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- Occorre riaffermare la “centralità della piazza”, dei cancelli delle fabbriche, delle scuole e<br />
dell’università, di ogni posto di lavoro, come spazi di primario interesse per l’organizzazione del<br />
consenso di massa. E se “la piazza”, la costante presenza del Partito nei luoghi di lavoro, di studio e<br />
di popolo è da considerarsi azione prioritaria, occorre avere un Partito, nei territori,<br />
organizzativamente attrezzato, in grado, cioè, di amplificare rapidamente all’esterno una linea<br />
politica territoriale o nazionale. Nulla, rispetto all’esigenza di una politica di massa, può esser più<br />
lasciato al caso: va bandita, in ogni sezione, in ogni Federazione, ogni sciatteria organizzativa; va<br />
assicurata la possibilità di stampare rapidamente dei volantini, le bandiere del Partito, lo striscione<br />
della Federazione o della Sezione, un gazebo, i tazebao, un microfono con le casse. Ciò non paia<br />
una sollecitazione superflua: da troppi anni, un’inclinazione movimentista o all’opposto<br />
istituzionalista hanno indebolito l’organizzazione dell’iniziativa sociale e politica.<br />
- E’ fondamentale il lavoro sui media. La Rete rappresenta il nuovo terreno di organizzazione del<br />
consenso di massa, che non può e non deve annullare il terreno sociale ma aggiungersi ad esso.<br />
L’atteggiamento dei comunisti ha sinora ondeggiato tra la pura incomprensione e un<br />
atteggiamento aristocratico e liquidatorio. I comunisti devono invece assumere il terreno di<br />
organizzazione del consenso di massa insito nei nuovi media e nella Rete come terreno di<br />
eccellenza – accanto al conflitto sociale e alla piazza – volto al rafforzamento del legame di massa,<br />
in particolare nei confronti delle nuove generazioni. Va anche considerato il fatto che la Rete e i<br />
nuovi mezzi offrono la possibilità di estendere e amplificare di molto e a costi economici bassissimi<br />
il messaggio del Partito. Si pensi ad esempio all’essenziale ruolo di un nostro giornale on-line, con<br />
cui abbattere i costi e coinvolgere nella sua fattura, oltre ai dirigenti, intellettuali e quadri operai,<br />
costruendo, altresì, redazioni locali in ogni territorio dalle quali far pervenire notizie e racconti di<br />
lotta sociale.<br />
- Va considerata con cura la costruzione di relazioni sociali, politiche, di movimento. Va alimentata<br />
la capacità, sia a livello nazionale che a livello territoriale, di intrecciare la nostra azione con le<br />
altre forze comuniste, di classe, di sinistra, con le parti più avanzate del movimento sindacale e<br />
operaio, cattolico e pacifista, con artisti e intellettuali. Questo stile di lavoro, che riassume il<br />
meglio della storia del Pci come “partito di classe e di popolo”, deve tornare ad essere il nostro<br />
stile di lavoro. In questo contesto va inteso il rapporto con i movimenti, utile a vivificare l’azione<br />
politica e i legami di massa: un rapporto che ovviamente non deve offuscare l’autonomia politica e<br />
culturale dei comunisti (la loro funzione “egemonica”) e tanto meno assecondare, come avvenuto<br />
purtroppo nel recente passato, l’emergere di processi di decomunistizzazione del Partito.<br />
-Di grande importanza, sia a livello nazionale che territoriale, è il rilancio della formazione, delle<br />
scuole quadri del Partito. Noi non abbiamo i mezzi materiali e finanziari per fronteggiare il sistema<br />
mediatico della classe e della cultura dominanti, molto più pervasivo di un tempo per le infinite e<br />
insidiose forme con le quali si presenta. Può e deve invece impegnarsi a rimettere a valore la<br />
grande storia e il grande pensiero, economico, filosofico, politico, espressi dal movimento<br />
comunista, sia come conoscenza di un passato rivoluzionario ancora largamente propulsivo che<br />
come griglia di lettura delle contraddizioni del presente.