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Numero I anno 2016<br />
Il giornalino dell’Istituto Comprensivo “Giovanni Paolo II” di Capo d’Orlando<br />
Il mio viaggio<br />
nella scuola<br />
La nostra Dirigente<br />
Si racconta pag. 3<br />
Due nonne cuoche e laboratorio linguistico pag, 12<br />
I bocconetti di Ficarra e i bagli pag, 13<br />
Viaggio d’istruzione:<br />
luoghi manzoniani 8<br />
Le emozioni orientano la nostra vita<br />
e la Numerologia pag. 14<br />
Compito di realtà: scopriamo Villa Piccolo pag. 4<br />
Borsa di studio FIDAPA<br />
Giochi matematici pag. 10<br />
Il limone e il caffè pag, 11<br />
Cyberbullismo e<br />
I fotografi siamo noi pag. 15<br />
Mostra documentaria<br />
sull’Autonomia pag. 16<br />
1
Nella vita sono tante le cose che ti rendono vivo, che ti<br />
danno la forza di andare avanti, che ti fanno svegliare con il sorriso e<br />
che ti fanno crescere, una di queste è la musica, capace di farti provare<br />
emozioni intense, di risvegliare ricordi, di renderti triste e allo stesso<br />
tempo felice. Noi tutti, alunni della scuola media Giovanni Paolo 2° di<br />
Capo D’Orlando che abbiamo scelto di frequentare l’indirizzo musicale,<br />
abbiamo avuto la fortuna di imparare a suonare strumenti come il sax,<br />
la chitarra, il pianoforte e il flauto. Abbiamo capito che la musica è una<br />
passione e un giorno, potrebbe diventare anche la nostra realtà.<br />
Nel corso degli anni, abbiamo anche avuto modo di dimostrare la nostra<br />
bravura, la nostra voglia di fare musica esibendoci nei concerti di fine anno. Quest’anno il concerto si è<br />
concluso con i complimenti della preside che, insieme ai nostri professori, ci ha incitati a continuare a<br />
esprimerci attraverso la musica. Ai nostri professori di musica dobbiamo tanto, perché ci hanno insegnato che la<br />
musica non è altro che il linguaggio del<br />
nostro cuore, è la vera lingua universale, ,<br />
ed è anche il mezzo più potente per<br />
esprimere i nostri stati d’animo. Sotto<br />
l’influenza della musica ci sentiamo<br />
liberi... di essere noi stessi. Il 26 Maggio<br />
2016 abbiamo avuto modo di dimostrare a<br />
un pubblico di professori e genitori, i<br />
risultati di un duro lavoro, compiuto in<br />
uno, due o tre anni di studi. Studi che ci<br />
hanno permesso di ampliare i nostri<br />
orizzonti, che ci hanno permesso di<br />
diventare grandi , che hanno fatto di noi<br />
delle belle persone, pronti ad affrontare la<br />
vita con una marcia in più; ed è soprattutto<br />
per questo motivo che non possiamo fare a meno di ringraziare i nostri professori Giorgio Campobello di<br />
chitarra, Antonio Curcio di flauto, Carmelo Quagliata di sax e Serena Lopez di pianoforte, che hanno fatto di<br />
noi musicisti che non potranno far altro che amare la musica e portarla per sempre nei loro grandi cuori. I nostri<br />
professori ci hanno preparato per affrontare anche concorsi ottenendo ottimi risultati.<br />
Quest’anno abbiamo meritato: il 2° premio per le Formazioni Orchestrali “Musica da Camera” al quartetto<br />
formato da Viviana Maio e Gabriele Lucibello al pianoforte, Gabriele Gregoli e Samuele Crimi al sax, al trio<br />
chitarra con Edoardo Perrone, Ludovica Marinelli e Mattia La Valva.<br />
Un altro 2° premio anche al quartetto di sax con Chiara<br />
Mangano, Michele Domianello, Sofia Scafidi e Riccardo<br />
Caputo.<br />
Il 3° premio al trio formato da Anna Bontempo (flauto),<br />
Ludovica Marinelli e Mattia La Valva (chitarra).Per la<br />
Sezione Solisti, sono stati premiati gli allievi di<br />
chitarraEdoardo Perrone, Ludovica Marinelli e 1° premio<br />
a Mattia La Valva. Sofia Saitta IIIC<br />
Redazione di <strong>Scuola</strong> News<br />
Insegnanti responsabili:<br />
Anna Bertolami e Anna Galipò<br />
Redazione: alunni classi IIC – IIIB e IIIC<br />
Il giornalista Sergio Granata, padre di un<br />
alunno di IIIB, è intervenuto in classe<br />
discutendo con gli alunni di libertà di stampa<br />
e informazione in rete e ha guidato gli alunni<br />
di IIIB alla stesura di alcuni articoli .<br />
2
Una scuola che va avanti con<br />
l'impegno di chi ci lavora<br />
quotidianamente con passione,<br />
affrontando i problemi e dedicandoci<br />
tutto il tempo a disposizione. Anche<br />
a costo di sacrificare altri interessi”.<br />
E' la nostra preside Antonina Milici a<br />
raccontare come cambia l'istituto che<br />
frequentiamo da tre anni e farcelo<br />
conoscere attraverso i suoi occhi in<br />
una intervista. Incontrarla ci permette<br />
di conoscere una persona diversa<br />
rispetto alla Dirigente severa ed<br />
esigente che conosciamo ogni<br />
giorno. “Caratterialmente, in effetti,<br />
sono molto esigente- esordisce la<br />
preside- ma lo sono soprattutto con me<br />
stessa ponendomi sempre obiettivi<br />
importanti.<br />
”Nel nostro istituto la professoressa Milici è arrivata nel<br />
2013 trovandosi di fronte una scuola con problemi<br />
sovraffollamento e mancanza di aule. “Una prima criticità<br />
che abbiamo subito affrontato- spiega la dirigente- insieme<br />
ad altre emergenze. Così, nel corso di questi anni, si è<br />
provveduto a rinnovare le attrezzature a disposizione del<br />
personale e degli studenti, a puntare sulla formazione dei<br />
docenti ed a programmare il nostro futuro.” La preside si<br />
racconta anche sotto il profilo<br />
personale e così scopriamo una<br />
donna con tanti interessi e la<br />
capacità di essere ancora curiosa.<br />
“Il mio sogno- dice- è quello di<br />
pubblicare un libro. Amo la<br />
lettura, specie la narrativa che,<br />
insieme al teatro, rappresenta uno<br />
dei miei interessi principali.” Ma<br />
la vera passione è un'altra.<br />
“Adoro viaggiare- racconta- e da<br />
giovane l'ho fatto spessissimo.<br />
Posso dire di aver girato il<br />
mondo. I viaggi più belli e<br />
significativi sono stati quelli in<br />
Marocco ed in Giappone. Ma ho<br />
visitato anche la Gran Bretagna<br />
(dove ho svolto corsi d'inglese), e<br />
la Germania. Viaggiare significa conoscere, aprirsi ad altre<br />
culture e, ovviamente, imparare le lingue”. Quest'ultimo<br />
aspetto è naturalmente fondamentale per chi, come la<br />
nostra preside è soprattutto una insegnante di inglese.<br />
Una carriera, quella di docente iniziata proprio a Capo<br />
d'Orlando e trascorsa nel messinese prima di approdare alla<br />
guida di un istituto. “Vi confesso- afferma- che non vorrei<br />
