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Guy Colwell - INNER CITY ROMANCE

https://www.redstarpress.it/prodotto/inner-city-romance/ La prigione, la vita vissuta nei ghetti americani, il mercimonio del sesso, la black culture e l’attivismo politico radicale. Sono solo alcuni dei temi che Inner City Romance di Guy Colwell annette al territorio del fumetto underground: un luogo talmente reale da spingere chi conosce sulla sua pelle ciò che scrive e che disegna a raccontare l’american dream più come un tentativo di non morire di fame e/o di essere assassinati dalla polizia che come un desiderabile stile di vita offerto a tutti dal grande paese delle opportunità. E a chi dovesse chiedersi quali possano mai essere state le fonti in grado di ispirare l’autore di questa formidabile graphic novel, si può rispondere citando la prigione federale di McNeil Island, il giornale alternativo «San Francisco Good Times» o, nel contesto delle mobilitazioni contro la guerra, gruppi politici dell’estrema sinistra. Con questo si direbbe molto sull’opera di Guy Colwell ma non si direbbe ancora tutto su un autore capace di trasfondere la lacrime e il sangue, le allucinazioni narcotiche e i sogni di rivolta, la dura repressione poliziesca e le stigmate dei pregiudizi legati alle appartenenze di classe oltre che al colore della pelle, su ogni tavola del suo capolavoro.

https://www.redstarpress.it/prodotto/inner-city-romance/

La prigione, la vita vissuta nei ghetti americani, il mercimonio del sesso, la black culture e l’attivismo politico radicale. Sono solo alcuni dei temi che Inner City Romance di Guy Colwell annette al territorio del fumetto underground: un luogo talmente reale da spingere chi conosce sulla sua pelle ciò che scrive e che disegna a raccontare l’american dream più come un tentativo di non morire di fame e/o di essere assassinati dalla polizia che come un desiderabile stile di vita offerto a tutti dal grande paese delle opportunità. E a chi dovesse chiedersi quali possano mai essere state le fonti in grado di ispirare l’autore di questa formidabile graphic novel, si può rispondere citando la prigione federale di McNeil Island, il giornale alternativo «San Francisco Good Times» o, nel contesto delle mobilitazioni contro la guerra, gruppi politici dell’estrema sinistra. Con questo si direbbe molto sull’opera di Guy Colwell ma non si direbbe ancora tutto su un autore capace di trasfondere la lacrime e il sangue, le allucinazioni narcotiche e i sogni di rivolta, la dura repressione poliziesca e le stigmate dei pregiudizi legati alle appartenenze di classe oltre che al colore della pelle, su ogni tavola del suo capolavoro.

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interni inner city 165x240_parte 1.qxp_Layout 1 05/02/21 12:48 Pagina 13

Clean Up (Pulizie), acquerello, 1979. Questo fu il commento di

Colwell su un piccolo triangolo di natura verde che attrasse

immondizia come una calamita. La gente veniva da lontanissimo

a gettare la spazzatura nell’unico posto che non era ancora

ricoperto di cemento. Colwell mise insieme immagini idealistiche

di una possibile azione comunitaria per la riqualifica di

questo posto che stava accanto al suo appartamento di San

Francisco, ma in realtà, spesso andava a pulirlo da solo.

centrato sulle cose importanti – fare una vita semplice,

rimanere in salute e sviluppare la mia arte.

Considerato ciò, un solo quadro non bastava a

contenere l’intera gamma delle situazioni assurde

vissute in quell’anno-diverso-dagli-altri: dovevo

trovare qualcos’altro. Mi serviva una storia, non

solo un’immagine, anche se all’inizio provai a

mettere tutto in un quadro che intitolai Divisadero.

D’altra parte, quando finalmente decisi di fare un

fumetto, misi in scena una storia di uomini che riscoprivano

il mondo dopo il carcere, mettendoci

dentro quegli altri elementi ormai familiari, e uscì

fuori un piccolo libro sui bassifondi che, sono

lieto di poter dire, negli anni continuò a riscuotere

un gran successo tra i lettori, i disegnatori e i recensori,

e forse ha avuto anche una certa influenza

sul movimento del fumetto underground».

Last Gasp stampò quattro edizioni di Inner City

Romance #1 vendendo in totale 50 mila copie.

Colwell iniziò a disegnare Inner City Romance #2

mentre lavorava per il San Francisco Good Times,

un quotidiano che nella pagina dedicata alle strisce

(“Comic Trips”) fece uscire i primi tredici episodi

di Radical Rock. Quando il giornale chiuse, nell’agosto

del 1972, Colwell continuò con la serie

riunendo i vari episodi in un unico libro che Last

Gasp pubblicò alla fine di quello stesso anno. Le

cose cambiavano in fretta negli anni esaltanti in

cui gli editori di fumetto faticavano a soddisfare la

domanda dei lettori.

Il fumetto underground iniziò a mostrare scene

di sesso esplicito e Colwell non ebbe alcuna riserva

nel disegnare maschi e femmine nude che facevano

le loro cose in totale naturalezza. I lettori apprezzavano

quelle scene e il fondatore di Last Gasp, Ron

Turner, fu felice di dargli quello che volevano.

«Ovvio: il sesso vende», ammise Colwell. «A

costo di sembrare cinico, mi chiedo se Last Gasp

avrebbe mai pubblicato un libro come Inner City

Romance #1, se non avesse avuto scene di sesso.

Forse vendevo critica sociale usando il sesso e il

nudo come un venditore di auto. Benché le produzioni

artistiche legate al sesso o all’erotismo

abbiano sempre un carattere frivolo o lascivo, in

quegli anni a cavallo tra il controllo effettivo delle

nascite e l’emergenza dell’AIDS, era più forte la

sensazione che fosse arrivato il momento di liberarsi

dalla vecchia morale che circondava il sesso. Eravamo

convinti che i temi sessuali sviluppati in

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