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magazine SAPER VIVERE LA CITTÀ - CHIAIA MAGAZINE

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distribuzione gratuita<br />

anno V n.3/4<br />

marzo aprile 2010<br />

w w w . c h i a i a m a g a z i n e . i t<br />

<strong>magazine</strong><br />

<strong>SAPER</strong> <strong>VIVERE</strong> <strong>LA</strong> <strong>CITTÀ</strong><br />

IUPPITER<br />

EDIZIONI<br />

CAPOLINEA


SOM<br />

MARIO<br />

1 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />

SOS CITY<br />

EDITORIALI di Massimiliano De Francesco e di Marco Mansueto<br />

COVER <strong>LA</strong> VALIGIA DELL RATTOPARDO di Massimiliano De Francesco<br />

PRIMO PIANO FORUM DELLE COTTURE di Oscar Medina<br />

QUARTIERISSIME IL GIALLO DEI GRADONI di Alvaro Mirabelli<br />

QUARTIERISSIME FUORI CONTROLLO di Adriano Padula<br />

POLITICA INSORGENTI E MERIDIONALI di Nicola Sellitti<br />

QUARTIERISSIME NEWS<br />

QUARTIERISSIME SGUARDI LONTANI / IL MORSO DEL<strong>LA</strong> TARANTA<br />

LE PORTE APERTE<br />

SPIRAGLI BMT, <strong>LA</strong> PROVINCIA E LO STAND DELLE ECCELLENZE<br />

PORTA D’INGRESSO GIAN MARCO TOGNAZZI: CHE NOIA IL CINEMA DI MODA! di Laura Cocozza<br />

PORTA DEL GOL CHIAMATECI “PATUTE” di Rita Giuseppone<br />

PORTA MAGICA CIMMINO: <strong>LA</strong>VORATE UN’ORA PIÙ DEGLI ALTRI di Laura Cocozza<br />

IM-PORTA IL GRANDE ORECCHIO di Alberto Capuano<br />

PORTA SEGRETA L’UOMO E L’ABISSO di Alvaro Mirabelli<br />

PORTA SUL RÈTRO I GIGANTI RITROVATI di Alvaro Mirabelli<br />

IL MUSEO DI S.LORENZO MAGGIORE di Oscar Medina<br />

LE MERAVIGLIE DEL MUSEO CONTADINO di Luca Saulino<br />

BONELLI L’AUDACE Rita Giuseppone<br />

<strong>SAPER</strong> <strong>VIVERE</strong> ARTE STARNONE, IL “VOYEUR” DELL’ARTE di Valeria Puntuale<br />

<strong>SAPER</strong> <strong>VIVERE</strong> ARTE PRIMAVERA DEL<strong>LA</strong> CREATIVITÀ di Valeria Puntuale<br />

<strong>SAPER</strong> <strong>VIVERE</strong> LIBRI BRAGA, MAESTRO GENTILUOMO di Aurora Cacopardo<br />

<strong>SAPER</strong> <strong>VIVERE</strong> LIBRI SHOAH NAPOLETANA NELLE STORIE DI PIROZZI di Aldo De Francesco<br />

<strong>SAPER</strong> <strong>VIVERE</strong> ZONA BENESSERE IL JET PERSONALE DI MADONNA di Antonella Salvati<br />

<strong>SAPER</strong> <strong>VIVERE</strong> <strong>LA</strong>PILLI QUEL GENIO DEL MAESTRO CANESSA di Massimo Lo Iacono<br />

FERRAGAMO’S CREATIONS di Laura Cocozza<br />

EXIT<br />

pag. 2<br />

pag. 3<br />

pag. 4<br />

pag. 6<br />

pag. 8<br />

pag. 11<br />

pag. 12<br />

pag. 14<br />

pag. 15<br />

pag. I<br />

pag. II<br />

pag. III<br />

pag. IX<br />

pag. XIII<br />

pag. XVII<br />

pag. XXI<br />

pag. XXVI<br />

pag. XXVIII<br />

pag. XXIX<br />

pag. XXX<br />

pag. 17<br />

pag. 20<br />

pag. 22<br />

pag. 24<br />

pag. 26<br />

pag. 28<br />

pag. 30<br />

pag. 32<br />

Saper<br />

Vivere


Galleria Vittoria,<br />

l’incuria che può uccidere<br />

Gentile direttore,<br />

ho letto recentemente<br />

che due dirigenti del Comune<br />

saranno processati<br />

per la morte di<br />

Franco Nico, figura simbolo<br />

della cultura e dello<br />

spettacolo a Napoli, un<br />

uomo che ricordo con lo<br />

stesso affetto contenuto<br />

nelle pagine di Chiaia<br />

Magazine a lui dedicate, dopo la tragedia della<br />

sua scomparsa. Una morte che poteva essere<br />

evitata, secondo il Pubblico Ministero. E allora<br />

mi chiedo perché non la si è evitata e si continua<br />

a non evitare il pericolo di incidenti, mortali<br />

e non, al quale ci esponiamo percorrendo<br />

tutti i giorni le strade della nostra amata città?<br />

E ancora, a che servono le campagne per la sicurezza,<br />

per favorire l’uso del casco tra i giovani<br />

se nemmeno questo è in grado di salvare<br />

la vita di chi incappa nella buca sbagliata? Ora,<br />

come in quel tragico novembre 2008, la galleria<br />

Vittoria versa ancora in condizioni penose,<br />

sia di viabilità che d’illuminazione, ma è possibile<br />

che si ricorra alla sentenza di un tribunale<br />

penale per rendersene conto? Purtroppo<br />

è sotto gli occhi di tutti la vergognosa assenza<br />

di manutenzione delle strade di Napoli: Posillipo,<br />

il Vomero, Fuorigrotta, via Marina e tutte<br />

le strade di grande percorrenza del centro<br />

sembrano campi minati. Ma è possibile che con<br />

tutti i soldi che si andranno a spendere per<br />

eventi come il Maggio dei Monumenti, ad<br />

esempio, non ci siano fondi per riparare le<br />

strade principali, o almeno, tamponare i danni<br />

in quelle più pericolose? Quale immagine<br />

diamo della nostra città ai turisti che ne verranno<br />

a visitare le bellezze? Ma soprattutto,<br />

quante persone devono ancora soffrire per<br />

questa indegna mancanza?<br />

Giovanna Russo<br />

SOS<br />

CITY<br />

2 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />

Hai qualcosa da segnalarci? Scrivi a: info@chiaia<strong>magazine</strong>.it<br />

anno V n.3/4<br />

marzo aprile 2010<br />

DIRETTORE RESPONSABILE<br />

Massimiliano De Francesco<br />

RESPONSABILE <strong>SAPER</strong> <strong>VIVERE</strong><br />

Laura Cocozza<br />

PROGETTO E REALIZZAZIONE GRAFICA<br />

Ferdinando Polverino De Laureto<br />

REDAZIONE<br />

Iuppiter Group<br />

Via dei Mille, 59 - 80121 Napoli<br />

Tel. 081 19361500<br />

Fax 081 2140666<br />

info@chiaia<strong>magazine</strong>.it<br />

SOCIETÀ EDITRICE<br />

Iuppiter Group<br />

Via dei Mille, 59 - 80121 Napoli<br />

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÀ<br />

P&P Media Group<br />

Tel. 081.8541705 - 338.3659683<br />

STAMPA<br />

Arti grafiche Litho 2<br />

Via Principe di Piemonte 118 Casoria NA<br />

Tel. 081.19577163<br />

Reg. Tribunale di Napoli<br />

n. 93 del 27 dicembre 2005<br />

Iscrizione al Roc n° 18263<br />

Lancia il tuo Sos, indica<br />

disservizi e problemi del tuo<br />

quartiere e proponi<br />

soluzioni per rendere più<br />

vivibile la città.<br />

Contiamo su di te.<br />

Le lettere, firmate con nome<br />

e cognome, vanno inviate a<br />

Chiaia Magazine<br />

Via dei Mille, 59<br />

80121 Napoli<br />

oppure alla e-mail<br />

info@chiaia<strong>magazine</strong>.it<br />

Posta in arrivo<br />

Spett.le redazione,<br />

scrivo in rappresentanza dei residenti di via B.<br />

Cavallino per segnalare le mancate opere di<br />

bonifica e disinfestazione, ripristino manto<br />

stradale, sistemazione dei marciapiedi e<br />

potatura degli alberi (che non avviene da ben<br />

3 anni). Per tutelare la sicurezza e le<br />

condizioni igienico-sanitarie dei cittadini,<br />

abbiamo inviato la nostra petizione<br />

all’assessore all’Ambiente del Comune e alla V<br />

Municipalità Arenella-Vomero sollecitando<br />

questi interventi, soprattutto la potatura degli<br />

alberi in quanto la loro ramificazione<br />

incontrollata riduce la visibilità in strada, già<br />

scarsa, favorendo gli episodi di<br />

microcriminalità e la proliferazione di insetti.<br />

Giovanni Cotarelli<br />

Via B. Cavallino,<br />

petizione contro il degrado<br />

Aggiornamenti quotidiani su<br />

www.chiaia<strong>magazine</strong>.it<br />

Gentile Direttore,<br />

da oltre un anno, a causa dei lavori della<br />

metropolitana, il mio negozio di intimo<br />

Yamamay sito in via Chiaia subisce rilevanti<br />

danni a causa di infiltrazioni causate dagli<br />

interventi di scavo. Le segnalazioni della<br />

Municipalità non hanno sortito nessun esito,<br />

così come le azioni legali da me intraprese e le<br />

perizie del Ctu e del Ctp. Per nove mesi il<br />

negozio è rimasto chiuso in attesa che Comune,<br />

Enel, Municipalità e Metropolitana di Napoli<br />

prendessero iniziative atte a restituire la<br />

funzionalità del locale. Nel frattempo a mie<br />

spese ho dovuto far impermeabilizzare un<br />

appartamento sovrastante (di proprietà del<br />

Comune di Napoli) per impedire lo stillicidio<br />

nel negozio. Recentemente, e sempre a mie<br />

spese, il negozio è stato nuovamente<br />

ristrutturato ma, sempre a causa dei lavori, si è<br />

verificata una copiosa infiltrazione che ne ha<br />

pregiudicato nuovamente l’agibilità.<br />

Da questa attività dipendono 6 famiglie che<br />

hanno già sperimentato la perdita del posto di<br />

lavoro per 9 mesi, a causa dell’arroganza di<br />

strutture di potere che si sono dimostrate<br />

insensibili di fronte alle problematiche<br />

evidenziate. Per questo motivo chiedo a<br />

Comune, Ansaldo e Municipalità un intervento<br />

urgente, visto che neppure la giustizia ordinaria<br />

è stata in grado di riparare i torti subiti.<br />

Ida Buglione<br />

Via Chiaia, lavori metro<br />

danneggiano Yamamay<br />

Parte dal cuore imprenditoriale<br />

di Chiaia una<br />

novità che mi auguro<br />

si diffonda anche in altre<br />

piazza<br />

deimartiri<br />

di Nino De Nicola*<br />

PEEPUL E I PULMINI<br />

DEL<strong>LA</strong> SOLIDARIETÀ<br />

da sforzi individuali privati<br />

che spesso non bastano<br />

a sostenere l’onere<br />

economico dell’attività di<br />

realtà produttive della<br />

volontariato. È stato così<br />

città. Le «Nuove Botteghe<br />

che Ileana Lepre ci ha pro-<br />

dei Mille», infatti, inauguposto<br />

di appoggiare<br />

rano un nuovo capitolo<br />

l’azione della onlus.<br />

della propria politica sul<br />

Come? Con un contributo<br />

territorio: cioè l’impegno<br />

in cambio del quale le<br />

solidale con i deboli e gli<br />

aziende delle «Nuove Bot-<br />

svantaggiati, partendo<br />

teghe dei Mille» potranno<br />

dall’assunto che l’interesse<br />

pubblicizzarsi, esponendo<br />

di impresa può e deve<br />

il proprio logo sulle fian-<br />

conciliarsi con l’attenzione<br />

cate del pulmino utilizzato<br />

al sociale. Lo spunto di<br />

da «Peepul» per le sue at-<br />

questa scelta nasce daltività<br />

di sostegno ai disal’invito<br />

rivolto al nostro sobili.<br />

Idea di grande<br />

dalizio da Ileana Lepre, presidente di dignità solidale quella di Ileana Lepre che<br />

«Associazione Peepul», onlus benemerita de- consentirà, ad esempio, a persone inabili di<br />

dicata ai portatori di handicap e che ha sede godere di maggiore assistenza o di potersi<br />

in via Carlo Poerio. «Peepul» nasce appunto concedere anche una semplice gita al mare.


EDITO<br />

RIALI<br />

di Massimiliano De Francesco<br />

Lasciateci divertire.<br />

Rigorosamente senza insulti<br />

perché non siamo De Luca.<br />

Come Alice nel Paese delle<br />

Meraviglie, prima di fare<br />

colazione pensiamo a cose<br />

impossibili. Per anni, tra gli<br />

impossibili avvenimenti ce<br />

<strong>LA</strong> VALIGIA<br />

DEL RATTOPARDO<br />

n’era uno che si ripresentava<br />

con indolenti incursioni prima<br />

del cappuccino: lo sfratto da<br />

palazzo Santa Lucia di<br />

Antonio Bassolinismo. Fu tale<br />

la voracità di potere dell’uomo<br />

e la capacità di svilire ogni<br />

punto di vista diverso dal suo,<br />

che il suo cognome, in breve<br />

tempo, si tramutò in<br />

tirannide. Classe 1947, capelli<br />

dalle tinte variabili, espressivo<br />

come un termovalorizzatore,<br />

sorriso da ex ciminiera,<br />

arroganza nobilitata da un<br />

raro sarcasmo, dialettica<br />

incerta e urlante, il comunista<br />

venuto da Afragola ha saputo,<br />

tra fortune e spregiudicatezze,<br />

per dirla alla Mazzarino,<br />

“governarsi secondo le<br />

congiunture”.<br />

Non è nostra intenzione<br />

ripercorrerne il quasi<br />

ventennio di dominio, ma<br />

qualche congiuntura a suo<br />

favore va accennata:<br />

competitori inconsistenti (se si<br />

esclude la focosa Mussolini),<br />

scelti per contrastarne l’ascesa<br />

da un centrodestra svuotato di<br />

futuro; un Berlusconi per<br />

amico che ne ha favorito<br />

l’inizio da sindaco (1994, G7<br />

a Napoli: città splendente, il<br />

mondo a piazza del Plebiscito,<br />

piennoli di denari per lucidare<br />

monumenti e strade) e il<br />

“durante” da governatore<br />

della “monnezza” (2004,<br />

Bassolino lascia il<br />

commissariamento<br />

straordinario dei rifiuti: il<br />

silenzio del Cavaliere sulla sua<br />

scriteriata gestione, agevola,<br />

un anno dopo, la vittoria alle<br />

Regionali contro lo sguarnito<br />

Bocchino); la possibilità di<br />

abbeverarsi ai pozzi dei fondi<br />

europeiinunperiodoincui<br />

erano gioiosamente colmi<br />

continua a pag 4<br />

Relegato<br />

nel<br />

lebbrosario<br />

della<br />

politica,<br />

negli ultimi<br />

tempi<br />

da<br />

regnante,<br />

Bassolino<br />

ha<br />

distribuito<br />

nomine<br />

come<br />

un topastro<br />

azzoppato<br />

che<br />

non vuole<br />

mollare<br />

il formaggio<br />

3 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />

di Marco Mansueto<br />

Dopo la giornata storica del 29<br />

marzo 2010, che ha sancito la<br />

fine dello sciagurato “passo<br />

dopo passo” bassoliniano, il<br />

neogovernatore della Campania<br />

Stefano Caldoro dovrà, con<br />

urgenza e lungimiranza,<br />

inaugurare la politica del<br />

“cambio di passo”. Potrà farlo,<br />

malgrado le eredità pesanti<br />

lasciategli dal centrosinistra (tra<br />

tutte il buco nero della Sanità),<br />

puntando su tre azioni<br />

necessarie: patto per il lavoro<br />

attraverso una decisa sinergia<br />

con il governo nazionale, in cui<br />

siano previsti moderna<br />

formazione dei giovani,<br />

incentivi alle piccole e medie<br />

imprese, uso virtuoso dei fondi<br />

europei; rafforzamento di<br />

un’alleanza con le Province che,<br />

se si esclude quella di<br />

Benevento, sono dello stesso<br />

“colore” della nuova Regione;<br />

piano di rilancio produttivo per<br />

Napoli e i suoi territori, in cui<br />

oltre al sostegno ai settori<br />

dell’alta tradizione artigianale<br />

partenopea, includa risorse e<br />

CAMBIO<br />

DI PASSO<br />

progetti concreti per le quattro<br />

filiere strategiche del territorio:<br />

turismo e beni culturali,<br />

aeronautica ed aerospazio,<br />

agroalimentare ed economia del<br />

mare. Ognuna di queste azioni è<br />

strettamente legata a una<br />

imprescindibile condizione che<br />

determina il valore di<br />

un’amministrazione: la qualità<br />

della spesa.<br />

Una qualità, è bene ricordarlo,<br />

che è mancata con l’ex<br />

governatore di Afragola perché<br />

sostituita, con irresponsabile<br />

magia, da una quantità della<br />

spesa utile a foraggiare l’infinita<br />

rete clientelare tessuta in questi<br />

anni di “basso impero”. Non<br />

meravigliamoci, quindi, se il<br />

debito della Regione Campania<br />

è pari a 11, 4 miliardi di euro<br />

accertati, senza prendere in<br />

considerazione i debiti fuori<br />

bilancio e delle società miste il<br />

cui ammontare è ancora ignoto.<br />

Il passo nuovo e<br />

riformista del governa<br />

tore Caldoro sarà ostacolato da<br />

questo incredibile fardello del<br />

passato.


CO<br />

VER<br />

4 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />

di Massimiliano De Francesco<br />

<strong>LA</strong> VALIGIA DEL<br />

continua da pag 3<br />

(acqua “santa” se utilizzata con saggezza, servita però più ad<br />

innaffiare la malapianta del clientelismo che a produrre<br />

germogli di sviluppo); la facilità d’acquisto di una<br />

compiacente élite, trasversale e pavida, formidabile classe<br />

“digerente”, preoccupata così tanto dei rumori dello stomaco<br />

che, una volta messi a tacere grazie agli oboli del viceré, ha<br />

chiuso gli occhi e incappucciato le penne con allegro<br />

disincanto. L’inefficace contrasto a un leader, le cui fortune<br />

finirono quando i rifiuti invasero Napoli e la montagna delle<br />

ecoballe divenne star indiscussa, determinò la creazione di un<br />

mondo parallelo e perverso: la “Straregione delle faville”. In<br />

questo “sottomondo”, termine con cui gli strambi personaggi<br />

creati da Lewis Carroll chiamano il Paese delle Meraviglie, lo<br />

spreco divenne legge, la casta zittì ogni cappellaio matto, le<br />

eurotorte saziarono vassalli e partecipate. Sterminata è la<br />

letteratura dello sperpero proveniente dal sottomondo, una<br />

goccia come esempio: si va dai 962.506 euro e 26 centesimi<br />

nel 2004 bruciati per le sole “spese di rappresentanza del<br />

presidente della giunta regionale” ai 700 consulenti chiamati<br />

nel 2008 per un costo di 30 milioni di euro; dai 5 milioni di<br />

euro spesi negli spot promozionali per il rilancio del turismo<br />

in cui compare la Piscina Mirabilis, opera grandiosa<br />

d’ingegneria romana, oggi praticamente inaccessibile ai<br />

turisti, agli 11 milioni elargiti, dall’ottobre 2008 all’agosto<br />

2009, a Città della Scienza, luoghi cult della Straregione, da<br />

poco anche tempio di Bacco con l’arrivo dell’enoteca<br />

regionale (4milioni e mezzo di euro).<br />

Se in Alice nel Paese delle Meraviglie - storia di recente<br />

riproposta al cinema dal geniale Tim Burton - la


protagonista, dopo aver conquistato la fiducia dei buoni,<br />

libera il sottomondo dalla tirannia della Regina Rossa<br />

uccidendo il mostruoso drago Ciciarampa, nella Straregione<br />

delle faville e dei milioni fumati, il sovrano, certo di una<br />

sonora sconfitta, evita l’ultima battaglia, dandosi alla fuga<br />

preventiva, stimolato anche dalla maggioranza del suo<br />

partito che, ossessionata dall’escalation dei suoi disastri, lo<br />

tiene lontano dal palco di piazza del Plebiscito nell’ultimo<br />

comizio dello sceriffo di Salerno.Relegato nel lebbrosario<br />

della politica, negli ultimi tempi da regnante, Bassolino ha<br />

distribuito nomine come un topastro azzoppato che non<br />

vuole mollare il formaggio. Il suo futuro non è più da uomo<br />

ma da «rattopardo», nuova specie di animale politico che<br />

passa i giorni a rodersi di rabbia. Contro la malefica noia e in<br />

preda alla sindrome del santone ripudiato, fingendosi topo da<br />

5 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />

MAGNANAPOLI,<br />

<strong>LA</strong> SPRECOPOLI<br />

DELL’EX GOVERNATORE<br />

Si dice che un buono scrittore debba essere innanzitutto un buon lettore. E<br />

visto che l’ex Governatore della regione Campania Antonio Bassolino sta<br />

raccogliendo le idee per scrivere un libro «su Napoli e l’Italia» gli<br />

consigliamo di leggerne prima un altro: «Magnanapoli. Clientele e sprechi<br />

di un potere sotto accusa» di Francesco D’Ercole, a cura di Mimmo Della<br />

Corte, corredato dalla vignette di Malatesta. Chissà se il grande promotore<br />

del decantato «Rinascimento napoletano» si stupirà leggendo che dal 2004<br />

ad oggi l’occupazione in Campania è diminuita di 130mila unità e che il<br />

progetto I.so.la (Inserimento sociale attraverso il lavoro) ha bruciato 60<br />

milioni di euro, creando meno di un centinaio di nuovi posti di lavoro,<br />

ognuno dei quali è costato alle nostre tasche 600mila euro. Ci chiediamo<br />

cosa penserà nel constatare di aver lasciato in eredità miliardi di debiti e<br />

che per questo i nostri figli sono destinati ad accollarsi sovrattasse fino al<br />

2040. Non lo sappiamo, ma speriamo che abbia il tempo di rifletterci<br />

durante il lungo viaggio, zaino in spalla, attraverso il Tibet che ha<br />

recentemente annunciato. Ci auguriamo che nel suo zaino ci sia spazio<br />

almeno per un po’ di pentimento. (r.g.)<br />

RATTOPARDO<br />

biblioteca, si darà alla scrittura, professando un nuovo<br />

meridionalismo e uno strategico antileghismo. Abituato a<br />

frequentare dispense altolocate e non certo scantinati di<br />

povericristi, ha pianificato una aristocratica sopravvivenza,<br />

sovvenzionata da soldi pubblici, con l’idea della fondazione<br />

Sudd, nata per “essere il luogo di partecipazione e di<br />

riflessione politico culturale sul Mezzogiorno e dei suoi<br />

rapporti con l’Italia, l’Europa e il mondo di oggi”. Dopo il<br />

verdetto delle urne, da esperto della toponomastica del<br />

potere, conoscendo umori ed appetiti della sua società di<br />

sudditi cresciuti a pane e totonno, il «rattopardo» non<br />

rinuncerà al sogno di una candidatura a sindaco della città<br />

dei topi. Intanto, mentre Santa Lucia è ormai lontana, una<br />

valigia di risentimenti e rinvii a giudizio<br />

gli appesantisce il cammino.