concludere da dirigente scolastico anche se il mio futuro lo<br />
vedo ancora nel settore didattico, magari con un incarico<br />
nei ruoli ministeriali”. Del resto, quello di una preside, non<br />
è un ruolo semplice.“Con la riforma- conclude- si parlava<br />
di “preside sceriffo”. Ma di sicuro non abbiamo nulla degli<br />
sceriffi. Anzi: la <strong>Scuola</strong> è fatta di organi collegiali. Sono<br />
quelli a decidere, programmare e far crescere questo<br />
mondo. Ai presidi, vanno solo le responsabilità.”<br />
Samuele Granata e Giorgia Ciraolo IIIB<br />
Intervista realizzata dagli alunni di III B ,<br />
guidati dal giornalista professionista Sergio<br />
Granata, padre di Samuele, alunno della<br />
classe.<br />
3<br />
Il Sindaco di Capo d’Orlando, Enzo sindoni, e<br />
la Dirigente del nostro Istituto, antonina<br />
Milici al taglio del nastro<br />
Quest'anno la scuola Giovanni Paolo II di Capo d'Orlando è<br />
stata ristrutturata. Il periodo di Natale è servito per ultimare i<br />
lavori. Sono stati introdotti condizionatori, nuovi infissi, nuovi<br />
banchi e sedie. I ragazzi da ora in avanti potranno usufruire<br />
anche di un campo di pallavolo e di una piscina di sabbia per il<br />
salto in lungo. Dopo le vacanza natalizie, il sindaco Enzo<br />
Sindoni e la nostra preside Antonina Milici, tagliando il nastro<br />
hanno inaugurato la scuola alla presenza di molti genitori e di<br />
noi ragazzi che volevamo vedere la nostra nuova scuola.<br />
Samuele Granata e Alessandro Mancari
Se sei appassionato di giardini, di gnomi, di<br />
folletti, di poesie incantate e<br />
di storie di vita siciliana,<br />
visita la Villa della famiglia<br />
Piccolo di Calanovella a<br />
Capo d’Orlando. Sorge<br />
sopra un’altura che domina<br />
la pianura di limoni dai<br />
frutti d’oro, tra i colli coperti d’ulivi e il<br />
mare, di fronte, galleggianti sulla linea<br />
dell’orizzonte, le isole Eolie.In questo luogo<br />
fuori dal tempo potrai leggere le poesie di<br />
Lucio, passeggiare nel verde del parco ideato da<br />
Agata Giovanna e ammirare i dipinti<br />
e le foto di Casimiro.<br />
l cimitero dei cani è fra i luoghi più visitati<br />
della Villa. Ciascun cane vissuto a Villa<br />
Piccolo qui ha la propria sepoltura. Le lapidi<br />
recano i nomi degli animali che appartennero ai<br />
tre fratelli. Ci sono Alì, Emir, Pascià, Puck<br />
(cane che Lucio Piccolo amava portare sulle<br />
ginocchia), e molti altri. Qui riposa anche Crab,<br />
l’amatissimo cane di Giuseppe Tomasi di<br />
Lampedusa, morto durante uno dei lunghi<br />
soggiorni che l’autore del Gattopardo faceva a<br />
Capo d’Orlando. Mattia La Valva<br />
Alla fine dell’Ottocento, i baroni Piccolo di Calanovella si<br />
erano trasferiti dal territorio di Naso e di Ficarra , dove<br />
possedevano dal sin dal XV sec. vasti territori, a Palermo,<br />
in una villa al numero 13 della via Libertà. Il barone<br />
Giuseppe Piccolo sposò la principessa Teresa Tasca-<br />
Filangeri. Dal matrimonio nacquero Agata Giovanna nel<br />
1891, Casimiro nel 1897 e Lucio nel 1901.<br />
Nel 1928 morì il barone Giuseppe Piccolo di Calanovella,<br />
che era fuggito tempo prima con una ballerina a San Remo,<br />
lasciando in grossi guai finanziari la moglie, la principessa<br />
Teresa Mastrogiovanni Tasca Filangeri di Cutò, che<br />
abbandonò Palermo e si ritirò nella villa di contrada Vina a<br />
Capo d’Orlando, i figli decisero di seguirla. Per anni uniche<br />
frequentazioni sono state qualche amico o parente che ogni<br />
tanto veniva a far visita. Per lunghi periodi soggiornava<br />
Tomasi di Lampedusa che qui aveva scritto gran parte del<br />
suo romanzo, Il Gattopardo (il nome dato a don Fabrizio, lo<br />
prende dall’isola di Salina che vedeva apparire di fronte<br />
all’orizzonte, affacciandosi al terrazzo-giardino). I tre<br />
fratelli, dopo la morte della madre, continuarono a vivere a<br />
Capo d’Orlando. Non avendo preoccupazioni d’ordine<br />
pratico (tre amministratori si occupavano della conduzione<br />
delle terre, mentre il cuoco e le cameriere a quella della<br />
casa), trascorrevano le giornate a creare intorno a loro un<br />
mondo di cultura e bellezza che oggi rappresenta il nostro<br />
patrimonio più grande, infatti per volontà di Casimiro e di<br />
Agata, dopo la morte di Lucio, Villa Piccolo è diventata<br />
una fondazione . Il Museo di Villa Piccolo è stato<br />
inaugurato nel 1978. Al suo interno sono custoditi oggetti<br />
d'arte, armi antiche, libri, stampe, documenti. Francesca<br />
Tindiglia IIC<br />
4
Agata Giovanna nasce nel 1891, è<br />
legata alla madre e sceglie di non<br />
sposarsi per starle vicino. Dopo la<br />
morte di Donna Teresa continua a<br />
vivere a Villa Piccolo, occupandosi<br />
della tenuta. La baronessa non si è<br />
mai allontanata dalla Sicilia, né da<br />
Capo d’Orlando.<br />
Ad Agata Giovanna<br />
si deve il<br />
meraviglioso<br />
giardino di Villa<br />
Piccolo, un parco naturale con una varietà di piante,<br />
provenienti da tutto il mondo. Il giardino che la baronessa<br />
aveva realizzato intorno alla casa era diviso in due parti; in<br />
una zona più piccola e raccolta c'era il cosiddetto giardino<br />
esotico, posto sul terrazzo giardino sul quale si apriva la<br />
stanza da pranzo<br />
ed il salone; era uno spazio verde concepito come un<br />
balcone proteso sul mare con vasche di pesci e ninfee,<br />
coltivato a piante grasse e piante coloniali come aloe, agavi,<br />
cactus, ibiscus, ecc .<br />
L’altro giardino chiamato «esoterico», era più grande e<br />
antistante l’ingresso principale della villa, al confine con le<br />
aree coltivate. Aveva come punti<br />
d’interesse una passeggiata coperta, realizzata con un lungo pergolato a glicine, gelsomino e rose; una grande aiuola<br />
centrale e dei viali ad incrocio, cui si accedeva dalla scalinata<br />
d’ingresso, che si inoltravano nella<br />
proprietà verso sedute in pietra poste agli<br />
estremi del viale, sotto monumentali Pini<br />
ancora oggi in vegetazione.<br />
Agata Giovanna fu la prima a coltivare<br />
in Europa la Puya berteroniana Mez che<br />
è il simbolo di Villa Piccolo, una “oasi di<br />
luce”, come viene definita la Villa da<br />
Tomasi di Lampedusa. Oggi di piante di<br />
puya nel giardino ce ne sono ancora sette<br />
che regolarmente in giugno producono,<br />
su di un lungo stelo, bellissimi fiori<br />
