Critically Appraiced Topic - RIAP
Critically Appraiced Topic - RIAP
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La Commissione<br />
Il montelukast nel trattamento<br />
della rinite allergica<br />
Un <strong>Critically</strong> <strong>Appraiced</strong> <strong>Topic</strong> (CAT)<br />
Scenario clinico<br />
Raffaele è un simpatico ragazzo di 9 anni, frequenta<br />
la scuola elementare. Non è che sia molto... contento<br />
(come direbbe Edoardo Bennato) all’arrivo della<br />
primavera. Infatti soffre di rinite allergica stagionale<br />
(persistente moderata-grave), i genitori arrivano nel<br />
mio studio per la scorta degli immancabili farmaci<br />
antistaminici e steroidi inalatori nasali.<br />
L’altro giorno ho ricevuto la visita di un informatore<br />
farmaceutico che mi ha illustrato la possibilità di usare<br />
gli anti-leucotrienici, in particolare il montelukast,<br />
nella seasonal allergic rhinitis. Me ne ha decantato l’efficacia<br />
e la potenza e mi ha proposto di “cominciare a<br />
farmi una certa esperienza in qualche caso di SAR al posto<br />
dei soliti farmaci”. Mi ha detto proprio così.<br />
Questi farmaci costano un po’ e quindi, perché ciò sia<br />
compensato e farmi cambiare la mia solita prescrizione<br />
“stagionale”, mi piacerebbe che potessero ridurre i<br />
sintomi della rinite di Raffaele (sia diurni che notturni)<br />
diciamo del 50% rispetto alla terapia solita, forse<br />
è però pretendere un po’ troppo. Allora, mi accontenterei<br />
di sapere intanto se il montelukast è veramente<br />
efficace (più del placebo insomma) e, se sì, se lo è<br />
tanto da poter costituire una alternativa, anche solo<br />
temporanea, ai due classici farmaci che qualche effetto<br />
avverso ogni tanto potrebbero darlo. Affronto<br />
quindi le fatiche di un <strong>Critically</strong> <strong>Appraiced</strong> <strong>Topic</strong><br />
(CAT), chiedendo aiuto agli amici della Commissione<br />
Rinocongiuntivite, cominciamo proprio dal …<br />
Quesito Clinico Strutturato (PICI)<br />
1. In bambini affetti da rinite allergica stagionale o<br />
perenne (Popolazione) la somministrazione di antagonisti<br />
dei leucotrieni (Intervento) rispetto alla<br />
terapia con antistaminici o steroidi nasali (Con-<br />
A cura della Commissione Rinocongiuntivite<br />
Coordinatore: Giuseppe Pingitore<br />
Componenti: Sergio Arrigoni, Gabriele Di Lorenzo, Gian Luigi Marseglia, Neri Pucci, Giovanni Simeone, Anna Maria Zicari<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
16<br />
fronto), migliora la sintomatologia soggettiva (Indicatore<br />
di esito) ?<br />
2. Ovvero in bambini con rinite allergica stagionale<br />
(Popolazione) l’aggiunta dei farmaci antileucotrienici<br />
ai farmaci antistaminici (Intervento), rispetto<br />
all’uso dei soli farmaci antistaminici e/o dei<br />
soli steroidi nasali (Confronto), migliora la sintomatologia<br />
soggettiva (Indicatore di esito)?<br />
Poche informazioni di fondo<br />
Il trattamento della rinite allergica si avvale, accanto a<br />
misure atte a ridurre l’esposizione allergene (qualora<br />
possibile), di presidi farmacologici. Questi sono rappresentati<br />
fondamentalmente dai farmaci:<br />
• anti-istaminici che antagonizzano gli effetti dell'istamina<br />
mediante un'azione di tipo competitivo<br />
e reversibile a livello dei recettori H1;<br />
• corticosteroidi topici nasali che, grazie alla loro attività<br />
antinfiammatoria, hanno la capacità di sopprimere<br />
simultaneamente a più livelli la flogosi allergica;<br />
• anti-leucotrienici, che antagonizzano l’ azione dei<br />
leucotrieni, mediatori endogeni dell' infiammazione<br />
e giocano un ruolo importante nelle malattie<br />
allergiche delle vie respiratorie stimolando la<br />
broncocostrizione, la produzione di muco, l'edema<br />
delle mucose, l'infiltrazione da parte degli eosinofili<br />
e delle cellule dendritiche. I leucotrieni<br />
giocano un ruolo importante nell'ostruzione nasale,<br />
mentre la loro influenza sulla rinorrea è molto<br />
modesta e quella sul prurito e sulla starnutazione<br />
quasi nulla.<br />
Il montelukast per i pazienti >12 anni è disponibile<br />
in compresse da 10 mg , nei bambini dai 6 ai 12 anni<br />
è presente sotto forma di compresse da 4 e 5 mg<br />
masticabili. L'utilizzo di tale farmaco è stato esteso a
Tab. I.<br />
Autore, data Popolazione e Intervento<br />
Wilson AM et al.,<br />
2004<br />
Esiti Risultati<br />
primario:<br />
punteggio che valuta i<br />
sintomi nasali diurni e/<br />
o notturni;<br />
secondario:<br />
score ottenuto da un<br />
questionario standard<br />
bambini dai 6 mesi di vita ed è disponibile in bustine<br />
granulate da 4 mg. In Italia, secondo la recente revisione<br />
della scheda tecnica del montelukast, tale farmaco<br />
(con nota 82) è approvato per la terapia della<br />
rinite allergica stagionale solo in soggetti > di 15 anni<br />
con asma concomitante, per la quale vi è indicazione<br />
all'uso dell'anti-leucotrienico. In effetti, non è esattamente<br />
il caso di Raffaele, ma la nostra curiosità ha la<br />
meglio, andiamo avanti.<br />
Strategia di Ricerca<br />
Cerchiamo prima delle sintesi di evidenze, sono comode,<br />
diamo un’ occhiata al database della Cochrane<br />
Library ma non vi sono, alla data della nostra ricerca<br />
(18 Luglio 2007), revisioni sistematiche (RS) sull’argomento.<br />
Ci rivolgiamo allora alla banca dati Medline,<br />
usando Pubmed Real Time, una simpatica utility messa<br />
a punto dal Coordinatore della nostra Commissione:<br />
riesco a reperire 75 citazioni, la stringa completa della<br />
ricerca la allego alla fine dell’ articolo), giudico perti-<br />
La Commissione<br />
La revisione sistematica comprende 11 Studi Clinici Randomizzati (SCR) per un totale di 4.210<br />
pazienti, non è descritta una popolazione pediatrica. Vengono comparati gli anti-leucotrienici<br />
(10 studi con il montelukast, 1 studio piccolo con lo zafirlukast) vs. placebo o vs. antistaminici e<br />
steroidi nasali. La durata della terapia oscilla tra 2 settimane e 50 giorni.<br />
Antileucotrieni (aLT) vs. placebo:<br />
Migliorano i sintomi nasali del 5% (Intervallo di Confidenza, IC, 95% = 3-7%) rispetto al placebo,<br />
molti studi hanno uno score di Jadad basso. Nei riguardi dello score realizzato nel RQLQ migliorano<br />
la qualità della vita di 0,3 U rispetto al placebo senza poter vedere in dettaglio quale sintomo<br />
sia in realtà migliorato.<br />
aLT vs. steroidi nasali<br />
Vi sono 4 studi nei quali gli steroidi nasali migliorano i sintomi nasali del 12% in più rispetto agli<br />
aLT. Gli studi sono comunque eterogenei come metodologia e hanno valutato quattro differenti<br />
molecole con potenza differente. Nessuno degli studi ha valutato la qualità della vita.<br />
aLT + antistaminici vs. steroidi nasali<br />
La terapia associata (antiLT +antistaminico) riduce i sintomi della rinite del 3-4% in più rispetto<br />
all’uso del solo aLT o del solo antistamico (3 SCR). Tale differenza tuttavia non appare significativa<br />
riguardo al punteggio che valuta la qualità della vita. Non sono rilevabili differenze significative<br />
tra l’uso di uno steroide nasale da solo vs. la terapia combinata aLT più antistaminico orale<br />
per ciò che riguarda i sintomi nasali<br />
Note<br />
• 4 degli otto studi che valutano il montelukast vs. un placebo sono sponsorizzati dalle aziende farmaceutiche e tali studi comprendono ben il<br />
90% del campione della popolazione in studio<br />
• Tutti gli studi riguardano pazienti con rinite allergica stagionale, pertanto le conclusioni potrebbero non essere applicabili ai pazienti con<br />
rinite allergica perenne.<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
17<br />
nenti per la mia ricerca 3 RS e 4 studi primari 1-7 . Li sintetizziamo<br />
di seguito.<br />
Wilson et al., Am J Med 2004 1<br />
L’ esito primario di questa RS è stato quello di valutare<br />
i sintomi nasali (daytime nasal syntoms) attraverso<br />
un punteggio, calcolato dal paziente giornalmente,<br />
che teneva conto della presenza di rinorrea, starnutazioni,<br />
prurito e ostruzione nasale. Il punteggio veniva<br />
espresso come percentuale del punteggio massimo,<br />
più elevato era il punteggio registrato, peggiore era<br />
il controllo dei sintomi. L’ esito secondario riguardava<br />
la qualità di vita misurata attraverso il questionarrio<br />
Standard rhinoconjuntivitis quality of life (RQLQ), che<br />
prende in considerazione 7 parametri riguardanti<br />
eventuali disturbi del sonno, la presenza o l’ assenza<br />
di sintomi nasali e/o oculari, lo svolgimento più o meno<br />
regolari delle normali attività quotidiane. Esaminiamo<br />
attraverso l’uso di una tabella riassuntiva (Tabella<br />
I) i risultati di questa RS.
Tab. II.<br />
Autore, data Popolazione<br />
Rodrigo et al., Ann Allergy Asthma<br />
Immunol 2006 2<br />
La RS comprende SCR pubblicati entro il 2005, la popolazione<br />
era composta da giovani dai 15 anni in su<br />
con rinite allergica stagionale (SAR). L’ esito primario<br />
considerato è stato la sintomatologia nasale sia diurna<br />
che notturna, i sintomi oculari, e la qualita della<br />
vita. Gli esiti secondari sono stati rappresentati dalla<br />
registrazione dal flusso nasale inspiratorio e dalla rinomanometria.<br />
I trattamenti duravano dalle 2 alle 4 settimane. I risultati<br />
della RS di Rodrigo et al sono riassunti nella<br />
Tabella II.<br />
La Commissione<br />
Rodrigo G et al., 2006 Pazienti di età >18 anni con SAR per un totale di 6.260 persone.<br />
La RS comprende 17 SCR: 16 studi hanno valutano il montelukast al dosaggio 10 mg<br />
e uno lo zafirlukast 20 mg. Gli aLT vengono valutati vs. placebo o verso antistaminici<br />
e steroidi nasali. La durata del trattamento è di 2-4 settimane.<br />
Esiti Risultati<br />
primario:<br />
sintomi nasali sia diurni<br />
che notturni<br />
secondario:<br />
misurazione del flusso nasale inspiratorio<br />
e della rinomanometria<br />
aLT vs. placebo<br />
8 SCR valutano gli ALT vs. placebo. I risultati sono i seguenti: gli aLT riducono significativamente<br />
i sintomi diurni e notturni e i sintomi oculari, e producono un miglioramento<br />
maggiore rispetto al placebo nello punteggio relativo alla valutazione della<br />
qualità di vita<br />
aLT vs. antistaminici<br />
6 SCR valutano questo confronto: 5 usano loratadina e 1 cetirizina come antistaminico.<br />
Non si evidenzia alcuna differenza nei sintomi nasali diurni, notturni e oculari e<br />
nel punteggio relativo alla valutazione della qualità di vita<br />
aLT vs. steroidi nasali<br />
3 SCR disponibili, solo due però riportano i punteggi per i sintomi giornalieri e notturni<br />
nasali. Gli steroidi nasali (fluticasone) riducono in misura maggiore i sintomi<br />
nasali notturni e diurni rispetto agli aLT<br />
aLT + antistaminici vs. antistaminici da soli<br />
5 SCR hanno valutato questo confronto. Due studi hanno valutato montelukast + loratadina<br />
vs loratadina, 1 studio montelukast + loratadina vs. fexofenadina, e 1 montelukast<br />
+ cetirizina vs. cetirizina da sola. Le informazioni sono insufficienti per valutare<br />
i sintomi nasali e la qualità della vita. La terapia associata produce un miglioramento<br />
dei sintomi oculari rispetto alla monoterapia.<br />
aLT + antistaminici vs. steroidi nasali<br />
Viene riportata una migliore riduzione dei sintomi di congestione nasale da parte<br />
degli steroidi. Non vi sono informazioni sufficienti per altre valutazioni come l’uso<br />
degli antileucotrieni orali + antistaminici vs. steroidi nasali + antistaminici orali.<br />
Punti di debolezza • 10 SCR con Jadad score ≤ 3 (segno di qualità metodologica non sufficiente)<br />
• non vi è una popolazione pediatrica<br />
• tutti gli studi riguardano pazienti con SAR<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
18<br />
Grainger et al., Clin Otolaryngol 2006 3<br />
Gli Autori, nei criteri di inclusione della loro RS, affermano<br />
di voler prendere in considerazione solo studi<br />
che siano in lingua inglese, vengono esclusi studi<br />
pertinenti l’età pediatrica e studi che confrontino<br />
il montelukast con farmaci non usati in Gran Bretagna.<br />
I risultati finali, in ogni caso, non sono dissimili<br />
da quanto emerso nelle RS precedenti.<br />
Gli studi primari<br />
Nella Tabella III abbiamo sintetizzato gli studi primari 4-7 ,<br />
pubblicati negli ultimi 3 anni, che abbiano valutato l’uti-
Tab. III.<br />
La Commissione<br />
Autore, data Popolazione e Intervento Outcome Risultati<br />
Hsieh JC, 2004 60 pazienti tra 6 e 12 anni con<br />
rinite allergica perenne<br />
Intervento: montelukast 5 mg<br />
vs. cetirizina 10 mg vs. placebo<br />
per 12 settimane<br />
Chen ST, 2006 60 bambini tra 2 e 6 anni con rinite<br />
allergica perenne<br />
Keskin, 2006 50 bambini con rinite allergica<br />
stagionale e sensibilizzazione a<br />
pollini.<br />
Intervento: montelukast 5 mg +<br />
loratadina 10 mg vs. placebo<br />
Razi C, 2006 57 bambini di età compresa tra<br />
7 e 14 anni con SAR.<br />
SCR in doppio cieco a gruppi<br />
paralleli.<br />
Dopo una settimana di run-in<br />
viene effettuata una terapia di<br />
2 settimane con montelukast 5<br />
mg die o placebo.<br />
lizzo del montelukast nella cura della RA in età pediatrica<br />
e che non siano già stati inclusi in nessuna delle RS<br />
finora analizzate.<br />
Risoluzione dello Scenario<br />
Ci sa tanto che anche quest’anno Raffaele dovra’ sopportare<br />
la “solita prescrizione” di farmaci antistaminici<br />
per os e steroidi nasali. Le evidenze scientifiche fino<br />
ad ora esaminate, seppure con alcuni limiti metodologici,<br />
confortano questa decisione. E ci sono anche<br />
altre considerazioni, per esempio riguardo i costi<br />
e la rimborsabilità. Il montelukast compresse da 5 mg<br />
Valutazione dei sintomi<br />
mediante punteggio per<br />
la qualità della vita, inoltre<br />
picco espiratorio nasale<br />
e conta eosinofili nel<br />
muco<br />
Valutazione di un punteggio<br />
per la qualità della vita<br />
e dei sintomi, conteggio<br />
di eosinofili circolanti,<br />
degli eosinofili nel muco<br />
nasale e delle resistenza<br />
delle vie aeree<br />
Valutazione della reazione<br />
infiammatoria dopo<br />
test di provocazione nasale<br />
con allergene a 15 minuti<br />
e a 4 ore<br />
Valutare il ruolo del montelukast<br />
sui sintomi, sul livello<br />
dell’eNO, sulla conta<br />
degli eosinofili periferici<br />
nei bambini con SAR, durante<br />
la stagione pollinica<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
19<br />
La cetirizina migliora la rinorrea, la congestione<br />
nasale, gli starnuti più del<br />
montelukast (p di 15 anni con SAR e asma concomitante, pertanto<br />
la famiglia di Raffaele lo dovrebbe pagare di tasca<br />
propria. Una confezione di antistaminico da 10 mg,<br />
20 compresse costa un po’ più di 9 euro, prescrivibile<br />
con nota 89. Una confezione di steroide nasale da<br />
60 dosi costa 15 euro, non rimborsabili però dal SSN.<br />
Quello che ci risulta strano, in questa ricerca, è come<br />
mai una classe di farmaci (gli steroidi somministrati<br />
per via nasale) di provata efficacia nella SAR, alla luce<br />
delle diverse RS finora prodotte, non venga ritenuta<br />
rimborsabile dal nostro SSN, mistero. Raffele in fin dei
conti è un ragazzo diligente, i farmaci li prende senza<br />
tante storie e non ha avuto finora effetti collaterali di<br />
rilievo, vedremo in futuro.<br />
Clinical Bottom Lines<br />
• Esistono evidenze che dimostrano che l’ aLT nella<br />
terapia della SAR è più efficace del placebo<br />
• Non sono riportati effetti avversi significativi negli<br />
SCR considerati per terapie di durata tra le 2 e le 6<br />
settimane<br />
• Non esistono evidenze che dimostrino un effetto<br />
superiore degli aLT nei riguardi degli antistaminici<br />
per il miglioramento dei sintomi della SAR<br />
• L'uso concomitante di aLT e antistaminico migliora<br />
il punteggio dei sintomi allergici nasali rispetto<br />
al placebo (Number Needed to Treat, NNT=3)<br />
Bibliografia<br />
1 Wilson AM, O’Byrne PM, Parameswaran K. Leukotriene receptor<br />
antagonists for allergic rhinitis: a systematic review<br />
and meta-analysis. Am J Med 2004; 116: 338-44.<br />
2 Rodrigo GJ, Yanez A. The role of antileukotriene therapy<br />
in seasonal allergic rhinitis: a systematic review of randomized<br />
trials. Ann Allergy Asthma Immunol 2006; 96:<br />
779-86.<br />
3 Grainger J, Drake-Lee A. Montelukast in allergic rhinitis:<br />
a systematic review and meta-analysis. Clin Otolaryngol<br />
2006; 31: 360-7.<br />
4 Hsieh JC, Lue HL, Lai DS, Sun HL, Lin YH. Comparison<br />
of cetirizine and montelukast for treating childhood pe-<br />
La Commissione<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
20<br />
• L'uso degli aLT associati ad antistaminici non migliora<br />
il punteggio dei sintomi della rinite, rispetto<br />
all' uso separato dei singoli farmaci<br />
• Gli steroidi nasali permettono di ottenere un<br />
maggiore beneficio nei riguardi della sintomatologia<br />
rinitica (composite nasal symptoms scores)<br />
sia diurna che notturna rispetto all'uso degli aLT<br />
Stringa di ricerca Pubmed<br />
(allergic[All Fields] AND (“rhinitis”[MeSH Terms] OR<br />
rhinitis[Text Word])) AND (“montelukast”[Substance<br />
Name] OR montelukast[Text Word]) OR<br />
((“leukotrienes”[TIAB] NOT Medline[SB]) OR<br />
leukotrienes”[MeSH Terms] OR leukotriene[Text Word]))<br />
AND (“2002/06/28”[PDat] : “2007/06/26”[PDat] AND<br />
humans”[MeSH Terms] AND (“infant”[MeSH Terms] OR<br />
“child”[MeSH Terms] OR “adolescent”[MeSH Terms]))<br />
rennial allergic rhinitis. Pediatr Asthma Allergy Immunol<br />
2004; 17: 59-69.<br />
5 Chen ST, Lu KH, Sun HL, Chang WT, Lue KH, Chou MC.<br />
Randomized placebo-controlled trial comparing montelukast<br />
and cetirizine for treating perennial allergic rhinitis<br />
in children aged 2-6 yr. Pediatr Allergy Immunol 2006;<br />
17:49-54.<br />
6 Keskin O, Alyamac E, Tuncer A, Dogan C, Adalioglu G,<br />
Sekerel BE. Do the leukotriene receptor antagonists work<br />
in children with grass pollen-induced allergic rhinitis?<br />
Pediatr Allergy Immunol. 2006; 17: 259-68.<br />
7 Razi C, Bakirtas A, Harmanci K, Turktas I, Erbas D. Effect of<br />
montelukast on symptoms and exhaled nitric oxide levels<br />
in 7- to 14-year-old children with seasonal allergic rhinitis.<br />
Ann Allergy Asthma Immunol 2006; 97: 767-74.<br />
Caprarola da Palazzo Farnese - Stefano Miceli Sopo Palazzo Farnese da Caprarola - Stefano Miceli Sopo
La Commissione<br />
Perché devo adoperare un<br />
antistaminico per via orale invece che<br />
uno spray nasale al cortisone nella rinite<br />
allergica intermittente lieve?<br />
Il quesito che dà il titolo, apparentemente banale<br />
e dalla risposta scontata, aveva suscitato un vivace<br />
scambio di opinioni tra gli iscritti alla mailing list dell’ApPAL<br />
(www.apalweb.it). Tra le risposte arrivate ve<br />
ne sottoponiamo alcune:<br />
1. Per la sua maggiore rapidità di azione, il cortisone<br />
spray impiega giorni prima di essere efficace.<br />
2. Perché il cortisone spray è a carico del paziente e<br />
sui sintomi “istaminici” l’antistaminico è efficace.<br />
3. Se prevale la componente ostruttiva adopero il<br />
cortisone spray e se prevalgono le componenti irritativi<br />
e secretiva l’antistaminico;<br />
4. Non adopero gli antistaminici nella terapia della<br />
rinite allergica, il cortisone spray è più efficace.<br />
5. Li associo a volte, se il prurito è dominante, non<br />
adopero l’antistaminico da solo.<br />
6. Li associo sempre.<br />
7. Adopero l’antistaminico se è presente anche congiuntivite.<br />
8. Riservo gli steroidi ai casi più severi.<br />
9. Adopero l’antistaminico in caso di sintomi rari e<br />
saltuari, salvo che in caso di ipersensibilità a questo<br />
farmaco.<br />
La domanda, come dicevamo, può sembrare banale,<br />
ma tra le righe sottintende delle sottili valutazioni<br />
che tenteremo di approfondire, cominciando da una<br />
classica pietra miliare. Gli autorevoli esperti che hanno<br />
approntato le Linee Guida ARIA (Allergic Rinithis<br />
and its Impact on Asthma), nel 2006 hanno partorito<br />
un dettagliato update sul trattamento farmacologico<br />
1 , chi meglio di loro? In questo documento vengono<br />
elencate le proprietà ideali che antistaminici orali<br />
e steroidi topici nasali dovrebbero possedere. L’antistaminico<br />
ideale dovrebbe, fra l’altro, “possedere rapida<br />
insorgenza d’azione, per dare immediati ed evidenti<br />
benefici clinici e permetterne l’uso anche al bi-<br />
A cura della Commissione Rinocongiuntivite<br />
Coordinatore: Giuseppe Pingitore<br />
Componenti: Sergio Arrigoni, Gabriele Di Lorenzo, Gian Luigi Marseglia, Neri Pucci, Giovanni Simeone, Anna Maria Zicari<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
21<br />
sogno”. Lo steroide topico ideale dovrebbe, fra l’altro,<br />
“essere valutato in ulteriori studi per essere proposto<br />
in un impiego al bisogno”.<br />
Va bene… questo per il futuro. Ma le evidenze scientifiche<br />
su cui basare la nostra scelta oggi?<br />
Scopriamo che nelle conclusioni i livelli di evidenza si<br />
riferiscono ancora a rinite stagionale e perenne, con<br />
qualche indicazione, per estensione, alla persistente,<br />
di intermittente non si parla (Tab. I). Gli autori ci lasciano<br />
dunque senza risposta, auspicando la messa<br />
in opera di nuovi lavori utilizzando la nuova classificazione<br />
ARIA (che contempla, appunto, la suddivisione<br />
in intermittente e persistente, e per ciascuna delle<br />
due, in lieve, moderata e grave). Non ci perdiamo<br />
d’animo e cerchiamo di costruire un <strong>Critically</strong> <strong>Appraiced</strong><br />
<strong>Topic</strong> (CAT).<br />
Scenario clinico<br />
Lorenzo ha dieci anni, è un bel bambino che frequenta<br />
con diligenza la quinta primaria (la nostra vecchia<br />
scuola elementare). Dopo 6 anni di odiate lezioni di<br />
nuoto ha chiesto quest’anno di iscriversi ad un corso<br />
di calcetto, ed è stato accontentato. Già da 2 anni soffre<br />
di rinite allergica primaverile, con sintomi che vanno<br />
e vengono, senza dargli troppi problemi. Dopo insistenze<br />
il papà pediatra gli ha fatto in studio i prick<br />
test ed è comparso un bel pomfo per le graminacee.<br />
Giocando a calcetto nei tornei di aprile e maggio ha<br />
iniziato ad avere crisi di starnuti con naso chiuso e la<br />
mamma per qualche giorno gli ha dato il “solito” antistaminico.<br />
Facendo il tifo a bordo campo ha saputo<br />
dalla mamma di Federico (il portiere), che lui, con gli<br />
stessi sintomi, fa gli spruzzi nel naso e riesce a parare<br />
meravigliosamente, senza il fazzoletto in mano. Tor-
nata a casa la mamma di Lorenzo chiede al marito se<br />
non sia il caso di provare a fare così anche con il proprio<br />
campioncino.<br />
Quesito Strutturato<br />
Popolazione: nei bambini con rinite allergica intermittente<br />
lieve.<br />
Intervento: l’uso di uno steroide nasale.<br />
Confronto: verso un antistaminico orale.<br />