A di Oscar Medina<br />

America del Nord e del Sud,<br />

Spagna, Cina, Francia:<br />

Nicola Oddati, assessore<br />

comunale alla Cultura,<br />

campa con la valigia a<br />

portata di mano. Vola da un<br />

continente all’altro<br />

l’ambasciatore istituzionale<br />

della cultura partenopea.<br />

Trasferte a carico del<br />

Comune: e sembrerebbe un<br />

lusso per un municipio<br />

sull’orlo del crac. Alla sua<br />

immagine di giramondo,<br />

però, Oddati un senso lo ha<br />

dato. Perché se è vero che<br />

rischia l’impopolarità tipica<br />

dei politici che vanno<br />

all’estero a spese della<br />

collettività, lui alla fine ha<br />

centrato il bersaglio: è stato<br />

infatti Oddati, nel 2007, a<br />

convincere il Comune di<br />

Barcellona a scegliere Napoli<br />

come organizzatrice del<br />

Forum Universale delle<br />

Culture 2013. E l’evento è di<br />

quelli che muovono soldi,<br />

investimenti, occupazione e<br />

turisti su scala industriale:<br />

una vetrina doc per la città e<br />

una manna per Bagnoli,<br />

quartiere epicentro della<br />

kermesse e candidato ad un<br />

massiccio risanamento entro<br />

il 2013.<br />

Grandi manovre.<br />

Incassato però il risultato,<br />

Comune e Regione in un<br />

primo momento si sono<br />

inventati una macchina<br />

organizzativa monumentale:<br />

la Fondazione del Forum.<br />

Più terra terra, un<br />

carrozzone con 50 poltrone,<br />

almeno a dar retta al<br />

governo: 7 per il consiglio<br />

d’amministrazione, 21 per il<br />

Comitato Operativo, 16 per<br />

il Comitato Scientifico, 5 per<br />

il Collegio dei Revisori, e una<br />

per il Direttore Generale.<br />

Scenario costoso e ipertrofico<br />

6 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />

Forum<br />

delle Cotture<br />

con un uomo solo al<br />

comando: l’assessore del<br />

Forum. Un «mostro»<br />

istituzionale finito subito nel<br />

tritacarne delle polemiche<br />

per deragliare poi sull’altolà<br />

del Governo. Spese pazze,<br />

infatti, secondo il metro di<br />

Palazzo Chigi cui spettava e<br />

spetta ancora nella vicenda<br />

un passaggio chiave, quello<br />

di conferire al Forum il<br />

riconoscimento di «grande<br />

evento», investitura che apre<br />

il rubinetto dei<br />

finanziamenti. Quanto? A<br />

occhio e croce<br />

1.200.000.000 euro: in gran<br />

parte quattrini pubblici. E<br />

così fra Roma e Napoli è<br />

calato il gelo. Poi, però, il<br />

terrore di perdere l’ombrello<br />

economico del governo ha<br />

indotto sindaca e<br />

governatore a sgonfiare la<br />

Fondazione.


FORUM 2013. QUANTO CI COSTA?<br />

Oddati,<br />

l’assessore<br />

viaggiatore<br />

La preparazione del Forum 2013 durerà dal 2010 al 2012 incluso. 3 anni che<br />

costeranno cari. La Regione, però, sta aiutando il Comune di Napoli con un<br />

finanziamento di 45 milioni. La tranche per il 2010 è di circa 3.650.000 euro. E tra<br />

le voci di spesa di tutto: in primis la partecipazione della delegazione napoletana al<br />

Forum 2010, in programma a Valparaiso (Cile) che in autunno ospiterà la 3°<br />

edizione dell’evento. L’assessore Nicola Oddati è anche presidente della Fondazione<br />

Forum 2013, cioè il regista dell’edizione partenopea: incombenza che prevede per<br />

lui e per i partecipanti alla missione un corposo filotto di viaggi in Cile che<br />

culminerà, appunto il prossimo autunno, con la partecipazione della delegazione<br />

napoletana, assessore in testa, alla kermesse sudamericana. Oddati ha detto: «Ci<br />

saremo per un patto culturale tra le due città. Ci saremo con la nostra arte, cultura<br />

e gastronomia». Insomma una supercomitiva di artisti, di personalità, e, a dargli<br />

retta, pure di chef. Le previsioni di spesa? Trapelano già da un po’ sulla stampa<br />

cittadina. Ad esempio: quanto ci costerà la spedizione? 900mila euro, a quanto<br />

pare. Ma, a sfogliare le altre voci, l’inquietudine monta. Ad esempio: 200mila euro<br />

per le trasferte. Ma quante e quali? Ed è compresa anche quella di Valparaiso che<br />

già costa 900mila euro? E poi: 200mila euro per i rapporti internazionali. Con chi e<br />

perché? Altri dubbi sulle voci generiche: 100mila per spese generali e 200mila per<br />

la programmazione. Che sanno di faraonico. Infine il museo Pan, creatura<br />

prediletta di Oddati, destinata a contenitore di iniziative pro Forum: 600mila euro.<br />

Cifre in attesa di conferme e di giustificazioni dettagliate.<br />

7 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />

Gli sviluppi.<br />

E così, a febbraio 2010, a<br />

furia di tagli, le poltrone sono<br />

scese a 21: 4 per il Cda (una<br />

per il rappresentante<br />

governativo), 11 per il<br />

Comitato Scientifico, 5 per il<br />

Collegio dei Revisori e una<br />

per il Direttore Generale.<br />

Mentre il Comitato Operativo<br />

è addirittura sparito.<br />

Sforbiciate gradite<br />

soprattutto dai due che<br />

contano nell’attribuzione di<br />

«grande evento» al Forum<br />

napoletano: Gianni Letta,<br />

braccio destro del premier, e<br />

Sandro Bondi, ministro per i<br />

Beni Culturali. Subito dopo,<br />

però, un finale a sorpresa ha<br />

riacceso le ostilità.<br />

Nel Cda, ormai dimagrito a 3<br />

posti (4 col fiduciario<br />

governativo), mancavano<br />

infatti i nomi: e con Bassolino<br />

a un passo dall’addio,<br />

riempire le caselle di vertice<br />

della Fondazione sarebbe<br />

toccato ad altri.<br />

Così è arrivata la raffica di<br />

nomine del 18 febbraio<br />

quando sindaca e<br />

governatore hanno designato<br />

Nicola Oddati presidente del<br />

Cda della Fondazione e con<br />

lui anche i due consiglieri:<br />

l’assessore regionale<br />

Gabriella Cundari e il<br />

professor Michele Scudiero,<br />

stimatissimo dalla Iervolino.<br />

L’incarico di direttore<br />

generale, infine, è toccato a<br />

Mario Bologna, portavoce<br />

storico di Bassolino. Tutta<br />

gente che starà in sella fino al<br />

2013, a prescindere dalle<br />

fluttuazioni politiche dei<br />

prossimi 4 anni. In pratica<br />

un’ipoteca sul futuro del<br />

Forum, figlia di un’acrobazia<br />

politica plateale. E così<br />

Roma ha perso la pazienza<br />

del tutto: la sfiducia per gli<br />

amministratori napoletani è<br />

schizzata a mille e la<br />

qualifica di «grande evento»<br />

è evaporata di nuovo.<br />

Le prospettive.<br />

Dunque: stallo istituzionale.<br />

E se ne esce in un solo modo:<br />

il governo, che ha il coltello<br />

dalla parte del manico,<br />

adesso condiziona il rilascio<br />

della qualifica di «grande<br />

evento» all’invio di un<br />

commissario straordinario:<br />

in pratica un tutor di fiducia<br />

di Palazzo Chigi incaricato<br />

di controllare a vista il<br />

turbolento Forum<br />

napoletano. Che è come dire:<br />

un supervisore con l’ultima<br />

parola nella gestione delle<br />

scelte e dei fondi. Solo<br />

un’ipotesi? Tutt’altro. Anzi il<br />

più probabile dei finali.<br />

E molto dipenderà anche<br />

dal nuovo governatore<br />

Stefano Caldoro.


di Alvaro Mirabelli<br />

Gradoni di Chiaia: per chi ci<br />

abita l’antico asse urbano,<br />

butterato dai fossi,<br />

inchiodato al ruolo di<br />

preferenziale della<br />

Malanapoli, è il simbolo<br />

della riqualificazione tradita<br />

di S. Ferdinando, la misura<br />

eloquente della inviolabilità<br />

dei Quartieri Spagnoli. Lo<br />

confermano due storie un<br />

po’ complicate.<br />

La prima riguarda la parte<br />

alta, lì dove i Gradoni<br />

cedono il passo a via S.<br />

Caterina da Siena: qui, al<br />

contrario dei Gradoni, la<br />

provvidenza è arrivata con<br />

un sofferto ma esemplare<br />

risanamento urbanistico fino<br />

a piazzetta Cariati. La<br />

riqualificazione, annunciata<br />

nel 2005 e decollata nel<br />

luglio 2007, è il frutto della<br />

collaborazione tra Comune<br />

di Napoli e la torinese<br />

Compagnia di San Paolo, da<br />

anni finanziatrice di<br />

recuperi urbanistici in Italia.<br />

Torino e Napoli, infatti, si<br />

son divisi la spesa: 700mila<br />

euro per uno. 1.400.000 in<br />

QUART<br />

IERISSIME<br />

totale. E adesso via S.<br />

Caterina da Siena è nuova<br />

di zecca. Tutto liscio, allora?<br />

No, perché un passo falso<br />

del Municipio ora rischia di<br />

fare guasti pesanti. Cosa è<br />

successo? Per capirlo 2<br />

premesse. La prima. All’atto<br />

della Convenzione, stipulata<br />

nel 2005 tra Compagnia e<br />

Comune per il restauro di<br />

via S. Caterina da Siena,<br />

Franzo Grande Stevens,<br />

presidente della Compagnia,<br />

si dichiarò disponibile a<br />

sovvenzionare in futuro<br />

anche il 2° lotto<br />

dell’impresa, cioè i Gradoni<br />

di Chiaia: che così sono<br />

entrati in lista d’attesa. La<br />

seconda premessa è che la<br />

convenzione del 2005<br />

prevedeva anche il restyling<br />

di piazza Bellini su cui<br />

Torino si impegnava con<br />

300mila euro. E da qui<br />

parte la storia numero due,<br />

quella dei Gradoni di<br />

Chiaia. Per il loro recupero,<br />

infatti, è spuntata nel 2008<br />

una chance inattesa:<br />

l’intervento in piazza Bellini<br />

è tramontato di colpo ma sul<br />

8 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />

Recupero incerto per la storica via chiaiese<br />

Persi per ora i fondi della compagnia S. Paolo<br />

ILGIALLODEIGRADONI<br />

G<br />

piatto sono restati i 300mila<br />

euro. E così, il 12 marzo<br />

2008, chi al Comune aveva<br />

competenza sulla vicenda,<br />

ha spedito alla Compagnia<br />

S. Paolo la richiesta di<br />

dirottare i fondi ex Bellini<br />

sui Gradoni di Chiaia. E il 2<br />

maggio 2008 ecco la<br />

risposta della Compagnia,<br />

rivolta direttamente alla<br />

sindaca Iervolino:<br />

«Mandateci il “progetto<br />

aggiornato” e i nuovi costi -<br />

dice Torino - ma presto,<br />

pena la revoca dei fondi». In<br />

pratica un sì. Ma il tempo<br />

passa e la «richiesta<br />

motivata» di storno non<br />

Nuzzolo:<br />

«L’intervento<br />

si farà lo stesso»<br />

parte. Il primo aprile 2009,<br />

però, insorge Alberto<br />

Boccalatte, assessore alla<br />

Manutenzione della<br />

Municipalità 1 che con una<br />

delibera, sottoscritta da<br />

tutta la giunta Chiosi,<br />

sollecita il Comune a spedire<br />

la documentazione. «La<br />

delibera - ricorda Boccalatte<br />

- era indirizzata per<br />

competenza al vicesindaco<br />

Sabatino Santangelo,<br />

assessore all’Urbanistica.<br />

Con la revoca in agguato,<br />

non c’era tempo da perdere.<br />

Ma l’invito è caduto nel<br />

vuoto ». E così calma piatta<br />

fino al 24 febbraio 2010<br />

quando Boccalatte, in ansia,<br />

scrive al vicesindaco e anche<br />

all’assessore alla<br />

Manutenzione Agostino<br />

Nuzzolo perché ha «appreso<br />

in via informale che la<br />

Compagnia avrebbe<br />

intenzione di revocare i<br />

finanziamenti». E il 5 marzo<br />

qualcosa si muove: il<br />

vicesindaco convoca<br />

Nuzzolo, fresco comprimario<br />

della vicenda. E che si<br />

decide? Nuzzolo lo svela


La denuncia del Comitato Civico Portosalvo<br />

<strong>LA</strong> FONTANA (A PEZZI) DEI PAPIRI<br />

E L’APPRODO DIVORATO<br />

9 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />

È un vecchio pallino di Antonio Pariante, presidente del<br />

Comitato Civico Portosalvo, da sempre in trincea nella tutela<br />

del patrimonio monumentale napoletano: una fissazione<br />

che dura da anni quella del recupero della suggestiva<br />

Fontana dei Papiri, realizzata in pietra lavica nel 1938 nei<br />

giardini del Molosiglio. Uno spaccato doloroso ed antico di<br />

ordinario degrado partenopeo, «antico quanto il<br />

disinteresse colpevole - osserva Pariante - delle<br />

amministrazioni comunali succedutesi negli anni». Per il<br />

paladino dell’arte perduta, insomma, il capitolo della<br />

fontana che casca a pezzi resta apertissimo almeno finché<br />

la riqualificazione del monumento non sarà definitivamente<br />

infilata nella lista di priorità del Comune. Il quadro clinico<br />

della fontana, infatti, non consente più dilazioni. A<br />

registrare guasti pesanti è soprattutto l’assetto decorativo:<br />

gran parte dei 76 altorilievi con conchiglie, ad esempio,<br />

risulta mutilata o compromessa. Non solo. L’impianto idrico è fuori uso da tempo. Ma a ferire l’osservatore è anche<br />

l’abbandono mortificante dell’aiuola centrale della fontana, piena di sterpaglie, erbacce e immondizia lasciata lì da bivacchi di<br />

poveri cristi di varia estrazione. Inerzia che ha un’aggravante: la Litoranea con i suoi giardini è spesso un passaggio obbligato<br />

per i turisti diretti agli imbarchi del Beverello. E quelle pietre oltraggiate sono davvero il peggiore dei biglietti da visita da<br />

esibire ai visitatori della città. «Restauro subito», taglia corto Pariante.<br />

Una sollecitazione il cui destinatario naturale è Diego Guida, assessore comunale al Decoro Urbano. Nell’agenda di Pariante,<br />

però, c’è un’altra pressante emergenza: sull’orlo dell’estinzione c’è anche l’antico approdo borbonico di via Nazario Sauro,<br />

proprio di fronte alla statua di Umberto I. Da tempo, infatti, gli storici blocchi lavici dell’antica banchina, sottoposti all’azione<br />

incessante del mare, si stanno progressivamente staccando e molti di essi ormai sono scomparsi in acqua. Un’emergenza<br />

annunciata che rischia di cancellare letteralmente un frammento illustre di lungomare. Ma anche un bel guaio per i pescatori<br />

per i quali ogni mareggiata è ormai un autentico incubo. Pariante, intanto, ha bussato a tutte le porte: «Ho allertato<br />

Sovrintendenza, Demanio, Comune e prima Municipalità». E la Municipalità1 è stata l’unica ad avergli aperto la porta: «In<br />

seguito alla denuncia del Comitato Portosalvo - puntualizza il presidente Fabio Chiosi - ho eseguito di recente un sopralluogo<br />

nel sito e ho inviato al “Servizio Risorsa Mare” del Comune una segnalazione, con relativo report fotografico, sulle allarmanti<br />

condizioni della banchina. Per ora nessuna risposta. Evidentemente dovrò tornare alla carica».<br />

qualche giorno dopo:<br />

«Abbiamo proposto di<br />

iscrivere nel bilancio di<br />

spesa 2010 500mila euro:<br />

con una quota minore della<br />

cifra realizzeremo le scale<br />

mobili sulla gradinata di S.<br />

Caterina da Siena,<br />

videosorveglianza compresa,<br />

(ndr l’opera era congelata<br />

per carenza di fondi) e tutto<br />

il resto andrà ai Gradoni di<br />

Chiaia. Sull’intervento c’è<br />

piena volontà politica ». In<br />

questa occasione Nuzzolo ha<br />

anche confermato che<br />

Torino ha revocato i<br />

300mila euro: «E’ l’esito<br />

infelice di irregolarità<br />

passate. Ma cercheremo di<br />

ricucire lo strappo e riavere<br />

quei fondi». Indurre la<br />

Compagnia a ripensarci?<br />

Magari. Perchè, secondo<br />

alcune indiscrezioni, nel<br />

bilancio preventivo 2010,<br />

approvato il 12 marzo dalla<br />

Giunta Iervolino, pare sia<br />

stata approvata solo una<br />

spesa di 200mila euro.<br />

E se è così, si farà solo la<br />

scala mobile.<br />

Peccato.


Q di Adriano Padula<br />

Quando Agostino Nuzzolo,<br />

assessore comunale alla<br />

viabilità e alla manutenzione<br />

stradale dal maggio 2008, si<br />

accomoda sulla poltrona del<br />

suo ufficio, al 3° piano di<br />

Palazzo S. Giacomo, dà<br />

l’impressione di sedersi su<br />

una polveriera. L’eredità del<br />

passato, remoto e prossimo,<br />

che gli tocca gestire sul fronte<br />

strade, è ingombrante e<br />

fallimentare: a partire dal<br />

naufragio del Global Service,<br />

mega-appalto milionario<br />

annunciato nel 2007 dal<br />

sindaco e destinato a curare i<br />

250 kilometri della viabilità<br />

principale in città. Ma quel<br />

superpiano di affidamento<br />

delle grandi strade ad un<br />

unico gestore è stato poi<br />

travolto dalla nota inchiesta<br />

giudiziaria decollata<br />

nell’autunno 2008. E la coda<br />

più letale di quel pasticcio si<br />

avverte ora. Se, infatti,<br />

l’effetto gruviera è ormai<br />

colossale, è perché per un<br />

anno le spese per la<br />

manutenzione sono<br />

scomparse dai bilanci<br />

municipali. Il motivo?<br />

Palazzo S. Giacomo puntava<br />

tutto sul Global Service: poi<br />

la piega dei fatti ha fatto<br />

saltare tutti i piani. E così, da<br />

quel dannato autunno 2008 i<br />

postumi di quel disastro<br />

aleggiano come spettri tra le<br />

pareti dell’assessorato alla<br />

QUART<br />

IERISSIME<br />

Manutenzione. Metteteci il<br />

deficit cronico del Comune e<br />

il quadro è completo. Nuzzolo<br />

lo sa, lo dice e allarga le<br />

braccia. E benedice i 15<br />

milioni di euro, ossigeno<br />

puro, appena arrivati dalla<br />

Regione: li aveva promessi<br />

nel 2008, Ennio Cascetta,<br />

assessore regionale ai<br />

Trasporti, ma poi lo slalom<br />

dei fondi tra le procedure è<br />

durato 2 anni. Ora, però, i<br />

soldi ci sono e pure le ditte<br />

che hanno vinto l’appalto per<br />

gli interventi previsti. Anzi, a<br />

gennaio, Nuzzolo ha spiegato<br />

persino i dettagli: nuovo<br />

manto d’asfalto in 26 strade,<br />

le più disperate, tutte a<br />

Posillipo, Vomero e periferie.<br />

39 chilometri in tutto. «E coi<br />

cantieri si parte a inizio<br />

11 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />

Sos buche,<br />

il punto<br />

con l’assessore<br />

alla Manutenzione<br />

FUORI<br />

CONTROLLO<br />

febbraio», si è sbilanciato poi<br />

Nuzzolo in quell’occasione,<br />

sottovalutando però la palude<br />

delle procedure. I tempi di<br />

decollo dell’operazione,<br />

infatti, si stanno allungando.<br />

«In effetti - chiarisce ora - gli<br />

appalti sono ancora al vaglio<br />

del Commissariato al<br />

Traffico». Sfumatura<br />

allarmante. Infatti la<br />

struttura commissariale, nata<br />

per far funzionare i poteri<br />

speciali della sindaca in<br />

materia di strade e affidata<br />

ad un city manager per i<br />

risvolti operativi, adesso ha<br />

rallentato il lavoro perché il<br />

manager in questione, Luigi<br />

Massa, è stato nel natio<br />

Piemonte a fare il candidato<br />

alle Regionali. Per questo<br />

Massa è stato sospeso e al suo<br />

posto c’è l’ingegner<br />

Gianfranco Pomicino. Ma il<br />

cambio di mano sta<br />

ritardando le pratiche in lista<br />

d’attesa, compresa quella<br />

sugli appalti da 15 milioni di<br />

euro. «I primi cantieri? Spero<br />

a maggio», rettifica adesso<br />

Nuzzolo ma intanto l’intoppo<br />

c’è. E tutto il resto? Cioè la<br />

manutenzione ordinaria<br />

antibuche? «Per il 2010 -<br />

ribatte - l’Ufficio<br />

Manutenzione Strade (ndr. il<br />

Prms) che si occupa delle vie<br />

principali della città, ha<br />

avuto un milione mentre ogni<br />

municipalità ha ricevuto<br />

mezzo milione per le strade<br />

minori. Ma ci vorrebbe di<br />

più: almeno 5 milioni per le<br />

grandi strade e un milione e<br />

mezzo per ogni<br />

Municipalità». Ma proprio<br />

alcune Municipalità, Chiaia<br />

in testa, denunciano che le<br />

ditte che a dicembre hanno<br />

vinto gli appalti per le strade<br />

minori, in realtà sono state<br />

bloccate a lungo. La colpa?<br />

Dell’Ufficio «Gare e<br />

Contratti», accusato di tempi<br />

biblici nell’autorizzare le ditte<br />

all’azione: «Gli uffici del<br />

Comune - giustifica Nuzzolo -<br />

hanno carenze di organico,<br />

compreso quello “Gare e<br />

Contratti”. Ma solleciterò».<br />

Un assessore braccato dagli<br />

sos. Che però alcune idee le<br />

ha sfornate. Come il nuovo<br />

corso degli appalti: «Adesso<br />

ho imposto ribassi contenuti e<br />

premialità per i cantieri<br />

veloci». E la trovata del<br />

«dipartimento buche» di un<br />

anno fa? «È in via di<br />

riorganizzazione, ma la ditta<br />

incaricata - spiega - sta<br />

lavorando sulle segnalazioni<br />

della Protezione Civile e dei<br />

servizi di manutenzione di<br />

ogni Municipalità». Infine le<br />

3 squadrette di pronto<br />

intervento, promesse a<br />

gennaio: «Sono in azione da<br />

inizio marzo, dirette dal<br />

Prms».


