28.01.2021 Views

1-unito

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

48

Lo speciale

Ciao Papu/1

L’ECO DI BERGAMO

VENERDÌ 29 GENNAIO 2021

IL COMMENTO

Un finale triste

non cancella

6 anni di emozioni

Ciao Papu

La prima foto di Gomez a Zingonia, 2 settembre 2014 MAGNI

ROBERTO BELINGHERI

Ci sarà chi storcerà il naso,

per queste pagine di

saluto a Papu Gomez.

Perché ha sbagliato, e

nessuno lo nega, in questa sua

ultima «fase» atalantina. Ha

sbagliato a dire quel «no» al suo

allenatore, perché è un «no»

che fa vacillare i principi base

del buon funzionamento di

qualsiasi gruppo di lavoro. Ed

è stata parecchio discutibile -

almeno, vista da fuori - la sua

condotta sui social media fino

al video, molto sentimentale, di

saluto finale. Ma non è questa

la sede delle sentenze. E può

anche essere che Gomez abbia

avuto qualche attenuante in

una situazione che è facilissima

da giudicare col dito puntato,

ma è certamente difficilissima

da vivere. Sono calciatori,

alcuni diventano star, ma restano

uomini: un colpo di tacco

per loro è un giochetto da ragazzi,

la gestione della passione

della gente è forse più difficile

di un gol da centrocampo.

Su questo vien da riflettere: la

passione è materia altamente

infiammabile. Basti pensare a

Stromberg. Anno 1986/87, con

l’Atalanta che sta retrocedendo:

ogni tocco di palla una bordata

di fischi. Finestre di casa

fracassate, insulti agli allenamenti.

Restò, in serie B, dimezzandosi

lo stipendio, per riportare

la squadra in A. E Glenn

«incassa» ancora oggi i dividendi

d’affetto di quel gesto, e

degli anni gloriosi che seguirono,

pur restando lontano dalle

vette di risultati raggiunte da

Gomez e da questa Atalanta.

Quel che Stromberg seppe fare

- rovesciare la passione a suo

favore - Gomez non ha saputo

fare fino in fondo. Vero che,

legittimamente e, crediamo,

sinceramente, non ha mai battuto

i tasti della retorica, della

maglia baciata, delle dichiarazioni

d’amore eterno alla squadra.

L’ha sempre detto: sono un

professionista del pallone, ora

sto qui, poi chissà. E non ha mai

nascosto di ascoltare, e poi anche

«coraggiosamente» rifiutare,

le «sirene» miliardarie

che gli sono giunte da cinesi,

arabi e forse anche da altrove.

Ma una certa retorica molto

«neomelodica» applicata al

pallone preferisce di gran lunga

la dichiarazioni d’amore, anche

se spesso si sa che sono

farlocche, lievitate in laboratorio,

servite alla prima buona

occasione. Che poi, di dichiarazioni

da cioccolatino tradite

alla prima occasione, sono pieni

i cimiteri del calciomercato,

anche atalantino.

Peccato, dunque, non aver vissuto

ancora il carisma di uno

dei giocatori più forti che la

storia dell’Atalanta abbia conosciuto.

I confronti sono ardui,

lo sappiamo. Le classifiche di

valore sono impossibili, al di là

delle statistiche.

Qui, conta ricordare quel che

Gomez è stato negli anni che

hanno preceduto il fattaccio

che ci ha portati qui. Conta ricordare

che in questa Atalanta

il suo apporto è stato fondamentale.

Come quello di chi

scelse di investire per riportarlo

in Italia, come quello degli

allenatori che ha avuto, e che

pezzo per pezzo, ognuno con la

sua parte, hanno costruito il

campione che abbiamo ammirato

per 250 partite, e il resto

mancia.

Certo, ci resteranno nella memoria

quei post dall’aria di sfida,

quando avremmo voluto

parole di pace. Pugni nello stomaco,

anziché strette di mano.

Ma non riusciamo a non ricordare

la foto che vedete qui a

fianco: la sera di Kharkhiv, un

capitano che ha appena portato

la sua squadra e la sua gente

oltre i sogni del possibile. E poi

tante altre. Il «Papu chi?» dei

francesi di Lione, vendicato

con quella punizione. Le tante

magie di Champions, le infinite

prodezze in campionato.

Papu va a Siviglia e qui resta

un’aria ancora un po’ avvelenata,

specie sui ring dei social.

Speriamo che il tempo aiuti a

scolorire il «nero» di queste

ultime settimane, e conservi

nella memoria l’«azzurro» delle

tante imprese, delle tantissime

emozioni. Nero e azzurro,

com’è stato Alejandro Gomez,

con la fascia al braccio, per tutti

questi anni. Suerte, Papu.


L’ECO DI BERGAMO

VENERDÌ 29 GENNAIO 2021

49

2014/15, con COLANTUONO: esterno nel 4-4-1-1

2015/16, con REJA: ala sinistra nel 4-3-3

DRAME’

GOMEZ

DRAME’

GOMEZ

BENALOUANE

CARMONA

PALETTA

KURTIC

SPORTIELLO

MORALEZ

DENIS

SPORTIELLO

DE ROON

DENIS

(Pinilla)

STENDARDO

CIGARINI

TOLOI

GRASSI

BELLINI

ZAPPACOSTA

MASIELLO

MORALEZ

L’evoluzione di Gomez: 3 mister, 4 ruoli

Il racconto tecnico. Esterno, ala sinistra, trequartista, tuttocampista. E sempre all’insegna dell’intelligenza tattica

Dopo 6 anni e mezzo grandi numeri: 5° di sempre in serie A per presenze (209, 1°straniero) e 6° per gol segnati (50)

BERISHA

BERISHA

GOLLINI

2016/17, con GASPERINI: punta nel 3-4-1-2

MASIELLO

CALDARA

TOLOI

SPINAZZOLA

FREULER

(Gagliardini)

KESSIE

CONTI

KURTIC

GOMEZ

PETAGNA

2018/19, con GASPERINI: trequartista nel 3-4-1-2

MANCINI

PALOMINO

TOLOI

GOSENS

FREULER

DE ROON

HATEBOER

GOMEZ

ZAPATA

ILICIC

2020/21, con GASPERINI: il 3-4-1-2 dopo GOMEZ

DJIMSITI

ROMERO

TOLOI

GOSENS

FREULER

DE ROON

HATEBOER

PESSINA

ZAPATA

ILICIC

PIETRO SERINA

Definitene il ruolo, se vi

riesce. E dato che non ci riuscirete

sposate la tesi di tanti addetti ai

lavori: il Papu è nato per giocare a

calcio. È l’arguzia sommata al talento

sul tappeto verde. È intelligenza

tattica applicata alle necessità

contingenti.

