“Giornale di Voghera” (15 marzo 1990) - Don Orione a Genova
“Giornale di Voghera” (15 marzo 1990) - Don Orione a Genova
“Giornale di Voghera” (15 marzo 1990) - Don Orione a Genova
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Spe<strong>di</strong>zione in a.p. - art. 2, comma 20/c - legge n. 662/96 - Filiale <strong>di</strong> Bergamo - Anno XXXX - N. 3 - Marzo 2000<br />
AMICI DIDONORIONE<br />
Mensile del<br />
Piccolo Cottolengo<br />
<strong>di</strong> <strong>Don</strong> <strong>Orione</strong> <strong>Genova</strong><br />
il car<strong>di</strong>nale<br />
<strong>di</strong>onigi tettamanzi<br />
apre la porta santa<br />
del “luogo giubilare<br />
della carità”<br />
nell’istituto paverano
2 MOTIVI <strong>Genova</strong><br />
23 gennaio<br />
dell’anno<br />
Omelia <strong>di</strong> Sua Eminenza<br />
Car<strong>di</strong>nale Dionigi Tettamanzi<br />
arcivescovo <strong>di</strong> <strong>Genova</strong><br />
Carissimi, è con grande gioia che oggi concludo<br />
l’apertura dei luoghi giubilari della nostra<br />
<strong>di</strong>ocesi. Ultimo luogo ad essere aperto, è questo<br />
carissimo del Paverano. Ultimo, ma solo nel tempo,<br />
perché nel significato, non abbiamo alcun<br />
dubbio <strong>di</strong> <strong>di</strong>re che è il “primo”. Sì, è il primo, perché<br />
ricorda a tutti noi che non c’è Giubileo senza<br />
carità.<br />
E ora io saluto tutti voi fortunati che siete riusciti<br />
a entrare, sia pure con un po’ <strong>di</strong> fatica, in<br />
questa chiesa. Saluto con un affetto particolare<br />
gli Orionini che amano, servono e rendono sempre<br />
viva la carità del Beato <strong>Don</strong> Luigi <strong>Orione</strong>. Saluto<br />
i confratelli nel sacerdozio, in particolare<br />
quelli <strong>di</strong> questo vicariato; ma non c’è dubbio che<br />
al primo posto io devo mettere tutti i malati, gli<br />
infermi, i sofferenti, gli ospiti <strong>di</strong> questo istituto del<br />
Paverano.<br />
Ma poiché il cuore cristiano dev’essere come il<br />
cuore <strong>di</strong> Cristo, noi questo cuore lo possiamo e lo<br />
dobbiamo allargare: allora noi sentiamo riuniti e<br />
presenti spiritualmente a questa celebrazione eucaristica<br />
tutti i malati, i sofferenti, i <strong>di</strong>sagiati, gli infermi,<br />
i poveri della nostra <strong>di</strong>ocesi, della Chiesa e<br />
del mondo. Sì, il Signore è capace <strong>di</strong> fare questo<br />
miracolo, <strong>di</strong> allargare a tal punto il nostro cuore<br />
da renderlo una casa ospitale capace <strong>di</strong> racchiudere<br />
tutte le sofferenze che sono presenti nel<br />
mondo.<br />
Voi sapete che il Giubileo è un fatto essenzialmente<br />
religioso e che il Giubileo ci offre la misericor<strong>di</strong>a<br />
<strong>di</strong> Dio Padre; questa misericor<strong>di</strong>a che a noi<br />
viene rivelata e donata da Cristo Gesù, l’Uomo<br />
sofferente come noi, nato duemila anni fa, e soprattutto<br />
l’uomo che ha portato al vertice la sua e<br />
la nostra sofferenza sulla Croce.<br />
Lui, il Cristo Signore, il canale che porta al nostro<br />
cuore l’infinita e tenerissima misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />
Dio nostro padre.<br />
E noi quest’oggi gli vogliamo <strong>di</strong>re che abbiamo<br />
bisogno immenso <strong>di</strong> questa misericor<strong>di</strong>a. Ecco,<br />
come ci ha ricordato la Parola <strong>di</strong> Dio che abbiamo<br />
ascoltato oggi, noi, tutti quanti, siamo po-<br />
del Signore<br />
2000<br />
durante la celebrazione giubilare nella<br />
chiesa interna del Piccolo Cottolengo<br />
<strong>di</strong> <strong>Don</strong> <strong>Orione</strong> - Istituto Paverano<br />
veri peccatori; sì, come la grande città <strong>di</strong> Ninive.<br />
Non solo siamo peccatori, ma per nostra fortuna,<br />
Dio quoti<strong>di</strong>anamente ci chiama alla conversione.<br />
Abbiamo riascoltato l’appello <strong>di</strong> Gesù con<br />
il quale ha aperto la sua pre<strong>di</strong>cazione in Galilea:<br />
“Convertitevi e credete al Vangelo!”. Sì, soltanto<br />
se riconosciamo con umiltà, cioè con verità, le nostre<br />
miserie quoti<strong>di</strong>ane, soltanto se ci lasciamo<br />
prendere dalla grazia del Signore e se ci mettiamo<br />
a camminare su questo, che è il vero pellegrinaggio,<br />
il pellegrinaggio della conversione. Oh!<br />
anche a noi verrà data questa profonda e interiore<br />
consolazione, questo motivo <strong>di</strong> vera pace, che<br />
è <strong>di</strong> avere il cuore ripieno della misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />
Dio.<br />
Ma proprio perché il Giubileo è un fatto religioso,<br />
perché ci offre la misericor<strong>di</strong>a del Signore,<br />
<strong>di</strong>venta per se stesso un fatto destinato a rinnovare<br />
i rapporti che esistono tra <strong>di</strong> noi. Da religioso<br />
<strong>di</strong>venta un fatto sociale, e cioè: la misericor<strong>di</strong>a<br />
che il Signore ci dona, è sì una grazia, ma una grazia<br />
che non possiamo trattenere soltanto per noi;<br />
23 gennaio.<br />
il car<strong>di</strong>nale <strong>di</strong>onigi tettamanzi<br />
legge la targa commemorativa,<br />
dopo aver aperto la porta santa a paverano.<br />
bagno <strong>di</strong> folla alla funzione <strong>di</strong> apertura<br />
del “luogo giubilare della carità”.<br />
I giornali locali hanno parlato<br />
<strong>di</strong> un migliaio <strong>di</strong> presenze.<br />
<strong>di</strong>venta dentro <strong>di</strong> noi, questa grazia, una responsabilità<br />
che ci chiama ad andare dagli altri e ad offrire<br />
agli altri questa misericor<strong>di</strong>a.<br />
L’avventura del profeta Giona è l’avventura <strong>di</strong><br />
tutti e <strong>di</strong> ciascuno <strong>di</strong> noi: “Alzati, va a Ninive, la<br />
grande città, e annunzia quello che io ti <strong>di</strong>rò”.<br />
E che cosa ha detto il Signore a Giona? Ha detto<br />
che Lui è un Padre misericor<strong>di</strong>oso che è pronto<br />
a donare il suo amore e perdona e rinnova chi<br />
riconosce il proprio peccato e chi si converte.<br />
Noi abbiamo sentito la parola <strong>di</strong> Dio nel suo<br />
Vangelo, che si rivolge a Simone e ad Andrea e<br />
<strong>di</strong>ce loro: “Seguitemi; vi farò pescatori <strong>di</strong> uomini”.<br />
E poi più avanti incontra due altri fratelli: Giovanni<br />
e Giacomo e anche a loro <strong>di</strong>ce: “Seguitemi!”.<br />
E questo Signore è presente oggi, in questa<br />
nostra Chiesa e ripete le stesse parole: “Seguitemi;<br />
vi farò pescatori <strong>di</strong> uomini!”, cioè con l’incarico<br />
<strong>di</strong> portare ad altri la misericor<strong>di</strong>a che Dio ha<br />
donato al loro cuore.<br />
Questa misericor<strong>di</strong>a noi la dobbiamo avere<br />
proprio per tutti, a cominciare dalle persone che<br />
ci sono vicine tutti i santi giorni. Forse è più facile<br />
– tutto sommato – avere misericor<strong>di</strong>a con i lontani,<br />
con gli estranei... ma quelli vicini... con i parenti,<br />
con i familiari, forse si fa una più grande fatica;<br />
ma proprio per questo il Signore ci <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> cominciare<br />
da casa nostra, dal nostro ambiente, dal nostro<br />
vicinato, dal nostro vicariato.<br />
Ma il Signore poi <strong>di</strong>ce che dobbiamo avere come<br />
destinatari, privilegiati, pre<strong>di</strong>letti, appunto, i<br />
malati, gli infermi, i sofferenti, i poveri.<br />
Io qui, in questa chiesa che ci ricorda la spiritualità<br />
e l’entusiasmo evangelico <strong>di</strong> <strong>Don</strong> <strong>Orione</strong>,<br />
io <strong>di</strong>co a tutti voi: non dobbiamo limitarci ad avere<br />
un po’ <strong>di</strong> compassione umana verso questi no-<br />
stri fratelli e sorelle che sono provati dalla sofferenza.<br />
Dobbiamo avere la carità; e avere la carità<br />
significa saperli amare, non tanto col nostro povero<br />
amore, ma saperli amare con l’amore stesso<br />
<strong>di</strong> Gesù Cristo. Amare gli altri, non con le nostre<br />
forze umane, ma con questa risorsa straor<strong>di</strong>naria<br />
che è la carità <strong>di</strong> Cristo. Oh lo ricordassimo nei<br />
momenti in cui si fa davvero fatica a servire gli<br />
ammalati e gli infermi; quando siamo stanchi,<br />
quando non ce la facciamo più, quando siamo<br />
delusi, quando, anziché ricevere una parola <strong>di</strong> lode,<br />
riceviamo una parola <strong>di</strong> rimprovero magari<br />
senza colpa da parte <strong>di</strong> questi nostri fratelli provati...!<br />
