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Apitalia 3_2023

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Apitalia - Corso Vittorio Emanuele II, 101- 00186 - Roma - ITALY - UE - ISSN: 0391 - 5522 - ANNO XXXXVII • n. 3 • Marzo 2023 •- 728 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1 Comma 1 – Roma Aut. C/RM/18/2016

| Testata giornalistica fondata nel 1974 | Direttore Raffaele Cirone |

APIMELL, L’ALVEARE ITALIA


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Rinnova

per il 2023



EDITORIALE

CHI DI FRODE FERISCE...

QUELLA PESSIMA ABITUDINE

DI GRIDARE “AL LUPO AL LUPO”

MIELE ADULTERATO

MENO ALLARMISMI,

PIÙ COORDINAMENTO

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Bruxelles - Palazzo Berlaymont sede della Commissione UE

D

ice la Commissione europea che a seguito di

un’indagine su 320 campioni, il 46% del miele

importato risulterebbe ottenuto con zuccheri

estranei a quelli naturali elaborati dalle api.

I maggiori sospetti cadono su prodotti provenienti da

Regno Unito (100%), Turchia (93%) e Cina (74%). Le

indagini evidenziano complicità e pratiche illegali tra

esportatori e importatori: uso di sciroppi zuccherini per

ottenere finto miele a basso prezzo, analisi di laboratorio

per aggirare i controlli delle autorità ufficiali, uso di additivi

per camuffare la vera origine del miele.

Un quadro devastante che gli Apicoltori (italiani, francesi,

spagnoli in primis) denunciano da decenni: per cui c’è

da chiedersi se la Commissione si renda conto ora dell’inadeguatezza

di leggi (europee) volutamente ambigue e

della superficialità dei controlli alle frontiere (spesso solo

documentali).

Viene poi da chiedersi perché si scopre solo oggi che esiste

un mercato di zuccheri “succedanei del miele”, persino

classificati dalla nomenclatura doganale, che vengono

miscelati a miele “nazionalizzato” e poi rivenduti ad altri

Stati in esenzione di dazi doganali e controlli.

Viene infine da chiedersi perché in Italia il sistema di repressione

frodi non evidenzi dati altrettanto allarmanti,

denotando invece l’eccellenza di gran parte del miele italiano

e quasi nessuna frode alle dogane.

Sappia dunque la nostra cara Europa - finora cieca, sorda

e muta - che certi allarmismi danneggiano un tessuto

produttivo, allertano i disonesti, affossano il lavoro di

tanta brava gente e non risolvono il problema alla radice:

mentre servirebbero più controlli, competenze, dati certi

e azioni coordinate tra Stati membri. Con norme più trasparenti

e sanzioni esemplari.

Non un mercato libero a parole, dove i furbi la fanno

franca a danno dei tanti onesti apicoltori che ora pagano

pegno per queste soffiate su indagini ancora in corso.

Raffaele Cirone

3/2023 | Apitalia | 5


SOMMARIO

Apitalia N. 728 | 3/2023 |

gli articoli

5 EDITORIALE

Chi di frode ferisce…

Raffaele Cirone

8

8 PRIMO PIANO

Il governo delle api

12 AGENDA LAVORI. NORD

Primavera timida

Nostro Servizio

Maurizio Ghezzi

14 AGENDA LAVORI. NORD-EST

Riaprire gli alveari

Giacomo Perretta

17 AGENDA LAVORI. CENTRO

Ripresa primaverile

Matteo Giusti

20 AGENDA LAVORI. ISOLE

Instabilità climatica

Vincenzo Stampa

26

23 NUOVA PAC

L’ecoschema 5 e le api

46 PROFESSIONE APICOLTORE

Il metodo “Demaree”

Fabrizio Antonio

Tibor Vargapàl

53 SOCIETÀ

Natura virtuale

Antonio Ricciardi

46

SPECIE

speciale nuova pac

BOTANICHE DI INTERESSE APISTICO

LINEE GUIDA PER L’ECOSCHEMA 5

E ALTRE RACCOMANDAZIONI

6 | Apitalia | 3/2023


i nostri recapiti

i nostri riferimenti: per pagare

Abbiamo scelto questa immagine in omaggio alle

celebrazioni dei 70 anni dalla fondazione della

FAI-Federazione Apicoltori Italiani avvenuta nel

1953. Anche per noi, come per questa ape, è stato,

è ancora e continuerà ad essere, un volo instancabile

al servizio dei fiori e della nostra biodiversità...

e di quanti, tra i lettori di Apitalia, si dedicano ogni

giorno a questa convinta e operosa scelta di vita.

(Foto © Vengadesh Sago)

abbonamenti: quanto costano

1 anno (10 numeri carta) € 30,00

2 anni (20 numeri carta) € 54,00

Italia, una copia/arretrati € 5,00

Estero: costo variabile per area geografica,

richiedere preventivo

hanno collaborato a questo numero

Maurizio Ghezzi, Giacomo Perretta,

Matteo Giusti, Vincenzo Stampa, Fabrizio

Antonio, Laura Bortolotti, Marta Galloni,

Daniele Alberoni, Tibor Vargapàl,

Antonio Ricciardi, Patrizia Milione,

Fabrizio Piacentini, Alessandro Patierno

marcatura dell’ape regina

Secondo un codice

standardizzato,

bianco giallo rosso verde azzurro

le regine sono marcate

con un colore (tabella a lato)

per permettere all’apicoltore

1 o 6 2 o 7 3 o 8 4 o 9 0 o 5

di riconoscerne l’anno di nascita (ultimo numero dell’anno di allevamento, esempio “2023”)

i nostri VALORI

Massimiliano Spinola:

nel 1806, a soli 23 anni, scoprì

e descrisse l’ape ligustica italiana.

Apitalia è impegnata

a tenerne viva la memoria.

“Il mio non sol, ma l’altrui

ben procuro” è il motto che

accompagna le firme storiche

dell’editoria apistica italiana

da cui Apitalia trae origine.

Una Giuria internazionale

ci ha premiati come miglior

rivista di apicoltura, per i

contenuti tecnico-scientifici

e la qualità fotografica.

La moneta di Efeso,

con l’ape come simbolo

riconosciuto a livello

internazionale già 500 anni

prima di Cristo.

Abbiamo sottoscritto

“Il Manifesto di Assisi”,

per un’economia a misura

d’uomo. Come apicoltori

ci riconosciamo nel Tau.

3/2023 | Apitalia | 7


PRIMO PIANO

IL GOVERNO DELLE API

INSIEME ALL’APIMELL DI PIACENZA

I PROTAGONISTI DELL’ALVEARE ITALIA

Nostro Servizio

“L’

apicoltura italiana che

difendiamo: cosa serve

alla filiera produttiva,

cosa chiedono le istituzioni” è il

tema del convegno nazionale - organizzato

dalla FAI-Federazione

Apicoltori Italiani, in collaborazione

con Miele in Cooperativa (rappresentata

dal presidente Riccardo

Babini), Associazione Italiana Allevatori

Api Regine (rappresentata

dal presidente Salvatore Ziliani)

e Associazione Provinciale Apicoltori

Piacentini (rappresentata

dal presidente Ernesto Torretta)

- con il quale si è voluta inaugurare

la nuova stagione primaverile,

ormai alle porte, in un clima di

grande fermento quale quello che

si registra ogni anno in questa fiera.

La Mostra di apicoltura, dei prodotti

e delle attrezzature apistiche

- giunta alla sua 39 a edizione

- è ormai un appuntamento di rilevanza

internazionale per tutti gli

operatori del settore. Apimell, infatti,

vista la nutrita partecipazione

di operatori del comparto (23mila

IL CONVEGNO

NAZIONALE

CON SOTTOSEGRETARIO

ON. LUIGI D’ERAMO

I relatori al convegno

8 | Apitalia | 3/2023


Da sinistra: Babini, Murelli, Pierro, Cirone,

Ricci, D’Eramo, Parmigiani.

visitatori in quest’ultima edizione,

cifra che si riavvicina ai brillanti

risultati raggiunti in epoca pre-

Covid) rappresenta il momento e

il luogo più adatto per ospitare un

convegno e un confronto di respiro

istituzionale.

C’è da dire inoltre che la FAI, che

a Piacenza è di casa per avere coltivato

e concorso a questa crescita

continua della manifestazione, celebra

quest’anno il suo 70° anniversario

dalla fondazione: si sentiva

quindi forte il bisogno di fare di

tale appuntamento un momento

importante e capace di segnare

il punto sulle sfide che il settore è

chiamato a raccogliere, sulle numerose

opportunità offerte dalla

nuova Pac e sulle modalità di avvio

del nuovo Sistema di Identificazione

e Registrazione sanitaria (I&R)

degli allevamenti zootecnici voluto

dall’Unione europea. Tutti temi che

in questo 2023 dal sapore speciale

concorrono a rappresentare l’inizio

di una fase per certi versi “rivoluzionaria”

per chi alleva alveari.

Tutti temi che i relatori - la dott.

ssa Anna Sorgente - Responsabile

Ufficio Anagrafi Zootecniche e

Sistema I&R Direzione Generale

della Sanità Animale e dei Farmaci

Veterinari del Ministero della Salute;

il dott. Luigi Ricci Direttore

Ufficio PIUE VI - Settore Produzioni

Animali, Direzione Generale

Politiche Internazionali e

3/2023 | Apitalia | 9


PRIMO PIANO

Foto Federica Rogai

Il logo celebrativo dei 70 anni della FAI

Il Sottosegretario all’Agricoltura Luigi D’Eramo e il Presidente FAI Raffaele Cirone

dell’Unione Europea del Ministero

dell’Agricoltura, della Sovranità

Alimentare e delle Foreste e il dott.

Arrigo Moro, Medico Veterinario

- Centro Ricerche sull’Ape mellifera

- Dipartimento di Zoologia

dell’Università di Galway - Irlanda

- hanno trattato con la richiesta

chiarezza e competenza. Un

convegno di elevato livello che, lo

ha testimoniato la nutrita platea, il

presidente FAI Raffaele Cirone ha

coordinato in modo impeccabile.

E i dati che sono andati emergendo

nel corso della manifestazione

sono del tipo che restituiscono

concreto motivo di fiducia ad un

settore che esce da un lustro di

grande problematicità; soprattutto

a seguito dei cambiamenti e delle

avversità climatiche, con il conseguente

ridursi delle produzioni di

miele e quindi della redditività di

chi, grazie alle api, fa impresa e trae

un reddito famigliare.

Sono arrivati dunque a proposito

i diversi segnali rassicuranti anticipati

dal Sottosegretario di Stato

al MASAF (Ministero dell’Agricoltura,

della Sovranità Alimentare

e delle Foreste), con delega alla filiera

apistica, On. Luigi D’Eramo,

che l’Apimell ha voluto viverlo in

prima persona, in ogni suo aspetto

e in modo totalizzante, né più né

meno al pari di un qualsiasi apicoltore.

Senza mai sottrarsi al piacere

del contatto diretto con tutti gli

operatori, seguendo personalmente

i lavori, visitando l’area espositiva,

degustando i prodotti, assecondando

le interminabili richieste di intervento

su temi specifici che apicoltori

e agricoltori presenti in fiera

gli hanno potuto rappresentare.

Una partecipazione immersiva e

attiva, quella del rappresentante

di Governo, a partire dal Convegno

della FAI nel corso del quale

il Sottosegretario con delega all’apicoltura

ha fornito un quadro aggiornato

sui principali interventi

di cui l’apicoltura ha bisogno per

uscire dalla perdurante condizione

di difficoltà. Sono tante le cose

da mettere ancora a punto, ma la

platea dell’Apimell ha accolto con

grande soddisfazione, tributando

al Sottosegretario D’Eramo una

ripetuta serie di applausi e di attestati

di stima, questa rinnovata

attenzione che il Governo sta assicurando

al settore.

Tra le cose che il Ministero dell’Agricoltura

ha inteso mettere in

10 | Apitalia | 3/2023


Foto Luca Danaschi

Foto Luca Danaschi

L’intervento del Sottosegretario

Cirone, D’Eramo, Ricci, Moro

campo, c’è il raddoppio degli aiuti

diretti all’apicoltura, previsti dalla

nuova PAC, che valgono 17 milioni

di euro/anno, fino al 2027. Risorse

che ora - ha detto D’Eramo - la filiera

degli apicoltori deve dimostrare

di saper spendere e di impegnare

in modo produttivo. Partirà poi un

Tavolo di lavoro per un confronto

continuativo tra rappresentanze del

mondo apistico - che debbono imparare

a parlare con un’unica voce

- e vari Ministeri competenti, affinché

sia possibile prevenire e pianificare

gli interventi di cui l’apicoltura

italiana ha bisogno.

Concretezza, maggiori risorse, volontà

manifesta di riconoscere che

l’apicoltura italiana si è finalmente

emancipata dalla condizione di allevamento

minore ed è oggi matura

per assumere il ruolo di elemento

strategico per la produttività

agricola, per la sicurezza alimentare,

per la conservazione del nostro

patrimonio di biodiversità.

Erano anni, insomma che all’evento

di Piacenza non si vedevano le

Istituzioni e questa testimonianza

di attenzione e partecipazione non

è passata inosservata agli apicoltori.

Oltre al rappresentante del Governo,

infatti, erano presenti anche

la Senatrice Elena Murelli e l’Onorevole

Attilio Pierro, il membro

della Giunta nazionale di Confagricoltura

Giovanna Parmigiani e

un nutrito “parterre” di presidenti

di Associazioni e Cooperative apistiche

provenienti da tutta Italia.