Nessuno ha mai pensato di giocare

il più possibile vicino all’arbitro.

Lui sì. Perché l’arbitro si tiene

in posizione equidistante dai giocatori,

per vedere meglio il gioco.

Anche Gomez lo fa. O, meglio, l’ha

fatto nell’ultima fase della sua evoluzione

calcistica. Sì perché il Papu

- succede spesso ai giocatori

naturalmente predisposti a leggere

il gioco - è stato «itinerante», nei

sei anni e mezzo vissuti nell’Atalanta.

I 3 allenatori con i quali ha lavorato

- Colantuono, Reja e Gasperini

- lo hanno proposto in 4 posizioni

diverse. In ciascuna delle quali

Gomez si è sempre dimostrato

competitivo. I numeri finali sono

eloquenti: in A il Papu è 5° di sempre

per presenze (209, 1° straniero)

e 6° per gol segnati: 50. Pur

avendo giocato solo metà tempo

da punta vera.

Cola di striscio, il flipper di Reja

Quando Gomez è arrivato all’Atalanta

(dall’Ucraina, estate 2014),

nella testa di tutti c’era l’ala talentuosa

che creava problemi a tutti

nel 4-3-3 del Catania. Ma Colantuono

lo ha impiegato da esterno

nel 4-4-1-1 (il tecnico di Anzio non

si allontanava mai volentieri dalle

due linee di quattro giocatori...).

In attacco c’erano Denis all’ultimo

dei suoi anni d’oro con dietro

Maxi Moralez. La coppia aveva

segnato 18 gol l’anno prima, e condotto

la squadra a metà classifica.

Un lusso in quegli anni. E Gomez

cominciò da un ambientamento

difficile (l’adrenalina del tecnico,

un infortunio...), non giocando

mai più di tre gare di fila nei sei

mesi con Colantuono. In 25 turni

solo 7 volte titolare, in tutto 659’

(poco più di 7 partite intere...).

Poi è arrivato Reja, per il Papu

la prima gara in panca, a seguire

il tecnico friulano passando da

tanti moduli diversi è arrivato al

4-3-3. E in quell’assetto Gomez è

diventato l’ala sinistra, con Moralez

largo a destra e Denis o Pinilla

centravanti. Il picco di quel progetto

calcistico è arrivato nell’autunno

successivo: un’Atalanta

spettacolare come poche (Gasp

Gomez con Colantuono nel 2014

Gomez con Reja nel 2015

Gomez con Gasperini nel 2017

era ancora al di là da venire...) giocando

con la palla che sembrava

dentro un flipper dopo 6 turni era

6 a in classifica. Atalanta-Samp 2-1

del 28 settembre è diventata il

simbolo di una squadra che però

a gennaio ha perso Moralez e

Grassi (per fior di plusvalenze) e

salutato Denis. A fine torneo Gomez

(da ala, a volte da trequartista)

ha chiuso comunque da capocannoniere

(7 gol).

Via via sempre più indietro...

E capocannoniere il Papu s’è confermato

l’anno dopo, all’esordio di

Gasperini. Dopo le sofferenze iniziali,

quando il tecnico ha inserito

i giovani ecco il 3-4-1-2 con Kurtic

trequartista di corsa, Petagna centravanti

e Gomez largo a sinistra

con il compito di rientrare sul destro

e cercare la porta.

L’Atalanta è sbocciata e il Papu

a suon di gol (7 nella ultime 10 partite)

l’ha trascinata fino al 4° posto

finale, alla conquista dell’Europa

League. Risultato irripetibile, si

pensava. Come la stagione di Gomez:

16 gol e 15 assist in 37 gare (su

38). E 1° per minuti giocati. Ecco

il Papu-star. Che l’anno dopo da

bomber è diventato sempre più un

uomo assist, esaltando la fase realizzativa

del nuovo arrivato, Josip

Ilicic. Per Gomez comunque 6 gol

e 13 assist, impreziositi dalla corsa

fino al Borussia Dortmund in Europa.

Ma il calcio è imprevedibile e

nell’autunno successivo è arrivata

la crisi meno attesa: in 45 giorni 5

partite su 7 chiuse senza segnare.

E Gasp - prova e riprova - ha concluso

che Gomez non era più... un

attaccante. Così il 21 ottobre 2018

in Chievo-Atalanta 1-5 (tre gol di

Ilicic) ha proposto il Papu come

trequartista alle spalle di due punte

larghe (Ilicic e Zapata).

Sembrava impossibile che

l’Atalanta potesse reggere i tre insieme,

e invece Papu lì è diventato

un maestro: 7 gol e 14 assist, calcio

inventato a ripetizione, la finale di

Coppa Italia e la conquista del 3°

posto, cioè della Champions League.

Con l’Italia ammirata nel vedere

Gomez lì dietro gli attaccanti

a gestire la fase offensiva svariando

col suo istinto calcistico su tutto

il fronte offensivo.

Sembrava di aver già visto tutto,

ma ancora mancava l’ultima evoluzione

del Papu. Che nella stagione

seguente (19/20) andando a

cercare spazio lontano da una

marcatura ormai inevitabile

quando si avvicinava all’altra area

è diventato un «tuttocampista».

Ecco il Papu in giro per il campo (a

giocare vicino all’arbitro), lontano

dagli avversari. Sempre partendo

da trequartista, per poi giocare dove

alla squadra serviva la superiorità

numerica.

Così il Papu ha giocato (bene)

fino all’inizio di questa stagione,

prima che i viaggi in Nazionale e

il passare degli anni limitassero la

sua efficacia, fino ai fatti che hanno

portato allo strappo. Ora nell’Atalanta

dove giocava il Papu gioca

un centrocampista in più, e da

allora l’Atalanta non ha più perso.

