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COLTIVAZIONE BIOLOGICA DEI SEMINATIVI - IFES

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ES/07/LLP-LdV/TOI/149026<br />

<strong>COLTIVAZIONE</strong> <strong>BIOLOGICA</strong><br />

<strong>DEI</strong> <strong>SEMINATIVI</strong><br />

Edizione italiana<br />

a cura di Biocert


<strong>COLTIVAZIONE</strong> <strong>BIOLOGICA</strong><br />

<strong>DEI</strong> <strong>SEMINATIVI</strong><br />

Edizione italiana<br />

a cura di Biocert


Il presente manuale è stato elaborato nell’ambito del<br />

Programma comunitario per l’apprendimento permanente<br />

Progetto multilaterale di trasferimento dell’innovazione Leonardo da Vinci<br />

ECOLEARNING - ES/07/LLP-LdV/TOI/149026<br />

La versione italiana è stata curata da:<br />

© BIOCERT Associazione<br />

Via Tasso 169 i – 80127 Napoli – Italia<br />

Tel. +39 081 7613830 Fax 081 7612734<br />

biocert@biocert.it<br />

www.biocert.it<br />

Edizioni Biocert – Napoli, 2008<br />

Il presente progetto è finanziato con il<br />

sostegno della Commissione europea.<br />

L'autore è il solo responsabile di questa<br />

pubblicazione e la Commissione declina ogni<br />

responsabilità sull'uso che potrà essere fatto<br />

delle informazioni in essa contenute.


INDICE<br />

INTRODUZIONE ………………..……………………………………… 7<br />

CAPITOLO 1. GESTIONE DI UN’AZIENDA AGRICOLA <strong>BIOLOGICA</strong> .. 10<br />

1.1. Supervisione e controllo dell’applicazione della<br />

normativa vigente …………………………………...…… 10<br />

1.1.a Conversione al biologico di un’azienda agricola<br />

1.1.b Certificazione biologica (nel rispetto della<br />

normativa comunitaria e degli standard IFOAM)<br />

1.1.c Rapporti formali con l’Ente di certificazione<br />

1.1.d Misure di sostegno al biologico<br />

1.2. Pianificazione della produzione, monitoraggio e<br />

Controllo ……………………………………………………. 28<br />

1.2.a Storia colturale del sito<br />

1.2.b Valutazione delle esigenze colturali<br />

1.2.c Controllo fitosanitario e fabbisogno nutrizionale<br />

CAPITOLO 2. COMMERCIALIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI<br />

DA AGRICOLTURA <strong>BIOLOGICA</strong> …………………. 36<br />

2.1. Pianificazione e gestione degli acquisti ……………… 40<br />

2.1.a Scelta dei fornitori<br />

2.1.b Scelta dei canali di approvvigionamento<br />

2.2. Commercializzazione delle produzioni aziendali …… 43<br />

2.2.a Scelta dei clienti<br />

2.2.b Come vendere il prodotto da agricoltura biologica<br />

CAPITOLO 3. <strong>COLTIVAZIONE</strong> <strong>BIOLOGICA</strong> <strong>DEI</strong> <strong>SEMINATIVI</strong> ...... 52<br />

3.1 Rotazioni colturali – Creare un sistema di diversità<br />

3.1.a Diversità e varietà<br />

3.1.b Molti elementi da combinare tra loro<br />

3.1.b.i Rotazione colturale bilanciata<br />

3.1.b.ii Effetti della precessione colturale e<br />

caratteristiche delle coltivazioni


3.1.c Prato pascolo alla base della rotazione colturale<br />

3.2 Il suolo – una risorsa rinnovabile ……………………… 59<br />

3.2.a Organismi del suolo e loro processi vitali<br />

3.2.a.i La fauna del suolo<br />

3.2.a.ii La microflora del suolo<br />

3.2.b Le radici e lo sviluppo dell’apparato radicale<br />

3.2.b.i Sviluppo della radice<br />

3.2.b.ii Interazione tra radice e microrganismi<br />

3.2.c Decomposizione della materia organica<br />

3.2.c.i Ricambio dell’azoto nel suolo<br />

3.2.c.ii Effetto del rapporto carbonio/azoto sul<br />

ciclo dell’azoto<br />

3.2.c.iii Influenza dell’humus sulle colture<br />

3.2.d Influenza della struttura del suolo sullo<br />

sviluppo di radici e microrganismi<br />

3.2.d.i PH e misura del livello di acidità<br />

3.2.d.ii Formazione degli aggregati e struttura del<br />

suolo<br />

3.2.d.iii L’effetto delle pratiche colturali sulla<br />

vita e la struttura del suolo<br />

3.3 Nutrienti della pianta – Circolazione e gestione …….. 82<br />

3.3.a L’importanza dell’approccio olistico<br />

3.3.b Relazioni con il suolo<br />

3.3.c Il ruolo centrale delle colture azoto-fissatrici<br />

3.3.d La circolazione delle sostanze nutrienti deve<br />

aumentare<br />

3.3.e Bilancio nutrizionale delle piante e programma di<br />

fertilizzazione<br />

3.3.e.i Bilancio nutrizionale delle piante come<br />

base delle decisioni gestionali<br />

3.3.f Valutazione delle precessioni colturali ed<br />

elaborazione del piano di rotazione<br />

3.3.f.i La capacità delle colture di utilizzare i<br />

nutrienti<br />

3.3.f.ii Importanza delle precessioni colturali<br />

3.4 Flora spontanea – Ecologia e strategia ………………. 90<br />

3.4.a Ci sono più infestanti nei terreni biologici?<br />

3.4.b Biologia delle infestanti<br />

3.4.c La flora spontanea può essere assecondata o<br />

scoraggiata<br />

3.4.c.i Competizione tra colture e flora spontanea


3.5 Cereali – Produrre per un mercato di qualità ............... 96<br />

3.5.a Incremento della fertilità e sviluppo della struttura<br />

3.5.b Fattibilità economica<br />

3.5.c Condizioni necessarie per la coltivazione biologica<br />

dei cereali<br />

3.5.c.i Tipo di suolo, stato dei nutrienti e<br />

precessione colturale<br />

3.5.c.ii La situazione delle infestanti<br />

3.5.c.iii Utilizzare il letame dove ce n’è bisogno<br />

3.5.c.iiii Semi biologici sani per la coltivazione<br />

biologica<br />

3.5.c.iiiii Scelta della varietà<br />

3.5.d Varietà dei semi nella pratica<br />

3.5.d.i Segale<br />

3.5.d.ii Grano duro<br />

3.5.d.iii Grano tenero<br />

3.5.d.iiii Avena<br />

3.5.d.iiiii Orzo<br />

3.5.e Coltivare per ottenere alimenti di alta qualità<br />

3.5.e.i Evitare le tossine provocate dal Fusarium<br />

3.5.e.ii Limitare la presenza di Segale cornuta<br />

3.5.f Mercato ed aspetti economici<br />

3.5.f.i Un mercato ridotto ma in crescita<br />

3.5.f.ii Coltivare per un mercato di qualità<br />

3.5.f.iii L’importanza del profitto complessivo<br />

3.5.f.iiii Comparazione dei costi<br />

GLOSSARIO ………………………………………...………………… 119<br />

BIBLIOGRAFIA / SITI INTERNET ................................................. 132


INTRODUZIONE<br />

Questo manuale rappresenta l’adattamento e l’evoluzione del lavoro<br />

realizzato nel 2006 con il progetto comunitario Leonardo da Vinci<br />

“Forecologia” (numero di riferimento ES/03/B/F/PP-149080). La<br />

presente versione è il frutto del lavoro di un team di esperti<br />

appartenenti ad organizzazioni di diversi Paesi europei: Spagna<br />

(<strong>IFES</strong>-Instituto de Formación y Estudios Sociales, UPA-Unión de<br />

Pequeños Agricultores y Ganaderos, Formación 2020 S.A.), Bulgaria<br />

(AGROLINK), Italia (Associazione Biocert), Svezia (STPKC-Swedish<br />

TelePedagogic Knowledge Center), Germania (BFW - Centro di<br />

Competenza Europa), Portogallo (Escola Superior Agrária de Ponte<br />

de Lima), Romania (ARAD-Associazione rumena per l’agricoltura<br />

sostenibile), Ungheria (MÖGÉRT-Associazione Ungherese per<br />

l’Agricoltura biologica).<br />

Il manuale è stato messo a punto nell’ambito del progetto comunitario<br />

per l’apprendimento permanente Leonardo da Vinci “Ecolearning”<br />

(numero di riferimento ES/07/LLP-LdV/TOI/149026).<br />

I principali destinatari di questo manuale sono quindi i lavoratori<br />

professionisti del settore agricolo, con particolare riguardo ai titolari<br />

delle piccole imprese. Si tratta pertanto di materiale formativo<br />

destinato alla riqualificazione professionale ed alla formazione<br />

continua degli addetti del settore primario.<br />

I contenuti del presente manuale sono i seguenti:<br />

1. il primo capitolo è dedicato alle problematiche gestionali e<br />

tratta gli aspetti della conversione aziendale al biologico, della<br />

certificazione delle produzioni sulla base della normativa europea<br />

e degli standards IFOAM, l’attività degli Enti di certificazione, la<br />

tracciabilità e la certificazione di filiera, gli strumenti di supporto<br />

alle attività delle aziende agricole biologiche.<br />

Poichè l’agricoltura biologica richiede una particolare cura nella<br />

programmazione della produzione, questo capitolo si sofferma<br />

anche sullo studio del contesto territoriale in cui si svolge l’attività,<br />

e sull’analisi della storia del sito e delle sue peculiarità e<br />

problematicità.<br />

2. Un secondo capitolo tratta la pianificazione e la gestione<br />

degli acquisti (in considerazione del fatto che tutti gli inputs<br />

devono a loro volta essere prodotti con il metodo biologico) e la<br />

scelta dei canali di approvvigionamento.<br />

Vengono inoltre fornite le nozioni fondamentali sulla<br />

commercializzazione delle produzioni biologiche,<br />

dall’individuazione della clientela alla scelta dei canali di<br />

distribuzione.<br />

7


3. Il terzo capitolo tratta gli aspetti specifici della coltivazione<br />

biologica dei seminativi, quali l’impostazione delle rotazioni<br />

colturali, le tecniche di conservazione del suolo, la gestione della<br />

fertilità, la difesa fitosanitaria, il contenimento della flora<br />

spontanea e tutte le altre principali problematiche connesse alla<br />

gestione integrata dell’agro-eco-sistema.<br />

Il contenuto di questo capitolo è stato scritto dall’agronoma<br />

svedese Inger Källander, dal 1994 presidentessa<br />

dell’associazione degli agricoltori svedesi ed agricoltore biologico<br />

sin dal 1973. La dott.ssa Källander è anche una formatrice.<br />

4. Chiude il manuale un glossario con i principali termini utilizzati in<br />

agricoltura biologica.<br />

8


CAPITOLO 1. GESTIONE DI UN’AZIENDA AGRICOLA <strong>BIOLOGICA</strong><br />

1.1 Supervisione e controllo dell’applicazione della normativa vigente.<br />

La normativa europea sull’agricoltura biologica apre nuove strade per<br />

i produttori agricoli, consentendo lo sviluppo di un’agricoltura<br />

rispettosa dell’ambiente, in grado di ottenere alimenti sicuri e di<br />

qualità. Il primo regolamento comunitario che ha disciplinato in modo<br />

completo ed univoco, per tutti i Paesi dell’Unione Europea, il metodo<br />

di produzione biologico degli alimenti è stato il Reg. CEE n° 2092/91.<br />

Dopo una lunga serie di aggiornamenti ed integrazioni, Il regolamento<br />

è stato sostituito dalla normativa entrata in vigore il 1° gennaio 2009,<br />

costituita dal Reg. CE 834/2007 22 e dalle norme attuative contenute<br />

nel Reg. CE n° 889/2008 23 .<br />

22<br />

Regolamento (CE) N. 834/2007 del Consiglio del 28 giugno 2007,<br />

pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea n. L 189/1 del<br />

20.07.2007, relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti<br />

biologici e che abroga il Regolamento (CEE) n° 2092/91.<br />

23<br />

Regolamento (CE) N. 889/2008 della Commissione del 5 settembre 2008,<br />

pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea n. L 250/1 del<br />

18.09.2008, recante modalità di applicazione del regolamento (CE) n.<br />

834/2007 del Consiglio relativo alla produzione biologica e all'etichettatura dei<br />

prodotti biologici, per quanto riguarda la produzione biologica, l'etichettatura e<br />

i controlli.<br />

10


E’ inoltre da evidenziare che stiamo parlando di un sistema fondato su<br />

base volontaria, il cui logo può essere usato in aggiunta ad altri<br />

marchi, pubblici o privati, che servano ad identificare le produzioni da<br />

agricoltura biologica. In tutta l’Unione Europea per etichettare come<br />

biologico un prodotto, esso deve innanzitutto essere conforme al<br />

dettato normativo, che ne stabilisce i requisiti minimi per la<br />

produzione, trasformazione ed importazione da Paesi terzi, comprese<br />

le procedure per il controllo e la certificazione, l’etichettatura e la<br />

commercializzazione. Questo tipo di etichettatura potrà essere<br />

utilizzata solo da quei produttori i cui sistemi produttivi e le cui<br />

produzioni siano state controllate e dichiarate conformi alla normativa<br />

comunitaria. Un primo logo che contraddistingue le produzioni da<br />

agricoltura biologica è stato definito a livello europeo sin dall’anno<br />

2000. La nuova normativa dispone però l’istituzione di un nuovo logo,<br />

che sarà in seguito definito e diverrà obbligatorio a partire dal 1° luglio<br />

2010 (Reg. CE N° 967/2008 24 ). Il logo può essere applicato<br />

esclusivamente sui prodotti trasformati in cui almeno il 95% degli<br />

ingredienti provenga a sua volta da agricoltura biologica, e la cui<br />

lavorazione, confezionamento ed etichettatura siano avvenute<br />

nell’Unione Europea o in un Paese con un sistema di certificazione<br />

equivalente a quello europeo.<br />

Immagine 1: vecchio logo europeo per le produzioni da agricoltura biologica<br />

24 Regolamento (CE) N. 967/2008 del Consiglio del 29 settembre 2008,<br />

pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea n. L 264/1 del<br />

3.10.2008, recante modifica del regolamento (CE) n. 834/2007 relativo alla<br />

produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici.<br />

11


Il successo del biologico è legato proprio al sistema europeo di<br />

certificazione, che garantisce una tracciabilità totale del prodotto. La<br />

Commissione Europea considera una priorità assoluta della<br />

tracciabilità (la possibilità di seguire il percorso di un prodotto dalla<br />

fase iniziale di produzione alla vendita e viceversa). Sin dal gennaio<br />

2005, con il Regolamento comunitario n° 178/2002, è divenuta<br />

obbligatoria per le aziende alimentari l’adozione di un sistema di<br />

tracciabilità. La normative stabilisce anche i principi ed i requisiti<br />

generali della legislazione alimentare, istituisce l'Autorità europea per<br />

la sicurezza alimentare e fissa le procedure nel campo della sicurezza<br />

alimentare.<br />

La tracciabilità assume un’importanza sempre maggiore per gli<br />

operatori della filiera agroalimentare, le istituzioni ed i consumatori, in<br />

relazione alla sicurezza alimentare (basti pensare alla crisi della BSE)<br />

ed alla “garanzia della provenienza” (ad es. garanzia della non<br />

contaminazione con OGM). Un sistema efficace di tracciabilità<br />

consente inoltre di prendere rapidamente decisioni e contromisure nel<br />

caso di emergenze sanitarie lungo la filiera agroalimentare,<br />

consentendo l’individuazione delle cause (si parla infatti di<br />

“tracciabilità delle responsabilità”).<br />

La tracciabilità di filiera comporta la raccolta dei dati “dal campo alla<br />

tavola”, al fine di comprendere le variabili produttive e qualitative, il<br />

comportamento del prodotto durante la sua conservazione, il controllo<br />

dei costi di produzione, le responsabilità interne (operatori) ed esterne<br />

(clienti e fornitori). Tale massa di informazioni deve essere gestita<br />

mediante veri e propri “sistemi informativi di filiera” con vari punti di<br />

accesso (al pubblico, all’autorità sanitaria e agli organismi di<br />

certificazione, ai responsabili tecnici e al management aziendale)<br />

nell’ottica di una precisa volontà di trasparenza, per consolidare il<br />

rapporto di fiducia con tutti gli operatori della filiera produttiva e<br />

distributiva e con il consumatore finale. Per raggiungere questi<br />

obiettivi i documenti principali da predisporre sono:<br />

a) il Disciplinare Tecnico (o Manuale) di tracciabilità della filiera, il<br />

cui principio è quello di scrivere tutto ciò che si fa (… e poi fare<br />

quello che si è scritto!) per garantire la tracciabilità della filiera.<br />

b) il Sistema Documentale che è composto da procedure operative,<br />

procedure tecniche, istruzioni di lavoro e modulistica che le singole<br />

aziende della filiera devono adottare per garantire il corretto<br />

funzionamento del sistema di tracciabilità.<br />

12


c) lo Schema di Certificazione che indica le regole tramite le quali<br />

l’organismo di controllo e gli operatori di filiera si interfacciano per<br />

garantire la conformità del prodotto alla norma di riferimento.<br />

d) il Diagramma di Flusso che rappresenta lo schema in cui si<br />

individuano le varie fasi da cui è composto il processo produttivo e<br />

si evidenziano i punti critici per la perdita di tracciabilità; è quindi il<br />

documento che descrive la storia di una unità di prodotto (intesa<br />

come il lotto minimo che si avvicini il più possibile alla singola<br />

confezione di prodotto).<br />

e) il Piano dei Controlli, documento che ordina tipo e modalità delle<br />

operazioni da effettuare per la verifica delle specifiche del prodotto<br />

durante il ciclo produttivo (prelievo campioni, analisi chimiche,<br />

laboratori, ecc..). Tali verifiche vengono condotte normalmente sia<br />

dall’azienda capo-filiera che da un ente terzo, nel caso di<br />

certificazione. Naturalmente per le filiere agrobiologiche<br />

fondamentale risulta l’attività svolta degli Organismi di controllo e<br />

certificazione, autorizzati dalle singole Autorità nazionali in<br />

conformità al regolamento comunitario. Questi Organismi operano<br />

infatti sulla base di manuali operativi altamente specializzati,<br />

impostati in modo tale da garantire un controllo di filiera completo<br />

in tutte le sue fasi.<br />

1.1.a Conversione al biologico di un’azienda agricola<br />

Gli operatori agricoli che intendono produrre con il metodo biologico<br />

devono riporre molta attenzione nella fase di riconversione produttiva,<br />

sia dal punto di vista tecnico che da quello burocratico, rispettando gli<br />

standards normativi e sottoponendo l’azienda al controllo di un ente di<br />

certificazione (accreditato dalla competente Autorità nazionale). In<br />

questa fase è consigliabile farsi supportare da un’associazione del<br />

settore o dai centri di assistenza pubblica.<br />

Dal punto di vista tecnico la conversione rappresenta quel periodo in<br />

cui l’azienda, in precedenza gestita con tecniche convenzionali, pone<br />

le basi per una corretta e proficua adozione del metodo di produzione<br />

biologico. Possiamo definire come “conversione burocratica” quella<br />

durante la quale i prodotti non possono essere etichettati come<br />

provenienti da agricoltura biologica e come “conversione agronomica”<br />

quella che si pone l’obiettivo di mettere a punto in azienda il metodo di<br />

produzione biologico dal punto di vista tecnico.<br />

La normativa comunitaria definisce tutti i requisiti che deve possedere<br />

un’azienda agricola per passare al biologico, compreso il rispetto del<br />

periodo di conversione, che normalmente è di due anni per le colture<br />

erbacee e di tre anni per quelle arboree. L’Ente di certificazione può<br />

13


anche decidere di allungare od abbreviare questo periodo, che<br />

comunque non potrà mai scendere al di sotto di un anno.<br />

Gli operatori devono elaborare un piano di riconversione, che deve<br />

essere preventivamente approvato dall’ente di certificazione.<br />

1.1.b Certificazione biologica (nel rispetto della normativa<br />

comunitaria e degli standards IFOAM)<br />

La normativa comunitaria prevede che ciascuno stato membro debba<br />

adottare un proprio sistema di controllo e certificazione ed individuare<br />

l’Autorità competente della supervisione del sistema e<br />

dell’accreditamento degli enti di certificazione (vedere Tabella 1), che<br />

devono operare in conformità agli standards internazionali delle<br />

norme EN 45011 / ISO 65.<br />

14


Tabella 1: Elenco degli Enti di certificazione accreditati in Italia<br />

Nome<br />

Associazione Suolo e Salute<br />

Istituto per la Certificazione Etica<br />

e Ambientale - ICEA<br />

Istituto Mediterraneo di<br />

Certificazione - IMC<br />

Bioagricert<br />

Consorzio Controllo Prodotti<br />

Biologici - CCPB<br />

cod.<br />

UE<br />

IT-<br />

ASS<br />

IT-<br />

ICA<br />

IT-<br />

IMC<br />

IT-<br />

BAC<br />

IT-<br />

CPB<br />

15<br />

Recapito<br />

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36063 Marostica (Vi)<br />

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Fax: 0424/476947<br />

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Via Monte San Michele 49<br />

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Gli operatori che producono, trasformano od importano prodotti da<br />

agricoltura biologica devono “notificare” l’inizio della loro attività alla<br />

competente Autorità di controllo nazionale. Lo schema di<br />

certificazione prevede che l’operatore debba fornire una precisa<br />

descrizione dell’unità di produzione, identificare in modo chiaro i<br />

magazzini, le aree di raccolta ed i luoghi di confezionamento. In<br />

seguito alla prima notifica di inizio attività di produzione con il metodo<br />

biologico, l’operatore deve comunicare annualmente all’Ente di<br />

certificazione il programma di produzione. Il Sistema di certificazione<br />

prevede che l’operatore descriva nel dettaglio il processo produttivo, il<br />

quale dovrà poi essere verificato, approvato e continuamente<br />

controllato dall’Ente di certificazione, anche attraverso il prelievo e<br />

l’analisi di campioni di prodotto, sia in azienda che nei luoghi di<br />

trasformazione e commercializzazione.<br />

L’obiettivo del sistema di certificazione, attraverso le verifiche iniziali<br />

ed il monitoraggio successivo, è quello di dare al consumatore una<br />

certificazione “certa ed indipendente” delle produzioni ottenute nel<br />

rispetto della normativa vigente sull’agricoltura biologica.<br />

L’Attività degli Enti di certificazione è sostenuta grazie al pagamento<br />

da parte degli operatori controllati di una quota di controllo, stabilita<br />

sulla base delle dimensioni e della tipologia produttiva dell’azienda. In<br />

ogni caso la quota di controllo deve permettere di coprire tutte le<br />

spese sostenute dall’Ente di certificazione per lo svolgimento delle<br />

attività di controllo e certificazione.<br />

Dobbiano considerare che la parola “biologico” non ha lo stesso<br />

significato in tutto il Mondo, in quanto a livello internazionale non<br />

esistono standard comuni.<br />

La Federazione Internazionale dei Movimenti dell’Agricoltura Biologica<br />

(IFOAM) nelle norme identificate come “Basic Standards” descrive<br />

come un alimento da agricoltura biologica debba essere prodotto,<br />

trasformato, condizionato. Tali norme sono costituite da “Principi<br />

generali”, (Tabella n° 2), raccomandazioni, e riflettono lo stato dell’arte<br />

del metodo di produzione e trasformazione biologico, definendo inoltre<br />

le norme di accreditamento degli enti di certificazione e gli standards<br />

che devono essere rispettati da tutte le organizzazioni nel mondo. In<br />

particolare l’applicazione delle norme serve ad evitare che l’uso di<br />

standard nazionali si trasformi in un’insormontabile barriera<br />

commerciale ed ostacoli di fatto la libera circolazione delle produzioni<br />

da agricoltura biologica 25 .<br />

25 The IFOAM Norms are available on IFOAM website: www.ifoam.org .<br />

18


L’IFOAM supporta lo sviluppo di standard locali in linea con gli<br />

obiettivi delle norme di base IFOAM. Gli standard internazionali e<br />

quelli locali possono così essere armonizzati proprio grazie al<br />

processo di approvazione.<br />

(Immagine 2: logo IFOAM)<br />

Le linee guida per l’armonizzazione delle produzioni agricole sono<br />

state dettate anche dalla FAO (Food and Agriculture Organization) e<br />

dal W.H.O. (World Health Organization). Queste linee guida risultano<br />

preziose per l’elaborazione delle nuove normative e regolamentazioni<br />

del settore. In particolare la Commissione del Codice Alimentare,<br />

operante nell’ambito di un programma congiunto FAO/WHO partito<br />

nel 1991 (con la partecipazione anche dell’IFOAM e delle Istituzioni<br />

europee), ha elaborato le line guida per la produzione, la<br />

trasformazione, l’etichettatura e la commercializzazione delle<br />

produzioni ottenute con il metodo biologico. Le disposizioni del Codice<br />

Alimentare sono perfettamente in linea con gli standards dell’IFOAM e<br />

con la normativa europea del biologico. Le linee guida sulle produzioni<br />

da agricoltura biologica rappresentano il fondamento di una serie di<br />

norme e programmi operativi attivati in diversi Paesi (a cominciare<br />

dalla stessa regolamentazione comunitaria). Queste linee guida ci<br />

dicono come ottenere prodotti da agricoltura biologica, in grado di<br />

rassicurare anche i consumatori circa la loro qualità e la bontà del<br />

processo produttivo. Il Codice costituisce una base importate per<br />

l’armonizzazione della normativa internazionale e per incrementare la<br />

fiducia dei consumatori. Sarà anche importante per l’applicazione del<br />

principio di equivalenza nell’ambito del WTO. Le linee guida per il<br />

biologico contenute nel Codice Alimentare saranno regolarmente<br />

aggiornate almeno ogni quattro anni, così come stabilito all’interno<br />

dello stesso Codice 26 . E’ opportuno ricordare che esistono anche leggi<br />

26 Ulteriori informazioni sul Codice Alimentare sono disponibili sul sito internet<br />

www.codexalimentarius.net. Si consiglia anche di consultare il sito Internet<br />

della FAO dedicato all’agricoltura biologica: www.fao.org/organicag.<br />

19


e marchi nazionali predisposti da molte nazioni europee, in alcuni casi<br />

risalenti a periodi antecedenti all’entrata in vigore della<br />

regolamentazione comunitaria. In qualche Paese le associazioni degli<br />

operatori dell’agricoltura biologica hanno anche formulato standards<br />

privati e schemi di certificazione, ancor prima della pubblicazione delle<br />

norme nazionali e comunitarie. Spesso sono proprio questi marchi<br />

privati ad avere la maggior fiducia da parte dei consumatori (ne<br />

esistono ad es. alcuni molto conosciuti in Inghilterra, Italia,<br />

Danimarca, Austria, Ungheria, Svezia, Svizzera). In Europa tutti gli<br />

operatori (produttori, trasformatori, importatori) interessati ad utilizzare<br />

questi marchi privati aggiuntivi devono rispettare oltre alla disciplina<br />

comunitaria anche i rispettivi standards privati. Questi richiedono<br />

infatti un controllo ed una certificazione aggiuntiva.<br />

Alcuni Enti di certificazione europei sono anche accreditati presso i<br />

Ministeri dell’Agricoltura americani e giapponesi, al fine di offrire agli<br />

operatori biologici europei la possibilità di esportare in quei paesi le<br />

loro produzioni. Le certificazioni rilasciate sono le seguenti: NOP 27 -<br />

National Organic Programme (vedere tabella 3) per gli Stati Uniti e<br />

JAS 28 - Japanese Agricultural Standard (vedere tabella 4), per il<br />

Giappone.<br />

Il Servizio Internazionale di Accreditamento Biologico (IOAS) è<br />

un’Organizzazione no-profit indipendente con sede in Delaware, USA<br />

che sovrintende il sistema mondiale di certificazione del biologico,<br />

attraverso procedure volontarie di accreditamento degli Enti di<br />

certificazione operanti nel settore del biologico 29 .<br />

L’Organizzazione IOAS implementa il programma di accreditamento<br />

IFOAM che garantisce a livello mondiale il rispetto dei principi<br />

biologici, contribuendo all’eliminazione delle barriere nazionali, grazie<br />

alla sua completa imparzialità.<br />

27 http://www.ams.usda.gov/nop/indexIE.htm<br />

28 http://www.maff.go.jp/soshiki/syokuhin/hinshitu/e_label/index.htm<br />

29 http://www.ioas.org<br />

20


Tabella 2: Principi dell’agricoltura biologica, elaborati dall’IFOAM<br />

Dopo un intenso processo partecipativo, nel settembre 2005,<br />

l’Assemblea generale IFOAM svoltasi ad Adelaide in Australia ha<br />

approvato la revisione dei “Principi di agricoltura biologica” *.<br />

Questi principi sono le radici dalle quali cresce e si sviluppa<br />

l’agricoltura biologica.<br />

Principio della salute<br />

L’Agricoltura Biologica deve sostenere e rafforzare la salute del suolo, delle piante, degli animali,<br />

degli esseri umani e del pianeta come un insieme unico ed indivisibile.<br />

Questo principio sottolinea che la salute degli individui e delle comunità non può prescindere<br />

dalla salute degli ecosistemi – suoli sani producono raccolti sani che favoriscono la salute degli<br />

animali e della gente.<br />

La salute è la totalità e l’integrità dei sistemi viventi. Non è semplicemente l’assenza di malattia,<br />

ma il mantenimento del benessere fisico, mentale, sociale ed ecologico. L’immunità, la resistenza<br />

e la rigenerazione sono caratteristiche fondamentali della salute.<br />

Il ruolo dell’agricoltura biologica, sia nell’attività agricola, che nella lavorazione, la distribuzione o<br />

il consumo, è di sostenere e rafforzare la salute degli ecosistemi e degli organismi, dal più piccolo<br />

abitante del suolo fino agli esseri umani. Particolarmente, l’agricoltura biologica intende produrre<br />

cibi nutrienti, di alta qualità, che favoriscono il benessere e la prevenzione delle malattie. In<br />

quest’ottica andrebbe evitato l’uso di fertilizzanti, pesticidi, medicine veterinarie ed additivi<br />

alimentari per animali che possano avere effetti dannosi sulla salute.<br />

Principio dell’ecologia<br />

L’Agricoltura Biologica deve basarsi su sistemi e cicli ecologici viventi, lavorare con essi, emularli<br />

ed aiutarli a sostenersi.<br />

Questo principio radica l’agricoltura biologica all’interno dei sistemi ecologici viventi. Afferma che<br />

la produzione deve essere basata su processi ecologici e di riciclo. Il nutrimento ed il benessere<br />

sono ottenuti mediante l’ecologia dell’ambiente produttivo specifico. Per esempio, nel caso delle<br />

colture si tratta del suolo vivente; per gli animali dell’agro-ecosistema; per i pesci e gli organismi<br />

marini dell’ambiente acquatico.<br />

I sistemi colturali, pastorali e di raccolta spontanea devono adattarsi ai cicli ed agli equilibri<br />

ecologici esistenti in natura. Questi cicli sono universali anche se si manifestano in modo diverso<br />

a seconda degli eco-sistemi locali. La gestione biologica deve essere adattata alle condizioni,<br />

all’ecologia, alla cultura ed alle dimensioni locali. Gli inputs esterni vanno ridotti attraverso la<br />

riutilizzazione, il riciclo e la gestione efficiente di materiali ed energia, al fine di mantenere e di<br />

migliorare la qualità dell’ambiente e di preservare le risorse.<br />

L’agricoltura biologica deve raggiungere l’equilibrio ecologico tramite la progettazione di sistemi<br />

agricoli, la creazione di habitat ed il mantenimento della diversità genetica ed agraria. Coloro che<br />

producono, trasformano, commerciano o consumano prodotti biologici devono proteggere<br />

l’ambiente comune, tenendo conto del paesaggio, del clima, degli habitat, della biodiversità,<br />

dell’aria e dell’acqua.<br />

Principio dell’equità solidale<br />

L’Agricoltura Biologica deve svilupparsi su rapporti che assicurino equità e solidarietà nei<br />

confronti dell’ambiente comune e delle necessità della vita.<br />

L’equità solidale è caratterizzata dall’eguaglianza, dal mutuo rispetto, dalla giustizia e dalla tutela<br />

di un mondo condiviso, sia nelle relazioni tra le persone che in quelle delle persone con gli altri<br />

esseri viventi.<br />

Questo principio stabilisce che coloro che sono impegnati nell’agricoltura biologica devono<br />

gestire le relazioni umane in modo tale da assicurare equità solidale a tutti i livelli ed a tutte le<br />

parti interessate: agricoltori, lavoratori, trasformatori, distributori, commercianti e consumatori.<br />

L’agricoltura biologica deve assicurare una buona qualità di vita a tutti coloro che ne sono<br />

coinvolti e contribuire alla sovranità alimentare ed alla riduzione della povertà. Essa mira alla<br />

produzione di una fornitura sufficiente di alimenti ed altri prodotti di buona qualità.<br />

Questo principio stabilisce pure che gli animali possano avere condizioni e opportunità di vita che<br />

rispettino la loro fisiologia, il loro comportamento naturale ed il loro benessere.<br />

21


Le risorse naturali ed ambientali usate per la produzione e il consumo dovrebbero essere gestite<br />

in un modo socialmente ed ecologicamente giusto e dovrebbero essere preservate per le<br />

generazioni future. L’equità solidale richiede che i sistemi di produzione, distribuzione e<br />

commercio siano aperti ed equi, e che tengano conto dei reali costi ambientali e sociali.<br />

Principio della cautela<br />

L’Agricoltura Biologica deve essere gestita in modo precauzionale e responsabile al fine di<br />

proteggere la salute ed il benessere delle generazioni presenti e future e dell’ambiente.<br />

L’agricoltura biologica è un sistema vivente e dinamico che risponde a esigenze e condizioni<br />

interne ed esterne. Chi pratica l’agricoltura biologica può aumentare l’efficienza e la produttività,<br />

ma senza compromettere la salute ed il benessere degli esseri viventi e dell’ambiente. Di<br />

conseguenza, le nuove tecnologie devono essere valutate con attenzione ed i metodi<br />

attualmente in uso sottoposti a revisione. Tenuto conto della conoscenza degli ecosistemi e<br />

dell’agricoltura, è necessario prestare la dovuta cautela preventiva.<br />

Questo principio afferma che la precauzione e la responsabilità sono concetti chiave nelle scelte<br />

di gestione, di sviluppo e di tecnologie nell’agricoltura biologica. La scienza è necessaria per<br />

assicurare che l’agricoltura biologica sia sana, sicura e rispettosa dell’ambiente. Tuttavia, la<br />

conoscenza scientifica da sola non è sufficiente. L’esperienza pratica, la saggezza e le<br />

conoscenze tradizionali ed indigene accumulate, soluzioni valide e collaudate nel tempo.<br />

L’agricoltura biologica deve prevenire rischi maggiori tramite l’adozione di tecnologie appropriate<br />

ed il rifiuto di quelle imprevedibili, quale l’ingegneria genetica. Le decisioni devono riflettere i<br />

valori ed i bisogni di tutti coloro che potrebbero subirne gli effetti, attraverso dei processi<br />

trasparenti e partecipativi.<br />

______<br />

* Le Norme IFOAM per le produzioni e le trasformazioni biologiche, Ed. IFOAM, Bonn, 2005<br />

(www.ifoam.org).<br />

22


Tabella 3: Il programma nazionale americano sul biologico (National Organic<br />

Programme - NOP)<br />

Il programma nazionale americano sul biologico (NOP) è stato implementato<br />

definitivamente il 21 ottobre 2002, sotto la direzione del Servizio Marketing Agricolo,<br />

una sezione del Dipartimento di stato per l’agricoltura degli Stati Uniti (USDA). Il<br />

NOP è una legge federale che prevede per tutti i prodotti biologici il rispetto di<br />

standards comuni e lo stesso sistema di certificazione.<br />

Le basi del programma nazionale per il biologico<br />

Il NOP ha sviluppato gli standards nazionali ed ha stabilito un sistema di certificazione del biologico fondato sulle<br />

indicazioni dei 15 membri del Comitato nazionale per gli standards del biologico (NOSB). Il NOSB è nominato dal<br />

Segretario di stato per l’agricoltura e comprende rappresentanti delle seguenti categorie: produttori agricoli;<br />

trasformatori, consumatori, ambientalisti, scienziati e Enti di certificazione. Oltre a considerare le indicazioni del<br />

NOSB, l’USDA nell’elaborazione di queste norme ha tenuto anche conto dei sistemi di certificazione<br />

precedentemente adottati dagli Stati e dai privati. Le norme del NOP sono flessibili al fine di potersi adattare al gran<br />

numero di produzioni agricole esistenti in ogni regione degli Stati Uniti.<br />

Cosa stabiliscono le norme NOP?<br />

Le norme proibiscono l’uso nella produzione e nella trasformazione dei prodotti biologici di Organismi geneticamente<br />

modificati, delle radiazioni, dei fanghi da acque reflue. Come regola generale sono consentite tutte le sostanze<br />

naturali (non chimiche di sintesi), mentre sono vietati tutti i prodotti chimici di sintesi. Tutte le eccezioni a queste<br />

regole sono contenute in un elenco valido a livello nazionale, contenuto in un’apposita sezione del regolamento.<br />

Le norme di produzione e trasformazione interessano le produzioni biologiche, la raccolta spontanea,<br />

l’allevamento biologico, il condizionamento e la trasformazione dei prodotti agricoli biologici. Le produzioni biologiche<br />

sono ottenute senza l’uso di pesticidi chimici, fertilizzanti derivati dal petrolio o dai fanghi delle acque reflue: Gli<br />

animali allevati con il metodo di produzione biologico devono essere alimentati con mangimi biologici ed avere libero<br />

accesso a spazi aperti. Non sono consentiti antibiotici ed ormoni per lo sviluppo.<br />

Le norme di etichettatura sono basate sulla percentuale di ingredienti biologici contenuti nel prodotto.<br />

− Prodotti etichettati "100% biologico" devono contenere solo ingredienti prodotti con il metodo biologico. Essi<br />

possono essere contrassegnati con il marchio del biologico USDA.<br />

− Prodotti etichettati "biologico" devono contenere almeno il 95% di ingredienti biologici. Essi possono essere<br />

contrassegnati con il marchio del biologico USDA.<br />

− Prodotti trasformati che contengono almeno il 70% ingredienti biologici possono riportare la frase "prodotto<br />

con ingredienti biologici" e mettere in evidenza sull’etichetta fino a tre ingredienti biologici o gruppi di alimenti<br />

biologici. Per esempio nel caso di una zuppa fatta con almeno il 70% di ingredienti biologici e precisamente<br />

con i soli vegetali biologici può essere contrassegnata come “fatta con piselli, patate e carote biologiche” o<br />

“fatto con vegetali biologici”. Tali prodotti non possono essere contrassegnati con il marchio del biologico<br />

USDA.<br />

− Prodotti trasformati che contengono meno del 70% di ingredienti biologici non possono riportare in etichetta<br />

il termine “biologico” ma possono identificare nell’elenco degli ingredienti quelli provenienti da agricoltura<br />

biologica.<br />

Le norme di certificazione stabiliscono i requisiti che devono possedere le produzioni ed i trasformati ottenuti con il<br />

metodo biologico per essere etichettati come tali dall’Ente di certificazione accreditato dall’USDA. Tra la<br />

documentazione che deve fornire l’operatore controllato c’è anche il piano di gestione dell’azienda biologica. Questo<br />

piano descrive, tra l’altro, tecniche e sostanze utilizzate nel processo produttivo, la descrizione delle operazioni<br />

colturali e delle procedure messe in atto per prevenire la contaminazione dei prodotti biologici con quelli<br />

convenzionali. Le norme di certificazione determinano inoltre i controlli da effettuarsi direttamente in azienda.<br />

Sono esentati dalla certificazione i produttori ed i trasformatori che sviluppano un giro d’affari annuo per i prodotti<br />

biologici superiore a $ 5.000. Essi possono etichettare i loro prodotti come biologici se rispettano le norme, ma non<br />

possono utilizzare il marchio del biologico USDA.<br />

Le norme di accreditamento stabiliscono i requisiti che un ente deve possedere per diventare Ente di certificazione<br />

riconosciuto dall’USDA. Esse servono innanzitutto a stabilire se un Ente di certificazione svolge la propria attività in<br />

modo corretto ed imparziale. L’ente deve dimostrare di impiegare personale con esperienza adeguata ed abilitato a<br />

controllare e certificare gli operatori biologici, adottando tutte le misure necessarie per prevenire conflitti di interesse<br />

e garantire una rigorosa riservatezza sulle informazioni assunte nell’espletamento del controllo.<br />

