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Anno scolastico 2016/17<br />
Autori : 5°a e 5°b<br />
Editrice: Scuola primaria Villamar
PREFAZIONE<br />
Nel corso dei cinque anni scolastici i<br />
bambini sono cresciuti sotto tutti i punti<br />
di vista. Hanno lasciato una traccia del<br />
loro passaggio e dunque della loro storia.<br />
Lo hanno fatto attraverso la loro<br />
creatività, operosità e diligenza.<br />
Ciò che è scaturito è questo <strong>libro</strong> che<br />
raccoglie una parte di tanti racconti,<br />
poesie, storie, leggende, fiabe e favole …<br />
che li ha visti protagonisti.<br />
Dalla lettura di questo <strong>libro</strong> scoprirete il<br />
mondo visto dagli occhi dei vostri<br />
bambini nel corso di questi anni passati<br />
con noi.<br />
Buona lettura
Un sole di fuoco<br />
Ieri sera ho visto il sole tramontar<br />
lento entrava dentro il mar.<br />
Il sole era bello, rosso e arancione<br />
lo guardavo con ammirazione<br />
nell’acqua si vedeva il riflesso dorato<br />
del sole appena tramontato.<br />
Jacopo
Il sole tramonta<br />
Quando si fa sera<br />
il sole sembra di fuoco,<br />
si tuffa nel mare,<br />
pare mi voglia ingannare.<br />
Sull’acqua i suoi raggi riflettono<br />
nell’oscurità della sera le onde si sentono.<br />
Il sole era assai contento<br />
nel suo viaggio lento.<br />
Alberto
Il papavero<br />
Sono un fiore rosso<br />
proprio rosso<br />
come il mio viso quando sono<br />
imbarazzato.<br />
Rosso come il fuoco<br />
che brucia e da calore ad ogni cuore.<br />
Papavero è il mio nome<br />
e cresco spontaneo come …<br />
le pratoline che, sfiorate dal vento,<br />
mi fanno sentire contento.<br />
Simone
Settembre<br />
sono finite le vacanze,<br />
ricomincia la scuola,<br />
rivediamo gli amici più cari.<br />
Le foglie iniziano a colorarsi<br />
il bosco è variopinto,<br />
gli animali stanchi<br />
si preparano al lungo sonno invernale<br />
Aurora e Arianna<br />
È arrivato settembre<br />
con settembre l’estate se ne va,<br />
l’autunno arriva già.<br />
L’estate si ammala,<br />
il giorno si accorcia,<br />
la notte si allunga.<br />
A settembre il mio compleanno festeggio,<br />
e quello del mio amico un po’ più in là.<br />
La scuola è iniziata<br />
con tanta gioia ci siamo ritrovati.<br />
Tommaso
Sorprese di settembre<br />
La scuola inizia con delle sorprese,<br />
nuove esperienze da fare insieme.<br />
L’autunno arriva con tutto il suo splendore<br />
e noi assaporiamo i frutti di stagione.<br />
Il caldo afoso dell’estate se n’è andato<br />
e il freddo autunnale è arrivato.<br />
Il cielo spesso minaccioso<br />
rende il tempo assai noioso.<br />
Simone e Paolo Mele
Natale<br />
Quest’anno Natale<br />
mi ha fatto un bel dono,<br />
un dono speciale.<br />
Mi ha dato allegria,<br />
canzoni cantate in gran compagnia.<br />
Mi ha dato pensieri,<br />
parole e sorrisi<br />
di amici sinceri.<br />
Dei vecchi regali non voglio più niente,<br />
a ogni Natale solo i sorrisi della gente.<br />
Arianna
La mattina appena aprivo gli occhi , vedevo<br />
là il mio bambolotto, poggiato nella mia<br />
scrivania: biondo con occhi blu, con vestiti<br />
celesti con un coniglietto disegnato e un<br />
colletto di pizzo. Sembrava mi guardasse con<br />
occhi supplichevoli,come per dire accudiscimi<br />
e anche è ora di alzarti! Io mi alzavo e gli<br />
davo il biberon.<br />
Quando rientravo da scuola, lo prendevo<br />
nuovamente in braccio e gli davo da mangiare<br />
e dopo un po’ gli cambiavo il pannolino.<br />
Di pomeriggio quando rientravo dalle<br />
attività lo portavo a passeggio con il suo<br />
passeggino.<br />
La sera se piangeva, capivo che bisognava<br />
cullarlo e così cominciavo a dondolarlo<br />
delicatamente.<br />
Poi lo riprendevo in braccio, gli davo il<br />
biberon e il bacio della buona notte e andavo<br />
a letto pensando che ero stata una vera<br />
mammina.