Non a caso a questo evento convegnistico

è stato concesso il patrocinio

ufficiale del Ministero

dell’Agricoltura, della Sovranità

alimentare e delle Foreste, decisione

che passa dal Gabinetto del

Ministro Francesco Lollobrigida

e che certifica, semmai ce ne fosse

ancora bisogno, che le api mellifere

e l’ape italiana in particolare, sono

un tema di interesse del quale l’Italia

vuol farsi carico in sede governativa

e parlamentare, nazionale ed

europea.

Si percepisce così, dopo l’Apimell

di Piacenza, tutto il prezioso e

ininterrotto lavoro che la FAI ha

svolto negli anni per portare le api

al cospetto delle Istituzioni e far

conoscere, ai decisori e al legislatore,

i complessi ma fondamentali

meccanismi che regolano la vita

dell’Alveare Italia.

3/2023 | Apitalia | 11


AGENDA LAVORI. NORD

PRIMAVERA TIMIDA

ISPEZIONARE GLI ALVEARI

E VALUTARNE IL POTENZIALE

di Maurizio Ghezzi

Foto Saverio Antinori/Nikonland

SOSTITUIRE I FONDI

ALLARGARE I NIDI

APRIRE GLI

ABBEVERATOI

C

on l’avvio timido della primavera,

sebbene ancora

“rigida”, si rilancia l’attività

all’interno dei nostri alveari: così

giunge il momento, per noi apicoltori,

di fare un piccolo inventario

sullo stato dei nostri apiari, inventario

che altro non è se non che la

tanto sospirata e attesa visita della

nuova stagione.

Assicuriamoci perciò che il nostro

affumicatore, ormai a riposo da

lungo tempo, sia ancora in perfetta

efficienza prima di aprire l’alveare

per iniziare le ispezioni.

Se nel nido avremo la fortuna di

osservare discreta presenza di covata

bella e compatta rassicuriamoci

perché questo segnale è la garanzia

che tutto, in quella famiglia, sta

procedendo nel migliore dei modi.

Accertiamoci che le scorte di cibo

siano abbondanti e sufficienti, in

caso contrario non esitiamo ad

aggiungere un appetitoso panetto

di candito che sarà un prezioso

jolly nel caso un’importante ondata

di freddo dovesse presentarsi

nei giorni a seguire. Al contrario,

se durante l’ispezione trovassimo

presenza di scarsa covata ciò dovrà

farci immediatamente pensare alla

presenza, all’interno dell’alveare, di

una regina vetusta e/o non più in

piena forza; in questo caso facciamoci

coraggio e predisponiamo la

sua sostituzione. In ultima ipotesi

se l’esito della nostra prima visita

dovesse mostrarci un alveare in cui

regna l’assenza di covata con mesta

rassegnazione dovremo arrenderci

al fatto di trovarci di fronte

a una colonia rimasta orfana. In

quest’ultimo caso non ci rimangono

che due possibilità, dopo esserci

accertati dell’assenza di malattie a

carico di quella famiglia, potremo o

aggiungere i favi della stessa in colonie

un po’ più deboli oppure dare

una grande fumata all’interno di

quel nido in maniera tale che tutte

le api si gettino a raccoglier le scorte

del miele, quindi, libereremo i favi e

l’alveare da tutti i suoi inquilini e lo

porteremo via. Le api non trovan-

12 | Apitalia | 3/2023


Foto Apicoltura Bio Dolcezzza e Natura

dolo più si involeranno via via verso

altri nidi vicini dove, grazie al prezioso

carico che portano in dote, di

certo saranno le ben accette.

Alla fine della nostra prima ispezione

all’apiario saremo così in grado

di conoscere l’esatto potenziale

di ciascuna delle nostre famiglie.

Questo è anche il momento propizio

per sostituire i fondi degli alveari

perché i residui di polline, di

cera e i cadaveri delle varroe e di

alcune api accumulatesi nella precedente

stagione sul fondo a rete

della griglia antivarroa, se lasciati

in sito, rappresentano un ottimo

“pabulum” (foraggio nel senso di

cibo o, come in questo caso, terreno

idoneo allo sviluppo - ndR) in cui

miceti, virus e batteri troveranno

un favorevole terreno di coltura sul

quale replicarsi serenamente mettendo

a rischio la salubrità di tutti

i nidi. Se le nostre arnie, come si

spera, sono provviste di fondi rimovibili

basterà portare un fondo

supplementare che avremo pulito

in magazzino durante i freddi mesi

invernali ed andarlo a sostituire a

quello del primo alveare, il quale a

sua volta verrà accuratamente lavato

e disinfettato così da poter essere

utilizzato in sostituzione di quello

del secondo alveare e via di seguito

fino al rinnovamento completo dei

fondi di tutte le arnie presenti in

apiario. Nel malaugurato caso che

si possiedano arnie a fondo fisso

sarà, in questo caso, indispensabile

la sostituzione dell’intero alveare.

Se per l’invernamento avessimo

ridotto gli spazi rimuovendo favi

non presidiati è giunto ora il momento

di iniziare ad allargare il

nido introducendo un telaio con

foglio cereo alla volta fino a che

non si arrivi a riportare la famiglia

sui 9 e/o 10 favi a seconda di come

siamo abituati a condurre i nostri

alveari. Se non avessimo ristretto i

nidi sul finire dello scorso autunno

provvediamo alla sostituzione

di almeno due dei favi più vecchi e

più scuri quelli che, per intenderci,

sono talmente opacizzati da non

risultare trasparenti in controluce

se esposti ai raggi del sole.

L’acqua è un bene prezioso anche

per le nostre laboriose compagne

di lavoro, per questo motivo assicuriamoci

che vi sia sempre una fonte

d’acqua in prossimità delle abitazioni

delle nostre affittuarie così da

non doverle costringere a percorrere

lungi tragitti per fare provvigione

di tale sostanza. Ricordo a questo

proposito che nell’economia dell’alveare

l’acqua risulta essere un elemento

indispensabile sia per sciogliere

miele cristallizzato, sia per

conservare un’adeguata omeostasi

termica e una corretta percentuale

di umidità sia anche e più semplicemente

per potersi dissetare.

Le ricche e copiose fioriture che

via via faranno la loro comparsa in

questo mese: narciso, gelsomino di

San Giuseppe, prugnolo, corniolo,

bosso, albicocco, susino, acetosella,

salice, salicone, tarassaco, querciola,

rosmarino e paulonia forniranno

una pregiata e variegata quantità di

essenze alle nostre indomite operaie

così da consentire uno sviluppo

esponenziale della popolazione

delle famiglie all’interno dei propri

nidi. Prepariamoci: una nuova stagione

sta già per cominciare!

Maurizio Ghezzi

3/2023 | Apitalia | 13


AGENDA LAVORI. NORD-EST

RIAPRIRE GLI ALVEARI

COMPRENDERE IL SENSO

DEI VARI COMPORTAMENTI

di Giacomo Perretta

LA BUONA ABITUDINE

DI PRENDERE APPUNTI

SCRITTI O DETTATI

L’

inverno sta per concludersi,

quindi l’alveare può essere

visitato per un controllo più

approfondito della famiglia, dando

per scontato che la sua apertura avvenga

in una giornata favorevole.

Prima di tutto osserviamo il movimento

delle api, già questo ci dà

il “polso della situazione”, l’agitarsi

delle api sui favi o il loro proseguire

tranquillo ci comunica dove porre

l’attenzione durante l’osservazione.

Nel primo caso potrebbe trattarsi

di una agitazione da assenza della

regina, oppure di un naturale carattere

della famiglia; nel secondo

caso, sebbene possa sembrare una

buona famiglia in cui tutto funziona

regolarmente, potrebbe trattarsi

di una semplice debolezza oppure

di una patologia e questo ci conferma

che anche le famiglie che sembrano

calme è meglio osservarle

con più attenzione, spendendo più

Foto manomano.it

14 | Apitalia | 3/2023


Foto Astrid Raimann

tempo ora nella valutazione per

guadagnarne molto in seguito.

Andiamo per ordine e consideriamoci

a ridosso della primavera calendariale,

seguendo passo-passo le

operazioni da fare per il controllo

della famiglia.

Togliamo il coperchio dell’alveare,

leviamo eventuali coperture termiche

perché ormai possono rimanere

senza. Osserviamo i diversi comportamenti.

Se le api sono agitate

possiamo pensare all’assenza della

regina, occorre quindi verificarne

la mancanza; nulla di più facile in

questo periodo. L’assenza di covata

è senz’altro un sintomo, ma non

convincetevi subito di aver scoperto

la causa: infatti, la regina potrebbe

essere presente ma non più “fertile”

e l’aggiunta di una nuova regina

potrebbe essere persino pericolosa.

Bisogna pertanto procedere con la

ricerca della regina, ispezionando

telaino per telaino con molta attenzione

senza dimenticare anche

l’interno dell’alveare.

Nel caso di orfanità si può unire ad

altra famiglia con il classico foglio

di giornale (metodo “Miller”). Se

invece lo stato di agitazione è una

caratteristica della famiglia potremo

constatarlo solo dopo aver visto

la regina e controllata la presenza di

covata. Spesso le famiglie più agitate

per carattere sono anche quelle

più produttive e anche la covata è

molto presente. Oltre all’eccesso di

“dinamicità” potremmo riscontrare

“calma” eccessiva fin quasi all’indolenza

e anche in questo caso occorre

provvedere nel modo dovuto.

Se la regina è presente, c’è covata

in tutti gli stadi e l’alimentazione

non manca potrebbe trattarsi

anche di qualche patologia e sarà

bene verificare che la covata sia

compatta, che non presenti fori

o larve bianche morte all’interno

delle cellette. Tutto dovrà presentarsi

organicamente ben compatto,

con telaini e covata piacevoli

all’occhio. Una volta effettuato

questo primo intervento, valutiamo

la consistenza della famiglia

e comportiamoci di conseguenza,

aggiungendo o togliendo favi a secondo

della necessità.

Nell’eventualità aggiungere sempre

un telaino alla volta, mettendolo al

penultimo posto; per i fogli cerei è

ancora presto e in questo periodo

è consigliabile inserire favi già costruiti.

Resta il fatto che non esiste

un principio vincolante per il vostro

apiario e le linee generali di

gestione devono essere osservate

prevedendo idonei adattamenti in

caso di varabilità metereologica.

Per avere una buona famiglia, senza

preoccuparsi del pericolo di sciamatura

o avendo cura di limitarla,

tenete conto che in linea di massima,

all’inizio della primavera tre

telaini pieni di covata sono più che

sufficienti per arrivare a raccolto tra

aprile e maggio, il periodo più amato

dalla maggior parte degli apicoltori.

Nel caso lasciassimo quattro

o cinque telaini di covata, la sciamatura

proprio a ridosso di questo

grande raccolto sarebbe quasi certa.

L’anno scorso tutti hanno tolto favi

di covata per alleggerire le famiglie;

chi non l’ha fatto si è trovato ad

aprile con il naso all’insù ad osservare

queste grosse pigne di api

penzolare dall’albero più vicino, e

anche quest’anno potremmo trovarci

nelle stesse condizioni.

3/2023 | Apitalia | 15


AGENDA LAVORI. NORD-EST

Il mese scorso scrivevamo di

come gli apicoltori memorizzano

le informazioni in apiario dopo

il controllo di un alveare: alcuni

prendono nota su di un taccuino,

altri su di un cartoncino che

poi depositano sotto il coperchio

dell’alveare, altri utilizzano metodi

più semplici come appoggiare

in un particolare modo una pietra

sul coperchio per ricordarsi di un

qualche intervento da fare e altri

metodi. L’utilizzo di un taccuino

si dimostra spesso poco pratico, i

guanti non permettono una scrittura

chiara e allora diventa tanto

semplice e quasi banale scegliere

l’oggetto che tutti abbiamo anche

in apiario: il telefono cellulare.

Molto semplice l’uso, già da qualche

anno ho iniziato a registrare

tutte le azioni svolte nell’alveare

con grande efficacia grazie alla

funzione di registrazione: come il

medico che esegue una diagnosi

cominciate a descrivere quello che

vedete o fate. A casa con calma potrete

riascoltare prendendo nota e

programmando al meglio il lavoro.

Basterà un semplice programma

di editing audio per eliminare

le eventuali pause e per creare un

archivio di preziosi appunti. Sono

certo che quando inizierete a usare

questo metodo vi sarà difficile poi

rinunciarvi. I più “tecnologici”, infine,

potranno anche convertire i

file audio in testo: operazioni con le

quali tutti alla fine abbiamo dovuto

familiarizzare durante la pandemia.

Chi avrebbe pensato solo pochi

anni fa di lavorare da casa? Mentre

ora pensiamo alla Banca Dati Nazionale

(Già BDA, ora BDN) in

funzione dell’evoluzione gestionale

dell’apicoltura e l’I&R (il sistema

di identificazione & registrazione).

Apitalia del mese scorso ne

ha ampiamente scritto, l’uso delle

tecnologie diventa di fatto quasi

necessario, chi proprio non riesce

può avvalersi delle associazioni, ma

è auspicabile che tutti gli apicoltori

possano diventare tecnologicamente

indipendenti, questo favorirebbe

anche le comunicazioni e la velocità

di scambio delle informazioni tra

noi apicoltori.

Giacomo Perretta

33

anni

1989

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16 | Apitalia | 3/2023


AGENDA LAVORI. CENTRO

RIPRESA PRIMAVERILE

NUOVE STIRPI DI API

PRONTE AL RACCOLTO

di Matteo Giusti

Foto Alex Celada

PERIODO CRITICO:

ANOMALIE STAGIONALI

E ADEGUATE SCORTE

C

on la fine dell’inverno e

le prime giornate miti, la

nuova stagione produttiva

inizia a partire un po’ ovunque in

tutto il centro Italia, nonostante

gli andamenti del tutto imprevedibili

a cui le primavere degli ultimi

anni ci hanno abituato.

