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Di che cosa discutono i veterinari? Allevamenti intensivi: stato dell’arte. Eva Rigonat

Libertà di stampa, di parole, di pensiero. Concetti sacrosanti e per cui impegnarsi, ogni giorno. Ma ci sono argomenti con i quali il pensiero scientifico non si vuole più misurare. Indietro nel tempo abbiamo dibattuto della superiorità intellettuale degli uomini sulle donne e dei bianchi su tutti gli altri fenotipi umani. Qualcuno sta rispolverando il terrapiattismo. uca Mercalli abbandona l’8 giugno la trasmissione Cartabianca dove il cambiamento climatico non è trattato come una verità scientifica, un dato di fatto, ma come oggetto di dibattito. Le verità scientifiche si fanno strada lentamente, ma quando si fanno strada inequivocabilmente riparlarne diventa una perdita di tempo e una complicità colpevoli.

Libertà di stampa, di parole, di pensiero.
Concetti sacrosanti e per cui impegnarsi, ogni giorno.
Ma ci sono argomenti con i quali il pensiero scientifico non si vuole più misurare.
Indietro nel tempo abbiamo dibattuto della superiorità intellettuale degli uomini sulle donne e dei bianchi su tutti gli altri fenotipi umani. Qualcuno sta rispolverando il terrapiattismo.
uca Mercalli abbandona l’8 giugno la trasmissione Cartabianca dove il cambiamento climatico non è trattato come una verità scientifica, un dato di fatto, ma come oggetto di dibattito.
Le verità scientifiche si fanno strada lentamente, ma quando si fanno strada inequivocabilmente riparlarne diventa una perdita di tempo e una complicità colpevoli.

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Di che cosa discutono i veterinari?

Allevamenti intensivi: stato dell’arte

Autore:

Eva Rigonat, Veterinaria ISDE Modena

evarigonat@gmail.com

Luca Mercalli abbandona l’8 giugno la trasmissione

Cartabianca dove il cambiamento climatico non è trattato come

una verità scientifica, un dato di fatto, ma come oggetto di

dibattito.

Le verità scientifiche si fanno strada lentamente, ma quando si

fanno strada inequivocabilmente riparlarne diventa una perdita

di tempo e una complicità colpevoli.

Libertà di stampa, di parole, di pensiero.

Concetti sacrosanti e per cui impegnarsi, ogni

giorno.

Ma ci sono argomenti con i quali il pensiero

scientifico non si vuole più misurare.

Indietro nel tempo abbiamo dibattuto della

superiorità intellettuale degli uomini sulle

donne e dei bianchi su tutti gli altri fenotipi

umani. Qualcuno sta rispolverando il

terrapiattismo.

Gli allevamenti 1 , principalmente gli intensivi, hanno un

altissimo impatto ambientale 2 , ovunque, e ovunque oltre

all’inquinamento creano danni che è semplicemente disonesto

chiamare “collaterali”.

Eppure, ancora se ne discute.

Il sospetto è che se ne discuta ancora solo per l’imponenza degli

interlocutori.

Lo schiavismo generava ricchezza; sulla superiorità della “razza bianca” si è discusso a lungo.

Mettere un punto fermo sui dati diventa argomentazione programmatica di un impegno. Ogni

evidenza fornita dai dati non può essere rimessa continuamente in discussione.

Ma quando si parla di dati è bene capire che cosa siano.

1

https://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato1740229.pdf

2

Per impatto ambientale si intende, dal punto di vista legislativo, come da DLgs 152/2006 e succ. agg 2 . : effetti significativi, diretti e

indiretti, di un piano, di un programma o di un progetto, sui seguenti fattori:

-popolazione e salute umana;

-biodiversità, con particolare attenzione alle specie e agli habitat protetti in virtù della direttiva 92/43/CEE e della direttiva

2009/147/CE;

-territorio, suolo, acqua, aria e clima;

-beni materiali, patrimonio culturale, paesaggio;

-interazione tra i fattori sopra elencati.


Si potranno consultare ottimi documenti, a cui si rimanda, su come leggere una pubblicazione

scientifica 3 . Altri ottimi sull’uso pratico della scienza in agricoltura 4 .

Si potrà leggere anche, come non tutto ciò che è pubblicato scientificamente sia immune da

inquinamenti 5 . Su questo invece, vista la “letteratura” circolante in merito agli allevamenti intensivi,

sarebbe bene imparare a fare almeno il primo “distinguo” quali lettori su un principio etico richiamato

da tutti coloro che alla scienza chiedono più rigore: l’assenza di un conflitto di interesse almeno di

chi scrive, se non anche di chi pubblica, o la dichiarazione della sua esistenza in premessa alla

pubblicazione.

I dati scientifici ci dicono che gli allevamenti di animali hanno sempre un impatto ambientale, e che

quelli intensivi ce l’hanno importante, e sempre negativo.