I<br />

di Nicola Sellitti<br />

Il rilancio del Sud passa per la<br />

rivisitazione della storia<br />

d’Italia, dall’Unità a oggi<br />

scritta solo dai vincitori. Un<br />

manifesto programmatico<br />

contro l’agiografia errata che<br />

accomuna Insorgenza Civile e<br />

Il Partito del Sud, due enclavie<br />

del Meridione contro «il<br />

potentato del Nord».<br />

Entrambi riconoscono l’Unità<br />

d’Italia solo dal 2 giugno<br />

1946, con l’entrata in vigore<br />

della Costituzione<br />

repubblicana.<br />

Insorgenza civile nasce nel<br />

2007 come associazione<br />

culturale. Si propone ora come<br />

movimento militante di<br />

carattere civico-identitario. Si<br />

è candidata alle Comunali, ad<br />

Angri e Mugnano. L’obiettivo<br />

politico, spiega il presidente<br />

Nando Dicè, è «portare la<br />

questione meridionale nel<br />

quadro europeo, sul modello<br />

dei Paesi Baschi, della<br />

Vallonia». La difesa del Sud,<br />

secondo Insorgenza, passa<br />

anche attraverso il rispetto per<br />

le vittime dei soprusi contro il<br />

Regno delle Due Sicilie. Il<br />

movimento ha organizzato<br />

una manifestazione l’8 maggio<br />

a Torino per protestare contro<br />

la riapertura del Museo di<br />

Antropologia criminale<br />

«Cesare Lombroso», «una<br />

battaglia di dignità contro il<br />

criminologo - spiega Dicè -<br />

che teorizzò l’inferiorità della<br />

POLI<br />

TICA<br />

razza meridionale, portata<br />

geneticamente alla<br />

delinquenza sulla base di<br />

misurazioni del cranio di<br />

migliaia di conterranei, passati<br />

alla storia come i briganti,<br />

prelevati al seguito delle<br />

truppe piemontesi che<br />

12 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />

Insorgenti<br />

eMeridionali<br />

invasero il Regno delle Due<br />

Sicilie». Il movimento chiederà<br />

al ministro della Giustizia<br />

Angelino Alfano la restituzione<br />

dei resti «dei briganti<br />

meridionali». «Il museo di<br />

Gioia del Colle in Puglia e di<br />

Motta, in Calabria, si sono<br />

Insorgenza Civile e Partito<br />

del Sud: dal 2007 contro<br />

il Nord. Lo sdegno<br />

per il Museo Lombroso<br />

che espone i teschi<br />

dei rivoltosi sudisti<br />

proposti per custodirli»,<br />

informa il presidente di<br />

Insorgenza Civile. Il rilancio<br />

del Mezzogiorno passa anche<br />

da una nuova politica<br />

industriale. «Una banca del<br />

Meridione con relativo<br />

signoraggio», afferma il<br />

presidente Dicè.<br />

Stato unitario? Era solo «una<br />

propaggine sabauda», spiega il<br />

responsabile napoletano del<br />

Partito del Sud, Emidio De<br />

Franciscis. Il partito, presente<br />

in Lombardia, Emilia<br />

Romagna, Lazio, Puglia,<br />

Basilicata, Sicilia, Campania e<br />

che non prenderà parte alle<br />

imminenti Regionali, nasce<br />

come Insorgenza nel 2007<br />

dall’iniziativa di Antonio<br />

Ciano, attuale assessore al<br />

Demanio del comune di<br />

Gaeta, «ultimo baluardo del<br />

Regno delle Due Sicilie, che<br />

era la terza potenza economica


al mondo nel 1856, a cadere<br />

nelle mani sabaude nel<br />

biennio 1860-1861» e<br />

cittadina in cui il Partito<br />

governa alla guida di una lista<br />

civica. Ciano è noto alle<br />

cronache nazionali per aver<br />

chiesto tre mesi fa un<br />

risarcimento danni da 220<br />

milioni di euro alla famiglia<br />

Savoia - il documento è<br />

visibile sulla web tv all’interno<br />

del blog del partito - per la<br />

distruzione di Gaeta durante<br />

l’assedio del 1860-1861.<br />

L’obiettivo politico a medio<br />

termine del Partito del Sud<br />

consiste nel contribuire a<br />

formare una macroregione del<br />

Meridione, sul modello<br />

irlandese e scozzese,<br />

aggregando gli stimoli<br />

autonomistici delle varie<br />

regioni. «Un humus fertile per<br />

il ricambio di una classe<br />

dirigente che ha fallito, non in<br />

grado di realizzare in 150 anni<br />

quell’unificazione politica ed<br />

economica che la Germania ha<br />

compiuto in appena venti». La<br />

ricetta economica per il<br />

rilancio del Mezzogiorno parte<br />

dalla valorizzazione delle<br />

eccellenze del territorio. Ecco<br />

dunque la proposta di una<br />

catena di trenta supermercati,<br />

con scaffali colmi solo di<br />

prodotti «sudisti». Tra le<br />

proposte, anche un<br />

federalismo sui consumi,<br />

differente dalla legge<br />

approvata dalle Camere: «Il<br />

Sud non ha banche, non ha<br />

società di assicurazioni, non è<br />

rappresentato in Parlamento,<br />

è solo bacino di consumo per<br />

foraggiare l’economia del<br />

Nord», afferma il coordinatore<br />

napoletano del Partito del<br />

Sud, Andrea Balìa.<br />

13 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />

UNA PIAZZA PER <strong>LA</strong>URO<br />

Perché il Comandante divide ancora la città<br />

Il ricordo che Napoli serba di Achille Lauro è simile al whisky scozzese che riposa in una cassa di legno di<br />

quercia: migliora con il passare del tempo. Personalità politiche, della società civile e della cultura<br />

partenopea hanno preso parte a un convegno, tenutosi il 17 febbraio nella sala del Consiglio Provinciale<br />

di Napoli, sulla figura controversa e discussa dell’ex sindaco della città e fondatore della flotta Lauro. «Ho<br />

vissuto le gesta del Comandante attraverso i racconti di mio nonno - racconta il presidente dell’Ordine dei<br />

giornalisti di Napoli, Ottavio Lucarelli - Era una figura di profilo nazionale e uomo del fare, carismatico,<br />

non privo di contraddizioni, di sicuro una figura che sarebbe protagonista anche nello scenario attuale». Il<br />

presidente dell’Ordine ricorda Lauro come prima vittima in Italia del «ribaltone», perdendo la guida del<br />

Comune per mano de «I sette puttani», come furono definiti dal direttore de «Il Roma», Alberto<br />

Giovannini, ovvero sette esponenti monarchici che abbandonarono il Pnm, partito monarchico che il<br />

Comandante in pratica fondò, per passare alla Democrazia cristiana. La Dc era il suo vero nemico, lo<br />

guardava con sospetto temendo una deriva a destra del partito.<br />

«La damnatio memoriae operata dalla sinistra ha tentato dal giorno della sua morte di cancellarne il<br />

ricordo – interviene l’ex presidente della Regione Campania e deputato Antonio Rastrelli – Lauro, però<br />

resta nel cuore dei napoletani, ho avuto modo di verificare personalmente che, dopo Nicola Amore, è<br />

stato il sindaco più amato della storia della città». Rastrelli, nel corso del suo intervento, rammenta i<br />

successi del Lauro imprenditore, della potenza della sua flotta, evidenziando come il Comandante si<br />

spendesse in prima persona per i bisogni dei napoletani: «Anticipò con le risorse della flotta gli stipendi<br />

che lo Stato non aveva ancora pagato ai netturbini in sciopero e introdusse per primo la partecipazione<br />

dei dipendenti, compresi i marinai, agli utili d’impresa».<br />

Per il presidente del Consiglio provinciale Luigi Rispoli «a Lauro si deve il primo tentativo di una destra<br />

moderata. Intuì la voglia di riscatto sociale della città, mentre i suoi aspetti negativi sono stati troppo<br />

amplificati». Sul Lauro presidente del Napoli calcio: «Ha dato la possibilità di competere con le squadre<br />

del Nord, e non solo per l’acquisto dello svedese Jeppson».<br />

Il giornalista e avvocato Salvatore Maria Sergio parla del Lauro editore: «Il Roma divenne il contraltare<br />

de Il Mattino. Rispettava tutti, non interferendo mai nel lavoro altrui».<br />

«Si trattava di una figura eccessiva su cui il manicheismo ideologico è ormai superato. È stato comodo per<br />

molti attribuire solo a lui le colpe del sacco di Napoli», è il commento del professore ordinario della<br />

Facoltà di Storia dell’Architettura dell’Università degli studi di Napoli Federico II, Benedetto Gravagnuolo.<br />

Il ricordo di Lauro ora passa dalle parole ai fatti. Il presidente del Consiglio Provinciale di Napoli, Luigi<br />

Rispoli, propone infatti di intitolare piazza del Municipio al Comandante. «Sarebbe il modo migliore per<br />

rivalutare serenamente la sua figura». Concorda in parte l’ex giornalista de «Il Roma», sotto la proprietà<br />

Lauro, Vittorio Paliotti: «Il Comandante merita questo e altro, ma chiedere che piazza del Municipio<br />

diventi il simbolo del suo ricordo, vorrebbe dire perdere in partenza. Si favorirebbero solo le tesi degli<br />

oppositori». Benedetto Gravagnuolo, si dice non contrario all’idea di una piazza dedicata a Lauro ma<br />

preferirebbe «via Guantai Nuovi, ampliamento in età laurina del quartiere Carità, oppure un’area del<br />

Parco San Paolo, a Fuorigrotta». L’architetto Massimo Rosi invece ritiene che Lauro non meriti il<br />

riconoscimento, «poiché a Napoli ha fatto più male che bene». (n.s.)<br />

Nell’altra<br />

pagina,<br />

in alto:<br />

Michele<br />

Iannelli,<br />

rappresentante<br />

Insorgenza<br />

civile Lazio;<br />

Nando<br />

Dicè,<br />

presidente<br />

Insorgenza<br />

civile;<br />

Fernando<br />

Luisi,<br />

rappresentante<br />

Insorgenza<br />

civile Friuli<br />

Nell’altra<br />

pagina,<br />

in basso:<br />

resti di<br />

meridionali<br />

al museo<br />

lombrosiano<br />

(Torino)<br />

In questa<br />

pagina,<br />

in alto:<br />

Cesare<br />

Lombroso<br />

a lato:<br />

il giro di<br />

campo di<br />

Achille Lauro<br />

(Archivio<br />

Ruggieri)


Ora unica,<br />

ora sbagliata<br />

QUART<br />

IERISSIME<br />

Forse si è trattato di un benvenuto anticipato<br />

all’ora legale o di un errore di sincronizzazione,<br />

sta di fatto che per lungo<br />

tempo gli orologi dell’«ora unica» hanno<br />

segnalato l’ora sbagliata: 60 minuti in<br />

avanti. Ciò è accaduto, ironia della<br />

sorte, proprio ad un anno dalla loro ricomparsa<br />

in città. Gli orologi, inizialmente<br />

40, di questi solo dodici sono<br />

sopravvissuti alla guerra, erano sincronizzati<br />

tramite un segnale radiotrasmesso<br />

da Norimberga e, alla fine degli<br />

anni ’80, la loro manutenzione fu affidata<br />

all’Eav per una spesa annua di sette<br />

milioni di lire. Le carenze causate dalla ditta di Afragola che<br />

vinse l’appalto per la manutenzione sotto la giunta Bassolino<br />

nel ’95 e dell’Acea in seguito, resero necessari gli interventi<br />

di restauro del novembre 2008. Gli esemplari furono affidati<br />

alla Cittarredo, che impiegò lungo tempo per riportare<br />

la struttura e i quadranti degli orologi al loro antico splendore.<br />

Febbraio 2009, al momento dell’inaugurazione si scopre<br />

l’errore: il colore del sostegno in ghisa è diverso e il<br />

quadrante ha i numeri arabi anziché quelli romani. Inevitabili<br />

le lamentele dei cittadini che ora si sono dovuti abituare<br />

ai «nuovi» orologi non più dell’ora unica ma dell’ora errata.<br />

Leggendole adesso, fanno sorridere le parole con cui<br />

i giornali del 1931 accoglievano gli orologi: «L'iniziativa<br />

del Volturno elimina una deficienza da tutti lamentata e cioè<br />

la mancanza di orologi che funzionino costantemente: di<br />

orologi che non interrompano la loro attività per rendere<br />

inerti i loro meccanismi e per funzionare da motivi decorativi».<br />

Evidentemente i tempi non sono poi così cambiati.<br />

Sportello famiglia:<br />

iniziativa di successo<br />

Presso la Municipalità 1 è attivo da oltre<br />

un anno, grazie all’impegno dell’avvocato<br />

Antonella Esposito (nella foto), lo<br />

Sportello Famiglia: l’iniziativa si rivolge<br />

alle famiglie, alle coppie e ai singoli cittadini<br />

di Chiaia-Posillipo-S. Ferdinando<br />

per dare ad essi concreto sostegno tecnico<br />

sul fronte delle problematiche familiari.<br />

Il progetto, intanto, si è<br />

arricchito di un nuovo servizio, quello<br />

della conciliazione, che presta consulenze<br />

sui problemi legati al mondo del<br />

consumo e del risparmio gestito, fornendo<br />

anche consulenza legale/psicologica/sociale<br />

e di orientamento verso gli altri servizi<br />

territoriali esistenti, grazie alla presenza di un esperto.<br />

14 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />

Piazza San Luigi,<br />

vince il progetto «S’Move»<br />

Una piazza dinamica con panchine<br />

che si muovono lungo una serie di binari<br />

è l’idea del progetto «S’Move»,<br />

scelto tra gli otto in esposizione al Pan<br />

dal 5 marzo scorso nell’ambito della<br />

mostra-concorso «La convivialità urbana»<br />

organizzata dall´associazione<br />

di architettura e design «Napolicreativa»<br />

e realizzata grazie al sostegno<br />

della SudTirol Bank. Un esperimento di<br />

architettura partecipata che ha coinvolto<br />

154 architetti e prodotto 50 progetti<br />

per la riqualificazione di piazza<br />

San Luigi a Posillipo con lo scopo di stimolare<br />

un dibattito tra professionisti del settore, istituzioni<br />

e soprattutto cittadini sulla qualità di vita negli spazi urbani.<br />

Il gruppo vincitore, guidato dall´architetto Giuseppe<br />

Parità e composto dai giovanissimi Laura Riccardi, Serena<br />

Marra, Eduardo Bonifico e Daniela Buonanno, è<br />

stato premiato lo scorso 19 marzo con 2500 euro consegnati<br />

dal presidente della Municipalità I Fabio Chiosi alla<br />

presenza di Gennaro Polichetti, presidente dell'Ordine<br />

degli Architetti e di Aniello Palumbo assessore all'Urbanistica<br />

della Provincia di Napoli. Il progetto «S’Move» ha<br />

raccolto 268 preferenze su 1100 schede scrutinate, mentre<br />

le tavole non finaliste sono state votate sul sito www.laconvivialitaurbana.it<br />

per partecipare ad un premio di<br />

consolazione di 500 euro.<br />

Maschere<br />

a vicoletto Belledonne<br />

Vicoletto Belledonne a Chiaia si è vestito<br />

a festa in occasione dello scorso<br />

Carnevale. L’associazione «Artemisia»,<br />

laboratorio di arti creative e la boutique<br />

«Il cuore nello zucchero» hanno<br />

organizzato una manifestazione patrocinata<br />

dalla Municipalità I che ha<br />

visto protagonisti i tanti bambini della<br />

zona, tutti mascherati per il carnevale.<br />

Il vicoletto, addobbato con coreografici<br />

palloncini colorati, ha ospitato la<br />

sfilata delle bambine vestite da «Il<br />

cuore nello zucchero», seguita dalla distribuzione<br />

di dolcetti e infine dall’aperitivo<br />

pomeridiano per accontentare grandi e piccini. Nel<br />

corso della manifestazione il laboratorio «Artemisia» ha<br />

distribuito ai bambini maschere di feltro realizzate sul momento,<br />

mentre gli animatori del team «Loris» hanno allietato<br />

i passanti con giochi musicali, manipolazione di<br />

palloncini e la distribuzione di zucchero filato. Una giornata<br />

all’insegna dell’allegria promossa con l’obiettivo di<br />

valorizzare vicoletto Belledonne e le tante attività di artigiani<br />

e commercianti che lo animano e che hanno aderito<br />

con entusiasmo all’iniziativa.


L<br />

QUART<br />

IERISSIME<br />

Sguardi Lontani<br />

di Francesco Iodice<br />

La scienza, si sa, è l’osservazione della realtà,<br />

quindi evidente, palpabile ed alla portata di ogni<br />

buon osservatore; ma per guardare il mistero,<br />

interpretare l’esoterismo, ricercare i fantasmi<br />

occorre trasformarsi in «cronista<br />

dell’impalpabile» e la ricognizione ci porta alla<br />

ricerca del fantasma ritrovato per verificare se<br />

Napoli possa o debba essere considerata – come<br />

sostiene il mio caro amico Paolo F., esperto<br />

occultista ed il cui interesse per questo filone<br />

narrativo è nato con Edgar Allan Poe - la<br />

«capitale del mistero». Fra fenomeni<br />

paranormali e mille e più racconti, l’anima ed il<br />

pensiero anelano alla libertà e vagano per il<br />

non-definito; ma, chi la vede grigia e chi<br />

colorata ed allegra, c’è chi classifica Napoli fra le<br />

capitali planetarie (ma ignora cosa sono oggi Londra o<br />

New York), e chi la identifica con quella dei Quartieri<br />

Spagnoli, della Sanità o di Secondigliano; per altri si<br />

riduce a piazza del Plebiscito, via dei Mille o alla<br />

collina di Posillipo. Se ci sia o no un nesso tra tutte<br />

queste opinioni o se un fatto sia chiaro subito o non lo<br />

sarà mai, che importanza ha? È un gioco e non<br />

contiene messaggio alcuno (i messaggi li porta il<br />

postino, diceva Sciascia). Nella cultura popolare<br />

FANTASMI RITROVATI<br />

partenopea hanno sempre avuto un ruolo primario le<br />

storie di fantasmi, di leggende e di personaggi<br />

misteriosi per cui faremo un piccolo viaggio attraverso<br />

la Napoli dei misteri, una passeggiata nell’Ombra.<br />

Quante Napoli ci sono? C’è quella raccontata dagli<br />

scrittori, quella analizzata dagli studiosi, quella sentita<br />

ed interpretata dagli artisti, quella partorita<br />

dall’immaginario degli stranieri in buona o cattiva<br />

fede, e infine c’è la Napoli cresciuta nella mente e<br />

nell’animo dei suoi abitanti che ci hanno tramandato<br />

tanti «cunti» sull’esosterismo e sui suoi misteri. Le<br />

leggende sono tante, da quella di Maria d'Avalos e<br />

Donn'Anna Carafa per arrivare alle storie di Calata<br />

Marechiaro, Villa Imperiale, Villa Pierce, Villa degli<br />

Spiriti fino alla leggenda dello scoglio di Posillipo. È<br />

una rincorsa continua tra superstizione e religione,<br />

giocata lungo la tradizione pagano-esoterica; Benedetto<br />

Croce ha scritto che le leggende esprimono e<br />

contengono tendenze morali, politiche e soprattutto<br />

sentimentali; pertanto esse «sono il prodotto dello<br />

spirito collettivo, del genio della stirpe e dell’animo<br />

popolare». Ma ora è obbligatoria una domanda<br />

sibillina: ai fantasmi bisogna credere o no? Diceva<br />

Eduardo: «Se hai una bella moglie devi credere ai<br />

fantasmi» (imposizione per coprire quello che non vuoi<br />

vedere!). E chi la bella moglie non ce l’ha? In pubblico<br />

nega, ma in privato ci crede. Eccome!<br />

15 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />

A<br />

Il morso della Taranta<br />

di Paolo D’Angelo<br />

POGGIOREALE<br />

SHOCK<br />

chi non è capitato di sognare da bambino di voler diventare<br />

il super poliziotto pronto a tutto pur di sgominare la<br />

banda criminale di turno? Beh, anche io da bambino ho<br />

spesso giocato con la fantasia e nei miei giochi è capitato di fare<br />

il poliziotto, avevo tutto il necessario: un bel distintivo americano,<br />

la paletta, le manette e soprattutto una bellissima pistola giocattolo<br />

che sembrava così reale da farmi sentire un vero poliziotto.<br />

Il gioco era semplice: arrestare il cattivo che spesso era un povero<br />

amico costretto ad impersonare il criminale. Il cattivo tentava una<br />

fantomatica rapina ed io intervenivo con coraggio arrestando il<br />

malvivente, quindi, dopo averlo ammanettato, lo rinchiudevo<br />

nella stanza-carcere e la giustizia trionfava. Lo stimolo maggiore<br />

al gioco era dato da quei bellissimi film polizieschi americani,<br />

dove si vedevano uffici mozzafiato, macchine potenti e donne<br />

sempre innamoratissime del principale interprete. Che dire poi<br />

del carcere in cui rinchiudevano i cattivi? Vetri blindati sfavillanti,<br />

svariate fila di cancelli di ferro, corridoi di marmo lucidi come<br />

quelli dei palazzi reali, mense da far invidia al miglior centro<br />

commerciale, insomma, un carcere che garantiva qualità di vita<br />

ma anche certezza della pena al cattivo di turno. Purtroppo crescendo<br />

impariamo a capire che la realtà è a dir poco diversa<br />

dalla storia di un film americano e ciò accade sopratutto nella<br />

nostra città. Gli uffici sono fatiscenti, le auto spesso sono normalissime<br />

utilitarie, la vita di un poliziotto è difficilissima - provate a<br />

chiederlo ad uno di loro - per non parlare poi dello stipendio inadeguato.<br />

E del carcere? Che dire del nostro carcere di Poggioreale<br />

che solo a guardarlo da fuori sembra ormai più un<br />

monumento presepiale che un carcere? Eppure in quel «monumento»<br />

ci sono ben 2600 persone contro una capienza regolamentare<br />

prevista di circa 1400 unità. Ora, non voglio entrare nel<br />

merito tecnico delle problematiche del carcere di Poggioreale,<br />

nemmeno ne avrei la competenza, ma mi pongo una domanda<br />

che giro ai lettori amici di Chiaia Magazine: l’età adulta impone<br />

di ragionare e da oramai molto tempo ho capito che la realtà è<br />

ben diversa da un film americano, ma come è possibile che ancora<br />

oggi il primo quotidiano cittadino pubblichi un articolo dal<br />

titolo «Poggioreale, rapporto choc: carcere insicuro»? Il vero rapporto<br />

choc è che solo adesso se ne sono accorti! Meglio tardi che<br />

mai, parola della taranta.