Entrano quindi nel vivo anche i

lavori in apiario, per gestire e accompagnare

al meglio la ripresa

primaverile degli alveari.

In questo periodo le bottinatrici

tornano a dedicarsi all’attività di

raccolta, se il tempo lo permette,

la regina aumenta l’attività di ovideposizione,

la superficie di covata

si estende e di conseguenza

inizierà piano piano ad aumentare

anche la popolosità della famiglia.

Ma tutto questo porta ad una

maggiore esigenza nutrizionale

dell’alveare e gli andamenti anomali

della stagione fanno dell’inizio

della primavera uno dei periodi

più critici per la gestione ed

a volte per la sopravvivenza delle

colonie. Particolarmente pericolosi

sono i ritorni di freddo o le

perturbazioni prolungate che impediscono

alle bottinatrici di raccogliere

polline e nettare rischiando

di mandare in crisi la famiglia

che può trovarsi senza scorte alimentari.

In mancanza di miele

o di altre riserve le api possono

abbandonare dei telaini di covata

che non riescono a riscaldare e in

casi ancora più gravi si può arrivare

al collasso dell’interna colonia.

Dal punto di vista apistico la

nutrizione di soccorso diventa

fondamentale per evitare queste

situazioni. Ma la cosa fondamentale

è agire tempestivamente e in

maniera corretta. Il controllo delle

3/2023 | Apitalia | 17


AGENDA LAVORI. CENTRO

Foto Babis

scorte quindi deve essere fatto ad

ogni visita, almeno ogni 10 giorni,

ma meglio una volta a settimana.

Nei primi tempi, o in zone

particolarmente fredde, quando

le temperature non sono ancora

abbastanza stabili ed elevate si

può continuare ad usare candito,

magari candito proteico che oltre

alla parte zuccherina fornisce anche

proteine, fondamentali per il

mantenimento della covata.

Ma con l’avanzare delle stagione

si può iniziare ad usare anche

la nutrizione liquida, usando sciroppi

concentrati, almeno ad una

concentrazione del 50% in peso

di zucchero. Fondamentale per

poter intervenire prontamente è

che i nutritori siano già installati

sulle arnie. E altrettanto importante

per l’igiene e la salute degli

alveari è che siano puliti. La cosa

migliore è lavarli e disinfettarli

con i prodotti specifici per le attrezzature

apistiche che si trovano

in commercio, avendo ovviamente

cura di usare acqua pulita e potabile

per tutte le operazioni di lavaggio

e risciacquo.

Su quale tipo di nutritore usare,

se a tasca o a ciambella o a depressione,

la scelta dipende da

vari fattori che ogni apicoltore

deve valutare in base alle sue

esigenze. Quelli a ciambella o a

depressione da mettere sopra il

coprifavo hanno il vantaggio di

essere più facili da riempire e da

controllare e non necessitano di

aprire le arnie ogni volta che si

vanno a riempire. Tuttavia quelli

a tasca possono avere dei vantaggi

in più in questo periodo: in genere

possono contenere una maggior

quantità di sciroppo e poi

possono essere usati anche come

diaframma, per gestire lo spazio

interno dell’arnia in caso si renda

opportuno. In ogni caso tutte le

volte che andiamo a riempirli di

sciroppo è importante controllare

che non ci siano formazioni

di muffe o api morte, per evitare

la contaminazione dell’alimento

e ridurre il rischio di veicolare o

diffondere patogeni.

Un altro aspetto interessante e

spesso sottovalutato della nutrizione

è quello degli alimenti

complementari, a base di estratti

vegetali, o vitamine, o altri fattori

funzionali che sono in grado di

stimolare gli alveari e di migliorare

la loro capacità di affrontare

alcuni patogeni, in particolare

quelli legati all’apparato digerente.

La primavera è infatti il periodo

migliore, insieme all’autunno,

per utilizzare questi alimenti,

stando sempre attenti a seguire le

prescrizioni indicate nell’etichetta

dei vari formulati commerciali

autorizzati.

Altro lavoro centrale in questo

periodo dell’anno è la gestione

dello sviluppo delle famiglie e del

loro spazio interno, in modo da

garantire da un lato una efficiente

termoregolazione e dall’altro

un volume adeguato all’aumento

della popolosità dell’arnia, in

modo da non anticipare troppo

il periodo di sciamatura. La cosa

importante però è agire con prudenza,

sempre per poter affrontare

al meglio le anomalie stagionali.

Agire con prudenza significa gestire

con cautela gli aumenti di

18 | Apitalia | 3/2023


popolosità in caso di periodi miti

particolarmente precoci, evitando

di allargare eccessivamente le

famiglie o di rischiare di indebolirle

eccessivamente le colonie

asportando troppi telai di covata

e di api per fare i bilanciamenti

o per fare nuclei artificiali. Il rischio

infatti, in caso di ritorni di

maltempo prolungato, è quello

avere famiglie deboli o indebolite

che necessitano di maggiori cure

o che non saranno pronte ad andare

in produzione quando sarà il

momento. L’importante quindi è

valutare bene la forza degli alveari

ad ogni controllo e togliere eventualmente

non più di un telaino di

api o di covata dalle famiglie forti,

almeno fino ai primi di aprile.

Riguardo ai bilanciamenti, se si

vogliono fare, la prima cosa da tenere

in considerazione è lo stato

sanitario delle famiglie. Gli alveari

da cui si prelevano i telaini devono

essere sane, onde evitare di diffondere

patogeni, ma anche quelli a

cui i telaini verranno concessi non

devono presentare problemi, altrimenti

andremmo a far ammalare

anche le api o la covata che aggiungiamo,

sciupando un prezioso

materiale biologico.

Anche per fare nuclei artificiali

è bene farli forti, da 5 o 6 telaini

di api e con abbondanti scorte, in

modo che siano in grado di resistere

ad eventuali ritorni di maltempo

e che poi possano partire

velocemente e entrare in produzione

quando la stagione volterà

al bello.

Poi, se la stagione lo permette, inizia

ad essere anche il tempo delle

prime produzioni, in particolare di

polline, ma in alcune zone anche

dei primissimi mieli primaverili,

come l’erica o anche la colza che

quest’anno è stata seminata su

ampie superfici in varie parti d’Italia.

L’importante però, in caso di

bottinamento su piante coltivate, è

informarsi su possibili trattamenti

fitosanitari in modo da evitare indesiderati

avvelenamenti.

Matteo Giusti

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3/2023 | Apitalia | 19


AGENDA LAVORI. SUD

INSTABILITÀ CLIMATICA

ANTICHI PROVERBI ADDIO

È TEMPO DI OSSERVAZIONI

di Vincenzo Stampa

V

olendo approfondire la

potenzialità nettarifera di

un territorio è necessario

catalogare le fioriture utilizzabili

dalle api suddividendo le specie

botaniche in tre gruppi: erbacee,

arbustive e arboree.

Le variazioni tra un anno e l’altro

della resa in nettare e polline delle

piante rispetto alla stagione, o

meglio al clima, ci forniscono delle

informazioni utili a fare delle

previsioni su quella che potrebbe

essere la stagione apistica. Ogni

apicoltore può crearsi un suo calendario

delle fioriture riferito al

territorio che intende frequentare.

Adesso è il turno delle osservazioni

sulle specie arboree ed in particolare

sul mandorlo (foto a lato).

Già da questa rubrica abbiamo in

precedenza riferito sul rapporto

tra il clima e la produzione in nettare

e polline dei fruttiferi, che si

concretizza con il numero di ore

di temperatura attorno a 7 °C a

cui le piante sono sottoposte nel

periodo invernale.

C’è una relazione diretta tra quella

che gli agronomi chiamano la

“quota di freddo” senza la quale le

piante non chiudono il ciclo vegetativo

e questo influenza negativamente

l’andamento delle fioriture

nella successiva primavera.

A causa delle alte temperature

invernali abbiamo fioriture deformi,

spargole (diradate, ndR),

scarsamente attrattive per le api,

con conseguente allegagione insufficiente.

Pluriennali osservazioni e confronti

tra l’attrattività verso le

SU AMBIENTE E FLORA

TORNA UTILE UN

BUON MONITORAGGIO

20 | Apitalia | 3/2023



AGENDA LAVORI. SUD

api dei mandorli e degli agrumi

hanno portato ad evidenziare

una relazione diretta tra le due

fioriture; anche se queste si svolgono

a distanza di alcuni mesi,

esse hanno la stessa reazione alla

temperatura per cui, osservando

il comportamento delle api rispetto

al mandorlo, si può fare

una previsione abbastanza attendibile

del loro comportamento

rispetto agli agrumi.

Però dobbiamo sempre tenere

conto dei microclimi locali, come

è stato osservato, che possono

presentare notevoli differenze riguardo

all’andamento delle temperature

e quindi delle produzioni,

questo ci riporta alla necessità

per l’apicoltore di creare un proprio

calendario delle fioriture.

Ora è chiaro che è venuta a mancare

la corrispondenza tra le stagioni

astronomiche e quelle climatiche:

stare in spiaggia a Natale non è

proprio un evento invernale e neanche

il rinnovo del fogliame degli

agrumi e degli ulivi nello stesso periodo.

La domanda che ci poniamo,

a questo punto, è la seguente:

«Anche se l’abbassamento della

temperatura si è verificato con

qualche mese di ritardo, ci sarà l’effetto

positivo che ci auguriamo?».

La risposta è che non lo sappiamo

con certezza, ma abbiamo un segnale

positivo visto che le api stanno

bottinando sul mandorlo.

Resta però un problema di fondo:

questa nostra umanità si è sviluppata

entro gli ultimi dodicimila

(12.000) anni di stabilità climatica,

un periodo abbondantemente

lungo da permettere la radicazione

dell’idea d’immutabilità del

clima. Un esempio per tutti: per

secoli in campagna per la programmazione

dei lavori ci si regolava

per motti, magari artificiosamente

legati ad eventi religiosi o

sociali.

Ora smettere questo “abitus”

mentale in modo così repentino,

risulta un esercizio difficile per i

più, ma credo proprio che non ci

siano alternative al di là delle osservazioni

continue e puntuali e

delle conseguenti conclusioni.

Vincenzo Stampa

22 | Apitalia | 3/2023


NUOVA PAC

L’ECOSCHEMA 5 E LE API

INGREDIENTE AGRO-AMBIENTALE

VANTAGGIOSO PER GLI AGRICOLTORI

di Antonio Fabrizio

Foto Gino Crescoli

MA È SCARSA

LA RICADUTA

IN APICOLTURA

P

AC, acronimo di Politica

Agricola Comunitaria. Per

me e chiunque lavora nel

comparto agricolo è una sigla molto

familiare, il faro al quale guardano

tutte le aziende per programmare

l’attività ed orientare le scelte

produttive. La sua storia nasce con

l’Europa. L’articolo 39 del Trattato

sul Funzionamento dell’Unione

Europea recita: “la PAC persegue

i seguenti obiettivi: incrementare

la produttività dell’agricoltura; assicurare

un tenore di vita equa alla

popolazione agricola; stabilizzare i

mercati; garantire la sicurezza degli

approvvigionamenti; assicurare

prezzi ragionevoli ai consumatori”.

Ben pochi, negli anni passati, potevano

immaginare che le api e

più in generale gli impollinatori,

sarebbero stati oggetto di cotanta

attenzione come quella che oggi

viene riservata con la recente riforma.

Sì riforma, perché la PAC, periodicamente,

viene “revisionata”,

per usare un termine del comparto

automobilistico, con l’intento di

adeguarla alle mutate condizioni

imposte dall’evoluzione tecnologica,

dalle esigenze produttive, dai

nuovi scenari socio-economici e

dai nuovi orientamenti comunitari.

Ne conseguono, ciclicamente,

nuove regole per l’agricoltura, con

“cambi di rotta” a volte impensabili

solo qualche anno prima. Tutto

questo si concretizza, per le aziende,

in contributi che dovrebbero

sostenere il reddito orientando le

scelte imprenditoriali.

Dunque cosa c’entrano le api e gli

3/2023 | Apitalia | 23


NUOVA PAC

impollinatori? E’ scritto tra le righe

nella prima parte dell’articolo

39: “incrementare la produttività”.

Se nei decenni passati bisognava

produrre di più in un contesto

climatico di normalità ed usando

mezzi tecnici che, nell’assoluto rispetto

della normativa di sicurezza

alimentare ed ambientale, avevano

un ruolo fondamentale per incrementare

e migliorare le produzioni

agricole, oggi si chiede di produrre

ma con meno input esterni (concimi,

fitofarmaci, ecc.) utilizzandoli

con il contagocce, per diminuire

sempre di più la pressione sull’ambiente

a favore della sostenibilità.

Come? L’evoluzione tecnologica,

per esempio, mette a disposizione

concimi e/o sementi più performanti

e tecniche conosciute con il

termine di “agricoltura di precisione”

che permettono di dare il minimo

necessario, al momento giusto

e nel posto giusto. Ma, e qui arriva

inaspettata la mano tesa alle api, i

cambiamenti climatici e l’uso della

chimica soprattutto nel passato,

hanno evidenziato che non ci può

essere incremento di produzione

ed in alcuni casi addirittura produzione,

se non si passa attraverso

la tutela del clima, dell’ambiente

e degli insetti utili, “in primis” gli

impollinatori e le api. Il declino

degli insetti utili ed il cambiamento

climatico diventano una priorità

per l’Europa e sarà il fulcro su cui

ruoteranno tutte le prossime risorse

messe in campo per il mondo

agricolo. Arriviamo ai nostri giorni!

