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A tavola con la costituzione

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Gian Battista Cassulo

A tavola con la...

Costituzione

ovvero

Non ci vedo più dalla fame

Prefazione di Fioravante Patrone

I Quaderni de '’l'inchiostro fresco’’

Edizioni '’Club Fratelli Rosselli’’ - Novi Ligure (AL)

19 Febbraio 2020


Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

Michael Walzer nei suoi studi

di filosofia politica

si è spesso occupato del concetto

di cittadinanza

arrivando a sostenere che

“cittadini non si nasce,

ma si diventa”.

Personalmente, come insegnante,

altro non posso che essere d’accordo

con le affermazioni di questo studioso

statunitense, anche perché mi ritrovo

a dirigere un organo

d’informazione locale,

“l’inchiostro fresco”, edito da

un’associazione culturale,

il “Club Fratelli Rosselli”, che

tra le sue finalità ha proprio

quella dell’educazione dei giovani

alla “cittadinanza attiva”.

Ed è in tale prospettiva che questo giornale

ospita al suo interno un

inserto, “l’inchiostrino”, interamente

redatto dagli alunni

delle scuole primarie e, in più,

ogni anno in redazione

organizza incontri

con le scuole per favorire la

conoscenza dei meccanismi che

tengono assieme una società

complessa come la nostra.

E questo opuscolo, altro non è

che la concretizzazione dei nostri sforzi

per far crescere bene i

“cittadini del domani”.

Marta Calcagno

Direttore responsabile de “l’inchiostro fresco”

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Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

A mio zio

Adriano Mazzarello

a lungo Direttore didattico

della “Ruggero Bonghi”

di Roma

e appassionato educatore,

nonché Assessore alle

Antichità e Belle Arti

nella Giunta Clelio Darida

del Comune di Roma

dal 1966 al 1971

Questo opuscolo è stato stampato con il contributo della

Via Martiri della Resistenza,48 – Fraz. Mantovana – Predosa (AL)

Tel e Fax 0131.710.131

www.cantinamantovana.com – info@mantovana.com

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Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

Una giovane donna dell’epoca: Liliana Mazzarello

Cassulo Gian Battista

“A tavola con la …. Costituzione, ovvero non ci vedo più dalla fame!!!!”

Pag. 44

Novi Ligure 19 febbraio 2020

I diritti di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento

totale o parziale con qualsiasi mezzo (compresi microfilm, le copie

fotostatiche e le scansioni) sono riservati all’associazione “Club Fratelli

Rosselli” di Novi Ligure (Al)

2019 - I Quaderni de l’inchiostro fresco

Editore Associazione “Club Fratelli Rosselli” di Novi Ligure

L’Autore è direttamente responsabile delle notizie riportate nel testo

Impaginazione e grafica da Anna Barisone

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Prefazione

Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

Parecchi anni fa, quando il futuro premio Nobel John Nash fece domanda

per essere ammesso a un corso di dottorato, come è d’uso negli Stati Uniti

il suo relatore scrisse una lettera di presentazione. In queste lettere di solito

viene fatto un breve riassunto delle caratteristiche del candidato meritevoli di

attenzione. Ma in quel caso Richard Duffin fu estremamente conciso: scrisse

“è un genio della matematica”. Bene, anche questa prefazione all’opuscolo

di GB Cassulo potrebbe essere altrettanto breve: “ce ne fossero di libri così”.

Perché dico questo? Perché di libri che parlino della Costituzione (e non solo

italiana) non ce ne sono mai abbastanza. Perché ci vuole coraggio a scrivere

un libro per ragazzi su un tema niente affatto facile: le Costituzioni parlano

di doveri e di diritti a un livello di astrazione molto alto, per cui lo sforzo da

fare per rendere i concetti comprensibili ai destinatari è davvero notevole.

Perché è oltremodo originale l’angolazione scelta, che passa per il cibo.

Ovviamente su questo non dirò niente di più, per non togliere il gusto della

scoperta al lettore. D’altronde, questo opuscolo che avete in mano non nasce

dal nulla. È frutto della conoscenza ed esperienza in materia di GB Cassulo,

naturalmente. Ma è anche frutto di una lunga sua “frequentazione” con le

scuole primarie e secondarie, che passa attraverso le pagine dell’inchiostrino

(incorporato all’interno del mensile d’informazione locale “l’inchiostro

fresco”) e le numerose iniziative svolte in collaborazione con le scuole, molte

delle quali dedicate appunto al tema della Costituzione.

Buona lettura

Fioravante Patrone

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Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

Gli alunni della scuola Giuseppe Saracco di Acqui Terme

durante una delle loro recite di fine anno scolastico

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Introduzione

Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

Cari alunni delle scuole “Giuseppe Saracco” di Acqui Terme, anche quest’anno

siamo qui a parlare di costituzioni, come sono nate, a cosa servono e come

funzionano.

Quest’anno affronteremo il tema partendo dalle varie scoperte geografiche

che hanno ingrandito i contorni del mondo rendendolo più ricco, perché con

le nuove scoperte geografiche sono arrivati nel nostro continente anche nuovi

prodotti della terra che hanno favorito un nuovo benessere e un conseguente

rifiorire della cultura e delle arti.

Ecco perché quest’anno abbiamo titolato la serie dei nostri incontri: “A tavola

con la Costituzione”, perché “se siamo arrivati ad essere quello che oggi siamo”

lo dobbiamo proprio al conseguimento di quel progresso sociale reso possibile

dalle nuove migliori condizioni di vita di chi ci ha preceduto, dai loro sacrifici,

dalle loro intuizioni, dai loro studi.

E per rendere loro omaggio e per capire chi siamo, anche noi oggi diventeremo

degli esploratori e intraprenderemo un viaggio lungo migliaia di anni, ma niente

paura, faremo in tempo, durante quest’anno scolastico, ad arrivare dalla notte

dei tempi ai giorni nostri, perché la storia è come un canguro: procede a balzi e

i balzi della storia sono enormi, in quanto gli uomini che hanno contribuito al

nostro progresso in definitiva si contano sulla punta delle dita. Ma andiamo con

ordine.

Nell’antichità vivevano gli uomini liberi e gli schiavi. Gli uomini liberi avevano

il diritto di cittadinanza, potevano darsi alla politica, si dedicavano all’esercizio

delle armi e godevano dei benefici delle loro proprietà. Formavano il popolo dei

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Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

vincitori.

Gli schiavi non godevano nulla di tutto ciò. Facevano parte dei popoli vinti e

venivano “usati” come servi e nei lavori più duri. Alcuni, i più eruditi, venivano

impiegati in lavori che richiedevano una particolare preparazione culturale,

come scriba, come precettori o per concorrere alla realizzazione delle grandi

opere pubbliche. Altri, i più forti, venivano reclutati come gladiatori nei giochi

circensi.

Nell’antica Roma gli uomini liberi erano i “cives”, ma al loro interno si

distinguevano i plebei, che era gente del popolo, e i patrizi che appartenevano

alla nobiltà. Originariamente tra i due gruppi vi era una disparità nei diritti per

l’accesso alle cariche pubbliche, ma le differenze di status tra i due gruppi con

il tempo andarono scemando e con la Costituzione Antoniana concessa da

Caracalla nel 212 d.C., il diritto di cittadinanza fu esteso dai romani addirittura

a tutti quelli che vivevano all’interno dei confini imperiali.