w w w . i l 1 0 . i t<br />

anno II numero 3/4<br />

apri le 1O porte del piacere<br />

Questo mese abbiamo aperto per voi<br />

La Porta d’ingresso<br />

La Porta magica<br />

la porta del gol<br />

L’imPorta<br />

La Porta segreta<br />

La Porta sul rètro


anno due n.3 / 4 marzo aprile 2010<br />

Periodico edito da Associazione Napoli<br />

Via Carlo Poerio, 89/A<br />

80121 Napoli<br />

DIRETTORE EDITORIALE<br />

Marco Mansueto<br />

DIRETTORE RESPONSABILE<br />

Alessandra Fabbroni<br />

COMITATO DEL GARANTE DEI LETTORI<br />

Raffaele Bellucci<br />

Giuseppe Savona<br />

Gabriella Napoli<br />

ART<br />

Ferdinando Polverino De Laureto<br />

STAMPA<br />

Arti grafiche Litho 2<br />

Via Principe di Piemonte 118 - Casoria<br />

(Napoli)<br />

Tel. 081.19577163<br />

Sito web: www.il10.it<br />

Iscrizione al Tribunale di Napoli<br />

N° 7 del 03/02/2009<br />

Iscrizione ROC 16538<br />

In copertina 1O sembra la<br />

testata del <strong>magazine</strong> ma non lo<br />

è: 1O diventa così una parte<br />

integrante della PASS1ONE.<br />

Forse quella più evidente.<br />

Semplicemente la CHIAVE<br />

d’eccellenza che conduce alle<br />

1O PORTE DEL PIACERE<br />

selezionate di volta in volta, che<br />

il lettore dovrà aprire con<br />

curiosità (fra quelle che ogni<br />

mese la redazione selezionerà)<br />

magari anche solo “sbirciando”<br />

dal buco della serratura. Ogni<br />

PORTA rappresenta un<br />

pretesto per consentire al lettore<br />

di spaziare dove non è mai<br />

stato. O, meglio, dove in fondo<br />

vorrebbe essere. Una CHIAVE<br />

D’ACCESSO per tutto ciò che<br />

è aspettativa, pulsione e<br />

desiderio, fonte inesauribile di<br />

idee, viaggi in luoghi del buon<br />

vivere e non, incontri con<br />

personaggi must, curiosità,<br />

divertissement ma anche una<br />

miriade di aspetti della realtà<br />

che gioco non sono.<br />

Grande<br />

successo per la<br />

quattordicesima edizione<br />

della Borsa Mediterranea del<br />

Turismo a Napoli, tenutasi dal<br />

26 al 28 marzo alla Mostra<br />

D’Oltremare, che ha fatto<br />

registrare il 9% di presenze in più<br />

rispetto all’anno scorso. Tra gli stand<br />

espositivi più curati della rassegna<br />

ha molto ben figurato quello allestito<br />

dalla Provincia di Napoli, su<br />

iniziativa dell’assessore al Turismo<br />

dell’Ente di piazza Matteotti, Valeria<br />

Casizzone (nella foto insieme al<br />

presidente della provincia di Napoli<br />

Luigi Cesaro). Il bianco e il nero sono<br />

stati scelti come colori dominanti<br />

dell’area espositiva, realizzata con<br />

particolare cura dei dettagli, sia nel<br />

design che nella galleria fotografica<br />

a tema.<br />

Ad animare il tutto, i grandi prodotti<br />

gastronomici, naturali e di<br />

artigianato della Campania come la<br />

pasta e i vini di Gragnano, la pietra<br />

della Solfatara, le creazioni di Borgo<br />

Orefici, le specialità della Costiera<br />

Sorrentina, il pomodorino del<br />

Vesuvio e il caffé «Lazzarella» di<br />

Pozzuoli, prodotto dalle detenute<br />

della Casa circondariale della<br />

cittadina flegrea. «La Borsa<br />

Mediterranea del Turismo è stata<br />

l'occasione per promuovere le<br />

risorse del nostro territorio - ha<br />

affermato il presidente della<br />

Provincia di Napoli Cesaro, nel<br />

corso della sua visita allo stand<br />

dell'Ente - risorse che possono<br />

concorrere, in maniera risolutiva,<br />

a un prezioso sviluppo integrato<br />

e a un nuovo protagonismo<br />

turistico che possa<br />

coinvolgere tutta la filiera<br />

della nostra<br />

produzione,<br />

II<br />

SPIRAGLI<br />

BMT,<br />

la Provincia<br />

e lo stand<br />

delle<br />

eccellenze<br />

dall'enogastronomia<br />

fino alla cultura. La<br />

grande affluenza di visitatori<br />

- ha aggiunto - e di addetti ai<br />

lavori conferma l'interesse che<br />

c'è attorno al prodotto turistico<br />

della provincia di Napoli, una delle<br />

nostre principali attrazioni».<br />

«Stiamo lavorando - ha affermato<br />

l’assessore Casizzone - a un piano<br />

di progetti turistici che possano “fare<br />

sistema” con tutte le realtà positive e<br />

sane del territorio e puntare ad un<br />

"turismo policentrico” che da Napoli<br />

abbracci tutto il circondario». Tra gli<br />

oltre 4000 visitatori accorsi<br />

quest’anno, anche il neo-presidente<br />

della Regione Campania, Stefano<br />

Caldoro, che si è recato alla BMT<br />

durante la campagna elettorale,<br />

dimostrando grande entusiasmo per<br />

l’iniziativa dell’Ente provinciale,<br />

avendo già affrontato il tema per il<br />

progetto “Il futuro di Roma capitale”.<br />

In questo numero hanno scritto<br />

Rita Giuseppone<br />

Laura Cocozza<br />

Alvaro Mirabelli<br />

Luca Saulino


A febbraio<br />

ha ricevuto il Nastro<br />

d’argento come miglior<br />

attore protagonista per il<br />

corto “Fuori uso”.<br />

IV/Gian Marco Tognazzi:<br />

che noia il cinema di moda!<br />

L’intervista


Che noia<br />

il cinema<br />

di moda!<br />

IV


AA<br />

febbraio ha<br />

ricevuto il Nastro<br />

d’argento come miglior<br />

attore protagonista per il<br />

corto “Fuori uso”. Un corto<br />

tutto napoletano se si considera<br />

il regista e sceneggiatore<br />

(Francesco Prisco), la produzione<br />

(Run Communication dei fratelli<br />

Andrea e Alessandro Cannavale),<br />

le location (casa Cannavale, i<br />

bagni della scuola media Tito Livio<br />

di Chiaia, un’area di servizio a<br />

Frattamaggiore). Lui è Gian Marco<br />

Tognazzi, figlio del grande Ugo:<br />

come il padre, una vita stregata dai<br />

copioni. Attualmente è in teatro con<br />

il testo di Friedrich Durrenmatt,<br />

“Die Panne”, conosciuto anche per<br />

l'adattamento nel film di Ettore<br />

Scola; a maggio, invece, tornerà<br />

sul grande schermo nel film di<br />

Claudio Fragrasso, “Le ultime 56<br />

ore”. Intanto sta girando<br />

“Maledimele”, un film sul tema<br />

dell’anoressia, diretto da Marco<br />

Pozzi e “Vorrei vederti ballare”, del<br />

giovane regista esordiente Nicola<br />

Deorsola.<br />

Come è nata l’idea di interpretare<br />

il corto di Francesco Prisco?<br />

È nato tutto via mail. Lui mi aveva<br />

inviato la sceneggiatura, a me era<br />

piaciuta subito e gli avevo detto<br />

di Laura Cocozza<br />

che l’avrei girato. Ma Francesco<br />

poi ha insistito che vedessi il suo<br />

primo corto prima di decidere. Mi<br />

ha divertito molto il suo approccio.<br />

Mi ha detto: devi vederlo, mi è<br />

costato 40 euro e magari ti fa<br />

schifo come giro. È venuto a<br />

portarmelo a Roma, qui a casa. Lo<br />

abbiamo visto insieme, mi è<br />

piaciuto un casino e gli ho subito<br />

confermato la volontà di girare con<br />

lui. Siamo diventati molto amici e<br />

sicuramente faremo un altro corto<br />

insieme. Stiamo valutando diverse<br />

idee nel cassetto. Apprezzo molto<br />

le sue storie e la sua capacità di<br />

scrittura e di narrazione.<br />

Dovrebbe fare un<br />

lungometraggio perché ha le<br />

doti giuste.<br />

Torniamo al corto Fuori<br />

uso…<br />

Fuori uso è<br />

una chicca. Ha<br />

collezionato consensi e<br />

premi, fino a raggiungere<br />

l’ottimo risultato del Nastro<br />

d’argento. È uno dei<br />

riconoscimenti cinematografici più<br />

prestigiosi in Italia, soprattutto per<br />

i corti perché è più difficile vincere<br />

se si considera che se ne<br />

producono tra i 500 e i 600<br />

l’anno, a fronte dei pochi<br />

lungometraggi.<br />

Come è stato girare il corto?<br />

C’era molto affiatamento sul set e<br />

un feeling speciale con la<br />

produzione. Tutti erano protesi a<br />

realizzare il film nei tempi previsti,<br />

cioè 4 giorni, e a risolvere anche<br />

gli inconvenienti che si sono<br />

verificati durante le riprese.<br />

Quali inconvenienti?<br />

Francesco ha deciso di girare il<br />

corto con una particolare<br />

cinepresa, disponibile a Napoli<br />

solo in due esemplari. Il primo<br />

giorno che l’abbiamo montata, si è<br />

rotta. Ho apprezzato molto<br />

l’atteggiamento suo e della<br />

squadra per l’invidiabile calma<br />

dimostrata. Io caratterialmente<br />

sono molto diverso e poiché sul<br />

lavoro sono scientifico, mi altero<br />

con facilità se ci sono inconvenienti<br />

di questo tipo che ti fanno perdere<br />

mezza giornata di lavoro.<br />

A proposito di carattere, cosa c’è<br />

di suo padre nel suo?<br />

Noi fratelli abbiamo tutti qualcosa<br />

in comune con nostro padre, sia un<br />

aspetto caratteriale o somatico o<br />

solo per il modo di affrontare le<br />

cose. Io ho la necessità di dover<br />

sempre impiegare il mio tempo<br />

per qualcosa di utile, sia sotto il<br />

profilo professionale che<br />

umano. Ad esempio, per<br />

me non ha senso<br />

viaggiare solo<br />

V<br />

per svago: ci<br />

deve essere sempre<br />

un motivo. E se non è per<br />

lavoro, almeno deve esserlo<br />

per incontrare persone e amici<br />

che magari ho dovuto tralasciare<br />

proprio per esigenze lavorative.<br />

Da mio padre ho ereditato la<br />

dedizione al lavoro e la capacità di<br />

adattarmi alle situazioni. Lui stava<br />

bene con tutti e trattava con tutti,<br />

dal giornalaio al Presidente della<br />

Repubblica.<br />

E la cucina?<br />

Ricky è lo chef di famiglia. Io ho<br />

preferito evitare quest’altro fardello<br />

di confronto, visto che sono l’unico<br />

ad aver scelto di fare<br />

esclusivamente la stessa professione<br />

di mio padre… già devo subire<br />

raffronti sulla recitazione, volevo<br />

evitare anche quelli sui fornelli,<br />

nonostante io fossi il suo<br />

assaggiatore ufficiale.<br />

Davvero?<br />

Sì, ma lo facevo solo perché così<br />

potevo stare seduto a tavola con i<br />

suoi ospiti e sentire parlare di<br />

cinema.<br />

C’è un film italiano che l’ha colpita<br />

particolarmente o che le sarebbe<br />

piaciuto interpretare?<br />

Non faccio mai classifiche né a<br />

proposito di cinema né di musica.<br />

Guardo i film e ascolto la musica, e<br />

basta. Sono onnivoro, in questo<br />

senso, anche perché credo che tutti<br />

i film, belli o brutti, possano<br />

insegnare qualcosa ad un attore.<br />

Escludo solo quelli dell’horror,<br />

perché è un genere che non mi ha<br />

mai incuriosito.<br />

Quindi anche quando<br />

guarda un film non lo fa mai<br />

per puro svago?<br />

Vedo e mi godo i film sempre sotto il<br />

profilo professionale. Come le ho<br />

detto, devo fare sempre qualcosa di<br />

utile. L’unica differenza è che il mio<br />

giudizio è più libero se guardo un<br />

film che non è stato girato da<br />

qualche amico, mentre se conosco<br />

chi lo ha realizzato, mi sento più<br />

coinvolto e comincio a fare<br />

una serie di valutazioni<br />

rispetto al lavoro e alle<br />

scelte fatte.


FUORIUSO<br />

di Francesco Prisco<br />

Fiction | Italia | 2008 | HDV | 22 min.<br />

Gildo Bonelli è un riottoso venditore di polizze vita.<br />

Durante una delle sue numerose soste all'autogrill,<br />

si imbatte in una scritta impressa su una mattonella<br />

in bagno. Da quel momento, piomba in una vera<br />

e propria ossessione d'amore...<br />

La scheda<br />

Francesco Prisco ha iniziato la sua carriera di regista con il<br />

cortometraggio Il diavolo custode, a cui hanno fatto seguito<br />

Storie di talent (cm.), 127 battiti (Spot contro l’uso dei fuochi<br />

illegali con protagonista Silvio Orlando), La mezz’ora (spot<br />

sociale per la Provincia di Napoli, con Enzo Cannavale).<br />

Regia Francesco Prisco<br />

Sceneggiatura Francesco Prisco - Carlo Montariello<br />

Fotografia Ettore Cestari<br />

Montaggio Dino Negri<br />

Musica Musiche Originali di Sergio Cammariere<br />

Interpreti Gian Marco Tognazzi, Sonia Aquino<br />

Francesco Procopio, Imma Villa<br />

Produzione RUN COMUNICAZIONE<br />

VI<br />

Scatti dal set di Fuoriuso<br />

NELL’ALTRA PAGINA:<br />

In alto, il regista Francesco Prisco<br />

in basso, Sonia Aquino


Come è Gian<br />

Marco sul set?<br />

Non sono uno di quelli<br />

che appena ha finito di<br />

girare una scena si piazza<br />

davanti al monitor per rivederla.<br />

Non mi piace questa tendenza<br />

adottata da molti miei colleghi.<br />

Preferisco non interferire col lavoro<br />

del regista ma affidarmi a lui e<br />

guardare il film finito. A teatro è<br />

diverso, sono io che decido cosa<br />

succede ogni sera.<br />

Il 2010 è un anno importante per<br />

lei perché è in uscita con tre film…<br />

Di questi tre, però, l’uscita nelle<br />

sale a fine maggio è certa solo per<br />

Le ultime 56 ore di Claudio<br />

Fragrasso. Un film intenso, di<br />

denuncia, che racconta la storia di<br />

un gruppo di soldati che cinque<br />

anni dopo il ritorno da una<br />

missione in Kosovo decidono di<br />

barricarsi in un ospedale e gli<br />

vengono imposte 56 ore come<br />

ultimatum per arrendersi.<br />

Fragrasso dimostra che anche in<br />

Italia si possono fare film d’azione<br />

e di impegno sociale, a differenza<br />

di ciò che si dice. Il film ha<br />

rispettato la bellissima<br />

sceneggiatura che prende spunto<br />

dalla realtà per poi romanzarla,<br />

come è giusto che si faccia per un<br />

film, che altrimenti diventa un<br />

documentario. Difficilmente mi<br />

sbilancio a dare certi giudizi, ma<br />

in questo caso mi sento di dire che<br />

questo ha tutte le caratteristiche per<br />

diventare un successo.<br />

Però sono in uscita anche<br />

Maledimele di Marco Pozzi e<br />

Vorrei vederti ballare di Nicola<br />

Deorsola.<br />

L’uscita per queste due pellicole è<br />

prevista per ora solo per i festival.<br />

Ciò significa che poi dovranno<br />

trovare una distribuzione e non è<br />

facile in Italia. Perché il sistema<br />

cinematografico è abbandonato a<br />

se stesso, ingabbiato in una legge<br />

che risale al 1945 e che ha<br />

trasformato un’industria che<br />

produceva 300 film ogni<br />

anno, in un’impresa<br />

artigiana che ne<br />

produce ora solo<br />

30, di cui sì e<br />

no 15 vanno in<br />

distribuzione nelle sale.<br />

Purtroppo però nessuno se<br />

ne preoccupa. E il risultato è<br />

anche che non è la qualità del<br />

film a fare la differenza. Nel<br />

2000, ad esempio, Prime luci<br />

dell’Alba di Lucio Gaudino è stato<br />

l’unico film italiano in concorso a<br />

Berlino e non è mai stato<br />

distribuito.<br />

E cos’è allora che fa la differenza?<br />

L’Italia è la fabbrica delle mode.<br />

Non conta cosa sai fare ma quanto<br />

sei riconoscibile: l’importante è<br />

quanto sei personaggio. E questo è<br />

il motivo per cui nel nostro<br />

paese il mestiere dell’attore<br />

lo fanno tutti. Altrove è<br />

molto più<br />

difficile,<br />

bisogna studiare e<br />

acquisire una grande<br />

professionalità. Siamo invasi<br />

da attori che fanno i<br />

personaggi che poi vengono<br />

dimenticati perché passano di<br />

moda. Sullo schermo interpretano<br />

sempre se stessi e non i soggetti<br />

cinematografici in cui dovrebbero<br />

calarsi. Non voglio essere<br />

polemico ma dico la realtà delle<br />

cose. Io pago il fatto che non amo<br />

fare me stesso ma, al contrario,<br />

preferisco andare incontro al<br />

personaggio che devo<br />

rappresentare e analizzarlo,<br />

cercando sia i punti di contatto tra<br />

me e lui sia le differenze. Lo trovo<br />

molto più stimolante: che<br />

divertimento c’è a fare sempre se<br />

stesso con un vestito diverso,<br />

fingendo di essere timido o<br />

innamorato o altro? I miei colleghi<br />

che lo fanno mi annoiano. Penso<br />

invece a Gian Maria Volonté, a<br />

Gassman, a mio padre che ogni<br />

volta erano diversi, pur<br />

mantenendo una loro forte<br />

caratterizzazione. Era quello il<br />

fascino dell’attore che oggi si è<br />

perso.<br />

Che cosa direbbe, allora ad un<br />

giovane che volesse intraprendere<br />

il mestiere di attore?<br />

Da mio padre ho ereditato la dedizione al lavoro e la capacità di adattarmi alle situazioni<br />

VII<br />

Che deve essere pronto a fare<br />

sacrifici e rinunce se vuole<br />

lavorare a teatro, che poi è quello<br />

che ti assicura il lavoro per 3-4<br />

mesi l’anno e certo non può<br />

escluderlo. Che ci sono periodi in<br />

cui le cose girano ed altri in cui<br />

stanno completamente ferme; che<br />

il successo non è solo bravura;<br />

che ci sono circoli chiusi dove non<br />

si può entrare; che ci sono registi<br />

che lavorano sempre con gli stessi<br />

attori e distributori che<br />

distribuiscono sempre gli stessi<br />

film e per questo si fanno sempre<br />

gli stessi tipi di film; che se gli<br />

gira bene può riuscire a fare<br />

l’attore a prescindere dalla<br />

sua professionalità e dalla<br />

sua bravura. E magari<br />

farà anche il botto.


