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III.
Un pensier dolce è rimembra[r]se in modo
Un pensier dolce è rimembra[r]se in modo
di quello asalto, ma più gravo è il danno
del partir, ch’io restai como quei ch’hano4
in mar perso la stella, se ’l ver odo.
Or, lingua, di parlar disogli el nodo
a dir di questo inusitato ingano
ch’Amor mi fece per mio gravo afanno,8
ma lui pur ne ringrazio e lei ne lodo.
L’ora sesta era, che l’ocaso un sole
aveva fatto, e l’altro surse in loco,11
ato più da far fati che parole.
Ma io restai pur vinto al mio gran foco
che mi tormenta, ché dove l’on sòle14
disiar di parlar, più riman fioco.
Varianti
I) più di dispetti è ricordarsi el dano
del suo partir...
II) molte speranze nel mio peto stanno.
III) e questo sol m’è rimasto ancor
IV) quel dolce suo parlar...
V) pel fisso immaginar quel...
VI) nel mio pensi[e]r quel s[u]o pa[rlar]...
VII) moso tanta letizia che...