Il Teatro delle orge e dei misteri di Hermann Nitsch - Acting Archives
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AAR Anno I, numero 1 – Aprile 2011<br />
inibita all’atto. Rispetto alla separazione imposta da Grotowski in quello<br />
spettacolo, <strong>Nitsch</strong> sceglie, però, la contaminazione degli spazi. Attori e<br />
spettatori agiscono a stretto contatto. In alcuni momenti, in particolare nelle<br />
processioni, gli spettatori sono a tutti gli effetti integrati nell’azione. La<br />
prossimità comporta un’esperienza sensoriale totalizzante. Lo spettatore si<br />
trova all’interno <strong>di</strong> un universo <strong>di</strong> stimoli <strong>di</strong>versi e intensi che lo<br />
avvolgono. Resta pur sempre, però, il fatto che il veicolo privilegiato<br />
attraverso cui passa l’esperienza teatrale sia rappresentato, contrad<strong>di</strong>cendo<br />
in fondo le intenzioni <strong>di</strong> <strong>Nitsch</strong>, da vista e u<strong>di</strong>to, mentre la tattilità, che<br />
dovrebbe stagliarsi al centro dell’esperienza del <strong>Teatro</strong> o. m., è prodotta<br />
attraverso un sostituto simbolico, l’attore, e si risolve, così, in un fatto<br />
rappresentativo. Se possiamo definire tattile l’esperienza vissuta dallo<br />
spettatore, e credo che si possa, è perché vedere compiere un’azione così<br />
intensa e perturbante tocca una memoria <strong>dei</strong> sensi che è <strong>di</strong> natura tattile<br />
(non più solo visiva dunque) anche se, come spettatore, non sto<br />
materialmente toccando niente.<br />
Stiamo parlando <strong>di</strong> un processo <strong>di</strong> simbolizzazione rappresentativa che<br />
però <strong>Nitsch</strong> rifiuta su <strong>di</strong> un piano teorico. Nel primo manifesto del <strong>Teatro</strong><br />
o. m. del 1962 scrive:<br />
<strong>Il</strong> resto della massa si identifica spesso con il protagonista per mezzo<br />
dell’esperienza rituale (teatro greco – sacrificio della messa). […] Nell’O. M.<br />
Theater questi processi <strong>di</strong> identificazione vengono evitati. Tutti gli spettatori<br />
vivono l’abreazione <strong>di</strong>rettamente. 33<br />
L’intenzione è chiara e corrisponde anche abbastanza al tipo <strong>di</strong> esperienza<br />
compiuta negli spettacoli del <strong>Teatro</strong> o. m., bisogna, però, intendersi sul<br />
termine ‘<strong>di</strong>rettamente’. È un ‘<strong>di</strong>rettamente’ che si compie comunque in un<br />
altro che agisce come sostituto simbolico rappresentativo in nostro nome. È<br />
quello che intende Trimarco quando parla della permanenza del linguaggio<br />
nel teatro <strong>di</strong> <strong>Nitsch</strong>. <strong>Il</strong> sostituto simbolico <strong>di</strong> cui stiamo parlando è<br />
rappresentato dagli attori del <strong>Teatro</strong> o. m. <strong>Nitsch</strong> parla al riguardo, ed è<br />
una <strong>delle</strong> pochissime informazioni che dà sull’attore, <strong>di</strong> attori passivi e<br />
attori attivi. I primi sono coloro i cui corpi vengono esposti e manipolati in<br />
scena. Essi non agiscono <strong>di</strong> loro libera iniziativa ma subiscono l’azione<br />
abreattiva cui vengono sottoposti. Riportiamo, a titolo d’esempio, un paio<br />
<strong>di</strong> frammenti tratti dalla partitura dell’80 a Azione. La festa <strong>di</strong> tre giorni, che si<br />
è tenuta presso il castello <strong>di</strong> Prinzendorf nel 1984:<br />
Fischio. Nr. 4 viene legato nudo (gli occhi sono bendati) ad una croce <strong>di</strong> legno.<br />
La croce, alla quale si trova legato il nr. 4, viene eretta davanti al toro <strong>di</strong><br />
sinistra. Viene versato del sangue in bocca al nr. 4, che questo risputa<br />
33 H. <strong>Nitsch</strong>, O. M. Theater, cit., p. 28.<br />
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