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CONFLUENZE dialoghi d'arte tra antico e contemporaneo

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Mantova


Confluenze<br />

Dialoghi d’<strong>arte</strong> <strong>tra</strong> <strong>antico</strong> e <strong>contemporaneo</strong><br />

Opere di Giorgio De Chirico e Carlo Vighi<br />

Mos<strong>tra</strong> - Installazione dal 04 marzo al 11 giugno 2107<br />

Curatrice Benedetta Lorenzi<br />

Referente culturale Monica Daccò<br />

INAUGURAZIONE<br />

Sabato 4 Marzo ore 16,00 presso Museo Diocesano Francesco Gonzaga, sala<br />

“Paolo Pozzo”<br />

Durante l’inaugurazione avverrà la visita guidata della mos<strong>tra</strong> e un breve<br />

in<strong>tra</strong>ttenimento musicale a cura della violinista Barbara Rubin e della pianista<br />

Veronica Fasanelli.<br />

ORARI DI APERTURA<br />

dal Mercoledì alla Domenica 9.30 – 12.00 15.00 – 17.30<br />

Lunedì e M<strong>arte</strong>dì, aperto solo su prenotazione<br />

Chiuso a Pasqua, Natale e Capodanno<br />

Visite guidate, su prenotazione<br />

MUSEO DIOCESANO FRANCESCO GONZAGA<br />

Piazza Virgiliana, 55 – 46100 Mantova<br />

Tel e fax 0376-320602<br />

info@museofrancescogonzaga.it<br />

www.museofrancescogonzaga.it


Note biografiche Giorgio de Chirico<br />

Giorgio de Chirico (Volo, Grecia, 10 luglio 1888 – Roma, 20 Novembre 1978)<br />

è stato il principale esponente della pittura metafisica. Dopo aver studiato ad<br />

Atene e a Monaco (periodo, questo decisivo per la sua formazione culturale<br />

che lo porta ad avvicinarsi alla filosofia nietzschiana, al simbolismo e alla<br />

pittura di Böcklin), sarà a Parigi dal 1911 e tornerà in Italia allo scoppio della<br />

prima guerra mondiale.<br />

A Ferrara, all’ospedale militare, conosce il pittore futurista Carlo Carrà e,<br />

nel clima s<strong>tra</strong>ordinario di questa città, segreta e come rarefatta, nasce la<br />

pittura metafisica, una pittura nella quale la raffigurazione sembra raggelarsi,<br />

immersa in un silenzio quasi palpabile, in una sorta di negazione di vita e<br />

di movimento, sublimazione e <strong>tra</strong>sformazione della materia da organica a<br />

inorganica. “Il valore reale di una simile opera d’<strong>arte</strong> – scriveva de Chirico<br />

– starà nella sua nuova melodia, perché più importante di tutto rimarrà<br />

sempre la nuova cosa che l’artista avrà es<strong>tra</strong>tto dal vuoto, qualcosa che<br />

prima non esisteva”. E ancora, plasmando la sua pittura nel concetto di<br />

volontà di potenza creatrice di Nietzsche, affermava: “L’opera d’<strong>arte</strong>, per<br />

essere veramente immortale dev’essere tutta oltre i limiti dell’umano: il buon<br />

senso e la logica le mancheranno. Per questa s<strong>tra</strong>da si giunge in prossimità<br />

del sogno”. Personaggi e oggetti assumono una natura ambigua e una<br />

collocazione improbabile.<br />

La composizione conserva un accento ironicamente solenne, oratorio, le forme<br />

geometriche si materializzano e vengono inserite nello spazio dell’opera. Gli<br />

inquietanti manichini, le silenziose piazze d’Italia, i quadri ermetici, composti<br />

di simboli tutti mentali faranno di de Chirico il punto di riferimento di Breton<br />

e dei surrealisti. Nel 1935 de Chirico è in America, <strong>tra</strong> il 1937 e il 1939 ancora<br />

a Parigi, intento in una pittura che lo riporta sui sentieri di quel realismo<br />

magniloquente e baroccheggiante che gli susciterà contro l’indignazione di<br />

Breton, quasi a rinnegarlo.<br />

L’artista ritornò periodicamente ai suoi temi metafisici, pur continuando a<br />

dipingere nature morte, paesaggi, ri<strong>tra</strong>tti ed interni in costante opposizione<br />

con le tendenze dell'<strong>arte</strong> contemporanea. In seguito a un periodo che lo trova<br />

impegnato con alcuni con<strong>tra</strong>tti di committenza, l’ottantenne artista riacquista<br />

una <strong>tra</strong>nquillità lavorativa e inizia un nuovo periodo di ricerca conosciuto<br />

come la Neometafisica, durante il quale dipinge opere sulla meditazione e<br />

la rielaborazione di soggetti della sua pittura e <strong>arte</strong> grafica degli anni Dieci,