I prodotti agricoli importati possono essere venduti negli Stati Uniti solo se sono certificati dagli Enti di<br />

certificazione accreditati presso l’USDA. Quest’ultimo ha provveduto ad accreditare Enti di parecchi paesi stranieri.<br />

Esiste anche la possibilità che, su richiesta di un governo straniero, l’USDA provveda a riconoscere gli Enti di<br />

certificazione di quel paese, qualora le norme di accreditamento risultassero equivalenti a quelle americane.<br />

23


Tabella 4: JAS - Japanese Agricultural Standard<br />

Lo standard JAS per le produzioni agricole e le trasformazioni agroalimentari è stato creato nel 2000<br />

sulle basi delle linee guida sulle produzioni, trasformazioni, etichettatura e vendita degli alimenti biologici,<br />

fissate dalla Commissione del Codex Alimentarius.<br />

Il sistema di certificazione JAS è stato completato dal novembre 2005 con le norme sugli allevamenti<br />

biologici, le trasformazioni dei prodotti zootecnici biologici e l’alimentazione biologica degli animali.<br />

Possono applicare il marchio JAS sulle loro produzioni solo quelle aziende che sono controllate e certificate<br />

dagli Enti di certificazione iscritti nell’apposito Registro giapponese o da Enti di certificazione di altri paesi<br />

che adottano standards equivalenti a quelli giapponesi.<br />

Le norme JAS per le produzioni biologiche richiedono che, a partire dal 1° aprile 2001 (termine esteso poi al<br />

2002) tutti I prodotti etichettati come biologici siano certificati da un Ente di certificazione giapponese o<br />

straniero registrato presso il Ministero dell’Agricoltura e riportino in etichetta oltre al logo JAS anche il nome<br />

dell’Ente di certificazione autorizzato.<br />

Solo gli enti autorizzati possono rilasciare l’autorizzazione agli operatori di riportare nell’etichetta delle loro<br />

produzioni il marchio JAS.<br />

Il marchio JAS in quanto marchio di qualità è stato introdotto per garantire il mercato ed i consumatori<br />

giapponesi.<br />

Il Governo giapponese riconosce il regolamento europeo equivalente al proprio. Ossia i criteri per la<br />

certificazione e gli standards di riferimento per gli operatori del biologico che vogliono esportare i propri<br />

prodotti biologici in Giappone utilizzando il marchio JAS, sono gli stessi adottati nella Comunità Europea. Le<br />

norme "JAS" però in un caso escludono un prodotto ammesso invece già dal Reg. CEE2092/91 (allegato<br />

IIB) per il trattamento fogliare del melo: il cloruro di calcio. Le regole previste dal JAS presentano inoltre<br />

alcune limitazioni. Per esempio non includono le bevande alcoliche e i prodotti di origine animale, compresi i<br />

prodotti apistici. La normativa prevede che solo l’attività di trasformazione (etichettatura) e<br />

commercializzazione sia controllata da un Organismo di Certificazione Giapponese o estero (RFCO)<br />

riconosciuto dal MAFF. Rispettando comunque il regime di controllo Comunitario, il produttore ed il<br />

venditore finale devono accertarsi che anche gli ingredienti (dei fornitori) e le materie prime (dei subfornitori)<br />

siano certificate secondo il Reg. comunitario.<br />

Rispetto al Reg. comunitario le uniche differenze riguardanti l’etichettatura dei prodotti sono le seguenti:<br />

- se nel prodotto finito sono presenti ingredienti biologici e in conversione, dovrà essere specificato<br />

quali sono biologici e quali in conversione. L’UE, invece, non permette l’impiego di materie prime in<br />

conversione nella preparazione di prodotti multi ingrediente.<br />

- il marchio JAS deve sempre comparire sull’etichetta. Se il prodotto non presenta il marchio JAS, non<br />

potrà portare diciture del tipo: biologico, produzione biologica, completamente biologico, biologico<br />

estero, quota biologica X%, o qualsiasi altro riferimento al metodo di produzione biologico (anche se<br />

scritto in lingua inglese = organic).<br />

- se il prodotto finito non può riportare in etichetta il marchio JAS, ma i suoi ingredienti sì, è consentito<br />

scrivere, per esempio: insalata contenente verdure biologiche, oppure ketchup che contiene<br />

pomodoro biologico.<br />

Le norme "JAS" richiedono la presenza in azienda di due figure distinte, il “Responsabile del processo<br />

produttivo” e il “Responsabile della verifica di conformità del prodotto prima della vendita” (grading). Solo<br />

nelle aziende agricole i due ruoli possono essere ricoperti da una unica persona. Il responsabile del grading<br />

decide quali partite e lotti di prodotto sono realmente conformi al metodo biologico secondo le norme JAS e<br />

quali no per qualsiasi motivo.<br />

Tale figura sarebbe utile anche ai fini della conformità al Reg. comunitario poichè l’operatore è obbligato a<br />

comunicare all’ente di controllo qualsiasi dubbio sulla conformità del prodotto sospendendo la<br />

commercializzazione in attesa delle verifiche. (Fonte ICEA).<br />

24


1.1.c Rapporti formali con l’ente di certificazione<br />

Dal punto di vista amministrativo, una delle peculiarità del sistema di<br />

controllo, è rappresentato dagli impegni di trasmissione della<br />

documentazione ufficiale che l’operatore assume nei confronti<br />

dell’Autorità nazionale e dell’Ente di certificazione. L’operatore che<br />

intende conseguire la certificazione delle produzioni deve seguire la<br />

seguente procedura:<br />

1. Trasmissione della Notifica di inizio dell’attività di produzione<br />

con il metodo biologico all’Autorità nazionale competente ed<br />

all’Ente di certificazione scelto tra quelli in possesso del formale<br />

accreditamento. Successivamente alla trasmissione della notifica<br />

iniziale, l’operatore dovrà prontamente comunicare tutte le<br />

variazioni che dovessero intervenire riguardo ai dati del legale<br />

rappresentante dell’azienda, alle unità di produzione, alle tipologie<br />

produttive, ai luoghi di produzione ed alla superficie coltivata, ai<br />

metodi di produzione, ai processi produttivi ed alla tipologia dei<br />

prodotti. L’operatore deve inoltre comunicare tutti i cambiamenti<br />

relativi alla superficie aziendale, quali ad es. acquisizioni e<br />

cessioni di terreno, variazioni del titolo di possesso.<br />

2. Valutazione iniziale della documentazione, i documenti<br />

trasmessi dall’operatore saranno controllati dall’Ente di<br />

certificazione per una prima verifica formale. In caso di esito<br />

negativo, perché incompleta o non conforme, il responsabile del<br />

controllo informerà prontamente l’operatore circa le mancanze e<br />

le non conformità, chiedendogli eventualmente di integrare la<br />

documentazione entro un determinato lasso di tempo. Superato il<br />

termine prefissato, qualora l’Ente di certificazione non dovesse<br />

ricevere la documentazione integrativa, dovrà ritenersi nulla la<br />

richiesta di ingresso nel sistema di controllo del biologico.<br />

3. Prima visita ispettiva, il tecnico ispettore dell’Ente di<br />

certificazione dovrà verificare che le unità produttive,<br />

l’organizzazione e la gestione del processo produttivo siano<br />

conformi al dettato normativo. Il tecnico ispettore dovrà<br />

consegnare all’operatore i registri aziendali, spiegando nel<br />

dettaglio le modalità di inserimento delle informazioni relative a<br />

tutte le operazioni praticate, ai mezzi tecnici utilizzati ed alle<br />

produzioni commercializzate.<br />

4. Ingresso dell’operatore nel Sistema di controllo, sarà deciso<br />

dalla Commissione di certificazione, in seguito alla valutazione<br />

della documentazione aziendale e della relazione d’ispezione<br />

trasmessa dal tecnico.<br />

25


5. Attestato di conformità, riporterà l’esito positivo della<br />

valutazione, la tipologia produttiva aziendale, il codice assegnato<br />

all’operatore, la data di validità dell’attestato.<br />

6. Programma Annuale di Produzione, dovrà essere trasmesso<br />

dall’operatore all’Ente di certificazione entro il 31 gennaio di ogni<br />

anno, su apposita modulistica definita dall’Autorità nazionale<br />

responsabile del controllo. Solo per il primo anno in cui viene<br />

effettuata la notifica di inizio attività il Programma potrà essere<br />

trasmesso in ogni momento, comunque non oltre 30 gg. dalla data<br />

di ricevimento della comunicazione di ingresso nel Sistema di<br />

controllo. In ogni caso ciascuna variazione significativa al<br />

programma dovrà essere prontamente comunicata all’Ente di<br />

certificazione. Per le aziende zootecniche e gli apicoltori sottoposti<br />

a controllo sono previste modulistiche equivalenti, che dovranno<br />

comunque essere inviate all’Ente di certificazione negli stessi<br />

termini sopra riportati.<br />

7. Programma Annuale di Lavorazione, dovrà essere trasmesso<br />

dal responsabile del centro di confezionamento/lavorazione, il<br />

quale dovrà riportarvi tutti i prodotti che intende processare, sia<br />

nel suo impianto che, eventualmente, in quello di terzi, in<br />

conformità con la normativa del biologico.<br />

8. Certificato delle produzioni ed autorizzazione alla stampa<br />

delle etichette, ogni operatore ammesso nel Sistema di controllo<br />

del biologico può richiedere all’Ente di certificazione il certificato<br />

delle produzioni ottenute e l’autorizzazione alla stampa delle<br />

relative etichette.<br />

L’operatore è responsabile del corretto utilizzo della documentazione<br />

e dei materiali derivanti dall’attività di controllo e certificazione.<br />

L’operatore assoggettato al Sistema di controllo dovrà in generale<br />

rispettare la normativa nazionale e comunitaria del biologico,<br />

compilare la documentazione richiesta dall’Ente di certificazione,<br />

consentire agli ispettori di accedere ai centri aziendali ed alla<br />

documentazione di supporto (per esempio fatture, registri IVA, ecc.),<br />

consentire agli ispettori di controllare tutti i prodotti ed i materiali che si<br />

rendessero necessari, sia di origine vegetale che animale, e tutti gli<br />

ingredienti, sia di origine agricola che extra-agricola, oltre ad<br />

impegnarsi a comunicare ogni sostanziale cambiamento che dovesse<br />

intervenire rispetto a quanto in precedenza dichiarato.<br />

26


1.1.d Misure di sostegno al biologico<br />

L’Unione Europea supporta gli agricoltori biologici con specifiche<br />

misure Agroambientali attivate nell’ambito prima del Regolamento<br />

comunitario n° 2078/1992 e poi del Regolamento n°1257/1999.<br />

Nel 2003 i programmi agroambientali hanno supportato circa la metà<br />

dei terreni coltivati biologicamente nell’Europa a 15 Stati. Il numero<br />

delle imprese biologiche ed in conversione che hanno ricevuto<br />

finanziamenti è stato di 86.000 unità, circa il 64% del numero totale di<br />

operatori biologici 30 .<br />

Fonte: Commissione Europea, Novembre 2005<br />

Immagine 3: Superficie europea in biologico supportata dai programmi agro-ambientali<br />

(2003). Suddivisione percentuale (%) della superficie totale supportata nell’EU-15.<br />

La legislazione prevede per gli agricoltori biologici finanziamenti per<br />

almeno cinque anni, il cui ammontare dipende dalla localizzazione<br />

dell’azienda e dall’orientamento colturale.<br />

Per usufruire di tutti gli aiuti comunitari è comunque consigliabile, per<br />

vari motivi, che l’operatore aderisca ad un’organizzazione produttori:<br />

innanzitutto il settore agrobiologico è in continuo sviluppo e le<br />

informazioni spesso giungono solo alle organizzazioni di categoria<br />

(che provvedono anche all’erogazione di corsi di aggiornamento);<br />

molti canali commerciali sono riservati ai circuiti delle organizzazioni<br />

30 European Commission Report (G2 EW – JK D(2005) “Organic farming in<br />

the European Union – Facts and Figures”, Bruxelles, 3 Novembre 2005.<br />

27


del settore; molte aziende di trasformazione si approvvigionano<br />

esclusivamente presso aziende aderenti a specifiche organizzazioni di<br />

produttori ed usano i loro marchi; le organizzazioni di produttori<br />

rappresentano gli interessi della categoria, anche nei rapporti con le<br />

istituzioni pubbliche.<br />

1.2. Pianificazione della produzione, monitoraggio e controllo<br />

Conformemente al dettato del Codex Alimentarius si può affermare<br />

che "l’agricoltura biologica è un sistema olistico di produzione che<br />

persegue l’equilibrio dell’agro-eco-sistema, il rispetto della<br />

biodiversità, dei cicli biologici e dell’attività biologica del suolo; il<br />

metodo di produzione biologico esalta l’uso di tecniche agricole in<br />

sostituzione dei mezzi tecnici esterni all’azienda, in considerazione<br />

anche del fatto che le esigenze locali richiedono sistemi differenti di<br />

gestione. Questo richiede, dove possibile, l’uso di tecniche<br />

agronomiche, biologiche e meccaniche al posto dell’utilizzo di<br />

sostanze chimiche, al fine di garantire la corretta applicazione del<br />

metodo "<br />

Le attività umane hanno compromesso l’ambiente naturale,<br />

comportando un progressivo deterioramento delle caratteristiche del<br />

territorio e la riduzione della biodiversità. Nelle aree rurali questa<br />

semplificazione degli eco-sistemi ha portato ad un aumento dei<br />

problemi connessi alla gestione delle attività (per esempio la<br />

necessità di utilizzare sempre maggiori inputs esterni nei processi<br />

produttivi agricoli).<br />

Con l’agricoltura biologica normalmente noi reintroduciamo la<br />

complessità nell’eco-sistema. L’approccio sistemico è considerato<br />

ottimale quando garantisce: diversificazione delle colture con<br />

l’adozione di opportune rotazioni, livelli produttivi in linea con le<br />

caratteristiche del territorio, presenza di allevamenti animali, presenza<br />

di elementi naturali e buona gestione del suolo. La combinazione di<br />

tutti questi elementi determina un’ottima risposta in termini di<br />

disponibilità di risorse naturali e attivazione di processi di<br />

autoregolazione naturale.<br />

L’agricoltura biologica è un metodo di produzione e non<br />

semplicemente la sostituzione di mezzi chimici (fertilizzanti e pesticidi)<br />

con altre sostanze naturali. Convertire un’azienda al biologico vuol<br />

dire innanzitutto sviluppare la fertilità del suolo e l’equilibrio dell’ecosistema.<br />

L’obiettivo del Piano di conversione è quello di guidare gli operatori<br />

durante il periodo della riconversione produttiva. Esso deve<br />

innanzitutto “fotografare” la situazione aziendale iniziale, al fine di<br />

poter analizzare tutte le informazioni acquisite, utili alla definizione<br />

delle migliori soluzioni tecniche da adottare. Quando operatori e<br />

28


consulenti si incontrano per definire il lavoro da intraprendere è<br />

importante che pensino già all’agricoltura biologica come un metodo<br />

di produzione e non come un semplice processo di sostituzione dei<br />

mezzi tecnici chimici con quelli naturali. Se questo concetto non sarà<br />

realmente condiviso da subito, sarà molto facile in seguito incorrere in<br />

errori e fallimenti.<br />

Va comunque sempre tenuto a mente che per convertire al biologico<br />

un’azienda bisogna innanzitutto ripristinare la fertilità del suolo e<br />

ristabilire l’equilibrio complessivo all’interno dell’agro-ecosistema.<br />

Riportiamo di seguito i principali fattori da valutare attentamente nel<br />

piano di conversione.<br />

• Storia dei campi da convertire a biologico – È importante<br />

assumere per ogni appezzamento informazioni esaustive circa<br />

le pratiche agricole adottate in passato e gli eventuali problemi<br />

riscontrati, riportando nel dettaglio rotazioni e successioni<br />

colturali degli ultimi anni, mezzi tecnici utilizzati (fertilizzanti,<br />

erbicidi, pesticidi, etc.), lavorazioni effettuate, principali<br />

problematiche fitosanitarie ed ogni altro problema riscontrato in<br />

passato.<br />

• Stato del suolo – L’analisi iniziale del suolo è importante per<br />

l’elaborazione di un appropriato piano di concimazione. Il<br />

bilancio umico costituisce un’informazione strategica per<br />

consentire l’elaborazione di un piano di coltivazione<br />

equilibrato, con interventi di fertilizzazione mirati a potenziare<br />

la fertilità del suolo, che è alla base del metodo dell’agricoltura<br />

biologica.<br />

• Contesto socio-ambientale – L’operatore deve conoscere<br />

l’ambiente in cui opera e l’eventuale presenza in zona di altre<br />

aziende biologiche. In questo modo egli potrà scambiare<br />

informazioni e ricevere consigli da parte degli altri agricoltori.<br />

Potrà inoltre entrare in contatto con i punti vendita e gli<br />

acquirenti interessati alle sue produzioni, i contoterzisti e gli<br />

altri soggetti che potrebbero aiutarlo nello svolgimento del<br />

lavoro.<br />

• Conoscenze ed abilità dell’operatore – Queste informazioni<br />

risultano strategiche per la definizione dei tempi e dei metodi di<br />

introduzione delle innovazioni in azienda e dell’eventuale<br />

necessità di ricorrere ad aiuti esterni. Determinante risulta<br />

anche la spinta motivazionale dell’operatore, se infatti egli non<br />

è convinto delle scelte che compie queste sono destinate al<br />

fallimento. Questo vale naturalmente anche per i dipendenti e<br />

gli eventuali contoterzisti.<br />

29


• Attrezzatura disponibile in azienda e disponibilità ad<br />

investire – L’attuazione delle scelte agronomiche dipende<br />

naturalmente oltre che dalla convinzione dell’operatore anche<br />

dalla disponibilità delle attrezzature necessarie (in azienda o<br />

sul territorio) e dalla disponibilità ad investire. In questo risulta<br />

determinante il ruolo dei consulenti esperti, in grado di<br />

suggerire le soluzioni alternative ed indirizzare le scelte<br />

dell’operatore.<br />

• Vincoli – Alcuni ostacoli di natura organizzativa od ambientale<br />

possono condizionare le scelte tecniche e richiedere molta<br />

attenzione supplementare per il raggiungimento degli obiettivi.<br />

Quelli più frequenti sono: ostacoli ambientali e politici,<br />

presenza di strade a scorrimento veloce o di altre fonti di<br />

inquinamento, mancanza di centri servizi, mancanza di<br />

contributi regionali.<br />

Tutte le informazioni raccolte servono a definire il piano di<br />

conversione, che includerà le soluzioni tecniche più opportune per<br />

l’azienda, e consentirà all’operatore di tenere sempre presente come<br />

nell’agricoltura biologica ogni intervento non sia fine a se stesso ma<br />

abbia una moltitudine di funzioni. Gli interventi saranno efficaci solo se<br />

sono rispettati gli equilibri nel suolo e nell’eco-sistema.<br />

Analizziamo nei paragrafi seguenti i principali aspetti che un operatore<br />

deve considerare nell’elaborazione del piano di conversione.<br />

1.2.a Storia colturale del sito<br />

Per una corretta pianificazione produttiva è necessario avere per ogni<br />

appezzamento informazioni complete sulle rotazioni e sulle<br />

successioni colturali degli ultimi quattro o cinque anni. E’ inoltre<br />

necessario conoscere i seguenti elementi:<br />

� tipo di fertilizzanti, erbicidi, prodotti per la sterilizzazione del suolo<br />

ed altri principi attivi utilizzati, oltre ai quantitativi ed alle tecniche di<br />

applicazione utilizzate;<br />

� tecniche di lavorazione del suolo;<br />

� principali problematiche di contenimento delle infestanti, in relazione<br />

alle colture praticate ed alle situazioni pedo-climatiche;<br />

� principali problematiche fitosanitarie;<br />

� ogni altro specifico problema manifestatosi in passato;<br />

� varietà utilizzate e loro adattabilità al microclima.<br />

1.2.b Valutazione delle esigenze colturali<br />

Lo studio della storia agricola del sito agevolerà l'operatore nella<br />

definizione delle migliori operazioni agronomiche da attuare e<br />

30


conseguentemente lo aiuterà ad elaborare un programma di<br />

coltivazione adatto alle colture aziendali (rotazioni, consociazioni,<br />

tecniche colturali, ecc.). Andrebbero sempre preferite le varietà locali,<br />

che solitamente hanno sviluppato nel corso degli anni una resistenza<br />

naturale agli agenti patogeni ed ai parassiti principali. Sono inoltre le<br />

varietà più richieste dal mercato, sempre più orientato verso le tipicità<br />

e le bio-eccellenze.<br />

1.2.c Controllo fitosanitario e fabbisogno nutrizionale<br />

Le tecniche di agricoltura biologica mirano a ristabilire le fondamentali<br />

condizioni di equilibrio all’interno dell’agro-ecosistema che<br />

contribuiscono a ridurre notevolmente le problematiche del controllo<br />

fitosanitario delle colture. Grande importanza assume quindi la<br />

prevenzione, che si basa sui seguenti principi: a) salvaguardia della<br />

fertilità e della salute del suolo, b) pratiche agronomiche, c) scelta del<br />

tempo di intervento. Sono inoltre importanti la conoscenza delle<br />

caratteristiche pedoclimatiche dell’azienda e la presenza in campo,<br />

almeno settimanale, dell’agricoltore, il quale dovrà attentamente<br />

osservare lo sviluppo delle colture e l’andamento generale<br />

dell’azienda nel suo complesso ed in relazione all’ambiente<br />

circostante.<br />

Così pure in agricoltura biologica la fertilizzazione non avviene mai<br />

semplicemente “fornendo nutrienti” ma si basa sul recupero della<br />

fertilità del suolo, il quale deve essere messo in condizione di<br />

mantenere nel lungo periodo la sua capacità produttiva. Di grande<br />

importanza è la tipologia e la quantità di sostanza organica presente<br />

nel suolo, perchè la sua disponibilità insieme a quella di acqua ed<br />

ossigeno (a livello radicale) determina la produttività delle piante<br />

coltivate. La fertilità e l’attività biologica del suolo devono essere<br />

preservate ed incrementate attraverso:<br />

a) Coltivazione di leguminose, piante da sovescio e piante con<br />

apparato radicale profondo, inserite in un’appropriata rotazione<br />

colturale pluriennale;<br />

b) Incorporazione di letame da allevamenti biologici, tenendo<br />

presente il limite da rispettare di 170 kg N/ha/anno;<br />

c) Incorporazione di altro materiale organico proveniente da aziende<br />

biologiche, conforme al disposto normativo comunitario.<br />

Nelle aziende biologiche viene ridotto al minimo l’utilizzo di inputs<br />

extra-aziendali (eccezionalmente possono essere impiegati solo quelli<br />

autorizzati dagli Organismi di controllo) ed allo stesso tempo non è<br />

consentito utilizzare prodotti chimici di sintesi.<br />

Un elenco completo dei fertilizzanti utilizzabili solo in caso di<br />

autentica necessità nelle aziende agricole biologiche è stato<br />

predisposto dalla Commissione Europea nell’Allegato I al Reg. (CE)<br />

31


n° 889/2008. Nel testo del regolamento e nell’Allegato I sono<br />

contenute ulteriori indicazioni.<br />

Tabella 5: Estratto dell’Allegato I del Reg. (CE) n° 889/2008 (Prodotti per la<br />

concimazione e l’ammendamento)<br />

N.B. il presente estratto è stato elaborato a titolo puramente indicativo, si rimanda alla normativa<br />

ufficiale per la versione completa ed aggiornata dell’Allegato I.<br />

Concimi ed ammendanti<br />

Nome<br />

32<br />

Descrizione; requisiti in materia di<br />

composizione; condizioni per l’uso<br />

Letame da allevamenti estensivi, escrementi compostati e liquidi, residui fungaie<br />

Letame Prodotto costituito dal miscuglio di escrementi animali e da materiali<br />

vegetali (lettiera)<br />

Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di<br />

controllo.<br />

Indicazione delle specie animali.<br />

Proveniente unicamente da allevamenti estensivi ai sensi dell’articolo 6<br />

paragrafo 5 del Reg CE n° 2328/91, modificato dal Reg CE n° 3669/93.<br />

Letame essiccato e deiezioni<br />

avicole disidratate<br />

Deiezioni animali compostate,<br />

inclusa la pollina e il letame<br />

Escrementi liquidi di animali<br />

(liquame, urina, ecc.)<br />

Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di<br />

controllo.<br />

Indicazione delle specie animali.<br />

Proveniente unicamente da allevamenti estensivi ai sensi dell’articolo 6<br />

paragrafo 5 del Reg CE n° 2328/91.<br />

Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di<br />

controllo.<br />

Indicazione delle specie animali.<br />

Proibiti se provenienti di allevamenti industriali.<br />

Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di<br />

controllo.<br />

Indicazione delle specie animali.<br />

Proibiti se provenienti di allevamenti industriali.<br />

Residui di fungaie La composizione iniziale del substrato deve essere limitata ai prodotti del<br />

presente elenco.<br />

Concimi di origine animale ad alto potere concimante<br />

Deiezioni di vermi (vermicompost)<br />

e di insetti<br />

Guano Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di<br />

controllo.<br />

I prodotti o sottoprodotti di origine<br />

animale citati di seguito:<br />

Farina di sangue<br />

Polvere di zoccoli<br />

Polvere di corna<br />

Polvere di ossa, anche<br />

degelatinata<br />

Farina di pesce<br />

Farina di carne<br />

Pennone<br />

Lana<br />

Pellami (vedere condizioni a lato)<br />

Pelli e crini<br />

Prodotti lattiero-caseari<br />

Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di<br />

controllo.<br />

Pellami: Concentrazione massima in mg/kg di material secca di cromo<br />

(VI):0 (limite di determinazione)<br />

Concimi ricavati da rifiuti domestici, piante e ammendanti<br />

Rifiuti domestici compostati o<br />

fermentati


Miscela di materiali vegetali<br />

compostata o fermentata<br />

Prodotto ottenuto da miscele di materiali vegetali sottoposte a<br />

compostaggio o a fermentazione anaerobica per la produzione di bio-gas.<br />

Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di<br />

controllo.<br />

Torba Impiego limitato all’orticoltura (colture orticole, floricole, arboricole, vivai).<br />

Prodotti e sottoprodotti organici di<br />

origine vegetale per la<br />

fermentazione (ad es.: farina di<br />

panelli di semi oleosi, guscio di<br />

cacao, radichette di malto, ecc.).<br />

Alghe e prodotti a base di alghe Se ottenuti direttamente mediante:<br />

- processi fisici comprendenti disidratazione, congelamento e macinazione;<br />

- estrazione con acqua o soluzione acida e/o alcalina;<br />

- fermentazione.<br />

Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di<br />

controllo.<br />

Segatura e trucioli di legno Legname non trattato chimicamente dopo l’abbattimento.<br />

Cortecce compostate Legname non trattato chimicamente dopo l’abbattimento.<br />

Cenere di legno Proveniente da legname non trattato chimicamente dopo l’abbattimento.<br />

Concimi composti da minerali e ammendanti<br />

Argille (per es. perlite, vermiculite,<br />

ecc.)<br />

Fosfato naturale tenero Prodotto definito dalla Direttiva 76/116/CEE, modificata dalla Direttiva<br />

89/284/CEE.<br />

Tenore di Cadmio inferiore o pari a 90mg/kg di P2O5<br />

Fosfato allumino-calcico Prodotto definito dalla Direttiva 76/116/CEE, modificata dalla 89/284/CEE.<br />

Tenore di Cadmio inferiore o pari a 90mg/kg di P2O5<br />

Impigo limitato ai terreni basici (pH>7.5)<br />

Scorie di defosforizzazione Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di<br />

controllo.<br />

Sale grezzo di potassio (ad es. Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di<br />

Kainite, silvinite, ecc.)<br />

controllo.<br />

Solfato di potassio, che può<br />

contenere sale di magnesio.<br />

Prodotto ottenuto dal sale grezzo di potassio mediante un processo di<br />

estrazione fisica e che può contenere anche Sali di magnesio.<br />

Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di<br />

controllo.<br />

Borlande ed estratti di borlande Escluse le borlande estratte con Sali ammoniacali.<br />

Carbonato di calcio di origine<br />

naturale (ad es.: creta, marna,<br />

calcare macinato, litotamnio,<br />

maerl, creta fosfatica, ecc.)<br />

Magnesio e carbonato di calcio di<br />

origine naturale (ad es. Creta<br />

magnesiaca, calcare magnesiaco<br />

macinato, ecc.)<br />

Solfato di magnesio (ad es.:<br />

kieserite)<br />

Unicamente di origine naturale.<br />

Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di<br />

controllo.<br />

Soluzione di cloruro di calcio Trattamento fogliare su melo, dopo che sia stata messa in evidenza una<br />

carenza di calcio.<br />

Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di<br />

controllo.<br />

Solfato di calico (gesso) Prodotto definito dalla Direttiva 76/116/CEE, modificata dalla Direttiva<br />

89/284/CEE<br />

Unicamente di origine naturale.<br />

Fanghi industriali provenienti da Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di<br />

zuccherifici<br />

controllo.<br />

Zolfo elementare Prodotto definito dalla Direttiva 76/116/CEE, modificata dalla Direttiva<br />

89/284/CEE.<br />

Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di<br />

controllo.<br />

Oligolelementi Oligoelementi inclusi nella Direttiva 89/530/CEE<br />

Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di<br />

controllo.<br />

33


Cloruro di sodio Unicamente salgemma.<br />

Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di<br />

controllo.<br />

Farina di roccia<br />

Tabella 6: Estratto dell’Allegato II del Reg. CEE n° 889/2008 (prodotti autorizzati<br />

per la protezione delle piante)<br />

1. PRODOTTI FITOSANITARI<br />

Condizioni generali applicabili per tutti i prodotti composti o contenenti le sostanze<br />

attive appresso indicate:<br />

- Impiego in conformità ai requisiti comunitari;<br />

- Soltanto in conformità delle disposizioni specifiche della normativa sui prodotti<br />

fitosanitari applicabile nello Stato membro in cui il prodotto è utilizzato [ove<br />

pertinente (*)].<br />

I Sostanze di origine vegetale o animale<br />

Descrizione, requisiti di composizione,<br />

Nome<br />

condizioni per l’uso<br />

Azadiractina estratta da Insetticida.<br />

Azadirachta indica (albero del<br />

Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.<br />

Neem)<br />

(*) Cera d’api Protezione potatura.<br />

Gelatina Insetticida.<br />

(*) Proteine idrolizzate Sostanze attrattive.<br />

Solo in applicazioni autorizzate in combinazione con altri prodotti adeguati del<br />

presente allegato II, parte B.<br />

Lecitina Fungicida.<br />

Oli vegetali (per es.: olio di Insetticida, acaricida, fungicida ed inibitore della germogliazione.<br />

menta, olio di pino, olio di<br />

carvi).<br />

Piretrine estratte da<br />

Insetticida.<br />

Chrysanthemum<br />

Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.<br />

cinerariaefolium<br />

Quassia estratta da Quassia Insetticida, repellente.<br />

amara<br />

Rotenone estratto da Derris Insetticida.<br />

spp., Lonchocarpus spp. e Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.<br />

Terphrosia spp.<br />

(*) In alcuni Stati membri i prodotti contrassegnati (*) non sono considerati prodotti fitosanitari e non sono soggetti alle<br />

disposizioni della legislazione in materia di prodotti fitosanitari.<br />

II Microrganismi utilizzati nella lotta biologica contro i parassiti<br />

Nome Descrizione, requisiti di composizione,<br />

condizioni per l’uso<br />

Microrganismi (batteri, virus e Solo prodotti non modificati geneticamente ai sensi della Direttiva 90/220/CEE (<br />

funghi), ad es. Bacillus<br />

thuringensis, Granulosis virus,<br />

ecc.<br />

1 ).<br />

( 1 ) GU n° L 117 dell’8.5. 1990, pag. 15.<br />

III Sostanze da utilizzare solo in trappole e/o distributori automatici<br />

Condizioni generali:<br />

- Le trappole e/o i distributori automatici devono impedire la penetrazione delle sostanze nell’ambiente ed il contatto<br />

delle stesse con le coltivazioni in atto;<br />

- Le trappole devono essere raccolte dopo l’utilizzazione e riposte al sicuro.<br />

Nome Descrizione, requisiti di composizione,<br />

condizioni per l’uso<br />

(*) Fosfato diammonio Sostanza attrattiva.<br />

Soltanto in trappole.<br />

34


Metaldeide Dal 31 Marzo 2006 non può essere più utilizzato.<br />

Feromoni Sostanze attrattive; sostanze che alterano il comportamento sessuale.<br />

Solo in trappole e distributori automatici.<br />

Piretroidi (solo deltametrina o Insetticida.<br />

lambdacialotrina)<br />

Solo in trappole con sostanze specifiche attrattive.<br />

Solo contro Batrocera oleae e Ceratitis capitata wied.<br />

Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.<br />

(*) In alcuni Stati membri i prodotti contrassegnati (*) non sono considerati prodotti fitosanitari e non sono soggetti alle<br />

disposizioni della legislazione in materia di prodotti fitosanitari.<br />

IIIa Preparati da spargere in superficie tra le piante coltivate<br />

Nome Descrizione, requisiti di composizione,<br />

condizioni per l’uso<br />

Ortofosfato di ferro (III) Molluschicida<br />

IV. Altre sostanze di uso tradizionale in agricoltura biologica<br />

Nome Descrizione, requisiti di composizione,<br />

condizioni per l’uso<br />

Rame, nella forma di<br />

idrossido di rame, ossicloruro<br />

di rame, solfato di rame<br />

(tribasico), ossido rameoso<br />

Fungicida.<br />

Dal 1° gennaio 2006 nel limite massimo di 6 kg di rame/ettaro/anno, fatte salve<br />

disposizioni specifiche più restrittive previste dalla legislazione sui prodotti<br />

fitosanitari dello Stato membro in cui il prodotto sarà utilizzato.<br />

Per le colture perenni gli Stati membri possono disporre, in deroga al disposto del<br />

paragrafo precedente, che i tenori massimi siano applicati come segue:<br />

- il quantitativo massimo utilizzato a decorrere dal 23 marzo 2002 fino al 31<br />

dicembre 2006 non deve superare 38 kg di rame per ettaro;<br />

- a decorrere dal 1° gennaio 2007 il quantitativo massimo che può essere<br />

utilizzato ogni anno sarà calcolato detraendo i quantitativi effettivamente utilizzati<br />

nei quattro anni precedenti dal quantitativo totale massimo di, rispettivamente,<br />

36, 34, 32 e 30 kg di rame per ettaro per gli anni 2007, 2008, 2009, 2010 e per<br />

gli anni successivi..<br />

Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.<br />

(*) Etilene Sverdimento delle banane.<br />

Sale di potassio di acidi grassi Insetticida.<br />

(sapone molle)<br />

(*) Allume di potassio (Calinite) Prevenzione della maturazione delle banane.<br />

Zolfo calcico (polisolfuro di Fungicida, insetticida, acaricida.<br />

calce)<br />

Solo per trattamenti invernali degli alberi da frutto, degli olivi e della vite.<br />

Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.<br />

Olio di paraffina Insetticida, acaricida.<br />

Oli minerali Insetticida, acaricida.<br />

Solo su alberi da frutta, viti, olivi e colture tropicali (ad esempio banani).<br />

Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.<br />

Permanganato di potassio Fungicida, battericida.<br />

Solo su alberi da frutta, olivi e viti.<br />

(*) Sabbia di quarzo Repellente.<br />

Zolfo Fungicida, acaricida, repellente.<br />

(*) In alcuni Stati membri i prodotti contrassegnati (*) non sono considerati prodotti fitosanitari e non sono soggetti alle<br />

disposizioni della legislazione in materia di prodotti fitosanitari.<br />

2. PRODOTTI PER LA LOTTA CONTRO I PARASSITI NEI LOCALI DI<br />

STABULAZIONE E NEGLI IMPIANTI:<br />

• Prodotti elencati nella sezione 1;<br />

• Rodenticidi.<br />

35


CAPITOLO 2. COMMERCIALIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI DA<br />

AGRICOLTURA <strong>BIOLOGICA</strong><br />

I bassi prezzi delle produzioni agricole e l’aumento dei costi di<br />

distribuzione, anche nel settore biologico, spingono l’agricoltore a<br />

cercare nuove strade per raggiungere la redditività delle produzioni 31 .<br />

Solo una piccola parte del prezzo finale pagato dal consumatore per<br />

un prodotto biologico va al produttore.<br />

La maggior parte viene distribuita nei passaggi intermedi e nella fase<br />

di commercializzazione.<br />

Risulta quindi evidente che tutte le occasioni di incontro diretto tra<br />

produttore e consumatore rappresentano un grosso vantaggio per<br />

entrambe le parti, in termini di costi, conoscenza reciproca e crescita<br />

culturale.<br />

La creazione di queste opportunità rappresenta un passaggio<br />

essenziale per lo sviluppo dell’agricoltura biologica quale modello di<br />

sviluppo sostenibile.<br />

Fondamentale per l’agricoltore biologico risulta essere la<br />

partecipazione a alle fiere del settore, dove può non solo esporre i<br />

propri prodotti e concludere accordi commerciali, ma anche entrare in<br />

contatto diretto con nuovi fornitori.<br />

Nelle tabelle seguenti riportiamo due brevi schede sulle più importanti<br />

fiere del biologico, il Biofach in Germania ed il SANA in Italia.<br />

31 Cristina Grandi (IFOAM Liaison Office to FAO), Alternative Markets for<br />

Organic Product, Proceedings of International roundtable “Organic<br />

Agriculture and Market Linkages”, organized by FAO and IFOAM, Rome,<br />

November 2005.<br />

36


Tabella 5: BIOFACH, la fiera mondiale dell’agricoltura biologica<br />

Norimberga (GERMANIA), Febbraio<br />

Il BioFach, la fiera mondiale del biologico che si svolge ogni anno in febbraio a Norimberga, in<br />

Germania, si caratterizza per la sua vivacità, internazionalità ed alto tasso di innovatività. Può<br />

contare annualmente su 2100 espositori, due terzi dei quali stranieri, e più di 37.000 visitatori<br />

provenienti da oltre 110 nazioni. Il BioFach è patrocinato dall’IFOAM (la Federazione<br />

Internazionale dei Movimenti di Agricoltura Biologica) che ne stabilisce i criteri di ammissione e<br />

garantisce la qualità dei prodotti esposti. L’orgazizzazione del BioFach promuove inoltre eventi sul<br />

biologico in altri quattro continenti: Giappone, Stati Uniti, Sud Africa, Cina. Lo sviluppo di nuovi<br />

mercati del biologico rappresenta una grande opportunità per molte imprese del settore.<br />

Naturalmente anche in questi paesi devono essere stabilite regole precise se si vuole ottenere uno<br />

sviluppo del biologico al pari di quello registrato in Europa. In ognuno esistono regole diverse su<br />

commercializzazione, linee guida per la produzione e tutta la normativa di riferimento va<br />

uniformata, anche a vantaggio di una maggiore trasparenza per i consumatori. Le imprese hanno<br />

bisogno di consulenza qualificata su come operare nei diversi paesi in conformità al loro disposto<br />

normativo e il Biofach rappresenta un’ottima occasione informativa e di scambio di opinioni ed<br />

esperienze. La fiera internazionale di Norimberga conosce il mercato ed offre anche una<br />

panoramica completa sulle innovazioni del settore a livello mondiale. L’Ente fiere di Norimberga ed<br />

il Ministero Federale per l’Alimentazione, l’agricoltura Ministry for Food, Agriculture and Consumer<br />

Protectione la tutela dei consumatori (BMELV) sono i promotori della fiera, organizzata in<br />

collaborazione con l’Associazione tedesca per il commercio e l’industria (AUMA). Agli espositori<br />

sono offerte numerose soluzioni organizzative e la possibilità di partecipare a convegni e forum.<br />

Data la grossa affluenza in fiere le aziende interessate devono però pianificare per tempo la loro<br />

partecipazione, soprattutto quelle che intendono stabilire contatti proficui con le organizzazioni<br />

operanti sui mercati dell’Asia, del Nord America e del Sud America, con le quali è possibile<br />

realizzare incontri mirati.<br />

Accordi commerciali in fiera (fonte: NürnbergMesse)<br />

---http://www.biofach.de<br />

37


Tabella 6: SANA, la fiera italiana dell’agricoltura biologica<br />

Bologna (ITALIA), Settembre<br />

SANA, l’esposizione italiana di rilievo internazionale dei prodotti naturali (alimentazione, salute, ambiente)<br />

è uno dei principali eventi del mondo del naturale:<br />

• 85,000 mq di spazi espositivi<br />

• 16 padiglioni espositivi<br />

• 1,600 espositori, di cui 400 esteri provenienti da 45 Paesi d’Europa, U.S.A, Asia, Oceania, Africa<br />