Ecco, se ricordassimo che in quei momenti,<br />
nel nostro cuore non c’è soltanto il nostro piccolo<br />
amore, ma c’è l’immenso amore <strong>di</strong> Gesù Cristo,<br />
riusciremmo a recuperare energia, volontà,<br />
decisione, coraggio, entusiasmo, vorrei <strong>di</strong>re gioia<br />
nel servire gli “ultimi” della nostra società. E vorrei<br />
<strong>di</strong>re anche un’altra cosa: non loro che hanno la<br />
loro vita, la loro malattia, la loro storia, il loro carattere,<br />
il loro nome, i parenti, eccetera ma saper<br />
vedere in loro il volto del Signore Gesù. Una carità<br />
autentica è sempre illuminata dalla fede; e la<br />
fede è capace <strong>di</strong> farci vedere, nei volti stanchi e<br />
provati dei nostri fratelli ammalati, il volto sempre<br />
luminoso del Signore Gesù.<br />
A questo punto vorrei concludere con due<br />
brevissimi pensieri: il primo è questo. Noi possiamo<br />
ricevere l’indulgenza giubilare andando là dove<br />
ci sono i segni della presenza del Signore, e<br />
non c’è dubbio che questi segni noi li troviamo<br />
nella Cattedrale <strong>di</strong> San Lorenzo e nelle altre chiese<br />
che sono state designate come luoghi per il<br />
Giubileo. Ma questi segni, più vivi e più palpitanti<br />
e più imploranti e quin<strong>di</strong> per noi, più stimolanti<br />
e impegnativi, questi segni della presenza <strong>di</strong> Gesù<br />
sono proprio questi<br />
nostri fratelli e sorelle.<br />
Proprio per questo pellegriniamo<br />
alle Chiese, ma<br />
pellegriniamo anche a<br />
questo Istituto Paverano.<br />
Io ho scelto così perché<br />
so che è molto amato dai<br />
genovesi. So che qui c’è<br />
la prassi ancora molto viva<br />
<strong>di</strong> <strong>Don</strong> <strong>Orione</strong>, un santo<br />
che è amato moltissimo<br />
dalla nostra città. Ma se<br />
ho scelto l’Istituto Paverano,<br />
l’ho scelto perché fosse<br />
un richiamo permanente,<br />
perché in ogni altro<br />
luogo <strong>di</strong> sofferenza e <strong>di</strong><br />
povertà a noi è dato <strong>di</strong><br />
compiere questo pellegrinaggio,<br />
perché con un
po’ delle nostre energie, con una parola <strong>di</strong><br />
conforto, con un aiuto concreto, anche lì noi potessimo<br />
acquistare l’indulgenza del Giubileo.<br />
In questo momento io penso a tutti gli ospedali,<br />
alle cliniche, ai luoghi <strong>di</strong> ricovero degli anziani,<br />
ma al limite <strong>di</strong> ogni casa della nostra città e<br />
della nostra <strong>di</strong>ocesi perché voi lo sapete bene e<br />
lo sappiamo tutti: non c’è una casa nella quale<br />
non sia piantata una croce.<br />
Vedete, io sono un tipo sereno, tranquillo; ma<br />
mi commuovo anch’io. Così posso <strong>di</strong>re che un<br />
momento <strong>di</strong> commozione per me è il riascoltare<br />
sempre questo suono del corno col canto del<br />
“Christus Vincit”.<br />
Ringrazio chi l’ha suonato perché l’ha suonato<br />
in tutti i luoghi giubilari della nostra <strong>di</strong>ocesi.<br />
Così come un altro momento è stata la bene<strong>di</strong>zione<br />
<strong>di</strong> questa Croce che vorrà richiamare a<br />
tutti questo Giubileo dell’anno duemila.<br />
Ma lì abbiamo piantato una croce; ma è il Si-<br />
gnore stesso che pianta su <strong>di</strong> noi la sua Croce. E<br />
non si limita a piantare la Croce: vuole essere presente<br />
Lui, su quella Croce per <strong>di</strong>re: “Avanti con<br />
coraggio... ci sono anch’io...!”. E questa nostra<br />
sofferenza può e deve essere davvero una fonte<br />
<strong>di</strong> santificazione e <strong>di</strong> rinnovamento per noi e per<br />
gli altri.<br />
E infine l’altro pensiero riguarda <strong>Don</strong> <strong>Orione</strong>.<br />
Noi già lo amiamo, ma penso che dobbiamo<br />
amarlo <strong>di</strong> più, perché lui dal cielo oggi ci <strong>di</strong>ce che<br />
c’è il miracolo della carità se lui, con una grazia<br />
particolare ha potuto compiere ogni giorno, per<br />
l’onnipotenza <strong>di</strong> Dio e per l’intercessione della<br />
Vergine Maria questo miracolo, oggi tocca a voi<br />
questo miracolo compierlo ogni giorno.<br />
Sia questa davvero la grazia che insieme chie<strong>di</strong>amo<br />
al Signore in questa Eucaristia: che ciascuno<br />
<strong>di</strong> noi, malato o sano, possa essere protagonista<br />
per compiersi questo miracolo quoti<strong>di</strong>ano<br />
della carità.<br />
il car<strong>di</strong>nale <strong>di</strong>onigi tettamanzi<br />
apre il luogo giubilare della carità<br />
presso l’istituto paverano<br />
Un luogo simbolo per rendere testimonianza<br />
dell’impegno evangelico a favore dei sofferenti:<br />
così è stato presentato dall’arcivescovo <strong>di</strong> <strong>Genova</strong><br />
Car<strong>di</strong>nale Dionigi Tettamanzi il “luogo giubilare<br />
della carità” aperto ufficialmente presso l’Istituto<br />
Paverano del Piccolo Cottolengo genovese <strong>di</strong><br />
<strong>Don</strong> <strong>Orione</strong> dallo stesso car<strong>di</strong>nale domenica 23<br />
gennaio, nell’ambito delle iniziative per il Grande<br />
Giubileo. Giustamente, nel corso dell’omelia, il<br />
car<strong>di</strong>nale ha aggiunto che l’Istituto Paverano e il<br />
Piccolo Cottolengo nel suo complesso “è molto<br />
il car<strong>di</strong>nale e le nostre ospiti.<br />
dopo l’incontro in chiesa, l’arcivescovo<br />
ha visitato i reparti compiendo, per primo,<br />
il percorso giubilare.<br />
amato nella città <strong>di</strong> <strong>Genova</strong>”, spiegando che questo<br />
“luogo giubilare della carità” è l’ultimo ad essere<br />
aperto nell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> tempo, ma nella realtà e<br />
nel valore è ad<strong>di</strong>rittura il primo, a causa del valore<br />
che esprime.<br />
In perfetto orario, alle ore 10, la grande processione<br />
con il car<strong>di</strong>nale arcivescovo, molti sacerdoti<br />
e tantissima gente, partiva dalla parrocchia<br />
orionina attigua, attraversava i cortili e si <strong>di</strong>sponeva<br />
nell’ampio spazio che si apre davanti alla chiesa<br />
dell’istituto. È qui, davanti a questa porta chiusa,<br />
che il car<strong>di</strong>nale ha aperto il “luogo giubilare<br />
della carità” con la formula e i gesti previsti dal rito,<br />
<strong>di</strong> fronte ad una vera folla, costituita dal variegato<br />
mondo orionino che spazia<br />
dai volontari, agli amici, ai parrocchiani,<br />
al personale dell’istituto e<br />
soprattutto alla vasta e attenta<br />
schiera <strong>di</strong> tanti e tanti residenti, infermi<br />
o invali<strong>di</strong>, della struttura, a <strong>di</strong>spetto<br />
<strong>di</strong> un clima inesorabilmente<br />
rigido per la nostra città.<br />
Altrettanto commovente, poco dopo,<br />
la panoramica interna della<br />
chiesa gremitissima in ogni angolo,<br />
con il risalto, a gruppi, delle varie<br />
<strong>di</strong>vise (personale, volontari...), e <strong>di</strong><br />
intere file <strong>di</strong> carrozzelle, appena<br />
sotto il presbiterio. Là in fondo, invece,<br />
l’emiciclo dell’abside conteneva<br />
a fatica l’ampia cerchia dei sa-<br />
cerdoti concelebranti. Nell’omelia il car<strong>di</strong>nale arcivescovo,<br />
dopo avere ampiamente motivato la<br />
scelta <strong>di</strong> questo “luogo giubilare” e averne spiegato<br />
lo straor<strong>di</strong>nario significato, non ha omesso <strong>di</strong><br />
rivolgere un omaggio a <strong>Don</strong> <strong>Orione</strong>, dal cui carisma<br />
è germogliato questo fiore <strong>di</strong> carità che è il<br />
Piccolo Cottolengo.<br />
«In effetti – ha detto il car<strong>di</strong>nale – questo “luogo<br />
giubilare” ha qualche cosa che è fuori dell’or<strong>di</strong>nario,<br />
perché non è una chiesa che si visita, ma<br />
un ambiente nel quale si esercita concretamente<br />
la carità». Sono parole che ci riconducono subito<br />
COSTRUIAMO<br />
INSIEME<br />
a <strong>Don</strong> <strong>Orione</strong>. Per lui il Cottolengo doveva essere<br />
una grande luce, una autentica luce evangelica <strong>di</strong><br />
carità, ma anche una proposta forte e una testimonianza<br />
affascinante <strong>di</strong> una strada che conduca<br />
alla fede e alla speranza attraverso la carità.<br />
Non sappiamo quanti altri “luoghi giubilari<br />
della carità” ci siano oggi come oggi nella chiesa,<br />
seppur ci sono. Ma, certo, il nostro arcivescovo ha<br />
avuto un’intuizione eccezionale nel proporlo alla<br />
nostra chiesa. Una cosa che, ne siamo certi, farà<br />