Indicatore di esito: riduce la sintomatologia soggettiva<br />
ed oggettiva e migliora la qualità di vita in maniera<br />
più rapida ed efficace?<br />
Informazioni di base necessarie<br />
1. Secondo la nuova classificazione elaborata dalle<br />
Linee Guida ARIA 2 , si parla di rinite intermittente<br />
quando i sintomi persistono per meno di 4 giorni<br />
alla settimana o per meno di 4 settimane. Nella<br />
sua forma lieve il sonno è conservato, non vi è alcuna<br />
limitazione nelle attività quotidiane, né nella<br />
normale attività lavorativa e scolastica; inoltre i<br />
sintomi non sono fastidiosi.<br />
2. È documentato che gli antistaminici posseggono<br />
una rapida insorgenza d’azione, contrastando la<br />
risposta precoce, caratterizzata da rinorrea, starnutazione<br />
e prurito.<br />
3. Inoltre, alcuni antistaminici di seconda generazione<br />
(cetirizina, levocetirizina, loratadina, desloratadina)<br />
possono inibire i mediatori della flogosi, riu-<br />
La Commissione<br />
Tab. I. Forza della raccomandazione per l’utilizzo dei farmaci indirizzati al trattamento della rinite allergica (modificata<br />
da Bousquet et al. 1 ).<br />
Categorie di farmaci Rinite stagionale Rinite perenne Rinite persistente †<br />
Adulti Bambini Adulti Bambini<br />
Antistaminici H1 orali A A A A A<br />
Antistaminici H1 intranasali A A A A B *<br />
Steroidi intranasali A A A A B *<br />
Cromoni intranasali A *** A *** A *** A ***<br />
Antileucotrienici A A B **<br />
Anticorpi monoclonali Anti-IgE A A A A B *<br />
B * : per trasferimento dagli studi sulla rinite allergica perenne di durata ≥ a 4 settimane, studi che adoperino la nuova classificazione devono<br />
però essere effettuati per confermare questa indicazione.<br />
B ** : per trasferimento dagli studi sulla rinite allergica stagionale di durata ≥ a 4 settimane, studi che adoperino la nuova classificazione devono<br />
però essere effettuati per confermare questa indicazione.<br />
A *** : la maggioranza degli studi è di piccolo numerosità campionaria.<br />
† Adolescenti e adulti.<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
22<br />
scendo a controllare anche l’ostruzione nasale 3 .<br />
4. Gli steroidi nasali sono attivi dopo 7-8 ore dalla<br />
prima somministrazione, esplicando il massimo<br />
effetto dopo 24-48 ore, agendo soprattutto sulla<br />
fase tardiva, caratterizzata prevalentemente dall’afflusso<br />
di eosinofili e dalla congestione 1 .<br />
5. Le più recenti Linee Guida ARIA raccomandano<br />
l’uso dell’antistaminico orale nella rinite lieve intermittente.<br />
Solo nella forma moderata-grave viene<br />
indicato l’utilizzo dello steroide nasale.<br />
Nella Tabella I è illustrato l’utilizzo dei vari farmaci<br />
nella terapia della rinite allergica stagionale o perenne,<br />
sia nell’adulto sia nell’età pediatrica, con accanto<br />
la forza della raccomandazione.<br />
Strategia di ricerca<br />
Cerchiamo dapprima su fonti di letteratura secondaria<br />
(sintesi di evidenze) e ci rivolgiamo a Clinical Evidence<br />
e alla Cochrane Library, siamo fortunati. Su Clinical<br />
Evidence vi è una revisione 4 che in parte potrebbe<br />
rispondere al nostro quesito. Nel capitolo “Steroidi<br />
nasali vs. antistaminici orali”, l’argomento che a noi<br />
interessa, gli Autori esaminano una revisione sistematica<br />
(RS) con metanalisi pubblicata nel 1998 5 (la<br />
esamineremo in dettaglio più avanti) che riporta come<br />
dato fondamentale una maggiore efficacia degli<br />
steroidi nasali per quanto riguarda l’ostruzione nasale,<br />
la rinorrea, il prurito, pur a fronte di una certa disomogeneità<br />
degli studi inclusi.<br />
Sulla Cochrane Library, inserendo nel campo di ricer-
Tab. II. Caratteristiche e risultati della RS di Weiner et al. 5 .<br />
Popolazione<br />
e intervento<br />
ca “allergic rhinitis” troviamo una recentissima RS 6 . La<br />
RS prende (stranamente) in considerazione solamente<br />
3 studi clinici per un totale di 79 bambini, le misure<br />
La Commissione<br />
RS con metanalisi comprendente 16 RCT (studi randomizzati controllati, 14 in persone con SAR (rinite allergica<br />
stagionale), 2 con PAR (rinite allergica perenne). Popolazione studiata = 2267 soggetti, età media<br />
32 anni (range 12-75). Antistaminici orali (desclorfeniramina, terfenadina, astemizolo, loratadina, cetirizina)<br />
vs. steroidi nasali (beclometasone, budesonide, fluticasone, triamcinolone).<br />
Esiti Efficacia degli steroidi nasali vs. antistaminici orali sui sintomi nasali, oculari e sulla resistenza nasale ove misurata.<br />
Le misure di esito sono espresse come odds e ne viene calcolato l’IC (intervallo di confidenza).<br />
Risultati Gli steroidi danno luogo ad un miglioramento maggiore rispetto agli antistaminici orali sulla ostruzione<br />
nasale (14 RCT [inclusi 2 RCT in PAR]; SMD -0.63, 95% IC -0.73 to -0.53), la rinorrea (14 RCT [inclusi 2 RCT<br />
in PAR]; SMD: -0.5, 95% CI -0.6 to -0.4), gli starnuti (14 RCT [inclusi 2 RCT in PAR]; SMD -0.49, 95% CI -0.59<br />
to -0.39).<br />
Per ciò che riguarda il prurito nasale vi è una eterogeneicità statistica significativa tra gli RCT inclusi (11<br />
RCTs [inclusi 2 RCTs in PAR]; SMD -0.38, 95% IC -0.49 to -0.21).<br />
Lo sgocciolamento retronasale (2 RCTs; SMD -0.24, 95% IC -0.42 to -0.06), e i sintomi nasali complessivi<br />
vengono valutati solo in 9 RCTs; (SMD -0.42, 95% IC: -0.53 to -0.32).<br />
2 RCT hanno riportato risultati sulla valutazione globale sul peggioramento dei sintomi: Odds ratio (OR):<br />
0.26, 95% IC: 0.08 to 0.80.<br />
Non vengono trovate differenze significative per i sintomi oculari (11 RCTs [inclusi 2 RCTs in PAR]; SMD -<br />
0.043, 95% IC -0.16 to +0.07)<br />
Punti di<br />
debolezza<br />
Non vengono riportati i risultati in maniera separata tra SAR e PAR.<br />
I revisori riportano che alcuni risultati eterogenei esplicitati nella loro RS sarebbero occorsi a causa di differenti<br />
metodi di score clinici riportati negli studi presi in considerazione e da come sono stati riportati gli outcome<br />
primari, per esempio sull’intera durata della terapia oppure su periodi di tempo (1-2 settimane).<br />
Tab. III. Caratteristiche e risultati dello studio di Kaszuba et al. 7 .<br />
Popolazione<br />
ed intervento<br />
Studio in aperto, randomizzato, parallelo su 88 pazienti di età oltre i 18 anni, con SAR da ambrosia. 44<br />
sono stati trattati con fluticasone propionato 100 µg e 44 con loratadina 10 mg. La terapia è stata somministrata<br />
al bisogno per 4 settimane, durante il periodo dell’ambrosia (non più di una volta al giorno).<br />
Esiti Primario: punteggio sulla qualità di vita ottenuto da un questionario validato (RQLQ di Juniper).<br />
Secondario: diario dei sintomi (punteggio totale e scorporato), quantificazione eosinofili ed ECP (proteina<br />
cationica degli eosinofili) nei campioni di lavaggio nasale raccolti al tempo 0-14-28 gg.<br />
Risultati I trattati con fluticasone hanno riportano al secondo e terzo rilevamento un significativo e superiore<br />
miglioramento nello punteggio sulla qualità di vita, con specifico riferimento ai vari 7 punti (sonno, sintomi<br />
non nasali e non oculari, emozionali, problemi quotidiani, sintomi nasali, sintomi oculari, normali<br />
attività) (p < 0,05).<br />
Punti di<br />
debolezza<br />
per quanto ci<br />
riguarda<br />
Il diario dei sintomi totali segnala un miglioramento significativo nei trattati con fluticasone già dopo 5<br />
giorni, rispetto ai trattati con antistaminici (p = 0,005).<br />
I trattati con fluticasone presentano una riduzione significativa degli eosinofili nasali fra la prima e la terza<br />
visita(p = 0,001), come anche di ECP, mentre i trattati con loratadina ne presentano un aumento.<br />
Gli esclusi dall’analisi finale dei dati sono stati contenuti, 2 nei trattati con fluticasone e 2 nei trattati con<br />
loratadina.<br />
Studio in aperto, casistica non pediatrica.<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
23<br />
di esito sono l’efficacia terapeutica dei farmaci analizzati<br />
(nello specifico beclometasone e flunisolide) ed<br />
i loro effetti collaterali. Gli Autori, pur riconoscendo
un’efficacia terapeutica ai farmaci, concludono che<br />
sono necessarie ulteriori valutazioni e che la scelta di<br />
usarli “deve essere guidata dall’esperienza del medico<br />
e dalle esigenze del paziente”, in pieno stile EBM<br />
(Evidence-Based Medicine)!<br />
Ma Lorenzo ci chiede: “E quindi cosa devo fare?” Che<br />
gli steroidi nasali funzionavano bene lo sapevamo<br />
già; ma a noi interessa il confronto con gli antistaminici<br />
orali in una situazione particolare (rinite intermittente<br />
lieve). Passiamo pertanto ad interrogare Pubmed<br />
lanciandoci alla ricerca di studi, primari o secondari,<br />
che possano rispondere in maniera più stringente<br />
al nostro quesito. Per farlo utilizziamo la seguente<br />
stringa: “rhinitis, allergic, seasonal”[Mesh] AND (“histamine<br />
H1 antagonists”[Mesh] OR intranasal corticosteroids<br />
[tw]) con limiti “all child” e “last 5”. Otteniamo così<br />
facendo 107 titoli. Dalla lettura degli abstract e ampliando<br />
la ricerca mediante l’utilizzo dello strumento<br />
related articles, selezioniamo alla fine 2 articoli 5-7 che<br />
utilizzeremo per rispondere al quesito iniziale: uno<br />
è la RS 5 di cui abbiamo già letto su Clinical Evidence<br />
4 , l’altro uno studio primario, entrambi riguardano<br />
adulti, li abbiamo riassunti nelle Tabelle II e III. Quindi<br />
studi proprio pertinenti e riguardanti i bambini non<br />
ne abbiamo trovati. Ma queste sono le migliori evidenze<br />
scientifiche reperibili al momento e al riguardo,<br />
e per prendere la nostra decisione clinica su di esse<br />
ci baseremo (anche), come suggerisce l’EBM.<br />
Riassunto dei risultati<br />
- Gli steroidi nasali determinano un miglioramento<br />
maggiore riguardo all’ostruzione nasale, la rinorrea<br />
e gli starnuti.<br />
- Sui sintomi oculari non ci sono differenze significative<br />
tra streroidi nasali e antistaminici orali.<br />
- Gli steroidi nasali determinano anche rapido mi-<br />
Bibliografia<br />
1 Bousquet J, van Cauwenberge P, Aït Khaled N, Bachert<br />
C, Baena-Cagnani CE, Bouchard J, et al. Pharmacologic<br />
and anti-IgE treatment of allergic rhinitis ARIA update (in<br />
collaboration with GA2LEN). Allergy 2006;61:1086-96.<br />
2 Bousquet J, Van Cauwenberge P, Khaltaev N. Allergic<br />
rhinitis and its impact on asthma. J Allergy Clin Immunol<br />
2001;108 (Suppl. 5):S147-S334.<br />
3 Simons FE. Advances in H1-antihistamines. N Engl J Med<br />
2004;351:2207-17.<br />
4 Sheikh A et al. Seasonal allergic rhinitis in adolescent and<br />
adult. Clinical Evidence, September 2005 http://clinicalevidence.bmj.com/ceweb/index.jsp.<br />
La Commissione<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
24<br />
glioramento nei parametri testati per la qualità di<br />
vita.<br />
- Gli steroidi nasali determinano miglioramento di<br />
dati di laboratorio (riduzione di eosinofili nasali<br />
ed ECP – proteina cationica degli eosinofili).<br />
A fronte di questi risultati gli Autori propongono una<br />
revisione del posizionamento degli steroidi nasali,<br />
caldeggiando il loro uso come farmaco di prima scelta<br />
nella rinite stagionale al bisogno. In realtà la letteratura,<br />
proprio per la mancanza di studi sviluppati<br />
sulle nuove classificazioni, non sembra ancora in grado<br />
di dare risposte basate sull’evidenza, tali da sciogliere<br />
in modo convincente il nostro quesito. La proposta<br />
andrà sempre valutata paziente per paziente,<br />
considerando alcune variabili, quali il costo, l’età del<br />
soggetto e la adesione all’uso degli erogatori nasali,<br />
l’eventuale cortisonofobia e la presenza di altre patologie<br />
allergiche concomitanti. Infatti, nei soggetti<br />
che soffrono anche d’asma, il rischio di sviluppare<br />
una crisi è meno probabile nei pazienti che assumono<br />
steroidi nasali 7 .<br />
Risoluzione dello scenario<br />
Lorenzo l’unica “aria” che conosce è quella che tenta<br />
di respirare (preferibilmente bene e dal naso) quando<br />
si trova di fronte al portiere avversario. Cosa potremmo<br />
consigliare al suo papà, nonché nostro collega?<br />
Sicuramente i dati della maggior efficacia dello<br />
steroide andrebbero confermati in lavori con una popolazione<br />
selezionata, affetta da rinite allergica intermittente,<br />
magari anche lieve. Per cui, pur non sentendoci<br />
di dare una indicazione univoca e precisa, potremmo<br />
comunque far provare a Lorenzo lo steroide<br />
nasale per un periodo breve, anche consci del buon<br />
profilo sicurezza ed efficacia ed alla luce dei dati seppur<br />
parziali trovati nella nostra ricerca.<br />
5 Weiner JM, Abramson MJ, Puy RM. Intranasal corticosteroids<br />
versus oral H1 receptor antagonists in allergic<br />
rhinitis:systematic review of randomised controlled trials.<br />
BMJ 1998;317:1624-9.<br />
6 Al Sayyad JJ, Fedorowicz Z, Alhashimi D, Jamal A. <strong>Topic</strong>al<br />
nasal steroids for intermittent and persistent allergic rhinitis<br />
in children. Cochrane Database 2007;1:CD003163.<br />
7 Kaszuba SM, Baroody FM, Tineo M, Haney L. Superiority<br />
of an intranasal corticosteroid compared with an oral antihistamine<br />
in the as-needed treatment of seasonal allergic<br />
rhinitis. Arch Intern Med 2001;161:2581-7.<br />
8 Adams RJ. Intranasal steroids and risk of emergency department<br />
visits of asthma. JACI 2002;109:636-42.
La Commissione<br />
Come faccio a stabilire con ragionevole<br />
certezza che una malattia da reflusso<br />
gastroesofageo dipende da una allergia<br />
alle proteine del latte vaccino?<br />
La diagnosi di malattia da reflusso gastroesofageo<br />
(MRGE) secondaria ad allergia alle proteine del latte<br />
vaccino (APLV) è poco agevole e si basa prevalentemente<br />
su dati clinici. Infatti, i meccanismi attraverso<br />
cui le proteine del latte vaccino (PLV) inducono anomalie<br />
della motilità gastroesofagea sono ancora poco<br />
definiti 1 . Elemento centrale della diagnosi è l’osservazione<br />
di un chiaro miglioramento clinico durante<br />
una rigorosa dieta di esclusione priva di PLV, seguito<br />
da un marcato peggioramento clinico alla loro<br />
reintroduzione.<br />
Percorso diagnostico<br />
A cura della Commissione Diagnostica Immunoallergologica<br />
Coordinatore: Alberto Martelli<br />
Membri: Claudia Alessandri, Roberto Berni Canani, Franco Borghesan, Paolo Matricardi, Paolo Pigatto, Lamberto Reggiani<br />
Gli elementi di sospetto per una MRGE da APLV sono<br />
riassunti nella Tabella I. Il percorso diagnostico<br />
Mareggiata a Scilla - Antonio Cardona<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
25<br />
nel bambino con sospetta MRGE secondaria ad APLV<br />
prevede la valutazione di:<br />
- anamnesi, tesa a valutare: familiarità allergica, i<br />
rapporti temporali tra insorgenza della sintomatologia<br />
ed assunzione delle PLV, la sintomatologia<br />
clinica [per identificare la reale presenza di MRGE<br />
ed escludere altre possibili eziologie di MRGE secondaria<br />
(infezioni, patologie metaboliche, disturbi<br />
neurologici)];<br />
- esame obiettivo, per cercare eventuali altri segni<br />
clinici concomitanti di allergia (es. dermatite atopica);<br />
- risposta alla terapia farmacologica e/o alla dieta<br />
di esclusione.<br />
Terapia farmacologica e/o dieta di<br />
esclusione<br />
Per i soggetti senza un evidente sospetto di APLV<br />
(non storia familiare, non altri segni clinici suggestivi<br />
di allergia, negatività dei test allergologici), una volta<br />
posta la diagnosi di MRGE, oltre alle raccomandazioni<br />
comportamentali (per es.: favorire la postura antireflusso<br />
ed evitare posture con pressioni extra-addominali),<br />
si prescrive generalmente una terapia farmacologia<br />
per almeno 14 giorni (ranitidina, 5-10 mg/kg/<br />
die suddivisi in 2 dosi; od omeprazolo 1-3 mg/kg/die<br />
in monosomministrazione). In mancanza di una chiara<br />
risposta clinica ed in assenza di indizi di altre forme<br />
di MRGE secondaria è legittimo sospettare la presenza<br />
di una allergia alimentare alla base della sintomatologia<br />
ed eventualmente proporre una dieta di<br />
esclusione senza PLV.
Nel bambino con forte sospetto di APLV (familiarità<br />
positiva; presenza di altri sintomi suggestivi come<br />
diarrea, rettorragia, stipsi ostinata, scarsa crescita,<br />
dermatite atopica, etc.) per confermare il sospetto<br />
diagnostico può essere raccomandata (anche<br />
prima di un eventuale tentativo farmacologico<br />
con inibitori dell’acidità gastrica) una dieta di esclusione<br />
priva di PLV. In caso di allattamento artificiale,<br />
si utilizza un idrolisato spinto (eHF) 2 . In caso di<br />
esclusivo allattamento al seno, si deve proporre alla<br />
nutrice una dieta rigorosamente priva di PLV 2 . È<br />
sempre utile concordare attentamente con i genitori<br />
i parametri di valutazione dell’efficacia della dieta<br />
di esclusione, utilizzando un diario giornaliero dettagliato<br />
del comportamento del lattante. Se non si<br />
osservano miglioramenti consistenti del quadro clinico,<br />
si esclude la diagnosi di APLV. Se, al contrario,<br />
si verificano miglioramenti significativi occorre programmare<br />
il Test di Provocazione Orale (TPO) per<br />
ottenere la conferma diagnostica.<br />
TPO<br />
Verrà effettuato in aperto, oppure in cieco nel caso<br />
che il piccolo sia ospedalizzato. Certamente, se<br />
il TPO risulta positivo, è possibile porre la diagnosi.<br />
Ma qual’è il limite oltre il quale possiamo etichettare<br />
come sicuramente positivo un TPO che orienti<br />
per una MRGE secondaria a APLV? Non esiste né<br />
un valore numerico limite in uno punteggio clinico<br />
globale, né un numero di episodi di rigurgito o<br />
vomito, nè modificazioni comportamentali rilevabili<br />
su scale appropriate, oltre le quali il TPO possa essere<br />
considerato sicuramente positivo. È sempre e<br />
solo l’esperienza del pediatra nel gestire e valutare<br />
tali situazioni a consentirgli una sintesi diagnostica<br />
che nei casi dubbi rimane meritevole di conferme<br />
anche con l’esecuzione di un nuovo TPO, possibilmente<br />
in cieco, se il primo è stato eseguito in aperto.<br />
Poiché l’osservazione pre-TPO è condotta duran-<br />
La Commissione<br />
Tab. I. Criteri di sospetto per la diagnosi di MRGE secondaria ad APLV.<br />
• Familiarità allergica<br />
• Rapporti temporali tra insorgenza della sintomatologia ed assunzione delle PLV<br />
• Esclusione di altre possibili cause di MRGE secondaria<br />
• Concomitanti segni di allergie (es.: alvo diarroico, rettorragia, stipsi ostinata, scarsa crescita, dermatite atopica)<br />
• Inefficacia della terapia farmacologia<br />
• Efficacia della dieta di esclusione con eHF<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
26<br />
te 2-4 settimane di dieta priva di PLV, anche la fase<br />
post-TPO sarà della stessa durata per poter meglio<br />
comparare, anche come durata, il pre- e il post.<br />
È importante sottolineare che né altri esami allergologici<br />
nè la diagnostica strumentale sono utili nel<br />
percorso diagnostico per poter distinguere una MR-<br />
GE primitiva da una MRGE secondaria ad APLV. Infatti,<br />
come già accennato, i meccanismi fisiopatologici<br />
della MRGE secondaria ad APLV non sono ancora<br />
del tutto chiariti.<br />
Altre indagini diagnostiche<br />
Non essendo generalmente in causa reazioni immunoglobuline<br />
E (IgE)-mediate, non vanno eseguite<br />
né la ricerca delle IgE sieriche specifiche per le<br />
PLV, né i prick test cutanei per PLV e per le loro frazioni.<br />
Alcuni studi hanno suggerito meccanismi legati<br />
a reazioni allergiche non-IgE mediate. Sarebbe<br />
quindi promettente l’impiego dell’Atopy Patch Test<br />
(APT) con latte fresco 3 4 , ma i risultati sono ancora<br />
preliminari e richiedono nuove conferme. In ogni<br />
caso, quindi, non bisognerà mai proporre una dieta<br />
di esclusione o una diagnosi di MRGE secondaria<br />
a APLV solo sulla base della positività di questi test<br />
allergologici.<br />
L’ecografia non può che evidenziare quanto già si<br />
osserva clinicamente, cioè i reflussi gastro esofagei.<br />
Quindi ha scarso valore diagnostico anche in virtù<br />
del breve tempo di osservazione.<br />
Il tracciato della pHmetria è poco utile per poter distinguere<br />
una MRGE primitiva da una forma secondaria<br />
ad APLV 5 .<br />
L’eosinofilia della mucosa del tratto gastroesofageo<br />
non è patognomonica di MRGE secondaria ad<br />
APLV 6 . Può essere utile invece l’esame immunoistochimico<br />
della biopsia esofagea per la ricerca di altri<br />
parametri (presenza di eotassina, infiltrato di linfociti<br />
T). Tale esame, eseguito in corso di esofagogastroscopia,<br />
permette di distinguere la MRGE secon-
daria ad APLV (eosinofilia assente o < 20 eosinofili<br />
per campo) dalla esofagite eosinofila (> 20 eosinofili<br />
per campo). Quest’ultima patologia può infatti presentarsi,<br />
specie nei bambini più piccoli, con un qua-<br />
Bibliografia<br />
1 Heine RG. Gastroesophageal reflux disease, colic and<br />
constipation in infants with food allergy. Curr Opin Allergy<br />
Clin Immunol 2006;6:220-5.<br />
2 Garzi A, Messina M, Frati F, Carfagna L, Zagordo L, Belcastro<br />
M, et al. An extensively hydrolysed cow’s milk formula<br />
improves clinical symptoms of gastroesophageal reflux<br />
and reduces the gastric emptying time in infants. Allergol<br />
Immunopathol (Madr) 2002;30:36-41.<br />
3 De Boissieu D Waguet JC, Dupont C. The atopy patch<br />
test for detection of cow’s milk allergy with digestive<br />
symptoms. J Pediatr 2003;142:203-5.<br />
4 Berni Canani R, Ruotolo S, Auricchio L, Caldore M, Porcaro<br />
F, Manguso F, et al. Diagnostic accuracy of the atopy<br />
patch test in children with food allergy-related gastroin-<br />
Mareggiata a Scilla - Antonio Cardona<br />
La Commissione<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
27<br />
dro clinico molto simile ad una MRGE 7 . La metodica<br />
immunoistochimica per il dosaggio dell’eotassina è<br />
appannaggio però di pochissimi centri e quindi, al<br />
momento, di fatto non realizzabile di routine.<br />
testinal symptoms. Allergy 2007;62:738-43.<br />
5 Nielsen RG, Bindslev-Jensen C, Kruse-Andersen S, Husby<br />
S. Severe gastroesophageal reflux disease and cow<br />
milk hypersensitivity in infants and children: disease association<br />
and evaluation of a new challenge procedure. J<br />
Pediatr Gastroenterol Nutr 2004;39:383-91.<br />
6 Nielsen RG, Fenger C, Bindslev-Jensen C, Husby S. Eosinophilia<br />
in the upper gastrointestinal tract is not a characteristic<br />
feature in cow’s milk sensitive gastro-oesophageal<br />
reflux disease. Measurement by two methodologies.<br />
J Clin Pathol 2006;59:89-94.<br />
7 Butt AM, Murch SH, Ng CL, Kitching P, Montgomery SM,<br />
Phillips AD, et al. Upregulated eotaxin expression and T<br />
cell infiltration in the basal and papillary epithelium in<br />
cows’ milk associated reflux oesophagitis. Arch Dis Child<br />
2002;87:124-30.
