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Rivista "Agricoltura" Regione Piemonte - n° 92, giugno 2017

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GESTIONE DI ELEMENTI<br />

NATURALIFORMI<br />

DELL’AGROECOSISTEMA<br />

10.1.7<br />

Al fine di contrastare la semplificazione<br />

del territorio rurale, la riduzione della<br />

sua diversità biologica e il deterioramento<br />

del paesaggio, l’operazione finanzia la gestione<br />

di formazioni vegetali (siepi, filari,<br />

boschetti, alberi isolati) e aree umide, la<br />

realizzazione di colture a perdere per l’alimentazione<br />

della fauna selvatica e di fasce<br />

inerbite ai margini delle coltivazioni.<br />

In particolare, l’azione 10.1.7/2 (coltivazioni<br />

a perdere) riguarda terreni ove non<br />

è praticata la caccia, investiti a seminativi<br />

nei cinque anni precedenti l’assunzione<br />

dell’impegno, e richiede di effettuare coltivazioni<br />

da lasciare in campo non raccolte,<br />

a disposizione della fauna selvatica, almeno<br />

fino al 30 settembre dell’anno successivo<br />

in caso di semina autunnale e almeno<br />

fino al 1° marzo dell’anno successivo in<br />

caso di semina primaverile. Le colture a<br />

perdere non devono essere sottoposte a<br />

fertilizzazioni con concimi di sintesi o a<br />

trattamenti con fitofarmaci e devono essere<br />

realizzate in parcelle o a strisce, anche<br />

fra loro affiancate, cascuna delle quali di<br />

estensione compresa fra 500 e 4.000 mq e<br />

di almeno 10 m larghezza.<br />

Sui terreni oggetto dell’intervento devono<br />

essere coltivate almeno due fra le seguenti<br />

colture: frumento tenero, frumento<br />

duro, segale, orzo, avena, grano saraceno,<br />

mais, sorgo, miglio, panico, erba medica,<br />

trifoglio, veccia, colza, ravizzone, girasole.<br />

Nelle singole parcelle o strisce marginali<br />

può essere presente anche una sola<br />

coltura. A partire dal secondo anno di<br />

impegno, le colture a semina autunnale<br />

devono rappresentare nel loro insieme almeno<br />

un quarto della superficie oggetto<br />

di impegno, così come le colture a semina<br />

primaverile. Le coltivazioni a perdere devono<br />

presentare una densità pari a quella<br />

ordinariamente adottata per scopi produttivi<br />

e, pur senza ricorrere al diserbo chimico,<br />

ne deve essere curato il buon esito<br />

affinché possano fornire un effettivo contributo<br />

allo sviluppo della fauna selvatica.<br />

Durante il periodo di impegno è possibile<br />

variare le particelle catastali oggetto di intervento.<br />

L’importo annuale del sostegno è<br />

di 1.000 euro/ha (250 euro/ha per le colture<br />

a perdere utilizzate come EFA).<br />

L’azione 10.1.7/3 (Gestione di fasce inerbite<br />

ai margini dei campi) richiede di realizzare<br />

ai margini di appezzamenti coltivati<br />

superfici permanentemente inerbite sotto<br />

forma di fasce di 5-10 metri di larghezza<br />

e/o di appezzamenti di non più di 4.000<br />

mq di estensione, situati ad almeno 30<br />

metri di distanza l’uno dall’altro, attraverso<br />

la semina di un miscuglio comprendente<br />

leguminose quali trifogli, medica,<br />

lupinella, ginestrino; gestire le superfici<br />

oggetto di impegno mediante sfalci e/o<br />

trinciature, evitando il periodo compreso<br />

fra il 1° marzo e il 31 luglio di ogni anno al<br />

fine di non compromettere la riproduzione<br />

della fauna selvatica. Sono comunque<br />

fatte salve le prescrizioni vigenti nelle aree<br />

“Natura 2000”. Le fasce inerbite devono<br />

essere ben distinguibili dalle superfici coltivate<br />

con finalità produttiva sul medesimo<br />

appezzamento. L’importo annuale del<br />

sostegno è di 1.000 euro/ha (80 euro/ha se<br />

utilizzate come EFA o soggette al vincolo<br />

di condizionalità BCAA1).<br />

Agricoltura <strong>92</strong><br />

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