La divisione tra gli uomini liberi e schiavi inizia a scomparire con la caduta

dell’Impero romano e nel Medioevo la schiavitù si trasforma in una specie

di servaggio, anche perché con l’avvento del cristianesimo, che predicava la

fratellanza tra gli uomini, gli schiavi in quanto tali non potevano più esistere.

San Francesco, ad esempio, uomo proveniente da una ricchissima famiglia di

commercianti, per essere uguale agli altri, si spoglia dei suoi averi per vivere in

povertà.

Sta cambiando la società e nel Medioevo si erigono castelli e fortificazioni perché

se ai tempi dell’Impero romano era Roma che proteggeva il popolo, con la sua

caduta (476 d.C. – Odoacre), ora ognuno doveva fare per sé.

Si forma una società feudale, nascono i signorotti locali e iniziano a profilarsi

i grandi stati nazionali, quali la Spagna, la Francia e l’Inghilterra, mentre

nell’Europa centrale continua rimanere vivo un impero, il Sacro Romano

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Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

Impero, che dal Baltico si estende sino al Mediterraneo, ma è molto frantumato

al suo interno. Noi, ancora oggi, siamo testimoni di quel passato vedendo i

numerosi castelli che nella loro possenza ci ricordano quell’epoca e, per un certo

verso, viviamo mentalmente ancora in quello spirito medievale.

Queste trasformazioni, unite alle nuove scoperte geografiche e ad un nuovo stile

di vita favorito da una alimentazione più ricca, che però non salverà l’umanità

dell’epoca da feroci pestilenze (come quella descritta dal Manzoni nei “Promessi

sposi”, nella Milano del 1630 invasa dai Lanzichenecchi), porteranno l’uomo

a studiare anche un nuovo modo di stare assieme, eliminando, per quanto

possibile, soprusi e prepotenze. Si arriverà così alla nascita delle moderne

costituzioni.

Ricordiamoci comunque che tutte le società, anche le più antiche, hanno sempre

avuto una costituzione, ovvero un insieme di regole per tenerle unite, ma le

moderne costituzioni sono caratterizzate da un’idea innovativa: quella di una

comunità di soggetti tenuti assieme da uguali diritti e uguali doveri.

Ma prima di metterci in cammino alla ricerca delle fondamenta delle moderne

costituzioni, dobbiamo chiederci su che mondo viviamo.

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Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

Atlante mentre sostiene il mondo

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Capitolo I

Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

Su che mondo viviamo?

La Terra è piatta o è rotonda?

In un tempo molto antico si credeva che la terra fosse piatta e circondata

dall’oceano. I cinesi pensavano che attorno ad essa i cieli formassero una

bolla come quelle di sapone e rimasero fedeli a tale credenza sino a quando

nel XVII secolo il gesuita Matteo Ricci, giunto là come missionario, parlò di

sfericità della terra. Il mondo antico infatti considerava la terra come un

piatto circondato dall’oceano con l’universo che girava attorno ad essa.

Gli antichi egizi ad esempio credevano che il sole si muovesse a bordo di una

barca, la “barca del Sole” che partiva all’alba per navigare verso il tramonto.

Gli indù immaginavano una terra divisa in quattro continenti disposti come

petali di fiori attorno l’altissimo monte Meru, che fungeva da pistillo.

Anche nel mondo classico dei greci l’idea era quella di una terra piatta

galleggiante negli oceani e sostenuta da Atlante (una figura mitologica) o da

misteriose colonne, passate le quali c’era l’ignoto: le Colonne d’Ercole. Ma

qualcuno iniziava a porsi interrogativi su come effettivamente la terra potesse

sostenersi da sola e così Anassimandro pensò che sotto la terra ce ne fosse

un’altra dove la gente viveva con la testa all’in giù.

La Terra è rotonda

Nella Magna Grecia c’era però chi iniziava a dubitare dell’idea di una terra

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Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

piatta.

Sembra sia stato Pitagora (570 a.C. – 495 a.C.) a pensare, tra i primi, alla

sfericità della terra e dopo di lui anche Platone (427 a.C. – 347 a.C.), prima,

Aristotele (384 a.C. – 322 a.C.), dopo, e poi Eratostene (276 a.C. – 194 a.C.) si

accorsero che la terra non poteva essere piatta, perché come aveva osservato

Aristotele, le stelle non restano allo sguardo alla stessa altezza: camminando

verso sud esse si alzano perché cambia la prospettiva dalla quale si guardano

e questo vuol dire che non ci si muove su un piano piatto, ma su una

superficie convessa. La discussione sull’aspetto della terra continuò per molto

tempo ancora sino a quando, nel secondo secolo dopo Cristo, l’astrologo e

matematico che visse ad Alessandria d’Egitto, Tolomeo (100 d.C. – 178 d.C.),

nel redigere le carte geografiche dell’epoca, certificò la sfericità della terra

notando che, navigando verso la costa, le montagne appaiono all’occhio del

navigante come se emergessero dal mare, cosa che non potrebbe accadere se

la terra fosse piatta.

In tutti gli studiosi dell’epoca continuava però a permanere l’idea che la

terra fosse al centro del creato con il sole che girava attorno ad essa. Solo nel

Cinquecento, con Niccolò Copernico (1473 – 1543), si capì che la terra girava

attorno al sole, ma bisognerà attendere gli inizi del Seicento quando Galileo

Galilei (1564 – 1642) dimostrerà, mettendosi contro la Chiesa, che la teoria

copernicana era giusta.

Le grandi esplorazioni

Questa evoluzione del pensiero umano fu anche favorita dai grandi viaggi

che uomini coraggiosi intrapresero nel corso dei secoli, per conoscere meglio

la terra sulla quale vivevano. Erano viandanti, pellegrini, commercianti e

conquistatori.

Sono tanti ma vediamone solo alcuni, quelli che più di ogni altro hanno

segnato la nostra storia.

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Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

La via della seta

L’estremo oriente ha sempre affascinato gli europei e anche qualcuno delle

nostre parti andò, nel ‘300, alla sua scoperta, come Andalò di Savignone, e

così fecero molti altri europei, ma il più famoso di tutti fu il veneziano Marco

Polo che tra il 1271 e il 1295 si avventurò in un lungo viaggio attraverso tutta

l’Asia per giungere nel Catai, l’attuale Cina, dove rimase al servizio del Gran

Khan Kublai, ricevendo cariche ed onori. Marco Polo rese celebre la “Via

della seta” e la sua fama è legata alla pubblicazione delle sue memorie raccolte

in un volume, “Il Milione”, che dettò a Rustichello da Pisa durante la sua

detenzione nelle galere genovesi (1298).

Grazie a Marco Polo e poi al gesuita Matteo Ricci, che alcuni secoli dopo,

nel Seicento, fu ammesso alla corte dell’Imperatore, i rapporti tra Oriente

e Occidente si consolidarono e, in Europa, oltre alla seta, arrivarono anche

nuove abitudini come ad esempio l’uso a tavola della forchetta, che comunque

era già conosciuta nel mondo bizantino.

