Livorno non stop Giu '16
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<strong>Livorno</strong><br />
Anno 30 - N° 629<br />
<strong>Giu</strong>gno<br />
2016<br />
<strong>non</strong> <strong>stop</strong><br />
Omaggio<br />
mensile indipendente «strettamente» livornese<br />
l’ira di Melioco<br />
Barcellona, Amsterdam, Barfussbar,<br />
Montmartre, Berlino o Rio de Janeiro:<br />
spesso, <strong>Livorno</strong>, viene accostata<br />
a note metropoli o quartieri quando<br />
se ne vuole imitare le loro celebrate caratteristiche.<br />
La nostra città più che di grandi sognatori<br />
(sic), ha invece bisogno soprattutto di capaci e<br />
concreti realizzatori. La funivia? Lasciamo perdere,<br />
<strong>non</strong> siamo su “Scherzi a parte”...<br />
La riapertura delle Terme del Corallo anche se solo per una notte<br />
A <strong>Livorno</strong> si è avverato un sogno...<br />
di Silvia Menicagli<br />
Le Terme del Corallo ossia lo<br />
stabilimento termale “Acque<br />
delle Salute”, questo il nome di<br />
battesimo della imponente<br />
struttura liberty costruita a <strong>Livorno</strong><br />
nel 1904, sono tornate a<br />
vivere almeno per una sera proponendo<br />
alla città uno spettacolo<br />
di suoni, luci e acque che<br />
ha radunato in un ordine surreale<br />
oltre 20.000 persone nella<br />
giornata di sabato 28 maggio.<br />
Le due associazioni che si sono<br />
messe in gioco sono la onlus<br />
“Terme del Corallo” nata appositamente<br />
alcuni anni fa per sensibilizzare<br />
e promuovere la tutela<br />
del monumento e RESET <strong>Livorno</strong>,<br />
associazione di volontariato<br />
targata 5 stelle già in prima<br />
linea per interventi di pulizia su<br />
altri siti storici livornesi e per<br />
l’operazione “Un tetto per il prato”.<br />
Il Comune di <strong>Livorno</strong> ha deliberato<br />
tre concessioni per la<br />
Anche l'acqua della fontanella ha ripreso a zampillare.... (foto Onorati)<br />
Le Terme del Corallo illuminate a giorno con un fantastico gioco di luci colorate<br />
pulizia dell’area termale che hanno<br />
visto in campo la volontà e<br />
l’impegno di centinaia di cittadini<br />
i quali hanno sentito il dovere<br />
di liberare dai rovi il monumento<br />
da quasi 50 anni di abbandono.<br />
La felicità di riappropriarsi<br />
di questo emblema di bellezza<br />
e funzionalità ha contagiato<br />
tutti, tanto che le collaborazioni<br />
sono fioccate: da ASA per<br />
il ripristino della fontana, a<br />
AAMPS, Delta Service per la<br />
parte illuminotecnica, Tiemme<br />
Rent Srl di Cenaia per i generatori,<br />
Ghiomelli per il verde dell’aiuola,<br />
MA.GR.AF per le attrezzature<br />
di sicurezza, Corpo<br />
Vigili <strong>Giu</strong>rati SpA, ai Vigili del<br />
Fuoco, fino a chi ha offerto un<br />
ristoro ai centinaia di volontari<br />
come: Baracchina Rossa, Cantina<br />
Mister Bacco, il Bar 4 Mori.<br />
Inoltre a tutti gli artisti che gratuitamente<br />
hanno offerto la loro<br />
professionalità per la serata<br />
evento, in ordine, Ensemble Bacchelli,<br />
New Choir, alcuni figuranti<br />
dell’Associazione La Livornina,<br />
Esperanto Acoustic Band,<br />
Nada Al Basha, Alessandra Rossi,<br />
Martina Salsedo, Riccardo<br />
Della Ragione, Serena Rebua e<br />
Teresa Rotondo e alla direzione<br />
artistica di Luigi Agostini. Grazie<br />
all’amministrazione che ha<br />
consentito lo svolgimento di<br />
tutto ciò concedendo i permessi,<br />
compresa la chiusura del cavalca<br />
ferrovia che per l’occasione<br />
si è trasformato in galleria di<br />
segue a pag. 2
LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è...<br />
2<br />
attualità/opinioni<br />
dalla prima pagina<br />
teatro.<br />
Questa grande festa <strong>non</strong> solo<br />
ha voluto celebrare il compimento<br />
dell’operazione “Puliamo<br />
le Terme” ma intende festeggiare<br />
l’inizio di una collaborazione<br />
speriamo più impegnativa<br />
tra pubblico e privato<br />
che porti alla riqualificazione<br />
del bene a partire dal Padiglione<br />
della Mescita, primo obbiettivo.<br />
Tutte le associazioni cittadine<br />
sono invitate a partecipare<br />
al progetto “Terme aper-<br />
te” con idee, percorsi e collaborazioni<br />
attive, perché le Terme<br />
del Corallo appartengono<br />
a tutti.<br />
Alcuni particolari dell'edificio principale delle Terme del Corallo. (foto Onorati)<br />
La fila delle persone che dalla ore 18 di sabato 28 maggio ha preso<br />
d'assalto le Terme del Corallo. (foto Onorati)<br />
"Pattuglia fissa e telecamere<br />
sono le prime cose che<br />
vengono proposte d’istinto<br />
quando la terrazzo o il gazebo<br />
vengono sfregiate con<br />
pennarelli e bombolette<br />
spray. Secondo me sono interventi<br />
da mettere in conto,<br />
ma che hanno dei costi e che<br />
alla fine <strong>non</strong> riusciranno<br />
mai ad essere davvero efficaci.<br />
La battaglia è cambiare<br />
la mentalità ai livornesi,<br />
sensibilizzarli sempre di più,<br />
<strong>non</strong> videosorvegliare la città<br />
come in Grande Fratello:<br />
vorrebbe dire ammettere che<br />
abbiamo perso la capacità<br />
di essere sensibili a queste<br />
cose": ALESSANDRO AURI-<br />
GI, assessore ai lavori pubblici<br />
e all’arredo urbano (Il<br />
Tirreno del 5/5/16).<br />
"<strong>Giu</strong>stamente i ragazzi hanno<br />
la loro vita, hanno lo studio,<br />
hanno diritto a divertirsi<br />
e forse si spaventano un<br />
po’, Ma anche con poco tempo,<br />
e soprattutto con le competenze<br />
che hanno, possono<br />
mettersi a disposizione delle<br />
associazioni ed essere di<br />
grande aiuto. A volte anche<br />
solo avere qualcuno che sa<br />
fare in fretta un volantino è<br />
utile. Insomma, ragazzi: <strong>non</strong><br />
c’è bisogno di un grande<br />
sacrificio, basta solo prestare<br />
un po’ di tempo o competenze":<br />
FIORELLA CATENI,<br />
presidente della delegazione<br />
Cesvot di <strong>Livorno</strong> (Il Tirreno<br />
dell’11 /5/16).<br />
"Provo un grande dispiacere<br />
per la mia <strong>Livorno</strong> alla<br />
quale sono molto legato: è<br />
una città ferita, avrebbe bisogno<br />
di cure": PAOLO<br />
VIRZÌ, regista (Il Tirreno del<br />
15/5/16).<br />
"Scusate, ma ci voleva che<br />
retrocedesse la squadra calcistica<br />
per capire che <strong>Livorno</strong>,<br />
ormai, è retrocessa da<br />
tempo? Non c’è lavoro, <strong>non</strong><br />
c’è casa per chi ne ha bisogno,<br />
si va avanti a slogan, si<br />
"arranca" ogni giorno di<br />
più, e <strong>non</strong> si riesce a capire<br />
Chi desidera ricevere<br />
m<br />
a<br />
b<br />
r o<br />
g<br />
p<br />
s<br />
e<br />
Questo,<br />
l’ho<br />
detto io!<br />
frasi<br />
estrapolate<br />
dalla<br />
stampa<br />
cittadina<br />
e <strong>non</strong><br />
che stiamo sempre più sprofondando?<br />
Colpa di chi ha<br />
governato prima? Colpa di<br />
chi governa ora? Non lo so,<br />
forse l’unica stella che dovrebbe<br />
splendere su <strong>Livorno</strong><br />
"è quella Negroni che vuol<br />
dire qualità"! Ma che qualità<br />
c’è oggi a <strong>Livorno</strong>? Quali<br />
speranze? C’è ancora chi ha<br />
voglia di lottare veramente?<br />
Retrocessi? Sì, perché <strong>non</strong><br />
abbiamo alcuna considerazione<br />
né a livello politico né<br />
finanziario né religioso, siamo<br />
una Città da serie C":<br />
DON PAOLO RAZZAUTI,<br />
vicario episcopale di <strong>Livorno</strong><br />
(Il Tirreno del 22/5/16).<br />
Reg. Trib. <strong>Livorno</strong> n. 451 del 6/3/1987<br />
Direzione, Redazione,<br />
Amministrazione e Stampa:<br />
Editrice «Il Quadrifoglio» S.a.s.<br />
Via C. Pisacane 7 - <strong>Livorno</strong><br />
Tel. e fax. (0586) 81.40.33<br />
e-mail: ediquad@tin.it<br />
Direttore responsabile:<br />
Bruno Damari<br />
Comitato redazione:<br />
Luciano Canessa, Claudia<br />
Damari, Stefania D'Echabur,<br />
Michela Gini, Marcello Faralli,<br />
Cesare Favilla, Giovanni<br />
Giorgetti, Lorena Luxardo,<br />
Arrigo Melani, Silvia Menicagli,<br />
Marco Rossi.<br />
Photo: Roberto Onorati.<br />
Gli articoli firmati o con pseudonimo riflettono<br />
unicamente le opinioni dell'autore.<br />
Numero chiuso il 2/6/2016<br />
in formato PDF<br />
può farne richiesta gratuitamente a: ediquad@tin.it
LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è...<br />
La terza pagina<br />
3<br />
la terza pagina<br />
di Cesare Favilla<br />
Tabacco = Veleno<br />
Molte immagini oleografiche<br />
degli uomini dell’800, siano<br />
esse il ricordo di illustri personaggi<br />
o di comuni abitanti<br />
delle campagne o dei borghi,<br />
includono, oltre grandi barbe<br />
e baffi, anche una bella<br />
tabacchiera o un’elegante<br />
pipa o un fumante sigaro. Ed<br />
anche le donne, a quell’epoca,<br />
<strong>non</strong> si sottrassero all’inebriante<br />
profumo del tabacco.<br />
Nella seconda metà dell’800<br />
uno statista inglese calcolò<br />
che i 3/5 delle dame inglesi,<br />
irlandesi, francesi, olandesi,<br />
svedesi e, i 2/5 delle donne<br />
italiane, delle tedesche e delle<br />
ungheresi, erano fumatrici,<br />
mentre i 5/6 delle signore<br />
appartenenti all’aristocrazia<br />
russa erano addirittura definite<br />
“appassionate fumatrici”.<br />
Arrivato in Spagna da Santo<br />
Domingo nel 1556, il tabacco<br />
fu introdotto in Francia come<br />
un efficace medicinale quando<br />
il signore Yean Nicot, ambasciatore<br />
in Portogallo, lo<br />
portò alla corte di Caterina<br />
de’Medici.<br />