Novità assoluta per la PAC è

l’introduzione, da quest’anno, di

misure specifiche per l’ambiente

ed il benessere animale. Sono gli

ecoschemi e per gli impollinatori è

l’ecoschema 5, giustamente denominato

«misure specifiche per gli

impollinatori».

Chiariamolo subito però, gli ecoschemi

e quindi anche l’ecoschema

5, sono misure per le aziende

agricole e gli agricoltori, le risorse

sono per l’agricoltura e non per l’apicoltura,

ma... e qui agli apicoltori

si aprono nuovi orizzonti produttivi,

l’applicazione da parte delle

aziende agricole permetterà alle

aziende apistiche di beneficiarne in

termini produttivi, perché saranno

a disposizione superfici di terreni

seminativi dedicati a colture mellifere

a perdere. La stesura della

24 | Apitalia | 3/2023


Foto Alexa

versione definitiva dell’ecoschema

5 ha visto partecipare tante competenze.

Il tavolo nazionale di

concertazione, costituito dal mondo

della ricerca, della scienza e da

organizzazioni del settore, tra cui

non è mancata l’autorevole e indiscutibile

competenza della FAI,

ha elaborato documenti tecnici e

valutazioni scientifiche di supporto

alle competenti autorità del MA-

SAF (Ministero dell’Agricoltura,

della Sovranità Alimentare e delle

Foreste) che hanno, così, potuto redigere

un ecoschema 5 tanto utile

alla protezione degli insetti impollinatori

(e in particolare alle api),

quanto concretamente applicabile

nelle aziende agricole, principali

attori di questa importante novità.

La dotazione finanziaria è importante:

43,4 milioni di euro/anno

(fonte: Direzione Generale delle

politiche Internazionali e dell’Unione

europea- Ufficio PIUE 3).

Sarà un contributo ad ettaro e

“premierà” le aziende agricole che

volontariamente decideranno di

seminare specie mellifere e pollinifere

sui terreni seminativi o tra

gli interfilari di colture arboree.

Il MASAF ha redatto un elenco

delle specie mellifere utilizzabili e

vincolante nella scelta dell’azienda

agricola: in definitiva non si

potranno seminare essenze al di

fuori di questo elenco, pubblicato

all’allegato IX del DM 23 dicembre

2022 n. 660087 (salvo che non

venga modificato e/o integrato).

Al fine di aiutare la scelta degli imprenditori

agricoli, il Ministero ha

redatto delle Linee guida, scaricabili

dal sito ufficiale del MASAF,

che descrivono le caratteristiche

delle specie ammesse con consigli

utili per la migliore e più corretta

applicazione dell’ecoschema 5.

Degni di nota sono gli aspetti/

vincoli applicativi dell’ecoschema

5 che le aziende dovranno

rispettare per percepire il contributo.

“In primis” la coltura dedicata

dovrà restare in campo dal

1° marzo al 30 settembre, quindi

dalla germinazione alla fine della

fioritura. L’agricoltore non potrà

farne alcun uso, si tratta di colture

a perdere. Non potranno essere

usati fitofarmaci per tutto il periodo

indicato, non si potranno fare

operazioni di sfalcio, sfibratura,

trinciatura o qualsiasi tipo di lavorazione

se non dopo il 30 settembre.

Le colture dedicate dovranno

essere in miscuglio.

Tra le linee guida si evidenzia che

sono permessi miscugli con essenze

appartenenti al cosiddetto “florume

di provenienza locale” purché

di specie rientranti nell’allegato IX.

La FAI si è spesa molto anche su

questo punto. Ha portato all’attenzione

delle autorità competenti un

aspetto spesso poco considerato: la

presenza in alcune realtà agricole,

di specie mellifere autoctone ed

uniche di quel territorio, particolarmente

interessanti per l’apicoltura

e gli impollinatori. Ne è scaturita

la richiesta di tutelare queste realtà

permettendo l’utilizzo ancorché a

livello locale, di tali specie. La FAI

non può che essere soddisfatta della

scelta del Ministero.

Cosa dire in conclusione!

L’ecoschema 5 che deve assolvere

all’obiettivo specifico n. 6 (OS6)

della PAC: ”Contribuire alla protezione

della biodiversità, rafforzare

i servizi ecosistemici e preservare

habitat e paesaggio”, parte

con il piede giusto e se applicato

con professionalità e competenza

dalle aziende agricole non potrà

che contribuire concretamente

alla mitigazione climatica e l’inversione

del processo di declino

della biodiversità, creando condizioni

migliori per l’incremento

degli insetti utili e degli impollinatori.

Agli apicoltori la capacità

e l’intelligenza di cogliere nuove

opportunità, creando sinergie costruttive,

culturali e forse anche

colturali con gli operatori agricoli.….

e le api ringraziano!

Antonio Fabrizio

Dottore forestale

e Apicoltore

3/2023 | Apitalia | 25


SPECIALE NUOVA PAC

SPECIE BOTANICHE

DI INTERESSE APISTICO

LINEE GUIDA PER L’ECOSCHEMA 5

E ALTRE RACCOMANDAZIONI

di Laura Bortolotti 1 , Marta Galloni 2 , Daniele Alberoni 3

MISURE AGROAMBIENTALI

NECESSARIE

E RAFFORZATE

INTRODUZIONE

Le scelte concepite nel Piano Strategico della

PAC 2023-2027 hanno incluso e integrato la

maggiore ambizione ambientale configurata a livello

europeo 1 , strutturando in termini innovativi

già il I Pilastro, così da rispondere agli intenti in

materia di clima, ambiente, benessere degli animali

e contrasto alla resistenza antimicrobica (art.

31 Regolamento (UE) 2021/2115). La tradizionale

caratterizzazione ambientale espressa dallo

Sviluppo Rurale è stata, in tal modo, rafforzata

dai contenuti degli obiettivi generali e specifici,

ai quali risponde lo stesso I pilastro, di importanza

dirimente per il sostegno alla transizione

verde. Le risorse impegnate, circa un terzo del

totale PSP 23-27, hanno ulteriormente definito

l’importanza degli interventi con finalità climatico-ambientali,

rappresentati da pratiche agroecologiche

diversificate (eco-schemi, interventi

agro-climatico-ambientali (ACA), produzione

biologica, benessere animale, interventi forestali,

investimenti per la sostenibilità ambientale, indennità

Natura 2000, Direttiva acque).

Gli eco-schemi, destinatari del 25% delle risorse

assegnate agli Aiuti Diretti, “premiano” gli agricoltori

che scelgono di assumere volontariamente

impegni aggiuntivi alla condizionalità e indirizzati

alla sostenibilità ambientale e climatica

Note

1 Green Deal europeo, Strategia Farm to Fork, Strategia europea sulla

Biodiversità per il 2030 e Quadro 2030 per il clima e l’energia.

26 | Apitalia | 3/2023


rispondendo agli obiettivi specifici (OS) definiti

dalla PAC:

• OS4-Contribuire alla mitigazione del cambiamento

climatico, all’adattamento e alla produzione di

energia sostenibile;

• OS5-Favorire lo sviluppo sostenibile e la gestione

efficiente delle risorse naturali come acqua, suolo

e aria;

• OS6-Contribuire alla protezione della biodiversità,

rafforzare i servizi ecosistemici e preservare

habitat e paesaggio;

• OS9-Migliorare il benessere animale e affrontare

il tema dell’antibiotico-resistenza.

L’eco-schema 5 concorre in via prioritaria alla

protezione della biodiversità (OS6). Infatti, l’inerbimento

degli arboreti con specie di interesse

apistico e il mantenimento sui seminativi delle

medesime specie assicura, risorse nutritive agli

impollinatori e, in abbinamento al divieto e alla

limitazione di diserbanti e prodotti fitosanitari,

contribuisce a ostacolare il declino sia quantitativo

che di diversità degli impollinatori, danneggiati

dalla tossicità di tali sostanze.

Stabilisce impegni annuali su superfici con colture

arboree o a seminativo, prevedendo il mantenimento

di piante di interesse apistico, nettarifere

e pollinifere.

L’elenco delle piante di interesse apistico, nettarifere

e pollinifere, ammesse dall’ecoschema è rinvenibile

all’allegato IX del DM 23 dicembre 2022

N. 660087 - “Disposizioni nazionali di applicazione

del regolamento (UE) 2021/2115 del Parlamento

europeo e del Consiglio del 2 dicembre

3/2023 | Apitalia | 27


SPECIALE NUOVA PAC

Foto Beverly Buckley

2021 per quanto concerne i pagamenti diretti”.

Al fine di ottimizzarne l’efficacia dell’eco-schema,

lo stesso DM art. 21 punto 7, ha previsto la

realizzazione di un documento contenente diverse

raccomandazioni ivi incluse quelle della scelta

delle piante di interesse apistico riportate all’allegato

IX del DM, centrato sulle caratteristiche

agro-ecologiche e sugli aspetti funzionali utili al

loro utilizzo, in modo da offrire possibili alternative

da opzionare laddove s’intenda aderire al

suddetto regime ecologico.

1. SPECIE POLLINIFERE

E SPECIE NETTARIFERE

La maggior parte delle specie botaniche è visitata

dagli insetti impollinatori per l’approvvigionamento

di nettare e polline. Il nettare è la fonte

zuccherina essenziale alla sopravvivenza di tutti

gli impollinatori - api, ditteri, sirfidi, bombilidi

e farfalle - allo stadio adulto e, in misura minore,

alla fase larvale. Viceversa, il polline è importante

per il nutrimento delle larve e, in misura minore,

per gli adulti di api e coleotteri. Inoltre, le specie

botaniche che producono nettare sono fondamentali

per le api sociali, le quali immagazzinano

le scorte che manterranno in vita l’alveare nei periodi

di scarsità o assenza di raccolto, per esempio

nel caso di siccità estiva e durante l’inverno. È

perciò essenziale che nel miscuglio siano presenti

sia specie nettarifere sia specie pollinifere.

Nell’Allegato IX del Decreto Ministeriale e nella

Tabella 1, le specie botaniche sono classificate

con la lettera N o P, a seconda che producano

nettare e/o polline per gli impollinatori.

28 | Apitalia | 3/2023


• archeofite: specie giunte in Italia prima

della scoperta dell’America (1.492 d.C.);

• casuali: specie esotiche presenti allo stato

spontaneo, ma che non formano popolamenti

stabili;

• naturalizzate: specie esotiche presenti allo

stato spontaneo, che formano popolamenti

stabili.

Nella lista di specie dell’allegato IX sono presenti

esclusivamente specie autoctone o alloctone

naturalizzate e solo otto specie esotiche, di cui

quattro archeofite (basilico, calendula, favino e

galega) e quattro neofite (tre varietà di girasole e

il grano saraceno).

2. ORIGINE DELLA SPECIE

Nella Tabella 2 le specie sono state classificate in

base all’origine secondo la seguente terminologia 2 :

u Piante autoctone o indigene:

specie originarie del territorio italiano;

u Piante esotiche o alloctone o aliene:

specie originarie di altri territori e giunte a

noi in seguito all’attività volontaria o involontaria

dell’uomo; queste a loro volta possono

essere classificate come:

• neofite: specie giunte in Italia dopo la scoperta

dell’America (1.492 d.C.);

Note

2 Richardson, D. M., Pyšek, P., Rejmanek, M., Barbour, M. G., Panetta,

F. D., & West, C. J. (2000). Naturalization and invasion of alien

plants: concepts and definitions. Diversity and distributions, 6(2),

93-107.

3. PROPRIETÀ AGRONOMICHE

DELLE SPECIE

Nella Tabella 2 sono riportate informazioni relative

alle proprietà delle specie vegetali che possono

risultare utili a livello agronomico:

u decompattante

specie botaniche in grado di rompere la “suola

di lavorazione” e comunque di disgregare il

suolo compattato.

u nematodicida

specie botaniche che hanno attività biocida

contro i nematodi.

u restituzione parziale nutrienti

specie botaniche che possono reintegrare nel

suolo parte dei nutrienti utilizzati per il loro

accrescimento.

u fissazione n2

specie botaniche che possono fissare azoto

atmosferico al terreno.

4. CARATTERISTICHE ECOLOGICHE

DELLE SPECIE RILEVANTI

PER IL LORO UTILIZZO

Un aspetto da considerare nella scelta delle specie

vegetali da utilizzare nel miscuglio è il tipo di

ambiente in cui verrà seminato. È possibile individuare

tre macro-tipologie di ambiente:

• Ambienti umidi (adatti alle specie igrofile):

ambienti caratterizzati da terreni ricchi di acqua

o poco drenanti, elevata umidità atmo-

3/2023 | Apitalia | 29


SPECIALE NUOVA PAC

sferica o abbondanti precipitazioni. Sono un

esempio di ambienti igrofili le sponde dei corsi

d’acqua e dei corpi idrici in senso lato.

• Ambienti aridi e semi-aridi (adatti alle specie

xerofile): ambienti caratterizzati da terreni

asciutti, bassa umidità atmosferica o mancanza

di precipitazioni. Sono un esempio di ambienti

xerofili aree caratterizzate da suoli drenanti,

versanti inclinati, presenza di affioramenti rocciosi

o prolungati periodi di siccità estiva.

• Ambienti intermedi (adatti alle specie mesofile):

ambienti che si collocano in una posizione

intermedia tra l’ambiente igrofilo e quello xerofilo.

Sono un esempio di ambienti intermedi

le aree caratterizzate da suoli freschi, situate in

territori non soggetti ad estremi climatici in

termini di temperatura e precipitazioni.

