Rivista "Agricoltura" Regione Piemonte - n° 92, giugno 2017
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Luciano Scudo (Titolare)<br />
SEMINA SU SODO, UNA SCELTA VINCENTE<br />
VIA ALESSANDRIA 10,<br />
15040 CUCCARO<br />
MONFERRATO (AL)<br />
Ci racconta in breve la storia della sua azienda?<br />
Mi sono insediato come agricoltore grazie al bando regionale “insediamento giovani” nel 1989 qui a<br />
Cuccaro Monferrato (AL). Attualmente gestisco 100 ha di terreno coltivato a cereali vernini, leguminose<br />
da granella, prato, sorgo e mais. Un tempo coltivavamo anche erba medica ma oggi i costi sono<br />
troppo elevati e non è più redditizio.<br />
Quando è iniziata la sua esperienza con il Programma di sviluppo rurale?<br />
Nel 2009 grazie al PSR 2007-2013 ho potuto acquistare una macchina seminatrice su sodo.<br />
La semina su sodo (una tecnica agronomica conservativa di gestione del suolo che prevede<br />
di non lavorare il terreno investito con le coltivazioni erbacee, mantenendolo sempre coperto<br />
anche tramite l’uso di cover-crops, allo scopo di mantenere e migliorare la dotazione di<br />
sostanza organica e la struttura fisica del terreno con positive ricadute sulla fertilità, la biodiversità<br />
e il minor rischio di erosione - n.d.r.), fu una scommessa, principalmente dettata<br />
dall’andamento negativo del mercato dei cereali, che mi ha obbligato a cercare di abbattere<br />
i costi di produzione delle coltivazioni erbacee di pieno campo, e dal deterioramento dei<br />
suoli, che vedevo peggiorare a causa del compattamento generato dalle macchine usate<br />
per la lavorazione e la trebbiatura Così mi sono detto: perché non provare a fare qualcosa<br />
di diverso dal solito?<br />
Quali sono stati i risultati della semina su sodo?<br />
Nel mio caso, sono stati estremamente positivi: grazie all’adozione delle tecniche di semina su sodo,<br />
la mia azienda consuma meno gasolio e grazie alle cover crop e alle leguminose in rotazione anche<br />
meno concime; migliorando la struttura del terreno, si sono anche ridotti gli effetti negativi dell’erosione,<br />
aspetto importante in zona collinare, ed è migliorata la capacità di trattenere l’acqua.<br />
Oggi, dopo 8-9 anni di pratica, mi sento di consigliarla, anche se ovviamente ci sono state annate più<br />
o meno positive, soprattutto in relazione all’andamento delle piogge e alla disponibilità di acqua, che<br />
qui nel Monferrato è sempre molto scarsa. Quando ho comprato la seminatrice da sodo sono andato<br />
dal costruttore in Brasile e laggiù, grazie alle piogge e al clima tropicale, possono raccogliere anche<br />
4-5 volte l’anno e la coltivazione su sodo è molto performante.<br />
Avete preso parte anche al progetto “Helpsoil”?<br />
Sì, tramite un collega sono venuto a conoscenza del progetto europeo LIFE+ HelpSoil, (della durata<br />
di 4 anni 2013-<strong>2017</strong>, il progetto ha testato in 20 aziende agricole del bacino padano-veneto tecniche<br />
innovative di gestione dei terreni agricoli, allo scopo di migliorare la funzionalità dei suoli agrari, contribuendo<br />
alla resilienza e all’adattamento al cambiamento climatico, n.d.r.) e vi ho partecipato. E’ stata<br />
un’esperienza molto arricchente, grazie soprattutto alle visite di studio per tecnici ed agricoltori condotte<br />
in Umbria, Puglia e Francia presso aziende che già adottano la semina su sodo, e alla possibilità di<br />
mettere in comune i problemi e le soluzioni tecniche testate in azienda, ad esempio sulla gestione delle<br />
cover-crop , che insieme alla gestione delle infestanti è uno degli aspetti più delicati da gestire.<br />
Quali sono i suoi progetti futuri?<br />
Abbiamo presentato domanda sull’operazione 10.1.3 “Tecniche di agricoltura conservativa” del PSR<br />
2014-2020, in modo da poter approfondire l’esperienza della gestione su sodo: gli impegni quinquennali<br />
dell’Azione 2 riguardano infatti effettuare la semina diretta su sodo (o la lavorazione in<br />
bande per le colture in cui la distanza tra le file è di almeno 40 cm) senza effettuare lavorazioni né<br />
ripuntature, e mantenere il suolo coperto, ad esempio lasciando in superficie i residui colturali Per<br />
trovare anche nuove opportunità commerciali, quest’anno oltre alle classiche colture cerealicole abbiamo<br />
provato a seminare con le tecniche di sodo il grano saraceno, dopo un’esperienza non positiva<br />
con la quinoa… ma al momento è ancora troppo presto per raccontare come è andata!<br />
Che considerazioni si sente di fare circa la sua esperienza?<br />
Da un lato, senza il finanziamento del PSR, non mi sarei avventurato in questa esperienza, che come<br />
detto considero molto positiva. Dall’altro lato, a volte ci si sente un po’ dei pionieri a praticare queste<br />
tecniche conservative, e bisogna far fronte sia allo scetticismo dei colleghi, sia alla oggettiva difficoltà<br />
ad ottenere un supporto tecnico qualificato, che su tecniche evolute e complesse come questa sono<br />
estremamente importanti, soprattutto nei primi anni di adozione.