magazine SAPER VIVERE LA CITTÀ - CHIAIA MAGAZINE
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distribuzione gratuita<br />
anno V n.3/4<br />
marzo aprile 2010<br />
w w w . c h i a i a m a g a z i n e . i t<br />
<strong>magazine</strong><br />
<strong>SAPER</strong> <strong>VIVERE</strong> <strong>LA</strong> <strong>CITTÀ</strong><br />
IUPPITER<br />
EDIZIONI<br />
CAPOLINEA
SOM<br />
MARIO<br />
1 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />
SOS CITY<br />
EDITORIALI di Massimiliano De Francesco e di Marco Mansueto<br />
COVER <strong>LA</strong> VALIGIA DELL RATTOPARDO di Massimiliano De Francesco<br />
PRIMO PIANO FORUM DELLE COTTURE di Oscar Medina<br />
QUARTIERISSIME IL GIALLO DEI GRADONI di Alvaro Mirabelli<br />
QUARTIERISSIME FUORI CONTROLLO di Adriano Padula<br />
POLITICA INSORGENTI E MERIDIONALI di Nicola Sellitti<br />
QUARTIERISSIME NEWS<br />
QUARTIERISSIME SGUARDI LONTANI / IL MORSO DEL<strong>LA</strong> TARANTA<br />
LE PORTE APERTE<br />
SPIRAGLI BMT, <strong>LA</strong> PROVINCIA E LO STAND DELLE ECCELLENZE<br />
PORTA D’INGRESSO GIAN MARCO TOGNAZZI: CHE NOIA IL CINEMA DI MODA! di Laura Cocozza<br />
PORTA DEL GOL CHIAMATECI “PATUTE” di Rita Giuseppone<br />
PORTA MAGICA CIMMINO: <strong>LA</strong>VORATE UN’ORA PIÙ DEGLI ALTRI di Laura Cocozza<br />
IM-PORTA IL GRANDE ORECCHIO di Alberto Capuano<br />
PORTA SEGRETA L’UOMO E L’ABISSO di Alvaro Mirabelli<br />
PORTA SUL RÈTRO I GIGANTI RITROVATI di Alvaro Mirabelli<br />
IL MUSEO DI S.LORENZO MAGGIORE di Oscar Medina<br />
LE MERAVIGLIE DEL MUSEO CONTADINO di Luca Saulino<br />
BONELLI L’AUDACE Rita Giuseppone<br />
<strong>SAPER</strong> <strong>VIVERE</strong> ARTE STARNONE, IL “VOYEUR” DELL’ARTE di Valeria Puntuale<br />
<strong>SAPER</strong> <strong>VIVERE</strong> ARTE PRIMAVERA DEL<strong>LA</strong> CREATIVITÀ di Valeria Puntuale<br />
<strong>SAPER</strong> <strong>VIVERE</strong> LIBRI BRAGA, MAESTRO GENTILUOMO di Aurora Cacopardo<br />
<strong>SAPER</strong> <strong>VIVERE</strong> LIBRI SHOAH NAPOLETANA NELLE STORIE DI PIROZZI di Aldo De Francesco<br />
<strong>SAPER</strong> <strong>VIVERE</strong> ZONA BENESSERE IL JET PERSONALE DI MADONNA di Antonella Salvati<br />
<strong>SAPER</strong> <strong>VIVERE</strong> <strong>LA</strong>PILLI QUEL GENIO DEL MAESTRO CANESSA di Massimo Lo Iacono<br />
FERRAGAMO’S CREATIONS di Laura Cocozza<br />
EXIT<br />
pag. 2<br />
pag. 3<br />
pag. 4<br />
pag. 6<br />
pag. 8<br />
pag. 11<br />
pag. 12<br />
pag. 14<br />
pag. 15<br />
pag. I<br />
pag. II<br />
pag. III<br />
pag. IX<br />
pag. XIII<br />
pag. XVII<br />
pag. XXI<br />
pag. XXVI<br />
pag. XXVIII<br />
pag. XXIX<br />
pag. XXX<br />
pag. 17<br />
pag. 20<br />
pag. 22<br />
pag. 24<br />
pag. 26<br />
pag. 28<br />
pag. 30<br />
pag. 32<br />
Saper<br />
Vivere
Galleria Vittoria,<br />
l’incuria che può uccidere<br />
Gentile direttore,<br />
ho letto recentemente<br />
che due dirigenti del Comune<br />
saranno processati<br />
per la morte di<br />
Franco Nico, figura simbolo<br />
della cultura e dello<br />
spettacolo a Napoli, un<br />
uomo che ricordo con lo<br />
stesso affetto contenuto<br />
nelle pagine di Chiaia<br />
Magazine a lui dedicate, dopo la tragedia della<br />
sua scomparsa. Una morte che poteva essere<br />
evitata, secondo il Pubblico Ministero. E allora<br />
mi chiedo perché non la si è evitata e si continua<br />
a non evitare il pericolo di incidenti, mortali<br />
e non, al quale ci esponiamo percorrendo<br />
tutti i giorni le strade della nostra amata città?<br />
E ancora, a che servono le campagne per la sicurezza,<br />
per favorire l’uso del casco tra i giovani<br />
se nemmeno questo è in grado di salvare<br />
la vita di chi incappa nella buca sbagliata? Ora,<br />
come in quel tragico novembre 2008, la galleria<br />
Vittoria versa ancora in condizioni penose,<br />
sia di viabilità che d’illuminazione, ma è possibile<br />
che si ricorra alla sentenza di un tribunale<br />
penale per rendersene conto? Purtroppo<br />
è sotto gli occhi di tutti la vergognosa assenza<br />
di manutenzione delle strade di Napoli: Posillipo,<br />
il Vomero, Fuorigrotta, via Marina e tutte<br />
le strade di grande percorrenza del centro<br />
sembrano campi minati. Ma è possibile che con<br />
tutti i soldi che si andranno a spendere per<br />
eventi come il Maggio dei Monumenti, ad<br />
esempio, non ci siano fondi per riparare le<br />
strade principali, o almeno, tamponare i danni<br />
in quelle più pericolose? Quale immagine<br />
diamo della nostra città ai turisti che ne verranno<br />
a visitare le bellezze? Ma soprattutto,<br />
quante persone devono ancora soffrire per<br />
questa indegna mancanza?<br />
Giovanna Russo<br />
SOS<br />
CITY<br />
2 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />
Hai qualcosa da segnalarci? Scrivi a: info@chiaia<strong>magazine</strong>.it<br />
anno V n.3/4<br />
marzo aprile 2010<br />
DIRETTORE RESPONSABILE<br />
Massimiliano De Francesco<br />
RESPONSABILE <strong>SAPER</strong> <strong>VIVERE</strong><br />
Laura Cocozza<br />
PROGETTO E REALIZZAZIONE GRAFICA<br />
Ferdinando Polverino De Laureto<br />
REDAZIONE<br />
Iuppiter Group<br />
Via dei Mille, 59 - 80121 Napoli<br />
Tel. 081 19361500<br />
Fax 081 2140666<br />
info@chiaia<strong>magazine</strong>.it<br />
SOCIETÀ EDITRICE<br />
Iuppiter Group<br />
Via dei Mille, 59 - 80121 Napoli<br />
CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÀ<br />
P&P Media Group<br />
Tel. 081.8541705 - 338.3659683<br />
STAMPA<br />
Arti grafiche Litho 2<br />
Via Principe di Piemonte 118 Casoria NA<br />
Tel. 081.19577163<br />
Reg. Tribunale di Napoli<br />
n. 93 del 27 dicembre 2005<br />
Iscrizione al Roc n° 18263<br />
Lancia il tuo Sos, indica<br />
disservizi e problemi del tuo<br />
quartiere e proponi<br />
soluzioni per rendere più<br />
vivibile la città.<br />
Contiamo su di te.<br />
Le lettere, firmate con nome<br />
e cognome, vanno inviate a<br />
Chiaia Magazine<br />
Via dei Mille, 59<br />
80121 Napoli<br />
oppure alla e-mail<br />
info@chiaia<strong>magazine</strong>.it<br />
Posta in arrivo<br />
Spett.le redazione,<br />
scrivo in rappresentanza dei residenti di via B.<br />
Cavallino per segnalare le mancate opere di<br />
bonifica e disinfestazione, ripristino manto<br />
stradale, sistemazione dei marciapiedi e<br />
potatura degli alberi (che non avviene da ben<br />
3 anni). Per tutelare la sicurezza e le<br />
condizioni igienico-sanitarie dei cittadini,<br />
abbiamo inviato la nostra petizione<br />
all’assessore all’Ambiente del Comune e alla V<br />
Municipalità Arenella-Vomero sollecitando<br />
questi interventi, soprattutto la potatura degli<br />
alberi in quanto la loro ramificazione<br />
incontrollata riduce la visibilità in strada, già<br />
scarsa, favorendo gli episodi di<br />
microcriminalità e la proliferazione di insetti.<br />
Giovanni Cotarelli<br />
Via B. Cavallino,<br />
petizione contro il degrado<br />
Aggiornamenti quotidiani su<br />
www.chiaia<strong>magazine</strong>.it<br />
Gentile Direttore,<br />
da oltre un anno, a causa dei lavori della<br />
metropolitana, il mio negozio di intimo<br />
Yamamay sito in via Chiaia subisce rilevanti<br />
danni a causa di infiltrazioni causate dagli<br />
interventi di scavo. Le segnalazioni della<br />
Municipalità non hanno sortito nessun esito,<br />
così come le azioni legali da me intraprese e le<br />
perizie del Ctu e del Ctp. Per nove mesi il<br />
negozio è rimasto chiuso in attesa che Comune,<br />
Enel, Municipalità e Metropolitana di Napoli<br />
prendessero iniziative atte a restituire la<br />
funzionalità del locale. Nel frattempo a mie<br />
spese ho dovuto far impermeabilizzare un<br />
appartamento sovrastante (di proprietà del<br />
Comune di Napoli) per impedire lo stillicidio<br />
nel negozio. Recentemente, e sempre a mie<br />
spese, il negozio è stato nuovamente<br />
ristrutturato ma, sempre a causa dei lavori, si è<br />
verificata una copiosa infiltrazione che ne ha<br />
pregiudicato nuovamente l’agibilità.<br />
Da questa attività dipendono 6 famiglie che<br />
hanno già sperimentato la perdita del posto di<br />
lavoro per 9 mesi, a causa dell’arroganza di<br />
strutture di potere che si sono dimostrate<br />
insensibili di fronte alle problematiche<br />
evidenziate. Per questo motivo chiedo a<br />
Comune, Ansaldo e Municipalità un intervento<br />
urgente, visto che neppure la giustizia ordinaria<br />
è stata in grado di riparare i torti subiti.<br />
Ida Buglione<br />
Via Chiaia, lavori metro<br />
danneggiano Yamamay<br />
Parte dal cuore imprenditoriale<br />
di Chiaia una<br />
novità che mi auguro<br />
si diffonda anche in altre<br />
piazza<br />
deimartiri<br />
di Nino De Nicola*<br />
PEEPUL E I PULMINI<br />
DEL<strong>LA</strong> SOLIDARIETÀ<br />
da sforzi individuali privati<br />
che spesso non bastano<br />
a sostenere l’onere<br />
economico dell’attività di<br />
realtà produttive della<br />
volontariato. È stato così<br />
città. Le «Nuove Botteghe<br />
che Ileana Lepre ci ha pro-<br />
dei Mille», infatti, inauguposto<br />
di appoggiare<br />
rano un nuovo capitolo<br />
l’azione della onlus.<br />
della propria politica sul<br />
Come? Con un contributo<br />
territorio: cioè l’impegno<br />
in cambio del quale le<br />
solidale con i deboli e gli<br />
aziende delle «Nuove Bot-<br />
svantaggiati, partendo<br />
teghe dei Mille» potranno<br />
dall’assunto che l’interesse<br />
pubblicizzarsi, esponendo<br />
di impresa può e deve<br />
il proprio logo sulle fian-<br />
conciliarsi con l’attenzione<br />
cate del pulmino utilizzato<br />
al sociale. Lo spunto di<br />
da «Peepul» per le sue at-<br />
questa scelta nasce daltività<br />
di sostegno ai disal’invito<br />
rivolto al nostro sobili.<br />
Idea di grande<br />
dalizio da Ileana Lepre, presidente di dignità solidale quella di Ileana Lepre che<br />
«Associazione Peepul», onlus benemerita de- consentirà, ad esempio, a persone inabili di<br />
dicata ai portatori di handicap e che ha sede godere di maggiore assistenza o di potersi<br />
in via Carlo Poerio. «Peepul» nasce appunto concedere anche una semplice gita al mare.
EDITO<br />
RIALI<br />
di Massimiliano De Francesco<br />
Lasciateci divertire.<br />
Rigorosamente senza insulti<br />
perché non siamo De Luca.<br />
Come Alice nel Paese delle<br />
Meraviglie, prima di fare<br />
colazione pensiamo a cose<br />
impossibili. Per anni, tra gli<br />
impossibili avvenimenti ce<br />
<strong>LA</strong> VALIGIA<br />
DEL RATTOPARDO<br />
n’era uno che si ripresentava<br />
con indolenti incursioni prima<br />
del cappuccino: lo sfratto da<br />
palazzo Santa Lucia di<br />
Antonio Bassolinismo. Fu tale<br />
la voracità di potere dell’uomo<br />
e la capacità di svilire ogni<br />
punto di vista diverso dal suo,<br />
che il suo cognome, in breve<br />
tempo, si tramutò in<br />
tirannide. Classe 1947, capelli<br />
dalle tinte variabili, espressivo<br />
come un termovalorizzatore,<br />
sorriso da ex ciminiera,<br />
arroganza nobilitata da un<br />
raro sarcasmo, dialettica<br />
incerta e urlante, il comunista<br />
venuto da Afragola ha saputo,<br />
tra fortune e spregiudicatezze,<br />
per dirla alla Mazzarino,<br />
“governarsi secondo le<br />
congiunture”.<br />
Non è nostra intenzione<br />
ripercorrerne il quasi<br />
ventennio di dominio, ma<br />
qualche congiuntura a suo<br />
favore va accennata:<br />
competitori inconsistenti (se si<br />
esclude la focosa Mussolini),<br />
scelti per contrastarne l’ascesa<br />
da un centrodestra svuotato di<br />
futuro; un Berlusconi per<br />
amico che ne ha favorito<br />
l’inizio da sindaco (1994, G7<br />
a Napoli: città splendente, il<br />
mondo a piazza del Plebiscito,<br />
piennoli di denari per lucidare<br />
monumenti e strade) e il<br />
“durante” da governatore<br />
della “monnezza” (2004,<br />
Bassolino lascia il<br />
commissariamento<br />
straordinario dei rifiuti: il<br />
silenzio del Cavaliere sulla sua<br />
scriteriata gestione, agevola,<br />
un anno dopo, la vittoria alle<br />
Regionali contro lo sguarnito<br />
Bocchino); la possibilità di<br />
abbeverarsi ai pozzi dei fondi<br />
europeiinunperiodoincui<br />
erano gioiosamente colmi<br />
continua a pag 4<br />
Relegato<br />
nel<br />
lebbrosario<br />
della<br />
politica,<br />
negli ultimi<br />
tempi<br />
da<br />
regnante,<br />
Bassolino<br />
ha<br />
distribuito<br />
nomine<br />
come<br />
un topastro<br />
azzoppato<br />
che<br />
non vuole<br />
mollare<br />
il formaggio<br />
3 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />
di Marco Mansueto<br />
Dopo la giornata storica del 29<br />
marzo 2010, che ha sancito la<br />
fine dello sciagurato “passo<br />
dopo passo” bassoliniano, il<br />
neogovernatore della Campania<br />
Stefano Caldoro dovrà, con<br />
urgenza e lungimiranza,<br />
inaugurare la politica del<br />
“cambio di passo”. Potrà farlo,<br />
malgrado le eredità pesanti<br />
lasciategli dal centrosinistra (tra<br />
tutte il buco nero della Sanità),<br />
puntando su tre azioni<br />
necessarie: patto per il lavoro<br />
attraverso una decisa sinergia<br />
con il governo nazionale, in cui<br />
siano previsti moderna<br />
formazione dei giovani,<br />
incentivi alle piccole e medie<br />
imprese, uso virtuoso dei fondi<br />
europei; rafforzamento di<br />
un’alleanza con le Province che,<br />
se si esclude quella di<br />
Benevento, sono dello stesso<br />
“colore” della nuova Regione;<br />
piano di rilancio produttivo per<br />
Napoli e i suoi territori, in cui<br />
oltre al sostegno ai settori<br />
dell’alta tradizione artigianale<br />
partenopea, includa risorse e<br />
CAMBIO<br />
DI PASSO<br />
progetti concreti per le quattro<br />
filiere strategiche del territorio:<br />
turismo e beni culturali,<br />
aeronautica ed aerospazio,<br />
agroalimentare ed economia del<br />
mare. Ognuna di queste azioni è<br />
strettamente legata a una<br />
imprescindibile condizione che<br />
determina il valore di<br />
un’amministrazione: la qualità<br />
della spesa.<br />
Una qualità, è bene ricordarlo,<br />
che è mancata con l’ex<br />
governatore di Afragola perché<br />
sostituita, con irresponsabile<br />
magia, da una quantità della<br />
spesa utile a foraggiare l’infinita<br />
rete clientelare tessuta in questi<br />
anni di “basso impero”. Non<br />
meravigliamoci, quindi, se il<br />
debito della Regione Campania<br />
è pari a 11, 4 miliardi di euro<br />
accertati, senza prendere in<br />
considerazione i debiti fuori<br />
bilancio e delle società miste il<br />
cui ammontare è ancora ignoto.<br />
Il passo nuovo e<br />
riformista del governa<br />
tore Caldoro sarà ostacolato da<br />
questo incredibile fardello del<br />
passato.
CO<br />
VER<br />
4 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />
di Massimiliano De Francesco<br />
<strong>LA</strong> VALIGIA DEL<br />
continua da pag 3<br />
(acqua “santa” se utilizzata con saggezza, servita però più ad<br />
innaffiare la malapianta del clientelismo che a produrre<br />
germogli di sviluppo); la facilità d’acquisto di una<br />
compiacente élite, trasversale e pavida, formidabile classe<br />
“digerente”, preoccupata così tanto dei rumori dello stomaco<br />
che, una volta messi a tacere grazie agli oboli del viceré, ha<br />
chiuso gli occhi e incappucciato le penne con allegro<br />
disincanto. L’inefficace contrasto a un leader, le cui fortune<br />
finirono quando i rifiuti invasero Napoli e la montagna delle<br />
ecoballe divenne star indiscussa, determinò la creazione di un<br />
mondo parallelo e perverso: la “Straregione delle faville”. In<br />
questo “sottomondo”, termine con cui gli strambi personaggi<br />
creati da Lewis Carroll chiamano il Paese delle Meraviglie, lo<br />
spreco divenne legge, la casta zittì ogni cappellaio matto, le<br />
eurotorte saziarono vassalli e partecipate. Sterminata è la<br />
letteratura dello sperpero proveniente dal sottomondo, una<br />
goccia come esempio: si va dai 962.506 euro e 26 centesimi<br />
nel 2004 bruciati per le sole “spese di rappresentanza del<br />
presidente della giunta regionale” ai 700 consulenti chiamati<br />
nel 2008 per un costo di 30 milioni di euro; dai 5 milioni di<br />
euro spesi negli spot promozionali per il rilancio del turismo<br />
in cui compare la Piscina Mirabilis, opera grandiosa<br />
d’ingegneria romana, oggi praticamente inaccessibile ai<br />
turisti, agli 11 milioni elargiti, dall’ottobre 2008 all’agosto<br />
2009, a Città della Scienza, luoghi cult della Straregione, da<br />
poco anche tempio di Bacco con l’arrivo dell’enoteca<br />
regionale (4milioni e mezzo di euro).<br />
Se in Alice nel Paese delle Meraviglie - storia di recente<br />
riproposta al cinema dal geniale Tim Burton - la
protagonista, dopo aver conquistato la fiducia dei buoni,<br />
libera il sottomondo dalla tirannia della Regina Rossa<br />
uccidendo il mostruoso drago Ciciarampa, nella Straregione<br />
delle faville e dei milioni fumati, il sovrano, certo di una<br />
sonora sconfitta, evita l’ultima battaglia, dandosi alla fuga<br />
preventiva, stimolato anche dalla maggioranza del suo<br />
partito che, ossessionata dall’escalation dei suoi disastri, lo<br />
tiene lontano dal palco di piazza del Plebiscito nell’ultimo<br />
comizio dello sceriffo di Salerno.Relegato nel lebbrosario<br />
della politica, negli ultimi tempi da regnante, Bassolino ha<br />
distribuito nomine come un topastro azzoppato che non<br />
vuole mollare il formaggio. Il suo futuro non è più da uomo<br />
ma da «rattopardo», nuova specie di animale politico che<br />
passa i giorni a rodersi di rabbia. Contro la malefica noia e in<br />
preda alla sindrome del santone ripudiato, fingendosi topo da<br />
5 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />
MAGNANAPOLI,<br />
<strong>LA</strong> SPRECOPOLI<br />
DELL’EX GOVERNATORE<br />
Si dice che un buono scrittore debba essere innanzitutto un buon lettore. E<br />
visto che l’ex Governatore della regione Campania Antonio Bassolino sta<br />
raccogliendo le idee per scrivere un libro «su Napoli e l’Italia» gli<br />
consigliamo di leggerne prima un altro: «Magnanapoli. Clientele e sprechi<br />
di un potere sotto accusa» di Francesco D’Ercole, a cura di Mimmo Della<br />
Corte, corredato dalla vignette di Malatesta. Chissà se il grande promotore<br />
del decantato «Rinascimento napoletano» si stupirà leggendo che dal 2004<br />
ad oggi l’occupazione in Campania è diminuita di 130mila unità e che il<br />
progetto I.so.la (Inserimento sociale attraverso il lavoro) ha bruciato 60<br />
milioni di euro, creando meno di un centinaio di nuovi posti di lavoro,<br />
ognuno dei quali è costato alle nostre tasche 600mila euro. Ci chiediamo<br />
cosa penserà nel constatare di aver lasciato in eredità miliardi di debiti e<br />
che per questo i nostri figli sono destinati ad accollarsi sovrattasse fino al<br />
2040. Non lo sappiamo, ma speriamo che abbia il tempo di rifletterci<br />
durante il lungo viaggio, zaino in spalla, attraverso il Tibet che ha<br />
recentemente annunciato. Ci auguriamo che nel suo zaino ci sia spazio<br />
almeno per un po’ di pentimento. (r.g.)<br />
RATTOPARDO<br />
biblioteca, si darà alla scrittura, professando un nuovo<br />
meridionalismo e uno strategico antileghismo. Abituato a<br />
frequentare dispense altolocate e non certo scantinati di<br />
povericristi, ha pianificato una aristocratica sopravvivenza,<br />
sovvenzionata da soldi pubblici, con l’idea della fondazione<br />
Sudd, nata per “essere il luogo di partecipazione e di<br />
riflessione politico culturale sul Mezzogiorno e dei suoi<br />
rapporti con l’Italia, l’Europa e il mondo di oggi”. Dopo il<br />
verdetto delle urne, da esperto della toponomastica del<br />
potere, conoscendo umori ed appetiti della sua società di<br />
sudditi cresciuti a pane e totonno, il «rattopardo» non<br />
rinuncerà al sogno di una candidatura a sindaco della città<br />
dei topi. Intanto, mentre Santa Lucia è ormai lontana, una<br />
valigia di risentimenti e rinvii a giudizio<br />
gli appesantisce il cammino.