Perché il calcio è anche evoluzione

continua.

©RIPRODUZIONE RISERVATA


50

Lo speciale

Ciao Papu/2

L’ECO DI BERGAMO

VENERDÌ 29 GENNAIO 2021

Gli anni di Gomez a Bergamo

1

Settembre

Esordio nerazzurro

Atalanta-Fiorentina 0-1

(dentro al 16’ della ripresa

per D’Alessandro)

26

Aprile

Per la prima volta

indossa dal 1’

la fascia da capitano

nel 2-1 sul Torino

26

Settembre

Esordio con la nazionale

argentina

titolare nel 6-0 in casa

di Singapore, un gol

e un assist

14

Settembre

Gioca la finale

di Coppa Italia

l’Atalanta perde 2-0

a Roma,contro la Lazio

26

Maggio

2014

2014

2015

2016

2016

2017

2017

2019

2019

L’Atalanta acquista

Alejandro Gomez

dal Metalist

21

Settembre

Primo gol atalantino

segna la rete dell’1-1

in Atalanta-Empoli 2-2

11

Settembre

Segna il primo gol

del suo anno record,

nel 3-1 sul campo

del Crotone

a fine stagione saranno 16

13

Giugno

Esordio e gol in Europa

l’Atalanta batte 3-0

l’Everton in Europa League,

Gomez segna il raddoppio

15

Maggio

L’Atalanta festeggia

la qualificazione in

Champions League

batte 3-1 il Sassuolo

e il Papu segna la rete

del sorpasso

21/9/2014: Gomez esordisce in Atalanta-Fiorentina per D’Alessandro 26/4/2015: il primo gol di Gomez, in Atalanta-Empoli 2-2 13 giugno 2017: l’esordio con l’Argentina, contro Singapore

Dall’«esilio» alla gloria europea

I 2.339 giorni del gigante Papu

Il racconto. Così è cambiato Alejandro Gomez nei sei anni nell’Atalanta: preso in extremis dal Metalist fermato

dalla guerra, è cresciuto fino alle imprese in Champions League. E così ha scalato le classifiche, entrando nella storia

MATTEO SPINI

«Ahhh, che giocatore

era il Papu». Sospireranno più

o meno così - tra mezzo secolo

o anche meno - quei vecchietti

cresciuti ammirando una delle

migliori versioni di sempre dell’Atalanta:

e, rivolgendo antiche

storie di pallone ai nipotini, si

renderanno conto di quanto siano

stati sportivamente fortunati

ad essersi goduti in gioventù

le mirabilie di quella squadra

così bella e le giocate del suo

capitano, quel ragazzo con la

faccia simpatica e il nickname

da cartone animato.

Gomez + Atalanta

Uno che alla palla dava del tu e

faceva divertire. Ci si domanderà

magari anche allora se sia

stato il più grande o uno dei più:

e anche allora non ci sarà risposta,

perché è impossibile paragonare

campioni di età diverse.

Ma si potrà dire una cosa con

certezza: Gomez è stato il simbolo

della prima Atalanta che ha

frequentato i circoli dei grandi,

in Italia e in Europa. È appena

andato via, Papu, e l’Atalanta e

la Serie A ne sentiranno la mancanza:

al di là del finale amaro

e del nuovo corso già varato, è un

po’ come se fosse finita un’era.

Di ritorno dall’Ucraina

Perché Gomez, per l’Atalanta, è

stato tanto, tantissimo. Non lo

immaginava nessuno, neanche

lui, l’1 settembre 2014, quando

atterrò a Bergamo con l’ultimo

aereo del calciomercato, scappando

dalla guerra che l’aveva

spaventato in Ucraina: voleva

allontanarsi dall’unica decisione

della sua carriera ispirata dal

portafoglio. Sognava la Champions

e non l’aveva trovata, perché

la Uefa gliela sottrasse con

una squalifica ai danni del Metalist

Kharkiv: l’avrebbe abbracciata

più avanti, passando anche

da quella stessa città, quando

nel frattempo era diventato

eroe nerazzurro. Ma nel giorno

in cui firmò il suo primo contratto

con l’Atalanta, nessuno

avrebbe mai chiesto tanto. Percassi,

lui sì, ci aveva creduto: fu

la proprietà a spingere per il suo

acquisto.

Argentina e Catania

Non che fosse uno sconosciuto,

il Papu. Prima dell’esilio ucraino

era già stato protagonista in A

e aveva attirato le attenzioni

delle big: aveva giocato tre anni

a Catania, sotto la guida di Simeone,

Montella e Maran. Aveva

22 anni quando era sbarcato in

Italia, nel 2010, dopo avere conquistato

l’Argentina con la vittoria

del Mondiale Under 20 (con

Aguero, Di Maria e Maxi Moralez)

del 2007, anno in cui regalò

L’esultanza per il gol all’Everton, esordio europeo La tristezza post finale di Coppa Italia, maggio 2019

al piccolo Arsenal Sarandì la

Coppa Sudamericana: i siciliani

lo avevano acquistato dal San

Lorenzo, la squadra cara a Papa

Francesco. Tre anni a Catania,

poi l’Ucraina e il paracadute

Atalanta: stava per iniziare una

nuova storia, la più bella.

Inizio lento

E iniziò lentamente, se è vero

che Gomez impiegò un po’ per

diventare protagonista: si prese

tempo per scrollarsi di dosso gli

acciacchi. Sta di fatto che la prima

presenza arrivò a gara in

corso, il 21 settembre 2014, in

una gara persa in casa con la

Fiorentina, in cui segnò Kurtic,

suo futuro compagno. A causa

di una forma fisica precaria e di

una certa incompatibilità del

suo ruolo con il modulo di Colantuono,

il Papu attese la seconda

parte del campionato per

emergere. Era già salito al timone

Reja, in Atalanta-Empoli 2-2

del 26 aprile 2015, giorno della

sua prima rete: al 43’, lui segnò

l’1-1 e fu un gol da opportunista,

a porta vuota, non certo un manifesto

per uno che le reti si sarebbe

abituato a ricamarle. Tre

gol nelle ultime sette del

2014/15, poi una stagione più

che positiva con Reja, in cui era

diventato inamovibile: partiva

dalla sinistra nel 4-3-3, in zona

Papu, almeno per allora, visto

che ben presto ogni angolo del

campo sarebbe diventato casa

sua. Segnò sette gol, uno dei

quali direttamente da corner.