La Commissione<br />
Il Test di Provocazione Orale alimentare<br />
nel bambino con pregressa anafilassi<br />
Premessa<br />
L’esigenza di rispondere alle seguenti domande nasce<br />
dalla necessità comune a molti pediatri di dover eseguire,<br />
nel tempo, il Test di Provocazione Orale (TPO)<br />
con alimenti a bambini che hanno presentato una precedente<br />
anafilassi dopo l’assunzione di un alimento. È<br />
proprio un nostro dovere domandarci se quell’alimento,<br />
eliminato da tempo dalla dieta, può essere reintrodotto<br />
perché la storia naturale dell’allergia alimentare<br />
tende alla tolleranza in tempi più o meno lunghi nei<br />
diversi alimenti. Ma nell’esecuzione di questi TPO devono<br />
essere attuate modalità particolari? Pur in mezzo<br />
alle difficoltà di una letteratura davvero carente sull’argomento,<br />
cercheranno di rispondere a queste domande,<br />
in maniera congiunta, i componenti di 2 commissioni<br />
della SIAIP: la Commissione dell’Allergia alimentare,<br />
dell’Anafilassi e della Dermatite atopica e la Commissione<br />
di Diagnostica Immunoallergologica.<br />
Documento congiunto della<br />
Commissione Allergia alimentare, Anafilassi, Dermatite atopica<br />
Coordinatore: Mauro Calvani; Membri: Marcello Bergamini, Irene Berti, Salvatore Bragò, Luigi Calzone, Iride Dello Iacono,<br />
Roberto Lisi<br />
Commissione Diagnostica Immunoallergologica<br />
Coordinatore: Alberto Martelli; Membri: Claudia Alessandri, Roberto Berni Canani, Franco Borghesan, Paolo Matricardi,<br />
Paolo Pigatto, Lamberto Reggiani<br />
Quali sono i bambini che hanno<br />
presentato un episodio di anafilassi e<br />
che dovrebbero essere sottoposti a un<br />
TPO?<br />
Risposta breve<br />
- Quelli per i quali l’alimento offendente non è stato<br />
identificato tramite la raccolta della storia e<br />
l’esecuzione di test allergometrici;<br />
- quelli per i quali si intende valutare l’eventuale acquisizione<br />
della tolleranza.<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
28<br />
L’approccio che ha guidato le Commissioni è stato<br />
quello, da un lato, di cautelare il più possibile il bambino<br />
nel corso di un test ipoteticamente pericoloso e<br />
dall’altro di non sconfinare in indicazioni troppo articolate<br />
che renderebbero difficilmente realizzabile o<br />
impraticabile il TPO.<br />
Mettetevi tranquilli e prendetevi un po’ di tempo, una<br />
volta tanto. Leggete le risposte (date in forma breve<br />
e in forma estesa), stavolta non con il fucile spianato,<br />
ma con la giusta benevolenza per un argomento davvero<br />
ostico. Mentre leggete le risposte potete pensare<br />
alla frase “Se tu verrai a trovarmi, per esempio, tutti<br />
i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere<br />
felice”, la scrisse Antoine De Saint-Exupéry ne Il<br />
Piccolo Principe, nel 1943.<br />
Grazie<br />
Mauro Calvani e Alberto Martelli<br />
Risposta estesa<br />
Nel caso di anafilassi da cibo riferita nell’anamnesi, il<br />
TPO andrebbe eseguito solo nelle seguenti due circostanze:<br />
1. Qualora non sia certa l’identificazione dell’alimento<br />
offendente attraverso il racconto anamnestico e/o:<br />
a. quando le prove allergiche verso l’alimento<br />
sospettato, eseguite correttamente e in più<br />
occasioni, risultino negative. In questi casi è<br />
necessario riconsiderare la diagnosi di anafilassi<br />
o pensare ad una anafilassi idiopatica o<br />
da altre cause;
. quando le prove allergiche risultino positive<br />
per più alimenti di comune uso (ad es. latte, e<br />
uovo e grano). Talvolta infatti la reazione grave<br />
si verifica subito dopo che il bambino ha<br />
consumato più alimenti o più ingredienti nello<br />
stesso momento.<br />
Il TPO invece non dovrebbe essere eseguito nel caso<br />
di anafilassi immediatamente successiva all’ingestione<br />
di un solo alimento confermato da sensibilizzazione<br />
allo stesso in vivo e/o in vitro. L’identificazione dell’alimento<br />
implicato nella reazione anafilattica è utile<br />
ad evitare inutili restrizioni dietetiche e limitazioni<br />
nello stile di vita 1 . Inoltre, se non è possibile, per vari<br />
motivi, individuare l’alimento responsabile, i TPO per<br />
il ventaglio di alimenti, comunque sospetti, possono<br />
risultare salvavita o comunque utili ad evitare diete<br />
troppo estese 2 . Nella pratica clinica non è infrequente<br />
riscontare situazioni particolari, come il caso del<br />
bambino che abbia manifestato anafilassi dopo aver<br />
assunto due alimenti contemporaneamente e verso i<br />
quali dimostri sensibilizzazione in vivo e/o in vitro (es.<br />
latte e grano assunti con la pastina col formaggino) e<br />
l’anamnesi alimentare non consenta di comprendere<br />
quale dei due alimenti possa essere responsabile<br />
dell’episodio di anafilassi. Cosa fare? Una soluzione<br />
potrebbe essere quella di tenere il bambino a dieta<br />
rigorosa per entrambi gli alimenti e non eseguire subito<br />
il TPO, a causa della recente anafilassi, ma di programmarlo,<br />
dopo 6-12 mesi, prima con uno, poi con<br />
l’altro alimento. Viceversa, non articolando correttamente<br />
un programma diagnostico, si rischia anche di<br />
etichettare come allergici bambini che in realtà non<br />
lo sono “medicalizzando” inutilmente situazioni che<br />
non lo richiedono, anche con l’indicazione all’adrenalina<br />
autoiniettiva. Poiché l’anafilassi da alimenti,<br />
come tutte le esperienze a rischio di vita, porta ad<br />
un profondo coinvolgimento psicologico, anche dei<br />
genitori di un bambino affetto, come dimostrato nel<br />
caso dell’allergia alle arachidi 3 , bisognerà assicurarsi<br />
che la diagnosi di anafilassi sia dettagliatamente<br />
comprovata. Quando si parla di anafilassi, pertanto,<br />
si deve far riferimento all’ultima classificazione dell’anafilassi<br />
dove vengono annoverate, in questo termine,<br />
le manifestazioni cliniche più severe 4 .<br />
2. Nella valutazione dell’acquisizione della tolleranza<br />
nei bambini che, dopo congruo periodo di<br />
tempo dalla pregressa anafilassi, potrebbero non<br />
presentare più la loro grave reattività a quel cibo.<br />
Il TPO potrebbe includere anche il test da sforzo<br />
se l’esercizio fisico dovesse risultare un meccanismo<br />
favorente 5 .<br />
La Commissione<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
29<br />
Quali criteri, clinici e di laboratorio,<br />
possiamo utilizzare per stabilire se un<br />
bambino, con pregressa anafilassi da<br />
alimenti, può essere sottoposto ad un<br />
nuovo Test di Provocazione Orale per<br />
saggiare l’eventuale tolleranza?<br />
Risposta breve<br />
- Importanza del cibo nella dieta;<br />
- eventuale reintroduzione erronea o voluta, senza<br />
reazione avversa conseguente, di piccole dosi di<br />
quell’alimento.<br />
Risposta estesa<br />
Attualmente, non esistono criteri di laboratorio certi<br />
che possano aiutarci per stabilire i tempi per un<br />
nuovo TPO. Sebbene la dimensione del pomfo evocato<br />
dal prick test e il valore assoluto del livello delle<br />
immunoglobuline E (IgE) sieriche specifiche possano<br />
sempre più correlare, attraverso il loro incremento,<br />
alla reazione positiva del TPO, nessun valore può<br />
essere predittivo della severità della reazione 6 . Recentemente<br />
un’osservazione del gruppo di Eigenmann<br />
ha mostrato, analizzando i dati di 51 TPO eseguiti<br />
con uovo cotto o crudo, una chiara correlazione<br />
fra il livello sierico di IgE specifiche per le proteine<br />
dell’uovo e severità della reazione clinica concludendo<br />
che il titolo di IgE specifiche per l’uovo può<br />
aiutare a predire il rischio di una reazione severa al<br />
momento dell’introduzione dell’uovo 7 . Non venivano<br />
osservate significative differenze statistiche fra<br />
i bambini che avevano eseguito il TPO con l’uovo<br />
cotto o crudo.<br />
Da vari autori sono stati studiati i punti di cut-off per<br />
le IgE sieriche specifiche e per prick test in relazione a<br />
singoli alimenti e alla probabilità che risulti positivo il<br />
TPO per quell’alimento 8-12 , ma non sono stati stabiliti<br />
tali valori per il bambino con pregressa anafilassi e sulla<br />
predittività di un nuovo analogo episodio.<br />
Di quanto dovrebbe ridursi il pomfo evocato dal prick<br />
test o il il valore assoluto del livello delle IgE sieriche<br />
specifiche relativi ad uno specifico alimento<br />
per suggerirci, dopo una pregressa anafilassi, la ripetizione<br />
di un TPO? Al momento pare impossibile<br />
rispondere. Si potrà rispondere a questa domanda<br />
solo dopo la verifica attraverso studi clinici metodologicamente<br />
validi condotti su vaste popolazioni di<br />
età diverse con alimenti differenti. Occorre ricordare<br />
inoltre che l’anafilassi assai raramente può verificarsi<br />
in bambini con IgE specifiche (cutanee o sieriche)<br />
negative per quell’alimento e, viceversa, IgE<br />
specifiche positive (cutanee o sieriche) spesso pos-
sono osservarsi in bambini asintomatici che tollerano<br />
perfettamente l’alimento 13 . È lecito pensare, anche<br />
se mancano dati specifici in letteratura, che valori<br />
in incremento di IgE specifiche (cutanee o sieriche),<br />
rispetto a quelli concomitanti alla precedente<br />
anafilassi, suggeriscano di evitare l’esecuzione di un<br />
TPO. In altre parole i valori di IgE specifiche (cutanee<br />
o sieriche) sono considerati utili, in questo caso, più<br />
per non fare che per fare il TPO. Hill et al. ipotizzano<br />
che una naturale diminuzione delle IgE circolanti,<br />
ma non di quelle adese ai mastociti, in chi è a dieta<br />
di eliminazione, possa rendere spiegazione di quei<br />
casi che hanno basse IgE specifiche ma che reagiscono<br />
comunque al TPO e che abitualmente non<br />
vengono annoverati tra i più a rischio 14 .<br />
Altre osservazioni suggeriscono che la sensibilizzazione<br />
ad epitopi lineari anziché conformazionali, possa<br />
essere responsabile della persistenza dell’allergia 15-17<br />
e come, ad esempio, le IgE dirette contro epitopi lineari<br />
dell’ovomucoide possano predire la persistenza<br />
dell’allergia all’uovo 15 . Inoltre il riconoscimento di più<br />
epitopi sull’allergene può determinare la persistenza<br />
del fenomeno, indipendentemente dalla quantità di<br />
IgE specifiche dirette verso l’estratto allergenico 18 .<br />
Anche la severità della reazione clinica almeno per<br />
alcuni alimenti, come le arachidi, potrebbe essere in<br />
parte predetta dall’eterogeneità degli epitopi allergenici<br />
coinvolti nella reazione IgE mediata 19 .<br />
In conclusione si può eseguire un TPO, a distanza dal<br />
precedente episodio anafilattico, pur in presenza di<br />
valori elevati di IgE o di diametro del pomfo superiore<br />
ai cut-off, per non rischiare di innescare un iter di<br />
prosecuzione dietetica per anni, solo in considerazione<br />
della persistenza di questi dati.<br />
Chiaramente venire a conoscenza della spontanea o<br />
involontaria assunzione di piccole quantità dell’alimento<br />
senza aver riportato reazioni importanti costituisce<br />
un criterio per stabilire che il bambino può essere<br />
sottoposto ad un TPO.<br />
Dopo quanto tempo da un episodio di<br />
anafilassi è lecito ritestare il bambino<br />
TPO?<br />
Risposta breve<br />
Dopo 1 anno e in considerazione dell’età del bambino<br />
e del tipo di alimento.<br />
Risposta estesa<br />
Benché non esistano dati certi in merito, c’è uniformità<br />
di consensi nel ritenere che si possa ripetere un<br />
TPO dopo 12 mesi da un precedente TPO positivo,<br />
La Commissione<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
30<br />
soprattutto nel caso si tratti di bambini allergici ad<br />
alimenti fondamentali nella dieta (latte, grano, uovo)<br />
e ciò indipendentemente se abbiano reagito a piccole,<br />
medie o grandi quantità dell’alimento in causa.<br />
Il TPO va ripetuto, anche questa volta, senza troppo<br />
prolungare i tempi.<br />
L’acquisizione della tolleranza verso un allergene<br />
alimentare è condizionata da diversi fattori, principalmente<br />
dal tipo di alimento e dall’età, per questo<br />
devono essere considerati anche il tipo di alimento<br />
e l’impatto che lo stesso ha nella dieta del<br />
bambino. Ad esempio le proteine del latte, dell’uovo<br />
e del grano non possono essere considerate, come<br />
valenza nutrizionale, al pari delle proteine del<br />
kiwi o dell’anacardio. In poche parole, il bambino<br />
cresce sicuramente bene senza la frutta secca ma<br />
non si può permettere che rimanga privato delle<br />
proteine “nobili” senza giustificazione. Pertanto sarà<br />
più serrata la “caccia alla tolleranza” per latte, uovo<br />
e grano proponendo di ritestare annualmente,<br />
educando la famiglia ad evitare il più possibile errori,<br />
tra un TPO e l’altro a causa del rischio enorme<br />
che si affronta.<br />
La valutazione di eventuali ingestioni accidentali, anche<br />
in tracce e sconosciute, in assenza di sintomi, potrebbe<br />
costituire un valido motivo per una proposta<br />
di TPO, come pure il riscontro di IgE specifiche (cutanee<br />
o sieriche) negative per quell’alimento, consentono<br />
di testare immediatamente l’alimento indice<br />
con TPO.<br />
Nel caso in cui si sia verificata una nuova reazione di<br />
anafilassi o comunque allergica a seguito di contatto<br />
voluto od accidentale con l’allergene, i dodici mesi di<br />
attesa per poter riproporre il TPO scatteranno dalla<br />
data del nuovo episodio di anafilassi.<br />
In quale ambiente e in quali condizioni<br />
un bambino con pregressa anafilassi<br />
dovrebbe essere sottoposto a un TPO?<br />
Risposta breve<br />
- In ambiente ospedaliero;<br />
- con posizionamento di agocannula;<br />
- con farmaci a disposizione;<br />
- con pronta reperibilità del rianimatore.<br />
Risposta estesa<br />
Poiché è opportuno, giustamente, cautelarsi in tali<br />
circostanze, è indispensabile eseguire il TPO in ambiente<br />
ospedaliero attrezzato con possibilità di intervento<br />
rapido del rianimatore e in regime di ricovero<br />
ospedaliero 20-22 .
Fig. 1. Incremento percentuale di reazioni severe ed uso di<br />
adrenalina nel corso di successive reazioni di anafilassi per<br />
frutta secca.<br />
Infatti la Simmons ha osservato, nella sua casistica,<br />
che le successive reazioni di anafilassi, almeno per<br />
quanto concerne la frutta secca, come le arachidi e le<br />
noci, comportano, nelle recidive, una maggiore percentuale<br />
di reazioni severe e di conseguenza un uso<br />
più frequente di adrenalina con l’autoiniettore (Fig.<br />
1) 23 . Questo si nota sia nel secondo episodio rispetto<br />
al primo sia nel terzo rispetto al secondo. Ovviamente<br />
questa osservazione fa riferimento ad una casistica<br />
con reazioni di anafilassi verificatisi nella real<br />
life e non indotte da procedure diagnostiche, come il<br />
TPO, dove la somministrazione dell’alimento avviene<br />
in maniera differente e più graduale, interrompendo<br />
le successive somministrazioni ai primi segni clinici<br />
significativi di reattività.<br />
Se il Day Hospital (DH) è correttamente attrezzato<br />
(farmaci, apparecchio per misurazione della pressione<br />
arteriosa con differenti bracciali a seconda della<br />
diversa età, aspiratori, lettino con possibilità di postura<br />
in Trendelemburg, ossigeno umidificato, saturimetro,<br />
nebulizzatore o distanziatore per aerosolterapia,<br />
ecc) non ci sono preclusioni all’esecuzione in tale sede<br />
a meno che non ci sia, in virtù degli aspetti strutturali<br />
del DH, troppa promiscuità con gli altri bambini<br />
che afferiscono al servizio in quella mattinata. Un’ipotetica<br />
reazione grave al TPO deve essere gestita in un<br />
ambiente molto ben equipaggiato ma comunque<br />
riservato. Al bambino dovrebbe essere preliminarmente<br />
posta una agocannula per infusione endovenosa,<br />
è una cautela indispensabile a fronte di un disagio<br />
per il piccolo, davvero contenuto. Non ci sono<br />
ragionevoli motivi per non farlo. Inoltre in un gruppo<br />
di 204 bambini con dermatite atopica, e non con anafilassi,<br />
che erano stati sottoposti a 349 TPO alimenta-<br />
La Commissione<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
31<br />
ri, Reibel et al. 24 , osservando tale casistica retrospettivamente,<br />
evidenziarono una reazione clinica positiva<br />
in 178 casi (51%). Di questi ben 120 bambini (67%)<br />
ebbero bisogno di un intervento terapeutico. In 78<br />
casi (65%) fu sufficiente la terapia orale mentre in 42<br />
casi (35%) fu necessaria la terapia parenterale. In base<br />
alla stretta correlazione (90%) osservata, in questa<br />
casistica, fra i livelli di IgE specifiche e la necessità<br />
dell’intervento terapeutico gli Autori suggeriscono<br />
di preparare un accesso venoso, prima del TPO, nei<br />
bambini con IgE specifiche per latte e grano maggiori<br />
di 17,50 kU/l (CAP classe 4) e con IgE specifiche per<br />
l’uovo maggiori di 3,50 kU/l (CAP classe 3).<br />
In merito alla scelta del tipo di TPO da utilizzare (aperto<br />
o in doppio cieco verso placebo, Double Blind Placebo<br />
Controlled Food Challenge – DBPCFC), poiché si tratta<br />
di reazioni IgE mediate con chiara espressività clinica,<br />
non servono di norma le procedure per il TPO in<br />
cieco, un TPO in aperto è sufficiente nella quasi totalità<br />
dei casi. In rari casi, se il ragazzo è grande e per tanti<br />
anni è cresciuto con la fobia di assumere quell’alimento,<br />
si può pensare a un DBPCFC. Non tutti sono d’accordo<br />
su questa linea. Ad esempio, nei practice parameters,<br />
Liebermanmn et al. affermano che il TPO, in caso<br />
di sospetta anafilassi da alimento, andrebbe svolto<br />
comunque in cieco, singolo o doppio che sia 25 . Se ci<br />
sono dubbi interpretativi la cecità nella procedura aiuta<br />
a limitare i possibili errori. In questo caso, per il mascheramento<br />
del verum, occorre fare attenzione al tipo<br />
di placebo prescelto che potrebbe modificare il tipo di<br />
reazione allergica 29 . Attenzione andrà posta anche al<br />
rischio di DBPCFC con placebo positivi 27 .<br />
Il TPO nei casi di pregressa anafilassi andrebbe sempre<br />
condotto con l’alimento fresco. Infatti i preparati liofilizzati,<br />
rispetto all’alimento fresco, possono determinare<br />
una difficile interpretazione dei tempi di rottura<br />
della capsula e del successivo assorbimento intestinale.<br />
Ciò potrebbe comportare un troppo breve tempo<br />
di attesa per la dose successiva nel caso in cui si verifichi,<br />
successivamente, una reazione anafilattica.<br />
Per quanto invece concerne l’assistenza rianimatoria<br />
durante la procedura del TPO, è indubbiamente una<br />
grave limitazione pretendere la presenza del medico<br />
rianimatore durante il test. Lo specialista deve però sapere<br />
che in quel momento si sta svolgendo, in pediatria,<br />
una procedura potenzialmente a rischio e non deve<br />
essere impegnato nel turno di sala operatoria perché<br />
si deve mantenere prontamente disponibile. Purtroppo<br />
nella realtà territoriale italiana, nel momento<br />
in cui si esegue un TPO, la pronta disponibilità del rianimatore<br />
avviene solo in 75 Ospedali su 268 (pari al<br />
27,9%) 28 . Non sappiamo, nel sottogruppo di bambini<br />
che esegue il TPO per pregressa anafilassi, quale sia la
percentuale di pronta disponibilità del rianimatore ma<br />
è probabile che il dato non si discosti molto dal precedente.<br />
Per tale motivo è importante che il pediatra<br />
sappia quali farmaci e presidi debba tenere a disposizione<br />
per un immediato impiego. Se si verifica una<br />
nuova reazione di anafilassi, durante un TPO, è meglio<br />
ospedalizzare il bambino in virtù dell’anafilassi bifasica<br />
29 . In studi pediatrici il 6% dei casi di anafilassi è progredita<br />
in una reazione bifasica 30 31 .<br />
Anche se non sono stati stabiliti protocolli specifici sulla<br />
durata del periodo di osservazione una recente position<br />
paper suggerisce di tenere in osservazione per<br />
6-8 ore i bambini con segni o sintomi respiratori, e per<br />
almeno 24 h, in terapia intensiva, i bambini che hanno<br />
presentato anafilassi con ipotensione arteriosa 4 .<br />
Le stesse precauzioni da adottare nel caso di pregressa<br />
anafilassi alimentare andrebbero attuate nel caso di<br />
una sospetta Food Protein-Induced Enterocolitis Syndrome<br />
(FPIES) o enterocolite allergica cibo-indotta, caratterizzata<br />
dall’esordio precoce, spesso prima dei 9 mesi<br />
di vita, dalla negatività della ricerca delle IgE specifiche,<br />
dalla sintomatologia solo gastrointestinale con<br />
vomito e diarrea dopo esposizione all’alimento incriminato,<br />
drastico miglioramento con la sospensione<br />
dell’alimento responsabile, e ripresa dei segni gastrointestinali<br />
al TPO con l’alimento offendente 32 33 .<br />
Riassumendo, il TPO per testare un bambino con pregressa<br />
anafilassi, dovrebbe essere sempre condotto<br />
in ambiente ospedaliero, sempre con l’alimento fresco<br />
e nella maggior parte dei casi in aperto, con posizionamento<br />
preliminare dell’agocannula, e con la<br />
pronta disponibilità di un rianimatore.<br />
Quali farmaci devono essere tenuti a<br />
portata di mano in caso di reazione di<br />
tipo anafilattico?<br />
Risposta breve<br />
- Adrenalina;<br />
- antistaminici;<br />
- cortisonici.<br />
Risposta estesa<br />
La prima cosa da fare è assicurarsi che nella sala medica<br />
sia già predisposto il necessario dei farmaci (con<br />
i quantitativi individualizzati al peso del bambino, già<br />
pronti nella siringa) e di attrezzature per far fronte a<br />
una eventuale emergenza. L’altro aspetto importante,<br />
in caso di episodio di anafilassi, è riconoscerlo perché<br />
il rapido trattamento è cruciale. Dopo aver assicurato<br />
l’ABC, devono essere somministrati 0,01 ml/kg di una<br />
soluzione acquosa di adrenalina 1:1000 (dose max 0,5<br />
La Commissione<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
32<br />
mg = 0,5 ml) per via intramuscolare profonda, preferibilmente<br />
nel muscolo vasto laterale della coscia 34 . Per<br />
fare questa iniezione, il bambino andrebbe steso supino<br />
sollevandogli le gambe in posizione antishock, allo<br />
scopo di ridistribuire la massa circolante e favorire<br />
la perfusione degli organi vitali. Se non vi è dispnea è<br />
meglio porre il bambino nella posizione di Trendelenburg.<br />
Tenere sollevato o in posizione eretta il piccolo<br />
potrebbe diminuire il ritorno venoso e causare un arresto<br />
cardiaco 35 . Inoltre poiché a causa dell’ipossia cerebrale<br />
può verificarsi una variazione nel livello neurologico<br />
di attività ed obnubilamento del sensorio con<br />
ipotetica perdita di coscienza, è importante mantenere<br />
tale posizione per ovviare all’ipotetico inconveniente<br />
del trauma cranico da caduta. In seconda battuta<br />
utilizzare antistaminici per via e.v. (ad es. clorfenamina<br />
maleato), infondere soluzioni saline isotoniche (fisiologica)<br />
alla dose di 20-30 ml/kg nel bambino nella prima<br />
ora e, dopo aver rivalutato la pervietà delle vie aeree,<br />
somministrare ossigeno, eventualmente con cannula<br />
di Mayo, alla dose di 6-8 l/min, specie se la sintomatologia<br />
si protrae o se la saturimetria lo suggerisce.<br />
L’adrenalina, sempre per via i.m., è ripetibile, se non<br />
si osserva efficacia, dopo 5-10 minuti. Devono essere<br />
somministrati anche broncodilatatori short-acting, ad<br />
es. salbutamolo, se compare broncostruzione e corticosteroidi,<br />
es. idrocortisone o metilprednisone. Questi<br />
farmaci hanno minore rapidità di azione ed efficacia<br />
rispetto all’adrenalina, ma sono indicati come intervento<br />
di supporto aggiuntivo. La loro somministrazione<br />
è finalizzata a ottenere un effetto adiuvante in caso<br />
di persistenza dei sintomi. In caso di edema laringeo<br />
con stridore e difficoltà respiratoria si può associare la<br />
somministrazione di adrenalina per via aerosolica 4 .<br />
Da quale dose iniziale di alimento è<br />
lecito partire nel TPO di un bambino con<br />
pregressa anafilassi?<br />
Risposta breve<br />
Dalla dose minima, specifica per alimento, come suggerito<br />
dall’anamnesi e dalla letteratura.<br />
Risposta estesa<br />
Non è possibile stabilire la stessa dose iniziale per tutti<br />
gli alimenti, ma la dose iniziale deve essere stabilita<br />
alimento per alimento. Nel TPO tradizionale, non<br />
eseguito in bambini con pregressa anafilassi, la dose<br />
iniziale deve essere suggerita dall’anamnesi e dai dati<br />
della letteratura 36 . Ovviamente tali dosi iniziali non<br />
dovrebbero mai essere superate in virtù del maggior<br />
rischio del bambino con pregressa anafilassi.
