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Monte Tondo: l'ospitalità del porticato di Soave Gini: vigne ...

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“Lo Scudo”: un <strong>di</strong>alogo tra<br />

me<strong>di</strong>oevo e sapori moderni<br />

Alle porte <strong>di</strong> <strong>Soave</strong>, <strong>di</strong>aloga con le mura <strong>del</strong>l’antico castello scaligero,<br />

l’esclusivo ristorante “Lo Scudo”. Già il nome, che in<strong>di</strong>ca<br />

un’antica arma me<strong>di</strong>oevale, sottintende uno stretto legame<br />

con il suggestivo borgo <strong>del</strong>l’Est Veronese. Il ristorante sorge su una<br />

ristrutturata abbazia cinquecentesca e questo conferisce al luogo un<br />

alone <strong>di</strong> storicità, arte e cultura che accoglie i visitatori ad un’esperienza<br />

enogastronomia in<strong>di</strong>menticabile. L’ambiente è estremamente<br />

raffinato. Infatti, nelle sale, arre<strong>di</strong> pregiati, maestosi lampadari veneziani,<br />

stucchi ed affreschi cinquecenteschi, creano un’atmosfera <strong>del</strong>iziosa<br />

sottolineata da una stu<strong>di</strong>ata e soffusa illuminazione. Le proposte<br />

culinarie fondono antichi sapori e tra<strong>di</strong>zioni <strong>del</strong>la terra veronese<br />

ad una creatività ricca <strong>di</strong> aromi e <strong>del</strong>icatezza. Lo chef Giovanni, figlio<br />

<strong>di</strong> Berta Venturi alla quale si deve l’apertura <strong>del</strong> ristorante, sa presentare<br />

in modo impeccabile sia piatti a base <strong>di</strong> pesce che soppressa<br />

nostrana con polenta abbrustolita. Ecco quin<strong>di</strong> che la cucina raffinata<br />

sa sposarsi perfettamente con la storia <strong>del</strong>le tra<strong>di</strong>zioni. Nelle sale<br />

l’accoglienza e l’ospitalità più calorose sono offerte da Martina, l’altra<br />

figlia <strong>di</strong> Berta, che sorveglia con attenzione e cura che agli ospiti <strong>del</strong>lo<br />

Scudo venga fornita la massima attenzione e cortesia. Nella terra <strong>del</strong><br />

<strong>Soave</strong>, in ogni ristorante che si rispetti, non può mancare una fornita<br />

cantina. Anche sotto questo aspetto “Lo Scudo” si rivela impeccabile.<br />

Un’ottima selezione dei migliori vini italiani ma anche stranieri,<br />

con un’ovvia attenzione rivolta alle etichette locali, viene presentata<br />

per in<strong>di</strong>menticabili degustazioni accompagnate da ottimi formaggi,<br />

in una saletta arredata sempre con gusto e che richiama i tratti tipici<br />

<strong>del</strong>le cantine veronesi.<br />

Ville Valli Vini<br />

Tavole <strong>del</strong> <strong>Soave</strong>:<br />

alla scoperta dei colli “soavi”<br />

Aprire una porta sul territorio <strong>del</strong>le Valli orientali veronesi<br />

attraverso le tra<strong>di</strong>zioni enogastronomiche. È questa la finalità<br />

<strong>del</strong>l’assocazione “Le tavole <strong>del</strong> <strong>Soave</strong>”, che riunisce i ristoranti<br />

che, con maggior attenzione e cura, hanno puntato da sempre<br />

su una proposta legata alle tra<strong>di</strong>zioni peculiari <strong>di</strong> una terra fortunata,<br />

fertile e generosa.<br />

Un susseguirsi <strong>di</strong> clivi assolati – coperti <strong>di</strong> <strong>vigne</strong> e <strong>di</strong> ulivi e <strong>di</strong>sseminati<br />

<strong>di</strong> antichi borghi, pievi e abbazie – che si estende dalla piana<br />

<strong>del</strong>l’A<strong>di</strong>ge alle pen<strong>di</strong>ci dei monti Lessini, lungo le valli <strong>di</strong> Mezzane,<br />

<strong>di</strong> Illasi, <strong>del</strong> Tramigna e <strong>del</strong>l’Alpone. Un territorio che, appunto, si<br />

può scoprire e “assaporare” cominciando dalla tavola e dalle molte<br />

prelibatezze che vengono offerte.<br />

I vini, innanzitutto, dal celeberrimo <strong>Soave</strong> al sempre più apprezzato<br />

Durello; ma anche il formaggio, l’olio d’oliva, il tartufo, le lumache,<br />

i saltarèi (piccoli gamberi <strong>di</strong> fiume).<br />

E sono solo alcune <strong>del</strong>le prelibatezze che si possono gustare – preparate<br />

con sapienza e rigore, ma anche con fantasia ed estro creativo<br />

– nei <strong>di</strong>eci locali de “Le tavole <strong>del</strong> <strong>Soave</strong>”: il ristorante “San<br />

Briccio”, l’osteria “De Barco”, la trattoria “Il Busolo”; il ristorante<br />

“Renato”, il ristorante enoteca “Bacco d’Oro”, la trattoria “La Torre”, il<br />

ristorante “dalla Lisetta”, il ristorante “Villa de Winckels”, il ristorante<br />