La svolta

Era già un giocatore da applausi,

Gomez, ma il meglio doveva ancora

venire. La svolta fu nel

2016/17, anno in cui l’Atalanta

–con Gasperini- si abituò a frequentare

l’alta classifica: iniziata

in maniera più che negativa,

la stagione regalò una serie infinita

di soddisfazioni, alla squadra,

che raggiunse il 4° posto e

la qualificazione europea dopo

tempo immemore, e al suo numero

dieci, che divenne leader,

trascinatore, fuoriclasse e bomber.

Non aveva mai raggiunto la

doppia cifra in carriera e quell’anno

si spinse a 16 reti (con la

sua prima tripletta in A, al Genoa),

toccando picchi qualitativi

eccelsi. Nel frattempo era diventato

capitano: Bellini e Raimondi

erano usciti o stavano

uscendo di scena e la fascia andò

a lui, per la prima volta in

un’Atalanta-Torino 2-1 dell’11

settembre 2016, prima vittoria

di Gasp a Bergamo.


L’ECO DI BERGAMO

VENERDÌ 29 GENNAIO 2021

51

Esordio in Champions

l’Atalanta perde 4-0

la prima del girone,

in casa della

Dinamo Zagabria.

2019

18

Settembre

26

Novembre

2019

Prima rete in Champions

dopo un superbo tunnel,

nel 2-0 alla Dinamo

Zagabria,a San Siro.

Due reti in

Lazio-Atalanta 1-4

la prima gli permette

di diventare il miglior

bomber straniero

dell’Atalanta tra tutte

le competizioni,

staccando Denis (a 56).

2020

30

Settembre

4

Ottobre

2020

In Atalanta-Cagliari 5-2,

segna il cinquantesimo gol

in A con l’Atalanta

è il sesto a riuscirci

nella storia.

Il suo secondo gol

in Champions,

in Midtjylland-Atalanta 0-4

il 59° in assoluto

con la maglia nerazzurra

e anche l’ultimo.

2020

21

Ottobre

1

Dicembre

2020

Atalanta-Midtjylland 1-1,

la partita dello strappo

il Papu gioca

nel primo tempo.

Entra nella ripresa

in Juventus-Atalanta 1-1

è l’ultima sua presenza

nerazzurra,

la numero 209 in A

(quinto di sempre)

e 252 in assoluto.

