29.11.2023 Views

Apitalia 10_2023

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Apitalia - Corso Vittorio Emanuele II, 101- 00186 - Roma - ITALY - UE - ISSN: 0391 - 5522 - ANNO XXXXVII • n. 10 • Ottobre 2023 •- 733 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1 Comma 1 – Roma Aut. C/RM/18/2016

| Testata giornalistica fondata nel 1974 | Direttore Raffaele Cirone |

APE ITALIANA


Progetto “Filiera dell’Ape Italiana”

Partner di progetto

ANCHE LA GENETICA

DELLE API È

UNA COSA SERIA:

l’ape italiana è patrimonio

di interesse nazionale

Il CRT4 - Centro di Referenza Tecnica “Ape Italiana” è una attività finanziata

dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, ai

sensi della Legge 24 dicembre 2004, n. 313 recante “Disciplina dell’Apicoltura”.

Nell’ambito dei propri programmi di attività, il CRT4 ha sviluppato il Progetto “Filiera

dell’Ape Italiana” che promuove interventi di salvaguardia, selezione in purezza e impiego

di api regine italiane, definisce buone pratiche apistiche che preservino le popolazioni di api

autoctone tipiche o adattate nelle zone di confine, con l’obiettivo comune di favorire un modello di

apicoltura resiliente, rigenerativa e sostenibile.

Chi sceglie questo modello di apicoltura, che prevede l’utilizzo esclusivo di api italiane, privilegia il

territorio, la qualità, il benessere animale e si dissocia dall’utilizzo di ibridi interrazziali di api, dalla loro

manipolazione genetica, dall’utilizzo di regine provenienti dall’estero.

L’ape italiana ha doti di rusticità che si adattano ad un modello di apicoltura alternativo a quello

che ancora oggi si basa sullo sfruttamento intensivo delle colonie di api costrette agli eccessi del

nomadismo, delle nutrizioni stimolanti, delle selezioni di ibridi.

La “Filiera dell’Ape Italiana” si costituisce come soggetto capace di tenere in vita, invece, un modello

di apicoltura teso in primo luogo a salvaguardare il patrimonio apistico nazionale come un’eccellenza

biologica capace di offrire produzioni di elevatissima qualità.

Siamo contrari ai divieti, ma desideriamo affermare il principio che la “Genetica delle Api” è una cosa

seria, fatta di competenze tecniche e scientifiche, di etica professionale, di rispetto per l’ape italiana

come risorsa della biodiversità, principale insetto impollinatore e animale selvatico allevato a fini di

produzioni di qualità.

Se sei d’accordo con questi principi, aderisci alla “Filiera dell’Ape Italiana”.

CRT4-Ape Italiana

Centro di Referenza Tecnica finanziato dal MASAF

Coordinamento FAI-Federazione Apicoltori Italiani e MIC-Miele in Cooperativa

www.crt4.it - info@crt4.it


PREFAZIONE

L’APE ITALIANA

UN BENE COLLETTIVO

CHE VA SEMPRE TUTELATO

LE LINEE GUIDA

CHE SIAMO IMPEGNATI

A RISPETTARE

© RIPRODUZIONE RISERVATA

N

el proseguire l’azione avviata con il Progetto

Genapis.IT, per mappare le diverse popolazioni

di api presenti in Italia, il nuovo progetto

del CRT4 (Centro di Referenza Nazionale) per la Tutela

dell’Ape Italiana, ha scelto di impegnarsi sul coordinamento

di quei soggetti che storicamente hanno manifestato

attenzione e impegno alle politiche di salvaguardia

di questo patrimonio.

È in tale contesto che nasce il Progetto CRT4 “Filiera

dell’Ape Italiana”, promosso dalla FAI-Federazione Apicoltori

Italiani in collaborazione con MiC-Miele in Cooperativa,

il CREA-AA Agricoltura e Ambiente del Consiglio

Nazionale per la Ricerca e l’Analisi dell’Economia

Agraria, l’AIAAR-Associazione Italiana Allevatori Api

Regine. Progetto finanziato dal Ministero dell’Agricoltura,

delle Risorse Alimentari e delle Foreste.

Grazie a questa ulteriore collaborazione intendiamo consolidare

buone pratiche e criteri uniformi di intervento

nella delicata materia dell’impiego e della selezione del

materiale genetico delle api allevate in Italia. A partire

da popolazioni di sottospecie autoctone che, nelle aree di

incontro con altre sottospecie, hanno selezionato popolazioni

di api ambientate e adattate ai nostri territori.

Le schede informative che riportiamo in questo inserto

sono il frutto di una collaborazione - sia tecnica sia

scientifica - tra chi ogni giorno si confronta con i temi

della selezione e dell’allevamento delle migliori api regine

da introdurre nei nostri apiari. Un percorso che, con

la costituzione di una Filiera dell’Ape Italiana, si prefigge

di tutelare e consolidare quei caratteri che in migliaia

di anni hanno dato al patrimonio apistico il valore di un

bene di interesse collettivo.

10/2023 | Apitalia | 3


Foto mondoapi.it


Foto Franco Patrizia


SOMMARIO

Apitalia N. 733 | 10/2023

sommario

9

14

30

3 PREFAZIONE L’ape italiana

9 PRESENTAZIONE

10 IDENTIFICAZIONE DI STANDARD SOTTOSPECIE

Apis mellifera ligustica (Spinola, 1806)

Apis mellifera siciliana (Dalla Torre, 1896)

12 Metodi di analisi per la classificazione delle sottospecie

Metodi morfometrici

13 DNA mitocondriale

14 SNP

SPECIFICA TECNICA DI SELEZIONE APE ITALIANA

17 Produzione miele

Sviluppo della popolazione

18 Inclinazione della sciamatura

Docilità

20 Comportamento igienico

Procedura operativa

Verifica del risultato

21 Dinamica della popolazione della varroa

22 Stima della caduta naturale

Tasso di infestazione delle api adulte

Capacità di invernamento

23 SPECIFICA TECNICA DI MOLTIPLICAZIONE DELL’APE ITALIANA

27 SPECIFICA TECNICA DI PRODUZIONE CON APE ITALIANA

Condizioni climatiche

Importazione

Fuchi

29 Temperature e importazione

30 Presenza di fuchi

32 AUTOCONTROLLO

6 | Apitalia | 10/2023


Registro Stampa

Autorizzazione del Tribunale di Roma

n. 15447 del 01.04.1974

ISSN: 0391-5522 - Iscrizione R.O.C.: 26230

Editore

FAI Apicoltura S.r.l.