• 70,000 visitatori – di cui 50.000 operatori professionali<br />

• 3.500 operatori stranieri provenienti da 50 Paesi di tutto il mondo<br />

• 77 convegni<br />

• 900 giornalisti presenti in fiera di cui 100 stranieri.<br />

La macro-area dell'Alimentazione, radice storica del Salone, occupa 8 padiglioni dedicati ai prodotti<br />

biologici e tipici certificati. Qui sono presenti produttori di tutte le Regioni italiane e delegazioni ufficiali di<br />

molti Paesi stranieri, dalla "A" di Argentina alla "U" di Uganda passando per l'Austria, il Brasile, la<br />

Germania, la Tunisia, ecc.<br />

I sei padiglioni dedicati alla Salute comprendono tutti i prodotti, le tecniche e gli strumenti utili al<br />

raggiungimento di un benessere olistico in chiave naturale: dai prodotti erboristici e fitoterapici ai cosmetici<br />

naturali, dalle medicine non convenzionali ai centri di benessere.<br />

Vivere “al naturale” significa anche dedicare attenzione all’ambiente in cui si vive e lavora, agli abiti che si<br />

indossano e all’impatto ambientale di tutti gli oggetti e le apparecchiature di uso quotidiano. Le tecniche e i<br />

prodotti per l'edilizia sostenibile, l’arredamento e l’abbigliamento ecologici e i tessuti naturali trovano nel<br />

settore Ambiente il luogo più adatto per esprimere un atteggiamento eco-compatibile a 360°, nel pieno<br />

rispetto dell’ambiente e della nostra salute. Due i padiglioni dedicati all'ambiente.<br />

SANA, sempre attenta al perseguimento dello sviluppo di una cultura ecologica anche tra I più giovani, ha<br />

creato in cooperazione con l’Ente fiere di Bologna la prima fiera dedicate al gioco ed all’educazione ecocompatibile<br />

dei più piccoli: SANALANDIA. Qui, sotto la<br />

guida di esperti educatori e la sorveglianza dei<br />

genitori, gli under 12 si sbizzarriscono fra giochi,<br />

percorsi, laboratori didattici e svariate attività ludicoeducative<br />

mirate ad instillare nei più piccoli il seme<br />

della loro importantissima “coscienza ecologica”.<br />

Letture e spettacoli incentrate sulle tematiche<br />

ecologiche si svolgono in speciali teatri naturali ed<br />

all’interno di speciali capanne di legno. Associazioni<br />

ed aziende offrono alimenti biologici di stagione e<br />

giocattoli costruiti in materiali eco-compatibili.<br />

SANA, oltre che appuntamento commerciale e<br />

immancabile momento di business, è caratterizzato da<br />

una fortissima valenza culturale. Il calendario dei convegni ospita ogni anno decine di congressi,<br />

workshop e tavole rotonde che riscuotono l'interesse di migliaia di operatori del settore, italiani e stranieri,<br />

e del pubblico. Ai numerosi convegni in calendario si aggiungono le iniziative speciali di cui SANA si fa<br />

ogni anno promotore: mostre-evento che accendono i riflettori su settori emergenti e nuovi "eco-trend".<br />

La disponibilità di una vetrina completa di prodotti di qualità, la valenza culturale del Salone e l’attualità dei<br />

temi trattati richiamano ogni anno la presenza di centinaia di giornalisti italiani ed esteri. Grazie a loro, i<br />

messaggi di SANA e dei suoi protagonisti vengono diffusi attraverso quotidiani, periodici, radio, televisioni<br />

e Internet. SANA ha sempre operato per far conoscere ai consumatori ed alle istituzioni I prodotti biologici<br />

di qualità e questo è potuto avvenire grazie alla partecipazione di migliaia di espositori e centinaia di<br />

giornalisti ed opinion leader che hanno contribuito a sviluppare il mercato del biologico sia a livello<br />

nazionale che internazionale. L’esposizione contribuisce attivamente insieme ai produttori, alle loro<br />

associazioni ed alla grande distribuzione alla diffusione della corretta informazione sui vantaggi del<br />

biologico rispetto all’ambiente ed alla salute, incidendo sui comportamenti dei consumatori, che risultano<br />

sempre più attenti alle loro scelte alimentari. Il biologico avvicina inoltre i consumatori ai luoghi di<br />

produzione, favorendo lo sviluppo rurale ed incentivando la “filiera corta” e la multifunzionalità dell’azienda<br />

agricola. Questo è lo spirito della fiera e di tutti gli operatori che vi partecipano.<br />

---<br />

http://www.sana.it<br />

38


Tra il 1990 ed il 2000 il mercato del biologico in Europa è cresciuto<br />

ogni anno del 25%, raggiungendo nel 2004 un giro d’affari di 11 bilioni<br />

di euro 32 (il mercato mondiale del biologico si è attestato intorno ai<br />

23,5 bilioni di euro 33 ).<br />

Il più grande mercato dei prodotti biologici è quello tedesco, con uno<br />

share maggiore del 30% del volume totale del mercato europeo (ca.<br />

3,5 bilioni di €), seguono il Regno Unito (1.6 bio €), l’Italia (1.4 bio €) e<br />

la Francia (1.2 bio €). La Danimarca è invece prima per la spesa<br />

procapite di prodotti biologici che ammonta a 60 €, mentre per la<br />

Svezia arriva a ca 45 €, 41 € per l’Austria, 40 € per la Germania. In<br />

molti altri paesi europei la spesa pro-capite per I prodotti biologici è<br />

comunque maggiore di 20 €: Belgio (29 €), Olanda (26 €), Francia (25<br />

€), Regno Unito e Italia (24 €) 34 .<br />

Questo trend positivo è legato a diverse ragioni:<br />

• perdita di fiducia nei prodotti convenzionali, alla luce di molteplici<br />

scandali alimentari;<br />

• desiderio di non trovare residui di pesticidi nel piatto;<br />

• desiderio di mangiare alimenti privi di organismi geneticamente<br />

modificati;<br />

• richiesta di standards sempre più elevati a garanzia del benessere<br />

animale;<br />

• domanda di protezione e rispetto ambientale;<br />

• desiderio di salvaguardare l’ambiente dalla contaminazione con<br />

organismi geneticamente modificati;<br />

• fiducia nel sistema di certificazione e nelle norme dell’agricoltura<br />

biologica.<br />

• salvaguardia della salute degli operatori agricoli.<br />

L’importanza dell’aspetto commerciale trova riscontro anche nel Piano<br />

di Azione Europeo per l’Agricoltura Biologica 35 , dove le principali<br />

proposte operative della Commissione Europea si rivolgono proprio<br />

allo “sviluppo di una guida informativa sul mercato delle bioproduzioni,<br />

con l’obiettivo di aumentare nei seguenti modi la fiducia<br />

32 Commission Européenne - Direction Générale De L'agriculture Et Du<br />

Développement Rural, Report « Organic farming in the European Union –<br />

Facts and Figures » ,Bruxelles, 2005.<br />

33 The World of Organic Agriculture 2006 - Statistics and Emerging Trends -<br />

8th revised edition, Ed. IFOAM,Bonn, 2006 (www.ifoam.org).<br />

34 Commissione Europea - Direzione Generale dell’Agricoltura e dello<br />

Sviluppo rurale, Report « Organic farming in the European Union – Facts<br />

and Figures», Bruxell, 2005.<br />

35 COM(2004)415 final - Bruxell, 10.06.2004.<br />

39


dei consumatori: fornendo loro maggiori informazioni, effettuando<br />

maggiore promozione del metodo sia tra i consumatori che tra gli<br />

operatori, incentivando l’uso del marchio europeo, anche a garanzia<br />

dei prodotti importati, creando più trasparenza sui diversi standards,<br />

aumentando la reperibilità dei prodotti, realizzando indagini statistiche<br />

da usare come strumento di marketing. La prima linea di azione<br />

prevista dal Piano comunitario riguarda inoltre proprio il mercato dei<br />

prodotti biologici e prevede di: “… Modificare il Regolamento<br />

comunitario n° 2826/2000 (promozione del mercato interno) il quale<br />

darà alla Commissione la possibilità di promuovere direttamente<br />

campagne informative/promozionali sul biologico. Avviare una<br />

campagna europea pluriennale per informare consumatori, istituzioni<br />

pubbliche, scuole ed altri attori chiave della filiera agroalimentare sui<br />

vantaggi dell’agricoltura biologica, specialmente dal punto di vista<br />

ambientale, ed aumentare la conoscenza dei prodotti da agricoltura<br />

biologica e del marchio europeo. Avviare campagne informative e<br />

promozionali rivolte a categorie mirate quali quelle dei consumatori<br />

occasionali e delle mense pubbliche. Incrementare le collaborazioni<br />

della Commissione con gli Stati membri e le Organizzazioni<br />

professionali al fine di sviluppare nuove strategie per la realizzazione<br />

delle suddette campagne.<br />

2.1. Pianificazione e gestione degli acquisti<br />

L’operatore agricolo che intende adottare il metodo di produzione<br />

biologico deve sapere che sta per approcciare un metodo sottoposto<br />

ad un completo controllo di processo, lungo tutte le fasi della filiera<br />

produttiva. Sarà quindi necessario selezionare accuratamente tutti i<br />

fornitori di mezzi tecnici e di materia prima. Tutti dovranno infatti a loro<br />

volta sottostare al sistema comunitario di controllo. In particolare<br />

coloro che oltre alle produzioni aziendali confezionano e/o<br />

trasformano prodotti provenienti anche da altre realtà aziendali<br />

dovranno effettuare un’accurata pianificazione temporale degli<br />

acquisti, al fine di evitare interruzioni improvvise del ciclo produttivo.<br />

E’ consigliabile inoltre avere contratti di conferimento con fornitori<br />

diversi, piuttosto che un unico grande accordo commerciale. In tal<br />

modo, qualora problemi tecnici o commerciali impedissero<br />

l’approvviggionamento da un fornitore, ci si potrà sempre rivolgere alle<br />

altre ditte, garantendo continuità alla produzione. In agricoltura<br />

biologica non è sempre facile reperire la materia prima necessaria e,<br />

in alcuni periodi di scarsa produzione o avversità atmosferiche, la<br />

concorrenza tra gli operatori può determinare aumenti anche<br />

considerevoli dei prezzi di acquisto. E’ quindi sempre consigliabile<br />

determinare (e contrattualizzare!) preventivamente il prezzo di<br />

40


acquisto, eventualmente fissando un range tra il prezzo minimo e<br />

quello massimo, dipendenti dall’evoluzione del mercato.<br />

Molta attenzione dovrà essere poi riposta nella pianificazione degli<br />

acquisti dei mezzi tecnici (semi, fertilizzanti, prodotti per la difesa,<br />

etc.), non sempre di facile reperibilità, soprattutto nelle aree interne,<br />

lontane dai grandi centri di acquisto. Ad esempio l’ordinativo di<br />

acquisto dei semi dovrà essere effettuato almeno con due mesi di<br />

anticipo rispetto al periodo di semina. Qualora infatti non si riuscisse a<br />

reperire materiale certificato della cultivar desiderata, l’operatore<br />

dovrà valutare se modificare la propria scelta o chiedere all’Ente di<br />

certificazione una deroga all’utilizzo di seme biologico. Per fare questo<br />

dovrà comunque aver svolto preventivamente un’indagine presso<br />

l’Autorità nazionale competente sull’effettiva non disponibilità sul<br />

mercato del seme richiesto. La risposta dell’Autorità preposta alla<br />

gestione dell’albo delle sementi biologiche non avviene generalmente<br />

in breve tempo, sia perché in alcuni periodi le richieste sono molto<br />

numerose, sia perché vanno consultate le banche dati europee per<br />

verificare l’eventuale disponibilità del seme in altri paesi dell’Unione<br />

Europea.<br />

In agricoltura biologica anche la gestione degli acquisti, come del<br />

resto ogni singola fase del processo produttivo, deve basarsi su<br />

un’attenta e puntuale pianificazione, al fine di evitare problemi tecnici<br />

e burocratici.<br />

2.1.a Scelta dei fornitori<br />

Per evitare di effettuare acquisti non conformi alla vigente normativa<br />

comunitaria, in continua evoluzione, gli operatori dovranno<br />

preferibilmente acquistare mezzi tecnici (fertilizzanti, prodotti per la<br />

difesa, sementi, ecc.) direttamente da fornitori specializzati, in grado<br />

di dare anche consigli circa il loro corretto impiego. A livello<br />

comunitario il regolamento n° 889/2008 elenca tutti i mezzi tecnici<br />

utilizzabili in agricoltura biologica. Bisogna però far attenzione alle<br />

diverse disposizioni nazionali ed alla diversa interpretazione del<br />

regolamento nei diversi Stati 36 .<br />

Appropriati fertilizzanti, semi, prodotti per la difesa fitosanitaria, ed<br />

attrezzature impiegabili nel biologico possono essere reperiti con<br />

difficoltà. In alcuni paesi ci sono registri ufficiali dei produttori e dei<br />

distributori di mezzi tecnici. Per esempio il Ministero dell’Agricoltura<br />

36 Il progetto “Organic Inputs Evaluation” è un progetto di Azione Concertata a<br />

livello europeo, promosso nell’ambito del Programma Qualità della vita (5°<br />

Programma quadro) circa la valutazione degli inputs autorizzati in<br />

agricoltura biologica (www.organicinputs.org).<br />

41


italiano richiede alle ditte produttrici / distributrici di comunicare e di<br />

depositare un campione di etichetta presso l’Istituto Nazionale per la<br />

Nutrizione delle piante. Dopo aver effettuato tutte le verifiche<br />

necessarie, l’Istituto provvede periodicamente ad aggiornare la lista<br />

delle imprese e dei prodotti idonei all’impiego in biologico 37 . L’elenco<br />

pubblicato, noto come “Registro dei Fertilizzanti per l’Agricoltura<br />

Biologica”, contiene i fertilizzanti le cui comunicazioni hanno superato<br />

le fasi di verifica. Al fine di inserire nel Registro I fertilizzanti relative a<br />

nuove comunicazioni, sono previsti continui aggiornamenti.<br />

Ci sono inoltre Data Base dei mezzi tecnici consultabili sul web; per<br />

esempio “OrganicXseeds”: un DB sui fornitori europei di semi da<br />

agricoltura biologica, gestito da un Consorzio di organizzazioni. Il<br />

servizio è a pagamento ed è accessibile all’indirizzo<br />

www.organicxseeds.com.<br />

Sempre su internet sono disponibili cataloghi di fornitori di mezzi<br />

tecnici certificati per l’agricoltura biologica (per Bio Europe 38<br />

pubblicato in Italia), contenenti informazioni dettagliate sulle aziende<br />

produttrici/distributrici.<br />

E’ da evidenziare che, in riferimento ai trasformatori di prodotti<br />

biologici, anche le materie prime devono provenire da aziende a loro<br />

volta certificate bio ai sensi della vigente normativa comunitaria. Di<br />

conseguenza è necessario, quando si effettuano gli<br />

approvvigionamenti, acquisire le relative certificazioni, i cui estremi<br />

vanno riportati nei registri aziendali. Quando si acquistano semi e<br />

foraggi è inoltre importante acquisire anche la certificazione OGM<br />

free.<br />

2.1.b Scelta dei canali di approvviggionamento<br />

A causa della scarsa diffusione dei centri specializzati nel biologico,<br />

gli operatori acquistano i mezzi tecnici sia nei punti vendita biologici<br />

che in quelli convenzionali.<br />

Negli ultimi tempi si è però aperta la strada del commercio elettronico,<br />

con la possibilità di effettuare acquisti in grossi centri specializzati,<br />

direttamente dalla propria azienda. In questo caso diminuiscono i<br />

rischi di acquistare prodotti non conformi alla normativa comunitaria,<br />

anche se i prezzi possono risultare più alti a causa delle spese di<br />

trasporto. Un ulteriore vantaggio è però quello di poter<br />

preventivamente visionare on-line i prodotti e le relative certificazioni.<br />

37 www.isnp.it/fertab_eng/index.htm<br />

38 www.biobank.it<br />

42


2.2. Commercializzazione delle produzioni aziendali<br />

Nel settore dell’agricoltura biologica si discute molto sulle<br />

problematiche connesse al commercio. Inizialmente si discuteva<br />

molto se entrare o meno nella grande distribuzione, oggi le tematiche<br />

di attualità sono la filiera corta, i punti vendita aziendali, la ristorazione<br />

collettiva (in particolare mense scolastiche, ospedali, ecc.), il<br />

commercio equo e solidale.<br />

Tabella 7: Settimana del biologico nelle mense della Commissione Europea e del<br />

Consiglio Europeo in Bruxelles<br />

Il gruppo IFOAM Europa ha organizzato insieme alla Presidenza austriaca la<br />

SETTIMANA <strong>BIOLOGICA</strong> nelle mense della Commissione Europea e del Consiglio<br />

Europeo in Bruxelles. L’evento ha avuto luogo per la prima volta dal 17 al 24 maggio<br />

2006. Durante questo periodo i membri delle istituzioni europee ed i loro ospiti hanno<br />

avuto la possibilità di degustare ed apprezzare molti alimenti biologici. Questa iniziativa<br />

pubblico-privata si proponeva di promuovere l’uso dei prodotti biologici nelle mense<br />

pubbliche e di sottolineare l’importante ruolo che può svolgere il catering nelle<br />

dinamiche di sviluppo del settore.<br />

Le mense della Commissione e del Consiglio europeo servono migliaia di pasti al<br />

giorno e possono dare il buon esempio in ambito europeo.<br />

Anche nel settore privato sono state realizzate con successo mense biologiche, come<br />

nel caso dell’IKEA (che ha servito un milione di pasti nel 2006), degli Scandic Hotels o<br />

della banca WestLB con il 22% di pasti biologici. In Olanda 10 grandi ONG con 4<br />

milioni di associati hanno firmato un accordo per convertire il proprio catering<br />

completamente al biologico.<br />

Questi esempi mostrano come il catering possa contribuire significativamente ad<br />

incrementare il mercato delle produzioni biologiche. Le Istituzioni nazionali ed europee<br />

conoscono molto bene questa potenzialità e con l’iniziativa della SETTIMANA<br />

<strong>BIOLOGICA</strong> la Presidenza austriaca in collaborazione con l’IFOAM ha inteso<br />

sottolineare l’importanza del Piano di Azione Europeo per l’Agricoltura Biologica,<br />

approvato nel 2004.<br />

----<br />

Fonte: IFOAM<br />

Gli Enti pubblici sono i maggiori consumatori d’Europa, spendendo<br />

circa il 16% del prodotto interno lordo (che è una somma equivalente<br />

al PIL della Germania!). Possono quindi contribuire pesantemente allo<br />

sviluppo sostenibile, orientando il loro potere di acquisto verso beni e<br />

servizi che rispettano l’ambiente.<br />

43


Gli acquisti “Verdi” possono essere considerati un esempio concreto<br />

di come orientare il mercato. Promuovendo gli appalti Verdi gli Enti<br />

pubblici possono sostenere le industrie con incentivi reali per lo<br />

sviluppo delle tecnologie pulite. Per qualche settore l’impatto può<br />

essere veramente significativo, considerata l’elevata quota di mercato<br />

che occupano gli acquisti pubblici.<br />

La Commissione Europea ha predisposto un manuale 39 per aiutare gli<br />

Enti pubblici a promuovere appalti pubblici eco-compatibili e<br />

sviluppare una politica degli acquisti verdi. Esso illustra in modo<br />

pratico le possibilità e le soluzioni offerte dalla normativa comunitaria<br />

per l’elaborazione di gare di appalto pubbliche che tengano conto<br />

dell’eco-sostenibilità degli acquisti. Il manuale 40 è disponibile sul sito<br />

web della Commissione dedicato al Green Public Procurement, il<br />

quale contiene ulteriori informazioni pratiche, compresi links e contatti.<br />

L’agricoltura biologica può contribuire concretamente allo sviluppo<br />

economico locale ed alla sua diversificazione, sviluppando l’identità e<br />

la promozione del territorio e rivitalizzando sia le comunità rurali che le<br />

città. Per esempio in Italia diversi anni fa l’AIAB (Associazione Italiana<br />

per l’Agricoltura Biologica) ha promosso la costituzione di un network,<br />

chiamato “Città del Bio” 41 , aperto a tutte le pubbliche amministrazioni<br />

che intendono investire in politiche di supporto all’agricoltura biologica<br />

in quanto modello di sviluppo sostenibile del territorio.<br />

Immagine 4: Logo Città del Bio<br />

39 Commission of the European Communities, Handbook on environmental<br />

public procurement, Brussels, 18.8.2004 – SEC(2004) 1050.<br />

40 http://europa.eu.int/comm/environment/gpp/<br />

41 www.cittadelbio.it<br />

44


L’introduzione degli alimenti biologici all’interno delle mense<br />

pubbliche, a cominciare da quelle scolastiche, sta diventando uno dei<br />

primi campi di attività del network delle Città del Bio, contestualmente<br />

all’educazione alimentare. Il network promuove anche i Bio-distretti<br />

rurali, che non sono nuove entità amministrative ma un<br />

coordinamento di Enti che opera per la conversione sostenibile del<br />

territorio e la valorizzazione delle sue tipicità e bio-eccellenze. Essi<br />

sono degli strumenti di programmazione territoriale in grado di<br />

promuovere nuovi investimenti coinvolgendo gli stake-holders (sia<br />

pubblici che privati) in progetti di promozione dell’agricoltura biologica,<br />

del turismo rurale, dell’artigianato locale e delle imprese ecocompatibili.<br />

Un esempio di bio-distretto è quello denominato “Biodistretto<br />

Cilento”, eco ordinato dall’Associazione Italiana per<br />

l’Agricoltura Biologica. La progettualità comune avviata dai<br />

componenti del Bio-distretto ha già portato alla valorizzazione delle<br />

più importanti filiere produttive del territorio (maiale nero, fico bianco<br />

del Cilento, miele, fagiolo, olio) ed ha attivato finanziamenti regionali e<br />

provinciali che hanno consentito l’avvio del progetto delle Bio-spiagge.<br />

Quest’ultimo prevede di valorizzare la tipicità e la bio-diversità del<br />

territorio attraverso la creazione di bio-sentieri in grado di condurre i<br />

turisti dalle spiagge alle aree rurali interne, attraversando aree<br />

protette, aziende agricole ed agriturismi, alla scoperta delle antiche<br />

tradizioni e dei mestieri dimenticati.<br />

2.2.a Scelta dei clienti<br />

L’importanza dei canali di vendita differisce notevolmente nei diversi<br />

Stati membri dell’Unione Europea e, spesso, anche nelle diverse aree<br />

dei singoli Paesi. Così mentre in Belgio, Germania, Grecia, Francia<br />

Lussemburgo, Irlanda, Italia, Olanda e Spagna, prevale nettamente la<br />

vendita diretta e quella in negozi specializzati (anche se negli ultimi<br />

anni lo share della vendita nella grande distribuzione è notevolmente<br />

aumentato) in Danimarca, Finlandia, Svezia, Regno Unito, Irlanda,<br />

Ungheria e Repubblica Ceca, la gran parte delle vendite avviene nei<br />

supermercati (>60%) ed in negozi di alimentari non specializzati nel<br />

biologico. Gli esperti sono convinti che nei Paesi dove i prodotti<br />

biologici sono venduti principalmente attraverso i supermercati la<br />

quota di mercato è e rimarrà più alta rispetto agli altri stati 42 .<br />

42 Rapporto della Commissione Europea (G2 EW – JK D(2005) “Organic<br />

farming in the European Union – Facts and Figures”, Bruxelles, 3<br />

Novembre 2005.<br />

45


La vendita diretta in tutte le sue forme riveste però una grande<br />

importanza sia per i produttori che per i consumatori, e non va<br />

pertanto sottovalutata, bensì sostenuta ed incentivata. I vantaggi per il<br />

consumatore sono i seguenti: riduzione dei prezzi, rispetto della<br />

stagionalità e della freschezza dei prodotti, conoscenza dei prodotti e<br />

del territorio di origine. Vantaggi per il produttore: aumento del profitto,<br />

rapporto diretto con il consumatore, attuazione del nuovo ruolo<br />

dell’agricoltore (guardiano del territorio), vendita di prodotti e varietà<br />

locali.<br />

Ci sono diverse tipologie e modalità di vendita diretta:<br />

• “agricoltori in città”: mercatini locali, gruppi di acquisto (ad es.<br />

campagna “G.O.D.O. a cura dell’AIAB), eventi promozionali;<br />

• “cittadini in azienda”: punti vendita aziendali, agriturismi, fattorie<br />

didattiche, ecc..<br />

La vendita diretta e gli spacci aziendali sono molto importanti nelle<br />

aree rurali, specialmente se abbinati ad attività agrituristica ed alla<br />

ristorazione locale.<br />

Immagine 5: esempio di “cittadini in azienda”<br />

46


Immagine 6: esempio di “agricoltori in città”<br />

Per contro la Grande distribuzione può commercializzare quantitativi<br />

di prodotto ben maggiori rispetto ai punti vendita aziendali, alle<br />

erboristerie ed ai negozi specializzati nel biologico ed ha il pregio di<br />

far avvicinare al biologico un gran numero di consumatori. Qualche<br />

supermercato svolge anche attività promozionale del biologico,<br />

facendo degustare i prodotti e distribuendo materiale informativo. Il<br />

numero dei supermercati che vendono il biologico è in aumento in<br />

tutta Europa. Va comunque sottolineato che nel mondo del biologico<br />

sono molti coloro che non vedono di buon occhio la vendita nei<br />

supermercati, che rappresentano comunque dei centri di potere che<br />

decidono, spesso a discapito dei produttori, prezzi e quantitativi di<br />

merce da vendere, oltre a reinvestire i notevoli guadagni in attività non<br />

sempre etiche.<br />

Una soluzione migliore può essere rappresentata dai “supermercati<br />

biologici”, possibilmente a loro volta certificati sia secondo le norme<br />

del biologico che di quelle del Commercio Equo e solidale. Essi<br />

stanno di recente nascendo un po’ in tutti i Paesi, sono caratterizzati<br />

da un offerta estremamente ampia di prodotti e da superfici espositive<br />

maggiori di 300 m². Questo canale distributivo assomma i vantaggi dei<br />

supermercati convenzionali (maggiori volumi di vendita,<br />

avvicinamento al biologico di nuova utenza) a quelli dei punti vendita<br />

specializzati nel biologico (maggiori informazioni per il consumatore,<br />

47


competenza nell’approvviggionamento e nella vendita degli alimenti<br />

biologici.<br />

Molti consumatori continuano comunque a preferire un altro tipo di<br />

punto vendita, più vicino ai produttori, e la filiera corta (con indubbi<br />

maggiori vantaggi anche per le stesse aziende agricole). In<br />

considerazione del disposto normativo comunitario molti controlli<br />

vengono effettuati nei punti vendita dalle Autorità preposte ed i<br />

consumatori continuano a richiedere sempre più controlli severi ed<br />

imparziali, in particolare su frutta e verdura. A tal riguardo si precisa<br />

che dal 2005 anche i punti vendita devono assoggettarsi ad un<br />

sistema di controllo e certificazione, come previsto dalla<br />

regolamentazione comunitaria. Di conseguenza gli Enti di<br />

certificazione del biologico hanno implementato specifiche procedure<br />

per il controllo e la certificazione dei punti vendita, finalizzate alla<br />

verifica della loro conformità alle norme comunitarie.<br />

È anche in forte espansione il settore del catering e della ristorazione<br />

biologica; ogni anno un numero sempre maggiore di ristoranti e bar<br />

servono prodotti biologici. I governi nazionali incoraggiano inoltre l’uso<br />

di prodotti biologici nelle mense pubbliche ed è in aumento il numero<br />

delle mense scolastiche che somministrano prodotti biologici.<br />

2.2.b Come vendere il prodotto da agricoltura biologica<br />

La filiera produttiva agrobiologica rappresenta un tipico settore<br />

orientato dal consumatore, il quale richiede trasparenza e controllo in<br />

tutte le fasi del processo produttivo/distributivo. Uno slogan ricorrente<br />

è: comprare locale, biologico e in fiera 43 .<br />

La tracciabilità e la trasparenza rappresentano delle preziose chiavi di<br />

marketing per le produzioni biologiche. L’Unione Europea, a partire<br />

dalla pubblicazione del Regolamento n° 178/2002, ha stabilito norme<br />

precise sull’adozione dei sistemi di tracciabilità, che dal 2005 sono<br />

divenute obbligatorie anche per le aziende agricole. Il marketing delle<br />

produzioni agroalimentari “tracciate” è caratterizzato dalla diffusione di<br />

informazioni sul processo stesso, dalla efficiente comunicazione dei<br />

dati sulla tracciabilità e da ogni altra informazione sull’origine del<br />

prodotto. Tutte queste informazioni vengono registrate in un sistema<br />

informatico sulla produzione, disponibile per i consumatori. Tutto<br />

questo fornisce un elevato valore aggiunto ai prodotti ed apre nuove<br />

prospettive di marketing.<br />

43 Nadia El-Hage Scialabba (Food and Agriculture Organization delle Nazioni<br />

Unite), Global Trends in Organic Agriculture Markets and Countries’<br />

demand for FAO assistance, Atti della Tavola rotonda internazionale<br />

“Organic Agriculture and Market Linkages”, organizzata dalla FAO e<br />

dall’IFOAM, Roma, Novembre 2005.<br />

48


Le potenzialità sono enormi, in considerazione dell’immagine e del<br />

valore rappresentato dalla disponibilita per ogni prodotto di una<br />

completa e trasparente documentazione di riferimento.<br />

Lo strumento tecnologico utilizzato per consentire un’agevole fruizione<br />

del servizio è generalmente un portale di Internet navigabile<br />

attraverso un normale browser (tipo Explorer, Netscape, ecc.), che<br />

consente al consumatore di acquisire tutte le informazioni desiderate<br />

semplicemente digitando sulla tastiera un codice riportato in etichetta.<br />

Questo dà all’utente la sensazione di essere presente “virtualmente”<br />

all’interno dell’azienda, potendo controllare anche in che modo è stato<br />

prodotto l’alimento che si ritrova sulla tavola.<br />

Immagine 7: esempio di portale Internet sulla tracciabilità<br />

delle produzioni biologiche<br />

Nell’agricoltura pre-industriale la vendita dei prodotti agricoli era<br />

basata sul contatto diretto tra produttore e consumatore, il quale<br />

conosceva sempre la provenienza degli alimenti. La globalizzazione<br />

dei mercati ha creato invece una distanza enorme, sia fisica che<br />

mentale. Ultimamente si è tentato di ridurre questa distanza attraverso<br />

la tracciabilità di filiera, che utilizzando anche di strumenti informatici<br />

consente al consumatore di conoscere tutti i passaggi intermedi e di<br />

risalire al produttore. Anche le azioni di marketing sono notevolmente<br />

cambiate nel corso degli anni. Il 20° secolo si è caratterizzato per il<br />

grande successo delle produzioni di massa, con lo scopo di vendere<br />

49


lo stesso prodotto al più alto numero di consumatori. Adesso è il<br />

momento delle personalizzazioni, dei “prodotti fatti solo per te”, che<br />

anche se vengono in realtà prodotti su larga scala possono subire con<br />

l’aiuto delle nuove tecnologie personalizzazioni basate sulle esigenze<br />

individuali. Il trend attuale è per il marketing “one-to-one”, che ha<br />

l’obiettivo di vendere di più (anche più prodotti) ad un singolo<br />

acquirente. Il direct marketing, la vendita diretta dei prodotti agricoli,<br />

ha avuto un forte impulso con la diffusione dell’informatica. Un metodo<br />

di vendita millenario grazie alle nuove tecniche dell’informazione, ed<br />

in particolare ad Internet ed alla diffusione del web, ha consentito di<br />

fare acquisti direttamente da casa. L’uso di Internet è diventato anche<br />

fondamentale nello stabilire contatti diretti tra partners commerciali<br />

(B2B = Business to Business), nel procurare contratti e nella logistica.<br />

Fare web-marketing vuol dire personalizzare prodotti, servizi e prezzi.<br />

Il punto è: soddisfare le richieste individuali al più basso prezzo<br />

possibile, grazie ai grossi volumi di merce movimentata.<br />

Con l’E-commerce i rapporti diretti di vendita avvengono attraverso il<br />

computer e con l’ausilio di particolari software che assicurano la<br />

conclusione delle transazioni. La difficoltà maggiore è rappresentata<br />

dalla consegna del prodotto a casa dell’acquirente, che può risultare<br />

costosa, anche in termini logistici.<br />

In linea di massima va però considerato che l’utilizzo degli strumenti di<br />

marketing alternativo spesso ha portato ad una riduzione dei prezzi al<br />

consumo e ad un incremento dei guadagni dell’agricoltore. Senza<br />

considerare il grande vantaggio che si offre al consumatore di<br />

conoscere con precisione l’azienda di produzione. C’è chiaramente<br />

una una grande differenza qualitativa tra i sistemi di marketing diretto<br />

e quelli anonimi dei mercato di massa. Il contatto diretto (anche se<br />

attuato in maniera “virtuale”) produttore-consumatore permette di<br />

stabilire forti contatti con i territori di produzione (che magari saranno<br />

un giorno anche visitati dal consumatore) e consente di comprendere<br />

meglio cos’è il metodo di produzione biologico.<br />

50


Immagine 8: esempio di E-commerce: www.eurorganicshop.com<br />

In tutto il mondo il movimento del biologico ha registrato un grande<br />

interesse dei consumatori per questi nuovi sistemi di vendita diretta.<br />

Sono in corso molte sperimentazioni, in alcuni casi supportate dai<br />

governi nazionali. L’IFOAM supporta queste iniziative, sviluppando<br />

nuovi strumenti e scambi di esperienza 44 .<br />

44 Cristina Grandi (IFOAM Liaison Office to FAO), Alternative Markets for<br />

Organic Product, Atti della Tavola rotunda internazionale “Organic<br />

Agriculture and Market Linkages”, organizzata dalla FAO e dall’IFOAM,<br />

Roma, Novembre 2005.<br />

51


CAPITOLO 3. <strong>COLTIVAZIONE</strong> <strong>BIOLOGICA</strong> <strong>DEI</strong> <strong>SEMINATIVI</strong><br />

3.1 Rotazioni colturali – Creazione della biodiversità<br />

Un agro-ecosistema che si avvicini il più possibile all’ecosistema<br />

naturale ed alla sua diversità può essere creato mediante l’adozione<br />

di rotazioni colturali.<br />

L’agricoltore biologico cerca sempre di utilizzare le conoscenze del<br />

sistema naturale e dei suoi processi come modello allorché si trova a<br />

pianificare la produzione aziendale.<br />

La diversità e la variazione caratterizzano le coltivazioni biologiche<br />

oltre a rappresentare una condizione di base per l’ottenimento di<br />

buoni risultati nella coltivazione.<br />

3.1.a Diversità e varietà<br />

La biodiversità è una risorsa produttiva che consente l’utilizzo di<br />

principi nutritivi ottenuti attraverso processi biologici, oltre a tenere<br />

sotto controllo le malattie vegetali ed apportare benefici derivanti<br />

dall’influenza che le differenti specie coltivate hanno l’una nei confronti<br />

dell’altra. Occorre stabilire una rotazione colturale che comprenda<br />

coltivazioni con caratteristiche diverse e considerare la loro<br />

interazione, in modo da rendere possibile le reciproche influenze<br />

positive. Le condizioni di coltivazione hanno effetti sia nel breve che<br />

nel lungo periodo. Tali effetti riguardano la composizione e la fertilità<br />

del suolo, lo stato dei nutrienti e la lotta alle malattie.<br />

Successivamente verrà posta in essere una specifica tecnica<br />

procedurale sulla coltivazione, ma soprattutto l’agricoltore biologico<br />

deve considerare gli effetti della coltivazione sull’intero ciclo colturale.<br />

Occorre chiedersi: quando possono essere apportati i principi nutritivi<br />

affinchè le piante ne traggano il massimo beneficio? Quali metodi<br />

colturali mantengono sotto controllo le infestanti? Come scegliere le<br />

specie coltivabili?<br />

Ci sono molti fattori ed una quantità considerevole di informazioni di<br />

cui tenere conto allorché si pianifica una rotazione colturale. Ciò<br />

comporta un tipo di lavoro che può essere considerato creativo ma<br />

anche complesso, richiedendo tempo per effettuare le giuste<br />

riflessioni e le conseguenti scelte.<br />

La diversità nella coltivazione può essere raggiunta in svariati modi.<br />

Coltivare ad esempio due o più specie vegetali combinando cereali e<br />

legumi, può condurre all’incremento della biodiversità nell’intera area<br />

coltivata. Questo tipo di coltivazione apporta benefici nella lotta alle<br />

malattie, evitando nel contempo la crescita di infestanti, aumentando<br />

la fissazione dell’azoto e la fotosintesi Clorofilliana. Inoltre si favorisce<br />

la conservazione di elementi nutritivi nel suolo. Nelle coltivazioni<br />

vegetali abbiamo esempi di numerose coltivazioni combinate<br />

52


(consociazioni), attraverso le quali può ottenersi un’ottimale<br />

conservazione dei nutrienti nel suolo. Mais e fagiolo sono una<br />

combinazione classica che ha trovato utilizzo nel corso dei millenni in<br />

ogni parte del globo. Recentemente alcuni studi scientifici hanno<br />

dimostrato che mais e radici di fagiolo possono mantenere un contato<br />

diretto tra loro scambiandosi energia ed importanti componenti nutritivi<br />

così come fanno alcuni funghi utili, stimolando in questo modo la<br />

crescita reciproca. Altre combinazioni di piante possono essere<br />

valutate per il loro odore che può scoraggiare gli attacchi degli insetti<br />

(è il caso del coriandolo, del pomodoro, dell’aglio) o attrarre insetti utili<br />

(fiori perenni, facezia e molte altre piante). Le opportunità di testare<br />

nuove combinazioni sono elevate ed ogni coltivatore ne può trarre utili<br />

indicazioni.<br />

Immagine 9: La consociazione è una tecnica per aumentare la biodiversità in<br />

campo. Mais e fagioli traggono benefici comuni da questa pratica (in tutto il<br />

mondo questa consociazione viene attuata da millenni).<br />

53


Effetti della rotazione colturale<br />

Molte coltivazioni hanno una resa scadente quando viene praticata la<br />

monocoltura. Non sono state effettuate ricerche approfondite sulle<br />

ragioni di questo, ma una rotazione colturale variata e ben bilanciata<br />

ha svariati benefici, tra cui la conservazione di azoto nel suolo ed il<br />

minore impatto di infestanti e patologie vegetali.<br />

Questi fattori probabilmente contribuiscono all’incremento dei raccolti,<br />

ma non c’è comunque una spiegazione completa.<br />

Apporto di nutrienti<br />

Alternare specie con differenti apparati radicali ed esigenze<br />

nutrizionali é una maniera per garantire la conservazione nel suolo<br />

degli elementi nutritivi, il più efficacemente possible. Più il suolo è<br />

smosso dalle radici, più esso risulta in grado di utilizzare i nutrienti<br />

disponibili. Le piante con apparato radicale verticale, come le crucifere<br />

e molti legumi, portano agli strati superficiali del suolo nutrienti dagli<br />

strati più profondi, mentre gli apparati radicali poco profondi ma<br />

pluriramificati delle piante utilizzano le riserve nutrizionali superficiali.<br />