A di Oscar Medina<br />
America del Nord e del Sud,<br />
Spagna, Cina, Francia:<br />
Nicola Oddati, assessore<br />
comunale alla Cultura,<br />
campa con la valigia a<br />
portata di mano. Vola da un<br />
continente all’altro<br />
l’ambasciatore istituzionale<br />
della cultura partenopea.<br />
Trasferte a carico del<br />
Comune: e sembrerebbe un<br />
lusso per un municipio<br />
sull’orlo del crac. Alla sua<br />
immagine di giramondo,<br />
però, Oddati un senso lo ha<br />
dato. Perché se è vero che<br />
rischia l’impopolarità tipica<br />
dei politici che vanno<br />
all’estero a spese della<br />
collettività, lui alla fine ha<br />
centrato il bersaglio: è stato<br />
infatti Oddati, nel 2007, a<br />
convincere il Comune di<br />
Barcellona a scegliere Napoli<br />
come organizzatrice del<br />
Forum Universale delle<br />
Culture 2013. E l’evento è di<br />
quelli che muovono soldi,<br />
investimenti, occupazione e<br />
turisti su scala industriale:<br />
una vetrina doc per la città e<br />
una manna per Bagnoli,<br />
quartiere epicentro della<br />
kermesse e candidato ad un<br />
massiccio risanamento entro<br />
il 2013.<br />
Grandi manovre.<br />
Incassato però il risultato,<br />
Comune e Regione in un<br />
primo momento si sono<br />
inventati una macchina<br />
organizzativa monumentale:<br />
la Fondazione del Forum.<br />
Più terra terra, un<br />
carrozzone con 50 poltrone,<br />
almeno a dar retta al<br />
governo: 7 per il consiglio<br />
d’amministrazione, 21 per il<br />
Comitato Operativo, 16 per<br />
il Comitato Scientifico, 5 per<br />
il Collegio dei Revisori, e una<br />
per il Direttore Generale.<br />
Scenario costoso e ipertrofico<br />
6 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />
Forum<br />
delle Cotture<br />
con un uomo solo al<br />
comando: l’assessore del<br />
Forum. Un «mostro»<br />
istituzionale finito subito nel<br />
tritacarne delle polemiche<br />
per deragliare poi sull’altolà<br />
del Governo. Spese pazze,<br />
infatti, secondo il metro di<br />
Palazzo Chigi cui spettava e<br />
spetta ancora nella vicenda<br />
un passaggio chiave, quello<br />
di conferire al Forum il<br />
riconoscimento di «grande<br />
evento», investitura che apre<br />
il rubinetto dei<br />
finanziamenti. Quanto? A<br />
occhio e croce<br />
1.200.000.000 euro: in gran<br />
parte quattrini pubblici. E<br />
così fra Roma e Napoli è<br />
calato il gelo. Poi, però, il<br />
terrore di perdere l’ombrello<br />
economico del governo ha<br />
indotto sindaca e<br />
governatore a sgonfiare la<br />
Fondazione.
FORUM 2013. QUANTO CI COSTA?<br />
Oddati,<br />
l’assessore<br />
viaggiatore<br />
La preparazione del Forum 2013 durerà dal 2010 al 2012 incluso. 3 anni che<br />
costeranno cari. La Regione, però, sta aiutando il Comune di Napoli con un<br />
finanziamento di 45 milioni. La tranche per il 2010 è di circa 3.650.000 euro. E tra<br />
le voci di spesa di tutto: in primis la partecipazione della delegazione napoletana al<br />
Forum 2010, in programma a Valparaiso (Cile) che in autunno ospiterà la 3°<br />
edizione dell’evento. L’assessore Nicola Oddati è anche presidente della Fondazione<br />
Forum 2013, cioè il regista dell’edizione partenopea: incombenza che prevede per<br />
lui e per i partecipanti alla missione un corposo filotto di viaggi in Cile che<br />
culminerà, appunto il prossimo autunno, con la partecipazione della delegazione<br />
napoletana, assessore in testa, alla kermesse sudamericana. Oddati ha detto: «Ci<br />
saremo per un patto culturale tra le due città. Ci saremo con la nostra arte, cultura<br />
e gastronomia». Insomma una supercomitiva di artisti, di personalità, e, a dargli<br />
retta, pure di chef. Le previsioni di spesa? Trapelano già da un po’ sulla stampa<br />
cittadina. Ad esempio: quanto ci costerà la spedizione? 900mila euro, a quanto<br />
pare. Ma, a sfogliare le altre voci, l’inquietudine monta. Ad esempio: 200mila euro<br />
per le trasferte. Ma quante e quali? Ed è compresa anche quella di Valparaiso che<br />
già costa 900mila euro? E poi: 200mila euro per i rapporti internazionali. Con chi e<br />
perché? Altri dubbi sulle voci generiche: 100mila per spese generali e 200mila per<br />
la programmazione. Che sanno di faraonico. Infine il museo Pan, creatura<br />
prediletta di Oddati, destinata a contenitore di iniziative pro Forum: 600mila euro.<br />
Cifre in attesa di conferme e di giustificazioni dettagliate.<br />
7 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />
Gli sviluppi.<br />
E così, a febbraio 2010, a<br />
furia di tagli, le poltrone sono<br />
scese a 21: 4 per il Cda (una<br />
per il rappresentante<br />
governativo), 11 per il<br />
Comitato Scientifico, 5 per il<br />
Collegio dei Revisori e una<br />
per il Direttore Generale.<br />
Mentre il Comitato Operativo<br />
è addirittura sparito.<br />
Sforbiciate gradite<br />
soprattutto dai due che<br />
contano nell’attribuzione di<br />
«grande evento» al Forum<br />
napoletano: Gianni Letta,<br />
braccio destro del premier, e<br />
Sandro Bondi, ministro per i<br />
Beni Culturali. Subito dopo,<br />
però, un finale a sorpresa ha<br />
riacceso le ostilità.<br />
Nel Cda, ormai dimagrito a 3<br />
posti (4 col fiduciario<br />
governativo), mancavano<br />
infatti i nomi: e con Bassolino<br />
a un passo dall’addio,<br />
riempire le caselle di vertice<br />
della Fondazione sarebbe<br />
toccato ad altri.<br />
Così è arrivata la raffica di<br />
nomine del 18 febbraio<br />
quando sindaca e<br />
governatore hanno designato<br />
Nicola Oddati presidente del<br />
Cda della Fondazione e con<br />
lui anche i due consiglieri:<br />
l’assessore regionale<br />
Gabriella Cundari e il<br />
professor Michele Scudiero,<br />
stimatissimo dalla Iervolino.<br />
L’incarico di direttore<br />
generale, infine, è toccato a<br />
Mario Bologna, portavoce<br />
storico di Bassolino. Tutta<br />
gente che starà in sella fino al<br />
2013, a prescindere dalle<br />
fluttuazioni politiche dei<br />
prossimi 4 anni. In pratica<br />
un’ipoteca sul futuro del<br />
Forum, figlia di un’acrobazia<br />
politica plateale. E così<br />
Roma ha perso la pazienza<br />
del tutto: la sfiducia per gli<br />
amministratori napoletani è<br />
schizzata a mille e la<br />
qualifica di «grande evento»<br />
è evaporata di nuovo.<br />
Le prospettive.<br />
Dunque: stallo istituzionale.<br />
E se ne esce in un solo modo:<br />
il governo, che ha il coltello<br />
dalla parte del manico,<br />
adesso condiziona il rilascio<br />
della qualifica di «grande<br />
evento» all’invio di un<br />
commissario straordinario:<br />
in pratica un tutor di fiducia<br />
di Palazzo Chigi incaricato<br />
di controllare a vista il<br />
turbolento Forum<br />
napoletano. Che è come dire:<br />
un supervisore con l’ultima<br />
parola nella gestione delle<br />
scelte e dei fondi. Solo<br />
un’ipotesi? Tutt’altro. Anzi il<br />
più probabile dei finali.<br />
E molto dipenderà anche<br />
dal nuovo governatore<br />
Stefano Caldoro.
di Alvaro Mirabelli<br />
Gradoni di Chiaia: per chi ci<br />
abita l’antico asse urbano,<br />
butterato dai fossi,<br />
inchiodato al ruolo di<br />
preferenziale della<br />
Malanapoli, è il simbolo<br />
della riqualificazione tradita<br />
di S. Ferdinando, la misura<br />
eloquente della inviolabilità<br />
dei Quartieri Spagnoli. Lo<br />
confermano due storie un<br />
po’ complicate.<br />
La prima riguarda la parte<br />
alta, lì dove i Gradoni<br />
cedono il passo a via S.<br />
Caterina da Siena: qui, al<br />
contrario dei Gradoni, la<br />
provvidenza è arrivata con<br />
un sofferto ma esemplare<br />
risanamento urbanistico fino<br />
a piazzetta Cariati. La<br />
riqualificazione, annunciata<br />
nel 2005 e decollata nel<br />
luglio 2007, è il frutto della<br />
collaborazione tra Comune<br />
di Napoli e la torinese<br />
Compagnia di San Paolo, da<br />
anni finanziatrice di<br />
recuperi urbanistici in Italia.<br />
Torino e Napoli, infatti, si<br />
son divisi la spesa: 700mila<br />
euro per uno. 1.400.000 in<br />
QUART<br />
IERISSIME<br />
totale. E adesso via S.<br />
Caterina da Siena è nuova<br />
di zecca. Tutto liscio, allora?<br />
No, perché un passo falso<br />
del Municipio ora rischia di<br />
fare guasti pesanti. Cosa è<br />
successo? Per capirlo 2<br />
premesse. La prima. All’atto<br />
della Convenzione, stipulata<br />
nel 2005 tra Compagnia e<br />
Comune per il restauro di<br />
via S. Caterina da Siena,<br />
Franzo Grande Stevens,<br />
presidente della Compagnia,<br />
si dichiarò disponibile a<br />
sovvenzionare in futuro<br />
anche il 2° lotto<br />
dell’impresa, cioè i Gradoni<br />
di Chiaia: che così sono<br />
entrati in lista d’attesa. La<br />
seconda premessa è che la<br />
convenzione del 2005<br />
prevedeva anche il restyling<br />
di piazza Bellini su cui<br />
Torino si impegnava con<br />
300mila euro. E da qui<br />
parte la storia numero due,<br />
quella dei Gradoni di<br />
Chiaia. Per il loro recupero,<br />
infatti, è spuntata nel 2008<br />
una chance inattesa:<br />
l’intervento in piazza Bellini<br />
è tramontato di colpo ma sul<br />
8 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />
Recupero incerto per la storica via chiaiese<br />
Persi per ora i fondi della compagnia S. Paolo<br />
ILGIALLODEIGRADONI<br />
G<br />
piatto sono restati i 300mila<br />
euro. E così, il 12 marzo<br />
2008, chi al Comune aveva<br />
competenza sulla vicenda,<br />
ha spedito alla Compagnia<br />
S. Paolo la richiesta di<br />
dirottare i fondi ex Bellini<br />
sui Gradoni di Chiaia. E il 2<br />
maggio 2008 ecco la<br />
risposta della Compagnia,<br />
rivolta direttamente alla<br />
sindaca Iervolino:<br />
«Mandateci il “progetto<br />
aggiornato” e i nuovi costi -<br />
dice Torino - ma presto,<br />
pena la revoca dei fondi». In<br />
pratica un sì. Ma il tempo<br />
passa e la «richiesta<br />
motivata» di storno non<br />
Nuzzolo:<br />
«L’intervento<br />
si farà lo stesso»<br />
parte. Il primo aprile 2009,<br />
però, insorge Alberto<br />
Boccalatte, assessore alla<br />
Manutenzione della<br />
Municipalità 1 che con una<br />
delibera, sottoscritta da<br />
tutta la giunta Chiosi,<br />
sollecita il Comune a spedire<br />
la documentazione. «La<br />
delibera - ricorda Boccalatte<br />
- era indirizzata per<br />
competenza al vicesindaco<br />
Sabatino Santangelo,<br />
assessore all’Urbanistica.<br />
Con la revoca in agguato,<br />
non c’era tempo da perdere.<br />
Ma l’invito è caduto nel<br />
vuoto ». E così calma piatta<br />
fino al 24 febbraio 2010<br />
quando Boccalatte, in ansia,<br />
scrive al vicesindaco e anche<br />
all’assessore alla<br />
Manutenzione Agostino<br />
Nuzzolo perché ha «appreso<br />
in via informale che la<br />
Compagnia avrebbe<br />
intenzione di revocare i<br />
finanziamenti». E il 5 marzo<br />
qualcosa si muove: il<br />
vicesindaco convoca<br />
Nuzzolo, fresco comprimario<br />
della vicenda. E che si<br />
decide? Nuzzolo lo svela
La denuncia del Comitato Civico Portosalvo<br />
<strong>LA</strong> FONTANA (A PEZZI) DEI PAPIRI<br />
E L’APPRODO DIVORATO<br />
9 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />
È un vecchio pallino di Antonio Pariante, presidente del<br />
Comitato Civico Portosalvo, da sempre in trincea nella tutela<br />
del patrimonio monumentale napoletano: una fissazione<br />
che dura da anni quella del recupero della suggestiva<br />
Fontana dei Papiri, realizzata in pietra lavica nel 1938 nei<br />
giardini del Molosiglio. Uno spaccato doloroso ed antico di<br />
ordinario degrado partenopeo, «antico quanto il<br />
disinteresse colpevole - osserva Pariante - delle<br />
amministrazioni comunali succedutesi negli anni». Per il<br />
paladino dell’arte perduta, insomma, il capitolo della<br />
fontana che casca a pezzi resta apertissimo almeno finché<br />
la riqualificazione del monumento non sarà definitivamente<br />
infilata nella lista di priorità del Comune. Il quadro clinico<br />
della fontana, infatti, non consente più dilazioni. A<br />
registrare guasti pesanti è soprattutto l’assetto decorativo:<br />
gran parte dei 76 altorilievi con conchiglie, ad esempio,<br />
risulta mutilata o compromessa. Non solo. L’impianto idrico è fuori uso da tempo. Ma a ferire l’osservatore è anche<br />
l’abbandono mortificante dell’aiuola centrale della fontana, piena di sterpaglie, erbacce e immondizia lasciata lì da bivacchi di<br />
poveri cristi di varia estrazione. Inerzia che ha un’aggravante: la Litoranea con i suoi giardini è spesso un passaggio obbligato<br />
per i turisti diretti agli imbarchi del Beverello. E quelle pietre oltraggiate sono davvero il peggiore dei biglietti da visita da<br />
esibire ai visitatori della città. «Restauro subito», taglia corto Pariante.<br />
Una sollecitazione il cui destinatario naturale è Diego Guida, assessore comunale al Decoro Urbano. Nell’agenda di Pariante,<br />
però, c’è un’altra pressante emergenza: sull’orlo dell’estinzione c’è anche l’antico approdo borbonico di via Nazario Sauro,<br />
proprio di fronte alla statua di Umberto I. Da tempo, infatti, gli storici blocchi lavici dell’antica banchina, sottoposti all’azione<br />
incessante del mare, si stanno progressivamente staccando e molti di essi ormai sono scomparsi in acqua. Un’emergenza<br />
annunciata che rischia di cancellare letteralmente un frammento illustre di lungomare. Ma anche un bel guaio per i pescatori<br />
per i quali ogni mareggiata è ormai un autentico incubo. Pariante, intanto, ha bussato a tutte le porte: «Ho allertato<br />
Sovrintendenza, Demanio, Comune e prima Municipalità». E la Municipalità1 è stata l’unica ad avergli aperto la porta: «In<br />
seguito alla denuncia del Comitato Portosalvo - puntualizza il presidente Fabio Chiosi - ho eseguito di recente un sopralluogo<br />
nel sito e ho inviato al “Servizio Risorsa Mare” del Comune una segnalazione, con relativo report fotografico, sulle allarmanti<br />
condizioni della banchina. Per ora nessuna risposta. Evidentemente dovrò tornare alla carica».<br />
qualche giorno dopo:<br />
«Abbiamo proposto di<br />
iscrivere nel bilancio di<br />
spesa 2010 500mila euro:<br />
con una quota minore della<br />
cifra realizzeremo le scale<br />
mobili sulla gradinata di S.<br />
Caterina da Siena,<br />
videosorveglianza compresa,<br />
(ndr l’opera era congelata<br />
per carenza di fondi) e tutto<br />
il resto andrà ai Gradoni di<br />
Chiaia. Sull’intervento c’è<br />
piena volontà politica ». In<br />
questa occasione Nuzzolo ha<br />
anche confermato che<br />
Torino ha revocato i<br />
300mila euro: «E’ l’esito<br />
infelice di irregolarità<br />
passate. Ma cercheremo di<br />
ricucire lo strappo e riavere<br />
quei fondi». Indurre la<br />
Compagnia a ripensarci?<br />
Magari. Perchè, secondo<br />
alcune indiscrezioni, nel<br />
bilancio preventivo 2010,<br />
approvato il 12 marzo dalla<br />
Giunta Iervolino, pare sia<br />
stata approvata solo una<br />
spesa di 200mila euro.<br />
E se è così, si farà solo la<br />
scala mobile.<br />
Peccato.
Q di Adriano Padula<br />
Quando Agostino Nuzzolo,<br />
assessore comunale alla<br />
viabilità e alla manutenzione<br />
stradale dal maggio 2008, si<br />
accomoda sulla poltrona del<br />
suo ufficio, al 3° piano di<br />
Palazzo S. Giacomo, dà<br />
l’impressione di sedersi su<br />
una polveriera. L’eredità del<br />
passato, remoto e prossimo,<br />
che gli tocca gestire sul fronte<br />
strade, è ingombrante e<br />
fallimentare: a partire dal<br />
naufragio del Global Service,<br />
mega-appalto milionario<br />
annunciato nel 2007 dal<br />
sindaco e destinato a curare i<br />
250 kilometri della viabilità<br />
principale in città. Ma quel<br />
superpiano di affidamento<br />
delle grandi strade ad un<br />
unico gestore è stato poi<br />
travolto dalla nota inchiesta<br />
giudiziaria decollata<br />
nell’autunno 2008. E la coda<br />
più letale di quel pasticcio si<br />
avverte ora. Se, infatti,<br />
l’effetto gruviera è ormai<br />
colossale, è perché per un<br />
anno le spese per la<br />
manutenzione sono<br />
scomparse dai bilanci<br />
municipali. Il motivo?<br />
Palazzo S. Giacomo puntava<br />
tutto sul Global Service: poi<br />
la piega dei fatti ha fatto<br />
saltare tutti i piani. E così, da<br />
quel dannato autunno 2008 i<br />
postumi di quel disastro<br />
aleggiano come spettri tra le<br />
pareti dell’assessorato alla<br />
QUART<br />
IERISSIME<br />
Manutenzione. Metteteci il<br />
deficit cronico del Comune e<br />
il quadro è completo. Nuzzolo<br />
lo sa, lo dice e allarga le<br />
braccia. E benedice i 15<br />
milioni di euro, ossigeno<br />
puro, appena arrivati dalla<br />
Regione: li aveva promessi<br />
nel 2008, Ennio Cascetta,<br />
assessore regionale ai<br />
Trasporti, ma poi lo slalom<br />
dei fondi tra le procedure è<br />
durato 2 anni. Ora, però, i<br />
soldi ci sono e pure le ditte<br />
che hanno vinto l’appalto per<br />
gli interventi previsti. Anzi, a<br />
gennaio, Nuzzolo ha spiegato<br />
persino i dettagli: nuovo<br />
manto d’asfalto in 26 strade,<br />
le più disperate, tutte a<br />
Posillipo, Vomero e periferie.<br />
39 chilometri in tutto. «E coi<br />
cantieri si parte a inizio<br />
11 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />
Sos buche,<br />
il punto<br />
con l’assessore<br />
alla Manutenzione<br />
FUORI<br />
CONTROLLO<br />
febbraio», si è sbilanciato poi<br />
Nuzzolo in quell’occasione,<br />
sottovalutando però la palude<br />
delle procedure. I tempi di<br />
decollo dell’operazione,<br />
infatti, si stanno allungando.<br />
«In effetti - chiarisce ora - gli<br />
appalti sono ancora al vaglio<br />
del Commissariato al<br />
Traffico». Sfumatura<br />
allarmante. Infatti la<br />
struttura commissariale, nata<br />
per far funzionare i poteri<br />
speciali della sindaca in<br />
materia di strade e affidata<br />
ad un city manager per i<br />
risvolti operativi, adesso ha<br />
rallentato il lavoro perché il<br />
manager in questione, Luigi<br />
Massa, è stato nel natio<br />
Piemonte a fare il candidato<br />
alle Regionali. Per questo<br />
Massa è stato sospeso e al suo<br />
posto c’è l’ingegner<br />
Gianfranco Pomicino. Ma il<br />
cambio di mano sta<br />
ritardando le pratiche in lista<br />
d’attesa, compresa quella<br />
sugli appalti da 15 milioni di<br />
euro. «I primi cantieri? Spero<br />
a maggio», rettifica adesso<br />
Nuzzolo ma intanto l’intoppo<br />
c’è. E tutto il resto? Cioè la<br />
manutenzione ordinaria<br />
antibuche? «Per il 2010 -<br />
ribatte - l’Ufficio<br />
Manutenzione Strade (ndr. il<br />
Prms) che si occupa delle vie<br />
principali della città, ha<br />
avuto un milione mentre ogni<br />
municipalità ha ricevuto<br />
mezzo milione per le strade<br />
minori. Ma ci vorrebbe di<br />
più: almeno 5 milioni per le<br />
grandi strade e un milione e<br />
mezzo per ogni<br />
Municipalità». Ma proprio<br />
alcune Municipalità, Chiaia<br />
in testa, denunciano che le<br />
ditte che a dicembre hanno<br />
vinto gli appalti per le strade<br />
minori, in realtà sono state<br />
bloccate a lungo. La colpa?<br />
Dell’Ufficio «Gare e<br />
Contratti», accusato di tempi<br />
biblici nell’autorizzare le ditte<br />
all’azione: «Gli uffici del<br />
Comune - giustifica Nuzzolo -<br />
hanno carenze di organico,<br />
compreso quello “Gare e<br />
Contratti”. Ma solleciterò».<br />
Un assessore braccato dagli<br />
sos. Che però alcune idee le<br />
ha sfornate. Come il nuovo<br />
corso degli appalti: «Adesso<br />
ho imposto ribassi contenuti e<br />
premialità per i cantieri<br />
veloci». E la trovata del<br />
«dipartimento buche» di un<br />
anno fa? «È in via di<br />
riorganizzazione, ma la ditta<br />
incaricata - spiega - sta<br />
lavorando sulle segnalazioni<br />
della Protezione Civile e dei<br />
servizi di manutenzione di<br />
ogni Municipalità». Infine le<br />
3 squadrette di pronto<br />
intervento, promesse a<br />
gennaio: «Sono in azione da<br />
inizio marzo, dirette dal<br />
Prms».
