Territorio Il <strong>Monte</strong> <strong>Amiata</strong> - 2 - <strong>2019</strong> poggiano archetti in mattoni; sono ancora visibili i resti dell'originaria cinta muraria, di forma irregolare, e una torretta circolare contenente la cisterna di raccolta dell'acqua piovana. Alla torre furono addossati altri corpi di fabbrica nel XV secolo, periodo in cui venne edificata la chiesa dei Santi Pietro e Paolo, situata all'entrata del castello verso Strove. Di un certo interesse sono anche i ruderi di Castiglion Balzetti, meglio noto come "Castiglion che Dio sol sa" per la posizione isolata, lontano da vie di comunicazione e luoghi abitati. Negli Statuti Senesi nel 1262 è citato per la prima volta il "Castellione Bencetti", dal nome della famiglia che ebbe signoria su questo territorio. In seguito il castello passò ai Saracini, che ne risultavano proprietari nel 1318. L'imponente mastio rettangolare in pietra presenta finestre ad arco romanico e una scalinata esterna di accesso ai piani superiori. Il cortile è delimitato da una cortina muraria sul cui lato meridionale si apre la porta principale, con arco a tutto sesto e beccatelli in pietra, mentre una seconda cinta muraria di cui si intravedono i resti si sviluppava lungo la pendice del rilievo. Dell'originaria struttura di Palazzo al Piano (Castel Balbiano, poi detto Palpiano), ricordato dal XII secolo, restano solo il basamento e parte del lato orientale; il resto fu ricostruito nel XIX secolo. Il Castello di Montarrenti deve il suo nome alle miniere di argento della zona; è documentato a partire dal 1156, ma la località era abitata già dal VII secolo, con un villaggio di capanne circondato da palizzate lignee, sostituite in età carolingia da muri in pietra. Già proprietà degli Aldobrandeschi, tra il 1217 e il 1271 fu sede podestarile della Repubblica di Siena ed in questo periodo ebbe il massimo sviluppo. La cinta muraria, di cui restano tracce, racchiudeva una parte bassa con il borgo, collegata da una via comunis alla parte alta con il cassero; questo era costituito da due palazzi, con torri in filaretto ancora esistenti, un tempo merlate, che presentano finestre gotiche e ad arco e feritoie. Venute meno le esigenze difensive, alcuni castelli furono trasformati in ville: è il caso del Castello di Celsa, che nel Cinquecento fu adattato a residenza per volere del proprietario Mino Celsi; il restauro è attribuito al Peruzzi, a cui si deve la cappella circolare. Durante il XVII secolo vennero realizzati i bellissimi giardini barocchi all'italiana. Il Castello di Montarrenti, ristrutturato dalla Provincia di Siena, oggi ospita l'Osservatorio astronomico provinciale, gestito dall'Unione Astrofili Senesi. Alcuni locali sono affidati in gestione al CAI di Siena. 5