lieto anche <strong>Don</strong> <strong>Orione</strong> in para<strong>di</strong>so.<br />
D.M.<br />
nuova<br />
apparecchiatura<br />
<strong>di</strong> ra<strong>di</strong>ologia<br />
Fondo precedente L. 107.099.000<br />
PANSECCHI Ennio, in memoria della mamma 100.000<br />
REPETTO Pio, in memoria della moglie Giovanna Ghelardoni 100.000<br />
REBOSIO MARTINI Anna Aurelia, pro defunctis 50.000<br />
Daniele, Linda e Lorenzo 1.000.000<br />
PASQUALI Fausto, in memoria <strong>di</strong> M. Antonietta, Rita e Romeo 50.000<br />
SALMETTI Adriana 100.000<br />
GANDOLFO Eugenio 20.000<br />
GAGGERO Adolfo, in memoria <strong>di</strong> Mimma, Sebastiano e Nicoletta Gaggero 200.000<br />
GAGGERO Adolfo, in memoria <strong>di</strong> Marinin, Giovanni e Giulio Repetto 200.000<br />
GAGGERO Adolfo, in memoria <strong>di</strong> Nicoletta e Adolfo Francesco Gaggero 200.000<br />
GAGGERO Adolfo, in memoria <strong>di</strong> Marinin, Angela e Aurelia Gaggero 200.000<br />
GAGGERO Adolfo, in memoria <strong>di</strong> Giovanni, Giacomo e Carmelo Gaggero 200.000<br />
Famiglia DAPUETO, in memoria <strong>di</strong> Arnaldo, Tina e Dario 40.000<br />
N.N. 1.000.000<br />
VACCARI Paola, in memoria <strong>di</strong> Mario e Maria Vaccari 500.000<br />
CARBONE Corinna, in memoria <strong>di</strong> Giampaolo Spinar<strong>di</strong> 300.000<br />
CARBONE Corinna, in memoria del marito Camillo Carbone 700.000<br />
STAIOLO Ines 50.000<br />
DALLA COSTA Rita, in memoria <strong>di</strong> Secondo e Bruna Dalla Costa 100.000<br />
A.N., in memoria dei propri defunti 100.000<br />
B.M.G., in memoria dei propri defunti 100.000<br />
CARRARA Cecilia, in memoria del dott. Giorgio Santucci 100.000<br />
STAGNO Rosa, in memoria dei propri defunti 100.000<br />
CHIAPPORI Carla, in memoria del marito Vittorio e dei genitori Nicola e Ancilla Savazzi 200.000<br />
FUSELLI Giorgio e Titta, in memoria <strong>di</strong> Gigetto Gusmani 100.000<br />
Totale L. 112.909.000<br />
cistoscopio per indagini urologiche<br />
Fondo precedente L. 22.500.000<br />
BIANCHI FRANCIOLI Ubaldo, in memoria dei propri defunti 100.000<br />
DALLA COSTA Giulio e CAVALLI Vilma, in memoria dei propri defunti 50.000<br />
SASSO CACCIATORE Rosa, in memoria dei propri defunti 300.000<br />
BELLESE Silvio 200.000<br />
BASSINO Emanuele, in memoria <strong>di</strong> Mario e Maria Vaccari 1.000.000<br />
B.B., in memoria dei propri cari 50.000<br />
Totale L. 24.200.000
6 PER NON DIMENTICARE<br />
Era un prete ma era un brav’uomo<br />
A <strong>di</strong>eci anni dalla pubblicazione sul <strong>“Giornale</strong> <strong>di</strong> <strong>Voghera”</strong><br />
(<strong>15</strong> <strong>marzo</strong> <strong>1990</strong>), ci è caro proporre ai nostri amici lettori<br />
questa pagina fresca e poco nota.<br />
Quel prete del quale tutti mi<br />
parlavano fin da quando<br />
ero bambino, riuscii a non conoscerlo,<br />
ma almeno a intravederlo<br />
il 13 <strong>marzo</strong> 1940, circondato<br />
da fiori e canti, in una marea <strong>di</strong><br />
gente devota. Arrivava da Sanremo,<br />
dov’era morto il giorno<br />
prima, stremato dalla stanchezza<br />
e soffocato dall’angina pectoris.<br />
Prima <strong>di</strong> quel giorno ne<br />
avevo visto soltanto alcune foto<br />
e mi avevano sempre fatto sorridere:<br />
una gran testa rapata,<br />
due occhi gran<strong>di</strong> e nerissimi,<br />
senza fondo, molto dolci; mani<br />
ru<strong>di</strong> <strong>di</strong> conta<strong>di</strong>no piemontese. Il<br />
volto incuteva confidenza, amicizia.<br />
Veniva voglia <strong>di</strong> confidargli<br />
i propri segreti.<br />
Quel giorno arrivava a <strong>Genova</strong><br />
in trionfo, gli avevano preparato<br />
funerali <strong>di</strong> popolo nella<br />
Chiesa del Gesù. E fu proprio<br />
quella mattina che, nella ressa<br />
della gente anonima che già lo<br />
pregava santo, ebbi modo <strong>di</strong><br />
u<strong>di</strong>re il più breve ma forse il più<br />
spontaneo ed efficace dei panegirici<br />
che avrebbe avuto in<br />
seguito e che soprattutto avrà<br />
in futuro dovunque nel mondo.<br />
Un operaio del porto, stupito<br />
della folla, un po’ irritato <strong>di</strong> arrivare<br />
tar<strong>di</strong> al lavoro, domanda a<br />
una donna in lacrime: “Ma chi è<br />
morto?”. Lei risponde, quasi<br />
con tono <strong>di</strong> sfida: “È morto un<br />
prete!”. “E chi era questo prete<br />
per far muovere tutta questa<br />
gente?”. E lei: “È <strong>Don</strong> <strong>Orione</strong>.<br />
Era un prete...” – s’asciuga gli<br />
occhi, riesce a sorridere e <strong>di</strong>ce:<br />
“Era un prete, ma era un<br />
brav’uomo!”. Quel “ma” mi è<br />
rimasto sempre nel cuore.<br />
A Voghera, molti anni dopo,<br />
mi sono ritrovato la stessa folla<br />
<strong>di</strong> gente che a <strong>Genova</strong>. <strong>Don</strong><br />
<strong>Orione</strong> era stato beatificato, e a<br />
Voghera lo si onorava col primo<br />
atto pubblico <strong>di</strong> culto, in un<br />
pontificale in duomo, presente<br />
il Car<strong>di</strong>nale Agostino Casaroli.<br />
Pensavo che, finalmente, il ragazzo<br />
tre<strong>di</strong>cenne che proprio a<br />
Voghera aveva bussato alla porta<br />
del convento francescano<br />
dove ora abito anch’io, per essere<br />
accolto e <strong>di</strong>ventare francescano<br />
anche lui, tornava a<br />
confortare la sua gente che tanto,<br />
dopo quella <strong>di</strong> Pontecurone<br />
e <strong>di</strong> Tortona, lo aveva amato,<br />
aiutato, venerato.<br />
Mi tornava in mente l’amarezza<br />
<strong>di</strong> quel ragazzo, figlio dell’umile<br />
stra<strong>di</strong>no spaccapietre <strong>di</strong><br />
Pontecurone, a proposito dei<br />
francescani. Un giorno, accompagnato<br />
dal padre, proprio alla<br />
porta del convento francescano<br />
aveva bussato colmo d’innocenza<br />
e <strong>di</strong> felicità. Ma era stato<br />
presto deluso. Un rustico portinaio<br />
(evidentemente uno <strong>di</strong><br />
quelli immaginati dallo stesso<br />
san Francesco nel fioretto della<br />
“perfetta letizia”), aveva sorriso<br />
sarcastico al vedere il povero<br />
bauletto della biancheria del<br />
postulante, e a quel bauletto<br />
aveva accennato un calcio <strong>di</strong> <strong>di</strong>sprezzo.<br />
Poi, tuttavia, il piccolo Luigi<br />
aveva vinto e nel convento francescano<br />
era entrato, sicuro <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>ventare un frate minore. Ma<br />
subito, nei giorni della Settimana<br />
Santa, s’era ammalato, gracile<br />
<strong>di</strong> salute, e aveva dovuto<br />
uscirne molto presto.<br />
Non aveva <strong>di</strong>menticato quel<br />
calcio del portinaio, non aveva<br />
smesso <strong>di</strong> sperare <strong>di</strong> farsi francescano.<br />
Trentacinque anni dopo,<br />
in una lettera a un amico,<br />
scriveva che non aveva mai <strong>di</strong>menticato<br />
quel calcio, ma che<br />
ogni giorno aveva pregato per<br />
quel frate, perché il buon Dio lo<br />
avesse accolto nell’esatto modo<br />
contrario a quello usato dal<br />
rustico portinaio.<br />
Uscito, era andato a Torino, a<br />
frequentare l’oratorio <strong>di</strong> <strong>Don</strong><br />
Bosco. Ma proprio <strong>Don</strong> Bosco,<br />
conosciutolo, gli aveva detto<br />
che lì non doveva restare, per il<br />
semplice motivo che Dio gli riservava<br />
una strada tutta sua, e<br />
una grande famiglia <strong>di</strong> figli. Così<br />
era tornato a casa e a <strong>di</strong>ciotto<br />
anni aveva ottenuto, a Tortona,<br />
l’incarico <strong>di</strong> custode del Duomo.<br />
E a Pontecurone e Tortona<br />
era nata la “Piccola Opera della<br />
Divina Provvidenza”. E la fami-<br />
sanremo:<br />
sopra: l’attuale sindaco,<br />
dott. Giovenale bottini,<br />
fa festa con le ospiti<br />
<strong>di</strong> villa s. Clotilde.<br />
sotto: fra i tanti visitatori<br />
della cameretta dove<br />
il 12 <strong>marzo</strong> 1940 moriva<br />
don orione, accompagnati<br />
dal dott. Carmine,<br />
il presidente della regione<br />
liguria dott. Giancarlo mori<br />
e l’ex sindaco <strong>di</strong> sanremo<br />
dott. Leo pippione.<br />
glia orionina era cresciuta anche<br />
in Polonia e in Argentina, in tutta<br />
l’Italia e in tutta l’Europa. <strong>Don</strong><br />
Luigi aveva visto morire <strong>Don</strong><br />
Bosco, e s’era confermato ulteriormente<br />
nell’impresa <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carsi<br />
agli “ultimi”, ai più poveri,<br />