Venti e Trenta. Soggetti come il Manichino, il Trovatore, gli Archeologi, i<br />

Gladiatori, i Bagni misteriosi e il Sole sul cavalletto sono reinterpretati sotto<br />

una nuova luce, con colori accesi e atmosfere più serene rispetto a quelle<br />

severe e cupe della prima Metafisica, pervase da una s<strong>tra</strong>na sensazione<br />

d’inquietudine.<br />

È con grande poesia che imposta nuove combinazioni dei soggetti all’interno<br />

delle sue più famose innovazioni spaziali come la Piazza d’Italia e gli Interni<br />

Metafisici, abitate nuovamente dai personaggi mitologici come Minerva e<br />

Mercurio. Da sempre interessato alla scenografia si dedicherà alla tecnica della<br />

scultura in bronzo che coltiverà per tutta la seconda metà degli anni sessanta<br />

De Chirico fu anche incisore, la sua versatilità lo porterà a creare nuove<br />

illus<strong>tra</strong>zioni per l'Apocalisse da realizzarsi, questa volta, con il metodo della<br />

litografia a colori.<br />

(fonte: Fondazione Giorgio e Isa de Chirico)


Note biografiche Carlo Vighi<br />

Carlo Vighi nasce a Ravenna nel 1951, in gioventù studia musica classica,<br />

disegno e pittura. Dopo gli studi superiori lavora per qualche anno come<br />

disegnatore progettista. Dirigente a trent'anni, a partire dagli anni ottanta<br />

divide il tempo <strong>tra</strong> marketing, comunicazione e pittura.<br />

La prima esposizione a 14 anni mos<strong>tra</strong> un eccezionale talento naturale che<br />

gli consente di diventare un apprezzato ri<strong>tra</strong>ttista in Italia e all'estero. Negli<br />

anni, molte sono state le opere esposte anche in palazzi storici, numerose<br />

le conferenze, i seminari, i corsi di pittura con la pubblicazione di <strong>tra</strong>ttati<br />

considerati prezioso patrimonio storico e culturale. L’artista vive e lavora a<br />

Volta Mantovana.<br />

Ricerca, esplorazione e sperimentazione creativa caratterizzano il modus<br />

operandi di Carlo Vighi, il suo percorso pittorico si radica nella pittura realista,<br />

incon<strong>tra</strong> l’espressionismo, si confronta con la metafisica, sfocia nell’as<strong>tra</strong>zione<br />

e prosegue oltre creando nuovi linguaggi. Lo stile elegante e preciso per la<br />

cura nella definizione dei dettagli e il disegno, strutturato da un complesso<br />

chiaroscurale eccellente, rivelano la profondità introspettiva e la permeabilità<br />

dell’artista. Così nei ri<strong>tra</strong>tti: Carlo Vighi si pone all’ascolto di tutte le<br />

manifestazioni del soggetto protagonista, ne condivide emozioni e sentimenti,<br />

ne coglie le impercettibili sfumature e le rende espressioni vive nell’opera.<br />

Per anni, nel laboratorio di Volta Mantovana, studia il metodo pittorico delle<br />

antiche botteghe fiamminghe riscoprendo le caratteristiche tecniche dei<br />

dipinti del periodo dominato da Rubens. Una rivoluzione che gli consente<br />

di accelerare i procedimenti e di fondere le peculiarità culturali della pittura<br />

italiana del Rinascimento con le sorprendenti innovazioni tecniche dei pittori<br />

fiamminghi.<br />

In ambito classico Vighi studia le espressioni del processo creativo nella<br />

pittura rinascimentale e ripropone la pittura monumentale come mezzo di<br />

comunicazione: ecco allora l’impegno dell’artista che si concen<strong>tra</strong> nell’analisi<br />

del sociale, nella diffusione culturale e nell’esaltazione di un’<strong>arte</strong> che non resta<br />

solo esteticamente fruibile, ma diviene un linguaggio che agisce nel mondo.<br />

Oggi le opere di Carlo Vighi sviluppano un percorso orientato secondo<br />

due matrici: la ricerca di un nuovo linguaggio e l’interpretazione di <strong>tra</strong>cce,


uno studio di materiali grezzi che rivela l’esigenza di un ritorno ab origine.<br />

Dalla matrice, Heteros, si snodano sentieri di parole e forme racchiuse in<br />

temi: le Tracce, il Linguaggio, gli Strumenti, il Mito, la Materia, la Polis, i<br />

Labirinti e le Relazioni. I temi raccontano il pensiero che si muove attingendo<br />

dalla filosofia il suo fondamento, la meraviglia, che ci pone interroganti<br />

sul Principio, sulla Natura, sull’Essere, sull’io in relazione con il mondo. È<br />

un’interpretazione dell’archeologia intesa nel suo significato etimologico di<br />

ragionamento sull’archè, il principio.<br />

È consapevolezza di storicità come risorsa etica per l’uomo. È ricerca e<br />

ascolto: il manufatto vive at<strong>tra</strong>verso l’interpretazione dell’autore, ma anche<br />

dello spettatore in una dinamica che non è mai conclusa e univoca nel tempo e<br />

nello spazio.<br />

Creazioni su piani sbalzati bidimensionali e tridimensionali esprimono<br />

l’esperienza dell’artista e invitano all’interpretazione: così il testo dell’opera<br />

diventa con-testo, un soggetto di pensiero che interagisce con noi e si espande<br />

in interpretazioni sempre differenti.