Corso Vittorio Emanuele II, 101 - 00186 Roma - Italia - UE

Telefono +39. 06. 6852556

info@faiapicoltura.biz

Direttore Responsabile

Raffaele Cirone

redazione@apitalia.net

Redazione e Segreteria

Corso Vittorio Emanuele II, 101

00186 Roma - Italia - UE

Telefono +39. 06. 6852556

redazione@apitalia.net

Grafica e Impaginazione

Alberto Nardi

redazione@apitalia.net

Stampa Tipografica

Grafica & Stampa di Malgarini Maria Carla

Via Pola, 197 int. 2 - Pomezia (Roma)

hanno collaborato a questo inserto

Parte progettuale

CREA-AA, FAI-Federazione Apicoltori Italiani, MIC-Miele in Cooperativa,

AIAAR-Associazione Italiana Allevatori Api regine.

Coordinamento tecnico scientifico

Cecilia Costa, Raffaele Cirone, Riccardo Terriaca

Consulenze e collaborazioni

Sedi territoriali e Associazioni aderenti FAI e Mic, Silvia Alesi, Nicola Caputo,

Giovanni Cilia, Raffaele Dall’Olio, Antonio De Cristofaro, Tiziano

Gardi, Vincenzo Lenucci, Daniele Mezzogori, Patrizia Milione, Alberto

Nardi, Alessandro Patierno, Sonia Petrarca, Fabrizio Piacentini, Silvia Piconcelli,

Lorella Ponzoni, Donato Rotundo, Chiara Sgarella.

Apitalia è opera protetta

Il periodico Apitalia è depositato con il n. 123854 del 17.12.2019 presso il Registro Pubblico Generale delle Opere Protette ai sensi della L. n.

633/1941, come certificato dalla Direzione Generale Biblioteche e Istituti culturali (Servizio II - Patrimonio bibliografico e Diritto d’Autore) del

Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.

Copyright © 2023 “Apitalia” - Editrice FAI Apicoltura S.r.l. - Proprietà Letteraria, Artistica e Scientifica riservata ai sensi dell’art. 105 e per gli effetti dell’art. 103 della legge 22.04.1941, n. 633 sulla protezione del diritto d’Autore e

degli artt. 31, 33, 34 e 35 del relativo regolamento di esecuzione approvato con R.D. 18.05.1942, n. 1369. Per gli abbonati: informativa articolo 13 dlgs 30/06/2003 n. 196. I dati personali da lei forniti saranno opportunatamente

trattati da FAI Apicoltura S.r.l., con sede in Roma, Corso Vittorio Emanuele II, 101, sia manualmente che ricorrendo a mezzi informatici per gestire il rapporto di abbonamento. Sua facoltà sarà di rivolgersi all’Editore per far valere i

diritti contemplati dall’articolo 7 dlgs 30/06/2003 n. 196: Titolare del trattamento, Responsabile del trattamento, Legale rappresentante. L’Editore declina ogni responsabilità in caso di mancato recapito da parte dei Servizi Postali.

I manoscritti, le fotografie e le diapositive non richieste non saranno restituite. Foto, notizie e articoli possono essere ripresi e pubblicati solo previa autorizzazione scritta dell’Editore.

marcatura dell’ape regina

Secondo un codice

standardizzato,

bianco giallo rosso verde azzurro

le regine sono marcate

con un colore (tabella a lato)

per permettere all’apicoltore

1 o 6 2 o 7 3 o 8 4 o 9 0 o 5

di riconoscerne l’anno di nascita (ultimo numero dell’anno di allevamento, esempio “2023”)

i nostri VALORI

Massimiliano Spinola:

nel 1806, a soli 23 anni, scoprì

e descrisse l’ape ligustica italiana.

Apitalia è impegnata

a tenerne viva la memoria.

“Il mio non sol, ma l’altrui

ben procuro” è il motto che

accompagna le firme storiche

dell’editoria apistica italiana

da cui Apitalia trae origine.

Una Giuria internazionale

ci ha premiati come miglior

rivista di apicoltura, per i

contenuti tecnico-scientifici

e la qualità fotografica.

La moneta di Efeso,

con l’ape come simbolo

riconosciuto a livello

internazionale già 500 anni

prima di Cristo.

Abbiamo sottoscritto

“Il Manifesto di Assisi”,

per un’economia a misura

d’uomo. Come apicoltori

ci riconosciamo nel Tau.

10/2023 | Apitalia | 7


Foto mondoapi.it


FILIERA DELL’APE ITALIANA

DISCIPLINARE DI PRODUZIONE

E UNIFORMAZIONE DELLE BUONE

PRATICHE DI ALLEVAMENTO

PRESENTAZIONE

Nel campo della genetica delle api ciò che conta è la fondatezza tecnica e scientifica di una modalità

di allevamento, come pure un metodo di lavoro che oltre ad essere una buona pratica apistica garantisca

la sistematica raccolta di dati. Elementi che nel tempo debbono essere valutati e confrontati al fine

di poter verificare e garantire il raggiungimento di risultati stabili e riproducibili (i caratteri delle linee

genetiche selezionate).

Dunque il mantenimento della qualità genetica del patrimonio apistico che intendiamo

tutelare e salvaguardare - anche in accordo con l’Albo Nazionale Allevatori Api Italiane -

passa da comportamenti uniformi che tutti gli allevatori e gli apicoltori sono chiamati

ad assumere, come pure dalla confrontabilità dei dati raccolti e dei risultati conseguiti.

La Filiera dell’Ape Italiana ha elaborato queste linee guida che

nell’insieme costituiscono il Disciplinare di riferimento collettivo,

cui guardare con il preciso intento di giungere al consolidamento dei

caratteri di conformità dell’ape italiana, ancora diffusamente presenti

nei nostri allevamenti.

La costituzione di un Consorzio a tutela del patrimonio apistico allevato

e dei capi così selezionati e riprodotti, mira inoltre a riportare nelle

mani degli allevatori italiani, il valore aggiunto che i caratteri dominanti

delle nostre sottospecie e delle popolazioni tra esse adattate hanno

preservato nei nostri variegati ambienti naturali.

Foto xiSerge

10/2023 | Apitalia | 9


SPECIALE PROGETTO

FILIERA DELL’APE ITALIANA

AZIONE 1 (WP 1.1)

IDENTIFICAZIONE DI STANDARD

SOTTOSPECIE APIS MELLIFERA

LIGUSTICA (SPINOLA, 1806)

APIS MELLIFERA SICILIANA

(DALLA TORRE, 1896)

APIS MELLIFERA LIGUSTICA

(SPINOLA, 1806)

A. m. ligustica è presente in tutta la penisola ed

in Sardegna; in quest’ultima isola sono presenti

anche popolazioni ibride con A. m. mellifera.