La corretta identificazione del tipo di ambiente è

rilevante per selezionare correttamente le specie

più idonee e pianificare contestualmente le pratiche

colturali da attuare a seguito della semina.

Nella Tabella 2 le specie vegetali sono classificate

con la lettera X (xerofile), M (mesofile) e I

(igrofile) sulla base dell’idoneità ai diversi tipi di

ambiente.

5. ASPETTI FUNZIONALI DELLE SPECIE

RILEVANTI PER IL LORO UTILIZZO

Le specie botaniche sono caratterizzate da forma

fiorali differenti che ne definiscono l’utilizzabilità

da parte delle diverse specie di impollinatori. Le

forme fiorali e le relative caratteristiche sono descritte

nello schema seguente:

Nella Tabella 2 per ogni specie vegetale è indicata

la relativa forma fiorale; poiché i diversi impollinatori

hanno preferenze specifiche per determinate

forme fiorali, si consiglia di inserire nel

miscuglio specie con forme fiorali il più possibile

differenti.

30 | Apitalia | 3/2023


Foto Frauke Riether

6. NUMERO DI SPECIE PER

LA COMPOSIZIONE DEL MISCUGLIO

La varietà botanica presente nel miscuglio è un

requisito fondamentale per dare sostentamento

al maggior numero possibile di impollinatori. Un

miscuglio formato da un numero elevato di specie,

con caratteristiche fiorali differenti, è garanzia di

pascolo per una maggiore diversità di impollinatori.

D’altra parte, la presenza di numerose specie

botaniche, con portamenti e requisiti di crescita

diversi all’interno dello stesso miscuglio, potrebbe

comportare un’eccessiva competizione tra le stesse,

soprattutto in presenza di specie a rapido accrescimento

e con biomassa vegetale abbondante, impedendo

eventualmente lo sviluppo e la fioritura delle

specie botaniche con un accrescimento moderato.

Alla luce di tali premesse, sebbene il Decreto

Ministeriale non disciplini né il numero minimo

delle essenze con il quale deve essere composto il

miscuglio- pertanto anche la sola presenza di almeno

due specie può assolvere al requisito, né tantomeno

il numero massimo lasciando la sua determinazione

alle libere decisioni dell’agricoltore,

si suggerisce di utilizzare un miscuglio composto

da almeno tre essenze o multipli di tre in modo da

assicurare una fioritura scalare e spalmata sul periodo

primaverile estivo. A tale proposito un “miscuglio

ideale” da utilizzare potrebbe essere quello

composto da almeno sei specie vegetali in modo

tale da avere almeno due essenze che fioriscano

tra marzo e maggio, due che fioriscano tra giugno

e luglio e due che fioriscano ad agosto-settembre.

Il miscuglio ideale è composto da specie vegetali:

• attraenti per insetti impollinatori;

3/2023 | Apitalia | 31




SPECIALE NUOVA PAC

• attraenti per antagonisti di insetti dannosi, per

esempio parassitoidi e predatori;

• con fioritura scalare nell’arco temporale tra

marzo e settembre;

• tolleranti al traffico di macchine, per esempio

nel caso di semina tra filari di colture arboree;

• con ciclo di vita preferibilmente annuale, nel

caso di adesione all’eco-schema per un solo

anno, o si preveda nel corso di più di 1 annualità

consecutiva, su parcelle di terreno diverse;

• con ciclo di vita biennale o perenne, nel caso di

presumibile adesione all’eco-schema sulla stessa

parcella per più anni;

• tolleranti alle condizioni locali del suolo;

• competitive rispetto a graminacee o simili, che

crescono spontaneamente;

• tolleranti a condizioni di luce ombreggiata, nel

caso di semina tra filari di colture arboree.

7. CICLO VITALE DELLE SPECIE

Se si prevede di aderire all’eco-schema solo per un

anno, o per più annualità consecutive su parcelle

di terreno diverse, è raccomandato di seminare

specie categorizzate come annuali. Se si intende

aderire all’eco-schema in modo continuativo, oltre

il primo anno sulla stessa parcella, sono consigliate

specie biennali o perenni, ma con la raccomandazione

che il miscuglio sia composto anche

da specie annuali che consentano di rispettare gli

impegni e il raggiungimento degli scopi dell’intervento

già al primo anno di semina. Le specie

biennali o perenni infatti, in alcuni casi, non fioriscono

nell’anno di semina ma dal secondo anno

in poi - per esempio carota, lupinella e inula.

Nella Tabella 1 le specie sono classificate come

annuali, biennali o perenni.

8. EPOCA DI SEMINA

La semina di numerose specie botaniche è consigliata

da settembre, per fruire delle piogge autunnali

e assicurare un migliore sviluppo delle

piante in primavera. Questo vale soprattutto per

l’arco appenninico a sud della Pianura Padana

(dall’Emilia-Romagna al Piemonte), per i versanti

appenninici e di pianura della costa adriatica,

per il versante ionico della costa calabrese

e per le isole. Esempi di semina autunnale per

lo sviluppo della coltura primaverile sono colza,

senape, lupinella, meliloto e sulla. Particolare attenzione

va posta in areali freddi per esposizione

e altitudine. Inoltre, è bene tenere presente

che alcune specie hanno bisogno di un periodo

di vernalizzazione, per cui è necessaria la semina

già a partire dall’autunno.

9. PERIODO DI FIORITURA DELLA SPECIE

Per assicurare maggior beneficio alla varietà degli

impollinatori, è consigliato che le specie vegetali coprano

il più possibile, con la loro fioritura, l’intero

arco temporale indicato nel Decreto tra il 1° marzo

e il 30 settembre. Nella Tabella 1 per ogni specie

botanica è indicato il periodo di fioritura nel corso

dell’anno. Sebbene questo dato possa essere soggetto

a variazioni nelle diverse regioni italiane, ma anche

alle diverse altitudini o zone climatiche, in virtù

delle differenti temperature, esso ci dà un’indicazione

di massima di quali specie abbiano una fioritura

più precoce o più tardiva. Nel caso si scelga un

“miscuglio ideale” contenente almeno sei specie, si

suggerisce di utilizzarne almeno due che fioriscano

tra marzo e maggio, due che fioriscano tra giugno e

luglio e due che fioriscano ad agosto-settembre.

8. COMPETIZIONE TRA SPECIE

Fenomeni di competizione tra due o più specie

botaniche si verificano a causa di diverse dinamiche

climatiche, agronomiche e di popolazione.

Se si intende usufruire di coltivazioni a due o più

strati di vegetazione, al fine da consentire un appropriato

irraggiamento solare anche delle specie

con parte vegetativa aerea più bassa, è fortemente

consigliata una densità di semina per quelle ad

alto fusto, tale da scongiurarne il rischio di schermatura

dell’irraggiamento solare.

11. CONSOCIAZIONI TRA SPECIE

Per la costituzione di miscugli è necessario tenere

in considerazione la dimensione e la forma delle

sementi, che devono essere compatibili per poter

essere seminate in contemporanea; in caso con-

34 | Apitalia | 3/2023



SPECIALE NUOVA PAC

trario si consiglia di effettuare più semine, con

seminatrici diverse, sulla stessa superficie.

Per la lista completa dei pesi medi dei semi vedasi

Supplemento gazzetta ufficiale 1993; nella

Tabella 3 si trova la selezione di alcune specie vegetali

e il loro peso medio per 1000 semi.

Semina contemporanea (seminatrice universale)

Medicago sativa e Trifolium pratense

Semina con seminatrici di precisione e con seminatrice

universale (necessaria doppia semina)

Helianthus annuus (a bassa densità, max. 4 piante/m2)

e Medicago sativa

Sinapis arvensis, Trifolium repens e Vicia faba

Semina con seminatrici di precisione

(necessaria doppia semina)

Helianthus annuus (a bassa densità, max. 4 piante/m

2 ) e Onobrychis viciifolia

Helianthus annuus (a bassa densità, max. 4 piante/m

2 ) e Vicia villosa

Helianthus annuus (a bassa densità, max. 4 piante/m

2 ) e Vicia sativa

Vicia villosa e Vicia sativa

12. TRATTAMENTI

CON PRODOTTI FITOSANITARI

Si ricorda che l’eco-schema prevede:

• di non utilizzare diserbanti chimici su tutta la

superficie delle coltivazioni arboree oggetto di

impegno;

• non utilizzare gli altri prodotti fitosanitari durante

la fioritura sia della coltura arborea sia

della coltura di interesse apistico su tutta la

superficie della coltivazione arborea oggetto di

impegno e durante il resto dell’anno applicare

le tecniche della difesa integrata.

• sui seminativi, fino al completamento della

fioritura non utilizzare diserbanti chimici e altri

prodotti fitosanitari sulla superficie oggetto

di impegno e di eseguire il controllo esclusivamente

meccanico o manuale di piante infestanti

non di interesse apistico sulla superficie

oggetto di impegno.

La gestione delle malerbe è consentita, pertanto,

solo mediante tecniche agronomiche come erpicatura

pre-semina o falsa semina oltre al pirodiserbo.

Nelle aree adiacenti non soggette all’applicazione

dell’eco-schema, si raccomanda fortemente

di adottare la lotta integrata per salvaguardare il

più possibile il volo di api e insetti impollinatori

e in particolare di seguire le seguenti precauzioni:

• non effettuare trattamenti in condizioni di

vento;

• usare sempre ugelli anti-deriva;

• trattare all’alba o al tramonto per evitare le ore

di maggiore attività di volo dei principali impollinatori;

• usare sempre prodotti dove non sia indicato in

etichetta “tossico per le api” (si veda il documento

“TOSSICITA’ DELLE SOSTANZE

ATTIVE impiegate in agricoltura nei confronti

delle api e loro persistenza nell’ambiente”

www.informamiele.it/tabelle-tossicita).

Inoltre, come specificato al punto 6, si consiglia

di utilizzare specie vegetali attraenti per antagonisti

di insetti dannosi, per ottimizzare la funzione

delle aree soggette all’eco-schema, a beneficio

di api e impollinatori e utili per combattere parassitoidi

e predatori presenti nell’area coltivata

limitrofa.

13. ALTRE MISURE PER

LA TUTELA DEGLI IMPOLLINATORI

A tutela degli impollinatori presenti nell’azienda

che ospita le specie di interesse apistico, si suggerisce

di applicare le seguenti ulteriori misure, atte

a favorire i siti di nidificazione e di pascolo degli

impollinatori selvatici:

• mantenere e curare le infrastrutture ecologiche

a livello di azienda e di paesaggio: siepi, boschetti,

cigli delle strade, fossati, bordi dei campi,

barriere frangivento e canali possono essere

buoni habitat di nidificazione e bottinamento

degli impollinatori;

• installare siti di nidificazione artificiali (es. casette-nido,

bee-hotel) per impollinatori selvatici

e altri insetti utili;

36 | Apitalia | 3/2023


• mantenere o creare zone di terreno nudo e

asciutto per gli apoidei che nidificano nel suolo.

Quando possibile, evitare la lavorazione del

terreno per non distruggere i nidi presenti.

Per ulteriori informazioni sulle misure di tutela degli

impollinatori applicabili nelle aziende agricole,

si consiglia di consultare il “Manuale per gli agricoltori”

e il “Codice di condotta” del progetto LIFE

4 POLLINATORS, disponibili alle pagine:

https://www.life4pollinators.eu/sites/default/files/2022-12/L4P-Manuale-Agricoltori.pdf

https://www.life4pollinators.eu/sites/default/files/2022-12/L4P-Codice-Agricoltori.pdf

14. PRESENZA DELLE SPECIE

NELLE DIVERSE REGIONI ITALIANE

Le specie vegetali entomofile elencate nell’allegato

IX sono specie autoctone o alloctone naturalizzate

in Italia. Tuttavia, la loro presenza

può essere limitata solo ad alcune Regioni. Al

fine di indirizzare l’utilizzo delle specie laddove

sono già presenti e ben adattate, nella Tabella

4 per ogni specie viene indicata la presenza in

ogni Regione (P) in cui essa è stata segnalata;

laddove la presenza è incerta, la specie viene indicata

con la lettera (I). Si raccomanda di utilizzare

solo le specie presenti nella Regione di

applicazione dell’eco-schema. A tale riguardo

è consentita la semina di essenze appartenenti

al cosiddetto “fiorume di provenienza locale”

purchè sia costituito unicamente dalle specie

dell’allegato IX.

Per quanto riguarda la specie Rosmarinus officinalis,

trattandosi di un potenziale ospite del patogeno

degli ulivi Xylella fastidiosa, si raccomanda

prudenza per l’utilizzo nell’area mediterranea,

in particolare nella Regione Puglia.

15. REPERIBILITÀ DELLE SPECIE

SUL MERCATO

Nella Tabella 2 è riportata l’informazione relativa

alla reperibilità sul mercato delle specie di interesse

apistico; Non tutte le sementi delle specie

vegetali presenti nell’allegato IX sono reperibili

sul mercato facilmente ma si ritiene che l’ecoschema

impollinatori costituirà un incentivo per

le case sementiere alla produzione su larga scala

di queste sementi.

La dicitura “Open Pollinated” presente in alcune

specie si riferisce a tutte quelle varietà non soggette

a copyright in possesso di aziende sementiere.

16. TABELLE

Tabella 1 Caratteristiche botaniche delle specie

vegetali ammesse per l’Eco-schema 5,

periodo di fioritura e ciclo vitale.

Tabella 2 Caratteristiche ecologiche e agronomiche

delle specie vegetali ammesse

per l’eco- schema 5, con indicate l’origine,

l’habitat, la forma fiorale e le

proprietà agronomiche.

