COLTIVAZIONE BIOLOGICA DEI SEMINATIVI - IFES
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ES/07/LLP-LdV/TOI/149026<br />
<strong>COLTIVAZIONE</strong> <strong>BIOLOGICA</strong><br />
<strong>DEI</strong> <strong>SEMINATIVI</strong><br />
Edizione italiana<br />
a cura di Biocert
<strong>COLTIVAZIONE</strong> <strong>BIOLOGICA</strong><br />
<strong>DEI</strong> <strong>SEMINATIVI</strong><br />
Edizione italiana<br />
a cura di Biocert
Il presente manuale è stato elaborato nell’ambito del<br />
Programma comunitario per l’apprendimento permanente<br />
Progetto multilaterale di trasferimento dell’innovazione Leonardo da Vinci<br />
ECOLEARNING - ES/07/LLP-LdV/TOI/149026<br />
La versione italiana è stata curata da:<br />
© BIOCERT Associazione<br />
Via Tasso 169 i – 80127 Napoli – Italia<br />
Tel. +39 081 7613830 Fax 081 7612734<br />
biocert@biocert.it<br />
www.biocert.it<br />
Edizioni Biocert – Napoli, 2008<br />
Il presente progetto è finanziato con il<br />
sostegno della Commissione europea.<br />
L'autore è il solo responsabile di questa<br />
pubblicazione e la Commissione declina ogni<br />
responsabilità sull'uso che potrà essere fatto<br />
delle informazioni in essa contenute.
INDICE<br />
INTRODUZIONE ………………..……………………………………… 7<br />
CAPITOLO 1. GESTIONE DI UN’AZIENDA AGRICOLA <strong>BIOLOGICA</strong> .. 10<br />
1.1. Supervisione e controllo dell’applicazione della<br />
normativa vigente …………………………………...…… 10<br />
1.1.a Conversione al biologico di un’azienda agricola<br />
1.1.b Certificazione biologica (nel rispetto della<br />
normativa comunitaria e degli standard IFOAM)<br />
1.1.c Rapporti formali con l’Ente di certificazione<br />
1.1.d Misure di sostegno al biologico<br />
1.2. Pianificazione della produzione, monitoraggio e<br />
Controllo ……………………………………………………. 28<br />
1.2.a Storia colturale del sito<br />
1.2.b Valutazione delle esigenze colturali<br />
1.2.c Controllo fitosanitario e fabbisogno nutrizionale<br />
CAPITOLO 2. COMMERCIALIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI<br />
DA AGRICOLTURA <strong>BIOLOGICA</strong> …………………. 36<br />
2.1. Pianificazione e gestione degli acquisti ……………… 40<br />
2.1.a Scelta dei fornitori<br />
2.1.b Scelta dei canali di approvvigionamento<br />
2.2. Commercializzazione delle produzioni aziendali …… 43<br />
2.2.a Scelta dei clienti<br />
2.2.b Come vendere il prodotto da agricoltura biologica<br />
CAPITOLO 3. <strong>COLTIVAZIONE</strong> <strong>BIOLOGICA</strong> <strong>DEI</strong> <strong>SEMINATIVI</strong> ...... 52<br />
3.1 Rotazioni colturali – Creare un sistema di diversità<br />
3.1.a Diversità e varietà<br />
3.1.b Molti elementi da combinare tra loro<br />
3.1.b.i Rotazione colturale bilanciata<br />
3.1.b.ii Effetti della precessione colturale e<br />
caratteristiche delle coltivazioni
3.1.c Prato pascolo alla base della rotazione colturale<br />
3.2 Il suolo – una risorsa rinnovabile ……………………… 59<br />
3.2.a Organismi del suolo e loro processi vitali<br />
3.2.a.i La fauna del suolo<br />
3.2.a.ii La microflora del suolo<br />
3.2.b Le radici e lo sviluppo dell’apparato radicale<br />
3.2.b.i Sviluppo della radice<br />
3.2.b.ii Interazione tra radice e microrganismi<br />
3.2.c Decomposizione della materia organica<br />
3.2.c.i Ricambio dell’azoto nel suolo<br />
3.2.c.ii Effetto del rapporto carbonio/azoto sul<br />
ciclo dell’azoto<br />
3.2.c.iii Influenza dell’humus sulle colture<br />
3.2.d Influenza della struttura del suolo sullo<br />
sviluppo di radici e microrganismi<br />
3.2.d.i PH e misura del livello di acidità<br />
3.2.d.ii Formazione degli aggregati e struttura del<br />
suolo<br />
3.2.d.iii L’effetto delle pratiche colturali sulla<br />
vita e la struttura del suolo<br />
3.3 Nutrienti della pianta – Circolazione e gestione …….. 82<br />
3.3.a L’importanza dell’approccio olistico<br />
3.3.b Relazioni con il suolo<br />
3.3.c Il ruolo centrale delle colture azoto-fissatrici<br />
3.3.d La circolazione delle sostanze nutrienti deve<br />
aumentare<br />
3.3.e Bilancio nutrizionale delle piante e programma di<br />
fertilizzazione<br />
3.3.e.i Bilancio nutrizionale delle piante come<br />
base delle decisioni gestionali<br />
3.3.f Valutazione delle precessioni colturali ed<br />
elaborazione del piano di rotazione<br />
3.3.f.i La capacità delle colture di utilizzare i<br />
nutrienti<br />
3.3.f.ii Importanza delle precessioni colturali<br />
3.4 Flora spontanea – Ecologia e strategia ………………. 90<br />
3.4.a Ci sono più infestanti nei terreni biologici?<br />
3.4.b Biologia delle infestanti<br />
3.4.c La flora spontanea può essere assecondata o<br />
scoraggiata<br />
3.4.c.i Competizione tra colture e flora spontanea
3.5 Cereali – Produrre per un mercato di qualità ............... 96<br />
3.5.a Incremento della fertilità e sviluppo della struttura<br />
3.5.b Fattibilità economica<br />
3.5.c Condizioni necessarie per la coltivazione biologica<br />
dei cereali<br />
3.5.c.i Tipo di suolo, stato dei nutrienti e<br />
precessione colturale<br />
3.5.c.ii La situazione delle infestanti<br />
3.5.c.iii Utilizzare il letame dove ce n’è bisogno<br />
3.5.c.iiii Semi biologici sani per la coltivazione<br />
biologica<br />
3.5.c.iiiii Scelta della varietà<br />
3.5.d Varietà dei semi nella pratica<br />
3.5.d.i Segale<br />
3.5.d.ii Grano duro<br />
3.5.d.iii Grano tenero<br />
3.5.d.iiii Avena<br />
3.5.d.iiiii Orzo<br />
3.5.e Coltivare per ottenere alimenti di alta qualità<br />
3.5.e.i Evitare le tossine provocate dal Fusarium<br />
3.5.e.ii Limitare la presenza di Segale cornuta<br />
3.5.f Mercato ed aspetti economici<br />
3.5.f.i Un mercato ridotto ma in crescita<br />
3.5.f.ii Coltivare per un mercato di qualità<br />
3.5.f.iii L’importanza del profitto complessivo<br />
3.5.f.iiii Comparazione dei costi<br />
GLOSSARIO ………………………………………...………………… 119<br />
BIBLIOGRAFIA / SITI INTERNET ................................................. 132
INTRODUZIONE<br />
Questo manuale rappresenta l’adattamento e l’evoluzione del lavoro<br />
realizzato nel 2006 con il progetto comunitario Leonardo da Vinci<br />
“Forecologia” (numero di riferimento ES/03/B/F/PP-149080). La<br />
presente versione è il frutto del lavoro di un team di esperti<br />
appartenenti ad organizzazioni di diversi Paesi europei: Spagna<br />
(<strong>IFES</strong>-Instituto de Formación y Estudios Sociales, UPA-Unión de<br />
Pequeños Agricultores y Ganaderos, Formación 2020 S.A.), Bulgaria<br />
(AGROLINK), Italia (Associazione Biocert), Svezia (STPKC-Swedish<br />
TelePedagogic Knowledge Center), Germania (BFW - Centro di<br />
Competenza Europa), Portogallo (Escola Superior Agrária de Ponte<br />
de Lima), Romania (ARAD-Associazione rumena per l’agricoltura<br />
sostenibile), Ungheria (MÖGÉRT-Associazione Ungherese per<br />
l’Agricoltura biologica).<br />
Il manuale è stato messo a punto nell’ambito del progetto comunitario<br />
per l’apprendimento permanente Leonardo da Vinci “Ecolearning”<br />
(numero di riferimento ES/07/LLP-LdV/TOI/149026).<br />
I principali destinatari di questo manuale sono quindi i lavoratori<br />
professionisti del settore agricolo, con particolare riguardo ai titolari<br />
delle piccole imprese. Si tratta pertanto di materiale formativo<br />
destinato alla riqualificazione professionale ed alla formazione<br />
continua degli addetti del settore primario.<br />
I contenuti del presente manuale sono i seguenti:<br />
1. il primo capitolo è dedicato alle problematiche gestionali e<br />
tratta gli aspetti della conversione aziendale al biologico, della<br />
certificazione delle produzioni sulla base della normativa europea<br />
e degli standards IFOAM, l’attività degli Enti di certificazione, la<br />
tracciabilità e la certificazione di filiera, gli strumenti di supporto<br />
alle attività delle aziende agricole biologiche.<br />
Poichè l’agricoltura biologica richiede una particolare cura nella<br />
programmazione della produzione, questo capitolo si sofferma<br />
anche sullo studio del contesto territoriale in cui si svolge l’attività,<br />
e sull’analisi della storia del sito e delle sue peculiarità e<br />
problematicità.<br />
2. Un secondo capitolo tratta la pianificazione e la gestione<br />
degli acquisti (in considerazione del fatto che tutti gli inputs<br />
devono a loro volta essere prodotti con il metodo biologico) e la<br />
scelta dei canali di approvvigionamento.<br />
Vengono inoltre fornite le nozioni fondamentali sulla<br />
commercializzazione delle produzioni biologiche,<br />
dall’individuazione della clientela alla scelta dei canali di<br />
distribuzione.<br />
7
3. Il terzo capitolo tratta gli aspetti specifici della coltivazione<br />
biologica dei seminativi, quali l’impostazione delle rotazioni<br />
colturali, le tecniche di conservazione del suolo, la gestione della<br />
fertilità, la difesa fitosanitaria, il contenimento della flora<br />
spontanea e tutte le altre principali problematiche connesse alla<br />
gestione integrata dell’agro-eco-sistema.<br />
Il contenuto di questo capitolo è stato scritto dall’agronoma<br />
svedese Inger Källander, dal 1994 presidentessa<br />
dell’associazione degli agricoltori svedesi ed agricoltore biologico<br />
sin dal 1973. La dott.ssa Källander è anche una formatrice.<br />
4. Chiude il manuale un glossario con i principali termini utilizzati in<br />
agricoltura biologica.<br />
8
CAPITOLO 1. GESTIONE DI UN’AZIENDA AGRICOLA <strong>BIOLOGICA</strong><br />
1.1 Supervisione e controllo dell’applicazione della normativa vigente.<br />
La normativa europea sull’agricoltura biologica apre nuove strade per<br />
i produttori agricoli, consentendo lo sviluppo di un’agricoltura<br />
rispettosa dell’ambiente, in grado di ottenere alimenti sicuri e di<br />
qualità. Il primo regolamento comunitario che ha disciplinato in modo<br />
completo ed univoco, per tutti i Paesi dell’Unione Europea, il metodo<br />
di produzione biologico degli alimenti è stato il Reg. CEE n° 2092/91.<br />
Dopo una lunga serie di aggiornamenti ed integrazioni, Il regolamento<br />
è stato sostituito dalla normativa entrata in vigore il 1° gennaio 2009,<br />
costituita dal Reg. CE 834/2007 22 e dalle norme attuative contenute<br />
nel Reg. CE n° 889/2008 23 .<br />
22<br />
Regolamento (CE) N. 834/2007 del Consiglio del 28 giugno 2007,<br />
pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea n. L 189/1 del<br />
20.07.2007, relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti<br />
biologici e che abroga il Regolamento (CEE) n° 2092/91.<br />
23<br />
Regolamento (CE) N. 889/2008 della Commissione del 5 settembre 2008,<br />
pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea n. L 250/1 del<br />
18.09.2008, recante modalità di applicazione del regolamento (CE) n.<br />
834/2007 del Consiglio relativo alla produzione biologica e all'etichettatura dei<br />
prodotti biologici, per quanto riguarda la produzione biologica, l'etichettatura e<br />
i controlli.<br />
10
E’ inoltre da evidenziare che stiamo parlando di un sistema fondato su<br />
base volontaria, il cui logo può essere usato in aggiunta ad altri<br />
marchi, pubblici o privati, che servano ad identificare le produzioni da<br />
agricoltura biologica. In tutta l’Unione Europea per etichettare come<br />
biologico un prodotto, esso deve innanzitutto essere conforme al<br />
dettato normativo, che ne stabilisce i requisiti minimi per la<br />
produzione, trasformazione ed importazione da Paesi terzi, comprese<br />
le procedure per il controllo e la certificazione, l’etichettatura e la<br />
commercializzazione. Questo tipo di etichettatura potrà essere<br />
utilizzata solo da quei produttori i cui sistemi produttivi e le cui<br />
produzioni siano state controllate e dichiarate conformi alla normativa<br />
comunitaria. Un primo logo che contraddistingue le produzioni da<br />
agricoltura biologica è stato definito a livello europeo sin dall’anno<br />
2000. La nuova normativa dispone però l’istituzione di un nuovo logo,<br />
che sarà in seguito definito e diverrà obbligatorio a partire dal 1° luglio<br />
2010 (Reg. CE N° 967/2008 24 ). Il logo può essere applicato<br />
esclusivamente sui prodotti trasformati in cui almeno il 95% degli<br />
ingredienti provenga a sua volta da agricoltura biologica, e la cui<br />
lavorazione, confezionamento ed etichettatura siano avvenute<br />
nell’Unione Europea o in un Paese con un sistema di certificazione<br />
equivalente a quello europeo.<br />
Immagine 1: vecchio logo europeo per le produzioni da agricoltura biologica<br />
24 Regolamento (CE) N. 967/2008 del Consiglio del 29 settembre 2008,<br />
pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea n. L 264/1 del<br />
3.10.2008, recante modifica del regolamento (CE) n. 834/2007 relativo alla<br />
produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici.<br />
11
Il successo del biologico è legato proprio al sistema europeo di<br />
certificazione, che garantisce una tracciabilità totale del prodotto. La<br />
Commissione Europea considera una priorità assoluta della<br />
tracciabilità (la possibilità di seguire il percorso di un prodotto dalla<br />
fase iniziale di produzione alla vendita e viceversa). Sin dal gennaio<br />
2005, con il Regolamento comunitario n° 178/2002, è divenuta<br />
obbligatoria per le aziende alimentari l’adozione di un sistema di<br />
tracciabilità. La normative stabilisce anche i principi ed i requisiti<br />
generali della legislazione alimentare, istituisce l'Autorità europea per<br />
la sicurezza alimentare e fissa le procedure nel campo della sicurezza<br />
alimentare.<br />
La tracciabilità assume un’importanza sempre maggiore per gli<br />
operatori della filiera agroalimentare, le istituzioni ed i consumatori, in<br />
relazione alla sicurezza alimentare (basti pensare alla crisi della BSE)<br />
ed alla “garanzia della provenienza” (ad es. garanzia della non<br />
contaminazione con OGM). Un sistema efficace di tracciabilità<br />
consente inoltre di prendere rapidamente decisioni e contromisure nel<br />
caso di emergenze sanitarie lungo la filiera agroalimentare,<br />
consentendo l’individuazione delle cause (si parla infatti di<br />
“tracciabilità delle responsabilità”).<br />
La tracciabilità di filiera comporta la raccolta dei dati “dal campo alla<br />
tavola”, al fine di comprendere le variabili produttive e qualitative, il<br />
comportamento del prodotto durante la sua conservazione, il controllo<br />
dei costi di produzione, le responsabilità interne (operatori) ed esterne<br />
(clienti e fornitori). Tale massa di informazioni deve essere gestita<br />
mediante veri e propri “sistemi informativi di filiera” con vari punti di<br />
accesso (al pubblico, all’autorità sanitaria e agli organismi di<br />
certificazione, ai responsabili tecnici e al management aziendale)<br />
nell’ottica di una precisa volontà di trasparenza, per consolidare il<br />
rapporto di fiducia con tutti gli operatori della filiera produttiva e<br />
distributiva e con il consumatore finale. Per raggiungere questi<br />
obiettivi i documenti principali da predisporre sono:<br />
a) il Disciplinare Tecnico (o Manuale) di tracciabilità della filiera, il<br />
cui principio è quello di scrivere tutto ciò che si fa (… e poi fare<br />
quello che si è scritto!) per garantire la tracciabilità della filiera.<br />
b) il Sistema Documentale che è composto da procedure operative,<br />
procedure tecniche, istruzioni di lavoro e modulistica che le singole<br />
aziende della filiera devono adottare per garantire il corretto<br />
funzionamento del sistema di tracciabilità.<br />
12
c) lo Schema di Certificazione che indica le regole tramite le quali<br />
l’organismo di controllo e gli operatori di filiera si interfacciano per<br />
garantire la conformità del prodotto alla norma di riferimento.<br />
d) il Diagramma di Flusso che rappresenta lo schema in cui si<br />
individuano le varie fasi da cui è composto il processo produttivo e<br />
si evidenziano i punti critici per la perdita di tracciabilità; è quindi il<br />
documento che descrive la storia di una unità di prodotto (intesa<br />
come il lotto minimo che si avvicini il più possibile alla singola<br />
confezione di prodotto).<br />
e) il Piano dei Controlli, documento che ordina tipo e modalità delle<br />
operazioni da effettuare per la verifica delle specifiche del prodotto<br />
durante il ciclo produttivo (prelievo campioni, analisi chimiche,<br />
laboratori, ecc..). Tali verifiche vengono condotte normalmente sia<br />
dall’azienda capo-filiera che da un ente terzo, nel caso di<br />
certificazione. Naturalmente per le filiere agrobiologiche<br />
fondamentale risulta l’attività svolta degli Organismi di controllo e<br />
certificazione, autorizzati dalle singole Autorità nazionali in<br />
conformità al regolamento comunitario. Questi Organismi operano<br />
infatti sulla base di manuali operativi altamente specializzati,<br />
impostati in modo tale da garantire un controllo di filiera completo<br />
in tutte le sue fasi.<br />
1.1.a Conversione al biologico di un’azienda agricola<br />
Gli operatori agricoli che intendono produrre con il metodo biologico<br />
devono riporre molta attenzione nella fase di riconversione produttiva,<br />
sia dal punto di vista tecnico che da quello burocratico, rispettando gli<br />
standards normativi e sottoponendo l’azienda al controllo di un ente di<br />
certificazione (accreditato dalla competente Autorità nazionale). In<br />
questa fase è consigliabile farsi supportare da un’associazione del<br />
settore o dai centri di assistenza pubblica.<br />
Dal punto di vista tecnico la conversione rappresenta quel periodo in<br />
cui l’azienda, in precedenza gestita con tecniche convenzionali, pone<br />
le basi per una corretta e proficua adozione del metodo di produzione<br />
biologico. Possiamo definire come “conversione burocratica” quella<br />
durante la quale i prodotti non possono essere etichettati come<br />
provenienti da agricoltura biologica e come “conversione agronomica”<br />
quella che si pone l’obiettivo di mettere a punto in azienda il metodo di<br />
produzione biologico dal punto di vista tecnico.<br />
La normativa comunitaria definisce tutti i requisiti che deve possedere<br />
un’azienda agricola per passare al biologico, compreso il rispetto del<br />
periodo di conversione, che normalmente è di due anni per le colture<br />
erbacee e di tre anni per quelle arboree. L’Ente di certificazione può<br />
13
anche decidere di allungare od abbreviare questo periodo, che<br />
comunque non potrà mai scendere al di sotto di un anno.<br />
Gli operatori devono elaborare un piano di riconversione, che deve<br />
essere preventivamente approvato dall’ente di certificazione.<br />
1.1.b Certificazione biologica (nel rispetto della normativa<br />
comunitaria e degli standards IFOAM)<br />
La normativa comunitaria prevede che ciascuno stato membro debba<br />
adottare un proprio sistema di controllo e certificazione ed individuare<br />
l’Autorità competente della supervisione del sistema e<br />
dell’accreditamento degli enti di certificazione (vedere Tabella 1), che<br />
devono operare in conformità agli standards internazionali delle<br />
norme EN 45011 / ISO 65.<br />
14
Tabella 1: Elenco degli Enti di certificazione accreditati in Italia<br />
Nome<br />
Associazione Suolo e Salute<br />
Istituto per la Certificazione Etica<br />
e Ambientale - ICEA<br />
Istituto Mediterraneo di<br />
Certificazione - IMC<br />
Bioagricert<br />
Consorzio Controllo Prodotti<br />
Biologici - CCPB<br />
cod.<br />
UE<br />
IT-<br />
ASS<br />
IT-<br />
ICA<br />
IT-<br />
IMC<br />
IT-<br />
BAC<br />
IT-<br />
CPB<br />
15<br />
Recapito<br />
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61032 Fano (Pu)<br />
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Gli operatori che producono, trasformano od importano prodotti da<br />
agricoltura biologica devono “notificare” l’inizio della loro attività alla<br />
competente Autorità di controllo nazionale. Lo schema di<br />
certificazione prevede che l’operatore debba fornire una precisa<br />
descrizione dell’unità di produzione, identificare in modo chiaro i<br />
magazzini, le aree di raccolta ed i luoghi di confezionamento. In<br />
seguito alla prima notifica di inizio attività di produzione con il metodo<br />
biologico, l’operatore deve comunicare annualmente all’Ente di<br />
certificazione il programma di produzione. Il Sistema di certificazione<br />
prevede che l’operatore descriva nel dettaglio il processo produttivo, il<br />
quale dovrà poi essere verificato, approvato e continuamente<br />
controllato dall’Ente di certificazione, anche attraverso il prelievo e<br />
l’analisi di campioni di prodotto, sia in azienda che nei luoghi di<br />
trasformazione e commercializzazione.<br />
L’obiettivo del sistema di certificazione, attraverso le verifiche iniziali<br />
ed il monitoraggio successivo, è quello di dare al consumatore una<br />
certificazione “certa ed indipendente” delle produzioni ottenute nel<br />
rispetto della normativa vigente sull’agricoltura biologica.<br />
L’Attività degli Enti di certificazione è sostenuta grazie al pagamento<br />
da parte degli operatori controllati di una quota di controllo, stabilita<br />
sulla base delle dimensioni e della tipologia produttiva dell’azienda. In<br />
ogni caso la quota di controllo deve permettere di coprire tutte le<br />
spese sostenute dall’Ente di certificazione per lo svolgimento delle<br />
attività di controllo e certificazione.<br />
Dobbiano considerare che la parola “biologico” non ha lo stesso<br />
significato in tutto il Mondo, in quanto a livello internazionale non<br />
esistono standard comuni.<br />
La Federazione Internazionale dei Movimenti dell’Agricoltura Biologica<br />
(IFOAM) nelle norme identificate come “Basic Standards” descrive<br />
come un alimento da agricoltura biologica debba essere prodotto,<br />
trasformato, condizionato. Tali norme sono costituite da “Principi<br />
generali”, (Tabella n° 2), raccomandazioni, e riflettono lo stato dell’arte<br />
del metodo di produzione e trasformazione biologico, definendo inoltre<br />
le norme di accreditamento degli enti di certificazione e gli standards<br />
che devono essere rispettati da tutte le organizzazioni nel mondo. In<br />
particolare l’applicazione delle norme serve ad evitare che l’uso di<br />
standard nazionali si trasformi in un’insormontabile barriera<br />
commerciale ed ostacoli di fatto la libera circolazione delle produzioni<br />
da agricoltura biologica 25 .<br />
25 The IFOAM Norms are available on IFOAM website: www.ifoam.org .<br />
18
L’IFOAM supporta lo sviluppo di standard locali in linea con gli<br />
obiettivi delle norme di base IFOAM. Gli standard internazionali e<br />
quelli locali possono così essere armonizzati proprio grazie al<br />
processo di approvazione.<br />
(Immagine 2: logo IFOAM)<br />
Le linee guida per l’armonizzazione delle produzioni agricole sono<br />
state dettate anche dalla FAO (Food and Agriculture Organization) e<br />
dal W.H.O. (World Health Organization). Queste linee guida risultano<br />
preziose per l’elaborazione delle nuove normative e regolamentazioni<br />
del settore. In particolare la Commissione del Codice Alimentare,<br />
operante nell’ambito di un programma congiunto FAO/WHO partito<br />
nel 1991 (con la partecipazione anche dell’IFOAM e delle Istituzioni<br />
europee), ha elaborato le line guida per la produzione, la<br />
trasformazione, l’etichettatura e la commercializzazione delle<br />
produzioni ottenute con il metodo biologico. Le disposizioni del Codice<br />
Alimentare sono perfettamente in linea con gli standards dell’IFOAM e<br />
con la normativa europea del biologico. Le linee guida sulle produzioni<br />
da agricoltura biologica rappresentano il fondamento di una serie di<br />
norme e programmi operativi attivati in diversi Paesi (a cominciare<br />
dalla stessa regolamentazione comunitaria). Queste linee guida ci<br />
dicono come ottenere prodotti da agricoltura biologica, in grado di<br />
rassicurare anche i consumatori circa la loro qualità e la bontà del<br />
processo produttivo. Il Codice costituisce una base importate per<br />
l’armonizzazione della normativa internazionale e per incrementare la<br />
fiducia dei consumatori. Sarà anche importante per l’applicazione del<br />
principio di equivalenza nell’ambito del WTO. Le linee guida per il<br />
biologico contenute nel Codice Alimentare saranno regolarmente<br />
aggiornate almeno ogni quattro anni, così come stabilito all’interno<br />
dello stesso Codice 26 . E’ opportuno ricordare che esistono anche leggi<br />
26 Ulteriori informazioni sul Codice Alimentare sono disponibili sul sito internet<br />
www.codexalimentarius.net. Si consiglia anche di consultare il sito Internet<br />
della FAO dedicato all’agricoltura biologica: www.fao.org/organicag.<br />
19
e marchi nazionali predisposti da molte nazioni europee, in alcuni casi<br />
risalenti a periodi antecedenti all’entrata in vigore della<br />
regolamentazione comunitaria. In qualche Paese le associazioni degli<br />
operatori dell’agricoltura biologica hanno anche formulato standards<br />
privati e schemi di certificazione, ancor prima della pubblicazione delle<br />
norme nazionali e comunitarie. Spesso sono proprio questi marchi<br />
privati ad avere la maggior fiducia da parte dei consumatori (ne<br />
esistono ad es. alcuni molto conosciuti in Inghilterra, Italia,<br />
Danimarca, Austria, Ungheria, Svezia, Svizzera). In Europa tutti gli<br />
operatori (produttori, trasformatori, importatori) interessati ad utilizzare<br />
questi marchi privati aggiuntivi devono rispettare oltre alla disciplina<br />
comunitaria anche i rispettivi standards privati. Questi richiedono<br />
infatti un controllo ed una certificazione aggiuntiva.<br />
Alcuni Enti di certificazione europei sono anche accreditati presso i<br />
Ministeri dell’Agricoltura americani e giapponesi, al fine di offrire agli<br />
operatori biologici europei la possibilità di esportare in quei paesi le<br />
loro produzioni. Le certificazioni rilasciate sono le seguenti: NOP 27 -<br />
National Organic Programme (vedere tabella 3) per gli Stati Uniti e<br />
JAS 28 - Japanese Agricultural Standard (vedere tabella 4), per il<br />
Giappone.<br />
Il Servizio Internazionale di Accreditamento Biologico (IOAS) è<br />
un’Organizzazione no-profit indipendente con sede in Delaware, USA<br />
che sovrintende il sistema mondiale di certificazione del biologico,<br />
attraverso procedure volontarie di accreditamento degli Enti di<br />
certificazione operanti nel settore del biologico 29 .<br />
L’Organizzazione IOAS implementa il programma di accreditamento<br />
IFOAM che garantisce a livello mondiale il rispetto dei principi<br />
biologici, contribuendo all’eliminazione delle barriere nazionali, grazie<br />
alla sua completa imparzialità.<br />
27 http://www.ams.usda.gov/nop/indexIE.htm<br />
28 http://www.maff.go.jp/soshiki/syokuhin/hinshitu/e_label/index.htm<br />
29 http://www.ioas.org<br />
20
Tabella 2: Principi dell’agricoltura biologica, elaborati dall’IFOAM<br />
Dopo un intenso processo partecipativo, nel settembre 2005,<br />
l’Assemblea generale IFOAM svoltasi ad Adelaide in Australia ha<br />
approvato la revisione dei “Principi di agricoltura biologica” *.<br />
Questi principi sono le radici dalle quali cresce e si sviluppa<br />
l’agricoltura biologica.<br />
Principio della salute<br />
L’Agricoltura Biologica deve sostenere e rafforzare la salute del suolo, delle piante, degli animali,<br />
degli esseri umani e del pianeta come un insieme unico ed indivisibile.<br />
Questo principio sottolinea che la salute degli individui e delle comunità non può prescindere<br />
dalla salute degli ecosistemi – suoli sani producono raccolti sani che favoriscono la salute degli<br />
animali e della gente.<br />
La salute è la totalità e l’integrità dei sistemi viventi. Non è semplicemente l’assenza di malattia,<br />
ma il mantenimento del benessere fisico, mentale, sociale ed ecologico. L’immunità, la resistenza<br />
e la rigenerazione sono caratteristiche fondamentali della salute.<br />
Il ruolo dell’agricoltura biologica, sia nell’attività agricola, che nella lavorazione, la distribuzione o<br />
il consumo, è di sostenere e rafforzare la salute degli ecosistemi e degli organismi, dal più piccolo<br />
abitante del suolo fino agli esseri umani. Particolarmente, l’agricoltura biologica intende produrre<br />
cibi nutrienti, di alta qualità, che favoriscono il benessere e la prevenzione delle malattie. In<br />
quest’ottica andrebbe evitato l’uso di fertilizzanti, pesticidi, medicine veterinarie ed additivi<br />
alimentari per animali che possano avere effetti dannosi sulla salute.<br />
Principio dell’ecologia<br />
L’Agricoltura Biologica deve basarsi su sistemi e cicli ecologici viventi, lavorare con essi, emularli<br />
ed aiutarli a sostenersi.<br />
Questo principio radica l’agricoltura biologica all’interno dei sistemi ecologici viventi. Afferma che<br />
la produzione deve essere basata su processi ecologici e di riciclo. Il nutrimento ed il benessere<br />
sono ottenuti mediante l’ecologia dell’ambiente produttivo specifico. Per esempio, nel caso delle<br />
colture si tratta del suolo vivente; per gli animali dell’agro-ecosistema; per i pesci e gli organismi<br />
marini dell’ambiente acquatico.<br />
I sistemi colturali, pastorali e di raccolta spontanea devono adattarsi ai cicli ed agli equilibri<br />
ecologici esistenti in natura. Questi cicli sono universali anche se si manifestano in modo diverso<br />
a seconda degli eco-sistemi locali. La gestione biologica deve essere adattata alle condizioni,<br />
all’ecologia, alla cultura ed alle dimensioni locali. Gli inputs esterni vanno ridotti attraverso la<br />
riutilizzazione, il riciclo e la gestione efficiente di materiali ed energia, al fine di mantenere e di<br />
migliorare la qualità dell’ambiente e di preservare le risorse.<br />
L’agricoltura biologica deve raggiungere l’equilibrio ecologico tramite la progettazione di sistemi<br />
agricoli, la creazione di habitat ed il mantenimento della diversità genetica ed agraria. Coloro che<br />
producono, trasformano, commerciano o consumano prodotti biologici devono proteggere<br />
l’ambiente comune, tenendo conto del paesaggio, del clima, degli habitat, della biodiversità,<br />
dell’aria e dell’acqua.<br />
Principio dell’equità solidale<br />
L’Agricoltura Biologica deve svilupparsi su rapporti che assicurino equità e solidarietà nei<br />
confronti dell’ambiente comune e delle necessità della vita.<br />
L’equità solidale è caratterizzata dall’eguaglianza, dal mutuo rispetto, dalla giustizia e dalla tutela<br />
di un mondo condiviso, sia nelle relazioni tra le persone che in quelle delle persone con gli altri<br />
esseri viventi.<br />
Questo principio stabilisce che coloro che sono impegnati nell’agricoltura biologica devono<br />
gestire le relazioni umane in modo tale da assicurare equità solidale a tutti i livelli ed a tutte le<br />
parti interessate: agricoltori, lavoratori, trasformatori, distributori, commercianti e consumatori.<br />
L’agricoltura biologica deve assicurare una buona qualità di vita a tutti coloro che ne sono<br />
coinvolti e contribuire alla sovranità alimentare ed alla riduzione della povertà. Essa mira alla<br />
produzione di una fornitura sufficiente di alimenti ed altri prodotti di buona qualità.<br />
Questo principio stabilisce pure che gli animali possano avere condizioni e opportunità di vita che<br />
rispettino la loro fisiologia, il loro comportamento naturale ed il loro benessere.<br />
21
Le risorse naturali ed ambientali usate per la produzione e il consumo dovrebbero essere gestite<br />
in un modo socialmente ed ecologicamente giusto e dovrebbero essere preservate per le<br />
generazioni future. L’equità solidale richiede che i sistemi di produzione, distribuzione e<br />
commercio siano aperti ed equi, e che tengano conto dei reali costi ambientali e sociali.<br />
Principio della cautela<br />
L’Agricoltura Biologica deve essere gestita in modo precauzionale e responsabile al fine di<br />
proteggere la salute ed il benessere delle generazioni presenti e future e dell’ambiente.<br />
L’agricoltura biologica è un sistema vivente e dinamico che risponde a esigenze e condizioni<br />
interne ed esterne. Chi pratica l’agricoltura biologica può aumentare l’efficienza e la produttività,<br />
ma senza compromettere la salute ed il benessere degli esseri viventi e dell’ambiente. Di<br />
conseguenza, le nuove tecnologie devono essere valutate con attenzione ed i metodi<br />
attualmente in uso sottoposti a revisione. Tenuto conto della conoscenza degli ecosistemi e<br />
dell’agricoltura, è necessario prestare la dovuta cautela preventiva.<br />
Questo principio afferma che la precauzione e la responsabilità sono concetti chiave nelle scelte<br />
di gestione, di sviluppo e di tecnologie nell’agricoltura biologica. La scienza è necessaria per<br />
assicurare che l’agricoltura biologica sia sana, sicura e rispettosa dell’ambiente. Tuttavia, la<br />
conoscenza scientifica da sola non è sufficiente. L’esperienza pratica, la saggezza e le<br />
conoscenze tradizionali ed indigene accumulate, soluzioni valide e collaudate nel tempo.<br />
L’agricoltura biologica deve prevenire rischi maggiori tramite l’adozione di tecnologie appropriate<br />
ed il rifiuto di quelle imprevedibili, quale l’ingegneria genetica. Le decisioni devono riflettere i<br />
valori ed i bisogni di tutti coloro che potrebbero subirne gli effetti, attraverso dei processi<br />
trasparenti e partecipativi.<br />
______<br />
* Le Norme IFOAM per le produzioni e le trasformazioni biologiche, Ed. IFOAM, Bonn, 2005<br />
(www.ifoam.org).<br />
22
Tabella 3: Il programma nazionale americano sul biologico (National Organic<br />
Programme - NOP)<br />
Il programma nazionale americano sul biologico (NOP) è stato implementato<br />
definitivamente il 21 ottobre 2002, sotto la direzione del Servizio Marketing Agricolo,<br />
una sezione del Dipartimento di stato per l’agricoltura degli Stati Uniti (USDA). Il<br />
NOP è una legge federale che prevede per tutti i prodotti biologici il rispetto di<br />
standards comuni e lo stesso sistema di certificazione.<br />
Le basi del programma nazionale per il biologico<br />
Il NOP ha sviluppato gli standards nazionali ed ha stabilito un sistema di certificazione del biologico fondato sulle<br />
indicazioni dei 15 membri del Comitato nazionale per gli standards del biologico (NOSB). Il NOSB è nominato dal<br />
Segretario di stato per l’agricoltura e comprende rappresentanti delle seguenti categorie: produttori agricoli;<br />
trasformatori, consumatori, ambientalisti, scienziati e Enti di certificazione. Oltre a considerare le indicazioni del<br />
NOSB, l’USDA nell’elaborazione di queste norme ha tenuto anche conto dei sistemi di certificazione<br />
precedentemente adottati dagli Stati e dai privati. Le norme del NOP sono flessibili al fine di potersi adattare al gran<br />
numero di produzioni agricole esistenti in ogni regione degli Stati Uniti.<br />
Cosa stabiliscono le norme NOP?<br />
Le norme proibiscono l’uso nella produzione e nella trasformazione dei prodotti biologici di Organismi geneticamente<br />
modificati, delle radiazioni, dei fanghi da acque reflue. Come regola generale sono consentite tutte le sostanze<br />
naturali (non chimiche di sintesi), mentre sono vietati tutti i prodotti chimici di sintesi. Tutte le eccezioni a queste<br />
regole sono contenute in un elenco valido a livello nazionale, contenuto in un’apposita sezione del regolamento.<br />
Le norme di produzione e trasformazione interessano le produzioni biologiche, la raccolta spontanea,<br />
l’allevamento biologico, il condizionamento e la trasformazione dei prodotti agricoli biologici. Le produzioni biologiche<br />
sono ottenute senza l’uso di pesticidi chimici, fertilizzanti derivati dal petrolio o dai fanghi delle acque reflue: Gli<br />
animali allevati con il metodo di produzione biologico devono essere alimentati con mangimi biologici ed avere libero<br />
accesso a spazi aperti. Non sono consentiti antibiotici ed ormoni per lo sviluppo.<br />
Le norme di etichettatura sono basate sulla percentuale di ingredienti biologici contenuti nel prodotto.<br />
− Prodotti etichettati "100% biologico" devono contenere solo ingredienti prodotti con il metodo biologico. Essi<br />
possono essere contrassegnati con il marchio del biologico USDA.<br />
− Prodotti etichettati "biologico" devono contenere almeno il 95% di ingredienti biologici. Essi possono essere<br />
contrassegnati con il marchio del biologico USDA.<br />
− Prodotti trasformati che contengono almeno il 70% ingredienti biologici possono riportare la frase "prodotto<br />
con ingredienti biologici" e mettere in evidenza sull’etichetta fino a tre ingredienti biologici o gruppi di alimenti<br />
biologici. Per esempio nel caso di una zuppa fatta con almeno il 70% di ingredienti biologici e precisamente<br />
con i soli vegetali biologici può essere contrassegnata come “fatta con piselli, patate e carote biologiche” o<br />
“fatto con vegetali biologici”. Tali prodotti non possono essere contrassegnati con il marchio del biologico<br />
USDA.<br />
− Prodotti trasformati che contengono meno del 70% di ingredienti biologici non possono riportare in etichetta<br />
il termine “biologico” ma possono identificare nell’elenco degli ingredienti quelli provenienti da agricoltura<br />
biologica.<br />
Le norme di certificazione stabiliscono i requisiti che devono possedere le produzioni ed i trasformati ottenuti con il<br />
metodo biologico per essere etichettati come tali dall’Ente di certificazione accreditato dall’USDA. Tra la<br />
documentazione che deve fornire l’operatore controllato c’è anche il piano di gestione dell’azienda biologica. Questo<br />
piano descrive, tra l’altro, tecniche e sostanze utilizzate nel processo produttivo, la descrizione delle operazioni<br />
colturali e delle procedure messe in atto per prevenire la contaminazione dei prodotti biologici con quelli<br />
convenzionali. Le norme di certificazione determinano inoltre i controlli da effettuarsi direttamente in azienda.<br />
Sono esentati dalla certificazione i produttori ed i trasformatori che sviluppano un giro d’affari annuo per i prodotti<br />
biologici superiore a $ 5.000. Essi possono etichettare i loro prodotti come biologici se rispettano le norme, ma non<br />
possono utilizzare il marchio del biologico USDA.<br />
Le norme di accreditamento stabiliscono i requisiti che un ente deve possedere per diventare Ente di certificazione<br />
riconosciuto dall’USDA. Esse servono innanzitutto a stabilire se un Ente di certificazione svolge la propria attività in<br />
modo corretto ed imparziale. L’ente deve dimostrare di impiegare personale con esperienza adeguata ed abilitato a<br />
controllare e certificare gli operatori biologici, adottando tutte le misure necessarie per prevenire conflitti di interesse<br />
e garantire una rigorosa riservatezza sulle informazioni assunte nell’espletamento del controllo.<br />
I prodotti agricoli importati possono essere venduti negli Stati Uniti solo se sono certificati dagli Enti di<br />
certificazione accreditati presso l’USDA. Quest’ultimo ha provveduto ad accreditare Enti di parecchi paesi stranieri.<br />