I<br />
di Nicola Sellitti<br />
Il rilancio del Sud passa per la<br />
rivisitazione della storia<br />
d’Italia, dall’Unità a oggi<br />
scritta solo dai vincitori. Un<br />
manifesto programmatico<br />
contro l’agiografia errata che<br />
accomuna Insorgenza Civile e<br />
Il Partito del Sud, due enclavie<br />
del Meridione contro «il<br />
potentato del Nord».<br />
Entrambi riconoscono l’Unità<br />
d’Italia solo dal 2 giugno<br />
1946, con l’entrata in vigore<br />
della Costituzione<br />
repubblicana.<br />
Insorgenza civile nasce nel<br />
2007 come associazione<br />
culturale. Si propone ora come<br />
movimento militante di<br />
carattere civico-identitario. Si<br />
è candidata alle Comunali, ad<br />
Angri e Mugnano. L’obiettivo<br />
politico, spiega il presidente<br />
Nando Dicè, è «portare la<br />
questione meridionale nel<br />
quadro europeo, sul modello<br />
dei Paesi Baschi, della<br />
Vallonia». La difesa del Sud,<br />
secondo Insorgenza, passa<br />
anche attraverso il rispetto per<br />
le vittime dei soprusi contro il<br />
Regno delle Due Sicilie. Il<br />
movimento ha organizzato<br />
una manifestazione l’8 maggio<br />
a Torino per protestare contro<br />
la riapertura del Museo di<br />
Antropologia criminale<br />
«Cesare Lombroso», «una<br />
battaglia di dignità contro il<br />
criminologo - spiega Dicè -<br />
che teorizzò l’inferiorità della<br />
POLI<br />
TICA<br />
razza meridionale, portata<br />
geneticamente alla<br />
delinquenza sulla base di<br />
misurazioni del cranio di<br />
migliaia di conterranei, passati<br />
alla storia come i briganti,<br />
prelevati al seguito delle<br />
truppe piemontesi che<br />
12 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />
Insorgenti<br />
eMeridionali<br />
invasero il Regno delle Due<br />
Sicilie». Il movimento chiederà<br />
al ministro della Giustizia<br />
Angelino Alfano la restituzione<br />
dei resti «dei briganti<br />
meridionali». «Il museo di<br />
Gioia del Colle in Puglia e di<br />
Motta, in Calabria, si sono<br />
Insorgenza Civile e Partito<br />
del Sud: dal 2007 contro<br />
il Nord. Lo sdegno<br />
per il Museo Lombroso<br />
che espone i teschi<br />
dei rivoltosi sudisti<br />
proposti per custodirli»,<br />
informa il presidente di<br />
Insorgenza Civile. Il rilancio<br />
del Mezzogiorno passa anche<br />
da una nuova politica<br />
industriale. «Una banca del<br />
Meridione con relativo<br />
signoraggio», afferma il<br />
presidente Dicè.<br />
Stato unitario? Era solo «una<br />
propaggine sabauda», spiega il<br />
responsabile napoletano del<br />
Partito del Sud, Emidio De<br />
Franciscis. Il partito, presente<br />
in Lombardia, Emilia<br />
Romagna, Lazio, Puglia,<br />
Basilicata, Sicilia, Campania e<br />
che non prenderà parte alle<br />
imminenti Regionali, nasce<br />
come Insorgenza nel 2007<br />
dall’iniziativa di Antonio<br />
Ciano, attuale assessore al<br />
Demanio del comune di<br />
Gaeta, «ultimo baluardo del<br />
Regno delle Due Sicilie, che<br />
era la terza potenza economica
al mondo nel 1856, a cadere<br />
nelle mani sabaude nel<br />
biennio 1860-1861» e<br />
cittadina in cui il Partito<br />
governa alla guida di una lista<br />
civica. Ciano è noto alle<br />
cronache nazionali per aver<br />
chiesto tre mesi fa un<br />
risarcimento danni da 220<br />
milioni di euro alla famiglia<br />
Savoia - il documento è<br />
visibile sulla web tv all’interno<br />
del blog del partito - per la<br />
distruzione di Gaeta durante<br />
l’assedio del 1860-1861.<br />
L’obiettivo politico a medio<br />
termine del Partito del Sud<br />
consiste nel contribuire a<br />
formare una macroregione del<br />
Meridione, sul modello<br />
irlandese e scozzese,<br />
aggregando gli stimoli<br />
autonomistici delle varie<br />
regioni. «Un humus fertile per<br />
il ricambio di una classe<br />
dirigente che ha fallito, non in<br />
grado di realizzare in 150 anni<br />
quell’unificazione politica ed<br />
economica che la Germania ha<br />
compiuto in appena venti». La<br />
ricetta economica per il<br />
rilancio del Mezzogiorno parte<br />
dalla valorizzazione delle<br />
eccellenze del territorio. Ecco<br />
dunque la proposta di una<br />
catena di trenta supermercati,<br />
con scaffali colmi solo di<br />
prodotti «sudisti». Tra le<br />
proposte, anche un<br />
federalismo sui consumi,<br />
differente dalla legge<br />
approvata dalle Camere: «Il<br />
Sud non ha banche, non ha<br />
società di assicurazioni, non è<br />
rappresentato in Parlamento,<br />
è solo bacino di consumo per<br />
foraggiare l’economia del<br />
Nord», afferma il coordinatore<br />
napoletano del Partito del<br />
Sud, Andrea Balìa.<br />
13 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />
UNA PIAZZA PER <strong>LA</strong>URO<br />
Perché il Comandante divide ancora la città<br />
Il ricordo che Napoli serba di Achille Lauro è simile al whisky scozzese che riposa in una cassa di legno di<br />
quercia: migliora con il passare del tempo. Personalità politiche, della società civile e della cultura<br />
partenopea hanno preso parte a un convegno, tenutosi il 17 febbraio nella sala del Consiglio Provinciale<br />
di Napoli, sulla figura controversa e discussa dell’ex sindaco della città e fondatore della flotta Lauro. «Ho<br />
vissuto le gesta del Comandante attraverso i racconti di mio nonno - racconta il presidente dell’Ordine dei<br />
giornalisti di Napoli, Ottavio Lucarelli - Era una figura di profilo nazionale e uomo del fare, carismatico,<br />
non privo di contraddizioni, di sicuro una figura che sarebbe protagonista anche nello scenario attuale». Il<br />
presidente dell’Ordine ricorda Lauro come prima vittima in Italia del «ribaltone», perdendo la guida del<br />
Comune per mano de «I sette puttani», come furono definiti dal direttore de «Il Roma», Alberto<br />
Giovannini, ovvero sette esponenti monarchici che abbandonarono il Pnm, partito monarchico che il<br />
Comandante in pratica fondò, per passare alla Democrazia cristiana. La Dc era il suo vero nemico, lo<br />
guardava con sospetto temendo una deriva a destra del partito.<br />
«La damnatio memoriae operata dalla sinistra ha tentato dal giorno della sua morte di cancellarne il<br />
ricordo – interviene l’ex presidente della Regione Campania e deputato Antonio Rastrelli – Lauro, però<br />
resta nel cuore dei napoletani, ho avuto modo di verificare personalmente che, dopo Nicola Amore, è<br />
stato il sindaco più amato della storia della città». Rastrelli, nel corso del suo intervento, rammenta i<br />
successi del Lauro imprenditore, della potenza della sua flotta, evidenziando come il Comandante si<br />
spendesse in prima persona per i bisogni dei napoletani: «Anticipò con le risorse della flotta gli stipendi<br />
che lo Stato non aveva ancora pagato ai netturbini in sciopero e introdusse per primo la partecipazione<br />
dei dipendenti, compresi i marinai, agli utili d’impresa».<br />
Per il presidente del Consiglio provinciale Luigi Rispoli «a Lauro si deve il primo tentativo di una destra<br />
moderata. Intuì la voglia di riscatto sociale della città, mentre i suoi aspetti negativi sono stati troppo<br />
amplificati». Sul Lauro presidente del Napoli calcio: «Ha dato la possibilità di competere con le squadre<br />
del Nord, e non solo per l’acquisto dello svedese Jeppson».<br />
Il giornalista e avvocato Salvatore Maria Sergio parla del Lauro editore: «Il Roma divenne il contraltare<br />
de Il Mattino. Rispettava tutti, non interferendo mai nel lavoro altrui».<br />
«Si trattava di una figura eccessiva su cui il manicheismo ideologico è ormai superato. È stato comodo per<br />
molti attribuire solo a lui le colpe del sacco di Napoli», è il commento del professore ordinario della<br />
Facoltà di Storia dell’Architettura dell’Università degli studi di Napoli Federico II, Benedetto Gravagnuolo.<br />
Il ricordo di Lauro ora passa dalle parole ai fatti. Il presidente del Consiglio Provinciale di Napoli, Luigi<br />
Rispoli, propone infatti di intitolare piazza del Municipio al Comandante. «Sarebbe il modo migliore per<br />
rivalutare serenamente la sua figura». Concorda in parte l’ex giornalista de «Il Roma», sotto la proprietà<br />
Lauro, Vittorio Paliotti: «Il Comandante merita questo e altro, ma chiedere che piazza del Municipio<br />
diventi il simbolo del suo ricordo, vorrebbe dire perdere in partenza. Si favorirebbero solo le tesi degli<br />
oppositori». Benedetto Gravagnuolo, si dice non contrario all’idea di una piazza dedicata a Lauro ma<br />
preferirebbe «via Guantai Nuovi, ampliamento in età laurina del quartiere Carità, oppure un’area del<br />
Parco San Paolo, a Fuorigrotta». L’architetto Massimo Rosi invece ritiene che Lauro non meriti il<br />
riconoscimento, «poiché a Napoli ha fatto più male che bene». (n.s.)<br />
Nell’altra<br />
pagina,<br />
in alto:<br />
Michele<br />
Iannelli,<br />
rappresentante<br />
Insorgenza<br />
civile Lazio;<br />
Nando<br />
Dicè,<br />
presidente<br />
Insorgenza<br />
civile;<br />
Fernando<br />
Luisi,<br />
rappresentante<br />
Insorgenza<br />
civile Friuli<br />
Nell’altra<br />
pagina,<br />
in basso:<br />
resti di<br />
meridionali<br />
al museo<br />
lombrosiano<br />
(Torino)<br />
In questa<br />
pagina,<br />
in alto:<br />
Cesare<br />
Lombroso<br />
a lato:<br />
il giro di<br />
campo di<br />
Achille Lauro<br />
(Archivio<br />
Ruggieri)
Ora unica,<br />
ora sbagliata<br />
QUART<br />
IERISSIME<br />
Forse si è trattato di un benvenuto anticipato<br />
all’ora legale o di un errore di sincronizzazione,<br />
sta di fatto che per lungo<br />
tempo gli orologi dell’«ora unica» hanno<br />
segnalato l’ora sbagliata: 60 minuti in<br />
avanti. Ciò è accaduto, ironia della<br />
sorte, proprio ad un anno dalla loro ricomparsa<br />
in città. Gli orologi, inizialmente<br />
40, di questi solo dodici sono<br />
sopravvissuti alla guerra, erano sincronizzati<br />
tramite un segnale radiotrasmesso<br />
da Norimberga e, alla fine degli<br />
anni ’80, la loro manutenzione fu affidata<br />
all’Eav per una spesa annua di sette<br />
milioni di lire. Le carenze causate dalla ditta di Afragola che<br />
vinse l’appalto per la manutenzione sotto la giunta Bassolino<br />
nel ’95 e dell’Acea in seguito, resero necessari gli interventi<br />
di restauro del novembre 2008. Gli esemplari furono affidati<br />
alla Cittarredo, che impiegò lungo tempo per riportare<br />
la struttura e i quadranti degli orologi al loro antico splendore.<br />
Febbraio 2009, al momento dell’inaugurazione si scopre<br />
l’errore: il colore del sostegno in ghisa è diverso e il<br />
quadrante ha i numeri arabi anziché quelli romani. Inevitabili<br />
le lamentele dei cittadini che ora si sono dovuti abituare<br />
ai «nuovi» orologi non più dell’ora unica ma dell’ora errata.<br />
Leggendole adesso, fanno sorridere le parole con cui<br />
i giornali del 1931 accoglievano gli orologi: «L'iniziativa<br />
del Volturno elimina una deficienza da tutti lamentata e cioè<br />
la mancanza di orologi che funzionino costantemente: di<br />
orologi che non interrompano la loro attività per rendere<br />
inerti i loro meccanismi e per funzionare da motivi decorativi».<br />
Evidentemente i tempi non sono poi così cambiati.<br />
Sportello famiglia:<br />
iniziativa di successo<br />
Presso la Municipalità 1 è attivo da oltre<br />
un anno, grazie all’impegno dell’avvocato<br />
Antonella Esposito (nella foto), lo<br />
Sportello Famiglia: l’iniziativa si rivolge<br />
alle famiglie, alle coppie e ai singoli cittadini<br />
di Chiaia-Posillipo-S. Ferdinando<br />
per dare ad essi concreto sostegno tecnico<br />
sul fronte delle problematiche familiari.<br />
Il progetto, intanto, si è<br />
arricchito di un nuovo servizio, quello<br />
della conciliazione, che presta consulenze<br />
sui problemi legati al mondo del<br />
consumo e del risparmio gestito, fornendo<br />
anche consulenza legale/psicologica/sociale<br />
e di orientamento verso gli altri servizi<br />
territoriali esistenti, grazie alla presenza di un esperto.<br />
14 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />
Piazza San Luigi,<br />
vince il progetto «S’Move»<br />
Una piazza dinamica con panchine<br />
che si muovono lungo una serie di binari<br />
è l’idea del progetto «S’Move»,<br />
scelto tra gli otto in esposizione al Pan<br />
dal 5 marzo scorso nell’ambito della<br />
mostra-concorso «La convivialità urbana»<br />
organizzata dall´associazione<br />
di architettura e design «Napolicreativa»<br />
e realizzata grazie al sostegno<br />
della SudTirol Bank. Un esperimento di<br />
architettura partecipata che ha coinvolto<br />
154 architetti e prodotto 50 progetti<br />
per la riqualificazione di piazza<br />
San Luigi a Posillipo con lo scopo di stimolare<br />
un dibattito tra professionisti del settore, istituzioni<br />
e soprattutto cittadini sulla qualità di vita negli spazi urbani.<br />
Il gruppo vincitore, guidato dall´architetto Giuseppe<br />
Parità e composto dai giovanissimi Laura Riccardi, Serena<br />
Marra, Eduardo Bonifico e Daniela Buonanno, è<br />
stato premiato lo scorso 19 marzo con 2500 euro consegnati<br />
dal presidente della Municipalità I Fabio Chiosi alla<br />
presenza di Gennaro Polichetti, presidente dell'Ordine<br />
degli Architetti e di Aniello Palumbo assessore all'Urbanistica<br />
della Provincia di Napoli. Il progetto «S’Move» ha<br />
raccolto 268 preferenze su 1100 schede scrutinate, mentre<br />
le tavole non finaliste sono state votate sul sito www.laconvivialitaurbana.it<br />
per partecipare ad un premio di<br />
consolazione di 500 euro.<br />
Maschere<br />
a vicoletto Belledonne<br />
Vicoletto Belledonne a Chiaia si è vestito<br />
a festa in occasione dello scorso<br />
Carnevale. L’associazione «Artemisia»,<br />
laboratorio di arti creative e la boutique<br />
«Il cuore nello zucchero» hanno<br />
organizzato una manifestazione patrocinata<br />
dalla Municipalità I che ha<br />
visto protagonisti i tanti bambini della<br />
zona, tutti mascherati per il carnevale.<br />
Il vicoletto, addobbato con coreografici<br />
palloncini colorati, ha ospitato la<br />
sfilata delle bambine vestite da «Il<br />
cuore nello zucchero», seguita dalla distribuzione<br />
di dolcetti e infine dall’aperitivo<br />
pomeridiano per accontentare grandi e piccini. Nel<br />
corso della manifestazione il laboratorio «Artemisia» ha<br />
distribuito ai bambini maschere di feltro realizzate sul momento,<br />
mentre gli animatori del team «Loris» hanno allietato<br />
i passanti con giochi musicali, manipolazione di<br />
palloncini e la distribuzione di zucchero filato. Una giornata<br />
all’insegna dell’allegria promossa con l’obiettivo di<br />
valorizzare vicoletto Belledonne e le tante attività di artigiani<br />
e commercianti che lo animano e che hanno aderito<br />
con entusiasmo all’iniziativa.
L<br />
QUART<br />
IERISSIME<br />
Sguardi Lontani<br />
di Francesco Iodice<br />
La scienza, si sa, è l’osservazione della realtà,<br />
quindi evidente, palpabile ed alla portata di ogni<br />
buon osservatore; ma per guardare il mistero,<br />
interpretare l’esoterismo, ricercare i fantasmi<br />
occorre trasformarsi in «cronista<br />
dell’impalpabile» e la ricognizione ci porta alla<br />
ricerca del fantasma ritrovato per verificare se<br />
Napoli possa o debba essere considerata – come<br />
sostiene il mio caro amico Paolo F., esperto<br />
occultista ed il cui interesse per questo filone<br />
narrativo è nato con Edgar Allan Poe - la<br />
«capitale del mistero». Fra fenomeni<br />
paranormali e mille e più racconti, l’anima ed il<br />
pensiero anelano alla libertà e vagano per il<br />
non-definito; ma, chi la vede grigia e chi<br />
colorata ed allegra, c’è chi classifica Napoli fra le<br />
capitali planetarie (ma ignora cosa sono oggi Londra o<br />
New York), e chi la identifica con quella dei Quartieri<br />
Spagnoli, della Sanità o di Secondigliano; per altri si<br />
riduce a piazza del Plebiscito, via dei Mille o alla<br />
collina di Posillipo. Se ci sia o no un nesso tra tutte<br />
queste opinioni o se un fatto sia chiaro subito o non lo<br />
sarà mai, che importanza ha? È un gioco e non<br />
contiene messaggio alcuno (i messaggi li porta il<br />
postino, diceva Sciascia). Nella cultura popolare<br />
FANTASMI RITROVATI<br />
partenopea hanno sempre avuto un ruolo primario le<br />
storie di fantasmi, di leggende e di personaggi<br />
misteriosi per cui faremo un piccolo viaggio attraverso<br />
la Napoli dei misteri, una passeggiata nell’Ombra.<br />
Quante Napoli ci sono? C’è quella raccontata dagli<br />
scrittori, quella analizzata dagli studiosi, quella sentita<br />
ed interpretata dagli artisti, quella partorita<br />
dall’immaginario degli stranieri in buona o cattiva<br />
fede, e infine c’è la Napoli cresciuta nella mente e<br />
nell’animo dei suoi abitanti che ci hanno tramandato<br />
tanti «cunti» sull’esosterismo e sui suoi misteri. Le<br />
leggende sono tante, da quella di Maria d'Avalos e<br />
Donn'Anna Carafa per arrivare alle storie di Calata<br />
Marechiaro, Villa Imperiale, Villa Pierce, Villa degli<br />
Spiriti fino alla leggenda dello scoglio di Posillipo. È<br />
una rincorsa continua tra superstizione e religione,<br />
giocata lungo la tradizione pagano-esoterica; Benedetto<br />
Croce ha scritto che le leggende esprimono e<br />
contengono tendenze morali, politiche e soprattutto<br />
sentimentali; pertanto esse «sono il prodotto dello<br />
spirito collettivo, del genio della stirpe e dell’animo<br />
popolare». Ma ora è obbligatoria una domanda<br />
sibillina: ai fantasmi bisogna credere o no? Diceva<br />
Eduardo: «Se hai una bella moglie devi credere ai<br />
fantasmi» (imposizione per coprire quello che non vuoi<br />
vedere!). E chi la bella moglie non ce l’ha? In pubblico<br />
nega, ma in privato ci crede. Eccome!<br />
15 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />
A<br />
Il morso della Taranta<br />
di Paolo D’Angelo<br />
POGGIOREALE<br />
SHOCK<br />
chi non è capitato di sognare da bambino di voler diventare<br />
il super poliziotto pronto a tutto pur di sgominare la<br />
banda criminale di turno? Beh, anche io da bambino ho<br />
spesso giocato con la fantasia e nei miei giochi è capitato di fare<br />
il poliziotto, avevo tutto il necessario: un bel distintivo americano,<br />
la paletta, le manette e soprattutto una bellissima pistola giocattolo<br />
che sembrava così reale da farmi sentire un vero poliziotto.<br />
Il gioco era semplice: arrestare il cattivo che spesso era un povero<br />
amico costretto ad impersonare il criminale. Il cattivo tentava una<br />
fantomatica rapina ed io intervenivo con coraggio arrestando il<br />
malvivente, quindi, dopo averlo ammanettato, lo rinchiudevo<br />
nella stanza-carcere e la giustizia trionfava. Lo stimolo maggiore<br />
al gioco era dato da quei bellissimi film polizieschi americani,<br />
dove si vedevano uffici mozzafiato, macchine potenti e donne<br />
sempre innamoratissime del principale interprete. Che dire poi<br />
del carcere in cui rinchiudevano i cattivi? Vetri blindati sfavillanti,<br />
svariate fila di cancelli di ferro, corridoi di marmo lucidi come<br />
quelli dei palazzi reali, mense da far invidia al miglior centro<br />
commerciale, insomma, un carcere che garantiva qualità di vita<br />
ma anche certezza della pena al cattivo di turno. Purtroppo crescendo<br />
impariamo a capire che la realtà è a dir poco diversa<br />
dalla storia di un film americano e ciò accade sopratutto nella<br />
nostra città. Gli uffici sono fatiscenti, le auto spesso sono normalissime<br />
utilitarie, la vita di un poliziotto è difficilissima - provate a<br />
chiederlo ad uno di loro - per non parlare poi dello stipendio inadeguato.<br />
E del carcere? Che dire del nostro carcere di Poggioreale<br />
che solo a guardarlo da fuori sembra ormai più un<br />
monumento presepiale che un carcere? Eppure in quel «monumento»<br />
ci sono ben 2600 persone contro una capienza regolamentare<br />
prevista di circa 1400 unità. Ora, non voglio entrare nel<br />
merito tecnico delle problematiche del carcere di Poggioreale,<br />
nemmeno ne avrei la competenza, ma mi pongo una domanda<br />
che giro ai lettori amici di Chiaia Magazine: l’età adulta impone<br />
di ragionare e da oramai molto tempo ho capito che la realtà è<br />
ben diversa da un film americano, ma come è possibile che ancora<br />
oggi il primo quotidiano cittadino pubblichi un articolo dal<br />
titolo «Poggioreale, rapporto choc: carcere insicuro»? Il vero rapporto<br />
choc è che solo adesso se ne sono accorti! Meglio tardi che<br />
mai, parola della taranta.