L’“erba di Nicot”, così veniva<br />
allora chiamato il tabacco,<br />
aveva la reputazione di essere<br />
amara, disseccante e di<br />
odore infetto, ma dotata di<br />
meravigliose proprietà curative.<br />
Era impiegata contro<br />
ogni sorta di mali: idropsia,<br />
ulcere, scrofole, e in tutte le<br />
forme, in pillole, in sciroppi,<br />
in balsami, in empiastri e, cosa<br />
notevole, con felice successo.<br />
Quanto precede ci porterebbe<br />
a pensare e ritenere che<br />
tutti i mali dell’odierno tabagismo<br />
siano nati soltanto nel<br />
diciannovesimo secolo e<br />
continuino a perseguitare<br />
l’umanità nel terzo millennio.<br />
Purtroppo no, <strong>non</strong> è così, il<br />
tabacco è stato sempre dannoso.<br />
Eppure Cristoforo Colombo<br />
ci raccontò che le popolazioni<br />
degli arcipelaghi Caraibici<br />
erano solite fumare foglie di tabacco<br />
in lunghi tubi chiamati<br />
“tobago” (da cui il nome che fu<br />
dato a questa pianta) e che, perlomeno<br />
all’apparenza godevano<br />
di ottima salute.<br />
Illusione, falsa credenza, ignoranza,<br />
perché il tabacco è stato<br />
sempre dannoso alla salute dell’uomo.<br />
Già nell’800 numerosi<br />
rapporti medici attribuivano al<br />
fumo di tabacco la causa scatenante<br />
di numerose malattie anche<br />
se la scienza <strong>non</strong> aveva fatto<br />
quei passi da gigante che<br />
hanno visto le nuove generazioni.<br />
Comunque, per <strong>non</strong> cadere<br />
tanto nel tragico, leggete questa<br />
breve poesia composta dal<br />
livornese Aurelio Belleni e stampata<br />
dalla tipografia <strong>Giu</strong>sti nel<br />
1890:<br />
AL TABACCO<br />
O pei mortal Tu fonte di mali,<br />
donde traesti mai la gran possanza<br />
che te li avvince in un selvaggio<br />
continuamente?<br />
Quattrocento son già trascorsi lunghi anni<br />
dacché tra noi venisti a funestarci:<br />
né si saziaro ancor cotanti spirti<br />
dati per Te all’Averno?<br />
L’imperio tuo che n’addolora tanto<br />
Era un’aspide ascosa in mezzo ai verdi<br />
Lussureggianti prati, che a Colombo<br />
Cinser di gloria il crine!<br />
Una altro poeta, certo Ferdinando<br />
Bedini del fu Domenico, livornese<br />
dello Scalo Regio, scrisse<br />
nel 1891, un simpatico sonetto<br />
mettendo in evidenza il fatto<br />
che soltanto l’“Erario e il Cimitero”<br />
hanno tratto vantaggio da<br />
“questa bella scoperta di Colombo”<br />
e sottolineò che nel 1863 il<br />
tabacco produsse 218 milioni all’erario<br />
francese, mentre nel 1867<br />
l’erario italiano ne trasse un guadagno<br />
di oltre 90 milioni! Ma la<br />
prova di quanto dannoso è sempre<br />
stato il tabacco l’ho trovata<br />
rileggendo il, per me bellissimo<br />
libro, “I miei ricordi” di Massimo<br />
D’Azeglio.<br />
Sarà che io venni a questo mondo<br />
proprio sugli scali dedicati all’Azeglio,<br />
sarà per la stima che<br />
io porto per questo grande e<br />
vero italiano che molto contribuì<br />
alla formazione del nostro<br />
Paese, ma sono veramente felice<br />
di avere l’opportunità di citare,<br />
modestamente, alcune parole<br />
da lui spese contro il fumo.<br />
Eccole:<br />
“… molte volte mi sono posta<br />
la seguente questione, che potrebbe<br />
servire d’argomento<br />
per un concorso di qualche<br />
accademia medico-filosofica:<br />
“quale influenza abbia,<br />
e quali effetti sia per produrre<br />
con l’andar del tempo<br />
sull’organismo come sull’intelletto<br />
umano l’abuso<br />
del fumare?”<br />
Una verità intanto per me è<br />
dimostrata; di un altra ho<br />
gravi sospetti. Quanto al fisico<br />
tengo per innegabile<br />
che la continua introduzione<br />
di una soluzione di nicotina<br />
nella circolazione è<br />
dannosa. Quanto al morale,<br />
e su questo s’aggirono i<br />
gravi sospetti, il tabacco,<br />
come ognun sa, è uno stupefacente;<br />
sarebbe egli impossibile<br />
che il suo abuso<br />
rendesse alla lunga gli uomini<br />
più stupidi di qullo che<br />
lo sarebbero per natura?<br />
Se si potesse accertare questo<br />
dubbio, forse parecchi<br />
fatti politico-sociali d’oggi<br />
dì troverebbero la loro spiegazione.”<br />
Queste riflessioni le faceva<br />
il D’Azeglio a proposito della<br />
cagionevole salute del fratello<br />
Enrico, il quale, pur essendo<br />
un accanito fumatore,<br />
riconosceva che “l’abuso<br />
del tabacco gli irritava<br />
il sistema nervoso, gli aumentava<br />
la sfiducia nelle<br />
proprie forze gettandolo in<br />
un languore che anche i<br />
migliori ragionamenti <strong>non</strong><br />
valevano a guarire…”<br />
Suo fratello, pur rendendosi<br />
conto del male che il vizio del<br />
fumo gli procurava confessò,<br />
per questa debolezza, la<br />
sua vergogna e continuò a<br />
fumare.<br />
Eravamo negli anni’30 del<br />
1800 quando l’appena trentenne<br />
Enrico, fratello del<br />
D’Azeglio, morì proprio a<br />
causa del tabacco!
LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è...<br />
4<br />
vita di quartiere<br />
Grazie alle iniziative del neonato Centro Commerciale Naturale<br />
Piazza XX di nuovo in auge<br />
di Stefania D'Echabur<br />
Da sinistra:<br />
Stefano<br />
Barbieri<br />
(Arte a <strong>Livorno</strong>),<br />
il Sindaco<br />
Filippo<br />
Nogarin ,<br />
Fabio Saller<br />
e l'Assessore<br />
al Commercio<br />
Paola Baldari<br />
La nostra piazza è rifiorita!<br />
Nostra.<br />
Sì, perché la piazza è nostra: ci<br />
siamo nati, cresciuti, fatti attraversare<br />
dalle variopinte<br />
emozioni, durante gli anni<br />
d’oro del Mercatino Americano.<br />
La piazza ha regalato legami ed<br />
affetti, affetti nati tra le persone<br />
creando una grande famiglia.<br />
Gli abitanti e i commercianti di<br />
questo rione, qualche anno fa,<br />
quando l’hanno vista morire in<br />
un declino repentino e inarrestabile,<br />
sono rimasti per un<br />
periodo indefinito inebetiti,<br />
quello che stava accadendo<br />
sotto i loro occhi, ha prodotto<br />
smarrimento, perché un luogo<br />
significa identità e se viene a<br />
mancare un’appartenenza è<br />
inevitabile sentirsi persi.<br />
Poi un giorno ti svegli e capisci<br />
che qualcosa deve cambiare,<br />
siccome l’uomo è dotato<br />
d’intelligenza e tenacia, un<br />
gruppo di persone armate di<br />
buona volontà, hanno ripreso<br />
per l’ennesima volta in mano<br />
le redini delle molte battaglie<br />
che avevano maturato nel corso<br />
del tempo, e rimboccandosi<br />
le maniche, hanno nuovamente<br />
bussato alla porta della<br />
macchina comunale che, strano<br />
ma vero, l’hanno trovata<br />
aperta.<br />
La sinergia, l’essere accolti ed<br />
ascoltati ha modificato una<br />
mentalità passiva di abbandono<br />
in una nuova forza, dando<br />
origine a democrazia partecipata.<br />
In pochi mesi sotto gli occhi di<br />
tutti, la Piazza XX Settembre ha<br />
ripreso vita, la progettualità ha<br />
messo in calendario il mercato<br />
quindicinale del “Cercatrova”,<br />
altri eventi e quel sospirato progetto<br />
della Piazza degli Artisti,<br />
la famosa Mont Matre labronica.<br />
Qualche saracinesca ha rialzato<br />
i battenti, persone che <strong>non</strong><br />
hanno mai smesso di credere<br />
nel potenziale del rione si sono<br />
messe di nuovo in gioco.<br />
I balconi hanno preso colore<br />
con tanti fiori, gli alberi e perfino<br />
Canapone si sono vestiti a<br />
festa per celebrare la ripartenza.<br />
Ma chi c’è dietro a tutto questo?<br />
Dopo circa tre mesi, si possono<br />
fare dei bilanci? Quali<br />
sono ancora gli scogli da superare<br />
perché l’economia e il<br />
prestigio di questa zona torni<br />
attiva? Per il decoro urbano<br />
verrà fatto qualcosa… il povero<br />
Canapone verrà ripulito da<br />
quelle orribili scritte?<br />
Alla Dottoressa Paola Baldari,<br />
assessore al Commercio ho rivolto<br />
queste domande.<br />
Direi che in così poco tempo<br />
<strong>non</strong> posso che essere contenta.<br />
Il mio giudizio è molto positivo,<br />
in verità molto del merito<br />
va al CCN che lavora di<br />
gran lena, è propositivo e attivo.<br />
Questa stretta collaborazione<br />
tra l’Amministrazione<br />
Comunale e il Centro Commerciale<br />
Naturale è un punto fondamentale<br />
di forza per il rilancio<br />
della piazza, nel rispetto<br />
dei delicati equilibri della<br />
zona. L’intenzione di ripulire<br />
la statua c’è, serve ancora un<br />
poco di tempo.<br />
- Cosa pensa il CCN, Centro<br />
Commerciale Naturale di questo<br />
inizio?<br />
In questi primi mesi dalla nascita<br />
del CCN, abbiamo potuto<br />
vedere un discreto afflusso<br />
di gente, cosa che, purtroppo<br />
<strong>non</strong> avveniva da tempo e di<br />
questo siamo felici ma, dall’altro<br />
lato, il riscontro economico<br />
da parte dei commercianti<br />
della zona <strong>non</strong> è stato eclatante.<br />
Certo per fare un bilancio,<br />
ancora, forse è presto. La gente<br />
è stata per lungo tempo fuori<br />
dalla piazza e servono costanza<br />
e sacrificio per raggiungere<br />
gli obbiettivi prefissi.<br />
Nel nostro futuro vorremmo<br />
portare qui, ancora dei<br />
mercati con appuntamenti fissi,<br />
eventi che possono coinvolgere<br />
anche i dintorni della<br />
zona. Fiduciosi nel continuare<br />
il sodalizio che abbiamo intrapreso<br />
con il Comune ci auguriamo<br />
che questa sinergia<br />
possa dare i suoi frutti.<br />
I Pittori, devo dire hanno dato<br />
una forte adesione, incontrare<br />
l’arte in piazza è un messaggio<br />