Riportano questi dati quali degni di fiducia organismi sovranazionali come la Fao 6 , l’UNEP 7 , l’IPCC 8 ,

la Corte dei Conti europea 9 per citarne alcuni.

In Italia li pubblicano, tra gli altri, facendo ricerca, ISPRA 10 .

Dalla lettura di questi documenti si desume che:

1. Gas climalteranti (CO 2 equivalenti).

Allevamenti responsabili del 18% delle emissioni a livello

mondiale 11 . In Europa grazie alla normativa in vigore tale

valore scende al 7,1% (dati ISPRA)

2. Ammoniaca

94,2% delle emissioni nazionali (Italia) di NH4 provengono dalla

zootecnia 12

NH4 a sua volta è responsabile in parte della formazione di quasi il

20% del particolato sottile PM10

Il PM10 a sua volta è causa di diverse patologie

3

https://portale.fnomceo.it/wp-content/uploads/2018/01/Lettura_critica.pdf - L’evidenza scientifica in medicina, aut. Ivan Cavicchi, ed. Nexus

4

https://transform-italia.it/agricoltura-industriale-dalle-bombe-ai-campi-ovvero-luso-discutibile-della-scienza/

5

https://www.bmj.com/content/348/bmj.g22

6

http://www.fao.org/home/en/ - Livestock's Long Shadow - http://www.fao.org/3/k7930e/k7930e00.pdf -

http://www.fao.org/news/story/it/item/198175/icode/

7

https://www.unep.org/ - https://wwfeu.awsassets.panda.org/downloads/wwf_ndc_food_final_low_res.pdf

8

https://ipccitalia.cmcc.it/i-punti-essenziali-di-climate-change-and-land-il-rapporto-speciale-ipcc/

9

https://www.eca.europa.eu/it/Pages/ecadefault.aspx - https://ec.europa.eu/info/food-farming-fisheries/key-policies/common-agricultural-policy/capglance_it

10

https://www.isprambiente.gov.it/it - https://www.greenpeace.org/italy/storia/4813/gli-allevamenti-intensiviseconda-causa-di-inquinamento-da-polveri-sottili/

10

https://www.isprambiente.gov.it/files2020/eventi/gas-serra/decristofaro.pdf -

https://www.isprambiente.gov.it/it/events/domande-e-risposte/domande-emissioni-in-atmosfera-2020 -

https://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/inventario-nazionale-delle-emissioni-in-atmosfera-1990-2019-informativeinventory-report-2021

- https://www.isprambiente.gov.it/files2021/eventi/emissioni/romano.pdf

11

https://ourworldindata.org/emissions-by-sector

12

https://www.ruminantia.it/wp-content/uploads/2020/04/RAPPORTO-ISPRA-2020.pdf


3. Inquinamento delle acque con deiezioni, antibiotici, ormoni, fertilizzanti, fitofarmaci 13

Anche se l’allevamento non è

direttamente tra le maggiori cause di

inquinamento delle acque superficiali e

profonde non di meno contribuisce al

problema di cui è causa soprattutto

l’agricoltura con insetticidi e pesticidi.

Questo problema si pone con qualsiasi

tipo di allevamento ma il numero di

animali allevati è direttamente

proporzionale all’inquinamento 14 .

Anche pesca e acquacoltura non sono da

tralasciare in questa disamina per i danni

generati agli ecosistemi marini e

acquatici.

4. Consumo di risorse idriche (impronta idrica)15:

Tutti gli animali allevati, con metodo intensivo o meno, consumano risorse idriche.

L’imponenza, tuttavia, della produzione industriale di carne, al netto dell’acqua che ritorna

nell’ambiente, rende comunque insostenibile questo consumo.

5. Consumo di terra, degradazione del suolo, danni alle popolazioni locali

In Europa il 70% delle terre della superficie agricola è destinata ad alimentare allevamenti

sempre più intensivi 16 , con danno alla biodiversità anche per deforestazione, e, nel mondo alle

popolazioni autoctone

13

https://www.fao.org/3/a0701e/a0701e00.htm

14

https://www.isde.it/allevamento-intensivo-e-allevamento-biologico-un-nuovo-position-paper-di-isde/

15

https://progetti.unicatt.it/progetti-piacenza-Agricoltura_Ebook_impronta_idrica_Respighi_pc.pdf

16

https://www.greenpeace.org/static/planet4-italy-stateless/2019/02/47c7205a-report_soldi_in_pasto.pdf


6. Alimentazione animale, ambiente, salute

Sempre dalla FAO 17 ci viene questo ammonimento: “La produzione di mangime e foraggio,

l'applicazione del concime sulle colture, e l'occupazione delle terre dei sistemi estensivi, sono

tra i principali fattori responsabili degli insostenibili carichi di nutrienti, fitofarmaci e

sedimenti nelle risorse d'acqua del pianeta”