L’idea di andare verso Oriente, alla scoperta di cose nuove, era per le

popolazioni del Mediterraneo un’aspirazione molto antica. Infatti già circa

trecento anni prima della nascita di Cristo, Alessandro Magno (356 a.C. – 323

a.C.) a cavallo del suo indomito Bucefalo aveva iniziato una grande guerra di

conquista che dalla Macedonia, sua terra natale, lo aveva portato sin quasi in

India, trovando anche il tempo di fondare alla foce del Nilo, nel 332 a. C., la

città di Alessandria.

Non tutti però vedevano nell’Oriente una terra di conquista o un punto

di riferimento. Altri, infatti, come ad esempio i greci e i fenici preferirono

colonizzare il Mediterraneo e gli antichi romani attorno ad esso, il “mare

nostrum”, costruirono un impero, rimanendone padroni per secoli, non dopo,

però, aver combattuto a lungo con Annibale (247 a.C. – 183 a.C.), che da

Cartagine (l’attuale Tunisi), sulle coste dell’Africa, oscurava la grandezza di

Roma.

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Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

Ma se chi voleva andare ad Oriente, dirigeva i suoi passi là dove sorge il sole,

nel 1492 un altro indomito esploratore, questa volta un navigante, Cristoforo

Colombo (1451 – 1506), in considerazione della sfericità della terra, pensò

bene di arrivare nelle lontane indie navigando verso Occidente, ovvero

seguendo il corso del sole, perché a quei tempi, come abbiamo visto prima, si

credeva che a muoversi attorno alla terra fosse il sole.

E così al comando di una flotta composta dalle tre caravelle, la Niña, la Pinta

e la Santa Maria, messe in mare per intercessione della Regina Isabella di

Castiglia (1451 – 1504) e grazie al finanziamento di alcuni banchieri,

Cristoforo Colombo superò le Colonne d’Ercole e dopo un lungo viaggio,

quando già il morale della sua ciurma era ai limiti della sopportazione, al

grido di “Terra in vista” gettò, il 12 ottobre 1492, l’ancora al largo dei Caraibi.

Colombo pensava di essere giunto nelle Indie mentre invece era approdato

su un nuovo continente: l’America, che stava lì, tra l’Europa e l’Asia, da

tempo immemorabile. Un continente ancora sconosciuto e sul quale forse i

Vichinghi, un popolo guerriero del Nord Europa, avevano già messo piede.

E l’America fu così chiamata in omaggio ad un altro navigatore italiano,

Amerigo Vespucci (1454 – 1512), che nel 1497, riattraversando l’oceano,

toccando terra, capì che lì non si era nelle Indie ma su un nuovo continente

carico di grandi ricchezze e abitato, come si scoprirà in seguito, da popoli

diversi, alcuni dei quali vivevano nella paura degli eventi naturali e che

sacrificavano vite umane alle loro divinità per tenersele buone, mentre altri

popoli vivevano nella libertà delle loro immense praterie.

I primi popoli erano quelli del Centro America e dell’America del sud, gli

Aztechi e gli Incas, mentre i secondi, nell’America del Nord, erano i Pellerossa.

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Capitolo II

Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

I nuovi cibi

Ora per tornare a noi, al nostro tema che abbiamo titolato: “A tavola con la

Costituzione”, queste scoperte geografiche a cosa hanno portato?

Hanno portato, oltre che alla conoscenza di nuovi usi, costumi e abitudini,

anche alla conoscenza di nuovi prodotti della terra, che hanno creato un

nuovo modo di stare a tavola, favorendo, grazie ad una alimentazione più

ricca e nutrizionale, un notevole salto intellettuale dell’umanità.

Ma vediamo alcuni di questi nuovi “doni della terra” che, grazie ai viaggi e alle

scoperte geografiche, sono arrivati nel corso dei secoli sulle tavole dell’Europa

La Mela: frutto dal potere antiossidante matura tra agosto e ottobre. È un

frutto originario dell’Asia centrale e arriva in Europa attraverso la “Via della

seta” ai tempi dell’Impero romano ma era conosciuto già nel mondo classico

(Paride offre una mela d’oro ad Afrodite la dea più bella dell’Olimpo) e noto

nella tradizione cristiana con Adamo ed Eva nel paradiso terrestre.

La Pera: è un frutto ricco di zuccheri anch’esso originario dell’Asia – già noto

nel mondo classico e giunge nell’antica Roma dalla Magna Grecia. Con la

scoperta dell’America, arriva in Messico e in California ad opera di missionari

spagnoli. Verso la fine del Settecento, dopo un declino nel Medioevo, torna

ad essere un frutto prelibato soprattutto in Belgio e in Francia.

L’Uva: è un’infruttescenza utile per produrre vino e come consumo alimentare.

Ha un potere lassativo e diuretico. Proviene dall’Asia occidentale e arriva

in Europa nel 600 a.C. ad opera dei Fenici. Nel II secolo d.C. i Romani la

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Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

portano nel mondo germanico. Dopo la scoperta dell’America, in Europa

giunge anche dall’America del nord una variazione “americana” dell’uva.

La Banana: ricca di potassio, è un antichissimo frutto che matura nella

stagione primaverile originario del Sud est asiatico (Malesia) e dell’Africa

subsahariana, lì portata dai mercanti arabi. In Europa arriva dopo le

spedizioni in Medio Oriente di Alessandro Magno che ne fa menzione nel

327 a.C. ma la sua diffusione in Europa la si ha nel Rinascimento e nel 1516 i

Portoghesi la introducono in America.

L’Anguria (o cocomero): è un frutto dissetante e rinfrescante. Contiene più

del 90% di acqua ed è ricco di vitamine e sali minerali, in particolare potassio,

fosforo, magnesio e altre proprietà nutritive. Proviene dall’Africa tropicale e

nasce nel periodo estivo. È un frutto antichissimo è già citato nella Bibbia e

viene introdotto in Europa nel XII secolo ad opera degli arabi

L’Ananas: è una pianta originaria del Sud America che fu vista per la prima

volta nel 1493 da Cristoforo Colombo. Fu importata in Europa e da lì poi

trapiantato nelle isole del pacifico dagli spagnoli. Sembra comunque che

fosse già conosciuta ai tempi dei romani perché il disegno di questa pianta è

stato rinvenuto in un mosaico dell’epoca romana.

Il Riso: prodotto alimentare antichissimo, sembra sia comparso oltre

quindicimila anni fa alle pendici dell’Himalaya per poi espandersi dalla

Mesopotamia all’antica Grecia e poi nell’antica Roma. Solo gli arabi però

iniziarono la sua coltivazione nel VIII secolo in Spagna

La Patata: è un prodotto vegetale (tubero) ricco di amidi ed è originario del

Perù, Bolivia e Messico. Conosciuta sin dai tempi del mondo azteco, viene

introdotta in Europa dagli spagnoli a metà del Cinquecento (Francisco

Pizarro, 1478 – 1541). Nel 1663 durante una terribile carestia inizia ad essere

largamente consumata in Irlanda e nel Settecento trova ampio mercato in

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Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

Francia (Parmentier, “pomme de terre”). In Italia arriva nel XVI secolo grazie

ai Carmelitani scalzi.