Tab. I. Dosi iniziali dei principali alimenti da utilizzare<br />
nei TPO.<br />
Alimento Dose<br />
Arachide 0,1 mg<br />
Latte vaccino 0,1 ml<br />
Uovo 1 mg<br />
Merluzzo 5 mg<br />
Grano 100 mg<br />
Soia 1 mg<br />
Gamberetto 5 mg<br />
Nocciola 0,1 mg<br />
Il test labiale, eseguito ponendo un goccia dell’alimento,<br />
diluito o non, nel cercine gengivale inferiore e<br />
non sul labbro inferiore, è un buon sistema per iniziare<br />
un TPO, benché non ci siano dimostrazioni di una<br />
sua predittività. Attenzione però, perché, una sicura<br />
positività (ovvero il manifestarsi di una reazione clinica<br />
evidente), dopo la somministrazione di una dose<br />
così bassa, suggerisce l’opportunità, quando si ripeterà<br />
nel tempo il TPO, di progredire più lentamente<br />
e con dosi più basse. Ad esempio per il latte vaccino<br />
può essere seguita la seguente modalità, per preparare<br />
la prima dose, diluendo un goccia di latte vaccino<br />
in acqua con diluizione 1:100 e proponendo una<br />
goccia della soluzione 37 . Di contro una negatività clinica<br />
dopo la prima dose labiale non deve indurre una<br />
falsa sensazione di sicurezza ma mantenere invariate<br />
tutte le norme di sicurezza.<br />
Il motivo per cui Spergel et al. hanno osservato su<br />
69 bambini che afferivano al loro centro per anafilassi<br />
da alimento solo 22 reazioni di anafilassi al TPO<br />
di controllo verte sul fatto che, almeno in una buona<br />
percentuale dei casi, il TPO veniva interrotto ai primi<br />
segni clinici prima che si verificasse l’anafilassi 38 . In<br />
una casistica di bambini portatori di dermatite atopica<br />
ma non di anafilassi, con allergia a latte e uovo,<br />
attraverso la realizzazione di 52 TPO, è stato suggerito<br />
un modello per TPO a basse dosi, per latte e uovo,<br />
ma occorreranno nuove osservazioni per sapere se<br />
questo modello possa essere traslabile in casistiche<br />
di bambini con anafilassi 39 .<br />
Quale intervallo di tempo è<br />
raccomandato fra una dose e l’altra nel<br />
corso di un TPO con pregressa anafilassi?<br />
Risposta breve<br />
- 20 minuti.<br />
La Commissione<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
33<br />
Risposta estesa<br />
Non esistono studi comparativi che documentino<br />
una diversa risposta immune tra la somministrazione<br />
a 10, 15, 30 o 60 minuti. Anche su questo argomento<br />
si scontrano le 2 esigenze diverse: da un lato quella<br />
di cautelare il piccolo da reazioni severe, proponendo<br />
intervalli più lunghi fra una somministrazione e l’altra,<br />
dall’altro quella di non rendere troppo prolungato<br />
il TPO. Poiché però il piccolo è in ambiente ospedaliero<br />
e stiamo valutando, per lui, una cosa importante<br />
davvero, crediamo che l’intervallo fra una somministrazione<br />
e l’altra non debba essere inferiore a 20 minuti.<br />
Così facendo dieci dosi crescenti vengono somministrate<br />
in complessive 3 ore e questo sembra più<br />
che ragionevole sia se il bambino è ricoverato in reparto<br />
sia se è in DH<br />
Con TPO negativo eseguito per verificare<br />
avvenuta tolleranza dopo pregressa<br />
anafilassi, possiamo dare l’indicazione di<br />
reintrodurre l’alimento a casa senza altre<br />
precauzioni?<br />
Risposta breve<br />
- No.<br />
Risposta estesa<br />
Anche in tale circostanza qualche cautela è raccomandata.<br />
Non esistono lavori, nei bambini con anafilassi<br />
alimentare, che abbiano studiato, comparativamente,<br />
la reattività nei confronti di una dose di alimento<br />
proposta in maniera refratta in 3 o 5 ore rispetto a<br />
quello che può essere il comportamento del sistema<br />
immunitario se la dose è assunta in un breve intervallo<br />
di tempo, di norma pochi minuti, come quando,<br />
nella vita di tutti i giorni, si consuma una tazza di latte<br />
vaccino o un uovo. La raccomandazione, ove possibile<br />
da un punto di vista organizzativo, è quella di<br />
riproporre, nella giornata successiva al classico TPO,<br />
un nuovo test dove l’alimento, ovviamente in aperto,<br />
venga riproposto in un tempo molto breve, pochi<br />
minuti, con le identiche modalità di quanto potrebbe<br />
succedere a domicilio, proprio perché, non esistendo<br />
lavori che abbiano studiato comparativamente tale<br />
situazione, dobbiamo mettere in opera ogni provvedimento<br />
per tutelare il bambino con pregressa anafilassi<br />
specialmente in situazioni di particolare ansietà<br />
della famiglia, in cui è consigliabile dare la possibilità<br />
al bambino di ritornare in ospedale e completare<br />
il tutto in una seconda seduta di DH. Il TPO dovrebbe<br />
essere ripetuto, anche se negativo, nel caso ci si ac-
corgesse di averlo eseguito mentre il bambino assumeva<br />
farmaci anti-allergici, che potrebbero aver mascherato<br />
o ridotto la possibile reazione allergica.<br />
Se un bambino con pregressa<br />
anafilassi presenta, ad un TPO<br />
eseguito per saggiare la tolleranza,<br />
una reazione allergica, ad esempio<br />
solo orticaria diffusa, senza anafilassi,<br />
siamo autorizzati a sospendere la<br />
precedente indicazione all’adrenalina<br />
autoiniettabile?<br />
Risposta breve<br />
- No.<br />
Risposta estesa<br />
No. Non esistono dati di letteratura o “prove” che ci<br />
assicurino al 100% che ad una nuova reintroduzione<br />
dell’allergene la reazione possa essere la stessa,<br />
soprattutto nel singolo bambino e magari in condizioni<br />
diverse (infezioni, attività fisica, assunzione di<br />
farmaci, etc.). Saremmo stati autorizzati a sospendere<br />
l’adrenalina solo se il bambino, nel corso del TPO,<br />
avesse assunto, senza reazione, tutte le dosi e se l’introduzione<br />
dell’alimento, il giorno dopo e in unica<br />
dose, non avesse evocato reazioni.<br />
Se un bambino ha presentato una<br />
pregressa anafilassi da alimenti come<br />
ci comportiamo nei confronti degli<br />
allergeni alimentari cutinegativi o<br />
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La Commissione<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
34<br />
cutipositivi ipoteticamente cross-reattivi<br />
con l’alimento incriminato?<br />
Risposta breve<br />
- L’alimento cutinegativo può somministrato a domicilio;<br />
- l’alimento cutipositivo deve essere testato con<br />
TPO se non è mai stato assunto di recente;<br />
- l’alimento cutipositivo può essere lasciato nella<br />
dieta se è stato già assunto di recente senza reazione.<br />
In caso di cutinegatività l’alimento, ipoteticamente<br />
cross-reattivo, può essere somministrato a domicilio<br />
senza particolari precauzioni. Non è previsto in<br />
questo caso un TPO ospedaliero.<br />
In caso di cutipositività ci si comporterà come per gli<br />
altri alimenti cutipositivi. Se già introdotti nella dieta<br />
senza reattività clinica devono essere mantenuti nella<br />
dieta, perché non avrebbe senso eliminare dalla dieta<br />
un alimento perfettamente tollerato, benché cutipositivo.<br />
Nel caso in cui l’alimento cutipositivo non sia<br />
stato ancora introdotto nella dieta si dovrà eseguire la<br />
stessa procedura utilizzata nel TPO per l’alimento coinvolto<br />
nell’anafilassi. Infatti il sistema immunitario del<br />
bambino non reagisce ad alimenti ma ad epitopi allergenici<br />
posti su proteine allergeniche. Il riconoscimento<br />
degli epitopi, da parte dell’allergico è individuale e<br />
non riconducibile a dati statistici. Non esistono ancora<br />
mezzi diagnostici applicabili alla routine che ci permettano<br />
di distinguere chi reagirà tra coloro che sono<br />
cutipositivi. La cutipositività è legata al riconoscimento<br />
di una omologia di sequenza tra molecole simili, la<br />
cross reattività clinica al riconoscimento di un determinato<br />
numero e tipo di valenze allergeniche che il singolo<br />
bambino “vede” sull’allergene.<br />
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Introduzione<br />
La Commissione<br />
Studio prospettico sulla<br />
desensibilizzazione orale<br />
per il latte vaccino<br />
A cura della Commissione Allergia alimentare, Anafilassi, Dermatite atopica<br />
Coordinatore: Mauro Calvani<br />
Membri: Marcello Bergamini, Irene Berti, Salvatore Bragò, Luigi Calzone, Iride Dello Iacono, Roberto Lisi<br />
La terapia delle allergie alimentari è ben codificata, e<br />
consiste nel consigliare di evitare la assunzione dell’alimento<br />
allergizzante, quindi una dieta rigorosa,<br />
e in caso di precedenti reazioni anafilattiche, raccomandare<br />
l’impiego della adrenalina auto-iniettabile.<br />
Più di recente tuttavia il dogma che la dieta rigorosa<br />
sia l’unico modo possibile per favorire lo sviluppo<br />
della tolleranza, oltre che per prevenire ulteriori reazioni<br />
allergiche, è stato messo in dubbio da alcune<br />
osservazioni 1 , ma anche dal riscontro di una più frequente<br />
recidiva della allergia alle arachidi nei soggetti<br />
che ne interrompevano la assunzione dopo aver recuperato<br />
la tolleranza, rispetto a quelli che continuavano<br />
ad assumerle più regolarmente 2 . Come a suggerire<br />
quindi che non la dieta, bensì la continua somministrazione<br />
di un alimento potesse favorire lo sviluppo<br />
o il mantenimento della tolleranza. Di qui un<br />
supporto a quanti sostengono la possibilità di praticare<br />
una terapia desensibilizzante orale ai bambini<br />
con allergia alimentare, proposta e praticata già circa<br />
20 anni fa da Mc Ewen 3 e oggetto di rinnovato interesse<br />
e dibattito in letteratura. Negli ultimi anni in<br />
particolare sono stati pubblicati diversi studi sull’argomento,<br />
la gran parte tuttavia di bassa qualità, poiché<br />
viziati da bias metodologici (diagnosi di allergia<br />
posta in modo incerto, assenza di randomizzazione,<br />
assenza di gruppi di controllo, casistiche piccole, etc.)<br />
nei quali la desensibilizzazione orale si è dimostrata<br />
efficace in percentuali molto variabili (tra il 37% e<br />
l’83%) 4 5 . Allo stesso modo molto differente è stata la<br />
frequenza di effetti collaterali descritti, oscillante tra<br />
il 12,5% e il 100% 5 6 . In tutti i casi comunque le rea-<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
36<br />
zioni sono state controllate agevolmente dalla terapia<br />
antiallergica.<br />
Non è chiaro quindi quale sia la effettiva efficacia della<br />
terapia desensibilizzante orale, né quale la migliore<br />
strategia per praticarla 7 .<br />
Obiettivi dello studio<br />
Obiettivo primario dello studio è valutare l’efficacia e<br />
la tollerabilità della desensibilizzazione orale con latte<br />
vaccino fresco, in bambini con allergia alle proteine<br />
del latte vaccino (APLV) Ig (immunoglobulina) E<br />
mediata, in un periodo di tempo della durata di sei<br />
mesi, mediante induzione della tolleranza attraverso<br />
2 diversi protocolli:<br />
a) partendo da dosi estremamente basse e con incrementi<br />
quotidiani progressivi, fino alla ingestione<br />
di una dose di 150 ml o comunque alla dose<br />
massima tollerata;<br />
b) partendo da dosi basse, con incrementi progressivi<br />
raggiungere la dose di 1 ml di latte che viene<br />
tenuto in bocca per due minuti e poi sputato.<br />
I risultati dei due gruppi saranno paragonati a quelli<br />
di un gruppo di controllo che rimarrà a dieta senza<br />
latte nello stesso periodo di tempo.<br />
L’efficacia sarà valutata determinando:<br />
a) la tolleranza totale per il latte, ovvero la percentuale<br />
di bambini che sono in grado di completare<br />
lo studio ingerendo la quantità massima prevista<br />
di latte, e che mantengono la tolleranza, verificata<br />
con un test in doppio cieco contro placebo, dopo<br />
un mese di sospensione del latte dalla dieta;<br />
b) la tolleranza parziale, ovvero la percentuale di
ambini che sono in grado di completare lo studio<br />
ingerendo una quantità di latte inferiore alla<br />
quantità massima prevista di latte, ma comunque<br />
superiore a 30 ml, e che mantengono la tolleranza<br />
per la stessa quantità, verificata con un test in<br />
doppio cieco contro placebo, dopo un mese di<br />
sospensione del latte dalla dieta;<br />
c) in coloro che non raggiungono la tolleranza verrà<br />
verificato un eventuale aumento della dose minima<br />
in grado di provocare la comparsa di sintomi<br />
al Test di Provocazione Orale (TPO) in doppio<br />
cieco (Double Blind Placebo Controlled Food Challenge<br />
– DBPCFC) eseguito all’arruolamento ed alla<br />
conclusione dello studio;<br />
d) il verificarsi di eventuali reazioni insorte in seguito<br />
alla inavvertita assunzione dell’alimento nella<br />
dieta dei soggetti appartenenti ai tre gruppi.<br />
La tollerabilità sarà valutata sulla base della presenza<br />
o meno di sintomi durante gli incrementi della dose<br />
nei due gruppi di pazienti sottoposti a desensibilizzazione<br />
orale.<br />
Obiettivo secondario sarà valutare se i trattamenti desensibilizzanti<br />
sono in grado di condizionare una riduzione<br />
del diametro del pomfo verso le diverse proteine<br />
del latte vaccino e/o una variazione nel livello<br />
delle IgE sieriche specifiche (IgEs).<br />
Popolazione<br />
È previsto l’arruolamento di un minimo di 60 bambini,<br />
20 per gruppo. Il campione è stato calcolato secondo<br />
le seguenti assunzioni:<br />
- guarigione del 10% nei trattati a dieta senza proteine<br />
del latte vaccino;<br />
- guarigione attesa del 50% nei trattati con desensibilizzazione<br />
per il latte vaccino;<br />
- potenza dello studio 80%;<br />
- errore di prima specie 5%.<br />
Date queste assunzioni si ottiene un campione di 17<br />
unità per gruppo che vengono aumentate ad almeno<br />
20 per gruppo per tenere conto dei possibili drop outs.<br />
Inizio dello studio<br />
È previsto dal 1 gennaio 2008.<br />
Disegno dello studio<br />
Si tratta di uno studio prospettico, randomizzato,<br />
multicentrico.<br />
La Commissione<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
37<br />
Lo studio dovrà essere sottoposto e approvato dai Comitati<br />
Etici dei centri partecipanti (Allegato 1) e i genitori<br />
del bambino arruolato firmeranno il consenso informato<br />
all’arruolamento nello studio (Allegato 2).<br />
Criteri di inclusione nello studio<br />
Verranno arruolati pazienti di età compresa tra 5 e 18<br />
anni, affetti da APLV IgE mediata, a dieta priva di proteine<br />
del latte vaccino da almeno 12 mesi, giunti all’osservazione<br />
nei vari centri partecipanti allo studio.<br />
In tutti la diagnosi di APLV verrà confermata, prima<br />
dell’ inizio della desensibilizzazione orale, attraverso<br />
DBPCFC (Allegato 3). Per eseguire tale test sarà necessario<br />
acquisire il consenso informato (Allegato 4).<br />
Protocollo dello studio<br />
I pazienti in cui la APLV verrà confermata saranno<br />
randomizzati, dopo aver ottenuto il consenso informato,<br />
in tre gruppi:<br />
a) ai bambini afferenti al primo gruppo (Protocollo<br />
n. 1) verranno somministrate dosi lentamente<br />
crescenti di latte vaccino per os, fino a raggiungere<br />
la dose di 150 ml (Tab. I). Questo gruppo continuerà<br />
ad assumere il latte vaccino per cinque mesi,<br />
quindi riprenderà la dieta per un mese e poi ripeterà<br />
un DBPCFC;<br />
b) ai bambini afferenti al secondo gruppo (Protocollo<br />
n. 2) verranno somministrate dosi lentamente<br />
crescenti di latte vaccino, trattenuto in bocca per<br />
due minuti e poi sputato, partendo da 0,1 ml (2<br />
gocce) ed aumentando, progressivamente la dose<br />
di 0,1 ml ogni 2 settimane fino alla dose di 1 ml<br />
(Tab. II). Questo secondo gruppo continuerà ogni<br />
mattina e per altri cinque mesi a trattenere in bocca<br />
per 2 minuti 1 ml di latte vaccino per poi sputarlo,<br />
quindi sospenderà per 1 mese e poi ripeterà<br />
un DBPCFC;<br />
c) i bambini afferenti al terzo gruppo continueranno<br />
la dieta priva di proteine del latte vaccino per 12<br />
mesi ed al termine ripeteranno un DBPCFC.<br />
I pazienti arruolati in entrambi i gruppi di trattamento<br />
attivo riceveranno in osservazione, in ospedale (è<br />
consigliato il regime di day hospital), le prime tre somministrazioni<br />
di latte all’ inizio dello studio, mentre le<br />
rimanenti somministrazioni verranno effettuate a domicilio.<br />
Il trattamento verrà iniziato a partire dal giorno<br />
successivo a quello in cui si è concluso il secondo<br />
accesso per DBPCFC (e comunque entro 15 giorni dal
DBPCFC) e sono previsti controlli mensili. A tutti i pazienti<br />
arruolati nello studio verranno fornite istruzioni<br />
scritte circa la modalità di trattamento di eventuali<br />
reazioni anafilattiche. In particolare si prescriverà<br />
adrenalina autoiniettabile e si istruirà adeguatamente<br />
la famiglia e/o il paziente stesso circa il trattamento<br />
di una reazione allergica e di una anafilassi. Si consiglierà<br />
inoltre, durante il periodo dello studio:<br />
- di tenere in osservazione il bambino per almeno 2<br />
ore dopo la somministrazione dell’alimento;<br />
- di evitare la attività sportiva, bagni caldi o la ingestione<br />
di altri cibi freddi per almeno sei ore dopo<br />
la somministrazione dell’alimento;<br />
- di registrare eventuali reazioni insorte in seguito<br />
alla inavvertita assunzione di alimenti contenenti<br />
proteine del latte vaccino;<br />
- nel gruppo che esegue la desensibilizzazione orale<br />
con ingestione dell’alimento, di diluire il latte<br />
in 50 ml di placebo, ad esempio il suo abituale<br />
latte sostitutivo del latte vaccino o un succo di<br />
frutta alla banana o alla pera e di non informare il<br />
bambino circa gli aumenti della dose, sì da evitare<br />
possibili reazioni psicologiche. Analogamente,<br />
anche i pazienti appartenenti al secondo gruppo,<br />
ossia coloro che non ingeriscono l’alimento ma lo<br />
trattengono in bocca per 2 minuti, dovranno diluire<br />
il latte vaccino con 1 ml placebo;<br />
- di compilare un diario clinico, registrando ogni<br />
sintomo insorto nelle ore successive alla ingestione<br />
dell’ alimento;<br />
- di somministrare, in caso di reazioni allergiche lievi<br />
(rinite, congiuntivite, nausea, fugaci dolori addominali,<br />
vomito, prurito del cavo orale o prurito<br />
e orticaria localizzata del volto o generalizzata), in<br />
cui manchi una sostanziale difficoltà respiratoria<br />
o un interessamento cardiovascolare, che non si<br />
risolvano spontaneamente nel giro di 20 minuti,<br />
loratadina, alla dose di 5 mg nei bambini di peso<br />
< 30 kg ed alla dose di 10 mg nei bambini di peso<br />
> 30 kg. In tal caso, il giorno successivo, sarà somministrata<br />
nuovamente in ospedale la dose che<br />
ha preceduto quella che ha causato la reazione<br />
clinicamente evidente ed il protocollo riprenderà<br />
da quel momento;<br />
- nel caso invece di reazioni più lievi o dubbie, che<br />
non richiedano la somministrazione di farmaci, o<br />
si realizzino in concomitanza di eventi infettivi o<br />
manifestazioni allergiche respiratorie, sarà consentito<br />
procedere con l’aumento della dose di latte,<br />
rallentando la progressione e concordando la<br />
procedura con l’investigatore responsabile;<br />
- in caso di reazioni più intense (prurito e orticaria<br />
generalizzata, angioedema, raucedine o difficoltà<br />
La Commissione<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
38<br />
respiratoria, vomito o dolori addominali, ipotensione<br />
o shock) si somministrerà subito adrenalina<br />
1:1000 alla dose di 0,01 ml/kg (fino alla dose max<br />
di 0,5 ml) (o adrenalina autoiniettabile nelle dosi<br />
adeguate qualora la reazione si verifichi a domicilio)<br />
per via intramuscolare profonda e loratadina,<br />
alla dose di 5 mg nei bambini di peso < 30 kg ed<br />
alla dose di 10 mg nei bambini di peso > 30 kg e,<br />
se necessario betametasone, alla dose di 0,1 mg/<br />
kg e β 2-stimolante per via aerosolica; se si verificano<br />
tali circostanze il paziente interromperà la partecipazione<br />
allo studio e il caso verrà conteggiato<br />
come insuccesso.<br />
Metodologia di randomizzazione<br />
I bambini saranno assegnati ad uno dei tre gruppi<br />
di trattamento secondo una sequenza stabilita precedentemente.<br />
Per garantire il rispetto della randomizzazione,<br />
la assegnazione ad uno dei tre gruppi di<br />
trattamento sarà stabilita di volta in volta da un investigatore<br />
“centralizzato” non partecipante all’arruolamento.<br />
Per garantire inoltre una omogenea distribuzione<br />
dei trattamenti all’interno di ogni centro verrà<br />
effettuata una randomizzazione a blocchi per singolo<br />
centro.<br />
Criteri di esclusione dallo studio<br />
- Pazienti di età inferiore ai 5 anni;<br />
- pazienti che abbiano presentato al TPO una anafilassi<br />
moderata o grave come recentemente definita<br />
dalla European Academy of Allergy and Clinical<br />
Immunology (EAACI) (Tab. III) dopo la ingestione<br />
di una quantità di latte ≤ 0,3 ml.<br />
Dosaggio delle IgE specifiche<br />
Tutti i bambini verranno sottoposti 3 volte al dosaggio<br />
delle IgEs (ImmunoCap Phadia) nei confronti della<br />
lattalbumina, caseina, beta-lattoglobulina e a prick<br />
test (Lofarma) nei confronti del latte intero e delle<br />
tre proteine del latte (lattalbumina, caseina, beta-lattoglobulina).<br />
Tali dosaggi verranno eseguiti all’arruolamento<br />
nello studio, alla fine del trattamento attivo<br />
dopo 6 mesi, e in occasione del TPO, dopo un mese<br />
di dieta, alla fine dello studio. Infine, negli stessi tempi<br />
verranno prelevati e conservati 3 ml di siero a -20<br />
°C per effettuare il dosaggio delle molecole allergeniche<br />
con microarray (test ISAC).