7. Biodiversità

“È stato stimato che, per effetto delle attività dell’uomo

che stanno distruggendo gli habitat naturali per

convertirli in terreni agricoli a sfruttamento intensivo, la

varietà di animali e piante è scesa a livelli pericolosi in

oltre la metà delle terre emerse del mondo”. 18

“Un articolo del 2010 sulla rivista scientifica Science

rivela che gli indicatori dei principali fattori di pressione

della biodiversità (la distruzione degli habitat,

l’inquinamento da azoto dei suoli e delle acque, la

diffusione delle specie aliene invasive, i cambiamenti

climatici, il sovra-sfruttamento delle risorse naturali)

hanno mantenuto la loro intensità o l’hanno addirittura

aumentata.” 19

A scala globale, il principale fattore di perdita di

biodiversità animale e vegetale sono la distruzione, la

degradazione e la frammentazione degli habitat, a loro

volta causate:

ü calamità naturali (ad esempio: incendi, eruzioni

vulcaniche, tsunami, alluvioni, ecc.)

ü profondi cambiamenti del territorio condotti ad opera

dell’uomo: la distruzione della foresta tropicale per lasciare

il posto a coltivazioni di soia, canna da zucchero o palma

da olio

ü prelievo di piante o parti di piante per le industrie

farmaceutica o cosmetica

ü distruzione di habitat naturali o semi-naturali, per

costruire aeroporti, centri commerciali, parcheggi,

abitazioni.

ü prelievo di legname, dalla costruzione di miniere,

dighe, strade

A causa della distruzione delle foreste si liberano in

atmosfera enormi quantità di gas-serra, responsabili del

riscaldamento globale. Gli scienziati dell’IPCC ritengono

che circa il 20% dei gas-serra immessi ogni anno

nell’atmosfera derivano dalla distruzione e dalla

17

https://meteo.lcd.lu/globalwarming/FAO/livestocks_long_shadow.pdf

18

https://www.science.org/doi/10.1126/science.aaf2201 -https://www.omeovet.it/index.php/biologico/agricoltura/233-un-nuovo-studioconferma-che-la-perdita-di-biodiversita-e-troppo-alta-a-causa-dell-agricoltura-industriale.html

19

https://www.isprambiente.gov.it/it/attivita/biodiversita/le-domande-piu-frequenti-sulla-biodiversita/quali-sono-le-principali-minacce-allabiodiversita


degradazione delle foreste e degli habitat. Il riscaldamento globale e i conseguenti cambiamenti

climatici sono a loro volta ulteriori fattori di perdita di biodiversità.

Altri fattori sono: i cambiamenti climatici, l’inquinamento, l’introduzione di specie alloctone,

la caccia e pesca eccessive e indiscriminate.

Anche il tema delle coltivazioni OGM per l’alimentazione animale merita particolare attenzione

sia in relazione alla salute umana che alla minaccia per la biodiversità 20 .

8. Rischio di zoonosi 21 :

L’alta concentrazione di animali favorisce lo sviluppo di malattie comprese quelle che dagli

animali possono passare all’uomo (per un elenco delle zoonosi si veda il sito di Epicentro 22

dell’Istituto Superiore di Sanità)

9. Impatto sulle risorse alimentari umane

Per lo sviluppo dell’allevamento intensivo non è più possibile che gli animali si accontentino

del cibo fornito da zone marginali e non coltivabili dall’uomo. È necessario coltivare il cibo per

gli animali su terreni che potrebbero produrre alimenti per l’uomo con un indice di conversione

peraltro assolutamente sfavorevole 23 .

10. concorso nello sviluppo di antibiotico resistenza 24

Le condizioni di vita degli animali negli allevamenti intensivi, che, nell’abbassare il loro

benessere ne abbassano anche le difese immunitarie, richiedono per il mantenimento della loro

salute un alto intervento di medicalizzazione, particolarmente di antibiotici, contribuendo

all’antibiotico-resistenza, trasmissibile all’uomo.

Le grandi argomentazioni a favore della sopravvivenza degli allevamenti intensivi riguardano

principalmente due aspetti: il fabbisogno alimentare attuale e in arrivo e la loro virtuosità in Europa.

In tema di fabbisogno alimentare è bene fare un distinguo tra sano e indotto.