Nelle zone dell’arco alpino si rinvengono ibridi

con le sottospecie confinanti: A. m. mellifera

nella parte occidentale e centrale e A. m. carnica

nella parte centrale e orientale. A causa di

continue e massicce importazioni, l’ape ligustica

è presente anche in Sicilia dove però abbondano

popolazioni ibride dovute alla locale A.

m. siciliana. Di tutte le sottospecie dell’Europa

continentale, la ligustica è quella che ha avuto

la più piccola area originaria di distribuzione

a causa delle barriere montuose e marittime

entro le quali si è trovata confinata al termine

dell’ultima glaciazione. Tuttavia, la sua adattabilità

ad un ampio spettro di condizioni climatiche

ne ha permesso la colonizzazione in tutti

i continenti ove sia praticata l’apicoltura, tanto

che oggi è una delle sottospecie più diffuse nel

mondo.

Caratteristiche biologiche

e di comportamento

Le api della sottospecie A. m. ligustica sono

particolarmente attive, docili e con una spiccata

attitudine all’allevamento della covata, grazie

anche all’elevata prolificità dell’ape regina.

Nonostante l’eccezionale quantità di covata

deposta e allevata, è poco incline alla sciamatura.

Le colonie iniziano ad allevare covata sin

dalla fine dell’inverno e mantengono una area

di allevamento variabile a seconda dell’entità

del flusso nettarifero e pollinifero, sino ad autunno

inoltrato.

Caratteristiche morfologiche

All’aspetto, A. m. ligustica si distingue soprattutto

per il colore giallo-arancio dei primi urotergiti.

La Tabella 1 riporta i valori morfometrici (media

e deviazione standard) utilizzati per il riconoscimento

della sottospecie A. m. ligustica.

APIS MELLIFERA SICILIANA

(DALLA TORRE, 1896)

Le api della sottospecie siciliana sono diffuse

esclusivamente in Sicilia. La posizione

sistematica di A. m. siciliana rispetto alle altre

sottospecie mediterranee appare incerta;

tuttavia la caratterizzazione morfologica,

operata attraverso indagini biometriche sulle

popolazioni presenti sull’isola in epoca precedente

alla massiccia importazione di A. m. ligustica

dal continente, depone a favore dell’individualità

tassonomica dell’ape siciliana.

Ad oggi sono in atto importanti iniziative di

recupero, salvaguardia e mantenimento della siciliana

in purezza nelle isole minori e nelle zone

interne della Sicilia occidentale.

Caratteristiche biologiche

e di comportamento

Le caratteristiche biologiche di A. m. siciliana

riflettono, in parte, un adattamento a condizioni

ambientali di tipo mediterraneo e subtropicale,

con riferimento particolare ai fattori climatici

(estate calda e secca) e al comportamento di difesa

da alcuni predatori.

È una sottospecie abbastanza docile e dotata

di buona tenuta del favo. Utilizza abbondantemente

la propoli nella tarda estate e in autunno.

Le colonie allevano covata e mantengono fuchi

per quasi tutto l’anno, eccetto per un breve

periodo invernale. Alcuni studi riportano che al

momento della sciamatura vengono prodotte

un numero molto elevato di celle reali (Ruttner,

1988; Tiemann, 1993), ma rimane da valutare se

questo carattere sia ancora presente nella popolazione

attuale.

10 | Apitalia |10/2023


10/2023 | Apitalia | 11


SPECIALE PROGETTO

FILIERA DELL’APE ITALIANA

Tabella 1 - A. m. ligustica: valori medi e relativa deviazione standard di 17 caratteri morfometrici.

Caratteristiche morfologiche

A. m. siciliana si distingue a prima vista per il

colore scuro. Infatti i primi tergiti addominali

sono completamente bruni oppure presentano

solo macchie gialle, ma non bande. I peli del torace

e dell’addome sono giallastri e non grigi o

bruni come nelle altre razze scure. Rispetto alla

ligustica, inoltre, pur avendo dimensioni corporee

simili, presenta ali nettamente più piccole.

La Tabella 2 riporta i valori morfometrici (media

e deviazione standard) dei caratteri utilizzati

per il riconoscimento della sottospecie A. m.

siciliana.

METODI DI ANALISI

PER LA CLASSIFICAZIONE

DELLE SOTTOSPECIE

I campioni sono classificati come appartenenti

o meno alle sottospecie secondo il metodo

morfometrico. In casi dubbi, o per maggiore

definizione, possono essere affiancati i metodi

molecolari.

METODI MORFOMETRICI

Da ogni campione consegnato al laboratorio,

sono prelevate 18 api, dalle quali viene dissezionata

l’ala anteriore destra. Le ali sono montate

su pellicole da diapositive in modo da poterne

acquisire l’immagine mediante uno scanner.

Successivamente l’immagine, inviata ad un PC,

viene visualizzata sul monitor e sottoposta a misurazione

per mezzo di un software specifico,

ottenendo i parametri alari riportati nella tabella.

I risultati dei caratteri alari così ottenuti

vengono sottoposti ad analisi statistica multivariata

discriminante, utilizzando un data base di

riferimento, fino ad ottenere la classificazione

del campione.

In aggiunta ai dati relativi all’ala e all’elaborazione

statistica conseguente, viene effettuata la

12 | Apitalia |10/2023


Tabella 2 - A. m. siciliana: valori medi e relativa deviazione standard di 17 caratteri morfometrici.

valutazione della pigmentazione del terzo tergite

addominale seguendo la scala empirica di

Goetze (Ruttner e coll., 1978).

Elaborazione dati ed espressione dei risultati:

• per ogni campione la media dei valori dei

parametri alari misurati su 18 individui viene

sottoposta ad analisi multivariata discriminante

e la classificazione avviene secondo le

probabilità a posteriori. Il risultato di conformità

alare si assegna quando la probabilità a

posteriori dell’analisi discriminante è superiore

o uguale a 90%.

• per ogni campione la pigmentazione del terzo

tergite di 18 individui viene valutata secondo

le classi di Goetze. La conformità si assegna

quando la media ha valore compresi tra la media

e due volte la deviazione standard riportata

in Tabella 1 (A. m. ligustica) o in Tabella 2

(A. m. siciliana).