azzurro-blu. Classe IIIC<br />
5
Lucio Piccolo nasce il 27 ottobre del 1901 a Palermo. Lucio ama<br />
l'astronomia e la matematica, è anche poeta e musicista. Appena<br />
diciottenne intraprende una corrispondenza con il poeta irlandese William<br />
Yeats, con cui condivide interessi esoterici. Yeats scrive a Lucio dopo aver<br />
ricevuto il Nobel (1923). Nel 1954 invia 9 liriche a Eugenio Montale che<br />
lo invita a partecipare al concorso letterario nazionale di San Pellegrino<br />
Terme. Il barone Lucio, accompagnato dal cugino Giuseppe Tommasi,<br />
vince il primo premio. Nel 1956 Mondadori pubblica la raccolta Canti<br />
barocchi. Poi, nel 1960, Gioco a Nascondere e successivamente Plumelia<br />
(1966). Invece, nel 1968, sarà l’editore siciliano Sciascia a pubblicare<br />
l’opera in prosa poetica Le Esequie della Luna. Lucio Piccolo lascia<br />
alcune opere inedite, tra le quali la composizione musicale Magnificat<br />
.Lucio Piccolo è poeta barocco, esoterico, soprattutto poeta dell’incanto.<br />
Nei suoi versi i protagonisti sono i fiori, l’acqua, i venti e le nubi, le<br />
montagne, le ore e le stagioni in un mondo a metà fra sogno e incubo, che<br />
svela tutta la sua straordinaria bellezza nell’alternarsi del giorno e della<br />
notte. La poesia di Piccolo predilige l’ oscurità che, a detta del<br />
poeta , è insito in ogni siciliano come esigenza in contrapposizione<br />
con l’ eccessiva luce della Sicilia. L’ ombra è un luogo dove<br />
rifugiarsi, per ritrovare quanto perduto e poter esorcizzare il tempo e<br />
la morte. L’essere umano, sottoposto all’azione implacabile della<br />
memoria, è tormentato dall’impossibilità di conoscere gli elementi naturali, che si presentano in forme ora<br />
chiare, ora velate e misteriose provenienti dall’ignoto<br />
Il principe siciliano GIUSEPPE TOMASI DI LAMPEDUSA, cugino dei Piccolo, nato a Palermo nel 1896 e morto a<br />
Roma nel 1957, scrisse un romanzo che intitola Il Gattopardo<br />
poiché nello stemma di famiglia vi è raffigurato un gattopardo. Il<br />
romanzo fu pubblicato dopo la morte dell’autore.<br />
Durante il viaggio di ritorno, dopo i successi letterari di Lucio<br />
Piccolo, Tomasi disse al cugino «Lucio voglio darti una lezione:<br />
scriverò un romanzo che avrà più successo delle tue liriche!».<br />
Lucio spesso provoca il cugino durante per telefono: - «Quando<br />
vieni a sciacquare i panni in Vina? (torrente che scorre vicino alla<br />
villa)»; paragonando il nascente Gattopardo al romanzo di<br />
Alessandro Manzoni. Il film Il Gattopardo del 1963, regia di<br />
Luchino Visconti, ottiene la Palma d'oro come miglior film al 16º<br />
Festival di Cannes.<br />
. La storia si svolge nel maggio del 1860 quando i garibaldini<br />
sbarcano in Sicilia. Don Fabrizio, principe di Salina, pur non<br />
amando il nuovo, sa che il vecchio non può sopravvivere. Il nipote Tancredi , invece, vede nel nuovo la possibilità di far<br />
carriera. “ Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi». Il principe lascia che Tancredi sposi<br />
Angelica, figlia di Calogero Sedàra, un borghese che si è arricchito ed ha fatto carriera in politica. «Noi fummo i<br />
Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e<br />
pecore continueremo a crederci il sale della terra.» L’inviato di Torino, Chevalley, gli offre un seggio al Senato, ma<br />
Don Fabrizio rifiuta, “I Siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti: la<br />
loro vanità è più forte della loro miseria. . Distaccato da tutto attende soltanto la morte.<br />
Casimiro Piccolo nasce a Palermo il 26 maggio del 1894. Casimiro amava la pittura e<br />
trascorreva il suo tempo ritraendo paesaggi e realizzando sorprendenti acquerelli a<br />
soggetto fantastico con elfi e folletti la cui presenza ricercava di notte in giardino.<br />
Aveva una vera passione per il paranormale e lo spiritismo. Gli "acquerelli magici"<br />
sono in mostra permanente a Villa Piccolo, nella "Casimiroteca”, il nuovo spazio<br />
espositivo interamente dedicato alle Opere di Casimiro Piccolo. La maggior parte<br />
degli acquerelli di Casimiro rappresentano i “Folletti”. Il folletto è una creatura<br />
leggendaria tipica della tradizione popolare raffigurato generalmente come un essere<br />
piccolo, burlone, agile e sfuggente, capace di volare e di rendersi invisibile. In Sicilia<br />
sono tante le leggende legate a questi esseri mitologici. Alunni IIC<br />
6
A tavola coi Gattopardi siciliani<br />
Interessante è una lettera scritta da Tomasi alla moglie a<br />
Roma, il 6 aprile 1941 proprio da Villa Piccolo: “(…) Sono<br />
arrivato venerdì sera (…), alle<br />
quattro del pomeriggio, accolto da<br />
enormi tazze di vero cioccolato con<br />
panna montata e brioches. Hanno un<br />
nuovo cuoco eccellente, ma che<br />
purtroppo partirà tra 15 giorni. Ti<br />
racconterò il menù di una sola cena<br />
ma tipica: lasagne col sugo di carne,<br />
carne trita e ‘ricotta’; ‘Vol au vent’<br />
di pasta sfoglia con aragosta e latticello di pesce; cotolette<br />
panate con patate alla crema, piselli al prosciutto e una<br />
straordinaria torta: pasta sfoglia, crema molto leggera e ciliegie candite. Il tutto appena tiepido, e nelle quantità<br />
abituali”.<br />
La descrizione ci fa quasi venire l’acquolina in bocca e la curiosità di assaporare anche noi i medesimi piatti dei<br />
gattopardi di Villa Piccolo. Immaginate la scena: un sontuoso timballo irrompe durante la cena servita a<br />
Donnafugata, quando Angelica Sedàra viene presentata alla famiglia del principe di Salina. «L’oro brunito<br />
dell’involucro, la fragranza di zucchero e di cannella che ne emanava non erano che il preludio della sensazione di<br />
delizia che si sprigionava dall’interno quando il coltello squarciava la crosta: ne erompeva dapprima un vapore<br />
carico di aromi, si scorgevano poi i fegatini di pollo, gli ovetti duri, le sfilettature di prosciutto, di pollo e di tartufi<br />
impigliate nella massa untuosa, caldissima dei maccheroncini corti cui l’estratto di carne conferiva un prezioso<br />
color camoscio». IIIC<br />
7<br />
Noi alunni di II e IIIC abbiamo lavorato in piccoli gruppi con la metodologia dell’apprendimento cooperativo, ci siamo<br />
aiutati reciprocamente sentendoci corresponsabili del risultato finale. I nostri insegnanti hanno assunto il ruolo di<br />
facilitatori di apprendimento e di organizzatori delle attività.