Contenuti della materia organica ed organismi del suolo<br />

Il quantitativo di residui di radici e raccolti varia grandemente a<br />

seconda del tipo di coltivazione. Una larga proporzione di prato con<br />

profonde radici ha un effetto positivo sul contenuto di materia organica<br />

e sugli organismi del suolo. Coltivazioni che richiedono un trattamento<br />

con attrezzature meccaniche per la crescita, d’altro canto, fanno<br />

diminuire il capitale di materia organica.<br />

La diversità vegetale é inoltre importante per l’attività biologica. Le<br />

radici di differenti piante secernono sostanze differenti cha hanno<br />

effetti sulla quantità e diversità della vita dei microrganismi.<br />

Struttura del suolo<br />

I suoli che sono ben provvisti di materia organica, per esempio di<br />

materia proveniente da residui del pascolo, sono maggiormente<br />

aggregati dei suoli dove le monocolture di cereali vengono portate<br />

avanti con fertilizzanti chimici.<br />

Una larga parte delle piante con radici verticali ha l’effetto sia di<br />

liberare che di stabilizzare la struttura del suolo. L’erba fatta crescere<br />

sotto forma di prato per svariati anni ha effetti ottimali per il suolo e la<br />

sua struttura, in quanto fornisce grandi quantitativi di materiale<br />

organico. Al contrario, un effetto negativo comprovato delle<br />

monocolture di cereali è il deterioramento della struttura del suolo che,<br />

nel lungo periodo, comporta diminuzione del substrato.<br />

Protezione delle piante<br />

La monocoltura favorisce fortemente lo sviluppo delle infestanti e<br />

comporta un serio rischio di bruciatura del suolo con conseguenti<br />

54


inconvenienti, aumentando nel contempo gli effetti indesiderati delle<br />

infestanti.<br />

Una coltivazione varia e con rotazioni delle colture può essere invece<br />

l’arma vincente ed un mezzo efficace per combattere funghi, insetti e<br />

nematodi.<br />

Tipici inconvenienti causati dalla mancata diversificazione colturale<br />

sono il marciume radicale e la muffa dei cereali invernali, la verticillosi<br />

dei legumi, l’anguillula delle radici di avena e patate, l’ernia del cavolo<br />

e la rogna nera della patata. La rotazione colturale svolge un’azione<br />

preventiva anche nei confronti dei batteri parassiti e delle malattie<br />

virali.<br />

Presenza di infestanti<br />

La rotazione colturale é un’importante misura preventiva contro gli<br />

attacchi delle infestanti. Alternando colture che hanno differenti tempi<br />

di semina e raccolta, nonché diversificando le tecniche colturali si<br />

vengono a creare condizioni favorevoli per ostacolare la diffusione<br />

della flora spontanea.<br />

L’incremento delle infestanti nelle monoculture é dovuto al fatto che<br />

esse prosperano insieme a quelle colture che hanno modalità di<br />

crescita ed esigenze simili alle loro. Le infestanti annuali si sviluppano<br />

ad esempio bene nelle colture di tipo annuale, laddove quelle perenni<br />

preferiscono inceve le colture perenni.<br />

Distribuzione del lavoro<br />

Coltivare differenti colture significa distribuire il carico di lavoro nel<br />

corso dell’anno. Attività quali la preparazione del suolo e la<br />

fertilizzazione possono meglio essere pianificate ed attuate con un<br />

sistema di rotazione colturale causando nel contempo meno danni<br />

alla struttura del suolo, minimizzando i rischi di lisciviazione.<br />

Distribuzione del rischio<br />

Un largo numero di coltivazioni fa diminuire I rischi di fallimento totale<br />

della coltivazione, dovuto a condizioni non favorevoli sia del terreno in<br />

cui si coltiva che del mercato e della situazione congiunturale. Allo<br />

stesso tempo, può però esservi un aumento delle spese dovute al<br />

maggior numero di opere lavorative ed all’equipaggiamento tecnico da<br />

ampliare.<br />

3.1.b Molti elementi da combinare tra loro<br />

La rotazione colturale é lo specchio dell’intera gestione di chi coltiva e<br />

del suo interesse e vantaggio anche di tipo economico, che non é una<br />

componente da trascurare. Ogni azienda ha condizioni di esercizio<br />

diverse, ed anche nell’ambito della stessa azienda si possono<br />

verificare dei mutamenti nelle condizioni di base, nel corso del tempo.<br />

Vanno considerati svariati fattori, allorché si ponga in essere una<br />

rotazione colturale. Il clima, il suolo e le opportunità di mercato, ad<br />

55


esempio, condizionano fortemente l’inizio ed il prosieguo della<br />

rotazione colturale. La disponibilità di mano d’opera, di macchinari e<br />

di spazi per la conservazione del prodotto, così come le conoscenze e<br />

le finalità del produttore, sono anch’essi fattori determinanti.<br />

Le rotazioni colturali variano sia in funzione della diversa tipologia<br />

aziendale che dall’ubicazione dell’azienda. Lo sviluppo aziendale e<br />

del mercato possono condizionare l’andamento delle rotazioni nella<br />

stessa azienda, nel corso del tempo.<br />

Le operazioni aziendali spesso diventano diversificate, allorché il<br />

produttore opti per il biologico per una o più unità aziendali.<br />

Non esistono regole generali per definire la durata più appropriata di<br />

una rotazione. Tre o quattro anni sono in genere la durata minima,<br />

mentre non è immaginabile andare oltre i 10 anni.<br />

Nell’agricoltura biologica la durata più ricorrente é da cinque ad otto<br />

anni.<br />

3.1.b.i Rotazione colturale bilanciata<br />

Per raggiungere un bilanciamento nella rotazione colturale, ci deve<br />

essere un’appropriata divisione tra colture da rinnovo e colture<br />

sfruttanti. Le coltivazioni da rinnovo fissano l’azoto ed hanno radici<br />

verticali che portano i nutrienti alla superficie del suolo, come nel caso<br />

di legumi, le coltivazioni sfruttanti, come I cereali, esauriscono le<br />

riserve nutrizionali presenti nel suolo. La rotazione ideale include tipi<br />

completamente differenti di piante; per esempio legumi, cereali<br />

unitamente ad alcune coltivazioni come le patate, che richiedono una<br />

coltivazione meccanica. Le piante oleaginose aggiungono anch’esse<br />

varietà nella rotazione colturale.<br />

3.1.b.ii Effetti della precessione colturale e caratteristiche delle<br />

coltivazioni<br />

Gli effetti di una precessione colturale sono la somma di tutti gli effetti<br />

sia diretti che indiretti di rilievo per la rotazione colturale.<br />

I vantaggi di coltivare una specie prima di un’altra sono in funzione<br />

delle esigenze della coltura successiva e dei risultati che il coltivatore<br />

voglia raggiungere. Ogni coltivazione ha una lista di caratteristiche<br />

che determina la sua posizione nella rotazione colturale.<br />

Sistema radicale: la sua misura e profondità varia a seconda delle<br />

piante. Per le piante l’ apparato radicale è importante sia per<br />

esplorare il suolo che per consentire il trasporto di nutrienti dai livelli<br />

più profondi. Una grossa massa radicale é importante per l’apporto di<br />

materia organica e l’attività microbica.<br />

Esigenze nutrizionali: differiscono tra le varie piante, soprattutto per<br />

ciò che concerne azoto e potassio. Per evitare i rischi di carenze<br />

nutrizionali, le coltivazioni più esigenti devono trovare una<br />

collocazione ottimale nella rotazione, alternandole a quelle che non<br />

56


hanno tale tipo di esigenza e di quelle fissatrici di azoto. Le prime<br />

dovrebbero essere collocate in modo da poter utilizzare al meglio i<br />

nutrienti che sono in circolazione nella rotazione colturale.<br />

Capacità di utilizzare minerali moderatamente solubili: essa varia<br />

molto tra una pianta e l’altra. Le piante che hanno maggiore capacità<br />

in tal senso riforniscono il suolo superficiale dei minerali conservati nel<br />

suolo. Segale e avena sono maggiormente indicate nell’utilizzo di<br />

minerali moderatamente solubili, rispetto ad orzo e grano<br />

Tempo di crescita della coltivazione: le coltivazioni che presentano<br />

una raccolta anticipata consentono la semina autunnale o una<br />

maggiore crescita di una coltura intercalare.<br />

Tempo di assorbimento dei nutrienti: esso in alcuni seminativi, per<br />

esempio l’orzo, é concentrato all’inizio dello sviluppo. Queste<br />

coltivazioni necessitano di una maggiore erogazione di nutrienti<br />

solubili, mentre altre, come il grano e l’avena, hanno un assorbimento<br />

più costante per l’intero periodo della crescita sino alla maturità.<br />

Capacità di competere con le infestanti: essa dipende dalla velocità<br />

di stabilizzazione della coltivazione, da come essa copre il campo e<br />

dalla sua capacità di creare ombra a seconda della misura delle<br />

foglie. I seminativi che richiedono la coltivazione del suolo durante il<br />

periodo di crescita, forniscono un’ulteriore opportunità per allontanare<br />

il pericolo di infestanti.<br />

Capacità di coprire il campo: essa consente alla coltivazione di<br />

inibire la crescita di infestanti e mantiene una buona struttura sulla<br />

superficie del suolo. Questa caratteristica costituisce un beneficio per<br />

l’attività microbica.<br />

Suscettibilità o resistenza alle infestanti: essa é spesso decisiva<br />

dal punto di vista della ripetizione di una coltura sullo stesso<br />

appezzamento di terreno.<br />

Allelopatia: é il meccanismo biochimico per cui certe piante<br />

inibiscono o stimolano la crescita di altre piante.<br />

Tolleranza alla ripetizione colturale: indica il limite temporale oltre il<br />

quale non è più conveniente ripetere una coltura sullo stesso campo.<br />

Ricerche di lunga durata sono giunte alla conclusione che gli effetti<br />

negativi della crescita della stessa coltivazione, anno dopo anno,<br />

decrescono. Questo fenomeno è detto “stanchezza” ed è<br />

probabilmente dovuto ad un certo numero di organismi simbiotici e ad<br />

altri organismi utili che meglio competono con i fattori infestanti<br />

nell’ambito della rotazione colturale. In pratica, il produttore è talvolta<br />

forzato a deviare dalla rotazione colturale pianificata. In questi casi, è<br />

opportuno sapere che segale, fagioli, soia, mais, tollerano successive<br />

coltivazioni meglio di quanto non facciano frumento, avena, orzo,<br />

patate, lupini, piante crucifere.<br />

57


3.1.c Prato pascolo alla base della rotazione colturale<br />

Convertire la produzione al biologico, implica la conoscenza delle<br />

tecniche di coltivazione delle leguminose. Un prato ricco di trifoglio<br />

costituisce la coltivazione più importante, in un sistema colturale che<br />

non utilizza fertilizzanti o pesticidi di origine chimica.<br />

Per un terreno che contenga una certa quantità di leguminose, il prato<br />

é il sistema più efficace ed economico per costruire la struttura del<br />

suolo e l’accumulo dei nutrienti, in primo luogo di azoto. Il prato<br />

interagisce con le infestanti e costituisce elemento primario per il<br />

pascolo del bestiame ruminante in biologico. In pratica, la rotazione<br />

colturale nell’azienda biologica si basa largamente sul calcolo della<br />

quantità di erba richiesta per produrre alimenti sufficienti per il<br />

bestiame.<br />

Pianificare una rotazione colturale bilanciata comporta inoltre un uso<br />

ottimale dell’azoto rilasciato dalla coltivazione erbacea. Dovrebbe in<br />

effetti impiegarsi quanto più possibile azoto, cercando di disperderne il<br />

meno possibile attraverso i fenomeni di percolazione e<br />

volatilizzazione.<br />

Profondità radicale e gestione dell’azoto<br />

La gestione dell’ azoto comporta inoltre l’individuazione di dove sia<br />

ubicata la maggiore quantità di azoto nel suolo nell’ambito dell’intero<br />

ciclo di rotazione colturale, combinando i periodi di accumulo di azoto<br />

con le coltivazioni più esigenti ed appropriate dal punto di vista<br />

dell’apparato radicale.<br />

C’é una stretta connessione tra la profondità di un apparato radicale di<br />

una coltivazione e la sua capacità di prendere azoto dagli strati più<br />

profondi del suolo.<br />

Alcuni seminativi possono realmente utilizzare solo l’azoto presente in<br />

superficie, altri solo l’azoto presente negli strati più profondi.<br />

In linea di principio, le colture con un profondo apparato radicale<br />

dovrebbero essere coltivate quando si sa che l’azoto è già presente<br />

negli strati più profiondi del suolo. Le colture con sistema radicale<br />

poco profondo andrebbero invece coltivate quando c’è poco azoto in<br />

profondità.<br />

Le colture con apparato radicale poco profondo hanno in genere<br />

meno probabilità di successo di quelle con apparato radicale<br />

profondo, dal punto di vista dell’utilizzazione dell’azoto.<br />

Una larga superficie inerbita è comunque importante sia per le<br />

coltivazioni arabili che per le aziende ove vi sia bestiame. I legumi<br />

sono la più importante risorsa di azoto per le aziende senza bestiame.<br />

Per ottenere il massimo beneficio da un prato che precede una coltura<br />

e per una effettiva gestione delle sostanze nutritive, è molto<br />

importante che il prato sia bene attecchito. Se fallisce l’impianto del<br />

58


prato c’è una piccola probabilità di compensare la scarsità di nutriente<br />

occorrente per la coltura che si è programmata in successione.<br />

Un terzo di prato<br />

E’ di solito preferibile che almeno un terzo dell’area coltivata sia<br />

adibita a prato pascolo in modo che il fabbisogno di azoto della<br />

rotazione possa essere adeguatamente soddisfatto. Tuttavia, in<br />

pratica questo può non essere sufficiente per le aziende con soli<br />

seminativi. Può essere necessaria in questo caso una maggiore<br />

percentuale di prato o di altra leguminosa. Il raccolto supplementare,<br />

ad es. legumi, piselli o fagioli, può essere destinato al mercato.<br />

In un’azienda agricola zootecnica il prato è importante sia come<br />

alimentazione animale che come coltura da rinnovo, ad esempio i<br />

cereali nell’ambito di un programma di alimentazione biologica per i<br />

bovini rappresentano una buona parte della razione alimentare<br />

giornaliera, cioè, almeno il 50% dell’apporto quotidiano di materia<br />

secca, il prato è altresì un tipo di coltivazione molto importante per la<br />

produzione del latte. La maggior parte delle aziende zootecniche<br />

coltiva prato su più del 50% della propria superficie.<br />

Regole pratiche per una buona rotazione colturale<br />

• Impiegare colture che siano adatte al terreno ed al clima.<br />

• Almeno il 30-40% della superficie dovrebbe essere a<br />

trifoglio/prato falciabile o altra leguminosa.<br />

• Non lasciare un prato per più di tre anni.<br />

• Alternare colture con caratteristiche ed esigenze diverse.<br />

• Creare un equilibrio tra “nutrimento” ed “impoverimento” del<br />

terreno.<br />

• Nella rotazione dare ad ogni coltura una posizione adatta rispetto<br />

alla coltura precedente.<br />

• Nella rotazione calcolare il fabbisogno complessivo di nutrienti, e<br />

tenere presenti le problematiche collegate a malerbe e malattie.<br />

• Non effettuare sullo stesso appezzamento rotazioni non<br />

diversificate in caso di frequenti malattie delle colture.<br />

• Quando possibile somministrare il letame o il compost in una fase<br />

della rotazione in cui può essere utilizzato efficacemente.<br />

• Sfruttare ogni occasione per le colture intercalari ed il riposo<br />

colturale.<br />

• Mantenere il terreno coperto per il maggior numero di anni<br />

possibile.<br />

3.2 Il suolo – una risorsa rinnovabile<br />

Tutte le operazioni aziendali in agricoltura iniziano dal suolo. I risultati<br />

raggiunti dal produttore, in termini di quantità e qualità del raccolto,<br />

nonché salute delle piente, tutto è in funzione di come viene gestito il<br />

59


suolo. L’impatto ambientale e la gestione delle risorse, ugualmente<br />

dipendono dalla gestione del suolo. Il suolo è una delle risorse più<br />

importanti per produrre alimenti e tale prerogativa può essere<br />

compromessa da un suo cattivo uso. In agricoltura biologica, l’uso<br />

oculato che viene fatto del suolo consente di mantenere la fertilità ad<br />

un livello ottimale, sia nel presente che nel futuro, sotto l’aspetto della<br />

produzione alimentare.<br />

La crescita della coltivazione non é determinata dall’ammontare<br />

dell’azoto e degli altri nutrienti presenti nel suolo. Essa è piuttosto<br />

correlata alla quantità di nutrienti rilasciati e resi disponibili<br />

allorquando di essi vi è bisogno. I microrganismi sono importanti per<br />

la circolazione dei nutrienti.<br />

L’obiettivo della coltivazione biologica è quello di stimolare lo sviluppo<br />

degli organismi presenti nel suolo, in modo che vi sia una sufficiente<br />

erogazione di elementi nutritivi, senza surplus di azoto e senza<br />

inquinare l’ambiente circostante. La grande sfida consiste nel<br />

comprendere come il turnover della materia organica possa rendersi<br />

utile ed apporti un ragionevole bilanciamento tra la decomposizione<br />

ed i processi di formazione dell’humus. La gestione del suolo basata<br />

su tale principio ecologico conduce a risultati positivi sotto il duplice<br />

aspetto economico ed ambientale.<br />

3.2.a Organismi del suolo e loro processi vitali<br />

Organismi molto importanti ed attivi nel suolo sono funghi, batteri,<br />

lombrichi, collemboli, acari e nematodi. I diversi processi vitali degli<br />

organismi del terreno determinano il “comportamento” stesso del<br />

terreno, inteso come organismo vivente che respira, mangia, si<br />

sviluppa e si riposa. Questa attività combinata si risolve in un ciclo<br />

vitale, che è il processo costante di elaborazione del materiale<br />

organico, di liberazione delle sostanze disponibili per le piante e di<br />

formazione dell’humus. Questi processi vitali hanno bisogno dell’aria,<br />

dell’acqua, del nutrimento e del calore.<br />

L’attività degli organismi del terreno, particolarmente intorno alle radici<br />

della coltura, riveste una grande importanza per l’assorbimento del<br />

nutrimento e lo stato fitosanitario della coltura. Quindi gli esseri<br />

viventi che si trovano nel suolo sono preziosi “animali domestici”. E’<br />

importante che l’agricoltore impari quanto più possibile su di loro e<br />

sulla materia vivente. Questo contribuirà alla comprensione di come<br />

strategie diverse possano influire sulla vita del terreno e sulla sua<br />

fertilità.<br />

E’ difficile lo studio della quantità e diversità degli organismi viventi, e<br />

naturalmente essi sono diversi a seconda del tipo di terreno, clima,<br />

grado di acidità, acqua disponibile e precedenti pratiche colturali. Lo<br />

strato superficiale del terreno ad una profondità di 15 cm di un ettaro<br />

60


di terreno coltivato tradizionalmente può contenere organismi viventi<br />

con un peso equivalente a quello di 40 pecore! Molti studi hanno<br />

indicato che in terreni che hanno avuto varie rotazioni colturali ed<br />

abbondanti somministrazioni di materia organica c’è un aumento del<br />

numero di individui di specie diverse e di attività microbica. Inoltre<br />

studi indicano che là dove si coltiva il terreno biologicamente c’è un<br />

maggior contenuto di materia organica e biomassa rispetto alla<br />

coltivazione convenzionale. Quando è alta nel terreno l’attività<br />

biologica, non è possibile per alcune specie imporsi. Questo si<br />

verifica, ad esempio, con i funghi che causano meno malattie in<br />

questo tipo di terreno.<br />

3.2.a.i La fauna del suolo<br />

Ci sono molte specie animali che vivono nel terreno (animali terricoli).<br />

La maggior parte di loro sono erbivori (consumatori primari) e vivono<br />

nello strato superficiale del terreno (per esempio i vermi terricoli). Si<br />

alimentano dei residui della pianta, funghi e altro materiale organico<br />

che possono digerire grazie ai microrganismi presenti nel loro<br />

intestino. Il materiale digerito viene poi incorporato nel terreno.<br />

L’opera di scavo e la permanenza degli animali terricoli inoltre<br />

garantisce l’aerazione del terreno. Poiché gli animali terricoli<br />

dipendono dai residui animali e della pianta per la loro alimentazione,<br />

la quantità di fauna presente dipende dal contenuto di materiale<br />

organico facilmente scomponibile. Parte della fauna del terreno è<br />

costituita da predatori (consumatori secondari), quali gli scarabei ed i<br />

nematodi che predano gli animali erbivori, consumatori primari, e<br />

quindi liberano le sostanze nutrienti che questi hanno a loro volta<br />

consumato<br />

3.2.a.ii La microflora del suolo<br />

I gruppi più importanti della microflora del terreno sono batteri, funghi,<br />

actinomiceti ed alghe. Quando questi muoiono, gli acidi, gli enzimi ed<br />

altre sostanze secrete si decompongono e liberano le sostanze<br />

nutrienti sia organiche che minerali. Ciò accade spesso in<br />

associazione con le radici della pianta ed altri microrganismi.<br />

Finora soltanto 5 - 10% delle specie di microrganismi presenti nel<br />

terreno sono state identificate. Così conosciamo pochissimo di ciò<br />

che accade nel terreno e come i differenti metodi di coltivazione<br />

possano interessare le diverse specie e ed i loro processi vitali.<br />

3.2.b Le radici e lo sviluppo dell’apparato radicale<br />

3.2.b.i Sviluppo della radice<br />

Sebbene gli elementi nutritivi siano assimilati da tutta la pianta, foglia<br />

compresa, sono le radici a costituire i maggiori fornitori di nutrienti<br />

delle piante. L’apparato radicale ha una sorprendente capacità di<br />

61


crescere ed articolarsi, in modo che la superficie assorbente che è in<br />

contatto con gli elementi del suolo sia la più estesa possibile.<br />

La profondità delle radici é importante per il recupero dell’azoto delle<br />

piante. Una pianta con un sistema ben sviluppato ed articolato di<br />

radici ha maggiori possibilità di una crescita ottimale.<br />

Quando le radici cessano di vivere, esse lasciano al loro posto una<br />

cavità la quale contribuisce ad un buon bilanciamento tra aria ed<br />

umidità. Una larga massa di radici contribuisce inoltre alla stabilità del<br />

suolo.<br />

Uno sviluppo buono e profondo della radice crea buone condizioni per<br />

il succedersi delle coltivazioni. L’apparato radicale di un singolo<br />

cereale può raggiungere una lunghezza di 620 km in 50 litri di terra,<br />

con una superficie totale di 639 metri quadri!<br />

Le radici amplificano la loro attività nel suolo attraverso la micorriza,<br />

che ulteriormente contribuisce al recupero di nutrienti ed<br />

all’assorbimento di acqua.<br />

Le radici iniziano a svilupparsi pochi giorni dopo la semina, quindi<br />

esse hanno un successivo periodo di rapida crescita.<br />

Nelle coltivazioni di cereali, la radice principale va più in profondità,<br />

mentre quelle laterali si sviluppano successivamente e si articolano in<br />

un secondo momento nel suolo. La profondità delle radici é variabile<br />

in funzione del tipo di suolo e della coltivazione. Ad esempio, i cereali<br />

invernali in un terreno pesante argilloso, hanno una profondità<br />

radicale di 150 cm, mentre quelli primaverili su terreni sabbiosi hanno<br />

radici profonde 50 cm. e 25 cm su suolo melmoso argilloso.<br />

I cereali seminati in autunno generalmente hanno radici più profonde<br />

rispetto ai cereali primaverili, mentre le radici di erba medica sono<br />

state rinvenute a profondità anche di tre metri. Quando le piante<br />

iniziano a formare le spighe, la crescita delle radici termina e la pianta<br />

é presa del tutto dalla produzione dei semi.<br />

Condizioni per lo sviluppo delle radici<br />

Un suolo poroso con una buona struttura e ritenzione idrica fornisce le<br />

condizioni migliori per la formazione di un eccellente apparato<br />

radicale.<br />

La temperature e la disponibilità di ossigeno varia durante l’intera<br />

stagione della crescita e dipende inoltre dalle caratteristiche dei vari<br />

tipi di suolo.<br />

Lo strato più superficiale del suolo è soggetto a cambiamenti. E’ lì che<br />

spesso le condizioni per lo sviluppo dell’apparato radicale risultano<br />

meno favorevoli. In suoli dove l’estensione delle radici è limitata, per<br />

esempio in suoli sabbiosi, è particolarmente importante che siano<br />

mantenute buone condizioni di crescita. Ma ciò è importante anche in<br />

62


altri tipi di suolo, affinché le piante possano utilizzare efficacemente i<br />

nutrienti in superficie.<br />

Lo sviluppo della radice negli strati più profondi del suolo è importante<br />

perchè lì si trova gran parte del fabbisogno minerale delle piante. A<br />

meno che il terreno sia leggero ed arieggiato può essere difficile che<br />

le radici si spingano in basso ad utilizzare il nutriente immagazzinato<br />

nel sottosuolo. Un arieggiamento meccanico, tuttavia, raramente dà<br />

un risultato duraturo, mentre grazie al lavoro delle radici di piante<br />

come erba medica e trifoglio, che fungono da “scavatori biologici”, si<br />

ottengono effetti molto più duraturi.<br />

Le colture non arabili sviluppano un apparato radicale ottimale nella<br />

maggior parte dei suoli. Se il terreno è pacciamato con materiale<br />

organico, è possibile limitare l’evaporazione e la formazione di una<br />

crosta sulla superficie del terreno. In condizioni asciutte la copertura<br />

del suolo accelera la germinazione e conduce ad una germinazione<br />

più rapida e più uniforme delle sementi di quanto avvenga con il<br />

terreno nudo. Il radicamento migliora se c’è una coltura più vigorosa e<br />

ricca di getti laterali. Inoltre quanto più le radici si sviluppano in<br />

profondità nel terreno tanto più la coltura può realizzare un miglior<br />

utilizzo dell’acqua del terreno. Ci può anche essere un effetto positivo<br />

sul terreno superficiale nei confronti della produzione di cereali.<br />

La crescita delle radici é limitata dalla resistenza meccanica, per<br />

esempio se non c’é accesso ai pori riempiti d’aria (come risultato di<br />

compattazione) o se l’apice radicale incontra le particelle, esse non<br />

possono spingere oltre. Le radici che incontrano resistenza<br />

reagiscono aumentando la loro misura fino all’apice. Quanto migliore<br />

é lo stato dei nutrienti e l’intensità della fotosintesi, maggiori sono le<br />

opportunità di una rapida crescita delle radici e di un aumento della<br />

resistenza meccanica.<br />

Lo sviluppo delle radici può anche essere limitato da tossine o inibitori<br />

della crescita, che si possono venire a creare quando il materiale<br />

organico è sparso sul terreno senza avere aria a sufficienza. I<br />

pesticidi chimici e livelli molto bassi di PH nel sottosuolo, oltre a molti<br />

tipi di solfati acidi e suoli poveri possono costituire ulteriori ostacoli.<br />

3.2.b.ii Interazione tra radice e microrganismi<br />

Attività nella rizosfera<br />

Il collegamento relativamente sconosciuto fra la radice ed i diversi<br />

gruppi di microrganismi, assume rilievo in quanto è importante sia per<br />

l'assorbimento dei nutrienti da parte delle coltivazioni che per la<br />

resistenza della pianta ai parassiti. Il rilascio delle sostanze nutrienti<br />

e delle sostanze sia organiche che inorganiche, si presenta in un<br />

certo numero di processi dove i microrganismi sono attivi. Essi<br />

63


espellono gli acidi, gli enzimi ed altre sostanze che vengono così<br />

rilasciate nel suolo, per esempio residui di azoto.<br />

Particolarmente interessante per l'assorbimento ed il metabolismo<br />

della coltura è l'interazione fra le radici della pianta ed i microrganismi<br />

che si verifica nella rizosfera. Quest’ultima si estende ad 1-2 millimetri<br />

dalla radice e qui il numero di microrganismi è 20-50 volte più grande<br />

che nel terreno circostante.<br />

Esistono di fatto condizioni completamente differenti in termini di<br />

energia e metabolismo dell'azoto nella rizosfera, rispetto alle<br />

condizioni di terreni senza radici viventi della pianta. L'attività<br />

microbica intensa che sussiste nella rizosfera è dominata dai batteri<br />

che, diversamente dai funghi, possono più facilmente utilizzare i<br />

residui semplici disponibili del carbonio.<br />

Un grammo di terreno nella rizosfera contiene 100-200 miliardi di<br />

batteri. Il rifornimento di energia nel terreno è inoltre un fattore di<br />

limitazione per il numero di batteri e per la loro attività.<br />

Secrezioni radicali<br />

Le emissioni della radice sono costituite da un tipo di soluzione,<br />

creata dalla radice vivente. Gli essudati sono residui ricchi di energia<br />

(carbonio) quali gli amminoacidi, gli zuccheri, gli acidi organici, le<br />

proteine ed i polisaccaridi. Gli studiosi del settore hanno trovato che la<br />

quantità totale di carbonio espulsa dalle radici durante il periodo della<br />

crescita è di tre - quattro volte più grande della biomassa della radice<br />

alla raccolta.<br />

La quantità e la composizione degli essudati differisce a seconda<br />

delle specie e delle varietà. Gli essudati delle radici possono favorire<br />

o inibire organismi diversi.<br />

Questa è una delle ragioni per le quali piante diverse hanno flora<br />

differente nella rizosfera. La pianta può, per esempio, stimolare quegli<br />

organismi che producono le sostanze che promuovono il proprio<br />

sviluppo.<br />

Sono inoltre interessate le vicinanze della radice che, attraverso i<br />

relativi essudati, favorisce o inibisce lo sviluppo di altre piante.<br />

Questo fenomeno è denominato allelopatia ed è utile nell'agricoltura<br />

biologica per la scelta delle consociazioni. La consociazione inserita<br />

nella rotazione può avere effetti positivi sia su resistenza ai parassiti<br />

che su resa del raccolto. Tuttavia, questa materia ancora non è stata<br />

del tutto approfondita.<br />

64


Immagine 10: Interazione tra essudati della radice, batteri e protozoi (I batteri ed i<br />

protozoi risultano particolarmente ingranditi rispetto all'apice della radice).<br />

Interazione fra gli essudati della radice, i batteri ed i protozoi.<br />

1. La radice ricca di energia essuda;<br />

2. viene stimolato lo sviluppo dei batteri e la decomposizione batterica<br />

di humus e di minerali;<br />

3. i protozoi consumano i batteri;<br />

4. i residui della pianta ricchi di elementi nutritivi derivati dall’azione<br />

dei batteri tramite i protozoi sono assorbiti dalla radice.<br />

Gli essudati delle radici hanno inoltre importanza come fattori<br />

regolatori fra la pianta e gli organismi del terreno; essi svolgono un<br />

certo numero di altre funzioni che includono l'aumento del contatto fra<br />

la radice e le particelle del terreno e la protezione e la lubrificazione<br />

quando la radice si apre il cammino nel terreno. Inoltre gli essudati<br />

influenzano positivamente la struttura del terreno amalgamando in<br />

esso gli aggregati e rendendo solubili le sostanze nutritive.<br />

Batteri e protozoi<br />

Il collegamento fra gli essudati della radice della coltura, i batteri e gli<br />

organismi unicellulari (protozoi) nella rizosfera svolge un grande ruolo<br />

nel rifornimento dell'azoto alle piante. L'apice della radice si sviluppa<br />

attraverso il terreno ed essuda gli zuccheri ed altri composti del<br />

carbonio con ricchezza di energia. La disponibilità di energia attiva i<br />

batteri che sono in una fase di riposo, di modo che essi si dispongono<br />

a trasformare la materia organica nel terreno. L 'azoto liberato è<br />

65


usato per lo sviluppo di nuovi batteri. Lo sviluppo dei batteri continua<br />

fin quando l'essudazione della radice non si arresta. L’azoto che era<br />

legato alla materia organica e di cui non si poteva disporre, viene<br />

trasportato dalle proteine che servono da alimento per i protozoi. I<br />

protozoi sono presenti principalmente nella rizosfera, in cui hanno<br />

effetto su di un più grande numero di batteri.<br />

È stato osservato tramite microscopio come i protozoi avanzino in<br />

gran numero su di una radice e la puliscano dai batteri nutrendosene,<br />

mentre allo stesso tempo aumentano considerevolmente di numero.<br />

Quando i protozoi si nutrono dei batteri, l'azoto viene liberato, come<br />

“urina dei protozoi”. L'azoto si libera sotto forma di ioni di ammonio<br />

nella soluzione del terreno vicino alla radice. Mentre i protozoi si<br />

nutrono dei batteri, si liberano parti delle pareti cellulari di questi ultimi<br />

che, a loro volta, servono da alimento ad altri batteri che hanno enzimi<br />

in grado di decomporre le pareti della cellula e quindi creano il proprio<br />

spazio vitale. Il metabolismo dei batteri libera più azoto di quello che<br />

serve per il loro sviluppo; e soprattutto il carbonio che è necessario.<br />

L'azoto in eccesso è presente ancora come ioni liberi di ammonio<br />

nella soluzione del terreno, in cui può essere assorbito dalle radici<br />

della pianta. Quando l'energia negli essudati della radice è esaurita la<br />

radice può prendere l'azoto facilmente dai batteri. In questo modo<br />

sembra che la radice possa iniziare una mineralizzazione dell'azoto<br />

per soddisfare i propri fabbisogni.<br />

Il periodo di maggiore attività per i protozoi coincide con il periodo in<br />

cui è maggiore l'assorbimento dell'azoto da parte delle piante.<br />

Batteri delle leguminose<br />

La capacità delle piante leguminose di fissare l'azoto è una funzione<br />

chiave nell'agricoltura biologica. I noduli sulle radici delle leguminose<br />

sono delle piccole “fabbriche di azoto„ alimentate dall’energia solare,<br />

che permettono di ottenere un alto livello di autosufficienza sia a<br />

livello di produzione dell'alimento animale che dell'apporto nutritivo.<br />

I batteri delle leguminose, i rizobi, sono aerobici, ma quando fissano<br />

l'azoto richiedono un ambiente senza ossigeno, ed hanno un sistema<br />

ingegnoso per la sua generazione nei noduli radicali delle leguminose.<br />

Il colore rosa o brunastro dei noduli radicali è dovuto al fatto che i<br />

batteri formano un pigmento rosso detto leghemoglobina che svolge<br />

un ruolo importante nel processo di fissazione dell'azoto.<br />

I batteri di rizobio possono vivere liberamente nel terreno per un certo<br />

periodo, ma gradualmente muoiono se non trovano una pianta che li<br />

ospiti. Di conseguenza determinate leguminose devono essere<br />

inoculate con rizobio se non si sono sviluppate a lungo sul luogo di<br />

coltivazione. È soltanto nella simbiosi con le leguminose che i batteri<br />

possono usare l'azoto dell'aria, N2, che si lega alla sostanza delle<br />

66


cellule dei batteri. La fissazione di azoto atmosferico da parte del<br />

rizobio è un processo che esige energia per cui i batteri dipendono dai<br />

carboidrati forniti dalla pianta. L'energia richiesta in questo sistema<br />

simbiotico, inoltre, è usata per formare i noduli destinati al<br />

metabolismo dei batteri al trasporto ed alla distribuzione dell’azoto<br />

legato. Il prodotto di base del fissaggio dell'azoto nei noduli è<br />

l‘ammoniaca (NH3), ma esso è trasportato ulteriormente nella pianta<br />

sotto forma di amminoacidi diversi. Il fissaggio dell'azoto simbiotico<br />

richiede tre volte più energia rispetto al fissaggio chimico dell'azoto<br />

(fabbricazione di fertilizzante artificiale), ma la luce solare diretta è<br />

usata nel processo contrariamente alla fissazione chimica che usa il<br />

petrolio.<br />

Immagine 11: il ciclo dell’azoto<br />

Micorriza<br />

Un'altra simbiosi naturale della radice che è molto importante per<br />

l'apporto nutritivo della coltura si realizza con le micorrize, un tipo di<br />

fungo presente nelle radici le cui ife sono tanto intimamente legate<br />

con le radici della pianta, che si scambiano vicendevolmente l'acqua e<br />

le sostanze nutrienti. Poche piante possono sopravvivere senza<br />

questa simbiosi.<br />

I nostri funghi commestibili più comuni sono frutti dalla forma ben<br />

nota, l’ ectomycorrhiza (micorriza esterna). Quei filetti di colore giallo<br />

che possono essere visti dall'occhio umano nel terreno sono ife che<br />

circondano la radice della pianta. Il fungo più comune che prolifera<br />

presso la maggior parte delle piante coltivate è il cosiddetto micorriza<br />

vescicolare-arbuscolare, ovvero la Virginia-micorriza. Non è un fungo<br />

67


molto noto quanto l’ectomicorriza perché non è visibile ad occhio<br />

nudo. Tuttavia il 90-95% delle piante può effettuare questa forma di<br />

simbiosi. Fra le eccezioni ci sono le piante di cavolo che presentano<br />

quantitativi insignificativi di micorrize. Nel caso della Virginia-micorriza,<br />

le ife si formano all'interno della corteccia delle cellule della radice<br />

(arbuscoli) e facilitano lo scambio di sostanze nutrienti e dell'acqua.<br />

Fra le cellule e sulla parte esterna della radice si sviluppano, con<br />

funzione di depositi di nutrienti, delle vescicole. Le ife si sviluppano<br />

dalla radice fuori del terreno e formano un sistema ingrandito e più<br />

efficace della radice con area molto più grande per l'assorbimento<br />

delle sostanze nutrienti. Quindi, le micorrize raggiungono lo strato del<br />

suolo più profondo ed avanzano nel terreno più della radice stessa. I<br />

miceli si spingono fin nel più piccolo dei pori del terreno ed<br />

immediatamente si diffondono nello strato fosforoso liberato dalle<br />

particelle del terreno e dalla materia organica di decomposizione e la<br />

trasportano alla pianta.<br />

In questo modo la micorriza impedisce la lisciviazione fosforosa. I<br />

funghi a loro volta ottengono l'energia proveniente dalla pianta per il<br />

proprio sviluppo.<br />

Le ife di micorriza consentono che le piante facciano un uso molto più<br />

efficace del fosforo presente nel terreno, in specie delle fonti<br />

organiche ed inorganiche appena solubili e nel terreno con un basso<br />

contenuto di fosforo. Il fosforo scarsamente solubile che le radici non<br />

possono assorbire direttamente viene assorbito con maggiore facilità<br />

dalle ife. Aumenta anche l’assorbimento di zinco, rame, solfato<br />

ammonico e calcio. Quando vi è poca disponibilità di fosforo, le<br />

micorrize ben stabilizzate producono un aumento vigoroso nello<br />

sviluppo. La Micorriza inoltre avvantaggia i batteri che liberano fosforo<br />

e quindi interessano la mineralizzazione.<br />

Il fissaggio dell'azoto dai batteri delle piante leguminose è un<br />

processo che richiede molto fosforo. Pertanto i rizobi dipendono dalle<br />

micorrize per fornire loro fosforo.<br />

68


Il contributo della microflora del suolo all’eco-sistema sostenibile.<br />

Organismi attivi Processi nel suolo Risultato<br />

Batteri, funghi,<br />

actinomiceti, alghe.<br />

Interazione tra radici e<br />

funghi.<br />

Batteri che vivono nel<br />

terreno, alghe blu e<br />

verdi, batteri radicali.<br />

Interazione tra batteri<br />

e radici (simbiosi).<br />

Decomposizione della<br />

materia organica.<br />

Formazione di humus.<br />

Mineralizzazione<br />

dell’azoto, del fosforo e<br />

dello zolfo. Formazione<br />

degli aggregati nel<br />

terreno.<br />

Cambiamento del PH<br />

vicino alle radici e<br />

produzione di sostanze<br />

che aumentano la<br />

capacità delle piante di<br />

assumere nutrienti.<br />

La fissazione dell’azoto<br />

assicura il<br />

soddisfacimento del<br />

fabbisogno delle piante.<br />

Batteri, actinomiceti. Produzione degli ormoni<br />

dello sviluppo che<br />

stimolano una fioritura ed<br />

una crescita più veloce.<br />

Protezione dagli agenti<br />

patogeni. Miglioramento<br />

dell’assorbimento degli<br />

Nematodi-funghi<br />

predatori, micorrizza,<br />

batteri e virus.<br />

elementi nutritivi.<br />

Attacco degli insetti<br />

nocivi, dei funghi<br />

parassiti e dei nematodi.<br />

Batteri. Erbicidi biologici<br />

(tossine).<br />

Batteri e funghi. Controllo dei residui dei<br />

pesticidi e delle altre<br />

sostanze indesiderabili.<br />

Micorriza. Formazione della<br />

struttura del suolo.<br />

69<br />

Aumento della fertilità<br />

del suolo<br />

Aumento della capacità<br />

di assimilazione dei<br />

nutrienti quali fosforo,<br />

ferro, cobalto, rame,<br />

manganese, zinco.<br />

Aumento della capacità<br />

delle piante di<br />

assimilare elementi<br />

nutritivi.<br />

Apporto di azoto<br />

biologico.<br />

Stimolano lo sviluppo<br />

della pianta.<br />

Controllo biologico dei<br />

nematodi, lotta ai funghi<br />

ed agli insetti.<br />

Controllo biologico delle<br />

infestanti<br />

Controllo biologico<br />

dell’ecosistema del<br />

suolo.<br />

Aumento della<br />

tolleranza alla siccità e<br />

diminuzione<br />

dell’erosione.