molto importante per la cultura<br />
della nostra città.<br />
I vari punti sul quale riflettere,<br />
secondo loro, per raggiungere<br />
obbiettivi al fine di migliorie:<br />
*Bella manifestazione, peccato<br />
per adesso sia ferma solo<br />
a livello locale, vorremmo<br />
che i croceristi fossero indirizzati<br />
fin qua come era sta<br />
segue a pag. 5
LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è...<br />
5<br />
vita di quartiere<br />
da pag. 4<br />
Prestiti e Mutui per tutti<br />
Giovanissimi pittori all'opera in Piazza XX Settembre durante le iniziative del CCN. (foto Roya Persian)<br />
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Pensionati, Aziende<br />
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to promesso. Dovremmo fare dei<br />
volantini, mobilitarsi per questo<br />
obbiettivo. Parliamone!<br />
* L’iniziativa è lodevole, lavorandoci<br />
sopra potrebbe trovare<br />
maggiore adesioni.<br />
* A livello organizzativo, con i<br />
vari Enti, il Comune, i pittori<br />
e le Associazioni, la collaborazione<br />
è positiva, un<br />
buon lavoro svolto da tutti<br />
con impegno, però c’è bisogno<br />
di dare più spazio agli<br />
Artisti.<br />
* Vogliamo rimanere in Piazza<br />
XX Settembre, l’obbiettivo<br />
era di fare riaprire i negozi<br />
chiusi, grazie a questo sodalizio<br />
tra commercio e cultura,<br />
infatti qualcuno sta riaprendo;<br />
ne siamo fieri, è consolidato<br />
che questa è la nostra<br />
location, un sogno avverato,<br />
<strong>non</strong> vogliamo essere spostati,<br />
come qualcuno ha proposto.<br />
Semmai allargare questo<br />
concetto con altre realtà pittoriche<br />
in altre piazze.<br />
*Vorremmo organizzare una<br />
bella estemporanea, un 1°<br />
Premio in memoria di Giovanni<br />
March senza scopo di<br />
lucro. Facendo tanta pubblicità<br />
per far venire più<br />
pubblico e coinvolgendo<br />
anche le scuole, il tessuto<br />
artistico di questa città va<br />
trasmesso alle nuove generazioni.<br />
*Le merci esposte degli antiquari<br />
dovrebbero essere<br />
orientate verso un mercato<br />
di maggiore qualità, evitando<br />
di creare conflittualità<br />
con la Piazza dei Pittori.<br />
*Provare a cambiare il giorno<br />
dell’evento come richiesto,<br />
il fine settimana le persone<br />
con molta probabilità,<br />
si spostano dalle loro città<br />
più volentieri.<br />
“La piazza è mia!” potrebbe diventare<br />
uno slogan, è lampante<br />
e sorprendente, vedere come i<br />
livornesi abbiano voglia di un<br />
cambiamento e come si sono<br />
attivati per renderlo possibile.<br />
In un momento <strong>non</strong> facile legato<br />
all’economia, <strong>non</strong> solo di<br />
questa città, è bene aprire gli<br />
occhi sul potenziale a nostra<br />
disposizione. Ci sono città che<br />
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abbiano tutto, <strong>Livorno</strong> ha molto<br />
da offrire; basta darle una<br />
forma, un abito decente, e un<br />
buon cartellino da visita.<br />
Credo che questo sia solo un<br />
inizio di cooperazione: “L’unione<br />
fa la forza” e allora che questo<br />
viaggio intrapreso continui,<br />
nella voglia e nel rispetto<br />
di tutti per un unico obbiettivo:<br />
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E-mail: alococopneumatici@virgilio.it<br />
Pensionato “La Provvidenza”<br />
Centro residenziale per anziani autosufficienti (uomini e donne)<br />
Camere singole e ampio giardino
LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è...<br />
6<br />
attualità<br />
La mostra “ImageNation 2016 – Eyes on the Word” alla Sala degli Archi della Fortezza Nuova fino al 4 giugno<br />
Claudine Caribotti,<br />
la visual artist<br />
cittadina del mondo,<br />
presente,<br />
a <strong>Livorno</strong>!<br />
Qualcosa sta cambiando in città<br />
per quanto riguarda l’arte?<br />
Pensiamo di sì. Vediamo un fermento,<br />
che viene anche da “altrove”.<br />
Un esempio è la mostra “Kemp-<br />
Madiai-Baronti” ai Granai di<br />
Villa Mimbelli (visitabile fino al<br />
5 giugno) in cui uno dei più<br />
grandi artisti e registi teatrali a<br />
livello mondiale è protagonista<br />
con i suoi disegni e quelli degli<br />
artisti labronici Giorgia Madiai<br />
e Francesco Baronti. Dunque,<br />
Lindsay Kemp, presente, a <strong>Livorno</strong>!<br />
Davide Mancini Zanchi, classe<br />
1986, nato a Urbino, protagonista<br />
di una esposizione al Museo<br />
Fattori (Sala Ulvi Liegi) fino<br />
al 9 giugno con “Senza titolo<br />
per”: pitture e sculture del<br />
giovane artista marchigiano,<br />
opere che associano, a delle<br />
superfici monocolori pitturate<br />
dall’artista, dei prodotti industriali,<br />
dove dipinto e oggetto<br />
si completano, creando reciprocamente<br />
un supporto. Davide<br />
Mancini Zanchi, presente,<br />
a <strong>Livorno</strong>!<br />
E <strong>non</strong> manca la fotografia, a cui<br />
<strong>Livorno</strong> negli ultimi tempi sta<br />
dedicando spazio e idee innovative:<br />
nella magnifica Sala degli<br />
Archi della Fortezza Nuova<br />
è in corso la mostra “Image-<br />
Nation 2016 – Eyes on the<br />
Word”, un collettivo, chiamato<br />
DeFactory, di oltre 70 fotografi<br />
da tutto il mondo: dall’Iran<br />
alla Nigeria, da Israele all’Arabia<br />
Saudita, dal Brasile all’Antartide:<br />
gli occhi di questi fotografi<br />
hanno osservato la terra<br />
e ce la raccontano attraverso il<br />
proprio stile, originale e magnifico.<br />
Fotografi da tutto il mondo,<br />
presenti, a <strong>Livorno</strong>!<br />
E poi abbiamo incontrato un’artista,<br />
cittadina del mondo, alla<br />
sua seconda esperienza di<br />
esposizione nella nostra città:<br />
lei è Claudine Caribotti, una visual<br />
artist che ha esposto con<br />
notevole successo di pubblico,<br />
alla TST Art Gallery di Corso<br />
Amedeo, una mostra dal titolo<br />
“Carceraria Anima Sanguinaria”<br />
.<br />
Corpi magrissimi e volti bendati<br />
che celano lo sguardo, perché<br />
nelle foto di Claudine è il<br />
corpo che trasmette sensazio<br />
segue a pag. 7
LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è...<br />
7<br />
attualità<br />
da pag. 6<br />
ni, queste le immagini nelle<br />
opere di Claudine. Ha esposto<br />
per il terzo evento del progetto<br />
“Di Terra e di Mare. <strong>Livorno</strong><br />
in Fotografia” titolo scelto per<br />
le iniziative del Tavolo della Fotografia<br />
del Comune di <strong>Livorno</strong><br />
che, esclusivo nel panorama<br />
italiano, sta lavorando a mostre,<br />
workshop, lettura portfolio,<br />
incontri con l’autore. Claudine<br />
Caribotti, cittadina del<br />
mondo, presente, a <strong>Livorno</strong>!<br />
Claudine, raccontaci la tua<br />
storia...<br />
C’è tutto e niente da raccontare...<br />
può bastare?<br />
Le tue fasi: idea, scatto... e poi<br />
che cosa succede?<br />
La fase iniziale è sempre una<br />
gran voglia di creare, è quasi<br />
un bisogno fisico come correre<br />
lo è per un atleta. L’idea prende<br />
forma agitandomi, trasformandomi<br />
con la voglia prepotente<br />
di tirarla fuori. Creare la scena<br />
è il momento più affascinante<br />
anche se spesso (sempre) sofferente<br />
come un parto. La fase<br />
successiva allo scatto è un’incognita<br />
emozionale… ci sono<br />
momenti in cui corro a guardare<br />
gli scatti e ci metto mano, altri<br />
momenti in cui lascio le foto<br />
decantare…<br />
La tua caratteristica è la meticolosità:<br />
ma cosa curi di più in<br />
una foto?<br />
È vero sono meticolosa… oserei<br />
dire quasi maniacale. In realtà<br />
curo tutto indistintamente,<br />
anche perché la mano è la mia<br />
dall’inizio alla fine del lavoro e<br />
questo è valido sia per le foto<br />
che per le mie performance.<br />
Ti aspettavi l’affluenza di pubblico<br />
che ha avuto la mostra?<br />
Non mi aspettavo un riscontro<br />
così positivo ed è stato molto<br />
bello! Ringrazio il mio curatore<br />
Alessandro Paron, l’Assessore<br />
alla Cultura del Comune di<br />
<strong>Livorno</strong> Serafino Fasulo e tutti<br />
i giornalisti che mi hanno contattato<br />
per intervistarmi… è<br />
stato anche loro il merito di tutto<br />
questo!<br />
Le donne, le bende senza comunque<br />
macchie di sangue:<br />
cosa significa...<br />
Domanda interessante, ma<br />
complessa... Scatto principalmente<br />
nudo femminile perché<br />
il corpo di donna possiede<br />
poesia e uso, di norma, garze<br />
a coprire volti perché voglio<br />
sia il corpo a evocare emozioni.<br />
Le ferite appartengono<br />
all’animo umano, indistintamente.<br />
Le ferite che mostro<br />
sono talmente profonde che<br />
<strong>non</strong> hanno necessità di essere<br />
accentuate dalla vista del<br />
sangue…<br />
Cosa di piace di più di <strong>Livorno</strong>?<br />
Vi risponderei il ponce e gli<br />
scogli di Calafuria, è terribilmente<br />
banale? Scherzi a parte,<br />
<strong>Livorno</strong> è veramente una<br />
città piacevole e, ad ora, con<br />
un sacco di iniziative culturali;<br />
inoltre ho conosciuto<br />
tante persone e devo dire che<br />
i livornesi sono veramente<br />
simpatici!<br />
Pensi che regalerai a <strong>Livorno</strong><br />
un’altra tua esposizione?<br />
C’è in cantiere un progetto che<br />
<strong>non</strong> vedo l’ora di realizzare, ma<br />
<strong>non</strong> credo di potervene ancora<br />
parlare. Per il resto, sarei già<br />
pronta per iniziare un altro lavoro!<br />
Sempre che <strong>Livorno</strong> mi<br />
voglia ancora!
LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è...<br />
8<br />
battaglie<br />
Analizziamo i quattro grandi eventi bellici che hanno interessato il nostro territorio<br />
Battaglia della Meloria (1284)<br />
Assedio di Massimiliano (1496)<br />
Battaglia di <strong>Livorno</strong> (1653)<br />
e Difesa della città (1849)<br />
di Marco Rossi<br />
Visto che abbiamo iniziato a<br />
parlar di storia di <strong>Livorno</strong> forse<br />
potrebbe interessare come la<br />
città abbia vissuto almeno quattro<br />
grandi eventi bellici solo<br />
suoi, ovvero la Battaglia della<br />
Meloria (1284), l'Assedio di<br />
Massimiliano (1496), la Battaglia<br />
di <strong>Livorno</strong> (1653) e la Difesa<br />
della città (10 e 11 maggio<br />
1849).<br />
Battaglia<br />
della Meloria<br />
(1284)<br />
Già nel 1241 (il 3 maggio) genovesi<br />
e pisani se l’eran date in<br />
mare davanti a <strong>Livorno</strong>. In quella<br />
che è nota come Prima Battaglia<br />
della Meloria o Battaglia<br />
del Giglio la flotta dell’imperatore<br />
Federico II alleato con<br />
Pisa affrontò uno squadrone<br />
genovese che trasportava un<br />
gran numero di prelati inglesi,<br />
francesi e spagnoli diretti a<br />
Roma per il Concilio che il papa<br />
Gregorio IX aveva convocato<br />
per deporre l’imperatore dopo<br />
La Battaglia della Meloria in un litografia di Armanino.<br />
La settecentesca Torre della Meloria, costruita per segnalare ai naviganti i bassifondi e gli scogli affioranti, il cui<br />
specchio di mare fu teatro nel 1284 della celebre battaglia tra genovesi e pisani. (foto Onorati)<br />
averlo scomunicato due volte.<br />
Ma era solo un antipasto perché<br />
nel 1282 un certo Simoncello<br />
<strong>Giu</strong>dice di Cinarca in Corsica<br />
(allora dominio pisano) si rifugiò<br />
a Pisa sostenendo di essere<br />
stato attaccato impunemente e<br />
senza motivo dalle galee di Genova<br />
e ciò fu il pretesto per affrontare<br />
definitivamente la rivalità<br />
fra Pisa e Genova: i pisani si<br />
prepararono alla battaglia con un<br />
odio feroce verso i genovesi,<br />
dicendo che in mare li aveano<br />
come femmine e in ogni parte li<br />
soperchiavano mentre i genovesi<br />
allestirono 50 galee.<br />
Dopo molte scaramucce, nel 1284<br />
i pisani cominciarono a subire<br />
sonore sconfitte: le galee genovesi<br />
affondavano quelle avversarie<br />
e facevano prigionieri a<br />
migliaia, tanto che ad un certo<br />
punto del conflitto pare che Genova<br />
offrisse i prigionieri pisani<br />
in cambio di cipolle!<br />
In Agosto si venne alla resa dei<br />
conti: il piano dei pisani era di<br />
colpire in netta superiorità (72<br />
galee) però Benedetto Zaccaria<br />
(1235-1307), futuro doge di<br />
Genova, che comandava una<br />
flotta ligure di 20 galee, eluse<br />
lo scontro fingendo una ritirata<br />
verso il Mar Ligure: la flotta<br />
pisana lo incalzò, ma fu raggiunta<br />
dalla restante parte della<br />
flotta genovese (68 galee) e<br />
ripiegò verso Porto Pisano, <strong>non</strong><br />
senza lanciare una provocazione<br />
ai genovesi, sotto forma di<br />
una pioggia di frecce d’argento.<br />
segue a pag. 9
LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è...<br />
9<br />
battaglie<br />
da pag. 10<br />
La flotta di Genova raccolse la<br />
sfida ed il 6 agosto, giorno di<br />
San Sisto patrono di Pisa (che<br />
da quel giorno <strong>non</strong> fu più festeggiato),<br />
salpò verso Porto Pisano:<br />
l’ammiraglio genovese<br />
Oberto Doria (?-1295) guidava<br />
la prima linea delle imbarcazioni,<br />
mentre Benedetto Zaccaria<br />
comandava una squadra di altre<br />
30 unità, lasciate volutamente<br />
in disparte per prendere di<br />
sorpresa la flotta pisana.<br />
Secondo le consuetudini i pisani<br />
avevano scelto un forestiero<br />
come podestà, Albertino Morosini<br />
da Venezia (1230/40-1305),<br />
assistito dal Conte Ugolino della<br />
Gherardesca (1210-1289) e da<br />
Andreotto Saraceno.<br />
Contando 63 legni genovesi i<br />
pisani, forti di 9 navi in più, decisero<br />
di uscire dal porto ma le<br />
sorti della battaglia furono decise,<br />
dopo ore, dagli altri 30 legni<br />
dello Zaccaria che piombarono<br />
sul fianco pisano, colto<br />
completamente impreparato dalla<br />
manovra, ed ignaro della stessa<br />
esistenza di quelle galee: fu<br />
uno sfacelo di legno, corpi e<br />
sangue.<br />
Dell’intera flotta pisana solo le<br />
20 galee comandate dal Conte<br />
Ugolino si salvarono: secondo<br />
alcune testimonianze durante la<br />
battaglia Ugolino <strong>non</strong> riuscì a<br />
concludere certe manovre navali,<br />
in particolare il ritiro di alcuni<br />
vascelli da una parte dello specchio<br />
d’acqua per rinforzarne altri,<br />
facendo pensare che stesse<br />
invece cercando di scappare.<br />
Nonostante le accuse Ugolino<br />
in seguito fu nominato prima<br />
podestà e poi capitano del popolo<br />
sino alla disputa col vescovo<br />
che lo fece imprigionare assieme<br />
ai figli sino alla morte per<br />
inedia (1289) cantata da Dante<br />
nel canto XXXIII dell’Inferno:<br />
distruttane la casa, il terreno fu<br />
cosparso di sale restando sinora<br />
l’unico verde sull’Arno.<br />
La gloria della Repubblica Pisana<br />
s’inabissò in quel giorno nelle<br />
acque della Meloria perdendo<br />
tra colate a fondo o cadute<br />
in mano nemica oltre 49 galee: i<br />
Battaglia della Meloria: Bassorilievo alla Torre Pendente.<br />
Battaglia della Meloria: Catene del Porto Pisano al Camposanto di Pisa.<br />
morti furono fra 5 e 6.000 e quasi<br />
11.000 i prigionieri tra cui lo<br />
stesso podestà Morosini, che fu<br />
portato con gli altri a Genova nel<br />
quartiere che da allora si sarebbe<br />
chiamato Campo Pisano, da<br />
cui solo un migliaio di prigionieri<br />
pisani tornò a casa dopo 13<br />
anni di prigionia tanto da far nascere<br />
il detto se vuoi veder Pisa<br />
vai a Genova. Tra i prigionieri<br />
figurava anche l’illustre Rustichello<br />
che aiutò Marco Polo a<br />
scrivere il suo Milione nelle prigioni<br />
genovesi quando questi<br />
vi giunse nel 1298.<br />
La pace venne firmata nel 1288<br />
con condizioni durissime per<br />
Pisa, che dovette rinunciare alla<br />
tuale località Stagno), mentre i<br />
loro alleati lucchesi arrivavano<br />
via terra: per Pisa fu una tragedia,<br />
con Porto Pisano raso al<br />
suolo, riempito di terra e cosparso<br />
di sale.<br />
Assedio<br />
di Massimiliano<br />
(1496)<br />
Nel 1494 Carlo VIII re di Francia<br />
(1470-1498), su invito di Ludovico<br />
il Moro (1452-1508) era sceso<br />
in Italia diretto al regno di<br />
Napoli per rivendicarvi i diritti<br />
reali degli Angioini: al suo passaggio<br />
in toscana Piero dei Medici<br />
(1471-1503), capo della repubblica<br />
fiorentina, per timore<br />
gli aveva ceduto temporaneamente<br />
le piazzeforti di Pisa, <strong>Livorno</strong>,<br />
Pietrasanta e Sarzana<br />
fino al termine dell’impresa nel<br />
napoletano.<br />
Appena lo seppero i fiorentini<br />
cacciarono il Medici ed il 15 settembre<br />
del 1496 al re che minacciava<br />
la città (allora noi suone-<br />
Corsica, ai possedimenti in Sardegna,<br />
alla colonia di San Giovanni<br />
d’Acri ed inoltre versare<br />
un’indennità enorme per la quale<br />
venne ceduta in garanzia<br />
l’isola d’Elba. Il mancato rispetto<br />
degli impegni presi da parte<br />
dei pisani obbligò i genovesi ad<br />
attaccare la loro città nel 1290:<br />
via mare arrivarono a Porto Pisano<br />
(la vecchia Triturrita in atremo<br />
le nostre trombe) risposero<br />
con la famosa frase di Pier<br />
Capponi e noi faremo suonare<br />
le nostre campane.<br />
Con Carlo VIII sceso a Napoli, a<br />
Firenze fu resa solo <strong>Livorno</strong>,<br />
con Sarzana ceduta a Genova,<br />
Pietrasanta a Lucca e Pisa dichiaratasi<br />
indipendente: per resistere<br />
alle richieste fiorentine<br />
di riavere il suo si formò una lega<br />
antifrancese fra Milano, Venezia,<br />
il papa, Ferrara e poi anche<br />
Massimiliano I imperatore di<br />
Germania, Genova, Lucca e Siena.<br />
Il 4 ottobre Massimiliano s’imbarcò<br />
a Genova per conquistare<br />
<strong>Livorno</strong>, e Firenze decise di<br />
difenderla (scrisse al suo ambasciatore<br />
in Francia Ranieri Tosinghi<br />
che riteneva <strong>Livorno</strong> ben<br />
più di Pisa e la giudicava l’occhio<br />
del corpo nostro).<br />
Un’armata forte di 30 navi dal<br />
mare e 7.000 uomini da terra cinse<br />
d’assedio dal 2 novembre il<br />
castello di <strong>Livorno</strong> e Firenze vi<br />
inviò truppe di rinforzo (per il<br />
clima paludoso i soldati stavano<br />
malvolentieri a <strong>Livorno</strong> e lo<br />
facevano solo per le paghe maggiori<br />
del consueto) con a capo<br />
Andrea di Piero de’ Pazzi come<br />
Commissario Generale per munire<br />
le cinque torri e le due rocche<br />
del castello ed organizzare<br />
una forte difesa. Essa fu integrata<br />
da schiere di volontari te-<br />
segue a pag. 12<br />
Assedio di <strong>Livorno</strong>: Statua originale<br />
del Villano.
LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è...<br />
da pag. 11<br />
10<br />
battaglie<br />
giunti dai borghi e sobborghi<br />
vicini alla città perchè stufi delle<br />
continue distruzioni subite<br />
passivamente in passato. Questi<br />
volontari erano chiamati villani<br />
nel senso di villici e fra loro<br />
la tradizione fa primeggiare la<br />
figura di Guerrino da Montenero<br />
che, si narra, con un colpo di<br />
falconetto (strumento fra un<br />
grosso fucile ed un can<strong>non</strong>cino)<br />
avrebbe portato via un’ansa<br />
della veste di broccato allo<br />
stesso Imperatore Massimiliano<br />
il quale si salvò di stretta misura.<br />
Già il 28 ottobre s’era avuto un<br />
primo bombardamento mentre<br />
a Firenze Savonarola incitava<br />
la repubblica. Il 29 ottobre era<br />
avvenuto il primo scontro terrestre<br />
respinto, idem il 30.<br />
Nel frattempo erano arrivati rifornimenti<br />
e soldati, portati da<br />
8 navi francesi che erano riuscite<br />
(tranne una che venne catturata)<br />
ad entrare in porto eludendo<br />
le imbarcazioni nemiche.<br />
Le preoccupazioni <strong>non</strong> mancavano<br />
ma le sere si commentavano<br />
le notizie d’un genovese<br />
arrivato in terre lontanissime di<br />
cui <strong>non</strong> s’era mai sentito il nome<br />
(!).<br />
Il più forte alleato dei livornesi<br />
fu il vento Garbino (il Libeccio)<br />
che, il 13 ed il 14 novembre,<br />
dopo molti giorni di duro<br />
assedio, con una forza inusuale<br />
portò grande distruzione fra<br />
le navi della lega e sconvolse<br />
gli accampamenti degli assedianti.<br />
La forza dell’uragano fu<br />
Assedio di <strong>Livorno</strong>: una stamnpa del can<strong>non</strong>e ai Lupi<br />
Giorgio Vasari: L'Assedio di <strong>Livorno</strong>, Salone dei Cinquecento, Palazzo Vecchio, Firenze<br />
tale (confermata da storici quali<br />
Machiavelli e Guicciardini) che<br />
l’imperatore vide la sua ammiraglia,<br />
la Selvaggia, addirittura<br />
arenata davanti alla Quadratura<br />
dei Pisani e 2 galee veneziane<br />
davanti San Jacopo.<br />
Provati dalla dura lotta, gli assedianti<br />
presero a ritirarsi verso<br />
i ponti di Stagno abbandonando<br />
definitivamente l’assedio,<br />
inseguiti da 500 villani in<br />
armi al grido di viva Marzocco,<br />
viva S. Giovanni. L’imperatore<br />
in fuga dovette ingoiare anche<br />
lo spregio dei lucchesi che il 20<br />
novembre <strong>non</strong> vollero nemmeno<br />
aprirgli le porte.<br />
L’esultanza dei vincitori fu tale<br />
che il famoso Giorgio Vasari<br />
(1511-1574) volle immortalare<br />
l’evento nel salone dei 500 con<br />
il riquadro L’imperatore Massimiliano<br />
toglie l’assedio a <strong>Livorno</strong>.<br />
Per ringraziare i livornesi i fiorentini<br />
decisero di apporre allo<br />
stemma labronico, il castello,<br />
uno stendardo bianco con la<br />
parola FIDES a simboleggiare la<br />
fedeltà dimostrata ed eressero<br />
segue a pag. 11
LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è...<br />
11<br />
battaglie<br />
da pag. 10<br />
una statua sul bastione difeso<br />
dal popolo rappresentante un<br />
villano con ai piedi un cane simbolo<br />
di fedeltà, un palo ad indicare<br />
le palizzate difese, un sacco<br />
ed un barile che simboleggiavano<br />
il pane e l’acqua di cui<br />
si dovettero contentare durante<br />
l’assedio. La statua attuale in<br />
Piazza Roselli è successiva<br />
(opera di Vitaliano de Angelis e<br />
Luigi Guiggi).<br />
L’assedio è stato descritto dal<br />
bancario <strong>Giu</strong>lio Cesare Carraresi<br />
(1834-1898) nel suo romanzo<br />
storico del 1869, preceduto nel<br />
1839 da <strong>Livorno</strong> assediato e difeso<br />
nel 1496 di Francesco Silvio<br />
Orlandini.<br />
Reinier Nooms: La Battaglia di <strong>Livorno</strong>, 1653, Rijksmuseum di Amsterdam.<br />
Battaglia<br />
di <strong>Livorno</strong><br />
(1653)<br />
Nell’ambito della prima guerra<br />
anglo-olandese (1652-4) fra il<br />
colosso commerciale dei Paesi<br />
Bassi e l’Inghilterra dilaniata<br />
dalla guerra civile di Cromwell,<br />
il 4 marzo 1653 davanti a <strong>Livorno</strong><br />
si svolse uno scontro passato<br />
alla storia come, appunto,<br />
la Battaglia di <strong>Livorno</strong>, che<br />
vide la vittoria degli olandesi.<br />
Gli inglesi erano comandati da<br />
John Appleton che <strong>non</strong> volle<br />
attendere le altre 8 unità inglesi<br />
del collega John Badiley all’Elba:<br />
fatto prigioniero, Appleton<br />
dovette attendere due mesi prima<br />
di essere liberato.<br />
Lo scontro registrò la morte a<br />
49 anni del comandante olandese,<br />
il Commodoro Johan van<br />
Galen, il quale, ferito ad una<br />
gamba, fu trasportato a terra e<br />
vi morì dopo 9 giorni di agonia.<br />
Nei suoi Annali il Vivoli (1779-<br />
1853) ne riporta l’inizio appena<br />
levato il sole e la durata di 4 ore:<br />
15 i vascelli inglesi e 20 quelli<br />
olandesi coinvolti, con solo 17<br />
navi <strong>non</strong> distrutte.<br />
L’intera popolazione cittadina vi<br />
assistette dal molo e grande fu<br />
il terrore allorchè alcune palle di<br />
can<strong>non</strong>e caddero su di una casa<br />
nella piazzetta di fronte alla Fortezza<br />
vecchia. L’esplosione della<br />
polveriera di una nave inglese<br />
scosse tutta la città ed alla<br />
fine, sul far della sera, le imbarcazioni<br />
più danneggiate entrarono<br />
in porto, coi consoli delle<br />
due nazioni ad affittare magazzini<br />
per i feriti.<br />
Difesa<br />
della città<br />
(10-11<br />
maggio1849)<br />
Il 21 febbraio 1848 il granduca<br />
Leopoldo, timoroso dello svilupparsi<br />
degli eventi insurrezionali<br />
e trovandosi già a Porto S.<br />
Stefano, s’imbarcò su di un legno<br />
inglese e si rifugiò a Gaeta.<br />
II 24 ottobre giunse a <strong>Livorno</strong><br />
<strong>Giu</strong>seppe Garibaldi che alloggiò<br />
Johannes Lingelbach: La Battaglia di <strong>Livorno</strong>, 1660, Rijksmuseum di Amstersdam<br />
in Via del Toro e, acclamato dalle<br />
folle, arringò i livornesi dal balcone<br />
di un albergo. Nel 1849<br />
giunse a <strong>Livorno</strong> anche <strong>Giu</strong>seppe<br />
Mazzini e dal palazzo del<br />
governatore esortò i livornesi<br />
dichiarando decaduto il granduca.<br />
A Firenze, però, il comune<br />
dichiarò restaurata la monarchia<br />
costituzionale di Leopoldo:<br />
<strong>non</strong> accettando la decisione<br />
della restaurazione, il 18 aprile<br />
i livornesi dichiararono il tradimento<br />
del comune di Firenze<br />
e proclamarono la resistenza.<br />
Il barone d’Aspre al comando<br />
di un esercito austriaco entrò<br />
in Toscana il 5 maggio e marciò<br />
su <strong>Livorno</strong> prendendo Pisa<br />
senza colpo ferire: il 10, giunto<br />
a Stagno ed intimata inutilmente<br />
la resa, iniziò il bombardamento<br />
della città con 50 can<strong>non</strong>i<br />
e passò all’attacco con forze<br />
10 volte superiori. La difesa più<br />
forte restò il forte San Pietro<br />
dove i bravi artiglieri tennero<br />
in scacco gli assedianti per tutto<br />
il giorno. L’11, però, aggirate<br />
le posizioni da sud dove la difesa<br />
era più debole, gli austriaci<br />
giunsero al lazzaretto di S.<br />
Jacopo, sfondarono ai Lupi ed<br />
aprirono poi una breccia a porta<br />
San Marco, entrando così in<br />
città da varie direzioni: a nulla<br />
valse l’eroismo dei difensori<br />
guidati da Andrea Sgarallino<br />
(1835-1887). I patrioti resistet<br />
segue a pag.12
LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è...<br />
12<br />
battaglie<br />
da pag. 11<br />
ro strada per strada costruendo<br />
improvvisate barricate sulla via<br />
Augusta Ferdinanda e via del<br />