2020

16

Dicembre

Attenti

alla diagonale

Tutto come

previsto

E la lezione

di Icaro

PIETRO SERINA

1

3

4

5

7

8

9

10

11

12

13

Tutti i numeri di Gomez

209

252

50

59

16.663

19.975

99

135

Presenze in A

Presenze totali

Gol in A

Gol totali

Minuti giocati in A

Minuti giocati totali

Partite da capitano in A

Partite da capitano totali

Presenze in A

Gianpaolo Bellini

Stefano Angeleri

Livio Roncoli

Fabrizio Ferron

Alejandro Gomez

Piero Gardoni

Cristiano Doni

Enrico Nova

Valter Bonacina

Glenn Stromberg

Zaccaria Cometti

Luca Cigarini

Alberto Citterio

Gol nelle coppe

europee principali

1 Josip Ilicic

2 Alejandro Gomez

Duvan Zapata

4 Mario Pasalic

Musa Barrow

Eligio Nicolini

7 Hans Hateboer

Robin Gosens

Luis Muriel

Bryan Cristante

Andreas Cornelius

Aldo Cantarutti

Oliviero Garlini

Gol stranieri in A

1 German Denis

2 Paul Rasmussen

3 Leschly Soerensen

4 Alejandro Gomez

5 Duvan Zapata

6 Josip Ilicic

7 Claudio Paul Caniggia

8 Evair

9 Hasse Jeppson

Humberto Maschio

281

281

239

217

209

209

201

199

195

185

178

173

168

10

6

6

4

4

4

3

3

3

3

3

3

3

56

53

52

50

47

39

26

25

22

22

Papu d’Europa

Fu lì che il Papu diventò il Papu,

faccia felice in un’isola felice,

dispensatore di bel calcio ed

emozioni, leader carismatico di

una squadra che si divertiva a

stupire. La storia continuò l’anno

dopo, quando l’Atalanta si

ripresentò in Europa dopo più

di 26 anni e bagnò l’esordio con

un 3-0 all’Everton, a cui prese

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

11

12

13

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

1

2

3

4

6

7

8

10

allenatore

Colantuono

Reja

Gasperini

Stagione Presenze in A Reti in A Presenze totali Reti totali

2014/15

2015/16

2016/17

2017/18

2018/19

2019/20

2020/21

24

34

37

33

35

36

10

3

7

16

6

7

7

4

25

36

39

44

46

46

16

Presenze totali

Gianpaolo Bellini

Valter Bonacina

Stefano Angeleri

Cristiano Doni

Livio Roncoli

Fabrizio Ferron

Glenn Stromberg

Giovanni Vavassori

Severo Cominelli

Vittorio Schiavi

Alejandro Gomez

Piero Gardoni

Francesco Simonetti

Gol in A

3

7

16

9

11

8

5

Cristiano Doni

Adriano Bassetto

German Denis

Paul Rasmussen

Leschly Soerensen

Alejandro Gomez

Duvan Zapata

Josip Ilicic

Enrico Nova

Edmondo Fabbri

435

331

324

323

305

294

273

270

261

256

252

250

243

69

57

56

53

52

50

49

41

34

31

Gol stranieri

tra tutte le competizioni

Alejandro Gomez

Duvan Zapata

German Denis

Paul Rasmussen

Josip Ilicic

Leschly Soerensen

Gedeon Lukacs

Claudio Paul Caniggia

Dino Da Costa

Evair

presenze

14

47

191

59

58

56

53

53

52

33

31

31

30

reti

0

10

49

1

2

4

5

6

7

8

9

11

13

Presenze nelle coppe

europee principali

Alejandro Gomez

Remo Freuler

Hans Hateboer

Marten De Roon

Rafael Toloi

Josè Luis Palomino

Robin Gosens

Andrea Masiello

Josip Ilicic

Duvan Zapata

Mario Pasalic

Domenico Progna

Eligio Nicolini

28

27

27

26

23

22

21

18

17

17

16

16

15

Gol tra tutte le competizioni

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

Cristiano Doni

Severo Cominelli

Alejandro Gomez

Duvan Zapata

Adriano Bassetto

German Denis

Paul Rasmussen

Leschly Soerensen

Josip Ilicic

Marino Magrin

112

62

59

58

57

56

53

52

51

50

parte anche lui, con un golazo da

fuori. Segnò anche al Lione, nel

turno successivo, quando gli avversari

dicevano di non conoscerlo

e lui tatuò il suo nome e

quello dell’Atalanta sulla mappa

del continente: la cavalcata in

Europa League si spense ai sedicesimi,

con il Borussia e i nerazzurri

chiusero il campionato un

po’ più indietro, con Gomez meno

incisivo sotto porta. Il

2018/19 si aprì a luglio e vide

subito naufragare l’euro-avventura

nei preliminari: il 30 agosto

il Copenaghen eliminò l’Atalanta

ai rigori, in uno dei rari momenti

amari per il Papu, che

suggellò con l’errore un rapporto

conflittuale con il dischetto.

Fu quello il suo ultimo penalty.

La stagione continuò però be-

La gioia per la conquista della qualificazione in Champions

Atalanta-Midtjylland, la partita del fattaccio l’1 dicembre 2020

nissimo: il capitano si travestì da

trequartista e l’Atalanta ingranò,

arrivando al terzo posto e

alla qualificazione Champions.

Sempre più su

E, nel 2019/20, la prima esperienza

nella vecchia Coppa dei

Campioni fu esaltante: salpata

con una débâcle (4-0 a Zagabria),

con bravura e fortuna, la

storia si capovolse, fino al doppio

ottavo con il Valencia (4-1 e

4-3) e al maledetto epilogo con

il Psg, ad un tiro di schioppo

dalla semifinale.

L’Atalanta –ancora terza in A

e ai primi sogni scudetto- era

diventata una realtà europea, il

Papu la sua perfetta sintesi. Un

racconto ricominciato nella stagione

in corso con le stesse premesse,

anzi con un incremento

incoraggiante anche in fase realizzativa

per il diez, a segno 4

volte nelle prime tre giornate e

poi alla prima di Champions.

Ironia della sorte, proprio nella

sua coppa preferita, quella che

aveva tanto inseguito e che poi

aveva assestato sul sedile della

normalità, Gomez andò incontro

alla serata dell’1 dicembre,

quella del Midtjylland, la partita

dello strappo.

Nella storia

Il resto è nel burrascoso finale.

Che non cancella quello che

l’Atalanta e Gomez hanno fatto,

insieme, in sei anni e mezzo. I

numeri del Papu dicono tanto:

252 presenze totali, 209 in A, 59

gol totali, 50 in A e 19.975’ sul

campo (fate pure 333 ore, in

pratica due settimane filate) lo

collocano nei primi posti di quasi

tutte le classifiche all time

tinte di nerazzurro. In Europa

è l’atalantino che ha giocato più

(28 gettoni) e il secondo goleador

(6 reti), in assoluto è lo straniero

con più gol (59) e quarto

in A (50). E poi, è terzo per reti

totali con l’Atalanta e sesto in A,

ma anche quinto per presenze

nella massima serie e appena

fuori dalla top ten tra tutte le

competizioni. E, negli anni atalantini,

è stato il miglior assistman

di A, a quota 58. Senza

considerare tutti i record raggiunti

con la squadra. Numeri

che raccontano quanto Gomez

ha fatto con l’Atalanta, nei 2.339

giorni - da ufficializzazione a

ufficializzazione - in cui ha vestito

la maglia nerazzurra: giorni

in cui il piccolo Papu si è riscoperto

gigante.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Dopo 57 giorni la vicenda

si è dunque chiusa

con un finale a sorpresa:

sono tutti felici. E

dediti a reciproci ringraziamenti.

Vien da dire che, a saperlo, ci

si poteva arrivare prima…

Ma dietro la facciata resta la

sostanza, che è quella prevista

già 24 ore dopo i fatti del 1° dicembre,

nell’intervallo di Atalanta-Midtjylland

1-1. Cioè frattura

non ricomponibile tra Gasperini

e Gomez; società che si

sarebbe schierata col tecnico

perché queste sono le regole di

ogni consesso sociale; giocatore

destinato ad andare altrove.

Nell’ordine 20 giorni dopo i

fatti (in mezzo c’era l’Ajax...)

l’Atalanta con due righe nel preambolo

all’elenco dei convocati

con la Roma ha sancito la scelta

di Gasperini . Dopo un’altra settimana

in un’intervista proprio

a questo giornale il presidente

Percassi ha chiuso a ogni possibile

riapertura al Papu («la vicenda

è chiusa. Punto»). E martedì

il percorso si è concluso col

passaggio del Papu al Siviglia.

I risultati sono quattro. La società

è più forte perché agendo

con l’abituale riservatezza ha

mandato un messaggio chiarissimo:

qui le regole della civile

convivenza valgono per tutti e

stanno sopra tutto. La squadra

è più solida e responsabilizzata:

nelle 14 partite giocate dopo Gomez

non ha mai perso. L’allenatore

ha più spazio per inserire i

giocatori sui quali l’Atalanta ha

investito per il futuro (Papu tra

due settimane compirà 33 anni,

auguri). E Gomez è soddisfatto

della soluzione spagnola.

Le lezioni, invece, sono due,

se possibili ancora più chiare.

Primo il bene comune è sempre

più forte dell’interesse del singolo.

Secondo l’umiltà è la prima

prerogativa dei grandissimi. Il

primo tema negli sport di squadra

(nelle realtà sociali) è un

concetto ben conosciuto, ma

non sempre applicato. Il più forte

è campione nella misura in cui

si mette al servizio del gruppo,

perché è sempre il gruppo che

esalta il suo talento. Quando non

succede il gruppo perde. E il singolo

perde con il gruppo.