<strong>CONFLUENZE</strong><br />

“C’è sempre un che di accattivante nell’opera d’<strong>arte</strong> che, sot<strong>tra</strong>endola alla<br />

ricerca storica, la rende presente e contemporanea. [..] Questo tempo è un<br />

presente in cui dal passato si fa incontro il futuro che è atteso e che attende.<br />

È qui, in questo <strong>tra</strong>tto di tempo, [..] che l’opera d’<strong>arte</strong> ci invita a <strong>tra</strong>ttenerci”<br />

(H. G. Gadamer, Linguaggio)<br />

Qual è il tempo dell’<strong>arte</strong>? È presenzialità, nelle parole di Gadamer “presenza<br />

del passato”, temporalità che non marca la distanza, ma l’incontro delle<br />

epoche della storia. L’opera d’<strong>arte</strong> non è solo figlia del suo tempo, ma si<br />

espande, si <strong>tra</strong>sforma, aprendosi al mondo, liberando l’infinita espressione del<br />

pensiero creativo che, pur con linguaggi e stili differenti, diventa enunciato di<br />

verità, interpretazione dell’essere.<br />

L’incontro con l’opera d’<strong>arte</strong> è un evento che ci coinvolge, che crea il dialogo<br />

<strong>tra</strong> presente e passato proiettando il futuro, è un’esperienza che ci mette in<br />

gioco e ci invita alla p<strong>arte</strong>cipazione: così ogni rappresentazione <strong>tra</strong>manda<br />

la sua storia, ma si arricchisce di nuove letture, ci mos<strong>tra</strong> una realtà che<br />

riconosciamo, ma che rivela nuovi significati e suggerisce legami nuovi,<br />

relazioni profonde. In<strong>tra</strong>ttenersi nell’<strong>arte</strong> significa comprendere i modi<br />

possibili di essere di un’opera, scoprire orizzonti concettuali che si intrecciano<br />

nelle epoche storiche giocando con simboli antichi e nuove metafore.<br />

A partire dal nostro presente siamo chiamati a dare un senso al manufatto<br />

artistico mediando <strong>tra</strong> storia e contemporaneità, consegnando al futuro<br />

inesauribili interpretazioni. Il tempo dell’<strong>arte</strong> diventa, allora, una “simultaneità<br />

in movimento” che irrompe nella storia e la <strong>tra</strong>sforma portandone alla luce<br />

l’attualità, perché l’opera d’<strong>arte</strong> è sempre situata in un’esperienza viva, come<br />

scrisse Theodor Adorno: “Non ciò che è stato sot<strong>tra</strong>tto al tempo mediante<br />

un’as<strong>tra</strong>zione è veramente duraturo nelle opere d’<strong>arte</strong>, anzi, nella sua<br />

vacuità è la prima cosa a cader preda del tempo. Si affermano invece come<br />

duraturi quei motivi la cui recondita eternità è più profondamente immersa<br />

nella costellazione del temporale, più fedelmente custodita nel suo cifrario<br />

segreto.” Un cifrario segreto disseminato nella storia, racchiuso in antichi<br />

codici che alimentano il senso del nostro presente.<br />

Nello spazio e nel tempo i sentieri della conoscenza conservano <strong>tra</strong>cce che<br />

il pensiero, come il filo d’Arianna nelle nostre mani, conduce a noi. Così<br />

“Confluenze” nell’intenzione della curatrice della mos<strong>tra</strong>, Benedetta Lorenzi,


propone una koinè culturale che coinvolge il pubblico in un percorso artistico<br />

di esplorazione e scoperta: abbandonata la staticità che la lega solo al suo<br />

autore chiudendola in un’epoca, l’opera d’<strong>arte</strong> racconta le forme della<br />

creatività e dell’ingegno umano, di quel fare artistico che scaturisce da un<br />

pensiero “che mentre fa inventa il modo di fare” e lo modella nel tempo<br />

at<strong>tra</strong>verso nuovi linguaggi.<br />

Dipinti, sculture, manufatti, gioielli delle collezioni museali condividono con<br />

l’espressione metafisica di Giorgio de Chirico e il linguaggio ipercontestuale<br />

di Carlo Vighi un orizzonte di dialogo che svela i nessi nella differenza,<br />

esalta i punti di confluenza, suggerisce nuove letture, aprendo i confini<br />

dell’esperienza creativa.<br />

Monica Daccò


Sez. 1 Tema: La rivoluzione copernicana da Galileo a C<strong>arte</strong>sio, il dibattito <strong>tra</strong><br />

scienza e fede. Le forme nel linguaggio artistico <strong>tra</strong> fisica e metafisica.<br />