Le micorrize costituiscono il 15-50% della biomassa microbica del<br />

suolo ed influenzano la flora nella rizosfera mediante il loro consumo<br />

di carboidrati e di azoto organico. La competizione per le micorrize<br />

mantiene basso il numero di organismi nocivi nella rizosfera e,<br />

pertanto, contribuisce al mantenimento dell’equilibrio biologico del<br />

terreno. Inoltre le micorrize proteggono le radici dagli attacchi dei<br />

parassiti, ad esempio dei nematodi, ed aumentano la resistenza ai<br />

funghi parassiti. Nello stesso tempo le micorrize sono decisive per la<br />

formazione della struttura del suolo. Perciò una micorriza che<br />

funziona riduce l’erosione mentre aumenta la tolleranza ad altre forme<br />

di stress come la siccità o un pH basso.<br />

Oggi sappiamo che esistono un centinaio di specie di funghi che<br />

formano micorrize. Tutte queste specie possono inoculare a tutte le<br />

piante recettive, ma in una certa misura le differenti specie producono<br />

effetti diversi sull’accrescimento dipendendo sia dal tipo di terreno che<br />

dalla piante. E ciò dipende anche dall’applicazione di ceppi diversi<br />

della stessa specie fungina. La radice della pianta è inoculata dalle<br />

spore che sono rimaste nel terreno dalla coltivazione dell’anno<br />

precedente. Inoltre si avranno le spore dopo un periodo di mancata<br />

coltivazione. Per cui il raccolto precedente determina il tipo di fungo<br />

dominante nel terreno. Ove non sia un fungo “adeguato” per la<br />

coltura, può rendersi necessario un lungo periodo fino a quando non<br />

vi si stabilisca uno più indicato.<br />

Le varie specie possono connettersi fra loro mediante le micorrize<br />

perché lo stesso fungo può inoculare diverse piante. Il trifoglio si<br />

collega con la coda di topo e con il pioppo tremulo che cresce ai<br />

margini di un appezzamento. Le micorrize possono fornire nutrienti ed<br />

altri elementi che favoriscano la crescita di distinte colture. Questo<br />

fenomeno è anche più palese nel bosco e nelle zone arborate, dove le<br />

piante vivono più a lungo che sui campi coltivati. In questi luoghi, i<br />

nutrienti possono essere trasportati, ad esempio, dagli alberi alle<br />

piante piccole, in una specie di “vivaio”, ed il bosco si tramuta in un<br />

organismo unificato per l’assorbimento dei nutrienti.<br />

Il grado di importanza della micorriza per una pianta dipende sia dalla<br />

tipologia del nutriente del terreno che dalla capacità della radice di<br />

assorbirlo. Le specie erbacee con larghe radici pelose hanno una<br />

minore dipendenza dalle micorrize nei confronti, ad esempio, delle<br />

cipolle che hanno radici corte non ramificate. Ciò nonostante, anche<br />

nei cereali, le micorrize possono agire come ammortizzatori dando il<br />

loro aiuto nel ridurre il tempo impiegato dalle piante per assorbire il<br />

nutriente. Non tutte le micorrize però favoriscono la salute delle<br />

piante; alcune vivono più o meno come parassiti a spesa della pianta<br />

ospite.<br />

70


3.2.c Decomposizione della materia organica<br />

La decomposizione della materia organica, il rilascio di sostanze<br />

nutrienti disponibili per le piante e la formazione dell'humus hanno<br />

luogo in continuazione nel terreno in una complessa interazione di<br />

processi microbiologici che non sono ancora stati compresi del tutto.<br />

I residui dalle piante e dagli animali del terreno costituiscono la<br />

maggior parte dell'alimento di cui un terreno vivente ha bisogno. Gli<br />

organismi terricoli ottengono l'energia e le sostanze nutrienti per i loro<br />

processi di vita da questo materiale organico. I rifornimenti abbondanti<br />

e normali di materiale organico sono quindi requisiti preliminari per<br />

un’azienda che abbia obiettivi di autosufficienza (e tutte le aziende<br />

biologiche devono averne). Quando parliamo del contenuto di materia<br />

organica del suolo o della quantità di materia organica, facciamo<br />

riferimento al contenuto del terreno di piante vive e morte e di animali<br />

in fasi differenti di decomposizione. Il contenuto di materia organica<br />

nella maggior parte dei terreni agricoli è del 2-6%. Per una crescita<br />

ottimale del raccolto, il contenuto ideale varia a seconda dei tipi di<br />

terreno, di solito è sufficiente un 3.5-4%.<br />

Il resto è costituito da quello che rimane di piante ed animali nondecomposti<br />

che coprono la superficie del terreno. Sul terreno coltivato<br />

possono, per esempio, consistere in paglia, stoppie, residui di semi<br />

dai raccolti e letame. Novanta - novantacinque per cento di questa<br />

dispersione consiste in composti organici, per esempio, carboidrati,<br />

lignina e proteine così come più piccoli quantitativi di grassi, cere e<br />

agenti concianti. Alcuni di questi si decompongono facilmente, mentre<br />

altri si decompongono con difficoltà. I carboidrati (cellulose,<br />

emicellulose ed amidi) sono ricchi di energia e compongono la<br />

maggior parte dei residui. Ad esempio, il contenuto di cellulosa del<br />

grano è del 36% ed arriva al 38% nel fieno.<br />

71


Immagine 12: L’apporto di sostanza organica è alla base dell’Agricoltura biologica<br />

La somministrazione di abbondante materia organica è uno dei<br />

principali requisiti per un sistema agricolo che si proponga un apporto<br />

naturale di nutrienti ed un elevato grado di autosufficienza.<br />

La decomposizione viene accelerata dalle temperature elevate, da un<br />

ambiente umido, da una grande attività bilogica e da una buona<br />

presenza di ossigeno. La decomposizione ha luogo in ambiente ricco<br />

di ossigeno quando lo strato di materia organica è sottile. Se<br />

quest’ultima si decompone si consuma ossigeno, se finisce negli strati<br />

più profondi del terreno si determina una decomposizione anaerobica<br />

(priva di ossigeno) e si possono formare sostanze che impediscono lo<br />

sviluppo delle radici. Solo quando la materia organica abbia una<br />

sufficiente decomposizione aerobica (con ossigeno), scomparirà<br />

questo effetto inibitorio.<br />

La decomposizione della materia organica è strettamente legata alla<br />

temperatura. Si tratta di un processo lento che si blocca a due gradi<br />

sotto zero. La liberazione di azoto è maggiore nei mesi estivi, quando<br />

72


le temperature si innalzano e che corrisponde, tra l’altro, al periodo in<br />

cui più ne necessitano le piante.<br />

3.2.c.i Ricambio dell’azoto nel suolo<br />

L’azoto, nella materia organica accumulata nel suolo, diventa<br />

disponibile mediante i processi che lì hanno luogo. E’ importante<br />

conoscere come avviene tale trasformazione, in modo da stabilire un<br />

buon approvigionamento dell’azoto.<br />

Ciò, significa in parte fornire alla coltivazione una sufficiente quantità<br />

di elementi vitali, in particolare quelli di cui la coltivazione risulta<br />

deficitaria, ed in parte introdurre pratiche colturali che prevengano la<br />

lisciviazione, causa di problemi ambientali.<br />

Mineralizzazione<br />

La mineralizzazione o rilascio dell’azoto è il passo finale della<br />

decomposizione dei residui di piante ed animali; l’azoto viene liberato<br />

sotto forma inorganica (minerale), inizialmente sotto forma di<br />

+<br />

ammonio (NH4 ). Un importante gruppo di batteri attivi in tale<br />

processo è quello dei batteri nitrificatori. Questi ossidano gli ioni<br />

- -<br />

dell’ammonio a nitrito (NO2 ) ed a nitrato (NO3 ) ed operano in<br />

ambiente aerobico (ricco di ossigeno). In altre parole è necessaria<br />

l’aria per la nitrificazione. Le piante prendono l’azoto sotto forma di<br />

ammonio o di nitrato. Mentre gli ioni dell’ammonio con carica positiva<br />

si legano facilmente al terreno, gli ioni nitrato sono solubili in acqua<br />

nel suolo. L’azoto del nitrato può quindi facilmente lisciviare dal<br />

terreno.<br />

Immobilizzazione<br />

Quando la materia organica ha un alto contenuto di carbonio in<br />

relazione all’azoto, per esempio nella paglia che si incorpora nel<br />

terreno in autunno, la situazione è diversa. C’è un incremento di<br />

batteri, dovuto alla disponibilità di abbondante energia, che conduce<br />

ad una penuria di azoto e ad una grande competizione per esso.<br />

Questo vuol dire che la materia organica si decompone più<br />

lentamente e l’azoto da incorporare nei nuovi organismi è preso dal<br />

deposito nel terreno. L’azoto è temporaneamente legato o<br />

immobilizzato.<br />

3.2.c.ii Effetto del rapporto carbonio/azoto sul ciclo dell’azoto<br />

La mineralizzazione ed immobilizzazione si sviluppano nello stesso<br />

tempo nel terreno. La decomposizione è influenzata in larga misura<br />

dalla composizione chimica della materia organica. Il rapporto fra<br />

carbonio ed azoto, il cosiddetto rapporto carbonio azoto (C/N), è<br />

particolarmente importante. Il carbonio è fonte di energia che<br />

incrementa la velocità batterica e quindi il numero di batteri attivi.<br />

L’azoto è un componente elementare delle cellule batteriche ed un<br />

fattore determinante nella formazione dei nuovi batteri.<br />

73


Quando sono assicurati grandi apporti di materiale ricco di carbonio,<br />

aumenta la biomassa dei microrganismi e l’azoto si lega ai loro corpi.<br />

Il rapporto carbonio/azoto diventa più alto e la mineralizzazione ha un<br />

livello superiore. Se, d’altra parte, la materia vegetale contiene una<br />

quantità di azoto relativamente grande, i batteri aumentano<br />

velocemente ma data la quantità limitata di energia muoiono più<br />

rapidamente. Il risultato è la liberazione dell’azoto (mineralizzazione).<br />

Il carbonio si libera come anidride carbonica attraverso la<br />

respirazione. Di conseguenza cambia il rapporto fra carbonio ed<br />

azoto, diventando più basso. Quando la disponibilità di carbonio è<br />

bassa, c’è netta mineralizzazione, in altre parole l’azoto mineralizzato<br />

è maggiore di quello immobilizzato. Questo avviene con l’apporto di<br />

grandi quantità di materiale ricco di azoto quale il il letame o il<br />

concime verde (sovescio).<br />

Perdite di azoto<br />

L’azoto è idrosolubile e mobile nella soluzione del terreno. Il nitrato in<br />

eccedenza con l’acqua può lisciviare fuori dal terreno coltivato nei<br />

corsi d’acqua. Inoltre quando questo azoto-nitrato si trova nel terreno,<br />

le perdite si presentano con la denitrificazione. Ciò accade quando c’è<br />

mancanza di ossigeno, per esempio quando il terreno è compresso o<br />

saturo d’acqua, ed i batteri anaerobici prendono il sopravvento.<br />

Questi batteri prendono l’ossigeno dai composti ricchi di ossigeno<br />

quali i nitrati, e l’azoto viene liberato nell’atmosfera in forma gassosa<br />

come azoto molecolare (N2), ossido di azoto (NO) e biossido di azoto<br />

(N2O). La denitrificazione è una via naturale di pulizia dell’acqua<br />

dall’eccesso di azoto, ma poichè le piante non possono prendere<br />

l’azoto in forma gassosa, la denitrificazione determina che l’azoto sia<br />

perso dal sistema di coltivazione.<br />

La trasformazione dell’azoto Influenza le dimensioni delle<br />

coltivazioni<br />

La trasformazione dell’azoto nel suolo e nello sviluppo della pianta<br />

può essere aumentata attraverso differenti metodi di coltivazione.<br />

Per legare l’azoto nella materia ricca di azoto, come il letame, questo<br />

dovrebbe essere mescolato con paglia o altro materiale ricco di<br />

carbonio. L’incorporazione di paglia nel terreno dopo il raccolto in<br />

autunno ha anche un effetto legante dell’azoto. I batteri nitrificatori<br />

beneficiano, come la maggior parte dei microrganismi, di un alto pH.<br />

L’attività biologica nel terreno è superiore quando il pH è intorno a 7.<br />

Le pratiche meccaniche stimolano il turnover nel suolo perchè<br />

aumentano la disponibilità di ossigeno e, soprattutto, perchè nuove<br />

superfici vengono esposte al lavoro superficiale dei microrganismi.<br />

Inoltre radici di piante attive nel suolo influenzano in alto grado la<br />

mineralizzazione. Tale effetto può essere stimolato o inibito,<br />

74


probabilmente in dipendenza dei bisogni che ha la pianta in quel<br />

determinato momento, con gli essudati delle radici che fungono da<br />

veicolo.<br />

Formazione dell’humus<br />

Quando la materia organica si decompone si trasforma in humus,<br />

fondamentale per la strutturazione del terreno. L’humus è un termine<br />

generico per un grande complesso di residui chimici, o sostanze<br />

umiche, che sono costituite dalla decomposizione della materia<br />

organica. Le sostanze umiche si compongono principalmente di<br />

lignina (materiale legnoso) e sono molto stabili e si decompongono<br />

lentamente.<br />

La materia organica del suolo è un termine comprendente tutte le<br />

sostanze organiche del terreno. Essa include organismi del terreno,<br />

materiale fresco e morto e humus, e l’azoto del suolo è in essa<br />

immagazzinato. Approssimativamente 100 tonnellate di materia<br />

organica si trovano nel terreno quando c’è un contenuto di humus del<br />

4%. Circa 6 tonnellate di queste sono azoto. Il deposito di azoto nel<br />

terreno è solitamente diviso in frazioni differenti che tracciano la via<br />

della disponibilità di azoto.<br />

La frazione di azoto semi-stabile consiste nelle sostanze umiche<br />

che si decompongono con relativa facilità. Questa frazione è<br />

responsabile per una parte significativa del rifornimento e degli introiti<br />

di azoto nel suolo ed occorrono da uno a parecchi decenni per<br />

decomporsi. La frazione di azoto semi-stabile è influenzata un po’ più<br />

nel lungo termine dalla rotazione colturale che dalla processione delle<br />

colture. Una rotazione colturale comprendente prati, somministrazione<br />

di letame e grandi apporti di residui dei raccolti aumenta la formazione<br />

di questa frazione, mentre può dimezzarsi in 30 anni se non viene<br />

somministrata nessuna materia organica. Con la conversione ad<br />

azienda biologica una gran quantità di materia organica si accumula<br />

nella frazione semi-stabile ed il contenuto di humus resta per lungo<br />

tempo superiore alla mineralizzazione. Questo accumulo di humus<br />

può essere causa di mancanza di nutriente con conseguente<br />

diminuzione dei rendimenti che interessa spesso gli agricoltori quando<br />

operano la conversione dell’azienda all’agricoltura biologica.<br />

Nella frazione stabile la materia organica è difficilmente<br />

decomponibile. I microrganismi usano per decomporre il materiale più<br />

energia di quanta ne guadagnino. La frazione stabile fornisce solo<br />

piccoli apporti di azoto e quindi non contribuisce molto al deposito di<br />

nutrimenti disponibili. Tuttavia è di grande importanza per la struttura<br />

del terreno e la relativa capacità di trattenere l’acqua e le sostanze<br />

nutrienti. La vita media della frazione stabile si stima essere di secoli<br />

ed è quindi difficile stabilire con esattezza come le pratiche colturali di<br />

75


oggi possano influenzare la fertilità nel lungo termine. Novanta/<br />

novantacinque per cento del deposito di azoto nel terreno sono<br />

racchiusi nella materia organica stabile o semi-stabile. Queste due<br />

frazioni determinano in larga parte il contenuto di humus del terreno.<br />

La frazione attiva di azoto è costituita principalmente dagli organismi<br />

viventi e dalla materia organica facilmente scomponibile e può fornire<br />

molto azoto. La trasformazione è rapida e la materia organica può<br />

essere generalmente mineralizzata nelle sostanze nutrienti facilmente<br />

utilizzabili. La grandezza di questa frazione dipende molto dalla<br />

coltura precedente. La maggior parte di tutto il materiale vegetale<br />

grasso incorporato nel terreno entra nella frazione attiva. La<br />

decomposizione più difficile avviene con più difficoltà e tempo, ed una<br />

piccola porzione si trasforma in materia organica stabile.<br />

Coltivazione biologica – un “canale di scolo del carbonio”?<br />

Un progetto di ricerca di 15 anni fa dell’istituto Rodale nel nordest<br />

degli Stati Uniti ha indicato che il sistema di agricoltura biologica<br />

rispetto a quella convenzionale è un migliore legante di carbonio al<br />

terreno. Un terreno coltivato biologicamente funge da “canale di scolo<br />

del carbonio” ed aiuta ad eliminare dall’aria il gas anidride carbonica<br />

mitigando l’effetto serra. Questa attitudine è molto importante per il<br />

clima e l’ambiente e sostiene la produzione.<br />

Vennero studiati tre sistemi di coltivazione di mais e soia: la coltura<br />

convenzionale con fertilizzanti ed antiparassitari artificiali, la<br />

coltivazione biologica con bestiame e la coltivazione biologica senza<br />

bestiame. Il sistema convenzionale ha mostrato una minima capacità<br />

di legare l’anidride carbonica, nonostante le grandi quantità di residui<br />

del raccolto rese al terreno. E’ apparso che la composizione e la<br />

qualità del materiale organico fossero più importanti della quantità di<br />

materiale per il legame dell’anidride carbonica nell’aria. Anche se il<br />

sistema convenzionale ed il sistema biologico con bestiame hanno<br />

fornito uguali apporti di carbonio al terreno, più carbonio si è legato al<br />

terreno nel sistema biologico. Questo probabilmente è dovuto al fatto<br />

che il materiale organico del letame si addice di più alla<br />

decomposizione dei residui vegetali provenienti dal sistema<br />

convenzionale. Il sistema biologico con concime verde inoltre lega più<br />

carbonio di quello convenzionale. La capacità di legare il carbonio<br />

differisce a seconda delle specie di piante. Essa dipende, ad esempio,<br />

da misura e qualità della massa radicale, caratteristiche dell’essudato<br />

delle radici, capacità di formare aggregati e cambiamenti nella<br />

composizione e funzione della vita microbica.<br />

3.2.c.iii Influenza dell’humus sulle colture<br />

In un terreno incolto il contenuto di humus è stabile. Tutte le forme di<br />

coltivazione del suolo aumentano la decomposizione ed il contenuto<br />

76


di humus diminuisce, stabilizzandosi ad un livello inferiore. La<br />

domanda è: quale effetto ha sul lungo termine il sistema di<br />

coltivazione sul contenuto di humus, e quale rilevante contributo dà<br />

alla fertilità del suolo? La ricerca indica che il contenuto globale di<br />

humus sta decrescendo negli ultimi decenni. Nei paesi più caldi<br />

questo cambiamento si verifica molto più velocemente che in quelli<br />

freddi, nei quali va anche deteriorandosi la fertilità del terreno.<br />

Indagini sia in Germania che in Svezia hanno indicato che il contenuto<br />

di humus è diminuito e la struttura del terreno si è deteriorata,<br />

principalmente nelle zone con monocoltura di cereali.<br />

L’impoverimento del terreno avviene lentamente ed in modo<br />

impercettibile con un decremento dell’humus sottratto dal 2,5% al 2%<br />

in 30 anni. E’ inoltre importante ricordare che occorre molto tempo per<br />

ricostituire il contenuto di humus.<br />

Se al terreno viene fornita una grande quantità di materia organica, la<br />

diminuzione del contenuto di humus si verifica più lentamente e la<br />

stabilizzazione è raggiunta ad un livello più alto che se non venisse<br />

fornito alcun materiale organico. Le rotazioni colturali comprendenti<br />

prato, letame, concime vegetale e paglia incorporati nel terreno sono<br />

molto importanti per mantenere od incrementare il contenuto di humus<br />

nel suolo. Contribuiscono inoltre al mantenimento di una copertura del<br />

suolo ed alla riduzione al minimo della coltivazione meccanica.<br />

3.2.d Influenza della struttura del suolo sullo sviluppo di radici<br />

e microrganismi<br />

La struttura del suolo riveste importanza capitale per i raccolti dei<br />

seminativi. Radici delle piante e microrganismi si sviluppano meglio in<br />

un terreno con buona struttura, in quanto possono ottenere l’acqua,<br />

l’aria e le sostanze nutrienti necessarie. E’ inoltre importante<br />

conoscere le differenti caratteristiche del suolo in relazione ai<br />

microrganismi ed alle possibilità per le radici di ottenere nutrienti. Solo<br />

conoscendo ciò è possible creare le condizioni ottimali per fornire<br />

buoni nutrienti alle colture e capire anche cosa potrebbe essere di<br />

impedimento.<br />

3.2.d.i PH e misura del grado di acidità<br />

Il pH misura il grado di acidità del terreno. Sulla scala il pH 7 indica il<br />

punto neutro. Se la scala indica più di 7, il suolo è alcalino, se meno di<br />

7 è acido. Di solito le regioni nordiche hanno un pH fra 5 e 7. L’acidità<br />

sta lentamente aumentando ogni anno per una serie di motivi. In parte<br />

questo è un processo naturale dovuto alla pioggia annuale eccedente<br />

l’evapotraspirazione. L’acidificazione è anche accelerata dalla<br />

precipitazione di sostanze inquinanti acide dell’aria e dalla<br />

somministrazione di fertilizzanti acidificanti. Un pH di 6,5-7 fornisce le<br />

migliori condizioni per lo sviluppo dei microrganismi. Fra 6 e 7 molte<br />

77


sostanze nutrienti sono più disponibili. Ai più bassi livelli di pH, ad<br />

esempio, la disponibilità di fosforo e magnesio diminuisce. Quindi è<br />

necessario concimare spesso.<br />

3.2.d.ii Formazione degli aggregati e struttura del suolo<br />

Le particelle più piccole del terreno, i colloidi, sono costituite parte dai<br />

minerali dell’argilla e parte dalla materia organica. Esse hanno un<br />

diametro di meno di 0.0002 mm. L’area totale della loro superficie è<br />

molto ampia paragonata alla loro massa e tale superficie è carica<br />

elettricamente. Esse, inoltre, sono in grado di legare le sostanze<br />

nutrienti alla loro superficie sotto forma di ioni con carica elettrica. Gli<br />

ioni fissati ai colloidi del terreno non lisciviano fuori facilmente quanto<br />

gli ioni liberi nella soluzione del terreno.<br />

Gli elementi nutritivi che sono fissati alla superficie dei colloidi sono<br />

disponibili per le piante e possono essere considerati come deposito<br />

degli elementi nutritivi. Quanti più colloidi si trovano in un terreno,<br />

tanto maggiore è la capacità di immagazzinare nutrienti.Tale capacità<br />

è maggiore nei terreni argillosi che in quelli sabbiosi. In terreni poveri<br />

di argilla dove le particelle di humus sono i principali colloidi, è<br />

importante la capacità dell’humus di legare l’acqua. I colloidi del<br />

terreno hanno inoltre una certa capacità di neutralizzare i<br />

cambiamenti del pH, una cosiddetta capacità “tampone”. Più elevato è<br />

il contenuto di colloidi, maggiore è la capacità tampone. Così un<br />

terreno argilloso acidificherà più lentamente di un terreno sabbioso<br />

senza molto humus sottoposto allo stesso trattamento.<br />

Un sistema profondo e ben ramificato di radici ha bisogno di un<br />

terreno poroso con una buona struttura. Uno sviluppo radicale nel<br />

sottosuolo è importante soprattutto perché gran parte dei minerali<br />

necessari alla pianta si trovano là.<br />

La formazione di aggregati richiede che le particelle del terreno si<br />

leghino insieme per formare particelle più grandi o complesse. I<br />

complessi rendono più facile per l’acqua, l’aria e le radici della pianta il<br />

movimento attraverso il suolo. Un terreno incolto contenente argilla ha<br />

spesso una struttura ideale. Essa consiste in aggregati stabili<br />

(granelli) che determinano un terreno a struttura porosa con un<br />

notevole deposito di acqua e nutrienti. Una siffatta struttura del<br />

terreno si forma quando i colloidi dell’argilla reagiscono con le<br />

sostanze umiche e in forma stabile, i cosiddetti complessi di argillahumus.<br />

Queste particelle incollano insieme i minerali in forma di<br />

aggregati di diverse misure. I complessi vengono ulteriormente<br />

rafforzati mediante polisaccaridi mucosi che vengono secreti dai<br />

microrganismi del terreno. I complessi sono ulteriormente rafforzati<br />

con il materiale vivo delle colonie di batteri e delle ife dei funghi. Tale<br />

struttura del suolo è molto stabile. Essa può sopportare la<br />

78


compattazione e non viene intaccata dalla pioggia. I terreni che<br />

vengono forniti di molti residui vegetali provenienti dai raccolti sono<br />

più aggregati di quelli con un minore rifornimento di materiale<br />

organico.<br />

La struttura granulare crea condizioni favorevoli per tutti I processi<br />

vitali che hanno bisogno di aria e di acqua. Un sistema di pori di<br />

diverse misure si forma con l’aiuto della struttura aggregata. I pori più<br />

larghi riforniscono le radici ed i microrganismi con l’ossigeno e<br />

distribuiscono acqua piovana al terreno. Tuttavia non possono<br />

trattenere l’acqua per un lungo periodo di tempo. L’acqua disponibile<br />

per le piante viene immagazzinata nei pori di media grandezza.<br />

Quanto più è grande la quantità di pori di media grandezza, tanto più<br />

a lungo può immagazzinare l’acqua, e questo è un vantaggio nei<br />

periodi di siccità. Inoltre i pori piccoli sono saturi di acqua che però<br />

non è disponibile per le piante grazie alla forza capillare. Questa è<br />

chiamata acqua morta o acqua legata. la dimensione dei pori è<br />

importante per il trasporto verso l’alto di acqua freatica attraverso i<br />

vasi capillari, di modo che possa essere usata dalle radici della pianta.<br />

Se i pori sono più sottili l’acqua può essere trasportata più in alto, ma<br />

allora il trasporto è più lento.<br />

In terreni con più lenta attività biologica e con più basso contenuto di<br />

humus, una certa struttura granulare può essere ottenuta con l’aiuto di<br />

una coltivazione meccanica. Tale struttura non è tuttavia così stabile<br />

quanto una formatasi biologicamente; può essere distrutta da una<br />

pioggia battente. Un suolo con struttura meno stabile soffre più<br />

facilmente della siccità e del compattamento. Il rischio di lisciviazione<br />

delle sostanze nutrienti è inoltre maggiore quando gli ioni sono liberi<br />

nella soluzione del terreno invece di essere legati ai colloidi.<br />

3.2.d.iii L’effetto delle pratiche colturali sulla vita e la struttura<br />

del suolo<br />

Il numero degli organismi del suolo e la loro attività sono in relazione<br />

con siccità, allagamenti e congelamento, e dipendono inoltre molto<br />

dallo stato del suolo e da come viene coltivato. Quindi un agricoltore<br />

deve conoscere, per esempio, quale sia il tipo di fertilizzazione e di<br />

coltivazione e tutto ciò che avvantaggia e sviluppa la vita nel terreno e<br />

cosa può inibire invece questa attività. Un sistema meno intensivo, in<br />

altre parole, una variata rotazione colturale senza applicazione di<br />

fertilizzanti artificiali, senza pesticidi chimici e con un più basso<br />

rendimento ha, in generale, un effetto positivo sulla vita del suolo e ciò<br />

comporta che “la funzione ecosistema” può essere preservata ed<br />

usata efficacemente.<br />

Rotazione colturale con coltura a prato<br />

79


Una rotazione colturale varia comprendente prato è benefica per tutti i<br />

tipi di organismi che vivono nel suolo. Prati che includono piante con<br />

radici profonde con un ampio sistema radicale quali trifoglio ed erba<br />

medica, contribuiscono insieme alla materia organica, ad alleggerire il<br />

terreno e stimolarne la vita. Il prato è la coltura con i maggiori effetti<br />

positivi sulla struttura del terreno. In un prato sviluppatosi per diversi<br />

anni, l’assenza di coltivazione e l’accumulo di materiale organico<br />

contribuiscono all’incremento e stabilizzazione degli aggregati nel<br />

terreno. Una monocoltura di cereali che riceve pochissima materia<br />

organica impoverisce il contenuto di humus del terreno, provocando<br />

nel lungo termine un deterioramento dello stesso.<br />

Materia organica<br />

“Fertilizzare il suolo non le piante”, è una frase comune tra gli<br />

agricoltori biologici. Vuol dire che bisognerebbe sempre assicurarsi<br />

che gli organismi del terreno ricevano il nutrimento sufficiente, di<br />

modo che a loro volta con la loro attività possano fornire alle piante le<br />

sostanze nutrienti. La materia organica, come il letame, residui<br />

vegetali, prati e concime verde sono premesse molto importanti per lo<br />

sviluppo e l’attività vitale del suolo. Lo sviluppo di lombrichi, ad<br />

esempio, è avvantaggiato dalla materia organica. Conseguentemente,<br />

i lombrichi sono molto più presenti in un terreno più ricco di humus<br />

che non in uno ricco di minerali. Funghi, batteri, nematodi, acari,<br />

collembola ed altri organismi traggono tanto più beneficio quanto più<br />

aumenta la quantità di materia organica. La bruciatura della paglia e<br />

la monocoltura cerealicola fanno invece diminuire la disponibilità<br />

dell’alimento. Studi hanno evidenziato che la quantità di carbonio<br />

formato nel terreno tramite letame e prato è sei volte maggiore nel<br />

sistema biologico che in altri sistemi.<br />

Le foglie morte sono uno dei pasti favoriti dei lombrichi, un fatto che<br />

dovrebbe essere di particolare interesse per frutticoltori. Una delle più<br />

comuni malattie da funghi, la fusariosi, dopo gli inverni è diffusa dalle<br />

foglie cadute. Una ricerca ha scoperto che il 90 – 98% delle foglie<br />

cadute sono interrate dai lombrichi durante i mesi invernali,<br />

diminuendo il rischio della fusariosi. Quando gli alberi da frutta<br />

vengono irrorati con i fungicidi, i lombrichi vengono uccisi e le foglie<br />

infettate dalla fusariosi restano nel terreno.<br />

Utilizzo di fertilizzante facilmente solubile<br />

Un terreno fertilizzato con azoto facilmente solubile può avere una<br />

diversa composizione di microflora e fauna dovuta alla presenza di<br />

poche specie. Fra i microrganismi che sono inattivati da nutrienti<br />

facilmente solubili vi sono i simbiotici, batteri azoto-fissatori. La loro<br />

funzione diventa semplicemente inutile. La disponibilità di fosforo<br />

facilmente solubile nel terreno inoltre fa diminuire l’esigenza di<br />

80


micorriza da parte delle piante e quindi riduce l’assorbimento di altre<br />

sostanze nutrienti. Inoltre diminuisce il numero di spore ed ife nel<br />

terreno, necessarie per inoculare micorrize nelle colture successive. Il<br />

nitrato, compreso quello da trattamento superficiale con letame,<br />

potrebbe avere lo stesso effetto ma, poiché le sostanze nutrienti nel<br />

letame sono meno solubili, il rischio è minore. La combinazione di<br />

fosforo ed azoto in particolare riduce di gran lunga l’attività della<br />

micorriza. Una larga applicazione di fertilizzante artificiale su terreni<br />

più leggeri può anche condurre ad una concentrazione di sale che è<br />

nociva per i lombrichi.<br />

Una fertilizzazione artificiale può inoltre accelerare la decomposizione<br />

della materia organica in modo da liberare facilmente l’azoto<br />

disponibile. La decomposizione aumenta quando si fornisce questo<br />

tipo di azoto mentre la materia organica nel terreno diminuisce se non<br />

è aggiunto niente altro. Ciò significa che aumenta il rischio di<br />

lisciviazione, mentre la capacità del terreno di sostenere una vita varia<br />

ed attiva diminuisce.<br />

I residui possono contenere alte concentrazioni di ammonio e di<br />

solfuro che sono tossici per i lombrichi se hanno concentrazione del<br />

solo 0,2% ed il cui effetto tossico può durare per parecchie settimane.<br />

I liquami zootecnici contengono un’alta concentrazione (1%) di acido<br />

benzoico, che è altamente tossico per i lombrichi a partire dallo 0,2%.<br />

I liquami dovrebbe quindi essere diluiti prima della somministrazione.<br />

pH<br />

La maggior parte degli organismi del suolo prospera meglio ad un pH<br />

di 6 – 7. I lombrichi hanno il loro proprio regolatore di pH nelle<br />

ghiandole calcifare ed un terreno che contiene una fiorente<br />

popolazione di lombrichi avrà un pH neuto più stabile. Suoli acidi<br />

devono essere concimati in modo da poter far prosperare i lombrichi.<br />

Umidità e temperatura<br />

I processi del suolo dipendono molto dalla temperatura. I lombrichi<br />

sono molto attivi a partire da 10°C. Essi muoiono se per lunghi periodi<br />

si superano i +28ºC, ma essi possono sopravvivere temporaneamente<br />

a temperature alte mediante la traspirazione. Anche la fertilità è<br />

condizionata dalla temperatura. I lombrichi possono sopravvivere sia<br />

ad un suolo siccitoso che saturo di acqua, ma prosperano di più in<br />

terreno umido. Durante la siccità si muovono, se possibile, verso un<br />

terreno più umido o si arrotolano in un piccolo nodo in una specie di<br />

letargo. Nei periodi piovosi vengono alla superficie del terreno durante<br />

la notte.<br />

Lavorazione del terreno<br />

Una struttura stabile del terreno può essere distrutta se silavora con<br />

macchinari pesanti e non in tempera. Ciò avviene se la superficie del<br />

81


suolo non è abbastanza asciutta; macchinari pesanti possono persino<br />

provocare compattazione verso il basso del terreno. Un’ aratura<br />

autunnale su terreno bagnato fa diminuire il numero di pori per<br />

l’areazione, peggiora la capacità di immagazzinare acqua ed aumenta<br />

l’acqua stagnante. Quindi, il terreno compresso è più freddo e più<br />

bagnato del terreno con una buona struttura. La disponibilità di azoto<br />

dipende in gran parte dalla struttura. Un deterioramento dell’aerazione<br />

nel terreno conduce ad una mineralizzazione notevolmente ridotta e<br />

ad un aumento della perdita di azoto con denitrificazione. Questo può<br />

risolversi in una significativa riduzione dei rendimenti. I lombrichi<br />

contribuiscono ad allentare il terreno moderatamente compresso, ma<br />

evitano le zone severamente compresse.<br />

Un terreno lavorato intensivamente ogni anno, come avviene<br />

comunemente nelle monocolture, diminuisce la stabilità e la struttura<br />

del terreno distruggendo il rivestimento sugli aggregati formatisi con le<br />

secrezioni segli organismi del suolo. Un circolo vizioso si presenta<br />

facilmente nel terreno strutturalmente danneggiato perché il<br />

macchinario più pesante e più potente viene utilizzato per creare un<br />

minimo di struttura meccanica. Ciò conduce a sua volta a danni di<br />

compattamento, rendendo ancor più difficile per gli organismi del<br />

terreno lo sviluppo di una struttura biologica.<br />

I lombrichi e gli altri organismi del suolo beneficiano<br />

dell’incorporazione nel terreno dei residui vegetali. Nello stesso tempo<br />

vengono danneggiati da un procedimento meccanico, ma recuperano<br />

rapidamente. Un motocoltivatore a lame rotanti è probabilmente più<br />

dannoso dell’aratro perchè molti lombrichi vengono tagliati a pezzetti.<br />

Una rotocoltivazione poco profonda dello strato superiore del terreno<br />

probabilmente non provoca tanti danni perché la maggior parte dei<br />

lombrichi sono nella parte più profonda del terreno.<br />

Una regola pratica è quella di non azionare mai macchinari sul terreno<br />

bagnato e soprattutto accertarsi che le lavorazioni provochino<br />

possibilmente pochi danni e possibilmente non inibiscano la<br />

formazione strutturale del terreno ed i processi biologici.<br />

3.3 Nutrienti della pianta – Circolazione e utilizzazione<br />

La base per rifornire di nutrimento le piante in agricoltura biologica è<br />

l’autosufficienza ed una buona amministrazione del nutrimento delle<br />

piante disponibile nell’azienda. Lo scopo principale è quello di riciclare<br />

gli elementi nutritivi che si trovano in azienda ed evitare le perdite. In<br />

un’azienda biologica è in circolazione un grande quantitativo di<br />

materia organica e si deve cercare con molta cura di ottenere buoni<br />

rendimenti avendo riducendo gli effetti negativ, per quanto possibile,<br />

sull’ambiente circostante.<br />

82


La conoscenza del flusso completo di nutrienti delle piante e<br />

dell’effetto su di esse della materia organica è di vitale importanza nel<br />

prendere le giuste decisioni riguardo, ad esempio, quando è<br />

necessario fertilizzare ed operare la rotazione delle colture.<br />

3.3.a L’importanza dell’approccio olistico<br />

Il piano di somministrazione dei nutrienti in agricoltura biologica<br />

richiede un approccio olistico. La base per qualsiasi decisione relativa<br />

alla fertilizzazione non è solo individuale rispetto al rendimento della<br />

singola coltura ma va anche calcolato il reperimento dei nutrienti; il<br />

piano di rotazione colturale, la posizione della coltura nella rotazione,<br />

la precedente colture e la profondità delle sue radici così come la<br />

capacità di utilizzare gli elementi nutritivi disponibili: tutti questi<br />

elementi vanno considerati insieme al momento di decidere. Inoltre<br />

devono anche essere presi in considerazione la condizione e la<br />

capacità delle piante di fornire l’emento nutritivo.<br />

3.3.b Relazioni con il suolo<br />

Il contenuto complessivo di nutrienti nella maggior parte dei terreni è<br />

grande rispetto a quanto assorbe una coltura in un anno. In effetti la<br />

disponibilità di nutrienti spesso non è proporzionale al contenuto<br />

globale e varia a seconda dei differenti tipi di terreno.<br />

Strategia per l’utilizzazione dei nutrienti in agricoltura biologica quindi,<br />