Esiste anche la possibilità che, su richiesta di un governo straniero, l’USDA provveda a riconoscere gli Enti di<br />
certificazione di quel paese, qualora le norme di accreditamento risultassero equivalenti a quelle americane.<br />
23
Tabella 4: JAS - Japanese Agricultural Standard<br />
Lo standard JAS per le produzioni agricole e le trasformazioni agroalimentari è stato creato nel 2000<br />
sulle basi delle linee guida sulle produzioni, trasformazioni, etichettatura e vendita degli alimenti biologici,<br />
fissate dalla Commissione del Codex Alimentarius.<br />
Il sistema di certificazione JAS è stato completato dal novembre 2005 con le norme sugli allevamenti<br />
biologici, le trasformazioni dei prodotti zootecnici biologici e l’alimentazione biologica degli animali.<br />
Possono applicare il marchio JAS sulle loro produzioni solo quelle aziende che sono controllate e certificate<br />
dagli Enti di certificazione iscritti nell’apposito Registro giapponese o da Enti di certificazione di altri paesi<br />
che adottano standards equivalenti a quelli giapponesi.<br />
Le norme JAS per le produzioni biologiche richiedono che, a partire dal 1° aprile 2001 (termine esteso poi al<br />
2002) tutti I prodotti etichettati come biologici siano certificati da un Ente di certificazione giapponese o<br />
straniero registrato presso il Ministero dell’Agricoltura e riportino in etichetta oltre al logo JAS anche il nome<br />
dell’Ente di certificazione autorizzato.<br />
Solo gli enti autorizzati possono rilasciare l’autorizzazione agli operatori di riportare nell’etichetta delle loro<br />
produzioni il marchio JAS.<br />
Il marchio JAS in quanto marchio di qualità è stato introdotto per garantire il mercato ed i consumatori<br />
giapponesi.<br />
Il Governo giapponese riconosce il regolamento europeo equivalente al proprio. Ossia i criteri per la<br />
certificazione e gli standards di riferimento per gli operatori del biologico che vogliono esportare i propri<br />
prodotti biologici in Giappone utilizzando il marchio JAS, sono gli stessi adottati nella Comunità Europea. Le<br />
norme "JAS" però in un caso escludono un prodotto ammesso invece già dal Reg. CEE2092/91 (allegato<br />
IIB) per il trattamento fogliare del melo: il cloruro di calcio. Le regole previste dal JAS presentano inoltre<br />
alcune limitazioni. Per esempio non includono le bevande alcoliche e i prodotti di origine animale, compresi i<br />
prodotti apistici. La normativa prevede che solo l’attività di trasformazione (etichettatura) e<br />
commercializzazione sia controllata da un Organismo di Certificazione Giapponese o estero (RFCO)<br />
riconosciuto dal MAFF. Rispettando comunque il regime di controllo Comunitario, il produttore ed il<br />
venditore finale devono accertarsi che anche gli ingredienti (dei fornitori) e le materie prime (dei subfornitori)<br />
siano certificate secondo il Reg. comunitario.<br />
Rispetto al Reg. comunitario le uniche differenze riguardanti l’etichettatura dei prodotti sono le seguenti:<br />
- se nel prodotto finito sono presenti ingredienti biologici e in conversione, dovrà essere specificato<br />
quali sono biologici e quali in conversione. L’UE, invece, non permette l’impiego di materie prime in<br />
conversione nella preparazione di prodotti multi ingrediente.<br />
- il marchio JAS deve sempre comparire sull’etichetta. Se il prodotto non presenta il marchio JAS, non<br />
potrà portare diciture del tipo: biologico, produzione biologica, completamente biologico, biologico<br />
estero, quota biologica X%, o qualsiasi altro riferimento al metodo di produzione biologico (anche se<br />
scritto in lingua inglese = organic).<br />
- se il prodotto finito non può riportare in etichetta il marchio JAS, ma i suoi ingredienti sì, è consentito<br />
scrivere, per esempio: insalata contenente verdure biologiche, oppure ketchup che contiene<br />
pomodoro biologico.<br />
Le norme "JAS" richiedono la presenza in azienda di due figure distinte, il “Responsabile del processo<br />
produttivo” e il “Responsabile della verifica di conformità del prodotto prima della vendita” (grading). Solo<br />
nelle aziende agricole i due ruoli possono essere ricoperti da una unica persona. Il responsabile del grading<br />
decide quali partite e lotti di prodotto sono realmente conformi al metodo biologico secondo le norme JAS e<br />
quali no per qualsiasi motivo.<br />
Tale figura sarebbe utile anche ai fini della conformità al Reg. comunitario poichè l’operatore è obbligato a<br />
comunicare all’ente di controllo qualsiasi dubbio sulla conformità del prodotto sospendendo la<br />
commercializzazione in attesa delle verifiche. (Fonte ICEA).<br />
24
1.1.c Rapporti formali con l’ente di certificazione<br />
Dal punto di vista amministrativo, una delle peculiarità del sistema di<br />
controllo, è rappresentato dagli impegni di trasmissione della<br />
documentazione ufficiale che l’operatore assume nei confronti<br />
dell’Autorità nazionale e dell’Ente di certificazione. L’operatore che<br />
intende conseguire la certificazione delle produzioni deve seguire la<br />
seguente procedura:<br />
1. Trasmissione della Notifica di inizio dell’attività di produzione<br />
con il metodo biologico all’Autorità nazionale competente ed<br />
all’Ente di certificazione scelto tra quelli in possesso del formale<br />
accreditamento. Successivamente alla trasmissione della notifica<br />
iniziale, l’operatore dovrà prontamente comunicare tutte le<br />
variazioni che dovessero intervenire riguardo ai dati del legale<br />
rappresentante dell’azienda, alle unità di produzione, alle tipologie<br />
produttive, ai luoghi di produzione ed alla superficie coltivata, ai<br />
metodi di produzione, ai processi produttivi ed alla tipologia dei<br />
prodotti. L’operatore deve inoltre comunicare tutti i cambiamenti<br />
relativi alla superficie aziendale, quali ad es. acquisizioni e<br />
cessioni di terreno, variazioni del titolo di possesso.<br />
2. Valutazione iniziale della documentazione, i documenti<br />
trasmessi dall’operatore saranno controllati dall’Ente di<br />
certificazione per una prima verifica formale. In caso di esito<br />
negativo, perché incompleta o non conforme, il responsabile del<br />
controllo informerà prontamente l’operatore circa le mancanze e<br />
le non conformità, chiedendogli eventualmente di integrare la<br />
documentazione entro un determinato lasso di tempo. Superato il<br />
termine prefissato, qualora l’Ente di certificazione non dovesse<br />
ricevere la documentazione integrativa, dovrà ritenersi nulla la<br />
richiesta di ingresso nel sistema di controllo del biologico.<br />
3. Prima visita ispettiva, il tecnico ispettore dell’Ente di<br />
certificazione dovrà verificare che le unità produttive,<br />
l’organizzazione e la gestione del processo produttivo siano<br />
conformi al dettato normativo. Il tecnico ispettore dovrà<br />
consegnare all’operatore i registri aziendali, spiegando nel<br />
dettaglio le modalità di inserimento delle informazioni relative a<br />
tutte le operazioni praticate, ai mezzi tecnici utilizzati ed alle<br />
produzioni commercializzate.<br />
4. Ingresso dell’operatore nel Sistema di controllo, sarà deciso<br />
dalla Commissione di certificazione, in seguito alla valutazione<br />
della documentazione aziendale e della relazione d’ispezione<br />
trasmessa dal tecnico.<br />
25
5. Attestato di conformità, riporterà l’esito positivo della<br />
valutazione, la tipologia produttiva aziendale, il codice assegnato<br />
all’operatore, la data di validità dell’attestato.<br />
6. Programma Annuale di Produzione, dovrà essere trasmesso<br />
dall’operatore all’Ente di certificazione entro il 31 gennaio di ogni<br />
anno, su apposita modulistica definita dall’Autorità nazionale<br />
responsabile del controllo. Solo per il primo anno in cui viene<br />
effettuata la notifica di inizio attività il Programma potrà essere<br />
trasmesso in ogni momento, comunque non oltre 30 gg. dalla data<br />
di ricevimento della comunicazione di ingresso nel Sistema di<br />
controllo. In ogni caso ciascuna variazione significativa al<br />
programma dovrà essere prontamente comunicata all’Ente di<br />
certificazione. Per le aziende zootecniche e gli apicoltori sottoposti<br />
a controllo sono previste modulistiche equivalenti, che dovranno<br />
comunque essere inviate all’Ente di certificazione negli stessi<br />
termini sopra riportati.<br />
7. Programma Annuale di Lavorazione, dovrà essere trasmesso<br />
dal responsabile del centro di confezionamento/lavorazione, il<br />
quale dovrà riportarvi tutti i prodotti che intende processare, sia<br />
nel suo impianto che, eventualmente, in quello di terzi, in<br />
conformità con la normativa del biologico.<br />
8. Certificato delle produzioni ed autorizzazione alla stampa<br />
delle etichette, ogni operatore ammesso nel Sistema di controllo<br />
del biologico può richiedere all’Ente di certificazione il certificato<br />
delle produzioni ottenute e l’autorizzazione alla stampa delle<br />
relative etichette.<br />
L’operatore è responsabile del corretto utilizzo della documentazione<br />
e dei materiali derivanti dall’attività di controllo e certificazione.<br />
L’operatore assoggettato al Sistema di controllo dovrà in generale<br />
rispettare la normativa nazionale e comunitaria del biologico,<br />
compilare la documentazione richiesta dall’Ente di certificazione,<br />
consentire agli ispettori di accedere ai centri aziendali ed alla<br />
documentazione di supporto (per esempio fatture, registri IVA, ecc.),<br />
consentire agli ispettori di controllare tutti i prodotti ed i materiali che si<br />
rendessero necessari, sia di origine vegetale che animale, e tutti gli<br />
ingredienti, sia di origine agricola che extra-agricola, oltre ad<br />
impegnarsi a comunicare ogni sostanziale cambiamento che dovesse<br />
intervenire rispetto a quanto in precedenza dichiarato.<br />
26
1.1.d Misure di sostegno al biologico<br />
L’Unione Europea supporta gli agricoltori biologici con specifiche<br />
misure Agroambientali attivate nell’ambito prima del Regolamento<br />
comunitario n° 2078/1992 e poi del Regolamento n°1257/1999.<br />
Nel 2003 i programmi agroambientali hanno supportato circa la metà<br />
dei terreni coltivati biologicamente nell’Europa a 15 Stati. Il numero<br />
delle imprese biologiche ed in conversione che hanno ricevuto<br />
finanziamenti è stato di 86.000 unità, circa il 64% del numero totale di<br />
operatori biologici 30 .<br />
Fonte: Commissione Europea, Novembre 2005<br />
Immagine 3: Superficie europea in biologico supportata dai programmi agro-ambientali<br />
(2003). Suddivisione percentuale (%) della superficie totale supportata nell’EU-15.<br />
La legislazione prevede per gli agricoltori biologici finanziamenti per<br />
almeno cinque anni, il cui ammontare dipende dalla localizzazione<br />
dell’azienda e dall’orientamento colturale.<br />
Per usufruire di tutti gli aiuti comunitari è comunque consigliabile, per<br />
vari motivi, che l’operatore aderisca ad un’organizzazione produttori:<br />
innanzitutto il settore agrobiologico è in continuo sviluppo e le<br />
informazioni spesso giungono solo alle organizzazioni di categoria<br />
(che provvedono anche all’erogazione di corsi di aggiornamento);<br />
molti canali commerciali sono riservati ai circuiti delle organizzazioni<br />
30 European Commission Report (G2 EW – JK D(2005) “Organic farming in<br />
the European Union – Facts and Figures”, Bruxelles, 3 Novembre 2005.<br />
27
del settore; molte aziende di trasformazione si approvvigionano<br />
esclusivamente presso aziende aderenti a specifiche organizzazioni di<br />
produttori ed usano i loro marchi; le organizzazioni di produttori<br />
rappresentano gli interessi della categoria, anche nei rapporti con le<br />
istituzioni pubbliche.<br />
1.2. Pianificazione della produzione, monitoraggio e controllo<br />
Conformemente al dettato del Codex Alimentarius si può affermare<br />
che "l’agricoltura biologica è un sistema olistico di produzione che<br />
persegue l’equilibrio dell’agro-eco-sistema, il rispetto della<br />
biodiversità, dei cicli biologici e dell’attività biologica del suolo; il<br />
metodo di produzione biologico esalta l’uso di tecniche agricole in<br />
sostituzione dei mezzi tecnici esterni all’azienda, in considerazione<br />
anche del fatto che le esigenze locali richiedono sistemi differenti di<br />
gestione. Questo richiede, dove possibile, l’uso di tecniche<br />
agronomiche, biologiche e meccaniche al posto dell’utilizzo di<br />
sostanze chimiche, al fine di garantire la corretta applicazione del<br />
metodo "<br />
Le attività umane hanno compromesso l’ambiente naturale,<br />
comportando un progressivo deterioramento delle caratteristiche del<br />
territorio e la riduzione della biodiversità. Nelle aree rurali questa<br />
semplificazione degli eco-sistemi ha portato ad un aumento dei<br />
problemi connessi alla gestione delle attività (per esempio la<br />
necessità di utilizzare sempre maggiori inputs esterni nei processi<br />
produttivi agricoli).<br />
Con l’agricoltura biologica normalmente noi reintroduciamo la<br />
complessità nell’eco-sistema. L’approccio sistemico è considerato<br />
ottimale quando garantisce: diversificazione delle colture con<br />
l’adozione di opportune rotazioni, livelli produttivi in linea con le<br />
caratteristiche del territorio, presenza di allevamenti animali, presenza<br />
di elementi naturali e buona gestione del suolo. La combinazione di<br />
tutti questi elementi determina un’ottima risposta in termini di<br />
disponibilità di risorse naturali e attivazione di processi di<br />
autoregolazione naturale.<br />
L’agricoltura biologica è un metodo di produzione e non<br />
semplicemente la sostituzione di mezzi chimici (fertilizzanti e pesticidi)<br />
con altre sostanze naturali. Convertire un’azienda al biologico vuol<br />
dire innanzitutto sviluppare la fertilità del suolo e l’equilibrio dell’ecosistema.<br />
L’obiettivo del Piano di conversione è quello di guidare gli operatori<br />
durante il periodo della riconversione produttiva. Esso deve<br />
innanzitutto “fotografare” la situazione aziendale iniziale, al fine di<br />
poter analizzare tutte le informazioni acquisite, utili alla definizione<br />
delle migliori soluzioni tecniche da adottare. Quando operatori e<br />
28
consulenti si incontrano per definire il lavoro da intraprendere è<br />
importante che pensino già all’agricoltura biologica come un metodo<br />
di produzione e non come un semplice processo di sostituzione dei<br />
mezzi tecnici chimici con quelli naturali. Se questo concetto non sarà<br />
realmente condiviso da subito, sarà molto facile in seguito incorrere in<br />
errori e fallimenti.<br />
Va comunque sempre tenuto a mente che per convertire al biologico<br />
un’azienda bisogna innanzitutto ripristinare la fertilità del suolo e<br />
ristabilire l’equilibrio complessivo all’interno dell’agro-ecosistema.<br />
Riportiamo di seguito i principali fattori da valutare attentamente nel<br />
piano di conversione.<br />
• Storia dei campi da convertire a biologico – È importante<br />
assumere per ogni appezzamento informazioni esaustive circa<br />
le pratiche agricole adottate in passato e gli eventuali problemi<br />
riscontrati, riportando nel dettaglio rotazioni e successioni<br />
colturali degli ultimi anni, mezzi tecnici utilizzati (fertilizzanti,<br />
erbicidi, pesticidi, etc.), lavorazioni effettuate, principali<br />
problematiche fitosanitarie ed ogni altro problema riscontrato in<br />
passato.<br />
• Stato del suolo – L’analisi iniziale del suolo è importante per<br />
l’elaborazione di un appropriato piano di concimazione. Il<br />
bilancio umico costituisce un’informazione strategica per<br />
consentire l’elaborazione di un piano di coltivazione<br />
equilibrato, con interventi di fertilizzazione mirati a potenziare<br />
la fertilità del suolo, che è alla base del metodo dell’agricoltura<br />
biologica.<br />
• Contesto socio-ambientale – L’operatore deve conoscere<br />
l’ambiente in cui opera e l’eventuale presenza in zona di altre<br />
aziende biologiche. In questo modo egli potrà scambiare<br />
informazioni e ricevere consigli da parte degli altri agricoltori.<br />
Potrà inoltre entrare in contatto con i punti vendita e gli<br />
acquirenti interessati alle sue produzioni, i contoterzisti e gli<br />
altri soggetti che potrebbero aiutarlo nello svolgimento del<br />
lavoro.<br />
• Conoscenze ed abilità dell’operatore – Queste informazioni<br />
risultano strategiche per la definizione dei tempi e dei metodi di<br />
introduzione delle innovazioni in azienda e dell’eventuale<br />
necessità di ricorrere ad aiuti esterni. Determinante risulta<br />
anche la spinta motivazionale dell’operatore, se infatti egli non<br />
è convinto delle scelte che compie queste sono destinate al<br />
fallimento. Questo vale naturalmente anche per i dipendenti e<br />
gli eventuali contoterzisti.<br />
29
• Attrezzatura disponibile in azienda e disponibilità ad<br />
investire – L’attuazione delle scelte agronomiche dipende<br />
naturalmente oltre che dalla convinzione dell’operatore anche<br />
dalla disponibilità delle attrezzature necessarie (in azienda o<br />
sul territorio) e dalla disponibilità ad investire. In questo risulta<br />
determinante il ruolo dei consulenti esperti, in grado di<br />
suggerire le soluzioni alternative ed indirizzare le scelte<br />
dell’operatore.<br />
• Vincoli – Alcuni ostacoli di natura organizzativa od ambientale<br />
possono condizionare le scelte tecniche e richiedere molta<br />
attenzione supplementare per il raggiungimento degli obiettivi.<br />
Quelli più frequenti sono: ostacoli ambientali e politici,<br />
presenza di strade a scorrimento veloce o di altre fonti di<br />
inquinamento, mancanza di centri servizi, mancanza di<br />
contributi regionali.<br />
Tutte le informazioni raccolte servono a definire il piano di<br />
conversione, che includerà le soluzioni tecniche più opportune per<br />
l’azienda, e consentirà all’operatore di tenere sempre presente come<br />
nell’agricoltura biologica ogni intervento non sia fine a se stesso ma<br />
abbia una moltitudine di funzioni. Gli interventi saranno efficaci solo se<br />
sono rispettati gli equilibri nel suolo e nell’eco-sistema.<br />
Analizziamo nei paragrafi seguenti i principali aspetti che un operatore<br />
deve considerare nell’elaborazione del piano di conversione.<br />
1.2.a Storia colturale del sito<br />
Per una corretta pianificazione produttiva è necessario avere per ogni<br />
appezzamento informazioni complete sulle rotazioni e sulle<br />
successioni colturali degli ultimi quattro o cinque anni. E’ inoltre<br />
necessario conoscere i seguenti elementi:<br />
� tipo di fertilizzanti, erbicidi, prodotti per la sterilizzazione del suolo<br />
ed altri principi attivi utilizzati, oltre ai quantitativi ed alle tecniche di<br />
applicazione utilizzate;<br />
� tecniche di lavorazione del suolo;<br />
� principali problematiche di contenimento delle infestanti, in relazione<br />
alle colture praticate ed alle situazioni pedo-climatiche;<br />
� principali problematiche fitosanitarie;<br />
� ogni altro specifico problema manifestatosi in passato;<br />
� varietà utilizzate e loro adattabilità al microclima.<br />
1.2.b Valutazione delle esigenze colturali<br />
Lo studio della storia agricola del sito agevolerà l'operatore nella<br />
definizione delle migliori operazioni agronomiche da attuare e<br />
30
conseguentemente lo aiuterà ad elaborare un programma di<br />
coltivazione adatto alle colture aziendali (rotazioni, consociazioni,<br />
tecniche colturali, ecc.). Andrebbero sempre preferite le varietà locali,<br />
che solitamente hanno sviluppato nel corso degli anni una resistenza<br />
naturale agli agenti patogeni ed ai parassiti principali. Sono inoltre le<br />
varietà più richieste dal mercato, sempre più orientato verso le tipicità<br />
e le bio-eccellenze.<br />
1.2.c Controllo fitosanitario e fabbisogno nutrizionale<br />
Le tecniche di agricoltura biologica mirano a ristabilire le fondamentali<br />
condizioni di equilibrio all’interno dell’agro-ecosistema che<br />
contribuiscono a ridurre notevolmente le problematiche del controllo<br />
fitosanitario delle colture. Grande importanza assume quindi la<br />
prevenzione, che si basa sui seguenti principi: a) salvaguardia della<br />
fertilità e della salute del suolo, b) pratiche agronomiche, c) scelta del<br />
tempo di intervento. Sono inoltre importanti la conoscenza delle<br />
caratteristiche pedoclimatiche dell’azienda e la presenza in campo,<br />
almeno settimanale, dell’agricoltore, il quale dovrà attentamente<br />
osservare lo sviluppo delle colture e l’andamento generale<br />
dell’azienda nel suo complesso ed in relazione all’ambiente<br />
circostante.<br />
Così pure in agricoltura biologica la fertilizzazione non avviene mai<br />
semplicemente “fornendo nutrienti” ma si basa sul recupero della<br />
fertilità del suolo, il quale deve essere messo in condizione di<br />
mantenere nel lungo periodo la sua capacità produttiva. Di grande<br />
importanza è la tipologia e la quantità di sostanza organica presente<br />
nel suolo, perchè la sua disponibilità insieme a quella di acqua ed<br />
ossigeno (a livello radicale) determina la produttività delle piante<br />
coltivate. La fertilità e l’attività biologica del suolo devono essere<br />
preservate ed incrementate attraverso:<br />
a) Coltivazione di leguminose, piante da sovescio e piante con<br />
apparato radicale profondo, inserite in un’appropriata rotazione<br />
colturale pluriennale;<br />
b) Incorporazione di letame da allevamenti biologici, tenendo<br />
presente il limite da rispettare di 170 kg N/ha/anno;<br />
c) Incorporazione di altro materiale organico proveniente da aziende<br />
biologiche, conforme al disposto normativo comunitario.<br />
Nelle aziende biologiche viene ridotto al minimo l’utilizzo di inputs<br />
extra-aziendali (eccezionalmente possono essere impiegati solo quelli<br />
autorizzati dagli Organismi di controllo) ed allo stesso tempo non è<br />
consentito utilizzare prodotti chimici di sintesi.<br />
Un elenco completo dei fertilizzanti utilizzabili solo in caso di<br />
autentica necessità nelle aziende agricole biologiche è stato<br />
predisposto dalla Commissione Europea nell’Allegato I al Reg. (CE)<br />
31
n° 889/2008. Nel testo del regolamento e nell’Allegato I sono<br />
contenute ulteriori indicazioni.<br />
Tabella 5: Estratto dell’Allegato I del Reg. (CE) n° 889/2008 (Prodotti per la<br />
concimazione e l’ammendamento)<br />
N.B. il presente estratto è stato elaborato a titolo puramente indicativo, si rimanda alla normativa<br />
ufficiale per la versione completa ed aggiornata dell’Allegato I.<br />
Concimi ed ammendanti<br />
Nome<br />
32<br />
Descrizione; requisiti in materia di<br />
composizione; condizioni per l’uso<br />
Letame da allevamenti estensivi, escrementi compostati e liquidi, residui fungaie<br />
Letame Prodotto costituito dal miscuglio di escrementi animali e da materiali<br />
vegetali (lettiera)<br />
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di<br />
controllo.<br />
Indicazione delle specie animali.<br />
Proveniente unicamente da allevamenti estensivi ai sensi dell’articolo 6<br />
paragrafo 5 del Reg CE n° 2328/91, modificato dal Reg CE n° 3669/93.<br />
Letame essiccato e deiezioni<br />
avicole disidratate<br />
Deiezioni animali compostate,<br />
inclusa la pollina e il letame<br />
Escrementi liquidi di animali<br />
(liquame, urina, ecc.)<br />
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di<br />
controllo.<br />
Indicazione delle specie animali.<br />
Proveniente unicamente da allevamenti estensivi ai sensi dell’articolo 6<br />
paragrafo 5 del Reg CE n° 2328/91.<br />
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di<br />
controllo.<br />
Indicazione delle specie animali.<br />
Proibiti se provenienti di allevamenti industriali.<br />
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di<br />
controllo.<br />
Indicazione delle specie animali.<br />
Proibiti se provenienti di allevamenti industriali.<br />
Residui di fungaie La composizione iniziale del substrato deve essere limitata ai prodotti del<br />
presente elenco.<br />
Concimi di origine animale ad alto potere concimante<br />
Deiezioni di vermi (vermicompost)<br />
e di insetti<br />
Guano Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di<br />
controllo.<br />
I prodotti o sottoprodotti di origine<br />
animale citati di seguito:<br />
Farina di sangue<br />
Polvere di zoccoli<br />
Polvere di corna<br />
Polvere di ossa, anche<br />
degelatinata<br />
Farina di pesce<br />
Farina di carne<br />
Pennone<br />
Lana<br />
Pellami (vedere condizioni a lato)<br />
Pelli e crini<br />
Prodotti lattiero-caseari<br />
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di<br />
controllo.<br />
Pellami: Concentrazione massima in mg/kg di material secca di cromo<br />
(VI):0 (limite di determinazione)<br />
Concimi ricavati da rifiuti domestici, piante e ammendanti<br />
Rifiuti domestici compostati o<br />
fermentati
Miscela di materiali vegetali<br />
compostata o fermentata<br />
Prodotto ottenuto da miscele di materiali vegetali sottoposte a<br />
compostaggio o a fermentazione anaerobica per la produzione di bio-gas.<br />
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di<br />
controllo.<br />
Torba Impiego limitato all’orticoltura (colture orticole, floricole, arboricole, vivai).<br />
Prodotti e sottoprodotti organici di<br />
origine vegetale per la<br />
fermentazione (ad es.: farina di<br />
panelli di semi oleosi, guscio di<br />
cacao, radichette di malto, ecc.).<br />
Alghe e prodotti a base di alghe Se ottenuti direttamente mediante:<br />
- processi fisici comprendenti disidratazione, congelamento e macinazione;<br />
- estrazione con acqua o soluzione acida e/o alcalina;<br />
- fermentazione.<br />
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di<br />
controllo.<br />
Segatura e trucioli di legno Legname non trattato chimicamente dopo l’abbattimento.<br />
Cortecce compostate Legname non trattato chimicamente dopo l’abbattimento.<br />
Cenere di legno Proveniente da legname non trattato chimicamente dopo l’abbattimento.<br />
Concimi composti da minerali e ammendanti<br />
Argille (per es. perlite, vermiculite,<br />
ecc.)<br />
Fosfato naturale tenero Prodotto definito dalla Direttiva 76/116/CEE, modificata dalla Direttiva<br />
89/284/CEE.<br />
Tenore di Cadmio inferiore o pari a 90mg/kg di P2O5<br />
Fosfato allumino-calcico Prodotto definito dalla Direttiva 76/116/CEE, modificata dalla 89/284/CEE.<br />
Tenore di Cadmio inferiore o pari a 90mg/kg di P2O5<br />
Impigo limitato ai terreni basici (pH>7.5)<br />
Scorie di defosforizzazione Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di<br />
controllo.<br />
Sale grezzo di potassio (ad es. Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di<br />
Kainite, silvinite, ecc.)<br />
controllo.<br />
Solfato di potassio, che può<br />
contenere sale di magnesio.<br />
Prodotto ottenuto dal sale grezzo di potassio mediante un processo di<br />
estrazione fisica e che può contenere anche Sali di magnesio.<br />
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di<br />
controllo.<br />
Borlande ed estratti di borlande Escluse le borlande estratte con Sali ammoniacali.<br />
Carbonato di calcio di origine<br />
naturale (ad es.: creta, marna,<br />
calcare macinato, litotamnio,<br />
maerl, creta fosfatica, ecc.)<br />
Magnesio e carbonato di calcio di<br />
origine naturale (ad es. Creta<br />
magnesiaca, calcare magnesiaco<br />
macinato, ecc.)<br />
Solfato di magnesio (ad es.:<br />
kieserite)<br />
Unicamente di origine naturale.<br />
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di<br />
controllo.<br />
Soluzione di cloruro di calcio Trattamento fogliare su melo, dopo che sia stata messa in evidenza una<br />
carenza di calcio.<br />
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di<br />
controllo.<br />
Solfato di calico (gesso) Prodotto definito dalla Direttiva 76/116/CEE, modificata dalla Direttiva<br />
89/284/CEE<br />
Unicamente di origine naturale.<br />
Fanghi industriali provenienti da Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di<br />
zuccherifici<br />
controllo.<br />
Zolfo elementare Prodotto definito dalla Direttiva 76/116/CEE, modificata dalla Direttiva<br />
89/284/CEE.<br />
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di<br />
controllo.<br />
Oligolelementi Oligoelementi inclusi nella Direttiva 89/530/CEE<br />
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di<br />
controllo.<br />
33
Cloruro di sodio Unicamente salgemma.<br />
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di<br />
controllo.<br />
Farina di roccia<br />
Tabella 6: Estratto dell’Allegato II del Reg. CEE n° 889/2008 (prodotti autorizzati<br />
per la protezione delle piante)<br />
1. PRODOTTI FITOSANITARI<br />
Condizioni generali applicabili per tutti i prodotti composti o contenenti le sostanze<br />
attive appresso indicate:<br />
- Impiego in conformità ai requisiti comunitari;<br />
- Soltanto in conformità delle disposizioni specifiche della normativa sui prodotti<br />
fitosanitari applicabile nello Stato membro in cui il prodotto è utilizzato [ove<br />
pertinente (*)].<br />
I Sostanze di origine vegetale o animale<br />
Descrizione, requisiti di composizione,<br />
Nome<br />
condizioni per l’uso<br />
Azadiractina estratta da Insetticida.<br />
Azadirachta indica (albero del<br />
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.<br />
Neem)<br />
(*) Cera d’api Protezione potatura.<br />
Gelatina Insetticida.<br />
(*) Proteine idrolizzate Sostanze attrattive.<br />
Solo in applicazioni autorizzate in combinazione con altri prodotti adeguati del<br />
presente allegato II, parte B.<br />
Lecitina Fungicida.<br />
Oli vegetali (per es.: olio di Insetticida, acaricida, fungicida ed inibitore della germogliazione.<br />
menta, olio di pino, olio di<br />
carvi).<br />
Piretrine estratte da<br />
Insetticida.<br />
Chrysanthemum<br />
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.<br />
cinerariaefolium<br />
Quassia estratta da Quassia Insetticida, repellente.<br />
amara<br />
Rotenone estratto da Derris Insetticida.<br />
spp., Lonchocarpus spp. e Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.<br />
Terphrosia spp.<br />
(*) In alcuni Stati membri i prodotti contrassegnati (*) non sono considerati prodotti fitosanitari e non sono soggetti alle<br />
disposizioni della legislazione in materia di prodotti fitosanitari.<br />
II Microrganismi utilizzati nella lotta biologica contro i parassiti<br />
Nome Descrizione, requisiti di composizione,<br />
condizioni per l’uso<br />
Microrganismi (batteri, virus e Solo prodotti non modificati geneticamente ai sensi della Direttiva 90/220/CEE (<br />
funghi), ad es. Bacillus<br />
thuringensis, Granulosis virus,<br />
ecc.<br />
1 ).<br />
( 1 ) GU n° L 117 dell’8.5. 1990, pag. 15.<br />
III Sostanze da utilizzare solo in trappole e/o distributori automatici<br />
Condizioni generali:<br />
- Le trappole e/o i distributori automatici devono impedire la penetrazione delle sostanze nell’ambiente ed il contatto<br />
delle stesse con le coltivazioni in atto;<br />
- Le trappole devono essere raccolte dopo l’utilizzazione e riposte al sicuro.<br />
Nome Descrizione, requisiti di composizione,<br />
condizioni per l’uso<br />
(*) Fosfato diammonio Sostanza attrattiva.<br />
Soltanto in trappole.<br />
34
Metaldeide Dal 31 Marzo 2006 non può essere più utilizzato.<br />
Feromoni Sostanze attrattive; sostanze che alterano il comportamento sessuale.<br />
Solo in trappole e distributori automatici.<br />
Piretroidi (solo deltametrina o Insetticida.<br />
lambdacialotrina)<br />
Solo in trappole con sostanze specifiche attrattive.<br />
Solo contro Batrocera oleae e Ceratitis capitata wied.<br />
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.<br />
(*) In alcuni Stati membri i prodotti contrassegnati (*) non sono considerati prodotti fitosanitari e non sono soggetti alle<br />
disposizioni della legislazione in materia di prodotti fitosanitari.<br />
IIIa Preparati da spargere in superficie tra le piante coltivate<br />
Nome Descrizione, requisiti di composizione,<br />
condizioni per l’uso<br />
Ortofosfato di ferro (III) Molluschicida<br />
IV. Altre sostanze di uso tradizionale in agricoltura biologica<br />
Nome Descrizione, requisiti di composizione,<br />
condizioni per l’uso<br />
Rame, nella forma di<br />
idrossido di rame, ossicloruro<br />
di rame, solfato di rame<br />
(tribasico), ossido rameoso<br />
Fungicida.<br />
Dal 1° gennaio 2006 nel limite massimo di 6 kg di rame/ettaro/anno, fatte salve<br />
disposizioni specifiche più restrittive previste dalla legislazione sui prodotti<br />
fitosanitari dello Stato membro in cui il prodotto sarà utilizzato.<br />
Per le colture perenni gli Stati membri possono disporre, in deroga al disposto del<br />
paragrafo precedente, che i tenori massimi siano applicati come segue:<br />
- il quantitativo massimo utilizzato a decorrere dal 23 marzo 2002 fino al 31<br />
dicembre 2006 non deve superare 38 kg di rame per ettaro;<br />
- a decorrere dal 1° gennaio 2007 il quantitativo massimo che può essere<br />
utilizzato ogni anno sarà calcolato detraendo i quantitativi effettivamente utilizzati<br />
nei quattro anni precedenti dal quantitativo totale massimo di, rispettivamente,<br />
36, 34, 32 e 30 kg di rame per ettaro per gli anni 2007, 2008, 2009, 2010 e per<br />
gli anni successivi..<br />
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.<br />
(*) Etilene Sverdimento delle banane.<br />
Sale di potassio di acidi grassi Insetticida.<br />
(sapone molle)<br />
(*) Allume di potassio (Calinite) Prevenzione della maturazione delle banane.<br />
Zolfo calcico (polisolfuro di Fungicida, insetticida, acaricida.<br />
calce)<br />
Solo per trattamenti invernali degli alberi da frutto, degli olivi e della vite.<br />
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.<br />
Olio di paraffina Insetticida, acaricida.<br />
Oli minerali Insetticida, acaricida.<br />
Solo su alberi da frutta, viti, olivi e colture tropicali (ad esempio banani).<br />
Necessità riconosciuta dall’Organismo di controllo o dall’Autorità di controllo.<br />
Permanganato di potassio Fungicida, battericida.<br />
Solo su alberi da frutta, olivi e viti.<br />
(*) Sabbia di quarzo Repellente.<br />
Zolfo Fungicida, acaricida, repellente.<br />
(*) In alcuni Stati membri i prodotti contrassegnati (*) non sono considerati prodotti fitosanitari e non sono soggetti alle<br />
disposizioni della legislazione in materia di prodotti fitosanitari.<br />
2. PRODOTTI PER LA LOTTA CONTRO I PARASSITI NEI LOCALI DI<br />
STABULAZIONE E NEGLI IMPIANTI:<br />
• Prodotti elencati nella sezione 1;<br />
• Rodenticidi.<br />
35
CAPITOLO 2. COMMERCIALIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI DA<br />
AGRICOLTURA <strong>BIOLOGICA</strong><br />
I bassi prezzi delle produzioni agricole e l’aumento dei costi di<br />
distribuzione, anche nel settore biologico, spingono l’agricoltore a<br />
cercare nuove strade per raggiungere la redditività delle produzioni 31 .<br />
Solo una piccola parte del prezzo finale pagato dal consumatore per<br />
un prodotto biologico va al produttore.<br />
La maggior parte viene distribuita nei passaggi intermedi e nella fase<br />
di commercializzazione.<br />
Risulta quindi evidente che tutte le occasioni di incontro diretto tra<br />
produttore e consumatore rappresentano un grosso vantaggio per<br />
entrambe le parti, in termini di costi, conoscenza reciproca e crescita<br />
culturale.<br />
La creazione di queste opportunità rappresenta un passaggio<br />
essenziale per lo sviluppo dell’agricoltura biologica quale modello di<br />
sviluppo sostenibile.<br />
Fondamentale per l’agricoltore biologico risulta essere la<br />
partecipazione a alle fiere del settore, dove può non solo esporre i<br />
propri prodotti e concludere accordi commerciali, ma anche entrare in<br />
contatto diretto con nuovi fornitori.<br />
Nelle tabelle seguenti riportiamo due brevi schede sulle più importanti<br />
fiere del biologico, il Biofach in Germania ed il SANA in Italia.<br />
31 Cristina Grandi (IFOAM Liaison Office to FAO), Alternative Markets for<br />
Organic Product, Proceedings of International roundtable “Organic<br />
Agriculture and Market Linkages”, organized by FAO and IFOAM, Rome,<br />
November 2005.<br />
36
Tabella 5: BIOFACH, la fiera mondiale dell’agricoltura biologica<br />
Norimberga (GERMANIA), Febbraio<br />
Il BioFach, la fiera mondiale del biologico che si svolge ogni anno in febbraio a Norimberga, in<br />
Germania, si caratterizza per la sua vivacità, internazionalità ed alto tasso di innovatività. Può<br />
contare annualmente su 2100 espositori, due terzi dei quali stranieri, e più di 37.000 visitatori<br />
provenienti da oltre 110 nazioni. Il BioFach è patrocinato dall’IFOAM (la Federazione<br />
Internazionale dei Movimenti di Agricoltura Biologica) che ne stabilisce i criteri di ammissione e<br />
garantisce la qualità dei prodotti esposti. L’orgazizzazione del BioFach promuove inoltre eventi sul<br />
biologico in altri quattro continenti: Giappone, Stati Uniti, Sud Africa, Cina. Lo sviluppo di nuovi<br />
mercati del biologico rappresenta una grande opportunità per molte imprese del settore.<br />
Naturalmente anche in questi paesi devono essere stabilite regole precise se si vuole ottenere uno<br />
sviluppo del biologico al pari di quello registrato in Europa. In ognuno esistono regole diverse su<br />
commercializzazione, linee guida per la produzione e tutta la normativa di riferimento va<br />
uniformata, anche a vantaggio di una maggiore trasparenza per i consumatori. Le imprese hanno<br />
bisogno di consulenza qualificata su come operare nei diversi paesi in conformità al loro disposto<br />
normativo e il Biofach rappresenta un’ottima occasione informativa e di scambio di opinioni ed<br />
esperienze. La fiera internazionale di Norimberga conosce il mercato ed offre anche una<br />
panoramica completa sulle innovazioni del settore a livello mondiale. L’Ente fiere di Norimberga ed<br />
il Ministero Federale per l’Alimentazione, l’agricoltura Ministry for Food, Agriculture and Consumer<br />
Protectione la tutela dei consumatori (BMELV) sono i promotori della fiera, organizzata in<br />
collaborazione con l’Associazione tedesca per il commercio e l’industria (AUMA). Agli espositori<br />
sono offerte numerose soluzioni organizzative e la possibilità di partecipare a convegni e forum.<br />
Data la grossa affluenza in fiere le aziende interessate devono però pianificare per tempo la loro<br />
partecipazione, soprattutto quelle che intendono stabilire contatti proficui con le organizzazioni<br />
operanti sui mercati dell’Asia, del Nord America e del Sud America, con le quali è possibile<br />
realizzare incontri mirati.<br />
Accordi commerciali in fiera (fonte: NürnbergMesse)<br />
---http://www.biofach.de<br />
37
Tabella 6: SANA, la fiera italiana dell’agricoltura biologica<br />
Bologna (ITALIA), Settembre<br />
SANA, l’esposizione italiana di rilievo internazionale dei prodotti naturali (alimentazione, salute, ambiente)<br />
è uno dei principali eventi del mondo del naturale:<br />