Viaggio d’istruzione in Lombardia<br />
I trentasette alunni della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto Comprensivo “Giovanni Paolo II”<br />
sui gradini del Duomo di Milano si godono il sole nell’ultimo giorno del viaggio di istruzione il 19 ottobre 2015<br />
Siamo partiti per il nostro fantastico viaggio nel mese di ottobre, principalmente per esplorare i padiglioni dell'expo e<br />
visitare i luoghi manzoniani ma ne abbiamo approfittato per visitare altre città della Lombardia e del Piemonte, e<br />
soprattutto per stare insieme ai nostri compagni in un contesto diverso .<br />
Appena arrivati a Milano, ci siamo subito diretti al museo della Scienza, , aperto nel 1992 e dedicato a Leonardo da Vinci<br />
, costruttore, artista e scienziato, che visse un lungo periodo a Milano alla corte di Ludovico il Moro. Alcuni padiglioni del<br />
museo col passare del tempo si sono ampliati. Leonardo per tutta la sua vita<br />
fu affascinato dal volo. Osservando le ali degli uccelli realizzò dei modellini<br />
di aerei di cui, ci sono rimasti gli studi scientifici e i disegni. Sulla base dei<br />
disegni di Leonardo è stato più facile costruire le macchine. Leonardo oltre<br />
che il volo, ammirò anche la natura: studiò l’acqua e le montagne. Leonardo<br />
realizzò anche l’idea che uno scafo si potesse muovere più velocemente<br />
introducendo delle eliche. Il materiale più usato era il legno. Si soffermò a<br />
studiare la piena dei fiumi e un sistema migliore per controllarla era la<br />
catapulta insieme alla<br />
canalizzazione. Per<br />
questi studi Leonardo fu<br />
considerato uno dei<br />
primi geologi naturalistici. Il sistema ferroviario nacque quando si<br />
iniziò a lavorare la ghisa. Il padiglione ferroviario costituisce<br />
un'importante sezione del museo. Esso è realisticamente allestito<br />
come una vera stazione ferroviaria, completa dei rumori caratteristici,<br />
con binari, banchine e segnali ferroviari. All'interno del padiglione,<br />
sono conservati numerosi pezzi originali.<br />
Il nostro hotel si trovava a Novara e il pomeriggio di giorno 16, subito<br />
dopo esserci sistemati in albergo abbiamo visitato la cittadina, un<br />
comune Il monumento più celebre di Novara è la Basilica di San<br />
Gaudenzio, costruita tra fine Cinquecento ed inizio Seicento, e<br />
caratterizzata dall'imponente cupola neoclassica a pinnacolo (alta 121<br />
metri) progettata da Alessandro Antonelli e aggiunta al corpo della<br />
chiesa nella seconda metà del XIX secolo, da molti considerata la più<br />
alta al mondo in mattoni. Asia Reale e Giuliana Lazzaro IIIB<br />
La Dirigente, Antonina Milici e le professoresse<br />
Anna Bertolami e Graziella Vadalà all’Expo di<br />
Milano sabato 17 ottobre.<br />
8
Sabato 17 abbiamo visitato l’Expo, nel giorno di maggiore<br />
affluenza di pubblico. Per riprenderci dalle fatiche del<br />
giorno precedente, domenica abbiamo visitato i luoghi<br />
manzoniani e dopo aver percorso le vie di Bellagio,<br />
abbiamo preso il battello e navigato due ore fino a Como.<br />
Il lago di Lario è un lago lombardo naturale prealpino<br />
ricadente nei territori appartenenti alle province di Como e<br />
di Lecco . È il lago più profondo d'Italia, quello con<br />
maggiore estensione perimetrale ed il terzo per superficie e<br />
volume. Nel 2014 il Lago di Como è stato classificato<br />
come il lago più bello del mondo dal quotidiano online<br />
"The Huffington Post", per il suo microclima e per il suo<br />
ambiente costellato da ville e villaggi.<br />
Lecco è una città ricca di memorie letterarie grazie al<br />
capolavoro del Manzoni. Si consiglia una passeggiata per<br />
visitare questi luoghi che la tradizione ha fissato come<br />
teatro di episodi dei Promessi Sposi: il percorso si svolge<br />
nella parte meridionale di Lecco, dal quartiere di<br />
Pescarenico, dove resta poco del convento di fra'<br />
Cristoforo,ma ancora si può visitare la chiesa dei Santi<br />
Materno e Lucia con le sue rarissime composizioni<br />
plastiche in cera e cartapesta del Seicento e la I due rioni si contendono la presunta o tradizionale "Casa di Lucia". Sopra<br />
sul promontorio dello Zucco, sarebbe stato individuato il palazzotto di Don Rodrigo. E nel rione di Chiuso sarebbe<br />
avvenuta la celebre conversione dell'Innominato, il cui castello sarebbe più lontano. D'obbligo la visita alla dimora che<br />
appartenne alla famiglia Manzoni che vi trascorse, come lui stesso scrive nell'introduzione al Fermo e Lucia tutta<br />
l'infanzia, l'adolescenza e la prima giovinezza e che lo stesso vendette a malincuore, come si desume dal carteggio dello<br />
scrittore; l'edificio ospita attualmente il Museo Manzoniano che espone<br />
manoscritti, prime edizioni, cimeli relativi alla vita ed alle opere dello<br />
scrittore. Il brano più celebre della letteratura italiana "Quel ramo del lago<br />
di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di<br />
monti..." nasce proprio dai minuziosi ricordi visivi del paesaggio che da<br />
questa villa lo scrittore vedeva.<br />
Flavio Vitale e Sofia Saitta IIIC<br />
I promessi sposi è un celebre romanzo storico di Alessandro Manzoni.<br />
Ambientato dal 1628 al 1630 in Lombardia durante il dominio spagnolo,<br />
il periodo storico era stato scelto da Manzoni con l'intento di alludere al<br />
dominio austriaco sul nord Italia. Gli avvenimenti che fanno sfondo alla<br />
vicenda sono normalmente accaduti, come ad esempio la sommossa<br />
popolare di Milano e la peste che devastò il Milanese. Il romanzo mette<br />
in risalto che la storia non è fatta solo di grandi personaggi e di<br />
grandi eventi, ma anche di uomini comuni, anche i più umili. Il<br />
romanzo racconta la storia di due popolani, Renzo e Lucia, che decidono<br />
di sposarsi ma le loro nozze vengono impedite da Don Rodrigo, un<br />
signorotto del luogo. I due ragazzi decidono così di scappare e, insieme<br />
ad Agnese, la madre di Lucia, raggiungono Monza e poi Milano, da qui<br />
iniziano varie vicissitudini e avventure anche spiacevoli, ma alla fine<br />
Renzo e Lucia riusciranno ad unirsi in matrimonio. Nei Promessi Sposi<br />
trovano luogo personaggi comici, come Don Abbondio e, tragici come<br />
l'Innominato; semplici come Renzo e Lucia e complessi come Gertrude;<br />
buoni ed evangelici come il Cardinale Ferdinando Borromeo, Padre<br />
Cristoforo e cattivi come Don Rodrigo. Alcuni di essi sono di pura<br />
fantasia, come ad esempio Renzo e Lucia (i due protagonisti), don<br />
Abbondio (parroco del paese), don Rodrigo (un arrogante signorotto<br />
locale) e l'avvocato, dottor Azzeccagarbugli. Flavio Vitale<br />
9
Le alunne di<br />
IIIA – IIIB e<br />
IIIC davanti al<br />
Municipio di<br />
Capo<br />
d’Orlando con<br />
la Dirigente,<br />
Antonina<br />
Milici,<br />
l’insegnante<br />
Caterina<br />
Germanò e le<br />
insegnanti di<br />
lettere Anna<br />
Bertolami e<br />
Rosaria<br />
Micale<br />
GIOCHI MATEMATICI<br />
Saranno 46 gli studenti della<br />
fascia tirrenica del messinese che<br />
prenderanno parte alla finale<br />
della 23.esima edizione italiana<br />
dei “Campionati Internazionali di<br />
Giochi Matematici”, che si terrà<br />
presso l’Università Bocconi di<br />
Milano il prossimo 14 maggio. I<br />