DNA MITOCONDRIALE

Usato in studi di genetica di popolazione, soprattutto

considerando la regione intergenica

tRNAleu-COX2 (precedentemente nota

come COI - COII) (Garnery et al. 1993).

Sulla base della variabilità in questa regione

sono state confermate le linee evolutive determinate

da studi morfometrici, corrispondenti

ai diversi areali di origine e distribuzione

delle popolazioni di Apis mellifera (Cornuet

and Garnery 1991). La regione COI - COII

è composta da alcune sequenze che possono

essere o meno presenti, oppure ripetersi. Sulla

base della composizione di queste sequenze e

delle loro variazioni sono individuati i cosiddetti

“aplotipi”, denominati secondo le linee

filogenetiche individuate con la morfometria

di Ruttner, con cui in gran parte si sovrappongono,

ovvero A (linea Africana), M (linea

Europa centrale), C (linea Europa Sud-Est),

10/2023 | Apitalia | 13


SPECIALE PROGETTO

FILIERA DELL’APE ITALIANA

O (linea Europa medio-orientale, in seguito

distinta come Y e Z trovate essere più presenti

in Africa). All’interno di ogni raggruppamento

si trovano variazioni minori, con

aplotipi che mantengono la stessa lettera ma

a cui viene aggiunto un numero. Sono stati

descritti una cinquantina di aplotipi.

Sono considerati conformi alla sottospecie

A. m. ligustica campioni il cui aplotipo, per

la regione intergenica tRNAleu-COX2, corrisponda

a C1 e M7 (ulteriori riferimenti in

Meixner et al., 2013, Magnus et al. 2014, Techer

et al., 2017), mentre per la sottospecie

A. m. siciliana sono considerati conformi gli

aplotipi A.

Il DNA mitocondriale è ereditato per via materna,

quindi nel caso di analisi di api di una

colonia fornisce informazioni relative alla regina,

ma non ai fuchi con cui si è accoppiata.

SNP

Gli SNP (single nucleotide polymorphism) sono

differenze puntiformi tra i genomi di due o

più campioni, ovvero cambiamenti in un’unica

base in una data posizione di una sequenza

di DNA. Gli SNP sono presenti in tutto il

genoma, e le attuali tecniche di sequenziamento

di genoma intero e di bioinformatica

permettono di individuare SNPs che possono

fungere da marcatori. Analisi basate su SNP

sono già applicate in diversi campi (medico,

selettivo, filogenetico) per specie animali e

vegetali, tuttavia i costi per la messa a punto

di pannelli di marcatori informativi sono alti.

Nelle api alcuni pannelli di SNP sono già stati

sviluppati, sia a fini di ricerca che commerciali.

In particolare, nell’ambito di un progetto

UE (SMARTBEES), utilizzando un vasto

campionamento a livello europeo, e usando

come base la classificazione morfometrica, è

stato prodotto un pannello di 4094 SNP per

l’identificazione di 14 sottospecie (Momeni et

al, 2021), disponibile commercialmente (EU-

ROFINS).

AZIONE 2 (WP 1.2)

SPECIFICA TECNICA DI SELEZIONE

APE ITALIANA

Gli allevamenti da reddito, e la stessa apicoltura,

spesso richiedono prestazioni performanti: prevale

così l’interesse per le maggiori produzioni e per

alcune caratteristiche comportamentali che in natura

non sempre si esprimono agli alti livelli attesi

da un’impresa a esclusivo indirizzo economico.

C’è quindi bisogno di accelerare il processo di selezione

naturale e, contestualmente, di migliorare

anche le risorse genetiche offerte dal territorio.

Tale processo di miglioramento, tuttavia, dovrebbe

essere prevalentemente indirizzato alla

correzione di anomalie e forzature introdotte

dall’uomo, come pure orientato ad un graduale

adattamento ai caratteri delle popolazioni di api

che meglio rispondono ai mutamenti climaticoambientali.

La rapidità di tali fenomeni, infatti,

rispetto alla capacità di reazione e selezione naturale

delle api, va comunque raccordata con la necessità

di mantenimento del patrimonio genetico

dell’ape italiana al fine di preservare la straordinaria

sintesi biologica e l’equilibrio che le popolazioni

di api presenti sul nostro territorio hanno

saputo tra loro realizzare, custodendo ciascuna le

caratteristiche funzionali tipiche di un’apicoltura

moderna e specifiche del patrimonio genetico

che l’Italia intende preservare e valorizzare.

Gli apicoltori, pertanto, pur traendo vantaggio

nell’utilizzare regine che riescono ad esprimere

caratteristiche fenotipiche sopra la media e che

abbiano comportamenti omogenei, in modo

da poter ottimizzare una gestione “cadenzata” e

“calendarizzata” degli apiari, dovrebbero sempre

tenere presenti gli orientamenti di carattere generale

e di interesse collettivo, insieme a quelli di

interesse aziendale.

Quindi, oltre ad essere in grado di produrre eccellente

qualità biologica, è necessario mettere in

aIo un programma di selezione permanente sul

materiale che tutti siamo impegnati a riprodurre.

Questi sono esattamente gli obiettivi della selezione:

individuati i “confini” della popolazione su

cui lavorare (nel caso specifico tali confini sono

14 | Apitalia |10/2023


rappresentati dalla conformità all’ape italiana), è

necessario misurare i caratteri di diverse colonie

al fine di individuare il riproduttore che meglio

esprime le caratteristiche desiderate; è necessario

poi evidenziare le diversità tra i vari riproduttori,

al fine di differenziare il prodotto da immettere

sul mercato. Come ultimo punto è indispensabile

mettere in atto strategie di controllo dell’accoppiamento

dei riproduttori scelti, al fine di consentire

un rapido progresso del percorso di selezione.

In ogni programma di selezione va considerato che

• la diversità è alla base della vitalità, e la selezione

opera nella direzione opposta;

• la selezione per linee serve a concentrare il carattere

desiderato;

• la diversità delle linee è utile a mantenere la

vitalità della popolazione;

• la selezione per incrocio di più linee è utile

per generare una combinazione delle caratteristiche,

sfruttando il vigore dovuto al massimo

effetto di eterosi.

I principi generali a cui attenersi sono da ricondurre

ad uno schema di selezione generale che

si basa sull’individuazione di individui riproduttivi,

in linea femminile e maschile, attraverso

il sistema di valutazione delle performance.

Uno schema sintetico di riferimento può essere

il seguente.