w w w . i l 1 0 . i t<br />
anno II numero 3/4<br />
apri le 1O porte del piacere<br />
Questo mese abbiamo aperto per voi<br />
La Porta d’ingresso<br />
La Porta magica<br />
la porta del gol<br />
L’imPorta<br />
La Porta segreta<br />
La Porta sul rètro
anno due n.3 / 4 marzo aprile 2010<br />
Periodico edito da Associazione Napoli<br />
Via Carlo Poerio, 89/A<br />
80121 Napoli<br />
DIRETTORE EDITORIALE<br />
Marco Mansueto<br />
DIRETTORE RESPONSABILE<br />
Alessandra Fabbroni<br />
COMITATO DEL GARANTE DEI LETTORI<br />
Raffaele Bellucci<br />
Giuseppe Savona<br />
Gabriella Napoli<br />
ART<br />
Ferdinando Polverino De Laureto<br />
STAMPA<br />
Arti grafiche Litho 2<br />
Via Principe di Piemonte 118 - Casoria<br />
(Napoli)<br />
Tel. 081.19577163<br />
Sito web: www.il10.it<br />
Iscrizione al Tribunale di Napoli<br />
N° 7 del 03/02/2009<br />
Iscrizione ROC 16538<br />
In copertina 1O sembra la<br />
testata del <strong>magazine</strong> ma non lo<br />
è: 1O diventa così una parte<br />
integrante della PASS1ONE.<br />
Forse quella più evidente.<br />
Semplicemente la CHIAVE<br />
d’eccellenza che conduce alle<br />
1O PORTE DEL PIACERE<br />
selezionate di volta in volta, che<br />
il lettore dovrà aprire con<br />
curiosità (fra quelle che ogni<br />
mese la redazione selezionerà)<br />
magari anche solo “sbirciando”<br />
dal buco della serratura. Ogni<br />
PORTA rappresenta un<br />
pretesto per consentire al lettore<br />
di spaziare dove non è mai<br />
stato. O, meglio, dove in fondo<br />
vorrebbe essere. Una CHIAVE<br />
D’ACCESSO per tutto ciò che<br />
è aspettativa, pulsione e<br />
desiderio, fonte inesauribile di<br />
idee, viaggi in luoghi del buon<br />
vivere e non, incontri con<br />
personaggi must, curiosità,<br />
divertissement ma anche una<br />
miriade di aspetti della realtà<br />
che gioco non sono.<br />
Grande<br />
successo per la<br />
quattordicesima edizione<br />
della Borsa Mediterranea del<br />
Turismo a Napoli, tenutasi dal<br />
26 al 28 marzo alla Mostra<br />
D’Oltremare, che ha fatto<br />
registrare il 9% di presenze in più<br />
rispetto all’anno scorso. Tra gli stand<br />
espositivi più curati della rassegna<br />
ha molto ben figurato quello allestito<br />
dalla Provincia di Napoli, su<br />
iniziativa dell’assessore al Turismo<br />
dell’Ente di piazza Matteotti, Valeria<br />
Casizzone (nella foto insieme al<br />
presidente della provincia di Napoli<br />
Luigi Cesaro). Il bianco e il nero sono<br />
stati scelti come colori dominanti<br />
dell’area espositiva, realizzata con<br />
particolare cura dei dettagli, sia nel<br />
design che nella galleria fotografica<br />
a tema.<br />
Ad animare il tutto, i grandi prodotti<br />
gastronomici, naturali e di<br />
artigianato della Campania come la<br />
pasta e i vini di Gragnano, la pietra<br />
della Solfatara, le creazioni di Borgo<br />
Orefici, le specialità della Costiera<br />
Sorrentina, il pomodorino del<br />
Vesuvio e il caffé «Lazzarella» di<br />
Pozzuoli, prodotto dalle detenute<br />
della Casa circondariale della<br />
cittadina flegrea. «La Borsa<br />
Mediterranea del Turismo è stata<br />
l'occasione per promuovere le<br />
risorse del nostro territorio - ha<br />
affermato il presidente della<br />
Provincia di Napoli Cesaro, nel<br />
corso della sua visita allo stand<br />
dell'Ente - risorse che possono<br />
concorrere, in maniera risolutiva,<br />
a un prezioso sviluppo integrato<br />
e a un nuovo protagonismo<br />
turistico che possa<br />
coinvolgere tutta la filiera<br />
della nostra<br />
produzione,<br />
II<br />
SPIRAGLI<br />
BMT,<br />
la Provincia<br />
e lo stand<br />
delle<br />
eccellenze<br />
dall'enogastronomia<br />
fino alla cultura. La<br />
grande affluenza di visitatori<br />
- ha aggiunto - e di addetti ai<br />
lavori conferma l'interesse che<br />
c'è attorno al prodotto turistico<br />
della provincia di Napoli, una delle<br />
nostre principali attrazioni».<br />
«Stiamo lavorando - ha affermato<br />
l’assessore Casizzone - a un piano<br />
di progetti turistici che possano “fare<br />
sistema” con tutte le realtà positive e<br />
sane del territorio e puntare ad un<br />
"turismo policentrico” che da Napoli<br />
abbracci tutto il circondario». Tra gli<br />
oltre 4000 visitatori accorsi<br />
quest’anno, anche il neo-presidente<br />
della Regione Campania, Stefano<br />
Caldoro, che si è recato alla BMT<br />
durante la campagna elettorale,<br />
dimostrando grande entusiasmo per<br />
l’iniziativa dell’Ente provinciale,<br />
avendo già affrontato il tema per il<br />
progetto “Il futuro di Roma capitale”.<br />
In questo numero hanno scritto<br />
Rita Giuseppone<br />
Laura Cocozza<br />
Alvaro Mirabelli<br />
Luca Saulino
A febbraio<br />
ha ricevuto il Nastro<br />
d’argento come miglior<br />
attore protagonista per il<br />
corto “Fuori uso”.<br />
IV/Gian Marco Tognazzi:<br />
che noia il cinema di moda!<br />
L’intervista
Che noia<br />
il cinema<br />
di moda!<br />
IV
AA<br />
febbraio ha<br />
ricevuto il Nastro<br />
d’argento come miglior<br />
attore protagonista per il<br />
corto “Fuori uso”. Un corto<br />
tutto napoletano se si considera<br />
il regista e sceneggiatore<br />
(Francesco Prisco), la produzione<br />
(Run Communication dei fratelli<br />
Andrea e Alessandro Cannavale),<br />
le location (casa Cannavale, i<br />
bagni della scuola media Tito Livio<br />
di Chiaia, un’area di servizio a<br />
Frattamaggiore). Lui è Gian Marco<br />
Tognazzi, figlio del grande Ugo:<br />
come il padre, una vita stregata dai<br />
copioni. Attualmente è in teatro con<br />
il testo di Friedrich Durrenmatt,<br />
“Die Panne”, conosciuto anche per<br />
l'adattamento nel film di Ettore<br />
Scola; a maggio, invece, tornerà<br />
sul grande schermo nel film di<br />
Claudio Fragrasso, “Le ultime 56<br />
ore”. Intanto sta girando<br />
“Maledimele”, un film sul tema<br />
dell’anoressia, diretto da Marco<br />
Pozzi e “Vorrei vederti ballare”, del<br />
giovane regista esordiente Nicola<br />
Deorsola.<br />
Come è nata l’idea di interpretare<br />
il corto di Francesco Prisco?<br />
È nato tutto via mail. Lui mi aveva<br />
inviato la sceneggiatura, a me era<br />
piaciuta subito e gli avevo detto<br />
di Laura Cocozza<br />
che l’avrei girato. Ma Francesco<br />
poi ha insistito che vedessi il suo<br />
primo corto prima di decidere. Mi<br />
ha divertito molto il suo approccio.<br />
Mi ha detto: devi vederlo, mi è<br />
costato 40 euro e magari ti fa<br />
schifo come giro. È venuto a<br />
portarmelo a Roma, qui a casa. Lo<br />
abbiamo visto insieme, mi è<br />
piaciuto un casino e gli ho subito<br />
confermato la volontà di girare con<br />
lui. Siamo diventati molto amici e<br />
sicuramente faremo un altro corto<br />
insieme. Stiamo valutando diverse<br />
idee nel cassetto. Apprezzo molto<br />
le sue storie e la sua capacità di<br />
scrittura e di narrazione.<br />
Dovrebbe fare un<br />
lungometraggio perché ha le<br />
doti giuste.<br />
Torniamo al corto Fuori<br />
uso…<br />
Fuori uso è<br />
una chicca. Ha<br />
collezionato consensi e<br />
premi, fino a raggiungere<br />
l’ottimo risultato del Nastro<br />
d’argento. È uno dei<br />
riconoscimenti cinematografici più<br />
prestigiosi in Italia, soprattutto per<br />
i corti perché è più difficile vincere<br />
se si considera che se ne<br />
producono tra i 500 e i 600<br />
l’anno, a fronte dei pochi<br />
lungometraggi.<br />
Come è stato girare il corto?<br />
C’era molto affiatamento sul set e<br />
un feeling speciale con la<br />
produzione. Tutti erano protesi a<br />
realizzare il film nei tempi previsti,<br />
cioè 4 giorni, e a risolvere anche<br />
gli inconvenienti che si sono<br />
verificati durante le riprese.<br />
Quali inconvenienti?<br />
Francesco ha deciso di girare il<br />
corto con una particolare<br />
cinepresa, disponibile a Napoli<br />
solo in due esemplari. Il primo<br />
giorno che l’abbiamo montata, si è<br />
rotta. Ho apprezzato molto<br />
l’atteggiamento suo e della<br />
squadra per l’invidiabile calma<br />
dimostrata. Io caratterialmente<br />
sono molto diverso e poiché sul<br />
lavoro sono scientifico, mi altero<br />
con facilità se ci sono inconvenienti<br />
di questo tipo che ti fanno perdere<br />
mezza giornata di lavoro.<br />
A proposito di carattere, cosa c’è<br />
di suo padre nel suo?<br />
Noi fratelli abbiamo tutti qualcosa<br />
in comune con nostro padre, sia un<br />
aspetto caratteriale o somatico o<br />
solo per il modo di affrontare le<br />
cose. Io ho la necessità di dover<br />
sempre impiegare il mio tempo<br />
per qualcosa di utile, sia sotto il<br />
profilo professionale che<br />
umano. Ad esempio, per<br />
me non ha senso<br />
viaggiare solo<br />
V<br />
per svago: ci<br />
deve essere sempre<br />
un motivo. E se non è per<br />
lavoro, almeno deve esserlo<br />
per incontrare persone e amici<br />
che magari ho dovuto tralasciare<br />
proprio per esigenze lavorative.<br />
Da mio padre ho ereditato la<br />
dedizione al lavoro e la capacità di<br />
adattarmi alle situazioni. Lui stava<br />
bene con tutti e trattava con tutti,<br />
dal giornalaio al Presidente della<br />
Repubblica.<br />
E la cucina?<br />
Ricky è lo chef di famiglia. Io ho<br />
preferito evitare quest’altro fardello<br />
di confronto, visto che sono l’unico<br />
ad aver scelto di fare<br />
esclusivamente la stessa professione<br />
di mio padre… già devo subire<br />
raffronti sulla recitazione, volevo<br />
evitare anche quelli sui fornelli,<br />
nonostante io fossi il suo<br />
assaggiatore ufficiale.<br />
Davvero?<br />
Sì, ma lo facevo solo perché così<br />
potevo stare seduto a tavola con i<br />
suoi ospiti e sentire parlare di<br />
cinema.<br />
C’è un film italiano che l’ha colpita<br />
particolarmente o che le sarebbe<br />
piaciuto interpretare?<br />
Non faccio mai classifiche né a<br />
proposito di cinema né di musica.<br />
Guardo i film e ascolto la musica, e<br />
basta. Sono onnivoro, in questo<br />
senso, anche perché credo che tutti<br />
i film, belli o brutti, possano<br />
insegnare qualcosa ad un attore.<br />
Escludo solo quelli dell’horror,<br />
perché è un genere che non mi ha<br />
mai incuriosito.<br />
Quindi anche quando<br />
guarda un film non lo fa mai<br />
per puro svago?<br />
Vedo e mi godo i film sempre sotto il<br />
profilo professionale. Come le ho<br />
detto, devo fare sempre qualcosa di<br />
utile. L’unica differenza è che il mio<br />
giudizio è più libero se guardo un<br />
film che non è stato girato da<br />
qualche amico, mentre se conosco<br />
chi lo ha realizzato, mi sento più<br />
coinvolto e comincio a fare<br />
una serie di valutazioni<br />
rispetto al lavoro e alle<br />
scelte fatte.
FUORIUSO<br />
di Francesco Prisco<br />
Fiction | Italia | 2008 | HDV | 22 min.<br />
Gildo Bonelli è un riottoso venditore di polizze vita.<br />
Durante una delle sue numerose soste all'autogrill,<br />
si imbatte in una scritta impressa su una mattonella<br />
in bagno. Da quel momento, piomba in una vera<br />
e propria ossessione d'amore...<br />
La scheda<br />
Francesco Prisco ha iniziato la sua carriera di regista con il<br />
cortometraggio Il diavolo custode, a cui hanno fatto seguito<br />
Storie di talent (cm.), 127 battiti (Spot contro l’uso dei fuochi<br />
illegali con protagonista Silvio Orlando), La mezz’ora (spot<br />
sociale per la Provincia di Napoli, con Enzo Cannavale).<br />
Regia Francesco Prisco<br />
Sceneggiatura Francesco Prisco - Carlo Montariello<br />
Fotografia Ettore Cestari<br />
Montaggio Dino Negri<br />
Musica Musiche Originali di Sergio Cammariere<br />
Interpreti Gian Marco Tognazzi, Sonia Aquino<br />
Francesco Procopio, Imma Villa<br />
Produzione RUN COMUNICAZIONE<br />
VI<br />
Scatti dal set di Fuoriuso<br />
NELL’ALTRA PAGINA:<br />
In alto, il regista Francesco Prisco<br />
in basso, Sonia Aquino
Come è Gian<br />
Marco sul set?<br />
Non sono uno di quelli<br />
che appena ha finito di<br />
girare una scena si piazza<br />
davanti al monitor per rivederla.<br />
Non mi piace questa tendenza<br />
adottata da molti miei colleghi.<br />
Preferisco non interferire col lavoro<br />
del regista ma affidarmi a lui e<br />
guardare il film finito. A teatro è<br />
diverso, sono io che decido cosa<br />
succede ogni sera.<br />
Il 2010 è un anno importante per<br />
lei perché è in uscita con tre film…<br />
Di questi tre, però, l’uscita nelle<br />
sale a fine maggio è certa solo per<br />
Le ultime 56 ore di Claudio<br />
Fragrasso. Un film intenso, di<br />
denuncia, che racconta la storia di<br />
un gruppo di soldati che cinque<br />
anni dopo il ritorno da una<br />
missione in Kosovo decidono di<br />
barricarsi in un ospedale e gli<br />
vengono imposte 56 ore come<br />
ultimatum per arrendersi.<br />
Fragrasso dimostra che anche in<br />
Italia si possono fare film d’azione<br />
e di impegno sociale, a differenza<br />
di ciò che si dice. Il film ha<br />
rispettato la bellissima<br />
sceneggiatura che prende spunto<br />
dalla realtà per poi romanzarla,<br />
come è giusto che si faccia per un<br />
film, che altrimenti diventa un<br />
documentario. Difficilmente mi<br />
sbilancio a dare certi giudizi, ma<br />
in questo caso mi sento di dire che<br />
questo ha tutte le caratteristiche per<br />
diventare un successo.<br />
Però sono in uscita anche<br />
Maledimele di Marco Pozzi e<br />
Vorrei vederti ballare di Nicola<br />
Deorsola.<br />
L’uscita per queste due pellicole è<br />
prevista per ora solo per i festival.<br />
Ciò significa che poi dovranno<br />
trovare una distribuzione e non è<br />
facile in Italia. Perché il sistema<br />
cinematografico è abbandonato a<br />
se stesso, ingabbiato in una legge<br />
che risale al 1945 e che ha<br />
trasformato un’industria che<br />
produceva 300 film ogni<br />
anno, in un’impresa<br />
artigiana che ne<br />
produce ora solo<br />
30, di cui sì e<br />
no 15 vanno in<br />
distribuzione nelle sale.<br />
Purtroppo però nessuno se<br />
ne preoccupa. E il risultato è<br />
anche che non è la qualità del<br />
film a fare la differenza. Nel<br />
2000, ad esempio, Prime luci<br />
dell’Alba di Lucio Gaudino è stato<br />
l’unico film italiano in concorso a<br />
Berlino e non è mai stato<br />
distribuito.<br />
E cos’è allora che fa la differenza?<br />
L’Italia è la fabbrica delle mode.<br />
Non conta cosa sai fare ma quanto<br />
sei riconoscibile: l’importante è<br />
quanto sei personaggio. E questo è<br />
il motivo per cui nel nostro<br />
paese il mestiere dell’attore<br />
lo fanno tutti. Altrove è<br />
molto più<br />
difficile,<br />
bisogna studiare e<br />
acquisire una grande<br />
professionalità. Siamo invasi<br />
da attori che fanno i<br />
personaggi che poi vengono<br />
dimenticati perché passano di<br />
moda. Sullo schermo interpretano<br />
sempre se stessi e non i soggetti<br />
cinematografici in cui dovrebbero<br />
calarsi. Non voglio essere<br />
polemico ma dico la realtà delle<br />
cose. Io pago il fatto che non amo<br />
fare me stesso ma, al contrario,<br />
preferisco andare incontro al<br />
personaggio che devo<br />
rappresentare e analizzarlo,<br />
cercando sia i punti di contatto tra<br />
me e lui sia le differenze. Lo trovo<br />
molto più stimolante: che<br />
divertimento c’è a fare sempre se<br />
stesso con un vestito diverso,<br />
fingendo di essere timido o<br />
innamorato o altro? I miei colleghi<br />
che lo fanno mi annoiano. Penso<br />
invece a Gian Maria Volonté, a<br />
Gassman, a mio padre che ogni<br />
volta erano diversi, pur<br />
mantenendo una loro forte<br />
caratterizzazione. Era quello il<br />
fascino dell’attore che oggi si è<br />
perso.<br />
Che cosa direbbe, allora ad un<br />
giovane che volesse intraprendere<br />
il mestiere di attore?<br />
Da mio padre ho ereditato la dedizione al lavoro e la capacità di adattarmi alle situazioni<br />
VII<br />
Che deve essere pronto a fare<br />
sacrifici e rinunce se vuole<br />
lavorare a teatro, che poi è quello<br />
che ti assicura il lavoro per 3-4<br />
mesi l’anno e certo non può<br />
escluderlo. Che ci sono periodi in<br />
cui le cose girano ed altri in cui<br />
stanno completamente ferme; che<br />
il successo non è solo bravura;<br />
che ci sono circoli chiusi dove non<br />
si può entrare; che ci sono registi<br />
che lavorano sempre con gli stessi<br />
attori e distributori che<br />
distribuiscono sempre gli stessi<br />
film e per questo si fanno sempre<br />
gli stessi tipi di film; che se gli<br />
gira bene può riuscire a fare<br />
l’attore a prescindere dalla<br />
sua professionalità e dalla<br />
sua bravura. E magari<br />
farà anche il botto.
All’assalto di Facebook<br />
La passione<br />
per il Calcio Napoli dilaga<br />
anche sul social network<br />
Facebook. Tra i gruppi<br />
più attivi in rete figura il «S.S.C.<br />
Napoli Facebook Fan Club», fondato<br />
da due tifosi «illustri» quali<br />
Antonio Squitieri, noto imitatore e<br />
volto delle tv private campane, conosciuto<br />
come «1000 voci», e Carmine<br />
Montuosi, organizzatore di<br />
eventi sportivi. Tra gli oltre 4.000<br />
iscritti al gruppo, gli ex calciatori Luciano<br />
Marangon, addetto al marketing<br />
ed alla comunicazione del S.S.C.<br />
Napoli Fan Club, e Roberto Scarnecchia.<br />
Per festeggiare la nascita del<br />
Fan Club, a fine campionato è prevista<br />
una cena-spettacolo con ospiti di<br />
riguardo, tra cui inviati sportivi e<br />
giornalisti, artisti, calciatori azzurri,<br />
tifosi e simpatizzanti. In vista dell’evento<br />
il gruppo si pone l’ambizioso<br />
obiettivo di raggiungere la quota record<br />
di ben 6.000 iscritti.<br />
<strong>LA</strong>PORTA<br />
DELGOL<br />
XI/Chiamateci «Patute»<br />
In qualunque angolo del mondo c’è un bambino che tira calci<br />
ad un pallone e milioni di adulti che vorrebbero essere quel bambino
«Seppelliteci qui»,<br />
90 minuti tutti da leggere<br />
Una data resterà impressa nelle menti e nei cuori di<br />
tutti i tifosi del Napoli: il 31 ottobre 2009, passato alla<br />
storia come il giorno della grande vittoria, con rimonta,<br />
per 3-2 del Napoli contro la Vecchia Signora<br />
del calcio, la Juventus, sul campo dell’Olimpico di Torino.<br />
In quell’occasione Raffaele Auriemma, giornalista<br />
sportivo del quotidiano «Roma» e telecronista<br />
«fazioso» per Mediaset Premium, si produsse in<br />
un’esultanza che è rimasta simbolo di quella giornata<br />
storica. «Seppelliteci qui», infatti, oltre a rappresentare<br />
il grido di gioia che ha raggiunto le case<br />
dei tanti tifosi collegati, è anche il titolo del libro<br />
che Raffaele Auriemma ha pubblicato con la Graf.<br />
Undici eroi in casacca azzurra, undici capitoli, 90 minuti<br />
vissuti appassionatamente animano il volume che Auriemma<br />
ha presentato di recente nella sede dell'Ente<br />
Provinciale del Turismo di Napoli, a Palazzo Partanna.<br />
Con lui, a ripercorrere quelle magiche emozioni, l'amministratore<br />
dell'Ept, Dario Scalabrini, l'editore Luciano<br />
Chirico, il presidente dell'Ordine dei Giornalisti della<br />
Campania, Ottavio Lucarelli, e uno degli ex calciatori<br />
del Napoli che i tifosi ricordano con maggior affetto, il<br />
portiere Pino Taglialatela. La prefazione del libro è a<br />
cura di un altro napoletano doc, Nino D’Angelo, ospite<br />
d’onore della presentazione del 23 marzo alla Feltrinelli<br />
di piazza dei Martiri.<br />
«A bordocampo» con Enrico Varriale<br />
Il primo marzo presso il Centro Tecnico Federale di Coverciano<br />
è stato presentato il libro di Enrico Varriale «A<br />
bordocampo. Il calcio oltre la linea bianca», edito da<br />
Testepiene per Graf. Alla presentazione, tenutasi durante<br />
il ritiro della Nazionale in vista dell’amichevole<br />
Italia-Camerun che si è giocata il 3 marzo a Montecarlo,<br />
hanno preso parte il presidente della Figc<br />
Giancarlo Abete, il direttore generale Figc Antonello<br />
Valentini e il commissario tecnico della Nazionale<br />
Marcello Lippi, che ha firmato la presentazione del<br />
volume. Varriale, napoletano, classe 1960, ha cominciato<br />
giovanissimo la sua carriera di giornalista<br />
sportivo collaborando con Il Mattino e i settimanali<br />
sportivi Sport Sud e lo Sport del Mezzogiorno. Inviato<br />
di punta del «Processo» di Biscardi e dal ’90 in poi della<br />
Rai per i mondiali di calcio, ha saputo cogliere con occhio<br />
attento tutto ciò che succedeva in campo ma soprattutto<br />
oltre quella linea bianca, il confine che separa<br />
il grande campione dall’uomo. Una visione a 360° su<br />
storie, aneddoti, persone e personaggi legati al gioco del<br />
calcio e i suoi protagonisti più amati e controversi: da<br />
Lippi a Cannavaro, da Collina a Maradona, senza dimenticare<br />
le questioni legate al conflitto tra Rai e Sky ripercorrendo<br />
esperienze, incontri, scontri, successi e<br />
sconfitte, per consegnare al lettore una nuova chiave di<br />
lettura del pallone.<br />
X<br />
AAnche<br />
il pallone<br />
ha le sue «quote<br />
rosa». Fino a una dozzina di<br />
anni fa il nostro calcio era fatto<br />
di cliché che vedevano gli uomini<br />
allo stadio e le donne a casa mentre<br />
dappertutto risuonava la radiocronaca<br />
di «Tutto il calcio minuto per minuto».<br />
Adesso invece lo scenario è<br />
notevolmente cambiato: non è raro sorprendere<br />
donne discutere dello schema<br />
ad albero di Natale, mentre gli uomini,<br />
anche gli Ultras più sfegatati, impossibilitati<br />
a seguire le notturne, gli anticipi<br />
e i posticipi, si sono arresi alla più comoda<br />
accoppiata divano-parabola.<br />
Così lo stadio è diventato terreno di<br />
conquista anche per le donne, di tutte le<br />
età, con la testa nel pallone. Chi le<br />
guarda con diffidenza, pensando che<br />
le tifose apprezzino più la bellezza dei<br />
calciatori che la loro bravura, dovrà ricredersi:<br />
sono competenti, devote e non<br />
esitano a bacchettare il loro beniamino<br />
quando sbaglia una partita. Sono le<br />
«patute» del Napoli, ragazze dal sangue<br />
azzurro provenienti da ogni parte<br />
della città. La squadra ormai ha imparato<br />
a conoscerle: vanno allo stadio, seguono<br />
gli allenamenti, commentano<br />
schemi e risultati su internet, organizzano<br />
raduni e spesso salutano i calciatori<br />
all’aeroporto prima della partenza<br />
per una trasferta importante o al ritorno<br />
di un match vittorioso. Il difensore Fabiano<br />
Santacroce, ad esempio, ha un<br />
rapporto molto amichevole con loro e<br />
spesso passa a salutarle scrivendo sul<br />
forum a lui dedicato che conta circa<br />
una sessantina di iscritti. L’amministratrice<br />
del forum Ylenia, 24 anni e una<br />
laurea in Ortottica, ha creato questo<br />
spazio per riunire tutte le ragazze (e<br />
anche qualche ragazzo) che seguono il<br />
Napoli e che, durante le lunghe ore allo<br />
stadio o fuori al centro sportivo di Castelvolturno<br />
per strappare una foto o un<br />
autografo, sono diventate come una famiglia.<br />
Divise dal gusto estetico (insieme<br />
a Santacroce i più «ammirati»<br />
dalle tifose rosa sono Contini, Mannini<br />
e Blasi, ceduti dalla società ad altre<br />
squadre) ma unite e concordi quando<br />
si tratta di commentare le questioni<br />
inerenti al Napoli, dal mercato alla<br />
prestazione dei singoli e della squadra<br />
che, a loro dire, è stata «resuscitata»<br />
dall’allenatore<br />
Mazzarri. Aspettando il ritorno<br />
in campo
dell’«Imperatore<br />
Nerone» (soprannome<br />
di Santacroce, al<br />
momento ancora infortunato),<br />
sostengono i nuovi acquisti Campagnaro<br />
e Cigarini e i campioni che<br />
stentano a ritrovare la condizione ottimale<br />
(ad esempio Hamsik e Quagliarella),<br />
penalizzati, secondo le tifose<br />
azzurre, dalla forte pressione della<br />
piazza partenopea. «Spesso - racconta<br />
Michela, 25 anni, studentessa di Lettere<br />
Moderne e “patuta” doc - mi sono trovata<br />
a difendere i giocatori durante le<br />
discussioni sul Napoli che scaturiscono<br />
in strada. La maggior parte dei tifosi<br />
non capisce che sono ragazzi come<br />
tanti e anche loro possono sbagliare».<br />
Le svariate chiacchiere che circolano<br />
nell’ambiente sulla vita notturna non<br />
proprio morigerata dei calciatori non<br />
minano la fiducia che le tifose ripongono<br />
nei loro idoli: «Quando la squadra<br />
gioca bene e vince - continua<br />
Michela - si tende a non dare ascolto a<br />
Chiamateci «Patute»<br />
di Rita Giuseppone<br />
queste voci. L’accanimento per il pettegolezzo<br />
esce fuori quando le cose<br />
vanno male. Nel caso di Fabiano (Santacroce,<br />
al quale fu ritirata la patente<br />
per guida in stato di ebbrezza) ha inciso<br />
anche un po’ di sfortuna, ad un ragazzo<br />
di 23 anni può capitare di<br />
commettere qualche sciocchezza».<br />
Molto più concrete dei loro «colleghi»<br />
uomini, le ragazze del Napoli non si<br />
sono lasciate sedurre dal sogno Champions<br />
ma sperano e credono che l’Europa<br />
League sia alla portata della<br />
squadra azzurra, anche grazie al sostegno<br />
della tifoseria partenopea: «I veri<br />
tifosi - dicono - sono quelli corretti, che<br />
amano il calcio non i ribelli che causano<br />
disordini in trasferta. Al San Paolo<br />
siamo tutti come una grande famiglia».<br />
Una famiglia sempre più a tinte rosa.<br />
XI<br />
Azzurro<br />
tinto di rosa
Ogni<br />
favola<br />
è un gioco<br />
ed è vera<br />
soltanto<br />
a metà<br />
XIV/Cimmino: lavorate un’ora più degli altri
D«Dopo<br />
tanto<br />
lavorare, ora ho<br />
bisogno di qualcosa di<br />
veramente stimolante per<br />
continuare a farlo. Per questo<br />
mi sono creato delle nicchie<br />
creative all’interno delle aziende<br />
guidate dai miei figli. Figli di cui, lo<br />
ammetto, sono molto orgoglioso».<br />
Si racconta così, Luciano Cimmino,<br />
76 anni portati con la giusta dose di<br />
consapevolezza, lo sguardo di un<br />
ragazzo con gli occhi sempre aperti<br />
sul mondo e la fantasia lasciata a<br />
briglia sciolta. È grazie a questa che<br />
oggi si diverte a fare il deus ex<br />
machina nelle aziende dei figli<br />
Gianluca e Barbara, facenti capo ai<br />
marchi in franchising Yamamay e<br />
Carpisa, leader rispettivamente nei<br />
settori intimo-mare e pelletteria di<br />
fascia accessibile. Sua è, ad<br />
esempio, l’idea della valigia<br />
assicurata, che ha fatto fare un<br />
balzo in avanti al fatturato e alla<br />
popolarità di Carpisa, e suo è anche<br />
il copyright del marchio stesso<br />
Yamamay, nato per caso da una<br />
lettura. «In un libro che stava<br />
leggendo mia moglie mi colpì il<br />
nome di questo baco da seta che<br />
faceva il suo bozzolo (Bombix<br />
Yamamay) sulle colline giapponesi.<br />
Stavamo cercando il nome per il<br />
nuovo marchio e così decidemmo<br />
per quello». Era il 2001, l’anno in<br />
cui, dopo aver liquidato la<br />
partecipazione nella Original<br />
Marines, l’azienda da lui fondata e<br />
poi portata avanti per dieci anni,<br />
Cimmino decide di lasciare il campo<br />
ai due figli. «Ho deciso che era<br />
giunto il momento di fare un passo<br />
indietro e dare loro l’opportunità di<br />
dimostrare le proprie capacità. E lo<br />
hanno fatto, cominciando veramente<br />
da zero, investendo i loro risparmi.<br />
Certo, avevano già un’esperienza<br />
alle spalle, maturata affiancandomi<br />
nel lavoro. Barbara, ad esempio,<br />
ora è responsabile della gestione<br />
marketing del prodotto delle due<br />
aziende, ed è molto brava, ma ha<br />
un’esperienza più che decennale,<br />
perché ha cominciato con me<br />
nell’87. E Gianluca, che è<br />
l’amministratore delegato di<br />
Yamamay con delega alla<br />
comunicazione, è lui<br />
che ha inventato<br />
Regole,<br />
intuizioni<br />
e<br />
successi<br />
del<br />
patron di<br />
Carpisa e<br />
Yamamay<br />
Cimmino:<br />
lavorate un’ora<br />
più degli altri
molte campagne promozionali per i<br />
due marchi, tra cui l’ultima, la<br />
“green revolution”, progetto basato<br />
sulla ecocompatibilità e sul riciclo».<br />
Dal 2001 i due giovani sono entrati<br />
in società prima con la famiglia<br />
Garda, industriali varesini di lunga<br />
di Laura Cocozza<br />
esperienza nel settore dell’intimo e<br />
poi con la famiglia Carlino,<br />
napoletani specializzati nel campo<br />
della pelletteria. Per sé Cimmino non<br />
ha voluto incarichi societari, se non<br />
un ruolo di consigliere all’interno di<br />
Yamamay. «Vedo troppi miei<br />
colleghi imprenditori che soffocano<br />
le aspirazioni dei loro figli con la<br />
loro costante presenza: non voglio<br />
fare lo stesso errore». Ai figli dice di<br />
non aver mai dato particolari<br />
consigli, ma di aver trasmesso loro<br />
alcuni valori attraverso il suo<br />
esempio. «Ho sempre mantenuto<br />
un’estrema chiarezza e<br />
correttezza nei rapporti<br />
professionali ed ho sempre<br />
creduto che per riuscire<br />
a fare meglio dei<br />
concorrenti bastava lavorare un’ora<br />
in più degli altri. Ed avere un sogno<br />
nel cassetto da realizzare». L’ultima<br />
sfida di Cimmino, in ordine di<br />
tempo, è stata di creare una linea di<br />
prodotti beauty per Yamamay. Sono<br />
due anni che ci lavora ed è andato<br />
persino nella foresta amazzonica<br />
per trovare gli ingredienti più<br />
efficaci. A parte un’invasione di<br />
scimmie nella stanza d’albergo, tutto<br />
è andato a meraviglia ed è tornato<br />
con ingredienti naturali ma molto<br />
innovativi che saranno alla base<br />
della prossima linea di creme solari,<br />
abbronzanti e tonificanti.<br />
Un tonificante, di altro genere,<br />
servirebbe anche all’economia<br />
italiana: «È dagli anni ’70 che non<br />
si fa altro che parlare dei diritti e<br />
mai dei doveri, ed oggi se ne<br />
pagano le conseguenze. L’Italia<br />
viaggia con un’andatura<br />
lentissima rispetto agli altri<br />
paesi, europei ma<br />
soprattutto asiatici. Per<br />
non parlare di<br />
XV<br />
«Casa<br />
Carpisa», all’Interporto<br />
di Nola è il nuovo<br />
quartier generale dell'azienda:<br />
quattro piani, 10<br />
mila mq coperti, in cui oltre a<br />
una scuola di formazione, c’è<br />
tutto quanto possa servire ai<br />
150 collaboratori che vi lavorano.<br />
Sono 430 i negozi del<br />
marchio sparsi in Italia e all’estero<br />
(Spagna, Serbia, Grecia,<br />
Germania); ogni anno<br />
vengono venduti 13mila pezzi<br />
per un fatturato che nel 2009<br />
ha toccato i 115 milioni di euro.<br />
Il fenomeno Yamamay, invece,<br />
Le aziende<br />
in cifre<br />
conta più di 500 negozi di cui<br />
70 all’estero. Lo store più<br />
grande della catena è a Colonia<br />
(400 metri quadri); Il marchio<br />
ha inaugurato uno shop in the<br />
shop a Tirana e un corner nell’aeroporto<br />
di Manchester. Tra<br />
un mese aprirà a Barcellona,<br />
precisamente sulle Ramblas un<br />
quinto negozio al posto di Massimo<br />
Dutti. Per l’estate, invece,<br />
il marchio sbarcherà ad Ibiza<br />
Napoli: sono tre anni che devono<br />
ripavimentare via Marina ed ancora<br />
è una gruviera». La soluzione è<br />
sempre la stessa: bisogna<br />
rimboccarsi le maniche e lavorare<br />
un’ora più degli altri. «Questo è<br />
l’unico segreto per farcela: siamo<br />
tutti più o meno dotati di talento, e<br />
quindi chi si applica di più riesce di<br />
più.<br />
Credo che i miei figli l’abbiano<br />
assimilato fin troppo bene: ora di<br />
tanto in tanto cerco di ricordar loro<br />
che il lavoro non è tutto nella vita<br />
ma non mi ascoltano proprio.<br />
Ecco, a volte mi sento un po’<br />
responsabile del fatto che non<br />
si divertono<br />
abbastanza».