ai giovani e agli han<strong>di</strong>cappati.<br />
Era stato un lungo viaggio,<br />
senza soste, a caccia <strong>di</strong> mezzi,<br />
denaro, avanzi <strong>di</strong> mobilio, case<br />
cadenti, vestiario, denaro, ferri<br />
vecchi. Riciclava tutto,<br />
rifondeva ogni cosa,<br />
ricostruiva le cose<br />
come esercizio della<br />
“ricostruzione” dei<br />
feriti dalla vita e dal<br />
dolore. Coi rifiuti <strong>di</strong><br />
vari metalli questuati<br />
in giro avrebbe più<br />
tar<strong>di</strong> fatto fondere la<br />
grande statua della<br />
Madonna che splende<br />
sul campanile della<br />
stessa chiesa in cui<br />
egli ora è sepolto, illuminata<br />
<strong>di</strong> notte come<br />
la Madonnina del<br />
Duomo <strong>di</strong> Milano.<br />
Or<strong>di</strong>nato sacerdote<br />
nel 1895, create le<br />
prime case, radunati i<br />
primi figli e fratelli,<br />
nel 1921 e nel 1922<br />
era arrivato sino in Argentina,<br />
dove fondò<br />
altre case. La “piccola<br />
opera” era sempre più vasta.<br />
Pio X ammirò il pretino figlio<br />
dello spaccapietre, gli concesse<br />
tutta la sua fiducia. Lo nominò<br />
suo vicario generale in occasione<br />
del terremoto <strong>di</strong> Messina,<br />
con piene facoltà d’intervento,<br />
soccorso e decisioni pastorali<br />
d’emergenza. <strong>Don</strong> <strong>Orione</strong> mai,<br />
in nessun altro luogo, dovette<br />
partire laggiù le calunnie più<br />
inau<strong>di</strong>te e infamanti, sobillate<br />
anche da un clero <strong>di</strong>sperato e<br />
geloso del suo stesso successo<br />
<strong>di</strong> “buon samaritano”. Tutti perdonò,<br />
anche se quella ferita fu<br />
dura a rimarginarsi.<br />
La sua semplicità <strong>di</strong> “folle <strong>di</strong><br />
Dio”, <strong>di</strong> “asinello della Provvidenza”,<br />
gli conquistò anche la<br />
solidarietà e la simpatia d’intellettuali,<br />
<strong>di</strong> laici e laicisti. Disarmava,<br />
era cre<strong>di</strong>bile, il suo Van-<br />
gelo era trasparente, mai complicato.<br />
Un giorno in treno, incontrò<br />
un giovane colto, sensibile,<br />
esigente, col quale strinse<br />
subito amicizia. Era Ignazio Silone,<br />
il drammaturgo <strong>di</strong>ventato<br />
poi famoso nel mondo soprattutto<br />
per il suo dramma più singolare:<br />
L’avventura d’un povero<br />
cristiano. Chissà se pensò, scrivendolo,<br />
anche all’“avventura”<br />
<strong>di</strong> quel “povero cristiano” che<br />
aveva incontrato sul treno. Molti<br />
anni dopo, a San Miniato, dove<br />
l’“Istituto del Dramma Sacro”<br />
metteva in scena L’avventura<br />
d’un povero cristiano (la<br />
storia dell’abiura al papato <strong>di</strong><br />
san Celestino V) Silone mi ricordava<br />
che s’era convinto a prima<br />
vista che Dio abitava in quel<br />
prete dalla grossa testa rapata,<br />
dagli occhi dolci <strong>di</strong> “folle <strong>di</strong><br />
Dio”, e che aveva saputo fargli<br />
“intuire Dio più <strong>di</strong> tanti testi <strong>di</strong>fficili<br />
e tesi speciose”. Il carisma<br />
dei “puri <strong>di</strong> cuore” aveva affascinato<br />
il drammaturgo. Un<br />
grande industriale lombardo gli<br />
aveva chiesto <strong>di</strong> confessarlo durante<br />
un passaggio che il prete<br />
aveva chiesto per scendere dal<br />
Passo del Bracco in Liguria, in<br />
Toscana, sotto una bufera d’acqua<br />
e <strong>di</strong> vento gelato, <strong>Don</strong><br />
<strong>Orione</strong>, inginocchiato accanto<br />
all’uomo, lo aveva ascoltato ed<br />
assolto.<br />
La sua opera prosperava<br />
sempre più. Se ne compiaceva<br />
e ringraziava Dio, ma al primo<br />
segno d’ombra sullo slancio originario<br />
<strong>di</strong>ventava durissimo. In<br />
una lettera scriveva che se l’opera<br />
fosse mutata, avrebbe<br />
chiesto a Dio <strong>di</strong> <strong>di</strong>struggerla, e<br />
se Dio non l’avesse <strong>di</strong>strutta,<br />
l’avrebbe <strong>di</strong>strutta lui stesso,<br />
con le sue mani.<br />
La spiritualità <strong>di</strong> <strong>Don</strong> <strong>Orione</strong><br />
è rimasta francescana. L’Opera<br />
è nata e cresciuta sulla sola fiducia<br />
nella Provvidenza, con un<br />
fortissimo carattere sociale <strong>di</strong>
“supplenza” ma anche e soprattutto<br />
<strong>di</strong> “vocazione” specifica<br />
a soccorrere i “perduti” e i<br />
“rifiuti”. Fondò anche un eremo<br />
<strong>di</strong> monaci ciechi, nella deliziosa<br />
abbazia <strong>di</strong> Sant’Alberto <strong>di</strong> Butrio,<br />
nell’Oltrepò pavese; più<br />
tar<strong>di</strong>, nacque anche una comunità<br />
<strong>di</strong> suore cieche, tuttora viva<br />
e fervida alle porte <strong>di</strong> Tortona.<br />
Meto<strong>di</strong> e spirito restano in lui<br />
affini da una parte alla pedagogia<br />
che <strong>Don</strong> Bosco usava coi<br />
giovani, dall’altra congeniali all’accoglienza<br />
verso i “perduti”<br />
propria del Cottolengo. E tuttavia,<br />
per un dono d’intuizione<br />
esente da ogni cultura specifica<br />
e a lui estranea, “sente”, con<br />
fiuto <strong>di</strong> uomo della terra e cristiano<br />
<strong>di</strong> preghiera incessante,<br />
anche, magari inconsapevolmente,<br />
quel rispetto della laicità<br />
che anche in santi più colti<br />
<strong>di</strong> lui non sempre <strong>di</strong>venta rispetto<br />
dell’uomo e della sua coscienza.<br />
Il piccolo figlio – testa grossa<br />
e cervello fino – dello stra<strong>di</strong>no<br />
<strong>di</strong> Pontecurone, moriva vecchio<br />
venerando a Sanremo, dove,<br />
dopo aver salutato la “sua” Tortona<br />
e il “suo” Duomo, s’era<br />
rassegnato ad andare per curarsi<br />
dell’“angina pectoris” che lo<br />
straziava e che con altri guasti,<br />
lo porterà alla tomba. In quel<br />
momento <strong>di</strong> congedo, un suo<br />
gesto colpisce e commuove<br />
INCONTRI<br />
tutti: vuole sul suo letto la ban<strong>di</strong>era<br />
polacca, un paese e un<br />
popolo da sempre pre<strong>di</strong>letto.<br />
Oggi un papa polacco, dopo<br />
averlo beatificato, può sperare<br />
<strong>di</strong> canonizzarlo presto. Molti<br />
hanno creduto pronta quell’aureola<br />
per questo cinquantenario<br />
della morte. Ma la “memoria”<br />
del Beato Luigi <strong>Orione</strong> da<br />
Pontecurone, durerà un anno<br />
intero – dal 12 <strong>marzo</strong> <strong>di</strong> quest’anno<br />
al 12 <strong>marzo</strong> del 1991.<br />
C’è tempo anche per le sperate<br />
conferme alla speranza dei suoi<br />
figli e devoti. Intanto s’è tenuto<br />
a Sanremo un convegno internazionale<br />
sulla figura e l’opera<br />
<strong>di</strong> <strong>Don</strong> <strong>Orione</strong>. Dal Brasile, da<br />
Recife, è venuto apposta il “vescovo<br />
dei poveri”, Dom Helder<br />
Càmara. Ha detto: “<strong>Don</strong> <strong>Orione</strong><br />
non è un morto. È un vivo, e<br />
la sua fiamma <strong>di</strong>vampa ancora”.<br />
C’era anche Ermanno Olmi,<br />
tornato in sella dopo il lungo<br />
con<strong>di</strong>zionamento fisico d’una<br />
paralisi superata ormai quasi<br />
del tutto. Ad un film sul “facchino<br />
della Provvidenza” Olmi<br />
pensava da anni.<br />
Ma ha solo potuto compierlo<br />
per soggetto, sceneggiatura e<br />
montaggio. La regia, ricca e<br />
asciutta – tra il racconto-rivisitazione<br />
dei luoghi e il documentario<br />
dei fatti e dei compagni ancora<br />
vivi, e le nuove leve della<br />
Piccola Opera – è <strong>di</strong> Marcello<br />
Siena, che <strong>di</strong> Olmi è stato l’aiuto.<br />
Per il “povero” <strong>di</strong> Cristo,<br />
niente enfasi, niente agiografismo<br />
d’obbligo. Enrico Maria<br />
Salerno, con intuito e passione,<br />
ha reso la maschera e il volto<br />
dell’uomo in una somiglianza<br />
anche fisica che, mentre girava<br />
per le strade e le chiese <strong>di</strong> Tortona,<br />
ha fatto avere un soprassalto<br />
ai tortonesi più vecchi che<br />
<strong>Don</strong> <strong>Orione</strong> hanno conosciuto<br />
<strong>di</strong> persona.<br />
L’“avventura” <strong>di</strong> quel “povero<br />
cristiano” <strong>di</strong> Pontecurone<br />
continua ancora nei suoi figli,<br />
nella sua Opera, un’Opera che<br />
per non farsi pari al Cottolengo,<br />
volle specificata, nella sigla canonica,<br />
come “Piccola”.<br />
Sempre dalla parte dei poveri<br />
<strong>di</strong> pane, salute, cultura e speranza,<br />
la famiglia <strong>di</strong> <strong>Don</strong> <strong>Orione</strong><br />
continua sulla sua stessa strada.<br />