Il primo anno verranno formati nuclei (cercando

di garantire le stesse dimensioni in termini

di popolazione, covata e condizioni igieniche/

sanitarie) nei quali verranno inseriti uno o più

gruppi di regine sorelle (8-10 regine per linea)

appartenenti alla stessa linea genetica, accop-

10/2023 | Apitalia | 15


SPECIALE PROGETTO

FILIERA DELL’APE ITALIANA

piatesi nello stesso giorno e medesimo apiario.

Qualora non sia adottato un sistema di tracciabilità

genetica, è necessario adottarne uno in

quanto fondamentale per la gestione e l’impostazione

dei piani di selezione.

Queste colonie, nella stagione successiva (secondo

anno), saranno sottoposte a valutazione (secondo

il modello europeo di valutazione) delle

performance per la stima dei valori genetici.

Sulla base di quest’ultimi, verranno individuati i

migliori individui che andranno a costituire le madri,

le quali verranno poi riprodotte nel terzo anno.

È bene mettere in valutazione diversi gruppi di

sorelle in modo da ottenere più madri appartenenti

a linee genetiche distanti e non incorrere

in problematiche dovute a consanguineità tra

riproduttori.

Nel terzo anno, la regina identificata come capostipite

della linea maschile, verrà riprodotta e

le regine figlie ricavate saranno inserite in appositi

alveari per la produzione dei fuchi.

Il rapporto di alveari a fuchi/regine da fecondare

è di 1 alveare per ogni 10 regine vergini, ove

il metodo di produzione di fuchi sia incentivato

tramite apposito favo a cella maschile.

Il controllo del momento dell’accoppiamento e

quindi il controllo delle genetiche a cui appartengono

fuchi e regine, è fondamentale per il

miglioramento delle performance delle future

generazioni.

La regina identificata invece come capostipite

materna, verrà utilizzata per la produzione di

vergini, le quali si andranno ad accoppiare con i

fuchi prodotti.

16 | Apitalia |10/2023


A tal fine è fondamentale l’individuazione di un

areale di fecondazione idoneo, a bassa densità

apistica, da saturare con la propria popolazione

maschile.

Già dal terzo anno o dal successivo, verranno

costituiti nuovamente nuclei per la valutazione

delle performance come sopra descritto.

Questo permetterà la valutazione dei progressi

ottenuti dal controllo degli accoppiamenti e

l’individuazione delle future madri.

È comunque necessario e fatto obbligo sottoporre

ad esame morfometrico le regine che verranno

individuate come riproduttori prima che

queste vengano utilizzate.

In ogni programma di selezione la “valutazione”

svolge un ruolo centrale.

Il modello di valutazione delle performance

delle colonie di api è basato sulla misurazione

più o meno oggettiva dei caratteri manifestati.

I caratteri genetici di una regina sono espressi

attraverso il comportamento della prole, pertanto

attraverso l’osservazione e la valutazione della

colonia, è possibile stimare e dare un valore per i

diversi caratteri osservati.

Il modello di valutazione conta diversi caratteri

come oggetto di valutazione; può tuttavia variare

e ampliarsi a seconda dell’obiettivo del piano

di selezione.

È buona prassi considerare almeno i seguenti

tratti:

• Produzione di Miele;

• Sviluppo popolazione;

• Inclinazione alla Sciamatura;

• Docilità;

• Comportamento Igienico;

• Controllo dell’infestazione da Varroa;

• Capacità di invernamento

Questi caratteri vengo misurati con un valore

compreso in una scala da 1 a 4, dove 1 è insufficiente

e 4 ottimo.

La valutazione inizia generalmente in autunno,

o comunque dal momento in cui si è certi che

il ricambio genetico di api sia completato negli

alveari oggetto di valutazione.

Le indicazioni su appartenenza genetica e ambiente

di valutazione, sono la base per l’elaborazione

dei valori genetici.

I valori genetici possono essere elaborati, nel

sistema BeeBreed, da un algoritmo (BLUP)

capace di scorporare l’influenza dell’ambiente e

della tecnica apistica sulle performance misurate,

a patto che le colonie di ogni apiario abbiano

goduto dello stesso trattamento (tecnica apistica)

e del medesimo ambiente.

PRODUZIONE MIELE

La produzione di miele viene misurata pesando

i melari ad ogni prelievo di miele, che avverrà

simultaneamente per tutte le colonie in

valutazione. Per la rilevazione è sufficiente una

bilancia con precisione di 0,1 kg. La tara si può

considerare ininfluente se si utilizzano melari

dello stesso modello. E’ conveniente tenere annotati

separatamente i valori di produzione dei

diversi raccolti, in modo da poter documentare

la capacità di una colonia di sfruttare una particolare

risorsa nettarifera o un preciso momento

della stagione. Ai fini del programma di miglioramento

è necessario rilevare il peso complessivo

della produzione di una famiglia nell’arco

dell’intera stagione. Eventuali nutrizioni,

aggiunte e/o rimozioni di favi con scorte non

dovrebbero avvenire: qualora necessarie vanno

annotate. Il miele immagazzinato nei telai da

nido non rientra nel dato sulla produttività. Nei

periodi invernali è necessario quantificare anche

il consumo delle scorte di ogni famiglia o

eventuali nutrizioni fornite, in quanto questo

valore andrà sottratto alla produzione dell’anno

precedente. Per tale misurazione, ove non sia

possibile farla con bilance pesa-alveari, è sufficiente

utilizzare il “metodo in sesti” con due

rilevazioni (una all’invernamento e una alla fuoriuscita

dell’inverno). Alcuni selezionatori sono

propensi a misurare la produzione di miele in

un intervallo di due stagioni, anziché una. E’

possibile, per chi volesse acquisire anche questo

dato, utilizzare un sistema che consente di

non dover attendere il termine della stagione

per avere comunque un dato sulla potenzialità

10/2023 | Apitalia | 17


SPECIALE PROGETTO

FILIERA DELL’APE ITALIANA

di raccolto di una famiglia: all’inizio del primo

flusso nettarifero principale (es: sulla al Centro-

Sud, acacia al Nord), si collocano i melari contemporaneamente

sulle famiglie e li si pesano

dopo 3 giorni di raccolto.

SVILUPPO DELLA POPOLAZIONE

Dipende da numerosi fattori, direttamente associati

alla regina (es: tasso di deposizione giornaliero),

dipendenti dal momento stagionale (flussi

nettariferi, infestazione da varroa), dalla gestione

dell’alveare e non ultimo da comportamenti

collettivi della colonia. A seconda dell’obiettivo

si possono scegliere dunque diverse metodologie

per valutare lo sviluppo di una colonia di api.