un giorno una navicella atterrò sulla<br />
Terra. Improvvisamente si aprì la<br />
porta della navicella e una luce<br />
abbagliante illuminò il terreno<br />
intorno.<br />
dalla navicella con un balzo scese una<br />
creatura che aveva la pelle<br />
raggrinzita, gli occhi a mandorla e le<br />
orecchie piccole che parevano tappi<br />
di sughero. La sua voce potente e<br />
nello stesso tempo rauca faceva<br />
paura. La creatura pensava di essere<br />
sulla Luna, ma ad un tratto sentì<br />
chiamare : “Charlie,Charlie dove sei<br />
finito?!” e lui, guardandosi intorno<br />
vide un essere umano che cercava<br />
qualcuno. Spaventato, l’alieno prese<br />
il suo laser che trasformava gli esseri<br />
in gatti, e in un attimo lo trasformò.<br />
Questo gatto era particolare:<br />
aveva<br />
la coda storta, le zampe<br />
piccole, le orecchie<br />
piegate all’insù e gli occhi<br />
sporgenti. era un gatto<br />
bruttissimo, ma all’alieno<br />
piaceva tanto<br />
e quindi lo portò con sé nel<br />
pianeta Marte.<br />
i suoi amici ammiravano il<br />
gatto e desideravano anche<br />
loro avere<br />
il gatto del pianeta Terra.
Lei stava lì, ferma, immobile, rannicchiata sopra l’automobile e mi<br />
guardava con i suoi occhi blu, come la notte stellata. Il suo pelo era<br />
morbido, liscio, di color bianco. Ad un certo punto si alzò, si<br />
stiracchiò, mi fissò con il suo sguardo penetrante e si mise davanti a<br />
me. Io la coccolavo e lei mi contraccambiava accarezzandomi e<br />
alitandomi con il suo respiro caldo. Quando le portai da mangiare,<br />
corse subito da me e mi saltò addosso per vedere cosa c’era nella<br />
ciotola. Cominciò subito a mangiare le crocchette e ogni tanto si<br />
leccava il musetto. Dopo mangiato si sdraiò e si addormentò. Io la<br />
guardavo e mi sembrava un angelo, una vera amica a quattro zampe.
In una notte invernale, nella casa di mia<br />
nonna, entrò un piccolo gattino che si<br />
rifugiò sotto la macchina parcheggiata in<br />
garage.<br />
Il giorno seguente mia nonna si avvicinò al<br />
piccolo gattino che era molto impaurito e le<br />
porse una ciotolina di latte. Piano piano si<br />
avvicinò e io potei osservarlo bene: aveva il<br />
pelo corto, di colore grigio e tremava come<br />
una foglia; aveva grandi occhi di colore<br />
verde, un musetto simpatico ed era molto<br />
pulito, sicuramente chi lo aveva perso aveva<br />
avuto cura di lui. Piano piano cominciò a<br />
fidarsi di noi e ad essere più allegro e a<br />
godersi quell’atmosfera di calma e<br />
tranquillità che regnava a casa di mia<br />
nonna. Dopo qualche giorno decidemmo di<br />
darle un nome e la chiamammo Margot, un<br />
nome che ci ricordava un’altra gatta che<br />
avevamo e che era morta da qualche tempo,<br />
ma che era rimasta nel nostro cuore.
l’orco Peppone<br />
L’orco Peppone era molto grande, di colore<br />
verde come un limone non maturo.<br />
Aveva un carattere socievole e<br />
spaventava tutti. Aveva le orecchie<br />
piccole e squadrate che facevano ridere,<br />
una treccia lunghissima che emanava<br />
un odore sgradevole, puzzava così<br />
tanto che nel villaggio degli orchi lo<br />
chiamavano “Puzzone”<br />
Di solito indossava abiti di colore grigio,<br />
una maglia piena di toppe che<br />
sembrava un cimitero triste e buio<br />
senza fiori. Nei pantaloni si vedevano<br />
dei buchi enormi che facevano<br />
intravedere le sue gambe pelose.<br />
L’orco era sempre triste e se qualcuno gli si<br />
avvicinava per tirargli su il morale, lui<br />
girava la faccia e se ne andava.