• 85,000 mq di spazi espositivi<br />
• 16 padiglioni espositivi<br />
• 1,600 espositori, di cui 400 esteri provenienti da 45 Paesi d’Europa, U.S.A, Asia, Oceania, Africa<br />
• 70,000 visitatori – di cui 50.000 operatori professionali<br />
• 3.500 operatori stranieri provenienti da 50 Paesi di tutto il mondo<br />
• 77 convegni<br />
• 900 giornalisti presenti in fiera di cui 100 stranieri.<br />
La macro-area dell'Alimentazione, radice storica del Salone, occupa 8 padiglioni dedicati ai prodotti<br />
biologici e tipici certificati. Qui sono presenti produttori di tutte le Regioni italiane e delegazioni ufficiali di<br />
molti Paesi stranieri, dalla "A" di Argentina alla "U" di Uganda passando per l'Austria, il Brasile, la<br />
Germania, la Tunisia, ecc.<br />
I sei padiglioni dedicati alla Salute comprendono tutti i prodotti, le tecniche e gli strumenti utili al<br />
raggiungimento di un benessere olistico in chiave naturale: dai prodotti erboristici e fitoterapici ai cosmetici<br />
naturali, dalle medicine non convenzionali ai centri di benessere.<br />
Vivere “al naturale” significa anche dedicare attenzione all’ambiente in cui si vive e lavora, agli abiti che si<br />
indossano e all’impatto ambientale di tutti gli oggetti e le apparecchiature di uso quotidiano. Le tecniche e i<br />
prodotti per l'edilizia sostenibile, l’arredamento e l’abbigliamento ecologici e i tessuti naturali trovano nel<br />
settore Ambiente il luogo più adatto per esprimere un atteggiamento eco-compatibile a 360°, nel pieno<br />
rispetto dell’ambiente e della nostra salute. Due i padiglioni dedicati all'ambiente.<br />
SANA, sempre attenta al perseguimento dello sviluppo di una cultura ecologica anche tra I più giovani, ha<br />
creato in cooperazione con l’Ente fiere di Bologna la prima fiera dedicate al gioco ed all’educazione ecocompatibile<br />
dei più piccoli: SANALANDIA. Qui, sotto la<br />
guida di esperti educatori e la sorveglianza dei<br />
genitori, gli under 12 si sbizzarriscono fra giochi,<br />
percorsi, laboratori didattici e svariate attività ludicoeducative<br />
mirate ad instillare nei più piccoli il seme<br />
della loro importantissima “coscienza ecologica”.<br />
Letture e spettacoli incentrate sulle tematiche<br />
ecologiche si svolgono in speciali teatri naturali ed<br />
all’interno di speciali capanne di legno. Associazioni<br />
ed aziende offrono alimenti biologici di stagione e<br />
giocattoli costruiti in materiali eco-compatibili.<br />
SANA, oltre che appuntamento commerciale e<br />
immancabile momento di business, è caratterizzato da<br />
una fortissima valenza culturale. Il calendario dei convegni ospita ogni anno decine di congressi,<br />
workshop e tavole rotonde che riscuotono l'interesse di migliaia di operatori del settore, italiani e stranieri,<br />
e del pubblico. Ai numerosi convegni in calendario si aggiungono le iniziative speciali di cui SANA si fa<br />
ogni anno promotore: mostre-evento che accendono i riflettori su settori emergenti e nuovi "eco-trend".<br />
La disponibilità di una vetrina completa di prodotti di qualità, la valenza culturale del Salone e l’attualità dei<br />
temi trattati richiamano ogni anno la presenza di centinaia di giornalisti italiani ed esteri. Grazie a loro, i<br />
messaggi di SANA e dei suoi protagonisti vengono diffusi attraverso quotidiani, periodici, radio, televisioni<br />
e Internet. SANA ha sempre operato per far conoscere ai consumatori ed alle istituzioni I prodotti biologici<br />
di qualità e questo è potuto avvenire grazie alla partecipazione di migliaia di espositori e centinaia di<br />
giornalisti ed opinion leader che hanno contribuito a sviluppare il mercato del biologico sia a livello<br />
nazionale che internazionale. L’esposizione contribuisce attivamente insieme ai produttori, alle loro<br />
associazioni ed alla grande distribuzione alla diffusione della corretta informazione sui vantaggi del<br />
biologico rispetto all’ambiente ed alla salute, incidendo sui comportamenti dei consumatori, che risultano<br />
sempre più attenti alle loro scelte alimentari. Il biologico avvicina inoltre i consumatori ai luoghi di<br />
produzione, favorendo lo sviluppo rurale ed incentivando la “filiera corta” e la multifunzionalità dell’azienda<br />
agricola. Questo è lo spirito della fiera e di tutti gli operatori che vi partecipano.<br />
---<br />
http://www.sana.it<br />
38
Tra il 1990 ed il 2000 il mercato del biologico in Europa è cresciuto<br />
ogni anno del 25%, raggiungendo nel 2004 un giro d’affari di 11 bilioni<br />
di euro 32 (il mercato mondiale del biologico si è attestato intorno ai<br />
23,5 bilioni di euro 33 ).<br />
Il più grande mercato dei prodotti biologici è quello tedesco, con uno<br />
share maggiore del 30% del volume totale del mercato europeo (ca.<br />
3,5 bilioni di €), seguono il Regno Unito (1.6 bio €), l’Italia (1.4 bio €) e<br />
la Francia (1.2 bio €). La Danimarca è invece prima per la spesa<br />
procapite di prodotti biologici che ammonta a 60 €, mentre per la<br />
Svezia arriva a ca 45 €, 41 € per l’Austria, 40 € per la Germania. In<br />
molti altri paesi europei la spesa pro-capite per I prodotti biologici è<br />
comunque maggiore di 20 €: Belgio (29 €), Olanda (26 €), Francia (25<br />
€), Regno Unito e Italia (24 €) 34 .<br />
Questo trend positivo è legato a diverse ragioni:<br />
• perdita di fiducia nei prodotti convenzionali, alla luce di molteplici<br />
scandali alimentari;<br />
• desiderio di non trovare residui di pesticidi nel piatto;<br />
• desiderio di mangiare alimenti privi di organismi geneticamente<br />
modificati;<br />
• richiesta di standards sempre più elevati a garanzia del benessere<br />
animale;<br />
• domanda di protezione e rispetto ambientale;<br />
• desiderio di salvaguardare l’ambiente dalla contaminazione con<br />
organismi geneticamente modificati;<br />
• fiducia nel sistema di certificazione e nelle norme dell’agricoltura<br />
biologica.<br />
• salvaguardia della salute degli operatori agricoli.<br />
L’importanza dell’aspetto commerciale trova riscontro anche nel Piano<br />
di Azione Europeo per l’Agricoltura Biologica 35 , dove le principali<br />
proposte operative della Commissione Europea si rivolgono proprio<br />
allo “sviluppo di una guida informativa sul mercato delle bioproduzioni,<br />
con l’obiettivo di aumentare nei seguenti modi la fiducia<br />
32 Commission Européenne - Direction Générale De L'agriculture Et Du<br />
Développement Rural, Report « Organic farming in the European Union –<br />
Facts and Figures » ,Bruxelles, 2005.<br />
33 The World of Organic Agriculture 2006 - Statistics and Emerging Trends -<br />
8th revised edition, Ed. IFOAM,Bonn, 2006 (www.ifoam.org).<br />
34 Commissione Europea - Direzione Generale dell’Agricoltura e dello<br />
Sviluppo rurale, Report « Organic farming in the European Union – Facts<br />
and Figures», Bruxell, 2005.<br />
35 COM(2004)415 final - Bruxell, 10.06.2004.<br />
39
dei consumatori: fornendo loro maggiori informazioni, effettuando<br />
maggiore promozione del metodo sia tra i consumatori che tra gli<br />
operatori, incentivando l’uso del marchio europeo, anche a garanzia<br />
dei prodotti importati, creando più trasparenza sui diversi standards,<br />
aumentando la reperibilità dei prodotti, realizzando indagini statistiche<br />
da usare come strumento di marketing. La prima linea di azione<br />
prevista dal Piano comunitario riguarda inoltre proprio il mercato dei<br />
prodotti biologici e prevede di: “… Modificare il Regolamento<br />
comunitario n° 2826/2000 (promozione del mercato interno) il quale<br />
darà alla Commissione la possibilità di promuovere direttamente<br />
campagne informative/promozionali sul biologico. Avviare una<br />
campagna europea pluriennale per informare consumatori, istituzioni<br />
pubbliche, scuole ed altri attori chiave della filiera agroalimentare sui<br />
vantaggi dell’agricoltura biologica, specialmente dal punto di vista<br />
ambientale, ed aumentare la conoscenza dei prodotti da agricoltura<br />
biologica e del marchio europeo. Avviare campagne informative e<br />
promozionali rivolte a categorie mirate quali quelle dei consumatori<br />
occasionali e delle mense pubbliche. Incrementare le collaborazioni<br />
della Commissione con gli Stati membri e le Organizzazioni<br />
professionali al fine di sviluppare nuove strategie per la realizzazione<br />
delle suddette campagne.<br />
2.1. Pianificazione e gestione degli acquisti<br />
L’operatore agricolo che intende adottare il metodo di produzione<br />
biologico deve sapere che sta per approcciare un metodo sottoposto<br />
ad un completo controllo di processo, lungo tutte le fasi della filiera<br />
produttiva. Sarà quindi necessario selezionare accuratamente tutti i<br />
fornitori di mezzi tecnici e di materia prima. Tutti dovranno infatti a loro<br />
volta sottostare al sistema comunitario di controllo. In particolare<br />
coloro che oltre alle produzioni aziendali confezionano e/o<br />
trasformano prodotti provenienti anche da altre realtà aziendali<br />
dovranno effettuare un’accurata pianificazione temporale degli<br />
acquisti, al fine di evitare interruzioni improvvise del ciclo produttivo.<br />
E’ consigliabile inoltre avere contratti di conferimento con fornitori<br />
diversi, piuttosto che un unico grande accordo commerciale. In tal<br />
modo, qualora problemi tecnici o commerciali impedissero<br />
l’approvviggionamento da un fornitore, ci si potrà sempre rivolgere alle<br />
altre ditte, garantendo continuità alla produzione. In agricoltura<br />
biologica non è sempre facile reperire la materia prima necessaria e,<br />
in alcuni periodi di scarsa produzione o avversità atmosferiche, la<br />
concorrenza tra gli operatori può determinare aumenti anche<br />
considerevoli dei prezzi di acquisto. E’ quindi sempre consigliabile<br />
determinare (e contrattualizzare!) preventivamente il prezzo di<br />
40
acquisto, eventualmente fissando un range tra il prezzo minimo e<br />
quello massimo, dipendenti dall’evoluzione del mercato.<br />
Molta attenzione dovrà essere poi riposta nella pianificazione degli<br />
acquisti dei mezzi tecnici (semi, fertilizzanti, prodotti per la difesa,<br />
etc.), non sempre di facile reperibilità, soprattutto nelle aree interne,<br />
lontane dai grandi centri di acquisto. Ad esempio l’ordinativo di<br />
acquisto dei semi dovrà essere effettuato almeno con due mesi di<br />
anticipo rispetto al periodo di semina. Qualora infatti non si riuscisse a<br />
reperire materiale certificato della cultivar desiderata, l’operatore<br />
dovrà valutare se modificare la propria scelta o chiedere all’Ente di<br />
certificazione una deroga all’utilizzo di seme biologico. Per fare questo<br />
dovrà comunque aver svolto preventivamente un’indagine presso<br />
l’Autorità nazionale competente sull’effettiva non disponibilità sul<br />
mercato del seme richiesto. La risposta dell’Autorità preposta alla<br />
gestione dell’albo delle sementi biologiche non avviene generalmente<br />
in breve tempo, sia perché in alcuni periodi le richieste sono molto<br />
numerose, sia perché vanno consultate le banche dati europee per<br />
verificare l’eventuale disponibilità del seme in altri paesi dell’Unione<br />
Europea.<br />
In agricoltura biologica anche la gestione degli acquisti, come del<br />
resto ogni singola fase del processo produttivo, deve basarsi su<br />
un’attenta e puntuale pianificazione, al fine di evitare problemi tecnici<br />
e burocratici.<br />
2.1.a Scelta dei fornitori<br />
Per evitare di effettuare acquisti non conformi alla vigente normativa<br />
comunitaria, in continua evoluzione, gli operatori dovranno<br />
preferibilmente acquistare mezzi tecnici (fertilizzanti, prodotti per la<br />
difesa, sementi, ecc.) direttamente da fornitori specializzati, in grado<br />
di dare anche consigli circa il loro corretto impiego. A livello<br />
comunitario il regolamento n° 889/2008 elenca tutti i mezzi tecnici<br />
utilizzabili in agricoltura biologica. Bisogna però far attenzione alle<br />
diverse disposizioni nazionali ed alla diversa interpretazione del<br />
regolamento nei diversi Stati 36 .<br />
Appropriati fertilizzanti, semi, prodotti per la difesa fitosanitaria, ed<br />
attrezzature impiegabili nel biologico possono essere reperiti con<br />
difficoltà. In alcuni paesi ci sono registri ufficiali dei produttori e dei<br />
distributori di mezzi tecnici. Per esempio il Ministero dell’Agricoltura<br />
36 Il progetto “Organic Inputs Evaluation” è un progetto di Azione Concertata a<br />
livello europeo, promosso nell’ambito del Programma Qualità della vita (5°<br />
Programma quadro) circa la valutazione degli inputs autorizzati in<br />
agricoltura biologica (www.organicinputs.org).<br />
41
italiano richiede alle ditte produttrici / distributrici di comunicare e di<br />
depositare un campione di etichetta presso l’Istituto Nazionale per la<br />
Nutrizione delle piante. Dopo aver effettuato tutte le verifiche<br />
necessarie, l’Istituto provvede periodicamente ad aggiornare la lista<br />
delle imprese e dei prodotti idonei all’impiego in biologico 37 . L’elenco<br />
pubblicato, noto come “Registro dei Fertilizzanti per l’Agricoltura<br />
Biologica”, contiene i fertilizzanti le cui comunicazioni hanno superato<br />
le fasi di verifica. Al fine di inserire nel Registro I fertilizzanti relative a<br />
nuove comunicazioni, sono previsti continui aggiornamenti.<br />
Ci sono inoltre Data Base dei mezzi tecnici consultabili sul web; per<br />
esempio “OrganicXseeds”: un DB sui fornitori europei di semi da<br />
agricoltura biologica, gestito da un Consorzio di organizzazioni. Il<br />
servizio è a pagamento ed è accessibile all’indirizzo<br />
www.organicxseeds.com.<br />
Sempre su internet sono disponibili cataloghi di fornitori di mezzi<br />
tecnici certificati per l’agricoltura biologica (per Bio Europe 38<br />
pubblicato in Italia), contenenti informazioni dettagliate sulle aziende<br />
produttrici/distributrici.<br />
E’ da evidenziare che, in riferimento ai trasformatori di prodotti<br />
biologici, anche le materie prime devono provenire da aziende a loro<br />
volta certificate bio ai sensi della vigente normativa comunitaria. Di<br />
conseguenza è necessario, quando si effettuano gli<br />
approvvigionamenti, acquisire le relative certificazioni, i cui estremi<br />
vanno riportati nei registri aziendali. Quando si acquistano semi e<br />
foraggi è inoltre importante acquisire anche la certificazione OGM<br />
free.<br />
2.1.b Scelta dei canali di approvviggionamento<br />
A causa della scarsa diffusione dei centri specializzati nel biologico,<br />
gli operatori acquistano i mezzi tecnici sia nei punti vendita biologici<br />
che in quelli convenzionali.<br />
Negli ultimi tempi si è però aperta la strada del commercio elettronico,<br />
con la possibilità di effettuare acquisti in grossi centri specializzati,<br />
direttamente dalla propria azienda. In questo caso diminuiscono i<br />
rischi di acquistare prodotti non conformi alla normativa comunitaria,<br />
anche se i prezzi possono risultare più alti a causa delle spese di<br />
trasporto. Un ulteriore vantaggio è però quello di poter<br />
preventivamente visionare on-line i prodotti e le relative certificazioni.<br />
37 www.isnp.it/fertab_eng/index.htm<br />
38 www.biobank.it<br />
42
2.2. Commercializzazione delle produzioni aziendali<br />
Nel settore dell’agricoltura biologica si discute molto sulle<br />
problematiche connesse al commercio. Inizialmente si discuteva<br />
molto se entrare o meno nella grande distribuzione, oggi le tematiche<br />
di attualità sono la filiera corta, i punti vendita aziendali, la ristorazione<br />
collettiva (in particolare mense scolastiche, ospedali, ecc.), il<br />
commercio equo e solidale.<br />
Tabella 7: Settimana del biologico nelle mense della Commissione Europea e del<br />
Consiglio Europeo in Bruxelles<br />
Il gruppo IFOAM Europa ha organizzato insieme alla Presidenza austriaca la<br />
SETTIMANA <strong>BIOLOGICA</strong> nelle mense della Commissione Europea e del Consiglio<br />
Europeo in Bruxelles. L’evento ha avuto luogo per la prima volta dal 17 al 24 maggio<br />
2006. Durante questo periodo i membri delle istituzioni europee ed i loro ospiti hanno<br />
avuto la possibilità di degustare ed apprezzare molti alimenti biologici. Questa iniziativa<br />
pubblico-privata si proponeva di promuovere l’uso dei prodotti biologici nelle mense<br />
pubbliche e di sottolineare l’importante ruolo che può svolgere il catering nelle<br />
dinamiche di sviluppo del settore.<br />
Le mense della Commissione e del Consiglio europeo servono migliaia di pasti al<br />
giorno e possono dare il buon esempio in ambito europeo.<br />
Anche nel settore privato sono state realizzate con successo mense biologiche, come<br />
nel caso dell’IKEA (che ha servito un milione di pasti nel 2006), degli Scandic Hotels o<br />
della banca WestLB con il 22% di pasti biologici. In Olanda 10 grandi ONG con 4<br />
milioni di associati hanno firmato un accordo per convertire il proprio catering<br />
completamente al biologico.<br />
Questi esempi mostrano come il catering possa contribuire significativamente ad<br />
incrementare il mercato delle produzioni biologiche. Le Istituzioni nazionali ed europee<br />
conoscono molto bene questa potenzialità e con l’iniziativa della SETTIMANA<br />
<strong>BIOLOGICA</strong> la Presidenza austriaca in collaborazione con l’IFOAM ha inteso<br />
sottolineare l’importanza del Piano di Azione Europeo per l’Agricoltura Biologica,<br />
approvato nel 2004.<br />
----<br />
Fonte: IFOAM<br />
Gli Enti pubblici sono i maggiori consumatori d’Europa, spendendo<br />
circa il 16% del prodotto interno lordo (che è una somma equivalente<br />
al PIL della Germania!). Possono quindi contribuire pesantemente allo<br />
sviluppo sostenibile, orientando il loro potere di acquisto verso beni e<br />
servizi che rispettano l’ambiente.<br />
43
Gli acquisti “Verdi” possono essere considerati un esempio concreto<br />
di come orientare il mercato. Promuovendo gli appalti Verdi gli Enti<br />
pubblici possono sostenere le industrie con incentivi reali per lo<br />
sviluppo delle tecnologie pulite. Per qualche settore l’impatto può<br />
essere veramente significativo, considerata l’elevata quota di mercato<br />
che occupano gli acquisti pubblici.<br />
La Commissione Europea ha predisposto un manuale 39 per aiutare gli<br />
Enti pubblici a promuovere appalti pubblici eco-compatibili e<br />
sviluppare una politica degli acquisti verdi. Esso illustra in modo<br />
pratico le possibilità e le soluzioni offerte dalla normativa comunitaria<br />
per l’elaborazione di gare di appalto pubbliche che tengano conto<br />
dell’eco-sostenibilità degli acquisti. Il manuale 40 è disponibile sul sito<br />
web della Commissione dedicato al Green Public Procurement, il<br />
quale contiene ulteriori informazioni pratiche, compresi links e contatti.<br />
L’agricoltura biologica può contribuire concretamente allo sviluppo<br />
economico locale ed alla sua diversificazione, sviluppando l’identità e<br />
la promozione del territorio e rivitalizzando sia le comunità rurali che le<br />
città. Per esempio in Italia diversi anni fa l’AIAB (Associazione Italiana<br />
per l’Agricoltura Biologica) ha promosso la costituzione di un network,<br />
chiamato “Città del Bio” 41 , aperto a tutte le pubbliche amministrazioni<br />
che intendono investire in politiche di supporto all’agricoltura biologica<br />
in quanto modello di sviluppo sostenibile del territorio.<br />
Immagine 4: Logo Città del Bio<br />
39 Commission of the European Communities, Handbook on environmental<br />
public procurement, Brussels, 18.8.2004 – SEC(2004) 1050.<br />
40 http://europa.eu.int/comm/environment/gpp/<br />
41 www.cittadelbio.it<br />
44
L’introduzione degli alimenti biologici all’interno delle mense<br />
pubbliche, a cominciare da quelle scolastiche, sta diventando uno dei<br />
primi campi di attività del network delle Città del Bio, contestualmente<br />
all’educazione alimentare. Il network promuove anche i Bio-distretti<br />
rurali, che non sono nuove entità amministrative ma un<br />
coordinamento di Enti che opera per la conversione sostenibile del<br />
territorio e la valorizzazione delle sue tipicità e bio-eccellenze. Essi<br />
sono degli strumenti di programmazione territoriale in grado di<br />
promuovere nuovi investimenti coinvolgendo gli stake-holders (sia<br />
pubblici che privati) in progetti di promozione dell’agricoltura biologica,<br />
del turismo rurale, dell’artigianato locale e delle imprese ecocompatibili.<br />
Un esempio di bio-distretto è quello denominato “Biodistretto<br />
Cilento”, eco ordinato dall’Associazione Italiana per<br />
l’Agricoltura Biologica. La progettualità comune avviata dai<br />
componenti del Bio-distretto ha già portato alla valorizzazione delle<br />
più importanti filiere produttive del territorio (maiale nero, fico bianco<br />
del Cilento, miele, fagiolo, olio) ed ha attivato finanziamenti regionali e<br />
provinciali che hanno consentito l’avvio del progetto delle Bio-spiagge.<br />
Quest’ultimo prevede di valorizzare la tipicità e la bio-diversità del<br />
territorio attraverso la creazione di bio-sentieri in grado di condurre i<br />
turisti dalle spiagge alle aree rurali interne, attraversando aree<br />
protette, aziende agricole ed agriturismi, alla scoperta delle antiche<br />
tradizioni e dei mestieri dimenticati.<br />
2.2.a Scelta dei clienti<br />
L’importanza dei canali di vendita differisce notevolmente nei diversi<br />
Stati membri dell’Unione Europea e, spesso, anche nelle diverse aree<br />
dei singoli Paesi. Così mentre in Belgio, Germania, Grecia, Francia<br />
Lussemburgo, Irlanda, Italia, Olanda e Spagna, prevale nettamente la<br />
vendita diretta e quella in negozi specializzati (anche se negli ultimi<br />
anni lo share della vendita nella grande distribuzione è notevolmente<br />
aumentato) in Danimarca, Finlandia, Svezia, Regno Unito, Irlanda,<br />
Ungheria e Repubblica Ceca, la gran parte delle vendite avviene nei<br />
supermercati (>60%) ed in negozi di alimentari non specializzati nel<br />
biologico. Gli esperti sono convinti che nei Paesi dove i prodotti<br />
biologici sono venduti principalmente attraverso i supermercati la<br />
quota di mercato è e rimarrà più alta rispetto agli altri stati 42 .<br />
42 Rapporto della Commissione Europea (G2 EW – JK D(2005) “Organic<br />
farming in the European Union – Facts and Figures”, Bruxelles, 3<br />
Novembre 2005.<br />
45
La vendita diretta in tutte le sue forme riveste però una grande<br />
importanza sia per i produttori che per i consumatori, e non va<br />
pertanto sottovalutata, bensì sostenuta ed incentivata. I vantaggi per il<br />
consumatore sono i seguenti: riduzione dei prezzi, rispetto della<br />
stagionalità e della freschezza dei prodotti, conoscenza dei prodotti e<br />
del territorio di origine. Vantaggi per il produttore: aumento del profitto,<br />
rapporto diretto con il consumatore, attuazione del nuovo ruolo<br />
dell’agricoltore (guardiano del territorio), vendita di prodotti e varietà<br />
locali.<br />
Ci sono diverse tipologie e modalità di vendita diretta:<br />
• “agricoltori in città”: mercatini locali, gruppi di acquisto (ad es.<br />
campagna “G.O.D.O. a cura dell’AIAB), eventi promozionali;<br />
• “cittadini in azienda”: punti vendita aziendali, agriturismi, fattorie<br />
didattiche, ecc..<br />
La vendita diretta e gli spacci aziendali sono molto importanti nelle<br />
aree rurali, specialmente se abbinati ad attività agrituristica ed alla<br />
ristorazione locale.<br />
Immagine 5: esempio di “cittadini in azienda”<br />
46
Immagine 6: esempio di “agricoltori in città”<br />
Per contro la Grande distribuzione può commercializzare quantitativi<br />
di prodotto ben maggiori rispetto ai punti vendita aziendali, alle<br />
erboristerie ed ai negozi specializzati nel biologico ed ha il pregio di<br />
far avvicinare al biologico un gran numero di consumatori. Qualche<br />
supermercato svolge anche attività promozionale del biologico,<br />
facendo degustare i prodotti e distribuendo materiale informativo. Il<br />
numero dei supermercati che vendono il biologico è in aumento in<br />
tutta Europa. Va comunque sottolineato che nel mondo del biologico<br />
sono molti coloro che non vedono di buon occhio la vendita nei<br />
supermercati, che rappresentano comunque dei centri di potere che<br />
decidono, spesso a discapito dei produttori, prezzi e quantitativi di<br />
merce da vendere, oltre a reinvestire i notevoli guadagni in attività non<br />
sempre etiche.<br />
Una soluzione migliore può essere rappresentata dai “supermercati<br />
biologici”, possibilmente a loro volta certificati sia secondo le norme<br />
del biologico che di quelle del Commercio Equo e solidale. Essi<br />
stanno di recente nascendo un po’ in tutti i Paesi, sono caratterizzati<br />
da un offerta estremamente ampia di prodotti e da superfici espositive<br />
maggiori di 300 m². Questo canale distributivo assomma i vantaggi dei<br />
supermercati convenzionali (maggiori volumi di vendita,<br />
avvicinamento al biologico di nuova utenza) a quelli dei punti vendita<br />
specializzati nel biologico (maggiori informazioni per il consumatore,<br />
47
competenza nell’approvviggionamento e nella vendita degli alimenti<br />
biologici.<br />
Molti consumatori continuano comunque a preferire un altro tipo di<br />
punto vendita, più vicino ai produttori, e la filiera corta (con indubbi<br />
maggiori vantaggi anche per le stesse aziende agricole). In<br />
considerazione del disposto normativo comunitario molti controlli<br />
vengono effettuati nei punti vendita dalle Autorità preposte ed i<br />
consumatori continuano a richiedere sempre più controlli severi ed<br />
imparziali, in particolare su frutta e verdura. A tal riguardo si precisa<br />
che dal 2005 anche i punti vendita devono assoggettarsi ad un<br />
sistema di controllo e certificazione, come previsto dalla<br />
regolamentazione comunitaria. Di conseguenza gli Enti di<br />
certificazione del biologico hanno implementato specifiche procedure<br />
per il controllo e la certificazione dei punti vendita, finalizzate alla<br />
verifica della loro conformità alle norme comunitarie.<br />
È anche in forte espansione il settore del catering e della ristorazione<br />
biologica; ogni anno un numero sempre maggiore di ristoranti e bar<br />
servono prodotti biologici. I governi nazionali incoraggiano inoltre l’uso<br />
di prodotti biologici nelle mense pubbliche ed è in aumento il numero<br />
delle mense scolastiche che somministrano prodotti biologici.<br />
2.2.b Come vendere il prodotto da agricoltura biologica<br />
La filiera produttiva agrobiologica rappresenta un tipico settore<br />
orientato dal consumatore, il quale richiede trasparenza e controllo in<br />
tutte le fasi del processo produttivo/distributivo. Uno slogan ricorrente<br />
è: comprare locale, biologico e in fiera 43 .<br />
La tracciabilità e la trasparenza rappresentano delle preziose chiavi di<br />
marketing per le produzioni biologiche. L’Unione Europea, a partire<br />
dalla pubblicazione del Regolamento n° 178/2002, ha stabilito norme<br />
precise sull’adozione dei sistemi di tracciabilità, che dal 2005 sono<br />
divenute obbligatorie anche per le aziende agricole. Il marketing delle<br />
produzioni agroalimentari “tracciate” è caratterizzato dalla diffusione di<br />
informazioni sul processo stesso, dalla efficiente comunicazione dei<br />
dati sulla tracciabilità e da ogni altra informazione sull’origine del<br />
prodotto. Tutte queste informazioni vengono registrate in un sistema<br />
informatico sulla produzione, disponibile per i consumatori. Tutto<br />
questo fornisce un elevato valore aggiunto ai prodotti ed apre nuove<br />
prospettive di marketing.<br />
43 Nadia El-Hage Scialabba (Food and Agriculture Organization delle Nazioni<br />
Unite), Global Trends in Organic Agriculture Markets and Countries’<br />
demand for FAO assistance, Atti della Tavola rotonda internazionale<br />
“Organic Agriculture and Market Linkages”, organizzata dalla FAO e<br />
dall’IFOAM, Roma, Novembre 2005.<br />
48
Le potenzialità sono enormi, in considerazione dell’immagine e del<br />
valore rappresentato dalla disponibilita per ogni prodotto di una<br />
completa e trasparente documentazione di riferimento.<br />
Lo strumento tecnologico utilizzato per consentire un’agevole fruizione<br />
del servizio è generalmente un portale di Internet navigabile<br />
attraverso un normale browser (tipo Explorer, Netscape, ecc.), che<br />
consente al consumatore di acquisire tutte le informazioni desiderate<br />
semplicemente digitando sulla tastiera un codice riportato in etichetta.<br />
Questo dà all’utente la sensazione di essere presente “virtualmente”<br />
all’interno dell’azienda, potendo controllare anche in che modo è stato<br />
prodotto l’alimento che si ritrova sulla tavola.<br />
Immagine 7: esempio di portale Internet sulla tracciabilità<br />
delle produzioni biologiche<br />
Nell’agricoltura pre-industriale la vendita dei prodotti agricoli era<br />
basata sul contatto diretto tra produttore e consumatore, il quale<br />
conosceva sempre la provenienza degli alimenti. La globalizzazione<br />
dei mercati ha creato invece una distanza enorme, sia fisica che<br />
mentale. Ultimamente si è tentato di ridurre questa distanza attraverso<br />
la tracciabilità di filiera, che utilizzando anche di strumenti informatici<br />
consente al consumatore di conoscere tutti i passaggi intermedi e di<br />
risalire al produttore. Anche le azioni di marketing sono notevolmente<br />
cambiate nel corso degli anni. Il 20° secolo si è caratterizzato per il<br />
grande successo delle produzioni di massa, con lo scopo di vendere<br />
49
lo stesso prodotto al più alto numero di consumatori. Adesso è il<br />
momento delle personalizzazioni, dei “prodotti fatti solo per te”, che<br />
anche se vengono in realtà prodotti su larga scala possono subire con<br />
l’aiuto delle nuove tecnologie personalizzazioni basate sulle esigenze<br />
individuali. Il trend attuale è per il marketing “one-to-one”, che ha<br />
l’obiettivo di vendere di più (anche più prodotti) ad un singolo<br />
acquirente. Il direct marketing, la vendita diretta dei prodotti agricoli,<br />
ha avuto un forte impulso con la diffusione dell’informatica. Un metodo<br />
di vendita millenario grazie alle nuove tecniche dell’informazione, ed<br />
in particolare ad Internet ed alla diffusione del web, ha consentito di<br />
fare acquisti direttamente da casa. L’uso di Internet è diventato anche<br />
fondamentale nello stabilire contatti diretti tra partners commerciali<br />
(B2B = Business to Business), nel procurare contratti e nella logistica.<br />
Fare web-marketing vuol dire personalizzare prodotti, servizi e prezzi.<br />
Il punto è: soddisfare le richieste individuali al più basso prezzo<br />
possibile, grazie ai grossi volumi di merce movimentata.<br />
Con l’E-commerce i rapporti diretti di vendita avvengono attraverso il<br />
computer e con l’ausilio di particolari software che assicurano la<br />
conclusione delle transazioni. La difficoltà maggiore è rappresentata<br />
dalla consegna del prodotto a casa dell’acquirente, che può risultare<br />
costosa, anche in termini logistici.<br />
In linea di massima va però considerato che l’utilizzo degli strumenti di<br />
marketing alternativo spesso ha portato ad una riduzione dei prezzi al<br />
consumo e ad un incremento dei guadagni dell’agricoltore. Senza<br />
considerare il grande vantaggio che si offre al consumatore di<br />
conoscere con precisione l’azienda di produzione. C’è chiaramente<br />
una una grande differenza qualitativa tra i sistemi di marketing diretto<br />
e quelli anonimi dei mercato di massa. Il contatto diretto (anche se<br />
attuato in maniera “virtuale”) produttore-consumatore permette di<br />
stabilire forti contatti con i territori di produzione (che magari saranno<br />
un giorno anche visitati dal consumatore) e consente di comprendere<br />
meglio cos’è il metodo di produzione biologico.<br />
50
Immagine 8: esempio di E-commerce: www.eurorganicshop.com<br />
In tutto il mondo il movimento del biologico ha registrato un grande<br />
interesse dei consumatori per questi nuovi sistemi di vendita diretta.<br />
Sono in corso molte sperimentazioni, in alcuni casi supportate dai<br />
governi nazionali. L’IFOAM supporta queste iniziative, sviluppando<br />
nuovi strumenti e scambi di esperienza 44 .<br />
44 Cristina Grandi (IFOAM Liaison Office to FAO), Alternative Markets for<br />
Organic Product, Atti della Tavola rotunda internazionale “Organic<br />
Agriculture and Market Linkages”, organizzata dalla FAO e dall’IFOAM,<br />
Roma, Novembre 2005.<br />
51
CAPITOLO 3. <strong>COLTIVAZIONE</strong> <strong>BIOLOGICA</strong> <strong>DEI</strong> <strong>SEMINATIVI</strong><br />
3.1 Rotazioni colturali – Creazione della biodiversità<br />
Un agro-ecosistema che si avvicini il più possibile all’ecosistema<br />
naturale ed alla sua diversità può essere creato mediante l’adozione<br />
di rotazioni colturali.<br />
L’agricoltore biologico cerca sempre di utilizzare le conoscenze del<br />
sistema naturale e dei suoi processi come modello allorché si trova a<br />
pianificare la produzione aziendale.<br />
La diversità e la variazione caratterizzano le coltivazioni biologiche<br />
oltre a rappresentare una condizione di base per l’ottenimento di<br />
buoni risultati nella coltivazione.<br />
3.1.a Diversità e varietà<br />
La biodiversità è una risorsa produttiva che consente l’utilizzo di<br />
principi nutritivi ottenuti attraverso processi biologici, oltre a tenere<br />
sotto controllo le malattie vegetali ed apportare benefici derivanti<br />
dall’influenza che le differenti specie coltivate hanno l’una nei confronti<br />
dell’altra. Occorre stabilire una rotazione colturale che comprenda<br />
coltivazioni con caratteristiche diverse e considerare la loro<br />
interazione, in modo da rendere possibile le reciproche influenze<br />
positive. Le condizioni di coltivazione hanno effetti sia nel breve che<br />
nel lungo periodo. Tali effetti riguardano la composizione e la fertilità<br />
del suolo, lo stato dei nutrienti e la lotta alle malattie.<br />
Successivamente verrà posta in essere una specifica tecnica<br />
procedurale sulla coltivazione, ma soprattutto l’agricoltore biologico<br />
deve considerare gli effetti della coltivazione sull’intero ciclo colturale.<br />
Occorre chiedersi: quando possono essere apportati i principi nutritivi<br />
affinchè le piante ne traggano il massimo beneficio? Quali metodi<br />
colturali mantengono sotto controllo le infestanti? Come scegliere le<br />
specie coltivabili?<br />
Ci sono molti fattori ed una quantità considerevole di informazioni di<br />
cui tenere conto allorché si pianifica una rotazione colturale. Ciò<br />
comporta un tipo di lavoro che può essere considerato creativo ma<br />
anche complesso, richiedendo tempo per effettuare le giuste<br />
riflessioni e le conseguenti scelte.<br />
La diversità nella coltivazione può essere raggiunta in svariati modi.<br />
Coltivare ad esempio due o più specie vegetali combinando cereali e<br />
legumi, può condurre all’incremento della biodiversità nell’intera area<br />
coltivata. Questo tipo di coltivazione apporta benefici nella lotta alle<br />
malattie, evitando nel contempo la crescita di infestanti, aumentando<br />
la fissazione dell’azoto e la fotosintesi Clorofilliana. Inoltre si favorisce<br />
la conservazione di elementi nutritivi nel suolo. Nelle coltivazioni<br />
vegetali abbiamo esempi di numerose coltivazioni combinate<br />
52
(consociazioni), attraverso le quali può ottenersi un’ottimale<br />
conservazione dei nutrienti nel suolo. Mais e fagiolo sono una<br />
combinazione classica che ha trovato utilizzo nel corso dei millenni in<br />
ogni parte del globo. Recentemente alcuni studi scientifici hanno<br />
dimostrato che mais e radici di fagiolo possono mantenere un contato<br />
diretto tra loro scambiandosi energia ed importanti componenti nutritivi<br />
così come fanno alcuni funghi utili, stimolando in questo modo la<br />
crescita reciproca. Altre combinazioni di piante possono essere<br />
valutate per il loro odore che può scoraggiare gli attacchi degli insetti<br />
(è il caso del coriandolo, del pomodoro, dell’aglio) o attrarre insetti utili<br />
(fiori perenni, facezia e molte altre piante). Le opportunità di testare<br />
nuove combinazioni sono elevate ed ogni coltivatore ne può trarre utili<br />
indicazioni.<br />
Immagine 9: La consociazione è una tecnica per aumentare la biodiversità in<br />
campo. Mais e fagioli traggono benefici comuni da questa pratica (in tutto il<br />
mondo questa consociazione viene attuata da millenni).<br />
53
Effetti della rotazione colturale<br />
Molte coltivazioni hanno una resa scadente quando viene praticata la<br />
monocoltura. Non sono state effettuate ricerche approfondite sulle<br />
ragioni di questo, ma una rotazione colturale variata e ben bilanciata<br />
ha svariati benefici, tra cui la conservazione di azoto nel suolo ed il<br />
minore impatto di infestanti e patologie vegetali.<br />
Questi fattori probabilmente contribuiscono all’incremento dei raccolti,<br />
ma non c’è comunque una spiegazione completa.<br />
Apporto di nutrienti<br />
Alternare specie con differenti apparati radicali ed esigenze<br />
nutrizionali é una maniera per garantire la conservazione nel suolo<br />
degli elementi nutritivi, il più efficacemente possible. Più il suolo è<br />
smosso dalle radici, più esso risulta in grado di utilizzare i nutrienti<br />
disponibili. Le piante con apparato radicale verticale, come le crucifere<br />
e molti legumi, portano agli strati superficiali del suolo nutrienti dagli<br />
strati più profondi, mentre gli apparati radicali poco profondi ma<br />
pluriramificati delle piante utilizzano le riserve nutrizionali superficiali.<br />
Contenuti della materia organica ed organismi del suolo<br />
Il quantitativo di residui di radici e raccolti varia grandemente a<br />
seconda del tipo di coltivazione. Una larga proporzione di prato con<br />
profonde radici ha un effetto positivo sul contenuto di materia organica<br />
e sugli organismi del suolo. Coltivazioni che richiedono un trattamento<br />
con attrezzature meccaniche per la crescita, d’altro canto, fanno<br />
diminuire il capitale di materia organica.<br />
La diversità vegetale é inoltre importante per l’attività biologica. Le<br />
radici di differenti piante secernono sostanze differenti cha hanno<br />
effetti sulla quantità e diversità della vita dei microrganismi.<br />
Struttura del suolo<br />
I suoli che sono ben provvisti di materia organica, per esempio di<br />
materia proveniente da residui del pascolo, sono maggiormente<br />
aggregati dei suoli dove le monocolture di cereali vengono portate<br />
avanti con fertilizzanti chimici.<br />
Una larga parte delle piante con radici verticali ha l’effetto sia di<br />
liberare che di stabilizzare la struttura del suolo. L’erba fatta crescere<br />
sotto forma di prato per svariati anni ha effetti ottimali per il suolo e la<br />
sua struttura, in quanto fornisce grandi quantitativi di materiale<br />