Ma per applicare il principio

nel quotidiano serve anzitutto

una dose enorme di umiltà. Più

grandi sono le doti, più bisogna

trovare la forza di sentirsi piccoli

come chi ti circonda. Perché

arriva da lì lo slancio per crescere.

E quando non succede il rischio

è di perdere di vista la realtà.

Com’era successo a Icaro.

p.s.: un’ultima (amara) considerazione.

Senza entrare nel tema

delle scelte pedagogiche (anzitutto

per totale incompetenza)

tutti dovremmo ricordarci di

insegnare a figli e nipoti che anche

i calciatori sono esseri umani.

E quindi, come tutti indistintamente,

non esenti da errori.

©RIPRODUZIONE RISERVATA


52

Lo speciale

Ciao Papu/3

L’ECO DI BERGAMO

VENERDÌ 29 GENNAIO 2021

Gomez, che personaggio

La Papu dance, la «sfida»

via post, il saluto da film

Social e non solo. Milioni di followers, da Bergamo alla fama internazionale

Dagli scherzi coi compagni alla «rottura». Fino all’addio, con parole dolci

MATTEO SPINI

Che fenomeno, il Papu.

Non solo sul campo, dove

si è abituato a deliziare il pubblico:

Alejandro Gomez è anche

fenomeno di costume. Cantante

o ballerino, comico o attore,

motivatore o influencer, testimonial

o filantropo: il personaggio

Papu è qualcosa che

straborda, ben oltre i confini

del semplice calciatore. È anche

una superstar, figlia dei nostri

giorni: i social sono stati la

cassa che ha amplificato la personalità

di un uomo poliedrico

e coinvolgente, esaltandone la

simpatia.

Consenso trasversale

Chi non vuole bene al Papu? Al

di là delle incomprensioni del

finale atalantino, proprio nessuno:

in uno sport divisivo come

il calcio, Gomez è una sorta

di passepartout universale. Anche

i più grandi fuoriclasse

mondiali catalizzano le antipatie

di una controparte: fa parte

delle regole del gioco. Solo certi

giganti del passato, forse, non

sono entrati in questo vortice,

anche perché i tempi erano meno

esasperati: Gomez è capace

di raccogliere un consenso

quasi assoluto, grazie a spontaneità

e naturalezza.

E l’Atalanta è diventata

squadra simpatia anche grazie

a lui, capitano coraggioso e sorridente.

Il celebre video della Papu dance, girato con gli «Autogol»

Una delle «parodie» più divertenti tra Papu e Petagna su instagram

Fantacalcio e figurine

Ci sono club che acquistano

giocatori in qualche strano angolo

del mondo in operazioni

di marketing che esulano dall’aspetto

tecnico. L’Atalanta

non ne ha mai avuto bisogno:

nel 2014 aveva ingaggiato un

ottimo calciatore, che con la

sua maglia si sarebbe trasformato

in fenomeno, dentro e

fuori dal campo, e in vero e

proprio brand. I fantacalcisti

di tutta Italia si sono scannati

nelle aste di settembre per assicurarsi

i bonus di Gomez, i naviganti

del web l’hanno idealmente

abbracciato, facendosi

grasse risate sui suoi siparietti

nei video con gli Autogol o nei

post su Instagram.

Non è un caso che sia lui, in

queste settimane, a finire in tv

con lo spot delle figurine Panini,

impegnato in improbabili e

distruttive partite di pallone

tra le mura casalinghe: un paradosso

pensare che la sua foto

sull’album sia già quella di un

ex. In ogni caso, da Nord a Sud,

in Italia ma anche fuori, chiunque

si è concesso un sorriso su

una «Papuata».

Un fotogramma del video di saluto pubblicato da Gomez martedì

Due nazionali

Ogni appassionato di calcio ha

apprezzato il suo futbol bailado

e spensierato: la sua kryponite

è sempre stata solo una, la tristezza,

che l’ha turbato –minandone

il rendimento- nei rari

momenti di difficoltà sul

campo, come quando si era

messo a sbagliare qualche rigore

di troppo. E mezza Italia

aveva tenuto le dita incrociate,

quando Ventura, nel 2016, provò

in ogni modo a convocarlo

in azzurro, salvo infrangere le

speranze contro un regolamento

che non lasciò scappatoie,

per le antiche partite con le

nazionali giovanili argentine.

Il Papu - diventato italiano

qualche mese prima - avrebbe

difeso volentieri il tricolore,

ma non fu certo scontentato

quando entrò nel giro della Seleccion:

dove è rientrato di recente,

con la concreta speranza

di giocarsi la Copa America

2021 e il Mondiale 2022.

Papu Dance

Il Papu è quello dei 2,4 milioni

di follower su Instagram. È

quello dei siparietti social con

Petagna, che hanno fatto sbellicare

tutti, come fossero Stanlio

e Ollio, tra fotomontaggi di locandine

di film e sfottò reciproci,

tra il «nano» e il «gordo»,

vecchi compari d’attacco per

due stagioni. È quello che ha

aperto al mondo le immagini di

teneri momenti familiari con

la sua Linda e i suoi bambini,

Bautista, Costantina e Milo.

È quello del libro a fumetti

rivolto ai più piccoli, che hanno

potuto conoscere la sua storia

di bambino che inseguiva il pallone.

È quello di «Baila como

el Papu», la canzone che diventò

una hit, ispirata alla Papu

Dance per festeggiare i gol (che

fece ballare anche Gasperini):

riciclando il suo commento,

non vincerà il Pallone d’oro, ma

un disco d’oro ce l’ha sulla mensola

di casa.

Cuore d’oro

I proventi del disco andarono

agli Insuperabili, scuola calcio

per ragazzi con disabilità. Cuore

grande, come dimostrato la

scorsa primavera, quando mise

tutto il proprio impegno per

reclutare mezzo mondo calcistico

(dai compagni nerazzurri

fino a grandi campioni come

Van Dijk, Dybala, Modric e

Rakitic) nel progetto da lui lanciato

sul web, «The Biggest Game»,

attraverso il quale raccolse

130mila euro per gli ospedali

attraverso le aste delle maglie.