Legenda habitat:

X=xerofile; M=mesofile; I=igrofile.

Legenda forme fiorali:

BAN=bandiera; BOC=bocca;

CAP=capocchia; PI=piatto;

SPA=spazzola; CAM=campana;

IM=imbuto; TU=tubo

Tabella 3 Peso medio per 1000 semi di alcune

specie vegetali presenti nell’allegato

IX.

Tabella 4 Presenza regionale delle specie vegetali

ammesse per l’eco-schema 5.

I=presenza incerta nella regione,

P = specie presente nella regione.

Laura Bortolotti

1

CREA - Centro di ricerca

Agricoltura e Ambiente

Marta Galloni

2

Dipartimento di Scienze Biologiche,

Geologiche e Ambientali - BiGeA,

Università di Bologna

Daniele Alberoni

3

Dipartimento di Scienze

e Tecnologie Agro-Alimentari

DISTAL, Università di Bologna

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SPECIALE NUOVA PAC

Tabella 1 - Caratteristiche botaniche delle specie vegetali ammesse per l’Eco-schema 5, periodo di fioritura e ciclo vitale (continua nelle pagg. 36-37).

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SPECIALE NUOVA PAC

Tabella 2 - Caratteristiche ecologiche e agronomiche delle specie vegetali ammesse per l’eco-schema 5, con indicate l’origine, l’habitat, la forma

fiorale e le proprietà agronomiche.

Legenda habitat: X=xerofile; M=mesofile; I=igrofile. Legenda forme fiorali: BAN=bandiera; BOC=bocca; CAP=capocchia; PI=piatto;

SPA=spazzola; CAM=campana; IM=imbuto; TU=tubo (continua nelle pagg. 38-39)

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SPECIALE NUOVA PAC

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Tabella 3 - Peso medio per 1000 semi di alcune specie vegetali presenti nell’allegato IX)

Tabella 4 - Presenza regionale delle specie vegetali ammesse per l’eco-schema 5.

I=presenza incerta nella regione, P=specie presente nella regione. (continua nelle pagg. 41-42)

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SPECIALE NUOVA PAC

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Documento realizzato nell’ambito del Programma Rete Rurale Nazionale 2014-2020

Piano di azione biennale 2021-23

Scheda progetto 5.1 CREA

Autorità di gestione: Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste - Direzione Generale Sviluppo

Rurale Direttore Generale: Simona Angelini

Coordinamento e curatela: Teresa Lettieri, Antonio Papaleo, Antonio Frattarelli

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PROFESSIONE APICOLTORE

IL METODO “DEMAREE”

UN PIANO DI PREVENZIONE

E CONTROLLO DI SCIAMATURA

di Tibor Vargapàl

AVVERTENZA

Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’esperienza di un nostro collega Apicoltore,

che ci segue dalla Repubblica Slovacca e che ha sperimentato con

soddisfazione il metodo “Demaree”. Per chi non lo conoscesse, ricordiamo

che si tratta di una procedura che in questi ultimi anni sta riscuotendo

rinnovato interesse tra gli allevatori di api. Occorre inoltre precisare che

le misure delle arnie utilizzate nell’est europeo, compresa la Slovacchia,

sono sostanzialmente diverse dalle nostre. Così anche la disponibilità di

fioriture - acacia e colza, in particolare - che a detta del nostro collega sono

ancora abbondanti e produttive in quegli areali. L’articolo, o meglio il metodo

di lavoro suggerito, va quindi adattato alle condizioni che ciascuno

sperimenta nel proprio apiario. Si tratta però di un contributo stimolante e

costruttivo, utile ad un confronto con i lettori di Apitalia che sono abituati

a guardare sempre con attenzione alle esperienze di colleghi disponibili a

condividerle. Ed è a loro che proponiamo questa piacevolissima lettura.

F

accio l’apicoltore nella Slovacchia

sud-orientale, nella

regione di Zemplín, non

lontano dai vigneti di Tokaj: una

zona calda con un ottimo sviluppo

primaverile. A partire da febbraio

iniziano a fiorire vari tipi di salici,

prugni, alberi da frutta, ciliegie selvatiche;

dopo è la volta della colza

e di molte altre piante, arbusti

ed alberi polliniferi. In primavera,

l’ampia varietà e soprattutto l’enorme

quantità di polline producono

un forte sviluppo di famiglie di api

e sciamature. Nella camera di covata

o nido avevo di solito 14 favi

(Arnia B - misura della cornice 42

x 27,5 cm)Ho provato tutti i metodi

che conoscevo per evitare la

sciamatura delle famiglie, comprese

molte di quelle che chiamiamo

“linee di madri non sciamanti”;

ma il risultato era sempre lo stesso:

non ho mai trovato una linea

di madri che non sciamasse. Nel

mese di aprile, tutte le mie 175 famiglie

avevano i cupolini allargati e

si preparavano a sciamare. L’unico

modo per evitare questo fenomeno

era indebolire sistematicamente le

famiglie lasciando non più di ottonove

telaini di misura B. Questa

quantità non poteva essere superata

prima della successiva ispezione

a distanza di otto-dieci giorni.

Altrimenti alle api veniva la febbre

RITORNA IN AUGE

UNA VECCHIA TECNICA

DATATA INIZIO ‘900

46 | Apitalia | 3/2023


sciamatoria. Un apicoltore esperto

sa come fare, ma al prezzo di due

svantaggi: 1) caricarsi di tantissimo

lavoro; 2) indebolire significativamente

le famiglie. E spesso non è

neppure garantito al 100% il successo

dell’operazione.

Quest’anno ho provato per la prima

volta il metodo “Demaree” e

sono davvero entusiasta. Non ho

risolto tutti i miei problemi, ma

almeno quello principale è un

ostacolo superato: nessuna sciamatura

nelle 175 famiglie e neanche

febbre sciamatoria. Gli apicoltori

sanno sicuramente qual è la differenza

in termini di raccolta su colza

o acacia (da noi al sud) tra una

famiglia che ha febbre sciamatoria

e una che invece non ce l’ha. Inoltre,

si sono formate famiglie assai

robuste. Dall’arnia non ho preso

nessun favo di covata. In ciascuna

sono rimaste al massimo circa

40.000-60.000 api. Di sicuro potete

immaginarvi quanto cresca la

rendita di una famiglia raddoppiando

il numero di api nell’arnia,

3/2023 | Apitalia | 47


PROFESSIONE APICOLTORE

senza febbre sciamatoria! La quantità

di miele è molto più alta (l’anno

scorso ha contribuito anche una

stagione eccezionalmente favorevole

in primavera). Naturalmente,

questo effetto di duplicazione con

l’acacia poi svanisce e le famiglie

ritornano alla loro dimensione

normale. Tuttavia, nella parte principale

della stagione (che da noi è

in primavera), le api portano un’enorme

quantità di miele.

COME FUNZIONA

DEL METODO DEMAREE

Dopo lunghe osservazioni ho rilevato

che la febbre sciamatoria ha

inizio quando nell’arnia “B” ci sono

otto-nove telaini (anche se non

tutti occupati). Questo avviene a

prescindere dal fatto che la covata

è nel nido oppure se una parte si

sposta nel melario. La madre e le

api la percepiscono come un unico

corpo. La situazione cambia però

radicalmente quando - tra la covata

nel nido e quella sospesa nel melario,

al di sopra della griglia - andiamo

a collocare un mezzo-melario

con favi vuoti o fogli cerei. La madre

con le api nel nido non percepisce

la covata spostata nel melario

distante. E vale anche il contrario:

le api nel melario distante non percepiscono

la madre. Dal momento

che nel nido è rimasto un numero

di favi inferiore, rispetto al valore

critico di otto-nove, la febbre

sciamatoria non si scatena. Ecco il

principio del metodo “Demaree”:

separare la madre dalla covata.

In pratica succede che nella camera

di covata si lascia (col favo di

copertura) solo 1 telaino di covata

con la madre. Sulla camera di covata

si colloca una griglia; e al di

sopra di questa un mezzo-melario

aggiuntivo con favi vuoti o fogli

cerei. E sopra questo elemento

aggiuntivo bisogna posizionarne

un altro vuoto, dove andiamo a

spostare i favi di covata selezionati

dal nido. Ovviamente la madre

va cercata con cura e poi lasciata

nella camera di covata (nido). Se

non si ha voglia di cercare la madre,

allora bisognerà scuotere le

api facendole cadere dai telaini nel

nido, in modo da esser sicuri che

la madre non vada a finire sopra la

griglia. Questo intervento va fatto

ancor prima dell’inizio della febbre

sciamatoria. In effetti, potrebbe

essere realizzato anche durante

la fase della febbre sciamatoria,

ma in questo caso sarà necessario

rompere le celle reali già costruite.

Praticamente si opera una separazione

tra le api e la madre e la

covata, con la differenza che non

si colloca un fondo, ma un mezzomelario

con favi vuoti.

48 | Apitalia | 3/2023


Gradualmente le api vanno a ricostruire

e riempire i favi. Terminato

il loro lavoro, il tempo della sciamatura

sarà ormai passato e la febbre

sciamatoria non arriva affatto.

Il metodo è semplice ma ha le sue

carenze. Se non ne avesse, il “Demaree”

sarebbe sistematicamente

utilizzato in tutto il mondo. Ma

non è così.

LE CARENZE

DEL METODO DEMAREE

1) A mio avviso, il problema principale

consiste nel fatto che la

madre - su un telaino nel nido

- rimane scioccata dopo la rimozione

della maggior parte

dei favi.

Nel 70% delle mie arnie le api

nella camera di covata hanno

allargato i cupolini anche

quando c’era la madre. Inoltre,

ho osservato che in diverse

arnie le madri hanno ridotto

radicalmente la fecondazione

per diversi giorni. Devo ammettere

che ho provato una

brutta sensazione. In questo

modo infatti facciamo del

male alla madre, ed evidentemente

anche alle api.

2) Le api nel melario distante

sentivano a tal punto la loro orfanizzazione

che nel 100% dei

casi hanno allargato i cupolini.

3) Si ha bisogno di 1-2 mezzimelari

in più, con relativo aumento

dei costi dell’attività di

apicoltura.

4) Aumenta la laboriosità di alcune

singole operazioni: ricerca della

madre e trasferimento di telaini

nel melario distante.

5) Si vengono a creare arnie assai

alte (torri). Nella struttura

dell’arnia è necessario infatti

aggiungere non solo il mezzomelario

con i favi di covata trasferiti,

ma come minimo anche

un altro melario. Si originano

famiglie di api molto forti. Le

api devono pur essere collocate

da qualche parte e devono avere

lo spazio per deporre grandi

quantità di nettare.

I VANTAGGI

DEL METODO DEMAREE

1) Un vantaggio davvero enorme è

che si evitano gli sciami nella

fase della deposizione primaria.

Nel sud della Slovacchia la

maggior parte degli sciami si

forma alla fine della fioritura

della colza, cioè quando la raccolta

dell’acacia è già finita.

2) Ulteriore vantaggio non meno

importante è che non si scatena

neppure la febbre sciamatoria.

All’epoca delle due grandi raccolte

da parte delle bottinatrici

nel sud del nostro Paese - colza

e acacia - le api funzionano a

pieno regime.

3) Raddoppiamento della forza

della famiglia. Quando impieghiamo

il metodo dell’indebolimento

della famiglia con

rimozione dei favi di covata,

impoveriamo le famiglie di circa

40.000-60.000 api. Con il

metodo “Demaree” vi tornano

in media 50.000 api. Le famiglie

con numero duplicato di

api, senza febbre sciamatoria e

in buone condizioni atmosferiche

per tutto il tempo, portano

enormi quantità di miele.

4) Meno lavoro da svolgere in fase

di estrazione del miele. Seguendo

il metodo “Demaree”, all’inizio

si lavora sicuramente di

più, ma successivamente non si

dovrà più intervenire con misure

anti-sciamatura e controlli. E

parliamo proprio del momento

in cui c’è da spillare il miele

(a dire il vero il tempo è sempre

tiranno, perché si dovranno

estrarre quantitativi davvero

enormi di miele). Questo però è

un aspetto positivo...

5) Rinnovamento di quasi il 100%

dell’opera nella camera di covata

e maggior rendita di cera. Non

si rischiano casi di peste causati

da nostri eventuali errori!

COME ELIMINARE

GLI SVANTAGGI

DEL METODO DEMAREE

Nessun metodo è perfetto. Quel

che conta è sapere eliminare gli

3/2023 | Apitalia | 49


PROFESSIONE APICOLTORE

svantaggi, o comunque sforzarsi di

farlo nella misura più ampia possibile.

Vediamo dunque come affrontare

nell’ordine i cinque svantaggi

sopra menzionati.

La madre che resta da sola su 1

telaino di covata nel nido.

Come ho già detto, è qualcosa che

fa rimanere scioccata sia la regina

che tutta la famiglia; e pertanto

non sono del tutto a favore.

Ho apportato però una modifica.

Nella camera di covata ho lasciato

tre favi di covata con la madre e

1 favo vuoto in fase di costruzione

(altri fogli cerei), in modo che la

madre abbia subito a disposizione

spazi per deporre. Il risultato non

si è fatto aspettare. Applicando

questa modifica, in tutte e settanta

le arnie le famiglie non hanno allargato

i cupolini nel nido neppure

una volta e la regina andava avanti

come se niente fosse.

Questo cambiamento ha però anche

un suo svantaggio intrinseco. I

due favi non rimossi faranno sì che

la famiglia, molto probabilmente,

raggiungerà la fase di insorgenza di

febbre sciamatoria ancor prima del

termine del periodo di sciamatura.