La parabola concettuale illus<strong>tra</strong> il dibattito <strong>tra</strong> scienza e fede nella storia della<br />

rivoluzione copernicana. Il pensiero combatte una dura battaglia per affermare<br />

l’autonomia del logos. Letterati, filosofi, artisti, scienziati, assumono posizioni<br />

in netto con<strong>tra</strong>sto con la Chiesa che vede scardinato il sistema sul quale era<br />

stata costruita la visione teologica dell’universo fino ad allora.<br />

Il conflitto culturale sarà lungo e avrà conseguenze spesso drammatiche:<br />

Galileo sarà costretto ad abiurare di fronte alla Sacra Inquisizione, C<strong>arte</strong>sio<br />

e altri come lui, rinunceranno alla pubblicazione di alcune opere, molti<br />

saranno incarcerati o condannati a morte, solo con Newton si giungerà alla<br />

consapevolezza che la scienza deve procedere priva di dogmatismi mentre la<br />

Chiesa svilupperà un’ermeneutica sempre più complessa nella lettura dei testi<br />

sacri.<br />

L’<strong>arte</strong>, da sempre potente strumento di comunicazione, riflette le dinamiche<br />

di un’epoca e ne <strong>tra</strong>smette i contenuti con un linguaggio ricco di metafore<br />

e simboli che rimandano oltre, che esprimono il profondo legame <strong>tra</strong><br />

<strong>tra</strong>scendenza e immanenza.<br />

Adorazione dei Magi, Pietro Fabbri 1730


Giorgio de Chirico<br />

Cavalli in riva al Tirreno, 1970<br />

Litografia a 4 colori<br />

Giorgio de Chirico<br />

Il cavallo Balio, 1971<br />

Litografia a 5 colori<br />

Giorgio de Chirico<br />

Cavalli con tempio, 1974<br />

Litografia a 9 colori<br />

Carlo Vighi<br />

Quadrilogia C<strong>arte</strong>siana, 2016<br />

Bassorilievo dipinto


Sez. 2 Tema: La meraviglia matrice originaria della filosofia. Contemplazione<br />

e estasi come metafora del viaggio verso la conoscenza e nel percorso di fede.<br />

E proprio questo legame struttura la seconda composizione scelta dalla<br />

curatrice: “il viaggio dell’eroe-uomo verso la patria, il viaggio fedele verso<br />

Dio”.<br />

Viaggiare assume il senso del fare esperienza, conoscere: il nostro percorso<br />

esistenziale è ricerca di <strong>tra</strong>cce, di risposte alle domande stimolate dalla<br />

meraviglia, il sentimento metafisico per eccellenza da cui nasce la filosofia.<br />

Conoscere è anche contemplare raggiungere quella condizione estatica che<br />

<strong>tra</strong>scende l’umano anelando al divino. “Intellectus quaerens fidem” la ragione<br />

si rivolge alla fede per avere la spiegazione ultima dell’enigma della realtà<br />

così come la fede cerca conferma di sé nella ragione: “intelligo ut credam” è<br />

il senso dell’esperienza anselmiana.<br />

Visione di Sant’Anselmo, Francesco Borgani 1616


Carlo Vighi<br />

Heteros nelle Tracce, 2016<br />

Bassorilievo dipinto<br />

Giorgio de Chirico<br />

Il ritorno di Ulisse, 1973<br />

Litografia


Sez. 3 Tema: La dialettica <strong>tra</strong> <strong>tra</strong>scendenza e immanenza che esprime la<br />

tensione <strong>tra</strong> finito e infinito, <strong>tra</strong> dualismo e dualità.<br />

Tensione dialettica <strong>tra</strong> finito e infinito, dualismo oppositivo e dualità positiva<br />

che mantiene la differenza investono il contenuto delle tre opere che più<br />

rappresentano la struttura concettuale di Confluenze.<br />

Forma e geometria si inscrivono nel linguaggio metafisico di de Chirico “come<br />

intuizione, sospensione di una forma riconoscibile at<strong>tra</strong>verso la proiezione in<br />

un’atmosfera rarefatta”.<br />

Mentre in Vighi l’utilizzo di materiali grezzi frantumati segna l’uscita<br />

dall’alveo dell’as<strong>tra</strong>zione ed evidenzia la cesura: una discontinuità marcata da<br />

elementi formali posti nel caos informale.<br />

Inserendo la propria firma in una geometria profondamente simbolica l’autore<br />

del San Sebastiano esprime la polarità conflittuale del dualismo anima-corpo.<br />