Sapori della nostra terra<br />
Con questa raccolta di ricette non vogliamo dimenticare i sapori e profumi di<br />
una volta.<br />
Sono ricette che le nostre nonne e le nostre mamme si sono tramandate nel<br />
tempo e<br />
che ancora oggi preparano e non solo, è un modo per amare e prendersi cura<br />
dei<br />
propri cari e della nostra terra.<br />
Ci auguriamo che questo lavoro sia gradito a tutti coloro che amano la cucina<br />
e che sia<br />
anche uno stimolo per tramandare e riscoprire i prodotti di stagione del<br />
nostro territorio<br />
e le antiche ricette semplici, nutrienti e saporite.
C’era una volta una piovra gigante di nome<br />
Bolla che si era stancata del mare in cui<br />
abitava, non voleva più frequentare nè le<br />
stesse piovre e neppure i soliti coralli.<br />
Decise quindi di andare alla ricerca di una<br />
nuova avventura e di cercare il “ “mitico<br />
Titanic”. Infatti, molti pesci raccontavano<br />
storie misteriose riguardo il Titanic, e lei era<br />
curiosa di scoprirle.<br />
“Chi ti ha raccontato una simile<br />
baggianata?” Le chiese il padre,<br />
preoccupato per la sorte della figlia.<br />
“Non ho mai visto una piovra mettersi in<br />
viaggio per mari sconosciuti! Non pensi a<br />
quando arriverà nei ghiacciai? Muoviti<br />
invece e vai ad aiutare tua madre a<br />
sistemare la tana!”<br />
La povera Bolla, ubbidì, ma pensava<br />
sempre ad allontanarsi da quell’ambiente.<br />
Una sera, subito dopo il tramonto del sole,<br />
Bolla lasciò la sua tana e cominciò a<br />
nuotare verso l’ oceano. Le sembrava che il<br />
battito del suo cuore rimbalzasse ingigantito<br />
come un eco contro le rocce di pietra scura.<br />
“Ce la farò”, ripeteva tra sé e sé. Cercando di farsi<br />
coraggio, mentre tutto intorno si faceva sempre<br />
più buio. “Gliela farò vedere io a quei fifoni dei<br />
miei amici”, pensava, visto che l’avevano sempre<br />
presa in giro.<br />
Un vecchio cavalluccio, poggiato su un corallo,<br />
vide tutto e la mattina successiva si diresse in<br />
cerca della piovra, immaginando che fosse in<br />
pericolo. Dopo poco tempo, la piovra trovò il<br />
“mitico Titanic” e il cavalluccio vedendola felice<br />
rimase con lei e insieme vissero felici e contenti.
Seconda guerra mondiale<br />
Mio bisnonno, si chiama<br />
Luciano Santilli e negli anni<br />
quaranta era telegrafista nel<br />
reggimento italiano, accampato<br />
a Villamar.<br />
Infatti, all’epoca le<br />
comunicazioni avvenivano con il<br />
telegrafo che era l’unico mezzo<br />
di comunicazione fra basi.<br />
All’epoca il cibo era razzionato:<br />
farina, zucchero e caffe ed altri<br />
alimenti venivano distribuiti alle<br />
famiglie alle quali era proibito<br />
averne in quantità maggiori di<br />
quelle stabilite.<br />
I tedeschi che erano accampati a<br />
Villanovafranca e vicino a<br />
Lunamatrona, periodicamente<br />
passavano nelle case a ispezionare per<br />
verificare che nessuno infrangesse le<br />
regole. Se trovavano quantità maggiori<br />
di cibo, venivano sequestrati o peggio le<br />
persone venivano messe in prigione.<br />
Essendoci a Villamar e nei dintorni<br />
accampamenti di italiani e di tedeschi,<br />
Succedeva che se un aereo nemico<br />
veniva abbattuto, l’equipaggio moriva<br />
E talvolta si salvava e veniva fatto<br />
pigioniero.<br />
Qualche anno fa un pilota inglese<br />
sopravvissuto è venuto a Villamar a<br />
vedere i luoghi che era fatto prigioniero.