Il Pomodoro: ortaggio originario del Messico e del Perù, già conosciuto dagli

Inca e dagli Aztechi, giunge in Europa nel 1540 portato da Hernán Cortés

(1485 – 1547). In Italia giunge nel 1596 come pianta ornamentale e il padre

della botanica italiana, Andrea Mattioli (1501 – 1577) lo chiama “pomo d’oro”.

Con le carestie del XVII e XVIII secolo diventa il cibo per patrizi e plebe. Nel

nostro Paese era l’alimento base nel Sud Italia, ma dopo la spedizione dei

garibaldini si radicò anche al Nord.

Il Mais: pianta originaria del Messico coltivata dagli Olmechi e dai Maya.

Dopo la scoperta delle Americhe viene introdotto da Cristoforo Colombo in

Europa, ma il suo ruolo nell’agricoltura restò a lungo secondario. Dal mais si

ottiene farina, olio e whisky

Il Fagiolo: Originario dell’America centrale fu importato in Europa con la

scoperta delle Americhe

Il Cacao: conosciuto dai Maya e frutto antichissimo (1500 anni prima di

Cristo) viene portato in Europa da Colombo e da Hernán Cortés che ne

rimase disgustato quando Montezuma gliene offrì una coppa

La Vaniglia: è una pianta originaria del Messico e conosciuta dagli Aztechi

che la utilizzavano per aromatizzare le loro bevande

Il Tabacco: pianta originaria delle Americhe e portata in Europa dove ebbe

subito una grande diffusione

Il Caffè: Pianta originaria dello Yemen che si diffonde anche in Europa a

partire dal 1582 quando il botanico tedesco, Léonard Rauwolf (1535 – 1596)

ne parlò in un suo trattato. Il caffè arrivò in Italia verso la fine del XVI secolo

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Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

a Venezia.

Lo Zucchero: estratto dalle canne da zucchero, è originario della Polinesia.

Usato dagli arabi sin dal VI secolo avanti Cristo, viene esportato nelle

Americhe da Cristoforo Colombo dove trova una grande espansione.

I Ceci: conosciuti nel mondo romano e diffusi nell’antico Egitto e antica

Grecia. Nota storica: Cicer, Cicerone, aveva sul naso una verruca a forma di

cece

Il Frumento: cereale molto antico nato sul Mar Nero e diffuso in tutti i paesi

del Mediterraneo.

La Farinata: la farinata trae le sue origini sin dal 1284 quando le navi

genovesi, dopo avere sconfitto i pisani (battaglia della Meloria – 6 agosto

1284), rientrando a Genova furono sorprese da una tempesta che danneggiò

le cambuse dove si rovesciarono alcuni barili di olio e sacchi di farina di ceci.

Il tutto si impastò con l’acqua. A causa della scarsità di cibo quel miscuglio

fu recuperato dai marinai che lo misero ad asciugare al sole. Il miscuglio

divenne una sorta di grande frittella che soddisfò il palato dei marinai e trovò

subito grande fortuna.

La Pizza: si parla di pizza (farina, acqua, lievito, pomodoro e mozzarella) sin

dal 997 a Gaeta e il nome pizzas appare in due documenti del 1201 ritrovati

nella biblioteca della Diocesi di Sulmona. Molto diffusa tra romani ed egizi,

anche se non uguale a quella preparata dai nostri pizzaioli.

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Capitolo III

Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

La conservazione dei cibi

e l’uso delle posate

Questi nuovi prodotti della terra, uniti a quelli già conosciuti, cambiano

profondamente il modo di alimentarsi in Europa ed anche il modo di stare a

tavola. Ma nasce anche la necessità di trovare un mezzo efficace per conservare

i cibi durante le lunghe traversate oceaniche. Vediamo qui di seguito questi

nuovi scenari.

Come conservare i cibi:

Uno dei metodi più usati per la conservazione dei cibi era quello

dell’affumicatura e dell’essiccamento. La carne veniva affumicata, ovvero

esposta al fumo del focolare, e si conservava più a lungo. La frutta, pesce

e verdure invece venivano essiccati, cioè esposti al sole. La salagione era

efficace quanto l’affumicamento. Tutto questo per evitare il proliferare dei

batteri che hanno bisogno di umidità e ossigeno. Nemici dei batteri sono

anche la temperatura e l’acidità. I cibi venivano conservati in cantina, nelle

dispense con temperature appena al di sopra dello zero e, sulle navi, nelle

cambuse.

Come ci si nutriva sulle navi nel Medioevo

Nella prospettiva di viaggi sempre più lunghi, a Genova nel 1338 nasce la

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Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

figura del “fornitore navale”, che deve garantire al proprietario della nave la

possibilità di dare ad ogni membro dell’equipaggio almeno 800 gr. di biscotto

al giorno. I fornitori dovevano garantire, sotto giuramento, un biscotto

“bonus et idoneus”. Sulle navi si consumava anche brodo di pesce, zuppe,

caponata (galletta, acciughe salate, mosciame, olive, olio e sale) e la “mesciua”

(ceci, fagioli, granfano). A volte veniva servita una pasta condita con erbe e

formaggio e frutta secca, un condimento antesignano del pesto. Chi forniva

cibi non idonei subiva severe punizioni, segno inequivocabile di quanto il

rancio sulle navi rivestiva grande importanza.

L’uso delle posate

L’uso del coltello e del cucchiaio

Le prime posate furono i coltelli, comparsi già a partire dall’età della pietra,

anche se saranno i Romani a servirsene per primi a tavola. Se ne farà

comunque un uso limitato fino al Cinquecento: resterà prerogativa delle

famiglie agiate e sarà condiviso da più commensali. All’inizio dell’Ottocento

si passa all’estremo opposto: un coltello a testa non basta più, si cambia

coltello per la carne, il pesce, il formaggio e il dolce. Il cucchiaio nella sua

forma attuale iniziamo a vederlo nel Medioevo, ma il manico allungato che

sostiene la cavità verrà aggiunto nel Seicento.

L’uso della forchetta

Quanto alla forchetta, si dice che sia stata la moglie di un maggiorente

fiorentino a imporla ai suoi ospiti già nel XII secolo. Da lì si espanderà in

tutta l’Italia, mentre occorrerà parecchio tempo perché si affermi nel resto

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Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

dell’Europa. Ancora alla fine del XVI secolo Enrico III, il re di Francia, fece

scandalo per avere preferito la forchetta alle dita. Fu soltanto nel Seicento

inoltrato che i pregiudizi furono superati. Tuttavia, il discorso vale solo per

gli ambienti di corte. Bisognerà aspettare il Settecento per la vera diffusione

della forchetta. (Fonte: Focus.it)

L’origine della forchetta

L’origine della forchetta non è chiara, ma è probabilmente serba, bizantina

o comunque mediterranea, senza collegamento con gli utensili d’osso trovati

in alcune tombe cinesi dei Qijia (risalenti al 2400 - 1900 a.C.). In ogni caso

romani e greci normalmente facevano uso a tavola, come avviene ancora

oggi per alcune pietanze, delle sole mani; spesso nelle famiglie nobili e ricche

si utilizzavano invece, con lo scopo di non scottarsi o sporcarsi le dita, dei

“ditali” d’argento. Oltre ai ditali, si usava anche la forchetta. Con la caduta

dell’Impero romano d’Occidente e la conseguente invasione barbarica, anche

la forchetta, oggetto comunque raffinato, scomparve quasi completamente.