Metodologia di esecuzione del prick test<br />
Sulla superficie volare dell’avambraccio verranno<br />
eseguiti prick test con latte vaccino fresco intero, ed<br />
estratti commerciali, di caseina, di beta-lattoglobulina<br />
e di lattoalbumina (Azienda Lofarma). Verrà utilizzata<br />
una lancetta metallica con punta da 1 mm e<br />
si avrà cura di sostituire la lancetta ad ogni prick. In<br />
ogni caso, per la metodologia da utilizzare per l’esecuzione<br />
del prick test saranno seguite le indicazioni<br />
internazionali note. Le reazioni verranno lette dopo<br />
15 minuti, ed il prick verrà considerato positivo se il<br />
diametro medio (media della somma dei due diametri<br />
ortogonali) del pomfo sarà di almeno 3 mm superiore<br />
a quello della soluzione di controllo negativo.<br />
Come controllo positivo si userà istamina (10 mg/ml)<br />
con lettura a 10 minuti. Come controllo negativo sarà<br />
adoperata la soluzione diluente gli allergeni.<br />
Allegato 1<br />
(Richiesta per il Comitato Etico)<br />
Spett. Dott. ……… (il nome del Responsabile del Comitato<br />
Etico della struttura di appartenenza)<br />
Noi sottoscritti ……… (i nomi dei medici che condurranno<br />
la sperimentazione e qualifica), chiediamo al Comitato<br />
Etico della ………, l’autorizzazione a condurre<br />
una sperimentazione terapeutica in bambini affetti da<br />
allergia alle proteine del latte vaccino Ige mediata.<br />
Si tratta di uno studio prospettico, multicentrico, proposto<br />
dalla Commissione Allergia alimentare, Anafilassi<br />
e Dermatite atopica della Società Italiana di Allergologia<br />
ed Immunologia pediatrica, cui noi vorremmo<br />
partecipare in qualità di centro allergologico<br />
pediatrico. La sperimentazione consiste in una “desensibilizzazione<br />
orale con latte vaccino” in bambini<br />
di età superiore ai 5 anni .<br />
In caso di allergia alimentare IgE mediata le Linee Guida<br />
ufficiali prevedono l’esclusione dell’alimento dalla<br />
dieta, fino alla dimostrazione della acquisita tolleranza.<br />
La storia naturale delle allergie alimentari infatti<br />
mostra che con il passare degli anni una percentuale<br />
sempre maggiore di bambini posti a dieta tollera il latte<br />
vaccino. Tuttavia dall’età di 5 anni tale percentuale<br />
diminuisce e le probabilità di tollerare il latte si riducono,<br />
mentre i bambini sono sempre più a rischio di<br />
sviluppare reazioni allergiche, talora gravi, per la frequente<br />
eventualità di assumere inavvertitamente il<br />
latte, contenuto spesso in tracce in altri alimenti.<br />
La desensibilizzazione orale per alimenti si contrappone<br />
a tale approccio tradizionale, ed è stata già speri-<br />
La Commissione<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
39<br />
mentata, sia in campo nazionale che internazionale 1-7 ,<br />
con risultati incoraggianti per la discreta possibilità di<br />
raggiungere una tolleranza almeno parziale per il latte<br />
(50-70%), con una bassa evenienza di reazioni allergiche<br />
gravi, peraltro variabile nei diversi protocolli impiegati.<br />
Tuttavia gli studi pubblicati fino a oggi hanno<br />
una scarsa qualità metodologica, essendo case report,<br />
o eseguiti senza gruppi di controllo, fatta eccezione<br />
per un unico studio clinico randomizzato 4 . Anche le<br />
metodologie proposte sono state diverse: alcuni studi<br />
prevedevano la somministrazione orale del latte a dosi<br />
crescenti fino a raggiungere in un tempo più o meno<br />
lungo una quantità consistente (circa 200 ml). Altri<br />
invece, studiavano la possibilità di raggiungere la tolleranza<br />
attraverso la ripetuta somministrazione di piccole<br />
dosi (1 ml) di latte che veniva trattenuto in bocca<br />
solo per qualche minuto, e poi sputato.<br />
Lo studio multicentrico proposto dalla Società Italiana<br />
di Allergologia ed Immunologia pediatrica è il primo<br />
randomizzato e controllato, che si propone di valutare<br />
la possibilità di acquisire la tolleranza nei confronti del<br />
latte vaccino, in bambini di età superiore ai 5 anni, con<br />
entrambe le modalità finora sperimentate.<br />
Esso prevede di confrontare un gruppo che esegue la<br />
desensibilizzazione orale con dosi progressivamente<br />
crescenti di latte vaccino, un secondo gruppo che effettua<br />
la somministrazione di piccole dosi, trattenute<br />
in bocca e poi sputate ed un terzo gruppo, di controllo,<br />
che continua a mantenere la dieta.<br />
Scopo principale di questo studio è valutare se tale nuovo<br />
approccio terapeutico sia in grado di far raggiungere<br />
una tolleranza nei confronti del latte vaccino in un tempo<br />
più rapido di quello che occorre naturalmente.<br />
Poiché alcuni studi hanno messo in dubbio la persistenza<br />
dei risultati della desensibilizzazione nel tempo, soprattutto<br />
se il paziente non dovesse più assumere il latte<br />
nella dieta, nello studio è inclusa una seconda fase<br />
che prevede la sospensione della somministrazione del<br />
latte per un mese e un secondo test di provocazione<br />
orale per testare la persistenza della tolleranza.<br />
Si allega il Protocollo, così come elaborato dalla Commissione<br />
Allergia alimentare, Anafilassi e Dermatite<br />
atopica della Società Italiana di Allergologica ed Immunologia<br />
pediatrica.<br />
I pazienti, arruolati dai vari centri che aderiscono allo<br />
studio, verranno continuamente monitorati, sia in<br />
regime di day hospital, che ambulatoriale e gli sperimentatori<br />
daranno una disponibilità telefonica 24<br />
ore su 24. La sperimentazione dura, in media, sei mesi<br />
per ogni paziente.<br />
I genitori saranno adeguatamente informati del fatto<br />
che si tratta di una terapia ancora sperimentale e firmeranno<br />
un modulo di consenso informato (Allegato 2).
Le prospettive di un risultato positivo sembrano essere<br />
notevoli e pertanto chiediamo l’autorizzazione a<br />
procedere nella sperimentazione.<br />
Data………<br />
Con osservanza<br />
Allegato 2<br />
Consenso informato alla<br />
partecipazione allo studio sulla terapia<br />
desensibilizzante orale<br />
La terapia della allergia alimentare consiste nella completa<br />
esclusione dell’alimento dalla dieta del bambino.<br />
Tuttavia, in casi selezionati per la persistenza della<br />
sintomatologia, considerato che con il passare del<br />
tempo aumenta anche la possibilità di una involontaria<br />
assunzione dell’alimento, che potrebbe esporre il<br />
bambino al rischio di una inaspettata reazione allergica<br />
grave, è stato proposto di effettuare un tentativo di<br />
terapia desensibilizzante. Questa terapia consiste nel<br />
somministrare l’alimento allergizzante in dosi progressivamente<br />
crescenti, molto lentamente e cominciando<br />
con dosi molto basse. Il tutto avendo a disposizione<br />
tutti i consigli e i farmaci utili per sedare l’insorgenza<br />
di una possibile reazione allergica o anafilattica. Negli<br />
studi fino ad ora effettuati le percentuali di successo,<br />
ovvero di raggiungimento della tolleranza dell’alimento,<br />
oscillano tra il 45 e l’83% nei diversi studi.<br />
Questo studio, che interessa diversi tra i principali<br />
centri di allergologia pediatrica in Italia, si propone di<br />
valutare l’efficacia e la sicurezza di due diversi protocolli<br />
di desensibilizzante orale, paragonandone l’esito<br />
con il continuare la dieta senza proteine del latte<br />
vaccino. A tal fine per evitare i fenomeni, anche involontari,<br />
di suggestione, per confermare la diagnosi di<br />
allergia al latte sarà utilizzata la metodica del test di<br />
provocazione in doppio cieco contro placebo: il bambino<br />
verrà sottoposto a 2 test di provocazione, di cui<br />
solo uno solo conterrà, all’insaputa sia del medico<br />
che del bambino, il latte vaccino. Se il test risulterà<br />
positivo, e Lei accetterà di partecipare allo studio, il<br />
bambino verrà assegnato in modo del tutto casuale<br />
(mediante lista di randomizzazione) ad uno dei tre<br />
trattamenti previsti dallo studio:<br />
a) desensibilizzazione orale partendo con dosi bassissime<br />
e aumentando gradualmente, nel periodo<br />
di 6 mesi, fino alla dose di 150 ml al giorno, o<br />
alla dose massima tollerata, poi continuando per<br />
altri 5 mesi;<br />
b) desensibilizzazione orale partendo con dosi bassissime<br />
e aumentando gradualmente, nel perio-<br />
La Commissione<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
40<br />
do di 1 mesi, fino alla dose di 1 ml al giorno, e poi<br />
continuando per altri 5 mesi;<br />
c) dieta senza proteine del latte vaccino per 12 mesi.<br />
Alla fine di detto periodo in tutti i bambini verrà effettuato<br />
di nuovo un test di provocazione in doppio cieco<br />
contro placebo, dopo 1 mese di sospensione del<br />
latte dalla dieta, per verificare lo sviluppo effettivo<br />
della tolleranza verso il latte. Questo perché gli studi<br />
effettuati fino ad ora hanno messo in evidenza che in<br />
molti bambini la tolleranza che si sviluppa verso il latte<br />
è comunque dipendente dalla assunzione del latte:<br />
ovvero è anche possibile che dopo un periodo di<br />
sospensione del latte vaccino dalla dieta, possano di<br />
nuovo verificarsi reazioni allergiche al latte.<br />
Sarà, ovviamente, rispettata la legge sulla privacy,<br />
pertanto tutti i dati saranno utilizzati a fine scientifico<br />
in maniera aggregata, in altre parole non sarà possibile<br />
risalire al singolo paziente.<br />
Infine Lei potrà ritirarsi in qualunque momento dallo<br />
studio, senza che ciò influisca sulla migliore assistenza<br />
e terapie che continueranno ad essere assicurate<br />
a suo figlio.<br />
Io sottoscritto genitore, avente la patria potestà del<br />
minore:…………, essendo stato esaurientemente<br />
e chiaramente informato dal Dr.………su: princìpi,<br />
modalità d’esecuzione. scopi e possibili effetti indesiderati,<br />
anche possibilmente gravi, della terapia desensibilizzante<br />
orale<br />
Acconsento<br />
- a che mio/a figlio/a si sottoponga a tale prova,<br />
conscio che da parte del Dr. ………viene messa<br />
in atto ogni misura prudenziale.<br />
Data<br />
Firma del Genitore/Tutore<br />
Firma del Medico<br />
Allegato 3<br />
Modalità di esecuzione del test di<br />
provocazione in doppio cieco contro<br />
placebo<br />
Il DBPCFC può essere eseguito, secondo il documento<br />
dell’EAACI (Allergy 2004) modificato, come sotto<br />
descritto. I pasti verranno preparati secondo le seguenti<br />
indicazioni:<br />
- verum = 1/2 latte vaccino (senza lattosio ) + 1/2<br />
miscela aminoacidi + 1 gr di aroma di banana;<br />
- placebo = miscela di aminoacidi + 1 gr di aroma<br />
di banana.<br />
Il pasto viene fornito in una siringa opaca o in un contenitore<br />
ricoperto da un foglio metallico. Il TPO viene
interrotto se compaiono reazioni immediate di sicura<br />
positività clinica: rinite (secrezione nasale con starnuti<br />
ripetuti), congiuntivite (iperemia congiuntivale<br />
con fastidio oculare), broncostruzione (tosse, sibili,<br />
difficoltà respiratoria), vomito, orticaria (diversi elementi<br />
eritematopomfoidi non nelle sede di possibile<br />
contatto con l’alimento), angioedema, indipendentemente<br />
dall’intensità e lo si considera positivo. Eseguito<br />
il primo TPO con verum o placebo, nelle 48 ore<br />
che seguono il bambino prosegue la dieta di eliminazione.<br />
Dopo 48 ore dalla prima provocazione e prima<br />
della seconda prova viene rivalutato l’esame obiettivo.<br />
Al termine dei test può essere aperta la busta<br />
chiusa con la randomizzazione, lasciata dal personale<br />
deputato alla preparazione degli alimenti da testare.<br />
Le dosi da somministrare sono 7, per ogni TPO, di verum<br />
e placebo, somministrate, ogni 20 minuti: 0,1 ml<br />
(2 gocce), 0.3 ml (6 gocce), 1 ml (20 gocce), 3 ml, 10<br />
ml, 30 ml, 100 ml.<br />
Allegato 4<br />
Consenso informato per test di<br />
provocazione alimentare<br />
Data…………………<br />
Io sottoscritto/a ………………… padre/madre del<br />
paziente ………………… ricoverato presso l’ Ospedale<br />
………………… dichiaro di essere stato/a informato/a<br />
dal Dott. ………………… dei rischi che mio/<br />
a figlio/a corre a seguito della esposizione all’alimento<br />
fino ad oggi escluso dalla dieta.<br />
Ho ben compreso che l’alimento sarà somministrato<br />
a mio figlio/a in dosi progressivamente crescenti, in<br />
modo nascosto in altri alimenti.<br />
Sono consapevole, inoltre, che tale test di provocazione<br />
rappresenti il modo più attendibile per porre<br />
con certezza la diagnosi di allergia alimentare, come<br />
riconosciuto dalle varie Società di Allergologia ed Immunologia<br />
nazionali ed internazionali, ma anche del<br />
fatto che tale test non sia del tutto privo di rischi, potendo<br />
causare reazioni anafilattiche anche gravi, solo<br />
eccezionalmente fatali. Avendo, pertanto, chiaramente<br />
compreso quanto sopra, acconsento alla somministrazione<br />
dell’alimento in oggetto, essendo stato rassicurato<br />
dal Dott. …………………………………….<br />
che il test sarà sospeso allorquando compariranno<br />
sintomi chiaramente collegati alla somministrazione<br />
dell’alimento e che ogni misura prudenziale sarà presa<br />
per far fronte ad eventuali reazioni, anche gravi.<br />
In fede<br />
Il genitore Il Medico<br />
La Commissione<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
41<br />
Tab. I. Protocollo n. 1.<br />
1°-6° giorno: 1 goccia + placebo fino a 50 ml<br />
7°-12° giorno: 2 gocce + placebo fino a 50 ml<br />
13°-18° giorno: 3 gocce + placebo fino a 50 ml<br />
19°-24° giorno: 4 gocce + placebo fino a 50 ml<br />
25°-30° giorno: 5 gocce + placebo fino a 50 ml<br />
31°-35° giorno: 6 gocce + placebo fino a 50 ml<br />
36°-40° giorno 7 gocce + placebo fino a 50 ml<br />
41°-45° giorno: 8 gocce + placebo fino a 50 ml<br />
46°-50° giorno: 10 gocce + placebo fino a 50 ml<br />
51°-55° giorno: 12 gocce + placebo fino a 50 ml<br />
56°-60° giorno: 14 gocce + placebo fino a 50 ml<br />
61°-64° giorno: 1 ml + placebo fino a 50 ml<br />
65°-68° giorno: 1,5 ml + placebo fino a 50 ml<br />
69°-72° giorno: 2 ml + placebo fino a 50 ml<br />
73°-76° giorno: 3 ml + placebo fino a 50 ml<br />
77°-80° giorno: 4 ml + placebo fino a 50 ml<br />
81°-84° giorno: 5 ml + placebo fino a 50 ml<br />
85°-88° giorno: 6 ml + placebo fino a 50 ml<br />
89°-92° giorno: 7 ml + placebo fino a 50 ml<br />
93°-95° giorno: 9 ml + placebo fino a 50 ml<br />
96°-98° giorno: 11 ml + placebo fino a 50 ml<br />
99°-101°giorno: 13 ml + placebo fino a 50 ml<br />
102°-104° giorno:15 ml + placebo fino a 50 ml<br />
105°-107° giorno: 18 ml + placebo fino a 50 ml<br />
108°-110° giorno: 21 ml + placebo fino a 50 ml<br />
111°-113° giorno: 24 ml + placebo fino a 50 ml<br />
114°-116° giorno: 28 ml + placebo fino a 50 ml<br />
117°-119° giorno: 32 ml + placebo fino a 50 ml<br />
120°-122° giorno: 36 ml + placebo fino a 50 ml<br />
123°-125° giorno: 41 ml + placebo fino a 50 ml<br />
126°-128° giorno: 46 ml + placebo fino a 50 ml<br />
129°-131° giorno: 51 ml<br />
132°-134° giorno: 56 ml<br />
135°-137° giorno: 62 ml<br />
138°-140° giorno: 68 ml<br />
141°-143° giorno: 74 ml<br />
144°-146° giorno: 80 ml<br />
147°-149° giorno: 86 ml<br />
150°-152° giorno: 92 ml<br />
153°-155° giorno: 98 ml<br />
156°-158 giorno: 104 ml<br />
159°-161° giorno: 110 ml<br />
162°-164° giorno: 116 ml<br />
165°-167° giorno: 122 ml<br />
168°-170° giorno: 129 ml<br />
171°-173° giorno: 136 ml<br />
174°-176° giorno: 143 ml<br />
177°-179° giorno: 150 ml
Tab. II. Protocollo n. 2.<br />
1°-15° giorno: 0,1 ml pari a 2 gocce + placebo fino a 1 ml<br />
16°-30° giorno: 0,2 ml “ a 4 gocce + placebo fino a 1 ml<br />
31°-45° giorno: 0,3 ml “ a 6 gocce + placebo fino a 1 ml<br />
46°-60° giorno: 0,4 ml “ a 8 gocce + placebo fino a 1 ml<br />
61°-75° giorno: 0,5 ml “ a 10 gocce + placebo fino a 1 ml<br />
76°-90° giorno: 0,6 ml “ a 12 gocce + placebo fino a 1 ml<br />
91°-105° giorno: 0,7 ml “ a 14 gocce + placebo fino a 1 ml<br />
106°-120° giorno: 0,8 ml “ a 16 gocce + placebo fino a 1 ml<br />
122°-135° giorno: 0,9 ml “ a 18 gocce + placebo fino a 1 ml<br />
136°-180° giorno:1 ml “ a 20 gocce<br />
La Commissione<br />
Tab. III. Gradi di severità della reazione anafilattica (da Muraro et al. 8 ).<br />
Grado Cute Gastrointestinale Respiratorio Cardiovascolare Neurologico<br />
1 lieve Improvviso prurito<br />
degli occhi e<br />
del naso, prurito<br />
generalizzato,<br />
flushing, orticaria,<br />
angioedema<br />
Prurito o pizzicore<br />
orale, lieve edema<br />
delle labbra, nausea<br />
o vomito, lievi dolori<br />
addominali<br />
2 moderata Come sopra Come sopra, dolori<br />
crampiformi addominali,<br />
diarrea, vomito<br />
ricorrente<br />
3 grave Come sopra Come sopra, perdita<br />
di controllo degli<br />
sfinteri<br />
Bibliografia<br />
1 Flinterman AE, Knulst AC, Meijer Y, Bruijnzeel-Koomen<br />
CAF M, Pasmans SGMA et al. Acute allergic reactions in<br />
children with AEDS after prolonged cow’s milk elimination<br />
diets. Allergy 2006;61:370-4<br />
2 Sicherer SH. An expanding evidence base provides<br />
food for thought to avoid indigestion in managing difficult<br />
dilemmas in food allergy. J Allergy Clin Immunol<br />
2006;117:1419-22.<br />
3 Mc Ewen LM. Hyposensitization. In: Brostoff J, Challacombe<br />
SJ (eds.). Food allergy and intolerance. Philadelphia:<br />
Baillier Tindall 1988, pp. 985-994.<br />
4 Patriarca G, Nucera E, Roncallo C, Pollastrini E, Bartolozzi<br />
F, De Pasquale T, et al. Oral desensitizing treatment in<br />
Congestione nasale<br />
e/o starnuti, rinorrea,<br />
prurito della gola,<br />
gonfiore della gola,<br />
lieve wheezing<br />
Come sopra raucedine,<br />
tosse abbaiante,<br />
difficoltà alla deglutizione,<br />
stridore, dispnea,<br />
wheezing moderato<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
42<br />
Mareggiata a Scilla - Antonio Cardona<br />
Come sopra, cianosi<br />
o saturazione di O 2 <<br />
92% arresto respiratorio<br />
Tachicardia (aumento<br />
di > 15 battiti/<br />
min)<br />
Variazioni del<br />
livello di attività<br />
più ansia<br />
Come sopra Lieve stordimento,sensazione<br />
di morte<br />
imminente<br />
Ipotensione e/o collasso<br />
disritmia, grave<br />
bradicardia e/o<br />
arresto cardiaco<br />
C o n f u s i o n e ,<br />
perdita di coscienza<br />
food allergy:clinical and immunological results. Aliment<br />
Pharmacol Ther 2003;17:459-65.<br />
5 De Boissieu D, Dupont C. Sublingual immunotherapy for<br />
cow’s milk protein allergy: a preliminar report. Allergynet<br />
2006;61:1238-9.<br />
6 Longo G, Barbi E. Anafilassi da allergia alle proteine<br />
del latte vaccino: clinica, storia naturale, challenge<br />
e desensibilizzazione orale. Medico e Bambino<br />
2004;23:20-9.<br />
7 Calvani M, Zappala D, Panetta V. Novità in Allergologia<br />
Pediatrica. Prospettive in Pediatria 2007; in press.<br />
8 Muraro A, Roberts G, Clark A, Eigenmann PA, Halken S,<br />
Lack G, et al. The management of anaphylaxis in childhood:<br />
a position paper of the European academy of allergology<br />
and clinical immunology. Allergy 2007;62:857-71.