All’assalto di Facebook<br />

La passione<br />

per il Calcio Napoli dilaga<br />

anche sul social network<br />

Facebook. Tra i gruppi<br />

più attivi in rete figura il «S.S.C.<br />

Napoli Facebook Fan Club», fondato<br />

da due tifosi «illustri» quali<br />

Antonio Squitieri, noto imitatore e<br />

volto delle tv private campane, conosciuto<br />

come «1000 voci», e Carmine<br />

Montuosi, organizzatore di<br />

eventi sportivi. Tra gli oltre 4.000<br />

iscritti al gruppo, gli ex calciatori Luciano<br />

Marangon, addetto al marketing<br />

ed alla comunicazione del S.S.C.<br />

Napoli Fan Club, e Roberto Scarnecchia.<br />

Per festeggiare la nascita del<br />

Fan Club, a fine campionato è prevista<br />

una cena-spettacolo con ospiti di<br />

riguardo, tra cui inviati sportivi e<br />

giornalisti, artisti, calciatori azzurri,<br />

tifosi e simpatizzanti. In vista dell’evento<br />

il gruppo si pone l’ambizioso<br />

obiettivo di raggiungere la quota record<br />

di ben 6.000 iscritti.<br />

<strong>LA</strong>PORTA<br />

DELGOL<br />

XI/Chiamateci «Patute»<br />

In qualunque angolo del mondo c’è un bambino che tira calci<br />

ad un pallone e milioni di adulti che vorrebbero essere quel bambino


«Seppelliteci qui»,<br />

90 minuti tutti da leggere<br />

Una data resterà impressa nelle menti e nei cuori di<br />

tutti i tifosi del Napoli: il 31 ottobre 2009, passato alla<br />

storia come il giorno della grande vittoria, con rimonta,<br />

per 3-2 del Napoli contro la Vecchia Signora<br />

del calcio, la Juventus, sul campo dell’Olimpico di Torino.<br />

In quell’occasione Raffaele Auriemma, giornalista<br />

sportivo del quotidiano «Roma» e telecronista<br />

«fazioso» per Mediaset Premium, si produsse in<br />

un’esultanza che è rimasta simbolo di quella giornata<br />

storica. «Seppelliteci qui», infatti, oltre a rappresentare<br />

il grido di gioia che ha raggiunto le case<br />

dei tanti tifosi collegati, è anche il titolo del libro<br />

che Raffaele Auriemma ha pubblicato con la Graf.<br />

Undici eroi in casacca azzurra, undici capitoli, 90 minuti<br />

vissuti appassionatamente animano il volume che Auriemma<br />

ha presentato di recente nella sede dell'Ente<br />

Provinciale del Turismo di Napoli, a Palazzo Partanna.<br />

Con lui, a ripercorrere quelle magiche emozioni, l'amministratore<br />

dell'Ept, Dario Scalabrini, l'editore Luciano<br />

Chirico, il presidente dell'Ordine dei Giornalisti della<br />

Campania, Ottavio Lucarelli, e uno degli ex calciatori<br />

del Napoli che i tifosi ricordano con maggior affetto, il<br />

portiere Pino Taglialatela. La prefazione del libro è a<br />

cura di un altro napoletano doc, Nino D’Angelo, ospite<br />

d’onore della presentazione del 23 marzo alla Feltrinelli<br />

di piazza dei Martiri.<br />

«A bordocampo» con Enrico Varriale<br />

Il primo marzo presso il Centro Tecnico Federale di Coverciano<br />

è stato presentato il libro di Enrico Varriale «A<br />

bordocampo. Il calcio oltre la linea bianca», edito da<br />

Testepiene per Graf. Alla presentazione, tenutasi durante<br />

il ritiro della Nazionale in vista dell’amichevole<br />

Italia-Camerun che si è giocata il 3 marzo a Montecarlo,<br />

hanno preso parte il presidente della Figc<br />

Giancarlo Abete, il direttore generale Figc Antonello<br />

Valentini e il commissario tecnico della Nazionale<br />

Marcello Lippi, che ha firmato la presentazione del<br />

volume. Varriale, napoletano, classe 1960, ha cominciato<br />

giovanissimo la sua carriera di giornalista<br />

sportivo collaborando con Il Mattino e i settimanali<br />

sportivi Sport Sud e lo Sport del Mezzogiorno. Inviato<br />

di punta del «Processo» di Biscardi e dal ’90 in poi della<br />

Rai per i mondiali di calcio, ha saputo cogliere con occhio<br />

attento tutto ciò che succedeva in campo ma soprattutto<br />

oltre quella linea bianca, il confine che separa<br />

il grande campione dall’uomo. Una visione a 360° su<br />

storie, aneddoti, persone e personaggi legati al gioco del<br />

calcio e i suoi protagonisti più amati e controversi: da<br />

Lippi a Cannavaro, da Collina a Maradona, senza dimenticare<br />

le questioni legate al conflitto tra Rai e Sky ripercorrendo<br />

esperienze, incontri, scontri, successi e<br />

sconfitte, per consegnare al lettore una nuova chiave di<br />

lettura del pallone.<br />

X<br />

AAnche<br />

il pallone<br />

ha le sue «quote<br />

rosa». Fino a una dozzina di<br />

anni fa il nostro calcio era fatto<br />

di cliché che vedevano gli uomini<br />

allo stadio e le donne a casa mentre<br />

dappertutto risuonava la radiocronaca<br />

di «Tutto il calcio minuto per minuto».<br />

Adesso invece lo scenario è<br />

notevolmente cambiato: non è raro sorprendere<br />

donne discutere dello schema<br />

ad albero di Natale, mentre gli uomini,<br />

anche gli Ultras più sfegatati, impossibilitati<br />

a seguire le notturne, gli anticipi<br />

e i posticipi, si sono arresi alla più comoda<br />

accoppiata divano-parabola.<br />

Così lo stadio è diventato terreno di<br />

conquista anche per le donne, di tutte le<br />

età, con la testa nel pallone. Chi le<br />

guarda con diffidenza, pensando che<br />

le tifose apprezzino più la bellezza dei<br />

calciatori che la loro bravura, dovrà ricredersi:<br />

sono competenti, devote e non<br />

esitano a bacchettare il loro beniamino<br />

quando sbaglia una partita. Sono le<br />

«patute» del Napoli, ragazze dal sangue<br />

azzurro provenienti da ogni parte<br />

della città. La squadra ormai ha imparato<br />

a conoscerle: vanno allo stadio, seguono<br />

gli allenamenti, commentano<br />

schemi e risultati su internet, organizzano<br />

raduni e spesso salutano i calciatori<br />

all’aeroporto prima della partenza<br />

per una trasferta importante o al ritorno<br />

di un match vittorioso. Il difensore Fabiano<br />

Santacroce, ad esempio, ha un<br />

rapporto molto amichevole con loro e<br />

spesso passa a salutarle scrivendo sul<br />

forum a lui dedicato che conta circa<br />

una sessantina di iscritti. L’amministratrice<br />

del forum Ylenia, 24 anni e una<br />

laurea in Ortottica, ha creato questo<br />

spazio per riunire tutte le ragazze (e<br />

anche qualche ragazzo) che seguono il<br />

Napoli e che, durante le lunghe ore allo<br />

stadio o fuori al centro sportivo di Castelvolturno<br />

per strappare una foto o un<br />

autografo, sono diventate come una famiglia.<br />

Divise dal gusto estetico (insieme<br />

a Santacroce i più «ammirati»<br />

dalle tifose rosa sono Contini, Mannini<br />

e Blasi, ceduti dalla società ad altre<br />

squadre) ma unite e concordi quando<br />

si tratta di commentare le questioni<br />

inerenti al Napoli, dal mercato alla<br />

prestazione dei singoli e della squadra<br />

che, a loro dire, è stata «resuscitata»<br />

dall’allenatore<br />

Mazzarri. Aspettando il ritorno<br />

in campo


dell’«Imperatore<br />

Nerone» (soprannome<br />

di Santacroce, al<br />

momento ancora infortunato),<br />

sostengono i nuovi acquisti Campagnaro<br />

e Cigarini e i campioni che<br />

stentano a ritrovare la condizione ottimale<br />

(ad esempio Hamsik e Quagliarella),<br />

penalizzati, secondo le tifose<br />

azzurre, dalla forte pressione della<br />

piazza partenopea. «Spesso - racconta<br />

Michela, 25 anni, studentessa di Lettere<br />

Moderne e “patuta” doc - mi sono trovata<br />

a difendere i giocatori durante le<br />

discussioni sul Napoli che scaturiscono<br />

in strada. La maggior parte dei tifosi<br />

non capisce che sono ragazzi come<br />

tanti e anche loro possono sbagliare».<br />

Le svariate chiacchiere che circolano<br />

nell’ambiente sulla vita notturna non<br />

proprio morigerata dei calciatori non<br />

minano la fiducia che le tifose ripongono<br />

nei loro idoli: «Quando la squadra<br />

gioca bene e vince - continua<br />

Michela - si tende a non dare ascolto a<br />

Chiamateci «Patute»<br />

di Rita Giuseppone<br />

queste voci. L’accanimento per il pettegolezzo<br />

esce fuori quando le cose<br />

vanno male. Nel caso di Fabiano (Santacroce,<br />

al quale fu ritirata la patente<br />

per guida in stato di ebbrezza) ha inciso<br />

anche un po’ di sfortuna, ad un ragazzo<br />

di 23 anni può capitare di<br />

commettere qualche sciocchezza».<br />

Molto più concrete dei loro «colleghi»<br />

uomini, le ragazze del Napoli non si<br />

sono lasciate sedurre dal sogno Champions<br />

ma sperano e credono che l’Europa<br />

League sia alla portata della<br />

squadra azzurra, anche grazie al sostegno<br />

della tifoseria partenopea: «I veri<br />

tifosi - dicono - sono quelli corretti, che<br />

amano il calcio non i ribelli che causano<br />

disordini in trasferta. Al San Paolo<br />

siamo tutti come una grande famiglia».<br />

Una famiglia sempre più a tinte rosa.<br />

XI<br />

Azzurro<br />

tinto di rosa


Ogni<br />

favola<br />

è un gioco<br />

ed è vera<br />

soltanto<br />

a metà<br />

XIV/Cimmino: lavorate un’ora più degli altri


D«Dopo<br />

tanto<br />

lavorare, ora ho<br />

bisogno di qualcosa di<br />

veramente stimolante per<br />

continuare a farlo. Per questo<br />

mi sono creato delle nicchie<br />

creative all’interno delle aziende<br />

guidate dai miei figli. Figli di cui, lo<br />

ammetto, sono molto orgoglioso».<br />

Si racconta così, Luciano Cimmino,<br />

76 anni portati con la giusta dose di<br />

consapevolezza, lo sguardo di un<br />

ragazzo con gli occhi sempre aperti<br />

sul mondo e la fantasia lasciata a<br />

briglia sciolta. È grazie a questa che<br />

oggi si diverte a fare il deus ex<br />

machina nelle aziende dei figli<br />

Gianluca e Barbara, facenti capo ai<br />

marchi in franchising Yamamay e<br />

Carpisa, leader rispettivamente nei<br />

settori intimo-mare e pelletteria di<br />

fascia accessibile. Sua è, ad<br />

esempio, l’idea della valigia<br />

assicurata, che ha fatto fare un<br />

balzo in avanti al fatturato e alla<br />

popolarità di Carpisa, e suo è anche<br />

il copyright del marchio stesso<br />

Yamamay, nato per caso da una<br />

lettura. «In un libro che stava<br />

leggendo mia moglie mi colpì il<br />

nome di questo baco da seta che<br />

faceva il suo bozzolo (Bombix<br />

Yamamay) sulle colline giapponesi.<br />

Stavamo cercando il nome per il<br />

nuovo marchio e così decidemmo<br />

per quello». Era il 2001, l’anno in<br />

cui, dopo aver liquidato la<br />

partecipazione nella Original<br />

Marines, l’azienda da lui fondata e<br />

poi portata avanti per dieci anni,<br />

Cimmino decide di lasciare il campo<br />

ai due figli. «Ho deciso che era<br />

giunto il momento di fare un passo<br />

indietro e dare loro l’opportunità di<br />

dimostrare le proprie capacità. E lo<br />

hanno fatto, cominciando veramente<br />

da zero, investendo i loro risparmi.<br />

Certo, avevano già un’esperienza<br />

alle spalle, maturata affiancandomi<br />

nel lavoro. Barbara, ad esempio,<br />

ora è responsabile della gestione<br />

marketing del prodotto delle due<br />

aziende, ed è molto brava, ma ha<br />

un’esperienza più che decennale,<br />

perché ha cominciato con me<br />

nell’87. E Gianluca, che è<br />

l’amministratore delegato di<br />

Yamamay con delega alla<br />

comunicazione, è lui<br />

che ha inventato<br />

Regole,<br />

intuizioni<br />

e<br />

successi<br />

del<br />

patron di<br />

Carpisa e<br />

Yamamay<br />

Cimmino:<br />

lavorate un’ora<br />

più degli altri


molte campagne promozionali per i<br />

due marchi, tra cui l’ultima, la<br />

“green revolution”, progetto basato<br />

sulla ecocompatibilità e sul riciclo».<br />

Dal 2001 i due giovani sono entrati<br />

in società prima con la famiglia<br />

Garda, industriali varesini di lunga<br />

di Laura Cocozza<br />

esperienza nel settore dell’intimo e<br />

poi con la famiglia Carlino,<br />

napoletani specializzati nel campo<br />

della pelletteria. Per sé Cimmino non<br />

ha voluto incarichi societari, se non<br />

un ruolo di consigliere all’interno di<br />

Yamamay. «Vedo troppi miei<br />

colleghi imprenditori che soffocano<br />

le aspirazioni dei loro figli con la<br />

loro costante presenza: non voglio<br />

fare lo stesso errore». Ai figli dice di<br />

non aver mai dato particolari<br />

consigli, ma di aver trasmesso loro<br />

alcuni valori attraverso il suo<br />

esempio. «Ho sempre mantenuto<br />

un’estrema chiarezza e<br />

correttezza nei rapporti<br />

professionali ed ho sempre<br />

creduto che per riuscire<br />

a fare meglio dei<br />

concorrenti bastava lavorare un’ora<br />

in più degli altri. Ed avere un sogno<br />

nel cassetto da realizzare». L’ultima<br />

sfida di Cimmino, in ordine di<br />

tempo, è stata di creare una linea di<br />

prodotti beauty per Yamamay. Sono<br />

due anni che ci lavora ed è andato<br />

persino nella foresta amazzonica<br />

per trovare gli ingredienti più<br />

efficaci. A parte un’invasione di<br />

scimmie nella stanza d’albergo, tutto<br />

è andato a meraviglia ed è tornato<br />

con ingredienti naturali ma molto<br />

innovativi che saranno alla base<br />

della prossima linea di creme solari,<br />

abbronzanti e tonificanti.<br />

Un tonificante, di altro genere,<br />

servirebbe anche all’economia<br />

italiana: «È dagli anni ’70 che non<br />

si fa altro che parlare dei diritti e<br />

mai dei doveri, ed oggi se ne<br />

pagano le conseguenze. L’Italia<br />

viaggia con un’andatura<br />

lentissima rispetto agli altri<br />

paesi, europei ma<br />

soprattutto asiatici. Per<br />

non parlare di<br />

XV<br />

«Casa<br />

Carpisa», all’Interporto<br />

di Nola è il nuovo<br />

quartier generale dell'azienda:<br />

quattro piani, 10<br />

mila mq coperti, in cui oltre a<br />

una scuola di formazione, c’è<br />

tutto quanto possa servire ai<br />

150 collaboratori che vi lavorano.<br />

Sono 430 i negozi del<br />

marchio sparsi in Italia e all’estero<br />

(Spagna, Serbia, Grecia,<br />

Germania); ogni anno<br />

vengono venduti 13mila pezzi<br />

per un fatturato che nel 2009<br />

ha toccato i 115 milioni di euro.<br />

Il fenomeno Yamamay, invece,<br />

Le aziende<br />

in cifre<br />

conta più di 500 negozi di cui<br />

70 all’estero. Lo store più<br />

grande della catena è a Colonia<br />

(400 metri quadri); Il marchio<br />

ha inaugurato uno shop in the<br />

shop a Tirana e un corner nell’aeroporto<br />

di Manchester. Tra<br />

un mese aprirà a Barcellona,<br />

precisamente sulle Ramblas un<br />

quinto negozio al posto di Massimo<br />

Dutti. Per l’estate, invece,<br />

il marchio sbarcherà ad Ibiza<br />

Napoli: sono tre anni che devono<br />

ripavimentare via Marina ed ancora<br />

è una gruviera». La soluzione è<br />

sempre la stessa: bisogna<br />

rimboccarsi le maniche e lavorare<br />

un’ora più degli altri. «Questo è<br />

l’unico segreto per farcela: siamo<br />

tutti più o meno dotati di talento, e<br />

quindi chi si applica di più riesce di<br />

più.<br />

Credo che i miei figli l’abbiano<br />

assimilato fin troppo bene: ora di<br />

tanto in tanto cerco di ricordar loro<br />

che il lavoro non è tutto nella vita<br />

ma non mi ascoltano proprio.<br />

Ecco, a volte mi sento un po’<br />

responsabile del fatto che non<br />

si divertono<br />

abbastanza».


L'amore è la sorpresa di scoprirti,<br />

di scoprire la dolcezza<br />

di una carezza,<br />

la gioia di starti vicino.<br />

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XVIII/Il Grande Orecchio<br />

Negli ultimi<br />

tre anni sono<br />

aumentate in modo<br />

clamoroso le<br />

intercettazioni telefoniche<br />

ed ambientali eseguite<br />

nell’ambito dei<br />

procedimenti penali. Per<br />

comprendere l’entità del<br />

fenomeno occorre<br />

indicare i numeri<br />

trasmessi dalla Procura<br />

della Repubblica di Napoli<br />

al Ministero della<br />

Giustizia e relativi<br />

all’anno 2008<br />

Non importa<br />

ciò che è,<br />

ma quello<br />

che diventa<br />

importante:<br />

un’irrinunciabile<br />

porta-spia<br />

su ciò che<br />

non si può<br />

non sapere


Spese sostenute dagli uffici giudiziari anni 06/07/08<br />

LLe<br />

richieste di<br />

autorizzazione a<br />

disporre le intercettazioni<br />

inoltrate dal Pubblico<br />

Ministero (sezione Direzione<br />

distrettuale antimafia) all’ufficio<br />

Gip sono state 756 (delle quali 717<br />

sono state accolte), i decreti<br />

d’urgenza disposti dal P.M. e<br />

convalidati entro le 48 ore dal Gip<br />

sono stati ben 4548, mentre le<br />

richieste di proroga di intercettazioni<br />

già disposte sono state 9896. Le<br />

sezioni ordinarie della Procura della<br />

Repubblica di Napoli hanno<br />

inoltrato 297 richieste di<br />

autorizzazione a disporre le<br />

intercettazioni, hanno emesso<br />

423 decreti d’urgenza e<br />

1622 richieste di proroga di<br />

intercettazioni già disposte.<br />

Questi dati, riferiti al solo<br />

2008 e in costante crescita<br />

nel 2009 devono essere<br />

attentamente letti, difatti<br />

quando si parla di richieste e<br />

di decreti non si fa riferimento<br />

ad un’unica utenza telefonica<br />

o ad un unico ambiente da<br />

intercettare atteso che lo<br />

stesso decreto può contenere un<br />

numero plurimo di utenze e di luoghi<br />

ove si vogliono captare le<br />

conversazioni. Così come appare<br />

evidente e palese il sempre<br />

di Alberto Capuano*<br />

maggiore<br />

ricorso alla<br />

decretazione d’urgenza<br />

prevista dal legislatore in casi<br />

di necessità e divenuta, di fatto,<br />

strumento ordinario d’indagine<br />

laddove si consideri che i decreti<br />

d’urgenza emessi da tutte le sezioni<br />

della Procura della Repubblica di<br />

Napoli sono stati 4971 a fronte di<br />

1053 richieste ordinarie di<br />

autorizzazione a disporre le<br />

intercettazioni. Questo appare essere<br />

il dato più preoccupante atteso che il<br />

Gip ha soltanto 48 ore di tempo per<br />

esaminare il fascicolo e per<br />

convalidare le intercettazioni<br />

disposte dal P.M.<br />

Nella relazione del Ministero - DOG / Direzione di Statistica, si riportano i dati<br />

relativi al triennio 2006-2008 e sono quelli ricevuti fino al 20 novembre 2009<br />

dalla maggior parte degli uffici giudiziari.<br />

Dai dati emerge che le intercettazioni costituiscono la maggior voce di spesa<br />

sostenuta dallo Stato (33% di tutta la spesa pagata dall’Erario per le spese di<br />

giustizia nell’anno 2008).<br />

Dell’importo liquidato per le intercettazioni nel corso dell’ultimo anno il 79% è<br />

stato speso per il noleggio degli apparati, il 13% per le fatture emesse e il restante<br />

8% per l’acquisizione dei tabulati<br />

Voci di spesa Anno 2006 Anno 2007 Anno 2008<br />

Spese 295.229.819,95 312.191.597,37 302.288.367,24<br />

Viaggi 6.712.740,69 6.860.477,59 6.911.954,71<br />

Incarichi 16.982.730,31 18.298.917,34 21.407.651,38<br />

Intercettazioni 243.134.926,83 251.988.076,77 244.425.064,97<br />

Straordinarie processi penali 15.597.596,05 21.917.336,91 15.985.497,45<br />

Da quanto detto consegue la necessità di riformare la disciplina relativa alla<br />

intercettazioni telefoniche ed ambientali limitandole, innanzi tutto, nei confronti di<br />

persone già iscritte nel registro degli indagati e ciò al fine di evitare che le stesse<br />

rappresentino una enorme rete gettata in mare e sollevata dopo molti mesi al fine<br />

di vedere chi e cosa vi è caduto all’interno ma senza dover rinunciare a questo<br />

importante e fondamentale strumento senza il quale lo Stato non avrebbe potuto<br />

raggiungere importanti risultati nella lotto contro la criminalità organizzata.<br />

Non bisogna,<br />

tuttavia, dimenticare<br />

che lo strumento delle<br />

intercettazioni telefoniche ed<br />

ambientali appare ancora<br />

essere uno strumento<br />

indispensabile per la effettuazione<br />

di indagini soprattutto per<br />

sconfiggere i reati di criminalità<br />

organizzata ma l’entità del<br />

fenomeno dimostra o che tutti i<br />

napoletani sono camorristi o che si<br />

ricorre a tale strumento anche nei<br />

casi in cui non è necessario.<br />

D’altronde la giurisprudenza della<br />

Corte di Cassazione ha chiarito che<br />

non occorre essere iscritti nel registro<br />

degli indagati per essere intercettati<br />

essendo sufficiente che dalle<br />

conversazioni captate possano<br />

emergere elementi utili per il<br />

prosieguo delle indagini. Nel 2006 il<br />

«controllo degli indagati» è costato<br />

poco meno di 224 milioni di euro.<br />

Nell’anno precedente la spesa era<br />

stata anche maggiore: quasi 287<br />

milioni. La riduzione è forse dovuta<br />

alle misure adottate per contenere i<br />

costi, ad esempio, del noleggio delle<br />

apparecchiature, passato da 70 a<br />

20 euro al giorno. Una ricerca<br />

elaborata dall’Eurispes rileva che in<br />

soli cinque anni, dal 2000 al 2004,<br />

le intercettazioni telefoniche sono<br />

aumentate del 128%.<br />

Ipotizzando che per ogni utenza<br />

controllata siano coinvolte un<br />

centinaio di persone diverse<br />

(familiari, amici, colleghi), nel<br />

decennio 1995-2004 si arrivano a<br />

contare 30 milioni di italiani ascoltati<br />

dal «grande orecchio». Significa che<br />

tre persone su quattro nella fascia<br />

d’età tra i 15 e i 70 anni sono state,<br />

o continuano a essere,<br />

intercettate.<br />

*Giudice in servizio presso la<br />

sezione Giudice per le indagini<br />

preliminari presso il Tribunale di<br />

Napoli


Il Grande Orecchio<br />

I trucchi anti-intercettazioni<br />

Esistono diversi<br />

metodi per impedire che<br />

una intercettazione possa essere<br />

efficace, ovvero utilizzando<br />

strumenti di crittografia telefonica.<br />

Tecnologie di cifratura che si applicano a<br />

computer e telefoni mobili smartphone e<br />

che «criptano» la voce prima di inviarla su<br />

di una rete dati. Un esempio è il software<br />

PrivateGsm. che non ha bisogno di essere<br />

installato anche dai telefoni che ricevono la<br />

chiamata, ma solo da quelli che la fanno<br />

partire: infatti il programma invia un sms<br />

all'utente a cui si vuole telefonare, che<br />

contiene la «chiave segreta» per<br />

decodificare la chiamata. I progressi della<br />

tecnologia a basso costo hanno fatto sì che<br />

a spiare non siano solo le forze dell’ordine<br />

autorizzate. Aumentano, infatti, le<br />

intercettazioni «fai da te» (punibili con 5<br />

anni di carcere) affidate ad agenti privati<br />

per questioni di fedeltà coniugale, ma<br />

anche aziendale. Le informazioni rubate<br />

dalle aziende possono valere un patrimonio<br />

(le prime mille aziende del mondo perdono<br />

circa 50 miliardi di dollari l’anno a causa<br />

delle informazioni rubate dai rivali) e<br />

quindi scatta la corsa allo spionaggio fatto<br />

in casa: con 30 euro è possibile comprare<br />

un chip Spy Phone, da installare sul<br />

telefonino per ricevere tutti i suoni captati<br />

nel raggio di 5 metri del telefono spiato.<br />

Mentre, con 99 euro, è possibile acquistare<br />

l’antidoto, il KO Spy, un software capace di<br />

individuare e neutralizzare gli Spy Phone<br />

nelle vicinanze.<br />

30 milioni<br />

di italiani<br />

intercettati.<br />

Urge<br />

una riforma<br />

per contenere<br />

le spese


XXII/L’uomo e l’abisso<br />

<strong>LA</strong>PORTASEGRETA<br />

Ognuno<br />

ha una passione<br />

nascosta<br />

che muore<br />

dalla voglia<br />

di raccontare<br />

agli altri


XXII<br />

Lì sotto<br />

a 40 metri<br />

trovo<br />

pace<br />

e cultura<br />

L’uomo<br />

el’abisso<br />

Le confessioni<br />

di uno<br />

speleologo<br />

napoletano


DDi<br />

fare notizia<br />

gli capita spesso.<br />

Gianluca Minin, 39 anni,<br />

sposato, laurea in Scienze<br />

Geologiche, speleologo per<br />

di Alvaro Mirabelli<br />

vocazione, nel ventre di Napoli ci va<br />

per mestiere. E ha un vizio: tutte le<br />

verità, comode o scomode,<br />

intercettate nella città sotterranea, le<br />

porta alla superficie. In cronaca ci è<br />

già finito 6 mesi fa: le sue rivelazioni<br />

sulla monnezzopoli, germogliata<br />

nella città di sotto, seminarono gravi<br />

imbarazzi tra gli amministratori<br />

locali. «L’uso infame delle cavità,<br />

stracolme di rifiuti abusivi da Chiaia<br />

a Marianella, è noto da un pezzo:<br />

una vergogna che, però, andava<br />

resa pubblica nella speranza che<br />

qualcuno arginasse questa<br />

malapratica», si inalbera lo<br />

speleologo che nel cuore di<br />

tenebra della città ha già<br />

scoperto 40 nuove cavità,<br />

andate ad aggiungersi al<br />

centinaio già<br />

inventariato in<br />

passato. Su e<br />

giù dagli inferi<br />

napoletani, magari appeso<br />

a una fune di 50 metri come<br />

gli è capitato in un abisso sotto<br />

Monte di Dio: coi rischi e la fatica<br />

che la cosa comporta. Ma chi glielo<br />

fa fare? Il fatto è che andare a<br />

spasso da un antro all’altro, gli piace<br />

da matti. «Un’idea fissa da sempre»,<br />

conferma lui. Che nel ’99 è passato<br />

all’azione, edificando da zero con<br />

altri spericolati la società Ingeo. E<br />

che ha toccato il cielo con un dito nel<br />

duemila quando il Commissariato al<br />

Sottosuolo lo ha ingaggiato per<br />

ispezionare le viscere della città:<br />

incarico svolto fino al 2008, finchè<br />

sono durati i quattrini.<br />

E nel frattempo, siccome non gli<br />

bastava, nel 2005 Minin,<br />

accarezzando un’idea che poi è<br />

diventata un percorso di guerra,<br />

ha puntato un altro obiettivo:<br />

scavare nel vecchio tunnel<br />

borbonico che collega<br />

via Morelli a<br />

XXIII<br />

piazza<br />

Plebiscito per<br />

restaurarlo e farne un sito<br />

turistico. Così è nata la società<br />

«Borbonica Sotterranea», tarata<br />

apposta sulla nuova avventura.<br />

Ora la galleria è quasi pronta ma<br />

Minin non dimentica la guerra dei<br />

permessi: «5 anni di sofferenze,<br />

accampati sull’uscio della burocrazia<br />

comunale. Agli assessori l’idea<br />

piaceva. Ma quando la pratica è<br />

finita sul tavolo di tecnici e dirigenti<br />

municipali, è iniziato il delirio:<br />

superficialità, supponenza,<br />

disinteresse. E così si affossano tanti<br />

giovani che potrebbero essere<br />

risorsa preziosa per la città. Il<br />

permesso, alla fine, ce lo ha dato il<br />

Demanio». Intanto, in quel tunnel<br />

Minin è andato di nuovo a segno,<br />

finendo ancora sui media: «Durante<br />

la rimozione di quintali di detriti,<br />

propiziata dalla disponibilità della<br />

Quick (ndr. società che nell’antro di<br />

via Morelli sta realizzando un<br />

grande parcheggio) e da una<br />

scavatrice dell’impresa Cipa, sono<br />

affiorati - spiega lo speleologo - 6<br />

colossali altorilievi di era fascista. E<br />

si potrebbe valorizzarli in loco».<br />

Tunnel turistico: a quando l’apertura?<br />

«Fosse per noi, tra 2 mesi. Ma<br />

servono risorse. E forse sarà il Nord<br />

a darci una mano: ad esempio la<br />

Banca Popolare di Milano. E costa<br />

anche l’illuminazione: ad Aprile, ci<br />

sarà un sopralluogo di Enel Sole.<br />

Speriamo. La città lo merita». Già,<br />

Napoli: «Città unica gestita da<br />

persone che vivono nel<br />

medioevo. Ma io sono<br />

fortunato: lì sotto, a 40<br />

metri, trovo pace e<br />

cultura».


laportasulrètro<br />

XXVI / I Giganti ritrovati<br />

XXXI / Bonelli, l’audace<br />

IL PASSATOÈL’UNICA COSA DI CUI SIAMO DAVVERO CERTI


Apre a Sant’Elmo «Napoli Novecento»<br />

XXVI<br />

tour<br />

d’honneur<br />

in 70 anni<br />

di arte<br />

napoletana<br />

fotografie pubblicate per gentile concessione di Civita


NNN:<br />

l’acronimo sfida ironie<br />

scontate. Dietro la sigla si<br />

cela, però, l’identità<br />

orgogliosa di una nuova<br />

creatura dello scenario espositivo<br />

partenopeo. Si chiama «Napoli<br />

Novecento», è il neonato museo<br />

d’arte moderna della capitale del<br />

Sud e abita negli spazi del Carcere<br />

Alto di Castel Sant’Elmo. Al suo<br />

interno le 170 opere di 90 artisti,<br />

tutti napoletani (o non partenopei<br />

ma attivi in città) la cui parabola<br />

creativa ha navigato il «secolo<br />

breve» tra il 1910 e il 1980. Un<br />

museo con un padre e una madre:<br />

Nicola Spinosa, sovrintendente del<br />

Polo Museale Napoletano, che<br />

coltivava l’idea da una vita, e<br />

Angela Tecce, direttrice di Castel<br />

Sant’Elmo, guadagnata alla causa<br />

dal sovrintendente. Tutti e due<br />

testardi quanto basta per condurre<br />

in porto una sfida culturale da<br />

sudori freddi fino all’apoteosi finale:<br />

l’inaugurazione del 5 marzo.<br />

«Napoli Novecento»: ovvero tour<br />

d’honneur in 70 anni di arte<br />

napoletana, selezionata dai due<br />

mattatori con criterio storicocronologico<br />

in gradevole bilico<br />

sull’intento didattico. Un percorso<br />

che privilegia pittura, scultura,<br />

disegno e anche grafica<br />

sperimentale, frenando appena in<br />

I giganti ritrovati<br />

di Alvaro Mirabelli<br />

tempo sull’uscio degli anni ’80 e<br />

risparmiando così a sé stesso e al<br />

prossimo le furbate del «concettuale<br />

contemporaneo». Un museo costato<br />

fatica - commenta chi conosce i<br />

retroscena dell’avventura - ma<br />

soprattutto un atto di giustizia nei<br />

confronti di tanti formidabili maestri<br />

del ‘900 partenopeo, castigati da<br />

un ostracismo critico e commerciale<br />

durato un secolo, emarginati da<br />

una città troppo spesso<br />

matrigna, inchiodati a scarsa<br />

fortuna critica da<br />

un’esterofilia troppo<br />

disponibile a<br />

infilare italiani<br />

e napoletani del ‘900<br />

nel retrobottega della storia<br />

dell’arte. Adesso, però, a<br />

Sant’Elmo raccolgono gloria<br />

firme come quelle di Vincenzo<br />

Gemito, Eugenio Viti, Antonio<br />

Mancini, Luigi Crisconio, Edoardo<br />

Pansini o Emilio Notte. In ogni caso<br />

90 autori: e, per assemblarli, salti<br />

mortali. Le opere, infatti,<br />

provengono dalle raccolte della<br />

Sovrintendenza, dalla Gnam di<br />

Roma, dal Museo d’Arte Moderna<br />

di Rovereto e persino da collezionisti<br />

privati. Ma già Spinosa scavalca il<br />

presente: «Chissà che tra qualche<br />

XXVII<br />

anno il Museo,<br />

magari accresciuto da<br />

nuove acquisizioni, non<br />

possa essere trasferito nei<br />

sontuosi ambulacri in tufo di<br />

Sant’Elmo. Ma questo sarà un<br />

impegno per altri». Lascito<br />

impegnativo per i suoi successori.