organico. Al contrario, un effetto negativo comprovato delle<br />
monocolture di cereali è il deterioramento della struttura del suolo che,<br />
nel lungo periodo, comporta diminuzione del substrato.<br />
Protezione delle piante<br />
La monocoltura favorisce fortemente lo sviluppo delle infestanti e<br />
comporta un serio rischio di bruciatura del suolo con conseguenti<br />
54
inconvenienti, aumentando nel contempo gli effetti indesiderati delle<br />
infestanti.<br />
Una coltivazione varia e con rotazioni delle colture può essere invece<br />
l’arma vincente ed un mezzo efficace per combattere funghi, insetti e<br />
nematodi.<br />
Tipici inconvenienti causati dalla mancata diversificazione colturale<br />
sono il marciume radicale e la muffa dei cereali invernali, la verticillosi<br />
dei legumi, l’anguillula delle radici di avena e patate, l’ernia del cavolo<br />
e la rogna nera della patata. La rotazione colturale svolge un’azione<br />
preventiva anche nei confronti dei batteri parassiti e delle malattie<br />
virali.<br />
Presenza di infestanti<br />
La rotazione colturale é un’importante misura preventiva contro gli<br />
attacchi delle infestanti. Alternando colture che hanno differenti tempi<br />
di semina e raccolta, nonché diversificando le tecniche colturali si<br />
vengono a creare condizioni favorevoli per ostacolare la diffusione<br />
della flora spontanea.<br />
L’incremento delle infestanti nelle monoculture é dovuto al fatto che<br />
esse prosperano insieme a quelle colture che hanno modalità di<br />
crescita ed esigenze simili alle loro. Le infestanti annuali si sviluppano<br />
ad esempio bene nelle colture di tipo annuale, laddove quelle perenni<br />
preferiscono inceve le colture perenni.<br />
Distribuzione del lavoro<br />
Coltivare differenti colture significa distribuire il carico di lavoro nel<br />
corso dell’anno. Attività quali la preparazione del suolo e la<br />
fertilizzazione possono meglio essere pianificate ed attuate con un<br />
sistema di rotazione colturale causando nel contempo meno danni<br />
alla struttura del suolo, minimizzando i rischi di lisciviazione.<br />
Distribuzione del rischio<br />
Un largo numero di coltivazioni fa diminuire I rischi di fallimento totale<br />
della coltivazione, dovuto a condizioni non favorevoli sia del terreno in<br />
cui si coltiva che del mercato e della situazione congiunturale. Allo<br />
stesso tempo, può però esservi un aumento delle spese dovute al<br />
maggior numero di opere lavorative ed all’equipaggiamento tecnico da<br />
ampliare.<br />
3.1.b Molti elementi da combinare tra loro<br />
La rotazione colturale é lo specchio dell’intera gestione di chi coltiva e<br />
del suo interesse e vantaggio anche di tipo economico, che non é una<br />
componente da trascurare. Ogni azienda ha condizioni di esercizio<br />
diverse, ed anche nell’ambito della stessa azienda si possono<br />
verificare dei mutamenti nelle condizioni di base, nel corso del tempo.<br />
Vanno considerati svariati fattori, allorché si ponga in essere una<br />
rotazione colturale. Il clima, il suolo e le opportunità di mercato, ad<br />
55
esempio, condizionano fortemente l’inizio ed il prosieguo della<br />
rotazione colturale. La disponibilità di mano d’opera, di macchinari e<br />
di spazi per la conservazione del prodotto, così come le conoscenze e<br />
le finalità del produttore, sono anch’essi fattori determinanti.<br />
Le rotazioni colturali variano sia in funzione della diversa tipologia<br />
aziendale che dall’ubicazione dell’azienda. Lo sviluppo aziendale e<br />
del mercato possono condizionare l’andamento delle rotazioni nella<br />
stessa azienda, nel corso del tempo.<br />
Le operazioni aziendali spesso diventano diversificate, allorché il<br />
produttore opti per il biologico per una o più unità aziendali.<br />
Non esistono regole generali per definire la durata più appropriata di<br />
una rotazione. Tre o quattro anni sono in genere la durata minima,<br />
mentre non è immaginabile andare oltre i 10 anni.<br />
Nell’agricoltura biologica la durata più ricorrente é da cinque ad otto<br />
anni.<br />
3.1.b.i Rotazione colturale bilanciata<br />
Per raggiungere un bilanciamento nella rotazione colturale, ci deve<br />
essere un’appropriata divisione tra colture da rinnovo e colture<br />
sfruttanti. Le coltivazioni da rinnovo fissano l’azoto ed hanno radici<br />
verticali che portano i nutrienti alla superficie del suolo, come nel caso<br />
di legumi, le coltivazioni sfruttanti, come I cereali, esauriscono le<br />
riserve nutrizionali presenti nel suolo. La rotazione ideale include tipi<br />
completamente differenti di piante; per esempio legumi, cereali<br />
unitamente ad alcune coltivazioni come le patate, che richiedono una<br />
coltivazione meccanica. Le piante oleaginose aggiungono anch’esse<br />
varietà nella rotazione colturale.<br />
3.1.b.ii Effetti della precessione colturale e caratteristiche delle<br />
coltivazioni<br />
Gli effetti di una precessione colturale sono la somma di tutti gli effetti<br />
sia diretti che indiretti di rilievo per la rotazione colturale.<br />
I vantaggi di coltivare una specie prima di un’altra sono in funzione<br />
delle esigenze della coltura successiva e dei risultati che il coltivatore<br />
voglia raggiungere. Ogni coltivazione ha una lista di caratteristiche<br />
che determina la sua posizione nella rotazione colturale.<br />
Sistema radicale: la sua misura e profondità varia a seconda delle<br />
piante. Per le piante l’ apparato radicale è importante sia per<br />
esplorare il suolo che per consentire il trasporto di nutrienti dai livelli<br />
più profondi. Una grossa massa radicale é importante per l’apporto di<br />
materia organica e l’attività microbica.<br />
Esigenze nutrizionali: differiscono tra le varie piante, soprattutto per<br />
ciò che concerne azoto e potassio. Per evitare i rischi di carenze<br />
nutrizionali, le coltivazioni più esigenti devono trovare una<br />
collocazione ottimale nella rotazione, alternandole a quelle che non<br />
56
hanno tale tipo di esigenza e di quelle fissatrici di azoto. Le prime<br />
dovrebbero essere collocate in modo da poter utilizzare al meglio i<br />
nutrienti che sono in circolazione nella rotazione colturale.<br />
Capacità di utilizzare minerali moderatamente solubili: essa varia<br />
molto tra una pianta e l’altra. Le piante che hanno maggiore capacità<br />
in tal senso riforniscono il suolo superficiale dei minerali conservati nel<br />
suolo. Segale e avena sono maggiormente indicate nell’utilizzo di<br />
minerali moderatamente solubili, rispetto ad orzo e grano<br />
Tempo di crescita della coltivazione: le coltivazioni che presentano<br />
una raccolta anticipata consentono la semina autunnale o una<br />
maggiore crescita di una coltura intercalare.<br />
Tempo di assorbimento dei nutrienti: esso in alcuni seminativi, per<br />
esempio l’orzo, é concentrato all’inizio dello sviluppo. Queste<br />
coltivazioni necessitano di una maggiore erogazione di nutrienti<br />
solubili, mentre altre, come il grano e l’avena, hanno un assorbimento<br />
più costante per l’intero periodo della crescita sino alla maturità.<br />
Capacità di competere con le infestanti: essa dipende dalla velocità<br />
di stabilizzazione della coltivazione, da come essa copre il campo e<br />
dalla sua capacità di creare ombra a seconda della misura delle<br />
foglie. I seminativi che richiedono la coltivazione del suolo durante il<br />
periodo di crescita, forniscono un’ulteriore opportunità per allontanare<br />
il pericolo di infestanti.<br />
Capacità di coprire il campo: essa consente alla coltivazione di<br />
inibire la crescita di infestanti e mantiene una buona struttura sulla<br />
superficie del suolo. Questa caratteristica costituisce un beneficio per<br />
l’attività microbica.<br />
Suscettibilità o resistenza alle infestanti: essa é spesso decisiva<br />
dal punto di vista della ripetizione di una coltura sullo stesso<br />
appezzamento di terreno.<br />
Allelopatia: é il meccanismo biochimico per cui certe piante<br />
inibiscono o stimolano la crescita di altre piante.<br />
Tolleranza alla ripetizione colturale: indica il limite temporale oltre il<br />
quale non è più conveniente ripetere una coltura sullo stesso campo.<br />
Ricerche di lunga durata sono giunte alla conclusione che gli effetti<br />
negativi della crescita della stessa coltivazione, anno dopo anno,<br />
decrescono. Questo fenomeno è detto “stanchezza” ed è<br />
probabilmente dovuto ad un certo numero di organismi simbiotici e ad<br />
altri organismi utili che meglio competono con i fattori infestanti<br />
nell’ambito della rotazione colturale. In pratica, il produttore è talvolta<br />
forzato a deviare dalla rotazione colturale pianificata. In questi casi, è<br />
opportuno sapere che segale, fagioli, soia, mais, tollerano successive<br />
coltivazioni meglio di quanto non facciano frumento, avena, orzo,<br />
patate, lupini, piante crucifere.<br />
57
3.1.c Prato pascolo alla base della rotazione colturale<br />
Convertire la produzione al biologico, implica la conoscenza delle<br />
tecniche di coltivazione delle leguminose. Un prato ricco di trifoglio<br />
costituisce la coltivazione più importante, in un sistema colturale che<br />
non utilizza fertilizzanti o pesticidi di origine chimica.<br />
Per un terreno che contenga una certa quantità di leguminose, il prato<br />
é il sistema più efficace ed economico per costruire la struttura del<br />
suolo e l’accumulo dei nutrienti, in primo luogo di azoto. Il prato<br />
interagisce con le infestanti e costituisce elemento primario per il<br />
pascolo del bestiame ruminante in biologico. In pratica, la rotazione<br />
colturale nell’azienda biologica si basa largamente sul calcolo della<br />
quantità di erba richiesta per produrre alimenti sufficienti per il<br />
bestiame.<br />
Pianificare una rotazione colturale bilanciata comporta inoltre un uso<br />
ottimale dell’azoto rilasciato dalla coltivazione erbacea. Dovrebbe in<br />
effetti impiegarsi quanto più possibile azoto, cercando di disperderne il<br />
meno possibile attraverso i fenomeni di percolazione e<br />
volatilizzazione.<br />
Profondità radicale e gestione dell’azoto<br />
La gestione dell’ azoto comporta inoltre l’individuazione di dove sia<br />
ubicata la maggiore quantità di azoto nel suolo nell’ambito dell’intero<br />
ciclo di rotazione colturale, combinando i periodi di accumulo di azoto<br />
con le coltivazioni più esigenti ed appropriate dal punto di vista<br />
dell’apparato radicale.<br />
C’é una stretta connessione tra la profondità di un apparato radicale di<br />
una coltivazione e la sua capacità di prendere azoto dagli strati più<br />
profondi del suolo.<br />
Alcuni seminativi possono realmente utilizzare solo l’azoto presente in<br />
superficie, altri solo l’azoto presente negli strati più profondi.<br />
In linea di principio, le colture con un profondo apparato radicale<br />
dovrebbero essere coltivate quando si sa che l’azoto è già presente<br />
negli strati più profiondi del suolo. Le colture con sistema radicale<br />
poco profondo andrebbero invece coltivate quando c’è poco azoto in<br />
profondità.<br />
Le colture con apparato radicale poco profondo hanno in genere<br />
meno probabilità di successo di quelle con apparato radicale<br />
profondo, dal punto di vista dell’utilizzazione dell’azoto.<br />
Una larga superficie inerbita è comunque importante sia per le<br />
coltivazioni arabili che per le aziende ove vi sia bestiame. I legumi<br />
sono la più importante risorsa di azoto per le aziende senza bestiame.<br />
Per ottenere il massimo beneficio da un prato che precede una coltura<br />
e per una effettiva gestione delle sostanze nutritive, è molto<br />
importante che il prato sia bene attecchito. Se fallisce l’impianto del<br />
58
prato c’è una piccola probabilità di compensare la scarsità di nutriente<br />
occorrente per la coltura che si è programmata in successione.<br />
Un terzo di prato<br />
E’ di solito preferibile che almeno un terzo dell’area coltivata sia<br />
adibita a prato pascolo in modo che il fabbisogno di azoto della<br />
rotazione possa essere adeguatamente soddisfatto. Tuttavia, in<br />
pratica questo può non essere sufficiente per le aziende con soli<br />
seminativi. Può essere necessaria in questo caso una maggiore<br />
percentuale di prato o di altra leguminosa. Il raccolto supplementare,<br />
ad es. legumi, piselli o fagioli, può essere destinato al mercato.<br />
In un’azienda agricola zootecnica il prato è importante sia come<br />
alimentazione animale che come coltura da rinnovo, ad esempio i<br />
cereali nell’ambito di un programma di alimentazione biologica per i<br />
bovini rappresentano una buona parte della razione alimentare<br />
giornaliera, cioè, almeno il 50% dell’apporto quotidiano di materia<br />
secca, il prato è altresì un tipo di coltivazione molto importante per la<br />
produzione del latte. La maggior parte delle aziende zootecniche<br />
coltiva prato su più del 50% della propria superficie.<br />
Regole pratiche per una buona rotazione colturale<br />
• Impiegare colture che siano adatte al terreno ed al clima.<br />
• Almeno il 30-40% della superficie dovrebbe essere a<br />
trifoglio/prato falciabile o altra leguminosa.<br />
• Non lasciare un prato per più di tre anni.<br />
• Alternare colture con caratteristiche ed esigenze diverse.<br />
• Creare un equilibrio tra “nutrimento” ed “impoverimento” del<br />
terreno.<br />
• Nella rotazione dare ad ogni coltura una posizione adatta rispetto<br />
alla coltura precedente.<br />
• Nella rotazione calcolare il fabbisogno complessivo di nutrienti, e<br />
tenere presenti le problematiche collegate a malerbe e malattie.<br />
• Non effettuare sullo stesso appezzamento rotazioni non<br />
diversificate in caso di frequenti malattie delle colture.<br />
• Quando possibile somministrare il letame o il compost in una fase<br />
della rotazione in cui può essere utilizzato efficacemente.<br />
• Sfruttare ogni occasione per le colture intercalari ed il riposo<br />
colturale.<br />
• Mantenere il terreno coperto per il maggior numero di anni<br />
possibile.<br />
3.2 Il suolo – una risorsa rinnovabile<br />
Tutte le operazioni aziendali in agricoltura iniziano dal suolo. I risultati<br />
raggiunti dal produttore, in termini di quantità e qualità del raccolto,<br />
nonché salute delle piente, tutto è in funzione di come viene gestito il<br />
59
suolo. L’impatto ambientale e la gestione delle risorse, ugualmente<br />
dipendono dalla gestione del suolo. Il suolo è una delle risorse più<br />
importanti per produrre alimenti e tale prerogativa può essere<br />
compromessa da un suo cattivo uso. In agricoltura biologica, l’uso<br />
oculato che viene fatto del suolo consente di mantenere la fertilità ad<br />
un livello ottimale, sia nel presente che nel futuro, sotto l’aspetto della<br />
produzione alimentare.<br />
La crescita della coltivazione non é determinata dall’ammontare<br />
dell’azoto e degli altri nutrienti presenti nel suolo. Essa è piuttosto<br />
correlata alla quantità di nutrienti rilasciati e resi disponibili<br />
allorquando di essi vi è bisogno. I microrganismi sono importanti per<br />
la circolazione dei nutrienti.<br />
L’obiettivo della coltivazione biologica è quello di stimolare lo sviluppo<br />
degli organismi presenti nel suolo, in modo che vi sia una sufficiente<br />
erogazione di elementi nutritivi, senza surplus di azoto e senza<br />
inquinare l’ambiente circostante. La grande sfida consiste nel<br />
comprendere come il turnover della materia organica possa rendersi<br />
utile ed apporti un ragionevole bilanciamento tra la decomposizione<br />
ed i processi di formazione dell’humus. La gestione del suolo basata<br />
su tale principio ecologico conduce a risultati positivi sotto il duplice<br />
aspetto economico ed ambientale.<br />
3.2.a Organismi del suolo e loro processi vitali<br />
Organismi molto importanti ed attivi nel suolo sono funghi, batteri,<br />
lombrichi, collemboli, acari e nematodi. I diversi processi vitali degli<br />
organismi del terreno determinano il “comportamento” stesso del<br />
terreno, inteso come organismo vivente che respira, mangia, si<br />
sviluppa e si riposa. Questa attività combinata si risolve in un ciclo<br />
vitale, che è il processo costante di elaborazione del materiale<br />
organico, di liberazione delle sostanze disponibili per le piante e di<br />
formazione dell’humus. Questi processi vitali hanno bisogno dell’aria,<br />
dell’acqua, del nutrimento e del calore.<br />
L’attività degli organismi del terreno, particolarmente intorno alle radici<br />
della coltura, riveste una grande importanza per l’assorbimento del<br />
nutrimento e lo stato fitosanitario della coltura. Quindi gli esseri<br />
viventi che si trovano nel suolo sono preziosi “animali domestici”. E’<br />
importante che l’agricoltore impari quanto più possibile su di loro e<br />
sulla materia vivente. Questo contribuirà alla comprensione di come<br />
strategie diverse possano influire sulla vita del terreno e sulla sua<br />
fertilità.<br />
E’ difficile lo studio della quantità e diversità degli organismi viventi, e<br />
naturalmente essi sono diversi a seconda del tipo di terreno, clima,<br />
grado di acidità, acqua disponibile e precedenti pratiche colturali. Lo<br />
strato superficiale del terreno ad una profondità di 15 cm di un ettaro<br />
60
di terreno coltivato tradizionalmente può contenere organismi viventi<br />
con un peso equivalente a quello di 40 pecore! Molti studi hanno<br />
indicato che in terreni che hanno avuto varie rotazioni colturali ed<br />
abbondanti somministrazioni di materia organica c’è un aumento del<br />
numero di individui di specie diverse e di attività microbica. Inoltre<br />
studi indicano che là dove si coltiva il terreno biologicamente c’è un<br />
maggior contenuto di materia organica e biomassa rispetto alla<br />
coltivazione convenzionale. Quando è alta nel terreno l’attività<br />
biologica, non è possibile per alcune specie imporsi. Questo si<br />
verifica, ad esempio, con i funghi che causano meno malattie in<br />
questo tipo di terreno.<br />
3.2.a.i La fauna del suolo<br />
Ci sono molte specie animali che vivono nel terreno (animali terricoli).<br />
La maggior parte di loro sono erbivori (consumatori primari) e vivono<br />
nello strato superficiale del terreno (per esempio i vermi terricoli). Si<br />
alimentano dei residui della pianta, funghi e altro materiale organico<br />
che possono digerire grazie ai microrganismi presenti nel loro<br />
intestino. Il materiale digerito viene poi incorporato nel terreno.<br />
L’opera di scavo e la permanenza degli animali terricoli inoltre<br />
garantisce l’aerazione del terreno. Poiché gli animali terricoli<br />
dipendono dai residui animali e della pianta per la loro alimentazione,<br />
la quantità di fauna presente dipende dal contenuto di materiale<br />
organico facilmente scomponibile. Parte della fauna del terreno è<br />
costituita da predatori (consumatori secondari), quali gli scarabei ed i<br />
nematodi che predano gli animali erbivori, consumatori primari, e<br />
quindi liberano le sostanze nutrienti che questi hanno a loro volta<br />
consumato<br />
3.2.a.ii La microflora del suolo<br />
I gruppi più importanti della microflora del terreno sono batteri, funghi,<br />
actinomiceti ed alghe. Quando questi muoiono, gli acidi, gli enzimi ed<br />
altre sostanze secrete si decompongono e liberano le sostanze<br />
nutrienti sia organiche che minerali. Ciò accade spesso in<br />
associazione con le radici della pianta ed altri microrganismi.<br />
Finora soltanto 5 - 10% delle specie di microrganismi presenti nel<br />
terreno sono state identificate. Così conosciamo pochissimo di ciò<br />
che accade nel terreno e come i differenti metodi di coltivazione<br />
possano interessare le diverse specie e ed i loro processi vitali.<br />
3.2.b Le radici e lo sviluppo dell’apparato radicale<br />
3.2.b.i Sviluppo della radice<br />
Sebbene gli elementi nutritivi siano assimilati da tutta la pianta, foglia<br />
compresa, sono le radici a costituire i maggiori fornitori di nutrienti<br />
delle piante. L’apparato radicale ha una sorprendente capacità di<br />
61
crescere ed articolarsi, in modo che la superficie assorbente che è in<br />
contatto con gli elementi del suolo sia la più estesa possibile.<br />
La profondità delle radici é importante per il recupero dell’azoto delle<br />
piante. Una pianta con un sistema ben sviluppato ed articolato di<br />
radici ha maggiori possibilità di una crescita ottimale.<br />
Quando le radici cessano di vivere, esse lasciano al loro posto una<br />
cavità la quale contribuisce ad un buon bilanciamento tra aria ed<br />
umidità. Una larga massa di radici contribuisce inoltre alla stabilità del<br />
suolo.<br />
Uno sviluppo buono e profondo della radice crea buone condizioni per<br />
il succedersi delle coltivazioni. L’apparato radicale di un singolo<br />
cereale può raggiungere una lunghezza di 620 km in 50 litri di terra,<br />
con una superficie totale di 639 metri quadri!<br />
Le radici amplificano la loro attività nel suolo attraverso la micorriza,<br />
che ulteriormente contribuisce al recupero di nutrienti ed<br />
all’assorbimento di acqua.<br />
Le radici iniziano a svilupparsi pochi giorni dopo la semina, quindi<br />
esse hanno un successivo periodo di rapida crescita.<br />
Nelle coltivazioni di cereali, la radice principale va più in profondità,<br />
mentre quelle laterali si sviluppano successivamente e si articolano in<br />
un secondo momento nel suolo. La profondità delle radici é variabile<br />
in funzione del tipo di suolo e della coltivazione. Ad esempio, i cereali<br />
invernali in un terreno pesante argilloso, hanno una profondità<br />
radicale di 150 cm, mentre quelli primaverili su terreni sabbiosi hanno<br />
radici profonde 50 cm. e 25 cm su suolo melmoso argilloso.<br />
I cereali seminati in autunno generalmente hanno radici più profonde<br />
rispetto ai cereali primaverili, mentre le radici di erba medica sono<br />
state rinvenute a profondità anche di tre metri. Quando le piante<br />
iniziano a formare le spighe, la crescita delle radici termina e la pianta<br />
é presa del tutto dalla produzione dei semi.<br />
Condizioni per lo sviluppo delle radici<br />
Un suolo poroso con una buona struttura e ritenzione idrica fornisce le<br />
condizioni migliori per la formazione di un eccellente apparato<br />
radicale.<br />
La temperature e la disponibilità di ossigeno varia durante l’intera<br />
stagione della crescita e dipende inoltre dalle caratteristiche dei vari<br />
tipi di suolo.<br />
Lo strato più superficiale del suolo è soggetto a cambiamenti. E’ lì che<br />
spesso le condizioni per lo sviluppo dell’apparato radicale risultano<br />
meno favorevoli. In suoli dove l’estensione delle radici è limitata, per<br />
esempio in suoli sabbiosi, è particolarmente importante che siano<br />
mantenute buone condizioni di crescita. Ma ciò è importante anche in<br />
62
altri tipi di suolo, affinché le piante possano utilizzare efficacemente i<br />
nutrienti in superficie.<br />
Lo sviluppo della radice negli strati più profondi del suolo è importante<br />
perchè lì si trova gran parte del fabbisogno minerale delle piante. A<br />
meno che il terreno sia leggero ed arieggiato può essere difficile che<br />
le radici si spingano in basso ad utilizzare il nutriente immagazzinato<br />
nel sottosuolo. Un arieggiamento meccanico, tuttavia, raramente dà<br />
un risultato duraturo, mentre grazie al lavoro delle radici di piante<br />
come erba medica e trifoglio, che fungono da “scavatori biologici”, si<br />
ottengono effetti molto più duraturi.<br />
Le colture non arabili sviluppano un apparato radicale ottimale nella<br />
maggior parte dei suoli. Se il terreno è pacciamato con materiale<br />
organico, è possibile limitare l’evaporazione e la formazione di una<br />
crosta sulla superficie del terreno. In condizioni asciutte la copertura<br />
del suolo accelera la germinazione e conduce ad una germinazione<br />
più rapida e più uniforme delle sementi di quanto avvenga con il<br />
terreno nudo. Il radicamento migliora se c’è una coltura più vigorosa e<br />
ricca di getti laterali. Inoltre quanto più le radici si sviluppano in<br />
profondità nel terreno tanto più la coltura può realizzare un miglior<br />
utilizzo dell’acqua del terreno. Ci può anche essere un effetto positivo<br />
sul terreno superficiale nei confronti della produzione di cereali.<br />
La crescita delle radici é limitata dalla resistenza meccanica, per<br />
esempio se non c’é accesso ai pori riempiti d’aria (come risultato di<br />
compattazione) o se l’apice radicale incontra le particelle, esse non<br />
possono spingere oltre. Le radici che incontrano resistenza<br />
reagiscono aumentando la loro misura fino all’apice. Quanto migliore<br />
é lo stato dei nutrienti e l’intensità della fotosintesi, maggiori sono le<br />
opportunità di una rapida crescita delle radici e di un aumento della<br />
resistenza meccanica.<br />
Lo sviluppo delle radici può anche essere limitato da tossine o inibitori<br />
della crescita, che si possono venire a creare quando il materiale<br />
organico è sparso sul terreno senza avere aria a sufficienza. I<br />
pesticidi chimici e livelli molto bassi di PH nel sottosuolo, oltre a molti<br />
tipi di solfati acidi e suoli poveri possono costituire ulteriori ostacoli.<br />
3.2.b.ii Interazione tra radice e microrganismi<br />
Attività nella rizosfera<br />
Il collegamento relativamente sconosciuto fra la radice ed i diversi<br />
gruppi di microrganismi, assume rilievo in quanto è importante sia per<br />
l'assorbimento dei nutrienti da parte delle coltivazioni che per la<br />
resistenza della pianta ai parassiti. Il rilascio delle sostanze nutrienti<br />
e delle sostanze sia organiche che inorganiche, si presenta in un<br />
certo numero di processi dove i microrganismi sono attivi. Essi<br />
63
espellono gli acidi, gli enzimi ed altre sostanze che vengono così<br />
rilasciate nel suolo, per esempio residui di azoto.<br />
Particolarmente interessante per l'assorbimento ed il metabolismo<br />
della coltura è l'interazione fra le radici della pianta ed i microrganismi<br />
che si verifica nella rizosfera. Quest’ultima si estende ad 1-2 millimetri<br />
dalla radice e qui il numero di microrganismi è 20-50 volte più grande<br />
che nel terreno circostante.<br />
Esistono di fatto condizioni completamente differenti in termini di<br />
energia e metabolismo dell'azoto nella rizosfera, rispetto alle<br />
condizioni di terreni senza radici viventi della pianta. L'attività<br />
microbica intensa che sussiste nella rizosfera è dominata dai batteri<br />
che, diversamente dai funghi, possono più facilmente utilizzare i<br />
residui semplici disponibili del carbonio.<br />
Un grammo di terreno nella rizosfera contiene 100-200 miliardi di<br />
batteri. Il rifornimento di energia nel terreno è inoltre un fattore di<br />
limitazione per il numero di batteri e per la loro attività.<br />
Secrezioni radicali<br />
Le emissioni della radice sono costituite da un tipo di soluzione,<br />
creata dalla radice vivente. Gli essudati sono residui ricchi di energia<br />
(carbonio) quali gli amminoacidi, gli zuccheri, gli acidi organici, le<br />
proteine ed i polisaccaridi. Gli studiosi del settore hanno trovato che la<br />
quantità totale di carbonio espulsa dalle radici durante il periodo della<br />
crescita è di tre - quattro volte più grande della biomassa della radice<br />
alla raccolta.<br />
La quantità e la composizione degli essudati differisce a seconda<br />
delle specie e delle varietà. Gli essudati delle radici possono favorire<br />
o inibire organismi diversi.<br />
Questa è una delle ragioni per le quali piante diverse hanno flora<br />
differente nella rizosfera. La pianta può, per esempio, stimolare quegli<br />
organismi che producono le sostanze che promuovono il proprio<br />
sviluppo.<br />
Sono inoltre interessate le vicinanze della radice che, attraverso i<br />
relativi essudati, favorisce o inibisce lo sviluppo di altre piante.<br />
Questo fenomeno è denominato allelopatia ed è utile nell'agricoltura<br />
biologica per la scelta delle consociazioni. La consociazione inserita<br />
nella rotazione può avere effetti positivi sia su resistenza ai parassiti<br />
che su resa del raccolto. Tuttavia, questa materia ancora non è stata<br />
del tutto approfondita.<br />
64
Immagine 10: Interazione tra essudati della radice, batteri e protozoi (I batteri ed i<br />
protozoi risultano particolarmente ingranditi rispetto all'apice della radice).<br />
Interazione fra gli essudati della radice, i batteri ed i protozoi.<br />
1. La radice ricca di energia essuda;<br />
2. viene stimolato lo sviluppo dei batteri e la decomposizione batterica<br />
di humus e di minerali;<br />
3. i protozoi consumano i batteri;<br />
4. i residui della pianta ricchi di elementi nutritivi derivati dall’azione<br />
dei batteri tramite i protozoi sono assorbiti dalla radice.<br />
Gli essudati delle radici hanno inoltre importanza come fattori<br />
regolatori fra la pianta e gli organismi del terreno; essi svolgono un<br />
certo numero di altre funzioni che includono l'aumento del contatto fra<br />
la radice e le particelle del terreno e la protezione e la lubrificazione<br />
quando la radice si apre il cammino nel terreno. Inoltre gli essudati<br />
influenzano positivamente la struttura del terreno amalgamando in<br />
esso gli aggregati e rendendo solubili le sostanze nutritive.<br />
Batteri e protozoi<br />
Il collegamento fra gli essudati della radice della coltura, i batteri e gli<br />
organismi unicellulari (protozoi) nella rizosfera svolge un grande ruolo<br />
nel rifornimento dell'azoto alle piante. L'apice della radice si sviluppa<br />
attraverso il terreno ed essuda gli zuccheri ed altri composti del<br />
carbonio con ricchezza di energia. La disponibilità di energia attiva i<br />
batteri che sono in una fase di riposo, di modo che essi si dispongono<br />
a trasformare la materia organica nel terreno. L 'azoto liberato è<br />
65
usato per lo sviluppo di nuovi batteri. Lo sviluppo dei batteri continua<br />
fin quando l'essudazione della radice non si arresta. L’azoto che era<br />
legato alla materia organica e di cui non si poteva disporre, viene<br />
trasportato dalle proteine che servono da alimento per i protozoi. I<br />
protozoi sono presenti principalmente nella rizosfera, in cui hanno<br />
effetto su di un più grande numero di batteri.<br />
È stato osservato tramite microscopio come i protozoi avanzino in<br />
gran numero su di una radice e la puliscano dai batteri nutrendosene,<br />
mentre allo stesso tempo aumentano considerevolmente di numero.<br />
Quando i protozoi si nutrono dei batteri, l'azoto viene liberato, come<br />
“urina dei protozoi”. L'azoto si libera sotto forma di ioni di ammonio<br />
nella soluzione del terreno vicino alla radice. Mentre i protozoi si<br />
nutrono dei batteri, si liberano parti delle pareti cellulari di questi ultimi<br />
che, a loro volta, servono da alimento ad altri batteri che hanno enzimi<br />
in grado di decomporre le pareti della cellula e quindi creano il proprio<br />
spazio vitale. Il metabolismo dei batteri libera più azoto di quello che<br />
serve per il loro sviluppo; e soprattutto il carbonio che è necessario.<br />
L'azoto in eccesso è presente ancora come ioni liberi di ammonio<br />
nella soluzione del terreno, in cui può essere assorbito dalle radici<br />
della pianta. Quando l'energia negli essudati della radice è esaurita la<br />
radice può prendere l'azoto facilmente dai batteri. In questo modo<br />
sembra che la radice possa iniziare una mineralizzazione dell'azoto<br />
per soddisfare i propri fabbisogni.<br />
Il periodo di maggiore attività per i protozoi coincide con il periodo in<br />
cui è maggiore l'assorbimento dell'azoto da parte delle piante.<br />
Batteri delle leguminose<br />
La capacità delle piante leguminose di fissare l'azoto è una funzione<br />
chiave nell'agricoltura biologica. I noduli sulle radici delle leguminose<br />
sono delle piccole “fabbriche di azoto„ alimentate dall’energia solare,<br />
che permettono di ottenere un alto livello di autosufficienza sia a<br />
livello di produzione dell'alimento animale che dell'apporto nutritivo.<br />
I batteri delle leguminose, i rizobi, sono aerobici, ma quando fissano<br />
l'azoto richiedono un ambiente senza ossigeno, ed hanno un sistema<br />
ingegnoso per la sua generazione nei noduli radicali delle leguminose.<br />
Il colore rosa o brunastro dei noduli radicali è dovuto al fatto che i<br />
batteri formano un pigmento rosso detto leghemoglobina che svolge<br />
un ruolo importante nel processo di fissazione dell'azoto.<br />
I batteri di rizobio possono vivere liberamente nel terreno per un certo<br />
periodo, ma gradualmente muoiono se non trovano una pianta che li<br />
ospiti. Di conseguenza determinate leguminose devono essere<br />
inoculate con rizobio se non si sono sviluppate a lungo sul luogo di<br />
coltivazione. È soltanto nella simbiosi con le leguminose che i batteri<br />
possono usare l'azoto dell'aria, N2, che si lega alla sostanza delle<br />
66
cellule dei batteri. La fissazione di azoto atmosferico da parte del<br />
rizobio è un processo che esige energia per cui i batteri dipendono dai<br />
carboidrati forniti dalla pianta. L'energia richiesta in questo sistema<br />
simbiotico, inoltre, è usata per formare i noduli destinati al<br />
metabolismo dei batteri al trasporto ed alla distribuzione dell’azoto<br />
legato. Il prodotto di base del fissaggio dell'azoto nei noduli è<br />
l‘ammoniaca (NH3), ma esso è trasportato ulteriormente nella pianta<br />
sotto forma di amminoacidi diversi. Il fissaggio dell'azoto simbiotico<br />
richiede tre volte più energia rispetto al fissaggio chimico dell'azoto<br />
(fabbricazione di fertilizzante artificiale), ma la luce solare diretta è<br />
usata nel processo contrariamente alla fissazione chimica che usa il<br />
petrolio.<br />
Immagine 11: il ciclo dell’azoto<br />
Micorriza<br />
Un'altra simbiosi naturale della radice che è molto importante per<br />
l'apporto nutritivo della coltura si realizza con le micorrize, un tipo di<br />
fungo presente nelle radici le cui ife sono tanto intimamente legate<br />
con le radici della pianta, che si scambiano vicendevolmente l'acqua e<br />
le sostanze nutrienti. Poche piante possono sopravvivere senza<br />
questa simbiosi.<br />
I nostri funghi commestibili più comuni sono frutti dalla forma ben<br />
nota, l’ ectomycorrhiza (micorriza esterna). Quei filetti di colore giallo<br />
che possono essere visti dall'occhio umano nel terreno sono ife che<br />
circondano la radice della pianta. Il fungo più comune che prolifera<br />
presso la maggior parte delle piante coltivate è il cosiddetto micorriza<br />
vescicolare-arbuscolare, ovvero la Virginia-micorriza. Non è un fungo<br />
67
molto noto quanto l’ectomicorriza perché non è visibile ad occhio<br />
nudo. Tuttavia il 90-95% delle piante può effettuare questa forma di<br />
simbiosi. Fra le eccezioni ci sono le piante di cavolo che presentano<br />
quantitativi insignificativi di micorrize. Nel caso della Virginia-micorriza,<br />
le ife si formano all'interno della corteccia delle cellule della radice<br />
(arbuscoli) e facilitano lo scambio di sostanze nutrienti e dell'acqua.<br />
Fra le cellule e sulla parte esterna della radice si sviluppano, con<br />
funzione di depositi di nutrienti, delle vescicole. Le ife si sviluppano<br />
dalla radice fuori del terreno e formano un sistema ingrandito e più<br />
efficace della radice con area molto più grande per l'assorbimento<br />
delle sostanze nutrienti. Quindi, le micorrize raggiungono lo strato del<br />
suolo più profondo ed avanzano nel terreno più della radice stessa. I<br />
miceli si spingono fin nel più piccolo dei pori del terreno ed<br />
immediatamente si diffondono nello strato fosforoso liberato dalle<br />
particelle del terreno e dalla materia organica di decomposizione e la<br />
trasportano alla pianta.<br />
In questo modo la micorriza impedisce la lisciviazione fosforosa. I<br />
funghi a loro volta ottengono l'energia proveniente dalla pianta per il<br />
proprio sviluppo.<br />
Le ife di micorriza consentono che le piante facciano un uso molto più<br />
efficace del fosforo presente nel terreno, in specie delle fonti<br />
organiche ed inorganiche appena solubili e nel terreno con un basso<br />
contenuto di fosforo. Il fosforo scarsamente solubile che le radici non<br />
possono assorbire direttamente viene assorbito con maggiore facilità<br />
dalle ife. Aumenta anche l’assorbimento di zinco, rame, solfato<br />
ammonico e calcio. Quando vi è poca disponibilità di fosforo, le<br />
micorrize ben stabilizzate producono un aumento vigoroso nello<br />
sviluppo. La Micorriza inoltre avvantaggia i batteri che liberano fosforo<br />
e quindi interessano la mineralizzazione.<br />
Il fissaggio dell'azoto dai batteri delle piante leguminose è un<br />
processo che richiede molto fosforo. Pertanto i rizobi dipendono dalle<br />
micorrize per fornire loro fosforo.<br />
68
Il contributo della microflora del suolo all’eco-sistema sostenibile.<br />
Organismi attivi Processi nel suolo Risultato<br />
Batteri, funghi,<br />
actinomiceti, alghe.<br />
Interazione tra radici e<br />
funghi.<br />
Batteri che vivono nel<br />
terreno, alghe blu e<br />
verdi, batteri radicali.<br />
Interazione tra batteri<br />
e radici (simbiosi).<br />
Decomposizione della<br />
materia organica.<br />
Formazione di humus.<br />
Mineralizzazione<br />
dell’azoto, del fosforo e<br />
dello zolfo. Formazione<br />
degli aggregati nel<br />
terreno.<br />
Cambiamento del PH<br />
vicino alle radici e<br />
produzione di sostanze<br />
che aumentano la<br />
capacità delle piante di<br />
assumere nutrienti.<br />
La fissazione dell’azoto<br />
assicura il<br />
soddisfacimento del<br />
fabbisogno delle piante.<br />
Batteri, actinomiceti. Produzione degli ormoni<br />
dello sviluppo che<br />
stimolano una fioritura ed<br />
una crescita più veloce.<br />
Protezione dagli agenti<br />
patogeni. Miglioramento<br />
dell’assorbimento degli<br />
Nematodi-funghi<br />
predatori, micorrizza,<br />
batteri e virus.<br />
elementi nutritivi.<br />
Attacco degli insetti<br />
nocivi, dei funghi<br />
parassiti e dei nematodi.<br />
Batteri. Erbicidi biologici<br />
(tossine).<br />
Batteri e funghi. Controllo dei residui dei<br />
pesticidi e delle altre<br />
sostanze indesiderabili.<br />
Micorriza. Formazione della<br />
struttura del suolo.<br />
69<br />
Aumento della fertilità<br />
del suolo<br />
Aumento della capacità<br />
di assimilazione dei<br />
nutrienti quali fosforo,<br />
ferro, cobalto, rame,<br />
manganese, zinco.<br />
Aumento della capacità<br />
delle piante di<br />
assimilare elementi<br />
nutritivi.<br />
Apporto di azoto<br />
biologico.<br />
Stimolano lo sviluppo<br />
della pianta.<br />
Controllo biologico dei<br />
nematodi, lotta ai funghi<br />
ed agli insetti.<br />
Controllo biologico delle<br />
infestanti<br />
Controllo biologico<br />
dell’ecosistema del<br />
suolo.<br />
Aumento della<br />
tolleranza alla siccità e<br />
diminuzione<br />
dell’erosione.