“Michelin” e la “Locanda Colla”.<br />

Una tavola preparata con vassoio <strong>di</strong> pesce e frutta<br />

A sinistra: Un raffinato ed elegante particolare <strong>di</strong> una sala <strong>del</strong> ristorante<br />

Roberto Anselmi: oltre i dogmi<br />

per costruire un sogno<br />

« La qualità non è frutto <strong>di</strong> dogmi, ma <strong>di</strong> progetti produttivi<br />

scientifici, <strong>di</strong> sacrifici e <strong>di</strong> volontà <strong>del</strong>l’uomo». È in queste<br />

parole che va ricercata la filosofia che sta alla base <strong>del</strong> lavoro<br />

e <strong>del</strong>l’azienda <strong>di</strong> Roberto Anselmi, titolare dal 1975 <strong>di</strong> una <strong>del</strong>le più<br />

importanti realtà vitivinicole <strong>del</strong>l’est veronese, presente nel territorio<br />

dal 1945. Una filosofia senz’altro vincente se, nel corso <strong>di</strong> questi<br />

anni i vini Anselmi hanno ricevuto riconoscimenti <strong>di</strong> prestigio da<br />

Robert Parker, Gambero Rosso, Slow Food, dalla guida dei<br />

Sommeliers, da Michel Phaneuf e, soprattutto, un successo commerciale<br />

<strong>di</strong> primaria importanza. Traguar<strong>di</strong> ambiti, raggiunti grazie<br />

alla caparbietà <strong>di</strong> un uomo che ha abbracciato, a partire dagli anni<br />

Ottanta, scelte tecniche, agronomiche ed enologiche “rivoluzionarie”,<br />

con lo scopo <strong>di</strong> ottenere vini <strong>di</strong> particolare complessità, <strong>di</strong><br />

grande corpo e <strong>di</strong> grande longevità. C’è, tuttavia, un sogno che<br />

Anselmi non è riuscito a realizzare: portare il nome <strong>del</strong> <strong>Soave</strong> nell’empireo<br />

<strong>del</strong> panorama vinicolo mon<strong>di</strong>ale, in quanto - sempre più<br />

alla ricerca <strong>del</strong>l’eccellenza – ha preferito voltare pagina e produrre<br />

uve e vini utilizzando solo il proprio nome. L’esito <strong>di</strong> tutto questo<br />

sono, attualmente, seicentomila bottiglie tra “San Vincenzo”, i due<br />

cru “Capitel Foscarino” e “Capitel Croce”, il passito “I Capitelli” e il<br />

Cabernet Sauvignon “Realda”. Quella <strong>del</strong>l’Anselmi si può definire<br />

un’esperienza oltremodo positiva e, sotto l’aspetto tecnologico e<br />

culturale, può fare senz’altro “scuola”.<br />

Il particolare <strong>di</strong> una <strong>del</strong>le cantine Anselmi<br />

che hanno un fascino salottiero<br />

Le Valli Veronesi<br />

Le colonne nere <strong>di</strong><br />

San Giovanni<br />

Sul versante sinistro <strong>del</strong>la Valle d’Alpone, a San Giovanni<br />

Ilarione, un’intera parete <strong>di</strong> roccia appare come un enorme<br />

alveare. È invece l’imponente struttura dei basalti colonnari,<br />

formatasi nel vulcanismo oligocenico. Il raffreddamento e la contrazione<br />

<strong>del</strong>le colate laviche, intorno e dentro i crateri, <strong>di</strong>edero origine<br />

a forme prismatiche con base esagonale, ossia a nere e lucenti<br />

colonne strette una all’altra in una straor<strong>di</strong>naria scenografia <strong>del</strong>la<br />

natura. Un fenomeno <strong>del</strong> tutto particolare che è stato oggetto <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong> e <strong>di</strong> ricerche da parte <strong>di</strong> molti geologi, anche stranieri, fin dal<br />

Settecento. Nel corso dei decenni questa preziosa risorsa venne,<br />

tuttavia, sfruttata come materiale e<strong>di</strong>lizio, essendo il basalto una<br />

pietra molto resistente, come ben sapevano i Romani che proprio<br />

<strong>di</strong> basalto lastricavano le loro strade. Sorsero dunque varie cave, le<br />

principali erano quelle <strong>di</strong> centro Villa e dei Lauri oltre al <strong>Monte</strong> <strong>del</strong><br />

Diavolo (la gente tramanda che solo il <strong>di</strong>avolo potesse erigere colonne<br />

così regolari e nere) <strong>di</strong> Panarotti. Uno sfruttamento che prosegue<br />

a tutt’oggi e che, nonostante la per<strong>di</strong>ta definitiva <strong>di</strong> basalti<br />

meravigliosi, risulta ancora una fonte economica rilevante per il territorio<br />

<strong>del</strong>la Valle d’Alpone.<br />

In alto: caratteristico roccione a sbalzi <strong>di</strong> basalto nel<br />

territorio <strong>di</strong> S.Giovanni Ilarione<br />

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