ragazzi che hanno conquistato il<br />
diritto di accedere alla fase<br />
finale, sono quelli che si sono<br />
qualificati nel corso della<br />
selezione svoltasi all’istituto<br />
Copernico di Barcellona. Nella<br />
nostra scuola per la categoria C1<br />
si tratta di Gabriele Ballato (2°<br />
IC Capo d’Orlando), Miriam<br />
Randazzo Mignacca (2° IC Capo<br />
d’Orlando)e Viviana Maio (2° IC<br />
Capo d’Orlando). Nella categoria<br />
C2 hanno passato il turno<br />
Michael Artino (2° IC Capo<br />
d’Orlando) e Giorgia Cucinotta<br />
(2° IC Capo d’Orlando).<br />
Due alunni della stessa scuola,<br />
Francesco Miceli (1° A) e di<br />
nuovo Michael Artino saranno<br />
protagonisti alle finali dei Giochi<br />
Matematici del Mediterraneo a<br />
Palermo, il 23 aprile.<br />
Michael Artino IIIB<br />
Sono state consegnate nell’aula consiliare del comune di Capo d’Orlando, alla<br />
presenza del sindaco, Enzo Sindoni e dei dirigenti scolastici, le borse di studio<br />
attribuite dalla Fidapa. Le segnalazioni sono state per l’Istituto comprensivo<br />
“Giovanni Paolo II°” Chiara Busacca, per il dialogo, la determinazione,<br />
l'inclinazione naturale alle materie scientifiche alla sua bravura nella pallavolo.<br />
Elisabetta Ferrarolo, per il modo di gestire lo studio ed uno atteggiamento<br />
maturo. Alessandra Ramondini, che si è distinta per la determinazione e la<br />
collaborazione. Gaia Vitanza, allieva molto impegnata con successo in diversi<br />
campi e nella musica. Elisabetta ; per l’istituto comprensivo “Mancari” Giulia<br />
Samadhi Gumina , Giuliana Musarra Tubi e Ludovica Caporlingua.<br />
I premi sono stati assegnati a Ferrarolo e Ludovica Capolingua hanno vinto una<br />
borsa di studio perchè si sono distinte come le migliori alunne della terza media<br />
nell'anno 2014-2015.Nel suo discorso, Rosetta Vitanza, che rappresentava la<br />
Fidapa, ha evidenziato l’importanza di essere partecipi e affettuosi con i<br />
compagni e soprattutto autentici “A voi che scegliete di essere. Dimostrate cosa<br />
siete capaci di fare senza funzione. Solo cosi si può essere grandi e raggiungere le<br />
stelle.” Il sindaco Sindoni fa notare che la sala consiliare è intitolata Falcone e<br />
Borsellino, uomini che dicevano sempre la verità, non imbrogliavano mai ed è<br />
proprio per questo motivo che sono stati uccisi. Per il Sindaco, la cui nonna faceva<br />
parte della Fidapa, per un futuro migliore, bisogna essere sempre se stesso. Nella<br />
mischia c'è sempre il grillo parlante che dice quello che pensa contro gli steriotipi<br />
comuni ed i pregiudizi o un calimero pronto a sporcarsi di fango le mani per gli<br />
altri e fare il bene comune. Per la nostra Dirigente, Antonina Milici, alla conquista<br />
di bei traguardi non serve solo l'impegno ma serve l'unità, per creare armonia. Le<br />
ragazze che vengono premiate sono state capaci di gestire i conflitti e vedere quel<br />
che di buono c'è nelle persone; poiché credono in se stesse possono aiutare gli altri.<br />
I meriti vengono sempre premiati. Questi premi servono anche per creare autostima<br />
in tutte le ragazze. Per costruire una comunità basata sul benessere e sul rispetto, la<br />
Dirigente del Liceo afferma che la scuola ha bisogno di ragazze come loro<br />
impegnate che aiutino gli altri. Chiara Isgrò, Sofia Saitta e Giorgia Salpietro.<br />
10
Limone di Sicilia<br />
Il limone ha origine in Birmania dove si trova allo stato selvatico. Furono<br />
gli arabi intorno al X secolo a diffonderlo nel bacino del Mediterraneo<br />
dove la pianta del limone era tuttavia già presente e conosciuta.<br />
Nell'Ottocento la Campania e la Sicilia divennero le regioni più importanti<br />
per la sua produzione.<br />
A Siracusa il limone ha trovato il suo territorio d'eccellenza che gli ha<br />
permesso di ottenere il riconoscimento IGP. In primavera la città si inebria<br />
di profumo di zagara, il fiore degli agrumi e i limoneti segnano il<br />
paesaggio. Qui la coltivazione del limone ha radici antiche, anche se inizialmente era praticata a puro scopo ornamentale.<br />
Grazie al suo gusto forte e unico, il limone ha conquistato un posto di rilievo nella creatività gastronomica: ingentilisce la<br />
robustezza delle carni; esalta la delicata freschezza del pesce; rende gli ortaggi pietanze ricercate ed è molto utilizzato per<br />
preparare sorbetti e vari tipi di dolci e bevande.<br />
Il limone è un albero che può raggiungere 6 metri di altezza. I germogli e i petali sono bianchi e violetti. Il frutto è giallo<br />
all'esterno e quasi incolore all'interno. La buccia può essere molto ruvida o liscia, più o meno foderata all'interno con una<br />
massa bianca spugnosa detta albedo. Solitamente i limoni si coltivano per la produzione di frutti ma la pianta può essere<br />
coltivata in vaso a scopo ornamentale. Spesso si fa distinzione tra limoni gialli e verdi, ma si tratta di una distinzione<br />
meramente commerciale, dato che i due tipi crescono sullo stesso albero in periodi dell’anno differenti.<br />
La granita è fatta con un composto semi-congelato preparato con acqua, zucchero e succo di limone.<br />
Durante la preparazione della granita al limone senza gelatiera è molto importante rimestare continuamente in modo che<br />
l’acqua non si separi dal succo formando dei cristalli di ghiaccio. La granita al limone senza gelatiera è ottima per<br />
rinfrescare le torride giornate estive! Per preparare la granita al limone senza gelatiera, versate l'acqua in un pentolino<br />
portatela a bollore e aggiungete lo zucchero . Quando lo zucchero si sarà sciolto completamente e il liquido sarà diventato<br />
trasparente, spegnete il fuoco e lasciate raffreddare lo sciroppo ottenuto. Tagliate i limoni a metà, spremeteli con uno<br />
spremiagrumi e filtrate molto bene il succo, con l'aiuto di un colino: dovrete ottenere 500 ml di succo filtrato.<br />
Incorporatelo allo sciroppo ormai freddo e mescolate bene il composto aiutandovi con una frusta. A questo punto, mettete<br />
la granita al limone senza gelatiera in freezer dentro ad un contenitore (coperto) di plastica o di metallo. Trascorsa<br />
mezz’ora, estraete il composto dal freezer e rimestatelo energicamente per rompere i cristalli di ghiaccio che si saranno<br />
KANGOUROU DELLA LINGUA INGLESE 2016<br />
Gli alunni delle classi V della <strong>Scuola</strong><br />
Primaria e III della <strong>Scuola</strong> Secondaria di<br />
primo grado dell’Istituto Comprensivo “<br />
Giovanni Paolo II “ accompagnati dalle<br />
rispettive docenti di Lingua Inglese<br />
Anastasia Trusso e Graziella Vadalà, si sono<br />
recati nei giorni 11 e 12 Aprile 2016 al<br />
Giga-International House di Catania per<br />
sostenere le semifinali regionali della gara –<br />
concorso Kangourou della Lingua Inglese,<br />
avendo già superato la prima fase svoltasi<br />
presso il nostro Istituto il 16 febbraio.<br />
Gli alunni classificatisi alle semifinali sono<br />
stati i seguenti: Abramo Martina, Bevacqua<br />
Elena, Danisi Alessandra e Gumina<br />
Giovanni della classe V della <strong>Scuola</strong><br />
Primaria per la Categoria Joey; Artino<br />
Michael, Granata Samuele e Lazzara<br />
Alessandro della classe III B della <strong>Scuola</strong><br />