Ha poco più di due<br />

anni di vita ma le credenziali<br />

sono già quelle di un grande<br />

attrattore culturale, malgrado la scarsa<br />

promozione che ne ha scortato il decollo.<br />

Ennesimo fiore all’occhiello del Decumano<br />

Maggiore, il Museo dell’Opera di San Lorenzo<br />

Maggiore è stato inaugurato a dicembre 2007<br />

negli spazi della cinquecentesca Torre Civica,<br />

annessa al grande complesso conventuale<br />

angioino. Un percorso museale che si è inserito a<br />

pieno titolo accanto ai tradizionali gioielli<br />

incastonati nella grande struttura medievale di<br />

piazza San Gaetano: vale a dire la chiesa, il<br />

chiostro, la Sala Capitolare, la Sala del Refettorio<br />

e l’area archeologica, anch’essa teatro di<br />

un’ulteriore sorpresa visto che da maggio 2009<br />

è addirittura raddoppiata l’estensione del sito. Il<br />

Museo intanto offre testimonianze di un arco<br />

temporale compreso tra l’età greco-romana e<br />

l’Ottocento, riflettendo fedelmente la millenaria<br />

stratificazione storico-artistica avvenuta in San<br />

Lorenzo. Proprio in questo scorcio del Decumano<br />

Maggiore infatti si sono alternati la polis greca, il<br />

foro romano, una basilica paleocristiana, infine<br />

la chiesa e il convento voluti da Carlo I d’Angiò e<br />

dai suoi successori tra il 1270 e il 1275. Le sale<br />

del Museo dell’Opera ospitano, dunque, reperti<br />

di epoca greco-romana e paleocristiani, venuti<br />

alla luce durante le operazioni di scavo della<br />

sottostante area archeologica. Ma l’itinerario è<br />

anche ricco di capolavori pittorici. Tra essi<br />

l’affresco (1330-1340) di ignoto giottesco che<br />

rappresenta «San Francesco che dà la regola ai<br />

Minori e alle Clarisse» e che ornava la lunetta del<br />

portale gotico che introduce alla sala Capitolare.<br />

O la suggestiva tavola della «Madonna con<br />

Bambino in trono» (1305), purtroppo mancante<br />

della parte superiore, e una preziosa «Natività»,<br />

entrambe firmate da Montano d’Arezzo, altro<br />

eccelso maestro attirato a Napoli dai mecenati<br />

del reame angioino. E ancora la tavola<br />

cinquecentesca, intitolata «Madonna con<br />

Bambino, San Francesco e gli angeli», realizzata<br />

da Francesco Curia o il gigantesco olio su tela<br />

secentesco di Domenico Antonio Vaccaro.<br />

Da tempo, poi, tra le perle di San Lorenzo spicca<br />

l’ormai famoso sito archeologico, emerso dal<br />

sottosuolo. La buona notizia, abbastanza<br />

recente, è che dallo scorso maggio l’area<br />

recuperata dagli archeologi ha raddoppiato la<br />

sua superficie. Il percorso sotterraneo, che già<br />

offriva testimonianze consistenti dell’antico<br />

mercato di Neapolis, con porticati, botteghe,<br />

mosaici, taverne, ha incrementato quindi le<br />

sue meraviglie, includendo ad esempio<br />

un’antica «schola», sede di corporazioni<br />

sacre, che appare decorata da pareti<br />

e pavimenti pregiati.<br />

Museo dell’Opera di San Lorenzo Maggiore di Oscar Medina<br />

Il complesso di San Lorenzo Maggiore: gloria del decumano<br />

maggiore. E da due anni, al suo interno, c’è una credenziale in<br />

più, sontuosa ma misconosciuta: il Museo dell’Opera. Il<br />

percorso, sistemato nell’antica Torre Civica, contiene splendide<br />

testimonianze la cui cronologia (dal settimo secolo a.C. al<br />

medioevo angioino) riflette la millenaria stratificazione storica,<br />

sedimentatasi in quel lembo di Napoli<br />

XXVIII


La struttura è tornata<br />

al suo storico splendore grazie<br />

ad un intervento di ristrutturazione<br />

realizzato dal Comune, che mette fine ad<br />

un lunghissimo periodo d’abbandono. Si è<br />

concretizzato così lo sforzo dell’associazione<br />

«Maria Santissima della Luce», da sempre legata<br />

a Palazzo Carizzi, nel quartiere di S. Pietro a<br />

Patierno, attraverso attività tese alla<br />

valorizzazione dell’edificio, come l’esposizione<br />

nelle sue sale di attrezzi del passato,<br />

l’organizzazione di laboratori improntati alla<br />

conoscenza delle tradizionali attività della zona, al<br />

teatro e all’allestimento di una fattoria didattica.<br />

«L’obiettivo dell’iniziativa – spiega il professor<br />

Antonio Esposito, studioso della storia dell’area<br />

nord del capoluogo campano e cicerone del museo<br />

– è quello di mantenere viva la memoria dei<br />

territori a vocazione agricola, poi diventati<br />

periferia della città, perché è sulla memoria che si<br />

costruisce il futuro dei giovani». Nelle sale al piano<br />

terra del settecentesco edificio sono raccolti oggetti<br />

donati da docenti, contadini ed eredi, riconducibili<br />

al periodo in cui la lavorazione della terra e delle<br />

calzature costituivano le principali risorse di<br />

sostentamento per la popolazione locale. Il museo<br />

si divide in tre sezioni che s’integrano<br />

nell’interezza del complesso architettonico<br />

costituito da corti, padronale e contadina, la<br />

cappella, il cellaio, i pozzi, i veroni, il giardino con<br />

l’orto didattico. La prima è dedicata alla religiosità<br />

popolare. Qui sono custoditi reperti di antiche<br />

cappelle, arciconfraternite ed associazioni, oltre ad<br />

una notevole collezione di presepi. Nell’ala<br />

dedicata all’agricoltura si possono notare la<br />

riproduzione di una casa di un contadino eattrezzi<br />

di piccoli e grandi dimensioni, collocati su un<br />

cellaio, che venivano utilizzati per l’aratura, la<br />

semina, la raccolta, il vino e la vendita dei prodotti,<br />

tra cui antichi aratri, crivelli, solcatoi, gioghi,<br />

rastrelli, falci a mano, botti, torchi. E poi una<br />

falciatrice elettrica, una macchina spoliatrice a<br />

mano, una delle prime grandi trebbiatrici. Non<br />

manca un reparto che racchiude centinaia di foto e<br />

documenti d’epoca. Il museo, abituale luogo di<br />

visite guidate di scolaresche ed anche luogo di<br />

ricerca e di studio per studenti universitari, è<br />

aperto dal martedì al sabato dalle 10 alle 13 e<br />

dalle 17 alle 20, nei giorni festivi invece solo la<br />

mattina. Al museo sono legati due laboratori: uno<br />

di animazione artistica e l’altro dal titolo «Coltiva il<br />

tuo spazio verde in masseria». Anche nel 2009, in<br />

occasione delle festività di fine anno, Masseria<br />

Luce ha ospitato il presepe vivente, durante il<br />

quale i figuranti hanno rappresentato i vari<br />

mestieri della tradizione presepiale<br />

napoletana con i loro banchi e le relative<br />

attrezzature, e la suggestiva sfilata dei<br />

re magi a cavallo il giorno<br />

dell’Epifania.<br />

Le meraviglie del Museo Contadino di Luca Saulino<br />

Esistono testimonianze di una cultura e di<br />

un’economia purtroppo scomparse nel Museo della<br />

civiltà contadina, nascosto in via Luce a San Pietro a<br />

Patierno. È un viaggio alla riscoperta dell’antico casale, un<br />

tempo noto per la produzione di calzature, oggi per la morsa<br />

del degrado e dell’invivibilità che lo attanaglia, quello che si<br />

può fare all’interno della Masseria Luce.<br />

XXIX


La mostra sulla casa editrice pioniera dei comics all’italiana


L «L’audace<br />

Bonelli, l’avventura del<br />

fumetto italiano» è la<br />

grande mostra dedicata alla<br />

più prestigiosa casa editrice di<br />

fumetti made in Italy, la storica<br />

Sergio Bonelli. L’esposizione, a cura<br />

di Napoli Comicon, promossa<br />

dall’assessorato alle Politiche<br />

Giovanili, in collaborazione con<br />

l’assessorato alla Cultura del<br />

Comune di Napoli e Sergio Bonelli<br />

Editore, è inserita nel progetto<br />

VisioNa 2010 ed è visitabile<br />

gratuitamente al Pan in via dei Mille<br />

60 fino al 9 maggio.<br />

Oltre 150 tavole che mostrano<br />

l’evoluzione di un’arte che<br />

appassiona sempre meno bambini e<br />

sempre più adulti, attraverso la storia<br />

della casa editrice Audace, nata tra<br />

il 1939 e il 1940 per volere di<br />

Gianluigi Bonelli e portata avanti,<br />

insieme alla moglie Thea, fino al<br />

dopoguerra quando nel 1950, dopo<br />

lanascitadiTex,l’aziendafu<br />

affidata nelle mani del figlio Sergio.<br />

Da Martin Mystère a Dylan Dog,<br />

passando per Magico Vento, Zagor,<br />

Dampyr, Nathan Never, Mister No,<br />

Piccolo Ranger e ovviamente il mitico<br />

Tex, visto dai più grandi illustratori<br />

italiani, in un allestimento unico al<br />

mondo per rarità delle illustrazioni,<br />

tutte curate nei minimi dettagli sia<br />

sotto l’aspetto storico che<br />

Bonelli, l’audace<br />

di Rita Giuseppone<br />

bibliografico. La mostra, che ha<br />

ricevuto anche il patrocinio del<br />

presidente della Repubblica Giorgio<br />

Napolitano, celebra la fortunata e,<br />

ovviamente, audace intuizione di<br />

Gianluigi Bonelli nel centesimo<br />

anniversario della sua nascita e nel<br />

settantesimo di quello della casa<br />

editrice milanese. L’evento si snoda<br />

su molteplici percorsi tematici, dagli<br />

esordi ai progetti più recenti,<br />

passando per i disegnatori più<br />

illustri e le nuove leve della<br />

scuola campana, ed è<br />

arricchito da diversi dibattiti,<br />

pubblicazioni e incontri<br />

tra i quali quelli<br />

con Sergio<br />

Bonelli che ha definito<br />

l’esposizione la più<br />

completa mai realizzata in<br />

Italia sui fumetti della casa<br />

editrice. Un’arte, un tempo<br />

definita come «il cinema dei<br />

poveri», che Bonelli porta avanti con<br />

passione e professionalità,<br />

sovrintendendo personalmente alla<br />

nascita dei nuovi progetti ma<br />

XXXI<br />

restando fedele<br />

alle origini del fumetto.<br />

Ancora oggi, infatti, il<br />

lettering e i disegni vengono<br />

eseguiti a mano con matite e<br />

chine, solo la sceneggiatura viene<br />

sviluppata al computer per non<br />

deludere un pubblico di lettori più<br />

ristretto rispetto a vent’anni fa ma<br />

senz’altro molto<br />

più esigente.


Starnone,<br />

«voyeur»<br />

dell’arte<br />

Saper17<br />

Vivere<br />

ARTE<br />

<strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />

Nelle foto le immagini catturate<br />

da Starnone nei musei più<br />

importanti del mondo<br />

Arte /<br />

Costume /<br />

Storie /<br />

Personaggi /<br />

Cultura /<br />

Lifestyle /<br />

Eventi /<br />

Turismo /<br />

Relax /<br />

Webmania


ARTE<br />

U<br />

di Valeria Puntuale<br />

Uno sguardo cattura momenti<br />

fugaci, immagini e situazioni<br />

sul filo del surreale,<br />

l’ironico e il grottesco, immortalati<br />

dal «clic» di una<br />

macchina fotografica.<br />

L’azione si svolge nei musei<br />

più importanti del mondo,<br />

habitat naturale del «ladro di<br />

immagini» Vincenzo Starnone,<br />

abile nel cogliere nelle<br />

sue istantanee il rapporto che<br />

nasce tra i visitatori e l’opera<br />

d’arte. La natura che imita<br />

l’arte è l’ispirazione della mostra<br />

«Viaggio nei musei» tenutasi<br />

di recente nella sala<br />

Carlo V del Maschio Angioino.<br />

In una vera e propria<br />

indagine antropologica, Starnone,<br />

medico napoletano, ha<br />

individuato in 40 scatti, in<br />

bianco e nero e a colori, le similitudini<br />

tra lo spettatore e<br />

la creazione artistica, ricavandone<br />

un’ulteriore rappresentazione.<br />

Londra,<br />

Washington, Pompei, Atene,<br />

Parigi, Napoli: i visitatori dei<br />

musei sono tutti uguali e tutti<br />

diversi mentre si rispecchiano<br />

nelle manifestazioni creative<br />

Saper<br />

Vivere<br />

dell’artista, «altro da sé» che<br />

stanno osservando. «Dov’è<br />

successo non importa - racconta<br />

Starnone - vi è una modificazione,<br />

una nuova<br />

dimensione dove ognuno partecipa<br />

al momento della fruizione<br />

estetica e la trasforma<br />

in qualcosa di inatteso e diverso».<br />

Così si può sorprendere<br />

un uomo che potrebbe<br />

essere il sosia di Van Gogh ad<br />

osservare l’autoritratto dell’artista<br />

olandese, o fermare,<br />

nel gesto di una turista che si<br />

sfila la macchina fotografica<br />

dal collo, i contorni della sagoma<br />

di una statua di Picasso<br />

che sta accanto a lei, oppure<br />

ancora catturare le similitudini<br />

tra i cavalli immersi nella<br />

«Montagna di sale» di<br />

Mimmo Paladino a piazza del<br />

Plebiscito e un gruppo di ragazzi<br />

che passano accanto all’installazione.<br />

I visitatori dei musei, dunque,<br />

diventano contemporaneamente<br />

soggetto e oggetto dell’arte.<br />

Nella visione di<br />

Starnone, sono le opere che<br />

vanno verso gli spettatori e i<br />

luoghi dell’arte si trasfor-<br />

18 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />

Viaggio<br />

nei musei<br />

alla scoperta<br />

dei comportamenti<br />

umani<br />

Starnone,<br />

«voyeur»<br />

dell’arte<br />

mano, da semplici contenitori,<br />

in momento di integrazione<br />

tra l’osservato e<br />

l’osservante. Il «Viaggio nei<br />

musei» del medico napoletano,<br />

durato trent’anni, parte<br />

negli anni ’70 dalla Mostra<br />

d’Oltremare nella Napoli di<br />

Valenzi per poi svilupparsi in<br />

giro per il mondo, cogliendo<br />

dettagli particolari secondo<br />

una visione artistica non accademica<br />

ma socializzante.<br />

Mon una museografia insomma,<br />

ma uno studio dei<br />

comportamenti umani e degli<br />

atteggiamenti comuni, buffi o<br />

sorprendenti di chi si trova a<br />

contatto con rare e pregiate<br />

espressioni della creatività dei<br />

artisti del passato.<br />

«Da fuori, da estraneo, ho<br />

visto tutto questo - ricorda<br />

Starnone - partecipando a<br />

questi avvenimenti con il mio<br />

occhio meccanico. Non ricordopiùinquantiequali<br />

luoghi è successo, ho la memoria<br />

confusa dagli stessi<br />

eventi, ho semplicemente vissuto<br />

un momento diverso nell’ammirare<br />

l’estetica di<br />

adesso e di sempre».


ARTE<br />

P di Francesco Iodice<br />

Presso il Palazzo delle Arti di<br />

Napoli (PAN), alla presenza<br />

della vedova di Gianni Rodari,<br />

Maria Teresa Ferretti Rodari e<br />

del direttore del Centro Studi<br />

Gianni Rodari di Orvieto<br />

Mario Di Rienzo, ha preso il<br />

via l’esposizione «Cromatica<br />

della fantasia» che apre la mostra<br />

«Essere o apparire?»,<br />

aperta fino al 17 maggio. La<br />

manifestazione fa parte della<br />

sesta edizione del progetto<br />

«Girogirotondo, cambia il<br />

mondo» ideato dalla giornalista<br />

Donatella Trotta: un percorso<br />

di educazione alla<br />

legalità, all’intercultura, all’arma<br />

nonviolenta del sorriso<br />

per una «cromatica della fantasia»,<br />

dell'associazione culturale<br />

Colibrì, premio Andersen<br />

2007 per il miglior progetto<br />

educativo. L’instancabile attività<br />

di Trotta consentirà a<br />

versi, storie e immagini di dialogare<br />

attraverso mostre, incontri<br />

con autori, laboratori<br />

creativi, reading e animazioni.<br />

Kolibrì è un’associazione culturale<br />

napoletana, nata per<br />

dare casa a passioni e competenze<br />

di chi scommette sui più<br />

giovani come anticipo di fu-<br />

Saper<br />

Vivere<br />

PA<strong>LA</strong>ZZO SAN TEODORO<br />

“F<strong>LA</strong>SH OF GOLD”, FOTOGRAFI PER UNA NOTTE<br />

na serata unica e assolutamente innovativa», questo il commento che è corso di bocca in<br />

«Ubocca fra tutti gli oltre trecento partecipanti di «Flash of gold», la serata-evento organizzata<br />

a Palazzo San Teodoro da Luciano Ferrara (art director degli eventi culturali del palazzo rosso<br />

pompeiano sito alla Riviera di Chiaia). Un’incredibile rassegna di colori, sapori e suoni ha<br />

caratterizzato la serata, incentrata sulla creatività di esprimersi a trecentosessanta gradi e in tutte<br />

le sue forme. Agli ospiti, infatti, è stata data la possibilità di diventare “golden reporter” della<br />

serata, grazie alle fotocamere monouso consegnate dalla Sifacademy, Scuola Accademica di<br />

Fotografia. In questo modo si è creata la possibilità di interagire con un vero e proprio set<br />

fotografico e con professionisti, guidati da Stefano Nasti, fotografo di moda, dando vita alla<br />

performance del «Fashionaires Arts», format nato a Londra che sta ramificandosi con eventi simili<br />

sia in Italia che in Barhein e prossimamente anche a Berlino e New York. Mattatore della serata<br />

Oliver Morris, il fotografo londinese ideatore del format, intervenuto con le sue splendide modelle<br />

di punta, vestite dagli abiti creati per l’occasione da Carmine Vallone della griffe «via Roma 66» e<br />

truccate coi prodotti della «Ultima II», sponsor della serata. Gli scatti realizzati dagli ospiti saranno<br />

visionati da una giuria composta da Luciano Ferrara, Mario Avallone de «La stanza del Gusto» e<br />

Antonio Fiore del Corriere del Mezzogiorno. I tre vincitori verranno premiati con dei doni offerti da<br />

Ileana della Corte nel corso di un aperitivo al Seventy Lounge Bar di via Bisignano. Altre chicche<br />

della serata sono state l’esposizione di un’opera in tema con l’evento realizzata da Danilo<br />

Ambrosino e la suggestiva performance del soprano Anna Maria Sica accompagnata dalla<br />

fisarmonica del maestro Sasà Mendoza. Gli ospiti di «Flash of Gold» hanno potuto degustare i<br />

prodotti offerti da Confagricoltura Napoli, tra cui i vini de «la Strada del Vino del Vesuvio» e i<br />

prodotti gastronomici tipici del comprensorio vesuviano. Tra gli altri ospiti, sono stati avvistati:<br />

Claudio Montuoro con Gaia e Pierluigi, Gnagni Chef, Gino Calenda, i gemelli Foglia Manzillo,<br />

Luciana Manfredonia, Furio Stasi, Stefania e Nika del Barone, Francesca Leosini, Marina Improta,<br />

Giovy Caiazzo, Guido Cabib, Peppe Morra con Teresa, Giovanna Fontanelli, Maria Grazia Biggiero,<br />

Gianfrancesco Zezza Mottola d’Amato, Federica Spada, Alessandra Naldi, Paolo Bonavolontà, Paola<br />

De Giorgio, Guglielmo Rubinacci, Peppe Leonetti, Peppe Ursino.<br />

19 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />

Filastrocche in cielo<br />

e in terra di Gianni Rodari<br />

turo. Tutela e divulga la cultura<br />

e i diritti dei bambini e<br />

degli adolescenti in dialogo con<br />

il mondo degli adulti. «Cromatica<br />

della fantasia» è un triplice<br />

percorso espositivo con<br />

due mostre (una inedita, in<br />

anteprima nazionale, con prestiti<br />

d'epoca), dedicate a<br />

Gianni Rodari, grande e poliedrico<br />

autore del Novecento:<br />

“Rodari Fullcolor”, con 75<br />

opere di illustratori italiani dedicate<br />

alle storie di Gianni Rodari<br />

e “Il gioco dei se” che<br />

comprende illustrazioni e sculture<br />

inedite, ispirate dalle poesie<br />

e filastrocche di Rodari,<br />

Premio Andersen, Nobel della<br />

letteratura per l’infanzia, che<br />

continua ad essere amato dai<br />

bambini e dagli adulti. Rodari<br />

- scrittore, favolista e giornalista-anostroparere,fusopratutto<br />

un educatore perché<br />

aveva capito che nessuna riforma<br />

della società è possibile<br />

se non si parte dalla scuola. Il<br />

team di Kolibrì (www.kolibrinapoli.it)<br />

è composto da Francesca<br />

Assirelli, Bruno<br />

Cantamessa, Antonella Giardiello,<br />

Martina Peluso, Marilina<br />

Ricciardi, Anna Maria<br />

Schisano e Donatella Trotta.<br />

Foto<br />

di Stefano Nasti


V<br />

ARTE<br />

Vernissage giovedì primo aprile<br />

alla Galleria Monteoliveto di<br />

piazza Monteoliveto 11 per due<br />

mostre che rientrano nel Progetto<br />

Itinerari Napoletani 2010.<br />

Fino al 14 aprile, infatti, sarà<br />

possibile visitare la personale di<br />

Marta Vezzoli «Intimi legami<br />

fra sogni e vita» e «Primavera<br />

Grand Format», collettiva di<br />

artisti dedicata al grande formato<br />

con opere di Alfieri,<br />

Cherny, Giannetti, Minowa,<br />

Russo, Sceral, Vaccaro e Vairo.<br />

Nella collettiva anche alcune<br />

opere della Vezzoli, l’artista<br />

bresciana, classe 1976, che oggi<br />

vive e lavora a Pavia, e che<br />

espone per la prima volta a Na-<br />

Saper<br />

Vivere<br />

poli i suoi ultimi lavori caratterizzati<br />

da riflessioni più intimistiche,<br />

espresse da tele dove le<br />

geometrie materiche e pastose<br />

sono segnate, quasi incise, da<br />

tagli netti che creano zone<br />

d’ombra e nuovi anfratti da<br />

scandagliare, facendo emergere<br />

20 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />

Dalle tele<br />

intimistiche<br />

della Vezzoli<br />

ai «Libri bianchi»<br />

di Perrone,<br />

passando<br />

per le<br />

«Four Decades»<br />

di Martin Parr<br />

un ritrovato sé vibrante di colore.<br />

I comportamenti sociali, il<br />

modo in cui le persone arredano<br />

le proprie case, i cibi che<br />

scelgono di mangiare, gli abiti<br />

che indossano e le mete turistiche<br />

che prediligono sono i soggetti<br />

preferiti delle foto<br />

dell’inglese Martin Parr, in mostra<br />

da giovedì 8 aprile presso<br />

lo Studio Trisorio di Napoli, in<br />

via Riviera di Chiaia 215. Il suo<br />

sguardo acuto e ironico ha prodotto<br />

un'attenta riflessione sul<br />

consumismo, inteso non solo<br />

come stile di vita, ma come<br />

ideologia paradossale della società<br />

contemporanea.<br />

La personale «Four Decades»,<br />

in mostra fino al 29 maggio, ripercorre<br />

40 anni di carriera del<br />

fotografo, membro della prestigiosa<br />

agenzia Magnum Photographic<br />

Corporation: in<br />

esposizione le prime opere in<br />

bianco e nero degli anni ’70<br />

scattate a Manchester, nello<br />

Yorshire, nell'East Sussex, gli<br />

interni domestici della serie<br />

Home Sweet Home (1974), e<br />

varie immagini delle serie The<br />

Last Resort (1983-86), Small<br />

Primavera<br />

della creatività


ARTE<br />

World (1987-94), Bored Couples<br />

(1991-93), Common<br />

Sense (1995-99) e Luxury<br />

(2009). I lavori di Parr esprimono<br />

soprattutto una riflessione<br />

sulla fotografia come<br />

mezzo di rappresentazione del<br />

reale in un mondo in cui il reale<br />

e la sua immagine si confondono<br />

sempre di più fra loro.<br />

Un connubio singolare, ma<br />

molto affascinante, quello tra<br />

libri ed arte, è stato l’anima dell’esposizione<br />

di Lorenzo Perrone<br />

nelle sale di Al Blu di<br />

Prussia, in via Filangieri 42,<br />

fino al 3 aprile. «Libri bianchi»,<br />

titolo della mostra, è anche il<br />

Saper<br />

Vivere<br />

21 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />

nome del filone artistico su cui<br />

il milanese Perrone lavora da<br />

circa sette anni. L’artista spoglia<br />

i libri del loro contenuto,<br />

rendendoli oggetti apparentemente<br />

anonimi, con colla,<br />

gesso, vernice, anime di metallo,<br />

eseguendo un lavoro che<br />

lo scrittore Kerbaker ha definito<br />

«ossessivo, un po’ angoscioso<br />

e un po’ furioso come<br />

tutte le ossessioni, dove quella<br />

che inizia come una sottrazione<br />

diventa vera e propria scarnificazione».<br />

Così i libri bianchi di<br />

Perrone non perdono la loro<br />

funzione originaria, ma anzi<br />

raccontano storie attraverso il<br />

filo spinato, ad esempio, come<br />

in «Arcipelago Gulag» o, come<br />

in «Spaccanapoli» mediante<br />

uno squarcio profondo che attraversa<br />

in maniera trasversale<br />

le pagine rigide ed immobili e<br />

che rappresenta il cuore della<br />

città partenopea.