Tuttavia, l’incremento del numero di api adulte

e dell’area di covata sono parametri utili a diversi

scopi: sono correlati all’adattamento locale, alla

capacità di invernamento e riflettono inoltre una

potenziale capacità produttiva della colonia stessa.

Pertanto, ispezioni periodiche mirate a misurare

la quantità di api e covata presenti, sono

indispensabili. Uno dei metodi più utilizzati,

in quanto rappresenta un compromesso accettabile

tra sforzo nel rilevamento e accuratezza

del risultato, è il “controllo in sesti” della colonia.

Il metodo del “controllo in sesti” consente

di valutare contemporaneamente alla forza della

famiglia anche la qualità nella “organizzazione

del nido”: la capacità delle api di sfruttare i favi

per l’immagazzinamento di miele e polline è

profondamente diversa e una attenta ispezione

può evidenziare le famiglie che siano più precoci

nell’allontanare le scorte in primavera, consentendo

un rapido sviluppo alla famiglia, oppure

quelle più prudenti, rapide nell’immagazzinare

scorte vicino al nido al termine dell’ultimo raccolto

importante della stagione. Sempre durante

il controllo in sesti si ha la possibilità di valutare

la qualità della covata in termini di “compattezza”,

ovvero la regolarità e l’ordine nella costruzione

dei favi. Tali ulteriori rilevamenti possono

essere annotati e rivelarsi utili al momento di

prendere le decisioni su quali individui selezionare

per le future generazioni.

INCLINAZIONE DELLA SCIAMATURA

Misura l’istinto della colonia a sciamare e la

sua persistenza. Si rileva nel periodo della

sciamatura, ossia in corrispondenza del primo

flusso nettarifero importante in stagione, ispezionando

ogni telaino della colonia ad intervalli

regolari (7-9giorni). È necessario rilevare

il dato assegnando un punteggio da 1 a 4, ma

come nota ulteriore è possibile registrare anche

il numero di celle reali allevate da ogni

famiglia.

1 = elevata

Febbre sciamatoria: la colonia sciamata o che

sta per sciamare può essere controllata solo con

interventi radicali (es. divisione famiglia e formazione

nucleo).

2 = moderata

Elevata tendenza alla sciamatura, indicata da

continua costruzione di celle e manifestazione

sintomi tipici (riduzione covata, snellimento regina,

riduzione costruzione dei favi, ecc.).

3 = scarsa

Bassa tendenza alla sciamatura, con presenza di

celle reali ma senza sintomi evidenti (può essere

risolta con la distruzione delle celle e l’inserimento

di fogli cerei).

4 = assente

La colonia non manifesta tendenza a sciamare.

(non c’è presenza di celle reali).

Al fine di valutare questo parametro in modo

obiettivo, non bisogna tenere conto di eventuali

celle di sostituzione. Il punteggio associato alla

colonia a fine stagione sarà il valore più basso

rilevato nell’arco della stagione.

Un criterio di scelta di questo tratto è la “giusta

propensione alla sciamatura” tenendo ben

presente la considerazione che la vitalità di una

famiglia si misura anche dalla sua voglia di riprodursi

e, quindi, dal suo istinto a garantire la

perpetuazione della specie.

18 | Apitalia |10/2023


DOCILITÀ

È la tendenza delle api a pungere se infastidite.

Nuovamente, è necessario rilevare il dato mediante

un punteggio utilizzando una scala da 1

a 4 (volendo utilizzando anche i “mezzi punti”).

Non è necessario rilevare questo parametro

ad ogni ispezione, ma è importante valutare le

colonie tutte contemporaneamente ed avendo

cura di rilevarla durante giornate in cui le condizioni

di lavoro siano ottimali. Nelle giornate

in cui si desidera rilevare questo parametro, è

bene ridurre l’uso del fumo all’apertura delle

casse. È inoltre importante estrarre delicatamente

il primo favo di ispezione, avendo cura

di non schiacciare api per non scatenare l’aggressività.

1 = aggressive

Le api attaccano anche se non disturbate (non

rispondono all’utilizzo del fumo).

2 = poco aggressive

Visitabili, singole api attaccano e pungono durante

la visita (nonostante l’utilizzo costante di fumo).

3 = mansuete

La colonia può essere facilmente visitata senza

essere punti (utilizzando il fumo con moderazione).

4 = molto mansuete

Non sono necessari fumo e indumenti protettivi

durante la visita.

A fine stagione si farà la media dei punteggi rilevati.

Anche in questo caso, la valutazione selettiva

dovrà premiare i livelli “giustamente docili”,

ricordando che la capacità di difesa delle api è

anch’essa un istinto che va preservato perché legato

alla “vitalità”.

NOTA: negli apiari di valutazione dove più

alveari sono alloggiati sul medesimo

supporto, la rilevazione di tale dato

può essere influenzato dall’ordine di

visita; ad ogni controllo sarà dunque

utile variare l’ordine con cui si ispezionano

gli alveari, per non “avvantaggiare”

alcuni alveari rispetto ad altri.

Foto Cornelia Arbaoui

10/2023 | Apitalia | 19


SPECIALE PROGETTO

FILIERA DELL’APE ITALIANA

COMPORTAMENTO IGIENICO

Misura la capacità di una colonia di individuare

covata morta e la sua tempestività nel rimuovere

tali larve. La misurazione di questo carattere può

dunque essere di estremo interesse in programmi

di allevamento e selezione che abbiano tra

gli obiettivi la resistenza a patogeni e parassiti. È

un metodo poco invasivo ma, al fine di misurare

questo comportamento è necessario uccidere

alcune larve: le principali modalità con cui farlo

sono il “pin test”, il congelamento di una porzione

di covata mediante l’utilizzo di azoto liquido

(direttamente versato sul favo oppure con rimozione

di una porzione di favo, successivamente

ricollocata) oppure l’utilizzo di calore. A distanza

di un intervallo di tempo noto si andrà poi ad

annotare la percentuale di larve completamente

rimosse e questo dato è la stima del “comportamento

igienico” di una colonia. È necessario ripetere

il test almeno due volte nell’arco della stagione,

lasciando intercorrere almeno 40 giorni tra

un test ed il successivo. L’utilizzo del “pin test” è il

più praticabile, economico e sicuro per l’operatore.

È un metodo che si presta ad essere effettuato

anche su un numero molto elevato di colonie.

Materiale necessario:

• una pinzetta per ciglia;

• una cornice romboidale che includa circa 100

celle di covata da operaia;

• spilli entomologici “misura 2”;

• un pennarello a vernice a punta soffice o vernice

marca-regine o correttore tipografico “bianchetto”.