Secondaria di 1° grado per la Categoria<br />
Wallaby. Grande entusiasmo e<br />
soddisfazione per l’esito ottenuto da parte<br />
delle docenti e degli alunni! Gli alunni della<br />
classe IIIB<br />
formati. Ripetete la stessa operazione ogni mezz'ora per altre due-tre<br />
volte, fino ad ottenere la granita al limone<br />
senza gelatiera della consistenza desiderata . Ivan Dicarlo<br />
Il Caffè<br />
Il caffè è una bevanda ottenuta dalla<br />
macinazione dei semi di alcune specie di piccoli<br />
alberi tropicali appartenenti al genere Coffea.<br />
Sebbene all'interno del genere Coffea siano<br />
identificate e descritte oltre 100 specie,<br />
commercialmente le diverse specie di origine<br />
sono presentate come diverse varietà di caffè.<br />
Le più diffuse tra esse sono l'arabica e la robusta. Si racconta di Kaldi,<br />
il pastore etiope che, vedendo le proprie capre agitate e insonni, prova<br />
ad assaggiare le bacche rosse di cui si cibavano e ne sperimenta gli<br />
effetti su di se. Solo nel ‘500 gli scritti dei primi viaggiatori europei in<br />
Oriente parlano di questa bevanda, chiamata “Vino d’Arabia”: dal<br />
momento che viene rapidamente assimilato dall’organismo e<br />
conferisce forza ed energia, i medici occidentali lo classificano subito<br />
come farmaco. Verso la metà del ‘600 a Venezia, la “porta d’Oriente”,<br />
nasce la prima bottega del caffè occidentale. Inizialmente,la pianta,fu<br />
importata in Arabia tra il XIII e XIV secolo. Fu coltivata intensamente<br />
e si cominciò a bere. Alla fine del XVI secolo, fu piantata anche nelle<br />
colonie d'America. Era considerata come una bevanda cattiva anche se<br />
la produzione era tantissima. IIC<br />
11
Mariella nasce il 10<br />
luglio del 1954 a Naso<br />
(in provincia di<br />
Messina). Si è sposata<br />
nel 18 ottobre 1972 con<br />
Nunzio Bonfiglio, e da<br />
questo matrimonio sono<br />
nati due figli: Giuseppe<br />
e Antonella.<br />
Ha incominciato a<br />
lavorare come babysitter<br />
e poi a continuato<br />
facendo la casalinga<br />
nella stessa casa in cui<br />
faceva la baby-sitter e<br />
ancora lavora.<br />
Nel 2000 si è sposata la<br />
figlia Antonella con<br />
Rosario Fricano. Da<br />
questo matrimonio è<br />
nata Giada Fricano e<br />
altri due figli.<br />
nel 2003 si è sposato il<br />
figlio Giuseppe.<br />
Adesso Mariella ha 5<br />
nipoti: Giada, Flavia,<br />
Oriana, Matteo<br />
Giada Fricano e Mariantonietta Drago sono compagne di classe<br />
in IIIB e amiche. Spesso cucinano insieme alle loro nonne che<br />
sono vicine di casa e hanno la passione per la cucina<br />
Giuseppina Bonafede<br />
nasce il 19 Settembre<br />
del 1940 a Ribera (in<br />
provincia d'Agrigento).<br />
Si è sposata nel 1967 e<br />
da questo matrimonio<br />
sono nate tre figlie:<br />
Liana, Caterina e<br />
Stefania. Da giovane<br />
lavorava in un bar a<br />
Ribera dove si<br />
servivano sia tavola<br />
calda che dolci e si<br />
vendevano tabacchi,<br />
ovviamente cucinava<br />
tutto lei.Nel 1990 si<br />
sono trasferiti a Capo<br />
d'Orlando. Nel 1996<br />
sua figlia Caterina si è<br />
sposata e nel 2000 si è<br />
sposata Liana.<br />
Dal matrimonio tra<br />
Liana e suo marito<br />
Celestino Drago è nata<br />
Mariantonietta Drago.<br />
Adesso Giuseppina ha<br />
quattro nipoti.<br />
12
INGREDIENTI<br />
1 Kg di farina 00<br />
2 kg di zucchero<br />
strutto<br />
1 kg di mandarla<br />
100g di gocce di cioccolato<br />
100g di frutta candita<br />
sale e aromi naturali(vaniglia e cannella)<br />
DECORAZIONE Albume, alcune gocce di limone, zucchero e<br />
palline colorate.<br />
PREPARAZIONE DEL RIPIENO Sbucciare e tritare le mandorle, versarle insieme a 1 kg di zucchero in tegame e far<br />
cuocere per un’ora a fuoco moderato mescolando sempre, e aggiungere aromi naturali.<br />
PREPARAZIONE DELLA SFOGLIA<br />
Impastare la farina, lo zucchero, un pizzico di sale, lo strutto e amalgamare bene tutto. Formare dei cilindri e lasciarli<br />
riposare per circa un’ora. Riprendere la pasta e tirare una sfoglia sottile di mezzo centimetro, formare dei cerchi di<br />
vare misure, disporre su ogni cerchio il ripieno con l’aggiunta di pezzetti di cioccolato e frutta candita, chiudere la<br />
pasta formando delle mezze lune, disporre nella teglia, infornarle a 200° per circa trenta minuti.<br />
PREPARAZIONE GLASSA: Nel frattempo preparare la glassa, montare a neve gli albumi, aggiungere alcune gocce<br />
di limone e lo zucchero a velo. Spennellare la glassa sui dolcetti sfornati, disporli sulla teglia, decorarli con palline e<br />
infornarle per circa dieci minuti. Clara Micale 2C<br />
I bagli siciliani<br />
Il baglio è un edificio che contiene la corte e il<br />
cortile. Nel territorio siciliano, il baglio è una<br />
fattoria fortificata con ampio cortile. I bagli<br />
risalgono al periodo in cui la Sicilia era sotto il<br />
dominio spagnolo, necessitando di grandi quantità<br />
di cereali, i nobili siciliani fondarono delle città di<br />
fondazione. Il baglio è l'espressione di<br />
un'organizzazione legata al feudo, quindi era una<br />
grande azienda agricola abitata, dai proprietari<br />
terrieri e anche dai contadini che vi lavoravano.<br />
Ancor oggi in Sicilia è possibile incontrare tali<br />
costruzioni, per lo più abbandonate ma a volte<br />
restaurate e riutilizzate come aziende<br />
agrituristiche.<br />
13<br />
Noi alunni delle classi terze abbiamo partecipato sabato 3<br />
ottobre, nello splendido scenario di villa Piccolo a un importante<br />
evento “storico” che aveva l’obiettivo di far recuperare la<br />
memoria storica dei fatti e delle persone legati alla “Grande<br />
Guerra”. Ho ascoltato con commozione le lettere dei soldati che<br />
vivevano l’orrore delle trincee. Ha organizzato l’evento UNUCI<br />
(Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d' Italia) di Sant'Agata<br />
di Militello. Erano presenti i bersaglieri che avevano in<br />
precedenza sfilato per le vie di Capo d’Orlando. (Nel 1835 il<br />
capitano La Marmora propone al re Carlo Alberto la formazione<br />
di una compagnia di Bersaglieri . con il compito di “compiere<br />
guerra minuta, avanguardia o esplorazione, fiancheggiamento,<br />
infestare le comunicazioni e i convogli nemici, andare per siti<br />
montuosi alla scoperta di facili piste anche sul confine”.<br />
Alessandro Mancari IIIB
In classe abbiamo visto L’ultimo film della Disney, si chiama Inside Out e non<br />
racconta la solita storia: i protagonisti sono le emozioni di un’adolescente che<br />
affronta con sgomento il trasferimento con la famiglia dal Minnesota a San<br />
Francisco: Gioia, Tristezza, Rabbia, Disgusto, Paura. La personalità di Riley è<br />
dominata da Gioia ma la vera protagonista del film è Tristezza, perché il film<br />
parla dell’allontanamento e della perdita (degli amici di un tempo, e<br />
dell’infanzia). Il film rappresenta la mente umana e tutto ciò che succede<br />
quando, semplicemente, viviamo. Sembra che durante l’adolescenza le<br />
emozioni positive diminuiscano e<br />
prevalga l’incertezza, per questo,<br />
nel film, Gioia e Tristezza, a un certo punto, si allontanano dalle<br />
altre emozioni. Le emozioni guidano la nostra percezione del<br />