Le micorrize costituiscono il 15-50% della biomassa microbica del<br />
suolo ed influenzano la flora nella rizosfera mediante il loro consumo<br />
di carboidrati e di azoto organico. La competizione per le micorrize<br />
mantiene basso il numero di organismi nocivi nella rizosfera e,<br />
pertanto, contribuisce al mantenimento dell’equilibrio biologico del<br />
terreno. Inoltre le micorrize proteggono le radici dagli attacchi dei<br />
parassiti, ad esempio dei nematodi, ed aumentano la resistenza ai<br />
funghi parassiti. Nello stesso tempo le micorrize sono decisive per la<br />
formazione della struttura del suolo. Perciò una micorriza che<br />
funziona riduce l’erosione mentre aumenta la tolleranza ad altre forme<br />
di stress come la siccità o un pH basso.<br />
Oggi sappiamo che esistono un centinaio di specie di funghi che<br />
formano micorrize. Tutte queste specie possono inoculare a tutte le<br />
piante recettive, ma in una certa misura le differenti specie producono<br />
effetti diversi sull’accrescimento dipendendo sia dal tipo di terreno che<br />
dalla piante. E ciò dipende anche dall’applicazione di ceppi diversi<br />
della stessa specie fungina. La radice della pianta è inoculata dalle<br />
spore che sono rimaste nel terreno dalla coltivazione dell’anno<br />
precedente. Inoltre si avranno le spore dopo un periodo di mancata<br />
coltivazione. Per cui il raccolto precedente determina il tipo di fungo<br />
dominante nel terreno. Ove non sia un fungo “adeguato” per la<br />
coltura, può rendersi necessario un lungo periodo fino a quando non<br />
vi si stabilisca uno più indicato.<br />
Le varie specie possono connettersi fra loro mediante le micorrize<br />
perché lo stesso fungo può inoculare diverse piante. Il trifoglio si<br />
collega con la coda di topo e con il pioppo tremulo che cresce ai<br />
margini di un appezzamento. Le micorrize possono fornire nutrienti ed<br />
altri elementi che favoriscano la crescita di distinte colture. Questo<br />
fenomeno è anche più palese nel bosco e nelle zone arborate, dove le<br />
piante vivono più a lungo che sui campi coltivati. In questi luoghi, i<br />
nutrienti possono essere trasportati, ad esempio, dagli alberi alle<br />
piante piccole, in una specie di “vivaio”, ed il bosco si tramuta in un<br />
organismo unificato per l’assorbimento dei nutrienti.<br />
Il grado di importanza della micorriza per una pianta dipende sia dalla<br />
tipologia del nutriente del terreno che dalla capacità della radice di<br />
assorbirlo. Le specie erbacee con larghe radici pelose hanno una<br />
minore dipendenza dalle micorrize nei confronti, ad esempio, delle<br />
cipolle che hanno radici corte non ramificate. Ciò nonostante, anche<br />
nei cereali, le micorrize possono agire come ammortizzatori dando il<br />
loro aiuto nel ridurre il tempo impiegato dalle piante per assorbire il<br />
nutriente. Non tutte le micorrize però favoriscono la salute delle<br />
piante; alcune vivono più o meno come parassiti a spesa della pianta<br />
ospite.<br />
70
3.2.c Decomposizione della materia organica<br />
La decomposizione della materia organica, il rilascio di sostanze<br />
nutrienti disponibili per le piante e la formazione dell'humus hanno<br />
luogo in continuazione nel terreno in una complessa interazione di<br />
processi microbiologici che non sono ancora stati compresi del tutto.<br />
I residui dalle piante e dagli animali del terreno costituiscono la<br />
maggior parte dell'alimento di cui un terreno vivente ha bisogno. Gli<br />
organismi terricoli ottengono l'energia e le sostanze nutrienti per i loro<br />
processi di vita da questo materiale organico. I rifornimenti abbondanti<br />
e normali di materiale organico sono quindi requisiti preliminari per<br />
un’azienda che abbia obiettivi di autosufficienza (e tutte le aziende<br />
biologiche devono averne). Quando parliamo del contenuto di materia<br />
organica del suolo o della quantità di materia organica, facciamo<br />
riferimento al contenuto del terreno di piante vive e morte e di animali<br />
in fasi differenti di decomposizione. Il contenuto di materia organica<br />
nella maggior parte dei terreni agricoli è del 2-6%. Per una crescita<br />
ottimale del raccolto, il contenuto ideale varia a seconda dei tipi di<br />
terreno, di solito è sufficiente un 3.5-4%.<br />
Il resto è costituito da quello che rimane di piante ed animali nondecomposti<br />
che coprono la superficie del terreno. Sul terreno coltivato<br />
possono, per esempio, consistere in paglia, stoppie, residui di semi<br />
dai raccolti e letame. Novanta - novantacinque per cento di questa<br />
dispersione consiste in composti organici, per esempio, carboidrati,<br />
lignina e proteine così come più piccoli quantitativi di grassi, cere e<br />
agenti concianti. Alcuni di questi si decompongono facilmente, mentre<br />
altri si decompongono con difficoltà. I carboidrati (cellulose,<br />
emicellulose ed amidi) sono ricchi di energia e compongono la<br />
maggior parte dei residui. Ad esempio, il contenuto di cellulosa del<br />
grano è del 36% ed arriva al 38% nel fieno.<br />
71
Immagine 12: L’apporto di sostanza organica è alla base dell’Agricoltura biologica<br />
La somministrazione di abbondante materia organica è uno dei<br />
principali requisiti per un sistema agricolo che si proponga un apporto<br />
naturale di nutrienti ed un elevato grado di autosufficienza.<br />
La decomposizione viene accelerata dalle temperature elevate, da un<br />
ambiente umido, da una grande attività bilogica e da una buona<br />
presenza di ossigeno. La decomposizione ha luogo in ambiente ricco<br />
di ossigeno quando lo strato di materia organica è sottile. Se<br />
quest’ultima si decompone si consuma ossigeno, se finisce negli strati<br />
più profondi del terreno si determina una decomposizione anaerobica<br />
(priva di ossigeno) e si possono formare sostanze che impediscono lo<br />
sviluppo delle radici. Solo quando la materia organica abbia una<br />
sufficiente decomposizione aerobica (con ossigeno), scomparirà<br />
questo effetto inibitorio.<br />
La decomposizione della materia organica è strettamente legata alla<br />
temperatura. Si tratta di un processo lento che si blocca a due gradi<br />
sotto zero. La liberazione di azoto è maggiore nei mesi estivi, quando<br />
72
le temperature si innalzano e che corrisponde, tra l’altro, al periodo in<br />
cui più ne necessitano le piante.<br />
3.2.c.i Ricambio dell’azoto nel suolo<br />
L’azoto, nella materia organica accumulata nel suolo, diventa<br />
disponibile mediante i processi che lì hanno luogo. E’ importante<br />
conoscere come avviene tale trasformazione, in modo da stabilire un<br />
buon approvigionamento dell’azoto.<br />
Ciò, significa in parte fornire alla coltivazione una sufficiente quantità<br />
di elementi vitali, in particolare quelli di cui la coltivazione risulta<br />
deficitaria, ed in parte introdurre pratiche colturali che prevengano la<br />
lisciviazione, causa di problemi ambientali.<br />
Mineralizzazione<br />
La mineralizzazione o rilascio dell’azoto è il passo finale della<br />
decomposizione dei residui di piante ed animali; l’azoto viene liberato<br />
sotto forma inorganica (minerale), inizialmente sotto forma di<br />
+<br />
ammonio (NH4 ). Un importante gruppo di batteri attivi in tale<br />
processo è quello dei batteri nitrificatori. Questi ossidano gli ioni<br />
- -<br />
dell’ammonio a nitrito (NO2 ) ed a nitrato (NO3 ) ed operano in<br />
ambiente aerobico (ricco di ossigeno). In altre parole è necessaria<br />
l’aria per la nitrificazione. Le piante prendono l’azoto sotto forma di<br />
ammonio o di nitrato. Mentre gli ioni dell’ammonio con carica positiva<br />
si legano facilmente al terreno, gli ioni nitrato sono solubili in acqua<br />
nel suolo. L’azoto del nitrato può quindi facilmente lisciviare dal<br />
terreno.<br />
Immobilizzazione<br />
Quando la materia organica ha un alto contenuto di carbonio in<br />
relazione all’azoto, per esempio nella paglia che si incorpora nel<br />
terreno in autunno, la situazione è diversa. C’è un incremento di<br />
batteri, dovuto alla disponibilità di abbondante energia, che conduce<br />
ad una penuria di azoto e ad una grande competizione per esso.<br />
Questo vuol dire che la materia organica si decompone più<br />
lentamente e l’azoto da incorporare nei nuovi organismi è preso dal<br />
deposito nel terreno. L’azoto è temporaneamente legato o<br />
immobilizzato.<br />
3.2.c.ii Effetto del rapporto carbonio/azoto sul ciclo dell’azoto<br />
La mineralizzazione ed immobilizzazione si sviluppano nello stesso<br />
tempo nel terreno. La decomposizione è influenzata in larga misura<br />
dalla composizione chimica della materia organica. Il rapporto fra<br />
carbonio ed azoto, il cosiddetto rapporto carbonio azoto (C/N), è<br />
particolarmente importante. Il carbonio è fonte di energia che<br />
incrementa la velocità batterica e quindi il numero di batteri attivi.<br />
L’azoto è un componente elementare delle cellule batteriche ed un<br />
fattore determinante nella formazione dei nuovi batteri.<br />
73
Quando sono assicurati grandi apporti di materiale ricco di carbonio,<br />
aumenta la biomassa dei microrganismi e l’azoto si lega ai loro corpi.<br />
Il rapporto carbonio/azoto diventa più alto e la mineralizzazione ha un<br />
livello superiore. Se, d’altra parte, la materia vegetale contiene una<br />
quantità di azoto relativamente grande, i batteri aumentano<br />
velocemente ma data la quantità limitata di energia muoiono più<br />
rapidamente. Il risultato è la liberazione dell’azoto (mineralizzazione).<br />
Il carbonio si libera come anidride carbonica attraverso la<br />
respirazione. Di conseguenza cambia il rapporto fra carbonio ed<br />
azoto, diventando più basso. Quando la disponibilità di carbonio è<br />
bassa, c’è netta mineralizzazione, in altre parole l’azoto mineralizzato<br />
è maggiore di quello immobilizzato. Questo avviene con l’apporto di<br />
grandi quantità di materiale ricco di azoto quale il il letame o il<br />
concime verde (sovescio).<br />
Perdite di azoto<br />
L’azoto è idrosolubile e mobile nella soluzione del terreno. Il nitrato in<br />
eccedenza con l’acqua può lisciviare fuori dal terreno coltivato nei<br />
corsi d’acqua. Inoltre quando questo azoto-nitrato si trova nel terreno,<br />
le perdite si presentano con la denitrificazione. Ciò accade quando c’è<br />
mancanza di ossigeno, per esempio quando il terreno è compresso o<br />
saturo d’acqua, ed i batteri anaerobici prendono il sopravvento.<br />
Questi batteri prendono l’ossigeno dai composti ricchi di ossigeno<br />
quali i nitrati, e l’azoto viene liberato nell’atmosfera in forma gassosa<br />
come azoto molecolare (N2), ossido di azoto (NO) e biossido di azoto<br />
(N2O). La denitrificazione è una via naturale di pulizia dell’acqua<br />
dall’eccesso di azoto, ma poichè le piante non possono prendere<br />
l’azoto in forma gassosa, la denitrificazione determina che l’azoto sia<br />
perso dal sistema di coltivazione.<br />
La trasformazione dell’azoto Influenza le dimensioni delle<br />
coltivazioni<br />
La trasformazione dell’azoto nel suolo e nello sviluppo della pianta<br />
può essere aumentata attraverso differenti metodi di coltivazione.<br />
Per legare l’azoto nella materia ricca di azoto, come il letame, questo<br />
dovrebbe essere mescolato con paglia o altro materiale ricco di<br />
carbonio. L’incorporazione di paglia nel terreno dopo il raccolto in<br />
autunno ha anche un effetto legante dell’azoto. I batteri nitrificatori<br />
beneficiano, come la maggior parte dei microrganismi, di un alto pH.<br />
L’attività biologica nel terreno è superiore quando il pH è intorno a 7.<br />
Le pratiche meccaniche stimolano il turnover nel suolo perchè<br />
aumentano la disponibilità di ossigeno e, soprattutto, perchè nuove<br />
superfici vengono esposte al lavoro superficiale dei microrganismi.<br />
Inoltre radici di piante attive nel suolo influenzano in alto grado la<br />
mineralizzazione. Tale effetto può essere stimolato o inibito,<br />
74
probabilmente in dipendenza dei bisogni che ha la pianta in quel<br />
determinato momento, con gli essudati delle radici che fungono da<br />
veicolo.<br />
Formazione dell’humus<br />
Quando la materia organica si decompone si trasforma in humus,<br />
fondamentale per la strutturazione del terreno. L’humus è un termine<br />
generico per un grande complesso di residui chimici, o sostanze<br />
umiche, che sono costituite dalla decomposizione della materia<br />
organica. Le sostanze umiche si compongono principalmente di<br />
lignina (materiale legnoso) e sono molto stabili e si decompongono<br />
lentamente.<br />
La materia organica del suolo è un termine comprendente tutte le<br />
sostanze organiche del terreno. Essa include organismi del terreno,<br />
materiale fresco e morto e humus, e l’azoto del suolo è in essa<br />
immagazzinato. Approssimativamente 100 tonnellate di materia<br />
organica si trovano nel terreno quando c’è un contenuto di humus del<br />
4%. Circa 6 tonnellate di queste sono azoto. Il deposito di azoto nel<br />
terreno è solitamente diviso in frazioni differenti che tracciano la via<br />
della disponibilità di azoto.<br />
La frazione di azoto semi-stabile consiste nelle sostanze umiche<br />
che si decompongono con relativa facilità. Questa frazione è<br />
responsabile per una parte significativa del rifornimento e degli introiti<br />
di azoto nel suolo ed occorrono da uno a parecchi decenni per<br />
decomporsi. La frazione di azoto semi-stabile è influenzata un po’ più<br />
nel lungo termine dalla rotazione colturale che dalla processione delle<br />
colture. Una rotazione colturale comprendente prati, somministrazione<br />
di letame e grandi apporti di residui dei raccolti aumenta la formazione<br />
di questa frazione, mentre può dimezzarsi in 30 anni se non viene<br />
somministrata nessuna materia organica. Con la conversione ad<br />
azienda biologica una gran quantità di materia organica si accumula<br />
nella frazione semi-stabile ed il contenuto di humus resta per lungo<br />
tempo superiore alla mineralizzazione. Questo accumulo di humus<br />
può essere causa di mancanza di nutriente con conseguente<br />
diminuzione dei rendimenti che interessa spesso gli agricoltori quando<br />
operano la conversione dell’azienda all’agricoltura biologica.<br />
Nella frazione stabile la materia organica è difficilmente<br />
decomponibile. I microrganismi usano per decomporre il materiale più<br />
energia di quanta ne guadagnino. La frazione stabile fornisce solo<br />
piccoli apporti di azoto e quindi non contribuisce molto al deposito di<br />
nutrimenti disponibili. Tuttavia è di grande importanza per la struttura<br />
del terreno e la relativa capacità di trattenere l’acqua e le sostanze<br />
nutrienti. La vita media della frazione stabile si stima essere di secoli<br />
ed è quindi difficile stabilire con esattezza come le pratiche colturali di<br />
75
oggi possano influenzare la fertilità nel lungo termine. Novanta/<br />
novantacinque per cento del deposito di azoto nel terreno sono<br />
racchiusi nella materia organica stabile o semi-stabile. Queste due<br />
frazioni determinano in larga parte il contenuto di humus del terreno.<br />
La frazione attiva di azoto è costituita principalmente dagli organismi<br />
viventi e dalla materia organica facilmente scomponibile e può fornire<br />
molto azoto. La trasformazione è rapida e la materia organica può<br />
essere generalmente mineralizzata nelle sostanze nutrienti facilmente<br />
utilizzabili. La grandezza di questa frazione dipende molto dalla<br />
coltura precedente. La maggior parte di tutto il materiale vegetale<br />
grasso incorporato nel terreno entra nella frazione attiva. La<br />
decomposizione più difficile avviene con più difficoltà e tempo, ed una<br />
piccola porzione si trasforma in materia organica stabile.<br />
Coltivazione biologica – un “canale di scolo del carbonio”?<br />
Un progetto di ricerca di 15 anni fa dell’istituto Rodale nel nordest<br />
degli Stati Uniti ha indicato che il sistema di agricoltura biologica<br />
rispetto a quella convenzionale è un migliore legante di carbonio al<br />
terreno. Un terreno coltivato biologicamente funge da “canale di scolo<br />
del carbonio” ed aiuta ad eliminare dall’aria il gas anidride carbonica<br />
mitigando l’effetto serra. Questa attitudine è molto importante per il<br />
clima e l’ambiente e sostiene la produzione.<br />
Vennero studiati tre sistemi di coltivazione di mais e soia: la coltura<br />
convenzionale con fertilizzanti ed antiparassitari artificiali, la<br />
coltivazione biologica con bestiame e la coltivazione biologica senza<br />
bestiame. Il sistema convenzionale ha mostrato una minima capacità<br />
di legare l’anidride carbonica, nonostante le grandi quantità di residui<br />
del raccolto rese al terreno. E’ apparso che la composizione e la<br />
qualità del materiale organico fossero più importanti della quantità di<br />
materiale per il legame dell’anidride carbonica nell’aria. Anche se il<br />
sistema convenzionale ed il sistema biologico con bestiame hanno<br />
fornito uguali apporti di carbonio al terreno, più carbonio si è legato al<br />
terreno nel sistema biologico. Questo probabilmente è dovuto al fatto<br />
che il materiale organico del letame si addice di più alla<br />
decomposizione dei residui vegetali provenienti dal sistema<br />
convenzionale. Il sistema biologico con concime verde inoltre lega più<br />
carbonio di quello convenzionale. La capacità di legare il carbonio<br />
differisce a seconda delle specie di piante. Essa dipende, ad esempio,<br />
da misura e qualità della massa radicale, caratteristiche dell’essudato<br />
delle radici, capacità di formare aggregati e cambiamenti nella<br />
composizione e funzione della vita microbica.<br />
3.2.c.iii Influenza dell’humus sulle colture<br />
In un terreno incolto il contenuto di humus è stabile. Tutte le forme di<br />
coltivazione del suolo aumentano la decomposizione ed il contenuto<br />
76
di humus diminuisce, stabilizzandosi ad un livello inferiore. La<br />
domanda è: quale effetto ha sul lungo termine il sistema di<br />
coltivazione sul contenuto di humus, e quale rilevante contributo dà<br />
alla fertilità del suolo? La ricerca indica che il contenuto globale di<br />
humus sta decrescendo negli ultimi decenni. Nei paesi più caldi<br />
questo cambiamento si verifica molto più velocemente che in quelli<br />
freddi, nei quali va anche deteriorandosi la fertilità del terreno.<br />
Indagini sia in Germania che in Svezia hanno indicato che il contenuto<br />
di humus è diminuito e la struttura del terreno si è deteriorata,<br />
principalmente nelle zone con monocoltura di cereali.<br />
L’impoverimento del terreno avviene lentamente ed in modo<br />
impercettibile con un decremento dell’humus sottratto dal 2,5% al 2%<br />
in 30 anni. E’ inoltre importante ricordare che occorre molto tempo per<br />
ricostituire il contenuto di humus.<br />
Se al terreno viene fornita una grande quantità di materia organica, la<br />
diminuzione del contenuto di humus si verifica più lentamente e la<br />
stabilizzazione è raggiunta ad un livello più alto che se non venisse<br />
fornito alcun materiale organico. Le rotazioni colturali comprendenti<br />
prato, letame, concime vegetale e paglia incorporati nel terreno sono<br />
molto importanti per mantenere od incrementare il contenuto di humus<br />
nel suolo. Contribuiscono inoltre al mantenimento di una copertura del<br />
suolo ed alla riduzione al minimo della coltivazione meccanica.<br />
3.2.d Influenza della struttura del suolo sullo sviluppo di radici<br />
e microrganismi<br />
La struttura del suolo riveste importanza capitale per i raccolti dei<br />
seminativi. Radici delle piante e microrganismi si sviluppano meglio in<br />
un terreno con buona struttura, in quanto possono ottenere l’acqua,<br />
l’aria e le sostanze nutrienti necessarie. E’ inoltre importante<br />
conoscere le differenti caratteristiche del suolo in relazione ai<br />
microrganismi ed alle possibilità per le radici di ottenere nutrienti. Solo<br />
conoscendo ciò è possible creare le condizioni ottimali per fornire<br />
buoni nutrienti alle colture e capire anche cosa potrebbe essere di<br />
impedimento.<br />
3.2.d.i PH e misura del grado di acidità<br />
Il pH misura il grado di acidità del terreno. Sulla scala il pH 7 indica il<br />
punto neutro. Se la scala indica più di 7, il suolo è alcalino, se meno di<br />
7 è acido. Di solito le regioni nordiche hanno un pH fra 5 e 7. L’acidità<br />
sta lentamente aumentando ogni anno per una serie di motivi. In parte<br />
questo è un processo naturale dovuto alla pioggia annuale eccedente<br />
l’evapotraspirazione. L’acidificazione è anche accelerata dalla<br />
precipitazione di sostanze inquinanti acide dell’aria e dalla<br />
somministrazione di fertilizzanti acidificanti. Un pH di 6,5-7 fornisce le<br />
migliori condizioni per lo sviluppo dei microrganismi. Fra 6 e 7 molte<br />
77
sostanze nutrienti sono più disponibili. Ai più bassi livelli di pH, ad<br />
esempio, la disponibilità di fosforo e magnesio diminuisce. Quindi è<br />
necessario concimare spesso.<br />
3.2.d.ii Formazione degli aggregati e struttura del suolo<br />
Le particelle più piccole del terreno, i colloidi, sono costituite parte dai<br />
minerali dell’argilla e parte dalla materia organica. Esse hanno un<br />
diametro di meno di 0.0002 mm. L’area totale della loro superficie è<br />
molto ampia paragonata alla loro massa e tale superficie è carica<br />
elettricamente. Esse, inoltre, sono in grado di legare le sostanze<br />
nutrienti alla loro superficie sotto forma di ioni con carica elettrica. Gli<br />
ioni fissati ai colloidi del terreno non lisciviano fuori facilmente quanto<br />
gli ioni liberi nella soluzione del terreno.<br />
Gli elementi nutritivi che sono fissati alla superficie dei colloidi sono<br />
disponibili per le piante e possono essere considerati come deposito<br />
degli elementi nutritivi. Quanti più colloidi si trovano in un terreno,<br />
tanto maggiore è la capacità di immagazzinare nutrienti.Tale capacità<br />
è maggiore nei terreni argillosi che in quelli sabbiosi. In terreni poveri<br />
di argilla dove le particelle di humus sono i principali colloidi, è<br />
importante la capacità dell’humus di legare l’acqua. I colloidi del<br />
terreno hanno inoltre una certa capacità di neutralizzare i<br />
cambiamenti del pH, una cosiddetta capacità “tampone”. Più elevato è<br />
il contenuto di colloidi, maggiore è la capacità tampone. Così un<br />
terreno argilloso acidificherà più lentamente di un terreno sabbioso<br />
senza molto humus sottoposto allo stesso trattamento.<br />
Un sistema profondo e ben ramificato di radici ha bisogno di un<br />
terreno poroso con una buona struttura. Uno sviluppo radicale nel<br />
sottosuolo è importante soprattutto perché gran parte dei minerali<br />
necessari alla pianta si trovano là.<br />
La formazione di aggregati richiede che le particelle del terreno si<br />
leghino insieme per formare particelle più grandi o complesse. I<br />
complessi rendono più facile per l’acqua, l’aria e le radici della pianta il<br />
movimento attraverso il suolo. Un terreno incolto contenente argilla ha<br />
spesso una struttura ideale. Essa consiste in aggregati stabili<br />
(granelli) che determinano un terreno a struttura porosa con un<br />
notevole deposito di acqua e nutrienti. Una siffatta struttura del<br />
terreno si forma quando i colloidi dell’argilla reagiscono con le<br />
sostanze umiche e in forma stabile, i cosiddetti complessi di argillahumus.<br />
Queste particelle incollano insieme i minerali in forma di<br />
aggregati di diverse misure. I complessi vengono ulteriormente<br />
rafforzati mediante polisaccaridi mucosi che vengono secreti dai<br />
microrganismi del terreno. I complessi sono ulteriormente rafforzati<br />
con il materiale vivo delle colonie di batteri e delle ife dei funghi. Tale<br />
struttura del suolo è molto stabile. Essa può sopportare la<br />
78
compattazione e non viene intaccata dalla pioggia. I terreni che<br />
vengono forniti di molti residui vegetali provenienti dai raccolti sono<br />
più aggregati di quelli con un minore rifornimento di materiale<br />
organico.<br />
La struttura granulare crea condizioni favorevoli per tutti I processi<br />
vitali che hanno bisogno di aria e di acqua. Un sistema di pori di<br />
diverse misure si forma con l’aiuto della struttura aggregata. I pori più<br />
larghi riforniscono le radici ed i microrganismi con l’ossigeno e<br />
distribuiscono acqua piovana al terreno. Tuttavia non possono<br />
trattenere l’acqua per un lungo periodo di tempo. L’acqua disponibile<br />
per le piante viene immagazzinata nei pori di media grandezza.<br />
Quanto più è grande la quantità di pori di media grandezza, tanto più<br />
a lungo può immagazzinare l’acqua, e questo è un vantaggio nei<br />
periodi di siccità. Inoltre i pori piccoli sono saturi di acqua che però<br />
non è disponibile per le piante grazie alla forza capillare. Questa è<br />
chiamata acqua morta o acqua legata. la dimensione dei pori è<br />
importante per il trasporto verso l’alto di acqua freatica attraverso i<br />
vasi capillari, di modo che possa essere usata dalle radici della pianta.<br />
Se i pori sono più sottili l’acqua può essere trasportata più in alto, ma<br />
allora il trasporto è più lento.<br />
In terreni con più lenta attività biologica e con più basso contenuto di<br />
humus, una certa struttura granulare può essere ottenuta con l’aiuto di<br />
una coltivazione meccanica. Tale struttura non è tuttavia così stabile<br />
quanto una formatasi biologicamente; può essere distrutta da una<br />
pioggia battente. Un suolo con struttura meno stabile soffre più<br />
facilmente della siccità e del compattamento. Il rischio di lisciviazione<br />
delle sostanze nutrienti è inoltre maggiore quando gli ioni sono liberi<br />
nella soluzione del terreno invece di essere legati ai colloidi.<br />
3.2.d.iii L’effetto delle pratiche colturali sulla vita e la struttura<br />
del suolo<br />
Il numero degli organismi del suolo e la loro attività sono in relazione<br />
con siccità, allagamenti e congelamento, e dipendono inoltre molto<br />
dallo stato del suolo e da come viene coltivato. Quindi un agricoltore<br />
deve conoscere, per esempio, quale sia il tipo di fertilizzazione e di<br />
coltivazione e tutto ciò che avvantaggia e sviluppa la vita nel terreno e<br />
cosa può inibire invece questa attività. Un sistema meno intensivo, in<br />
altre parole, una variata rotazione colturale senza applicazione di<br />
fertilizzanti artificiali, senza pesticidi chimici e con un più basso<br />
rendimento ha, in generale, un effetto positivo sulla vita del suolo e ciò<br />
comporta che “la funzione ecosistema” può essere preservata ed<br />
usata efficacemente.<br />
Rotazione colturale con coltura a prato<br />
79
Una rotazione colturale varia comprendente prato è benefica per tutti i<br />
tipi di organismi che vivono nel suolo. Prati che includono piante con<br />
radici profonde con un ampio sistema radicale quali trifoglio ed erba<br />
medica, contribuiscono insieme alla materia organica, ad alleggerire il<br />
terreno e stimolarne la vita. Il prato è la coltura con i maggiori effetti<br />
positivi sulla struttura del terreno. In un prato sviluppatosi per diversi<br />
anni, l’assenza di coltivazione e l’accumulo di materiale organico<br />
contribuiscono all’incremento e stabilizzazione degli aggregati nel<br />
terreno. Una monocoltura di cereali che riceve pochissima materia<br />
organica impoverisce il contenuto di humus del terreno, provocando<br />
nel lungo termine un deterioramento dello stesso.<br />
Materia organica<br />
“Fertilizzare il suolo non le piante”, è una frase comune tra gli<br />
agricoltori biologici. Vuol dire che bisognerebbe sempre assicurarsi<br />
che gli organismi del terreno ricevano il nutrimento sufficiente, di<br />
modo che a loro volta con la loro attività possano fornire alle piante le<br />
sostanze nutrienti. La materia organica, come il letame, residui<br />
vegetali, prati e concime verde sono premesse molto importanti per lo<br />
sviluppo e l’attività vitale del suolo. Lo sviluppo di lombrichi, ad<br />
esempio, è avvantaggiato dalla materia organica. Conseguentemente,<br />
i lombrichi sono molto più presenti in un terreno più ricco di humus<br />
che non in uno ricco di minerali. Funghi, batteri, nematodi, acari,<br />
collembola ed altri organismi traggono tanto più beneficio quanto più<br />
aumenta la quantità di materia organica. La bruciatura della paglia e<br />
la monocoltura cerealicola fanno invece diminuire la disponibilità<br />
dell’alimento. Studi hanno evidenziato che la quantità di carbonio<br />
formato nel terreno tramite letame e prato è sei volte maggiore nel<br />
sistema biologico che in altri sistemi.<br />
Le foglie morte sono uno dei pasti favoriti dei lombrichi, un fatto che<br />
dovrebbe essere di particolare interesse per frutticoltori. Una delle più<br />
comuni malattie da funghi, la fusariosi, dopo gli inverni è diffusa dalle<br />
foglie cadute. Una ricerca ha scoperto che il 90 – 98% delle foglie<br />
cadute sono interrate dai lombrichi durante i mesi invernali,<br />
diminuendo il rischio della fusariosi. Quando gli alberi da frutta<br />
vengono irrorati con i fungicidi, i lombrichi vengono uccisi e le foglie<br />
infettate dalla fusariosi restano nel terreno.<br />
Utilizzo di fertilizzante facilmente solubile<br />
Un terreno fertilizzato con azoto facilmente solubile può avere una<br />
diversa composizione di microflora e fauna dovuta alla presenza di<br />
poche specie. Fra i microrganismi che sono inattivati da nutrienti<br />
facilmente solubili vi sono i simbiotici, batteri azoto-fissatori. La loro<br />
funzione diventa semplicemente inutile. La disponibilità di fosforo<br />
facilmente solubile nel terreno inoltre fa diminuire l’esigenza di<br />
80
micorriza da parte delle piante e quindi riduce l’assorbimento di altre<br />
sostanze nutrienti. Inoltre diminuisce il numero di spore ed ife nel<br />
terreno, necessarie per inoculare micorrize nelle colture successive. Il<br />
nitrato, compreso quello da trattamento superficiale con letame,<br />
potrebbe avere lo stesso effetto ma, poiché le sostanze nutrienti nel<br />
letame sono meno solubili, il rischio è minore. La combinazione di<br />
fosforo ed azoto in particolare riduce di gran lunga l’attività della<br />
micorriza. Una larga applicazione di fertilizzante artificiale su terreni<br />
più leggeri può anche condurre ad una concentrazione di sale che è<br />
nociva per i lombrichi.<br />
Una fertilizzazione artificiale può inoltre accelerare la decomposizione<br />
della materia organica in modo da liberare facilmente l’azoto<br />
disponibile. La decomposizione aumenta quando si fornisce questo<br />
tipo di azoto mentre la materia organica nel terreno diminuisce se non<br />
è aggiunto niente altro. Ciò significa che aumenta il rischio di<br />
lisciviazione, mentre la capacità del terreno di sostenere una vita varia<br />
ed attiva diminuisce.<br />
I residui possono contenere alte concentrazioni di ammonio e di<br />
solfuro che sono tossici per i lombrichi se hanno concentrazione del<br />
solo 0,2% ed il cui effetto tossico può durare per parecchie settimane.<br />
I liquami zootecnici contengono un’alta concentrazione (1%) di acido<br />
benzoico, che è altamente tossico per i lombrichi a partire dallo 0,2%.<br />
I liquami dovrebbe quindi essere diluiti prima della somministrazione.<br />
pH<br />
La maggior parte degli organismi del suolo prospera meglio ad un pH<br />
di 6 – 7. I lombrichi hanno il loro proprio regolatore di pH nelle<br />
ghiandole calcifare ed un terreno che contiene una fiorente<br />
popolazione di lombrichi avrà un pH neuto più stabile. Suoli acidi<br />
devono essere concimati in modo da poter far prosperare i lombrichi.<br />
Umidità e temperatura<br />
I processi del suolo dipendono molto dalla temperatura. I lombrichi<br />
sono molto attivi a partire da 10°C. Essi muoiono se per lunghi periodi<br />
si superano i +28ºC, ma essi possono sopravvivere temporaneamente<br />
a temperature alte mediante la traspirazione. Anche la fertilità è<br />
condizionata dalla temperatura. I lombrichi possono sopravvivere sia<br />
ad un suolo siccitoso che saturo di acqua, ma prosperano di più in<br />
terreno umido. Durante la siccità si muovono, se possibile, verso un<br />
terreno più umido o si arrotolano in un piccolo nodo in una specie di<br />
letargo. Nei periodi piovosi vengono alla superficie del terreno durante<br />
la notte.<br />
Lavorazione del terreno<br />
Una struttura stabile del terreno può essere distrutta se silavora con<br />
macchinari pesanti e non in tempera. Ciò avviene se la superficie del<br />
81
suolo non è abbastanza asciutta; macchinari pesanti possono persino<br />
provocare compattazione verso il basso del terreno. Un’ aratura<br />
autunnale su terreno bagnato fa diminuire il numero di pori per<br />
l’areazione, peggiora la capacità di immagazzinare acqua ed aumenta<br />
l’acqua stagnante. Quindi, il terreno compresso è più freddo e più<br />
bagnato del terreno con una buona struttura. La disponibilità di azoto<br />
dipende in gran parte dalla struttura. Un deterioramento dell’aerazione<br />
nel terreno conduce ad una mineralizzazione notevolmente ridotta e<br />
ad un aumento della perdita di azoto con denitrificazione. Questo può<br />
risolversi in una significativa riduzione dei rendimenti. I lombrichi<br />
contribuiscono ad allentare il terreno moderatamente compresso, ma<br />
evitano le zone severamente compresse.<br />
Un terreno lavorato intensivamente ogni anno, come avviene<br />
comunemente nelle monocolture, diminuisce la stabilità e la struttura<br />
del terreno distruggendo il rivestimento sugli aggregati formatisi con le<br />
secrezioni segli organismi del suolo. Un circolo vizioso si presenta<br />
facilmente nel terreno strutturalmente danneggiato perché il<br />
macchinario più pesante e più potente viene utilizzato per creare un<br />
minimo di struttura meccanica. Ciò conduce a sua volta a danni di<br />
compattamento, rendendo ancor più difficile per gli organismi del<br />
terreno lo sviluppo di una struttura biologica.<br />
I lombrichi e gli altri organismi del suolo beneficiano<br />
dell’incorporazione nel terreno dei residui vegetali. Nello stesso tempo<br />
vengono danneggiati da un procedimento meccanico, ma recuperano<br />
rapidamente. Un motocoltivatore a lame rotanti è probabilmente più<br />
dannoso dell’aratro perchè molti lombrichi vengono tagliati a pezzetti.<br />
Una rotocoltivazione poco profonda dello strato superiore del terreno<br />
probabilmente non provoca tanti danni perché la maggior parte dei<br />
lombrichi sono nella parte più profonda del terreno.<br />
Una regola pratica è quella di non azionare mai macchinari sul terreno<br />
bagnato e soprattutto accertarsi che le lavorazioni provochino<br />
possibilmente pochi danni e possibilmente non inibiscano la<br />
formazione strutturale del terreno ed i processi biologici.<br />
3.3 Nutrienti della pianta – Circolazione e utilizzazione<br />
La base per rifornire di nutrimento le piante in agricoltura biologica è<br />
l’autosufficienza ed una buona amministrazione del nutrimento delle<br />
piante disponibile nell’azienda. Lo scopo principale è quello di riciclare<br />
gli elementi nutritivi che si trovano in azienda ed evitare le perdite. In<br />
un’azienda biologica è in circolazione un grande quantitativo di<br />
materia organica e si deve cercare con molta cura di ottenere buoni<br />
rendimenti avendo riducendo gli effetti negativ, per quanto possibile,<br />
sull’ambiente circostante.<br />
82
La conoscenza del flusso completo di nutrienti delle piante e<br />
dell’effetto su di esse della materia organica è di vitale importanza nel<br />
prendere le giuste decisioni riguardo, ad esempio, quando è<br />
necessario fertilizzare ed operare la rotazione delle colture.<br />
3.3.a L’importanza dell’approccio olistico<br />
Il piano di somministrazione dei nutrienti in agricoltura biologica<br />
richiede un approccio olistico. La base per qualsiasi decisione relativa<br />
alla fertilizzazione non è solo individuale rispetto al rendimento della<br />
singola coltura ma va anche calcolato il reperimento dei nutrienti; il<br />
piano di rotazione colturale, la posizione della coltura nella rotazione,<br />
la precedente colture e la profondità delle sue radici così come la<br />
capacità di utilizzare gli elementi nutritivi disponibili: tutti questi<br />
elementi vanno considerati insieme al momento di decidere. Inoltre<br />
devono anche essere presi in considerazione la condizione e la<br />
capacità delle piante di fornire l’emento nutritivo.<br />
3.3.b Relazioni con il suolo<br />
Il contenuto complessivo di nutrienti nella maggior parte dei terreni è<br />
grande rispetto a quanto assorbe una coltura in un anno. In effetti la<br />
disponibilità di nutrienti spesso non è proporzionale al contenuto<br />
globale e varia a seconda dei differenti tipi di terreno.<br />
Strategia per l’utilizzazione dei nutrienti in agricoltura biologica quindi,<br />
è prendere le opportune misure per favorire e facilitare il miglior<br />
rilascio degli elementi nutritivi dal suolo. Quando si converte da<br />
agricoltura convenzionale a biologico può essere difficile assumersi la<br />
responsabilità di contare sulla capacità propria del terreno di liberare<br />
gli elementi nutritivi e la grande energia dinamica che c’è nella<br />
decomposizione della materia organica. Se si è in precedenza<br />
operato con i metodi dell’agricoltura convenzionale può riuscire<br />
difficile credere che si può non lavorare affatto!!<br />
3.3.c Il ruolo centrale delle colture azoto-fissatrici<br />
L’apporto di nutrienti in una rotazione colturale biologica proviene dal<br />
fissaggio dell’azoto ottenuco con sovesci di leguminose, dai prati e<br />
dalle colture di leguminose. Così, queste coltivazioni hanno un ruolo<br />
centrale in un’azienda biologica. Se c’è bestiame che è alimentato<br />
con foraggio prodotto in azienda, per esempio nutrimento grossolano<br />
ricco di leguminose, nessun elemento supplementare deve essere<br />
fornito al terreno oltre il letame; ci sarà solo una ridistribuzione delle<br />
sostanze nutrienti dal campo in cui il foraggio è stato prodotto a quello<br />
dove è sparso. Se, tuttavia, il nutrimento animale è portato<br />
nell’azienda, nutriente addizionale sarà fornito attraverso il letame.<br />
3.3.d La circolazione delle sostanze nutrienti deve aumentare<br />
83
Negli allevamenti di bestiame in cui c’è un buon equilibrio fra bestiame<br />
e raccolti, esistono in genere i presupposti per far circolare gli<br />
elementi nutritivi in azienda con una somministrazione ben progettata<br />
del letame. La limitazione di circolazione dei nutrienti al giorno d’oggi<br />
è dovuta al fatto che il bestiame aziendale è irregolarmente distribuito<br />
nella campagna. I mutamenti strutturali nell’agricoltura che conducono<br />