• si forano 50 celle di covata opercolata con

lo spillo, procedendo da sinistra a destra partendo

dalla prima riga in alto; vengono saltate

nella conta eventuali celle che non contengano

covata; prestare attenzione a forare nel

centro dell’opercolo ed andando in profondità

per l’intera altezza della cella;

• viene marcata con il pennarello o il marca regina

la cella numero 51;

• viene annotato il numero di celle che sono

state saltate nella conta;

• viene annotato l’orario in cui il test è stato eseguito;

• viene inoltre marcato il favo su cui è stato

eseguito il test prima di riporlo nella sua posizione

originale, al fine di facilitarne l’individuazione

al momento della verifica del risultato.

VERIFICA DEL RISULTATO

Trascorse 6-18 ore dalla foratura si esegue la

PROCEDURA OPERATIVA

• Aiutandosi con la pinzetta per aprire gli opercoli,

si identifica una zona di covata compatta

sufficientemente ampia (10 x 10 celle) che

ospiti giovani pupe (stadio di sviluppo occhi

bianchi/occhi rosa);

• si posiziona la cornice romboidale sull’area di

covata così individuata;

• con il pennarello o la vernice si marcano gli

opercoli degli angoli in alto a sinistra e in basso

a destra;

20 | Apitalia |10/2023


lettura del risultato, vengono contate le celle

ancora opercolate; questo numero è sottratto da

50 e fornisce il numero di celle disopercolate e

rimosse; il valore così ottenuto moltiplicato per

2 corrisponde alla percentuale di celle rimosse.

Il test va ripetuto un minimo di 2 volte durante

la stagione attiva, lasciando intercorrere almeno

40 giorni dalla costituzione della colonia e almeno

un mese tra un test ed il successivo.

Il comportamento igienico della colonia sarà

ottenuto calcolando la media aritmetica dei

valori rilevati nella stagione. È utile operare in

giornate in cui le condizioni di lavoro sono ottimali,

evitando momenti di intenso raccolto.

NOTA: Il potere discriminatorio del test

aumenta quando la media del risultato

ottenuto tra tutte le colonie

ispezionate è di circa il 50% nell’intervallo

di tempo scelto. Pertanto, se

la media ottenuta è inferiore al 50%,

si può rileggere il risultato qualche

ora più tardi; diversamente, se la

media ottenuta è molto superiore al

50%, un intervallo di tempo più breve

è consigliabile alla successiva ripetizione

del test.

DINAMICA DI POPOLAZIONE

DELLA VARROA

Un parametro potenzialmente indicativo di

tolleranza alla Varroa è desumibile dalla capacità

delle api di controllare il tasso di crescita

degli acari stessi nell’arco della stagione. Questo

viene stimato misurando regolarmente il

tasso di infestazione della colonia. Collegato

a questo aspetto vi sono anche altri fattori,

non direttamente imputabili alla migliore

10/2023 | Apitalia | 21


SPECIALE PROGETTO

FILIERA DELL’APE ITALIANA

performance delle operaie (come ad esempio

una minore fertilità degli acari stessi, oppure

una non regolare attività di deposizione della

regina). Tuttavia, è nuovamente un carattere

adottato da alcuni selezionatori per riprodurre

colonie (o acari!) dalle caratteristiche desiderate.

A seconda del momento stagionale,

i metodi adottati possono utilizzare la conta

della mortalità naturale degli acari, l’infestazione

sulle api adulte oppure l’infestazione

nelle celle di covata opercolata. Tutti questi

metodi di rilevamento hanno un margine di

incertezza più o meno ampio. Pertanto, per

irrobustire il risultato, è utile ripeterli nella

stagione, anche se l’impegno richiesto può a

volte essere notevole.

Ciò premesso, si suggerisce la seguente procedura:

• stimare la caduta naturale in primavera;

• valutare il tasso di infestazione sulle api adulte

in estate/autunno.

STIMA DELLA CADUTA NATURALE

In periodo di buona importazione di polline, disporre

sul vassoio del fondo mobile precedentemente

pulito olio di vaselina o un foglio adesivo;

ogni 5-8 giorni sostituire il fondo e procedere

alla conta degli acari presenti; ripetere l’operazione

sino a coprire un intervallo di tre settimane.

La somma degli acari contati nel periodo va divisa

per il numero esatto di giorni di rilevazione del

dato: il valore ottenuto va annotato come “tasso

di mortalità giornaliera” degli acari.

TASSO DI INFESTAZIONE

DELLE API ADULTE

Può essere calcolato mediante il metodo dello

“zucchero a velo” o attraverso il “lavaggio di

api” con acqua saponata o soluzioni alcoliche.

I protocolli di questi metodi sono facilmente

reperibili e sono anche disponibili dispositivi

commerciali utili allo scopo.

La scelta del metodo è lasciata libera, raccomandando

le seguenti indicazioni generali: operare

in condizioni favorevoli in assenza di saccheggio,

utilizzare una bilancia da cucina (precisione 1

o 2 grammi) per pesare le api e di conseguenza

derivarne il numero (10 api adulte sono circa 1

grammo), utilizzare non meno di 300 api ad ogni

controllo, agitare per almeno 60 secondi prima di

procedere alla filtrazione degli acari e successiva

conta degli stessi. Il numero acari diviso per il

numero delle api (moltiplicato per 100) restituisce

il valore percentuale del tasso di infestazione.

Ripetendo la prova mensilmente nella stagione

attiva, si ha una stima del tasso di crescita della

popolazione di acari all’interno della colonia.

CAPACITÀ DI INVERNAMENTO

Una caratteristica correlata all’adattamento

alle condizioni locali. Diverse linee genetiche

si comportano in modo differente alla fine

dell’estate: alcune interrompono precocemente

la deposizione di covata, altre la protraggono;

la capacità di produrre api svernanti di buona

qualità e in numero sufficiente a passare

l’inverno è un importante parametro. Il momento

di interruzione della covata, se esiste,

è un dato rilevante. Così come la capacità di

muovere le scorte e renderle accessibile ad un

glomere compatto. Sebbene la sensibilità del

selezionatore giochi un ruolo importante in

questo genere di valutazioni, è comunque necessario

produrre degli “indici” utili a misurare

la capacità di svernamento, per tradurre le

osservazioni in numeri. La forza della colonia

viene misurata con il “metodo in sesti” precedentemente

descritto, ad un intervallo temporale

ben definito: ad esempio una misurazione

prima dell’invernamento (ottobre, novembre),

ed una misurazione all’uscita dell’inverno (in

corrispondenza del primo apporto di polline

disponibile, comunque prima della nascita di

molte api nuove). Il consumo di scorte viene

derivato dalla misura in sesti, tenendo anche

conto di eventuali nutrizioni che si fossero rese

necessarie nell’inverno. Un semplice indice di

invernamento per ciò che riguarda le api adulte

(IA) è calcolato come segue IA = (n° di api a

fine inverno) / (n° api inizio inverno). Questo

22 | Apitalia |10/2023


Foto xiSerge

indice può poi essere combinato ad un secondo,

analogo, relativo al consumo di scorte. In

generale, un alto indice di invernamento e un

basso consumo di scorte sono indicatori di una

colonia in buono stato sanitario oltre che di

interruzione prolungata della covata, capacità

di termoregolare in modo efficiente e di mantenere

un glomere stabile. Questo indice può

inoltre essere successivamente correlato alla

capacità di ripresa primaverile.