Nell’Impero d’Oriente, invece, questo “oggetto lussuoso” rimase in uso, per poi

essere reintrodotto, come prima accennato, in Italia dai veneziani. (Fonte:

Wikipedia)

Il nuovo modo di coltivare la terra

I nuovi prodotti che giungevano in Europa dai punti più diversi del pianeta,

contribuirono di molto, oltre che ad arricchire le tavole, a promuovere

l’agricoltura e a studiare nuovi metodi di coltivazione. Nella Francia del

Settecento, nacque addirittura un filone di pensiero, quello dei fisiocratici,

che vedeva nel chicco del grano il futuro economico dell’Europa (François

Quesnay, 1694 – 1774). L’agricoltura infatti era vista dai fisiocratici come

l’unico vero settore in grado di produrre un sovrappiù e quindi consentire lo

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Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

sviluppo dell’economia e, in ultima analisi, della nazione. Una visione questa

rifiutata da altri pensatori dell’epoca che invece vedevano nella generalità

del lavoro il vero valore per il progresso dell’umanità e guardavano alla

nascente industrializzazione che trasformava i prodotti e al commercio

che li distribuiva. I fisiocratici comunque rappresentano un momento

molto importante per lo sviluppo sociale ed economico dell’Europa, perché

contribuirono a modernizzare l’agricoltura affinando la tecnica della

rotazione, per non impoverire la terra. Una tecnica già conosciuta dagli

Etruschi e nell’alto medioevo, che sostanzialmente consisteva nel dividere la

proprietà contadina in vari appezzamenti sui quali, per mantenere fertile il

terreno, fare “ruotare” le semina dei diversi raccolti.

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Capitolo IV

Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

Le ricadute delle scoperte geografiche e

del nuovo modo di nutrirsi sulla società

L’arrivo di tutto questo “ben di dio”, i nuovi cibi, sulle tavole dell’Europa non

si trasforma però in un immediato benessere generale perché ci vuole un po’

di tempo per fare entrare nella mentalità comune nuove abitudini.

Però, con l’arrivo dei nuovi prodotti della terra, come il mais che ha una

resa molto maggiore rispetto al frumento e alla segale, ma anche con il

maggior consumo di riso, grano saraceno e della patata (la carne dei poveri),

diminuisce il fabbisogno di carne - che comunque continua ad essere il piatto

principe sulle tavole dei ricchi - e parallelamente cresce il consumo del pesce

conservato, quale l’aringa affumicata, il merluzzo, lo stoccafisso e baccalà, che

in breve diventano il pranzo dei poveri, sopperendo ai più costosi piatti a base

di carne, ma garantendo ugualmente un buon livello nutrizionale. E così se

un tempo, quello dell’età classica, erano soltanto le classi agiate che potevano

dedicarsi alle arti e alla cultura, ora anche le classi popolari, meno oppresse

dai morsi della fame, che comunque continua ad essere una “bestia nera”,

possono timidamente avvicinarsi a questo mondo.

L’umanità, infatti, ora meglio nutrita può sollevare lo sguardo dalla terra e

alzare gli occhi al cielo. Può insomma guardare in alto e pensare più in grande.

Ma dal 1492, anno in cui Cristoforo Colombo approda nel nuovo continente

e in Europa iniziano ad affluire ricchezza e nuovi cibi, occorrerà attendere

ancora molti anni per vedere gli effetti positivi di questo nuovo benessere

tra le popolazioni. Le grandi nazioni che si stavano formando sulle ceneri

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Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

dell’antico Impero Romano, quali la Spagna, la Francia, l’Inghilterra e i paesi

germanici, impiegavano le ricchezze che giungevano dalle Americhe per

armare eserciti e condurre guerre per conquistare la supremazia nel mondo ed

anche nella nostra Penisola, frantumata in “repubbliche e principati”, gli scontri

non mancavano, ma qui da noi i signorotti dell’epoca, per lasciare un segno

della loro grandezza, pur non rinunciando a feroci lotte, preferivano erigere

dimore signorili, abbellirle con statue e opere d’arte, innalzare monumenti.

Era l’epoca del bello, da noi conosciuta come l’epoca del Rinascimento. E

proprio in quel periodo, grazie ai nuovi cibi, nasce anche un nuovo modo

di stare a tavola. Nasce l’epoca delle buone maniere, delle quali la nobiltà se

ne fa la prima interprete. I gentiluomini iniziavano a gustare cibi raffinati e

ad usare le posate, ma accanto alla nobiltà anche un nuovo ceto iniziava a

farsi largo in questo nuovo modo di vivere. È quello dei ricchi commercianti,

dei banchieri, dei grandi capitani di ventura. Insomma un nuovo ceto che

non aveva sangue blu nelle vene ma che comunque era più che benestante.

La società però non cresceva equilibrata e le tavole dei popolani, pur con le

migliorie nutrizionali, di cui abbiamo detto, continuavano ancora ad essere

spoglie e disadorne. La tavola faceva la differenza tra i ricchi e i poveri.

Ma subito dopo questa età dell’oro, l’età rinascimentale del Cinquecento,

inebriata dalla scoperta di un nuovo mondo, accade uno stravolgimento.

Nel Seicento si vive una stagione tragica. Inverni lunghissimi, cambiamenti

climatici, carestie e pestilenze dilagano in Europa e la peste, della quale già

ne abbiamo fatto cenno, colpisce tutti, sia i ricchi come i poveri che nei

lazzaretti trovano una loro sorte comune. Però, come ad ogni notte succede

il giorno, anche nella storia ai periodi bui si succedono quelli luminosi e

dopo il tormentato secolo del Seicento ecco che nel Settecento, un nuovo

gruppo di intellettuali, gli “illuministi”, dopo aver visto i danni prodotti dalle

carestie, tentano di dare vita ad un mondo più giusto, sfruttando in positivo

le ricchezze e i nuovi cibi. Il Settecento è il secolo che, con quei fisiocratici

che abbiamo visto prima, dà vita alla “rivoluzione agricola”, potenziando la

coltivazione di riso, grano saraceno, mais e patata e aumentando i raccolti.

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Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

Questa maggiore disponibilità alimentare avrà effetti positivi sulle classi

popolari favorendo una conseguente crescita demografica.

Anche lo spazio per la preparazione dei cibi subisce delle innovazioni:

nasce il fornello da cucina munito di più fuochi che permetteva diversi

tipi di cottura consentendo un salto di qualità nella preparazione dei pasti.

Assistiamo insomma ad una profonda modificazione negli stili di vita, non

solo delle classi più abbienti, ma anche in quelle del popolo e così iniziano a

far presa anche nuove idee politiche e sociali, come quelle dell’uguaglianza

e del desiderio di fare sentire la propria voce, ma si sviluppano anche nuove

scoperte scientifiche che porteranno ad una nuova epoca: quella nella quale

oggi noi viviamo.