Da qualcuno, a Sanremo, nei tre<br />
giorni del convegno è stato<br />
detto, per paradosso, che l’Opera<br />
è davvero “una multinazionale<br />
della carità” estesa a tutto<br />
il mondo. È vero. È l’unica multinazionale<br />
a cui appartengono<br />
tutti i gran<strong>di</strong> santi cristiani, a <strong>di</strong>versi<br />
livelli e in <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong>.<br />
Quell’“avventura” continua.<br />
E <strong>di</strong>mostra che il Vangelo annunziato<br />
ai poveri, e vissuto da<br />
poveri e coi poveri, non è carta<br />
ma carne.<br />
Nazareno Fabbretti<br />
sabato <strong>15</strong> aprile<br />
mini ritiro giubilare<br />
Gli amici più tra<strong>di</strong>zionalisti ci scuseranno, ma il fatto straor<strong>di</strong>nario che Paverano sia “luogo<br />
giubilare della carità” rivoluziona necessariamente le abitu<strong>di</strong>ni più consolidate.<br />
Il mini ritiro in preparazione alla S. Pasqua si terrà a Paverano, sostituirà il raduno mensile e si<br />
concluderà con l’indulgenza giubilare.<br />
L’invito è esteso a tutta la grande famiglia orionina che vorremmo vedere riunita in ogni sua<br />
componente.<br />
Il programma <strong>di</strong> massima:<br />
ore 10 - inizio del ritiro con due me<strong>di</strong>tazioni ed il pranzo<br />
ore <strong>15</strong> - visita ai malati nei vari reparti<br />
ore 16,30 - conclusione con la S. Messa nella chiesa interna.<br />
Si prega <strong>di</strong> prenotarsi sollecitamente presso la nostra segreteria: tel. 010/5229334.<br />
9 MOVIMENTO LAICALE ORIONINO<br />
Pellegrinaggio<br />
giubilare a Roma<br />
e varie realtà orionine della<br />
Lprovincia religiosa <strong>di</strong> San<br />
Benedetto si danno appuntamento<br />
a Roma per partecipare<br />
insieme al giubileo.<br />
Per il gruppo genovesecinquanta<br />
persone:<br />
partenza: 14 luglio, ore 13,<br />
da Piazza Solari in corriera<br />
gran turismo;<br />
rientro: 16 luglio, tarda serata;<br />
costo: L. 270.000 tutto<br />
compreso, <strong>di</strong> cui L. 50.000 all’atto<br />
dell’iscrizione.<br />
Saldo entro il <strong>15</strong> giugno.<br />
Iscrizioni: presso la segre-<br />
teria del Paverano (Via Cellini,<br />
22 - Tel. 010/5229334).<br />
Essendo il numero <strong>di</strong> 50<br />
partecipanti tassativo, si raccomanda<br />
chi è interessato <strong>di</strong><br />
iscriversi quanto prima.<br />
PROGETTO EDUCATIVO<br />
Un mercatino <strong>di</strong> solidarietà<br />
Negli ultimi un<strong>di</strong>ci anni, nel<br />
cuore della nostra città, si<br />
<strong>di</strong> Camaldoli e Paverano, anche<br />
il <strong>Don</strong> <strong>Orione</strong> ha potuto realiz-<br />
svolge una manifestazione imzare uno splen<strong>di</strong>do stand con la<br />
portante: chi non hai mai visita- <strong>di</strong>sponibilità ai travestimenti<br />
to, comprato ed apprezzato il (era infatti rigorosamente d’ob-<br />
mercatino <strong>di</strong> S. Nicola?<br />
bligo l’abbigliamento me<strong>di</strong>oe-<br />
Nato per finanziare un provale) ed alle infreddature, gli<br />
getto <strong>di</strong> solidarietà, in uno sce- educatori, gli animatori e le aninario<br />
d’incanto me<strong>di</strong>oevale, in matrici hanno assicurato la pre-<br />
Piazza Piccapietra tra il 10 e il 23 senza del nostro istituto a que-<br />
<strong>di</strong>cembre, abbiamo avuto la sto importante appuntamento<br />
possibilità <strong>di</strong> ammirare i più sva- citta<strong>di</strong>no.<br />
riati artisti: il soffiatore <strong>di</strong> vetro, Gli ospiti <strong>di</strong> Camaldoli e <strong>di</strong><br />
l’intagliatore del legno, il mun- Paverano si sono prestati senza<br />
gitore <strong>di</strong> mucche, <strong>di</strong> acquistare sosta alla preparazione del ma-<br />
prodotti e manufatti artigianali teriale che è stato esposto e<br />
(ardesie, ceramiche, ecc.) con venduto con grande successo.<br />
un occhio anche alla solidarietà. Un grazie a tutti i partecipanti,<br />
Grazie al lavoro degli ospiti ai collaboratori ed agli acqui-<br />
Ufficio<br />
coor<strong>di</strong>namento<br />
nato in sor<strong>di</strong>na un ufficio per<br />
Ècoor<strong>di</strong>narci; una piccola cosa,<br />
beninteso, ma con l’in<strong>di</strong>spensabile<br />
per poter funzionare.<br />
Esso ha il compito <strong>di</strong> raccogliere<br />
dai vari gruppi (amici, volontari,<br />
ex allievi, parrocchiani,<br />
<strong>di</strong>pendenti, ecc.) tutte le notizie<br />
utili per poi <strong>di</strong>vulgarle nei mo<strong>di</strong><br />
più idonei alle realtà interessate<br />
ed anche ai singoli richiedenti.<br />
L’ufficio funzionerà al martedì,<br />
mercoledì e venerdì dalle<br />
ore <strong>15</strong>,30 alle 17,30. Il suo numero<br />
telefonico interno è il 429,<br />
passando per il centralino del<br />
Paverano: tel. 010/52291.<br />
e, voilà, l’opera è pronta.<br />
renti, sperando che rimanga nel<br />
loro sguardo la fotografia <strong>di</strong> una<br />
realtà fatta a volte <strong>di</strong> dolore e <strong>di</strong><br />
sofferenza, ma anche <strong>di</strong> forza,<br />
amore e sorprendente abilità.<br />
Le animatrici
10 PAGINA MISSIONARIA<br />
<strong>Don</strong> <strong>Orione</strong> in Africa:<br />
la prima tenda<br />
T<br />
utto partì dal VI Capitolo<br />
Generale del ’69<br />
quando si votò la mo-<br />
Arrivai a Firenze – Via Capo<strong>di</strong>mpondo<br />
34 – con una bella<br />
carica: non parlavo che dell’Azione<br />
che promuoveva il desifrica, non leggevo altro che le<br />
derio <strong>di</strong> molti capitolari <strong>di</strong> riz- notizie che mi inviava l’Eco delzare<br />
finalmente questa tenda! la Stampa. Non mancai tutta-<br />
C’era stato un tentativo provia <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are le lingue e <strong>di</strong> inmosso<br />
da Mons. Meriggi e che contrare a Firenze gli Assunzio-<br />
coinvolse <strong>Don</strong> Paragnin per nisti che per vari anni avevano<br />
una visita in Togo, ma poi non lavorato in Costa d’Avorio, e a<br />
ci fu un seguito. Ero stato al Verona con gli Stimmatini stes-<br />
Capitolo nella stessa commissi che mi avrebbero accolto<br />
sione <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Paragnin e ci era- nella loro comunità <strong>di</strong> Aboisso.<br />
vamo intesi che l’uno o l’altro Le giornate erano piene e pas-<br />
sarebbe partito. Io scrissi a vasavano presto. Padre Marcherie<br />
congregazioni missionarie sini avrebbe dovuto accompa-<br />
chiedendo <strong>di</strong> poter fare un’egnarmi e per ben due volte risperienza.<br />
Gli Stimmatini <strong>di</strong> Vemandò la partenza. Attorno a<br />
rona mi risposero che presso <strong>di</strong> me c’era un po’ <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffidenza<br />
loro era possibile effettuare per questi ritar<strong>di</strong>: alcuni pensa-<br />
quell’esperienza e mi in<strong>di</strong>carovano che non sarei partito o<br />
no la Costa d’Avorio o il Sud che ad<strong>di</strong>rittura non sarei rima-<br />
Africa. Scelsi la Costa d’Avorio sto, per cui mi decisi a partire.<br />
e mi presentai al Direttore ge- Questo avvenne il 12 gennaio<br />
nerale <strong>Don</strong> Zambarbieri il 24 <strong>di</strong> trent’anni fa.<br />
aprile 1969, presente il Provin- La partenza avvenne da Rociale<br />
<strong>Don</strong> Petrelli. La risposta ma. Ospite della curia genera-<br />
del generale fu affermativa: mi lizia assieme a Padre Marchesi-<br />
concedeva un’esperienza <strong>di</strong> un ni, pranzammo e, dopo la foto<br />
anno. In un anno dovevo pre- ricordo con alcuni confratelli, ci<br />
pararmi, partire e rientrare. recammo a Fiumicino. Mancò<br />
Sei mesi furono de<strong>di</strong>cati a in quella circostanza la presen-<br />
lasciare Fano per Firenze; preza del generale, in compenso<br />
sentai le consegne e mi <strong>di</strong>e<strong>di</strong> trovai all’aeroporto <strong>Don</strong> Ra-<br />
alla costituzione del Movimenstelli e <strong>Don</strong> Bui. Una partenza<br />
to Amici dell’Africa fra i gruppi in minore senza cerimonie,<br />
<strong>di</strong> ospiti che avevamo a Fano, crocifisso, battimani, abbracci.<br />
giovani della parrocchia <strong>di</strong> Ad Abidjan trovai ad accoglier-<br />
Ognissanti (Roma) e della parmi i Padri Alberto ed Oscar, da<br />
rocchia <strong>di</strong> S. Martino <strong>di</strong> Gub- tre anni missionari, ricolmi <strong>di</strong><br />
bio, ex alunni dì Fano e <strong>di</strong> San- vero entusiasmo. Ad Aboisso<br />
severino Marche. Con un ri- mi trovai a mio agio; mi misi sustretto<br />
