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A Raffaello sono attribuiti sei sonetti (l’ultimo forse apocrifo), ritrovati scritti dietro ai disegni preparatori degli
affreschi delle Stanze Vaticane.
Il filo conduttore dei suoi versi è l'amore:
nel primo sonetto dichiara di ardere d'amore, talmente tanto che né mar né fiumi spegnar potrian quel foco.
Nel secondo, dopo aver constatato l'incapacità si esprimere i propri sentimenti, si rivolge alla donna del quale è
innamorato invocando il suo aiuto ma pensa ch’el mio spirto a poco a poco el corpo lasarà, se tua mercede
socorso non li dia a tempo e loco.
Il terzo componimento è ambientato all'alba, quando ormai al poeta rimane solo il ricordo della notte passata
insieme: la mancanza dell'amata gli fa provare un sentimento di smarrimento, como quei ch’hano in mar perso
la stella.
Nel quarto sonetto colpiscono invece i versi in cui Raffaello dichiara con risolutezza la sua intenzione di tenere
nascosto il suo amore e di non far trapelare con nessuno il suo sentimento
tu sai el perché, senza vergante e in carte ch’io dimostrai el contrario del mio core,
il quinto sonetto ci è giunto incompleto.