Se ci riferiamo ad un bisogno alimentare sano è tutto da dimostrare che gli allevamenti,

particolarmente intensivi, non biologici, in Europa ad esempio, siano utili 25 . Ma anche a livello

mondiale la FAO sembra mettere in dubbio da tempo ormai questo assunto quando definisce le diete

sostenibili quali sane 26 e sufficienti per alimentare la popolazione mondiale 27 : “Le diete sostenibili

sono diete a basso impatto ambientale che contribuiscono alla sicurezza alimentare e nutrizionale

20

http://www.greenews.info/wp-content/Perch%C3%A9_le_colture_transgeniche_sono_una_minaccia_per_gli_agricoltori.pdf

21

https://www.alimenti-salute.it/notizia/che-cosa-sono-malattia-zoonotiche

https://www.unep.org/resources/report/preventing-future-zoonotic-disease-outbreaks-protecting-environment-animals-and

https://www.isprambiente.gov.it/it/attivita/biodiversita/lispra-e-la-biodiversita/articoli/i-nessi-tra-pandemie-e-declino-della-biodiversita-in-unrapporto-ipbes

https://www.anmvioggi.it/rubriche/europa/71032-sanita-animale-e-zoonosi-dalla-ue-finanziamenti-per-4-2-miliardi.html

https://www.alimenti-salute.it/rassegna-stampa/zoonosi-definizione-sconosciuta-per-l80-italiani

https://www.anmvioggi.it/in-evidenza/71305-zoonosis-day-onu-7-tendenze-10-raccomandazioni.html

https://translate.google.com/translate?hl=it&sl=en&tl=it&u=https://www.ecdc.europa.eu/en/publications-data/european-union-one-health-2019-

zoonoses-report

22

https://www.epicentro.iss.it/index/Zoonosi

23

HePCE: è l’indice di conversione ottenuto dividendo il peso di proteina edibile per l’uomo della carne, per il peso della proteina edibile per l’uomo

dell’alimento consumato dall’animale per produrla-Secondo Wiedemann et al. (2015):

https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0959652617305139

ICA: Misura la quantità di mangime, espressa in chilogrammi, necessaria per l'accrescimento di un chilogrammo di peso vivo dell'animale

https://www.waterandfoodsecurity.org/scheda.php?id=41

24 https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2660_allegato.pdf

24

https://www.efsa.europa.eu/it/news/antimicrobial-resistance-and-food-production-environment-sources-and-control-options

25

https://www.cambialaterra.it/2021/07/per-sfamare-leuropa-ci-vuole-ilbio/?utm_source=Newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=NewsletterCLT

https://www.cell.com/one-earth/pdfExtended/S2590-3322(21)00289-X

26

https://marketingsociale.net/wp-content/uploads/2020/03/1-alimentazione-sana-e-sostenibile.pdf

27

http://www.fao.org/ag/humannutrition/25918-0f89629169d179b29a284d08802cf9e89.pdf


nonché a una vita sana per le generazioni presenti e future. Le diete sostenibili concorrono alla

protezione e al rispetto della biodiversità e degli ecosistemi, sono accettabili culturalmente,

economicamente eque ed accessibili, adeguate, sicure e sane sotto il profilo nutrizionale e,

contemporaneamente, ottimizzano le risorse naturali e umane”. 28

Riguardo al virtuosismo delle aziende europee è di tutta evidenza che grazie ad una cultura come

quella mediterranea in cui la condivisione del cibo è un momento di alta convivialità e aggregazione

sociale di qualità, vi sia un’alta presenza non solo di imprenditoria consapevole ed etica ma anche di

popolazioni attente e legislatori stimolati che hanno indirizzato l’Europa facendone un continente

all’avanguardia 29 . Non di meno molto resta da fare per non precipitare nel baratro e questo molto non

si può fare difendendo gli allevamenti intensivi e contando solo su agricoltura e zootecnia di

precisione 30 atte a mitigare il problema ma non a risolverlo come evidenziato dalle innumerevoli

pubblicazioni scientifiche e di innovazione tecnica che non avrebbero motivo di pubblicazione per

un problema che non sussistesse.

Concludendo, sembra di tutta evidenza che la discussione debba vertere sul come attuare la

transizione.

E i veterinari?

Dove stanno? Cosa pensano? Cosa sanno? Dove ne parlano? Dove si informano? In che direzione

vanno? Cosa suggeriscono ai loro clienti? Che formazione ricevono per affrontare il futuro, guidare

i produttori, essere parte attiva del cambiamento? Quanto sanno dei loro destini economici futuri e

delle competenze da acquisire, fin da oggi?

Professione intellettuale con riserva di attività a tutela della salute umana e planetaria sembrano meri

esecutori delle decisioni altrui con nemmeno una voce analitica e proponente.

28

Si consiglia la visione del convegno Cibo sano, equo e sostenibile per il 2030: https://www.youtube.com/watch?v=HoZ7PKulhaM

29

L’Etica e il Commercio: 30 giorni, giugno 2016 p. 5 https://www.trentagiorni.it/files/numeriCompleti/2016_06.pdf

30

https://www.bigdata4innovation.it/news/zootecnia-e-big-data-ecco-lallevamento-che-resiste-ai-cambiamenti-climatici/

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