numero <strong>di</strong> più intimi bito a seguire i Padri e non mi<br />
stesi il “progetto Africa” nella <strong>di</strong>spiacque <strong>di</strong> essere ri<strong>di</strong>venta-<br />
notte, mentre vedevamo lo to alunno. Padre Oscar, con la<br />
sbarco sulla luna <strong>di</strong> Armstrong. sua bonomia, mi faceva avvici-<br />
TRENT’ANNI FA,<br />
CON LA PARTENZA<br />
DI DON ANGELO MUGNAI,<br />
SI APRIVA LA TANTO SOGNATA TENDA IN AFRICA,<br />
E PRECISAMENTE A BONOUA, IN COSTA D’AVORIO.<br />
nare la gente, specie quella dei<br />
villaggi e della brousse. Padre<br />
Bepi mi presentava agli insegnanti<br />
ed ai giovani quando<br />
impartiva la lezione <strong>di</strong> religione.<br />
Padre Alberto mi accompagnava<br />
nei campements per<br />
la preparazione degli adulti al<br />
battesimo e per la stessa amministrazione.<br />
Fu in una <strong>di</strong><br />
quelle occasioni che battezzai<br />
un giovane risoluto cui <strong>di</strong>e<strong>di</strong> il<br />
nome <strong>di</strong> Luigi <strong>Orione</strong> e con lui<br />
posai per una foto. Era il 12<br />
<strong>marzo</strong> 1970, trent’anni dalla<br />
morte del fondatore. Non so<br />
spiegarmi il perché il “<strong>Don</strong><br />
<strong>Orione</strong>” non abbia mai pubblicato<br />
quella foto che io invece<br />
conservo come ricordo ed anche<br />
per riconoscenza al fondatore.<br />
Vorrei anche sapere a<br />
quanti è toccato <strong>di</strong> battezzare<br />
qualcuno con quel nome, il più<br />
caro per ogni orionino.<br />
Dopo tre mesi Padre Oscar<br />
rientra in Italia e i Padri mi affidano<br />
la cura <strong>di</strong> Maferè, un<br />
grosso villaggio al centro delle<br />
immense piantagioni <strong>di</strong> palme<br />
da olio del mercato comune<br />
europeo. Mi trasferisco a Maferè<br />
con la bachée <strong>di</strong> <strong>Don</strong><br />
Oscar e con fratel Adriano. A<br />
Maferè sta per nascere la prima<br />
scuola materna della regione<br />
ed è in costruzione avanzata<br />
una grande chiesa. Una buona<br />
mano ed un aiuto vero me<br />
lo dà il capo cristiano, Raffael,<br />
un artigiano tuttofare.<br />
Ed ecco la prima Pasqua<br />
trascorsa in Africa. I preparativi<br />
furono esaltanti non tanto per<br />
l’esteriore delle luci e degli addobbi<br />
fatti con le foglie <strong>di</strong> pal-<br />
ma, <strong>di</strong> frasche e <strong>di</strong> fiori <strong>di</strong> tutte<br />
le specie, per non <strong>di</strong>re dei frutti<br />
e <strong>di</strong> ogni cosa portata alla<br />
missione ... vi parlo della gente.<br />
La missione viene presa<br />
d’assalto, la gente la vive come<br />
casa <strong>di</strong> Dio, ma la ritiene casa<br />
propria. Fanno <strong>di</strong> tutto per abbellirla;<br />
vivere nella missione è<br />
vivere in sicurezza, protetti e<br />
lontani da quelle paure che<br />
perseguitano i poveri africani.<br />
C’è gente che viene anche da<br />
lontano: mamme con vari figli,<br />
nessuna si lamenta, nessuna<br />
chiede aiuto. Ognuno pensa<br />
ad essere autosufficiente, al<br />
più verrà con un piccolo recipiente<br />
per l’acqua dell’ultimo<br />
o penultimo nato.<br />
Celebriamo la Messa in anticipo,<br />
verso le 22, perché la funzione<br />
sarà lunga e avremo bisogno<br />
<strong>di</strong> qualche ora <strong>di</strong> sonno<br />
prima <strong>di</strong> partire per altri tre villaggi.<br />
Preghiere, canti e danze<br />
precedono le cerimonie del<br />
Sabato Santo e quelle, più attese,<br />
del battesimo degli adulti.<br />
Questi, donne e uomini, si<br />
curia <strong>di</strong> roma, 12 gennaio 1970. Confratelli attorno<br />
a don Angelo .. prima della partenza per l’africa.<br />
don angelo<br />
col neo battezzato luigi orione.<br />
È il 12 <strong>marzo</strong> 1970<br />
sono preparati per oltre tre anni<br />
e dopo il battesimo entreranno<br />
definitivamente nella comunità<br />
cristiana che ora si<br />
stringe loro attorno, specie<br />
quando, dopo aver ricevuto<br />
sul capo l’acqua battesimale<br />
escono per indossare la tunica<br />
bianca, una candela in mano,<br />
cantando gioiosi: “Io sono cristiano!<br />
Ecco il motivo della mia<br />
gioia, ecco il perché della mia<br />
speranza e della mia sicurezza”.<br />
Qualche ora <strong>di</strong> sonno e poi<br />
via in brousse, non prima <strong>di</strong> essere<br />
passati in cucina per portarci<br />
il pranzo del mezzogiorno<br />
<strong>di</strong> Pasqua. Il sabato sera il cuoco<br />
aveva preparato un bel pollo<br />
per noi due; scoperchiata la<br />
teglia, del pollo erano rimaste<br />
solo le ossa. Le magnà (formiche)<br />
avevano fatto pasqua prima<br />
<strong>di</strong> noi. Celebro altre due<br />
Messe e, passando davanti ad<br />
una piccola bottega, acquistiamo<br />
del pane-gallette, due scatolette<br />
<strong>di</strong> sar<strong>di</strong>ne e un tiptop.<br />
Ci fermiamo sotto un altissimo<br />
berceau naturale fatto dalle<br />
canne <strong>di</strong> bambù, pranziamo (si<br />
fa per <strong>di</strong>re) e ci sten<strong>di</strong>amo per<br />
la siesta. Miracolo! Risvegliandoci<br />
troviamo vicino a noi un<br />
tavolino con sopra due terrine<br />
1971 aboisso: padre fontana, stimmatino,<br />
con don angelo, don marino e l’abbé adolphe.
col riso e con il ragù <strong>di</strong> carne e<br />
pesce. La gente ci aveva seguito<br />
(in Africa non ti trovi mai solo!)<br />
ed aveva provveduto per<br />
noi.<br />
Così passarono i sei mesi:<br />
tra preparazione e pratica era<br />
maturato un anno, il tempo<br />
esatto che avevo ricevuto per<br />
fare un’esperienza reale in Africa.<br />
Ripartii a metà luglio ed eb-<br />
CRONACA<br />
Sabato <strong>15</strong> gennaio, esattamente<br />
nel do<strong>di</strong>cesimo anniversario<br />
della morte, alle ore<br />
<strong>15</strong>, il rito si apriva nel Santuario<br />
con la concelebrazione eucaristica<br />
presieduta dal Vescovo<br />
<strong>di</strong>ocesano Mons. Martino Canessa,<br />
al quale si univano molte<br />
decine <strong>di</strong> altri sacerdoti, in particolare<br />
il <strong>di</strong>rettore generale<br />
<strong>Don</strong> Roberto Simionato e <strong>Don</strong><br />
Ignazio Terzi, già <strong>di</strong>rettore generale<br />
come lui. All’omelia, il<br />
Vescovo tracciava un profilo<br />
denso e sintetico <strong>di</strong> <strong>Don</strong> “Pino”,<br />
da cui traspariva consapevole<br />
e affettuosa la comunione<br />
<strong>di</strong> sentimenti con la famiglia<br />
orionina. Non era tanto la figura<br />
del terzo successore <strong>di</strong> <strong>Don</strong><br />
<strong>Orione</strong> che emergeva, quanto i<br />
contorni dell’umanissima santità<br />
<strong>di</strong> un sacerdote che aveva<br />
attinto il suo stile <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong><br />
apostolato <strong>di</strong>rettamente nella<br />
lunga e assidua consuetu<strong>di</strong>ne<br />
con il fondatore. Si può anzi <strong>di</strong>re<br />
che è stato proprio questo il<br />
profilo rievocativo che hanno<br />
bi la fortuna d’incontrare a <strong>Genova</strong><br />
<strong>Don</strong> Zambarbieri al quale,<br />
oltre ad una relazione scritta,<br />
presentai una lettera dell’Ausiliare<br />
Mons. Yapi in cui si<br />
offriva alla Congregazione la<br />
missione <strong>di</strong> Bonoua se ... <strong>Don</strong><br />
Angelo fosse tornato con un<br />
confratello.<br />
Il confratello in questione fu<br />
<strong>Don</strong> Marino Collina che lasciò<br />
privilegiato i successivi oratori<br />
negli interventi effettuati nel<br />
corso della rievocazione nell’au<strong>di</strong>torium<br />
del “Centro Mater<br />
Dei”, dopo il rito religioso.<br />
Gli stessi pensieri e sentimenti<br />
appartenevano certamente<br />
alle molte centinaia <strong>di</strong><br />
persone (vecchi amici, antichi<br />
allievi, molti sacerdoti e suore,<br />
compresa la nostra variegata<br />
rappresentanza genovese) ac-<br />
presto la casa del giovane lavoratore<br />
<strong>di</strong> Bologna, si unì a<br />
me ed il 22 febbraio 1971 partimmo<br />
per la Costa d’Avorio.<br />
Due giorni dopo fummo ricevuti<br />
dalla popolazione e dalle<br />
autorità e così nacque la tanto<br />
sognata Tenda orionina in<br />
Africa.<br />
<strong>Don</strong> Angelo Mugnai<br />
TORTONA, <strong>15</strong> GENNAIO: TRASFERITA LA SALMA<br />
NELLA CRIPTA DEL SANTUARIO DELLA GUARDIA<br />
<strong>Don</strong> Zambarbieri:<br />
un’icona per noi<br />
tortona <strong>15</strong> gennaio.<br />
l’omaggio della famiglia orionina<br />