Nella dualità icona dell’incarnazione di Cristo si colloca il martirio del santo<br />

che si svolge nel corpo e libera l’anima che può ascendere a Dio.<br />

San Sebastiano, Benedetto Pagni 1560 (circa)


Carlo Vighi<br />

Heteros, la matrice, 2015<br />

Bassorilievo dipinto<br />

Giorgio de Chirico<br />

Gli Archeologi, 1970<br />

Litografia


Sez. 4 Tema: Dalla rappresentazione celebrativa del sé alla ricerca<br />

introspettiva. Narrazione della soggettività: l’essere si comprende e si<br />

costruisce at<strong>tra</strong>verso il linguaggio.<br />

Dall’<strong>antico</strong> al <strong>contemporaneo</strong> il linguaggio dell’<strong>arte</strong> mette in gioco l’essere,<br />

lo celebra rappresentandolo idealmente, lo racconta ancorandolo alla realtà,<br />

lo significa rivelandone l’essenza. L’espressione linguistica così come quella<br />

artistica, diventano atti di un gioco in cui l’essere è giocato e noi stiamo al<br />

gioco, p<strong>arte</strong>cipiamo a quel movimento ermeneutico di comprensione che ci<br />

coinvolge e ci mette, appunto, in gioco, ci rivela e manifesta il mondo.<br />

Nella storia dell’<strong>arte</strong> il ri<strong>tra</strong>tto nasce dall’esigenza di voler <strong>tra</strong>mandare<br />

ai posteri la propria immagine, l’effige della persona, è strumento di<br />

celebrazione di imprese gloriose, propaganda politica, retorica di potere e<br />

ricchezza. Nell’antichità la rappresentazione dell’individuo è sostanzialmente<br />

“principio di autorità” come afferma Lorenzi, che legge nelle opere di Alari<br />

un esercizio ossequioso e manieristico di tale principio, declinato, invece,<br />

con ironia nell’autori<strong>tra</strong>tto di de Chirico. Nel tempo l’<strong>arte</strong> diventa sempre più<br />

un’esperienza estetica di ricerca, scoperta e sperimentazione, un modo per<br />

comprendere se stessi, uno strumento introspettivo che, giocando con nuovi<br />

linguaggi, disegna le manifestazioni più profonde dell’essere. L’opera di<br />

Vighi racconta di questo dialogo interiore rappresentando le sfumature di una<br />

soggettività che si conosce e si rivela mettendosi in gioco.<br />

Busti, Jacopo Alari Bonacolsi (l’Antico) fine XV sec.


Giorgio de Chirico<br />

Autori<strong>tra</strong>tto in costume, 1953<br />

Litografia<br />

Giorgio de Chirico<br />

Il riposo dell’archeologo, 1953<br />

Litografia a 4 colori<br />

Carlo Vighi<br />

4ME, 2014<br />

Bassorilievo dipinto


Sez. 5 Tema: La <strong>tra</strong>sformazione della materia espressione di elevazione<br />

spirituale, la metafora del possesso della pie<strong>tra</strong> filosofale. L’artista interpreta<br />

mentre imprime la forma, sente la materia, ne ascolta l’ispirazione.<br />

La materia, hyle, è principio costitutivo delle realtà sensibili. Nel pensiero<br />

<strong>antico</strong> la materia non è semplicemente sos<strong>tra</strong>to della forma, qualcosa che<br />

l’<strong>arte</strong>fice plasma formando, è sostanza in divenire, riguarda il divenire<br />

dell’essere. Aristotele negli scritti di Metafisica formula la dottrina della<br />

sostanza iniziando la sua ricerca da ciò che è più conoscibile per l’uomo: le<br />

sostanze sensibili “Tutto ciò che diviene, diviene per opera di qualcosa, viene<br />

da qualcosa, diventa qualcosa… così che il divenire sarebbe impossibile se<br />

non preesistesse qualcosa. Che una p<strong>arte</strong> dunque debba necessariamente<br />

esistere già, è evidente; questa p<strong>arte</strong> è la materia: essa infatti è insita e<br />

diviene.” Secondo Aristotele, dunque, la materia è potenzialità indeterminata,<br />

possibilità di divenire, cioè di attuarsi e ciò che determina e attua la materia<br />

è la forma. Nel corso dei secoli la materia perde il suo significato metafisico,<br />

filosofi e pensatori ne parleranno essenzialmente in termini fisici, in rapporti<br />

matematici e verrà abbandonato il concetto sotteso alla materia e alla<br />

sostanza come principi della realtà. Nella teoria ermeneutica un ambito molto<br />

importante riguarda l’estetica con riferimento all’operosità umana, intesa<br />

come praxis, e all’attività artistica. Luigi Pareyson nel suo saggio Teoria della<br />

formatività estetica afferma che l’interpretazione è conoscenza di forme da<br />

p<strong>arte</strong> di persone: “formare è un fare che mentre fa inventa il modo di fare”<br />