LE LEGGENDE DELLA SARDEGNA<br />
DAL NOSTRO PUNTO DI VISTA …
La leggenda del Golfo degli Angeli<br />
Un giorno,due angeli custodi che erano<br />
riusciti a convincere i propri protetti a<br />
far finire una guerra,tornarono<br />
trionfanti da Dio che diede loro come<br />
ricompensa un ‘ isola pacifica dove<br />
potersi divertire. Gli angeli scesero<br />
euforici sulla Terra e trovarono l’’isola<br />
di cui aveva parlato il Signore e così si<br />
stabilirono li dividendosi il territorio.<br />
Uno degli angeli un giorno,mentre il<br />
sole tramontava, volava per scoprire<br />
cose nuove su quell’’ isola. Si ritrovò<br />
nella parte meridionale dell’isola, in un<br />
golfo dove il sole creava dei suggestivi<br />
giochi di luce. Così decise di chiamare<br />
l’altro angelo per mostrarglielo.<br />
Quando l’altro angelo lo vide rimase<br />
senza fiato e propose all’’amico di fare<br />
una gara per chi avrebbe vissuto li.
La gara consisteva nell’’ avvicinarsi di più<br />
al sole. Vinse l’angelo che aveva<br />
scoperto il luogo e l’altro angelo<br />
infuriato,diventò rosso dalla rabbia, le<br />
spuntarono le corna in testa,la tunica<br />
candida sparì nel nulla e il mento le<br />
divenne aguzzo; era diventato un<br />
diavolo. Esso si sedette a cavalcioni su<br />
un promontorio e furioso iniziò a<br />
dibattersi selvaggiamente,la roccia si<br />
aprì e il diavolo sprofondò negli inferi.<br />
Quando la roccia si richiuse rimase la<br />
forma di una sella e da allora venne<br />
chiamata “la sella del diavolo”.<br />
L’angelo tornò in paradiso da Dio<br />
lasciando ai sardi quel angolo<br />
meraviglioso.
IL GOLFO DEGLI ANGELI<br />
Tanto tempo fa, in un’isola abitata da<br />
molti angeli c’era un golfo bellissimo.<br />
Quest’isola era come un secondo paradiso e<br />
gli angeli erano molto contenti di<br />
abitarci. Non molto lontano, c’era<br />
un’altra terra abitata da giganti che<br />
erano costretti a lavorare sempre. Un<br />
giorno però, il diavolo Lucifero che era<br />
molto amico dei giganti e nemico degli<br />
angeli invitò i giganti a venire con lui<br />
nell’isola e scacciare gli angeli.
Arrivarono nell’isola e scatenarono una guerra, gli angeli si aiutarono a<br />
vicenda e riuscirono a sconfiggere i giganti e il diavolo. Lucifero, pieno di<br />
rabbia, lanciò la sella del suo cavallo verso il golfo e così ancora oggi su<br />
quel colle si può ammirare la forma della sella del diavolo
Leggenda del Golfo Aranci<br />
Tanto tempo fa in Gallura c’era un paesello<br />
Abitato da gente buona, ma molto povera,<br />
talmente povera che certi giorni non avevano<br />
neppure cibo per sfamarsi.<br />
Demetra, la dea greca del raccolto, ebbe pietà<br />
di loro e fece piovere arance sulle acque del<br />
golfo. Tutti gli abitanti del villaggio<br />
andarono nel golfo e riempirono le ceste di<br />
quei frutti succosi.<br />
Assaggiandoli trovarono le arancia davvero<br />
squisite e così decisero di piantare alcuni semi.<br />
Crebbero tanti aranci carichi di frutti che si<br />
rispecchiavano sulle acque del golfo creando<br />
dei riflessi arancioni.<br />
Gli abitanti del villaggio ringraziarono<br />
Demetra per il miracolo che aveva fatto<br />
e chiamarono il golfo: “ Golfo Aranci”.