mondo e i nostri ricordi del passato, e perfino il nostro giudizio<br />
morale rispetto a ciò che è giusto o sbagliato. Infatti a provocare<br />
le rivolte collettive per rimediare alle ingiustizie non sarebbe il<br />
senso morale, bensì la rabbia. Inside Out offre un nuovo<br />
approccio alla Tristezza è lei che chiarifica, che fa capire cosa è<br />
andato perduto (in questo caso l’infanzia). Ciao, siamo delle<br />
ragazze di terza media e in questi giorni, ci siamo offerte di<br />
raccogliere Informazioni e capire quali sono i problemi che<br />
affliggono i ragazzi nel periodo dell'adolescenza.<br />
L'adolescenza è il periodo più bello e difficile in assoluto; quello<br />
dei mille sbagli, dei primi amori, delle paure, della voglia di fare<br />
pazzie ecc. Grazie a un sondaggio, abbiamo scoperto che la<br />
maggior parte dei ragazzi hanno problemi in famiglia e anche a<br />
scuola e con gli amici. Molti hanno almeno una volta nella vita,<br />
tentato di scappare di casa. La maggior parte dei ragazzi non si<br />
sono arresi e si sono sentiti abbastanza soddisfatti delle loro scelte<br />
e di aver reagito con coraggio ai problemi. Molti nostri compagni<br />
hanno voluto scrivere tutti i loro problemi e le loro<br />
preoccupazioni, rispondendo in modo autonomo e responsabile.<br />
In particolare ci hanno colpito molto i racconti di queste tre<br />
ragazze :<br />
La prima ragazza racconta: “ Quando avevo 9 anni mio padre<br />
morì mentre era fuori per lavoro. Nel momento in cui mi diedero<br />
questa brutta notizia mi sentii amareggiata e un grande senso di<br />
tristezza mi travolse lasciando dentro me un vuoto incolmabile<br />
che riuscii, in parte, a riempire grazie all'aiuto di una psicologa,<br />
dei miei amici e dai miei parenti.”<br />
La seconda ragazza racconta: “Quando avevo 8 anni i miei<br />
genitori si erano separati, io non stavo molto bene, nonostante<br />
tutto sono riuscita a superare questo momento aiutata dai miei<br />
parenti che mi hanno sempre sostenuta. Oggi però ho di nuovo<br />
una bellissima e felicissima famiglia.”<br />
Infine un’altra toccante esperienza: “Nella mia vita ho avuto<br />
problemi con i miei amici, ero sempre sola e loro mi vedevano<br />
come una ruota di scorta e per loro non contavo nulla ero<br />
A cura di Sofia Saitta<br />
NUMEROLOGIA<br />
Nella vita ognuno di noi ha una<br />
strada, un destino e un numero<br />
fortunato. Ecco come fare per<br />
scoprirlo:<br />
La strada è data dalla somma della<br />
data di nascita<br />
Esempio: 27/07/2002 (2+7+7+2+2)=<br />
20 (2+0)= 2<br />
Il destino è dato dalla somma del<br />
nome<br />
Esempio: Saitta Sofia Pia<br />
(9+1+9+1+1+1+9+5+6+9+1+6+9+1)<br />
= 68 (6+8)= 14 (4+1)= 5<br />
La fortuna è data dalla somma della<br />
strada e del destino<br />
Esempio: 25 (2+5)= 7<br />
1 2 3 4 5 6 7 8 9<br />
A B C D E F G H I<br />
Y L M N O P Q R S<br />
T U V Z W<br />
Ora che hai scoperto la tua strada, il<br />
tuo destino e la fortuna, attribuisci ad<br />
ogni numero i seguenti aggettivi:<br />
1. Capo, autoritario<br />
2. Buono, intelligente<br />
3. Abile, affarista<br />
4. Solido, testardo<br />
5. Avventuriero, istintivo<br />
6. Tenero e sensibile<br />
7. Misterioso, enigma<br />
8. Materialista, pratico<br />
9. Ingegnoso, fantasioso<br />
invisibile, mi insultavano sempre e per questo provavo rabbia e trattavo sempre male i miei compagni.<br />
Nonostante questo alcune amiche riuscivano a capirmi, mi guardavano negli occhi e vedevano la mia rabbia<br />
e la tristezza che avevo dentro.” Queste sono le ragazze che nonostante tutti i loro brutti momenti che hanno<br />
passato nella vita, sono riuscite a superarli con coraggio e forza senza arrendersi mai.! Giorgia e Sofia<br />
Feanchina<br />
14
Giorno 29 gennaio 2016, presso il cineteatro Rosso di San Secondo, si è<br />
tenuto un convegno per un progetto di informazione e prevenzione per<br />
l'utilizzo più sicuro della Rete e dei Social Network rivolto a noi ragazzi della<br />
scuola secondaria di primo grado di Capo d’Orlando.<br />
Tra i relatori dell’incontro la nostra dirigente, Antonina Milici, e Antonina<br />
Gullà dirigente dell’istituto comprensivo n.1, la dott.ssa Cettina Scaffidi, il dott. Salvatore Capolingua, la<br />
dott.ssa Maria Grazia Giorgianni e infine c’è stato l'intervento del Vice Questore della polizia di stato il<br />
dott. Marcello La Bella. Tutti i relatori hanno evidenziato nei loro discorsi la pericolosità del<br />
cyberbullismo, poiché le prevaricazioni avvengono tramite Internet o cellulare e autore e vittima non sono<br />
fisicamente uno di fronte all'altra. L'autore può diffondere rapidamente e senza difficoltà testi offensivi,<br />
voci, immagini o filmati umilianti in rete. , Per il bullo virtuale è più facile mantenere l'anonimato o almeno<br />
una certa distanza, può attaccare senza rivelare il proprio nome, può ferire senza dover temere una reazione.<br />
Spesso i messaggi offensivi si diffondono molto rapidamente e le vittime non si sentono più al sicuro da<br />
nessuna parte. È difficile cancellare le offese, che quindi, una volta pubblicate in rete, possono essere rilette<br />
e riguardate ripetutamente. Per la vittima è dura dimenticare e<br />
superare le violenze subite.<br />
Il Vice questore ci ha dato consigli utili per difenderci dal<br />
cyberbullismo. Purtroppo sia le vittime sia gli spettatori di atti di<br />
bullismo in rete hanno spesso remore a parlare, è difficile<br />
riconoscere il problema prima che si arrivi a soluzioni tragiche. Io<br />
credo che anche per questo genere di problema sia importante poter<br />
contare su amici fidati che ci accettano e ci vogliono bene qualsiasi<br />
cosa accada. Gaia Mileti IIIB<br />
L’idea di fare una mostra fotografica è nata dalla<br />
nostra professoressa Morabito, che ci ha proposto<br />
di fare un compito di realtà e di riprendere col<br />
nostro cellulare momenti di vita quotidiana e che<br />
fanno del nostro paese un territorio pieno di<br />
ricchezze, di bellezze. Questo compito ci ha<br />
permesso di crescere e di capire cos’è che va<br />
migliorato in un paese di grandi risorse. Ci siamo<br />
resi conto di quanto sia bello riprendere piccoli<br />
istanti, momenti della nostra vita che ci hanno<br />
dato tanto e immortalarli in una semplice foto dai<br />
mille colori. Foto che sono in grado di<br />
trasmetterci serenità, armonia, ma anche paura,<br />
malinconia e che ci hanno fatto capire che<br />
viviamo in mondo di grandi diversità e che nella vita, ognuno conserva i suoi momenti, sia belli che brutti. Dopo aver<br />
scattato almeno tre foto ciascuno, abbiamo consegnato il tutto alla nostra prof che ci ha dato dei consigli. Poi, abbiamo<br />
messo i nostri lavori in una chiavetta che in seguito abbiamo consegnato ad un esperto fotografico. Egli ha scelto le<br />
foto migliori e le ha poi sviluppate. Per pubblicizzare questo evento, noi ragazzi delle classi terze, abbiamo realizzato<br />
un manifesto pubblicitario con una tecnica a piacere e democraticamente abbiamo votato quello che ritenevamo più<br />
bello, prodotto da una nostra compagna di terza A. Vedere i nostri lavori esposti nell’atrio della scuola, ci ha resi fieri<br />
di noi stessi, felici di quel che siamo riusciti a fare e ci ha fatto capire che in fondo l’arte non è altro che tutto ciò che<br />