LIBRI<br />

L di Aurora Cacopardo<br />

La letteratura e la musica del<br />

‘900 sono state caratterizzate<br />

da griglie che hanno posto all’attenzione<br />

scuole di pensiero,<br />

modelli musicali, eredità e innovazioni<br />

che si sono definiti<br />

Saper<br />

Vivere<br />

nel corso delle stagioni in cui<br />

gli scrittori ed i musicisti sono<br />

stati protagonisti. Antonio<br />

Braga compositore, saggista,<br />

giornalista musicologo napoletano<br />

è stato anche organizzatore<br />

di eventi, abile<br />

22 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />

Nell’autobiografia<br />

curata<br />

da Luciana<br />

Renzetti,<br />

la vita intensa<br />

e cosmopolita<br />

del compositore<br />

napoletano<br />

conversatore, viaggiatore instancabile,<br />

un personaggio che<br />

ha portato nel mondo musicale<br />

del nostro tempo una chiave di<br />

lettura profonda sulla concezione<br />

di un rapporto tutto giocato<br />

tra vita e musica. Lo<br />

sottolinea egli stesso in «My<br />

four cities» (Iuppiter Edizioni):<br />

«Alla fine degli studi liceali,<br />

ebbi la folgorazione musicale...<br />

ed iniziai i corsi di<br />

piano e di composizione al<br />

Conservatorio San Pietro a<br />

Majella sotto la direzione del<br />

maestro Vincenzo Vitale».<br />

Le sue partiture musicali -<br />

amava ripetere - erano<br />

lunghi diari nei quali le<br />

avventure si incrociano<br />

con la memoria, con il<br />

mistero, con i simboli.<br />

Per cui i lavori del Maestro<br />

Braga ritengo possano<br />

essere letti come<br />

in una cesellatura musicale<br />

tra le pieghe<br />

della vita ed i filamenti<br />

del tempo. La<br />

Sinfonia biografica<br />

Braga, maestro gentiluomo


LIBRI<br />

in quattro movimenti» ci rivela<br />

che il Maestro Braga, in effetti,<br />

ha avuto quattro patrie: quella<br />

del corpo e della fanciullezza<br />

che fu Napoli dove, oltre a diplomarsi<br />

in Pianoforte e Composizione,<br />

successivamente si<br />

laureò in Lettere e Filosofia<br />

con una tesi sulla musica ed i<br />

musicisti delle corti italiane del<br />

Rinascimento; quella della giovinezza<br />

e dell’arte che fu Parigi<br />

ove, oltre a perfezionare la<br />

sua arte, conobbe compositori<br />

emergenti che poi sarebbero -<br />

nel dopoguerra - diventati famosi:<br />

Honegger, Milhaud,<br />

Poulenc, anche filosofi come<br />

Camus, Sartre, Simone de Beauvoir,<br />

Jean Genet. A parigi<br />

ottenne successo e fama<br />

avendo tradotto in francese al-<br />

Saper<br />

Vivere<br />

NELL’ALTRA PAGINA<br />

Braga con Luciana Renzetti<br />

La copertina<br />

Rossellini e Bergman alla Prima di<br />

Miseria e Nobiltà- Parigi 1956<br />

IN QUESTA PAGINA<br />

Braga col compositore francese<br />

Milhaud Darius<br />

Braga tiene Lezione alla Sorbona<br />

1955<br />

cune commedie di Scarpetta e<br />

di Eduardo de Filippo scrivendone<br />

le musiche per la loro<br />

rappresentazione; quella del<br />

suo spirito errabondo e sognante:<br />

«il mio trentesimo<br />

compleanno mi portò un<br />

evento eccezionale: il viaggio<br />

Luigi Compagnone ha concepito l’attività letteraria<br />

sperimentata da narratore, poeta, saggista<br />

come il coronamento e, forse, la<br />

compensazione del lavoro giornalistico portandovi<br />

la medesima viva sensibilità verso problemi<br />

della società contemporanea. La natura surreale<br />

e grottesca della sua aspirazione ha favorito una<br />

interpretazione emblematica dell’amato-odiato<br />

orizzonte napoletano. «La famiglia De Gregorio»<br />

(edizioni Guida) a cura di Raffaele Messina è un<br />

corpus di 28 testi nei quali, come sottolinea il curatore,<br />

la satira sociale, di costume tipica di<br />

Compagnone, abbandonate le ambivalenze della<br />

scrittura umoristica di ascendenza pirandelliana,<br />

si manifesta nelle forme della comicità diretta e<br />

macchiettistica.<br />

I personaggi sono tipizzati: il capofamiglia remissivo,<br />

la moglie litigiosa e prevaricatrice, la<br />

suocera ingorda, il primogenito disoccupato, il fidanzato<br />

della figlia interessatamente servizievole.<br />

Raffaele Messina, docente e dottore di ricerca in<br />

italianistica, ha curato il recupero dei racconti<br />

giovanili di Luigi Compagnone («Gli ultimi Paladini»<br />

ed altri racconti, 2006) e nel presente<br />

saggio pone in evidenza il disagio della nostra civiltà<br />

che è determinato dal contrasto tra la felicità<br />

individuale e responsabilità sociale.<br />

23 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />

Libridine<br />

di Aurora Cacopardo<br />

FAMIGLIA<br />

RISTRETTA<br />

verso il nuovo mondo tanto<br />

desiderato», San Francisco e le<br />

Americhe. A San Francisco ricevette<br />

la cittadinanza onoraria<br />

e il suo cammino subì<br />

alcune evoluzioni che lo portarono<br />

ad una meta finale: la sua<br />

identificazione con Santo Domingo.<br />

Il senso del viaggio per<br />

Braga conteneva una forte dimensione<br />

mitica: il mito come<br />

rivelazione ma anche come<br />

memoria, nostalgia, ritorno.<br />

La metafora del ritorno ci riporta<br />

alla ciclicità del tempo.<br />

La vita è sempre un cerchio, si<br />

parte da un punto e si ritorna<br />

lì da dove si era partiti. Così<br />

dopo aver vissuto ad Haiti e<br />

Santo Domingo, dove organizzò<br />

il dipartimento di Composizione<br />

del Conservatorio,<br />

ritornò in Italia. Il viaggio del<br />

Maestro Braga, narrato con<br />

chiarezza e grande forza evocativa,<br />

è stato un lungo percorso<br />

nella circolarità dei sogni<br />

che vivono dentro di noi e<br />

fanno parte di noi. Viaggio circolare<br />

in cui la ciclicità ha una<br />

sua valenza, non solo formale,<br />

ma etica e religiosa. Tutti noi<br />

siamo costantemente lungo<br />

questa linea d’ombra che ci sovrasta,<br />

che crea orizzonti nel<br />

mare dei simboli e delle metafore.<br />

Tutto sembra trasformarsi<br />

ma tutto resta avvolto<br />

nel sogno degli archetipi che<br />

sono la chiave di lettura, per<br />

penetrare, capire, per cercare<br />

il senso del nostro essere. C’è<br />

chi ci riesce e chi no, il Maestro<br />

Braga ci è riuscito.<br />

Inoltre Messina con molto acume padroneggia<br />

con disinvoltura e valida scrittura gli argomenti<br />

e l’articolata ampiezza di vicende più elaborate.<br />

Si muove senza incertezze tra realismo ed ironia,<br />

umorismo e critica, anche un po’ amara, soprattutto<br />

nei confronti di quanto ruota attorno agli<br />

ambienti culturali e politici.<br />

«La comicità di Compagnone<br />

- sottolinea Messina nella<br />

sua acuta introduzione al<br />

volume - scaturisce dalla<br />

messa in scena di situazioni<br />

e personaggi di assoluta<br />

negatività nei quali lo<br />

spettatore riconosce la<br />

parte peggiore di se<br />

stesso, una parte che gli<br />

appartiene anche se di<br />

essa si vergogna e vorrebbe<br />

nasconderla».<br />

È un saggio che va letto<br />

e che legittimamente<br />

può ambire a rimanere<br />

e a non perdersi nel<br />

mucchio di pubblicazioni<br />

che durano una<br />

sola stagione.


LIBRI<br />

Pdi<br />

Aldo De Francesco<br />

«Per capire seriamente la<br />

storia - disse anni fa Giovanni<br />

Spadolini in una delle<br />

sue illuminanti evocazioni<br />

della shoah - non basta sapere<br />

come stanno<br />

le cose, ma come<br />

sono giunte a stare<br />

così; solo in questo<br />

modo essa può insegnarci<br />

il valore della<br />

civiltà, il rispetto che<br />

si deve al prossimo,<br />

impedire che l’uomo<br />

ripeta inenarrabili nefandezze<br />

verso il proprio<br />

simile». Dopo aver<br />

letto la recente opera di<br />

Nico Pirozzi, dal titolo:<br />

«Traditi», sottotitolo:<br />

«Una storia della shoah<br />

napoletana», (Edizioni<br />

Cento Autori) - il racconto<br />

dell’amara e tragica sorte<br />

Saper<br />

Vivere<br />

toccata a una famiglia di<br />

ebrei fiorentini, naturalizzati<br />

napoletani - devo dire che<br />

questa nuova testimonianza,<br />

su una delle<br />

24 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />

SHOAH<br />

NAPOLETANA<br />

NELLE STORIE<br />

DI PIROZZI<br />

Da piazza<br />

della Borsa 33<br />

all’inferno di<br />

Auschwitz<br />

xxxxx<br />

pagine più tragiche della storia<br />

dell’umanità, va proprio<br />

nella direzione appena evocata,<br />

di segno spadoliniano,<br />

per valore storico, saggistico<br />

e narrativo. Essa informa e<br />

ammonisce, narra e fa riflettere,<br />

indicando a non limitare<br />

a una ritualità il dovere<br />

del ricordo, ma a saperlo testimoniare<br />

con una conoscenza<br />

approfondita. Che, in<br />

una vicenda di tale rilevanza


LIBRI<br />

e di monito per il presente e<br />

le future generazioni, deve<br />

coniugare razionalità e sentimenti.<br />

Giornalista e narratore<br />

di lungo e rigoroso<br />

corso, divenuto, con le sue<br />

opere, riferimento ineludibile<br />

per coloro che studiano e<br />

moltiplicano le ricerche su<br />

questo dolente e tragico periodo,<br />

Pirozzi ha saputo cogliere<br />

da una normale storia<br />

di vita la tragicità di un contesto,<br />

visto stavolta da<br />

un’angolatura, apparentemente<br />

sorprendente, di una<br />

famiglia di ebrei che ripose<br />

la sua fiducia nel Partito Nazionale<br />

fascista, ne condivise<br />

fasti e parate, per doverne<br />

poi subire con la «shoah» il<br />

più atroce dei tradimenti.<br />

Siamo nel 1919. È finito da<br />

poco il primo conflitto mondiale<br />

e nonostante la vittoria,<br />

la maggioranza degli ita-<br />

MEMORIE IN VIAGGIO,<br />

“DOCU” DEL<strong>LA</strong> PROVINCIA<br />

CON SHLOMO VENEZIA<br />

6<br />

liani, uscitane malconcia, si<br />

industria come può per costruirsi<br />

un futuro. In questa<br />

maggioranza c’è anche una<br />

famiglia di ebrei fiorentini -<br />

composta da Amedeo Procaccia,<br />

la moglie Iole e i figli<br />

Aldo, Jvonne ed Elda - che si<br />

trasferisce a Napoli, dove è<br />

accolta senza alcun pregiudizio.<br />

Qui vive da sempre una co-<br />

Saper<br />

Vivere<br />

Foto<br />

di S. Siano<br />

munità cospicua di ebrei e<br />

quindi una concreta possibilità<br />

di trovarvi accoglienza.<br />

Amedeo il capostipite ha<br />

visto giusto. Lui, «rappresentante<br />

di tessuti», diventa<br />

ora «shammash» custode<br />

della sinagoga. Un passo importante<br />

per una dignitosa<br />

integrazione che consente ai<br />

Procaccia di vivere come<br />

tanti altri italiani. Quando il<br />

25 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />

5 anni fa, il 27 gennaio 1945 alle 11.45, l'Armata Rossa entrò nel campo di sterminio di Auschwitz. Ed è questa<br />

la data che è stata scelta per ricordare le vittime della Shoa. E proprio per non dimenticare, proprio per far sì che<br />

tutto questo resti ben impresso nelle menti delle generazioni future, la Provincia di Napoli ha organizzato un viaggio<br />

nella memoria, fortemente voluto dal presidente Luigi Cesaro, nei due campi di Auschwitz-Birkenau, in Polonia,<br />

affinché ciò che si scoprì il 27 gennaio 1945 costituisca un monito all'umanità tutta a non ripetere mai più simili atti<br />

di crudeltà. La delegazione dell’ente di piazza Matteotti era composta da alunni e insegnanti di istituti superiori del<br />

napoletano, una delegazione di studenti universitari della Federico II di Napoli e una rappresentanza della scuola<br />

media. Per il «Bernini», oltre a padre Franco, c’erano la professoressa Maria Giordano e il preside Carmine Notaro. I<br />

ragazzi della scuola media «Annecchino» di Pozzuoli, erano accompagnati da Luigi Arionte (il preside) e dalla<br />

professoressa Aloisa Semler; quelli dell’Itc «Torrente» di Casoria erano guidati da Patrizia Arenga e Marisa Speranza;<br />

il liceo scientifico di Sant’Antimo da Angela Sarubbi; l’Itc «Moscati» di Sant’Antimo da Pasquale De Cristofaro; la<br />

delegazione dell’istituto Vitruvio di Castellammare di Stabia era coordinata dalla professoressa Adriana Maria<br />

Loredana Miro e dal dirigente Sebastiano Piccolo. Il liceo classico «Umberto» dal professor Domenico Bianco; l’Ips<br />

«Miglio» di Frattamaggiore da Alberto De Vincenzis; l’Itis «Galileo Ferraris» di Napoli da Giuseppina Marino. Presenti<br />

anche gli allievi dell’Itg «Della Porta» di Napoli, i ragazzi dello scientifico «Braucci» di Caivano e gli alunni dell’Itis<br />

«Marie Curie» di Napoli (professoressa Maria Filippone). La preside Filippone ha organizzato la giornata conclusiva<br />

del percorso sulla memoria presso la sala multimediale dell’Istituto di via Argine. Nel corso dell’incontro, è stato<br />

proiettato il documentario «Memorie in viaggio» realizzato dal’Ufficio Stampa della giunta della Provincia di Napoli<br />

nell’ambito del progetto Metronapoli WebTV. Il lavoro raccoglie tra l’altro la testimonianza di Shlomo Venezia, unico<br />

deportato sopravvissuto che abbia lavorato nei «sonderkommando», squadre composte da internati e destinate alle<br />

operazioni di smaltimento e cremazione dei corpi dei deportati uccisi mediante gas.<br />

fascismo non è ancora - neanche<br />

alla lontana - sospettabile<br />

di antiebraismo, essi<br />

aderiscono al PNF, al Partito<br />

nazionale fascista, partecipano<br />

alle sue cicliche ritualità.<br />

Ma il fuoco cova sotto la<br />

cenere: per questa pacifica<br />

famiglia, che abita in Piazza<br />

della Borsa, 33, tutto comincia<br />

vacillare dal 7 settembre<br />

del 1938 per una terribile<br />

successione di eventi. Prima,<br />

il varo delle leggi razziali,<br />

poi lo scoppio della guerra<br />

nel giugno ’39, infine i bombardamenti<br />

su Napoli, di<br />

tale violenza tra il porto e<br />

Piazza della Borsa, da spingere<br />

i Procaccia alla fuga,<br />

alla ricerca di un luogo più<br />

sicuro. Pensano di averlo<br />

trovato, in Toscana, in un<br />

casolare della Lucchesia a<br />

Cerasomma, ma in questo<br />

apparente, sereno approdo,<br />

devono fare i conti con la più<br />

atroce delle illusioni. Per una<br />

vile soffiata di irrudicibili repubblichini,<br />

sono traditi,<br />

scovati, arrestati e destinati,<br />

dopo un lungo viaggio, all’inferno<br />

di Auschwitz. Questa<br />

la storia, che si fa<br />

sovrano insegnamento. Ho<br />

voluto di proposito fornirne<br />

nel dettaglio la sintesi, nei<br />

suoi essenziali percorsi, perché<br />

essa da sé lascia immaginare<br />

la forza del libro, che<br />

l’accorato racconto di Pirozzi,<br />

rende di straordinaria<br />

commozione e monito. È tale<br />

difatti la sua partecipazione,<br />

da farlo parere un testimone<br />

di quei giorni, scampato a<br />

quell’inferno, per raccontarci,<br />

come facevano gli antichi<br />

aedi, le nequizie cui si<br />

va incontro quando la follia<br />

acceca le coscienze.


BEN<br />

ESSERE<br />

di Antonella Salvati*<br />

Bellezza significa sentirsi bene<br />

nella propria pelle, essere in<br />

equilibrio psicofisico. Tutti<br />

conoscono l'entità degli scompensi<br />

psicosomatici che si<br />

producono nell'individuo per<br />

disordini estetici mal accettati,<br />

ed è impossibile non<br />

considerare l'importanza dell'estetica,<br />

oggi, sotto l'aspetto<br />

psico-sociologico, quando la<br />

civiltà attuale non permette<br />

più d'ignorare l'interesse crescente<br />

accordato all'aspetto<br />

fisico. Purtroppo il tempo che<br />

possiamo dedicare alla cura<br />

Saper<br />

Vivere<br />

del nostro corpo spesso si riduce<br />

in maniera drastica. Diventa<br />

fondamentale sfruttare<br />

tutte le risorse e i rimedi offerti<br />

dalla natura e dalla<br />

scienza. Tanti problemi causati<br />

dallo stress e da abitudini<br />

di vita sbagliate possono essere<br />

combattuti efficacemente<br />

anche grazie alle innovazioni<br />

tecnologiche.<br />

Il mercato del wellness, infatti,<br />

è molto dinamico: clienti<br />

e produttori sono alla ricerca<br />

di soluzioni in grado di rispondere<br />

con efficacia alla<br />

crescente domanda di bel-<br />

26 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />

La macchina della giovinezza che ha conquistato la star<br />

B IL JET<br />

PERSONALE<br />

DI MADONNA<br />

CICCONE


BEN<br />

ESSERE<br />

lezza e di benessere. In questo<br />

contesto, essere in grado di<br />

anticipare il mercato con innovazioni<br />

capaci di rivoluzionare<br />

l’approccio alla metodica<br />

estetica assume rilievo preminente.<br />

È naturale che per poter individuare<br />

e promuovere nuove<br />

tecnologie, in grado di offrire<br />

risultati concreti e non effimere<br />

promesse, è necessario<br />

investire in ricerca scientifica<br />

così come ha fatto la Dibi<br />

Center con le nuove apparecchiature<br />

Jet M e Dibiskin Ra-<br />

Saper<br />

Vivere<br />

diofrequenza. Jet M è un sistema<br />

brevettato che trae origine<br />

dalla tecnologia<br />

aerospaziale: si avvale, infatti,<br />

di un getto controllato,<br />

costituito da un mix aria ed<br />

acqua erogati a una velocità<br />

supersonica attraverso uno<br />

speciale erogatore Hydra Jet.<br />

Questa tecnologia non invasiva<br />

e multifunzionale stimola<br />

la cute in modo selettivo<br />

e calibrato svolgendo azioni<br />

diverse mirate al ringiovanimento<br />

della pelle di viso e<br />

corpo. Il flusso ad alta energia<br />

cinetica consente di drenare,<br />

esfoliare, rimuovere, asciugare,<br />

e ossigenare la pelle del<br />

viso per un ringiovanimento<br />

globale e visibile.<br />

Il sistema Dibiskin Rf sfrutta<br />

la radiofrequenza, basandosi<br />

su un apparecchio che emette<br />

energia termica (sotto forma<br />

appunto di radiofrequenza).<br />

Le onde penetrano profondamente<br />

nel derma, rilasciando<br />

calore al tessuto circostante.<br />

27 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />

Nel viso ciò permette di "riscaldare"<br />

il collagene, con un<br />

effetto di contrazione di quest’ultimo,<br />

c’è un ispessimento<br />

del derma che si riflette sulla<br />

cute provocando un’azione di<br />

distensione, maggior tonicità<br />

ed una sorta di "tiraggio" che<br />

viene denominato effetto lifting.<br />

I test clinici dell’Università di<br />

Pavia dimostrano che nel viso<br />

si è avuto il 100% di risultati<br />

positivi per l’incremento della<br />

compattezza cutanea,il 100%<br />

di risultati positivi nella levigatezza<br />

cutanea e nella luminosità.<br />

L’intervento può essere<br />

effettuato su tutti i fototipi di<br />

pelle ed anche nei periodi<br />

estivi, dura circa un’ora, alla<br />

quale va aggiunto un tempo<br />

per la preparazione della pelle<br />

prima della procedura.<br />

Nei trattamenti corpo il calore<br />

richiama un maggior afflusso<br />

sanguigno ed una migliore ossigenazione,<br />

migliora la stasi<br />

linfatica, favorisce la tonifica-<br />

zione dei tessuti, aumenta la<br />

produzione di collagene. I test<br />

clinici condotti dall’Università<br />

di Pavia dimostrano dopo 10<br />

sedute che si è arrivati fino ad<br />

un massimo di 2,5 kg di<br />

massa grassa e 4,7 litri di<br />

acqua extra cellulare persi.<br />

Dopo il trattamento il paziente<br />

può ritornare subito<br />

alla vita sociale. Si può ricorrere<br />

alla radiofrequenza a<br />

qualsiasi età.<br />

* Direttrice del centro benessere<br />

Eracles Bodymention<br />

(Piazza Nolana 13)<br />

CALVIZIE GIOVANILE, COME COMBATTER<strong>LA</strong><br />

C<br />

alvi sin da giovani. Una prospettiva che toglie il sonno ad un ragazzo su<br />

due,trai18ei26anni. C'è chi è disposto a spendere qualsiasi cifra, pur<br />

di arrestare la caduta e riavere i capelli ormai persi e chi già si indebita, per<br />

cure mensili il cui costo eguaglia lo stipendio medio di un operaio. È quanto<br />

emerge da un'accurata ricerca firmata da due dermatologi napoletani,<br />

Gabriella Fabbrocini e Giuseppe Monfrecola. docenti dell'Università Federico<br />

II, che ha commissionato lo studio.“Più' del 60 per cento dei giovani tra 18<br />

e 26 anni - spiega la Fabbrocini - riferisce di avere problemi di caduta di<br />

capelli, cosa che può turbare l'equilibrio psicofisico di ragazzi e ragazze che<br />

affrontano un periodo già delicato, quello dell'inizio dell'università”. Dall'<br />

indagine condotta dai due specialisti, emerge un dato emblematico: circa il<br />

50% degli intervistati, un campione di 200 tra ragazzi e ragazze,<br />

attribuisce ai capelli uno degli aspetti più importanti del proprio aspetto.<br />

«Ovviamente - sottolinea la dottressa - sono i maschi i più preoccupati,<br />

probabilmente perché il problema ha riguardato il padre o altri uomini<br />

della famiglia». La spasmodica ricerca di un rimedio però nasconde il<br />

pericolo di imbattersi in un inutile e pericoloso fai da te o, peggio, di<br />

incappare in millantatori alla ricerca di facili guadagni. Infatti, più del 60%<br />

degli intervistati ha ammesso che farebbe qualsiasi terapia per migliorare<br />

la propria capigliatura e che spesso, ha avuto esperienze negative<br />

rivolgendosi a centri non specializzati, mentre Il 30% del campione si è<br />

detto disponibile a considerare il trapianto come possibile soluzione<br />

trovando, però, nell'alto costo un ostacolo insormontabile. Tra le nuove<br />

tecniche in uso le più efficaci sembrano essere la lasercombi, un pettine a<br />

luce pulsata, e le microiniezioni di gel piastrinico. Inoltre, il finasteride, un<br />

prodotto farmacologico, si è rivelato un successo tra gli uomini tra i 18 e i<br />

40 anni ma è risultato inefficace sulle donne. «Presso i nostri ambulatori -<br />

conclude la Fabbrocini - è possibile effettuare il tricogranma e la tricoscopia,<br />

nonchè il test genetico per<br />

personalizzare gli interventi che,<br />

oltre alle classiche vitamine,<br />

comprendono terapie topiche<br />

innovative ed un approccio<br />

multidisciplinare come la valutazione<br />

del profilo ormonale e tiroideo».