alla produzione in aziende specializzate in allevamento del bestiame e<br />
produzione di cibo animale sui poderi coltivabili peggiorano la<br />
situazione per il riciclaggio delle sostanze nutrienti nell’agricoltura, con<br />
conseguente lisciviazione e problemi ambientali. Comunque anche<br />
nelle aziende agricole convenzionali c’è un rischio minimo di<br />
lisciviazione se il fertilizzante minerale viene applicato con precisione<br />
in quantità e diffusione ottimali. Negli allevamenti zootecnici intensivi,<br />
nei quali è necessario acquistare all’esterno i mangimi, si verifica una<br />
dispersione nell’ambiente di nutrienti. In queste fattorie c’è un surplus<br />
di nutrienti. Un gran quantitativo di essi sono inoltre asportati tramite i<br />
prodotti che si trasformano in rifiuti organici, ad esempio liquame<br />
fangoso e rifiuti domestici.<br />
In un sistema agricolo sostenibile a lungo termine, il ciclo nutritivo<br />
delle piante deve essere migliorato per assicurare il rifornimento dei<br />
nutrienti anche alle colture future.<br />
I nutrienti per le piante devono essere riciclati dalla città alla terra ed è<br />
essenziale un equilibrio tra allevamenti zootecnici ed aziende di<br />
seminativi. La fertilità del suolo può essere incrementata mediante la<br />
somministrazione di fertilizzante organico, e diminuisce la dipendenza<br />
dai mezzi di produzione esterni. Così l’agricoltura diventa più<br />
sostenibile.<br />
3.3.e Bilancio nutrizionale delle piante e programma di<br />
fertilizzazione.<br />
Il bilancio nutrizionale è un facile ed educativo strumento, adoperato<br />
per ottenere una descrizione dello stato degli elementi nutritivi in<br />
un’azienda. In un bilancio dei nutrienti, viene effettuato il calcolo tra le<br />
sostanze che lasciano l’azienda sotto forma di prodotti (cereali, latte,<br />
carne e verdure, ecc.) e quelle introdotte in azienda (seme,<br />
fertilizzante, alimento animale e lettiera, ecc.). La fissazione dell’azoto<br />
da parte delle leguminose da sovescio, dei seminativi e prati ed il<br />
fissaggio di azoto dall’aria vengono calcolati come aggiunta a quello<br />
dell’azienda. La risultanza del bilancio fornisce un quadro<br />
approssimativo se il deposito nel terreno dei nutrienti si sta<br />
incrementando o consumando; in più occorre valutare il rischio delle<br />
perdite.<br />
Un bilancio dei nutrienti dovrebbe basarsi sull’intero flusso delle<br />
sostanze nutrienti dell’azienda. Può anche essere valutata nel calcolo<br />
84
l’efficienza con cui le sostanze nutrienti fornite vengono utilizzate. Il<br />
risultato del bilancio dovrebbe allora essere visto in una prospettiva<br />
olistica che include precedenti colture, analisi del profilo pedologico e<br />
progetti futuri. Ad esempio un deficit di potassio può essere<br />
accettabile in un’azienda produttrice di cereali su terreno argilloso,<br />
mentre lo stesso deficit di potassio va corretto in un’azienda<br />
produttrice di patate o di verdure su di un terreno sabbioso.<br />
Le indagini svolte sulle aziende biologiche hanno indicato le grandi<br />
variazioni nei flussi di nutrienti degli elementi nutritive tra i poderi.<br />
Queste sono dovute tra l’altro al tipo di produzione. Eccedenze e<br />
deficit di fosforo e potassio possono, tuttavia, esistere sia nelle fattorie<br />
per la produzione del latte che in aziende investite a seminativi.<br />
Eccedenze sono più comuni negli allevamenti che comperano parte<br />
della loro alimentazione animale e nelle aziende con intense<br />
produzione di ortaggi, in confronto ai seminativi puri.<br />
Un’efficiente utilizzazione dei nutrienti è generalmente maggiore in un<br />
allevamento biologico rispetto ad uno convenzionale. Ciò è dovuto<br />
agli inputs che sono più bassi nel biologico perchè non si acquistano<br />
fertilizzanti e si acquista minore mangime animale.<br />
Un’utilizzazione efficiente dell’azoto in una fattoria biologica a<br />
seminativi o con produzione di ortaggi può, tuttavia, in alcuni casi,<br />
essere più bassa ache di una corrispondente convenzionale. E’<br />
realmente più difficile da controllare la disponibilità dell’azoto legato ai<br />
sovesci o fornito sotto forma di fertilizzanti organici, rispetto alla<br />
disponibilità di azoto proveniente dai fertilizzanti minerali. Parte<br />
dell’azoto fornito mediante concime verde dei seminativi e fertilizzante<br />
organico viene incorporato nel terreno come deposito di materia<br />
organica, ma non è indicato nel bilancio dei nutrienti.<br />
In alcuni paesi è stato redatto ed è in graduale via di sviluppo un<br />
programma che permette alle aziende il calcolo degli elementi nutritivi<br />
per il bilancio dell’azoto, fosforo e potassio.<br />
3.3.e.i Bilancio nutrizionale delle piante come base delle<br />
decisioni gestionali<br />
Il bilancio dei nutrienti risulta realmente utile ed interessante come<br />
base per l’assunzione delle decisioni quando esso viene calcolato per<br />
ogni appezzamento. I dati delle rese dei raccolti ed il fertilizzante<br />
somministrato negli anni precedenti vengono raccolti come base per il<br />
bilancio del campo. Quanto più è possibile andare a ritroso nel tempo,<br />
tanto più utile e preciso sarà il calcolo. Il bilancio del campo, insieme<br />
ai risultati dell’analisi pedologica, fornisce una base importante per<br />
decidere sulla fertilizzazione da adottare. Se la rotazione colturale è<br />
permanente su campi di uguale valore è possibile decidere in quale<br />
momento della rotazione la fertilizzazione sarebbe più efficace, ma<br />
85
questa situazione in pratica è rara. Un uso del bilancio dei nutrienti<br />
per ogni appezzamento in rotazione ed un’informazione ricavata dalla<br />
cartografia del terreno è un metodo molto sofisticato per decidere<br />
quando andrebbero attivati gli inputs nutrizionali. Per questa via si può<br />
operare una compensazione delle eccedenze e del deficit degli anni<br />
precedenti, e l’apporto nutritivo potrà essere fornito dove sarà<br />
utilizzato più efficacemente. Questo tipo di attività è particolarmente<br />
importante quando si opera una conversione all’agricoltura biologica o<br />
quando si sta introducendo in azienda una nuova rotazione colturale.<br />
Bilancio aziendale Azienda - bilancio nutrienti<br />
delle piante<br />
Bilancio dei nutrienti delle<br />
piante per una fattoria<br />
produttrice di latte nella<br />
Svezia centrale.<br />
60 vacche e 140 ha<br />
coltivati.<br />
ENTRATE, Kg<br />
USCITE, Kg<br />
Azoto depositato<br />
(3.9 kg per ha)<br />
Azoto fissato leguminose<br />
prato<br />
86<br />
Azoto Fosforo Potassio<br />
546<br />
1 958<br />
Effekt låg, 1 400 kg 176 5<br />
Sale lick, 250 g 23<br />
L Unik 50, 30 ton 1 217 150 375<br />
Avena 12 % prot., 7 500 kg 123 24 32<br />
Orzo 11.9 % prot., 7 500 kg 122 25 32<br />
Fagioli di campo, 10 ton 459 40 100<br />
Semente di avena, 1 500 kg 24 4 6<br />
Semente di frumento vernino,<br />
2 000 kg<br />
33 6 8<br />
Semente d’orzo, 1 500 kg 24 5 6<br />
Semente di leguminose, 400<br />
kg<br />
19 2 4<br />
Vitelli peso vivo, 1 400 kg 35 10 2<br />
Vacche peso vivo, 12 100 kg 302 89 4<br />
Latte 4 %, 425 kg 2 252 425 679<br />
Totale ENTRATE kg/ha annuale 32 3 4<br />
Totale USCITE kg/ha annuale 18 4 5<br />
Bilancio kg/ha annuale +14 -1 -1<br />
Efficacia di utilizzo 56 % Deficit Deficit
Bilancio del<br />
campo<br />
Bilancio nutrienti<br />
dal 1999 al 2003<br />
per un campo<br />
nella Svezia<br />
centrale. La<br />
Rotazione nel<br />
campo in tali anni<br />
è stata:<br />
1. Patate (1999)<br />
2. Carote<br />
3. Avena/Piselli +<br />
prato in<br />
consociazione<br />
4. Prato<br />
5. Cavolo bianco<br />
(2003)<br />
L’obiettivo di<br />
questo “bilancio<br />
del campo”, con<br />
l’informazione<br />
della mappa<br />
dell’appezzamento<br />
è quello di indicare<br />
lo stato dei<br />
nutrienti delle<br />
piante nel suolo. Il<br />
bilancio mostra la<br />
quantità di nutrienti<br />
che sono stati<br />
sottratti ed<br />
apportati ad ogni<br />
singolo campo in<br />
un quinquennio.<br />
Bilancio del nutriente per<br />
“Cavolo bianco in pieno<br />
campo”, 1 ha per 5 anni<br />
Precipitazione Azoto<br />
(6.7 kg per ha)<br />
ENTRATE, Kg<br />
USCITE, Kg<br />
Fissazione di azoto<br />
leguminose prato<br />
Fissazione azoto<br />
avena/piselli con prato<br />
consociato<br />
Estesa<br />
somministrazione di<br />
letame bovino ed<br />
equino 30 tonnellate<br />
Letame solido bovino<br />
20 tonnellate<br />
Binadan 6-3-12 1 800<br />
kg<br />
Cavolo bianco (2003)<br />
67 tonnellate<br />
Trifoglio/graminacee<br />
foraggio insilato 5<br />
Tonnellate<br />
Avena/piselli 2<br />
tonnellate<br />
87<br />
Azoto Fosforo Potassio<br />
34<br />
83<br />
46<br />
150 47 300<br />
80 30 80<br />
108 50 210<br />
115 16 170<br />
136 10 125<br />
44 6 50<br />
Carote 32 tonnellate 36 7 70<br />
Patate 30 tonnellate 104 15 150<br />
Totale ENTRATE kg/ha<br />
annuale<br />
100 25 118<br />
Totale USCITE kg/ha annuale 87 11 113<br />
Bilancio kg/ha annuale +13 +14 +15<br />
Efficacia di utilizzazione<br />
(Ögren, Rölin 2003)<br />
87 % 43 % 96 %<br />
3.3.f Valutazione delle precessioni colturali ed elaborazione<br />
del piano di rotazione<br />
L’effetto a breve termine di un raccolto su quello successivo è<br />
chiamato valore o effetto della coltura precedente. Nel lungo termine<br />
l’effetto di tutte le colture nella rotazione è denominato effetto della<br />
rotazione colturale. Un’efficace rotazione colturale ha entrambi gli<br />
effetti a breve e lungo termine e contribuisce allo sviluppo ed al<br />
mantenimento della capacità del terreno di fornire gli elementi nutritivi.<br />
Il piano di rotazione colturale è molto importante per un efficace<br />
utilizzo dei nutrienti in circolazione nell’azienda. Questo è un aspetto
estremamente importante del piano di rotazione colturale. Il valore del<br />
seminativo precedente e del suo fabbisogno di nutrienti è la base per<br />
decidere in quale posto dovrebbe trovarsi nella rotazione. Al<br />
seminativo che ha un maggior fabbisogno di nutrienti dovrebbe essere<br />
data la posizione migliore nella rotazione succedendo, in altre parole,<br />
ad un precedente seminativo forte. La coltura che non richiede un<br />
gran numero di nutrienti può prendere una posizione meno<br />
favorevole. Fra un terzo e la metà dei seminativi nella rotazione<br />
dovrebbero esserci legumi o comprendere piante leguminose se la<br />
rotazione si avvia a fornire sufficiente azoto. La quantità ottimale<br />
dipende dal tipo di azienda e dalla capacità del terreno in ciascuna<br />
azienda di rilasciare azoto.<br />
3.3.f.i La capacità delle colture di utilizzare i nutrienti<br />
Quando bisogna decidere a che punto deve trovarsi una coltura nella<br />
rotazione, bisognerebbe considerare il nutriente globale, che dipende<br />
dal livello di rendimento, dal tipo di seminativo e dalla sua capacità di<br />
utilizzare i nutrienti. La capacità di un seminativo di utilizzare il<br />
nutrimento disponibile, dipende dalla profondità delle radici, dalla<br />
massa radicale e dal tasso di crescita. Parlando in generale,<br />
seminativi con un esteso sistema radicale ed una crescita lenta sono<br />
più capaci di utilizzare nutriente legato al suolo rispetto ai seminativi<br />
poco radicati in profondità che si sviluppano rapidamente. In pratica<br />
ciò significa che un seminativo con un breve periodo di crescita, un<br />
sistema radicale poco profondo ed un precoce assorbimento di azoto,<br />
come per esempio l’orzo, dovrebbe venire dopo la coltura che si<br />
decompone rapidamente e libera azoto prontamente assimilabile.<br />
Invece seminativi con lungo periodo di crescita, profondo sistema<br />
radicale e ritardato assorbimento dell’azoto, come ad esempio la<br />
barbabietola da zucchero, dovrebbero venire dopo una precedente<br />
coltura che si decompone più lentamente. Colture perenni hanno una<br />
maggiore capacità di quelle annuali che sviluppano un esteso sistema<br />
radicale. La massa radicale in una triennale come il trifoglio può<br />
essere di poco al di sopra di 6 tonnellate circa (in materia secca) ad<br />
ettaro, per i cereali 1 tonnellata circa e per i piselli poco più di 0.6<br />
tonnellate circa per ettaro. Una massa radicale è considerevolmente<br />
minore in alcuni ortaggi come cipolla e lattuga, approssimativamente<br />
intorno a 0.2 tonnellate circa ad ettaro. Anche l’architettura delle radici<br />
è importante per l’assorbimento dei nutrienti. Seminativi con radici<br />
profonde utilizzano il sottosuolo come risorsa nutritiva. Seminativi con<br />
un sistema radicale ramificato, come ad esempio la segale, sono<br />
molto efficienti nel prendere nutrienti malgrado il sistema radicale<br />
poco profondo.<br />
88
Segale ed avena sono più abili di frumento ed orzo nell’utilizzo del<br />
nutriente disponibile nel suolo. Le crucifere come le piante oleaginose<br />
ed anche le piante di cavolo sono molto efficienti nell’assorbire il<br />
nutriente disponibile. Una coltura di cavoli bianchi può svuotare di<br />
azoto un’intera parcella di terreno fino ad una profondità di almeno un<br />
metro. L’assorbimento del nutriente valutato nel lungo periodo è<br />
inoltre importante per stabilire quale posto un seminativo deve<br />
occupare nella rotazione. Orzo, cereali vernini e patate prendono le<br />
sostanze nutrienti molto più in fretta nel periodo della crescita. Il<br />
frumento vernino ad esempio, prende 60 – 80% dell’azoto totale nel<br />
periodo fino all’allungamento dello stelo in maggio. Avena e grano<br />
primaverile possono utilizzare nutrienti liberati successivamente<br />
durante il periodo della crescita perchè il loro assorbimento dei<br />
nutrienti continua fino a metà dell’estate. Questa è una differenza<br />
considerevole nei tempi di assorbimento fra le varie colture del<br />
campo. Un esempio è la lattuga che ha un breve periodo di crescita e<br />
quindi si sviluppa meglio quando è alto il tasso di mineralizzazione nel<br />
terreno. Le colture come i cavoli bianchi e le verdure che hanno lunghi<br />
periodi di crescita prendono soprattutto i nutrienti nella parte finale del<br />
periodo di crescita. L’assorbimento dei nutrienti nei prati e nelle<br />
leguminose è più uniformemente distribuito nei periodi di crescita.<br />
3.3.f.ii Importanza delle precessioni colturali<br />
Seminativi che migliorano la struttura del terreno sono i prati e quelli<br />
con radici profonde come l’erba medica, il Melilotus officinalis, lupini e<br />
favoni sono in genere ottime colture precedenti. Essi creano<br />
condizioni favorevoli per lo sviluppo del seminativo successivo del<br />
relativo sistema radicale e quindi dell’utilizzo dei nutrienti legato al<br />
terreno.<br />
Il calcolo dell’utilità del precedente seminativo, è importante per<br />
comprendere cosa accade quando la materia organica viene<br />
incorporata nel terreno e cosa comporta la relativa decomposizione.<br />
La differenza dell’utilità della coltura precente, ad esempio, è grande<br />
fra prato di trifoglio ricco di due anni e seminativo e raccolto di avena.<br />
Il quantitativo di materia organica che un seminativo lascia è molto<br />
importante per il valore relativo della coltura precedente ma anche<br />
per la qualità della materia organica.<br />
La quantità di materia organica che il seminativo lascia varia<br />
notevolmente tra le diverse colture, ma dipende anche dalla sua<br />
crescita e dal suo rendimento. I seminativi ben sviluppati lasciano sia<br />
più massa radicale che più residui rispetto ad una coltura sviluppatasi<br />
male. Perciò un seminativo sviluppato bene in genere è meglio che<br />
preceda quello mal sviluppato. Un seminativo con larga massa di<br />
89
adici ha un buon effetto sulla struttura del terreno e quindi è meglio<br />
che preceda una coltura con un sistema di piccole radici.<br />
3.4 Flora spontanea – Ecologia e strategia<br />
L’infestazione delle erbacce è un concetto relativo. Tutte le specie di<br />
piante possono in taluni casi essere utili ed in altri casi diventare<br />
infestanti indesiderabili. Persino piante coltivate come le patate e la<br />
colza possono infestare come erbacce la coltura successiva. Molte<br />
infestanti sono piante pioniere della Natura che si stabiliscono talvolta<br />
in terreni non utilizzati da altre piante. Come esse crescono si<br />
propagano nei luoghi circostanti in modo che le altre piante si<br />
possono muovere all’interno spostando le piante pioniere. Alcune<br />
piante si trasformano in infestanti perché hanno una speciale capacità<br />
di sopravvivenza. Esse possono, ad esempio, avere semi che si<br />
diffondono a grande distanza e sono immagazzinati a lungo nel<br />
terreno senza crescere o essere distrutti oppure avere parti vegetative<br />
che anche se frammentate in piccole parti possono crescere in<br />
presenza di condizioni favorevoli.<br />
Nella realtà una pianta si trasforma in infestante quando provoca più<br />
danni che benefici. Oltre a competere con i seminativi ed a<br />
provocarne perdite nel rendimento, le infestanti possono anche<br />
provocare altri danni. Molte infestanti possono spuntare<br />
nell’alloggiamento dei cereali, portando ad un incremento degli scarti<br />
al raccolto, ad un più alto costo dei cereali, ad un contenuto proteico<br />
inferiore e ad una qualità scadente. Al tempo stesso le infestanti<br />
hanno un certo numero di effetti positivi. Esse sono benefiche per la<br />
biodiversità e molte fungono da rifugio per gli insetti utili, contribuendo<br />
quindi ad un’agricoltura più ricca. Esse agiscono anche da protezione<br />
del suolo, salvaguardando la vita del terreno e prevenendone<br />
l’erosione, arieggiandolo con le radici profonde e portando in<br />
superficie i nutrienti dagli strati più bassi.<br />
Spesso non è necessario mantenere un campo coltivato “pulito<br />
chimicamente” dalle infestanti; un moderato quantitativo può essere<br />
visto come parte naturale dell’ecosistema. L’abilità consiste nel tenere<br />
a bada le infestanti per la prima metà della crescita, periodo in cui i<br />
seminativi sono suscettibili di concorrenza, e combattere la loro<br />
diffusione.<br />
3.4.a Ci sono più infestanti nei terreni biologici?<br />
L’agricoltore biologico ha una continua vigilanza di fronte alle<br />
infestanti. Una veduta usuale della conversione all’agricoltura<br />
biologica ritiene che essa funzioni bene all’inizio perchè trae<br />
vantaggio dal precedente uso normale dei diserbanti chimici, ma poi<br />
le infestanti diventano un problema sempre più grande. La realtà<br />
presenta invece un altro quadro. Le infestanti possono essere un<br />
90
problema nei primi anni, ma poi molte decrescono gradualmente ad<br />
un livello accettabile. La situazione infestanti naturalmente varia da<br />
fattoria a fattoria, da campo a campo e da un anno all’altro. In genere<br />
il problema è maggiore per l’orticoltura quando le colture vengono<br />
seminate direttamente. Alcune specifiche infestanti sembrano essere<br />
un problema crescente per l’agricoltura biologica e talvolta sono<br />
oggetto di ricerche e servizi di consulenza.<br />
La quantità relativamente bassa di azoto solubile nello strato<br />
superficiale del terreno danneggia in agricoltura biologica le infestanti.<br />
Inoltre le colture cerealicole in generale hanno un ragionevole minimo<br />
quantitativo di infestanti calcolate a peso, anche se ci saranno molte<br />
specie e molte piante. Alcune infestanti perenni, quali il cardo<br />
rampicante (Cirsium arvense), la gramigna (Elytrigia repens), ed il<br />
crespigno dei campi (Sonchus arvensis) possono essere persistenti e<br />
diffondersi ancor più dopo gli inverni caldi, mentre molte specie di<br />
infestanti spariscono quasi interamente da alcuni campi. Se ci sono<br />
troppe infestanti, esse competono con i seminativi per i nutrienti, la<br />
luce e l’acqua e possono nello stesso tempo ritardare il raccolto e<br />
renderlo più difficile. Alcune infestanti agiscono come ospite<br />
intermedio per i parassiti (ruggine polverosa ed ernia del cavolo), ed<br />
anche se alcune infestanti sono appetitose per il bestiame ed<br />
aumentano la qualità dell’alimentazione animale, altre non sono così<br />
appetitose e possono anche essere tossiche per gli animali domestici.<br />
Una buona strategia per le infestanti è, quindi, necessaria per<br />
ottenere buoni risultati dalle coltivazioni.<br />
Tale strategia si basa sulla conoscenza individuale di ogni specie di<br />
infestante, e sulle misure prese per limitare o impedire la loro<br />
diffusione durante l’intera rotazione. Ciò può essere agevolato da un<br />
certo numero di metodi di lotta diretta. L’abilità dell’agricoltore, la<br />
fortuna e l’utilizzo del macchinario adatto al momento giusto possono<br />
mantenere relativamente esenti i raccolti dalle infestanti.<br />
3.4.b Biologia delle infestanti<br />
Bisogna conoscere il metodo di coltivazione, le condizioni di<br />
germinazione e le altre condizioni delle infestanti per essere aiutati nel<br />
decidere il modo ed il tempo migliori per agire. Le infestanti si dividono<br />
in diversi gruppi dipendenti dal periodo dell’anno in cui esse<br />
germinano, dal momento della collocazione del seme e dalla<br />
lunghezza della loro vita.<br />
Infestanti annuali<br />
Le infestanti annuali muoiono dopo che attecchiscono i semi alla<br />
conclusione del periodo di germinazione. Esse si diffondono solo per<br />
autosemina. Infestanti annuali possono sviluppare i semi che<br />
germineranno anche se la fioritura viene, ad esempio, interrotta da<br />
91
competitori, siccità o falciatura. Esse si possono dividere in due<br />
sottogruppi, annuali estive ed invernali.<br />
Le annuali estive si sviluppano principalmente in primavera. Il<br />
loro ritmo di sviluppo è simile a quello delle colture seminate a<br />
primavera con un picco di geminazione in primavera, allorchè<br />
causano la maggior parte dei problemi. Esse non sono così prevalenti<br />
nelle colture seminate in autunno perché queste colture conquistano<br />
prima loro il comando in primavera. Nel prato esse si presentano<br />
soltanto nei buchi e nelle zone scarsamente coperte.<br />
Infestanti annuali sono efficienti oltre l’inverno, spesso nella fase<br />
della rosetta, e dopo l’inverno fioriscono e sviluppano i semi. La<br />
maggior parte delle infestanti annuali possono comportarsi bene come<br />
alcune in estate, ma esse producono pochi semi. L’erba setosa<br />
ripiegata (Apera spica-venti) è l’annuale invernale che più facilmente<br />
germina in primavera. Si presenta principalmente nelle colture<br />
seminate in autunno ma può anche essere un problema in quelle<br />
seminate in primavera. Nel prato infestanti che germinano in autunno<br />
sono fortemente competitive verso tutte quelle che germinano in<br />
primavera.<br />
Infestanti biennali<br />
Le infestanti biennali si sviluppano principalmente in primavera. Esse<br />
si sviluppano tra le piante durante il primo anno e fioriscono e<br />
producono i semi nell’anno successivo alla germinazione. Una<br />
efficace coltivazione del terreno in effetti previene lo stabilirsi di<br />
queste piante. Esse si presentano principalmente intorno ai bordi dei<br />
campi e nei prati.<br />
Infestanti perenni<br />
Le specie perenni ultrainvernali con steli o radici ricchi di nutrienti<br />
possono produrre piante per diversi anni. Esse possono stazionare o<br />
muoversi intorno, avere corti o lunghi stoloni sotterranei o radici con<br />
con tubero fornito di gambo.Sono infestanti noiose ed alcune possono<br />
svilupparsi vigorose in tutti i seminativi nel corso della rotazione<br />
colturale.<br />
3.4.c La flora spontanea può essere assecondata o scoraggiata<br />
Nell’agricoltura biologica le infestanti non vengono incoraggiate da un<br />
rifornimento facile di nutrienti disponibili come quelli che si trovano<br />
nelle aziende convenzionali. Tuttavia, per avere una strategia efficace<br />
contro le infestanti, bisogna conoscere una serie di altri fattori sulla<br />
crescente abilità delle stesse di diffondersi nell’ambiente.<br />
3.4.c.i Competizione tra colture e flora spontanea<br />
Acqua e rifornimento di nutrienti sono importanti per la germinazione,<br />
ed una competizione quindi è maggiore all’inizio della crescita.<br />
Successivamente le piante competono principalmente per la luce.<br />
92
Poichè le infestanti si sviluppano spesso più velocemente e possono<br />
usare meglio i nutrienti, hanno un vantaggio sui seminativi. Differenti<br />
infestanti hanno un differente grado di competitività.<br />
Le piante possono colpirsi l’un l’altra secernendo sostanze che<br />
impediscono la germinazione in altre piante, allelopatia, attraverso gli<br />
essudati della radice o dalla materia della pianta durante la<br />
decomposizione. Fra le colture agricole le proprietà allelopatiche sono<br />
state trovate in segale, orzo, grano e avena, e fra le infestanti in<br />
gramigna, cardo selvatico strisciante, avena matta e acetosa<br />
increspata (Rumex crispus). Il selvatico relativo alle piante coltivate ha<br />
probabilmente un più spiccato sviluppo allelopatico nei confronti di<br />
quelle piante non tenute in considerazione per la riproduzione.<br />
Pochissimo lavoro è stato fatto finora per sviluppare questo potenziale<br />
di auto-protezione, per esempio, con produzioni intercalari.<br />
Immagine 13: competizione tra coltura e flora spontanea<br />
Più competitive<br />
Segale<br />
Frumento duro<br />
Orzo<br />
Colza invernale<br />
Avena<br />
Orzo primaverile, grano tenero<br />
Colza primaverile, fagioli di campo<br />
Lupino, pisello<br />
Barbabietola da zucchero, mais, lino<br />
Meno competitive<br />
93<br />
+<br />
-
Capacità delle colture agricole più comuni di competere con le<br />
infestanti<br />
Luce<br />
La luce stimola la crescita in molte infestanti annuali. Alcune specie<br />
germinano indifferenti alla situazione luminosa ed alcune infestanti,<br />
come il brome sterile (Bomus sterilis), sono inibite da una forte luce.<br />
Sia la germinazione che la morte del seme sono maggiori nello strato<br />
superficiale del terreno in cui c’è più luce ed aria e dove l’attività<br />
microbica è più alta.<br />
Quindi, la quantità di seme delle infestanti diminuisce quando finisce<br />
sullo strato superficiale tanto più se si ara in profondità.<br />
La gramigna richiede luce e lo sviluppo delle sue radici è più inibito se<br />
manca la luce sulle parti non sotterrate. Fra le piante annuali che sono<br />
inibite dalla mancanza di luce ci sono il fiordaliso (Centaura cyanus),<br />
la veronica (Veronica s.p.p.), la camomilla selvatica (Matricaria<br />
perforata), la cineraria (Senecio vulgaris), la spergola (Spergula<br />
arvensis), la centimodia comune (Polygonum aviculare). Le infestanti<br />
che richiedono meno luce sono l’ortica irritante (Galeopsis), la lassana<br />
(Lapsana communis), il centonchio (Stellaria media), il chenopodio<br />
(Chenopodium album), l’attaccavesti (Galium aparine) e l’avena matta<br />
(Avena fatura). La quantità di luce richiesta dipende dal suolo, dalla<br />
densità del seminativo principale, dalle specie e dal tipo di sviluppo.<br />
Epoca di germinazione<br />
Una delle maggiori differenze tra piante coltivate ed infestanti sono le<br />
differenti fasi di maturità della germinazione; l’epoca di germinazione<br />
è importante a seconda che si porti avanti l’infestante o il seminativo. I<br />
semi delle piante coltivate germinano quasi sempre se disposti in un<br />
appropriato contesto di coltivazione, mentre soltanto alcuni dei semi<br />
delle infestanti si sviluppano nello stesso anno. Il tempo necessario<br />
perché i semi raggiungano la maturità di germinazione è detto<br />
dormienza intrinseca. Molte infestanti possono avere un lungo periodo<br />
di dormienza, il che vuol dire che un deposito di semi formatosi nel<br />
terreno può svilupparsi anche dopo molti anni. Anche il periodo<br />
dell’anno è importante per la germinazione. Le annuali estive di solito<br />
germinano a primavera, le annuali invernali in autunno. Se le annuali<br />
estive sono un grosso problema può essere una buona idea coltivare<br />
seminativi autunnali e viceversa. Infatti l’effetto non è così pronunciato<br />
contro le annuali invernali quanto contro alcune estive.<br />
Seminativi e precessioni colturali<br />
I provvedimenti adottati per combattere le infestanti dei seminativi<br />
dell’anno precedente riguardano la quantità di infestanti della coltura<br />
94
successiva. Coltivando prato ed i seminativi che richiudono l’interfila si<br />
può diminuire la quantità di infestanti, si riduce in genere la gramigna<br />
ma si può anche ridurre il cardo selvatico rampicante e la senape dei<br />
campi (Sinapis arvensis) perchè il loro maggiore sviluppo si verifica<br />
più innanzi nella stagione in cui si è terminato di ripulire le infestanti.<br />
Condizioni del terreno<br />
Le infestanti hanno esigenze diverse nei confronti delle condizioni del<br />
terreno. Alcune piante si sviluppano meglio su terreno ricco di<br />
sostanze nutrienti mentre altre competono meglio su terreno che ha<br />
varie carenze o una mediocre struttura. Si può notare spesso come la<br />
composizione delle infestanti si alteri se la struttura migliora ed<br />
aumenta il contenuto di materia organica del suolo. La flora delle<br />
infestanti in un campo può persino dare una certa indicazione delle<br />
condizioni del terreno. In tal caso va studiata l’intera flora<br />
dell’infestante, in quanto l’incidenza di una singola specie non è<br />
sufficiente come indicatore. Devono anche essere prese in<br />
considerazione le precedenti pratiche colturali eseguite nel campo.<br />
Se, ad esempio, sono stati usati erbicidi chimici, la dominanza di una<br />
particolare specie di infestante può essere dovuta alla sua resistenza<br />
agli erbicidi e di conseguenza la sua capacità di espandersi quando<br />
l’altra specie meno resistente si sia ritirata.<br />
Fertilizzazione<br />
Il letame beneficia molte infestanti, tra l’altro ne stimola la<br />
germinazione. Poiché molti semi delle infestanti attraversano illesi gli<br />
stomaci delle mucche, c’è il rischio che essi vengano sparsi sul<br />
terreno come letame. Esempi di tali infestanti son il chenopodio, lo<br />
gnafalio paludoso (Gnaphalium uliginosum), l’henbit (Lamium<br />
amplexicaule),il centonchio e la veronica. Se il letame viene<br />
compostato, l’innalzamento della temperature e l’attività biologica<br />
provocano la germinazione di molti semi che muoiono. Il compost<br />
deve essere controllato bene di modo che non si permetta alle<br />
infestanti di sviluppare i semi. I semi sopravvivono per molto tempo<br />
nei residui colturali perchè il tasso di decomposizione è lento, solo<br />
dopo tre o quattro mesi la maggior parte dei semi muore.<br />
Tecniche di raccolta<br />
Si può assumere che approssimativamente un 40% dei semi delle<br />
infestanti sia andato disperso prima del periodo della trebbiatura.<br />
Alcune specie che disperdono una gran quantità di semi prima della<br />
trebbiatura (canapa ortica ed ortica bianca – Lanium spp.) hanno un<br />
vantaggio. Alcune specie con semi piccoli che passano facilmente<br />
attraverso la trebbiatrice (chenopodio e centonchio) si giovano della<br />
trebbiatura combinata. Approssimativamente il 35% delle infestanti<br />
rimane con le granaglie dopo la trebbiatura. L’altezza della stoppia<br />
95
inoltre determina la quantità di semi che lascia il campo insieme al<br />
grano raccolto e trebbiato. Quando i seminativi di foraggio verde sono<br />
raccolti a fine luglio, una gran parte di semi di infestanti abbandona il<br />
campo con i seminativi raccolti.<br />
Lavorazione<br />
La lavorazione è di importanza decisiva in relazione alla capacità di<br />
specie infestanti di svilupparsi. Il periodo, la frequenza, i metodi e la<br />
profondità della lavorazione come pure gli attrezzi sono alcuni dei<br />
fattori che vanno considerati in relazione all’evento infestanti.<br />
3.5 Cereali – Produrre per un mercato di qualità<br />
Una coltura biologica di seminativi produce per un mercato di qualità a<br />
speciali condizioni. Essa può significare un grande passo verso un<br />
nuovo modo di pensare ed un nuovo tipo di coltivazione. Un ricco<br />
prato di leguminose gioca un ruolo fondamentale nella produzione<br />
biologica di cereali.<br />
Con il relativo effetto profondo sull’intero sistema di coltivazione, il<br />
prato si prende cura di fornire alle piante un supplemento di nutrienti,<br />
ed un controllo attento per ridurre al minimo il problema delle<br />
infestanti. Le quantità delle coltivazioni sono quindi pianificate con il<br />
prato quale punto di partenza.<br />
3.5.a Incremento della fertilità e sviluppo della struttura<br />
Una pianificazione minuziosa ed una conoscenza specialistica sono<br />
necessari per la riuscita della coltivazione biologica dei cereali.<br />
Quindi creatività ed abilità professionale hanno un nuovo ed<br />
importante significato. In cambio le ricompense sono maggiori.<br />
Incremento della fertilità e miglioramento della struttura del terreno<br />
forniscono presto all’agricoltore un soddisfacente profitto. Il mercato<br />
dei prodotti biologici è in crescita ed i consumatori che apprezzano il<br />
lavoro dell’agricoltore, ed il valore aggiunto dell’agricoltura biologica<br />
infondono speranza ed incoraggiamento.<br />
E’ anche necessario indagare sulle possibilità del mercato e su di un<br />
piano colturale per un mercato di qualità. I seminativi che sono<br />
richiesti ed i requisiti di qualità richiedono l’applicazione di conoscenze<br />
che l’agricoltore deve acquisire. L’espandersi dei cereali biologici e<br />
delle altre colture commerciali, richiedono che si lavori anche sulla<br />
fertilità del terreno. Col tempo l’incremento dell’aggiunta di materia<br />
organica conduce ad un miglioramento della fertilità del suolo.<br />
Questo influenza positivamente il rilascio di sostanze nutrienti al<br />
seminativo e contestualmente la qualità del grano. Il prato di<br />
leguminose è il più grande fornitore di nutrienti, se è arato<br />
direttamente come concime verde oppure, se alimento del bestiame,<br />
rientra come letame. Anche se lo scopo è quello di produrre cereali il<br />
96
sistema di coltura conterrà anche molto prato e talvolta altro concime<br />
organico. Ciò rende necessario ponderare con attenzione la rotazione<br />
colturale che l’agricoltore valuterà con la conoscenza della coltura<br />
precedente per un piano di ricerca di differenti seminativi commerciali<br />
e la ricerca della qualità per ogni singolo seminativo.<br />
La scelta della coltura è determinata da tutto questo. Il frumento<br />
vernino è di solito il seminativo che l’agricoltore biologico reputa di<br />
miglior profitto, mentre i cereali primaverili hanno un relativo basso<br />
rendimento. Il tempo più breve di coltivazione è condizionato da una<br />
lenta mineralizzazione e conseguente mancanza di azoto che si<br />
verifica in primavera prima che il suolo si riscaldi in superficie.<br />
Dovrebbe essere possibile valutare dove gli elementi nutritivi si<br />
trovano durante la rotazione colturale in modo da poter effettuare un<br />
controllo migliore e distribuire tutti i nutrimenti disponibili all’interno del<br />
podere. Questo è davvero un forte incentivo economico per<br />
l’agricoltore e non rilascia azoto ed altri nutrienti nell’ambiente<br />
circostante. L’aumento della lisciviazione dei nutrienti vorrebbe dire<br />
meno soldi in tasca!<br />
Infestanti, parassiti e malattie non sono controllati con provvedimenti<br />
separati ma con il rifornimento dell’elemento nutritivo con le strategie<br />
di pensiero ed un accurato studio dell’intero sistema che rappresenta<br />
la rotazione colturale. Vanno prese tutte le precauzioni preventive<br />
possibili il che può significare un’esigenza di macchinari differenti<br />
nella fattoria. Uno spruzzatore può essere venduto, ma può esserci<br />
bisogno di comperare un erpice per le infestanti ed una falciatrice per<br />
il prato.<br />
3.5.b Profitto generale<br />
I cambiamenti climatici hanno un effetto maggiore sull’agricoltura<br />
biologica che sull’agricoltura tradizionale. Questa è una ragione per<br />
cui c’è maggiore variazione nei rendimenti, e di solito un calo dei<br />
prezzi dopo la conversione. La caduta drammatica nella resa totale è<br />
principalmente dovuta in gran parte alla zona che precedentemente<br />
produceva cereali commerciali ed ora deve essere usata per produrre<br />
concimi temporanei o verdi.<br />
Il ritorno economico va calcolato in termini generali. I ritorni di<br />
qualità,ed i prezzi spuntati per il maggior valore oltre l’assenza di costi<br />
per il fertilizzante minerale ed i pesticidi può largamente compensare<br />
e sfalsare la diminuzione delle produzioni totali vendute. I sussidi<br />
agricoli europei e la compensazione per le misure ambientali sono<br />
anche importanti per la progettazione ed I ritorni finanziari.<br />
97
3.5.c Condizioni necessarie per la coltivazione biologica dei<br />
cereali<br />
3.5.c.i Tipo di suolo, stato dei nutrienti e precessione colturale<br />
Le coltivazioni che richiedono più nutrienti dovrebbero essere poste in<br />
essere su buoni terreni dove la struttura del suolo e la vita microbica<br />
siano in buono stato ed i nutrienti forniscano il loro migliore apporto<br />
alle funzioni della coltivazione.<br />
Una condizione importante per i cereali é un buon livello della<br />
precedente coltivazione, ovvero un tipo di coltivazione vigorosa e<br />
ricca di legumi, o un prato utilizzato per il pascolo.<br />
Se le piante in un terreno erboso arato erano giovani e succulente,<br />
come risultato di una tarda mietitura, l’apporto di nutrienti sarà<br />
migliore all’inizio della stagione il che va a beneficio delle specie che<br />
usufruiscono prima dei nutrienti. Un buon terreno erboso si<br />
decompone più lentamente e gli elementi nutrienti sono rilasciati per<br />
un periodo più lungo.<br />
Piante con un periodo di crescita lungo sono quelle che utilizzano al<br />
meglio i nutrienti mineralizzati dal materiale organico.<br />
Il frumento invernale fornisce raccolti di rilievo e gode di popolarità tra<br />
I produttori che hanno un terreno argilloso. Nel frumento invernale può<br />
tuttavia essere difficoltoso raggiungere contenuti proteici elevati,<br />
necessari per produrre il pane<br />
I piselli hanno una incidenza più bassa come colture precedenti,<br />
rispetto ad altre coltivazioni quali il trifoglio.<br />
L’azoto che accumulano i piselli si decompone con faciltà e se ne può<br />
perdere una grande quantità in autunno.<br />
La segale é la coltivazione seminata in autunno che maggiormente<br />
sviluppa un apparato radicale ed é la coltivazione che meglio sfrutta<br />
l’azoto mineralizzato durante l’autunno. Per questo si coltiva un poco<br />
dopo i piselli sempre che il terreno non sia tanto ricco da provocare il<br />