è prendere le opportune misure per favorire e facilitare il miglior<br />

rilascio degli elementi nutritivi dal suolo. Quando si converte da<br />

agricoltura convenzionale a biologico può essere difficile assumersi la<br />

responsabilità di contare sulla capacità propria del terreno di liberare<br />

gli elementi nutritivi e la grande energia dinamica che c’è nella<br />

decomposizione della materia organica. Se si è in precedenza<br />

operato con i metodi dell’agricoltura convenzionale può riuscire<br />

difficile credere che si può non lavorare affatto!!<br />

3.3.c Il ruolo centrale delle colture azoto-fissatrici<br />

L’apporto di nutrienti in una rotazione colturale biologica proviene dal<br />

fissaggio dell’azoto ottenuco con sovesci di leguminose, dai prati e<br />

dalle colture di leguminose. Così, queste coltivazioni hanno un ruolo<br />

centrale in un’azienda biologica. Se c’è bestiame che è alimentato<br />

con foraggio prodotto in azienda, per esempio nutrimento grossolano<br />

ricco di leguminose, nessun elemento supplementare deve essere<br />

fornito al terreno oltre il letame; ci sarà solo una ridistribuzione delle<br />

sostanze nutrienti dal campo in cui il foraggio è stato prodotto a quello<br />

dove è sparso. Se, tuttavia, il nutrimento animale è portato<br />

nell’azienda, nutriente addizionale sarà fornito attraverso il letame.<br />

3.3.d La circolazione delle sostanze nutrienti deve aumentare<br />

83


Negli allevamenti di bestiame in cui c’è un buon equilibrio fra bestiame<br />

e raccolti, esistono in genere i presupposti per far circolare gli<br />

elementi nutritivi in azienda con una somministrazione ben progettata<br />

del letame. La limitazione di circolazione dei nutrienti al giorno d’oggi<br />

è dovuta al fatto che il bestiame aziendale è irregolarmente distribuito<br />

nella campagna. I mutamenti strutturali nell’agricoltura che conducono<br />

alla produzione in aziende specializzate in allevamento del bestiame e<br />

produzione di cibo animale sui poderi coltivabili peggiorano la<br />

situazione per il riciclaggio delle sostanze nutrienti nell’agricoltura, con<br />

conseguente lisciviazione e problemi ambientali. Comunque anche<br />

nelle aziende agricole convenzionali c’è un rischio minimo di<br />

lisciviazione se il fertilizzante minerale viene applicato con precisione<br />

in quantità e diffusione ottimali. Negli allevamenti zootecnici intensivi,<br />

nei quali è necessario acquistare all’esterno i mangimi, si verifica una<br />

dispersione nell’ambiente di nutrienti. In queste fattorie c’è un surplus<br />

di nutrienti. Un gran quantitativo di essi sono inoltre asportati tramite i<br />

prodotti che si trasformano in rifiuti organici, ad esempio liquame<br />

fangoso e rifiuti domestici.<br />

In un sistema agricolo sostenibile a lungo termine, il ciclo nutritivo<br />

delle piante deve essere migliorato per assicurare il rifornimento dei<br />

nutrienti anche alle colture future.<br />

I nutrienti per le piante devono essere riciclati dalla città alla terra ed è<br />

essenziale un equilibrio tra allevamenti zootecnici ed aziende di<br />

seminativi. La fertilità del suolo può essere incrementata mediante la<br />

somministrazione di fertilizzante organico, e diminuisce la dipendenza<br />

dai mezzi di produzione esterni. Così l’agricoltura diventa più<br />

sostenibile.<br />

3.3.e Bilancio nutrizionale delle piante e programma di<br />

fertilizzazione.<br />

Il bilancio nutrizionale è un facile ed educativo strumento, adoperato<br />

per ottenere una descrizione dello stato degli elementi nutritivi in<br />

un’azienda. In un bilancio dei nutrienti, viene effettuato il calcolo tra le<br />

sostanze che lasciano l’azienda sotto forma di prodotti (cereali, latte,<br />

carne e verdure, ecc.) e quelle introdotte in azienda (seme,<br />

fertilizzante, alimento animale e lettiera, ecc.). La fissazione dell’azoto<br />

da parte delle leguminose da sovescio, dei seminativi e prati ed il<br />

fissaggio di azoto dall’aria vengono calcolati come aggiunta a quello<br />

dell’azienda. La risultanza del bilancio fornisce un quadro<br />

approssimativo se il deposito nel terreno dei nutrienti si sta<br />

incrementando o consumando; in più occorre valutare il rischio delle<br />

perdite.<br />

Un bilancio dei nutrienti dovrebbe basarsi sull’intero flusso delle<br />

sostanze nutrienti dell’azienda. Può anche essere valutata nel calcolo<br />

84


l’efficienza con cui le sostanze nutrienti fornite vengono utilizzate. Il<br />

risultato del bilancio dovrebbe allora essere visto in una prospettiva<br />

olistica che include precedenti colture, analisi del profilo pedologico e<br />

progetti futuri. Ad esempio un deficit di potassio può essere<br />

accettabile in un’azienda produttrice di cereali su terreno argilloso,<br />

mentre lo stesso deficit di potassio va corretto in un’azienda<br />

produttrice di patate o di verdure su di un terreno sabbioso.<br />

Le indagini svolte sulle aziende biologiche hanno indicato le grandi<br />

variazioni nei flussi di nutrienti degli elementi nutritive tra i poderi.<br />

Queste sono dovute tra l’altro al tipo di produzione. Eccedenze e<br />

deficit di fosforo e potassio possono, tuttavia, esistere sia nelle fattorie<br />

per la produzione del latte che in aziende investite a seminativi.<br />

Eccedenze sono più comuni negli allevamenti che comperano parte<br />

della loro alimentazione animale e nelle aziende con intense<br />

produzione di ortaggi, in confronto ai seminativi puri.<br />

Un’efficiente utilizzazione dei nutrienti è generalmente maggiore in un<br />

allevamento biologico rispetto ad uno convenzionale. Ciò è dovuto<br />

agli inputs che sono più bassi nel biologico perchè non si acquistano<br />

fertilizzanti e si acquista minore mangime animale.<br />

Un’utilizzazione efficiente dell’azoto in una fattoria biologica a<br />

seminativi o con produzione di ortaggi può, tuttavia, in alcuni casi,<br />

essere più bassa ache di una corrispondente convenzionale. E’<br />

realmente più difficile da controllare la disponibilità dell’azoto legato ai<br />

sovesci o fornito sotto forma di fertilizzanti organici, rispetto alla<br />

disponibilità di azoto proveniente dai fertilizzanti minerali. Parte<br />

dell’azoto fornito mediante concime verde dei seminativi e fertilizzante<br />

organico viene incorporato nel terreno come deposito di materia<br />

organica, ma non è indicato nel bilancio dei nutrienti.<br />

In alcuni paesi è stato redatto ed è in graduale via di sviluppo un<br />

programma che permette alle aziende il calcolo degli elementi nutritivi<br />

per il bilancio dell’azoto, fosforo e potassio.<br />

3.3.e.i Bilancio nutrizionale delle piante come base delle<br />

decisioni gestionali<br />

Il bilancio dei nutrienti risulta realmente utile ed interessante come<br />

base per l’assunzione delle decisioni quando esso viene calcolato per<br />

ogni appezzamento. I dati delle rese dei raccolti ed il fertilizzante<br />

somministrato negli anni precedenti vengono raccolti come base per il<br />

bilancio del campo. Quanto più è possibile andare a ritroso nel tempo,<br />

tanto più utile e preciso sarà il calcolo. Il bilancio del campo, insieme<br />

ai risultati dell’analisi pedologica, fornisce una base importante per<br />

decidere sulla fertilizzazione da adottare. Se la rotazione colturale è<br />

permanente su campi di uguale valore è possibile decidere in quale<br />

momento della rotazione la fertilizzazione sarebbe più efficace, ma<br />

85


questa situazione in pratica è rara. Un uso del bilancio dei nutrienti<br />

per ogni appezzamento in rotazione ed un’informazione ricavata dalla<br />

cartografia del terreno è un metodo molto sofisticato per decidere<br />

quando andrebbero attivati gli inputs nutrizionali. Per questa via si può<br />

operare una compensazione delle eccedenze e del deficit degli anni<br />

precedenti, e l’apporto nutritivo potrà essere fornito dove sarà<br />

utilizzato più efficacemente. Questo tipo di attività è particolarmente<br />

importante quando si opera una conversione all’agricoltura biologica o<br />

quando si sta introducendo in azienda una nuova rotazione colturale.<br />

Bilancio aziendale Azienda - bilancio nutrienti<br />

delle piante<br />

Bilancio dei nutrienti delle<br />

piante per una fattoria<br />

produttrice di latte nella<br />

Svezia centrale.<br />

60 vacche e 140 ha<br />

coltivati.<br />

ENTRATE, Kg<br />

USCITE, Kg<br />

Azoto depositato<br />

(3.9 kg per ha)<br />

Azoto fissato leguminose<br />

prato<br />

86<br />

Azoto Fosforo Potassio<br />

546<br />

1 958<br />

Effekt låg, 1 400 kg 176 5<br />

Sale lick, 250 g 23<br />

L Unik 50, 30 ton 1 217 150 375<br />

Avena 12 % prot., 7 500 kg 123 24 32<br />

Orzo 11.9 % prot., 7 500 kg 122 25 32<br />

Fagioli di campo, 10 ton 459 40 100<br />

Semente di avena, 1 500 kg 24 4 6<br />

Semente di frumento vernino,<br />

2 000 kg<br />

33 6 8<br />

Semente d’orzo, 1 500 kg 24 5 6<br />

Semente di leguminose, 400<br />

kg<br />

19 2 4<br />

Vitelli peso vivo, 1 400 kg 35 10 2<br />

Vacche peso vivo, 12 100 kg 302 89 4<br />

Latte 4 %, 425 kg 2 252 425 679<br />

Totale ENTRATE kg/ha annuale 32 3 4<br />

Totale USCITE kg/ha annuale 18 4 5<br />

Bilancio kg/ha annuale +14 -1 -1<br />

Efficacia di utilizzo 56 % Deficit Deficit


Bilancio del<br />

campo<br />

Bilancio nutrienti<br />

dal 1999 al 2003<br />

per un campo<br />

nella Svezia<br />

centrale. La<br />

Rotazione nel<br />

campo in tali anni<br />

è stata:<br />

1. Patate (1999)<br />

2. Carote<br />

3. Avena/Piselli +<br />

prato in<br />

consociazione<br />

4. Prato<br />

5. Cavolo bianco<br />

(2003)<br />

L’obiettivo di<br />

questo “bilancio<br />

del campo”, con<br />

l’informazione<br />

della mappa<br />

dell’appezzamento<br />

è quello di indicare<br />

lo stato dei<br />

nutrienti delle<br />

piante nel suolo. Il<br />

bilancio mostra la<br />

quantità di nutrienti<br />

che sono stati<br />

sottratti ed<br />

apportati ad ogni<br />

singolo campo in<br />

un quinquennio.<br />

Bilancio del nutriente per<br />

“Cavolo bianco in pieno<br />

campo”, 1 ha per 5 anni<br />

Precipitazione Azoto<br />

(6.7 kg per ha)<br />

ENTRATE, Kg<br />

USCITE, Kg<br />

Fissazione di azoto<br />

leguminose prato<br />

Fissazione azoto<br />

avena/piselli con prato<br />

consociato<br />

Estesa<br />

somministrazione di<br />

letame bovino ed<br />

equino 30 tonnellate<br />

Letame solido bovino<br />

20 tonnellate<br />

Binadan 6-3-12 1 800<br />

kg<br />

Cavolo bianco (2003)<br />

67 tonnellate<br />

Trifoglio/graminacee<br />

foraggio insilato 5<br />

Tonnellate<br />

Avena/piselli 2<br />

tonnellate<br />

87<br />

Azoto Fosforo Potassio<br />

34<br />

83<br />

46<br />

150 47 300<br />

80 30 80<br />

108 50 210<br />

115 16 170<br />

136 10 125<br />

44 6 50<br />

Carote 32 tonnellate 36 7 70<br />

Patate 30 tonnellate 104 15 150<br />

Totale ENTRATE kg/ha<br />

annuale<br />

100 25 118<br />

Totale USCITE kg/ha annuale 87 11 113<br />

Bilancio kg/ha annuale +13 +14 +15<br />

Efficacia di utilizzazione<br />

(Ögren, Rölin 2003)<br />

87 % 43 % 96 %<br />

3.3.f Valutazione delle precessioni colturali ed elaborazione<br />

del piano di rotazione<br />

L’effetto a breve termine di un raccolto su quello successivo è<br />

chiamato valore o effetto della coltura precedente. Nel lungo termine<br />

l’effetto di tutte le colture nella rotazione è denominato effetto della<br />

rotazione colturale. Un’efficace rotazione colturale ha entrambi gli<br />

effetti a breve e lungo termine e contribuisce allo sviluppo ed al<br />

mantenimento della capacità del terreno di fornire gli elementi nutritivi.<br />

Il piano di rotazione colturale è molto importante per un efficace<br />

utilizzo dei nutrienti in circolazione nell’azienda. Questo è un aspetto


estremamente importante del piano di rotazione colturale. Il valore del<br />

seminativo precedente e del suo fabbisogno di nutrienti è la base per<br />

decidere in quale posto dovrebbe trovarsi nella rotazione. Al<br />

seminativo che ha un maggior fabbisogno di nutrienti dovrebbe essere<br />

data la posizione migliore nella rotazione succedendo, in altre parole,<br />

ad un precedente seminativo forte. La coltura che non richiede un<br />

gran numero di nutrienti può prendere una posizione meno<br />

favorevole. Fra un terzo e la metà dei seminativi nella rotazione<br />

dovrebbero esserci legumi o comprendere piante leguminose se la<br />

rotazione si avvia a fornire sufficiente azoto. La quantità ottimale<br />

dipende dal tipo di azienda e dalla capacità del terreno in ciascuna<br />

azienda di rilasciare azoto.<br />

3.3.f.i La capacità delle colture di utilizzare i nutrienti<br />

Quando bisogna decidere a che punto deve trovarsi una coltura nella<br />

rotazione, bisognerebbe considerare il nutriente globale, che dipende<br />

dal livello di rendimento, dal tipo di seminativo e dalla sua capacità di<br />

utilizzare i nutrienti. La capacità di un seminativo di utilizzare il<br />

nutrimento disponibile, dipende dalla profondità delle radici, dalla<br />

massa radicale e dal tasso di crescita. Parlando in generale,<br />

seminativi con un esteso sistema radicale ed una crescita lenta sono<br />

più capaci di utilizzare nutriente legato al suolo rispetto ai seminativi<br />

poco radicati in profondità che si sviluppano rapidamente. In pratica<br />

ciò significa che un seminativo con un breve periodo di crescita, un<br />

sistema radicale poco profondo ed un precoce assorbimento di azoto,<br />

come per esempio l’orzo, dovrebbe venire dopo la coltura che si<br />

decompone rapidamente e libera azoto prontamente assimilabile.<br />

Invece seminativi con lungo periodo di crescita, profondo sistema<br />

radicale e ritardato assorbimento dell’azoto, come ad esempio la<br />

barbabietola da zucchero, dovrebbero venire dopo una precedente<br />

coltura che si decompone più lentamente. Colture perenni hanno una<br />

maggiore capacità di quelle annuali che sviluppano un esteso sistema<br />

radicale. La massa radicale in una triennale come il trifoglio può<br />

essere di poco al di sopra di 6 tonnellate circa (in materia secca) ad<br />

ettaro, per i cereali 1 tonnellata circa e per i piselli poco più di 0.6<br />

tonnellate circa per ettaro. Una massa radicale è considerevolmente<br />

minore in alcuni ortaggi come cipolla e lattuga, approssimativamente<br />

intorno a 0.2 tonnellate circa ad ettaro. Anche l’architettura delle radici<br />

è importante per l’assorbimento dei nutrienti. Seminativi con radici<br />

profonde utilizzano il sottosuolo come risorsa nutritiva. Seminativi con<br />

un sistema radicale ramificato, come ad esempio la segale, sono<br />

molto efficienti nel prendere nutrienti malgrado il sistema radicale<br />

poco profondo.<br />

88


Segale ed avena sono più abili di frumento ed orzo nell’utilizzo del<br />

nutriente disponibile nel suolo. Le crucifere come le piante oleaginose<br />

ed anche le piante di cavolo sono molto efficienti nell’assorbire il<br />

nutriente disponibile. Una coltura di cavoli bianchi può svuotare di<br />

azoto un’intera parcella di terreno fino ad una profondità di almeno un<br />

metro. L’assorbimento del nutriente valutato nel lungo periodo è<br />

inoltre importante per stabilire quale posto un seminativo deve<br />

occupare nella rotazione. Orzo, cereali vernini e patate prendono le<br />

sostanze nutrienti molto più in fretta nel periodo della crescita. Il<br />

frumento vernino ad esempio, prende 60 – 80% dell’azoto totale nel<br />

periodo fino all’allungamento dello stelo in maggio. Avena e grano<br />

primaverile possono utilizzare nutrienti liberati successivamente<br />

durante il periodo della crescita perchè il loro assorbimento dei<br />

nutrienti continua fino a metà dell’estate. Questa è una differenza<br />

considerevole nei tempi di assorbimento fra le varie colture del<br />

campo. Un esempio è la lattuga che ha un breve periodo di crescita e<br />

quindi si sviluppa meglio quando è alto il tasso di mineralizzazione nel<br />

terreno. Le colture come i cavoli bianchi e le verdure che hanno lunghi<br />

periodi di crescita prendono soprattutto i nutrienti nella parte finale del<br />

periodo di crescita. L’assorbimento dei nutrienti nei prati e nelle<br />

leguminose è più uniformemente distribuito nei periodi di crescita.<br />

3.3.f.ii Importanza delle precessioni colturali<br />

Seminativi che migliorano la struttura del terreno sono i prati e quelli<br />

con radici profonde come l’erba medica, il Melilotus officinalis, lupini e<br />

favoni sono in genere ottime colture precedenti. Essi creano<br />

condizioni favorevoli per lo sviluppo del seminativo successivo del<br />

relativo sistema radicale e quindi dell’utilizzo dei nutrienti legato al<br />

terreno.<br />

Il calcolo dell’utilità del precedente seminativo, è importante per<br />

comprendere cosa accade quando la materia organica viene<br />

incorporata nel terreno e cosa comporta la relativa decomposizione.<br />

La differenza dell’utilità della coltura precente, ad esempio, è grande<br />

fra prato di trifoglio ricco di due anni e seminativo e raccolto di avena.<br />

Il quantitativo di materia organica che un seminativo lascia è molto<br />

importante per il valore relativo della coltura precedente ma anche<br />

per la qualità della materia organica.<br />

La quantità di materia organica che il seminativo lascia varia<br />

notevolmente tra le diverse colture, ma dipende anche dalla sua<br />

crescita e dal suo rendimento. I seminativi ben sviluppati lasciano sia<br />

più massa radicale che più residui rispetto ad una coltura sviluppatasi<br />

male. Perciò un seminativo sviluppato bene in genere è meglio che<br />

preceda quello mal sviluppato. Un seminativo con larga massa di<br />

89


adici ha un buon effetto sulla struttura del terreno e quindi è meglio<br />

che preceda una coltura con un sistema di piccole radici.<br />

3.4 Flora spontanea – Ecologia e strategia<br />

L’infestazione delle erbacce è un concetto relativo. Tutte le specie di<br />

piante possono in taluni casi essere utili ed in altri casi diventare<br />

infestanti indesiderabili. Persino piante coltivate come le patate e la<br />

colza possono infestare come erbacce la coltura successiva. Molte<br />

infestanti sono piante pioniere della Natura che si stabiliscono talvolta<br />

in terreni non utilizzati da altre piante. Come esse crescono si<br />

propagano nei luoghi circostanti in modo che le altre piante si<br />

possono muovere all’interno spostando le piante pioniere. Alcune<br />

piante si trasformano in infestanti perché hanno una speciale capacità<br />

di sopravvivenza. Esse possono, ad esempio, avere semi che si<br />

diffondono a grande distanza e sono immagazzinati a lungo nel<br />

terreno senza crescere o essere distrutti oppure avere parti vegetative<br />

che anche se frammentate in piccole parti possono crescere in<br />

presenza di condizioni favorevoli.<br />

Nella realtà una pianta si trasforma in infestante quando provoca più<br />

danni che benefici. Oltre a competere con i seminativi ed a<br />

provocarne perdite nel rendimento, le infestanti possono anche<br />

provocare altri danni. Molte infestanti possono spuntare<br />

nell’alloggiamento dei cereali, portando ad un incremento degli scarti<br />

al raccolto, ad un più alto costo dei cereali, ad un contenuto proteico<br />

inferiore e ad una qualità scadente. Al tempo stesso le infestanti<br />

hanno un certo numero di effetti positivi. Esse sono benefiche per la<br />

biodiversità e molte fungono da rifugio per gli insetti utili, contribuendo<br />

quindi ad un’agricoltura più ricca. Esse agiscono anche da protezione<br />

del suolo, salvaguardando la vita del terreno e prevenendone<br />

l’erosione, arieggiandolo con le radici profonde e portando in<br />

superficie i nutrienti dagli strati più bassi.<br />

Spesso non è necessario mantenere un campo coltivato “pulito<br />

chimicamente” dalle infestanti; un moderato quantitativo può essere<br />

visto come parte naturale dell’ecosistema. L’abilità consiste nel tenere<br />

a bada le infestanti per la prima metà della crescita, periodo in cui i<br />

seminativi sono suscettibili di concorrenza, e combattere la loro<br />

diffusione.<br />

3.4.a Ci sono più infestanti nei terreni biologici?<br />

L’agricoltore biologico ha una continua vigilanza di fronte alle<br />

infestanti. Una veduta usuale della conversione all’agricoltura<br />

biologica ritiene che essa funzioni bene all’inizio perchè trae<br />

vantaggio dal precedente uso normale dei diserbanti chimici, ma poi<br />

le infestanti diventano un problema sempre più grande. La realtà<br />

presenta invece un altro quadro. Le infestanti possono essere un<br />

90


problema nei primi anni, ma poi molte decrescono gradualmente ad<br />

un livello accettabile. La situazione infestanti naturalmente varia da<br />

fattoria a fattoria, da campo a campo e da un anno all’altro. In genere<br />

il problema è maggiore per l’orticoltura quando le colture vengono<br />

seminate direttamente. Alcune specifiche infestanti sembrano essere<br />

un problema crescente per l’agricoltura biologica e talvolta sono<br />

oggetto di ricerche e servizi di consulenza.<br />

La quantità relativamente bassa di azoto solubile nello strato<br />

superficiale del terreno danneggia in agricoltura biologica le infestanti.<br />

Inoltre le colture cerealicole in generale hanno un ragionevole minimo<br />

quantitativo di infestanti calcolate a peso, anche se ci saranno molte<br />

specie e molte piante. Alcune infestanti perenni, quali il cardo<br />

rampicante (Cirsium arvense), la gramigna (Elytrigia repens), ed il<br />

crespigno dei campi (Sonchus arvensis) possono essere persistenti e<br />

diffondersi ancor più dopo gli inverni caldi, mentre molte specie di<br />

infestanti spariscono quasi interamente da alcuni campi. Se ci sono<br />

troppe infestanti, esse competono con i seminativi per i nutrienti, la<br />

luce e l’acqua e possono nello stesso tempo ritardare il raccolto e<br />

renderlo più difficile. Alcune infestanti agiscono come ospite<br />

intermedio per i parassiti (ruggine polverosa ed ernia del cavolo), ed<br />

anche se alcune infestanti sono appetitose per il bestiame ed<br />

aumentano la qualità dell’alimentazione animale, altre non sono così<br />

appetitose e possono anche essere tossiche per gli animali domestici.<br />

Una buona strategia per le infestanti è, quindi, necessaria per<br />

ottenere buoni risultati dalle coltivazioni.<br />

Tale strategia si basa sulla conoscenza individuale di ogni specie di<br />

infestante, e sulle misure prese per limitare o impedire la loro<br />

diffusione durante l’intera rotazione. Ciò può essere agevolato da un<br />

certo numero di metodi di lotta diretta. L’abilità dell’agricoltore, la<br />

fortuna e l’utilizzo del macchinario adatto al momento giusto possono<br />

mantenere relativamente esenti i raccolti dalle infestanti.<br />

3.4.b Biologia delle infestanti<br />

Bisogna conoscere il metodo di coltivazione, le condizioni di<br />

germinazione e le altre condizioni delle infestanti per essere aiutati nel<br />

decidere il modo ed il tempo migliori per agire. Le infestanti si dividono<br />

in diversi gruppi dipendenti dal periodo dell’anno in cui esse<br />

germinano, dal momento della collocazione del seme e dalla<br />

lunghezza della loro vita.<br />

Infestanti annuali<br />

Le infestanti annuali muoiono dopo che attecchiscono i semi alla<br />

conclusione del periodo di germinazione. Esse si diffondono solo per<br />

autosemina. Infestanti annuali possono sviluppare i semi che<br />

germineranno anche se la fioritura viene, ad esempio, interrotta da<br />

91


competitori, siccità o falciatura. Esse si possono dividere in due<br />

sottogruppi, annuali estive ed invernali.<br />

Le annuali estive si sviluppano principalmente in primavera. Il<br />

loro ritmo di sviluppo è simile a quello delle colture seminate a<br />

primavera con un picco di geminazione in primavera, allorchè<br />

causano la maggior parte dei problemi. Esse non sono così prevalenti<br />

nelle colture seminate in autunno perché queste colture conquistano<br />

prima loro il comando in primavera. Nel prato esse si presentano<br />

soltanto nei buchi e nelle zone scarsamente coperte.<br />

Infestanti annuali sono efficienti oltre l’inverno, spesso nella fase<br />

della rosetta, e dopo l’inverno fioriscono e sviluppano i semi. La<br />

maggior parte delle infestanti annuali possono comportarsi bene come<br />

alcune in estate, ma esse producono pochi semi. L’erba setosa<br />

ripiegata (Apera spica-venti) è l’annuale invernale che più facilmente<br />

germina in primavera. Si presenta principalmente nelle colture<br />

seminate in autunno ma può anche essere un problema in quelle<br />

seminate in primavera. Nel prato infestanti che germinano in autunno<br />

sono fortemente competitive verso tutte quelle che germinano in<br />

primavera.<br />

Infestanti biennali<br />

Le infestanti biennali si sviluppano principalmente in primavera. Esse<br />

si sviluppano tra le piante durante il primo anno e fioriscono e<br />

producono i semi nell’anno successivo alla germinazione. Una<br />

efficace coltivazione del terreno in effetti previene lo stabilirsi di<br />

queste piante. Esse si presentano principalmente intorno ai bordi dei<br />

campi e nei prati.<br />

Infestanti perenni<br />

Le specie perenni ultrainvernali con steli o radici ricchi di nutrienti<br />

possono produrre piante per diversi anni. Esse possono stazionare o<br />

muoversi intorno, avere corti o lunghi stoloni sotterranei o radici con<br />

con tubero fornito di gambo.Sono infestanti noiose ed alcune possono<br />

svilupparsi vigorose in tutti i seminativi nel corso della rotazione<br />

colturale.<br />

3.4.c La flora spontanea può essere assecondata o scoraggiata<br />

Nell’agricoltura biologica le infestanti non vengono incoraggiate da un<br />

rifornimento facile di nutrienti disponibili come quelli che si trovano<br />

nelle aziende convenzionali. Tuttavia, per avere una strategia efficace<br />

contro le infestanti, bisogna conoscere una serie di altri fattori sulla<br />

crescente abilità delle stesse di diffondersi nell’ambiente.<br />

3.4.c.i Competizione tra colture e flora spontanea<br />

Acqua e rifornimento di nutrienti sono importanti per la germinazione,<br />

ed una competizione quindi è maggiore all’inizio della crescita.<br />

Successivamente le piante competono principalmente per la luce.<br />

92


Poichè le infestanti si sviluppano spesso più velocemente e possono<br />

usare meglio i nutrienti, hanno un vantaggio sui seminativi. Differenti<br />

infestanti hanno un differente grado di competitività.<br />

Le piante possono colpirsi l’un l’altra secernendo sostanze che<br />

impediscono la germinazione in altre piante, allelopatia, attraverso gli<br />

essudati della radice o dalla materia della pianta durante la<br />

decomposizione. Fra le colture agricole le proprietà allelopatiche sono<br />

state trovate in segale, orzo, grano e avena, e fra le infestanti in<br />

gramigna, cardo selvatico strisciante, avena matta e acetosa<br />

increspata (Rumex crispus). Il selvatico relativo alle piante coltivate ha<br />

probabilmente un più spiccato sviluppo allelopatico nei confronti di<br />

quelle piante non tenute in considerazione per la riproduzione.<br />

Pochissimo lavoro è stato fatto finora per sviluppare questo potenziale<br />

di auto-protezione, per esempio, con produzioni intercalari.<br />

Immagine 13: competizione tra coltura e flora spontanea<br />

Più competitive<br />

Segale<br />

Frumento duro<br />

Orzo<br />

Colza invernale<br />

Avena<br />

Orzo primaverile, grano tenero<br />

Colza primaverile, fagioli di campo<br />

Lupino, pisello<br />

Barbabietola da zucchero, mais, lino<br />

Meno competitive<br />

93<br />

+<br />

-


Capacità delle colture agricole più comuni di competere con le<br />

infestanti<br />

Luce<br />

La luce stimola la crescita in molte infestanti annuali. Alcune specie<br />

germinano indifferenti alla situazione luminosa ed alcune infestanti,<br />

come il brome sterile (Bomus sterilis), sono inibite da una forte luce.<br />

Sia la germinazione che la morte del seme sono maggiori nello strato<br />

superficiale del terreno in cui c’è più luce ed aria e dove l’attività<br />

microbica è più alta.<br />

Quindi, la quantità di seme delle infestanti diminuisce quando finisce<br />

sullo strato superficiale tanto più se si ara in profondità.<br />

La gramigna richiede luce e lo sviluppo delle sue radici è più inibito se<br />

manca la luce sulle parti non sotterrate. Fra le piante annuali che sono<br />

inibite dalla mancanza di luce ci sono il fiordaliso (Centaura cyanus),<br />

la veronica (Veronica s.p.p.), la camomilla selvatica (Matricaria<br />

perforata), la cineraria (Senecio vulgaris), la spergola (Spergula<br />

arvensis), la centimodia comune (Polygonum aviculare). Le infestanti<br />

che richiedono meno luce sono l’ortica irritante (Galeopsis), la lassana<br />

(Lapsana communis), il centonchio (Stellaria media), il chenopodio<br />

(Chenopodium album), l’attaccavesti (Galium aparine) e l’avena matta<br />

(Avena fatura). La quantità di luce richiesta dipende dal suolo, dalla<br />

densità del seminativo principale, dalle specie e dal tipo di sviluppo.<br />

Epoca di germinazione<br />

Una delle maggiori differenze tra piante coltivate ed infestanti sono le<br />

differenti fasi di maturità della germinazione; l’epoca di germinazione<br />

è importante a seconda che si porti avanti l’infestante o il seminativo. I<br />

semi delle piante coltivate germinano quasi sempre se disposti in un<br />

appropriato contesto di coltivazione, mentre soltanto alcuni dei semi<br />

delle infestanti si sviluppano nello stesso anno. Il tempo necessario<br />

perché i semi raggiungano la maturità di germinazione è detto<br />

dormienza intrinseca. Molte infestanti possono avere un lungo periodo<br />

di dormienza, il che vuol dire che un deposito di semi formatosi nel<br />

terreno può svilupparsi anche dopo molti anni. Anche il periodo<br />

dell’anno è importante per la germinazione. Le annuali estive di solito<br />

germinano a primavera, le annuali invernali in autunno. Se le annuali<br />

estive sono un grosso problema può essere una buona idea coltivare<br />

seminativi autunnali e viceversa. Infatti l’effetto non è così pronunciato<br />

contro le annuali invernali quanto contro alcune estive.<br />

Seminativi e precessioni colturali<br />

I provvedimenti adottati per combattere le infestanti dei seminativi<br />

dell’anno precedente riguardano la quantità di infestanti della coltura<br />

94


successiva. Coltivando prato ed i seminativi che richiudono l’interfila si<br />

può diminuire la quantità di infestanti, si riduce in genere la gramigna<br />

ma si può anche ridurre il cardo selvatico rampicante e la senape dei<br />

campi (Sinapis arvensis) perchè il loro maggiore sviluppo si verifica<br />

più innanzi nella stagione in cui si è terminato di ripulire le infestanti.<br />

Condizioni del terreno<br />

Le infestanti hanno esigenze diverse nei confronti delle condizioni del<br />

terreno. Alcune piante si sviluppano meglio su terreno ricco di<br />

sostanze nutrienti mentre altre competono meglio su terreno che ha<br />

varie carenze o una mediocre struttura. Si può notare spesso come la<br />

composizione delle infestanti si alteri se la struttura migliora ed<br />

aumenta il contenuto di materia organica del suolo. La flora delle<br />

infestanti in un campo può persino dare una certa indicazione delle<br />

condizioni del terreno. In tal caso va studiata l’intera flora<br />

dell’infestante, in quanto l’incidenza di una singola specie non è<br />

sufficiente come indicatore. Devono anche essere prese in<br />

considerazione le precedenti pratiche colturali eseguite nel campo.<br />

Se, ad esempio, sono stati usati erbicidi chimici, la dominanza di una<br />

particolare specie di infestante può essere dovuta alla sua resistenza<br />

agli erbicidi e di conseguenza la sua capacità di espandersi quando<br />

l’altra specie meno resistente si sia ritirata.<br />

Fertilizzazione<br />

Il letame beneficia molte infestanti, tra l’altro ne stimola la<br />

germinazione. Poiché molti semi delle infestanti attraversano illesi gli<br />

stomaci delle mucche, c’è il rischio che essi vengano sparsi sul<br />

terreno come letame. Esempi di tali infestanti son il chenopodio, lo<br />

gnafalio paludoso (Gnaphalium uliginosum), l’henbit (Lamium<br />

amplexicaule),il centonchio e la veronica. Se il letame viene<br />

compostato, l’innalzamento della temperature e l’attività biologica<br />

provocano la germinazione di molti semi che muoiono. Il compost<br />

deve essere controllato bene di modo che non si permetta alle<br />

infestanti di sviluppare i semi. I semi sopravvivono per molto tempo<br />

nei residui colturali perchè il tasso di decomposizione è lento, solo<br />

dopo tre o quattro mesi la maggior parte dei semi muore.<br />

Tecniche di raccolta<br />

Si può assumere che approssimativamente un 40% dei semi delle<br />

infestanti sia andato disperso prima del periodo della trebbiatura.<br />

Alcune specie che disperdono una gran quantità di semi prima della<br />

trebbiatura (canapa ortica ed ortica bianca – Lanium spp.) hanno un<br />

vantaggio. Alcune specie con semi piccoli che passano facilmente<br />

attraverso la trebbiatrice (chenopodio e centonchio) si giovano della<br />

trebbiatura combinata. Approssimativamente il 35% delle infestanti<br />

rimane con le granaglie dopo la trebbiatura. L’altezza della stoppia<br />

95


inoltre determina la quantità di semi che lascia il campo insieme al<br />

grano raccolto e trebbiato. Quando i seminativi di foraggio verde sono<br />

raccolti a fine luglio, una gran parte di semi di infestanti abbandona il<br />

campo con i seminativi raccolti.<br />

Lavorazione<br />

La lavorazione è di importanza decisiva in relazione alla capacità di<br />

specie infestanti di svilupparsi. Il periodo, la frequenza, i metodi e la<br />

profondità della lavorazione come pure gli attrezzi sono alcuni dei<br />

fattori che vanno considerati in relazione all’evento infestanti.<br />

3.5 Cereali – Produrre per un mercato di qualità<br />

Una coltura biologica di seminativi produce per un mercato di qualità a<br />

speciali condizioni. Essa può significare un grande passo verso un<br />

nuovo modo di pensare ed un nuovo tipo di coltivazione. Un ricco<br />

prato di leguminose gioca un ruolo fondamentale nella produzione<br />

biologica di cereali.<br />

Con il relativo effetto profondo sull’intero sistema di coltivazione, il<br />

prato si prende cura di fornire alle piante un supplemento di nutrienti,<br />

ed un controllo attento per ridurre al minimo il problema delle<br />

infestanti. Le quantità delle coltivazioni sono quindi pianificate con il<br />

prato quale punto di partenza.<br />

3.5.a Incremento della fertilità e sviluppo della struttura<br />

Una pianificazione minuziosa ed una conoscenza specialistica sono<br />

necessari per la riuscita della coltivazione biologica dei cereali.<br />

Quindi creatività ed abilità professionale hanno un nuovo ed<br />

importante significato. In cambio le ricompense sono maggiori.<br />

Incremento della fertilità e miglioramento della struttura del terreno<br />

forniscono presto all’agricoltore un soddisfacente profitto. Il mercato<br />

dei prodotti biologici è in crescita ed i consumatori che apprezzano il<br />

lavoro dell’agricoltore, ed il valore aggiunto dell’agricoltura biologica<br />

infondono speranza ed incoraggiamento.<br />

E’ anche necessario indagare sulle possibilità del mercato e su di un<br />

piano colturale per un mercato di qualità. I seminativi che sono<br />

richiesti ed i requisiti di qualità richiedono l’applicazione di conoscenze<br />

che l’agricoltore deve acquisire. L’espandersi dei cereali biologici e<br />

delle altre colture commerciali, richiedono che si lavori anche sulla<br />

fertilità del terreno. Col tempo l’incremento dell’aggiunta di materia<br />

organica conduce ad un miglioramento della fertilità del suolo.<br />

Questo influenza positivamente il rilascio di sostanze nutrienti al<br />

seminativo e contestualmente la qualità del grano. Il prato di<br />

leguminose è il più grande fornitore di nutrienti, se è arato<br />

direttamente come concime verde oppure, se alimento del bestiame,<br />

rientra come letame. Anche se lo scopo è quello di produrre cereali il<br />

96


sistema di coltura conterrà anche molto prato e talvolta altro concime<br />

organico. Ciò rende necessario ponderare con attenzione la rotazione<br />

colturale che l’agricoltore valuterà con la conoscenza della coltura<br />

precedente per un piano di ricerca di differenti seminativi commerciali<br />

e la ricerca della qualità per ogni singolo seminativo.<br />

La scelta della coltura è determinata da tutto questo. Il frumento<br />

vernino è di solito il seminativo che l’agricoltore biologico reputa di<br />

miglior profitto, mentre i cereali primaverili hanno un relativo basso<br />

rendimento. Il tempo più breve di coltivazione è condizionato da una<br />

lenta mineralizzazione e conseguente mancanza di azoto che si<br />

verifica in primavera prima che il suolo si riscaldi in superficie.<br />

Dovrebbe essere possibile valutare dove gli elementi nutritivi si<br />

trovano durante la rotazione colturale in modo da poter effettuare un<br />

controllo migliore e distribuire tutti i nutrimenti disponibili all’interno del<br />

podere. Questo è davvero un forte incentivo economico per<br />

l’agricoltore e non rilascia azoto ed altri nutrienti nell’ambiente<br />

circostante. L’aumento della lisciviazione dei nutrienti vorrebbe dire<br />

meno soldi in tasca!<br />

Infestanti, parassiti e malattie non sono controllati con provvedimenti<br />

separati ma con il rifornimento dell’elemento nutritivo con le strategie<br />

di pensiero ed un accurato studio dell’intero sistema che rappresenta<br />

la rotazione colturale. Vanno prese tutte le precauzioni preventive<br />

possibili il che può significare un’esigenza di macchinari differenti<br />

nella fattoria. Uno spruzzatore può essere venduto, ma può esserci<br />

bisogno di comperare un erpice per le infestanti ed una falciatrice per<br />

il prato.<br />

3.5.b Profitto generale<br />

I cambiamenti climatici hanno un effetto maggiore sull’agricoltura<br />

biologica che sull’agricoltura tradizionale. Questa è una ragione per<br />

cui c’è maggiore variazione nei rendimenti, e di solito un calo dei<br />

prezzi dopo la conversione. La caduta drammatica nella resa totale è<br />

principalmente dovuta in gran parte alla zona che precedentemente<br />

produceva cereali commerciali ed ora deve essere usata per produrre<br />

concimi temporanei o verdi.<br />

Il ritorno economico va calcolato in termini generali. I ritorni di<br />

qualità,ed i prezzi spuntati per il maggior valore oltre l’assenza di costi<br />

per il fertilizzante minerale ed i pesticidi può largamente compensare<br />

e sfalsare la diminuzione delle produzioni totali vendute. I sussidi<br />

agricoli europei e la compensazione per le misure ambientali sono<br />

anche importanti per la progettazione ed I ritorni finanziari.<br />

97


3.5.c Condizioni necessarie per la coltivazione biologica dei<br />

cereali<br />

3.5.c.i Tipo di suolo, stato dei nutrienti e precessione colturale<br />

Le coltivazioni che richiedono più nutrienti dovrebbero essere poste in<br />

essere su buoni terreni dove la struttura del suolo e la vita microbica<br />

siano in buono stato ed i nutrienti forniscano il loro migliore apporto<br />

alle funzioni della coltivazione.<br />

Una condizione importante per i cereali é un buon livello della<br />

precedente coltivazione, ovvero un tipo di coltivazione vigorosa e<br />

ricca di legumi, o un prato utilizzato per il pascolo.<br />

Se le piante in un terreno erboso arato erano giovani e succulente,<br />

come risultato di una tarda mietitura, l’apporto di nutrienti sarà<br />

migliore all’inizio della stagione il che va a beneficio delle specie che<br />

usufruiscono prima dei nutrienti. Un buon terreno erboso si<br />

decompone più lentamente e gli elementi nutrienti sono rilasciati per<br />

un periodo più lungo.<br />

Piante con un periodo di crescita lungo sono quelle che utilizzano al<br />

meglio i nutrienti mineralizzati dal materiale organico.<br />

Il frumento invernale fornisce raccolti di rilievo e gode di popolarità tra<br />