Principe (attuali vie Palestro e<br />
Solferino) e retrocedettero sparando<br />
dai tetti e dai campanili.<br />
Alle 10 dell’11 maggio finì quella<br />
che qualcuno definì impropriamente<br />
la generosa follia: Andrea<br />
Sgarallino, Evandro Modena<br />
Piva e Giovanni Guarducci (1812-<br />
1864) con altri difensori arretrati<br />
verso la marina trovarono scampo<br />
a bordo di navi straniere che<br />
ne protessero la fuga (Il primo in<br />
California parteciperà alla corsa<br />
dell’oro).<br />
Alle due pomeridiane alcuni popolani<br />
aprirono il fuoco da una<br />
soffitta di un alto palazzo dietro<br />
il duomo sulle truppe austriache<br />
accampate provocando lo scompiglio<br />
per l’ipotesi di un nuovo<br />
assalto in piena regola: la reazione<br />
esasperata portò a perquisizioni,<br />
devastazioni e fucilazioni<br />
indiscriminate di quanti si trovavano<br />
nei pressi. Otto individui<br />
trovati dispersi qua e là, dei quali<br />
solo alcuni avevano preso le armi,<br />
furono condotti nel lazzaretto di<br />
S. Jacopo: ammanettati in un sotterraneo,<br />
la mattina dopo furono<br />
fucilati senza processo.<br />
Anche il cappellano Giovanni<br />
Battista Maggini, avendo apertamente<br />
parteggiato per gli insorti,<br />
catturato e riconosciuto,<br />
venne fucilato.<br />
Il 14 maggio Enrico Bartelloni<br />
(1808-1849) si fece arrestare volontariamente<br />
dagli Austriaci gridando<br />
loro il suo disprezzo e venne<br />
pertanto fucilato la sera stessa<br />
in Fortezza Vecchia dopo un<br />
sommario processo, cadendo al<br />
grido di viva l’Italia.<br />
Nei due giorni di scontri le perdite<br />
degli austriaci ammontarono<br />
a diverse centinaia di uomini,<br />
quelle dei difensori tra caduti in<br />
combattimento e fucilati a circa<br />
90 unità.<br />
Finita e consolidata la conquista<br />
della città gli austriaci lasciarono<br />
a <strong>Livorno</strong> un presidio di circa<br />
4.000 uomini al comando del<br />
conte Franz Maria Johann Graf<br />
Folliot di Crenneville (1815-1888),<br />
uomo prepotente e violento, che<br />
Il busto di Enrico Bartelloni e le lapidi alla Porta San Marco che ricordano<br />
il luogo della strenua difesa della città contro l'invasore austriaco.<br />
fece volentieri bastonare la popolazione<br />
inerme e quindi odiato<br />
da tutti i Livornesi. Vent’anni<br />
dopo, il 24 maggio 1869 Niccolò<br />
Inghirami Fei (1804-1869),<br />
console d’Austria a <strong>Livorno</strong>, fu<br />
incaricato di accompagnarlo al<br />
porto della città: la notizia della<br />
sua presenza in città si sparse<br />
subito alimentando propositi di<br />
vendetta e la sera, al porto dove<br />
l’ex governatore doveva imbarcarsi<br />
sul piroscafo Sardegna,<br />
dinanzi al monumento dei Quattro<br />
Mori alcuni uomini che li<br />
avevano seguiti si fecero avanti<br />
ed un colpo di pugnale trafisse<br />
il volto del generale: l’Inghirami<br />
si piegò per soccorrere<br />
il ferito, ma nella concitazione<br />
di quei momenti fu colpito mortalmente<br />
da una nuova pugnalata<br />
diretta all’altro.<br />
Dopo le due giornate molti furono<br />
i volontari garibaldini livornesi:<br />
un primo contingente<br />
di 35 volontari con a capo Jacopo<br />
Sgarallino (1823-1879) lasciò<br />
il porto labronico il 1° maggio<br />
1860 con il piroscafo Etruria<br />
per recarsi a Genova e quindi<br />
a Quarto dove passò sul piroscafo<br />
Lombardo. Un secondo<br />
contingente di 77 volontari<br />
agli ordini di Andrea Sgarallino<br />
lasciò <strong>Livorno</strong> il 2 di maggio<br />
seguente sulla tartana Adelina:<br />
questo gruppo sbarcò a<br />
Talamone il 5 maggio e si riunì<br />
ad altri volontari per compiere<br />
nello Stato Pontificio una<br />
diversione che aveva lo scopo<br />
di ingannare il governo borbonico<br />
e quando anche il Lombardo<br />
ed il Piemonte gettarono le<br />
ancore a Talamone i volontari<br />
vennero riuniti e riordinati in<br />
nuove compagnie ad una delle<br />
quali fu assegnato il nome <strong>Livorno</strong>.<br />
Organizzati e guidati da<br />
Vincenzo Malenchini (1813-<br />
1881), che per l’occasione aveva<br />
addirittura creato un centro<br />
di reclutamento in una trattoria<br />
di via della Rondinella, altri 1.200<br />
volontari toscani, dei quali ben<br />
800 livornesi, partirono il 19 giugno<br />
1860 dal Calambrone. Un’ultima<br />
spedizione di circa 2.000 uomini,<br />
diretta anch’essa in Sicilia,<br />
vide la partecipazione, tra i<br />
tanti, di Giovanni Guarducci.<br />
Cesare Bartolena, Partenza dei volontari livornesi dal Calambrone per raggiungere i Mille in Sicilia, 1872,<br />
Museo Fattori, <strong>Livorno</strong>.
novità editoriale<br />
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Un'idea originale per raccogliere in un libro<br />
le tappe più importanti della tua famiglia<br />
parallelamente alle vicende della città<br />
per inquadrarne anche il momento storico<br />
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LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è...<br />
attualità<br />
14<br />
<strong>Livorno</strong> da secoli si identifica per il suo piatto prelibatissimo e per il miscuglio di razze<br />
Cacciucco di pesce e di genti<br />
di Michela Gini<br />
Rovistando nella libreria, in cerca<br />
di un malandrino volumetto,<br />
mi capita in mano un libro piccolo<br />
piccolo; sulla copertina la<br />
stampa di un acquaforte su<br />
rame del 1938, dal titolo “Il Gattuccio”<br />
raffigurante un bel pescione<br />
posato su un tavolo<br />
bianco e, sullo sfondo, un familiare<br />
squarcio di mare labronico,<br />
con tanto di faro, Meloria e<br />
Gorgona. “<strong>Livorno</strong> in salsa” il<br />
titolo, Aldo Santini l’autore.<br />
“Se vuoi venire con me a <strong>Livorno</strong>,<br />
un novo mondo ti faccio<br />
vedé...” è la frase che apre<br />
lo sconosciuto opuscoletto, in<br />
riferimento ad un motivo del ‘700<br />
cantato dai Ceraioli di Gubbio<br />
mentre si avviavano in contro<br />
al porto toscano con i barrocci<br />
carichi di ceri che avrebbero preso<br />
le rotte del Mediterraneo.<br />
Perfino in Umbria si vociferava<br />
di questa città all’americana, con<br />
i negri che servivano a tavola<br />
nelle case mercantili, gli ebrei liberi<br />
più che ad Amsterdam, le<br />
vie larghe profumate di spezie, i<br />
generosi abitanti dal corpo duro<br />
ma il palato fine.<br />
Nel 1814, infatti, un noto medico<br />
francese scriveva dei nostri<br />
antichi concittadini: “l’habitant<br />
de Livourne n’est pas glouton,<br />
mais il est gourmet”, <strong>non</strong> è goloso<br />
ma buongustaio.<br />
Non c’è alcun dubbio: <strong>Livorno</strong><br />
era pervasa da un’atmosfera di<br />
commercio e di vivaci sapori che<br />
prendeva tutti <strong>non</strong> appena ci<br />
mettevano piede. Così come altrettanto<br />
vivace è l’origine dei<br />
suoi abitanti. Charles de Brosses,<br />
il primo presidente del parlamento<br />
di Digione affermava,<br />
nel 1739, che i livornesi provengono<br />
da tutte le razze d’Europa<br />
e d’Asia, perciò le vie sembrano<br />
una fiera di volti e lingue diverse:<br />
una Torre di Babele.<br />
<strong>Livorno</strong> è un cacciucco di genti,<br />
ed è ovvio che il suo piatto<br />
più famoso sia un misto di pesci<br />
da pochi soldi ma belli pieni: seppie,<br />
polpi, palombi, murene, cicale,<br />
pane abbrustolito e zenzero.<br />
E, ovviamente, vino rosso.<br />
I libri di cucina parlano di tredici<br />
tipi di pesci diversi, ma si può<br />
fare anche con meno, l’importante<br />
è la varietà, perché è quella<br />
che il buongustaio cerca all’interno<br />
delle terrine dal bordo<br />
alto, dove - secondo la tradizione<br />
- è obbligo servirlo.<br />
Santini sosteneva che per avere<br />