ci circonda… arte è una foglia che si fa trasportare dal vento, è un bambino che corre felice in un prato, è il sole. Oggi<br />
il nostro lavoro diventa una mostra che ha per titolo “Realtà, natura, ambiente e paesaggio del mio territorio” e che ci<br />
auguriamo sia gradita a coloro che vorranno visitarla. Samuele Granata e Giorgia Randazzo IIIB<br />
15
Noi alunni, , Egor Bucichev, Sofia<br />
Scolaro, D’Avino Martina<br />
(scuola secondaria di primo<br />
grado), Giacomo Carcione, Paolo Ciraolo, Gabriele<br />
Galati, Sofia Galati, Alessio Ibba, Marco Lazzaro,<br />
Federica Letizia, Sofia Monachino e Sofia Montagno<br />
(scuola primaria) abbiamo partecipato al progetto “Il mio<br />
comune: novant’anni di autonomia” realizzato dal maestro<br />
Caccetta, esperto di storia locale. È stato interessante<br />
conoscere la storia del mio paese attraverso documenti, foto,<br />
atti amministrativi, lettere e soprattutto rivivere il clima<br />
storico - politico di quegli anni a pochi mesi dal novantesimo anniversario dell’autonomia (27 settembre 1925). Il<br />
maestro Caccetta ci ha raccontato: “Il 23 luglio 1922, durante un pubblico comizio svoltosi a Capo d’Orlando, a cui<br />
partecipano i rappresentanti, ed una folla di 1500 persone, delle contrate di: Scafa, San Gregorio, S.Martino.<br />
Certari, S.Domenica, Maina, Crocevia, Caria, Catutè, Piscittina, Malvcino, Forno, Bagnara, S.Lucia, viene deliberato<br />
di costituire il Comintato “Pro-Autonomia” di Capo d’Orlando . Viene eletto presidente del sodalizio Basilio<br />
Conforto. Nell’ottobre del 1922 la caparbietà degli abitanti del borgo, nel riportare a Capo d’Orlando e piantonare<br />
la salma di Francesco Paparone, disseppellita dalle autorità di Naso dopo la tumulazione sulla collina presso la<br />
contrada di S.Martino, approda all’importante conquista di vedere accolta la rivendicazione di potere avere un<br />
proprio cimitero. Il 7 agosto 1924 si giungere ad una definizione amichevole per la separazione e costituzione in<br />
comune autonomo di Capo d’Orlando ma la data ufficiale è il 27 settembre 1925 quando alla presenza di buona parte<br />
della popolazione orlandina viene proclamata l’autonomia.”<br />
L’esperienza più bella è stato allestire nella nostra scuola la mostra documentaria su Capo d’Orlando e sui<br />
protagonisti dell’autonomia. La mostra è ricca di foto d’epoca che testimoniano l’evoluzione e i cambiamenti del<br />
nostro paese da borgo marinaro a vivace cittadina commerciale<br />
e turistica. La mostra è stata inaugurata al pubblico alla<br />
presenza del sindaco, Franco Ingrillì, che si è complimentato<br />
con la dirigente Antonina Milici perché promuove nella sua<br />
scuola attività, come questa, che hanno come protagonisti i<br />
ragazzi. È stato un compito di realtà durante il quale abbiamo<br />
non solo conosciuto meglio fatti e avvenimenti ma partecipato<br />
direttamente nell’organizzazione della mostra. Noi alunni<br />
abbiamo spiegato al sindaco di Capo d’Orlando l’importanza<br />
di alcuni documenti esposti. Il primo cittadino ha osservato<br />
con interesse alcune foto che tramandano una realtà che è<br />
presente solo nella memoria di pochi.<br />
IERI<br />
CAPO D’ORLANDO<br />
OGGI<br />
16
Dal confronto tra le foto antiche e quelle recenti ho capito che il paese in cui vivo, nel passato, doveva somigliare a<br />
quei paradisi tropicali dove andiamo in vacanza, poiché la natura incontaminata faceva da padrona.<br />
La storia di Capo d’Orlando<br />
Durante le ore del laboratorio storico abbiamo trattato con il maestro Caccetta la storia del nostro paese, Capo d’Orlando. Le<br />
origini della nostra cittadina sono molto antiche, risalgono al XIII secolo quando una popolazione proveniente dall’attuale<br />
Campania si stanziò nelle isole Eolie. Si trattava del popolo degli Ausoni guidati dal re Auson. Alla sua morte gli successe Liparo<br />
che diede il nome alle isole. Divenuto anziano, prese il comando del regno Eolo, il quale ebbe sette figli ai quali divise tutto il suo<br />
regno che oltre alle sette isole comprendeva le coste della Calabria e la Sicilia tirrenica.Ad Agatirno diede il territorio compreso<br />
tra le attuali Gioiosa e Sant’Agata. Agatirno nei pressi del bivio di San Martino fondò una città dandole il proprio nome. Resti (<br />
reperti archeologici) di questa civiltà sono rinvenuti tra il 2000 e il 2001 all’inizio della scalinata che porta al Monte della<br />
Madonna.La città di Agatirno, che fu poi abitata dai Greci e poi dai Romani (delle Terme sono ubicate in contrada Bagnoli),<br />
venne successivamente distrutta dai musulmani, di conseguenza i suoi abitanti fuggirono verso la collina fondando un villaggio<br />
che poi avrebbe preso il nome di Naso.Durante il feudalismo Naso divenne una contea. Piccole borgate sorgevano nelle sue<br />
vicinanze e anche nei pressi della marina erano presenti degli agglomerati di case di pescatori, marinai (a San Gregorio esisteva<br />
una tonnara), come quelle di braccianti e operai (in contrada Bastione c’erano un “trappeto” e una torre di avvistamento).<br />
Successivamente nella zona del “Capo”, sorgevano delle filande, per la lavorazione della seta, poiché il terreno era molto fertile e<br />
forniva abbondanti materie prime.<br />
All’inizio del 1800 lungo la costa, ai piedi dell’attuale Monte della Madonna, sorse un piccolo villaggio abitato da marinai e<br />
pescatori, nel territorio che dal 1925 non fu più amministrato da Naso, ma appartiene al Comune di Capo D’Orlando. Il distacco<br />
non fu semplice, infatti l’autonomia era già stata richiesta e negata più volte negli anni. Gli orlandini dovettero attuare delle<br />
strategie per portare a termine il loro intento, come quello di seppellire i morti non più nel cimitero di Naso, bensì a San Martino.<br />
Don Ciccio Paparone fu infatti il primo defunto a essere seppellito nel cimitero di Capo d’Orlando. Durante il periodo della<br />
guerra, a Capo D’Orlando vengono razionati il pane, le minestre, l’abbigliamento, mediante delle tessere. Nell’estate del 1943,<br />
Capo D’Orlando viene bombardato sia dagli aerei, sia dalle navi da guerra e il municipio rimane gravemente danneggiato. Anche<br />
la scuola elementare subisce dei danni. Rimangono distrutti completamente decine di fabbricati. Durante i pesanti bombardamenti,<br />
la popolazione di Capo D’Orlando si nascondeva nelle gallerie ferroviarie. Finita la guerra l’esercito Anglo-Americano nominò a<br />
Capo D’Orlando un sindaco di sua fiducia per gestire il comune. Nell’ottobre 1946 vennero indette le prime elezioni. Alla fine<br />
degli anni 50 il sindaco di quell’epoca Tullio Trifilò fece costruire un nuovo acquedotto cittadino e istituì una mostra di pittura “<br />
Vita e paesaggio di Capo D’Orlando” che diede tanto prestigio alla cittadina con le sue molteplici edizioni; l’ultima delle quali si è<br />
svolta un paio di anni fa. Molti lavori vennero portati nei musei del Nord Italia, in Russia, in Cina e negli USA. Grazie a questa<br />
esperienza ho potuto approfondire e ampliare le conoscenze storiche del mio paese, apprezzando ancora di più tutto ciò che oggi<br />
esso ci offre. Sofia Scolaro<br />
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