nel santuario della madonna<br />
della guar<strong>di</strong>a.<br />
oltre una cinquantina<br />
la presenza dei genovesi.<br />
corse da mezza Italia al richiamo<br />
irresistibile del loro <strong>Don</strong><br />
“Pino”. Ben quattro erano gli<br />
oratori pronti sul palco dell’au<strong>di</strong>torium:<br />
assieme al <strong>di</strong>rettore<br />
generale <strong>Don</strong> Roberto Simionato<br />
e alla superiora generale<br />
Madre Ortensia Turati, si apprestavano<br />
a prendere la parola<br />
il prof. Giovanni Marchi in<br />
rappresentanza del mondo laicale<br />
orionino e, soprattutto,<br />
<strong>Don</strong> Ignazio Terzi nel ruolo <strong>di</strong><br />
oratore ufficiale.<br />
Per quanto le prospettive <strong>di</strong><br />
partenza dei vari interventi fossero<br />
<strong>di</strong>verse fra loro, alla fine<br />
però ne derivava una convergenza<br />
spontanea e chiarissima.<br />
Non è che <strong>Don</strong> Zambarbieri<br />
avesse una personalità riducibile<br />
facilmente ad un unico tema.<br />
La sua santità personale era evidente;<br />
il suo stampo orionino<br />
era fuori dell’or<strong>di</strong>nario; le sue<br />
capacità <strong>di</strong> governo e le sue<br />
doti <strong>di</strong> guida erano in<strong>di</strong>scusse.<br />
Tutto questo è venuto fuori<br />
chiarissimo, specialmente dalle<br />
parole <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Terzi. Ed era però<br />
qualcosa che non solo era eccezionale,<br />
ma unico; qualcosa<br />
don giuseppe zambarbieri,<br />
terzo successore <strong>di</strong> don orione<br />
alla guida della Piccola opera<br />
della <strong>di</strong>vina provvidenza,<br />
con giovanni paolo II.<br />
suggestiva cerimonia<br />
prima della tumulazione<br />
nella cripta del santuario.<br />
che poteva scoprire non un conoscitore<br />
<strong>di</strong> lui, ma chiunque:<br />
chiunque l’avesse incontrato<br />
anche una sola volta. Questa<br />
dote che egli possedeva, possiamo<br />
<strong>di</strong>re, in forma unica era la<br />
capacità <strong>di</strong> conservare in mano,<br />
senza <strong>di</strong>sperderli mai, i fili <strong>di</strong><br />
rapporti personali infiniti attraverso<br />
l’esercizio instancabile<br />
della persona. Amici, ex allievi,<br />
benefattori, ricoverati, religiosi,<br />
missionari e malati (comprese<br />
le loro famiglie) ricevevano al<br />
momento giusto, da ogni parte<br />
del mondo, il suo pensiero, il<br />
suo ricordo, il dono della sua<br />
preghiera. Era come se un inesauribile<br />
scadenzario gli si spalancasse<br />
davanti e gli fornisse<br />
ogni giorno i dati giusti, in modo<br />
che nessuna ricorrenza, nessun<br />
evento, nessuna data sfuggisse<br />
al computer della sua at-<br />
tenzione, sensibilità e amicizia.<br />
Ma il punto più significativo<br />
è sapere come <strong>Don</strong> Zambarbieri<br />
potesse reggere ad un ritmo<br />
<strong>di</strong> questo genere, come ne potesse<br />
sostenere il peso: con<br />
quale tempo? con quanta fatica?<br />
Per la fatica non c’è dubbio<br />
che egli dovesse fare appello a<br />
tutte le sue riserve fisiche (non<br />
per nulla ad un certo punto arrivò<br />
quell’infarto...), ma soprat-<br />
tutto alle sue risorse spirituali,<br />
che illuminavano <strong>di</strong> fede questa<br />
forma originalissima <strong>di</strong> apostolato.<br />
Sì, lo scrivere, ed anche il<br />
contatto umano <strong>di</strong>retto, era la<br />
sua arma segreta, il suo strumento<br />
personale per trasmettere<br />
fede, coraggio, serenità e<br />
tutto il più autentico messaggio<br />
evangelico e orionino.<br />
Circa il tempo, egli lo rubava<br />
lungo tutti i minuti della giornata<br />
ed uno degli oratori (<strong>Don</strong> Simionato)<br />
ha ricordato che <strong>Don</strong><br />
“Pino”, appena salito in auto o<br />
in treno, cavava dalle tasche o<br />
dalla borsa, giorno o notte che<br />
fosse, la posta da aprire (quanta!),<br />
foglietti per appunti, lettere<br />
e buste da riempire con metodo,<br />
con calma, con quella<br />
scrittura netta e fluida che conosciamo,<br />
con quello stile mai<br />
banale e sbrigativo, anche nelle<br />
parole comuni e quoti<strong>di</strong>ane. E<br />
lì, a lavorare a lungo, a scrivere<br />
e scrivere senza sosta, perché<br />
quelle parole arrivassero al momento<br />
giusto là dove avrebbero<br />
recato festa, gioia o conforto.<br />
Questo per <strong>Don</strong> “Pino” era<br />
il segreto: il segreto <strong>di</strong> una fatica<br />
senza sosta, all’orionina; il<br />
segreto <strong>di</strong> un tempo rubato avidamente<br />
anche al riposo, sempre<br />
all’orionina. Sapeva benissimo<br />
che le conquiste per il regno<br />
<strong>di</strong> Dio, ma anche, più semplicemente,<br />
per <strong>Don</strong> <strong>Orione</strong>, si<br />
fanno così o non si fanno. Inutile<br />
che ci affanniamo attorno a<br />
laici e non laici, se questi laici<br />
non ci trovano pronti al bell’incontro,<br />
alle belle parole, alla serena<br />
accoglienza.<br />
Quell’“i care” che sembra<br />
l’ultima scoperta del secolo, lui<br />
lo metteva in atto nel più puro<br />
stile evangelico, perché aveva<br />
imparato dal fondatore che se<br />
sei entrato nel cuore <strong>di</strong> una persona<br />
con un pizzico <strong>di</strong> amicizia<br />
e <strong>di</strong> affetto, vi potrai entrare anche<br />
con un messaggio. È un vero<br />
dono per noi, questa straor<strong>di</strong>naria<br />
“icona” <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Zambarbieri.<br />
D.M.
NELLA “COLONIA DON ORIONE” DI SOTTOCOLLE - GENOVA<br />
Un presepio sulla strada<br />
ANIMAZIONE: ANCHE QUESTO È COTTOLENGO<br />
1<br />
2<br />
3<br />
4 5<br />
Animazione, cioè? È ancora<br />
un po’ qualcosa <strong>di</strong> nebuloso<br />
questa parola, ma piano piano<br />
le cose si chiariranno e a<br />
quel punto gli istituti per anziani<br />
avranno fatto un bel passo<br />
avanti. Nel frattempo c’è una<br />
scuola <strong>di</strong> pensiero secondo cui<br />
l’animazione non è solo corsi,<br />
aggiornamenti culturali o il piccolo<br />
“fai da te” con carta, pennarelli...,<br />
ma è anche fantasia,<br />
creatività, estro e progettualità.<br />
Un caso è questo che stiamo<br />
per raccontare.<br />
Lassù, sulle propaggini del<br />
nostro Appennino, in località<br />
Sottocolle <strong>di</strong> Davagna, in prossimità<br />
del passo della Scoffera,<br />
la “Colonia <strong>Don</strong> <strong>Orione</strong>” sta <strong>di</strong>ventando<br />
una realtà permanente<br />
a causa <strong>di</strong> forza maggiore; e<br />
tale resterà ancora per un po’ <strong>di</strong><br />
mesi. Tutto è bello, tutto è poetico,<br />
soprattutto per chi non ci<br />
sta (lassù). Per chi invece risiede<br />
proprio lassù, con la simpaticissima<br />
tribù che vi abita per do<strong>di</strong>ci<br />
mesi all’anno, le cose sono un<br />
po’ <strong>di</strong>verse. Ma, niente paura.<br />
Tutto si affronta e si risolve,<br />
quando c’è coraggio, voglia <strong>di</strong><br />
fare e, <strong>di</strong>cevamo sopra, un po’<br />
<strong>di</strong> fantasia.<br />
Arriva l’autunno (1999) e<br />
qualcuno già guarda al Natale e<br />
al presepio. Nel cervello del<br />
creativo spunta allora un’idea,<br />
che rapidamente prende forma<br />
<strong>di</strong> progetto: il progetto <strong>di</strong> un<br />
presepio tutto originale. Detto<br />
fatto, in quattro e quattr’otto la<br />
colonia <strong>di</strong>venta un cantiere. Mastodontici<br />
pupazzi <strong>di</strong> paglia (un<br />
po’ ru<strong>di</strong>mentali, bisogna ammetterlo,<br />
ma <strong>di</strong> effetto sicuro)<br />
spuntano come funghi e vanno<br />
a prendere posizione sulla strada,<br />
negli angoli (da dove ti salutano),<br />
in pie<strong>di</strong>, seduti, da soli, in<br />
gruppo, allegri, sbarazzini, a<br />
volte anche brilli (nella taverna).<br />
Il tutto molto semplificato nella<br />
tenuta, nelle estremità e nel copricapo,<br />
ma dal volto <strong>di</strong>pinto e<br />
un po’ spiritato o allegro o<br />
spensierato. Ma questo non è<br />
ancora niente, è solo la strada.<br />
È solo il piccolo simpatico mondo<br />
che ci conduce là, nella grotta<br />
della natività, dove l’ispirazione<br />
creativa si stempera nella te-<br />
1 il fornaio del villaggio - 2 sulla porta della taverna<br />
3 una specie <strong>di</strong> lavoratore - 4 CI SONO ANCHE LORO,<br />
NEL BUS LABORATORIO - 5 ... QUELLA CAPANNA<br />
nera dolcezza <strong>di</strong> una mamma<br />
celeste che adora il suo figlio <strong>di</strong>vino.<br />
