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Relazione sulle attività_Unindustria_2021

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Angelo Camilli

Presidente

Il 2021 è stato l’anno della speranza e dell’orgoglio per le nostre imprese.

La speranza dei vaccini e della scienza. Dopo la seconda ondata, infatti,

la terza fase della pandemia Covid, oltre ai tanti nuovi sacrifici richiesti

ai cittadini e alle aziende, è coincisa con la grande accelerazione

della campagna vaccinale che ha ridato fiducia e slancio alla società

e alla ripresa economica. L’emergenza sanitaria non era alle spalle, le

vittime erano purtroppo ancora numerose, ma la strada da seguire è

apparsa finalmente chiara e la convivenza con il virus una realtà molto

più accettabile. Una menzione speciale, in questo ambito, va proprio

alla nostra regione che si è contraddistinta sia per i numeri e per le prestazioni

sempre ottimi nelle vaccinazioni, ma anche per il protagonismo

dell’industria farmaceutica nello scenario produttivo.

La speranza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che ha ben

definito tutte le risorse disponibili e gli obiettivi attesi. Sin dal mio insediamento

alla Presidenza, ho sempre sottolineato la funzione del PNRR

per misurare le reali ambizioni di cambiamento e di sviluppo del nostro

Paese: non si tratta, infatti, semplicemente di una questione di risorse

ingenti, ma di un’occasione unica per invertire la rotta di un Paese con

troppi divari, poco capace di progettare e rispettare tempi e obiettivi delle

proprie strategie di crescita.

L’orgoglio, invece, riguarda innanzitutto il ruolo decisivo delle imprese

nella ripresa avviatasi con vigore lo scorso anno. L’economia italiana

nel 2021 ha fatto registrare un andamento davvero positivo, che molti ritenevano

impossibile perfino pochi mesi orsono. E ciò è avvenuto ancor

prima della partenza e delle positive ricadute attese del PNRR, che sarà

una partita che riguarderà essenzialmente il 2022 e gli anni successivi.

Si è poi delineata, per la prima volta, una forbice positiva tra il nostro

Paese e il nostro tradizionale metro di confronto, la Germania. L’Italia,

infatti, ha viaggiato ad una velocità più elevata dei tedeschi soprattutto

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