pericolo di livellamento e di una cattiva qualità della segale. In questi<br />
casi, il frumento invernale é la migliore alternativa. Se i cereali<br />
primaverili sono coltivati dopo i piselli, é una buona soluzione avere<br />
una coltivazione da raccogliere dopo la raccolta dei piselli, per evitare<br />
il rilascio di azoto.<br />
Su terreni più leggeri che non trattengono l’azoto nella stessa maniera<br />
dei suoli argillosi, o in cui il manto erboso é divenuto disomogeneo e<br />
si é ridotta la componente dei trifogli, dovrebbero essere evitate<br />
coltivazioni che richiedano più nutrienti.<br />
Vi é il rischio sia di raccolti di qualità insufficiente che di infestanti<br />
diffuse, se la coltivazione non ha buone qualità di competizione.<br />
98
Allevare contestualmente del bestiame é una valida alternativa, in<br />
quanto l’erba fornisce maggiori ricavi con la produzione lattiero<br />
casearia.<br />
E’ più agevole supportare le coltivazioni di cereali utilizzando<br />
concimazione naturale disponibile per il bestiame nelle aziende con<br />
produzione mista. Se è sufficiente l’area destinata alla coltivazione di<br />
foraggi secchi, vi sono buone condizioni in questo tipo di azienda<br />
anche per avere alcune coltivazioni commerciabili di cereali.<br />
Un’azienda biologica con prevalenza di cereali può presentare un<br />
deficit di fosforo di circa 10 kg ad ettaro per anno, mentre un’azienda<br />
di allevamento di bestiame che produca in proprio l’alimentazione per<br />
gli animali, ha un deficit minore.<br />
La quantità maggiore possible di concimazione naturale e residui di<br />
piante dovrebbe essere resa al terreno, in modo da evitare i rischi di<br />
una deficienza di fosforo.<br />
Il fosforo si trova maggiormente nel letame di bestiame ed in<br />
particolare dei maiali. L’urina proveniente da mandrie e da maiali<br />
contiene potassio e azoto facilmente solubile ed un’applicazione di<br />
urina in primavera può incrementare sia la crescita che la qualità del<br />
raccolto.<br />
In futuro la separazione di urina umana in un sistema di riciclaggio su<br />
bassa scala può essere un sistema ottimale per aggiungere fosforo<br />
nei cereali biologici.<br />
3.5.c.ii La situazione delle infestanti<br />
E’ spesso possible far fronte al problema delle infestanti facendo<br />
crescere un manto erboso e con opportune misure durante la<br />
lavorazione del terreno. Quando una coltivazione “sfruttante” va<br />
avanti per due anni successivi, si dovrebbe dar luogo ad un pascolo<br />
verde, ad un manto erboso ricco di trifoglio o ad un’altra coltivazione<br />
di legumi, come un campo di fagioli, che può competere bene contro<br />
le infestanti. Se vi sono ancora parecchie infestanti nel terreno,<br />
potrebbe scegliersi una coltivazione che compete bene contro le<br />
infestanti. La stoppia dovrebbe essere arata in autunno non appena<br />
possibile. Altre misure possono essere prese in primavera. L’aratura<br />
primaverile, un’erpicatura ripetuta ogni due settimane ed una semina<br />
ritardata sono alcune delle misure da prendere in considerazione. In<br />
questi casi é importante scegliere una coltivazione che faccia in modo<br />
di raggiungere maturità senza perdere la qualità. Ignorare il problema<br />
e contare su di una coltivazione che non competa molto con le<br />
infestanti può condurre ad un progressivo aumento della componente<br />
infestante, con la conseguenza di dover lasciare il terreno a maggese<br />
per un periodo od una stagione intera, ed il risultato di perdere un<br />
intero raccolto potenziale.<br />
99
Una coltivazione fitta e vigorosa tiene sotto controllo le infestanti. Il<br />
frumento biologico vuole in genere un periodo di un anno di prato<br />
erboso come coltivazione precedente.<br />
Immagine 14: Una coltura fitta e vigorosa ostacola la flora spontanea.<br />
3.5.c.iii Utilizzare il letame dove ce n’è bisogno<br />
La concimazione naturale dovrebbe essere utilizzata per quelle<br />
coltivazioni o coltivazioni in rotazione che la utilizzano nel migliore dei<br />
modi. In primo luogo, le barbabietole da zucchero, le piante<br />
oleaginose ed i vegetali. Minori applicazioni di concimazione naturale<br />
aziendale sono appropriate prima della semina di manti erbosi, per<br />
aggiungere al terreno riserve di potassio e fosforo.<br />
In ogni caso, larghe applicazioni di concimazione naturale dovrebbero<br />
essere evitate prima della semina di superfici erbose, in quanto ciò<br />
potrebbe portare ad una quantità insufficiente di trifoglio nel prato. Nel<br />
secondo anno per i prati con pochi trifogli possono essere utili<br />
concimazioni naturali dell’azienda. I cereali coltivati dopo una<br />
precedente coltivazione di cereali o fatti crescere dopo un prato senza<br />
molto trifoglio, sono altre ipotesi in cui la concimazione naturale è<br />
opportuna.<br />
100
Le perdite di ammoniaca sono più elevate entro le primissime ore<br />
dopo lo spargimento. pertanto, una regola di base è che la<br />
concimazione naturale dovrebbe essere incorporata al suolo durante<br />
o poco dopo l’applicazione.<br />
Tali perdite scemano poi considerevolmente. La regolamentazione in<br />
materia di rispetto dell’ambiente prevede che i liquami dovrebbero<br />
essere diffusi sulle coltivazioni in crescita utilizzando tecniche di<br />
diffusione a pioggia fine, con incorporazione attraverso iniezione<br />
diretta o diluendo il concime liquido con acqua.<br />
La concimazione solida nmineralizza lentamente, e la sua diffusione<br />
in primavera su di un suolo argilloso ha un effetto nullo o comunque<br />
minimo sulle coltivazioni annuali di cereali. Al contrario, vi è il rischio<br />
che l’azoto si disperda nella tarda estate ed in autunno, allorché la<br />
mineralizzazione è maggiore e la coltivazione non può farne uso. Su<br />
terreni argillosi, i risultati migliori sono ottenuti mediante concimazione<br />
naturale, se essa é incorporate nella tarda estate o in autunno prima<br />
della semina primaverile. Su suoli più leggeri dove la decomposizione<br />
é più celere, é preferibile lo spargimento in primavera. Se non c’è<br />
molta argilla nella superficie del terreno, in particolare quella erbosa,<br />
la concimazione solida dovrebbe essere sparsa prima dell’aratura<br />
precedente la semina nel periodo autunnale che richiede<br />
concimazione aggiuntiva.<br />
La concimazione liquida si mineralizza molto velocemente, in un paio<br />
di settimane e generalmente fornisce un rilevante apporto di azoto<br />
nelle coltivazioni seminate a primavera. Durante la conversione essa<br />
è particolarmente efficace per compensare le deficienze di azoto che<br />
derivano dall’incremento di materiale organico nel suolo e dalla<br />
conseguente immobilizzazione dell’azoto.<br />
Il produttore deve fare attenzione alla compattazione del suolo<br />
allorché diffonde la concimazione in primavera. La compattazione<br />
causata da una diffusione spinta del concime può annullare gli effetti<br />
della concimazione.<br />
3.5.c.iiii Semi biologici sani per la coltivazione biologica<br />
E’ importante nella coltivazione con metodo biologico che vi sia una<br />
crescita sana e costante della coltivazione, in quanto é difficile<br />
compensare eventuali errori in una fase successiva. Una condizione<br />
di base è che i semi dovrebbero essere sani. I regolamenti comunitari<br />
per le produzioni biologiche richiedono che i semi biologici siano usati<br />
per tutte le coltivazioni negli stati mebri dell’Unione Europea.<br />
La produzione di semi biologici va sviluppata, ma il numero di varietà<br />
di semi biologici certificati é limitato.<br />
I criteri per la scelta dei semi sono, per quanto riguarda le coltivazioni<br />
annuali, i seguenti: dovrebbero provenire da piante che siano state<br />
101
fatte crescere con metodo biologico per almeno una generazione, con<br />
una certificazione che deve provenire da un organismo ufficiale. Se<br />
non ci sono semi biologici disponibili, può essere richiesta una deroga<br />
agli organi competenti. Il seme non deve essere trattatto o quanto<br />
meno deve essere trattato con prodotti autorizzati. E’ importante che il<br />
produttore attenda finché il seme sia disponibile. In Italia ogni<br />
informazione in merito è rintracciabile presso il sito web dell’ENSE<br />
(www.ense.it).<br />
Anche in questo caso è rilevante non commettere errori, ai quali<br />
sarebbe difficile ovviare in una fase successiva.<br />
Immagine 15: Una rapida ed omogenea germinazione è di fondamentale nel biologico<br />
3.5.c.iiiii Scelta della varietà<br />
Sperimentazioni sulle varietà hanno mostrato che le varietà che<br />
forniscono una resa maggiore nelle coltivazioni convenzionali hanno<br />
una produttività maggiore anche nelle produzioni biologiche. Ma ci<br />
sono differenze sostanziali tra le singole varietà ed occorre inoltre che<br />
il coltivatore biologico tenga conto di altre qualità oltre alla resa in<br />
granella.<br />
102
Alta qualità genetica é un fattore importante. Per esempio va bene un<br />
alto contenuto di proteine ottenuto con una bassa erogazione di<br />
azoto. L’elevata qualità deve dar luogo ad una buona resa, in quanto<br />
spesso vi é una scarsità di varietà di alta qualità. In futuro le varietà<br />
che utilizzano azoto con efficacia saranno di grande importanza nelle<br />
coltivazioni biologiche dove vi è un basso apporto di azoto minerale<br />
nel suolo.<br />
Competitività contro le infestanti<br />
Essa spesso non é collegata all’elevata resa del raccolto. La capacità<br />
della pianta di competere contro le infestanti è limitata da una crescita<br />
rapida e da un’ampia massa di fogliame. Le varietà con semi larghi<br />
posseggono maggior energia nei semi ed un potenziale maggiore per<br />
un più veloce radicamento.<br />
Generalmente, ci sono maggiori differenze tra le specie di quante non<br />
ve ne siano tra le varietà nell’ambito di una stessa specie. Il frumento<br />
invernale è più competitivo del frumento primaverile e l’avena va<br />
meglio dell’orzo.<br />
La lunghezza degli steli ha effetto sull’abilità di competere contro le<br />
infestanti. Ad esempio, dove il sole è basso nel cielo lo stelo lungo<br />
ombreggia maggiormente la superficie del suolo, ed inizialmente le<br />
varietà con stelo lungo crescono più rapidamente. Queste varietà<br />
hanno inoltre un miglior sistema radicale rispetto alle varietà con stelo<br />
corto. Questa caratteristica influenza altresì l’assorbimento del<br />
nutrimento.<br />
La maturazione tardiva é un vantaggio perché ciò significa che<br />
l’assorbimento di nutriente continua per lunghi periodi durante la<br />
stagione della cescita e porta a raccolti più consistenti.<br />
Vi é comunque un rischio per la qualità del prodotto a causa della<br />
tardiva maturazione, come ad esempio spighe meno secche, il che<br />
può significare più alti costi per l’essiccamento.<br />
La resistenza alle malattie differisce tra le varietà. Ad esempio, la<br />
resistenza alla Tilletia nel frumento è importante<br />
L’abilità di superare l’inverno. L’abilità delle piante di sopravvivere al<br />
freddo, alle gelate, agli attacchi dei funghi ed agli autunni piovosi<br />
riveste un ruolo importante nella coltivazione biologica. Inverni cattivi<br />
conducono sia a raccolti più ridotti che ad un incremento delle<br />
infestanti.<br />
La Resistenza all’allettamento. Essa non é così importante come<br />
nell’agricoltura convenzionale, in quanto vi é meno sollecitazione sullo<br />
stelo quando i raccolti sono più bassi. L’allettamento capita<br />
occasionalmente.<br />
103
Miglioramento delle varietà<br />
Vi sono antiche varietà di tutti i tipi di cereali che si sono perse nella<br />
moderna agricoltura. Per tali varietà vi è però una domanda crescente<br />
da parte dei consumatori più attenti alla qualità ed alle esigenze di<br />
salute.<br />
Queste qualità possono significare che le vecchie varietà sono<br />
meritevoli di essere coltivate come quelle più recenti. Esempi di<br />
qualità che si considerano presenti nelle antiche varietà sono gli<br />
elevati contenuti di vitamine, antiossidanti e fibre, ed alcuni di tali<br />
contenuti hanno un gusto più deciso.<br />
Queste varietà si adattano bene ai metodi biologici in quanto si<br />
adattano meglio a basse erogazioni di azoto e spesso hanno della<br />
paglia più lunga ed una buona abilità di competizione contro le<br />
infestanti. Esse inoltre si adattano con faciltà alle condizioni locali di<br />
crescita quali il clima ed il tipo di suolo.<br />
Una delle varietà antiche meglio conosciute é la spelta (Triticum<br />
spelta), la quale ha un elevato contenuto proteico e può crescere sui<br />
suoli più poveri ed in climi più aridi con maggior faciltà rispetto al<br />
frumento.<br />
Essa ha bisogno di essere mondata in quanto la trebbiatura non é<br />
sufficiente a far cadere il guscio da cui é avvolta. Altre antiche varietà<br />
di grano sono il farro piccolo (Triticum monoccum) cha ha un basso<br />
contenuto di glutine, il grano duro (Triticum turgidum) ed il dioccum.<br />
Tra le varietà di orzo vi é l’orzo nudo che é conosciuto come il riso dei<br />
Paesi nordici in quanto può essere bollito e mangiato nella stessa<br />
maniera del riso tradizionale.<br />
Tra le varietà antiche di avena vi sono antiche varietà utilizzate per<br />
l’avena arrotolata e l’avena nuda le quali sopravvivono alla siccità<br />
della prima parte dell’estate. Vecchie varietà di segale posseggono<br />
paglia lunga ed hanno un buon sapore.<br />
Esistono diverse associazione che promuovono la coltivazione di semi<br />
di antiche varietà. Queste intendono accrescere l’interesse per le<br />
antiche varietà, distribuendo i semi alle aziende interessate.<br />
La spelta ha qualità che sono in linea con le esigenze ed istanze da<br />
parte dei consumatori sensibili alla salute. Essa deve però essere<br />
mondata in quanto i gusci non cadono durante la raccolta.<br />
104
Immagine 16: Il farro è un prodotto molto richiesto dal consumatore<br />
Seme<br />
Abitualmente, la semina avviene ad una profondità di 3-5 cm. Su di<br />
un terreno dove potrebbe esserci considerevole competizione per<br />
azoto o acqua, per esempio per la povertà della coltura precedente o<br />
povertà della struttura del suolo, la quantità di semi può essere<br />
diminuita. E’ meglio avere poche piante con molti germogli laterali che<br />
molte piante con pochi germogli laterali.<br />
Se l’intenzione é di procedere ad erpicatura per contrastare le<br />
infestanti prima che compaiano, i semi devono essere seminati più in<br />
profondità per proteggere i germogli e per avere tempo per<br />
l’erpicatura prima che emergano I germogli.<br />
Il quantitativo di semi é spesso incrementato del 10% se si pianifica di<br />
erpicare il terreno per compensare le piantine danneggiate.<br />
La presenza di infestanti é un’altra ragione per optare per una grande<br />
quantità di semi, ma non dovrebbero esserci così tanti semi da<br />
esservi un affollamento di piante, circostanza che potrebbe condurre<br />
ad un impoverimento dello sviluppo radicale, causando anche rischi di<br />
attacchi di funghi.<br />
105
3.5.d Varietà dei semi in pratica<br />
3.5.d.i Segale<br />
Posizione nella rotazione colturale<br />
La segale é il cereale che assorbe maggiore azoto in autunno. Inoltre,<br />
é una una buona idea coltivare segale dopo coltivazioni che lascino<br />
un ampio deposito di azoto nel suolo. Tale cereale si sviluppa<br />
rapidamente in primavera e il suo bisogno di nutrienti è più elevato. I<br />
raccolti sono generalmente limitati dall’ammontare dell’erogazione di<br />
azoto. Prato o pascolo sono le colture migliori da portare avanti prima<br />
della segale, così come piselli, lupini e fagioli, patate e coltivazioni<br />
oleaginose che vengono raccolte presto.<br />
Malerbe<br />
Nei campi uniformi di segale raramente si hanno problemi con le<br />
infestanti.<br />
Ciò é in parte dovuto al rilascio di sostanze che sembrano inibire altre<br />
specie (allelopatia). Il terreno investito a segale non dovrebbe essere<br />
oggetto di erpicatura, in quanto essa è sensibile ai disturbi durante lo<br />
sviluppo precoce. Al suo posto può essere utile seminare più in<br />
profondità un’altra specie evitando l’incorporazione dei semi finché vi<br />
sia sufficiente umidità per la germinazione ottimale.<br />
Una tecnica per far ciò é quella di seminare utilizzando un diffusore di<br />
fertilizzante minerale prima del disgelo del suolo.<br />
Infestanti e malattie<br />
La segale é meno sensibile del frumento invernale ad alcune<br />
avversità, quali la marcescenza radicale. Può essere una buona idea<br />
coltivare segale al posto del frumento nei terreni ove sia praticata una<br />
rotazione con parecchi cereali. Il fungo della muffa bianca colpisce<br />
generalmente in inverno e la segale é più sensibile ad esso rispetto al<br />
frumento. La diffusione dei funghi avviene in parte a causa di semi<br />
infetti, in parte a causa di spore che si formano dai residui delle piante<br />
o dalle coltivazioni precoci attaccate dal fusarium. Il rischio di attacco<br />
è più alto in aree dove la neve copre per lungo tempo il suolo. Questi<br />
rischi vengono diminuiti dalla rotazione colturale.<br />
Varietà e semi<br />
Quando si opera la scelta delle varietà occorrerebbe tener conto di<br />
una serie di qualità quali una buona competitività contro le infestatnti,<br />
il rafforzamento della paglia, la resistenza alla rigidità dell’inverno, la<br />
faciltà di raccolta. Le varietà ibride sono più suscettibili di essere<br />
attaccate dal fungo della segale cornuta ed i semi sono due volte più<br />
costosi della segale ordinaria.<br />
106
Qualità dei raccolti<br />
La segale immatura ha una elevate percentuale di caduta, ma<br />
raggiunta con rapidità la maturazione per germinare, è probabile che<br />
spuntino le spighe durante il cattivo tempo. In questo caso, la<br />
percentuale di caduta aumenta e si deteriora la qualità delle granaglie<br />
di segale destinate ai forni. Inoltre, se il tempo non é favorevole, é più<br />
sicuro mietere il raccolto di segale finché il contenuto di acqua é al di<br />
sotto del 30% ed é possible procedere alla raccolta e poi<br />
all’essiccazione in luogo coperto. Se il tempo è secco, occorre<br />
attendere lo stadio ideale di maturazione, come per il frumento. La<br />
percentuale di caduta per la segale impiegata per produrre pane deve<br />
essere almeno di 150 e per il pane integrale non meno di 100.<br />
3.5.d.ii Grano duro (Frumento invernale)<br />
Posizione nella rotazione colturale<br />
Il frumento invernale é spesso una coltivazione economicamente<br />
redditizia in quanto la resa dei suoi raccolti é la più elevata tra tutti i<br />
cereali.<br />
Per ottenere un buon raccolto è necessario un buon apporto di azoto,<br />
in particolare all’inizio della primavera.<br />
Se la fornitura di azoto è buona, il 60-80% dell’assunzione totale di<br />
azoto nel grano invernale ha luogo prima della fine dell’allungamento<br />
dello stelo.<br />
Un’applicazione di liquame o concime liquido all’inizio<br />
dell’allungamento dello stelo fornisce in genere il fabbisogno di azoto<br />
durante questo stadio della crescita, ovvero allorché lo stelo e le foglie<br />
crescono e si sviluppano le spighe. Sui terreni argillosi, un prato è la<br />
migliore coltivazione che possa precedere il frumento. Su suoli più<br />
leggeri dovrebbe aversi cura che l’azoto non dia luogo a lasciviazione.<br />
Verdure e fagioli di campo sono piante che hanno un buon apparato<br />
radicale e l’azoto che rilasciano si mineralizza velocemente e presto.<br />
Le piante oleaginose sono altresì delle buone coltivazioni da alternare<br />
con il frumento invernale. Altri tipi di cereali non sono adatti a<br />
precedere il frumento, poiché possono andare incontro ad attacchi<br />
invernali di funghi e malattie che fanno marcire la base dello stelo.<br />
Malerbe<br />
Una vigorosa coltivazione invernale di frumento compete bene contro<br />
le infestanti, e il frumento invernale tollera bene anche l’erpicatura<br />
contro le infestanti. Anche se l’erpicatura non é sempre necessaria<br />
per prevenire le infestanti, quella poco profonda aumenta la<br />
mineralizzazione, e rapidamente si può notare un aumentando della<br />
crescita della pianta.<br />
Tale coltivazione compete quindi bene con le infestanti. Se i semi si<br />
sono ben stabilizzati nel corso di un inverno mite, il frumento invernale<br />
107
sarà generalmente ben formato ed in grado di tollerare erpicature<br />
superficiali una velocità di 6/7 km/h o anche più.<br />
Qualità del raccolto<br />
La richiesta di un’elevata qualità proteica del grano é gradualmente<br />
cresciuta. Un basso contenuto proteico é sufficiente per la<br />
panificazione in casa, ma i forni di maggiori dimensioni richiedono un<br />
contenuto proteico pari ad almeno il 10.5% per il grano invernale ed al<br />
12% per il grano primaverile. Il mercato dei cereali per l’alimentazione<br />
degli animali è cresciuto contestualmente all’aumento di domanda<br />
dell’industria panificatrice, il che sta a significare che una gran parte<br />
del raccolto di cereali finisce nel settore alimentare. Non é<br />
economicamente conveniente forzare il contenuto proteico con una<br />
fertilizzazione intensiva. Alcune ricerche hanno evidenziato che il<br />
contenuto proteico è dovuto più alla varietà che al modo di fertilizzare.<br />
È inoltre importante come i fertilizzanti influiscano sulle coltivazioni e<br />
la costruzione di proteine. Un incremento nella fornitura di azoto<br />
aumenta i raccolti sino ad un certo livello, poi essi iniziano a<br />
decrescere quantitativamente. Il contenuto proteico aumenterà con la<br />
maggiore disponibilità per la pianta di azoto, ma dovrà trattarsi di un<br />
apporto molto elevato di tale sostanza.<br />
La fertilità del suolo influenza l’effetto dell’apporto di azoto. La<br />
concimazione verde (sovescio) come coltura precedente aumenta il<br />
potenziale del raccolto. Ma anche se si libera l’azoto del sovescio, può<br />
esservi bisogno di ulteriore apporto per ottenere un aumento del<br />
contenuto proteico.<br />
L’azoto ha differenti effetti sulle piante di frumento in funzione del<br />
livello di sviluppo in cui si trovano quando avviene l’erogazione. In<br />
linea di principio, una fertilizzazione precoce aumenta il raccolto ma<br />
non il contenuto proteico, che può addirittura ridursi. Una erogazione<br />
tardiva di azoto, invece, aumenta i contenuti proteici.<br />
Inoltre, occorrerebbe prestare attenzione a rendere disponibile l’azoto<br />
nel momento in cui esso possa fornire benefici sia al raccolto che al<br />
contenuto proteico. Nelle sperimentazioni sulla concimazione all’inizio<br />
dell’allungamento dello stelo, l’urina del bestiame ha mostrato di<br />
fornire sia raccolti consistenti che apporto proteico, in misura pari a<br />
quella dei fertilizzanti biologici in commercio.<br />
Un effetto positivo sul contenuto di proteine può inoltre essere<br />
raggiunto tramite la predisposizione dell’abilità del suolo a fornire<br />
azoto nel lungo periodo.<br />
Sono in corso varie sperimentazioni per migliorare le conoscenze e le<br />
tecniche che consentano una ottimale utilizzazione della<br />
concimazione verde e dei residui delle piante.<br />
108
I requisiti di qualità per il frumento da agricoltura biologica sono<br />
elevate, riguardo al contenuto proteico ed alla qualità igienica. Una<br />
coltivazione precedente di buona qualità è necessaria per ottenere un<br />
buoni raccolti e proteine di qualità.<br />
Immagine 17: Le esigenze nutrizionali del grano sono molto alte:necessita una<br />
buona precessione colturale.<br />
109
3.5.d.iii Grano tenero<br />
Requisiti per la coltivazione e posizionamento nella rotazione<br />
colturale.<br />
Nel biologico fra tutte le coltivazioni di cereali il grano tenero é quella<br />
in cui la tipologia del terreno ha l’influenza maggiore.<br />
A causa delle sue particolari qualità, Il frumento tenero è destinato<br />
fondamentalmente alla molitura e va seminato su buoni terreni<br />
argillosi, ricchi di nutrienti e di humus, che non formino una crosta,<br />
capaci di assorbire bene l’acqua e con un pH pari a 5.5.<br />
Il lungo periodo di crescita del frumento primaverile comporta che<br />
esso può utilizzare nutrienti mineralizzati lentamente e<br />
progressivamente durante la stagione.<br />
Perciò é consigliabile coltivare biologicamente di frequente frumento<br />
tenero di alta qualità.<br />
Una buona coltivazione precedente é necessaria per ottenere un alto<br />
contenuto proteico, di conseguenza il frumento tenero dovrebbe avere<br />
una posizione molto favorevole nella rotazione. L’ideale sarebbe farlo<br />
venire dopo la coltivazione di un prato con concimazione verde o di<br />
una vigorosa coltivazione di foraggio che includa leguminose.<br />
Il contenuto proteico sarà accresciuto dall’applicazione di letame o di<br />
altri fertilizzanti biologici.<br />
Infestanti<br />
Se ha avuto la possibilità di svilupparsi in condizioni ottimali, il<br />
frumento tenero crescerà in maniera molto vigorosa e sarà in grado di<br />
competere contro le infestanti.<br />
Se tali condizioni non si sono verificate, esso sarà sottile e consentirà<br />
il passaggio di parecchia luce, creando le condizioni per il proliferare<br />
di erba e di avena selvatica. Il numero delle infestanti può essere<br />
sensibilmente ridotto attraverso l’erpicatura. E’ altresì imporatnte<br />
prevenire problemi con le infestanti con un’accurata coltivazione ed<br />
una semina precoce<br />
Scelta della varietà<br />
Le differenze tra le varietà sono molto importanti per il frumento<br />
tenero. E’Importante scegliere varietà che abbiano un elevato valore<br />
proteico partendo da un apporto limitato di azoto. Il produttore<br />
dovrebbe inoltre conoscere le varietà migliori che sono le più richieste<br />
dall’industria molitoria.<br />
3.5.d.iiii Avena<br />
Posizionamento nella rotazione colturale<br />
L’avena é una coltivazione affidabile grazie al suo relativamente<br />
profondo sistema radicale. Il prato è la migliore precessione colturale.<br />
L’avena assorbe i nutrienti nel lungo periodo ed ha una buona abilità<br />
nell’utilizzare i nutrienti poco disponibili.<br />
110
Ha inoltre la capacità di crescere bene anche in presenza di<br />
condizioni poco favorevoli nel sistema delle rotazioni, il che vuol dire<br />
che é una coltivazione particolarmente indicata nelle produzioni con<br />
metodo biologico.<br />
L’avena per la panificazione richiede condizioni ottimali per quanto<br />
riguarda la precedente coltivazione, il suolo ed i nutrienti più di<br />
quanto non ne abbia bisogno l’avena per nutrizione animale, in quanto<br />
per la prima è importante che le granaglie siano larghe e gonfie.<br />
È necessario apportare letame/compost quando l’avena si coltiva<br />
dopo un altro seminativo che esaurisce il terreno. La concimazione,<br />
l’irrigazione, possono essere in grado di ridurre la deficienza di<br />
manganese.<br />
Fertilizzanti micronutrienti possono essere applicati solo se il loro<br />
impiego sia stato ritenuto necessario ed approvato dall’ente di<br />
certificazione.<br />
Infestanti<br />
L’avena é veloce a stabilizzarsi ed ombreggia bene il campo. Inoltre,<br />
compete bene con le infestanti ed é il miglior seminativo a semina<br />
primaverile per quanto riguarda la crescita su terreni con parecchie<br />
piante infestanti. Sono da preferire le varietà a foglia larga e vigorose.<br />
L’erpicatura contro le infestanti andrebbe fatta prima che germini il<br />
seme o quando ha due o tre foglie, ma in ogni caso non troppo tardi.<br />
Ciò accrescerebbe infatti il rischio che si formino spighe acerbe. La<br />
semina può essere ritardata senza correre il rischio di diminuire la<br />
resa del raccolto.<br />
Insetti e malattie<br />
L’avena é un seminativo relativamente in salute che ha, tra l’altro,<br />
una buona resistenza alle malattie che causano marciume allo stelo.<br />
L’avena sterile nana può essere evitata non seminandola con prato.<br />
Un’altra possibilità è quella di mescolarla con leguminose da sovescio<br />
al posto del prato. Gli afidi colpèiscono l’avena coltivata<br />
biologicamente con un livello di gravità variabile che dipenderà<br />
dall’azoto delle piante e dalla presenza di predatori naturali.<br />
In alcuni areali le cisti di nematodi dei cereali sono tipici parassiti dei<br />
seminativi a rotazione. Esse possono essere sensibilmente ridotte<br />
attraverso la coltivazione di varietà resistenti, con una rotazione ben<br />
pianificata che includa prato e concimazione verde.<br />
L’infestazione più comune è quella da mosche e si verifica in molte<br />
aree forestate o parzialmente forestate e talvolta in pianura. Tre<br />
generezioni di tali mosche si sviluppano durante una sola stagione di<br />
coltivazione, una di esse attacca le granaglie al cuore delle piante<br />
nello stadio della quarta – quinta foglia, un’altra a metà luglio ed una<br />
generazione riesce a superare l’inverno e ad apparire alla fine di<br />
111
agosto con possibilità di attaccare i semi seminati in autunno. La<br />
misura preventiva più importante è quella di seminare l’avena presto.<br />
Se invece si ritarda la semina, è meglio a questo punto puntare sulla<br />
semina dell’orzo.<br />
Il carbone dell’avena (Ustilago avenae) é una malattia fungina<br />
trasmessa al seme, e le spore delle piante infette sono diffuse dal<br />
vento ed attaccano le giovani spighe. E’ importante la purezza dei<br />
semi prodotti in proprio e cambiare semi se si scoprono spighe marce<br />
nella coltivazione. Ci sono diverse varietà che hanno una buona<br />
resistenza al carbone.<br />
3.5.d.iiiii Orzo<br />
Posizionamento nella rotazione colturale<br />
L’orzo é un seminativo difficile da coltivare biologicamente, in quanto<br />
assorbe azoto sin dalle prime fasi della crescita e richiede grossi<br />
quantitativi di azoto per dar luogo a raccolti di rilievo. Il prato pascolo o<br />
le leguminose sono colture indicate a precedere tale coltivazione.<br />
L’orzo viene coltivato per l’alimentazione animale e per la produzione<br />
di malto. Un elevato contenuto proteico è auspicabile in una<br />
coltivazione di orzo per l’alimentazione animale e ciò significa una<br />
buona fornitura di nutrienti. L’accestimento può essere agevolato con<br />
la somministrazione di liquami zootecnici nel periodo primaverile,<br />
prima che la pianta germogli. Va considerato che 15 tonnellate ad<br />
ettaro di liquame equivalgono a 45 kg di azoto e 75 di potassio.<br />
L’orzo da malto dovrebbe avere un basso o medio contenuto proteico<br />
ed un elevato contenuto energetico. La fertilizzazione richiede con<br />
evidenza un bilanciamento per raggiungere buoni raccolti, ma non un<br />
contenuto proteico elevato. Ciò è difficile allorché si effettua<br />
concimazione biologica. La concimazione solida non dovrebbe essere<br />
impiegata, in quanto essa rilascia tardi azoto e può condurre ad un<br />
elevato contenuto proteico. L’orzo da malto dovrebbe esser trattato<br />
con cura in modo che la sua capacità di germinare non sia<br />
danneggiata.<br />
Infestanti<br />
L’orzo non compete molto con le infestanti, ma va meglio del grano<br />
tenero in quanto produce più germogli laterali. L’erpicatura contro le<br />
infestanti può comportare un certo rischio per la maturazione non<br />
omogenea. Può essere consociata con l’orzo un’altra coltura ma è<br />
importante scegliere una varietà a sviluppo lento.<br />
Malattie<br />
L’orzo soffre delle medesime patologie del grano e della segale e non<br />
dovrebbe pertanto essere preceduta o seguita da queste colture. La<br />
rotazione colturale, l’interramento dei residui colturali e la scelta di<br />
112
varietà resistenti possono contribuire non poco ad evitare che<br />
insorgano patologie.<br />
L’elmintosporiasi dell’orzo (Drechslera teres) si trasmette con i semi<br />
e varia sensibilmente a seconda della varietà. Il carbone dell’orzo<br />
(Ustilago nuda), come quello dell’avena, si trasmette dai semi e può<br />
essere evitato con l’uso di sementi certificate. Le varietà di orzo<br />
florescente sono più sensibili ad infezioni di carbone.<br />
Il rischio di muffa è inferiore nelle varietà resistenti. Tuttavia, i funghi<br />
dell’oidio si adattano facilmente e le varietà in cui il livello di resistenza<br />
è stato superato dovrebbero essere rimpiazzate.<br />
3.5.e Coltivare per ottenere alimenti di alta qualità<br />
L’esperienza del commercio di cereali biologici ha mostrato che é<br />
davvero limitata l’estensione dei danni causati dalle tossine dei funghi.<br />
Ciò è diovuto probabilmente ad un uso meno intensivo dell’azoto ed<br />
ad una rotazione più variata. I funghi che mettono in pericolo la qualità<br />
degli alimenti nei cereali sono il fusarium, la segale cornuta ed il<br />
carbone maleodorante (Tilletia caries). I funghi si producono in modo<br />
naturale e non sono di per sé tossici, ma se sono oggetto di pressione<br />
possono sprigionare tossine.<br />
Una ben pianificata rotazione, una moderata fertilizzazione con azoto,<br />
semi sani e varietà resistenti sono i metodi migliori per prevenire le<br />
patologie. I semi prodotti in proprio dovrebbero essere sempre<br />
analizzati da un’azienda specializzata nel controllo.<br />
3.5.e.i Evitare le tossine provocate dal Fusarium<br />
Ci sono parecchie specie del fungo fusarium che possono formare<br />
tossine con vari gradi di pericolosità per la salute. I funghi sono favoriti<br />
da tempo umido e caldo e sono trasmessi dal seme e con<br />
contaminazione dal terreno, come anche dai residui delle piante e da<br />
scarsa rotazione dei seminativi. Perciò nei sistemi che non prevedono<br />
lavorazioni profonde c’è il rischio di diffusione del fusarium. I risultati di<br />
tests effettuati in Germania hanno indicato che l'infestazione del<br />
fusarium era più comune sui terreni con pH basso ed alte<br />
concentrazioni di potassio. I fungicidi chimici hanno scarso effetto su<br />
questo fungo. Ci sono timori uniformi fra i ricercatori che il trattamento<br />
del fungicida possa alterare l'equilibrio microbiologico dei cereali in<br />
modo da favorire il fusarium. I ricercatori inoltre temono che il<br />
trattamento con fungicidi possa alterare l’equilibrio microbiologico dei<br />
cereali favorendo così il fusarium. Inoltre gli stessi fungicidi possono<br />
generare tensione nelle piante stimolando così la produzione di<br />
tossine.<br />
Modi per evitare l’infestazione del fusarium<br />
Semi puliti e testati<br />
113
La pulizia del seme è essenziale. Se è usato un seme prodotto nella<br />
stessa azienda utilizzatrice, è prassi che un campione venga<br />
trasmesso ad un laboratorio di analisi per provarne la capacità di<br />
germinazione e la salubrità. Si sta anche sperimentando un metodo di<br />
sterilizzazione del seme con piccole infestazioni funginee trasmesse<br />
dal seme, curandole con batteri. Ciò ha un effetto positivo perché i<br />
batteri eliminano i funghi. Si sta anche sperimentando la<br />
sterilizzazione dei semi tramite trattamento termico.<br />
Rotazione dei seminativi<br />
Tutti i cereali possono essere attaccati dal fusarium e la presenza dei<br />
funghi su parti della pianta situate sulla superficie del suolo li agevola<br />
nel superare anche il periodo invernale. Il frumento, la segale e l'orzo<br />
non dovrebbero essere coltivati in questa successione. L'avena può<br />
anche essere attaccata dal fungo, ma è considerata come una buona<br />
coltivazione di riposo.<br />
Ricorrere al potere sterilizzante del terreno erboso<br />
I prati diminuiscono il rischio che le infezioni siano trasmesse<br />
attraverso i residui del raccolto. La quantità maggiore di materia<br />
organica prodotta dai prati stimola i funghi ed i batteri del terreno che<br />
sono antagonisti del fusarium.<br />
Lavorazioni accurate<br />
La rotazione e l’incorporazione abbondante dei residui della raccolta<br />
nel suolo accelera la decomposizione e diminuisce le probabilità di<br />
sopravvivenza delle spore e delle ife fungine. Il rischio di infestazioni<br />
del fusarium è accresciuto in presenza di azzeramento del<br />
dissodamento, di una lavorazione superficiale o di erpicatura, che<br />
lascia parecchi residui delle piante sulla superficie del terreno.<br />
Tenere sotto controllo le infestanti<br />
Le infestanti mantengono l’umidità nei seminativi, il che aumenta la<br />
diffusione del fusarium. Il controllo delle infestanti inoltre svolge un<br />
ruolo importante nelle strategie per combattere l'attacco fungino. Le<br />
partite di cereali che contengono molte infestanti sono inoltre più<br />
difficili da asciugarsi di quelli che ne sono privi.<br />
Testare la coltivazione<br />
Un test per verificare la presenza di ruggine del fusarium dovrebbe<br />
avere luogo svariate settimane prima di procedere alla raccolta.<br />
Approfondite ispezioni del seme sono necessarie.<br />
114
3.5.e.ii Limitare la presenza di Segale cornuta<br />
Il fungo della segale cornuta contiene alcaloidi che colpiscono il<br />
sistema nervoso centrale negli esseri umani e negli animali. La sua<br />
ingestione per periodi prolungati può causare allucinazioni, attacchi di<br />
crampi, problemi mentali ed un limitato blocco della circolazione. In<br />
passato veniva fatto un uso terapeutico di detto fungo.<br />
Il fungo della segale cornuta infesta le spighe e le pannocchie delle<br />
principali varietà di segale ed orzo e meno spesso il frumento e<br />
l’avena. Molte colture erbacee possono esserne affette. Il clima fresco<br />
ed umido durante il periodo della fioritura aumenta la probabilità che<br />
compaia la segale cornuta.<br />
Di solito, l’infestazione viene scoperta nel periodo di maturazione dei<br />
cereali. Al posto dei normali chicchi compaiono sulla spiga delle<br />
escrescenze scure, a forma di corno. Tale crescita prende il nome si<br />
sclerozio ed è formata da tessuto fungino molto compatto.<br />
Come evitare la segale cornuta<br />
Pulizia e prova del seme<br />
Il rischio di avvelenamento da segale cornuta é basso in quanto più<br />
del 99% degli sclerozi sono rimossi durante la normale pulitura del<br />
seme presso i mulini, permane tuttavia il rischio che ve ne sia una<br />
diffusione anche in presenza di semi accuratamente puliti. Tale rischio<br />
è maggiore per gli animali quando il loro nutrimento a base di cereali<br />
non è pulito.<br />
Se sono impiegati semi prodotti nella stessa azienda utilizzatrice, essi<br />
dovrebbero essere accuratamente puliti. Approssimativamente il 99%<br />
delle sclerozie é di solito rimoso dalla pulitura, il che significa che<br />
permane un rischio minimo in ogni caso di diffonderle, se il seme non<br />
è sin dall’inizio completamente libero dalla segale cornuta. I terreni di<br />
solito devono essere ispezionati alcune settimane dopo che sono<br />
comparse le spighe nei cereali.<br />
Scelta del giusto seminativo<br />
Se vi é stata della segale cornuta nel campo, il produttore non<br />