I produttori che hanno un terreno argilloso. Nel frumento invernale può<br />

tuttavia essere difficoltoso raggiungere contenuti proteici elevati,<br />

necessari per produrre il pane<br />

I piselli hanno una incidenza più bassa come colture precedenti,<br />

rispetto ad altre coltivazioni quali il trifoglio.<br />

L’azoto che accumulano i piselli si decompone con faciltà e se ne può<br />

perdere una grande quantità in autunno.<br />

La segale é la coltivazione seminata in autunno che maggiormente<br />

sviluppa un apparato radicale ed é la coltivazione che meglio sfrutta<br />

l’azoto mineralizzato durante l’autunno. Per questo si coltiva un poco<br />

dopo i piselli sempre che il terreno non sia tanto ricco da provocare il<br />

pericolo di livellamento e di una cattiva qualità della segale. In questi<br />

casi, il frumento invernale é la migliore alternativa. Se i cereali<br />

primaverili sono coltivati dopo i piselli, é una buona soluzione avere<br />

una coltivazione da raccogliere dopo la raccolta dei piselli, per evitare<br />

il rilascio di azoto.<br />

Su terreni più leggeri che non trattengono l’azoto nella stessa maniera<br />

dei suoli argillosi, o in cui il manto erboso é divenuto disomogeneo e<br />

si é ridotta la componente dei trifogli, dovrebbero essere evitate<br />

coltivazioni che richiedano più nutrienti.<br />

Vi é il rischio sia di raccolti di qualità insufficiente che di infestanti<br />

diffuse, se la coltivazione non ha buone qualità di competizione.<br />

98


Allevare contestualmente del bestiame é una valida alternativa, in<br />

quanto l’erba fornisce maggiori ricavi con la produzione lattiero<br />

casearia.<br />

E’ più agevole supportare le coltivazioni di cereali utilizzando<br />

concimazione naturale disponibile per il bestiame nelle aziende con<br />

produzione mista. Se è sufficiente l’area destinata alla coltivazione di<br />

foraggi secchi, vi sono buone condizioni in questo tipo di azienda<br />

anche per avere alcune coltivazioni commerciabili di cereali.<br />

Un’azienda biologica con prevalenza di cereali può presentare un<br />

deficit di fosforo di circa 10 kg ad ettaro per anno, mentre un’azienda<br />

di allevamento di bestiame che produca in proprio l’alimentazione per<br />

gli animali, ha un deficit minore.<br />

La quantità maggiore possible di concimazione naturale e residui di<br />

piante dovrebbe essere resa al terreno, in modo da evitare i rischi di<br />

una deficienza di fosforo.<br />

Il fosforo si trova maggiormente nel letame di bestiame ed in<br />

particolare dei maiali. L’urina proveniente da mandrie e da maiali<br />

contiene potassio e azoto facilmente solubile ed un’applicazione di<br />

urina in primavera può incrementare sia la crescita che la qualità del<br />

raccolto.<br />

In futuro la separazione di urina umana in un sistema di riciclaggio su<br />

bassa scala può essere un sistema ottimale per aggiungere fosforo<br />

nei cereali biologici.<br />

3.5.c.ii La situazione delle infestanti<br />

E’ spesso possible far fronte al problema delle infestanti facendo<br />

crescere un manto erboso e con opportune misure durante la<br />

lavorazione del terreno. Quando una coltivazione “sfruttante” va<br />

avanti per due anni successivi, si dovrebbe dar luogo ad un pascolo<br />

verde, ad un manto erboso ricco di trifoglio o ad un’altra coltivazione<br />

di legumi, come un campo di fagioli, che può competere bene contro<br />

le infestanti. Se vi sono ancora parecchie infestanti nel terreno,<br />

potrebbe scegliersi una coltivazione che compete bene contro le<br />

infestanti. La stoppia dovrebbe essere arata in autunno non appena<br />

possibile. Altre misure possono essere prese in primavera. L’aratura<br />

primaverile, un’erpicatura ripetuta ogni due settimane ed una semina<br />

ritardata sono alcune delle misure da prendere in considerazione. In<br />

questi casi é importante scegliere una coltivazione che faccia in modo<br />

di raggiungere maturità senza perdere la qualità. Ignorare il problema<br />

e contare su di una coltivazione che non competa molto con le<br />

infestanti può condurre ad un progressivo aumento della componente<br />

infestante, con la conseguenza di dover lasciare il terreno a maggese<br />

per un periodo od una stagione intera, ed il risultato di perdere un<br />

intero raccolto potenziale.<br />

99


Una coltivazione fitta e vigorosa tiene sotto controllo le infestanti. Il<br />

frumento biologico vuole in genere un periodo di un anno di prato<br />

erboso come coltivazione precedente.<br />

Immagine 14: Una coltura fitta e vigorosa ostacola la flora spontanea.<br />

3.5.c.iii Utilizzare il letame dove ce n’è bisogno<br />

La concimazione naturale dovrebbe essere utilizzata per quelle<br />

coltivazioni o coltivazioni in rotazione che la utilizzano nel migliore dei<br />

modi. In primo luogo, le barbabietole da zucchero, le piante<br />

oleaginose ed i vegetali. Minori applicazioni di concimazione naturale<br />

aziendale sono appropriate prima della semina di manti erbosi, per<br />

aggiungere al terreno riserve di potassio e fosforo.<br />

In ogni caso, larghe applicazioni di concimazione naturale dovrebbero<br />

essere evitate prima della semina di superfici erbose, in quanto ciò<br />

potrebbe portare ad una quantità insufficiente di trifoglio nel prato. Nel<br />

secondo anno per i prati con pochi trifogli possono essere utili<br />

concimazioni naturali dell’azienda. I cereali coltivati dopo una<br />

precedente coltivazione di cereali o fatti crescere dopo un prato senza<br />

molto trifoglio, sono altre ipotesi in cui la concimazione naturale è<br />

opportuna.<br />

100


Le perdite di ammoniaca sono più elevate entro le primissime ore<br />

dopo lo spargimento. pertanto, una regola di base è che la<br />

concimazione naturale dovrebbe essere incorporata al suolo durante<br />

o poco dopo l’applicazione.<br />

Tali perdite scemano poi considerevolmente. La regolamentazione in<br />

materia di rispetto dell’ambiente prevede che i liquami dovrebbero<br />

essere diffusi sulle coltivazioni in crescita utilizzando tecniche di<br />

diffusione a pioggia fine, con incorporazione attraverso iniezione<br />

diretta o diluendo il concime liquido con acqua.<br />

La concimazione solida nmineralizza lentamente, e la sua diffusione<br />

in primavera su di un suolo argilloso ha un effetto nullo o comunque<br />

minimo sulle coltivazioni annuali di cereali. Al contrario, vi è il rischio<br />

che l’azoto si disperda nella tarda estate ed in autunno, allorché la<br />

mineralizzazione è maggiore e la coltivazione non può farne uso. Su<br />

terreni argillosi, i risultati migliori sono ottenuti mediante concimazione<br />

naturale, se essa é incorporate nella tarda estate o in autunno prima<br />

della semina primaverile. Su suoli più leggeri dove la decomposizione<br />

é più celere, é preferibile lo spargimento in primavera. Se non c’è<br />

molta argilla nella superficie del terreno, in particolare quella erbosa,<br />

la concimazione solida dovrebbe essere sparsa prima dell’aratura<br />

precedente la semina nel periodo autunnale che richiede<br />

concimazione aggiuntiva.<br />

La concimazione liquida si mineralizza molto velocemente, in un paio<br />

di settimane e generalmente fornisce un rilevante apporto di azoto<br />

nelle coltivazioni seminate a primavera. Durante la conversione essa<br />

è particolarmente efficace per compensare le deficienze di azoto che<br />

derivano dall’incremento di materiale organico nel suolo e dalla<br />

conseguente immobilizzazione dell’azoto.<br />

Il produttore deve fare attenzione alla compattazione del suolo<br />

allorché diffonde la concimazione in primavera. La compattazione<br />

causata da una diffusione spinta del concime può annullare gli effetti<br />

della concimazione.<br />

3.5.c.iiii Semi biologici sani per la coltivazione biologica<br />

E’ importante nella coltivazione con metodo biologico che vi sia una<br />

crescita sana e costante della coltivazione, in quanto é difficile<br />

compensare eventuali errori in una fase successiva. Una condizione<br />

di base è che i semi dovrebbero essere sani. I regolamenti comunitari<br />

per le produzioni biologiche richiedono che i semi biologici siano usati<br />

per tutte le coltivazioni negli stati mebri dell’Unione Europea.<br />

La produzione di semi biologici va sviluppata, ma il numero di varietà<br />

di semi biologici certificati é limitato.<br />

I criteri per la scelta dei semi sono, per quanto riguarda le coltivazioni<br />

annuali, i seguenti: dovrebbero provenire da piante che siano state<br />

101


fatte crescere con metodo biologico per almeno una generazione, con<br />

una certificazione che deve provenire da un organismo ufficiale. Se<br />

non ci sono semi biologici disponibili, può essere richiesta una deroga<br />

agli organi competenti. Il seme non deve essere trattatto o quanto<br />

meno deve essere trattato con prodotti autorizzati. E’ importante che il<br />

produttore attenda finché il seme sia disponibile. In Italia ogni<br />

informazione in merito è rintracciabile presso il sito web dell’ENSE<br />

(www.ense.it).<br />

Anche in questo caso è rilevante non commettere errori, ai quali<br />

sarebbe difficile ovviare in una fase successiva.<br />

Immagine 15: Una rapida ed omogenea germinazione è di fondamentale nel biologico<br />

3.5.c.iiiii Scelta della varietà<br />

Sperimentazioni sulle varietà hanno mostrato che le varietà che<br />

forniscono una resa maggiore nelle coltivazioni convenzionali hanno<br />

una produttività maggiore anche nelle produzioni biologiche. Ma ci<br />

sono differenze sostanziali tra le singole varietà ed occorre inoltre che<br />

il coltivatore biologico tenga conto di altre qualità oltre alla resa in<br />

granella.<br />

102


Alta qualità genetica é un fattore importante. Per esempio va bene un<br />

alto contenuto di proteine ottenuto con una bassa erogazione di<br />

azoto. L’elevata qualità deve dar luogo ad una buona resa, in quanto<br />

spesso vi é una scarsità di varietà di alta qualità. In futuro le varietà<br />

che utilizzano azoto con efficacia saranno di grande importanza nelle<br />

coltivazioni biologiche dove vi è un basso apporto di azoto minerale<br />

nel suolo.<br />

Competitività contro le infestanti<br />

Essa spesso non é collegata all’elevata resa del raccolto. La capacità<br />

della pianta di competere contro le infestanti è limitata da una crescita<br />

rapida e da un’ampia massa di fogliame. Le varietà con semi larghi<br />

posseggono maggior energia nei semi ed un potenziale maggiore per<br />

un più veloce radicamento.<br />

Generalmente, ci sono maggiori differenze tra le specie di quante non<br />

ve ne siano tra le varietà nell’ambito di una stessa specie. Il frumento<br />

invernale è più competitivo del frumento primaverile e l’avena va<br />

meglio dell’orzo.<br />

La lunghezza degli steli ha effetto sull’abilità di competere contro le<br />

infestanti. Ad esempio, dove il sole è basso nel cielo lo stelo lungo<br />

ombreggia maggiormente la superficie del suolo, ed inizialmente le<br />

varietà con stelo lungo crescono più rapidamente. Queste varietà<br />

hanno inoltre un miglior sistema radicale rispetto alle varietà con stelo<br />

corto. Questa caratteristica influenza altresì l’assorbimento del<br />

nutrimento.<br />

La maturazione tardiva é un vantaggio perché ciò significa che<br />

l’assorbimento di nutriente continua per lunghi periodi durante la<br />

stagione della cescita e porta a raccolti più consistenti.<br />

Vi é comunque un rischio per la qualità del prodotto a causa della<br />

tardiva maturazione, come ad esempio spighe meno secche, il che<br />

può significare più alti costi per l’essiccamento.<br />

La resistenza alle malattie differisce tra le varietà. Ad esempio, la<br />

resistenza alla Tilletia nel frumento è importante<br />

L’abilità di superare l’inverno. L’abilità delle piante di sopravvivere al<br />

freddo, alle gelate, agli attacchi dei funghi ed agli autunni piovosi<br />

riveste un ruolo importante nella coltivazione biologica. Inverni cattivi<br />

conducono sia a raccolti più ridotti che ad un incremento delle<br />

infestanti.<br />

La Resistenza all’allettamento. Essa non é così importante come<br />

nell’agricoltura convenzionale, in quanto vi é meno sollecitazione sullo<br />

stelo quando i raccolti sono più bassi. L’allettamento capita<br />

occasionalmente.<br />

103


Miglioramento delle varietà<br />

Vi sono antiche varietà di tutti i tipi di cereali che si sono perse nella<br />

moderna agricoltura. Per tali varietà vi è però una domanda crescente<br />

da parte dei consumatori più attenti alla qualità ed alle esigenze di<br />

salute.<br />

Queste qualità possono significare che le vecchie varietà sono<br />

meritevoli di essere coltivate come quelle più recenti. Esempi di<br />

qualità che si considerano presenti nelle antiche varietà sono gli<br />

elevati contenuti di vitamine, antiossidanti e fibre, ed alcuni di tali<br />

contenuti hanno un gusto più deciso.<br />

Queste varietà si adattano bene ai metodi biologici in quanto si<br />

adattano meglio a basse erogazioni di azoto e spesso hanno della<br />

paglia più lunga ed una buona abilità di competizione contro le<br />

infestanti. Esse inoltre si adattano con faciltà alle condizioni locali di<br />

crescita quali il clima ed il tipo di suolo.<br />

Una delle varietà antiche meglio conosciute é la spelta (Triticum<br />

spelta), la quale ha un elevato contenuto proteico e può crescere sui<br />

suoli più poveri ed in climi più aridi con maggior faciltà rispetto al<br />

frumento.<br />

Essa ha bisogno di essere mondata in quanto la trebbiatura non é<br />

sufficiente a far cadere il guscio da cui é avvolta. Altre antiche varietà<br />

di grano sono il farro piccolo (Triticum monoccum) cha ha un basso<br />

contenuto di glutine, il grano duro (Triticum turgidum) ed il dioccum.<br />

Tra le varietà di orzo vi é l’orzo nudo che é conosciuto come il riso dei<br />

Paesi nordici in quanto può essere bollito e mangiato nella stessa<br />

maniera del riso tradizionale.<br />

Tra le varietà antiche di avena vi sono antiche varietà utilizzate per<br />

l’avena arrotolata e l’avena nuda le quali sopravvivono alla siccità<br />

della prima parte dell’estate. Vecchie varietà di segale posseggono<br />

paglia lunga ed hanno un buon sapore.<br />

Esistono diverse associazione che promuovono la coltivazione di semi<br />

di antiche varietà. Queste intendono accrescere l’interesse per le<br />

antiche varietà, distribuendo i semi alle aziende interessate.<br />

La spelta ha qualità che sono in linea con le esigenze ed istanze da<br />

parte dei consumatori sensibili alla salute. Essa deve però essere<br />

mondata in quanto i gusci non cadono durante la raccolta.<br />

104


Immagine 16: Il farro è un prodotto molto richiesto dal consumatore<br />

Seme<br />

Abitualmente, la semina avviene ad una profondità di 3-5 cm. Su di<br />

un terreno dove potrebbe esserci considerevole competizione per<br />

azoto o acqua, per esempio per la povertà della coltura precedente o<br />

povertà della struttura del suolo, la quantità di semi può essere<br />

diminuita. E’ meglio avere poche piante con molti germogli laterali che<br />

molte piante con pochi germogli laterali.<br />

Se l’intenzione é di procedere ad erpicatura per contrastare le<br />

infestanti prima che compaiano, i semi devono essere seminati più in<br />

profondità per proteggere i germogli e per avere tempo per<br />

l’erpicatura prima che emergano I germogli.<br />

Il quantitativo di semi é spesso incrementato del 10% se si pianifica di<br />

erpicare il terreno per compensare le piantine danneggiate.<br />

La presenza di infestanti é un’altra ragione per optare per una grande<br />

quantità di semi, ma non dovrebbero esserci così tanti semi da<br />

esservi un affollamento di piante, circostanza che potrebbe condurre<br />

ad un impoverimento dello sviluppo radicale, causando anche rischi di<br />

attacchi di funghi.<br />

105


3.5.d Varietà dei semi in pratica<br />

3.5.d.i Segale<br />

Posizione nella rotazione colturale<br />

La segale é il cereale che assorbe maggiore azoto in autunno. Inoltre,<br />

é una una buona idea coltivare segale dopo coltivazioni che lascino<br />

un ampio deposito di azoto nel suolo. Tale cereale si sviluppa<br />

rapidamente in primavera e il suo bisogno di nutrienti è più elevato. I<br />

raccolti sono generalmente limitati dall’ammontare dell’erogazione di<br />

azoto. Prato o pascolo sono le colture migliori da portare avanti prima<br />

della segale, così come piselli, lupini e fagioli, patate e coltivazioni<br />

oleaginose che vengono raccolte presto.<br />

Malerbe<br />

Nei campi uniformi di segale raramente si hanno problemi con le<br />

infestanti.<br />

Ciò é in parte dovuto al rilascio di sostanze che sembrano inibire altre<br />

specie (allelopatia). Il terreno investito a segale non dovrebbe essere<br />

oggetto di erpicatura, in quanto essa è sensibile ai disturbi durante lo<br />

sviluppo precoce. Al suo posto può essere utile seminare più in<br />

profondità un’altra specie evitando l’incorporazione dei semi finché vi<br />

sia sufficiente umidità per la germinazione ottimale.<br />

Una tecnica per far ciò é quella di seminare utilizzando un diffusore di<br />

fertilizzante minerale prima del disgelo del suolo.<br />

Infestanti e malattie<br />

La segale é meno sensibile del frumento invernale ad alcune<br />

avversità, quali la marcescenza radicale. Può essere una buona idea<br />

coltivare segale al posto del frumento nei terreni ove sia praticata una<br />

rotazione con parecchi cereali. Il fungo della muffa bianca colpisce<br />

generalmente in inverno e la segale é più sensibile ad esso rispetto al<br />

frumento. La diffusione dei funghi avviene in parte a causa di semi<br />

infetti, in parte a causa di spore che si formano dai residui delle piante<br />

o dalle coltivazioni precoci attaccate dal fusarium. Il rischio di attacco<br />

è più alto in aree dove la neve copre per lungo tempo il suolo. Questi<br />

rischi vengono diminuiti dalla rotazione colturale.<br />

Varietà e semi<br />

Quando si opera la scelta delle varietà occorrerebbe tener conto di<br />

una serie di qualità quali una buona competitività contro le infestatnti,<br />

il rafforzamento della paglia, la resistenza alla rigidità dell’inverno, la<br />

faciltà di raccolta. Le varietà ibride sono più suscettibili di essere<br />

attaccate dal fungo della segale cornuta ed i semi sono due volte più<br />

costosi della segale ordinaria.<br />

106


Qualità dei raccolti<br />

La segale immatura ha una elevate percentuale di caduta, ma<br />

raggiunta con rapidità la maturazione per germinare, è probabile che<br />

spuntino le spighe durante il cattivo tempo. In questo caso, la<br />

percentuale di caduta aumenta e si deteriora la qualità delle granaglie<br />

di segale destinate ai forni. Inoltre, se il tempo non é favorevole, é più<br />

sicuro mietere il raccolto di segale finché il contenuto di acqua é al di<br />

sotto del 30% ed é possible procedere alla raccolta e poi<br />

all’essiccazione in luogo coperto. Se il tempo è secco, occorre<br />

attendere lo stadio ideale di maturazione, come per il frumento. La<br />

percentuale di caduta per la segale impiegata per produrre pane deve<br />

essere almeno di 150 e per il pane integrale non meno di 100.<br />

3.5.d.ii Grano duro (Frumento invernale)<br />

Posizione nella rotazione colturale<br />

Il frumento invernale é spesso una coltivazione economicamente<br />

redditizia in quanto la resa dei suoi raccolti é la più elevata tra tutti i<br />

cereali.<br />

Per ottenere un buon raccolto è necessario un buon apporto di azoto,<br />

in particolare all’inizio della primavera.<br />

Se la fornitura di azoto è buona, il 60-80% dell’assunzione totale di<br />

azoto nel grano invernale ha luogo prima della fine dell’allungamento<br />

dello stelo.<br />

Un’applicazione di liquame o concime liquido all’inizio<br />

dell’allungamento dello stelo fornisce in genere il fabbisogno di azoto<br />

durante questo stadio della crescita, ovvero allorché lo stelo e le foglie<br />

crescono e si sviluppano le spighe. Sui terreni argillosi, un prato è la<br />

migliore coltivazione che possa precedere il frumento. Su suoli più<br />

leggeri dovrebbe aversi cura che l’azoto non dia luogo a lasciviazione.<br />

Verdure e fagioli di campo sono piante che hanno un buon apparato<br />

radicale e l’azoto che rilasciano si mineralizza velocemente e presto.<br />

Le piante oleaginose sono altresì delle buone coltivazioni da alternare<br />

con il frumento invernale. Altri tipi di cereali non sono adatti a<br />

precedere il frumento, poiché possono andare incontro ad attacchi<br />

invernali di funghi e malattie che fanno marcire la base dello stelo.<br />

Malerbe<br />

Una vigorosa coltivazione invernale di frumento compete bene contro<br />

le infestanti, e il frumento invernale tollera bene anche l’erpicatura<br />

contro le infestanti. Anche se l’erpicatura non é sempre necessaria<br />

per prevenire le infestanti, quella poco profonda aumenta la<br />

mineralizzazione, e rapidamente si può notare un aumentando della<br />

crescita della pianta.<br />

Tale coltivazione compete quindi bene con le infestanti. Se i semi si<br />

sono ben stabilizzati nel corso di un inverno mite, il frumento invernale<br />

107


sarà generalmente ben formato ed in grado di tollerare erpicature<br />

superficiali una velocità di 6/7 km/h o anche più.<br />

Qualità del raccolto<br />

La richiesta di un’elevata qualità proteica del grano é gradualmente<br />

cresciuta. Un basso contenuto proteico é sufficiente per la<br />

panificazione in casa, ma i forni di maggiori dimensioni richiedono un<br />

contenuto proteico pari ad almeno il 10.5% per il grano invernale ed al<br />

12% per il grano primaverile. Il mercato dei cereali per l’alimentazione<br />

degli animali è cresciuto contestualmente all’aumento di domanda<br />

dell’industria panificatrice, il che sta a significare che una gran parte<br />

del raccolto di cereali finisce nel settore alimentare. Non é<br />

economicamente conveniente forzare il contenuto proteico con una<br />

fertilizzazione intensiva. Alcune ricerche hanno evidenziato che il<br />

contenuto proteico è dovuto più alla varietà che al modo di fertilizzare.<br />

È inoltre importante come i fertilizzanti influiscano sulle coltivazioni e<br />

la costruzione di proteine. Un incremento nella fornitura di azoto<br />

aumenta i raccolti sino ad un certo livello, poi essi iniziano a<br />

decrescere quantitativamente. Il contenuto proteico aumenterà con la<br />

maggiore disponibilità per la pianta di azoto, ma dovrà trattarsi di un<br />

apporto molto elevato di tale sostanza.<br />

La fertilità del suolo influenza l’effetto dell’apporto di azoto. La<br />

concimazione verde (sovescio) come coltura precedente aumenta il<br />

potenziale del raccolto. Ma anche se si libera l’azoto del sovescio, può<br />

esservi bisogno di ulteriore apporto per ottenere un aumento del<br />

contenuto proteico.<br />

L’azoto ha differenti effetti sulle piante di frumento in funzione del<br />

livello di sviluppo in cui si trovano quando avviene l’erogazione. In<br />

linea di principio, una fertilizzazione precoce aumenta il raccolto ma<br />

non il contenuto proteico, che può addirittura ridursi. Una erogazione<br />

tardiva di azoto, invece, aumenta i contenuti proteici.<br />

Inoltre, occorrerebbe prestare attenzione a rendere disponibile l’azoto<br />

nel momento in cui esso possa fornire benefici sia al raccolto che al<br />

contenuto proteico. Nelle sperimentazioni sulla concimazione all’inizio<br />

dell’allungamento dello stelo, l’urina del bestiame ha mostrato di<br />

fornire sia raccolti consistenti che apporto proteico, in misura pari a<br />

quella dei fertilizzanti biologici in commercio.<br />

Un effetto positivo sul contenuto di proteine può inoltre essere<br />

raggiunto tramite la predisposizione dell’abilità del suolo a fornire<br />

azoto nel lungo periodo.<br />

Sono in corso varie sperimentazioni per migliorare le conoscenze e le<br />

tecniche che consentano una ottimale utilizzazione della<br />

concimazione verde e dei residui delle piante.<br />

108


I requisiti di qualità per il frumento da agricoltura biologica sono<br />

elevate, riguardo al contenuto proteico ed alla qualità igienica. Una<br />

coltivazione precedente di buona qualità è necessaria per ottenere un<br />

buoni raccolti e proteine di qualità.<br />

Immagine 17: Le esigenze nutrizionali del grano sono molto alte:necessita una<br />

buona precessione colturale.<br />

109


3.5.d.iii Grano tenero<br />

Requisiti per la coltivazione e posizionamento nella rotazione<br />

colturale.<br />

Nel biologico fra tutte le coltivazioni di cereali il grano tenero é quella<br />

in cui la tipologia del terreno ha l’influenza maggiore.<br />

A causa delle sue particolari qualità, Il frumento tenero è destinato<br />

fondamentalmente alla molitura e va seminato su buoni terreni<br />

argillosi, ricchi di nutrienti e di humus, che non formino una crosta,<br />

capaci di assorbire bene l’acqua e con un pH pari a 5.5.<br />

Il lungo periodo di crescita del frumento primaverile comporta che<br />

esso può utilizzare nutrienti mineralizzati lentamente e<br />

progressivamente durante la stagione.<br />

Perciò é consigliabile coltivare biologicamente di frequente frumento<br />

tenero di alta qualità.<br />

Una buona coltivazione precedente é necessaria per ottenere un alto<br />

contenuto proteico, di conseguenza il frumento tenero dovrebbe avere<br />

una posizione molto favorevole nella rotazione. L’ideale sarebbe farlo<br />

venire dopo la coltivazione di un prato con concimazione verde o di<br />

una vigorosa coltivazione di foraggio che includa leguminose.<br />

Il contenuto proteico sarà accresciuto dall’applicazione di letame o di<br />

altri fertilizzanti biologici.<br />

Infestanti<br />

Se ha avuto la possibilità di svilupparsi in condizioni ottimali, il<br />

frumento tenero crescerà in maniera molto vigorosa e sarà in grado di<br />

competere contro le infestanti.<br />

Se tali condizioni non si sono verificate, esso sarà sottile e consentirà<br />

il passaggio di parecchia luce, creando le condizioni per il proliferare<br />

di erba e di avena selvatica. Il numero delle infestanti può essere<br />

sensibilmente ridotto attraverso l’erpicatura. E’ altresì imporatnte<br />

prevenire problemi con le infestanti con un’accurata coltivazione ed<br />

una semina precoce<br />

Scelta della varietà<br />

Le differenze tra le varietà sono molto importanti per il frumento<br />

tenero. E’Importante scegliere varietà che abbiano un elevato valore<br />

proteico partendo da un apporto limitato di azoto. Il produttore<br />

dovrebbe inoltre conoscere le varietà migliori che sono le più richieste<br />

dall’industria molitoria.<br />

3.5.d.iiii Avena<br />

Posizionamento nella rotazione colturale<br />

L’avena é una coltivazione affidabile grazie al suo relativamente<br />

profondo sistema radicale. Il prato è la migliore precessione colturale.<br />

L’avena assorbe i nutrienti nel lungo periodo ed ha una buona abilità<br />

nell’utilizzare i nutrienti poco disponibili.<br />

110


Ha inoltre la capacità di crescere bene anche in presenza di<br />

condizioni poco favorevoli nel sistema delle rotazioni, il che vuol dire<br />

che é una coltivazione particolarmente indicata nelle produzioni con<br />

metodo biologico.<br />

L’avena per la panificazione richiede condizioni ottimali per quanto<br />

riguarda la precedente coltivazione, il suolo ed i nutrienti più di<br />

quanto non ne abbia bisogno l’avena per nutrizione animale, in quanto<br />

per la prima è importante che le granaglie siano larghe e gonfie.<br />

È necessario apportare letame/compost quando l’avena si coltiva<br />

dopo un altro seminativo che esaurisce il terreno. La concimazione,<br />

l’irrigazione, possono essere in grado di ridurre la deficienza di<br />

manganese.<br />

Fertilizzanti micronutrienti possono essere applicati solo se il loro<br />

impiego sia stato ritenuto necessario ed approvato dall’ente di<br />

certificazione.<br />

Infestanti<br />

L’avena é veloce a stabilizzarsi ed ombreggia bene il campo. Inoltre,<br />

compete bene con le infestanti ed é il miglior seminativo a semina<br />

primaverile per quanto riguarda la crescita su terreni con parecchie<br />

piante infestanti. Sono da preferire le varietà a foglia larga e vigorose.<br />

L’erpicatura contro le infestanti andrebbe fatta prima che germini il<br />

seme o quando ha due o tre foglie, ma in ogni caso non troppo tardi.<br />

Ciò accrescerebbe infatti il rischio che si formino spighe acerbe. La<br />

semina può essere ritardata senza correre il rischio di diminuire la<br />

resa del raccolto.<br />

Insetti e malattie<br />

L’avena é un seminativo relativamente in salute che ha, tra l’altro,<br />

una buona resistenza alle malattie che causano marciume allo stelo.<br />

L’avena sterile nana può essere evitata non seminandola con prato.<br />

Un’altra possibilità è quella di mescolarla con leguminose da sovescio<br />

al posto del prato. Gli afidi colpèiscono l’avena coltivata<br />

biologicamente con un livello di gravità variabile che dipenderà<br />

dall’azoto delle piante e dalla presenza di predatori naturali.<br />

In alcuni areali le cisti di nematodi dei cereali sono tipici parassiti dei<br />

seminativi a rotazione. Esse possono essere sensibilmente ridotte<br />

attraverso la coltivazione di varietà resistenti, con una rotazione ben<br />

pianificata che includa prato e concimazione verde.<br />

L’infestazione più comune è quella da mosche e si verifica in molte<br />

aree forestate o parzialmente forestate e talvolta in pianura. Tre<br />

generezioni di tali mosche si sviluppano durante una sola stagione di<br />

coltivazione, una di esse attacca le granaglie al cuore delle piante<br />

nello stadio della quarta – quinta foglia, un’altra a metà luglio ed una<br />

generazione riesce a superare l’inverno e ad apparire alla fine di<br />

111


agosto con possibilità di attaccare i semi seminati in autunno. La<br />

misura preventiva più importante è quella di seminare l’avena presto.<br />

Se invece si ritarda la semina, è meglio a questo punto puntare sulla<br />

semina dell’orzo.<br />

Il carbone dell’avena (Ustilago avenae) é una malattia fungina<br />

trasmessa al seme, e le spore delle piante infette sono diffuse dal<br />

vento ed attaccano le giovani spighe. E’ importante la purezza dei<br />

semi prodotti in proprio e cambiare semi se si scoprono spighe marce<br />

nella coltivazione. Ci sono diverse varietà che hanno una buona<br />

resistenza al carbone.<br />

3.5.d.iiiii Orzo<br />

Posizionamento nella rotazione colturale<br />

L’orzo é un seminativo difficile da coltivare biologicamente, in quanto<br />

assorbe azoto sin dalle prime fasi della crescita e richiede grossi<br />

quantitativi di azoto per dar luogo a raccolti di rilievo. Il prato pascolo o<br />

le leguminose sono colture indicate a precedere tale coltivazione.<br />

L’orzo viene coltivato per l’alimentazione animale e per la produzione<br />

di malto. Un elevato contenuto proteico è auspicabile in una<br />

coltivazione di orzo per l’alimentazione animale e ciò significa una<br />

buona fornitura di nutrienti. L’accestimento può essere agevolato con<br />

la somministrazione di liquami zootecnici nel periodo primaverile,<br />

prima che la pianta germogli. Va considerato che 15 tonnellate ad<br />

ettaro di liquame equivalgono a 45 kg di azoto e 75 di potassio.<br />

L’orzo da malto dovrebbe avere un basso o medio contenuto proteico<br />

ed un elevato contenuto energetico. La fertilizzazione richiede con<br />

evidenza un bilanciamento per raggiungere buoni raccolti, ma non un<br />

contenuto proteico elevato. Ciò è difficile allorché si effettua<br />

concimazione biologica. La concimazione solida non dovrebbe essere<br />

impiegata, in quanto essa rilascia tardi azoto e può condurre ad un<br />

elevato contenuto proteico. L’orzo da malto dovrebbe esser trattato<br />

con cura in modo che la sua capacità di germinare non sia<br />

danneggiata.<br />

Infestanti<br />

L’orzo non compete molto con le infestanti, ma va meglio del grano<br />

tenero in quanto produce più germogli laterali. L’erpicatura contro le<br />

infestanti può comportare un certo rischio per la maturazione non<br />

omogenea. Può essere consociata con l’orzo un’altra coltura ma è<br />

importante scegliere una varietà a sviluppo lento.<br />

Malattie<br />

L’orzo soffre delle medesime patologie del grano e della segale e non<br />

dovrebbe pertanto essere preceduta o seguita da queste colture. La<br />

rotazione colturale, l’interramento dei residui colturali e la scelta di<br />

112


varietà resistenti possono contribuire non poco ad evitare che<br />

insorgano patologie.<br />

L’elmintosporiasi dell’orzo (Drechslera teres) si trasmette con i semi<br />

e varia sensibilmente a seconda della varietà. Il carbone dell’orzo<br />

(Ustilago nuda), come quello dell’avena, si trasmette dai semi e può<br />

essere evitato con l’uso di sementi certificate. Le varietà di orzo<br />

florescente sono più sensibili ad infezioni di carbone.<br />

Il rischio di muffa è inferiore nelle varietà resistenti. Tuttavia, i funghi<br />

dell’oidio si adattano facilmente e le varietà in cui il livello di resistenza<br />

è stato superato dovrebbero essere rimpiazzate.<br />

3.5.e Coltivare per ottenere alimenti di alta qualità<br />

L’esperienza del commercio di cereali biologici ha mostrato che é<br />

davvero limitata l’estensione dei danni causati dalle tossine dei funghi.<br />

Ciò è diovuto probabilmente ad un uso meno intensivo dell’azoto ed<br />

ad una rotazione più variata. I funghi che mettono in pericolo la qualità<br />

degli alimenti nei cereali sono il fusarium, la segale cornuta ed il<br />

carbone maleodorante (Tilletia caries). I funghi si producono in modo<br />

naturale e non sono di per sé tossici, ma se sono oggetto di pressione<br />

possono sprigionare tossine.<br />

Una ben pianificata rotazione, una moderata fertilizzazione con azoto,<br />

semi sani e varietà resistenti sono i metodi migliori per prevenire le<br />

patologie. I semi prodotti in proprio dovrebbero essere sempre<br />

analizzati da un’azienda specializzata nel controllo.<br />

3.5.e.i Evitare le tossine provocate dal Fusarium<br />

Ci sono parecchie specie del fungo fusarium che possono formare<br />

tossine con vari gradi di pericolosità per la salute. I funghi sono favoriti<br />

da tempo umido e caldo e sono trasmessi dal seme e con<br />

contaminazione dal terreno, come anche dai residui delle piante e da<br />

scarsa rotazione dei seminativi. Perciò nei sistemi che non prevedono<br />

lavorazioni profonde c’è il rischio di diffusione del fusarium. I risultati di<br />

tests effettuati in Germania hanno indicato che l'infestazione del<br />

fusarium era più comune sui terreni con pH basso ed alte<br />

concentrazioni di potassio. I fungicidi chimici hanno scarso effetto su<br />

questo fungo. Ci sono timori uniformi fra i ricercatori che il trattamento<br />

del fungicida possa alterare l'equilibrio microbiologico dei cereali in<br />

modo da favorire il fusarium. I ricercatori inoltre temono che il<br />

trattamento con fungicidi possa alterare l’equilibrio microbiologico dei<br />

cereali favorendo così il fusarium. Inoltre gli stessi fungicidi possono<br />

generare tensione nelle piante stimolando così la produzione di<br />

tossine.<br />

Modi per evitare l’infestazione del fusarium<br />

Semi puliti e testati<br />

113


La pulizia del seme è essenziale. Se è usato un seme prodotto nella<br />

stessa azienda utilizzatrice, è prassi che un campione venga<br />

trasmesso ad un laboratorio di analisi per provarne la capacità di<br />

germinazione e la salubrità. Si sta anche sperimentando un metodo di<br />

sterilizzazione del seme con piccole infestazioni funginee trasmesse<br />

dal seme, curandole con batteri. Ciò ha un effetto positivo perché i<br />

batteri eliminano i funghi. Si sta anche sperimentando la<br />

sterilizzazione dei semi tramite trattamento termico.<br />

Rotazione dei seminativi<br />

Tutti i cereali possono essere attaccati dal fusarium e la presenza dei<br />

funghi su parti della pianta situate sulla superficie del suolo li agevola<br />

nel superare anche il periodo invernale. Il frumento, la segale e l'orzo<br />

non dovrebbero essere coltivati in questa successione. L'avena può<br />

anche essere attaccata dal fungo, ma è considerata come una buona<br />

coltivazione di riposo.<br />

Ricorrere al potere sterilizzante del terreno erboso<br />

I prati diminuiscono il rischio che le infezioni siano trasmesse<br />

attraverso i residui del raccolto. La quantità maggiore di materia<br />

organica prodotta dai prati stimola i funghi ed i batteri del terreno che<br />

sono antagonisti del fusarium.<br />

Lavorazioni accurate<br />

La rotazione e l’incorporazione abbondante dei residui della raccolta<br />

nel suolo accelera la decomposizione e diminuisce le probabilità di<br />

sopravvivenza delle spore e delle ife fungine. Il rischio di infestazioni<br />

del fusarium è accresciuto in presenza di azzeramento del<br />

dissodamento, di una lavorazione superficiale o di erpicatura, che<br />

lascia parecchi residui delle piante sulla superficie del terreno.<br />

Tenere sotto controllo le infestanti<br />

Le infestanti mantengono l’umidità nei seminativi, il che aumenta la<br />

diffusione del fusarium. Il controllo delle infestanti inoltre svolge un<br />

ruolo importante nelle strategie per combattere l'attacco fungino. Le<br />

partite di cereali che contengono molte infestanti sono inoltre più<br />

difficili da asciugarsi di quelli che ne sono privi.<br />

Testare la coltivazione<br />

Un test per verificare la presenza di ruggine del fusarium dovrebbe<br />

avere luogo svariate settimane prima di procedere alla raccolta.<br />

Approfondite ispezioni del seme sono necessarie.<br />

114


3.5.e.ii Limitare la presenza di Segale cornuta<br />

Il fungo della segale cornuta contiene alcaloidi che colpiscono il<br />

sistema nervoso centrale negli esseri umani e negli animali. La sua<br />

ingestione per periodi prolungati può causare allucinazioni, attacchi di<br />

crampi, problemi mentali ed un limitato blocco della circolazione. In<br />

passato veniva fatto un uso terapeutico di detto fungo.<br />

Il fungo della segale cornuta infesta le spighe e le pannocchie delle<br />

principali varietà di segale ed orzo e meno spesso il frumento e<br />

l’avena. Molte colture erbacee possono esserne affette. Il clima fresco<br />

ed umido durante il periodo della fioritura aumenta la probabilità che<br />

compaia la segale cornuta.<br />

Di solito, l’infestazione viene scoperta nel periodo di maturazione dei<br />

cereali. Al posto dei normali chicchi compaiono sulla spiga delle<br />

escrescenze scure, a forma di corno. Tale crescita prende il nome si<br />

sclerozio ed è formata da tessuto fungino molto compatto.<br />

Come evitare la segale cornuta<br />

Pulizia e prova del seme<br />

Il rischio di avvelenamento da segale cornuta é basso in quanto più<br />

del 99% degli sclerozi sono rimossi durante la normale pulitura del<br />

seme presso i mulini, permane tuttavia il rischio che ve ne sia una<br />

diffusione anche in presenza di semi accuratamente puliti. Tale rischio<br />

è maggiore per gli animali quando il loro nutrimento a base di cereali<br />

non è pulito.<br />

Se sono impiegati semi prodotti nella stessa azienda utilizzatrice, essi<br />

dovrebbero essere accuratamente puliti. Approssimativamente il 99%<br />

delle sclerozie é di solito rimoso dalla pulitura, il che significa che<br />

permane un rischio minimo in ogni caso di diffonderle, se il seme non<br />

è sin dall’inizio completamente libero dalla segale cornuta. I terreni di<br />

solito devono essere ispezionati alcune settimane dopo che sono<br />

comparse le spighe nei cereali.<br />

Scelta del giusto seminativo<br />

Se vi é stata della segale cornuta nel campo, il produttore non<br />

dovrebbe coltivarvi segale o lasciare che l’erba fiorisca per più anni.<br />

La segale ibrida appare essere più suscettibile all’attacco della segale<br />

cornuta a causa della sua fioritura più lunga ed aperta.<br />

Aratura profonda<br />

Se viene trovata della segale cornuta, il terreno dovrebbe essere<br />

arato ad una profondità di almeno 25 cm, e l’anno successivo più in<br />

superficie. Questa tecnica sarà in grado di distruggere lo sclerozio<br />

dopo alcuni anni.<br />

Infestanti e piante ospitanti<br />

Alcune erbe, per esempio la gramigna e la fienarola (Poa annua),<br />

sono piante ospitanti per la segale cornuta ed esse possono<br />

115


agevolare successivi incrementi dell’infestazione. E’ perciò importante<br />

la prevenzione attraverso il controllo del seme. Alternando i seminativi<br />

nella stagione autunno-primavera, si riducono le opportunità di<br />

proliferare per le infestanti apportatrici di infezioni. Se viene<br />

individuata un’infezione nell’azienda, bisognerebbe provvedere a<br />

falciare i terreni erbosi, le sponde dei canali di irrigazione ed altre aree<br />

inerbite, prima del periodo di fioritura.<br />

3.5.f Mercato ed aspetti economici<br />

Il mercato dei cereali biologici é cresciuto progressivamente e,<br />

parallelamente all’allevamento biologico di bestiame, é aumentata la<br />

domanda di mangime biologico.<br />

Immagine 18: Il mercato dei cereali biologici è in continua crescita<br />

116


3.5.f.i Un mercato ridotto ma in crescita<br />

Il mercato dei cereali biologici ha avuto uno stabile incremento nel<br />

corso degli anni. Nel contempo tale mercato, parimenti ad altri settori<br />

del biologico, è soggetto a variabilità. In alcuni anni può riscontrarsi<br />

una carenza di certi prodotti, in altri una sovraproduzione. La fornitura<br />

di cereali dipende naturalmente non solo dall’estensione della<br />

superficie coltivata. La domanda è governata principalmente dalla<br />

vendita al dettaglio di farina e cereali, con destinazione anche<br />

all’estero.<br />

Un incremento della domanda é anche funzione dell’interesse per<br />

prodotti oggetto di trasformazione, come pane, alimenti per l’infanzia,<br />

dolciumi. Gradualmente, con l’incremento dell’allevamento biologico di<br />

bestiame, la domanda di alimentazione cerealicola biologica<br />

aumenterà, fornendo uno sbocco di rilievo. Un esempio di questa<br />

tendenza è dato dalla produzione biologica di uova.<br />

3.5.f.ii Coltivare per un mercato di qualità<br />

La domanda differenziata di varietà e qualità influenza fortemente il<br />

mercato e conduce ad operare differenti scelte del tipo di coltivazione<br />

e della tecnica colturale da seguire. In alcuni casi può essere<br />

opportuno procedere allo stoccaggio dei cereali presso proprie<br />

strutture, soprattutto se ci si trova in una zona non collegata bene con<br />

depositi esterni e se si possono ottenere delle agevolazioni. Un<br />

essiccatore ad aria calda è di grande utilità. Ogni cereale dovrebbe<br />

essere essiccato entro due giorni dalla raccolta ed alla fine<br />

dell’operazione dovrebbe esservi un contenuto d’acqua al di sotto del<br />

14%. In tal modo, si evita la formazione di funghi tossici, il che è<br />

importante laddove si punti ad un mercato di qualità quale quello del<br />

biologico.<br />

L’ente di certificazione può autorizzare dei subcontratti di deposito ed<br />

essicazione.<br />

Vi è una notevole differenza tra i prezzi pagati per cereali di bassa o<br />

alta qualità. Spesso sarà necessario stipulare dei contratti preventivi<br />

che garantiscano la collocazione del prodotto raccolto. E’ anche<br />

importante che il produttore di cereali segua l’andamento del mercato<br />

e mantenga contatti con i vari mercati per essere al corrente delle<br />

condizioni e dei prezzi di vendita.<br />

3.5.f.iii L’importanza del profitto complessivo<br />

Come visto, il profitto di un’azienda agricola biologica dipende da più<br />

fattori. Generalmente, la plv si riduce della metà, in parte per la<br />

notevole superficie di terreno, all’incirca il 30%, occupato dalla<br />

produzione di piante destinate alla fissazione dell’azoto e di altro tipo,<br />

in parte per il decremento delle produzioni. I ricavi sono comunque<br />

117


soddisfacenti. La riduzione delle spese per fertilizzanti e pesticidi<br />

chimici ed il maggior reddito per i prezzi più elevati che si possono<br />

spuntare per il prodotto biologico, unitamente ai sussidi statali erogati<br />

quale supporto alle tecniche biologiche, bilanciano la perdita di resa.<br />

La produzione biologica ha dei costi variabili che sono all’incirca la<br />

metà rispetto a quelli delle produzioni convenzionali. Tutto ciò ha<br />

costituito un’attrattiva, dal punto di vista economico, per molti<br />

produttori che così, negli ultimi decenni, hanno deciso di convertirsi al<br />

biologico.<br />

3.5.f.iiii Comparazione dei costi<br />

La grande differenza tra agricoltura biologica e convenzionale é che<br />

l’agricoltura biologica non presenta costi per prodotti chimici destinati<br />

alla fertilizzazione od a combattere infestanti e patologie varie.<br />

Vanno però sostenuti costi per la concimazione verde, per Ie sementi,<br />

oltre a quei costi che variano a seconda delle dimensioni del raccolto,<br />

come il trasporto e l’essiccazione.<br />

I differenti metodi che regolano l’agricoltura biologica e quella<br />

convenzionale influiscono sui costi nel lungo periodo riguardo ad<br />

attrezzature e macchinari. Si può calcolare che la metà del capitale<br />

che l’azienda investe per i macchinari riguarda i trattori e le<br />

raccoglitrici combinate. Il bisogno di mietitrebbia per la raccolta si<br />

dimezza nelle aziende biologiche. Il dissodamento primaverile ed<br />

autunnale è ridotto ad un terzo della superficie, il che presuppone<br />

una minore aratura e minori lavorazioni colturali.<br />

Lo spargimento di fertilizzanti e pesticidi scompare del tutto.<br />

Un lavoro aggiuntivo nelle coltivazioni biologiche è costituito dalla<br />

falciatura dei manti erbosi due o tre volte a stagione, a seconda della<br />

situazione delle infestanti.<br />

Talvolta è necessaria la pulizia meccanica dalle infestanti sui terreni<br />

lasciati a maggese. Tale operazione può richiedere un numero di ore<br />

di lavoro con il trattore che supera talvolta quelle richieste per lo<br />

spargimento di erbicidi chimici. Una falciatrice è necessaria nei terreni<br />

adibiti a pascolo, così come un erpicatore che può essere abbinato<br />

all’attrezzatura per seminare.<br />

Tuttavia, l’erpicatura contro le infestanti non è una misura di routine<br />

nel biologico.<br />

In termini di lavoro, le attività del dopo raccolto sono minori rispetto<br />

all’agricoltura convenzionale, in quanto le produzioni sono ridotte. I<br />

produttori devono però provvedere da soli ad essiccare e stoccare i<br />

cereali od a sostenere in alternativa rilevanti costi per il loro trasporto.<br />