E tutto ciò è favorito anche e soprattutto da un’altra invenzione epocale:

quella della stampa di libri e poi di giornali con macchine a caratteri mobili.

Invenzione realizzata nel 1455 da Gutenberg che a Magonza in Germania

stampò la Bibbia, riproducendola in 180 copie, cosa incredibile per quei

tempi quando i libri venivano copiati a mano nei conventi dagli amanuensi!!!!

Un’invenzione che sconvolse il mondo delle comunicazioni, della cultura,

della politica, un po’ come oggi sta sconvolgendo queste relazioni l’arrivo di

Internet.

Per arrivare ai tempi nostri però – tenendo sempre a mente quanto sino

ad ora ho tentato di illustrarvi - dobbiamo rifare un salto all’indietro nella

nostra storia, per meglio capire il cambiamento del rapporto tra chi comanda

e chi deve ubbidire (rapporto di potere), proprio alla luce del conquistato

benessere.

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Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

Robin Hood nella Foresta di Shervood

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Capitolo V

Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

La nascita delle moderne costituzioni

Tutto nasce nel 1215. Siamo in Inghilterra ai tempi di Giovanni Senza

Terra il quale per mantenere il suo potere, imponeva ai baroni, che con lui

governavano, pesanti balzelli. I baroni allora, anche perché penalizzati dalle

imprese di Robin Hood (personaggio tra storia e leggenda), molto amato dal

popolo, che nella foresta di Sherwood “rubava ai ricchi per dare ai poveri”,

si ribellarono. Il re Giovanni quindi, per salvare la corona, fu costretto

a fare alcune concessioni, quali la garanzia della protezione del popolo, la

tutela dei diritti ecclesiastici e la solerte elargizione della giustizia, abolendo

la detenzione illegale. Tali concessioni, alla presenza dell’Arcivescovo di

Canterbury, vennero sottoscritte e raccolte il 15 giugno 1215 nella Magna

Charta Libertatum che la possiamo considerare l’antesignana delle moderne

costituzioni.

Un altro passaggio decisivo verso le moderne costituzione è la Gloriosa

Rivoluzione che scoppia tra il 1688 e il 1689 in Inghilterra che vede la

deposizione del re Giacomo II d’Inghilterra e l’ascesa al trono di Guglielmo

III d’Orange (1650 – 1702) che riconosce al Parlamento i suoi diritti e la

libertà di parola, concedendo il “Bill of Rights”, la “Dichiarazione dei diritti”,

trasformando di fatto la Monarchia da assoluta in costituzionale.

Da questo momento anche il monarca è sottoposto alle leggi degli uomini e

ogni anno deve chiedere al Parlamento l’autorizzazione per imporre nuove

imposte

In Inghilterra viene così sancita la divisione del potere esecutivo, quello del

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Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

re, dal legislativo, quello del parlamento, ma il meccanismo per rendere

veramente equilibrata la vita di una società non era ancora completato.

Per vedere un decisivo salto di qualità occorre però andare nella Francia del

1749, dove un certo Montesquieu (1689 – 1755) scrive un libro dove si legge

che, per una società, è pericoloso quando tutte le decisioni sono concentrate

in una sola persona perché questa potrebbe fare il bello e il cattivo tempo.

Mentre se si divide il potere tra chi deve fare le leggi, chi le deve applicare e

chi deve vigilare affinché le leggi vengano rispettate, ecco che non vi sarebbe

più spazio per i prepotenti.

La divisione dei poteri dunque, tra un Parlamento che fa le leggi, un

Governo che le mette in pratica e una Magistratura che controlla la corretta

applicazione di queste leggi.

Queste idee iniziano a prendere corpo e forma concreta al di là dell’Oceano

atlantico quando le tredici colonie inglesi del Nord America, che erano state

fondate dalla corona britannica tra il 1607 e il 1732, si ribellano alla madre

patria al grido di “No taxation without representation” e proclamano il 4

luglio 1776, con il Congresso di Filadelfia, la loro indipendenza. Dopo una

lunga guerra con l’Inghilterra, il cui Re era Giorgio III (1738 – 1820), le ex

tredici colonie uscite vincitrici dal conflitto, nel 1787, riunite in assemblea

sempre a Filadelfia, elaborano la Costituzione degli Stati Uniti d’America (la

Convenzione di Filadelfia) che, per tenere insieme le diverse anime di quella

giovane nazione, dà vita ad uno stato federale, dotandosi dell’ordinamento

di una Repubblica presidenziale, il cui Presidente ha tra le mani il potere

esecutivo, mentre il potere legislativo viene assegnato ad un Congresso e il

potere giudiziario ad una Corte suprema.

È questa degli Stati Uniti praticamente la prima applicazione concreta

dell’ideologia scaturita dalla penna di Montesquieu, ma a tutto ciò manca

ancora una cosa importantissima: l’anima, ovvero il comune sentire politico

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Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

e sociale.

A dargliela è un altro avvenimento di epocale importanza: la Rivoluzione

francese del 1789, ma andiamo con ordine.

Attorno alla metà del Settecento, inizia a prendere forma una rivoluzione

nel mondo della produzione manifatturiera. Già abbiamo visto che nelle

campagne, con l’arrivo dei nuovi prodotti della terra, era avvenuta una

rivoluzione agraria, e che, grazie ad una alimentazione più ricca, con il

miglioramento nella qualità della vita erano esplosi nuovi ingegni che hanno

dato corso a nuove scoperte scientifiche che si tradurranno in un nuovo modo

di produrre i beni materiali che diventeranno di largo consumo: scoppia la

Rivoluzione Industriale.

Dalla metà del Settecento in avanti infatti il mondo del lavoro cambia.

Incominciano a nascere le fabbriche, in primo luogo quelle per la tessitura

della seta e della lana con i telai meccanici azionati dalla forza delle acque

(e poi, dall’Ottocento in avanti, dalla forza del vapore). Gli uomini che prima

lavoravano isolati sui campi, adesso si trovano a convivere gomito a gomito in

questi grandi opifici, dove ognuno svolge mansioni ben precise (la divisione

del lavoro) e così hanno la possibilità di confrontarsi e di organizzarsi in

classe sociale.

La circolazione delle idee diventa più immediata e le idee di un nuovo

e più giusto modello di vita comune fanno ben presto presa sul popolo. E

se Montesquieu, per fare funzionare bene uno Stato aveva ipotizzato un

meccanismo (l’idea), quello della divisione dei poteri, a dare l’anima (ovvero

la concezione politica) a questo meccanismo ci pensò alcuni decenni dopo

un altro pensatore: Jean-Jacques Rousseau (1712 – 1778).

Jean-Jacques Rousseau, ginevrino di nascita ma francese d’adozione, nel

1762 dà alle stampe un volume, “Il contratto sociale”, ove sostiene che la

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Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

sovranità appartiene al popolo e che tra chi comanda e chi è comandato si

stringe una specie di patto, per il quale chi è comandato cede una parte della

propria sovranità a chi comanda in cambio di protezione, pace, sicurezza e

prosperità. Ovvero, secondo Rousseau, tra chi comanda e chi è comandato si

sottoscrive una sorta di contratto sociale basato sulla volontà generale.