La soluzione è dunque aspettare

circa tre settimane e poi procedere

a spostare nel melario distante i tre

rimanenti favi di covata scuri.

La schiusa dai detti favi, tuttavia, in

parte avrà inizio già all’epoca della

fioritura dell’acacia. In questi telaini,

insieme alla covata, può essere

presente anche del miele di colza;

e alla fine si mescoleranno i mieli

di colza e di acacia. La soluzione è

quella di contrassegnare i due telaini

spostati, in modo da non far

andare il loro miele in quello di

acacia. Oppure, dopo una schiusa

parziale, utilizzarli in strutture

staccate.

Anche se non applichiamo il metodo

“Demaree”, siamo comunque

costretti ad eseguire i trasferimenti

diverse volte.

Le api nel melario distante sentivano

così tanto la loro orfanizzazione

che nel 100% dei casi hanno

allargato i cupolini.

Sì, è vero, il melario distante lo

dobbiamo sempre controllare e

dobbiamo anche rompere i cupolini.

Ma lo facciamo una volta sola,

perché le api nel giro di un paio di

giorni provvederanno ad incapsulare

la covata aperta; e dunque non

sono necessari ulteriori controlli.

Se invece non applichiamo il metodo

“Demaree”, siamo costretti a

ripetere piů volte le operazioni di

controllo della camera di covata

ed eventualmente anche la rottura

dei cupolini. E molto probabilmente

dovremo anche ripetere più

volte le operazioni di trasferimento

dei telaini.

Servono 1-2 mezzi-melari in più,

con relativo aumento dei costi

dell’attività di apicoltura.

Abbiamo bisogno di un mezzomelario

che deve fungere da melario

distante, per la collocazione

dei favi di covata (questo mezzomelario

viene riempito di miele

dalle api, dopo la schiusa) e di un

50 | Apitalia | 3/2023


ulteriore mezzo-melario (anche

più basso) per le api e per il miele

che si vengono ad aggiungere (se la

raccolta non è granché, è possibile

che questo secondo mezzo-melario

non sarà nemmeno necessario).

In Slovacchia, due mezzi-melari

costano più o meno 50 euro. Se

calcoliamo che la vita utile di un

mezzo-melario è pari a 20 anni, i

costi medi per una famiglia saranno

pari a 2,50 euro all’anno (senza

tenere conto della svalutazione del

denaro nel tempo).

Questa nostra spesa di soli 2,50

euro ci permette di ottenere un

guadagno di diverse centinaia di

euro, e tra l’altro immediatamente,

nell’anno stesso in corso. In pratica

in un mese. Chi se ne intende di

investimenti, sa che si tratta di un

buon affare. Anzi, è quello che definiremmo

un “super-investimento”.

Questo aspetto dunque non è

una carenza, ma un vero e proprio

vantaggio. Anzi, è un vantaggio

enorme.

Si formano alveari alti fino

a diventare vere e proprie torri.

Questo secondo me è uno svantaggio

reale, che non saprei come

risolvere. Ma diciamo la verità, alla

fin fine è l’unico vero svantaggio

del metodo “Demaree”.

Nella mia attività di apicoltore sto

passando dalle arnie “B” alle arnie

“C”. Il mezzo-melario “C” è il doppio

di quello “E”. Dunque 2 x 17

cm + spazio d’ape = 34,8 cm.

La camera di covata ha quindi

un’altezza di 34,8 cm; poi ci vogliono

tre mezzi-melari bassi, un

melario distante alto “C” e spesso

bisogna aggiungere anche un quarto

mezzo-melario basso (se il tempo

atmosferico e la raccolta sono

favorevoli). Se impiego dei mezzimelari

bassi, tanto per semplificare

il calcolo, la mia composizione

d’arnia Demaree avrà un’altezza

di sette-otto mezzi-melari di tipo

“E”. Quando mi trovo a fare qualche

operazione sui mezzi-melari

superiori, devo mettere per terra un

rialzo o salire su qualcosa oppure

prendere i mezzi-melari superiori

e metterli giù; altrimenti non ci arrivo

e non vedo cosa c’è dentro.

Forse molti di noi non sono disposti

a lavorare con delle “torri” così

alte. Il lavoro dura molto, le braccia

si affaticano, fare nomadismo

non è così facile. Questa situazione

dura però solo fino alla fioritura

dell’acacia. Poi l’effetto “Demaree”

passa; le api diventano più stanche

e a partire dal mese di giugno

si prosegue come al solito. Le api

ci stanno dentro una camera di

covata di tipo “C” con tre melari

aggiuntivi. Già si può praticare

il nomadismo. Nell’arnia però c’è

un’altissima densità di api.

Io quando pratico il nomadismo,

scelgo per prima cosa le località

dove ci sono la colza e l’acacia. E

poi mi sposto di nuovo al termine

del periodo dell’acacia.

Questa è la mia prima stagione

con il metodo “Demaree”. Ma non

sarà l’ultima. Ho estratto miele di

3/2023 | Apitalia | 51


PROFESSIONE APICOLTORE

colza da cinque-sei mezzi-melari

bassi. Due volte. E una sola volta

miele d’acacia. Le api infatti hanno

trasportato una parte di miele d’acacia

in quello di colza perché non

ho fatto in tempo ad estrarre tutta

quella quantità di miele che c’era.

Per me le grosse arnie (torri) non

sono un ostacolo, ma una sfida;

qualcosa da affrontare per provare

a trovare soluzioni.

COSA RIMANE DA STUDIARE

NEL METODO DEMAREE

Essendo questa la prima stagione

con il metodo “Demaree” non voglio

arrivare subito a conclusioni

definitive. Tra l’altro, la passata stagione,

specie in primavera, è stata

davvero eccellente per le condizioni

delle nostre zone. L’umidità dopo

la stagione invernale era sufficiente

e poi anche il meteo era fantastico

durante la fioritura della colza e

dell’acacia (anche se devo dire che

con l’acacia già iniziava a manifestarsi

una mancanza di umidità).

Vediamo cosa ci porteranno gli

anni a venire - inverni lunghi o

freddi, primavere piovose, raccolte

scarne, proliferazioni eccessive di

acari Varroa e altri fattori che influenzano

il comportamento delle

api. Di certo dovremo affrontare

tutti questi fattori e adattare i procedimenti

nell’impiego del metodo

“Demaree”.

Non ho fatto in tempo a provare

tutto. Restano ancora alcuni quesiti

irrisolti. Vediamoli insieme.

• Che altezza deve avere il melario

aggiuntivo che separa la camera

di covata dal melario distante?

Di sicuro basta un “B” (altezza

27,5 cm). L’ho già provato in

varie decine di arnie. Ma è sufficiente

anche un’altezza “E” (17

cm)? Lo sviluppo primaverile è

stato così rapido che ho installato

dappertutto due mezzi-melari

bassi alla volta.

• Come cambia la situazione se

nella camera di covata lascio due

e non tre telaini e i restanti li trasferisco?

Le api allargheranno

i cupolini

nella camera di covata

oppure no? (Nel melario

distante per la

maggior parte ci riusciranno

ad allargarli;

questo è certo). E ci

sarà qualche differenza

se i due telaini in

questione saranno di

misura “B” piuttosto

che “C”? (ho provato

il metodo “Demaree”

anche su 20 arnie “B”;

e tutto ha funzionato

esattamente come

con le arnie “C”).

• Ci sarà qualche cambiamento nel

comportamento delle api, se il

melario separatore sarà formato

solo da fogli cerei? Oppure sarà

meglio usare favi vuoti? Sarà davvero

la stessa cosa? Posso allora

regolarmi in base alle mie scorte

di favi vuoti e di fogli cerei?

• Cosa cambierà nel metodo in

quanto tale se inizio ad applicarlo

precocemente, ovvero prima

ancora che la camera di covata

si riempia? La ricerca potrebbe

continuare. Si potrebbero selezionare

due arnie più o meno

della stessa forza e collocare una

bilancia digitale sotto entrambe.

Un’arnia verrebbe gestita col

metodo “Demaree” e l’altra con

il metodo anti-sciamatura finora

comunemente applicato. Otterremmo

dei risultati precisi in

chilogrammi, che poi potrebbero

essere convertiti in euro. Lo farò

questa primavera.

CONCLUSIONI

Quel che c’è di bello nelle api è che,

in quanto insetti sociali, ci offrono

una quantitŕà inesauribile di condizioni

per diversi metodi che possiamo

applicare nel nostro lavoro.

Il metodo “Demaree” mi ha colpito

assai positivamente fin dalla prima

stagione. E’ un metodo semplice ed

estremamente efficace. Gli svantaggi

legati a questo metodo non

li considero un problema, per me

sono anzi una sfida a fare ulteriori

studi per trovare margini di miglioramento.

Tibor Vargapál

Repubblica Slovacca

www.slovenskymed.sk

52 | Apitalia | 3/2023


SOCIETÀ

NATURA VIRTUALE

ESPLORARE L’AMBIENTE

CON LE NUOVE TECNOLOGIE

di Antonio Ricciardi

TUTTO IL BELLO

DI MODERNITÀ E

SENTIMENTO PANICO

D

all’economia raccogliticcia,

fatta di frutti della

natura e di prede cacciate,

l’uomo evolve verso l’agricoltura

e l’allevamento sino al moderno

“homo smartphonicus” che si nutre

di foto, video, suoni e messaggi.

Cibarsi vuol dire perdere tempo

ed eccoci anche a tavola con gli

occhi fissi sullo schermo a inghiottire

cibi solidi e liquidi tra un

click e l’altro, scansando accuratamente

le domande o le parole che

potrebbero esserci incautamente

rivolte da chi prepara, serve o solo

ci vorrebbe fare compagnia a tavola,

naturalmente quando talvolta

utilizziamo ancora questo antico

desco, reduce di antiche riunioni

familiari e amicali.

Lo smartphone ci allontana dalla

realtà, o meglio ci introduce in

Abbiamo l’onore e il piacere di ospitare questo

contributo a firma del Generale di Corpo d’Armata

Antonio Ricciardi, già Comandante delle Unità Forestali,

Ambientali e Agroalimentari Carabinieri e

Vice Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri.

Prosegue così una collaborazione che i lettori

di Apitalia apprezzano visto l’invito a dedicare

la loro attenzione a temi di attualità, in uno spazio

di lettura che favorisca riflessioni utili oltre che agli

apicoltori anche agli operatori e simpatizzanti del

mondo apistico che seguono la nostra testata.

una diversa realtà, quella virtuale,

ugualmente affidabile come quando

agli albori della televisione si

esclamava, tutti, con assoluta certezza

e nella massima buona fede:

“È vero, lo hanno detto in TV!”.

La realtà virtuale è un vero e proprio

campo minato, in cui bisogna

sapersi muovere per sopravvivere,

ma il nemico che ci insidia non è

mai ben definito e spesso siamo

noi stessi gli artefici di satanici

trabocchetti, quando condividiamo,

o comunque diffondiamo talvolta

anche con eccessivo attivismo,

fake o notizie la cui veridicità

non abbiamo pensato di verificare

prima di disseminarle nel nostro

personale universo di contatti, facendo

il gioco di chi conosce la

potenza del messaggio subliminale

e se ne avvale per condurci

chissà dove, proprio come stiamo

facendo inconsciamente noi con

chi ci cliccherà esclamando a sua

volta, ingenuamente: “È vero, l’ho

letto su Internet!”.

Ma non bisogna demonizzare il

progresso (l’evoluzione?) perché

non si può nuotare contro corrente,

cosa certamente degna di

plauso quando significa non accondiscendere

passivamente alle

mode o al pensiero dominante,

ma certamente non pratica nella

3/2023 | Apitalia | 53


SOCIETÀ

Foto yousafbhutta

quotidianità in cui siamo immersi.

Quando ormai tanti anni fa mio

figlio ai primi anni scolastici mi

chiedeva con insistenza “quello”

zainetto imposto tra una trasmissione

e l’altra su tutti i canali televisivi,

provai a spiegargli che non

bisogna volere solo quel che ti è

proposto, seppure con tanta pervicacia,

ma scegliere tra ciò che

può esserti più funzionale (e forse

anche un pochettino più economico...

ma questo proprio non

glielo dissi). Quando però vidi

che tutti, ma proprio tutti, i suoi

piccoli compagni avevano “quello”

zainetto fui io a capire che

non dovevo imporgli una scelta

controcorrente che a quell’età

non poteva comprendere né condividere...

e glielo comprai!

Mi sovvenne di quando io bambino

volevo assolutamente (come

solo sanno volerlo i bambini, appunto),

i blue jeans che indossavano

i miei compagni di gioco e

che mia madre mi proibiva perché

memore di una moda portata da

una guerra a me ignota ma a lei

ancora così tanto vicina, con i lutti

vissuti in famiglia... non potevo

comprenderla, allora.

Quindi, seppur con la doverosa

prudenza, tuffiamoci anche noi

nei monitor dei nostri infernali

apparecchi, ormai inseparabili

compagni di vita, e gustiamoci

innanzitutto... la natura, quella

che ci viene elargita a grandi

mani dai provider, alimentati

dalle nostre stesse informazioni,

forse per farci perdonare il nostro

allontanamento da fuoco, aria,

acqua e terra, gli elementi reali da

cui traiamo tutti origine: paesaggi

incontaminati in tanti angoli

del mondo, piante incredibili per

forme e colori, animali di ogni

dimensione e abitudine che mai

avremmo creduto esistessero, e

tante altre bellezze assolutamente

sconosciute eppure qui a portata

di mano... ma proprio dietro

casa mia?!