è tentatività, la persona produce la forma, crea il bello en<strong>tra</strong>ndo in rapporto<br />

con la materia, plasmando materiali. L’artista interpreta mentre imprime la<br />

forma, sente la materia, ne ascolta l’ispirazione, ne esalta la preziosità, coglie<br />

il disegno creativo. Interpretare, creare, leggere un’opera vuol dire farla vivere<br />

come essa vuole, rendere la sua materia, at<strong>tra</strong>verso la forma, viva nella storia.<br />

Cofanetti avorio, bottega spagnola e manifattura islamica XI-XII sec.


Carlo Vighi<br />

Athanor, l’alchimia, 2016<br />

Bassorilievo dipinto<br />

Giorgio de Chirico<br />

Le mani misteriose, 1973<br />

Litografia


Sez. 6 Tema: Il particolare è Signum che rivela l’universale. Dalla divinità al<br />

divino.<br />

“La natura più profonda delle cose è quella di essere segni che <strong>tra</strong>smettono<br />

significati di verità” (C.S. Peirce)<br />

Il ritorno al passato non è semplicemente memoria storica di un’epoca<br />

scritta e conclusa, è evento che anima l’esperienza del nostro “qui e ora” è<br />

interpretazione di segni che raccontano l’essere e il mondo at<strong>tra</strong>verso categorie<br />

sempre nuove, che rivelano <strong>tra</strong>cce di contenuti.<br />

Il profondo valore espressivo dell’<strong>arte</strong> attinge dalla funzione allegorica del<br />

linguaggio la capacità di dire e dare un senso al bisogno umano del sacro e<br />

della sua rappresentazione. Architetture, manufatti, sculture, oggetti vengono<br />

investiti di una sacralità che esalta il rapporto con il divino.<br />

Gli strumenti rituali e i luoghi di celebrazione restano testimonianza<br />

dell’eternità che en<strong>tra</strong> nel tempo delle civiltà, <strong>tra</strong>mandano il valore assoluto di<br />

cui sono il signum assumendo nuovi significati nella <strong>tra</strong>scendenza.<br />

Ostensori Romani, bottega orafa lombarda XVI sec.


Giorgio de Chirico<br />

Nettuno, 1973<br />

Litografia<br />

Giorgio de Chirico<br />

Le Vestali, 1976<br />

Litografia a 6 colori<br />

Carlo Vighi<br />

Nàos, 2016<br />

Bassorilievo dipinto


Sez. 7 Tema: Lo spazio umano <strong>tra</strong> memoria e quotidianità. La cultura e la<br />

storia nell’architettura urbana sono garanti della comunità.<br />

“Quando l’<strong>arte</strong> diventa performance, il bello è nel legame con gli altri” (T.<br />

Todorov)<br />

L’<strong>arte</strong>, la letteratura, la musica e molto altro, sono declinazioni immense di ciò<br />

che è stato e che è il pensiero nell’esperienza della creatività e nella narrazione<br />

dell’umanità abitante il mondo, la storia e la cultura di una comunità sono<br />

scritte nell’architettura urbana che ne conserva il valore identitario in una<br />

cornice di senso.<br />

Costruito <strong>tra</strong> memoria e quotidianità, lo spazio umano tesse nel tempo il suo<br />

legame con l’eternità.<br />

Urna di Santa Barbara, Bottega veneziana<br />

(ebano, oro, argento dorato e quarzo) XVI sec.


Giorgio de Chirico<br />

Malinconia, 1972<br />

Litografia<br />

Giorgio de Chirico<br />

Piazza d’Italia<br />

Litografia a 5 colori<br />

Carlo Vighi<br />

Amida, 2016<br />

Bassorilievo dipinto


Sez. 8 Tema: Avidità e <strong>tra</strong>cotanza. L’interpretazione del mito che rivela un<br />

rovesciamento dei valori pagani nel Cristianesimo.<br />

“Anche se non si volesse credere alla verità che nascondono, è impossibile non<br />

credere alla loro incomparabile potenza simbolica. I miti restano [..] un ponte<br />

gettato verso la <strong>tra</strong>scendenza” (E. Junger)<br />

Esiste un nesso fondamentale <strong>tra</strong> logos e mito, <strong>tra</strong> verità e interpretazione.<br />

Il mito è già un’interpretazione della verità, è quel luogo sorgivo in cui si radicano<br />