118


GLOSSARIO<br />

A<br />

− AGENTI PATOGENI (batteri, virus, funghi), usati nella lotta<br />

biologica, sono microrganismi in grado di causare nel fitofago una<br />

malattia mortale. Virus e batteri agiscono in seguito ad ingestione<br />

danneggiando solitamente gli organi intestinali dell’insetto, mentre<br />

i funghi penetrano nel fitofago dalla cuticola moltiplicandosi a<br />

spese degli organi interni. L’agente patogeno più diffuso e<br />

conosciuto è il Bacillus thuringiensis. È un batterio aerobico,<br />

sporiforme, disponibile in varie forme (kurstaki, aizawai,<br />

israeliensis e tenebrionis).<br />

− AGOPUNTURA, terapia di origine cinese, basata sulla<br />

−<br />

stimolazione terapeutica con aghi, usata in agricoltura biologica<br />

per i trattamenti veterinari in caso di allergie, problemi alle<br />

cartilagini, coliche negli equini, difficoltà riproduttive nei bovini,<br />

mastiti, prevenzione di diarree nei suini, problemi riproduttivi nel<br />

pollame.<br />

AGRICOLTURA BIODINAMICA, nata in seguito ad una serie di<br />

conferenze di successo svolte nel 1924 dal filosofo austriaco<br />

Rudolf Steiner, considera l’azienda come un organismo agricolo,<br />

sul quale lavorare per ristabilire le condizioni di equilibrio e di<br />

armonia con la natura. È il più antico movimento agricolo non<br />

convenzionale ed è diffuso in tutto il mondo.<br />

− AGRICOLTURA <strong>BIOLOGICA</strong>, “..è un sistema olistico di gestione<br />

della produzione che persegue l’equilibrio dell’eco-sistema,<br />

inclusa la biodiversità, rispetta i cicli naturali e l’attività biologica<br />

del suolo. I metodi di produzione biologica privilegiano il ricorso a<br />

misure agronomiche piuttosto che all’utilizzo di inputs extra<br />

aziendali, in considerazione del fatto che caratteristiche locali<br />

richiedono sistemi locali di gestione. Questo deve avvenire con<br />

l’uso, dove possibile, di metodi agronomici, biologici e meccanici,<br />

in antitesi all’utilizzo indiscriminato di mezzi tecnici, per far fronte<br />

alle diverse esigenze produttive.” (Definizione tratta dal Codice<br />

Alimentare).<br />

119


− AGRICOLTURA CONVENZIONALE, sistema agricolo industriale<br />

caratterizzato da alta meccanizzazione, monoculture ed utilizzo di<br />

inputs chimici di sintesi quali fertilizzanti e pesticidi,<br />

−<br />

massimizzazione della produttività e dei profitti. L’agricoltura<br />

industrializzata è divenuta “convenzionale” solo negli ultimi<br />

sessanta anni, in seguito alla sua grande diffusione dopo la<br />

seconda guerra mondiale. Gli effetti di questo tipo di agricoltura<br />

sull’ambiente e sulle aree rurali sono stati tremendi, con ampie<br />

zone inquinate, desertificazione e danni alla salute degli operatori<br />

e dei consumatori.<br />

AGRICOLTURA NATURALE riflette l’esperienza dell’agricoltorefilosofo<br />

giapponese Masanobu Fukuoka. I suoi libri, “The One-<br />

Straw Revolution: An Introduction to Natural Farming” (Emmaus:<br />

Rodale Press, 1978) e “The Natural Way of Farming: The Theory<br />

and Practice of Green Philosophy” (Tokyo; New York: Japan<br />

Publications, 1985), descrivono quella che Fukuoka chiama la<br />

“non coltivazione”. Il suo metodo agricolo prevede appunto il poco<br />

lavoro e la non coltivazione, non contempla l’uso di concimi,<br />

pesticidi ed altri inputs. Nonostante questo la produttività viene<br />

assicurata da una perfetta organizzazione aziendale e<br />

−<br />

dall’adozione di accurate tecniche di semina e combinazione delle<br />

piante (policoltura). In breve Fukuoka ha portato ai più alti livelli<br />

l’arte pratica del lavorare in sintonia con la natura.<br />

AGRICOLTURA SOSTENIBILE, si riferisce ai sistemi agricoli<br />

compatibili con l’ambiente, economicamente convenienti e<br />

socialmente giusti, capaci di garantire la produttività nel lungo<br />

periodo. Sicuramente l’agricoltura biologica è un sistema di<br />

agricoltura sostenibile, come pure lo è, ad esempio, l’agricoltura<br />

biodinamica.<br />

− AGROECOLOGIA, è lo studio delle interrelazioni esistenti<br />

all’interno del campo coltivato, sia tra gli organismi viventi che tra<br />

loro e l’ambiente.<br />

− AGRO-ECOSISTEMA, è l’eco-sistema del campo coltivato, un<br />

insieme dinamico di coltivazioni, pascoli, allevamenti, flora e fauna<br />

spontanea, atmosfera, suolo e acqua. Gli agro-ecosistemi sono<br />

inseriti all’interno di più ampi paesaggi, che includono terreni non<br />

coltivati, sistemi di drenaggio, le comunità rurali e la fauna<br />

selvatica.<br />

− APPROCCIO OLISTICO è un approccio decisionale che permette<br />

di effettuare scelte che soddisfino i bisogni immediati senza<br />

120


compromettere il benessere futuro. Questo tipo di approccio<br />

consente alle persone di tramutare in azioni concrete i propri<br />

valori più radicati. Utilizzando una visione complessiva e di lungo<br />

termine, le persone possono prendere decisioni ed attuare<br />

comportamenti che saranno economicamente, ambientalmente e<br />

socialmente sostenibili anche per le generazioni future.<br />

L’agricoltura biologica richiede, chiaramente, un approccio<br />

olistico.<br />

_ ATTIVITA’ <strong>BIOLOGICA</strong>, è un importante indicatore della<br />

−<br />

decomposizione della sostanza organica nel suolo. Un’elevata<br />

attività biologica promuove il metabolismo tra suolo e pianta ed<br />

è fondamentale per la produzione sostenibile delle piante e la<br />

gestione della fertilità.<br />

AUDIT è un’analisi sistematica ed indipendente che serve a<br />

determinare se le attività ed i relativi risultati soddisfino gli obiettivi<br />

programmati.<br />

B<br />

− BACILLUS THURINGIENSIS, è il preparato a base di batteri più<br />

utilizzato in agricoltura biologica (attivo contro molte specie di<br />

lepidotteri, zanzare, ecc.).<br />

− BILANCIO ENERGETICO AZIENDALE, l’analisi del consume<br />

energetico serve a valutare l’impatto della produzione sui<br />

cambiamenti climatici (per esempio emissione di gas che creano<br />

l’effetto serra) ed a ridurre il consumo di energia fossile (non<br />

rinnovabile).<br />

− BIODIVERSITÁ, in agricoltura la ricchezza di biodiversità,<br />

costituita da piante ed animali di specie, varietà e razze diverse, è<br />

necessaria per sostenere le funzioni chiave dell’agro-ecosistema<br />

e consentire la produzione di alimenti sani e sicuri.<br />

− BSE, Bovine Spongiform Encephalopathy (=Encefalopatia<br />

spongiforme bovina).<br />

C<br />

− CAP, Common Agricultural Policy (=PAC, Politica Agricola<br />

Comunitaria).<br />

121


− CITTA’ DEL BIO, Network di amministrazioni pubbliche che<br />

hanno deciso di investire in politiche di sviluppo rurale sostenibile<br />

fondato sull’agricoltura biologica (www.cittadelbio.it).<br />

− COMPOSTAGGIO, è il riciclaggio aziendale delle biomasse.<br />

Durante il processo, costituito dalle fasi termofila, mesofila e di<br />

stabilizzazione, la sostanza organica (di origine vegetale, animale<br />

o mista) viene trasformata in humus, assimilabile dalle piante.<br />

− CONDIZIONE DEL TERRENO, la struttura fisica del suolo<br />

influenza la coltivazione delle piante; un suolo in buone condizioni<br />

si presenta poroso, permette all’acqua di infiltrarsi facilmente ed<br />

alle radici di svilupparsi senza ostacoli.<br />

− CONSOCIAZIONE, consiste nella coltivazione contemporanea di<br />

due o più colture nello stesso campo.<br />

− CONTAMINAZIONE, inquinamento dell’azienda biologica e/o<br />

delle sue produzioni attraverso il contatto con materiali e sostanze<br />

che rendono non più certificabile il prodotto. (ad es.<br />

Contaminazioni da deriva di pesticidi provenienti da aziende<br />

convenzionali limitrofe a quelle biologiche).<br />

D<br />

− DECOMPOSITORI, organismi che si nutrono della sostanza<br />

organica morta (non assimilabile dalle piante), trasformandola in<br />

humus (assimilabile dalle piante).<br />

− DOP, Denominazione d’Origine Protetta.<br />

E<br />

− ECOSISTEMA, è un ambiente naturale caratterizzato da<br />

interazioni dinamiche tra elementi biotici (piante, insetti, microbi e<br />

tutti gli altri organismi viventi) ed abiotici (temperatura, umidità<br />

relativa, vento, pioggia, suolo, ecc.).<br />

− ENTE DI CERTIFICAZIONE, è l’Organizzazione accreditata dalle<br />

Autorità competenti (in Italia Ministero delle Politiche Agricole,<br />

Alimentari e Forestali) che conduce i controlli nelle aziende<br />

sottoposte al regime comunitario ed effettua le certificazioni delle<br />

produzioni da agricoltura biologica.<br />

122


− EROSIONE, l’erosione del suolo, dovuta all’azione del vento e<br />

dell’acqua, è un problema mondiale (Pimental, 1995). È accertato<br />

che l’erosione costituisce la causa principale della degradazione<br />

dei suoli nel mondo (Oldeman, 1994). Gli effetti dell’erosione sono<br />

riscontrabili sia in campo (diminuzione della fertilità, modificazione<br />

del sistema idraulico del terreno, diminuzione dei nutrienti, della<br />

sostanza organica, dei microrganismi e dello stato di salute dei<br />

suoli in generale) che a valle (presenza di elementi indesiderati,<br />

pesticidi e sedimenti dei mezzi tecnici sulla superficie dell’acqua).<br />

I sistemi di agricoltura biologica provocano un grado di erosione<br />

dei suoli di molto inferiore rispetto a quelli riscontrabili nei campi<br />

coltivati con metodi convenzionali.<br />

F<br />

− FAIR TRADE, intesa di collaborazione, basata sull’equità, il<br />

dialogo, la trasparenza ed il rispetto reciproco.<br />

− FATTORIE DIDATTICHE, aziende agricole organizzate per<br />

l’erogazione di servizi educativi ai bambini delle scuole o ad altri<br />

gruppi.<br />

− FEROMONI, sono sostanze prodotte dagli insetti che consentono<br />

la comunicazione chimica tra individui della stessa specie.<br />

Agiscono sui comportamenti sessuali. Possono essere riprodotti<br />

artificialmente in laboratorio e venire quindi utilizzati in agricoltura<br />

sia per il monitoraggio che per la cattura massale degli insetti,<br />

opportunamente collocati in apposite trappole.<br />

− FORAGGERE, comprendono alfalfa, orzo, trifoglio, cereali vari,<br />

sorgo ed altre piante usate per l’alimentazione animale.<br />

G<br />

− GRANULOSIS VIRUS, questo virus è utilizzato contro la Cydia<br />

pomonella delle mele ed è anche attivo contro altri Lepidotteri.<br />

Agisce per ingestione e per questo motivo deve essere adoperato<br />

al momento giusto sulle larve di Cydia. I raggi ultravioletti possono<br />

inattivare il virus, pertanto è raccomandata l’applicazione all’alba o<br />

al tramonto. Campo di applicazione: melo, pero e noce.<br />

− GESTIONE DELLA FERTILITA’ DEL SUOLO, “La conservazione<br />

della fertilità del suolo è la prima condizione da rispettare in un<br />

sistema permanenete di gestione agricola”; con queste parole nel<br />

1940 il famoso agronomo inglese Albert Howard poneva le<br />

123


fondamenta del metodo dell’agricoltura biologica. La fertilità è la<br />

capacità del suolo di garantire la produzione delle piante nel lungo<br />

periodo.<br />

− GMO, genetically modified/engineered organism (=OGM,<br />

Organismi Geneticamente Modificati)<br />

H<br />

− HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points) consiste<br />

nell’adozione di buone pratiche di prevenzione dei rischi sanitari a<br />

carico degli alimenti, al fine di garantirne la sicurezza e la<br />

salubrità.<br />

− HUMUS, deriva dalla decomposizione della sostanza organica, è<br />

stabile ed ha una lunga persistenza. L’humus racchiude numerosi<br />

nutrienti, che vengono gradualmente e lentamente rilasciati alle<br />

piante.<br />

I<br />

− IFOAM, Federazione Internazionale dei Movimenti di Agricoltura<br />

Biologica.<br />

− IGP, Indicazione Geografica Protetta.<br />

− INGEGNERIA GENETICA è un’insieme di tecniche di biologia<br />

molecolare (quale la ricombinazione del DNA) con le quali<br />

vengono alterati e ricombinati i materiali genetici di piante,<br />

animali, microrganismi, cellule ed altre unità biologiche, in modo<br />

tale e con risultati non riscontrabili in natura. Le tecniche di<br />

ingegneria genetica includono tra l’altro: ricombinazione del DNA,<br />

fusione cellulare, micro e macro inoculi, incapsulamento,<br />

eliminazione e duplicazione dei geni. Tra gli Organismi<br />

−<br />

Geneticamente Modificati non sono annoverabili quelli ottenuti<br />

con tecniche quali l’ibridazione naturale.<br />

INSETTI ENTOMOFAGI, Sono gli agenti più utilizzati nella lotta<br />

biologica e sono classificati in predatori e parassitoidi, agiscono in<br />

modo completamente diverso ma altrettanto efficace contro i<br />

fitofagi (insetti che si nutrono di parti delle piante).<br />

− ISEAL, International Social and Environmental Accreditation and<br />

Labelling Alliance, sviluppa gli standards e controlla il loro rispetto<br />

da parte delle strutture associate, al fine di garantire e<br />

124


promuovere la certificazione (volontaria) sociale ed ambientale,<br />

quale strumento di commercio e sviluppo internazionale.<br />

− ISOFAR, “International Society of Organic Agriculture Research”,<br />

organizzazione internazionale che promuove e supporta la ricerca<br />

in tutti i settori dell’agricoltura biologica.<br />

L<br />

− LAVORAZIONI DEL TERRENO, hanno l’obiettivo di creare nel<br />

suolo le condizioni fisiche necessarie per lo sviluppo ottimale delle<br />

piante. In agricoltura biologica vanno ridotte al minimo, adottando<br />

particolari tecniche tendenti a prevenire il compattamento e la<br />

creazione di suole di lavorazione, garantendo il rispetto della<br />

naturale stratificazione dei suoli.<br />

− LETAME, è costituito dai reflui solidi e liquidi degli allevamenti<br />

animali.<br />

− LOGO, il regolamento CE N° 331/2000 ha adottato il logo<br />

europeo dell’agricoltura biologica.<br />

− LOTTA <strong>BIOLOGICA</strong>, In natura ogni specie animale o vegetale ha<br />

degli antagonisti (predatori, parassiti, patogeni o competitori) che<br />

contribuiscono ad impedirne la proliferazione incontrollata. Le<br />

popolazioni naturali di predatori e parassiti sono importanti per<br />

ridurre le infestazioni. Di norma un livello minimo di attacco viene<br />

tollerato per attrarre e sviluppare i nemici naturali. La lotta<br />

biologica consiste proprio nell’uso di questi “nemici naturali” per<br />

contenere le popolazioni di fitofagi entro limiti accettabili e, di<br />

riflesso, nell’incremento del numero di specie all’interno<br />

dell’agroecosistema, che diviene maggiormente complesso e<br />

quindi più stabile.<br />

M<br />

− MARKETING TERRITORIALE, l’agricoltura biologica può offrire<br />

un attivo contributo allo sviluppo locale sostenibile, promuovendo<br />

le tipicità locali, caratterizzando il territorio e valorizzandolo nel<br />

suo complesso. Tutto questo costituisce una leva di marketing<br />

aggiuntiva per il territorio, rendendolo “appetibile” anche<br />

all’esterno e contribuendo alla rivitalizzazione delle sue aree<br />

rurali.<br />

− MATERIA ORGANICA NEL SUOLO, ha tre componenti:<br />

organismi viventi, residui freschi, residui ben decomposti. I residui<br />

125


freschi rappresentano la risorsa primaria di cibo per gli organismi<br />

viventi del suolo. La decomposizione dei residui freschi rilascia<br />

nel terreno I nutrienti di cui hanno bisogno le piante. La sostanza<br />

organica ben decomposta (humus) rilascia lentamente e per<br />

lunghi periodi I nutrienti di cui hanno bisogno le piante.<br />

− MINIMA <strong>COLTIVAZIONE</strong>, si tratta di una definizione che<br />

comprende una vasta gamma di sistemi di lavorazione del terreno<br />

che tendono a preservare la copertura vegetale del suolo,<br />

riducendo considerevolmente i fenomeni erosivi legati all’azione<br />

del vento e dell’acqua. Queste pratiche minimizzano la perdita di<br />

nutrienti e di acqua, i danni alle colture e la perdita di fertilità.<br />

− MULTIFUNZIONALITA’. La revisione di medio termine ha<br />

profondamente cambiato la Politica Agricola Comunitaria. Il<br />

nuovo modello agricolo europeo che si è andato configurando,<br />

sostiene fortemente l’estensivizzazione delle aziende agricole, le<br />

quali possono ridurre il momento strettamente produttivo a<br />

vantaggio della tutela ambientale e dell’avvio di altre attività quali<br />

il turismo rurale, le fattorie didattiche, l’attivazione di percorsi<br />

naturalistici, ecc. L’agricoltore diviene cosi anche il “guardiano del<br />

territorio” ed assume tutto l’interesse a non depauperarlo, ma anzi<br />

a preservarlo e valorizzarlo.<br />

N<br />

− NEEM, albero asiatico (Azadirachta indica), dal quale si estrae<br />

l’azadiractina, un insetticida naturale.<br />

O<br />

− OLI MINERALI Sono derivati dalla distillazione del petrolio ad<br />

alte temperature (arricchito di idrogeno) e dalla successiva<br />

estrazione con solventi. Agiscono principalmente per asfissia,<br />

soffocamento degli insetti e delle loro uova. Funzionano anche<br />

come repellenti. Agiscono per contatto diretto principalmente su<br />

piccoli insetti, come diaspidi, coccidi, afidi, psilla e acari. Sono<br />

efficaci anche contro oidio ed infestanti (in considerazione della<br />

loro fitotossicità).<br />

− OLI VEGETALI, (olio di menta, olio di pino, olio di cumino), sono<br />

composti da sostanze naturali derivate da varie parti delle piante<br />

quali fiori, semi e frutti. Normalmente gli oli vegetali e quelli<br />

minerali vengono utilizzati in abbinamento a fungicidi e pesticidi,<br />

migliorandone l’applicazione e la durata. Gli oli vegetali hanno<br />

126


−<br />

azione insetticida sugli insetti e le loro uova. Esercitano inoltre<br />

un’azione repellente.<br />

OMEOPATIA, è una terapia messa a punto dal medico tedesco<br />

Samuel Hahnemann all’inizio del diciannovesimo secolo, fondata<br />

sulla teoria “similia similibus curantur” (Il simile cura il simile).<br />

Secondo questa teoria le malattie guariscono con i rimedi che<br />

provocano in un individuo sano i sintomi della malattia stessa;<br />

questa viene considerata come una perturbazione della “forza<br />

vitale” dell’uomo. La cura consiste quindi nella riattivazione della<br />

forza vitale attraverso la somministrazione al malato di piccole<br />

quantità di opportune sostanze precedentemente dinamizzate,<br />

ovvero sottoposte ad un procedimento di diluizione e<br />

potenziamento che serve a renderle attive. In questo modo<br />

l’organismo riattiva i meccanismi protettivi, ristabilendo il suo<br />

regolare equilibrio biologico. Oggi molte malattie degli animali<br />

possono essere curate con le pratiche veterinarie omeopatiche.<br />

P<br />

− PACCIAMATURA, è la pratica che consiste nel ricoprire il suolo<br />

(nelle interfile e vicino alle piante) possibilmente con sostanza<br />

organica quale paglia, truccioli di legno, compost. Questa tecnica<br />

aiuta a preservare l’umidità nel terreno, contenere la flora<br />

spontanea, formare sostanza organica.<br />

− PERIODO DI CONVERSIONE, il diritto comunitario ha stabilito<br />

che ogni azienda che intende aderire al regime di controllo CE del<br />

biologico, deve superare un periodo di conversione di due anni<br />

per le colture erbacee e tre anni per le colture arboree. Gli enti di<br />

certificazione e le autorità competenti possono stabilire di<br />

allungare o ridurre tale periodo.<br />

− PERMACULTURA (AGRICOLTURA PERMANENTE):<br />

Movimento nato in Australia nel 1975. L’idea base è stata<br />

sviluppata da Bill Mollison; “il termine permacultura descrive un<br />

sistema integrato, permanente e sviluppato in fasi successive,<br />

basato sulla cooperazione ed interrelazione tra piante ed animali<br />

utilizzati per l’alimentazione umana. Una volta impostata l’azienda<br />

agricola questa si gestisce da sola.<br />

− PIRETRINE, estratti dal Chrysanthemum cinerariaefolium, sono<br />

insetticidi naturali.<br />

− PIRODISERBO, è un metodo di gestione della flora spontanea.<br />

L’esposizione delle piante alle alte temperature provoca uno<br />

127


shock termico nei tessuti vegetali, compromettendone<br />

−<br />

irreversibilmente la funzionalità, con conseguente morte della<br />

pianta in due-tre giorni. L’attrezzatura più utilizzata è quella a<br />

fiamma libera alimentata a GPL.<br />

POLISOLFURO DI CALCE viene usato come insetticida e<br />

fungicida. Il suo principio attivo è lo zolfo sotto diverse forme.<br />

Agisce come insetticida da contatto, data la causticità del<br />

preparato. É anche efficace contro la cocciniglia. Il Polisolfuro ha<br />

anche un’azione fungicida data la presenza dello zolfo. È usato<br />

per la difesa di agrumi, pesco, melo, albicocco, ciliegio, vite,<br />

olivo.<br />

− PRODUZIONI PARALLELE, si verificano quando nella stessa<br />

unità produttiva si attuano contemporaneamente coltivazioni,<br />

allevamenti o trasformazioni gestite sia con il metodo biologico<br />

che con quello convenzionale. È da considerarsi produzione<br />

parallela anche quella che si verifica quando lo stesso prodotto<br />

viene coltivato sia con il metodo biologico che con quello<br />

convenzionale. Esistono a riguardo precise restrizioni ed<br />

accorgimenti stabiliti dalla normativa comunitaria.<br />

− PRINCIPIO DELLA CAUTELA, è quel principio secondo il quale,<br />

quando viene svolta un’attività che potrebbe rivelarsi dannosa per<br />

l’ambiente e la salute, vanno adottate tutte le misure precauzionali<br />

possibili. Ad es. gli OGM non vanno impiegati fin quando non sia<br />

stato fugato anche il minimo dubbio sulla loro pericolosità.<br />

− PRINCIPI DELL’AGRICOLTURA <strong>BIOLOGICA</strong>, dopo un intenso<br />

processo partecipativo, nel settembre 2005, l’Assemblea generale<br />

IFOAM svoltasi ad Adelaide in Australia ha approvato la revisione<br />

dei “Principi di agricoltura biologica”. Questi principi sono le radici<br />

dalle quali cresce e si sviluppa l’agricoltura biologica: principio di<br />

salute (l’Agricoltura Biologica dovrebbe sostenere e rafforzare la<br />

salute del suolo, delle piante, degli animali, degli esseri umani e<br />

del pianeta come uno solo ed indivisibile), principio di ecologia<br />

(l’Agricoltura Biologica dovrebbe essere basata su sistemi e cicli<br />

ecologici viventi, lavorare con essi, emularli ed aiutare a<br />

sostenerli), principio di giustizia (l’Agricoltura Biologica dovrebbe<br />

costruire sui rapporti che assicurano la giustizia in rispetto<br />

all’ambiente comune e le opportunità di vita), principio della<br />

cautela (l’Agricoltura Biologica dovrebbe essere gestita in modo<br />

precauzionale e responsabile per proteggere la salute ed il<br />

benessere delle generazioni presenti e future e dell’ambiente).<br />

128


Q<br />

− QUASSIA, è un insetticida naturale derivato dall’albero della<br />

Quassia amara e dal Picrasma excelsa (Quassia giamaicana). I<br />

principi attivi sono quassina e neoquassina. La Quassia, oltre ad<br />

essere una pianta medicinale, è usata come repellente per cani e<br />

gatti. Agisce sul sistema nervoso, sia per contatto che per<br />

ingestione. Presentando una persistenza limitata la sua azione è<br />

piuttosto ridotta. Campo di applicazione: orticoltura, frutticoltura,<br />

viticoltura, silvicoltura, giardinaggio. Presenta bassa tossicità.<br />

R<br />

− RESISTENZA, è quella capacità che posseggono gli insetti di<br />

adattarsi in un certo lasso di tempo alle molecole dei pesticidi, i<br />

quali devono essere somministrati in dosi sempre maggiori per<br />

continuare a garantire lo stesso effetto iniziale. Questo fino a<br />

quando non si riveleranno del tutto inadeguati ed andranno allora<br />

sostituiti con preparati a base di altre molecole (questo è avvenuto<br />

ad es. con il DDT).<br />

− ROTAZIONI, le piante si succedono sullo stesso appezzamento<br />

seguendo una sequenza predeterminata sulla base delle<br />

caratteristiche aziendali.<br />

− ROTENONE, è un alcaloide, isolato per la prima volta nel 1895. É<br />

estratto dalle radici di alcune piante tropicali della famiglia delle<br />

leguminose: Derris elliptica, Derris spp., Lonchocarpus utilis,<br />

Tephrosia spp. Il Rotenone è soggetto a rapida decomposizione<br />

se esposto alla luce ed all’aria. Ha un ampio spettro d’azione,<br />

agendo contro lepidotteri, ditteri, coleotteri, ecc.. É anche usato in<br />

medicina veterinaria contro le mosche di Hypoderma.<br />

− SAU, Superficie Agricola Utilizzata.<br />

S<br />

− SINTETICO, prodotto creato con processo industriale chimico.<br />

Include sia i prodotti che non si trovano in natura che quelli che<br />

simulano invece prodotti realmente esistenti.<br />

− SISTEMI AGRICOLI A BASSO IMPATTO AMBIENTALE<br />

utilizzano inputs interni all’azienda senza necessità di<br />

approvvigionamento esterno di concimi, pesticidi, ecc., il tutto allo<br />

129


scopo di ridurre l’impatto ambientale, i costi di produzione ed i<br />

rischi per la salute dell’operatore e del consumatore. L’adozione di<br />

questi sistemi agricoli risulta conveniente anche dal punto di vista<br />

economico, in quanto, seppure il minore ricorso ad inputs<br />

produttivi provoca un inevitabile calo delle produzioni, si riducono<br />

notevolmente pure i costi di acquisto di fertilizzanri, pesticidi,<br />

diserbanti, ecc. (che costituiscono la voce di bilancio più onerosa<br />

per le aziende convenzionali). Questi sistemi agricoli pongono<br />

inoltre le basi per un’agricoltura durevole nel tempo e sostenibile<br />

anche per le generazioni future.<br />

− SOVESCIO, pratica che consiste nel seminare singole colture<br />

erbacee (ad es. favino) o miscugli di più specie, senza l’obiettivo<br />

di raccoglierne i prodotti ma allo scopo di interrare le piante per<br />

incorporare nel terreno biomassa verde.<br />

− STG, Specialità Tradizionale Garantita.<br />

T<br />

− TERAPIA AIURVEDICA, utilizza prodotti derivati da piante<br />

officinali e minerali per sviluppare il sistema immunitario degli<br />

animali.<br />

− TRACCCIABILITA’, si riferisce alla possibilità di seguire un<br />

alimento in tutte le fasi della sua produzione, trasformazione e<br />

commercializzazione: “dall’azienda alla tavola”.<br />

− UBA, Unità di Bestiame Adulto<br />

U<br />

V<br />

− VERMICOMPOST, miscela di rifiuti organici parzialmente<br />

decomposti e secrezioni di vermi. Contiene parti di piante, di cibo,<br />

materiale usato come lettiera dei vermi, bozzoli, vermi stessi ed<br />

organismi associati.<br />

− WHO (=OMS), Organizzazione Mondiale della Sanità.<br />

W<br />

− WWOOF, (Willing Workers On Organic Farms) lavoratori volontari<br />

nelle aziende agricole biologiche, è un network internazionale di<br />

scambio che offre vitto, alloggio e tirocinio pratico in cambio di<br />

130


lavoro. Sono possibili esperienze di varia durata. Il WWOF offre<br />

eccellenti opportunità formative per chi vuole avvicinarsi al<br />

biologico, scambi di vita rurale, culturali, ed infinite opportunità di<br />

conoscenza dei movimenti del biologico. (www.wwoof.org).<br />

Z<br />

− ZONA DI RISPETTO, zona di confine che delimita un’azienda<br />

biologica, da una convenzionale, potenzialmente in grado di<br />

contaminare l’ambiente con sostanze quali pesticidi ed altri<br />

prodotti vietati nel biologico.<br />

131


BIBLIOGRAFIA<br />

• Sir Albert Howard, An Agricultural Testament, Oxford<br />

University Press, 1940 - Opera tradotta in italiano con il titolo<br />

“I diritti della Terra, alle radici dell’agricoltura naturale”,<br />

Edizioni Slow Food, Bra (CN), 2005.<br />

• The IFOAM norms for organic production and processing.<br />

Edizioni IFOAM, Bonn, 2005.<br />

• Code of good practice for setting social and environmental<br />

standards. Edizioni ISEAL, Bonn, 2004.<br />

• Vincenzo Vizioli, Conversione al biologico, linee guida per<br />

gestire il passaggio dell’azienda convenzionale al metodo di<br />

agricoltura biologica. Edizioni AIAB, Roma, 2003.<br />

SITI INTERNET<br />

• http://www.sinab.it - Portale del Sistema d’informazione<br />

nazionale sull’agricoltura biologica del Ministero italiano delle<br />

Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.<br />

• http://www.aiab.it - Portale dell’Associazione Italiana per<br />

l’Agricoltura Biologica.<br />

• http://www.cittadelbio.it - Il Portale del network delle Città<br />

del Bio.<br />

• http://www.ifoam.org - Sito della Federazione<br />

Internazionale dei Movimenti di Agricoltura Biologica.<br />

• http://ec.europa.eu/agriculture/organic - nuovo sito ufficiale<br />

dell’Unione Europea sull’agricoltura biologica.<br />

132


Coltivazione<br />

biologica dei<br />

seminativi<br />

133<br />

Progetto<br />

ECOLEARNING<br />

ES/07/LLP-LdV/TOI/149026<br />

QUESTIONARIO<br />

(da inviare a Biocert per fax allo 081 7612734 o per e-mail: biocert@biocert.it)<br />

Il presente questionario ha lo scopo di rilevare il livello di gradimento dell’opera da parte delle<br />

diverse tipologie di utenza e di raccoglierne tutti i suggerimenti, al fine di migliorare<br />

costantemente nel tempo la qualità del servizio offerto. Le informazioni trasmesse saranno<br />

trattate in modo anonimo. Solo coloro che intendono ricevere gratuitamente gli aggiornamenti<br />

successivi dell’opera dovranno espressamente autorizzare l’Associazione Biocert al<br />

trattamento dei dati personali, compilanto e firmando la nota in calce.<br />

1. Da quale fonte ha appreso dell’esistenza del presente manuale?<br />

□ Internet □ rivista □ in fiera □ da un collega □ altro (specificare)<br />

__________________________________________________________<br />

2. La lettura del manuale ha soddisfatto le sue aspettative?<br />

□ in pieno □ solo in parte □ per niente<br />

3. Ha letto altri manuali del progetto Ecolearning?<br />

□ no □ si (specificare)<br />

_________________________________________________________<br />

4. Cosa le piacerebbe fosse inserito o modificato nelle prossime edizioni?<br />

__________________________________________________________<br />

Grazie per il tempo che ci ha dedicato e si ricordi di compilare la nota in calce<br />

se desidara ricevere gratuitamente gli aggiornamenti del manuale.<br />

---- nota di autorizzazione al trattamento dei dati personali ---------------------------------<br />

_l_ sottoscritt_ _________________________ , residente in<br />

_________________________ (___) alla Via ____________________________ ,<br />

Tel. ______________ Fax ______________ E-mail ______________________ ,<br />

eventuale sito web _________________________________________________ ,<br />

autorizza il trattamento dei propri dati personali, ivi compresi quelli sensibili, ai sensi e per gli effetti del D. Lgs.<br />

30.06.03 N. 196, al solo fine di essere inserito nell’elenco dei fruitori dei servizi formativi, gestito<br />

dall’Associazione Biocert con sede in Napoli alla Via Tasso 169, e ricevere gratuitamente gli aggiornamenti<br />

successivi dell’opera acquistata. Il responsabile del trattamento dei dati è il Sig. Salvatore Basile, presidente<br />

dell’Associazione Biocert.<br />

Luogo, data, firma


Partners del progetto comunitario “ECOLEARNING” - ES/07/LLP-LdV/TOI/149026<br />

STPKC<br />

Instituto de Formación y Estudios Sociales<br />

MADRID - SPAGNA<br />

Sito web: http://www.ifes.es<br />

Unión de Pequeños Agricultores y<br />

Ganaderos<br />

MADRID - SPAGNA<br />

Sito web: http://www.upa.es<br />

Formación 2020 S.A.<br />

MADRID - SPAGNA<br />

Sito web: http://www.formacion2020.es<br />

AGROLINK<br />

SOFIA - BULGARIA<br />

Sito web: http://www.agrolink.org<br />

ARAD - Asociatia Romana Pentru Agricultura<br />

Durabila<br />

FUNDULEA - ROMANIA<br />

Sito web: http://www.agriculturadurabila.ro<br />

BFW – Berufsfortbildungswerk Gemeinnützige Bildungseinrichtung<br />

des DGB Gmbh - Competence Center EUROPA<br />

HEIDELBERG - GERMANIA<br />

Sito web: http://www.bfw.eu.com<br />

BIOCERT Associazione<br />

NAPOLI – ITALIA<br />

Sito web: http://www.biocert.it<br />

Escola Superior Agrária<br />

Instituto Politécnico de Viana do Castelo<br />

PONTE DE LIMA – PORTOGALLO<br />

Sito web: http://www.esa.ipvc.pt<br />

MÖGÉRT - Magyar Ökológiai<br />

Gazdálkodásért Egyesület<br />

BUDAPEST - HUNGARY<br />

Sito web: http://www.mogert.uni-corvinus.hu<br />

STPKC - Swedish TelePedagogic<br />

Knowledge Center<br />

NYKÖPING - SWEDEN<br />

Sito web: http://www.pedagogic.com<br />

134

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