dovrebbe coltivarvi segale o lasciare che l’erba fiorisca per più anni.<br />
La segale ibrida appare essere più suscettibile all’attacco della segale<br />
cornuta a causa della sua fioritura più lunga ed aperta.<br />
Aratura profonda<br />
Se viene trovata della segale cornuta, il terreno dovrebbe essere<br />
arato ad una profondità di almeno 25 cm, e l’anno successivo più in<br />
superficie. Questa tecnica sarà in grado di distruggere lo sclerozio<br />
dopo alcuni anni.<br />
Infestanti e piante ospitanti<br />
Alcune erbe, per esempio la gramigna e la fienarola (Poa annua),<br />
sono piante ospitanti per la segale cornuta ed esse possono<br />
115
agevolare successivi incrementi dell’infestazione. E’ perciò importante<br />
la prevenzione attraverso il controllo del seme. Alternando i seminativi<br />
nella stagione autunno-primavera, si riducono le opportunità di<br />
proliferare per le infestanti apportatrici di infezioni. Se viene<br />
individuata un’infezione nell’azienda, bisognerebbe provvedere a<br />
falciare i terreni erbosi, le sponde dei canali di irrigazione ed altre aree<br />
inerbite, prima del periodo di fioritura.<br />
3.5.f Mercato ed aspetti economici<br />
Il mercato dei cereali biologici é cresciuto progressivamente e,<br />
parallelamente all’allevamento biologico di bestiame, é aumentata la<br />
domanda di mangime biologico.<br />
Immagine 18: Il mercato dei cereali biologici è in continua crescita<br />
116
3.5.f.i Un mercato ridotto ma in crescita<br />
Il mercato dei cereali biologici ha avuto uno stabile incremento nel<br />
corso degli anni. Nel contempo tale mercato, parimenti ad altri settori<br />
del biologico, è soggetto a variabilità. In alcuni anni può riscontrarsi<br />
una carenza di certi prodotti, in altri una sovraproduzione. La fornitura<br />
di cereali dipende naturalmente non solo dall’estensione della<br />
superficie coltivata. La domanda è governata principalmente dalla<br />
vendita al dettaglio di farina e cereali, con destinazione anche<br />
all’estero.<br />
Un incremento della domanda é anche funzione dell’interesse per<br />
prodotti oggetto di trasformazione, come pane, alimenti per l’infanzia,<br />
dolciumi. Gradualmente, con l’incremento dell’allevamento biologico di<br />
bestiame, la domanda di alimentazione cerealicola biologica<br />
aumenterà, fornendo uno sbocco di rilievo. Un esempio di questa<br />
tendenza è dato dalla produzione biologica di uova.<br />
3.5.f.ii Coltivare per un mercato di qualità<br />
La domanda differenziata di varietà e qualità influenza fortemente il<br />
mercato e conduce ad operare differenti scelte del tipo di coltivazione<br />
e della tecnica colturale da seguire. In alcuni casi può essere<br />
opportuno procedere allo stoccaggio dei cereali presso proprie<br />
strutture, soprattutto se ci si trova in una zona non collegata bene con<br />
depositi esterni e se si possono ottenere delle agevolazioni. Un<br />
essiccatore ad aria calda è di grande utilità. Ogni cereale dovrebbe<br />
essere essiccato entro due giorni dalla raccolta ed alla fine<br />
dell’operazione dovrebbe esservi un contenuto d’acqua al di sotto del<br />
14%. In tal modo, si evita la formazione di funghi tossici, il che è<br />
importante laddove si punti ad un mercato di qualità quale quello del<br />
biologico.<br />
L’ente di certificazione può autorizzare dei subcontratti di deposito ed<br />
essicazione.<br />
Vi è una notevole differenza tra i prezzi pagati per cereali di bassa o<br />
alta qualità. Spesso sarà necessario stipulare dei contratti preventivi<br />
che garantiscano la collocazione del prodotto raccolto. E’ anche<br />
importante che il produttore di cereali segua l’andamento del mercato<br />
e mantenga contatti con i vari mercati per essere al corrente delle<br />
condizioni e dei prezzi di vendita.<br />
3.5.f.iii L’importanza del profitto complessivo<br />
Come visto, il profitto di un’azienda agricola biologica dipende da più<br />
fattori. Generalmente, la plv si riduce della metà, in parte per la<br />
notevole superficie di terreno, all’incirca il 30%, occupato dalla<br />
produzione di piante destinate alla fissazione dell’azoto e di altro tipo,<br />
in parte per il decremento delle produzioni. I ricavi sono comunque<br />
117
soddisfacenti. La riduzione delle spese per fertilizzanti e pesticidi<br />
chimici ed il maggior reddito per i prezzi più elevati che si possono<br />
spuntare per il prodotto biologico, unitamente ai sussidi statali erogati<br />
quale supporto alle tecniche biologiche, bilanciano la perdita di resa.<br />
La produzione biologica ha dei costi variabili che sono all’incirca la<br />
metà rispetto a quelli delle produzioni convenzionali. Tutto ciò ha<br />
costituito un’attrattiva, dal punto di vista economico, per molti<br />
produttori che così, negli ultimi decenni, hanno deciso di convertirsi al<br />
biologico.<br />
3.5.f.iiii Comparazione dei costi<br />
La grande differenza tra agricoltura biologica e convenzionale é che<br />
l’agricoltura biologica non presenta costi per prodotti chimici destinati<br />
alla fertilizzazione od a combattere infestanti e patologie varie.<br />
Vanno però sostenuti costi per la concimazione verde, per Ie sementi,<br />
oltre a quei costi che variano a seconda delle dimensioni del raccolto,<br />
come il trasporto e l’essiccazione.<br />
I differenti metodi che regolano l’agricoltura biologica e quella<br />
convenzionale influiscono sui costi nel lungo periodo riguardo ad<br />
attrezzature e macchinari. Si può calcolare che la metà del capitale<br />
che l’azienda investe per i macchinari riguarda i trattori e le<br />
raccoglitrici combinate. Il bisogno di mietitrebbia per la raccolta si<br />
dimezza nelle aziende biologiche. Il dissodamento primaverile ed<br />
autunnale è ridotto ad un terzo della superficie, il che presuppone<br />
una minore aratura e minori lavorazioni colturali.<br />
Lo spargimento di fertilizzanti e pesticidi scompare del tutto.<br />
Un lavoro aggiuntivo nelle coltivazioni biologiche è costituito dalla<br />
falciatura dei manti erbosi due o tre volte a stagione, a seconda della<br />
situazione delle infestanti.<br />
Talvolta è necessaria la pulizia meccanica dalle infestanti sui terreni<br />
lasciati a maggese. Tale operazione può richiedere un numero di ore<br />
di lavoro con il trattore che supera talvolta quelle richieste per lo<br />
spargimento di erbicidi chimici. Una falciatrice è necessaria nei terreni<br />
adibiti a pascolo, così come un erpicatore che può essere abbinato<br />
all’attrezzatura per seminare.<br />
Tuttavia, l’erpicatura contro le infestanti non è una misura di routine<br />
nel biologico.<br />
In termini di lavoro, le attività del dopo raccolto sono minori rispetto<br />
all’agricoltura convenzionale, in quanto le produzioni sono ridotte. I<br />
produttori devono però provvedere da soli ad essiccare e stoccare i<br />
cereali od a sostenere in alternativa rilevanti costi per il loro trasporto.<br />
118
GLOSSARIO<br />
A<br />
− AGENTI PATOGENI (batteri, virus, funghi), usati nella lotta<br />
biologica, sono microrganismi in grado di causare nel fitofago una<br />
malattia mortale. Virus e batteri agiscono in seguito ad ingestione<br />
danneggiando solitamente gli organi intestinali dell’insetto, mentre<br />
i funghi penetrano nel fitofago dalla cuticola moltiplicandosi a<br />
spese degli organi interni. L’agente patogeno più diffuso e<br />
conosciuto è il Bacillus thuringiensis. È un batterio aerobico,<br />
sporiforme, disponibile in varie forme (kurstaki, aizawai,<br />
israeliensis e tenebrionis).<br />
− AGOPUNTURA, terapia di origine cinese, basata sulla<br />
−<br />
stimolazione terapeutica con aghi, usata in agricoltura biologica<br />
per i trattamenti veterinari in caso di allergie, problemi alle<br />
cartilagini, coliche negli equini, difficoltà riproduttive nei bovini,<br />
mastiti, prevenzione di diarree nei suini, problemi riproduttivi nel<br />
pollame.<br />
AGRICOLTURA BIODINAMICA, nata in seguito ad una serie di<br />
conferenze di successo svolte nel 1924 dal filosofo austriaco<br />
Rudolf Steiner, considera l’azienda come un organismo agricolo,<br />
sul quale lavorare per ristabilire le condizioni di equilibrio e di<br />
armonia con la natura. È il più antico movimento agricolo non<br />
convenzionale ed è diffuso in tutto il mondo.<br />
− AGRICOLTURA <strong>BIOLOGICA</strong>, “..è un sistema olistico di gestione<br />
della produzione che persegue l’equilibrio dell’eco-sistema,<br />
inclusa la biodiversità, rispetta i cicli naturali e l’attività biologica<br />
del suolo. I metodi di produzione biologica privilegiano il ricorso a<br />
misure agronomiche piuttosto che all’utilizzo di inputs extra<br />
aziendali, in considerazione del fatto che caratteristiche locali<br />
richiedono sistemi locali di gestione. Questo deve avvenire con<br />
l’uso, dove possibile, di metodi agronomici, biologici e meccanici,<br />
in antitesi all’utilizzo indiscriminato di mezzi tecnici, per far fronte<br />
alle diverse esigenze produttive.” (Definizione tratta dal Codice<br />
Alimentare).<br />
119
− AGRICOLTURA CONVENZIONALE, sistema agricolo industriale<br />
caratterizzato da alta meccanizzazione, monoculture ed utilizzo di<br />
inputs chimici di sintesi quali fertilizzanti e pesticidi,<br />
−<br />
massimizzazione della produttività e dei profitti. L’agricoltura<br />
industrializzata è divenuta “convenzionale” solo negli ultimi<br />
sessanta anni, in seguito alla sua grande diffusione dopo la<br />
seconda guerra mondiale. Gli effetti di questo tipo di agricoltura<br />
sull’ambiente e sulle aree rurali sono stati tremendi, con ampie<br />
zone inquinate, desertificazione e danni alla salute degli operatori<br />
e dei consumatori.<br />
AGRICOLTURA NATURALE riflette l’esperienza dell’agricoltorefilosofo<br />
giapponese Masanobu Fukuoka. I suoi libri, “The One-<br />
Straw Revolution: An Introduction to Natural Farming” (Emmaus:<br />
Rodale Press, 1978) e “The Natural Way of Farming: The Theory<br />
and Practice of Green Philosophy” (Tokyo; New York: Japan<br />
Publications, 1985), descrivono quella che Fukuoka chiama la<br />
“non coltivazione”. Il suo metodo agricolo prevede appunto il poco<br />
lavoro e la non coltivazione, non contempla l’uso di concimi,<br />
pesticidi ed altri inputs. Nonostante questo la produttività viene<br />
assicurata da una perfetta organizzazione aziendale e<br />
−<br />
dall’adozione di accurate tecniche di semina e combinazione delle<br />
piante (policoltura). In breve Fukuoka ha portato ai più alti livelli<br />
l’arte pratica del lavorare in sintonia con la natura.<br />
AGRICOLTURA SOSTENIBILE, si riferisce ai sistemi agricoli<br />
compatibili con l’ambiente, economicamente convenienti e<br />
socialmente giusti, capaci di garantire la produttività nel lungo<br />
periodo. Sicuramente l’agricoltura biologica è un sistema di<br />
agricoltura sostenibile, come pure lo è, ad esempio, l’agricoltura<br />
biodinamica.<br />
− AGROECOLOGIA, è lo studio delle interrelazioni esistenti<br />
all’interno del campo coltivato, sia tra gli organismi viventi che tra<br />
loro e l’ambiente.<br />
− AGRO-ECOSISTEMA, è l’eco-sistema del campo coltivato, un<br />
insieme dinamico di coltivazioni, pascoli, allevamenti, flora e fauna<br />
spontanea, atmosfera, suolo e acqua. Gli agro-ecosistemi sono<br />
inseriti all’interno di più ampi paesaggi, che includono terreni non<br />
coltivati, sistemi di drenaggio, le comunità rurali e la fauna<br />
selvatica.<br />
− APPROCCIO OLISTICO è un approccio decisionale che permette<br />
di effettuare scelte che soddisfino i bisogni immediati senza<br />
120
compromettere il benessere futuro. Questo tipo di approccio<br />
consente alle persone di tramutare in azioni concrete i propri<br />
valori più radicati. Utilizzando una visione complessiva e di lungo<br />
termine, le persone possono prendere decisioni ed attuare<br />
comportamenti che saranno economicamente, ambientalmente e<br />
socialmente sostenibili anche per le generazioni future.<br />
L’agricoltura biologica richiede, chiaramente, un approccio<br />
olistico.<br />
_ ATTIVITA’ <strong>BIOLOGICA</strong>, è un importante indicatore della<br />
−<br />
decomposizione della sostanza organica nel suolo. Un’elevata<br />
attività biologica promuove il metabolismo tra suolo e pianta ed<br />
è fondamentale per la produzione sostenibile delle piante e la<br />
gestione della fertilità.<br />
AUDIT è un’analisi sistematica ed indipendente che serve a<br />
determinare se le attività ed i relativi risultati soddisfino gli obiettivi<br />
programmati.<br />
B<br />
− BACILLUS THURINGIENSIS, è il preparato a base di batteri più<br />
utilizzato in agricoltura biologica (attivo contro molte specie di<br />
lepidotteri, zanzare, ecc.).<br />
− BILANCIO ENERGETICO AZIENDALE, l’analisi del consume<br />
energetico serve a valutare l’impatto della produzione sui<br />
cambiamenti climatici (per esempio emissione di gas che creano<br />
l’effetto serra) ed a ridurre il consumo di energia fossile (non<br />
rinnovabile).<br />
− BIODIVERSITÁ, in agricoltura la ricchezza di biodiversità,<br />
costituita da piante ed animali di specie, varietà e razze diverse, è<br />
necessaria per sostenere le funzioni chiave dell’agro-ecosistema<br />
e consentire la produzione di alimenti sani e sicuri.<br />
− BSE, Bovine Spongiform Encephalopathy (=Encefalopatia<br />
spongiforme bovina).<br />
C<br />
− CAP, Common Agricultural Policy (=PAC, Politica Agricola<br />
Comunitaria).<br />
121
− CITTA’ DEL BIO, Network di amministrazioni pubbliche che<br />
hanno deciso di investire in politiche di sviluppo rurale sostenibile<br />
fondato sull’agricoltura biologica (www.cittadelbio.it).<br />
− COMPOSTAGGIO, è il riciclaggio aziendale delle biomasse.<br />
Durante il processo, costituito dalle fasi termofila, mesofila e di<br />
stabilizzazione, la sostanza organica (di origine vegetale, animale<br />
o mista) viene trasformata in humus, assimilabile dalle piante.<br />
− CONDIZIONE DEL TERRENO, la struttura fisica del suolo<br />
influenza la coltivazione delle piante; un suolo in buone condizioni<br />
si presenta poroso, permette all’acqua di infiltrarsi facilmente ed<br />
alle radici di svilupparsi senza ostacoli.<br />
− CONSOCIAZIONE, consiste nella coltivazione contemporanea di<br />
due o più colture nello stesso campo.<br />
− CONTAMINAZIONE, inquinamento dell’azienda biologica e/o<br />
delle sue produzioni attraverso il contatto con materiali e sostanze<br />
che rendono non più certificabile il prodotto. (ad es.<br />
Contaminazioni da deriva di pesticidi provenienti da aziende<br />
convenzionali limitrofe a quelle biologiche).<br />
D<br />
− DECOMPOSITORI, organismi che si nutrono della sostanza<br />
organica morta (non assimilabile dalle piante), trasformandola in<br />
humus (assimilabile dalle piante).<br />
− DOP, Denominazione d’Origine Protetta.<br />
E<br />
− ECOSISTEMA, è un ambiente naturale caratterizzato da<br />
interazioni dinamiche tra elementi biotici (piante, insetti, microbi e<br />
tutti gli altri organismi viventi) ed abiotici (temperatura, umidità<br />
relativa, vento, pioggia, suolo, ecc.).<br />
− ENTE DI CERTIFICAZIONE, è l’Organizzazione accreditata dalle<br />
Autorità competenti (in Italia Ministero delle Politiche Agricole,<br />
Alimentari e Forestali) che conduce i controlli nelle aziende<br />
sottoposte al regime comunitario ed effettua le certificazioni delle<br />
produzioni da agricoltura biologica.<br />
122
− EROSIONE, l’erosione del suolo, dovuta all’azione del vento e<br />
dell’acqua, è un problema mondiale (Pimental, 1995). È accertato<br />
che l’erosione costituisce la causa principale della degradazione<br />
dei suoli nel mondo (Oldeman, 1994). Gli effetti dell’erosione sono<br />
riscontrabili sia in campo (diminuzione della fertilità, modificazione<br />
del sistema idraulico del terreno, diminuzione dei nutrienti, della<br />
sostanza organica, dei microrganismi e dello stato di salute dei<br />
suoli in generale) che a valle (presenza di elementi indesiderati,<br />
pesticidi e sedimenti dei mezzi tecnici sulla superficie dell’acqua).<br />
I sistemi di agricoltura biologica provocano un grado di erosione<br />
dei suoli di molto inferiore rispetto a quelli riscontrabili nei campi<br />
coltivati con metodi convenzionali.<br />
F<br />
− FAIR TRADE, intesa di collaborazione, basata sull’equità, il<br />
dialogo, la trasparenza ed il rispetto reciproco.<br />
− FATTORIE DIDATTICHE, aziende agricole organizzate per<br />
l’erogazione di servizi educativi ai bambini delle scuole o ad altri<br />
gruppi.<br />
− FEROMONI, sono sostanze prodotte dagli insetti che consentono<br />
la comunicazione chimica tra individui della stessa specie.<br />
Agiscono sui comportamenti sessuali. Possono essere riprodotti<br />
artificialmente in laboratorio e venire quindi utilizzati in agricoltura<br />
sia per il monitoraggio che per la cattura massale degli insetti,<br />
opportunamente collocati in apposite trappole.<br />
− FORAGGERE, comprendono alfalfa, orzo, trifoglio, cereali vari,<br />
sorgo ed altre piante usate per l’alimentazione animale.<br />
G<br />
− GRANULOSIS VIRUS, questo virus è utilizzato contro la Cydia<br />
pomonella delle mele ed è anche attivo contro altri Lepidotteri.<br />
Agisce per ingestione e per questo motivo deve essere adoperato<br />
al momento giusto sulle larve di Cydia. I raggi ultravioletti possono<br />
inattivare il virus, pertanto è raccomandata l’applicazione all’alba o<br />
al tramonto. Campo di applicazione: melo, pero e noce.<br />
− GESTIONE DELLA FERTILITA’ DEL SUOLO, “La conservazione<br />
della fertilità del suolo è la prima condizione da rispettare in un<br />
sistema permanenete di gestione agricola”; con queste parole nel<br />
1940 il famoso agronomo inglese Albert Howard poneva le<br />
123
fondamenta del metodo dell’agricoltura biologica. La fertilità è la<br />
capacità del suolo di garantire la produzione delle piante nel lungo<br />
periodo.<br />
− GMO, genetically modified/engineered organism (=OGM,<br />
Organismi Geneticamente Modificati)<br />
H<br />
− HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points) consiste<br />
nell’adozione di buone pratiche di prevenzione dei rischi sanitari a<br />
carico degli alimenti, al fine di garantirne la sicurezza e la<br />
salubrità.<br />
− HUMUS, deriva dalla decomposizione della sostanza organica, è<br />
stabile ed ha una lunga persistenza. L’humus racchiude numerosi<br />
nutrienti, che vengono gradualmente e lentamente rilasciati alle<br />
piante.<br />
I<br />
− IFOAM, Federazione Internazionale dei Movimenti di Agricoltura<br />
Biologica.<br />
− IGP, Indicazione Geografica Protetta.<br />
− INGEGNERIA GENETICA è un’insieme di tecniche di biologia<br />
molecolare (quale la ricombinazione del DNA) con le quali<br />
vengono alterati e ricombinati i materiali genetici di piante,<br />
animali, microrganismi, cellule ed altre unità biologiche, in modo<br />
tale e con risultati non riscontrabili in natura. Le tecniche di<br />
ingegneria genetica includono tra l’altro: ricombinazione del DNA,<br />
fusione cellulare, micro e macro inoculi, incapsulamento,<br />
eliminazione e duplicazione dei geni. Tra gli Organismi<br />
−<br />
Geneticamente Modificati non sono annoverabili quelli ottenuti<br />
con tecniche quali l’ibridazione naturale.<br />
INSETTI ENTOMOFAGI, Sono gli agenti più utilizzati nella lotta<br />
biologica e sono classificati in predatori e parassitoidi, agiscono in<br />
modo completamente diverso ma altrettanto efficace contro i<br />
fitofagi (insetti che si nutrono di parti delle piante).<br />
− ISEAL, International Social and Environmental Accreditation and<br />
Labelling Alliance, sviluppa gli standards e controlla il loro rispetto<br />
da parte delle strutture associate, al fine di garantire e<br />
124
promuovere la certificazione (volontaria) sociale ed ambientale,<br />
quale strumento di commercio e sviluppo internazionale.<br />
− ISOFAR, “International Society of Organic Agriculture Research”,<br />
organizzazione internazionale che promuove e supporta la ricerca<br />
in tutti i settori dell’agricoltura biologica.<br />
L<br />
− LAVORAZIONI DEL TERRENO, hanno l’obiettivo di creare nel<br />
suolo le condizioni fisiche necessarie per lo sviluppo ottimale delle<br />
piante. In agricoltura biologica vanno ridotte al minimo, adottando<br />
particolari tecniche tendenti a prevenire il compattamento e la<br />
creazione di suole di lavorazione, garantendo il rispetto della<br />
naturale stratificazione dei suoli.<br />
− LETAME, è costituito dai reflui solidi e liquidi degli allevamenti<br />
animali.<br />
− LOGO, il regolamento CE N° 331/2000 ha adottato il logo<br />
europeo dell’agricoltura biologica.<br />
− LOTTA <strong>BIOLOGICA</strong>, In natura ogni specie animale o vegetale ha<br />
degli antagonisti (predatori, parassiti, patogeni o competitori) che<br />
contribuiscono ad impedirne la proliferazione incontrollata. Le<br />
popolazioni naturali di predatori e parassiti sono importanti per<br />
ridurre le infestazioni. Di norma un livello minimo di attacco viene<br />
tollerato per attrarre e sviluppare i nemici naturali. La lotta<br />
biologica consiste proprio nell’uso di questi “nemici naturali” per<br />
contenere le popolazioni di fitofagi entro limiti accettabili e, di<br />
riflesso, nell’incremento del numero di specie all’interno<br />
dell’agroecosistema, che diviene maggiormente complesso e<br />
quindi più stabile.<br />
M<br />
− MARKETING TERRITORIALE, l’agricoltura biologica può offrire<br />
un attivo contributo allo sviluppo locale sostenibile, promuovendo<br />
le tipicità locali, caratterizzando il territorio e valorizzandolo nel<br />
suo complesso. Tutto questo costituisce una leva di marketing<br />
aggiuntiva per il territorio, rendendolo “appetibile” anche<br />
all’esterno e contribuendo alla rivitalizzazione delle sue aree<br />
rurali.<br />
− MATERIA ORGANICA NEL SUOLO, ha tre componenti:<br />
organismi viventi, residui freschi, residui ben decomposti. I residui<br />
125
freschi rappresentano la risorsa primaria di cibo per gli organismi<br />
viventi del suolo. La decomposizione dei residui freschi rilascia<br />
nel terreno I nutrienti di cui hanno bisogno le piante. La sostanza<br />
organica ben decomposta (humus) rilascia lentamente e per<br />
lunghi periodi I nutrienti di cui hanno bisogno le piante.<br />
− MINIMA <strong>COLTIVAZIONE</strong>, si tratta di una definizione che<br />
comprende una vasta gamma di sistemi di lavorazione del terreno<br />
che tendono a preservare la copertura vegetale del suolo,<br />
riducendo considerevolmente i fenomeni erosivi legati all’azione<br />
del vento e dell’acqua. Queste pratiche minimizzano la perdita di<br />
nutrienti e di acqua, i danni alle colture e la perdita di fertilità.<br />
− MULTIFUNZIONALITA’. La revisione di medio termine ha<br />
profondamente cambiato la Politica Agricola Comunitaria. Il<br />
nuovo modello agricolo europeo che si è andato configurando,<br />
sostiene fortemente l’estensivizzazione delle aziende agricole, le<br />
quali possono ridurre il momento strettamente produttivo a<br />
vantaggio della tutela ambientale e dell’avvio di altre attività quali<br />
il turismo rurale, le fattorie didattiche, l’attivazione di percorsi<br />
naturalistici, ecc. L’agricoltore diviene cosi anche il “guardiano del<br />
territorio” ed assume tutto l’interesse a non depauperarlo, ma anzi<br />
a preservarlo e valorizzarlo.<br />
N<br />
− NEEM, albero asiatico (Azadirachta indica), dal quale si estrae<br />
l’azadiractina, un insetticida naturale.<br />
O<br />
− OLI MINERALI Sono derivati dalla distillazione del petrolio ad<br />
alte temperature (arricchito di idrogeno) e dalla successiva<br />
estrazione con solventi. Agiscono principalmente per asfissia,<br />
soffocamento degli insetti e delle loro uova. Funzionano anche<br />
come repellenti. Agiscono per contatto diretto principalmente su<br />
piccoli insetti, come diaspidi, coccidi, afidi, psilla e acari. Sono<br />
efficaci anche contro oidio ed infestanti (in considerazione della<br />
loro fitotossicità).<br />
− OLI VEGETALI, (olio di menta, olio di pino, olio di cumino), sono<br />
composti da sostanze naturali derivate da varie parti delle piante<br />
quali fiori, semi e frutti. Normalmente gli oli vegetali e quelli<br />
minerali vengono utilizzati in abbinamento a fungicidi e pesticidi,<br />
migliorandone l’applicazione e la durata. Gli oli vegetali hanno<br />
126
−<br />
azione insetticida sugli insetti e le loro uova. Esercitano inoltre<br />
un’azione repellente.<br />
OMEOPATIA, è una terapia messa a punto dal medico tedesco<br />
Samuel Hahnemann all’inizio del diciannovesimo secolo, fondata<br />
sulla teoria “similia similibus curantur” (Il simile cura il simile).<br />
Secondo questa teoria le malattie guariscono con i rimedi che<br />
provocano in un individuo sano i sintomi della malattia stessa;<br />
questa viene considerata come una perturbazione della “forza<br />
vitale” dell’uomo. La cura consiste quindi nella riattivazione della<br />
forza vitale attraverso la somministrazione al malato di piccole<br />
quantità di opportune sostanze precedentemente dinamizzate,<br />
ovvero sottoposte ad un procedimento di diluizione e<br />
potenziamento che serve a renderle attive. In questo modo<br />
l’organismo riattiva i meccanismi protettivi, ristabilendo il suo<br />
regolare equilibrio biologico. Oggi molte malattie degli animali<br />
possono essere curate con le pratiche veterinarie omeopatiche.<br />
P<br />
− PACCIAMATURA, è la pratica che consiste nel ricoprire il suolo<br />
(nelle interfile e vicino alle piante) possibilmente con sostanza<br />
organica quale paglia, truccioli di legno, compost. Questa tecnica<br />
aiuta a preservare l’umidità nel terreno, contenere la flora<br />
spontanea, formare sostanza organica.<br />
− PERIODO DI CONVERSIONE, il diritto comunitario ha stabilito<br />
che ogni azienda che intende aderire al regime di controllo CE del<br />
biologico, deve superare un periodo di conversione di due anni<br />
per le colture erbacee e tre anni per le colture arboree. Gli enti di<br />
certificazione e le autorità competenti possono stabilire di<br />
allungare o ridurre tale periodo.<br />
− PERMACULTURA (AGRICOLTURA PERMANENTE):<br />
Movimento nato in Australia nel 1975. L’idea base è stata<br />
sviluppata da Bill Mollison; “il termine permacultura descrive un<br />
sistema integrato, permanente e sviluppato in fasi successive,<br />
basato sulla cooperazione ed interrelazione tra piante ed animali<br />
utilizzati per l’alimentazione umana. Una volta impostata l’azienda<br />
agricola questa si gestisce da sola.<br />
− PIRETRINE, estratti dal Chrysanthemum cinerariaefolium, sono<br />
insetticidi naturali.<br />
− PIRODISERBO, è un metodo di gestione della flora spontanea.<br />
L’esposizione delle piante alle alte temperature provoca uno<br />
127
shock termico nei tessuti vegetali, compromettendone<br />
−<br />
irreversibilmente la funzionalità, con conseguente morte della<br />
pianta in due-tre giorni. L’attrezzatura più utilizzata è quella a<br />
fiamma libera alimentata a GPL.<br />
POLISOLFURO DI CALCE viene usato come insetticida e<br />
fungicida. Il suo principio attivo è lo zolfo sotto diverse forme.<br />
Agisce come insetticida da contatto, data la causticità del<br />
preparato. É anche efficace contro la cocciniglia. Il Polisolfuro ha<br />
anche un’azione fungicida data la presenza dello zolfo. È usato<br />
per la difesa di agrumi, pesco, melo, albicocco, ciliegio, vite,<br />
olivo.<br />
− PRODUZIONI PARALLELE, si verificano quando nella stessa<br />
unità produttiva si attuano contemporaneamente coltivazioni,<br />
allevamenti o trasformazioni gestite sia con il metodo biologico<br />
che con quello convenzionale. È da considerarsi produzione<br />
parallela anche quella che si verifica quando lo stesso prodotto<br />
viene coltivato sia con il metodo biologico che con quello<br />
convenzionale. Esistono a riguardo precise restrizioni ed<br />
accorgimenti stabiliti dalla normativa comunitaria.<br />
− PRINCIPIO DELLA CAUTELA, è quel principio secondo il quale,<br />
quando viene svolta un’attività che potrebbe rivelarsi dannosa per<br />
l’ambiente e la salute, vanno adottate tutte le misure precauzionali<br />
possibili. Ad es. gli OGM non vanno impiegati fin quando non sia<br />
stato fugato anche il minimo dubbio sulla loro pericolosità.<br />
− PRINCIPI DELL’AGRICOLTURA <strong>BIOLOGICA</strong>, dopo un intenso<br />
processo partecipativo, nel settembre 2005, l’Assemblea generale<br />
IFOAM svoltasi ad Adelaide in Australia ha approvato la revisione<br />
dei “Principi di agricoltura biologica”. Questi principi sono le radici<br />
dalle quali cresce e si sviluppa l’agricoltura biologica: principio di<br />
salute (l’Agricoltura Biologica dovrebbe sostenere e rafforzare la<br />
salute del suolo, delle piante, degli animali, degli esseri umani e<br />
del pianeta come uno solo ed indivisibile), principio di ecologia<br />
(l’Agricoltura Biologica dovrebbe essere basata su sistemi e cicli<br />
ecologici viventi, lavorare con essi, emularli ed aiutare a<br />
sostenerli), principio di giustizia (l’Agricoltura Biologica dovrebbe<br />
costruire sui rapporti che assicurano la giustizia in rispetto<br />
all’ambiente comune e le opportunità di vita), principio della<br />
cautela (l’Agricoltura Biologica dovrebbe essere gestita in modo<br />
precauzionale e responsabile per proteggere la salute ed il<br />
benessere delle generazioni presenti e future e dell’ambiente).<br />
128
Q<br />
− QUASSIA, è un insetticida naturale derivato dall’albero della<br />
Quassia amara e dal Picrasma excelsa (Quassia giamaicana). I<br />
principi attivi sono quassina e neoquassina. La Quassia, oltre ad<br />
essere una pianta medicinale, è usata come repellente per cani e<br />
gatti. Agisce sul sistema nervoso, sia per contatto che per<br />
ingestione. Presentando una persistenza limitata la sua azione è<br />
piuttosto ridotta. Campo di applicazione: orticoltura, frutticoltura,<br />
viticoltura, silvicoltura, giardinaggio. Presenta bassa tossicità.<br />
R<br />
− RESISTENZA, è quella capacità che posseggono gli insetti di<br />
adattarsi in un certo lasso di tempo alle molecole dei pesticidi, i<br />
quali devono essere somministrati in dosi sempre maggiori per<br />
continuare a garantire lo stesso effetto iniziale. Questo fino a<br />
quando non si riveleranno del tutto inadeguati ed andranno allora<br />
sostituiti con preparati a base di altre molecole (questo è avvenuto<br />
ad es. con il DDT).<br />
− ROTAZIONI, le piante si succedono sullo stesso appezzamento<br />
seguendo una sequenza predeterminata sulla base delle<br />
caratteristiche aziendali.<br />
− ROTENONE, è un alcaloide, isolato per la prima volta nel 1895. É<br />
estratto dalle radici di alcune piante tropicali della famiglia delle<br />
leguminose: Derris elliptica, Derris spp., Lonchocarpus utilis,<br />
Tephrosia spp. Il Rotenone è soggetto a rapida decomposizione<br />
se esposto alla luce ed all’aria. Ha un ampio spettro d’azione,<br />
agendo contro lepidotteri, ditteri, coleotteri, ecc.. É anche usato in<br />
medicina veterinaria contro le mosche di Hypoderma.<br />
− SAU, Superficie Agricola Utilizzata.<br />
S<br />
− SINTETICO, prodotto creato con processo industriale chimico.<br />
Include sia i prodotti che non si trovano in natura che quelli che<br />
simulano invece prodotti realmente esistenti.<br />
− SISTEMI AGRICOLI A BASSO IMPATTO AMBIENTALE<br />
utilizzano inputs interni all’azienda senza necessità di<br />
approvvigionamento esterno di concimi, pesticidi, ecc., il tutto allo<br />
129
scopo di ridurre l’impatto ambientale, i costi di produzione ed i<br />
rischi per la salute dell’operatore e del consumatore. L’adozione di<br />
questi sistemi agricoli risulta conveniente anche dal punto di vista<br />
economico, in quanto, seppure il minore ricorso ad inputs<br />
produttivi provoca un inevitabile calo delle produzioni, si riducono<br />
notevolmente pure i costi di acquisto di fertilizzanri, pesticidi,<br />
diserbanti, ecc. (che costituiscono la voce di bilancio più onerosa<br />
per le aziende convenzionali). Questi sistemi agricoli pongono<br />
inoltre le basi per un’agricoltura durevole nel tempo e sostenibile<br />
anche per le generazioni future.<br />
− SOVESCIO, pratica che consiste nel seminare singole colture<br />
erbacee (ad es. favino) o miscugli di più specie, senza l’obiettivo<br />
di raccoglierne i prodotti ma allo scopo di interrare le piante per<br />
incorporare nel terreno biomassa verde.<br />
− STG, Specialità Tradizionale Garantita.<br />
T<br />
− TERAPIA AIURVEDICA, utilizza prodotti derivati da piante<br />
officinali e minerali per sviluppare il sistema immunitario degli<br />
animali.<br />
− TRACCCIABILITA’, si riferisce alla possibilità di seguire un<br />
alimento in tutte le fasi della sua produzione, trasformazione e<br />
commercializzazione: “dall’azienda alla tavola”.<br />
− UBA, Unità di Bestiame Adulto<br />
U<br />
V<br />
− VERMICOMPOST, miscela di rifiuti organici parzialmente<br />
decomposti e secrezioni di vermi. Contiene parti di piante, di cibo,<br />
materiale usato come lettiera dei vermi, bozzoli, vermi stessi ed<br />
organismi associati.<br />
− WHO (=OMS), Organizzazione Mondiale della Sanità.<br />
W<br />
− WWOOF, (Willing Workers On Organic Farms) lavoratori volontari<br />
nelle aziende agricole biologiche, è un network internazionale di<br />
scambio che offre vitto, alloggio e tirocinio pratico in cambio di<br />
130
lavoro. Sono possibili esperienze di varia durata. Il WWOF offre<br />
eccellenti opportunità formative per chi vuole avvicinarsi al<br />
biologico, scambi di vita rurale, culturali, ed infinite opportunità di<br />
conoscenza dei movimenti del biologico. (www.wwoof.org).<br />
Z<br />
− ZONA DI RISPETTO, zona di confine che delimita un’azienda<br />
biologica, da una convenzionale, potenzialmente in grado di<br />
contaminare l’ambiente con sostanze quali pesticidi ed altri<br />
prodotti vietati nel biologico.<br />
131
BIBLIOGRAFIA<br />
• Sir Albert Howard, An Agricultural Testament, Oxford<br />
University Press, 1940 - Opera tradotta in italiano con il titolo<br />
“I diritti della Terra, alle radici dell’agricoltura naturale”,<br />
Edizioni Slow Food, Bra (CN), 2005.<br />
• The IFOAM norms for organic production and processing.<br />
Edizioni IFOAM, Bonn, 2005.<br />
• Code of good practice for setting social and environmental<br />
standards. Edizioni ISEAL, Bonn, 2004.<br />
• Vincenzo Vizioli, Conversione al biologico, linee guida per<br />
gestire il passaggio dell’azienda convenzionale al metodo di<br />
agricoltura biologica. Edizioni AIAB, Roma, 2003.<br />
SITI INTERNET<br />
• http://www.sinab.it - Portale del Sistema d’informazione<br />
nazionale sull’agricoltura biologica del Ministero italiano delle<br />
Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.<br />
• http://www.aiab.it - Portale dell’Associazione Italiana per<br />
l’Agricoltura Biologica.<br />
• http://www.cittadelbio.it - Il Portale del network delle Città<br />
del Bio.<br />
• http://www.ifoam.org - Sito della Federazione<br />
Internazionale dei Movimenti di Agricoltura Biologica.<br />
• http://ec.europa.eu/agriculture/organic - nuovo sito ufficiale<br />
dell’Unione Europea sull’agricoltura biologica.<br />
132
Coltivazione<br />
biologica dei<br />
seminativi<br />
133<br />
Progetto<br />
ECOLEARNING<br />
ES/07/LLP-LdV/TOI/149026<br />
QUESTIONARIO<br />
(da inviare a Biocert per fax allo 081 7612734 o per e-mail: biocert@biocert.it)<br />
Il presente questionario ha lo scopo di rilevare il livello di gradimento dell’opera da parte delle<br />
diverse tipologie di utenza e di raccoglierne tutti i suggerimenti, al fine di migliorare<br />
costantemente nel tempo la qualità del servizio offerto. Le informazioni trasmesse saranno<br />
trattate in modo anonimo. Solo coloro che intendono ricevere gratuitamente gli aggiornamenti<br />
successivi dell’opera dovranno espressamente autorizzare l’Associazione Biocert al<br />
trattamento dei dati personali, compilanto e firmando la nota in calce.<br />
1. Da quale fonte ha appreso dell’esistenza del presente manuale?<br />
□ Internet □ rivista □ in fiera □ da un collega □ altro (specificare)<br />
__________________________________________________________<br />
2. La lettura del manuale ha soddisfatto le sue aspettative?<br />
□ in pieno □ solo in parte □ per niente<br />
3. Ha letto altri manuali del progetto Ecolearning?<br />
□ no □ si (specificare)<br />
_________________________________________________________<br />
4. Cosa le piacerebbe fosse inserito o modificato nelle prossime edizioni?<br />
__________________________________________________________<br />
Grazie per il tempo che ci ha dedicato e si ricordi di compilare la nota in calce<br />
se desidara ricevere gratuitamente gli aggiornamenti del manuale.<br />
---- nota di autorizzazione al trattamento dei dati personali ---------------------------------<br />
_l_ sottoscritt_ _________________________ , residente in<br />
_________________________ (___) alla Via ____________________________ ,<br />
Tel. ______________ Fax ______________ E-mail ______________________ ,<br />
eventuale sito web _________________________________________________ ,<br />
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30.06.03 N. 196, al solo fine di essere inserito nell’elenco dei fruitori dei servizi formativi, gestito<br />
dall’Associazione Biocert con sede in Napoli alla Via Tasso 169, e ricevere gratuitamente gli aggiornamenti<br />
successivi dell’opera acquistata. Il responsabile del trattamento dei dati è il Sig. Salvatore Basile, presidente<br />
dell’Associazione Biocert.<br />
Luogo, data, firma
Partners del progetto comunitario “ECOLEARNING” - ES/07/LLP-LdV/TOI/149026<br />
STPKC<br />
Instituto de Formación y Estudios Sociales<br />
MADRID - SPAGNA<br />
Sito web: http://www.ifes.es<br />
Unión de Pequeños Agricultores y<br />
Ganaderos<br />
MADRID - SPAGNA<br />
Sito web: http://www.upa.es<br />
Formación 2020 S.A.<br />
MADRID - SPAGNA<br />
Sito web: http://www.formacion2020.es<br />
AGROLINK<br />
SOFIA - BULGARIA<br />
Sito web: http://www.agrolink.org<br />
ARAD - Asociatia Romana Pentru Agricultura<br />
Durabila<br />
FUNDULEA - ROMANIA<br />
Sito web: http://www.agriculturadurabila.ro<br />
BFW – Berufsfortbildungswerk Gemeinnützige Bildungseinrichtung<br />
des DGB Gmbh - Competence Center EUROPA<br />
HEIDELBERG - GERMANIA<br />
Sito web: http://www.bfw.eu.com<br />
BIOCERT Associazione<br />
NAPOLI – ITALIA<br />
Sito web: http://www.biocert.it<br />
Escola Superior Agrária<br />
Instituto Politécnico de Viana do Castelo<br />
PONTE DE LIMA – PORTOGALLO<br />
Sito web: http://www.esa.ipvc.pt<br />
MÖGÉRT - Magyar Ökológiai<br />
Gazdálkodásért Egyesület<br />
BUDAPEST - HUNGARY<br />
Sito web: http://www.mogert.uni-corvinus.hu<br />
STPKC - Swedish TelePedagogic<br />
Knowledge Center<br />
NYKÖPING - SWEDEN<br />
Sito web: http://www.pedagogic.com<br />
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