Golfo Aranci<br />
( leggenda )<br />
A quest’oggi i bambini fanno molte domande…<br />
Un bambino passeggiando sulla bellissima<br />
spiaggia di Golfo Aranci con il nonno gli<br />
chiede:- Perché si chiama così?<br />
Il nonno risponde:<br />
- Non conosci l’antica leggenda?<br />
- No, risponde il bambino.<br />
L’antica leggenda narra che tanto, tanto tempo<br />
fa ci fu una tempesta fortissima che portò nel<br />
mare a ridosso di Capo Figari, arbusti, semi,<br />
foglie, noccioli… Il golfo venne poi ripulito.<br />
Però, dopo un po’ di tempo ci si accorse che a<br />
ridosso del golfo stavano germogliando delle<br />
piantine.
Gli abitanti curiosi attesero la<br />
crescita<br />
degli alberelli e la maturazione dei<br />
frutti.<br />
Erano dei frutti color oro che si<br />
riflettevano nelle acque del golfo,<br />
dando<br />
la sensazione di un mare con dei<br />
riflessi<br />
dorati.<br />
Venne per questo dato il nome di “<br />
Golfo<br />
Aranci “ proprio in onore dei frutti<br />
dorati che si rispecchiavano sulle<br />
limpide<br />
acque del golfo.
Leggenda<br />
IL GOLFO DEGLI ARANCI<br />
Narra una leggenda che molti anni fa,<br />
nella Gallura si soffriva la fame e la siccità.<br />
Si sperava che delle navi spagnole<br />
Approdassero per portare del cibo e dell’acqua.<br />
Un giorno arrivò, all’improvviso, una brutta<br />
tempesta che in Gallura non si era mai vista.<br />
Gli abitanti terrorizzati non sapendo cosa<br />
fare si rifugiarono nei boschi. All’alba molti<br />
pastori si svegliarono e andarono a valle per<br />
pascolare le pecore, ma … notarono qualcosa<br />
di strano, il golfo da blu era diventato<br />
arancione.<br />
I pastori felici della sorpresa si<br />
riempirono le bisacce di arance e<br />
salirono in montagna raccontando<br />
che era stato un dono del cielo.
LA LEGGENDA DEL LAGO DI<br />
BARATZ<br />
Sulla costa della Sardegna a nord di Alghero,<br />
viveva , in un piccolo paesino, un popolo molto<br />
tranquillo. Tra gli abitanti c’era un giovane<br />
chiamato Baratz, era considerato un eroe da<br />
tutti, perché salvava la gente da ogni tipo di<br />
pericolo.<br />
Un giorno un bambino si tuffò sul lago del<br />
paese per cercare pietroline colorate.<br />
Ad un certo punto, la sua maglietta<br />
s’ incastrò su un ramoscello di un<br />
albero che sporgeva sulle rive del<br />
lago. Il bambino si mise a gridare<br />
disperato.<br />
Il giovane Baratz, che si trovava nei<br />
dintorni, sentì le urla e corse ad<br />
aiutarlo.<br />
Si buttò in acqua e lo salvò.<br />
Da quel giorno gli abitanti del<br />
piccolo paese, chiamarono quello<br />
specchio d’acqua “lago di Baratz “.
Leggenda<br />
IL LAGO BARATZ<br />
Tanto tempo fa, in un piccolo paese denominato<br />
Baratz, nelle vicinanze di Alghero, c’era un<br />
vulcano sempre pronto ad eruttare. Gli abitanti<br />
pregavano tanto il Signore perché facesse in<br />
modo che il vulcano restasse inattivo. Un bel<br />
giorno, però, nonostante le preghiere il vulcano<br />
cominciò a eruttare. Gli abitanti, in preda al<br />
panico, non sapendo cosa fare, continuavano a<br />
pregare. Ma ahimè, la preghiera non servì a<br />
molto, la lava carbonizzò tutto, non lasciò<br />
niente e nessuno. Il giorno dopo si scatenò un<br />
forte temporale che durò parecchi giorni.<br />
Cadde tanta acqua, il cratere del<br />
vulcano si riempì, si formò un lago<br />
naturale che fu chiamato Baratz.