L'amore è la sorpresa di scoprirti,<br />
di scoprire la dolcezza<br />
di una carezza,<br />
la gioia di starti vicino.<br />
www.imaestrigioielli.com - E-mail: imaestri@tari.it<br />
Arthur Klein adv.
XVIII/Il Grande Orecchio<br />
Negli ultimi<br />
tre anni sono<br />
aumentate in modo<br />
clamoroso le<br />
intercettazioni telefoniche<br />
ed ambientali eseguite<br />
nell’ambito dei<br />
procedimenti penali. Per<br />
comprendere l’entità del<br />
fenomeno occorre<br />
indicare i numeri<br />
trasmessi dalla Procura<br />
della Repubblica di Napoli<br />
al Ministero della<br />
Giustizia e relativi<br />
all’anno 2008<br />
Non importa<br />
ciò che è,<br />
ma quello<br />
che diventa<br />
importante:<br />
un’irrinunciabile<br />
porta-spia<br />
su ciò che<br />
non si può<br />
non sapere
Spese sostenute dagli uffici giudiziari anni 06/07/08<br />
LLe<br />
richieste di<br />
autorizzazione a<br />
disporre le intercettazioni<br />
inoltrate dal Pubblico<br />
Ministero (sezione Direzione<br />
distrettuale antimafia) all’ufficio<br />
Gip sono state 756 (delle quali 717<br />
sono state accolte), i decreti<br />
d’urgenza disposti dal P.M. e<br />
convalidati entro le 48 ore dal Gip<br />
sono stati ben 4548, mentre le<br />
richieste di proroga di intercettazioni<br />
già disposte sono state 9896. Le<br />
sezioni ordinarie della Procura della<br />
Repubblica di Napoli hanno<br />
inoltrato 297 richieste di<br />
autorizzazione a disporre le<br />
intercettazioni, hanno emesso<br />
423 decreti d’urgenza e<br />
1622 richieste di proroga di<br />
intercettazioni già disposte.<br />
Questi dati, riferiti al solo<br />
2008 e in costante crescita<br />
nel 2009 devono essere<br />
attentamente letti, difatti<br />
quando si parla di richieste e<br />
di decreti non si fa riferimento<br />
ad un’unica utenza telefonica<br />
o ad un unico ambiente da<br />
intercettare atteso che lo<br />
stesso decreto può contenere un<br />
numero plurimo di utenze e di luoghi<br />
ove si vogliono captare le<br />
conversazioni. Così come appare<br />
evidente e palese il sempre<br />
di Alberto Capuano*<br />
maggiore<br />
ricorso alla<br />
decretazione d’urgenza<br />
prevista dal legislatore in casi<br />
di necessità e divenuta, di fatto,<br />
strumento ordinario d’indagine<br />
laddove si consideri che i decreti<br />
d’urgenza emessi da tutte le sezioni<br />
della Procura della Repubblica di<br />
Napoli sono stati 4971 a fronte di<br />
1053 richieste ordinarie di<br />
autorizzazione a disporre le<br />
intercettazioni. Questo appare essere<br />
il dato più preoccupante atteso che il<br />
Gip ha soltanto 48 ore di tempo per<br />
esaminare il fascicolo e per<br />
convalidare le intercettazioni<br />
disposte dal P.M.<br />
Nella relazione del Ministero - DOG / Direzione di Statistica, si riportano i dati<br />
relativi al triennio 2006-2008 e sono quelli ricevuti fino al 20 novembre 2009<br />
dalla maggior parte degli uffici giudiziari.<br />
Dai dati emerge che le intercettazioni costituiscono la maggior voce di spesa<br />
sostenuta dallo Stato (33% di tutta la spesa pagata dall’Erario per le spese di<br />
giustizia nell’anno 2008).<br />
Dell’importo liquidato per le intercettazioni nel corso dell’ultimo anno il 79% è<br />
stato speso per il noleggio degli apparati, il 13% per le fatture emesse e il restante<br />
8% per l’acquisizione dei tabulati<br />
Voci di spesa Anno 2006 Anno 2007 Anno 2008<br />
Spese 295.229.819,95 312.191.597,37 302.288.367,24<br />
Viaggi 6.712.740,69 6.860.477,59 6.911.954,71<br />
Incarichi 16.982.730,31 18.298.917,34 21.407.651,38<br />
Intercettazioni 243.134.926,83 251.988.076,77 244.425.064,97<br />
Straordinarie processi penali 15.597.596,05 21.917.336,91 15.985.497,45<br />
Da quanto detto consegue la necessità di riformare la disciplina relativa alla<br />
intercettazioni telefoniche ed ambientali limitandole, innanzi tutto, nei confronti di<br />
persone già iscritte nel registro degli indagati e ciò al fine di evitare che le stesse<br />
rappresentino una enorme rete gettata in mare e sollevata dopo molti mesi al fine<br />
di vedere chi e cosa vi è caduto all’interno ma senza dover rinunciare a questo<br />
importante e fondamentale strumento senza il quale lo Stato non avrebbe potuto<br />
raggiungere importanti risultati nella lotto contro la criminalità organizzata.<br />
Non bisogna,<br />
tuttavia, dimenticare<br />
che lo strumento delle<br />
intercettazioni telefoniche ed<br />
ambientali appare ancora<br />
essere uno strumento<br />
indispensabile per la effettuazione<br />
di indagini soprattutto per<br />
sconfiggere i reati di criminalità<br />
organizzata ma l’entità del<br />
fenomeno dimostra o che tutti i<br />
napoletani sono camorristi o che si<br />
ricorre a tale strumento anche nei<br />
casi in cui non è necessario.<br />
D’altronde la giurisprudenza della<br />
Corte di Cassazione ha chiarito che<br />
non occorre essere iscritti nel registro<br />
degli indagati per essere intercettati<br />
essendo sufficiente che dalle<br />
conversazioni captate possano<br />
emergere elementi utili per il<br />
prosieguo delle indagini. Nel 2006 il<br />
«controllo degli indagati» è costato<br />
poco meno di 224 milioni di euro.<br />
Nell’anno precedente la spesa era<br />
stata anche maggiore: quasi 287<br />
milioni. La riduzione è forse dovuta<br />
alle misure adottate per contenere i<br />
costi, ad esempio, del noleggio delle<br />
apparecchiature, passato da 70 a<br />
20 euro al giorno. Una ricerca<br />
elaborata dall’Eurispes rileva che in<br />
soli cinque anni, dal 2000 al 2004,<br />
le intercettazioni telefoniche sono<br />
aumentate del 128%.<br />
Ipotizzando che per ogni utenza<br />
controllata siano coinvolte un<br />
centinaio di persone diverse<br />
(familiari, amici, colleghi), nel<br />
decennio 1995-2004 si arrivano a<br />
contare 30 milioni di italiani ascoltati<br />
dal «grande orecchio». Significa che<br />
tre persone su quattro nella fascia<br />
d’età tra i 15 e i 70 anni sono state,<br />
o continuano a essere,<br />
intercettate.<br />
*Giudice in servizio presso la<br />
sezione Giudice per le indagini<br />
preliminari presso il Tribunale di<br />
Napoli
Il Grande Orecchio<br />
I trucchi anti-intercettazioni<br />
Esistono diversi<br />
metodi per impedire che<br />
una intercettazione possa essere<br />
efficace, ovvero utilizzando<br />
strumenti di crittografia telefonica.<br />
Tecnologie di cifratura che si applicano a<br />
computer e telefoni mobili smartphone e<br />
che «criptano» la voce prima di inviarla su<br />
di una rete dati. Un esempio è il software<br />
PrivateGsm. che non ha bisogno di essere<br />
installato anche dai telefoni che ricevono la<br />
chiamata, ma solo da quelli che la fanno<br />
partire: infatti il programma invia un sms<br />
all'utente a cui si vuole telefonare, che<br />
contiene la «chiave segreta» per<br />
decodificare la chiamata. I progressi della<br />
tecnologia a basso costo hanno fatto sì che<br />
a spiare non siano solo le forze dell’ordine<br />
autorizzate. Aumentano, infatti, le<br />
intercettazioni «fai da te» (punibili con 5<br />
anni di carcere) affidate ad agenti privati<br />
per questioni di fedeltà coniugale, ma<br />
anche aziendale. Le informazioni rubate<br />
dalle aziende possono valere un patrimonio<br />
(le prime mille aziende del mondo perdono<br />
circa 50 miliardi di dollari l’anno a causa<br />
delle informazioni rubate dai rivali) e<br />
quindi scatta la corsa allo spionaggio fatto<br />
in casa: con 30 euro è possibile comprare<br />
un chip Spy Phone, da installare sul<br />
telefonino per ricevere tutti i suoni captati<br />
nel raggio di 5 metri del telefono spiato.<br />
Mentre, con 99 euro, è possibile acquistare<br />
l’antidoto, il KO Spy, un software capace di<br />
individuare e neutralizzare gli Spy Phone<br />
nelle vicinanze.<br />
30 milioni<br />
di italiani<br />
intercettati.<br />
Urge<br />
una riforma<br />
per contenere<br />
le spese
XXII/L’uomo e l’abisso<br />
<strong>LA</strong>PORTASEGRETA<br />
Ognuno<br />
ha una passione<br />
nascosta<br />
che muore<br />
dalla voglia<br />
di raccontare<br />
agli altri
XXII<br />
Lì sotto<br />
a 40 metri<br />
trovo<br />
pace<br />
e cultura<br />
L’uomo<br />
el’abisso<br />
Le confessioni<br />
di uno<br />
speleologo<br />
napoletano
DDi<br />
fare notizia<br />
gli capita spesso.<br />
Gianluca Minin, 39 anni,<br />
sposato, laurea in Scienze<br />
Geologiche, speleologo per<br />
di Alvaro Mirabelli<br />
vocazione, nel ventre di Napoli ci va<br />
per mestiere. E ha un vizio: tutte le<br />
verità, comode o scomode,<br />
intercettate nella città sotterranea, le<br />
porta alla superficie. In cronaca ci è<br />
già finito 6 mesi fa: le sue rivelazioni<br />
sulla monnezzopoli, germogliata<br />
nella città di sotto, seminarono gravi<br />
imbarazzi tra gli amministratori<br />
locali. «L’uso infame delle cavità,<br />
stracolme di rifiuti abusivi da Chiaia<br />
a Marianella, è noto da un pezzo:<br />
una vergogna che, però, andava<br />
resa pubblica nella speranza che<br />
qualcuno arginasse questa<br />
malapratica», si inalbera lo<br />
speleologo che nel cuore di<br />
tenebra della città ha già<br />
scoperto 40 nuove cavità,<br />
andate ad aggiungersi al<br />
centinaio già<br />
inventariato in<br />
passato. Su e<br />
giù dagli inferi<br />
napoletani, magari appeso<br />
a una fune di 50 metri come<br />
gli è capitato in un abisso sotto<br />
Monte di Dio: coi rischi e la fatica<br />
che la cosa comporta. Ma chi glielo<br />
fa fare? Il fatto è che andare a<br />
spasso da un antro all’altro, gli piace<br />
da matti. «Un’idea fissa da sempre»,<br />
conferma lui. Che nel ’99 è passato<br />
all’azione, edificando da zero con<br />
altri spericolati la società Ingeo. E<br />
che ha toccato il cielo con un dito nel<br />
duemila quando il Commissariato al<br />
Sottosuolo lo ha ingaggiato per<br />
ispezionare le viscere della città:<br />
incarico svolto fino al 2008, finchè<br />
sono durati i quattrini.<br />
E nel frattempo, siccome non gli<br />
bastava, nel 2005 Minin,<br />
accarezzando un’idea che poi è<br />
diventata un percorso di guerra,<br />
ha puntato un altro obiettivo:<br />
scavare nel vecchio tunnel<br />
borbonico che collega<br />
via Morelli a<br />
XXIII<br />
piazza<br />
Plebiscito per<br />
restaurarlo e farne un sito<br />
turistico. Così è nata la società<br />
«Borbonica Sotterranea», tarata<br />
apposta sulla nuova avventura.<br />
Ora la galleria è quasi pronta ma<br />
Minin non dimentica la guerra dei<br />
permessi: «5 anni di sofferenze,<br />
accampati sull’uscio della burocrazia<br />
comunale. Agli assessori l’idea<br />
piaceva. Ma quando la pratica è<br />
finita sul tavolo di tecnici e dirigenti<br />
municipali, è iniziato il delirio:<br />
superficialità, supponenza,<br />
disinteresse. E così si affossano tanti<br />
giovani che potrebbero essere<br />
risorsa preziosa per la città. Il<br />
permesso, alla fine, ce lo ha dato il<br />
Demanio». Intanto, in quel tunnel<br />
Minin è andato di nuovo a segno,<br />
finendo ancora sui media: «Durante<br />
la rimozione di quintali di detriti,<br />
propiziata dalla disponibilità della<br />
Quick (ndr. società che nell’antro di<br />
via Morelli sta realizzando un<br />
grande parcheggio) e da una<br />
scavatrice dell’impresa Cipa, sono<br />
affiorati - spiega lo speleologo - 6<br />
colossali altorilievi di era fascista. E<br />
si potrebbe valorizzarli in loco».<br />
Tunnel turistico: a quando l’apertura?<br />
«Fosse per noi, tra 2 mesi. Ma<br />
servono risorse. E forse sarà il Nord<br />
a darci una mano: ad esempio la<br />
Banca Popolare di Milano. E costa<br />
anche l’illuminazione: ad Aprile, ci<br />
sarà un sopralluogo di Enel Sole.<br />
Speriamo. La città lo merita». Già,<br />
Napoli: «Città unica gestita da<br />
persone che vivono nel<br />
medioevo. Ma io sono<br />
fortunato: lì sotto, a 40<br />
metri, trovo pace e<br />
cultura».
laportasulrètro<br />
XXVI / I Giganti ritrovati<br />
XXXI / Bonelli, l’audace<br />
IL PASSATOÈL’UNICA COSA DI CUI SIAMO DAVVERO CERTI
Apre a Sant’Elmo «Napoli Novecento»<br />
XXVI<br />
tour<br />
d’honneur<br />
in 70 anni<br />
di arte<br />
napoletana<br />
fotografie pubblicate per gentile concessione di Civita
NNN:<br />
l’acronimo sfida ironie<br />
scontate. Dietro la sigla si<br />
cela, però, l’identità<br />
orgogliosa di una nuova<br />
creatura dello scenario espositivo<br />
partenopeo. Si chiama «Napoli<br />
Novecento», è il neonato museo<br />
d’arte moderna della capitale del<br />
Sud e abita negli spazi del Carcere<br />
Alto di Castel Sant’Elmo. Al suo<br />
interno le 170 opere di 90 artisti,<br />
tutti napoletani (o non partenopei<br />
ma attivi in città) la cui parabola<br />
creativa ha navigato il «secolo<br />
breve» tra il 1910 e il 1980. Un<br />
museo con un padre e una madre:<br />
Nicola Spinosa, sovrintendente del<br />
Polo Museale Napoletano, che<br />
coltivava l’idea da una vita, e<br />
Angela Tecce, direttrice di Castel<br />
Sant’Elmo, guadagnata alla causa<br />
dal sovrintendente. Tutti e due<br />
testardi quanto basta per condurre<br />
in porto una sfida culturale da<br />
sudori freddi fino all’apoteosi finale:<br />
l’inaugurazione del 5 marzo.<br />
«Napoli Novecento»: ovvero tour<br />
d’honneur in 70 anni di arte<br />
napoletana, selezionata dai due<br />
mattatori con criterio storicocronologico<br />
in gradevole bilico<br />
sull’intento didattico. Un percorso<br />
che privilegia pittura, scultura,<br />
disegno e anche grafica<br />
sperimentale, frenando appena in<br />
I giganti ritrovati<br />
di Alvaro Mirabelli<br />
tempo sull’uscio degli anni ’80 e<br />
risparmiando così a sé stesso e al<br />
prossimo le furbate del «concettuale<br />
contemporaneo». Un museo costato<br />
fatica - commenta chi conosce i<br />
retroscena dell’avventura - ma<br />
soprattutto un atto di giustizia nei<br />
confronti di tanti formidabili maestri<br />
del ‘900 partenopeo, castigati da<br />
un ostracismo critico e commerciale<br />
durato un secolo, emarginati da<br />
una città troppo spesso<br />
matrigna, inchiodati a scarsa<br />
fortuna critica da<br />
un’esterofilia troppo<br />
disponibile a<br />
infilare italiani<br />
e napoletani del ‘900<br />
nel retrobottega della storia<br />
dell’arte. Adesso, però, a<br />
Sant’Elmo raccolgono gloria<br />
firme come quelle di Vincenzo<br />
Gemito, Eugenio Viti, Antonio<br />
Mancini, Luigi Crisconio, Edoardo<br />
Pansini o Emilio Notte. In ogni caso<br />
90 autori: e, per assemblarli, salti<br />
mortali. Le opere, infatti,<br />
provengono dalle raccolte della<br />
Sovrintendenza, dalla Gnam di<br />
Roma, dal Museo d’Arte Moderna<br />
di Rovereto e persino da collezionisti<br />
privati. Ma già Spinosa scavalca il<br />
presente: «Chissà che tra qualche<br />
XXVII<br />
anno il Museo,<br />
magari accresciuto da<br />
nuove acquisizioni, non<br />
possa essere trasferito nei<br />
sontuosi ambulacri in tufo di<br />
Sant’Elmo. Ma questo sarà un<br />
impegno per altri». Lascito<br />
impegnativo per i suoi successori.