Queste idee, che già avevano contagiato la nascita degli Stati Uniti d’America,

diventano prorompenti in Europa a partire dalla Francia dell’epoca che stava

vivendo una stagione di grandi cambiamenti sociali.

Verso la fine del Settecento infatti la situazione in Francia era la seguente: la

categoria dei produttori (la borghesia) stava diventando sempre più forte ma

aveva poca voce in capitolo nelle grandi decisioni, mentre quella dei nobili,

che stava diventando sempre più debole, era quella che, sostenuta dal clero,

contava tuttora di più nei confronti del Re.

A fronte di questi tre gruppi sociali (Nobiltà, Clero e Borghesia), il popolo

invece, non se la cavava molto bene.

E allora i produttori (la Borghesia), promettendo al popolo tempi migliori,

organizzarono una rivolta contro il re, la nobiltà e il clero.

Scoppiò così nel 1789 una grande rivoluzione, la Rivoluzione Francese che,

con la presa della Bastiglia, il 14 luglio portò di lì a poco all’arresto del re

Luigi XVI (1754 – 21 gennaio 1793), della regina, Maria Antonietta (1755 –

16 ottobre 1793), dei nobili e di buona parte del clero.

E al loro posto fu eletta un’Assemblea costituente che redigerà un libro delle

regole – la Costituzione - per fare in modo che gli individui da sudditi del re

diventino cittadini della repubblica. Tutti con uguali diritti, tutti con uguali

doveri e viene, il 26 agosto 1789, proclamata la “Dichiarazione dei diritti

dell’Uomo e del Cittadino”.

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Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

Le moderne Costituzioni

In tal modo nascono le moderne costituzioni che regolano la vita di tutti noi

e sostanzialmente si basano sulla volontà generale, ovvero sulla possibilità

per tutti di esprimere la propria opinione (ogni testa un voto), sulla divisione

dei poteri nonché sui diritti e doveri dei cittadini che siglano tra di loro un

patto sociale. Contro questo nuovo modo di pensare però il vecchio mondo

tenta ancora di resistere ed ecco che la Rivoluzione francese, inevitabilmente,

con uno dei suoi capi, Robespierre (1758 – 28 luglio1794), diventa violenta

e per difendere i principi di libertà, di fratellanza e di uguaglianza si vede

costretta a giustiziare il re Luigi XVI e la regina Maria Antonietta. Dopo

questa cruenta svolta, tali principi si diffonderanno per tutta Europa sotto

le bandiere di Napoleone Bonaparte (1769 – 1821) e il mondo non sarà più

come prima.

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Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

Il Re Luigi XVI viene giustiziato

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Capitolo VI

Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

Come funzionano le moderne costituzioni

Per concludere, cari alunni, per comprendere come funzionano le moderne

costituzioni, potremmo ricorrere ad una similitudine con un mondo a noi

tutti famigliare: il mondo del calcio.

Orbene se noi disegnassimo uno stadio con al suo centro il campo di calcio

potremmo dire che nelle gradinate siedono gli spettatori, nelle curve i tifosi

e nelle tribune coperte i giornalisti e gli esperti.

In campo vi sono le due squadre, la A e la B ed anche una persona vestita

di nero che è l’arbitro. Ai bordi altre due persone vestite di nero, che sono

i guardalinee e su un lato del campo sono posizionate le panchine degli

allenatori.

La cosa più importante sul campo è il pallone che, tra gli applausi o i fischi,

viene inseguito un po’ da tutti e che rappresenta il mondo dei valori condivisi.

Questo è il grande contenitore, ovvero la nostra società civile (lo stadio),

all’interno del quale si svolge il “derby”.

Orbene se noi in questa similitudine ai nomi dei vari protagonisti

sostituissimo le definizioni degli organismi delle moderne costituzioni,

avremmo visivamente sotto gli occhi il nostro moderno modo di vivere la

vita pubblica.

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Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

E cioè: lo stadio potrebbe rappresentare lo Stato, all’interno del quale gli

spettatori, cioè i cittadini, che formano la Società civile, applaudendo altro

non fanno che partecipare attivamente alla vita politica del Paese, mentre

nelle due curve, dove prendono posto gli spettatori più accaniti, potremmo

dire vi siano gli iscritti o i sostenitori dei vari partiti (le squadre A e B).

Nelle tribune, dove si siedono invece gli spettatori più critici, si potrebbe

immaginare che vi abbiano preso posto i giornalisti, i commentatori e gli

studiosi in genere della politica.

Il campo, dove le squadre devono rispettare le regole che valgono anche

per tutto il resto dello stadio, potremmo dire sia la Costituzione, mentre

i giocatori che si sono dati le regole, rappresentano il Parlamento, ovvero

il Potere Legislativo, gli allenatori, che coordinano il gioco, raffigurano il

Potere Esecutivo, cioè il Governo e l’arbitro insieme ai due guardalinee che

controllano il buon andamento del gioco nel rispetto delle regole, incarnano

il Potere Giudiziario, cioè la Magistratura.

In più ultimamente il CONI ha introdotto l’uso della moviola per dirimere

le varie contestazioni tra giocatori, arbitri e pubblico su falli o fuori gioco,

il VAR, che nella nostra similitudine potrebbe rappresentare la Corte

costituzionale, che appunto vigila affinché le leggi ordinarie non creino

conflitti con la Costituzione.

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Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

Gian Battista Cassulo

In campo con la...

Costituzione

I Quaderni de '’l'inchiostro fresco’’

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Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

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Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione


Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

Napoleone Bonaparte

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Conclusioni

Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

Cari alunni siamo giunti dunque al termine di questo nostro racconto e, se

mi consentite ancora una similitudine, potremmo dire che l’umanità è come

un uomo che cammina, il quale, per segnare il suo passaggio, colloca pietre là

dove il tracciato diventa incerto.

E pietra dopo pietra gli uomini che camminano praticamente elevano al cielo

delle piramidi (I Doveri dell’Uomo - Giuseppe Mazzini, 1805 – 1872).

E queste piramidi sono i grandi eventi che hanno segnato la nostra storia.

Una storia che ci ha condotto dal mondo degli schiavi al nostro attuale

civile convivere, ma la strada che abbiamo davanti è ancora lunga e ricca di

sorprese, perché appunto l’umanità è sempre in cammino.

Noi oggi, ad esempio, siamo un po’ come quegli uomini del 1492, quando,

sciogliendo gli ormeggi, si apprestavano, superando le Colonne d’Ercole, ad

affrontare gli oceani.

Andavano con le vele al vento verso l’ignoto e hanno cambiato il senso della

storia. Hanno cambiato il nostro modo di vivere, hanno favorito, sia pure tra

luci e ombre, quel progresso che ci ha portato ad essere quello che siamo.