Era da poco scoppiata la pandemia,

che lo toccò particolarmente:

provato dal dramma

che stava vivendo la sua Bergamo,

lanciava continui messaggi

di responsabilità e attenzione,

da ciò che postava sui social

L’AMICIZIA CON MARADONA

Instagram, i dialoghi con Diego

e quell’ultimo augurio al figlio

Il Pibe e il Papu, storia di

una particolare amicizia

tra due numeri dieci argentini.

Il primo è - con

Pelè - il più grande di sempre:

Diego Armando Maradona,

scomparso da un paio di mesi

ma leggenda perenne del pallone

che rotola. Il secondo è

uno che, come lui, ha calcato i

campi di A contribuendo ai migliori

risultati della propria squadra:

Alejandro Gomez, che da

buon argentino è cresciuto nel

mito del Pibe de Oro. L’ex capitano

dell’Atalanta nacque il 15 febbraio

1988, quando Maradona

giocava in Italia, nel Napoli: il

giorno prima aveva segnato un

gol all’Avellino, ubriacando mezza

squadra. Oggi, Gomez è finito

nel Siviglia, club che fu anche di

Diego, ventotto anni fa.

I due si conoscevano bene e il

web ne ha avuto testimonianza.

Per esempio, tre anni fa, Maradona

dedicò un lungo messaggio su

Facebook al Papu consolandolo

per la mancata convocazione al

Mondiale e cancellando le critiche

piovute dall’Argentina (anche

quelle di Aguero, suo ex genero)

per un fallo sul connazionale

Biglia, ai tempi al Milan. Oppure

a ottobre, El Diez si complimentò

con il suo «discepolo» che aveva

vinto il premio di giocatore del

mese dell’Aic. Diego era solito

commentare le foto dei figli del

Papu, Costantina travestita da

portiere oppure il piccolo Milo,

al quale il 30 ottobre dedicò un

buon compleanno. Era anche un

modo di ricambiare gli auguri

appena ricevuti (inviati dall’ami-

co insieme all’altro figlio Bautista

e poi prendendo parte a un video

con una serie di miti del calcio):

sì, perché il più giovane della famiglia

Gomez è nato lo stesso

giorno del Pibe de Oro. Maradona

se ne andò meno di un mese

dopo e l’ex atalantino lo omaggiò

con uno messaggio su Instagram:

«Oggi è morto anche il calcio».

Si volevano bene, Alejandro e

Diego: c’era stima reciproca. E

non tutti sanno che il loro non

era solo un rapporto social: si

conoscevano da tanto e si erano

incontrati per la prima volta nel

2005, in Venezuela, dove l’ex nerazzurro

difendeva i colori della

Seleccion nel Sudamericano

Under 17. Il Pibe de Oro, due

anni dopo, chiese al Papu la

maglia che aveva indossato

nella finale della Coppa Sudamericana

2007, vinta dal piccolo

Arsenal Sarandì in finale

contro i messicani dell’America,

grazie alla sua doppietta

nel 3-2 dell’andata. In un match

giocato all’Atzeca, il leggendario

stadio di Argentina-

Inghilterra 2-1 dell’‘86, la partita

del gol del secolo e della

mano de dios. L’ennesimo

punto di incontro tra il Papu

e il mito.

Ma. Sp.

Progettiamo e realizziamo l’arredamento

su misura per te e la tua casa

Bonate Sotto (BG) via F.lli Calvi, 9

tel. 035-991036 info@arredamenticapelli.it www.arredamenticapelli.com @arredamenticapelli

Arredamenti Capelli


L’ECO DI BERGAMO

VENERDÌ 29 GENNAIO 2021

53

E a breve

in centro apre

un ristorante

argentino

Le sue attività

Oltre alla palestra «Perform»

alla Malpensata, Gomez sta per

avviare «Boedo», con

specialità del suo Paese

La cittadinanza italiana ricevuta a Palazzo Frizzoni nel maggio 2016 La benemerenza civica di Bergamo consegnata a Gomez dal sindaco Gori a fine 2019

Uno dei tanti post scherzosi tra Gomez e Ilicic

(compreso un tutorial su comportamenti

e distanziamento

recitato dai suoi figli) all’arrabbiatura

con il cronista spagnolo

che lo avvicinò all’atterraggio

a Valencia.

mune: un riconoscimento che

era spettato anche a Doni, successivamente

incorso in situazioni

che ne avevano offuscato

la traccia. Bergamo, sempre

calda e generosa con i suoi eroi

calcistici, lo adottò alla svelta

e l’amore fu subito ricambiato:

Gomez ha più volte ripetuto

che, a fine carriera, rimarrà a

vivere nella sua città d’adozione,

quella dove sono nati due

dei suoi tre figli, Costantina e

Milo.

Coerenza e scivolate

E non erano parole al vento,

perché l’ex capitano è sempre

stato allergico alle frasi precotte

che popolano i manuali dei

L’ultima foto di Gomez con Ilicic

prima della «rottura» tra i due Il post della «rottura», pubblicato da Gomez il 14 dicembre 2020

l’hanno anche tradito. Saltuariamente

in passato (vedi qualche

schermaglia con Spinazzola

che manifestava la voglia di

andare alla Juve), ma soprattutto

nell’ultimo periodo,

quando la situazione con l’Atalanta

era compromessa e gli

utenti del web l’hanno condannato

per il post in cui rivendicava

la necessità di raccontare

la sua verità quando se ne sarebbe

andato.

Quei social che hanno anche

amplificato certi episodi, come

l’inno juventino canticchiato

o la mancata esultanza al gol di

Freuler contro la Signora: leggerezze

che il «tribunale di internet»

ha respinto con reaziocolleghi:

anche nei momenti di

amore incondizionato con i

suoi tifosi, si è sempre rifiutato

di fare promesse e di baciare la

maglia, dicendo che l’amore

per sempre lo riserva solo alla

sua Linda, perché nel calcio

non si sa mai cosa può succedere.

A costo di fare aggrottare il

sopracciglio a chi avrebbe preferito

un atteggiamento un po’

più ruffiano, che però avrebbe

sbriciolato l’incrollabile castello

della coerenza oggi, nel

momento dell’addio.