un cacciucco da veri intenditori<br />
dovessimo recarci da Oscare<br />
all’Ardenza, molto conosciuto<br />
tra gli artisti che vi si recavano<br />
ogni volta che erano in visita<br />
a <strong>Livorno</strong>.<br />
E che dire del fatto che il fascismo<br />
lo prese a balia e, per ingraziarsi<br />
le simpatie popolari, organizzò<br />
una cacciuccata voluta da<br />
Costanzo Ciano detto “Ganascia”<br />
che per sei lire e trenta, nei<br />
vicoli di Borgo Cappuccini, donò<br />
ai commensali cacciucco, vino,<br />
musica e ponce a fiumi? Una vera<br />
ribotta inneggiante il Duce che<br />
l’Oktoberfest di Monaco impallidisce<br />
al sol pensiero.<br />
Non dimentichiamo che il caccuccio<br />
è lo stemma del Livornese<br />
verace, caciarone ma d’animo<br />
generoso, capace di fare<br />
qualsiasi cosa per aiutare il prossimo.<br />
Oggi, purtroppo per noi, trovare<br />
un buon cacciucco è cosa rara<br />
e, se vuoi mangiarne uno fatto a<br />
regola d’arte devi cercarlo col<br />
lanternino. Meglio, a questo<br />
punto, farselo fare dalla <strong>non</strong>na<br />
sperando che in lei sia rimasta<br />
quell’usanza di tramandare oralmente<br />
cultura e sapere che -<br />
come il cacciucco - sta piano<br />
piano svanendo.<br />
Federico Caprilli e il salto della sedia.<br />
La Cacciuccata, la stupenda tela (cm. 150x226) del 1936 di Lando Landozzi
LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è...<br />
15<br />
storia<br />
Fondatore del giornale Il Telegrafo (oggi Tirreno) fu ucciso il 1° luglio 1894 da mani anarchiche<br />
L’assassinio di <strong>Giu</strong>seppe Bandi<br />
di Luciano Canessa<br />
Alla fine dell’ottocento l’Italia<br />
è afflitta dai disastri coloniali,<br />
dalla scandalo della Banca Romana,<br />
dalle proteste operaie e<br />
contadine, e a <strong>Livorno</strong>, che attraversa<br />
una congiuntura economica<br />
difficile, sono molti gli<br />
anarchici che fanno sentire il<br />
loro dissenso. <strong>Giu</strong>seppe Bandi,<br />
l’eroe garibaldino di numerose<br />
battaglie <strong>non</strong>ché autore de “I<br />
mille, da Genova a Capua”,<br />
dalle colonne de “La Gazzetta<br />
Livornese” e “Il Telegrafo”<br />
esprime la assoluta preminenza<br />
degli interessi dello Stato e attacca<br />
duramente gli anarchici.<br />
Li attacca fino al punto di accettare<br />
i duri sistemi del Presidente<br />
del Consiglio, Francesco Crispi,<br />
un altro ex garibaldino, e questo<br />
<strong>non</strong> gli viene perdonato.<br />
Il 1 gennaio 1889 una bomba<br />
esplode nell’edificio di via degli<br />
Elisi dove sono ubicati i due<br />
giornali diretti dal Bandi. Non<br />
ci sono danni consistenti, ma la<br />
reazione del Bandi è veemente:<br />
“Non è la prima volta che nel<br />
corso della nostra vita ci troviamo<br />
ad essere a tu per tu con<br />
La prima<br />
pagina<br />
de Il Telegrafo<br />
dell'1-2 luglio<br />
1984<br />
che annuncia<br />
l'attentato<br />
al direttore<br />
<strong>Giu</strong>seppe<br />
Bandi<br />
<strong>Giu</strong>seppe Bandi (Gavorrano 15<br />
luglio1834 - <strong>Livorno</strong> 1 luglio 1894)<br />
la prepotenza. Ma se <strong>non</strong> ci<br />
scossero le minacce e le catene<br />
dei dominatori che più <strong>non</strong><br />
sono, <strong>non</strong> ci sarebbe ragione<br />
che ci turbino adesso il<br />
sonno….le carezze dinamitarde<br />
di qualche pescatore disperato”.<br />
Quando, qualche mese dopo, il<br />
Presidente del Consiglio, Crispi,<br />
subisce un attentato da uno<br />
studente anarchico, il Bandi<br />
comincia a temere per la vita sua<br />
e dei familiari. Scrive al Crispi,<br />
l’amico garibaldino di tante battaglie,<br />
per avere aiuti concreti,<br />
altrimenti minaccia di lasciare i<br />
due giornali da lui diretti e la città<br />
di <strong>Livorno</strong>, che dice essere<br />
pericolosa. E’ un momento di<br />
debolezza, solo un momento. Gli<br />
aiuti richiesti <strong>non</strong> arrivano, ma<br />
il “Piccione viaggiatore”, così<br />
si firma nella rubrica in prima<br />
pagina, ha le spalle larghe e <strong>non</strong><br />
molla.<br />
La seconda bomba porta la data<br />
22 marzo 1893 e scoppia vicino<br />
alla sua palazzina in via delle<br />
Ville, senza causare grossi danni.<br />
Gli arrivano anche lettere<br />
contenenti minacce e in una del<br />
febbraio 1894 si dice che se il<br />
Bandi proseguirà, sarà “condannato<br />
inesorabilmente alla<br />
morte”.<br />
Il clima è rovente, in Italia e in<br />
Europa. Francesco Crispi subisce<br />
un altro attentato e Sante<br />
Caserio, un anarchico italiano,<br />
pugnala a morte il presidente<br />
francese Sadi Carnot, a Lione.<br />
“Professori di violenza” è il<br />
commento che il Bandi rivolge<br />
agli anarchici. E così firma la sua<br />
condanna a morte.<br />
Il 1 luglio 1894, una domenica,<br />
<strong>Giu</strong>seppe Bandi si reca, di buon<br />
mattino, al giornale in carrozza,<br />
una carrozza scoperta. A cassetta<br />
sta il cocchiere. All’angolo<br />
tra via della Ville e via delle<br />
Grazie, un anarchico, scalzo,<br />
salta sul predellino e accoltella<br />
al ventre il Bandi che <strong>non</strong> ha il<br />
tempo di accennare la minima<br />
difesa. E’ portato d’urgenza alla<br />
farmacia Jacchia, ma dopo una<br />
fasciatura superficiale il cocchiere<br />
prosegue, spedito, per<br />
l’ospedale in piazza Vittorio<br />
Emanuele.<br />
“Spese bene le mie ferite di<br />
Calatafimi”. Pare siano state<br />
queste le sue ultime parole. In<br />
ospedale il prof. Bracchini tenta<br />
un intervento disperato, ma<br />
<strong>non</strong> c’è niente da fare, la coltellata<br />
ha provocato una ferita<br />
profonda sedici centimetri, ha<br />
squarciato il fegato e i reni.<br />
Alle 10,30 il “Piccione viaggiatore”<br />
esala l’ultimo respiro.<br />
I funerali sono imponenti come<br />
si conviene allo spessore dell’uomo.<br />
Sono presenti parlamentari,<br />
autorità, generali, cittadini<br />
di tutte le fazioni politiche.<br />
Le cronache parlano di un<br />
corteo lungo chilometri.<br />
L’assassino viene identificato<br />
in Oreste Lucchesi, anarchico,<br />
arrestato in Corsica dove è fuggito<br />
precipitosamente. Il processo<br />
si svolge a Firenze, per<br />
legittima suspicione, dal 2 al 22<br />
maggio 1895. Lucchesi, con le<br />
circostanze attenuanti, è condannato<br />
a 30 anni dei quali i<br />
primi tre di segregazione, come<br />
Amerigo Franchi, l’istigatore<br />
che ha fornito il coltello. A Rosolino<br />
Romiti, un altro istigatore,<br />
viene dato l’ergastolo con<br />
sette anni di segregazione.<br />
Assolti, invece, gli altri quattro<br />
anarchici: Virgilio Sgherri, Lanciotto<br />
Lazzeri, Andrea Neri e<br />
<strong>Giu</strong>seppe Davoggia.<br />
Alla lettura della sentenza Lucchesi<br />
piange; Romiti urla “Viva<br />
l’anarchia, viva la Francia, viva<br />
Caserio!”. Il numeroso pubblico<br />
presente in aula fischia alle<br />
sue grida.<br />
“L’aver concesso le circostanze<br />
attenuanti a Oreste Lucchesi –<br />
scrive Vittorio Emanuele Agnoletti,<br />
il nuovo direttore de “Il Telegrafo”<br />
- è un tale fatto che ogni<br />
commento è superfluo”.<br />
Di lì a poco ci saranno altre vittime<br />
illustri, sempre per mano<br />
degli anarchici, coronate e no.<br />
Il presidente del consiglio dei<br />
ministri spagnuolo, Antonio<br />
Canovas del Castillo, nel 1897,<br />
l’imperatrice Elisabetta d’Austria<br />
(più nota come principessa<br />
Sissi, ma si deve precisare<br />
che <strong>non</strong> fu mai principessa e<br />
in famiglia nessuno la chiamava<br />
Sissi, insomma un falso storico<br />
imputabile al cinema) pugnalata<br />
nel 1898, re Umberto I<br />
assassinato nel 1900, il re di<br />
Grecia Giorgio I ecc.
LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è...<br />
16<br />
livornesità<br />
La storia delle nostre strade<br />
QUIZ A PUNTEGGIO PER SAGGIARE LA TUA LIVORNESITÀ<br />
LIVORNESE DOC O ALL’ACQUA DI ROSE?<br />
...a spasso<br />
per la città<br />
dallo Stradario Storico di <strong>Livorno</strong>, antico,<br />
moderno e illustrato di Beppe Leonardini<br />
e Corrado Nocerino e della<br />
Editrice Nuova Fortezza di <strong>Livorno</strong>.<br />
Via Ciro Menotti - Da via Fratelli<br />
Bandiera a via Nicolò Ste<strong>non</strong>e<br />
(Shangai). Così denominata nel<br />
1938, ricorda il patriota (Carpi<br />
1798 - Modena 1831) che iniziò<br />
una vasta cospirazione con l'iniziale<br />
appoggio del Duca Francesco<br />
IV di Modena il quale, successivamente,<br />
lo fece arrestare e<br />
impiccare.<br />
Scali del Naviglio - Dagli scali<br />
del Pontino agli scali della Dogana<br />
d'Acqua. Denominazione antichissima,<br />
risalente a molto prima<br />
del 1843. Forse perché il Fosso<br />
era direttamente comunicante<br />
(attraverso la Dogana d'Acqua)<br />
con il Canale dei Navicelli.<br />
Proverbi<br />
livornesi<br />
✔ Trulli trulli, chi ce l’ha se li<br />
trastulli.<br />
✔ Fra r’culo e la fia c’è un<br />
passo di formi’a.<br />
✔ Star cor più è gran virtù.<br />
✔ Matti, bria’i e bimbi hanno<br />
ir santo dalla sua.<br />
✔‘Un c’è peggio di esse’ gallina<br />
e ‘un poté fa’ l’ovo.<br />
✔Proprio vero che ‘r quattrino<br />
fa’ balla’ il burrattino.<br />
✔ Mi pai quello che mi caò<br />
sull’uscio e poi la rivoleva!<br />
Scoprilo rispondendo a queste domande; quindi controlla punteggio e valutazione:<br />
1<br />
Per<br />
quanto Km. circa si<br />
estendono le cosidette<br />
Secche della Meloria?<br />
A Km. 3<br />
B Km. 16<br />
C Km. 9<br />
2<br />
...<br />
e in quale anno fu costruito<br />
il faro intorno alla<br />
Torre della Meloria?<br />
A 1906<br />
B 1867<br />
C 1939<br />
3<br />
In<br />
quale anno un disatroso incendio<br />
danneggiò lo stabilimento<br />
delle Acque della Salute?<br />
A 1977<br />
B 1954<br />
C 1968<br />
4<br />
...<br />
e in quale anno è stato<br />
inaugurato il cavalcavia di<br />
fronte a detto stabilimento?<br />
A 1982<br />
B 1996<br />
C 1990<br />
5<br />
In<br />
A<br />
B<br />
C<br />
6<br />
In<br />
quale via nacque Giovanni<br />
Fattori?<br />
Via Roma<br />
Via Verdi<br />
Via della Coroncina<br />
quale anno è scomparso<br />
il pittore Lando<br />
Landozzi?<br />
A 1959<br />
B 1973<br />
C 1986<br />
7<br />
In<br />
A<br />
B<br />
C<br />
8<br />
A<br />
quale chiesa è posto il busto<br />
del Balì Albizzo Martellini, cui si<br />
deve la costruzione dell'edificio?<br />
Chiesa del Soccorso<br />
Chiesa S. Benedetto<br />
Chiesa S. Matteo<br />
quale anno risale l'inaugurazione<br />
del Cister<strong>non</strong>e?<br />
A 1842<br />
B 1903<br />
C 1788<br />
RISPOSTE: 1 (C), 2 (B), 3 (C), 4 (A), 5 (C), 6 (A), 7 (A), 8 (A), 9 (B), 10 (C), 11 (B), 12 (C)<br />
Meno di 2 risposte corrette: ...all’acqua di rose - Da 3 a 6 risposte corrette: ...sui generis<br />
Da 7 a 10 risposte corrette: alla moda - Nessun errore: LIVORNESE DOC honoris causa<br />
Quiz visivo e di orientamento a conferma del tuo grado di livornesità<br />
Che razza di livornese sei?<br />
...di SCOGLIO,<br />
di FORAVIA<br />
o... PISANO?<br />
Qui a fianco c'è la foto di una strada<br />
della tua città. Sai riconoscere di<br />
quale via si tratta?<br />
9<br />
In<br />
quale anno fu inaugurarto<br />
il Grattacielo di<br />
piazza Roma?<br />
A 1972<br />
B 1966<br />
C 1958<br />
10 A<br />
B<br />
C<br />
11 A<br />
B<br />
C<br />
12 A<br />
B<br />
C<br />
Quale personaggio ricorda<br />
la via dedicata a<br />
Ferdinando Magagnini?<br />
Letterato<br />
Medico<br />
Architetto<br />
Quale partita tra nazionali<br />
inaugurò nel 1935 lo stadio<br />
"Edda Ciano"?<br />
Italia-Francia<br />
Italia-Austria<br />
Italia-Russia<br />
Nel 1915 <strong>Livorno</strong> salutò la prima<br />
squadra cittadina di calcio.<br />
Qual'era il suo nome?<br />
U.S. <strong>Livorno</strong><br />
Spes<br />
Virtus Juventusque<br />
Se trovi degli errori in questo<br />
giornale, tieni presente<br />
che sono stati messi di proposito.<br />
Abbiamo cercato di<br />
soddisfare tutti, anche coloro<br />
che sono sempre alla ricerca<br />
di errori!<br />
Se rispondi ESATTAMENTE significa<br />
che sei un... livornese di scoglio!<br />
Se rispondi CONFONDENDO la via<br />
con altra della stessa zona, significa<br />
che sei un...livornese di foravia,<br />
Se NON RIESCI A CAPACITARTI di<br />
quale via si tratta, allora significa<br />
che... sei un pisano!<br />
Per la risposta, vedi pag. 19<br />
Grado di difficoltà:
LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è...<br />
17<br />
editoria<br />
Il diario di Piero Carboni offre lo spunto al nipote Maurizio Bellandi di presentarci<br />
nuovi e inediti aspetti sul grande artista livornese<br />
La storia<br />
delle vere teste<br />
di Modigliani<br />
di Giovanni Giorgetti<br />
Maurizio Bellandi<br />
<strong>Giu</strong>seppe Saracino e Piero Carboni. In alto: la copertina del libro<br />
Pietro Carboni (1925-1998),<br />
carrozziere livornese, salì alla<br />
ribalta delle cronache nel settembre<br />
del 1991 quando, sollecitato<br />
da un suo cliente, lo<br />
stilista <strong>Giu</strong>seppe Saracino,<br />
tirò fuori tre sculture, o meglio<br />
tre “teste”, due compiute<br />
ed una abbozzata, che da<br />
tempo custodiva in uno scaffale<br />
della sua carrozzeria.<br />
Raccontò di averle sempre<br />
viste fin da bambino nella<br />
casa dei suoi cugini, i Simoncini,<br />
in via Gherardi Del Testa,<br />
e di averle salvate nel<br />
1943 quando l’abitazione fu<br />
distrutta dalla bombe. Quelle<br />
tre “teste” furono in seguito attribuite<br />
a Amedeo Modigliani.<br />
Di proprietà degli eredi Carboni,<br />
sono attualmente custodite<br />
in un caveau di una<br />
banca livornese.<br />
Il libro Amedeo Modigliani le<br />
pietre d’inciampo - La storia<br />
delle vere teste di Modigliani<br />
- di Maurizio Bellandi, profondo<br />
conoscitore che da anni<br />
studia la vita e le opere del<br />
grande artista livornese, presentanto<br />
in questi giorni,<br />
prende lo spunto proprio dal<br />
diario dello zio Pietro Carboni,<br />
ritrovato nella casa dei<br />
<strong>non</strong>ni nel 2014, per approfondire<br />
e svelarci nuovi e inediti<br />
aspetti riguardanti la complessa<br />
ed affascinante vicenda<br />
di Modigliani scultore.<br />
Non a caso, sulla costola<br />
della copertina, è riportato:<br />
“Finalmente una svolta inedita<br />
sulla storia di Modigliani<br />
scultore. Questo volume fa<br />
luce, attraverso documenti<br />
storici mai pubblicati, sull’attività<br />
dell’artista a <strong>Livorno</strong> nel<br />
1909, allontanando, una volta<br />
per sempre, il mito della<br />
dimensione farsesca e provinciale<br />
in cui è stato relegato<br />
negli ultimi trent’anni.<br />
Si squarcia un velo... le sculture<br />
originali esistono!”.<br />
Il volume, ben documentato<br />
e ricco di foto - edito dalla<br />
Casa Editrice Sillabe nella<br />
collana Profili di Maddalena<br />
Paola Winspeare - che presenta,<br />
oltre al citato diario,<br />
la descrizione delle tre teste<br />
(Nera, Saggezza e Bellezza),<br />
con riflessioni personali<br />
dello stesso Maurizio Bellandi,<br />
<strong>non</strong>ché una dettagliata<br />
qualificazione petrografica e<br />
perizia grafologica su un libro<br />
ritrovato assieme alle teste<br />
(“Da tutto quanto sopra<br />
esposto emerge con forza<br />
che le scritture a margine di<br />
alcune pagine delle Bucoliche,<br />
fornite in esame, sono<br />
da attribuire certamente alla<br />
mano di Amedeo Modigliani,<br />
così come essa si manifesta<br />
nelle grafie autentiche fornite<br />
per la comparazione”, questo<br />
il giudizio della grafologa<br />
Valeria Zacconi), ha tutti gli<br />
ingredienti di un romanzo avvincente,<br />
specie nella parte<br />
inerente il processo che il<br />
noto critico Carlo Pepi, assieme<br />
a <strong>Giu</strong>seppe Saracino,<br />
subì per aver dichiarato che<br />
le sculture erano autentiche.<br />
<strong>Giu</strong>seppe Saracino - ricordiamo<br />
- era accusato di detenere,<br />
a fini di commercio,<br />
sculture in pietra attribuite a<br />
Modigliani, sapendo che erano<br />
contraffatte e il Pepi per<br />
averle autenticate. Il processo<br />
durato dal 2000 al 2002, si<br />
concluse con l’assoluzione<br />
degli imputati. Lo stesso Pepi,<br />
da sempre nemico dei falsari,<br />
fu tra l’altro tra coloro (pochi<br />
per la verità...) che dichiarò<br />
subito che le “teste” pescate<br />
nei Fossi erano false.
per il tuo matrimonio, compleanno,<br />
laurea, anniversario ecc.<br />
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LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è...<br />
19<br />
amarcord<br />
Cara, vecchia <strong>Livorno</strong><br />
dalla collezione di Roberto Leonardi<br />
La vecchia via del Mulino a Vento ripresa dalla attuale piazza Rosselli (1937-38).<br />
La matita<br />
di<br />
Fabio<br />
Barbini<br />
Stazione<br />
Centrale<br />
Un angolo<br />
scomparso<br />
della vecchia<br />
Venezia:<br />
l’edificio<br />
che si trovava<br />
tra il canale<br />
lungo di Venezia<br />
e l’Erta dei<br />
Risicatori<br />
(1937-38)<br />
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Norcineria "Regoli"<br />
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Viale della Libertà 33<br />
Bar Stadio Comunale<br />
Piazzale Montello<br />
Ma che razza<br />
di livornese sei?<br />
La strada in questione, di cui a<br />
pag. 16, è: Via Temistocle<br />
Guerrazzi nel tratto fra via<br />
Sabatino Lopez e viale Accademia<br />
Labronica.