Un progresso che addirittura ha trasformato i nostri tratti somatici, facendoci

evolvere dal nostro antenato, l’uomo di Neanderthal, all’homo sapiens, grazie

ad una selezione naturale che, in virtù di un nuovo sistema di alimentazione

unito ad un innalzamento del grado culturale, ha ridotto man mano la nostra

aggressività, liberando, secondo una recente scoperta del biologo molecolare,

prof. Giuseppe Testa, un gene, il Baz 1B, che ha dato all’uomo moderno i

tratti gentili del suo volto.

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Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

E questa scoperta altro non è che la convalida dell’intuizione che già

aveva avuto nell’Ottocento un altro biologo naturalista inglese, Charles

Darwin(1809 – 1882), quando affrontò il tema dell’evoluzione della specie nel

suo celebre trattato: “L’origine della specie per selezione naturale” (1859). Una

selezione naturale ravvisata prima di Darwin anche da un biologo tedesco,

Alexander von Humbolt (1769 – 1859), il quale, affermando che la natura

non è al servizio dell’uomo, anticipò l’idea di “ecosistema”.

Un mondo ed una umanità dunque in eterno cammino e, così come nel 1492,

ora le nostre future “Colonne d’Ercole” saranno quelle dello spazio, dove già

oggi uomini coraggiosi stanno esplorando i nostri più lontani confini, mentre

sulla nostra cara, vecchia terra la ricerca scientifica avanza a passi da gigante

per sostenere queste nuove sfide.

Se un tempo infatti, quando audaci naviganti su fragili imbarcazioni si

apprestavano a levare le ancore verso l’ignoto, il problema era quello del

cibo e della sua conservazione, oggi, per affrontare lo spazio interstellare, il

problema consiste nel trovare materiali idonei per far sopportare alle navette

spaziali le escursioni termiche e per fornire le scorte di ossigeno e di cibo agli

astronauti.

Ma siamo sulla buona strada perché una ditta, proprio qui in Piemonte a

Domodossola, ha creato speciali filati resistentissimi più dell’acciaio, ma

infinitamente più leggeri e malleabili, con i quali realizzare indistruttibili tute

e robusti ma leggeri moduli spaziali, come ci spiega il suo ideatore, Giuseppe

Ballesio, che favoriranno la creazione di stazioni interplanetarie dalle quali

spiccare il volo verso nuovi mondi.

E allora, forse, si creeranno le condizioni per un ulteriore salto di qualità

(speriamo non in una involuzione) nel nostro civile convivere e avremo

nuove Costituzioni, dove la tecnologia giocherà, come già stiamo vedendo,

un ruolo molto importante. Perché anche le Costituzioni, come l’umanità,

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Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

sono un corpo vivente.

E con questo cari alunni, sperando di non avervi annoiato, ho tentato di

condurvi quasi per mano, imparando anch’io, in un viaggio, fatto sia pure

a grandi balzi, attraverso i secoli alla ricerca delle radici del nostro attuale

civile convivere.

Un civile convivere che è costato enormi sacrifici a chi ci ha preceduto, ma

che ora ci mette nelle migliori condizioni per potere affrontare l’ignoto.

Però, se non vogliamo ricadere nella notte dei tempi, ricordatevi che la cosa

più importante, anche se Internet sembra metterci il mondo in mano, è la

partecipazione concreta, costante e attiva di ognuno di noi alla vita della

collettività, senza nasconderci dietro la comodità di un semplice Twitter o

di un click.

La partecipazione alla vita sociale infatti è faticosa e va fatta in prima persona,

ma questo sforzo è necessario, perché se deleghiamo agli altri l’esercizio della

nostra libertà, prima o poi la perderemo.

Essere cittadini significa vivere la vita del Paese, perché cittadini non si nasce,

si diventa.

Gian Battista Cassulo

Anno scolastico 2019/2020 - Novi Ligure, lì 19 Febbraio 2020

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Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

La Cantina Sociale di Mantovana è passione per tradizione

La Cantina Sociale di Mantovana è nata il 3 Marzo 1955 grazie alla volontà e

alla tenacia di 192 soci. Da allora la sua storia continua mantenendo inalterata

l’autenticità e la cultura dell’Alto Monferrato. Un territorio che da secoli ospita

i vitigni che rendono il Piemonte famoso nel mondo. Anni di infaticabile e

appassionato lavoro hanno formato la nostra esperienza e consolidato le nostre

tradizioni per permetterci, con i nostri vini, di esprimere al meglio la natura

che ci circonda. Ma ecco cosa dicono alcuni affezionati clienti della Cantina.

“Accompagniamo nostro papà – dicono Gian Battista e Monica di Novi Ligure - ad

acquistare il vino da innumerevoli anni. Alla Cantina c’è la possibilità di assaggiarlo

prima di acquistarlo e oltre al vino sfuso hanno anche quello imbottigliato e quello

in confezioni regalo. Per tutte le tasche e per tutti i gusti”. Mentre Fabio di Ovada

dice: “Vale davvero la pena andare a fare un giro alla Cantina. È molto bella e

suggestiva con molti vini locali disponibili anche per una degustazione”.

Venite alla Cantina, come clienti ma soprattutto come amici!!!!

Cantina Sociale di Mantovana

Lorenzo Romano

Via Martiri della Resistenza,48 – Fraz. Mantovana – Predosa (AL)

Tel e Fax 0131.710.131

www.cantinamantovana.com – info@mantovana.com

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Bibliografia

Gian Battista Cassulo - A tavola con la Costituzione

Fausto Cuocolo, Istituzioni di Diritto Pubblico, ECIG, Genova, 1982

Andrea Mignone, Sistemi di Partito Comparati, Coedit, Genova, 2001

Antony Giddens, Sociologia, Il Mulino, Bologna, 1983

Costa e Lo Voi, Eredità del mondo antico, Zanichelli, Bologna, 1962

Giuseppe Ricuperati, L’Età Moderna, Loescher editore, Torino, 1982

Pierre Leon, Storia economica e sociale del mondo 2, Laterza, Bari, 1980

Gian Battista Cassulo, Le origini delle costituzioni, Mauro Traverso Editore,

Gavi, 2006

Fonti

La Stampa del 05 dicembre 2019, Gianna Milano, Svelato il gene che ci ha

regalato il look gentile.

La Stampa del 06 dicembre 2019, Claudia Luise, Dal tessuto inviato nello

spazio il sensore che previene l’infarto.

Gian Battista Cassulo è stato Cultore della Materia

“Partiti politici e gruppi di pressione” presso la

Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli

Studi di Genova ed è stato fondatore del circolo

culturale “Lo Scettro ai Cittadini”. Si è occupato

di partecipazione politica dal basso e di processi

decisionali amministrativi. Attualmente cura la

pubblicazione di un mensile “l’inchiostro fresco”

edito dall’Associazione “Club Fratelli Rosselli”

di Novi Ligure (Al), della quale è il presidente e

predispone corsi d’insegnamento indirizzati agli

alunni delle scuole primarie e secondarie sulle

origini delle moderne costituzioni.

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Pubblicato a cura de Novi Ligure - 19 febbraio 2020

Questo opuscolo è stato stampato con il contributo della

Via Martiri della Resistenza,48 – Fraz. Mantovana – Predosa (AL)

Tel e Fax 0131.710.131

www.cantinamantovana.com – info@mantovana.com

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