La Commissione<br />
Efficacia degli antistaminici anti-H1<br />
nella terapia della dermatite atopica<br />
in età pediatrica.<br />
Una revisione sistematica<br />
Introduzione<br />
A cura della Commissione Allergia alimentare, Anafilassi, Dermatite atopica<br />
Coordinatore: Mauro Calvani<br />
Membri: Marcello Bergamini, Irene Berti, Salvatore Bragò, Luigi Calzone, Iride Dello Iacono, Roberto Lisi<br />
La dermatite atopica (DA) è la più comune malattia infiammatoria<br />
cronica della cute, descritta con una prevalenza<br />
del 10-20% dei casi nell’età pediatrica 1 . È una<br />
malattia a decorso cronico-recidivante, intensamente<br />
pruriginosa. Per contrastare il prurito vengono frequentemente<br />
prescritti gli antistaminici, e tuttavia la<br />
letteratura in proposito è discordante. Nelle stesse più<br />
recenti Linee Guida o Consensus sull’argomento le raccomandazioni<br />
non sono uniformi. Ad esempio le Linee<br />
Guida Prodigy inseriscono gli antistaminici tra i trattamenti<br />
della DA con valore non provato e sull’argomento<br />
dicono che “gli antistaminici sedativi sono prescritti<br />
per favorire il sonno e ridurre il trattamento: comunque<br />
gli studi hanno fallito nel dimostrare un chiaro effetto<br />
sul prurito o sul trattamento globale dell’eczema” 2 . La<br />
Position Paper redatta dall’European Task Force on Atopic<br />
Dermatitis afferma che “le evidenze a sostegno dell’efficacia<br />
degli antistaminici sistemici nel ridurre il prurito<br />
sono ancora insufficienti, ma alcuni pazienti sembrano<br />
giovarsene” 3 . Le Linee Guida di Hanifin a proposito<br />
degli antistaminici dicono che “ci sono poche evidenze<br />
che gli antistaminici sedativi e non sedativi siano<br />
efficaci nell’alleviare il prurito o sintomi orticarioidi<br />
nei bambini con DA. Per i bambini con significativo disturbo<br />
del sonno dovuto al prurito, al dermografismo<br />
allergico, alla rinocongiuntivite allergica, gli antistaminici<br />
sedativi potrebbero essere utili. Molti dei pazienti<br />
con DA hanno anche rinocongiuntivite allergica, orticaria<br />
e dermografismo e quindi l’uso di un antistaminico<br />
potrebbe essere utile 4 . Le Linee Guida di Leung,<br />
redatte secondo i livelli di evidenza, affermano “Alcuni<br />
pazienti possono giovarsi dell’uso di antistaminici per<br />
alleviare il prurito associato alla DA (livello di evidenza<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
43<br />
C)” 5 . La Consensus sudafricana riporta che “gli studi Evidence<br />
Based sulla efficacia degli antistaminici orali nel<br />
trattamento della dermatite atopica hanno dato risultati<br />
contrastanti e il loro valore è spesso discusso. Gli<br />
antistaminici sedativi di prima generazione vengono<br />
tradizionalmente prescritti per il trattamento del prurito<br />
e per ottenere sedazione. Anche se possono essere<br />
di beneficio in alcuni pazienti, la loro efficacia è breve a<br />
causa della tachifilassi; per tale motivo possono essere<br />
richieste dosi maggiori e quindi vi è una controindicazione<br />
alla terapia a lungo termine. Potrebbero essere<br />
utili come terapia aggiuntiva durante le riacutizzazioni,<br />
in specie per l’effetto sedativo e ansiolitico. Dato che il<br />
prurito peggiora di notte, gli antistaminici sedativi potrebbero<br />
essere usati alla sera” 6 .<br />
Scopo della revisione<br />
Lo scopo di questa revisione sistematica è quello di<br />
valutare l’esistenza di prove scientifiche dell’efficacia<br />
degli antistaminici anti-H1 nella terapia della DA in<br />
età pediatrica.<br />
Strategie di ricerca delle prove di<br />
efficacia<br />
Abbiamo condotto il processo di ricerca delle prove<br />
di efficacia selezionandole in modo gerarchico, secondo<br />
il principio di saturazione teoretica 7 8 : siamo<br />
pertanto partiti dalla ricerca delle fonti di livello superiore<br />
(Revisioni Sistematiche – RS) su: Clinical Evidence,<br />
Cochrane Library, Database of Abstracts of Reviews<br />
of Effects (DARE), database Health Technology Asses-
sment (HTA), passando infine alle principali banche<br />
dati di studi biomedici (PubMed ed Embase). Questo<br />
tipo di strategia consente di interrompere la selezione<br />
dei lavori al livello di evidenza più elevato, laddove<br />
si sia identificata una prova di efficacia rilevante.<br />
Abbiamo consultato il registro meta-Register of Controlled<br />
Trials (mRCT) alla ricerca di eventuali studi in<br />
corso, il cui scopo coincidesse con il nostro quesito.<br />
Sia nella valutazione critica delle fonti secondarie che<br />
nella successiva ricerca delle fonti primarie, abbiamo<br />
dato esclusiva priorità, trattandosi di un quesito di<br />
intervento, agli studi randomizzati controllati (SCR),<br />
con la possibile inclusione, fra questi, anche di studi a<br />
popolazione mista, pediatrica e non.<br />
Non essendo a tutt’oggi conosciuto un unico gold<br />
standard terapeutico, né per il trattamento globale<br />
della DA, né per quello del prurito ad essa associato,<br />
abbiamo optato per l’esclusione degli studi di confronto<br />
fra due o più antistaminici o fra dosaggi diversi<br />
di uno stesso antistaminico in assenza di confronto<br />
con un placebo.<br />
Negli studi con modello “cross-over” abbiamo tenuto<br />
conto del possibile effetto di trascinamento del trattamento<br />
eseguito nel primo periodo sui risultati registrati<br />
nel secondo periodo.<br />
I termini usati nella ricerca delle sintesi di evidenza<br />
sono stati quelli, più generici, di “antihistamines”,<br />
“atopic dermatitis”, “atopic eczema”, “pruritus” e “itch”.<br />
Nella ricerca delle fonti primarie su MedLine, relativamente<br />
agli antistaminici, abbiamo utilizzato soltanto<br />
i termini inclusivi (Medical Subject Headings – Me-<br />
SH), dopo aver attentamente controllato che il nome<br />
di ogni singolo principio attivo fosse effettivamente<br />
contenuto in essi. Per quanto riguarda invece Embase,<br />
non abbiamo potuto fare altrettanto avendo riscontrato<br />
gravi incongruenze fra i risultati della ricerca<br />
eseguita attraverso i termini inclusivi di quel database<br />
(Emtreeterms) e quelli della ricerca attraverso i<br />
singoli nomi farmacologici; abbiamo pertanto preferito<br />
affidarci solo a questi ultimi.<br />
Le fonti di evidenza terziarie (Linee Guida sulla DA)<br />
non sono state considerate.<br />
Risultati della ricerca<br />
A. Attraverso la strategia di ricerca delle fonti secondarie<br />
(le revisioni sistematiche) abbiamo selezionato:<br />
1. un protocollo Cochrane dal titolo “Antihistamines<br />
for atopic eczema” 9 , indicizzato e attivo dal 1999,<br />
ma non ancora concluso;<br />
2. una revisione dello stesso anno 10 : si tratta di una<br />
revisione dedicata ai soli antistaminici di II gene-<br />
La Commissione<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
44<br />
razione, assolutamente non sistematica, priva di<br />
una qualsivoglia descrizione della strategia di reperimento<br />
delle fonti. Il paragrafo dedicato alla<br />
DA riporta l’efficacia proveniente da un totale di<br />
7 studi, solo 4 dei quali erano SCR; di questi, due<br />
erano lavori pediatrici 11 12 ;<br />
3. una revisione sistematica, ancora del 1999, sull’efficacia<br />
degli antistaminici nel trattamento del prurito<br />
in corso di DA 13 . La metodologia di ricerca prevedeva<br />
soltanto la Cochrane Library, Best Evidence e<br />
MedLine; gli Autori selezionano 16 studi clinici, fra<br />
i quali compaiono anche alcuni studi non randomizzati.<br />
Gli studi clinici comprendenti popolazione<br />
pediatrica sono sette 13-17 ; due di questi 11 12 erano<br />
già contenuti nella review precedente;<br />
4. una RS da Health Technology Assessment 18 , prodotta<br />
dallo stesso gruppo di autori del citato protocollo<br />
Cochrane citato, che seleziona 21 lavori. La metodologia<br />
di ricerca bibliografica risulta altamente<br />
esaustiva, i criteri adottati per l’inclusione/esclusione<br />
dall’analisi dei lavori selezionati sono molto<br />
chiari; a differenza della RS di Klein et al., nella quale<br />
era il prurito l’unico outcome di interesse per la ricerca<br />
in letteratura, qui vengono considerati pertinenti<br />
tutti gli outcomes relativi alla DA (sia i sintomi<br />
soggettivi, come il prurito e la perdita del sonno,<br />
sia i segni oggettivabili, rappresentati dalle multiformi<br />
lesioni dermatologiche della malattia, come<br />
eritema, escoriazioni, secchezza, lichenificazione,<br />
etc.). È per questi motivi che Hoare et al. individuano<br />
altri sei trials 19-24 . Essi peraltro non selezionano<br />
il lavoro di Yoshida, probabilmente perché non lo<br />
ritengono randomizzato.<br />
B. Da qui in avanti la nostra ricerca bibliografica si è<br />
trasferita allo studio delle fonti primarie (gli SCR), dal<br />
1999 ad oggi, in considerazione dell’elevato livello<br />
delle prove ottenute attraverso la RS di Hoare et al.<br />
1. MedLine via PubMed: .<br />
Limits: Publication Date from 1999 to 2007, Randomized<br />
Controlled Trial, All Child.<br />
Questa strategia ha ottenuto come risultato sei lavori,<br />
di cui cinque pertinenti 25-29 .<br />
2. Embase (Advanced search): <br />
Limits: Publication Date from 1999 to 2007, Randomized<br />
Controlled Trial, 0-18 anni.<br />
Nota: abbiamo preferito adottare questa strategia<br />
di ricerca particolarmente generica, anche se
sicuramente esaustiva, a causa della mancata corrispondenza<br />
fra i rilevamenti ottenuti con il termine<br />
generico “histamines H1 receptor antagonists” e<br />
quelli ottenuti con i nomi dei singoli principi attivi.<br />
Questa strategia ha ottenuto 217 rilevamenti di cui<br />
uno soltanto è nuovo e pertinente 30 .<br />
La Commissione<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
45<br />
Sono stati così individuati 19 articoli che abbiamo poi<br />
sottoposto al vaglio dei criteri di selezione riportati<br />
nella parte introduttiva di questo lavoro.<br />
Le caratteristiche dei lavori esclusi (14) e di quelli inclusi<br />
(5) nella nostra analisi finale sono esposte nelle<br />
Tabelle I, IIa e IIb.<br />
Tab. I. Caratteristiche dei 14 lavori pediatrici esclusi dall’analisi finale di efficacia in questa RS, e principali motivazioni<br />
per l’esclusione.<br />
Klein 1980 18<br />
20 pazienti di 2-16 anni Mancanza di controllo con placebo<br />
Disegno: SCR in parallelo<br />
Confronto: idrossizina vs. ciproeptadina<br />
Esito: severità prurito<br />
Fould 1981 16<br />
21 pazienti di 14-29 anni<br />
Disegno: SCR modello cross-over, multiplo Mancanza di controllo con placebo<br />
Confronto: cimetidina vs. antiH1 sedativo e vs. cimetidina + antiH1<br />
Esito: severità prurito<br />
Frosch 1984 15<br />
18 pazienti di 14-43 anni<br />
Disegno: SCR modello cross-over, multiplo<br />
Confronto: cimetidina + clorfeniramina vs. clorfeniramina e vs. placebo Mancanza di confronto tra clorfeniramina e placebo<br />
Esito: severità prurito<br />
Simons 1984 23<br />
12 pazienti di 1-14 anni<br />
Disegno: SCR modello cross-over Mancanza di controllo con placebo<br />
Confronto: fra due diversi dosaggi di idrossizina<br />
Esito: severità prurito<br />
Ishibashi 1989 21<br />
168 pazienti di 1-15 anni<br />
Disegno: SCR in parallelo Mancanza di controllo con placebo<br />
Confronto: fra 3 diversi dosaggi di azelastina<br />
Esito: severità di segni/sintomi di eczema<br />
Ishibashi 1989 22<br />
179 pazienti di 6 anni e oltre<br />
Disegno: SCR in parallelo<br />
Confronto: fra due dosaggi di azelastina e un dosaggio di chetotifene Mancanza di controllo con placebo<br />
Esito: severità di segni/sintomi di eczema<br />
Yoshida 1989 12<br />
284 pazienti di 9-11 anni<br />
Disegno: SCR in parallelo Mancanza di controllo con placebo<br />
Confronto: clemastina vs. chetotifene<br />
Esito: severità di segni/sintomi di eczema<br />
Zuluaga de Cadena 1989 24
52 pazienti di 2-6 anni<br />
La Commissione<br />
Disegno: SCR in parallelo Mancanza di controllo con placebo<br />
Confronto: idrossizina vs. terfenadina vs. astemizolo<br />
Esito: severità di segni/sintomi di eczema<br />
Hamada 1996 20<br />
64 pazienti di oltre 7 anni<br />
Disegno: SCR in parallelo Mancanza di controllo con placebo<br />
Confronto: terfenadina + alclometasone vs. betametasone<br />
Esito: severità prurito<br />
Simons 1999<br />
817 pazienti di 12-24 mesi<br />
Disegno: SCR in parallelo Mancanza di dati di efficacia (tali dati verranno riportati<br />
in Diepgen 2002 25 )<br />
Confronto: cetirizina vs. placebo<br />
Esito: effetti avversi<br />
Patel 1997 22<br />
118 pazienti di 12-65 anni<br />
Disegno: SCR in parallelo Mancanza di controllo con placebo<br />
Confronto: terfenadina vs. cetirizina<br />
Esito: severità globale della malattia e sonnolenza<br />
Nakagawa 2006 30<br />
190 pazienti di 7-15 anni<br />
Disegno: SCR in parallelo Mancanza di controllo con placebo<br />
Confronto: fexofenadina vs. chetotifene<br />
Esito: severità prurito<br />
Simons 2007 28<br />
510 pazienti di 12-24 mesi<br />
Disegno: SCR in parallelo Mancanza di dati di efficacia<br />
Confronto: levocetirizina vs. placebo<br />
Esito: effetti avversi<br />
Simons 2007 29<br />
510 pazienti di 12-24 mesi<br />
Disegno: SCR in parallelo Mancanza di dati di efficacia<br />
Confronto: levocetirizina vs. placebo<br />
Esito: incidenza di orticaria<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
46
Tab. IIa. Caratteristiche principali dei 5 lavori inclusi nell’analisi finale di efficacia.<br />
Durata dello<br />
studio<br />
Popolazione Cecità Placebo Intervento Co-interventi Drop-out Intention To<br />
Treat analysis<br />
Referenza Disegno<br />
di studio<br />
(ITT)<br />
- Steroidi topici 4 (14,3%) No 7 giorni (primi 3 di<br />
(non specificati)<br />
wash out)<br />
- Emollienti<br />
Dati non riportati 1 (4,3%) No 8 settimane<br />
Sì Terfenadina 120 mg<br />
x 2/die<br />
Definito “doppio<br />
cieco”, descrizio-<br />
28 pz. (11-67<br />
anni)<br />
SCR crossover<br />
Berth-Jones<br />
1989 14<br />
ne insufficiente<br />
Sì Cetirizina<br />
- 5 mg/die < 30 Kg<br />
Definito “doppio<br />
cieco”, descrizio-<br />
23 pz. (6-12<br />
anni)<br />
SCR in parallelo<br />
La Rosa<br />
1994 11<br />
- 10 mg/die > 30 kg<br />
ne insufficiente<br />
99 (12,2%) Sì 18 mesi<br />
La Commissione<br />
- Emollienti<br />
- Steroidi topici di<br />
varia potenza<br />
- Altri anti-H1<br />
- Antibiotici<br />
Sì Cetirizina 0,25 mg/<br />
kg x 2/die<br />
Definito “doppio<br />
cieco”, descrizione<br />
insufficiente<br />
817 pz. (12-24<br />
mesi)<br />
SCR in parallelo<br />
Diepgen<br />
2002 25<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
47<br />
*Quantificati<br />
21 (13,5%) Sì 29 giorni<br />
- Idrocortisone topico<br />
- Emolliente<br />
- *Quantificati<br />
Sì Clorfeniramina<br />
- 1 mg la sera < 5<br />
anni<br />
- 2 mg la sera > 5<br />
Definito “doppio<br />
cieco”, descrizione<br />
insufficiente<br />
155 pz. (1-12<br />
anni)<br />
SCR in parallelo<br />
Munday<br />
2003 26<br />
anni<br />
27 (6,6%) Sì 14 giorni (7 di run<br />
in e 7 di intervento<br />
comparativo)<br />
Idrocortisone butirrato<br />
*Quantificato<br />
Doppio cieco Sì Fexofenadina 60 mg<br />
x 2/die<br />
411 pz. (> 16<br />
anni)<br />
SCR in parallelo<br />
Kawashima<br />
2003 27
Tab. IIb. Caratteristiche di partenza, outcomes e risultati rilevati nei 5 lavori inclusi nell’analisi di efficacia; principali commenti.<br />
Referenza Caratteristiche di Esiti Risultati Commenti<br />
partenza dei pazienti<br />
Berth-Jones<br />
1989 14<br />
Descritte solo età e ade- Variazione di uno score del Differenza fra terfenadina e placebo non significativa - Metodo di randomizzazione e allocasione<br />
ai criteri diagnostici prurito, non validato, basa- (punteggio 23,95 gruppo terfenadina vs. 25,13 gruppo tion concealment non chiariti<br />
(Hanifin e Rajka)<br />
to su una VAS*<br />
placebo)<br />
- Insufficiente descrizione della baseline<br />
- Disegno cross-over con 3 soli giorni di<br />
wash out non esclude effetti di trascinamento<br />
- Assenti dati di frequenza dei singoli<br />
eventi **<br />
- Farmaco ritirato dal commercio<br />
- Studio definito “preliminare”<br />
- 11 pazienti per gruppo<br />
- Metodo di randomizzazione e allocation<br />
concealment non chiariti<br />
- Assenti dati di frequenza dei singoli<br />
- Differenze fra gli scores medi non significative: da punteggio<br />
230 a 155 gruppo cetirizina; da 205 a 180 gruppo<br />
placebo (p ≥ 0.05)<br />
- Significativa la differenza per il solo prurito alla 1°-2° e<br />
6° settimana (p ≤ 0,05)<br />
Variazione di uno score misto<br />
(sintomi e segni clinici)<br />
non validato, comprendente<br />
7 fra segni e sintomi<br />
di DA<br />
La Rosa 1994 11 - Diagnosi secondo Hanifin<br />
e Rajka<br />
- Pazienti con gradi lievi o<br />
moderati di DA<br />
eventi **<br />
La Commissione<br />
- Studio di prevenzione (Early Treatment<br />
of the Atopic Child –ETAC), non di<br />
terapia<br />
- Metodo di randomizzazione e di allocation<br />
concealment ottimamente<br />
descritti nel lavoro ETAC di “safety” (Simons<br />
1999)<br />
- I risultati per il controllo del prurito sono<br />
inglobati nello Scoring System<br />
- Differenze non significative fra gli Scorad medi, ai vari<br />
tempi di rilevamento<br />
- La % di pazienti che hanno usato antiH1 è inferiore nel<br />
gruppo Cetirizina (p = 0,03), con Number Needed to Treat<br />
(NNT) = 10<br />
- Giorni di terapia con antiH1 (%) inferiore nel gruppo<br />
attivo (p = 0,035)<br />
- Nei pazienti attivi con Scorad > 25 è minore l’uso di antibatterici<br />
topici (p = 0,037; NNT = 10) e la durata di utilizzo<br />
degli steroidi topici a media/elevata potenza (p =<br />
0,014)<br />
- Nei pazienti attivi sensibilizzati ad aeroallergeni è minore<br />
l’uso di antibatterici locali (p = 0,024; NNT = 6) e la<br />
durata del loro utilizzo (p = 0,038)<br />
- Numero episodi di orticaria inferiore nel gruppo cetirizina<br />
(5,8% vs. 16,2%), con NNT = 10<br />
- Variazione dello Scorad<br />
medio a 1, 3, 6, 9, 12, 15 e<br />
18 mesi<br />
- Consumo di farmaci aggiuntivi<br />
(% di pazienti e %<br />
giorni di terapia)<br />
- Effetti avversi (%)<br />
Diagnosi via Scorad System<br />
***<br />
Diepgen<br />
(Studio ETAC)<br />
2002 25<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
48<br />
Scorad medio nei 2 gruppi:<br />
25
- Nessuna descrizione dei metodi di<br />
randomizzazione, di allocation concealment<br />
e di ottenimento della doppia cecità<br />
- Baseline valutata solo dai medici, in<br />
seguito prurito notturno valutato solo<br />
dai genitori<br />
- Il 78,1% dei pazienti studiati aveva un<br />
prurito nullo, minimo o lieve in partenza<br />
(possibile bias di selezione)<br />
- Non significative le differenze fra gli scores medi a 1, 15<br />
e 29 giorni<br />
- Non significative le differenze fra i punteggi del prurito,<br />
in tutti e 3 i periodi<br />
- Non significative le differenze nel consumo di farmaci<br />
Variazione dello score di<br />
Costa a 1, 15 e 29 giorni di<br />
trattamento<br />
- Severità prurito notturno<br />
(scala a 5 punti compilata<br />
dai genitori) nei periodi 1-<br />
15 giorni/15-29 giorni/1-<br />
29 giorni)<br />
- Consumo di idrocortisone<br />
topico e di emollienti a<br />
termine trattamento<br />
Munday 2003 26 Gradi lievi-moderati di<br />
prurito e di DA diagnosticata<br />
(dai medici) con lo<br />
score di Costa ****<br />
Pazienti con punteggi da<br />
4 a 8 (massimo possibile<br />
10) di un nuovo score del<br />
prurito, non validato<br />
Kawashima<br />
2003 23<br />
La Commissione<br />
- Allocation concealment non descritta<br />
- Analisi ITT su 11 pazienti in meno<br />
- Pochissimi pazienti in età pediatrica<br />
- Farmaco non utilizzabile sotto i 12 anni<br />
- La rilevanza clinica degli effetti risulta<br />
modesta<br />
- Gli estremi degli Intervalli di Confidenza<br />
degli scores prurito coincidono: -0,75<br />
(-0,88, -0,62) vs. -0,50 (-0,62, -0,38)<br />
- Significativa la differenza di 0,25 fra gli scores prurito da<br />
-3 a +7 giorni nei 2 gruppi (p = 0.0005)<br />
- La significatività è presente anche per i punteggi diurni<br />
e notturni e per il trend temporale<br />
- Significativa (p = 0.047) la differenza fra % di pazienti<br />
con diminuzione del punteggio > 1 (33,3% gruppo fexofenadina<br />
vs. 24,1% gruppo placebo), con NNT = 11<br />
- Significativa la differenza fra % di pazienti con nessun<br />
miglioramento o con peggioramento delle superfici colpite<br />
dalla DA (34,8% gruppo fexofenadina vs. 51,2 gruppo<br />
placebo) con NNT = 6<br />
- Variazioni degli scores<br />
prurito negli ultimi giorni<br />
di run in e al termine del<br />
trattamento (registrazioni<br />
separate per i periodi diurno<br />
e notturno e per ogni<br />
singola giornata)<br />
- Variazione nel computo<br />
delle aree di cute soggette<br />
a prurito<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
49<br />
* Visual Analogue Scale.<br />
** Proporzione fra numero di soggetti che, in ognuno dei 2 gruppi, hanno presentato un evento (ad es. una differenza fra gli scores superiore ad un valore predeterminato e ritenuto clinicamente<br />
rilevante).<br />
*** European Task Force on Atopic Dermatitis. Severity scoring of atopic dermatitis; the SCORAD index. Dermatology 1993;186:23-31.<br />
**** Costa C, Rilliet A, Nicolet M, Saurat JH. Scoring atopic dermatitis: the simpler the better? Acta Derm Venereol (Stockh) 1989;69:41-5.