Papu in alto con il suo calcio

e la sua personalità. E il ruolo

da influencer ritagliatosi sui

social: che hanno contribuito

a creare il personaggio, ma

Bergamasco doc

Bergamo aveva impiegato poco

ad innamorarsi di lui. Intuendone

subito le capacità tecniche

e poi, con il passare del

tempo, facendosi conquistare

dal suo carattere, oltre che dal

suo calcio e dai risultati della

squadra che conduceva sul

campo. Tanto che, nel dicembre

2019, a suggellare quel rapporto

speciale, arrivò la benemerenza

civica offerta dal Coni

intrise anche di eccessi di

cattiveria. Fino ai post con Ilicic

poi cancellati da entrambi

e all’«unfollowing» tra capitano

e parte della squadra.

Sarebbe stato un vero peccato

se il grande personaggio dell’Atalanta

contemporanea se

ne fosse dovuto andare ricoperto

dalla rabbia.

Sempre Instagram, però, ha

regalato il bel «cortometraggio»

di addio di Gomez, intriso

di messaggi d’affetto per Bergamo

e la sua gente, che sembra

avere riconquistato i più irriducibili.

Perché amori così non

finiscono nemmeno dopo la separazione.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

La Bergamo di Gomez è

la città dove l’ex capitano dell’Atalanta

ha trascorso più anni della

sua carriera professionistica e

quella dove ha deciso di restare a

vivere una volta che avrà appeso

le scarpette al chiodo. Anche adesso

che il Papu si è spostato a Siviglia,

la sua casa in centro a Bergamo

resta la base europea: per affetto

e per affari. Perché il fantasista

si è trovato talmente bene da avviare

qui le sue attività imprenditoriali:

nel 2016 ha aperto un centro

medico sportivo e a breve lancerà

un ristorante argentino.

In principio fu Perform: Gomez

era arrivato in città da un paio

d’anni quando decise di tuffarsi

nell’avventura extracampo. Insieme

ad un gruppo di sei soci, comprendente

tra gli altri l’ex preparatore

atletico dell’Atalanta Francesco

Vaccariello (oggi al Frosinone)

e il mental trainer Emanuele Arioli,

ha aperto –in città, in zona Malpensata-

quella che non è una

semplice palestra, ma un centro

medico sportivo all’avanguardia.

Perform, insieme ad altre realtà,

ha anche in mano la gestione del

centro sportivo del Villaggio Sposi.

Nuovissima, invece, l’idea di

aprire - insieme a sua moglie Linda

Raff, architetto - un ristorante,

in pieno centro a Bergamo: il

buongustaio Papu, appassionato

di asado, porterà la cucina argentina

in città, con «Boedo».

Il nome viene dal barrio di Buenos

Aires (città natale di Gomez),

famoso per il tango e per il San

Lorenzo de Almagro, la squadra

del Papa (che è il primo tifoso) e

del Papu (che vestì il rossoblù):

l’apertura è attesa tra qualche mese.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Domani forse sarà già in campo contro l’Eibar

La presentazione

Gomez nella prima uscita

ufficiale: «Ho rifiutato

l’Arabia per restare

nel calcio che mi fa felice»

Papu, il ballerino di Siviglia.

Alejandro Gomez è atterrato

sul pianeta biancorosso: il

presidente Josè Castro, accogliendolo,

ha detto di avere

ascoltato la Papu Dance (e i

montaggi sui social lo mostrano

in ballo con Gomez, Monchi e

Lopetegui) e gli ha riservato parole

d’affetto.

Lui ha già conquistato la città

andalusa e ieri ha suscitato reazioni

entusiaste, con la presentazione

con il suo nuovo club: «È

stato tutto sorprendente: per

me è una nuova avventura, la

mia vita cambia completamente,

ma sono felice», ha detto il

Papu, che si è esibito in qualche

palleggio. L’esordio - con il 24

sulle spalle - sarà probabilmente

in trasferta: domani contro l’Eibar,

squadra dei Paesi Baschi,

Papu Gomez alla presentazione

ufficiale del Siviglia SEVILLA FC

15ª in classifica.

Il Siviglia fu squadra di Maradona,

idolo di Gomez: «Diego ha

giocato qui e tutti gli argentini

sono sempre orgogliosi di indossare

una maglia che è stata sua:

tanti miei connazionali hanno

giocato in questa squadra, è una

bella storia. Anche Banega: è un

complimento il paragone con

lui. Non so se sia destino: in tanti

mi hanno parlato bene del club

e della città, seguo il Siviglia su

Instagram da tempo, per i risultati

e le notizie. Mi piace l’entu-

siasmo della gente: è incredibile

che sia qui». Non sono scelte di

portafoglio quelle del Papu:

«Non mi è mai interessata la

parte economica: per lasciare

Bergamo, ho avuto proposte dall’Arabia

ma ho sempre cercato

il calcio che mi rende felice.

Quando c’è stata l’opportunità

di venire qui, non ho avuto dubbi».

I temi toccano anche l’Atalanta:

«Nelle ultime settimane mi

sono allenato con la seconda

squadra (la Primavera, ndr): sto

bene, mi manca solo il ritmo

partita. In queste stagioni ho

giocato in ogni posizione, dal

centrocampo in su: mediano,

mezzapunta, esterno. Sono a

completa disposizione dell’allenatore.

Oggi i calciatori giocano

più a lungo: prendendoti cura di

te stesso, arrivi fino a 38-39 anni.

La testa è tutto», continua Gomez.

Che si presenta così: «Sono

come mi vedono: cerco di essere

trasparente, dire sempre ciò che

penso, non c’è doppia faccia».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

STUDIO DENTISTICO

DR. BONACINA

Albano Sant’Alessandro (Bg)

RICCARDO BONACINA

Laurea in Odontoiatria

Specialista in Chirurgia Orale

MASSIMO LORENZI

Laurea in Odontoiatria

Perfezionato in Endodonzia

VALERIA MARTINI

Laurea in Odontoiatria

Specialista in Ortodonzia

MATTEO ROSA

Laurea

in Igiene Dentale

Via Papa Giovanni XXIII, 27/7 - T. 347.5250104 Tanti auguri di buone feste dal nostro team!

MONICA SUCCI

Laurea

in Igiene Dentale

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!