<strong>arte</strong>, religione e anche la stessa filosofia. È pensiero originario, rivelativo, è<br />

coscienza dell’essere nel pensiero che precede la distinzione <strong>tra</strong> razionalità e<br />

irrazionalità, è poesia, esperienza religiosa, <strong>arte</strong>.<br />

Il mito è il luogo in cui si sedimentano le questioni esistenziali originarie,<br />

precede il logos e ne è la scaturigine.<br />

Il mito parla, at<strong>tra</strong>verso un linguaggio simbolico, di una verità come fonte<br />

inesauribile il cui senso non può essere colto at<strong>tra</strong>verso la ragione. “Il simbolo<br />

dà a pensare” come ci rammenta un grande filosofo, Paul Ricoeur, il simbolo<br />

è dono fecondo che stimola il pensiero, è latore di un senso che va sempre<br />

interpretato e ogni sua interpretazione non ne esaurisce mai la ricchezza perché<br />

diviene lo spunto di un nuovo inizio.<br />

Fermaglio di Piviale con Monogramma di Cristo, bottega tedesca<br />

1561 - 1562 (oro e pietre preziose)


Giorgio de Chirico<br />

Il Trofeo, 1973<br />

Litografia<br />

Carlo Vighi<br />

Babilonia, 2016<br />

Bassorilievo dipinto<br />

Carlo Vighi<br />

Mida, 2014<br />

Bassorilievo dipinto


Sez. 9 Tema: La distruzione della città come annientamento di una civiltà.<br />

Chiusura, esclusione: l’indifferenza di fronte all’orrore.<br />

“Come restare vivi senza parlare di voi, vittime della lotta per la libertà in<br />

Siria? [..] Soprattutto non dimenticare nessuno. Così come ci sono – militi<br />

ignoti – ci sono uomini e donne e bambini ignoti…e il corpo stesso della terra<br />

siriana è reso martire” (Maram al Masri)<br />

Ci sono città violate, annientate nella loro umanità: un crimine contro l’essere<br />

perpe<strong>tra</strong>to at<strong>tra</strong>verso la cancellazione di una cultura, di una storia.<br />

Incombono nuovi secoli oscuri, i barbari, ieri come oggi, s<strong>tra</strong>ziano, violentano e<br />

uccidono non soltanto mietendo vite, ma anche distruggendo le dimore custodi<br />

di quei simboli che rappresentano l’essenza <strong>tra</strong>scendente e <strong>tra</strong>scendentale<br />

dell’uomo.<br />

Arazzi fiamminghi, 1530


Carlo Vighi<br />

Aleppo, 2016<br />

Bassorilievo dipinto


Sez. 10 Tema: Il labirinto come metafora della ricerca introspettiva.<br />

L’architettura del mondo rispecchia l’architettura della mente: progettualità<br />

umana e azione dell’inconscio.<br />

Parole, immagini, visioni oniriche abitano la mente, si dipanano in sentieri<br />

impervi, avvolti in un’oscurità che la luce non riesce a pene<strong>tra</strong>re, che il<br />

pensiero fatica a decifrare. Nei luoghi costellati di simboli procediamo<br />

come nelle foreste incantate delle fiabe, costruiamo il percorso della nos<strong>tra</strong><br />

conoscenza cogliendo sulla s<strong>tra</strong>da piccoli segni, <strong>tra</strong>cce di un passato atavico<br />

che, giunto a noi, ci interpella.<br />

Rappresentazione e progettualità umana realizzano architetture complesse<br />

fuori di noi come proiezioni della complessità della nos<strong>tra</strong> mente, perché<br />

l’uomo immagina e costruisce il proprio labirinto, la sua esperienza di vita si<br />

forma in un dedalo, la sua capacità di affrontare gli ostacoli nel quotidiano<br />

diventa volontà di esserci, la sua forza è ricerca della via d’uscita.<br />

L’inconscio scava nel corpo dell’essere: siamo nel labirinto che è la vita attiva<br />

nel pensiero, nell’azione che non teme la ricerca introspettiva, quell’incessante<br />

lavoro del conoscere se stessi percorrendo sentieri inesplorati, fino a cogliere,<br />

nell’oscurità, la possibilità di ritornare al rischiaramento.<br />

Armature, opere di armaioli milanesi e bresciani, <strong>tra</strong> cui l’officina dei<br />

Missaglia, XV Sec.


Giorgio de Chirico<br />

Il Trovatore nella stanza del mistero, 1973<br />

Acquaforte/acquatinta a 2 colori<br />

Giorgio de Chirico<br />

Le maschere, 1973<br />

Litografia a 5 colori<br />

Carlo Vighi<br />

Heteros nei Labirinti, 2016<br />

Bassorilievo dipinto<br />

Carlo Vighi<br />

Specchi, 2016<br />

Bassorilievo dipinto


Sez. 11 Tema: Il lutto e la speranza. La città, luogo di ricerca del bene,<br />

espressione di ordine e armonia, giustizia e libertà condivise.<br />

“La pólis realizza la prassi dell’uomo nel senso più alto della parola” (H.G.<br />