Ha poco più di due<br />
anni di vita ma le credenziali<br />
sono già quelle di un grande<br />
attrattore culturale, malgrado la scarsa<br />
promozione che ne ha scortato il decollo.<br />
Ennesimo fiore all’occhiello del Decumano<br />
Maggiore, il Museo dell’Opera di San Lorenzo<br />
Maggiore è stato inaugurato a dicembre 2007<br />
negli spazi della cinquecentesca Torre Civica,<br />
annessa al grande complesso conventuale<br />
angioino. Un percorso museale che si è inserito a<br />
pieno titolo accanto ai tradizionali gioielli<br />
incastonati nella grande struttura medievale di<br />
piazza San Gaetano: vale a dire la chiesa, il<br />
chiostro, la Sala Capitolare, la Sala del Refettorio<br />
e l’area archeologica, anch’essa teatro di<br />
un’ulteriore sorpresa visto che da maggio 2009<br />
è addirittura raddoppiata l’estensione del sito. Il<br />
Museo intanto offre testimonianze di un arco<br />
temporale compreso tra l’età greco-romana e<br />
l’Ottocento, riflettendo fedelmente la millenaria<br />
stratificazione storico-artistica avvenuta in San<br />
Lorenzo. Proprio in questo scorcio del Decumano<br />
Maggiore infatti si sono alternati la polis greca, il<br />
foro romano, una basilica paleocristiana, infine<br />
la chiesa e il convento voluti da Carlo I d’Angiò e<br />
dai suoi successori tra il 1270 e il 1275. Le sale<br />
del Museo dell’Opera ospitano, dunque, reperti<br />
di epoca greco-romana e paleocristiani, venuti<br />
alla luce durante le operazioni di scavo della<br />
sottostante area archeologica. Ma l’itinerario è<br />
anche ricco di capolavori pittorici. Tra essi<br />
l’affresco (1330-1340) di ignoto giottesco che<br />
rappresenta «San Francesco che dà la regola ai<br />
Minori e alle Clarisse» e che ornava la lunetta del<br />
portale gotico che introduce alla sala Capitolare.<br />
O la suggestiva tavola della «Madonna con<br />
Bambino in trono» (1305), purtroppo mancante<br />
della parte superiore, e una preziosa «Natività»,<br />
entrambe firmate da Montano d’Arezzo, altro<br />
eccelso maestro attirato a Napoli dai mecenati<br />
del reame angioino. E ancora la tavola<br />
cinquecentesca, intitolata «Madonna con<br />
Bambino, San Francesco e gli angeli», realizzata<br />
da Francesco Curia o il gigantesco olio su tela<br />
secentesco di Domenico Antonio Vaccaro.<br />
Da tempo, poi, tra le perle di San Lorenzo spicca<br />
l’ormai famoso sito archeologico, emerso dal<br />
sottosuolo. La buona notizia, abbastanza<br />
recente, è che dallo scorso maggio l’area<br />
recuperata dagli archeologi ha raddoppiato la<br />
sua superficie. Il percorso sotterraneo, che già<br />
offriva testimonianze consistenti dell’antico<br />
mercato di Neapolis, con porticati, botteghe,<br />
mosaici, taverne, ha incrementato quindi le<br />
sue meraviglie, includendo ad esempio<br />
un’antica «schola», sede di corporazioni<br />
sacre, che appare decorata da pareti<br />
e pavimenti pregiati.<br />
Museo dell’Opera di San Lorenzo Maggiore di Oscar Medina<br />
Il complesso di San Lorenzo Maggiore: gloria del decumano<br />
maggiore. E da due anni, al suo interno, c’è una credenziale in<br />
più, sontuosa ma misconosciuta: il Museo dell’Opera. Il<br />
percorso, sistemato nell’antica Torre Civica, contiene splendide<br />
testimonianze la cui cronologia (dal settimo secolo a.C. al<br />
medioevo angioino) riflette la millenaria stratificazione storica,<br />
sedimentatasi in quel lembo di Napoli<br />
XXVIII
La struttura è tornata<br />
al suo storico splendore grazie<br />
ad un intervento di ristrutturazione<br />
realizzato dal Comune, che mette fine ad<br />
un lunghissimo periodo d’abbandono. Si è<br />
concretizzato così lo sforzo dell’associazione<br />
«Maria Santissima della Luce», da sempre legata<br />
a Palazzo Carizzi, nel quartiere di S. Pietro a<br />
Patierno, attraverso attività tese alla<br />
valorizzazione dell’edificio, come l’esposizione<br />
nelle sue sale di attrezzi del passato,<br />
l’organizzazione di laboratori improntati alla<br />
conoscenza delle tradizionali attività della zona, al<br />
teatro e all’allestimento di una fattoria didattica.<br />
«L’obiettivo dell’iniziativa – spiega il professor<br />
Antonio Esposito, studioso della storia dell’area<br />
nord del capoluogo campano e cicerone del museo<br />
– è quello di mantenere viva la memoria dei<br />
territori a vocazione agricola, poi diventati<br />
periferia della città, perché è sulla memoria che si<br />
costruisce il futuro dei giovani». Nelle sale al piano<br />
terra del settecentesco edificio sono raccolti oggetti<br />
donati da docenti, contadini ed eredi, riconducibili<br />
al periodo in cui la lavorazione della terra e delle<br />
calzature costituivano le principali risorse di<br />
sostentamento per la popolazione locale. Il museo<br />
si divide in tre sezioni che s’integrano<br />
nell’interezza del complesso architettonico<br />
costituito da corti, padronale e contadina, la<br />
cappella, il cellaio, i pozzi, i veroni, il giardino con<br />
l’orto didattico. La prima è dedicata alla religiosità<br />
popolare. Qui sono custoditi reperti di antiche<br />
cappelle, arciconfraternite ed associazioni, oltre ad<br />
una notevole collezione di presepi. Nell’ala<br />
dedicata all’agricoltura si possono notare la<br />
riproduzione di una casa di un contadino eattrezzi<br />
di piccoli e grandi dimensioni, collocati su un<br />
cellaio, che venivano utilizzati per l’aratura, la<br />
semina, la raccolta, il vino e la vendita dei prodotti,<br />
tra cui antichi aratri, crivelli, solcatoi, gioghi,<br />
rastrelli, falci a mano, botti, torchi. E poi una<br />
falciatrice elettrica, una macchina spoliatrice a<br />
mano, una delle prime grandi trebbiatrici. Non<br />
manca un reparto che racchiude centinaia di foto e<br />
documenti d’epoca. Il museo, abituale luogo di<br />
visite guidate di scolaresche ed anche luogo di<br />
ricerca e di studio per studenti universitari, è<br />
aperto dal martedì al sabato dalle 10 alle 13 e<br />
dalle 17 alle 20, nei giorni festivi invece solo la<br />
mattina. Al museo sono legati due laboratori: uno<br />
di animazione artistica e l’altro dal titolo «Coltiva il<br />
tuo spazio verde in masseria». Anche nel 2009, in<br />
occasione delle festività di fine anno, Masseria<br />
Luce ha ospitato il presepe vivente, durante il<br />
quale i figuranti hanno rappresentato i vari<br />
mestieri della tradizione presepiale<br />
napoletana con i loro banchi e le relative<br />
attrezzature, e la suggestiva sfilata dei<br />
re magi a cavallo il giorno<br />
dell’Epifania.<br />
Le meraviglie del Museo Contadino di Luca Saulino<br />
Esistono testimonianze di una cultura e di<br />
un’economia purtroppo scomparse nel Museo della<br />
civiltà contadina, nascosto in via Luce a San Pietro a<br />
Patierno. È un viaggio alla riscoperta dell’antico casale, un<br />
tempo noto per la produzione di calzature, oggi per la morsa<br />
del degrado e dell’invivibilità che lo attanaglia, quello che si<br />
può fare all’interno della Masseria Luce.<br />
XXIX
La mostra sulla casa editrice pioniera dei comics all’italiana
L «L’audace<br />
Bonelli, l’avventura del<br />
fumetto italiano» è la<br />
grande mostra dedicata alla<br />
più prestigiosa casa editrice di<br />
fumetti made in Italy, la storica<br />
Sergio Bonelli. L’esposizione, a cura<br />
di Napoli Comicon, promossa<br />
dall’assessorato alle Politiche<br />
Giovanili, in collaborazione con<br />
l’assessorato alla Cultura del<br />
Comune di Napoli e Sergio Bonelli<br />
Editore, è inserita nel progetto<br />
VisioNa 2010 ed è visitabile<br />
gratuitamente al Pan in via dei Mille<br />
60 fino al 9 maggio.<br />
Oltre 150 tavole che mostrano<br />
l’evoluzione di un’arte che<br />
appassiona sempre meno bambini e<br />
sempre più adulti, attraverso la storia<br />
della casa editrice Audace, nata tra<br />
il 1939 e il 1940 per volere di<br />
Gianluigi Bonelli e portata avanti,<br />
insieme alla moglie Thea, fino al<br />
dopoguerra quando nel 1950, dopo<br />
lanascitadiTex,l’aziendafu<br />
affidata nelle mani del figlio Sergio.<br />
Da Martin Mystère a Dylan Dog,<br />
passando per Magico Vento, Zagor,<br />
Dampyr, Nathan Never, Mister No,<br />
Piccolo Ranger e ovviamente il mitico<br />
Tex, visto dai più grandi illustratori<br />
italiani, in un allestimento unico al<br />
mondo per rarità delle illustrazioni,<br />
tutte curate nei minimi dettagli sia<br />
sotto l’aspetto storico che<br />
Bonelli, l’audace<br />
di Rita Giuseppone<br />
bibliografico. La mostra, che ha<br />
ricevuto anche il patrocinio del<br />
presidente della Repubblica Giorgio<br />
Napolitano, celebra la fortunata e,<br />
ovviamente, audace intuizione di<br />
Gianluigi Bonelli nel centesimo<br />
anniversario della sua nascita e nel<br />
settantesimo di quello della casa<br />
editrice milanese. L’evento si snoda<br />
su molteplici percorsi tematici, dagli<br />
esordi ai progetti più recenti,<br />
passando per i disegnatori più<br />
illustri e le nuove leve della<br />
scuola campana, ed è<br />
arricchito da diversi dibattiti,<br />
pubblicazioni e incontri<br />
tra i quali quelli<br />
con Sergio<br />
Bonelli che ha definito<br />
l’esposizione la più<br />
completa mai realizzata in<br />
Italia sui fumetti della casa<br />
editrice. Un’arte, un tempo<br />
definita come «il cinema dei<br />
poveri», che Bonelli porta avanti con<br />
passione e professionalità,<br />
sovrintendendo personalmente alla<br />
nascita dei nuovi progetti ma<br />
XXXI<br />
restando fedele<br />
alle origini del fumetto.<br />
Ancora oggi, infatti, il<br />
lettering e i disegni vengono<br />
eseguiti a mano con matite e<br />
chine, solo la sceneggiatura viene<br />
sviluppata al computer per non<br />
deludere un pubblico di lettori più<br />
ristretto rispetto a vent’anni fa ma<br />
senz’altro molto<br />
più esigente.
Starnone,<br />
«voyeur»<br />
dell’arte<br />
Saper17<br />
Vivere<br />
ARTE<br />
<strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />
Nelle foto le immagini catturate<br />
da Starnone nei musei più<br />
importanti del mondo<br />
Arte /<br />
Costume /<br />
Storie /<br />
Personaggi /<br />
Cultura /<br />
Lifestyle /<br />
Eventi /<br />
Turismo /<br />
Relax /<br />
Webmania
ARTE<br />
U<br />
di Valeria Puntuale<br />
Uno sguardo cattura momenti<br />
fugaci, immagini e situazioni<br />
sul filo del surreale,<br />
l’ironico e il grottesco, immortalati<br />
dal «clic» di una<br />
macchina fotografica.<br />
L’azione si svolge nei musei<br />
più importanti del mondo,<br />
habitat naturale del «ladro di<br />
immagini» Vincenzo Starnone,<br />
abile nel cogliere nelle<br />
sue istantanee il rapporto che<br />
nasce tra i visitatori e l’opera<br />
d’arte. La natura che imita<br />
l’arte è l’ispirazione della mostra<br />
«Viaggio nei musei» tenutasi<br />
di recente nella sala<br />
Carlo V del Maschio Angioino.<br />
In una vera e propria<br />
indagine antropologica, Starnone,<br />
medico napoletano, ha<br />
individuato in 40 scatti, in<br />
bianco e nero e a colori, le similitudini<br />
tra lo spettatore e<br />
la creazione artistica, ricavandone<br />
un’ulteriore rappresentazione.<br />
Londra,<br />
Washington, Pompei, Atene,<br />
Parigi, Napoli: i visitatori dei<br />
musei sono tutti uguali e tutti<br />
diversi mentre si rispecchiano<br />
nelle manifestazioni creative<br />
Saper<br />
Vivere<br />
dell’artista, «altro da sé» che<br />
stanno osservando. «Dov’è<br />
successo non importa - racconta<br />
Starnone - vi è una modificazione,<br />
una nuova<br />
dimensione dove ognuno partecipa<br />
al momento della fruizione<br />
estetica e la trasforma<br />
in qualcosa di inatteso e diverso».<br />
Così si può sorprendere<br />
un uomo che potrebbe<br />
essere il sosia di Van Gogh ad<br />
osservare l’autoritratto dell’artista<br />
olandese, o fermare,<br />
nel gesto di una turista che si<br />
sfila la macchina fotografica<br />
dal collo, i contorni della sagoma<br />
di una statua di Picasso<br />
che sta accanto a lei, oppure<br />
ancora catturare le similitudini<br />
tra i cavalli immersi nella<br />
«Montagna di sale» di<br />
Mimmo Paladino a piazza del<br />
Plebiscito e un gruppo di ragazzi<br />
che passano accanto all’installazione.<br />
I visitatori dei musei, dunque,<br />
diventano contemporaneamente<br />
soggetto e oggetto dell’arte.<br />
Nella visione di<br />
Starnone, sono le opere che<br />
vanno verso gli spettatori e i<br />
luoghi dell’arte si trasfor-<br />
18 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />
Viaggio<br />
nei musei<br />
alla scoperta<br />
dei comportamenti<br />
umani<br />
Starnone,<br />
«voyeur»<br />
dell’arte<br />
mano, da semplici contenitori,<br />
in momento di integrazione<br />
tra l’osservato e<br />
l’osservante. Il «Viaggio nei<br />
musei» del medico napoletano,<br />
durato trent’anni, parte<br />
negli anni ’70 dalla Mostra<br />
d’Oltremare nella Napoli di<br />
Valenzi per poi svilupparsi in<br />
giro per il mondo, cogliendo<br />
dettagli particolari secondo<br />
una visione artistica non accademica<br />
ma socializzante.<br />
Mon una museografia insomma,<br />
ma uno studio dei<br />
comportamenti umani e degli<br />
atteggiamenti comuni, buffi o<br />
sorprendenti di chi si trova a<br />
contatto con rare e pregiate<br />
espressioni della creatività dei<br />
artisti del passato.<br />
«Da fuori, da estraneo, ho<br />
visto tutto questo - ricorda<br />
Starnone - partecipando a<br />
questi avvenimenti con il mio<br />
occhio meccanico. Non ricordopiùinquantiequali<br />
luoghi è successo, ho la memoria<br />
confusa dagli stessi<br />
eventi, ho semplicemente vissuto<br />
un momento diverso nell’ammirare<br />
l’estetica di<br />
adesso e di sempre».
ARTE<br />
P di Francesco Iodice<br />
Presso il Palazzo delle Arti di<br />
Napoli (PAN), alla presenza<br />
della vedova di Gianni Rodari,<br />
Maria Teresa Ferretti Rodari e<br />
del direttore del Centro Studi<br />
Gianni Rodari di Orvieto<br />
Mario Di Rienzo, ha preso il<br />
via l’esposizione «Cromatica<br />
della fantasia» che apre la mostra<br />
«Essere o apparire?»,<br />
aperta fino al 17 maggio. La<br />
manifestazione fa parte della<br />
sesta edizione del progetto<br />
«Girogirotondo, cambia il<br />
mondo» ideato dalla giornalista<br />
Donatella Trotta: un percorso<br />
di educazione alla<br />
legalità, all’intercultura, all’arma<br />
nonviolenta del sorriso<br />
per una «cromatica della fantasia»,<br />
dell'associazione culturale<br />
Colibrì, premio Andersen<br />
2007 per il miglior progetto<br />
educativo. L’instancabile attività<br />
di Trotta consentirà a<br />
versi, storie e immagini di dialogare<br />
attraverso mostre, incontri<br />
con autori, laboratori<br />
creativi, reading e animazioni.<br />
Kolibrì è un’associazione culturale<br />
napoletana, nata per<br />
dare casa a passioni e competenze<br />
di chi scommette sui più<br />
giovani come anticipo di fu-<br />
Saper<br />
Vivere<br />
PA<strong>LA</strong>ZZO SAN TEODORO<br />
“F<strong>LA</strong>SH OF GOLD”, FOTOGRAFI PER UNA NOTTE<br />
na serata unica e assolutamente innovativa», questo il commento che è corso di bocca in<br />
«Ubocca fra tutti gli oltre trecento partecipanti di «Flash of gold», la serata-evento organizzata<br />
a Palazzo San Teodoro da Luciano Ferrara (art director degli eventi culturali del palazzo rosso<br />
pompeiano sito alla Riviera di Chiaia). Un’incredibile rassegna di colori, sapori e suoni ha<br />
caratterizzato la serata, incentrata sulla creatività di esprimersi a trecentosessanta gradi e in tutte<br />
le sue forme. Agli ospiti, infatti, è stata data la possibilità di diventare “golden reporter” della<br />
serata, grazie alle fotocamere monouso consegnate dalla Sifacademy, Scuola Accademica di<br />
Fotografia. In questo modo si è creata la possibilità di interagire con un vero e proprio set<br />
fotografico e con professionisti, guidati da Stefano Nasti, fotografo di moda, dando vita alla<br />
performance del «Fashionaires Arts», format nato a Londra che sta ramificandosi con eventi simili<br />
sia in Italia che in Barhein e prossimamente anche a Berlino e New York. Mattatore della serata<br />
Oliver Morris, il fotografo londinese ideatore del format, intervenuto con le sue splendide modelle<br />
di punta, vestite dagli abiti creati per l’occasione da Carmine Vallone della griffe «via Roma 66» e<br />
truccate coi prodotti della «Ultima II», sponsor della serata. Gli scatti realizzati dagli ospiti saranno<br />
visionati da una giuria composta da Luciano Ferrara, Mario Avallone de «La stanza del Gusto» e<br />
Antonio Fiore del Corriere del Mezzogiorno. I tre vincitori verranno premiati con dei doni offerti da<br />
Ileana della Corte nel corso di un aperitivo al Seventy Lounge Bar di via Bisignano. Altre chicche<br />
della serata sono state l’esposizione di un’opera in tema con l’evento realizzata da Danilo<br />
Ambrosino e la suggestiva performance del soprano Anna Maria Sica accompagnata dalla<br />
fisarmonica del maestro Sasà Mendoza. Gli ospiti di «Flash of Gold» hanno potuto degustare i<br />
prodotti offerti da Confagricoltura Napoli, tra cui i vini de «la Strada del Vino del Vesuvio» e i<br />
prodotti gastronomici tipici del comprensorio vesuviano. Tra gli altri ospiti, sono stati avvistati:<br />
Claudio Montuoro con Gaia e Pierluigi, Gnagni Chef, Gino Calenda, i gemelli Foglia Manzillo,<br />
Luciana Manfredonia, Furio Stasi, Stefania e Nika del Barone, Francesca Leosini, Marina Improta,<br />
Giovy Caiazzo, Guido Cabib, Peppe Morra con Teresa, Giovanna Fontanelli, Maria Grazia Biggiero,<br />
Gianfrancesco Zezza Mottola d’Amato, Federica Spada, Alessandra Naldi, Paolo Bonavolontà, Paola<br />
De Giorgio, Guglielmo Rubinacci, Peppe Leonetti, Peppe Ursino.<br />
19 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />
Filastrocche in cielo<br />
e in terra di Gianni Rodari<br />
turo. Tutela e divulga la cultura<br />
e i diritti dei bambini e<br />
degli adolescenti in dialogo con<br />
il mondo degli adulti. «Cromatica<br />
della fantasia» è un triplice<br />
percorso espositivo con<br />
due mostre (una inedita, in<br />
anteprima nazionale, con prestiti<br />
d'epoca), dedicate a<br />
Gianni Rodari, grande e poliedrico<br />
autore del Novecento:<br />
“Rodari Fullcolor”, con 75<br />
opere di illustratori italiani dedicate<br />
alle storie di Gianni Rodari<br />
e “Il gioco dei se” che<br />
comprende illustrazioni e sculture<br />
inedite, ispirate dalle poesie<br />
e filastrocche di Rodari,<br />
Premio Andersen, Nobel della<br />
letteratura per l’infanzia, che<br />
continua ad essere amato dai<br />
bambini e dagli adulti. Rodari<br />
- scrittore, favolista e giornalista-anostroparere,fusopratutto<br />
un educatore perché<br />
aveva capito che nessuna riforma<br />
della società è possibile<br />
se non si parte dalla scuola. Il<br />
team di Kolibrì (www.kolibrinapoli.it)<br />
è composto da Francesca<br />
Assirelli, Bruno<br />
Cantamessa, Antonella Giardiello,<br />
Martina Peluso, Marilina<br />
Ricciardi, Anna Maria<br />
Schisano e Donatella Trotta.<br />
Foto<br />
di Stefano Nasti
V<br />
ARTE<br />
Vernissage giovedì primo aprile<br />
alla Galleria Monteoliveto di<br />
piazza Monteoliveto 11 per due<br />
mostre che rientrano nel Progetto<br />
Itinerari Napoletani 2010.<br />
Fino al 14 aprile, infatti, sarà<br />
possibile visitare la personale di<br />
Marta Vezzoli «Intimi legami<br />
fra sogni e vita» e «Primavera<br />
Grand Format», collettiva di<br />
artisti dedicata al grande formato<br />
con opere di Alfieri,<br />
Cherny, Giannetti, Minowa,<br />
Russo, Sceral, Vaccaro e Vairo.<br />
Nella collettiva anche alcune<br />
opere della Vezzoli, l’artista<br />
bresciana, classe 1976, che oggi<br />
vive e lavora a Pavia, e che<br />
espone per la prima volta a Na-<br />
Saper<br />
Vivere<br />
poli i suoi ultimi lavori caratterizzati<br />
da riflessioni più intimistiche,<br />
espresse da tele dove le<br />
geometrie materiche e pastose<br />
sono segnate, quasi incise, da<br />
tagli netti che creano zone<br />
d’ombra e nuovi anfratti da<br />
scandagliare, facendo emergere<br />
20 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />
Dalle tele<br />
intimistiche<br />
della Vezzoli<br />
ai «Libri bianchi»<br />
di Perrone,<br />
passando<br />
per le<br />
«Four Decades»<br />
di Martin Parr<br />
un ritrovato sé vibrante di colore.<br />
I comportamenti sociali, il<br />
modo in cui le persone arredano<br />
le proprie case, i cibi che<br />
scelgono di mangiare, gli abiti<br />
che indossano e le mete turistiche<br />
che prediligono sono i soggetti<br />
preferiti delle foto<br />
dell’inglese Martin Parr, in mostra<br />
da giovedì 8 aprile presso<br />
lo Studio Trisorio di Napoli, in<br />
via Riviera di Chiaia 215. Il suo<br />
sguardo acuto e ironico ha prodotto<br />
un'attenta riflessione sul<br />
consumismo, inteso non solo<br />
come stile di vita, ma come<br />
ideologia paradossale della società<br />
contemporanea.<br />
La personale «Four Decades»,<br />
in mostra fino al 29 maggio, ripercorre<br />
40 anni di carriera del<br />
fotografo, membro della prestigiosa<br />
agenzia Magnum Photographic<br />
Corporation: in<br />
esposizione le prime opere in<br />
bianco e nero degli anni ’70<br />
scattate a Manchester, nello<br />
Yorshire, nell'East Sussex, gli<br />
interni domestici della serie<br />
Home Sweet Home (1974), e<br />
varie immagini delle serie The<br />
Last Resort (1983-86), Small<br />
Primavera<br />
della creatività
ARTE<br />
World (1987-94), Bored Couples<br />
(1991-93), Common<br />
Sense (1995-99) e Luxury<br />
(2009). I lavori di Parr esprimono<br />
soprattutto una riflessione<br />
sulla fotografia come<br />
mezzo di rappresentazione del<br />
reale in un mondo in cui il reale<br />
e la sua immagine si confondono<br />
sempre di più fra loro.<br />
Un connubio singolare, ma<br />
molto affascinante, quello tra<br />
libri ed arte, è stato l’anima dell’esposizione<br />
di Lorenzo Perrone<br />
nelle sale di Al Blu di<br />
Prussia, in via Filangieri 42,<br />
fino al 3 aprile. «Libri bianchi»,<br />
titolo della mostra, è anche il<br />
Saper<br />
Vivere<br />
21 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />
nome del filone artistico su cui<br />
il milanese Perrone lavora da<br />
circa sette anni. L’artista spoglia<br />
i libri del loro contenuto,<br />
rendendoli oggetti apparentemente<br />
anonimi, con colla,<br />
gesso, vernice, anime di metallo,<br />
eseguendo un lavoro che<br />
lo scrittore Kerbaker ha definito<br />
«ossessivo, un po’ angoscioso<br />
e un po’ furioso come<br />
tutte le ossessioni, dove quella<br />
che inizia come una sottrazione<br />
diventa vera e propria scarnificazione».<br />
Così i libri bianchi di<br />
Perrone non perdono la loro<br />
funzione originaria, ma anzi<br />
raccontano storie attraverso il<br />
filo spinato, ad esempio, come<br />
in «Arcipelago Gulag» o, come<br />
in «Spaccanapoli» mediante<br />
uno squarcio profondo che attraversa<br />
in maniera trasversale<br />
le pagine rigide ed immobili e<br />
che rappresenta il cuore della<br />
città partenopea.