Un tempo la ricchezza della natura,

in tutte le sue forme, era

trasmessa dagli artisti attraverso

i disegni o dipinti con cui riproducevano

con estrema precisione

i caratteri di flora e fauna che

altrimenti la gente mai avrebbe

conosciuto, in pubblicazioni

scientifiche ma anche nei grandi

capolavori dove la natura sembrerebbe

solo dover fare da sfondo

alle scene dominanti (nella famosissima

“Primavera” del Botticelli,

i personaggi allegorici in primo

piano sono contornati da circa

cinquecento differenti vegetali,

tutti esattamente riprodotti nella

loro specificità).

Una volta era indispensabile viaggiare

in Paesi lontani per vedere

flora e fauna esotica, o frequentare

orti botanici, zoo e circhi per vedere

quel che ci era stato narrato

nei libri delle favole o avevamo

letto nei romanzi d’avventura,

sempre che si fosse fortunati di

incontrare in quei luoghi proprio

54 | Apitalia | 3/2023


quelle piante e quegli animali,

altrimenti avremmo vissuto solo

con il desiderio inappagato di dar

vita a un’immagine vista su un foglio

e impressa nella nostra fervida

fantasia.

Oggi no, per fortuna, perché entrano

a ogni ora in casa nostra,

introdotti da monitor e schermi a

grandezza naturale e anche oltre,

piante e animali scovati su cime

inaccessibili o nella profondità

degli abissi, ovvero in caverne e

tane nascoste o tra le fronde di alberi

rigogliosi, nei momenti topici

della loro esistenza e nel pieno del

ciclo riproduttivo.

Così, tocchiamo con mano il passare

delle stagioni nelle foreste

inaccessibili come nelle distese

desertiche, vivendo attimo per

attimo l’alternanza di morte e rinascita

della natura in un tempo

comunque rapportato alle nostre

esigenze di conoscenza o solo di

svago, evitandoci spostamenti e

tempi inconciliabili con la nostra

quotidianità.

Ma lo “smartphonicus” va oltre,

e chiede, sulla “app” dedicata, il

nome di quella foglia, fiore o frutto

fotografato per un incontro casuale

che ha suscitato in lui la voglia

di sapere o una semplice curiosità,

così come si informa sulle caratteristiche

di quell’animale di cui ha

letto che...

Le proprietà di un cibo o di una

spezia come le controindicazioni

alimentari, le caratteristiche di

quel luogo dove si vorrebbe andare

per ritemprarsi dallo stress di

ogni giorno, la vastità del cosmo

come la misurazione dell’infinitamente

piccolo, la velocità dei

corpi come la lentezza dell’evoluzione,

tutto è ormai a portata di

click e ci consente di assaporare

la natura in tutti i suoi aspetti,

non con i cinque sensi di cui ci

ha dotato il Padreterno ma con

una stimolazione cerebrale che ci

porta in attimi da un lato all’altro

dell’universo, da una speculazione

filosofica al contatto con la

concretezza dell’ambiente, quello

che ci circonda ma anche afferente

a ecosistemi molto lontani dalla

nostra realtà, quella realtà vera

con cui facciamo i conti giorno

per giorno.

Allora, cogliamo il bello di questo

progresso tecnologico e culturale,

che sta trasformando noi e tutto

ciò che ci circonda, e assaporiamo

il bello e l’orrido della natura come

ci viene virtualmente presentata,

ma non rifuggiamo ogni utile occasione

per portare i nostri sensi

fuori delle pareti domestiche alla

ricerca di quel contatto panico (il

“panismo”, dal dio “Pan”, o sentimento

panico della natura, è una

percezione del mondo riferita soprattutto

a paesaggi naturali, capace

dunque di creare collegamenti

tra la natura e l’uomo - ndR) che

ha segnato la nostra plurimillenaria

crescita evolutiva.

Antonio Ricciardi

Foto Gerd Altmann

3/2023 | Apitalia | 55


Ape Sicura: e stai tranquillo

Polizza si Assicurazione sulla Responsabilità Civile (R.C.) Alveari

COME ASSICURARE I PROPRI ALVEARI

Gli Apicoltori abbonati alla Rivista APITALIA che desiderano assicurare i propri alveari contro i rischi derivanti dalla responsabilità civile per eventuali danni

provocati a terzi, debbono compilare l’apposito modulo di adesione alla Polizza collettiva “Ape Sicura” e trasmetterlo alla Segreteria della Rivista APITALIA.

Gli Apicoltori abbonati alla Rivista APITALIA possono attivare una Polizza per ciascun apiario posseduto. È garantita la copertura assicurativa per un intero anno

(12 mesi). Il Certificato di Polizza sarà prodotto (in formato cartaceo e/o elettronico) e trasmesso - solo a seguito dell’invio delle attestazioni di pagamento e del

Modulo di Adesione - alla segreteria della Rivista APITALIA. La volontà di recesso dalla Polizza collettiva non dovrà essere preventivamente comunicata vista

l’automatica scadenza annuale della copertura assicurativa.

CONDIZIONI GENERALI DI POLIZZA

1) Rischi assicurati.

La Compagnia “Gruppo UNIPOL-SAI. Divisione Fondiaria” assicura a ciascun

abbonato alla Rivista APITALIA - purché Apicoltore e come tale iscritto

all’Anagrafe Apisatica Nazionale - il pagamento delle somme che, quale

proprietario-esercente l’apicoltura, sia tenuto a corrispondere, in quanto

civilmente responsabile ai sensi di legge, a titolo di risarcimento per danni

involontariamente cagionati a terzi, sia per lesioni a persone che per danni

materiali a cose o animali, in conseguenza ad un fatto accidentale, compresi

i rischi derivanti dalle operazioni di carico e scarico degli apiari e dal trasferimento

da una zona all’altra degli apiari stessi, escluso il rischio della circolazione

su strada di uso pubblico o su aree a questa equiparate dai mezzi

impiegati (in conformità alle norme della legge 24/12/69 n. 990 e del DPR

24/11/70 n. 973 è infatti obbligatoria l’assicurazione per rischi di responsabilità

civile auto). Sono compresi nel novero dei terzi, limitatamente a lesioni

personali, gli aiutanti occasionali dell’assicurato, sempreché vi sia responsabilità

dell’assicurato stesso. La polizza collettiva “Ape Sicura” copre inoltre i

rischi inerenti alla partecipazione degli Assicurati a Fiere, Mostre e Mercati,

compreso il rischio derivante dall’allestimento e dallo smontaggio dello stand,

ma con l’esclusione dei danni agli espositori ed alle cose esposte.

2) Massimali e Franchigia.

L’Assicurazione vale fino alla concorrenza massima complessiva, per capitale,

interessi e spese di: Euro 1.000.000,00 (un milione/00 di Euro)

per ogni sinistro e relativi danneggiamenti arrecati a persona, animali e

cose. Per ciascun sinistro è prevista una franchigia pari a Euro 250,00 che

dovrà essere corrisposta dall’assicurato all’atto della denuncia del sinistro.

3) Partecipazione all’Assicurazione.

Possono essere incluse nella Polizza collettiva “Ape Sicura” le persone

e gli enti che siano Abbonati alla Rivista APITALIA - purché Apicoltori o

Proprietari di alveari e come tali iscritti all’Anagrafe Apicstica Nazionale.

Per beneficiare dell’Assicurazione gli Apicoltori debbono:

A) versare sul conto corrente postale n. 46157004 intestato a:

FAI - Federazione Apicoltori Italiani - Roma,o con qualsiasi altro mezzo

ritenuto idoneo, il premio assicurativo di 15,00 Euro (per ciascun

apiario da assicurare).

La Compagnia assicuratrice si riserva di modificare l’entitàdel premio

in base all’andamento tecnico sul rapporto sinistri/annualità);

B) comunicare alla Segreteria della Rivista APITALIA con appostio modulo

di adesione l’ubicazione esatta dell’apiario odegli apiari da assicurare.

4) Decorrenza.

La validità della garanzia decorre dalla data di versamento del premio

assicurativo, che dovrà essere contestuale alla data di sottoscrizione

all’abbonamnto annuale alla Rivista APITALIA, ha la durata di un anno a

partire dalle ore 24 del giorno di versamento.

5) Norme e sinistri.

In caso di sinistro l’assicurare deve darne denuncia scritta alla Segreteria

della Rivista APITALIA - Corso Vittorio Emanuele II, 101 - 00186 Roma

(tel. 06.6852556; fax 06.6852287; email segreteria@federapi.biz) entro

cinque anni dal fatto o al momento in cui ne viene a conoscenza. Per

i sinistri implicanti gravi lesioni corporali, l’assicurato oltre a darne notizia

alla Segreteria della Rivista APITALIA, ne darà comunicazione alla Compagnia

“Gruppo UNIPOL-SAI. Divisione Fondiaria”(indirizzo PEC: unipolsaiassicurazioni@pec.unipol.it),

indicando anche il codice della polizza n.

159877505. Non adempiendo all’obbligo della denuncia l’assicurato

perde il diritto al risarcimento. Parimenti decade da tale diritto qualora pregiudichi

i diritti interessi della Compagnia nella difesa o contro le azioni

o pretese per il risarcimento dei danni che ad essa esclusivamente spetta

di condurre in qualsiasi sede o modo, in nome e con la collaborazione

dell’assicurato.

6) Accettazione condizioni generali e particolari.

Il versamento del premio di assicrazione significa piena accettazione

di tutte le condizioni generali e particolari della Polizza n.

159877505, di cui gli interessati possono, su richiesta, prendere visione,

dovendosi intendere il rapporto assicurativo, indipendemente

dall’opera intermediaria della contraente, direttamente intercedente

fra la Compagnia assicuratrice e i singoli assicurati e regolato unicamente

dalle condizioni stabilite nella Polizza citata.

Mod. 01/2022

Questo modulo annulla e sostituisce tutti i precedenti

56 | Apitalia | 3/2023


1

IL SOTTOSCRITTO........................................................................................................................................................................................................

INDIRZZO......................................................................................................................................................................................................................

CAP ................................. LOCALITÀ....................................................................................................................... PROVINCIA..............................

TELEFONO........................................................................... EMAIL.............................................................................................................................

CODICE FISCALE................................................................ PARTITA IVA...................................................................................................................

nella sua qualità di Abbonato alla Rivista APITALIA:

a) chiede di essere incluso nella Polizza collettiva ”Ape Sicura” di Assicurazione per la responsabilità civile

contratta a beneficio degli Apicoltori che aderiscono all’iniziativa;

b) dichiara, sotto la propria responsabilità, di essere iscritto all’Anagrafe Apistica Nazionale con Codice di Allevamento n. .........................

2

Apiario composto da n°..................................... alveari

Comune, Provincia.........................................................................................................................................................................................................

Indirizzo, Frazione.........................................................................................................................................................................................................

Località, Fondo...............................................................................................................................................................................................................

Coordinate satellitari.....................................................................................................................................................................................................

NOTA BENE

Che rimette

Utilizzare n. 1 modulo per ogni apiario da assicurare

Proseguire su altri fogli fotocopiati per eventuali altri apiari da assicurare.

a mezzo ccp n. 46157004 - FAI - Federazione Apicoltori Italiani - Roma

a mezzo bonifico bancario, MPS Banca - IBAN IT65T0103003283000061424927

unitamente alla presente

Data ............................................... Firma (leggibile) dell’Assicurato .........................................................................................................................

Data ............................................... Firma per accettazione da parte della Compagnia .........................................................................................

3

Acconsento all’utilizzo dei miei dati personali ai sensi della normativa sulla Tutela della Privacy (Art. 10 Legge n. 196/2003 e del

Reg. UE 2017/679) ai fini del trattamento da parte della Rivista Apitalia e dalla FAI-Federazione Apicoltori Italiani per l’invio di

materiale amministrativo, informativo e/o promozionale. I miei dati non ppotranno essere ceduti a terzi e mi riservo il pieno diritto

di conoscere, aggiornare, modificare o cancellare le informazioni a me riferite.

Data ............................................... Firma (leggibile) dell’Assicurato ...........................................................................................................

Mod. 01/2022

Questo modulo annulla e sostituisce tutti i precedenti

3/2023 | Apitalia | 57


INSERZIONISTI

ICKO pag. 2

Prodotti per l’apicoltura

www.icko-apiculture.com

ENOLAPI pag. 9

Alimenti per api

info@enolapi.it

DOMENICI pag. 16

Prodotti di apicoltura di erboristeria

info@domenici.it

LAPED pag. 19

Alimentazione per api

info@lapeditalia.com

ALVEIS pag. 21

Prodotti per la cura e nutrizione delle api

info@chemicalslaif.it

APICOLTURA PEDRIGNE pag. 22

Lavorazione cera

cereriapedrigne@gmail.com

VITA ITALIA pag. 35

Prodotti per la cura delle api

vitaitalia@vitaitalia.191.it

A.R.A. Ass. Romagnola Apicoltori pag. 45

Allevamento api regine

info@arapicoltori.com

OTTOLINA pag. 47

Caramelle di qualità

apicolturaottolina@gmail.com

ONETTI ERBORISTERIA APISTICA pag. 51

Prodotti per l’apicoltura

store@apistore.it

LEGA pag. 60

Prodotti per l’apicoltura

info@legaitaly.com

Registro Stampa

Autorizzazione del Tribunale di Roma

n. 15447 del 01.04.1974

ISSN: 0391-5522 - Iscrizione R.O.C.: 26230

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Unione Stampa

Periodica Italiana

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trattati da FAI Apicoltura S.r.l., con sede in Roma, Corso Vittorio Emanuele II, 101, sia manualmente che ricorrendo a mezzi informatici per gestire il rapporto di abbonamento. Sua facoltà sarà di rivolgersi all’Editore per far valere i

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