Gadamer)<br />

Il modello ideale della città: realtà autonoma articolata in un mosaico di<br />

situazioni ricco di con<strong>tra</strong>sti e di sfumature, in cui ogni attentato alle istituzioni,<br />

alle leggi e al culto era considerato una limitazione della libertà, la pólis greca<br />

ha ispirato il concetto di politica negli stati del mondo moderno. Il pensiero<br />

che permea tutta la Grecia classica e che fonda lo spirito della comunità<br />

dell’uomo greco è l’app<strong>arte</strong>nenza alla pólis, a quello spazio pubblico che,<br />

sebbene idealizzato, garantiva la realizzazione e l’esaltazione del bene<br />

e della virtù. Libertà e giustizia erano i pilastri che dovevano reggere la<br />

comunità politica, la realizzazione del bene comune aveva come matrice<br />

performante la paideía, quell’educazione, cioè, che insegnava l’amore per<br />

il bello e per la cultura. La comunità politica che sa agire virtuosamente ha<br />

ricevuto un’educazione morale alimentata nella cultura del sentimento e della<br />

capacità di giudizio, una cultura che sa discernere “secondo giusta misura”,<br />

saggiamente, come scrisse Aristotele, e che può esistere solo dove la prassi e<br />

la teoria sociale respirano libertà. Ed è nella libertà priva di condizionamenti<br />

ideologici, consapevole del proprio limite, che sorgono le condizioni di<br />

possibilità di una <strong>tra</strong>sformazione delle esperienze di violenza collettiva in<br />

impegni di valore universale che riconoscano la sacralità e l’inviolabilità della<br />

persona.<br />

Sala degli arazzi


Carlo Vighi<br />

Heteros nella Polis, 2016<br />

Bassorilievo dipinto<br />

Carlo Vighi<br />

Nizza 14 luglio 2016, Studio


Sez. 12 Tema: Il circolo ermeneutico delle parti con il tutto. La verità come<br />

fonte, la persona come prospettiva.<br />

“L’opera d’<strong>arte</strong> agisce come formante prima ancora di esistere come<br />

formata” (L. Pareyson)<br />

Ogni interpretazione è una prospettiva sulla verità, un’immersione mai<br />

esaurita nella fonte dell’inesauribile.<br />

L’azione creativa e la creatività dell’azione muovono il pensiero sul sentiero<br />

dell’<strong>arte</strong> <strong>tra</strong> parole e forme che accolgono in sé la p<strong>arte</strong> e il tutto, in un dialogo<br />

costante che vive nelle infinite domande e che si alimenta in risposte sempre<br />

nuove.<br />

Carlo Vighi<br />

Le miniature, 2016 bassorilievo dipinto


Carlo Vighi<br />

Le miniature 2016, bassorilievi dipinti


Questo mio lavoro fa p<strong>arte</strong> di un più ampio progetto di ricerca che fonda<br />

la sua struttura sul dialogo <strong>tra</strong> <strong>arte</strong> e filosofia. Un percorso iniziato in<br />

collaborazione con Carlo Vighi, che ha dato vita ad un nuovo linguaggio<br />

artistico: Ipercontesto, narrazione di un’esperienza nella cultura, at<strong>tra</strong>verso<br />

la scrittura di parole e forme che muovono il pensiero all’interpretazione<br />

dell’atto, alla ricerca di segni colti in prospettiva e vissuti nel linguaggio duale,<br />

quella forma grammaticale del greco <strong>antico</strong> che esprimeva l’heteros, “l’altro<br />

di due” l’unione che mantiene la differenza, espressione di una condivisione<br />

e di apertura verso l’altro che resta a me nella sua differenza e nella sua<br />

preziosa unicità. La Filosofia rappresenta per me un modus vivendi, l’essenza<br />

del pensare, l’<strong>arte</strong> e la filosofia una scelta come ricerca di senso e lettura<br />

dell’essere che abita il mondo e struttura il reale.<br />

Monica Daccò<br />

Note biografiche<br />

Monica Daccò (Novara, 8 marzo 1969) ha svolto un percorso di studi in<br />

ambito umanistico. Si è laureata in Filosofia e Comunicazione all’Università<br />

degli Studi del Piemonte Orientale (Vercelli), discutendo una tesi di filosofia<br />

ermeneutica che presenta il pensiero della filosofa Luce Irigaray e analizza la<br />

sua teoria sulla differenza di genere. Lasciata la docenza nel 2013, si dedica<br />

allo studio e alla ricerca sui linguaggi e sulla comunicazione. Dal 2015<br />

collabora con Carlo Vighi e fonda con l’artista il nuovo linguaggio pittorico<br />

“Ipercontesto”.


MUSEO DIOCESANO FRANCESCO GONZAGA<br />

Piazza Virgiliana, 55 – 46100 Mantova<br />

Tel e fax 0376-320602<br />

info@museofrancescogonzaga.it<br />

www.museofrancescogonzaga.it

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