LIBRI<br />
L di Aurora Cacopardo<br />
La letteratura e la musica del<br />
‘900 sono state caratterizzate<br />
da griglie che hanno posto all’attenzione<br />
scuole di pensiero,<br />
modelli musicali, eredità e innovazioni<br />
che si sono definiti<br />
Saper<br />
Vivere<br />
nel corso delle stagioni in cui<br />
gli scrittori ed i musicisti sono<br />
stati protagonisti. Antonio<br />
Braga compositore, saggista,<br />
giornalista musicologo napoletano<br />
è stato anche organizzatore<br />
di eventi, abile<br />
22 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />
Nell’autobiografia<br />
curata<br />
da Luciana<br />
Renzetti,<br />
la vita intensa<br />
e cosmopolita<br />
del compositore<br />
napoletano<br />
conversatore, viaggiatore instancabile,<br />
un personaggio che<br />
ha portato nel mondo musicale<br />
del nostro tempo una chiave di<br />
lettura profonda sulla concezione<br />
di un rapporto tutto giocato<br />
tra vita e musica. Lo<br />
sottolinea egli stesso in «My<br />
four cities» (Iuppiter Edizioni):<br />
«Alla fine degli studi liceali,<br />
ebbi la folgorazione musicale...<br />
ed iniziai i corsi di<br />
piano e di composizione al<br />
Conservatorio San Pietro a<br />
Majella sotto la direzione del<br />
maestro Vincenzo Vitale».<br />
Le sue partiture musicali -<br />
amava ripetere - erano<br />
lunghi diari nei quali le<br />
avventure si incrociano<br />
con la memoria, con il<br />
mistero, con i simboli.<br />
Per cui i lavori del Maestro<br />
Braga ritengo possano<br />
essere letti come<br />
in una cesellatura musicale<br />
tra le pieghe<br />
della vita ed i filamenti<br />
del tempo. La<br />
Sinfonia biografica<br />
Braga, maestro gentiluomo
LIBRI<br />
in quattro movimenti» ci rivela<br />
che il Maestro Braga, in effetti,<br />
ha avuto quattro patrie: quella<br />
del corpo e della fanciullezza<br />
che fu Napoli dove, oltre a diplomarsi<br />
in Pianoforte e Composizione,<br />
successivamente si<br />
laureò in Lettere e Filosofia<br />
con una tesi sulla musica ed i<br />
musicisti delle corti italiane del<br />
Rinascimento; quella della giovinezza<br />
e dell’arte che fu Parigi<br />
ove, oltre a perfezionare la<br />
sua arte, conobbe compositori<br />
emergenti che poi sarebbero -<br />
nel dopoguerra - diventati famosi:<br />
Honegger, Milhaud,<br />
Poulenc, anche filosofi come<br />
Camus, Sartre, Simone de Beauvoir,<br />
Jean Genet. A parigi<br />
ottenne successo e fama<br />
avendo tradotto in francese al-<br />
Saper<br />
Vivere<br />
NELL’ALTRA PAGINA<br />
Braga con Luciana Renzetti<br />
La copertina<br />
Rossellini e Bergman alla Prima di<br />
Miseria e Nobiltà- Parigi 1956<br />
IN QUESTA PAGINA<br />
Braga col compositore francese<br />
Milhaud Darius<br />
Braga tiene Lezione alla Sorbona<br />
1955<br />
cune commedie di Scarpetta e<br />
di Eduardo de Filippo scrivendone<br />
le musiche per la loro<br />
rappresentazione; quella del<br />
suo spirito errabondo e sognante:<br />
«il mio trentesimo<br />
compleanno mi portò un<br />
evento eccezionale: il viaggio<br />
Luigi Compagnone ha concepito l’attività letteraria<br />
sperimentata da narratore, poeta, saggista<br />
come il coronamento e, forse, la<br />
compensazione del lavoro giornalistico portandovi<br />
la medesima viva sensibilità verso problemi<br />
della società contemporanea. La natura surreale<br />
e grottesca della sua aspirazione ha favorito una<br />
interpretazione emblematica dell’amato-odiato<br />
orizzonte napoletano. «La famiglia De Gregorio»<br />
(edizioni Guida) a cura di Raffaele Messina è un<br />
corpus di 28 testi nei quali, come sottolinea il curatore,<br />
la satira sociale, di costume tipica di<br />
Compagnone, abbandonate le ambivalenze della<br />
scrittura umoristica di ascendenza pirandelliana,<br />
si manifesta nelle forme della comicità diretta e<br />
macchiettistica.<br />
I personaggi sono tipizzati: il capofamiglia remissivo,<br />
la moglie litigiosa e prevaricatrice, la<br />
suocera ingorda, il primogenito disoccupato, il fidanzato<br />
della figlia interessatamente servizievole.<br />
Raffaele Messina, docente e dottore di ricerca in<br />
italianistica, ha curato il recupero dei racconti<br />
giovanili di Luigi Compagnone («Gli ultimi Paladini»<br />
ed altri racconti, 2006) e nel presente<br />
saggio pone in evidenza il disagio della nostra civiltà<br />
che è determinato dal contrasto tra la felicità<br />
individuale e responsabilità sociale.<br />
23 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />
Libridine<br />
di Aurora Cacopardo<br />
FAMIGLIA<br />
RISTRETTA<br />
verso il nuovo mondo tanto<br />
desiderato», San Francisco e le<br />
Americhe. A San Francisco ricevette<br />
la cittadinanza onoraria<br />
e il suo cammino subì<br />
alcune evoluzioni che lo portarono<br />
ad una meta finale: la sua<br />
identificazione con Santo Domingo.<br />
Il senso del viaggio per<br />
Braga conteneva una forte dimensione<br />
mitica: il mito come<br />
rivelazione ma anche come<br />
memoria, nostalgia, ritorno.<br />
La metafora del ritorno ci riporta<br />
alla ciclicità del tempo.<br />
La vita è sempre un cerchio, si<br />
parte da un punto e si ritorna<br />
lì da dove si era partiti. Così<br />
dopo aver vissuto ad Haiti e<br />
Santo Domingo, dove organizzò<br />
il dipartimento di Composizione<br />
del Conservatorio,<br />
ritornò in Italia. Il viaggio del<br />
Maestro Braga, narrato con<br />
chiarezza e grande forza evocativa,<br />
è stato un lungo percorso<br />
nella circolarità dei sogni<br />
che vivono dentro di noi e<br />
fanno parte di noi. Viaggio circolare<br />
in cui la ciclicità ha una<br />
sua valenza, non solo formale,<br />
ma etica e religiosa. Tutti noi<br />
siamo costantemente lungo<br />
questa linea d’ombra che ci sovrasta,<br />
che crea orizzonti nel<br />
mare dei simboli e delle metafore.<br />
Tutto sembra trasformarsi<br />
ma tutto resta avvolto<br />
nel sogno degli archetipi che<br />
sono la chiave di lettura, per<br />
penetrare, capire, per cercare<br />
il senso del nostro essere. C’è<br />
chi ci riesce e chi no, il Maestro<br />
Braga ci è riuscito.<br />
Inoltre Messina con molto acume padroneggia<br />
con disinvoltura e valida scrittura gli argomenti<br />
e l’articolata ampiezza di vicende più elaborate.<br />
Si muove senza incertezze tra realismo ed ironia,<br />
umorismo e critica, anche un po’ amara, soprattutto<br />
nei confronti di quanto ruota attorno agli<br />
ambienti culturali e politici.<br />
«La comicità di Compagnone<br />
- sottolinea Messina nella<br />
sua acuta introduzione al<br />
volume - scaturisce dalla<br />
messa in scena di situazioni<br />
e personaggi di assoluta<br />
negatività nei quali lo<br />
spettatore riconosce la<br />
parte peggiore di se<br />
stesso, una parte che gli<br />
appartiene anche se di<br />
essa si vergogna e vorrebbe<br />
nasconderla».<br />
È un saggio che va letto<br />
e che legittimamente<br />
può ambire a rimanere<br />
e a non perdersi nel<br />
mucchio di pubblicazioni<br />
che durano una<br />
sola stagione.
LIBRI<br />
Pdi<br />
Aldo De Francesco<br />
«Per capire seriamente la<br />
storia - disse anni fa Giovanni<br />
Spadolini in una delle<br />
sue illuminanti evocazioni<br />
della shoah - non basta sapere<br />
come stanno<br />
le cose, ma come<br />
sono giunte a stare<br />
così; solo in questo<br />
modo essa può insegnarci<br />
il valore della<br />
civiltà, il rispetto che<br />
si deve al prossimo,<br />
impedire che l’uomo<br />
ripeta inenarrabili nefandezze<br />
verso il proprio<br />
simile». Dopo aver<br />
letto la recente opera di<br />
Nico Pirozzi, dal titolo:<br />
«Traditi», sottotitolo:<br />
«Una storia della shoah<br />
napoletana», (Edizioni<br />
Cento Autori) - il racconto<br />
dell’amara e tragica sorte<br />
Saper<br />
Vivere<br />
toccata a una famiglia di<br />
ebrei fiorentini, naturalizzati<br />
napoletani - devo dire che<br />
questa nuova testimonianza,<br />
su una delle<br />
24 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />
SHOAH<br />
NAPOLETANA<br />
NELLE STORIE<br />
DI PIROZZI<br />
Da piazza<br />
della Borsa 33<br />
all’inferno di<br />
Auschwitz<br />
xxxxx<br />
pagine più tragiche della storia<br />
dell’umanità, va proprio<br />
nella direzione appena evocata,<br />
di segno spadoliniano,<br />
per valore storico, saggistico<br />
e narrativo. Essa informa e<br />
ammonisce, narra e fa riflettere,<br />
indicando a non limitare<br />
a una ritualità il dovere<br />
del ricordo, ma a saperlo testimoniare<br />
con una conoscenza<br />
approfondita. Che, in<br />
una vicenda di tale rilevanza
LIBRI<br />
e di monito per il presente e<br />
le future generazioni, deve<br />
coniugare razionalità e sentimenti.<br />
Giornalista e narratore<br />
di lungo e rigoroso<br />
corso, divenuto, con le sue<br />
opere, riferimento ineludibile<br />
per coloro che studiano e<br />
moltiplicano le ricerche su<br />
questo dolente e tragico periodo,<br />
Pirozzi ha saputo cogliere<br />
da una normale storia<br />
di vita la tragicità di un contesto,<br />
visto stavolta da<br />
un’angolatura, apparentemente<br />
sorprendente, di una<br />
famiglia di ebrei che ripose<br />
la sua fiducia nel Partito Nazionale<br />
fascista, ne condivise<br />
fasti e parate, per doverne<br />
poi subire con la «shoah» il<br />
più atroce dei tradimenti.<br />
Siamo nel 1919. È finito da<br />
poco il primo conflitto mondiale<br />
e nonostante la vittoria,<br />
la maggioranza degli ita-<br />
MEMORIE IN VIAGGIO,<br />
“DOCU” DEL<strong>LA</strong> PROVINCIA<br />
CON SHLOMO VENEZIA<br />
6<br />
liani, uscitane malconcia, si<br />
industria come può per costruirsi<br />
un futuro. In questa<br />
maggioranza c’è anche una<br />
famiglia di ebrei fiorentini -<br />
composta da Amedeo Procaccia,<br />
la moglie Iole e i figli<br />
Aldo, Jvonne ed Elda - che si<br />
trasferisce a Napoli, dove è<br />
accolta senza alcun pregiudizio.<br />
Qui vive da sempre una co-<br />
Saper<br />
Vivere<br />
Foto<br />
di S. Siano<br />
munità cospicua di ebrei e<br />
quindi una concreta possibilità<br />
di trovarvi accoglienza.<br />
Amedeo il capostipite ha<br />
visto giusto. Lui, «rappresentante<br />
di tessuti», diventa<br />
ora «shammash» custode<br />
della sinagoga. Un passo importante<br />
per una dignitosa<br />
integrazione che consente ai<br />
Procaccia di vivere come<br />
tanti altri italiani. Quando il<br />
25 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />
5 anni fa, il 27 gennaio 1945 alle 11.45, l'Armata Rossa entrò nel campo di sterminio di Auschwitz. Ed è questa<br />
la data che è stata scelta per ricordare le vittime della Shoa. E proprio per non dimenticare, proprio per far sì che<br />
tutto questo resti ben impresso nelle menti delle generazioni future, la Provincia di Napoli ha organizzato un viaggio<br />
nella memoria, fortemente voluto dal presidente Luigi Cesaro, nei due campi di Auschwitz-Birkenau, in Polonia,<br />
affinché ciò che si scoprì il 27 gennaio 1945 costituisca un monito all'umanità tutta a non ripetere mai più simili atti<br />
di crudeltà. La delegazione dell’ente di piazza Matteotti era composta da alunni e insegnanti di istituti superiori del<br />
napoletano, una delegazione di studenti universitari della Federico II di Napoli e una rappresentanza della scuola<br />
media. Per il «Bernini», oltre a padre Franco, c’erano la professoressa Maria Giordano e il preside Carmine Notaro. I<br />
ragazzi della scuola media «Annecchino» di Pozzuoli, erano accompagnati da Luigi Arionte (il preside) e dalla<br />
professoressa Aloisa Semler; quelli dell’Itc «Torrente» di Casoria erano guidati da Patrizia Arenga e Marisa Speranza;<br />
il liceo scientifico di Sant’Antimo da Angela Sarubbi; l’Itc «Moscati» di Sant’Antimo da Pasquale De Cristofaro; la<br />
delegazione dell’istituto Vitruvio di Castellammare di Stabia era coordinata dalla professoressa Adriana Maria<br />
Loredana Miro e dal dirigente Sebastiano Piccolo. Il liceo classico «Umberto» dal professor Domenico Bianco; l’Ips<br />
«Miglio» di Frattamaggiore da Alberto De Vincenzis; l’Itis «Galileo Ferraris» di Napoli da Giuseppina Marino. Presenti<br />
anche gli allievi dell’Itg «Della Porta» di Napoli, i ragazzi dello scientifico «Braucci» di Caivano e gli alunni dell’Itis<br />
«Marie Curie» di Napoli (professoressa Maria Filippone). La preside Filippone ha organizzato la giornata conclusiva<br />
del percorso sulla memoria presso la sala multimediale dell’Istituto di via Argine. Nel corso dell’incontro, è stato<br />
proiettato il documentario «Memorie in viaggio» realizzato dal’Ufficio Stampa della giunta della Provincia di Napoli<br />
nell’ambito del progetto Metronapoli WebTV. Il lavoro raccoglie tra l’altro la testimonianza di Shlomo Venezia, unico<br />
deportato sopravvissuto che abbia lavorato nei «sonderkommando», squadre composte da internati e destinate alle<br />
operazioni di smaltimento e cremazione dei corpi dei deportati uccisi mediante gas.<br />
fascismo non è ancora - neanche<br />
alla lontana - sospettabile<br />
di antiebraismo, essi<br />
aderiscono al PNF, al Partito<br />
nazionale fascista, partecipano<br />
alle sue cicliche ritualità.<br />
Ma il fuoco cova sotto la<br />
cenere: per questa pacifica<br />
famiglia, che abita in Piazza<br />
della Borsa, 33, tutto comincia<br />
vacillare dal 7 settembre<br />
del 1938 per una terribile<br />
successione di eventi. Prima,<br />
il varo delle leggi razziali,<br />
poi lo scoppio della guerra<br />
nel giugno ’39, infine i bombardamenti<br />
su Napoli, di<br />
tale violenza tra il porto e<br />
Piazza della Borsa, da spingere<br />
i Procaccia alla fuga,<br />
alla ricerca di un luogo più<br />
sicuro. Pensano di averlo<br />
trovato, in Toscana, in un<br />
casolare della Lucchesia a<br />
Cerasomma, ma in questo<br />
apparente, sereno approdo,<br />
devono fare i conti con la più<br />
atroce delle illusioni. Per una<br />
vile soffiata di irrudicibili repubblichini,<br />
sono traditi,<br />
scovati, arrestati e destinati,<br />
dopo un lungo viaggio, all’inferno<br />
di Auschwitz. Questa<br />
la storia, che si fa<br />
sovrano insegnamento. Ho<br />
voluto di proposito fornirne<br />
nel dettaglio la sintesi, nei<br />
suoi essenziali percorsi, perché<br />
essa da sé lascia immaginare<br />
la forza del libro, che<br />
l’accorato racconto di Pirozzi,<br />
rende di straordinaria<br />
commozione e monito. È tale<br />
difatti la sua partecipazione,<br />
da farlo parere un testimone<br />
di quei giorni, scampato a<br />
quell’inferno, per raccontarci,<br />
come facevano gli antichi<br />
aedi, le nequizie cui si<br />
va incontro quando la follia<br />
acceca le coscienze.
BEN<br />
ESSERE<br />
di Antonella Salvati*<br />
Bellezza significa sentirsi bene<br />
nella propria pelle, essere in<br />
equilibrio psicofisico. Tutti<br />
conoscono l'entità degli scompensi<br />
psicosomatici che si<br />
producono nell'individuo per<br />
disordini estetici mal accettati,<br />
ed è impossibile non<br />
considerare l'importanza dell'estetica,<br />
oggi, sotto l'aspetto<br />
psico-sociologico, quando la<br />
civiltà attuale non permette<br />
più d'ignorare l'interesse crescente<br />
accordato all'aspetto<br />
fisico. Purtroppo il tempo che<br />
possiamo dedicare alla cura<br />
Saper<br />
Vivere<br />
del nostro corpo spesso si riduce<br />
in maniera drastica. Diventa<br />
fondamentale sfruttare<br />
tutte le risorse e i rimedi offerti<br />
dalla natura e dalla<br />
scienza. Tanti problemi causati<br />
dallo stress e da abitudini<br />
di vita sbagliate possono essere<br />
combattuti efficacemente<br />
anche grazie alle innovazioni<br />
tecnologiche.<br />
Il mercato del wellness, infatti,<br />
è molto dinamico: clienti<br />
e produttori sono alla ricerca<br />
di soluzioni in grado di rispondere<br />
con efficacia alla<br />
crescente domanda di bel-<br />
26 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />
La macchina della giovinezza che ha conquistato la star<br />
B IL JET<br />
PERSONALE<br />
DI MADONNA<br />
CICCONE
BEN<br />
ESSERE<br />
lezza e di benessere. In questo<br />
contesto, essere in grado di<br />
anticipare il mercato con innovazioni<br />
capaci di rivoluzionare<br />
l’approccio alla metodica<br />
estetica assume rilievo preminente.<br />
È naturale che per poter individuare<br />
e promuovere nuove<br />
tecnologie, in grado di offrire<br />
risultati concreti e non effimere<br />
promesse, è necessario<br />
investire in ricerca scientifica<br />
così come ha fatto la Dibi<br />
Center con le nuove apparecchiature<br />
Jet M e Dibiskin Ra-<br />
Saper<br />
Vivere<br />
diofrequenza. Jet M è un sistema<br />
brevettato che trae origine<br />
dalla tecnologia<br />
aerospaziale: si avvale, infatti,<br />
di un getto controllato,<br />
costituito da un mix aria ed<br />
acqua erogati a una velocità<br />
supersonica attraverso uno<br />
speciale erogatore Hydra Jet.<br />
Questa tecnologia non invasiva<br />
e multifunzionale stimola<br />
la cute in modo selettivo<br />
e calibrato svolgendo azioni<br />
diverse mirate al ringiovanimento<br />
della pelle di viso e<br />
corpo. Il flusso ad alta energia<br />
cinetica consente di drenare,<br />
esfoliare, rimuovere, asciugare,<br />
e ossigenare la pelle del<br />
viso per un ringiovanimento<br />
globale e visibile.<br />
Il sistema Dibiskin Rf sfrutta<br />
la radiofrequenza, basandosi<br />
su un apparecchio che emette<br />
energia termica (sotto forma<br />
appunto di radiofrequenza).<br />
Le onde penetrano profondamente<br />
nel derma, rilasciando<br />
calore al tessuto circostante.<br />
27 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />
Nel viso ciò permette di "riscaldare"<br />
il collagene, con un<br />
effetto di contrazione di quest’ultimo,<br />
c’è un ispessimento<br />
del derma che si riflette sulla<br />
cute provocando un’azione di<br />
distensione, maggior tonicità<br />
ed una sorta di "tiraggio" che<br />
viene denominato effetto lifting.<br />
I test clinici dell’Università di<br />
Pavia dimostrano che nel viso<br />
si è avuto il 100% di risultati<br />
positivi per l’incremento della<br />
compattezza cutanea,il 100%<br />
di risultati positivi nella levigatezza<br />
cutanea e nella luminosità.<br />
L’intervento può essere<br />
effettuato su tutti i fototipi di<br />
pelle ed anche nei periodi<br />
estivi, dura circa un’ora, alla<br />
quale va aggiunto un tempo<br />
per la preparazione della pelle<br />
prima della procedura.<br />
Nei trattamenti corpo il calore<br />
richiama un maggior afflusso<br />
sanguigno ed una migliore ossigenazione,<br />
migliora la stasi<br />
linfatica, favorisce la tonifica-<br />
zione dei tessuti, aumenta la<br />
produzione di collagene. I test<br />
clinici condotti dall’Università<br />
di Pavia dimostrano dopo 10<br />
sedute che si è arrivati fino ad<br />
un massimo di 2,5 kg di<br />
massa grassa e 4,7 litri di<br />
acqua extra cellulare persi.<br />
Dopo il trattamento il paziente<br />
può ritornare subito<br />
alla vita sociale. Si può ricorrere<br />
alla radiofrequenza a<br />
qualsiasi età.<br />
* Direttrice del centro benessere<br />
Eracles Bodymention<br />
(Piazza Nolana 13)<br />
CALVIZIE GIOVANILE, COME COMBATTER<strong>LA</strong><br />
C<br />
alvi sin da giovani. Una prospettiva che toglie il sonno ad un ragazzo su<br />
due,trai18ei26anni. C'è chi è disposto a spendere qualsiasi cifra, pur<br />
di arrestare la caduta e riavere i capelli ormai persi e chi già si indebita, per<br />
cure mensili il cui costo eguaglia lo stipendio medio di un operaio. È quanto<br />
emerge da un'accurata ricerca firmata da due dermatologi napoletani,<br />
Gabriella Fabbrocini e Giuseppe Monfrecola. docenti dell'Università Federico<br />
II, che ha commissionato lo studio.“Più' del 60 per cento dei giovani tra 18<br />
e 26 anni - spiega la Fabbrocini - riferisce di avere problemi di caduta di<br />
capelli, cosa che può turbare l'equilibrio psicofisico di ragazzi e ragazze che<br />
affrontano un periodo già delicato, quello dell'inizio dell'università”. Dall'<br />
indagine condotta dai due specialisti, emerge un dato emblematico: circa il<br />
50% degli intervistati, un campione di 200 tra ragazzi e ragazze,<br />
attribuisce ai capelli uno degli aspetti più importanti del proprio aspetto.<br />
«Ovviamente - sottolinea la dottressa - sono i maschi i più preoccupati,<br />
probabilmente perché il problema ha riguardato il padre o altri uomini<br />
della famiglia». La spasmodica ricerca di un rimedio però nasconde il<br />
pericolo di imbattersi in un inutile e pericoloso fai da te o, peggio, di<br />
incappare in millantatori alla ricerca di facili guadagni. Infatti, più del 60%<br />
degli intervistati ha ammesso che farebbe qualsiasi terapia per migliorare<br />
la propria capigliatura e che spesso, ha avuto esperienze negative<br />
rivolgendosi a centri non specializzati, mentre Il 30% del campione si è<br />
detto disponibile a considerare il trapianto come possibile soluzione<br />
trovando, però, nell'alto costo un ostacolo insormontabile. Tra le nuove<br />
tecniche in uso le più efficaci sembrano essere la lasercombi, un pettine a<br />
luce pulsata, e le microiniezioni di gel piastrinico. Inoltre, il finasteride, un<br />
prodotto farmacologico, si è rivelato un successo tra gli uomini tra i 18 e i<br />
40 anni ma è risultato inefficace sulle donne. «Presso i nostri ambulatori -<br />
conclude la Fabbrocini - è possibile effettuare il tricogranma e la tricoscopia,<br />
nonchè il test genetico per<br />
personalizzare gli interventi che,<br />
oltre alle classiche vitamine,<br />
comprendono terapie topiche<br />
innovative ed un approccio<br />
multidisciplinare come la valutazione<br />
del profilo ormonale e tiroideo».