Commenti finali<br />
La letteratura pediatrica riguardante l’argomento “terapia<br />
della DA con antistaminici” è sorprendentemente<br />
scarsa, limitatamente agli studi clinici randomizzati.<br />
Lo è ancor di più se si considerano gli SCR nei quali siano<br />
contemporaneamente presenti il confronto con il<br />
placebo e i dati di efficacia. Infatti, solo i risultati provenienti<br />
da studi con tali prerogative possono costituire<br />
prove robuste dell’efficacia (o dell’inefficacia) di un farmaco,<br />
quando per una determinata patologia non esiste<br />
ancora un gold standard terapeutico. Come già detto<br />
nell’introduzione, le importanti e recenti Linee Guida<br />
sulla DA offrono in realtà debolissime raccomandazioni<br />
per l’uso degli antiH1, in particolare nel controllo<br />
del prurito durante le riacutizzazioni (flares) e con speciale<br />
riguardo agli antiH1 di prima generazione, dotati<br />
di effetto sedativo e ipnotico.<br />
La nostra revisione sottolinea come tutto ciò, per l’età<br />
pediatrica, si basi su uno scarso supporto scientifico.<br />
La qualità metodologica dei 19 studi pediatrici che abbiamo<br />
selezionato è globalmente mediocre. La validità<br />
interna di questi studi è pertanto piuttosto bassa, ma<br />
tende a migliorare nei lavori prodotti più recentemente.<br />
Come è possibile verificare analizzando le Tabelle IIa<br />
e IIB relative ai 5 studi inclusi nella nostra analisi di efficacia,<br />
in tre lavori su 5 la somministrazione di un antistaminico<br />
sembra avere una certa efficacia, in due<br />
non sembra avere effetti superiori al placebo. Tuttavia<br />
i due lavori (Diepgen 2002 25 e Kawashima 2003 27 )<br />
che presentano le migliori caratteristiche metodologiche<br />
(qualità e descrizione della randomizzazione, del<br />
mascheramento delle liste, della cecità e numerosità<br />
campionaria elevata) hanno riportato il maggior numero<br />
di risultati favorevoli all’uso degli antiH1. In questi<br />
studi l’efficacia appare evidente sia sui segni della<br />
malattia (peggioramento della dermatite, riduzione<br />
utilizzo creme steroidee, etc.) che sul sintomo “prurito”.<br />
Nello studio di Diepgen il prurito è integrato nello<br />
Scoring System, pertanto l’effetto sul singolo sintomo<br />
non è distinguibile. Nello studio di Kawashima invece<br />
vi è un miglioramento del prurito significativamente<br />
maggiore nel gruppo trattato con fexofenadina. Tale<br />
differenza è riscontrabile già dopo 24 ore di trattamento<br />
e si protrae per tutta la durata dello studio. L’entità<br />
di questa differenza appare però modesta (al termine<br />
dello studio è circa 1/16 del massimo miglioramento<br />
possibile) e, d’altra parte anche il miglioramento dello<br />
score medio del prurito ottenuto con l’applicazione<br />
della semplice crema steroidea, seppure di bassa potenza<br />
(idrocortisone butirrato allo 0,1%), non era entusiasmante,<br />
essendo di circa 0,5 punti vs. circa 0,8 punti<br />
ottenuti dalla terapia crema steroidea+antistamini-<br />
La Commissione<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
50<br />
co, in una scala che aveva come massimo possibile 10<br />
punti. Nel terzo studio a favore, quello di La Rosa, l’efficacia<br />
del trattamento sul prurito è significativamente<br />
presente solo in alcune settimane dello studio. È da<br />
notare tuttavia che si tratta di studi effettuati con antistaminici<br />
differenti, di seconda generazione, su popolazioni<br />
differenti, di cui una pediatrica solo in parte,<br />
con obiettivi profondamente diversi e con outcomes,<br />
primari e secondari, altrettanto diversi. È perciò impossibile<br />
effettuare un qualsivoglia accorpamento dei dati<br />
per eventuali metanalisi.<br />
L’importanza dei risultati favorevoli agli antiH1 nei lavori<br />
di La Rosa, Diepgen e Kawashima, appare discreta<br />
(NNT = tra 6 e 11) anche se questi lavori presentano<br />
debolezze che limitano l’applicabilità esterna di detti<br />
risultati. Il lavoro italiano di La Rosa sulla cetirizina<br />
è stato eseguito su un piccolo campione di pazienti,<br />
tant’è vero che viene definito dagli stessi autori come<br />
uno studio preliminare. Il lavoro di Diepgen riporta i<br />
dati di efficacia del classico studio ETAC nel quale la<br />
cetirizina era stata somministrata per un periodo di un<br />
anno e mezzo; i vantaggi dimostrati dallo studio devono<br />
pertanto essere commisurati con l’impatto che<br />
una terapia cronica può avere sia sul bambino che sulla<br />
sua famiglia. Il lavoro di Kawashima sulla fexofenadina<br />
infine, individuato solo grazie alla strategia di ricerca<br />
da noi adottata comprendente l’intera popolazione<br />
pediatrica fino a 18 anni, presenta risultati interessanti<br />
ma la loro applicabilità a fasce di bambini più piccoli è<br />
difficilmente pensabile, anche a causa della limitazione<br />
di utilizzo, in scheda tecnica, sotto i 12 anni.<br />
D’altra parte i lavori che negano l’efficacia degli antiH1<br />
hanno una qualità metodologica ancora inferiore. Il lavoro<br />
di Berth-Jones aveva un disegno cross-over con soli<br />
tre giorni di wash out che può aver mascherato l’effetto<br />
del farmaco, arruolava casistica solo in parte pediatrica,<br />
utilizzava un antistaminico non più in commercio.<br />
Lo studio di Munday invece arruolava prevalentemente<br />
bambini con dermatite atopica lieve, con prurito minimo<br />
o nullo, ed è difficile immaginare che in tale popolazione<br />
l’effetto antiprurito dell’antistaminico potesse risultare<br />
significativamente superiore al placebo.<br />
L’ipotesi, sostenuta dai risultati degli studi sopra citati,<br />
che alcuni antistaminici siano efficaci nel bambino<br />
su alcuni outcomes, andrebbe pertanto verificata con<br />
larghi studi prospettici comparativi, su molecole scelte<br />
e su pazienti pediatrici con ben definite severità della<br />
malattia, pazienti nei quali si sia provveduto a separare<br />
gli indicatori soggettivi (prurito, disturbo della qualità<br />
del sonno e della qualità di vita, irritabilità) da quelli<br />
oggettivi (estensione e gravità dell’eczema), sia al momento<br />
dell’inclusione dei pazienti nella sperimentazione,<br />
sia durante il rilevamento delle variazioni di tali
indicatori di malattia durante il corso della sperimentazione<br />
stessa.<br />
In conclusione, sulla base della letteratura pediatrica<br />
esistente pensiamo di poter concludere che:<br />
a) gli antistaminici orali non dovrebbero costituire<br />
il principale presidio terapeutico della dermatite<br />
atopica;<br />
b) laddove il prurito e la dermatite siano scarsamente<br />
controllati da una corretta terapia antinfiammatoria<br />
locale, può essere presa in considerazione dal<br />
medico l’eventuale aggiunta di un antistaminico<br />
per via orale, non necessariamente sedativo.<br />
Qualche ulteriore riflessione<br />
La DA è una malattia infiammatoria della cute, a decorso<br />
cronico recidivante, pruriginosa. Il prurito è presente<br />
sin dalla prima descrizione della malattia nel 1884, il<br />
prurigo di Hebra 31 , o nelle successiva nel 1892, il prurigo<br />
di Besnier 32 . Scompare nella definizione di eczema<br />
atopico, proposta da Wise e Sulzberger nel 1933,<br />
che misero l’accento sulla frequente associazione tra<br />
la dermatite e le altre malattie allergiche, quali la rinite<br />
e l’asma 33 , che è tuttora attuale e sinonimo di dermatite<br />
atopica nelle recenti definizioni della American<br />
Academy of Dermatology 34 o della European Academy<br />
of Allergy and Clinical Immunology 35 .<br />
Il prurito è universalmente riconosciuto essere il sintomo<br />
fondamentale nella malattia, in assenza del quale<br />
la diagnosi non può essere posta. E tuttavia il motivo<br />
della sua presenza nei bambini con DA, così come<br />
i meccanismi attraverso cui si verifica sono conosciuti<br />
solo in parte.<br />
L’istamina è il mediatore del prurito più importante<br />
nelle reazioni allergiche IgE dipendenti 36 . È stato dimostrato<br />
che il rilascio di istamina durante la reazione<br />
allergica può determinare un transitorio aumento<br />
del prurito nei soggetti con DA, che a sua volta induce<br />
il trattamento e quindi la comparsa di eczema 37 . E<br />
tuttavia è certo che un ruolo altrettanto importante<br />
viene svolto da altre sostanze come neurotrasmettitori,<br />
proteinasi, citochine, eicosanoidi, leucotrieni, etc.<br />
(Tab. III) 38 . In particolare i mediatori della flogosi allergica<br />
sembrerebbero avere un ruolo, come suggerito<br />
dal fatto che gli inibitori topici della calcineurina, che<br />
inibiscono il rilascio di numerose citochine [quali la interluchina<br />
(IL)-2, IL-3, IL-4, IL-5, GM-CSF, e il tumor necrosis<br />
factor (TNF)-α] riducono la intensità del prurito<br />
nei soggetti affetti da DA 39 .<br />
Inoltre alcuni Autori 40 hanno suggerito che i soggetti<br />
con DA abbiano una erronea percezione dello stimolo<br />
meccanico, che avvertono come prurito inve-<br />
La Commissione<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
51<br />
ce che come tocco, e hanno messo in evidenza come<br />
nei soggetti con DA in seguito all’insorgere del prurito<br />
si verifica anche nella cute circostante una aumentata<br />
tendenza ad avvertire come pruriginosi altri stimoli<br />
meccanici lievi, un fenomeno denominato “alloknesi”.<br />
E questa anomalia attribuita ad una alterazione della<br />
trasmissione neurogena trova conferme sia a livello<br />
periferico che a livello centrale. A livello periferico è<br />
stata descritta la presenza di fibre nervose iperplastiche<br />
con assoni ingranditi 41 , forse per l’aumentato rilascio<br />
di nerve growth factor da parte dei cheratinociti<br />
42 , ma anche un possibile squilibrio tra fibre sensoriali<br />
(aumentate) e fibre nervose adrenergiche autonomiche<br />
(ridotte) 43 . A livello centrale è segnalata una diminuita<br />
attività dei nervi sensoriali nel comunicare il prurito<br />
al sistema nervoso centrale 44 . E d’altra parte altri<br />
studi hanno dimostrato come talora anche lo stimolo<br />
doloroso possa essere avvertito come pruriginoso nei<br />
soggetti con DA 45 .<br />
In conclusione, considerando che nella DA i meccanismi<br />
che determinano il prurito sono molteplici e complessi,<br />
sia immunologici 46 che non immunologici, si<br />
può comprendere meglio la modesta e incostante (nei<br />
diversi studi) efficacia terapeutica degli antistaminici.<br />
Il Marco Aurelio ai Musei Capitolini - Stefano Miceli Sopo
La Commissione<br />
Tab. III. Mediatori del prurito e meccanismi proposti nella DA (modificata da Stander et al. 38 ).<br />
Mediatori Prurito Meccanismo<br />
Neurotrasmettitori<br />
- Acetilcolina + Sconosciuto<br />
- Sostanza P + Liberatore di istamina<br />
- Calcitonin gene-related<br />
peptide<br />
- Peptide intestinale vasoattivo<br />
+ Liberatore di istamina, aumenta la IL-8<br />
+ Liberatore di istamina<br />
- Somatostatina + Sconosciuto<br />
- Neurotensina + Liberatore di istamina<br />
- Endorfine + Modulatore centrale e periferico del prurito, istamino indipendente<br />
- Encefaline + Modulatore centrale e periferico del prurito, istamino indipendente<br />
- Morfina + Modulatore centrale e periferico del prurito, istamino indipendente<br />
Istamina ± Legame diretto ai recettori del prurito, infiammazione neurogena<br />
Proteinasi<br />
- Triptasi + Attiva il recettore attivato dalle proteinasi<br />
- Chimasi + Sconosciuto<br />
- Papaina + Sconosciuto<br />
Citochine<br />
- Il-2 + Possibile rilascio di vari mediatori<br />
- Il-6 -<br />
- Il-8 -<br />
Interferon gamma Allevia il prurito Sconosciuto<br />
Neurotrofina-4 + Sconosciuto<br />
Eosinofili + Rilascio di mediatori come il PAF (Platelet Activating Factor) e i leucotrieni,<br />
liberazione di istamina?<br />
Basofili -<br />
Eicosanoidi-prostaglandine ± Potenzia il prurito indotto da istamina, serotonina, papaina, abbassa la<br />
soglia del prurito<br />
Leucotrieni + Sconosciuto<br />
Platelet-activating factor + Liberazione<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
52
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La Commissione<br />
Commenti alla Circolare Ministeriale<br />
sulla prevenzione ed il controllo<br />
dell’influenza<br />
Il Ministero della Salute redige ogni anno una nuova<br />
Circolare per la strategia preventiva dell’influenza<br />
stagionale. Il documento rappresenta un riferimento<br />
per tutti i professionisti che offrono la vaccinazione<br />
antinfluenzale, sia per le modalità di scelta dei prodotti<br />
vaccinali, che per le categorie oggetto della<br />
strategia, che per le modalità di somministrazione.<br />
Molto si discute su questa vaccinazione alla luce degli<br />
studi disponibili e della difficoltà di poter contare<br />
su un corpo di conoscenze solido a causa delle mutazioni<br />
stagionali del virus e delle conseguenti modificazioni<br />
del vaccino disponibile.<br />
Il ruolo delle Società Scientifiche dovrebbe essere<br />
quello di dare supporto alle autorità governative<br />
nella messa a punto delle azioni di prevenzione. Con<br />
questo spirito la Commissione Vaccini della SIAIP ha<br />
analizzato la Circolare sulla prevenzione dell’influenza<br />
per la stagione 2007-2008 per quello che riguarda<br />
le indicazioni di interesse pediatrico.<br />
Le categorie a rischio<br />
Molte delle raccomandazioni per la vaccinazione influenzale,<br />
nazionali e internazionali, definiscono una<br />
serie di categorie di pazienti che come principio dovrebbero<br />
avere una maggiore probabilità di sviluppare<br />
l’influenza o le sue complicazioni rispetto alla<br />
popolazione generale. Si tratta per lo più di pazienti<br />
con malattie croniche nei quali lo stato di equilibrio<br />
della patologia di base può essere compromesso dall’influenza.<br />
Purtroppo non sono disponibili evidenze<br />
incontrovertibili circa il maggiore rischio che alcuni<br />
di questi pazienti corrono in caso di malattia influenzale<br />
e sarebbe opportuno raccogliere maggiori dati<br />
per mirare alle categorie che possono trarre il maggior<br />
beneficio dalla vaccinazione.<br />
Per contro, nel nostro Paese e in molti altri, la coper-<br />
A cura della Commissione Vaccini<br />
Coordinatore: Alberto E. Tozzi<br />
Membri: Chiara Azzari, Giorgio Bartolozzi, Susanna Esposito, Gaetano Maria Fara, Milena Lo Giudice<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
55<br />
tura vaccinale che viene raggiunta nelle categorie a<br />
rischio è generalmente scarsa. Nella circolare per la<br />
vaccinazione 2007-2008 la vaccinazione è raccomandata<br />
ad una serie di pazienti con patologie di interesse<br />
pediatrico la cui definizione merita alcuni commenti<br />
ed una esemplificazione allo scopo di chiarire<br />
ulteriormente le indicazioni.<br />
Malattie croniche a carico dell’apparato respiratorio<br />
(inclusa l’asma, la displasia broncopolmonare, la<br />
fibrosi cistica)<br />
La indicazione relativa all’asma è probabilmente<br />
troppo generica. Se si pensa che nell’età evolutiva almeno<br />
un bambino su cinque ha avuto i sintomi dell’asma<br />
bronchiale, magari per una sola volta limitatamente<br />
ai primi anni di vita, l’allargamento dell’indicazione<br />
sembra veramente eccessivo. Sarebbe opportuno<br />
che nella definizione di questa categoria fossero<br />
precisati il requisito di presenza attuale della malattia<br />
e una eventuale soglia di gravità. Nella Circolare della<br />
scorsa stagione la vaccinazione, ad esempio, veniva<br />
raccomandata solo ai pazienti con asma severo. Sarebbe<br />
importante che nelle prossime circolari venisse<br />
data nuovamente una definizione all’asma bronchiale<br />
e fossero chiarite le caratteristiche dei bambini<br />
asmatici che richiedono la vaccinazione (in accordo<br />
alle classificazioni internazionali).<br />
Chiari i riferimenti alla displasia broncopolmonare,<br />
una malattia cronica del polmone dovuta alla prematurità<br />
e legata ad una lesione polmonare in lattanti<br />
che hanno richiesto una ventilazione meccanica, e alla<br />
fibrosi cistica. È necessario, però, sottolineare che,<br />
nonostante la raccomandazione per la vaccinazione<br />
dei pazienti con fibrosi cistica sia presente in tutto il<br />
mondo, una revisione sistematica della letteratura<br />
condotta dalla Cochrane Collaboration non è riuscita<br />
a dimostrare il beneficio della vaccinazione influenzale<br />
in questi pazienti.
Malattie dell’apparato cardio-circolatorio, comprese<br />
le cardiopatie congenite o acquisite<br />
Anche in questo caso, la definizione di cardiopatia<br />
congenita o acquisita è troppo generica. Sarebbe utile<br />
disporre di un elenco delle cardiopatie che richiedono<br />
la prevenzione dell’influenza, sulla base di dati<br />
che dimostrino la gravità della malattia e l’efficacia<br />
della vaccinazione nelle singole categorie. È logico<br />
pensare che un soggetto cardiopatico che si ammala<br />
di influenza possa andare incontro a uno scompenso<br />
cardiaco ma è altrettanto ovvio che questo rischio<br />
dipende strettamente dal fatto che la cardiopatia sia<br />
emodinamicamente significativa.<br />
Diabete mellito e altre malattie metaboliche<br />
La raccomandazione per la vaccinazione dei pazienti<br />
con diabete tipo 1 è classicamente disattesa. Non<br />
c’è, infatti, la percezione che l’influenza possa compromettere<br />
l’equilibrio metabolico della malattia.<br />
D’altra parte, con i nuovi sistemi di rilascio dell’insulina,<br />
le glicemie di questi pazienti sono molto più controllate<br />
di quanto avveniva anni fa, anche in corso di<br />
processi infettivi acuti, e poche sono le dimostrazioni<br />
che associano il paziente diabetico a un aumentato<br />
rischio di complicanze in corso di influenza. La presenza<br />
di una raccomandazione ministeriale impone,<br />
tuttavia, uno standard. D’altra parte, purtroppo non<br />
è infrequente registrare l’opposizione alla vaccinazione<br />
in questi pazienti in alcuni Servizi, a fronte dell’incoraggiamento<br />
da parte del proprio pediatra. Si sottolinea<br />
al riguardo che non esiste alcun rischio a vaccinare<br />
i pazienti diabetici.<br />
Per quanto riguarda le altre malattie metaboliche, sarebbe<br />
importante ancora una volta avere un elenco<br />
dettagliato delle condizioni che sono associate a un<br />
aumentato rischio di complicanze in corso di influenza.<br />
Anche in questo caso è logico pensare che siano i<br />
pazienti con malattie metaboliche poco controllabili<br />
con la dieta e con i farmaci quelli che possono trarre i<br />
maggiori benefici dalla vaccinazione.<br />
Malattie renali con insufficienza renale<br />
È ovviamente necessario ricordare che questa raccomandazione<br />
include anche i pazienti che sono sottoposti<br />
ad emodialisi e quelli in terapia immunosopressiva<br />
ad alte dosi.<br />
Malattie degli organi emopoietici ed emoglobinopatie<br />
In questo gruppo di patologie vanno inclusi i trapianti<br />
di midollo osseo, le leucemie e i linfomi. Relativamente<br />
ai pazienti con leucemie o linfomi, sarebbero<br />
utili precisazioni su quando somministrare il vaccino<br />
in rapporto alle diverse fasi dei cicli di chemioterapia<br />
La Commissione<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
56<br />
e alla gravità della neutropenia allo scopo di garantire<br />
la massima efficacia possibile.<br />
Tumori<br />
Come per le malattie degli organi emopoietici, sarebbero<br />
utili precisazioni su quando somministrare il<br />
vaccino in rapporto alle diverse fasi dei cicli di chemioterapia<br />
e alla gravità della neutropenia da esso<br />
indotta.<br />
Malattie congenite e acquisite che comportino carente<br />
produzione di anticorpi, immunosoppressione indotta<br />
da farmaci o HIV<br />
In questo item rientrano le immunodeficienze primitive<br />
di diversa gravità (come l’agammaglobulinemia<br />
X-recessiva, l’immunodeficienza comune variabile,<br />
l’immunodeficienza con iper-IgM, il difetto selettivo<br />
di IgA; le immunodeficienza combinate come le immunodeficienze<br />
combinate gravi, la SCID; le sindromi<br />
o malattie associate ad immunodeficienza come<br />
la sindrome di Di George, l’atassia-telangectasia e la<br />
sindrome di Wiskott-Aldrich). Certamente, è presumibile<br />
che nei pazienti con immunodeficienze primitive<br />
e in quelli con immunosoppressione indotta da<br />
farmaci la risposta immunitaria alla vaccinazione sia<br />
inferiore a quella che si osserva nei soggetti immunocompetenti.<br />
Per questo sarebbero necessarie precisazioni<br />
sul tipo di vaccino da utilizzare (ad esempio,<br />
con adiuvanti).<br />
Per quanto riguarda, invece, i dati dei pazienti con infezione<br />
da HIV, numerosi sono i dati che dimostrano<br />
l’immunogenicità, la sicurezza, la tollerabilità e l’efficacia<br />
della vaccinazione, la quale non determina alcun<br />
effetto negativo sulla situazione immuno-virologica<br />
dei pazienti.<br />
Malattie infiammatorie croniche e sindromi da<br />
malassorbimento intestinali<br />
In realtà, questa categoria viene indicata in modo<br />
specifico soltanto nelle raccomandazioni italiane. Di<br />
fatto, il rischio di complicanze da influenza in questi<br />
pazienti è legato alla situazione di immunodeficienza<br />
indotta dalla malattia di base e dai farmaci<br />
assunti per controllarla. Quindi, questi stessi pazienti<br />
rientrano nella categoria di quelli con immunodeficienze.<br />
Patologie per le quali siano programmati importanti<br />
interventi chirurgici<br />
È necessario ricordare che un imminente intervento<br />
chirurgico è un’indicazione alla vaccinazione influenzale<br />
ma, soprattutto, che la recente vaccinazione influenzale<br />
non controindica l’intervento.