<strong>LA</strong><br />

PILLI<br />

Saper<br />

Vivere<br />

Sfizi&Note di Massimo Lo Iacono<br />

QUEL GENIO DEL MAESTRO FRANCESCO CANESSA<br />

RACCONTI DI CINQUE MISTERIOSE BACCHETTE CELEBRI<br />

Cinque pezzi brevi, brillanti e densisissimi<br />

d’humour, umanità, saggezza narrativa e<br />

musicale Francesco Canessa dona ai suoi lettori,<br />

sorta di fan club in allestimento, nel suo ultimo<br />

volume, «Al maestro manca la testa! Non ne ha<br />

bisogno, è un genio», fatica letteraria, come si dice<br />

per tradizione, ma qui tutto è così lieve che di<br />

faticoso nulla si sospetterebbe nella stesura di<br />

questi testi. Cinque racconti che folgorano, cinque<br />

esperienze umane di artisti, bacchette insigni, ed<br />

una, solo una per ora, mitica proprio, colti però<br />

nella loro umanità, in cui di striscio entra la<br />

musica, in vicende che tuttavia sono assolutamente<br />

musicali. Sullo sfondo di «Madame San Gene», del<br />

«Barbiere» e «Valchiria», aneddoti pregnanti<br />

istruttivi oltre le opere sull’umanità bizzarra, su<br />

figure e figurette gustose. Vivono queste in dialoghi<br />

e movimenti di intensità tale che si<br />

ricordano gesti e parole a libro chiuso,<br />

ed è una maraviglia. I «Segugi» tardivi<br />

nel secondo racconto, la costumista<br />

nell’ultimo, tutto il coretto dei mondani<br />

in scampagnata nel quarto sono<br />

sfiziosissimi e verissimi. E stupisce la<br />

dilatazione del racconto con vicende di<br />

Napoli nella Prima Guerra Mondiale, di<br />

Firenze nella Seconda, della vita di un<br />

rimorchiatore nella nebbia tra Napoli e<br />

Salerno. L’anonimato imposto ai direttori<br />

illustri da Canessa regge benissimo, anche se<br />

il primo racconto è basato su di un<br />

avvenimento così importante per il San Carlo<br />

28 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />

che gli appassionati lo conoscono, e riconoscono il<br />

protagonista. Qui e nell’ultimo testo l’autore rivela<br />

se stesso, soprintendente preoccupato e lucido, nel<br />

racconto wagneriano, invece, rivela il<br />

soprintendente comprensivo: sono ruoli che ha<br />

vissuto e fa rivivere con l’eleganza della<br />

comunicazione indiretta da gran signore. Di ben<br />

altro calibro i due altri racconti, di narrativa pura,<br />

gran testi corali. Da Chiaia, ove abita, a Capri dove<br />

è nato e dove pubblica, presso la sapiente<br />

«Conchiglia», Canessa vola verso il mondo degli<br />

appassionati d’opera, e di più dei lettori forti, con<br />

la sua prosa d’incanto equilibrata di calore e colore,<br />

senza sbavature, e soprattutto come narratore<br />

napoletano di gran respiro, mai, proprio mai<br />

provinciale, evitando l’errore soprattutto se parla<br />

del suo San Carlo o del suo mondo. Il<br />

che alle falde del Vesuvio, tra piazza<br />

dei Martiri e piazzetta di Capri è<br />

pressoché esperienza unica. Il titolo<br />

del libro, le indicazioni preposte ad<br />

ogni testo tratte da Ionesco sono<br />

pertinenti e fantasiose: chi ricorda<br />

Ionesco oggi? Magari diventa questo<br />

il sesto imprevedibile quiz del libro.<br />

Già presentato al «Blu di Prussia»,<br />

dall’autore con la collaborazione<br />

del figlio Riccardo come lettore, e<br />

da Michele Campanella e Massimo<br />

Lo Cicero, il volumetto sembra<br />

destinato a rallegrare molti<br />

lettori.<br />

Il Collezionista di Lanfranco Cirillo<br />

DA ELEA A VELIA<br />

ntorno al 600 a. C. i focesi fondarono Massalia (oggi Marsiglia) stabilendo alcuni insediamenti nel loro<br />

Ipercorso lungo il litorale tirrenico. Uno di questi fu posto in località Castellammare della Bruca, oggi<br />

comune di Ascea, in provincia di Salerno. Sorgeva qui l’antica città greca di Elea, Velia per i Romani. La sua<br />

fondazione risale al 540-536 a. C., come ampiamente descritto da Erodoto e Antioco e testimoniato da<br />

Senofane. Circa 5-6000 mila focesi, superstiti dalla battaglia di Alalia in Corsica contro i Cartaginesi,<br />

trovarono rifugio con le proprie navi ad Elea, su questo promontorio sporgente sul mare e limitato a<br />

Nord dall’Alento e dal Palistro e a sud dalla fiumarella Santa Barbara. Elea, grazie alla sua<br />

politica di equilibrio, è stato uno dei centri di maggior interesse culturale e commerciale di tutta<br />

la Magna Grecia, come testimoniano la presenza della grande Scuola eleatica di Parmenide e<br />

Zenone e gli intensi traffici commerciali. Ben fortificata, con la presenza di avamposti verso<br />

l’interno, Elea ha mantenuto la sua autonomia e conservato a lungo la sua grecità. Dopo la<br />

caduta di Taranto, entrò nell’alleanza con Roma schierandosi al suo fianco nella 2° guerra<br />

punica. Con il progressivo insabbiamento dei suoi due porti iniziò la sua decadenza. Qui a Velia<br />

molti patrizi romani avevano la propria villa, e durante uno dei suoi numerosi viaggi, Cicerone vi<br />

ebbe un drammatico colloquio con Bruto. La presenza di molti medici, le varie iscrizioni che fanno<br />

riferimento alla medicina (es.“Parmenide, figlio di Pireto, medico Uliade”), hanno spinto alcuni studiosi a cogliere uno stretto<br />

legame tra la cutura medica eleatica e la Scuola medica salernitana. Il sito è ancora oggi poco esplorato e costituisce uno dei più<br />

promettenti siti archeologici di tutta la Magna Grecia.Vanno ricordate: l’acropoli greca, vari templi minori e due quartieri, uno<br />

residenziale a sud-est e uno commerciale a nord-ovest. Interessante e di aspetto monumentale la Porta Rosa, dotata di potenti<br />

contrafforti, che rappresenta l’unico esempio della Magna Grecia di una volta a tutto sesto di età classica. La monetazione<br />

eleatica è in argento e bronzo e presenta un incisione di pregevole fattura. Le raffigurazioni più utilizzate sono: l’effigie di<br />

Atena, il leone, il gufo, Ercole, il tripode e altri simboli accessori che fanno da supporto all’immagine principale: il grappolo<br />

d’uva, la spiga di grano, il pentagramma, il grifone. La moneta in oggetto è un didramma in argento del peso di gr. 7,40 e di un<br />

diametro di 21 mm, coniata tra il 450 e il 400 a.C. Al diritto troviamo la testa di Atena, volta a destra, che indossa un elmetto<br />

attico sormontato da un grifone; dietro al collo la lettera greca X. Al rovescio è presente un leone che cammina a destra, sopra<br />

c’è la lettera greca E, sotto la lettera Ω e la legenda YELHTON. Questa moneta è piuttosto rara e, in alta conservazione, vale<br />

diverse centinaia di euro.


<strong>LA</strong><br />

PILLI<br />

Saper<br />

Vivere<br />

MARCELLO FASOLINO PER I BAMBINI DE «L’ALTRA NAPOLI»<br />

l 24 marzo nella Libreria Guida Portalba si è svolta la manifestazione «Una Millecento blu for i<br />

Iragazzi del Rione Sanità» che ha visto l’imprenditore-scrittore Marcello Fasolino, autore del libro<br />

«Una Millecento blu» per Guida Editore, donare il ricavato dei diritti d’autore all’Orchestra<br />

Giovanile «Sanitansamble», un progetto di recupero dell’associazione Onlus «L’Altra Napoli».<br />

Nella storica «Saletta Rossa» della libreria l’editore Mario Guida ed Ernesto Albanese, presidente<br />

della Onlus «L’Altra Napoli», si sono congratulati con Fasolino per la recente assegnazione del<br />

«Premio città di Reggio Calabria» e lo hanno ringraziato per aver scritto un libro che incarna<br />

l’amore per Napoli e per il sentimento dell’amicizia, valori che si ergono a simbolo di una nuova<br />

Napoli, diversa da quella negativa che tutti conoscono, come ha sottolineato anche Daniela<br />

Vergara presentatrice dell’evento. Fasolino, riguardo alla sua peculiarità di imprenditore che<br />

s’«inventa» scrittore, ha detto: «Un uomo è quello che sente di essere. Io sento di essere uno<br />

scrittore». In seguito si è dato ampio spazio alle note dell’Orchestra Giovanile «Sanitansamble»,<br />

un gruppo di 28 bambini e adolescenti, preparati dal Maestro Maurizio Baratta e diretti dal<br />

Maestro Paolo D’Acunzo, che grazie alla Onlus «L’Altra Napoli» si sono avvicinati alla musica<br />

diventando così una famiglia. Dopo le briose esecuzioni dell’Ouverture del «Guglielmo Tell» di<br />

Rossini, del tema del film «La vita è bella» di Nicola Piovani e del «Mambo Italiano» di Bob<br />

Merril, Fasolino ha donato all’Orchestra un assegno di 4.000 euro per l’acquisizione dei nuovi<br />

strumenti in vista dell’ampliamento di un progetto partito due anni fa, che prende spunto<br />

dall’Orchestra Giovanile di Caracas fondata ben trent’anni fa, sperando di ricalcarne le orme.<br />

CHIESA LUTERANA: «CONCERTI DI PRIMAVERA»<br />

l via la dodicesima edizione di «Concerti di Primavera», la serie di eventi musicali<br />

Aorganizzati dalla Chiesa Evangelica Luterana di via Carlo Poerio 5, sotto la direzione<br />

artistica di Luciana Renzetti. Mercoledì 14 è di scena il chitarrista Salvatore Morra,<br />

impegnato nell’esecuzione delle musiche di D. Scarlatti, J.S. Bach, G. Regondi e F. Tarrega.<br />

Giovedì 22, sempre alle 20.30, è previsto il concorso di composizione con le esecuzioni dei<br />

finalisti e la proclamazione dei vincitori del «Premio della Giuria» e del «Premio Franco<br />

Caracciolo». Si riprende lunedì 26 aprile con il concerto di Leonora Armellini al pianoforte in<br />

occasione del bicentenario della nascita di Chopin. La serata conclusiva di venerdì 30 aprile<br />

vede protagoniste le musiche di L. van Beethoven e J. Brahms eseguite da Dan Velea al<br />

violoncello e Alexandra Brucher al pianoforte. L’ingresso è gratuito.<br />

29 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />

Amarcord<br />

di Rosario Scavetta<br />

LE BUONE MURENE<br />

DI POSILLIPO<br />

I<br />

l termine «Pausylipon», dal greco<br />

«cessazione degli affanni», era il<br />

nome della sontuosa villa romana che<br />

sorgeva su Capo Posillipo - tra Marechiaro<br />

e Gaiola - appartenuta a Publio<br />

Vedio Pollione, uno dei principali sostenitori<br />

di Ottaviano Augusto e protagonista<br />

della vita politica di Roma nel<br />

periodo della sua transizione verso l’impero.<br />

Un singolare episodio avvenuto<br />

proprio all’interno del Pausilypon,<br />

giunto ai nostri giorni grazie al filosofo<br />

Seneca, merita di essere ricordato: si<br />

narra che nella villa di Posillipo, il magnificentissimo<br />

patrizio Vedio Pollione<br />

allevasse murene dal sapore prelibato,<br />

bianche da far invidia alla più raffinata<br />

carne di volatili, le quali costituivano il<br />

ghiotto piatto per le cene che offriva ai<br />

potentissimi amici. Uno di questi era<br />

nientedimeno che l’imperatore Cesare<br />

Augusto, persona di un equilibrio e di<br />

una sensibilità eccezionali. La cena<br />

prese il via in un’atmosfera di eccitante<br />

euforia: scorrevano fiumi di Falerno, gli<br />

schiavi in frenetico andirivieni sfoggiavano<br />

artistica professionalità nel servire<br />

i piatti più rari e gustosi: le specialità di<br />

carne e di pesce nelle salse più sofisticate.<br />

Ad un tratto fu come un fulmine<br />

fosse stato scagliato nel sereno cielo stellato<br />

da un drammatico Giove. Augusto<br />

era in piedi ed in piedi erano tutti, mentre<br />

uno schiavo etiope tremava insieme<br />

alla pallida luce delle lucerne come se<br />

gli fosse piombato addosso l’inverno<br />

della Sarmazia. Lo schiavo aveva fatto<br />

cadere un calice di prezioso cristallo<br />

mandandolo in frantumi. Senza pietà,<br />

Pollione aveva ordinato che fosse buttato<br />

nella piscina, per farlo divorare<br />

dalle feroci murene. Il servo si gettò carponi<br />

ai piedi dell’imperatore perché gli<br />

desse un’altra morte e non lo si usasse<br />

come cibo dei pesci. L’imperatore Augusto<br />

fu scosso da tanta crudeltà: ordinò<br />

di liberare lo schiavo e di gettare subito,<br />

alla sua presenza, tutte le coppe di cristallo<br />

nella pescheria finché ne fu piena.


<strong>LA</strong><br />

PILLI<br />

Saper<br />

Vivere<br />

FERRAGAMO’S CREATIONS<br />

ANTEPRIMA PRIMAVERA/ESTATE 2010<br />

tmosfera salottiera, eleganza a profusione e un tocco di esclusività: pochi ingredienti ma<br />

Ascelti ad arte, come è tradizione della maison, e l’indice di gradimento delle signore presenti<br />

alla sfilata della collezione primavera/estate 2010 Ferragamo’s Creations è salito alle stelle. La<br />

presentazione dei pregiati modelli, realizzati interamente a mano utilizzando costruzioni,<br />

pellami e forme originali e caratterizzati dall’etichetta storica del marchio disegnata nel 1930<br />

dal pittore futurista Lucio Venna, ha avuto luogo nel negozio Salvatore Ferragamo di Piazza dei<br />

Martiri, sotto la direzione attenta di Veronica Panza e la collaborazione di tutto lo staff della<br />

boutique. Nata nel 2006 per il concept store adiacente il Museo Salvatore Ferragamo di<br />

Firenze, la collezione Ferragamo’s Creations è ora disponibile in poche selezionate boutiques<br />

Ferragamo. In seguito all'accoglienza entusiasta delle prime collezioni, le scarpe sono diventate<br />

anche fonte di ispirazione di alcune borse simbolo di<br />

Ferragamo e di un’esclusiva linea di abbigliamento<br />

che per il 2010 si ispira agli anni ’50 e alle sue<br />

dive. Fanno parte della linea anche bijoux d'epoca e<br />

foulard storici del brand, in primo luogo quelli che<br />

riproducono le scarpe conservate nel Museo Salvatore<br />

Ferragamo. Lo spirito è quello di creare capi esclusivi in<br />

serie limitata, dove la semplicità della costruzione si<br />

combina con l'originalità degli stampati.<br />

30 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />

di Laura Cocozza<br />

Terni&Favole<br />

Alla Tabaccheria Postiglione di Largo Ferrandina a Chiaia la vita scorre a suon di<br />

gratta e vinci e chiacchiericci politici. Il dopo elezioni è sempre un momento di<br />

analisi e di bilanci anche se la gente, con le tasche vuote, crede esclusivamente nel<br />

“Turista per sempre”, uno degli ultimi giochi da “grattare” che sta spopolando in<br />

tutta Italia. Alberto Postiglione, trincerato nella sua cabina dei sogni, spara<br />

numeri con il piglio dell’esperto: “Il terno delle elezioni è 18 - 69 - 25: va giocato<br />

su Roma, Napoli e tutte per 9 estrazioni. Per chi, invece, ama gli ambi consiglio<br />

l’ambo della zeppola che fa 49 e 47. Combinazione da giocare su tutte le ruote per<br />

10 estrazioni”. Postiglione, tra una ricarica di cellulare, uno “Sbanca tutto” e un<br />

commento sull’ultima dichiarazione di Mourinho, trova il tempo per regalare ai<br />

nostri lettori quella che lui chiama la “quaterna delle meraviglie”: 19 - 49 - 70 -<br />

73. “Questi numeri giocateli per 5 estrazioni sulle ruote di Roma, Milano, Napoli e<br />

Bari. Se non dovessero uscire, continuate a credere nell’ambo 73 - 19 e dovete<br />

giocarlo, almeno per 6 estrazioni, su Napoli e tutte. Buona fortuna!”<br />

18+69+25/49+47/75+19/19+49+70+73<br />

rande successo per la serata organizzata<br />

Gdall’animatore del by night Ambrogio Ferrillo lo<br />

scorso 21 marzo al Remake Club. Ospite d’onore<br />

un’icona dello spettacolo italiano, il comico e attore<br />

Jerry Calà, mattatore della serata, che si è<br />

confermato un vero «one man show», insieme alla<br />

sua band. Gli ospiti del Remake, dopo la sofisticata<br />

cena, hanno apprezzato, oltre alla simpatia di Calà,<br />

l’intrattenimento del vocalist Nico P, speaker della<br />

serata, e la selezione musicale del dj Bruno Barra.<br />

Non solo ritmi scatenati: la serata, infatti, ha<br />

previsto anche un «corner mistico» dove il Mago G<br />

ha offerto una consultazione gratuita. Sponsor<br />

ufficiale dell’evento, che ha registrato il pienone, il<br />

marchio di abbigliamento Bonavita.<br />

NOTTE DI STELLE AL REMAKE<br />

IL CICLONE DODI<br />

ALLO S’MOVE<br />

i sono feste che andrebbero archiviate nel libro<br />

Cdella notte, quello del divertimento, del mistero e<br />

dell’entusiasmo. Ci sono feste che diventano mito<br />

nel momento in cui se ne parla ricordando luci,<br />

occhi, volti e dischi della magia passata.<br />

Memorabile è stato l’happening che si è svolto in<br />

onore della bella giornalista Dodi Raggio. Il ciclone<br />

biondo, che ricorda tanto Candy Candy, per il riccio<br />

fumettistico che la contraddistingue, ha festeggiato<br />

con i suoi amici più cari il suo 29esimo compleanno<br />

allo S’move di Napoli. Dopo un succulento buffet,<br />

offerto da Radici, tanto vino, champagne e i drink<br />

di Salvatore D’Anna. L’originalità e la verve<br />

esplosiva dei mixaggi sonori dei JG Bross, la coppia<br />

di dj’s più famosa all’ombra del Vesuvio, hanno<br />

fatto da colonna sonora della serata. Grande<br />

stupore degli invitati al momento del taglio della<br />

torta, gustosa quanto originale, a forma di disco in<br />

vinile. In uno S’move a gradazione alcolica sono<br />

stati notati mentre danzavano completamente<br />

immersi nella musica la mamma di Dodi, il fratello,<br />

Enrico, e il fidanzato, Alessandro De Gais. Ad<br />

animare la serata i mitici passetti felpati di Toto<br />

Pirozzi, Alfonso Figueras e Simona Bencivenga,<br />

l'avvocato Rosmunda Cristiano, Massimo Anastasio,<br />

gli immancabili proprietari dello S’move Mario<br />

Cirillo e Dario Tofano. Poi Massimo Anastasio,<br />

Antonella Cirillo e Luciano Squeglia, il ballerino del<br />

San Carlo Marco D’Andrea, le inseparabili Stella<br />

Buono e Titty Generale, l’attrice Annamaria Papa,<br />

Barbara Silvestri, Massimiliano Monaco, Lugi<br />

Gallotti, Sonia Giattini, Lucia Cimmino, Daniela<br />

Anastasio, Beatrice Iervolino, Francesca Iengo.


BellaGente di Tommy Totaro<br />

MARIO CIRILLO /S’MOVE LIGHT BAR<br />

Mario Cirillo, in coppia con Dario Tofano, è uno dei personaggi<br />

più popolari del by night partenopeo. Una vera e propria icona<br />

storica sancita dai 18 anni di felice gestione dello S’move di vico<br />

dei Sospiri a Chiaia.<br />

Qual è l’elemento che sancisce il successo di un Club?<br />

Fino a qualche tempo fa avrei detto la musica, anche se l’unica<br />

novità del momento, l’elettronica, è un fenomeno soprattutto da<br />

discoteca. Altri elementi imprescindibili sono la professionalità, il<br />

servizio e la qualità dei prodotti usati. Naturalmente anche il<br />

design del club ha una sua importanza.<br />

Quali sono invece gli errori da evitare?<br />

Non esiste una vera regola, se non quelle date dall’esperienza di<br />

aver affrontato varie situazioni. È quindi importante seguire<br />

sempre l’istinto.<br />

Che cosa distingue la scena napoletana dalle altre?<br />

La scena napoletana è da sempre di gran lunga differente da tutte<br />

le altre. Il by night soffre di mille contraddizioni. Da un lato c’è la<br />

La Miss Pin Up Chiaia di Marzo si chiama<br />

Oksana Uzhgalova. Nata a Ludza, in<br />

Lettonia, 21 anni fa sotto il segno del Leone,<br />

Oksana, modella e fotomodella, è anche una<br />

delle ballerine del club più famoso al mondo,<br />

l’Amnesia di Ibiza. Alta un metro e settantaquattro,<br />

le sue misure sono 84-<br />

60-87. La bella lettone si<br />

definisce una ragazza dolce, solare<br />

e determinata che ama ballare<br />

e scatenarsi nei party più folli<br />

all’interno dei suoi locali preferiti:<br />

il Godvil e il Push di Riga e l’Amnesia<br />

di Ibiza, dove ha animato diversi<br />

«Espuma Party» e «Troya<br />

Asesina Party». Ama le collezioni di<br />

Max Mara, Calvin Klein, Victoria<br />

Secret, Juicy Couture e Ed Hardy per<br />

le quali ha lavorato come indossatrice.<br />

Oksana, dopo aver lasciato la<br />

sua città natale per trasferirsi a Riga,<br />

ha cominciato la carriera di modella a<br />

18 anni partecipando a numerosi concorsi<br />

di bellezza. La sua passione per i<br />

viaggi e la danza moderna, però, non interferisce<br />

con gli studi che Oksana conduce<br />

con grande tenacia alla Facoltà di<br />

Saper<br />

Vivere<br />

31 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />

Miss Pin Up Chiaia<br />

a cura di Fabio Tempesta<br />

OKSANA, BIONDA<br />

TUTTA PEPE<br />

Napoli aperta mentalmente e pronta a<br />

recepire nuove fenomeni musicali e culturali, e<br />

dall’ altro c’è la Napoli conservatrice, legata<br />

ad un vecchio modo di intendere il<br />

divertimento. Ad ogni modo rimango<br />

dell’opinione che a Napoli non solo siamo al<br />

passo con i tempi, ma siamo anche molto<br />

innovativi, anche se siamo tagliati fuori dalla<br />

scena musicale internazionale.<br />

Le tendenze della notte oggi...<br />

Ormai non esiste una vera e propria tendenza, perché nel settore<br />

musicale stenta ad emergere un fenomeno di impatto<br />

internazionale. Forse l’avvento dei computer ha dato un input alle<br />

produzioni musicali degli ultimi vent’anni, ma adesso è come se si<br />

fossero esaurite le risorse e si dovesse ricominciare dalla musica<br />

suonata.<br />

Quanto hanno inciso i 18 anni di S’move nel tuo modo di<br />

essere?<br />

Ho cominciato la mia carriera professionale nel 1985 lavorando<br />

per vari club ed ho organizzato il mio primo party all’età di 16<br />

anni. È stato il mio primo ed unico lavoro, quindi non saprei<br />

immaginare una vita diversa.<br />

Qual è stato l’elisir che ha concesso così lunga vita allo<br />

S’move?<br />

Lo S’move è nato dal desiderio di avere una location dove<br />

esprimere il nostro modo di intendere la notte, non per<br />

un’esigenza commerciale. È un club nato dalla passione per il by<br />

night. Infatti, durante il corso degli anni, il locale ha avuto ben<br />

quattro trasformazioni sostanziali ed è sempre in continua<br />

evoluzione.<br />

Gestione del Turismo della capitale lettone.<br />

L’attività di ragazza immagine nei locali ha<br />

permesso ad Oksana di sviluppare anche la<br />

sua creatività: infatti, si diverte ad ideare i<br />

costumi che lei stessa e le altre ballerine provenienti<br />

da tutta Europa indossano per dare<br />

vita alle coreografie inscenate negli eventi<br />

esclusivi di cui è protagonista. Decisa, ambiziosa<br />

e molto attiva, collabora con l’agenzia<br />

di Julia Tabore a Riga e spera di poter trasformare<br />

il suo estro creativo di costumista<br />

in un vero e proprio business anche se, per<br />

ora, la danza resta la sua più grande passione.


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Saper<br />

Vivere<br />

32 <strong>CHIAIA</strong><strong>magazine</strong> 3/4 marzo aprile 2010<br />

In questo numero hanno scritto<br />

Aurora Cacopardo<br />

Nicola Sellitti<br />

Colmo di fulmine di Renato Rocco<br />

Aldo De Francesco<br />

Il poeta della civiltà<br />

moderna:<br />

il cantascorie<br />

Il cavallo<br />

vecchio:<br />

ex-equo.<br />

Massimo Lo Iacono<br />

Il cornuto<br />

festeggia<br />

le nozze toro.<br />

Paolo D’Angelo<br />

Per le fotografie si ringraziano Francesco Ruggieri e Pippo by Capri<br />

La lavanderia<br />

si dà alla macchia.<br />

La forza del cestino<br />

è la carta straccia.<br />

L'informazione idrica:<br />

tenersi al torrente<br />

Francesco Iodice<br />

Renato Rocco<br />

Nino De Nicola<br />

Fabio Tempesta<br />

Rosario Scavetta<br />

Tommy Totaro<br />

la testata<br />

di malatesta

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