<strong>LA</strong><br />
PILLI<br />
Saper<br />
Vivere<br />
Sfizi&Note di Massimo Lo Iacono<br />
QUEL GENIO DEL MAESTRO FRANCESCO CANESSA<br />
RACCONTI DI CINQUE MISTERIOSE BACCHETTE CELEBRI<br />
Cinque pezzi brevi, brillanti e densisissimi<br />
d’humour, umanità, saggezza narrativa e<br />
musicale Francesco Canessa dona ai suoi lettori,<br />
sorta di fan club in allestimento, nel suo ultimo<br />
volume, «Al maestro manca la testa! Non ne ha<br />
bisogno, è un genio», fatica letteraria, come si dice<br />
per tradizione, ma qui tutto è così lieve che di<br />
faticoso nulla si sospetterebbe nella stesura di<br />
questi testi. Cinque racconti che folgorano, cinque<br />
esperienze umane di artisti, bacchette insigni, ed<br />
una, solo una per ora, mitica proprio, colti però<br />
nella loro umanità, in cui di striscio entra la<br />
musica, in vicende che tuttavia sono assolutamente<br />
musicali. Sullo sfondo di «Madame San Gene», del<br />
«Barbiere» e «Valchiria», aneddoti pregnanti<br />
istruttivi oltre le opere sull’umanità bizzarra, su<br />
figure e figurette gustose. Vivono queste in dialoghi<br />
e movimenti di intensità tale che si<br />
ricordano gesti e parole a libro chiuso,<br />
ed è una maraviglia. I «Segugi» tardivi<br />
nel secondo racconto, la costumista<br />
nell’ultimo, tutto il coretto dei mondani<br />
in scampagnata nel quarto sono<br />
sfiziosissimi e verissimi. E stupisce la<br />
dilatazione del racconto con vicende di<br />
Napoli nella Prima Guerra Mondiale, di<br />
Firenze nella Seconda, della vita di un<br />
rimorchiatore nella nebbia tra Napoli e<br />
Salerno. L’anonimato imposto ai direttori<br />
illustri da Canessa regge benissimo, anche se<br />
il primo racconto è basato su di un<br />
avvenimento così importante per il San Carlo<br />
28 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />
che gli appassionati lo conoscono, e riconoscono il<br />
protagonista. Qui e nell’ultimo testo l’autore rivela<br />
se stesso, soprintendente preoccupato e lucido, nel<br />
racconto wagneriano, invece, rivela il<br />
soprintendente comprensivo: sono ruoli che ha<br />
vissuto e fa rivivere con l’eleganza della<br />
comunicazione indiretta da gran signore. Di ben<br />
altro calibro i due altri racconti, di narrativa pura,<br />
gran testi corali. Da Chiaia, ove abita, a Capri dove<br />
è nato e dove pubblica, presso la sapiente<br />
«Conchiglia», Canessa vola verso il mondo degli<br />
appassionati d’opera, e di più dei lettori forti, con<br />
la sua prosa d’incanto equilibrata di calore e colore,<br />
senza sbavature, e soprattutto come narratore<br />
napoletano di gran respiro, mai, proprio mai<br />
provinciale, evitando l’errore soprattutto se parla<br />
del suo San Carlo o del suo mondo. Il<br />
che alle falde del Vesuvio, tra piazza<br />
dei Martiri e piazzetta di Capri è<br />
pressoché esperienza unica. Il titolo<br />
del libro, le indicazioni preposte ad<br />
ogni testo tratte da Ionesco sono<br />
pertinenti e fantasiose: chi ricorda<br />
Ionesco oggi? Magari diventa questo<br />
il sesto imprevedibile quiz del libro.<br />
Già presentato al «Blu di Prussia»,<br />
dall’autore con la collaborazione<br />
del figlio Riccardo come lettore, e<br />
da Michele Campanella e Massimo<br />
Lo Cicero, il volumetto sembra<br />
destinato a rallegrare molti<br />
lettori.<br />
Il Collezionista di Lanfranco Cirillo<br />
DA ELEA A VELIA<br />
ntorno al 600 a. C. i focesi fondarono Massalia (oggi Marsiglia) stabilendo alcuni insediamenti nel loro<br />
Ipercorso lungo il litorale tirrenico. Uno di questi fu posto in località Castellammare della Bruca, oggi<br />
comune di Ascea, in provincia di Salerno. Sorgeva qui l’antica città greca di Elea, Velia per i Romani. La sua<br />
fondazione risale al 540-536 a. C., come ampiamente descritto da Erodoto e Antioco e testimoniato da<br />
Senofane. Circa 5-6000 mila focesi, superstiti dalla battaglia di Alalia in Corsica contro i Cartaginesi,<br />
trovarono rifugio con le proprie navi ad Elea, su questo promontorio sporgente sul mare e limitato a<br />
Nord dall’Alento e dal Palistro e a sud dalla fiumarella Santa Barbara. Elea, grazie alla sua<br />
politica di equilibrio, è stato uno dei centri di maggior interesse culturale e commerciale di tutta<br />
la Magna Grecia, come testimoniano la presenza della grande Scuola eleatica di Parmenide e<br />
Zenone e gli intensi traffici commerciali. Ben fortificata, con la presenza di avamposti verso<br />
l’interno, Elea ha mantenuto la sua autonomia e conservato a lungo la sua grecità. Dopo la<br />
caduta di Taranto, entrò nell’alleanza con Roma schierandosi al suo fianco nella 2° guerra<br />
punica. Con il progressivo insabbiamento dei suoi due porti iniziò la sua decadenza. Qui a Velia<br />
molti patrizi romani avevano la propria villa, e durante uno dei suoi numerosi viaggi, Cicerone vi<br />
ebbe un drammatico colloquio con Bruto. La presenza di molti medici, le varie iscrizioni che fanno<br />
riferimento alla medicina (es.“Parmenide, figlio di Pireto, medico Uliade”), hanno spinto alcuni studiosi a cogliere uno stretto<br />
legame tra la cutura medica eleatica e la Scuola medica salernitana. Il sito è ancora oggi poco esplorato e costituisce uno dei più<br />
promettenti siti archeologici di tutta la Magna Grecia.Vanno ricordate: l’acropoli greca, vari templi minori e due quartieri, uno<br />
residenziale a sud-est e uno commerciale a nord-ovest. Interessante e di aspetto monumentale la Porta Rosa, dotata di potenti<br />
contrafforti, che rappresenta l’unico esempio della Magna Grecia di una volta a tutto sesto di età classica. La monetazione<br />
eleatica è in argento e bronzo e presenta un incisione di pregevole fattura. Le raffigurazioni più utilizzate sono: l’effigie di<br />
Atena, il leone, il gufo, Ercole, il tripode e altri simboli accessori che fanno da supporto all’immagine principale: il grappolo<br />
d’uva, la spiga di grano, il pentagramma, il grifone. La moneta in oggetto è un didramma in argento del peso di gr. 7,40 e di un<br />
diametro di 21 mm, coniata tra il 450 e il 400 a.C. Al diritto troviamo la testa di Atena, volta a destra, che indossa un elmetto<br />
attico sormontato da un grifone; dietro al collo la lettera greca X. Al rovescio è presente un leone che cammina a destra, sopra<br />
c’è la lettera greca E, sotto la lettera Ω e la legenda YELHTON. Questa moneta è piuttosto rara e, in alta conservazione, vale<br />
diverse centinaia di euro.
<strong>LA</strong><br />
PILLI<br />
Saper<br />
Vivere<br />
MARCELLO FASOLINO PER I BAMBINI DE «L’ALTRA NAPOLI»<br />
l 24 marzo nella Libreria Guida Portalba si è svolta la manifestazione «Una Millecento blu for i<br />
Iragazzi del Rione Sanità» che ha visto l’imprenditore-scrittore Marcello Fasolino, autore del libro<br />
«Una Millecento blu» per Guida Editore, donare il ricavato dei diritti d’autore all’Orchestra<br />
Giovanile «Sanitansamble», un progetto di recupero dell’associazione Onlus «L’Altra Napoli».<br />
Nella storica «Saletta Rossa» della libreria l’editore Mario Guida ed Ernesto Albanese, presidente<br />
della Onlus «L’Altra Napoli», si sono congratulati con Fasolino per la recente assegnazione del<br />
«Premio città di Reggio Calabria» e lo hanno ringraziato per aver scritto un libro che incarna<br />
l’amore per Napoli e per il sentimento dell’amicizia, valori che si ergono a simbolo di una nuova<br />
Napoli, diversa da quella negativa che tutti conoscono, come ha sottolineato anche Daniela<br />
Vergara presentatrice dell’evento. Fasolino, riguardo alla sua peculiarità di imprenditore che<br />
s’«inventa» scrittore, ha detto: «Un uomo è quello che sente di essere. Io sento di essere uno<br />
scrittore». In seguito si è dato ampio spazio alle note dell’Orchestra Giovanile «Sanitansamble»,<br />
un gruppo di 28 bambini e adolescenti, preparati dal Maestro Maurizio Baratta e diretti dal<br />
Maestro Paolo D’Acunzo, che grazie alla Onlus «L’Altra Napoli» si sono avvicinati alla musica<br />
diventando così una famiglia. Dopo le briose esecuzioni dell’Ouverture del «Guglielmo Tell» di<br />
Rossini, del tema del film «La vita è bella» di Nicola Piovani e del «Mambo Italiano» di Bob<br />
Merril, Fasolino ha donato all’Orchestra un assegno di 4.000 euro per l’acquisizione dei nuovi<br />
strumenti in vista dell’ampliamento di un progetto partito due anni fa, che prende spunto<br />
dall’Orchestra Giovanile di Caracas fondata ben trent’anni fa, sperando di ricalcarne le orme.<br />
CHIESA LUTERANA: «CONCERTI DI PRIMAVERA»<br />
l via la dodicesima edizione di «Concerti di Primavera», la serie di eventi musicali<br />
Aorganizzati dalla Chiesa Evangelica Luterana di via Carlo Poerio 5, sotto la direzione<br />
artistica di Luciana Renzetti. Mercoledì 14 è di scena il chitarrista Salvatore Morra,<br />
impegnato nell’esecuzione delle musiche di D. Scarlatti, J.S. Bach, G. Regondi e F. Tarrega.<br />
Giovedì 22, sempre alle 20.30, è previsto il concorso di composizione con le esecuzioni dei<br />
finalisti e la proclamazione dei vincitori del «Premio della Giuria» e del «Premio Franco<br />
Caracciolo». Si riprende lunedì 26 aprile con il concerto di Leonora Armellini al pianoforte in<br />
occasione del bicentenario della nascita di Chopin. La serata conclusiva di venerdì 30 aprile<br />
vede protagoniste le musiche di L. van Beethoven e J. Brahms eseguite da Dan Velea al<br />
violoncello e Alexandra Brucher al pianoforte. L’ingresso è gratuito.<br />
29 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />
Amarcord<br />
di Rosario Scavetta<br />
LE BUONE MURENE<br />
DI POSILLIPO<br />
I<br />
l termine «Pausylipon», dal greco<br />
«cessazione degli affanni», era il<br />
nome della sontuosa villa romana che<br />
sorgeva su Capo Posillipo - tra Marechiaro<br />
e Gaiola - appartenuta a Publio<br />
Vedio Pollione, uno dei principali sostenitori<br />
di Ottaviano Augusto e protagonista<br />
della vita politica di Roma nel<br />
periodo della sua transizione verso l’impero.<br />
Un singolare episodio avvenuto<br />
proprio all’interno del Pausilypon,<br />
giunto ai nostri giorni grazie al filosofo<br />
Seneca, merita di essere ricordato: si<br />
narra che nella villa di Posillipo, il magnificentissimo<br />
patrizio Vedio Pollione<br />
allevasse murene dal sapore prelibato,<br />
bianche da far invidia alla più raffinata<br />
carne di volatili, le quali costituivano il<br />
ghiotto piatto per le cene che offriva ai<br />
potentissimi amici. Uno di questi era<br />
nientedimeno che l’imperatore Cesare<br />
Augusto, persona di un equilibrio e di<br />
una sensibilità eccezionali. La cena<br />
prese il via in un’atmosfera di eccitante<br />
euforia: scorrevano fiumi di Falerno, gli<br />
schiavi in frenetico andirivieni sfoggiavano<br />
artistica professionalità nel servire<br />
i piatti più rari e gustosi: le specialità di<br />
carne e di pesce nelle salse più sofisticate.<br />
Ad un tratto fu come un fulmine<br />
fosse stato scagliato nel sereno cielo stellato<br />
da un drammatico Giove. Augusto<br />
era in piedi ed in piedi erano tutti, mentre<br />
uno schiavo etiope tremava insieme<br />
alla pallida luce delle lucerne come se<br />
gli fosse piombato addosso l’inverno<br />
della Sarmazia. Lo schiavo aveva fatto<br />
cadere un calice di prezioso cristallo<br />
mandandolo in frantumi. Senza pietà,<br />
Pollione aveva ordinato che fosse buttato<br />
nella piscina, per farlo divorare<br />
dalle feroci murene. Il servo si gettò carponi<br />
ai piedi dell’imperatore perché gli<br />
desse un’altra morte e non lo si usasse<br />
come cibo dei pesci. L’imperatore Augusto<br />
fu scosso da tanta crudeltà: ordinò<br />
di liberare lo schiavo e di gettare subito,<br />
alla sua presenza, tutte le coppe di cristallo<br />
nella pescheria finché ne fu piena.
<strong>LA</strong><br />
PILLI<br />
Saper<br />
Vivere<br />
FERRAGAMO’S CREATIONS<br />
ANTEPRIMA PRIMAVERA/ESTATE 2010<br />
tmosfera salottiera, eleganza a profusione e un tocco di esclusività: pochi ingredienti ma<br />
Ascelti ad arte, come è tradizione della maison, e l’indice di gradimento delle signore presenti<br />
alla sfilata della collezione primavera/estate 2010 Ferragamo’s Creations è salito alle stelle. La<br />
presentazione dei pregiati modelli, realizzati interamente a mano utilizzando costruzioni,<br />
pellami e forme originali e caratterizzati dall’etichetta storica del marchio disegnata nel 1930<br />
dal pittore futurista Lucio Venna, ha avuto luogo nel negozio Salvatore Ferragamo di Piazza dei<br />
Martiri, sotto la direzione attenta di Veronica Panza e la collaborazione di tutto lo staff della<br />
boutique. Nata nel 2006 per il concept store adiacente il Museo Salvatore Ferragamo di<br />
Firenze, la collezione Ferragamo’s Creations è ora disponibile in poche selezionate boutiques<br />
Ferragamo. In seguito all'accoglienza entusiasta delle prime collezioni, le scarpe sono diventate<br />
anche fonte di ispirazione di alcune borse simbolo di<br />
Ferragamo e di un’esclusiva linea di abbigliamento<br />
che per il 2010 si ispira agli anni ’50 e alle sue<br />
dive. Fanno parte della linea anche bijoux d'epoca e<br />
foulard storici del brand, in primo luogo quelli che<br />
riproducono le scarpe conservate nel Museo Salvatore<br />
Ferragamo. Lo spirito è quello di creare capi esclusivi in<br />
serie limitata, dove la semplicità della costruzione si<br />
combina con l'originalità degli stampati.<br />
30 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />
di Laura Cocozza<br />
Terni&Favole<br />
Alla Tabaccheria Postiglione di Largo Ferrandina a Chiaia la vita scorre a suon di<br />
gratta e vinci e chiacchiericci politici. Il dopo elezioni è sempre un momento di<br />
analisi e di bilanci anche se la gente, con le tasche vuote, crede esclusivamente nel<br />
“Turista per sempre”, uno degli ultimi giochi da “grattare” che sta spopolando in<br />
tutta Italia. Alberto Postiglione, trincerato nella sua cabina dei sogni, spara<br />
numeri con il piglio dell’esperto: “Il terno delle elezioni è 18 - 69 - 25: va giocato<br />
su Roma, Napoli e tutte per 9 estrazioni. Per chi, invece, ama gli ambi consiglio<br />
l’ambo della zeppola che fa 49 e 47. Combinazione da giocare su tutte le ruote per<br />
10 estrazioni”. Postiglione, tra una ricarica di cellulare, uno “Sbanca tutto” e un<br />
commento sull’ultima dichiarazione di Mourinho, trova il tempo per regalare ai<br />
nostri lettori quella che lui chiama la “quaterna delle meraviglie”: 19 - 49 - 70 -<br />
73. “Questi numeri giocateli per 5 estrazioni sulle ruote di Roma, Milano, Napoli e<br />
Bari. Se non dovessero uscire, continuate a credere nell’ambo 73 - 19 e dovete<br />
giocarlo, almeno per 6 estrazioni, su Napoli e tutte. Buona fortuna!”<br />
18+69+25/49+47/75+19/19+49+70+73<br />
rande successo per la serata organizzata<br />
Gdall’animatore del by night Ambrogio Ferrillo lo<br />
scorso 21 marzo al Remake Club. Ospite d’onore<br />
un’icona dello spettacolo italiano, il comico e attore<br />
Jerry Calà, mattatore della serata, che si è<br />
confermato un vero «one man show», insieme alla<br />
sua band. Gli ospiti del Remake, dopo la sofisticata<br />
cena, hanno apprezzato, oltre alla simpatia di Calà,<br />
l’intrattenimento del vocalist Nico P, speaker della<br />
serata, e la selezione musicale del dj Bruno Barra.<br />
Non solo ritmi scatenati: la serata, infatti, ha<br />
previsto anche un «corner mistico» dove il Mago G<br />
ha offerto una consultazione gratuita. Sponsor<br />
ufficiale dell’evento, che ha registrato il pienone, il<br />
marchio di abbigliamento Bonavita.<br />
NOTTE DI STELLE AL REMAKE<br />
IL CICLONE DODI<br />
ALLO S’MOVE<br />
i sono feste che andrebbero archiviate nel libro<br />
Cdella notte, quello del divertimento, del mistero e<br />
dell’entusiasmo. Ci sono feste che diventano mito<br />
nel momento in cui se ne parla ricordando luci,<br />
occhi, volti e dischi della magia passata.<br />
Memorabile è stato l’happening che si è svolto in<br />
onore della bella giornalista Dodi Raggio. Il ciclone<br />
biondo, che ricorda tanto Candy Candy, per il riccio<br />
fumettistico che la contraddistingue, ha festeggiato<br />
con i suoi amici più cari il suo 29esimo compleanno<br />
allo S’move di Napoli. Dopo un succulento buffet,<br />
offerto da Radici, tanto vino, champagne e i drink<br />
di Salvatore D’Anna. L’originalità e la verve<br />
esplosiva dei mixaggi sonori dei JG Bross, la coppia<br />
di dj’s più famosa all’ombra del Vesuvio, hanno<br />
fatto da colonna sonora della serata. Grande<br />
stupore degli invitati al momento del taglio della<br />
torta, gustosa quanto originale, a forma di disco in<br />
vinile. In uno S’move a gradazione alcolica sono<br />
stati notati mentre danzavano completamente<br />
immersi nella musica la mamma di Dodi, il fratello,<br />
Enrico, e il fidanzato, Alessandro De Gais. Ad<br />
animare la serata i mitici passetti felpati di Toto<br />
Pirozzi, Alfonso Figueras e Simona Bencivenga,<br />
l'avvocato Rosmunda Cristiano, Massimo Anastasio,<br />
gli immancabili proprietari dello S’move Mario<br />
Cirillo e Dario Tofano. Poi Massimo Anastasio,<br />
Antonella Cirillo e Luciano Squeglia, il ballerino del<br />
San Carlo Marco D’Andrea, le inseparabili Stella<br />
Buono e Titty Generale, l’attrice Annamaria Papa,<br />
Barbara Silvestri, Massimiliano Monaco, Lugi<br />
Gallotti, Sonia Giattini, Lucia Cimmino, Daniela<br />
Anastasio, Beatrice Iervolino, Francesca Iengo.
BellaGente di Tommy Totaro<br />
MARIO CIRILLO /S’MOVE LIGHT BAR<br />
Mario Cirillo, in coppia con Dario Tofano, è uno dei personaggi<br />
più popolari del by night partenopeo. Una vera e propria icona<br />
storica sancita dai 18 anni di felice gestione dello S’move di vico<br />
dei Sospiri a Chiaia.<br />
Qual è l’elemento che sancisce il successo di un Club?<br />
Fino a qualche tempo fa avrei detto la musica, anche se l’unica<br />
novità del momento, l’elettronica, è un fenomeno soprattutto da<br />
discoteca. Altri elementi imprescindibili sono la professionalità, il<br />
servizio e la qualità dei prodotti usati. Naturalmente anche il<br />
design del club ha una sua importanza.<br />
Quali sono invece gli errori da evitare?<br />
Non esiste una vera regola, se non quelle date dall’esperienza di<br />
aver affrontato varie situazioni. È quindi importante seguire<br />
sempre l’istinto.<br />
Che cosa distingue la scena napoletana dalle altre?<br />
La scena napoletana è da sempre di gran lunga differente da tutte<br />
le altre. Il by night soffre di mille contraddizioni. Da un lato c’è la<br />
La Miss Pin Up Chiaia di Marzo si chiama<br />
Oksana Uzhgalova. Nata a Ludza, in<br />
Lettonia, 21 anni fa sotto il segno del Leone,<br />
Oksana, modella e fotomodella, è anche una<br />
delle ballerine del club più famoso al mondo,<br />
l’Amnesia di Ibiza. Alta un metro e settantaquattro,<br />
le sue misure sono 84-<br />
60-87. La bella lettone si<br />
definisce una ragazza dolce, solare<br />
e determinata che ama ballare<br />
e scatenarsi nei party più folli<br />
all’interno dei suoi locali preferiti:<br />
il Godvil e il Push di Riga e l’Amnesia<br />
di Ibiza, dove ha animato diversi<br />
«Espuma Party» e «Troya<br />
Asesina Party». Ama le collezioni di<br />
Max Mara, Calvin Klein, Victoria<br />
Secret, Juicy Couture e Ed Hardy per<br />
le quali ha lavorato come indossatrice.<br />
Oksana, dopo aver lasciato la<br />
sua città natale per trasferirsi a Riga,<br />
ha cominciato la carriera di modella a<br />
18 anni partecipando a numerosi concorsi<br />
di bellezza. La sua passione per i<br />
viaggi e la danza moderna, però, non interferisce<br />
con gli studi che Oksana conduce<br />
con grande tenacia alla Facoltà di<br />
Saper<br />
Vivere<br />
31 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />
Miss Pin Up Chiaia<br />
a cura di Fabio Tempesta<br />
OKSANA, BIONDA<br />
TUTTA PEPE<br />
Napoli aperta mentalmente e pronta a<br />
recepire nuove fenomeni musicali e culturali, e<br />
dall’ altro c’è la Napoli conservatrice, legata<br />
ad un vecchio modo di intendere il<br />
divertimento. Ad ogni modo rimango<br />
dell’opinione che a Napoli non solo siamo al<br />
passo con i tempi, ma siamo anche molto<br />
innovativi, anche se siamo tagliati fuori dalla<br />
scena musicale internazionale.<br />
Le tendenze della notte oggi...<br />
Ormai non esiste una vera e propria tendenza, perché nel settore<br />
musicale stenta ad emergere un fenomeno di impatto<br />
internazionale. Forse l’avvento dei computer ha dato un input alle<br />
produzioni musicali degli ultimi vent’anni, ma adesso è come se si<br />
fossero esaurite le risorse e si dovesse ricominciare dalla musica<br />
suonata.<br />
Quanto hanno inciso i 18 anni di S’move nel tuo modo di<br />
essere?<br />
Ho cominciato la mia carriera professionale nel 1985 lavorando<br />
per vari club ed ho organizzato il mio primo party all’età di 16<br />
anni. È stato il mio primo ed unico lavoro, quindi non saprei<br />
immaginare una vita diversa.<br />
Qual è stato l’elisir che ha concesso così lunga vita allo<br />
S’move?<br />
Lo S’move è nato dal desiderio di avere una location dove<br />
esprimere il nostro modo di intendere la notte, non per<br />
un’esigenza commerciale. È un club nato dalla passione per il by<br />
night. Infatti, durante il corso degli anni, il locale ha avuto ben<br />
quattro trasformazioni sostanziali ed è sempre in continua<br />
evoluzione.<br />
Gestione del Turismo della capitale lettone.<br />
L’attività di ragazza immagine nei locali ha<br />
permesso ad Oksana di sviluppare anche la<br />
sua creatività: infatti, si diverte ad ideare i<br />
costumi che lei stessa e le altre ballerine provenienti<br />
da tutta Europa indossano per dare<br />
vita alle coreografie inscenate negli eventi<br />
esclusivi di cui è protagonista. Decisa, ambiziosa<br />
e molto attiva, collabora con l’agenzia<br />
di Julia Tabore a Riga e spera di poter trasformare<br />
il suo estro creativo di costumista<br />
in un vero e proprio business anche se, per<br />
ora, la danza resta la sua più grande passione.
EXIT<br />
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Saper<br />
Vivere<br />
32 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />
In questo numero hanno scritto<br />
Aurora Cacopardo<br />
Nicola Sellitti<br />
Colmo di fulmine di Renato Rocco<br />
Aldo De Francesco<br />
Il poeta della civiltà<br />
moderna:<br />
il cantascorie<br />
Il cavallo<br />
vecchio:<br />
ex-equo.<br />
Massimo Lo Iacono<br />
Il cornuto<br />
festeggia<br />
le nozze toro.<br />
Paolo D’Angelo<br />
Per le fotografie si ringraziano Francesco Ruggieri e Pippo by Capri<br />
La lavanderia<br />
si dà alla macchia.<br />
La forza del cestino<br />
è la carta straccia.<br />
L'informazione idrica:<br />
tenersi al torrente<br />
Francesco Iodice<br />
Renato Rocco<br />
Nino De Nicola<br />
Fabio Tempesta<br />
Rosario Scavetta<br />
Tommy Totaro<br />
la testata<br />
di malatesta