Patologie associate a un aumentato rischio di<br />
aspirazione delle secrezioni respiratorie (es. malattie<br />
neuromuscolari)<br />
Questo item era presente anche nella Circolare<br />
della scorsa stagione con una diversa descrizione<br />
(Bambini affetti da patologie neurologiche e neuromuscolari)<br />
con una indicazione forse più facilmente<br />
comprensibile per il pediatra. D’altra parte,<br />
la definizione di “bambini affetti da patologie<br />
neurologiche” è estremamente ampia e quella di<br />
“bambini con malattie neuromuscolari” risulta per<br />
contro troppo restrittiva. Un elenco delle patologie<br />
neurologiche pediatriche che si associano a un<br />
aumentato rischio di complicanze da influenza potrebbe<br />
essere utile.<br />
Individui di qualunque età ricoverati presso strutture<br />
per lungodegenti<br />
Questa raccomandazione andrebbe estesa anche<br />
ai bambini che vivono in comunità come le case<br />
famiglia, gli orfanotrofi e i collegi nelle quali<br />
il rischio di contagio e di epidemie è sicuramente<br />
elevato.<br />
Familiari e contatti di soggetti ad alto rischio<br />
Questa categoria dovrebbe includere anche tutti i<br />
contatti stretti dei bambini di età inferiore a 6 mesi,<br />
in quanto la vaccinazione non può essere effettuata<br />
prima di questa età.<br />
Cosa si può fare<br />
Per migliorare la copertura vaccinale nelle categorie<br />
a rischio in età pediatrica, nelle scorse stagioni la<br />
SIAIP ha prodotto un indirizzario composto da circa<br />
1000 recapiti relativi a centri specialistici per la<br />
cura di malattie croniche in età pediatrica, associazioni<br />
scientifiche e associazioni di familiari. A questi<br />
indirizzi, prima la SIAIP, poi il Ministero della Salute,<br />
hanno inviato una lettera per ricordare l’importanza<br />
della vaccinazione prima dell’inizio della stagione<br />
influenzale.<br />
È necessario mettere in atto strategie integrate per<br />
raggiungere elevate coperture vaccinali anche nelle<br />
categorie a rischio, ma la chiarezza delle definizioni<br />
per quanto riguarda le categorie a rischio è importante.<br />
È noto che per la stessa vaccinazione, infatti,<br />
una chiara definizione della popolazione target come<br />
quella degli anziani > 64 anni e l’adozione di strategie<br />
che coinvolgono direttamente la medicina del<br />
territorio sono state in grado di ottenere coperture<br />
vaccinali dell’ordine del 70%.<br />
La Commissione<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
57<br />
La vaccinazione del pediatra<br />
È noto che tra le categorie per le quali la vaccinazione<br />
influenzale è raccomandata è incluso il personale sanitario.<br />
Il principio sulla base del quale viene fornita questa<br />
indicazione è che il professionista della salute fornisce<br />
un servizio di prima necessità e per questo è importante<br />
limitare le assenze dovute a malattia proprio<br />
nel periodo in cui vi è maggiore richiesta di assistenza<br />
da parte della popolazione. Inoltre, i medici e il personale<br />
infermieristico sono a contatto costante nelle comunità<br />
dove esercitano la loro attività lavorativa con<br />
pazienti vulnerabili che possono sviluppare complicazioni<br />
a causa dell’influenza. A fronte della raccomandazione<br />
di vaccinare il personale sanitario, tuttavia, le<br />
coperture vaccinali che si osservano in questa categoria<br />
sono tutt’altro che elevate. La percezione dell’influenza<br />
è spesso quella di una malattia banale, oppure<br />
si pensa di essere scarsamente suscettibili all’infezione<br />
virale. I numeri dicono, invece, che questo segmento<br />
della strategia preventiva è importante e richiede<br />
massima attenzione nella sua applicazione.<br />
Dosaggio e modalità di somministrazione<br />
Come è noto, i vaccini autorizzati per l’uso in età pediatrica<br />
sono quelli split, a subunità o adiuvati con virosomi.<br />
Interessanti sono i recenti dati ottenuti nei<br />
primi anni di vita con il vaccino adiuvato con MF59<br />
ma al momento questo prodotto è approvato per<br />
l’uso solo nell’anziano. Come al solito, nel bambino<br />
di età compresa tra 6 e 36 mesi va somministrata o<br />
la formulazione pediatrica o mezza dose del vaccino<br />
per adulti (0,25 ml invece che 0,50 ml). Se pur in alcuni<br />
Paesi europei dall’età di 3 anni, anche in bambini<br />
mai vaccinati in precedenza contro l’influenza, è<br />
prevista un’unica dose di vaccino, in Italia, come negli<br />
Stati Uniti, sono tuttora previste due dosi nei bambini<br />
di età inferiore a 9 anni vaccinati per la prima volta.<br />
Questo perché solo una parte minore della popolazione<br />
pediatrica di età inferiore a 3 anni risulta essere<br />
stata infettata dai virus influenzali e nei soggetti naive<br />
dei primi anni di vita è stato dimostrato che i tassi<br />
di sieroconversione e sieroprotezione con un’unica<br />
dose di vaccino sono inferiori e meno persistenti nel<br />
tempo rispetto a quelli ottimali.<br />
Misure di prevenzione alternative<br />
Non tutti hanno notato che nel documento ministeriale<br />
di questa stagione esiste una forte enfasi
sul ruolo delle misure alternative alla vaccinazione<br />
e dimostratamente efficaci nella prevenzione dell’influenza.<br />
È importante, infatti, che misure preventive<br />
diverse siano tra loro integrate per ottenere<br />
il massimo impatto sulla popolazione. È necessario<br />
sottolineare che le misure igieniche standard<br />
come il lavaggio delle mani, l’igiene respiratoria,<br />
l’isolamento volontario dalle comunità in caso di<br />
malattia e l’uso di mascherine da parte delle persone<br />
con sintomatologie influenzali abbiano un impatto<br />
anche su altre infezioni trasmesse per via respiratoria<br />
che si riscontrano comunemente durante<br />
la stagione invernale. Tali raccomandazioni vanno<br />
sottolineate in particolare modo al pediatra che<br />
può fare di questa azioni preventive un importante<br />
strumento di salute nel proprio ambulatorio e in<br />
ambiente ospedaliero.<br />
Herd immunity<br />
Per l’influenza, come per le altre malattie trasmesse<br />
da persona a persona, è verosimile che un intervento<br />
vaccinale efficace in un largo segmento della<br />
popolazione possa ridurre la circolazione del virus<br />
e, quindi, indurre una protezione indiretta nel resto<br />
della popolazione. A questo proposito esistono alcuni<br />
studi che suggeriscono un possibile effetto in<br />
questa direzione e alcuni ricercatori hanno suggerito<br />
che la vaccinazione della popolazione pediatrica<br />
potrebbe avere un impatto superiore a quello della<br />
strategia vaccinale rivolta alle popolazioni a rischio.<br />
Purtroppo le prove a sostegno di questa ipotesi sono<br />
ancora limitate ed è necessario che maggiori informazioni<br />
vengano raccolte a questo riguardo. È<br />
auspicabile che vengano condotti nel futuro studi<br />
Bibliografia essenziale<br />
Belshe RB, Edwards KM, Vesikari T, Black SV, Walker RE, Hultquist<br />
M, et al.; CAIV-T Comparative Efficacy Study Group.<br />
Live attenuated versus inactivated influenza vaccine in infants<br />
and young children. N Engl J Med 2007;356:685-96.<br />
Centers for Disease Control. Prevention and control of influenza.<br />
MMWR 2007;56:RR6. http://www.cdc.gov/<br />
mmwr/PDF/rr/rr5606.pdf.<br />
Circolare Ministeriale n. 1, del 9 agosto 2007 “Prevenzione e<br />
La Commissione<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
58<br />
di grandi dimensioni in grado di definire il potenziale<br />
di una simile strategia.<br />
Il futuro<br />
Nessuno può prevedere come sarà la prossima epidemia<br />
di influenza e quante infezioni riusciremo a<br />
prevenire attraverso la vaccinazione. Sappiamo, però,<br />
che a breve anche nel nostro Paese sarà disponibile<br />
un vaccino vivo attenuato contro l’influenza in preparazione<br />
spray nasale. Questo vaccino ha dimostrato<br />
una migliore efficacia rispetto ai vaccini inattivati e<br />
potrebbe incidere maggiormente sull’epidemiologia<br />
dell’influenza.<br />
Rimangono da sciogliere in modo definitivo i dubbi<br />
sulla tollerabilità dei vaccini vivi attenuati specie in<br />
relazione alla possibilità di innescare una crisi asmatica<br />
nei bambini più piccoli. È importante, tuttavia, che<br />
si faccia un maggiore sforzo per raccogliere informazioni<br />
più precise sull’epidemiologia dell’influenza nel<br />
nostro Paese e in altri Paesi europei. L’Italia, come abbiamo<br />
più volte sostenuto, ha una carta da giocare<br />
che è rappresentata dal potenziale di rete della pediatria<br />
di famiglia. È opportuno che si passi dalla raccolta<br />
di dati aggregati (come avviene tuttora per la<br />
sorveglianza dell’influenza) alla raccolta di dati individuali<br />
e che questi vengano correlati alle informazioni<br />
virologiche. L’analisi dei dati per gruppi di età<br />
più attinenti alle possibili strategie vaccinali potrebbe<br />
fornire informazioni solide per orientare la vaccinazione,<br />
specie in età pediatrica. Ma il nostro Paese<br />
e la nostra pediatria possono scommettere su obiettivi<br />
anche più ambiziosi come la realizzazione di studi<br />
sperimentali attraverso la pediatria del territorio e<br />
con l’integrazione della sanità pubblica.<br />
controllo dell’influenza: raccomandazioni per la stagione<br />
2007-8”. http://www.iss.it/binary/iflu/cont/C_17_<br />
normativa_1244_allegato.1188806372.pdf.<br />
Commissione Vaccini SIAIP. La vaccinazione contro l’influenza<br />
in età pediatrica. <strong>RIAP</strong> 2007;20(S1).<br />
ECDC. Technical Report of the Scientific Panel on Vaccines<br />
and Immunisation. Infant and children seasonal immunisation<br />
against influenza on a routine basis during •<br />
inter-pandemic period. Stockholm, 2007. http://www.<br />
ecdc.eu.int/documents/pdf/Flu_vacc_18_Jan.pdf.
Il difetto selettivo di immunoglobuline A (IgAD) è la<br />
più frequente immunodeficienza primitiva, pur variando<br />
la sua frequenza a seconda delle popolazioni considerate.<br />
La prevalenza è di circa 1:500 tra i Caucasici.<br />
Operativamente, si definisce IgAD la condizione caratterizzata<br />
da livelli sierici di Ig A inferiori a 5 mg/dl<br />
con livelli sierici di IgG e IgM normali e senza alterazioni<br />
dell’immunità cellulo-mediata.<br />
Si definisce:<br />
1. deficit assoluto, la presenza di livelli di IgA < 5<br />
mg/dl;<br />
2. deficit parziale, la presenza di livelli di IgA > 5 mg/<br />
dl, ma inferiori di almeno due deviazioni standard<br />
rispetto ai livelli normali per l’età (Tab. I).<br />
I livelli sierici delle altre classi di immunoglobuline sono<br />
normali. Nel 20% dei casi si riscontrano bassi livelli<br />
di IgG2 e di IgG4. Normale è la risposta anticorpale<br />
agli stimoli antigenici. I B linfociti sono presenti in numero<br />
normale, tuttavia non sono in grado di differenziarsi<br />
in plasmacellule secernenti IgA. Numero, distri-<br />
La Commissione<br />
Difetto selettivo di Immunoglobuline A<br />
A cura della Commissione di Immunologia<br />
Coordinatrice: Annarosa Soresina<br />
Membri: Salvo Accomando, Patrizia Bertolini, Rosi Delle Piane, Metello Jacobini, Silvana Martino, Baldo Martire<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
59<br />
buzione in sottopopolazioni e funzionalità in vivo e in<br />
vitro dei T linfociti circolanti sono normali.<br />
Funzione delle IgA<br />
Le IgA rappresentano quantitativamente la seconda<br />
immunoglobulina circolante e la più abbondante<br />
presente nelle secrezioni. Mentre le IgA presenti<br />
nelle secrezioni vengono sintetizzate da plasmacellule<br />
sottomucose, quelle sieriche sono sintetizzate da<br />
plasmacellule del midollo osseo. Delle due sottoclassi<br />
di IgA, le IgA1 prevalgono nel siero (più dell’80%)<br />
mentre IgA1 e IgA2 contribuiscono in eguale misura<br />
alla composizione delle IgA secretorie. Le IgA sono i<br />
principali costituenti delle secrezioni esocrine e rappresentano<br />
la principale classe di anticorpi prodotti<br />
dalle plasmacellule delle vie respiratorie, del tratto<br />
gastrointestinale e delle vie genitourinarie. Gli antigeni<br />
esogeni a livello della mucosa di questi orga-<br />
Tab. I. Valori normali di immunoglobuline sieriche in rapporto all’età (da Ugazio et al. 1995).<br />
Età IgG (mg/dl) IgA (mg/dl) IgM (mg/dl)<br />
Cordone ombelicale 1112 (862-1434) Non dosabili 9 (5-14)<br />
1-3 mesi 468 (231-947) 24 (8-74) 74 (26-210)<br />
4-6 mesi 434 (222-846) 20 (6-60) 62 (28-39)<br />
7-12 mesi 569 (351-919) 29 (10-85) 89 (38-204)<br />
13-24 mesi 801 (264-1509) 54 (17-178) 128 (48-337)<br />
2-3 anni 889 (462-1710) 68 (27-173) 126 (62-257)<br />
4-5 anni 1117 (528-1959) 98 (37-257) 119 (49-292)<br />
6-8 anni 1164 (633-1016) 113 (41-315) 121 (56-261)<br />
9-11 anni 1164 (707-1919) 127 (60-270) 129 (61-276)<br />
12-16 anni 1105 (604-1909) 136 (61-301) 132 (59-297)
ni stimolano la secrezione di IgA, che impediscono<br />
l’adesione dei patogeni stessi e quindi la loro penetrazione.<br />
Neutralizzano inoltre l’infettività locale e sistemica<br />
di virus come il poliovirus, i virus parainfluenzali,<br />
il citomegalovirus e il virus respiratorio sinciziale;<br />
inibiscono anche l’assorbimento di vari antigeni alimentari;<br />
attivano la via alternativa del complemento<br />
e sono capaci di attivare il sistema macrofagico.<br />
Le IgA sono anche i principali anticorpi del colostro<br />
e del latte materno.<br />
Patogenesi e basi genetiche<br />
Il IgAD è nella maggior parte dei casi sporadico. Tuttavia,<br />
sono state descritte famiglie in cui era dimostrabile<br />
una trasmissione autosomico-recessiva o autosomico-dominante<br />
del difetto. Inoltre il IgAD può<br />
manifestarsi come complicanza, sebbene rara, di infezioni<br />
intrauterine come rosolia, citomegalovirus,<br />
toxoplasmosi. Anche farmaci come la fenilidantoina,<br />
il valproato di sodio, la penicillamina, il captopril e i<br />
sali d’oro, possono causare IgAD.<br />
Numerosi autori hanno descritto un’associazione tra<br />
il IgAD ed alcuni alleli del sistema di HLA (Human Leucocyte<br />
Antigen). Ad esempio è stata osservata una<br />
maggiore frequenza dell’allele B8 nei soggetti con<br />
diabete mellito e deficit di IgA così come di alleli A1 e<br />
B8 in soggetti con IgAD e malattie autoimmuni. Inoltre,<br />
lo studio dell’HLA ha rivelato una forte associazione<br />
con gli stessi alleli e con alcuni aplotipi estesi con<br />
cui è associata l’immunodeficienza comune variabile<br />
(CVID). Molti elementi accomunano queste due immunodeficienze:<br />
il IgAD si accompagna frequentemente<br />
a deficit di sottoclassi IgG; in molte famiglie<br />
le due immunodeficienze si associano; in entrambe è<br />
in gioco un blocco maturativo dei B linfociti. Recenti<br />
studi hanno evidenziato che il locus HLA DQ/DR è il<br />
maggiore determinante ereditario che predispone al<br />
IgAD e alla CVID. Al contrario, alcuni aplotipi sembrano<br />
essere “protettivi” rispetto al rischio di sviluppare<br />
il IgAD. Ancora recentemente, sono stati identificati<br />
alcuni pazienti con IgAD e con CVID che presentano<br />
mutazioni del gene TACI: la mutazione compromette<br />
la completa maturazione delle cellule B, impedendo<br />
alle cellule B di passare dalla produzione di IgM alla<br />
produzione di altre famiglie di Ig specifiche.<br />
Clinica<br />
Molti soggetti sono asintomatici e vengono diagnosticati<br />
casualmente nel corso di esami di routine. Tut-<br />
La Commissione<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
60<br />
tavia, alcuni soffrono di numerose infezioni respiratorie,<br />
di problemi gastrointestinali o di altre patologie,<br />
come è elencato nella Tabella II. Infatti, le infezioni<br />
sinupolmonari ricorrenti sono la patologia più<br />
frequente associata al IgAD. È appunto il ripetersi di<br />
queste infezioni che porta alla misurazione delle immunoglobuline<br />
sieriche e alla diagnosi di IgAD. Molte<br />
infezioni sono causate da agenti batterici minori o,<br />
in assenza di una diagnosi eziologica esatta, da numerosi<br />
agenti virali.<br />
Spesso si associano problemi allergici: congiuntivite,<br />
rinite, orticaria, eczema, allergia alimentare ed<br />
asma, che possono decorrere in modo resistente alla<br />
terapia. Maggiore è pure la frequenza di problemi<br />
gastrointestinali: giardiasi, celiachia e malattia<br />
infiammatoria intestinale, epatite cronica, cirrosi biliare<br />
ed anemia perniciosa. La giardiasi può essere<br />
resistente alla terapia classica. Anche l’intolleranza<br />
al lattosio sembra essere più frequente. La celiachia<br />
è circa 20 volte più frequente che nella popolazione<br />
generale, ma la prognosi dopo adeguata dieta priva<br />
di glutine è la stessa per i pazienti sia con che senza<br />
IgAD. È importante ricordare che nei soggetti con<br />
IgAD per definizione gli anticorpi IgA anti-transglutaminasi<br />
e anti-endomisio sono negativi e quindi, in<br />
tutti i casi con storia clinica suggestiva per celiachia<br />
può essere utile la determinazione di anticorpi IgG<br />
anti-transglutaminasi e per la diagnosi di certezza<br />
deve essere consigliata l’esecuzione di biopsia intestinale.<br />
Numerose sono le malattie autoimmuni associate:<br />
artrite reumatoide giovanile, lupus eritematoso<br />
sistemico (LES), ma anche malattie endocrine,<br />
vitiligine, anemia emolitica, porpora trombocitopenica<br />
idiopatica (PTI) e malattie neurologiche. Nel siero<br />
è frequente il riscontro di autoanticorpi: anticorpi<br />
anti-nucleo, anticorpi contro tireoglobulina, globuli<br />
rossi, cellule pancreatiche, cardiolipina, collagene.<br />
Un numero notevole di soggetti con IgAD presenta<br />
anticorpi anti-IgA. Infine, si possono associare con<br />
maggiore frequenza i seguenti tumori: carcinoma,<br />
in particolare l’adenocarcinoma dello stomaco, e il<br />
linfoma, usualmente a cellule B. Spesso i linfomi sono<br />
extranodali e coinvolgono il digiuno. Altri tumori<br />
possono essere il tumore ovarico, il linfosarcoma, il<br />
melanoma e il timoma.<br />
Prognosi<br />
Alcuni pazienti con IgAD sono predisposti a sviluppare<br />
immunodeficienze più severe come CVID (in circa<br />
il 5% dei casi), che si presenta con il diminuire della<br />
produzione di IgG e IgM ed un difetto parziale di im-
La Commissione<br />
Tab. II. Numero e percentuale di pazienti con patologie associate nel difetto selettivo di IgA.<br />
munità cellulomediata: proprio per evidenziare tale<br />
condizione è consigliato monitorare nel tempo i livelli<br />
delle immunoglobuline sieriche. In pochi casi, il<br />
IgAD può sottendere patologie molto severe come<br />
l’atassia teleangectasia: al momento quindi della diagnosi<br />
di IgAD, soprattutto in bambini piccoli, sotto i<br />
2 anni di età che hanno da poco cominciato a camminare<br />
e che quindi possono non aver manifestato<br />
segni neurologici di atassia, è importante eseguire il<br />
dosaggio della α-fetoproteina.<br />
La prognosi del IgAD è in genere molto buona,<br />
purchè vengano adottate misure efficienti soprattutto<br />
per la prevenzione delle infezioni polmonari<br />
ricorrenti. La prognosi dipende anche dal tipo di<br />
difetto: i deficit completi sono in genere irreversibili,<br />
mentre nei deficit parziali le IgA sieriche ritornano<br />
a livelli normali nel 50% dei casi entro 4 anni<br />
dalla diagnosi.<br />
Trattamento<br />
Consensus Conference Gruppo<br />
Immunologia e Allergologia<br />
Pediatrica 1990 (modificata)<br />
Numero totale di pazienti 258 127<br />
Infezioni ricorrenti 123 (48%) 63 (50%)<br />
Patologie allergiche 39 (15%) 16 (13%)<br />
Patologie autoimmuni 32 (12%) 34 (28%)<br />
LES 2 3<br />
Diabete 13 2<br />
Vitiligo 4<br />
Artrite reumatoide giovanile 5 4<br />
Tiroidite 2 3<br />
Celiachia 8<br />
PIT 4 7<br />
Anemia emolitica 3 5<br />
Kawasaky 1<br />
Patologie gastrointestinali 4 (3%)<br />
Patologie tumorali 3 (1%) 9 (7%)<br />
Non esiste una terapia specifica per i pazienti sintomatici<br />
con IgAD. In particolare, per i bambini con<br />
infezioni respiratorie ricorrenti, il trattamento va<br />
commisurato alla gravità del quadro clinico. A tut-<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
61<br />
Cunningham- Rundles 2004<br />
(modificata)<br />
ti i soggetti è da consigliare l’esecuzione oltre che<br />
del normale calendario vaccinale anche delle vaccinazioni<br />
anti-Pneumococco, anti-Haemophilus influentiae,<br />
anti-Meningococco e del vaccino antinfluenzale.<br />
Nel IgAD non è indicata la terapia con immunoglobuline<br />
per via endovenosa (IVIG). In letteratura<br />
(Quartier, Cunningham-Rundles) è suggerito l’utilizzo<br />
di IVIG per i rari casi di soggetti con IgAD associato<br />
a deficit di IgG2 o a difettiva risposta anticorpale<br />
che presentano infezioni gravi e ricorrenti. In questi<br />
casi, le infusioni di IVIG, come la somministrazione<br />
di qualunque emoderivato, vanno iniziate soltanto<br />
dopo aver misurato il titolo degli anticorpi sierici anti-IgA<br />
e sotto stretta sorveglianza medica, preferendo<br />
i preparati a basso contenuto di IgA. Anche in caso<br />
di emotrasfusioni è opportuno trasfondere emazie<br />
lavate oppure sangue intero da donatori con deficit<br />
di IgA. L’incidenza attuale delle reazioni anti-IgA<br />
mediate durante le trasfusioni di sangue è stimata<br />
a 1,3 x milione di unità di sangue trasfuso. Le IVIG<br />
contengono vari titoli di IgA, ma preparati IgA depleti<br />
sono facilmente disponibili e sono usualmente<br />
ben tollerati, anche in pazienti con alti titoli di anticorpi<br />
anti-IgA.<br />
In pratica, la prognosi e la terapia del IgAD si identifi-
cano con quella della patologia eventualmente associata.<br />
Per i bambini con IgAD e infezioni respiratorie<br />
ricorrenti e gravi, va presa in considerazione la fisiochinesiterapia<br />
respiratoria nonché una pronta e appropriata<br />
antibioticoterapia; la profilassi antibiotica<br />
continuativa può essere indicata nei casi più sintomatici.<br />
Il malassorbimento deve essere monitorato<br />
con esami delle feci per la ricerca della Giardia e, se la<br />
clinica lo suggerisce, con indagini strumentali come<br />
l’esofagogastroduodenoscopia per escludere la celiachia.<br />
La terapia specifica per ogni patologia associata<br />
deve essere pianificata come di norma, in quanto<br />
le malattie autoimmuni, le neoplasie e le enteropatie<br />
rispondono al trattamento come nei soggetti senza<br />
deficit immunitari associati.<br />
Invece, per quanto riguarda le malattie allergiche, soprattutto<br />
l’asma che può essere particolarmente resistente<br />
alla terapia, la prognosi può essere meno favorevole<br />
che nei soggetti senza deficit associati. Questo<br />
sembra essere spiegato dal fatto che la suscettibilità<br />
a sviluppare infezioni aggrava la condizione di infiammazione<br />
tipica dell’asma.<br />
Bibliografia essenziale<br />
Cataldo F, Lio D, Marino V, Picarelli A, Ventura A, Corazza GR;<br />
and the Working Groups on Celiac Disease of SIGEP. IgG<br />
antiendomysium and IgG antitissue translutaminase (anti-tTG)<br />
antibodies in celiac patients with selective IgA deficiency.<br />
Gut 2000;47:366-9.<br />
Cataldo F, Marino V, Ventura A, Bottaro G, Corazza GR. Prevalence<br />
and clinical features of selective immunoglobulin<br />
A deficiency in celiac disease: an Italian multicenter study.<br />
Gut 1998;42:362-5.<br />
Consensus Conference 1990. <strong>RIAP</strong> aprile 1991<br />
Cunningham-Rundles C. Physiology of IgA and IgA deficiency.<br />
J Clin Immunol 2001;5:303-9.<br />
Cunningham-Rundles C. Selective IgA deficiency. In: Stiehm R,<br />
Ochs HD, Winkelstein JA (eds.). Immunologic disorders in<br />
infants and children. 5 th ed., W.B. Saunders Company 2004.<br />
Edwards E, Razvi S, Cunningham-Rundles C. IgA deficiency:<br />
clinical correlates and responses to pneumococcal vaccine.<br />
Clin Immunology 2004;111:93-7.<br />
Gruppo di Immunologia e Allergologia Pediatrica della Società<br />
Italiana di Pediatria. Il bambino con deficit di IgA:<br />
le caratteristiche cliniche, immunologiche e genetiche per<br />
una corretta gestione.<br />
Kralovicova J, Hammarström L, Plebani A, Webster AD, Vorechovsky<br />
I. Fine-scale mapping at IGAD1 and genome-wide<br />
genetic linkage analysis implicate HLA-D/DR<br />
La Commissione<br />
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica<br />
62<br />
Indicazioni per la pratica<br />
Sulla base di quanto noto e di quanto qui riassunto<br />
brevemente, il comportamento suggerito nella pratica<br />
quotidiana è il seguente. Alla diagnosi è opportuno<br />
effettuare alcuni accertamenti consigliati per<br />
l’inquadramento completo del deficit di IgA: esame<br />
emocromocitometrico completo, dosaggio delle immunoglobuline<br />
sieriche, delle sottopopolazioni linfocitarie<br />
(CD3, CD4, CD8, CD19), dell’α-fetoproteina<br />
(se il bambino ha meno di due anni di età), degli Ab<br />
(IgG) anti-transglutaminasi. In seguito, si consiglia di<br />
controllare nei soggetti asintomatici gli Ab (IgG) antitransglutaminasi<br />
una volta ogni 1-2 anni. La determinazione<br />
delle immunoglobuline sieriche non ha utilità<br />
pratica nei soggetti asintomatici mentre andrà ripetuta<br />
più o meno frequentemente, in base all’andamento<br />
del quadro clinico ed a giudizio del pediatra<br />
nei bambini sintomatici. In base all’andamento clinico<br />
individuare la comparsa di problemi di autoimmunità,<br />
allergici o tumorali con gli accertamenti specifici<br />
caso per caso e provvedimenti terapeutici specifici.<br />
as a major susceptibility locus in selective IgA deficiency<br />
and Common variable immunodeficiency. J Immunol<br />
2003;170:2765-75.<br />
Latiff AHA, Kerr MA. The clinical significance of Immunoglobulin<br />
A deficiency. Ann Clin Biochem 2007;44:131-9.<br />
Litzman J, Vilkova M, Pikulova Z, Stikarovska D, Lokai J. T<br />
and B lymphocyte subpopolations and activation/differentiation<br />
markers in patients with selective IgA deficiency.<br />
Clin Exp Immunol 2006;147:249-54.<br />
Ozkan H, Atlihan F, Genel F, Targan S, Gunvar T, et al. IgA<br />
and/or IgG subclass deficiency in children with recurrent<br />
respiratory infections and its relationship with chronic<br />
pulmonary damage. J Invest Allergol Clin Immunol<br />
2005;15:69-74.<br />
Quartier P. Deficits en IgA. Arch Pediatr 2001;8:629-33.<br />
Rachid R, Castigli E, Geha RS, Bonilla FA. TACI mutation in<br />
Common Variable immunodeficiency and IgA deficiency.<br />
Curr Allergy Asthma Rep 2006;6:357-62.<br />
Ugazio AG, Duse M, Notarangelo LD, Plebani A, Porta F. Il<br />
bambino immunodepresso: perché lo è e come va difeso.<br />
2 a ed. Milano: CEA 1995.<br />
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