È tutto vero quello che stiamo<br />
raccontando, ma è anche<br />
un bel sogno: il sogno <strong>di</strong> “bambine”<br />
che da inizio autunno lo<br />
hanno cullato fino a Natale e oltre.<br />
Lo cullavano mentre costruivano<br />
i personaggi, mentre<br />
li collocavano nella posizione<br />
giusta, mentre li incontravano<br />
per la strada e li salutavano cento<br />
volte al giorno e altrettante<br />
volte si sentivano la voglia <strong>di</strong><br />
mettersi a parlare con loro.<br />
Sarà un sogno, ma i sogni<br />
aiutano a vivere. E torna, così, la<br />
domanda: cos’è l’animazione?<br />
Qualcuno pensa che questa è<br />
un’animazione “sui generis”,<br />
ma forse è la migliore che esista,<br />
perché fonde la vita con il<br />
IN MEMORIA<br />
Raccoman<strong>di</strong>amo alle preghiere<br />
dei nostri lettori gli amici, i benefattori<br />
e gli assistiti mancati da poco<br />
o dei quali ricorre l’anniversario<br />
della morte: sig. Marcello Casale,<br />
sig.a Margherita Pelissetti Losi,<br />
suor M. Bennata, prof. Vittorio<br />
Mela, dott. Luigi Bozzo, sig.a Pasqualina<br />
Ferretti ved. Matricar<strong>di</strong>,<br />
sig. Pilade Gramolazzi, sig. Giuseppe<br />
Peruzzo, sig. Federico Pisotti,<br />
sig. Ferruccio Pellegrini, avv.<br />
Giovanni Revelli, sig.a Emanuela<br />
Barattieri Costermanelli, sig.a Renata<br />
Gallimberti, sig. Roberto<br />
Sciutti, sig.a Maria Chiappini, sig.<br />
Francesco Garaventa, don Giuseppe<br />
Risi, sig.a Maria Moresco<br />
ved. Podestà, sig. Archimede Corsanego,<br />
sig.a Adelina Ebri<strong>di</strong>, sig.<br />
Fer<strong>di</strong>nando Olive, don Giovanni<br />
Carminati, sig. Alfredo Sismon<strong>di</strong>,<br />
sig.a Giuseppina Martini in Varale,<br />
sig.a Mafalda Giovanelli ved. Falzone,<br />
prof. Cristina Cipelletti Zannoni,<br />
sig.a Anna Maria Sammito,<br />
sig.a Flaminia Zanuso, sig.a Grazietta<br />
Musco, sig. Emanuele Solimano,<br />
sig.a Maria Cristina Dapelo,<br />
don Roberto Risi, suor M. Can<strong>di</strong>da,<br />
sig. Pier Angelo Cau, sig.a San-<br />
sogno. Animazione per progetti:<br />
possiamo chiamarla così. Oppure:<br />
animazione nel sogno. Le<br />
cose fine a se stesse muoiono<br />
presto e non fanno sognare.<br />
Quelle che invece nascono per<br />
un progetto entrano in un circolo<br />
vitale e continuano a vivere. Il<br />
progetto è là, sempre vivo e at-<br />
ta Scattolini Tarabotto, sig. Ermanno<br />
Trumpy, sig. Riccardo De Lorenzi,<br />
sig. Giovanni Perlo, sig. Pierino<br />
Vercesi, sig. Umberto Gennari,<br />
don Giovanni Rubinelli, sig. Alfredo<br />
Servo, sig. Agostino Sciaccaluga,<br />
sig. Giovanni Gotelli, sig.a Lina<br />
Poletti Levra, sig.a Elena Carbone<br />
ved. Chiarella, sig.a Caterina<br />
Bottaro ved. Paro<strong>di</strong>, sig. Ettore<br />
Ronconi, sig.a Santa Miragliotta,<br />
sig.a Giuseppina Buratti ved. Vaccari,<br />
sig.a Angela Canessa, ing. Ottonello,<br />
sig.a Giovanna Bruzzone,<br />
c.te Agostino Ravano, sig.a Ernestina<br />
Bigliatti in Fontana, don Aldo<br />
Gar<strong>di</strong>ni, sig. Biagio Farese, sig.<br />
Fer<strong>di</strong>nando Viviano, sig.a Renata<br />
Gadolla ved. Perria, sig.a Anna De<br />
Veris Grossi, cav. Raffaele Ramognini,<br />
sig.a Giulia Boschi ved. Ursomando,<br />
sig.a Maria Calciati ved.<br />
Giganti, sig. Angelo Assereto, sig.<br />
Michele Manfreda, sig.a Maria<br />
Vanzetto ved. Durante, sig.a Maria<br />
Angela <strong>Orione</strong>, sig.a Maria Teresa<br />
Armanino, sig. Roberto Caminati,<br />
sig. Mario Busti, sig.a Elvira Sciaccaluga,<br />
sig. Bartolomeo Castel,<br />
avv. Clau<strong>di</strong>o Bellavita, sig.a Giuseppina<br />
Porta, sig. Pietro Paolo<br />
traente e tu porti il tuo piccolo<br />
pezzo che fa crescere quel progetto,<br />
finché lo vedrai pieno e<br />
saprai che lo hai fatto tu poco<br />
per volta.<br />
È solo un’idea, un’idea <strong>di</strong><br />
animazione. E forse non è del<br />
tutto sbagliata.<br />
Cronista<br />
FOTO DI GRUPPO PER I PERSONAGGI CHE HANNO<br />
PARTECIPATO AL PRESEPIO VIVENTE ORGANIZZATO A<br />
PAVERANO IL 26 DICEMBRE.<br />
Vassallo, sig.a Francesca Filippone,<br />
sig.a Anna Vallebona, sig.a Bice<br />
Riboli ved. Rossi, don Francesco<br />
Pitto, sig.a Teresa Pol, sig.a Rosa<br />
Colli, sig. Carlo Bellini, sig. Giovanni<br />
Rosso, sig.a Emilia Massardo,<br />
sig.a Clotilde Arbocò ved. Lagorio,<br />
sig. Agostino Negro,<br />
comm. Attilio Bruzzone, sig. Giuseppe<br />
Giorgio Infantolino, rag.<br />
Luigi Francesco Calcagno, sig.a<br />
Maria Simbula, coad. Luigi Carminati,<br />
suor M. Adriana, sig.a Maria<br />
Bignone, sig.a Maria Gonizzi, sig.a<br />
Irene Casazza, sig.a Maria Gabriella<br />
Alfonso, sig. Angelo Andrea Gotelli,<br />
suor M. Sira, suor M. Anselma,<br />
sig. Giorgio Dapelo, sig. Luigi<br />
Zerega, sig. Aldo Levrino, sig. Giuseppe<br />
Caruso, sig. Silvio Cavalli,<br />
sig. Armando Bottaro, sig. Giulio<br />
Ulzi, sig. G.B. Piccardo, sig. Antonio<br />
Bruzzone, sig. Alberto Nischio,<br />
sig. Stefano Berisso, sig.a Ida Ronchetti,<br />
sig.a Grazia Carrabba, sig.a<br />
Lina Monal<strong>di</strong>, sig.a Rosaria Iascone,<br />
sig.a Iole Ferrari, sig.a Annunziata<br />
Soranti, sig.a Dina Fera, sig.a<br />
Brigida Scaglione, sig.a Ines Mladenich,<br />
sig.a Paolina Balletti, sig.a<br />
Filotea Monaco, sig.a Bianca Gatti.
COME AIUTARE IL PICCOLO COTTOLENGO<br />
INTENZIONI PARTICOLARI<br />
– Erigendo santuario mariano a Bonoua (Costa d’Avorio) L. 300.000<br />
dagli Amici <strong>di</strong> <strong>Don</strong> orione della parrocchia S. Maria Assunta <strong>di</strong> Grotteria (RC)<br />
BORSA MISSIONARIA (L. 500.000)<br />
– PRO DEFUNCTIS - il sig. Marco Pestarino<br />
– BEATO DON ORIONE - i sigg. Giuseppe e Renata Casolino<br />
BORSA DI STUDIO (L. 200.000)<br />
– CESARE GAMBERINI - il cognato Lino Rengucci e figlie<br />
– BEATO DON ORIONE - la sig.a Emma Gallo Simonetti<br />
– MARIO SARDELLA - la moglie Agostina Vaio<br />
– BEATO DON ORIONE - la sig.a Nelly Lombardo<br />
– Fratelli GAGGERO - la sig.a Pina<br />
– SERGIO e ANDREA – (4) la sig.a Vivetta Zampichelli<br />
BORSA DI PANE (L. <strong>15</strong>0.000)<br />
– BEATO DON ORIONE - il sig. Flavio Rapetti<br />
– MARIO SARDELLA - la moglie Agostina Vaio<br />
– BEATO DON ORIONE - (2) i sigg. Faustina Ravano e Luigi Lenti<br />
LETTINI (L. 100.000)<br />
– GIOVANNI BIXIO - i sigg. Luisa e Sergio Anserini<br />
– CESARE GAMBERINI - il cognato Lino Rengucci e figlie<br />
– ANTONIO PERASSO - la famiglia<br />
– ROBERTO PEZZONI - la sig.a Matilde Porcile<br />
– ANGELO e CARMEN MORESCHI - la figlia Maria Rosa<br />
– ADELE SERVO BISSOCOLI - il sig. Giorgio Servo<br />
– ELIDE DONATI - la figlia Anna Rosa Caorsi<br />
– SEBASTIANO IULA - la moglie Isa<br />
– BEATO DON ORIONE - la sig.a Anna Argentiero, in ringraziamento<br />
– BEATO DON ORIONE - la sig.a Clementina Bacigalupo Cipriani<br />
– BEATO DON ORIONE - i sigg. Iolanda, Nicolò e Paolo Graffione<br />
BANCHI (L. 50.000)<br />
– AGOSTINO e PAOLINA - la figlia Mari Rosa Motta<br />
– BEATO DON ORIONE - il sig. Carlo Mistri<br />
– In memoria dei genitori - il sig. Vittorio Corte<br />
– ELIDE DONATI - la consuocera Carlotta Gianoglio<br />
– EGLE SUDATI - il nipote Giorgio Abbatecola<br />
– LUCIANO FERRETTI - la cugina Luciana Traverso<br />
– Famiglia TRAPANI - la sig. Rosa Trapani<br />
– PAOLO ROCCA - le sigg. Luisa Ricchini e Vittoria Damasio<br />
PER DONAZIONI E LASCITI<br />
Siccome avvengono degli inconvenienti nella<br />
procedura del <strong>di</strong>sbrigo della pratica, si prega<br />
usare esclusivamente la seguente <strong>di</strong>citura:<br />
«Lascio alla PROVINCIA RELIGIOSA SAN BE-<br />
NEDETTO DI DON ORIONE con sede in <strong>Genova</strong><br />
- Via Paverano 55 - per l'assistenza degli<br />
anziani, ammalati, han<strong>di</strong>cappati e per l'educazione<br />
e la riabilitazione dei giovani, in favore<br />
del <strong>di</strong>pendente PICCOLO COTTOLENGO<br />
DI DON ORIONE IN GENOVA».<br />
Rivista inviata a nome dei nostri assistiti<br />
in omaggio a benefattori, simpatizzanti, amici<br />
e a quanti ne facciano richiesta.<br />
16143 GENOVA - Via Paverano, 55 - Tel. 5229.1<br />
- Conto Cor. Post. N. 00201160<br />
Autorizz. della Cancelleria del Trib. <strong>di</strong> Tortona<br />
in data 26-6-'61 - n. 42 del Reg.<br />
Direttore: <strong>Don</strong> NINO ZANICHELLI<br />
Responsabile: Sac. Carlo Matricar<strong>di</strong><br />
Progetto grafico e impaginazione: Anna Mauri<br />
Stampa: Litonova s.r.l. - Gorle (Bergamo)<br />
Realizzazione a cura della<br />
E<strong>di</strong>trice Velar s.p.a. - Gorle (Bergamo)