AZIONE 3 (WP 1.3)

SPECIFICA TECNICA

DI MOLTIPLICAZIONE

DELL’APE ITALIANA

La moltiplicazione delle api regine è un processo

multistrutturale che va ad emulare, quanto

più fedelmente possibile la dinamica naturale

delle api all’interno dell’alveare, la genesi di una

nuova regina durante la riproduzione dell’alveare

o sostituzione della regina.

È importante curare i dettagli durante la fasi

assicurandosi che le conduzioni di allevamento

siano ottimali e funzionali ad un prodotto finale

biologicamente qualitativo e performante.

Il modello di produzione è ovviamente successivo

alla scelta del riproduttore, ovvero della regina

da cui verrà attinto il materiale genetico di

partenza, e può essere così schematizzato:

1. traslarvi

È il primo passo del

processo di produzione

delle celle reali

ed è la fase in cui le

larve idonee saranno

Foto 1

prelevate dal favo deposto

dalla regina madre e dislocate nei cupolini

calibrati da cella reale.

Le larve ritenute idonee sono larve d’età compresa

tra le 24 e le 48 ore di sviluppo a partire

dall’ovodeposizione, spingendosi sino ad un

10/2023 | Apitalia | 23


SPECIALE PROGETTO

FILIERA DELL’APE ITALIANA

massimo di 72 ore (Foto 1).

La necessita di reperire larve a stadi di sviluppo

così precoce risponde a due esigenze: la

prima biologica, ovvero saranno larve ancora

nutrite esclusivamente con pappa reale e quindi

“lontane” dall’inversione di casta; la seconda

di natura strettamente tecnica, ovvero l’utilizzo

di larve di età compresa tra le 24 e le 48 ore

ci garantisce la maturazione della cella reale e

il suo sfarfallamento dopo l’undicesimo giorno

dal traslarvo.

Sul cupolino di destinazione è bene mettere una

goccia di pappa reale per facilitare il rilascio della

larva, evitandone il danneggiamento: tuttavia

esistono diverse tecniche di traslarvo che vengono

definite a “secco”, cioè che non prevedono

l’utilizzo di pappa reale sul fondo della cella.

In commercio oggi esistono sia cupolini in cera

d’api sia in plastica.

La principale differenza sta nella forma: la classica

forma a “ mezzo uovo” quella di cera, semicilindrica

quella in plastica.

Ad oggi non sono note differenze sostanziali

nell’utilizzo della cera piuttosto che della plastica,

benché la prima abbia un impatto ecologico

positivo e rispetti l’utilizzo di matrici naturali.

Altro fattore che incide notevolmente sulla

buona riuscita e sulla qualità del traslarvo è

l’ambiente di lavoro.

Effettuare numerosi traslarvi vuol dire mettere

la covata fresca per un tempo variabile in condizioni

differenti da quelle ideali e controllate

all’interno dell’alveare, ma soprattutto essendo

ancora disopercolata risulta essere facilmente

suscettibile alle variazioni termiche.

È pertanto fondamentale individuare un locale

chiuso a temperatura “controllata”, evitando luoghi

di fortuna e ambienti esposti a fattori climatici.

2. maturazione celle reali

Una volta effettuati i traslarvi, questi verranno

inseriti in appositi alveari (cassoni) i quali si occuperanno

dell’accettazione e della nutrizione.

Si definiscono cassoni, alveari orfani o semiorfani,

a cui viene affidata la nutrizione, l’opercolatura

e la maturazione delle celle reali.

Ad oggi esistono diversi modelli di cassoni che

differiscono l’uno dagli altri per forme e dimensioni

(in termini di covata e popolazione al suo

interno).

I principali cassoni utilizzati nel panorama italiano

ad oggi risultano esser 3:

Cassone a favo caldo (Foto 2):

è un cassone da 10 o

12 telai Dadant Blatt,

Foto 2

ruotati orizzontalmente

di modo che la

faccia del telaio risulti

parallela alla fessura

d’uscita.

La sezione anteriore, che accoglie 3 telai più il

portastecche, è orfana ed è separata tramite escludiregina

verticale dalla sezione posteriore dove

trovano alloggio i restanti telai con la regina.

È un cassone caratterizzato da un’ampia popolazione

che garantisce un’ottima nutrizione e

mantenimento delle condizioni ideali di sviluppo

delle celle reali.

Nel rispetto della qualità, il numero medio/

massimo di celle da nutrire e di 15–18 celle reali

contemporaneamente fino alla loro opercolatura.

Cassone triplo o all’italiana (Foto 3):

è un cassone che sostanzialmente

somma

in un’unica struttura

2 alveari standard da

10 favi (lateralmente)

e un nucleo da 6 favi

Foto 3

(centralmente), ciascuno

con la sua via d’uscita.

I due laterali ospitano due famiglie con regina e

sono messi in comunicazione con il nucleo centrale

mediante una feritoia interna con escludi regina.

Il nucleo centrale è orfano e accoglie 4 telai più

2 portastecche.

Pertanto la sua capacita di allevamento risulta

raddoppiata rispetto ad un cassone singolo (vedi

sopra).

24 | Apitalia |10/2023


Le peculiarità sono l’immensa popolazione

(circa 2,5 volte maggiore) che garantisce un’alta

nutrizione delle celle reali.

Cassone verticale (Foto 4):

è un cassone ad orientamento

verticale costituito

da due sezioni

una sovrapposta all’altra,

separato da esclu-

Foto 4

diregina. Generalmente

lo scomparto

superiore è quello deputato

all’allevamento

delle celle reali.

In base alla dimensione,

ovvero se costituito da due corpi da 10 favi o

da due corpi da 6 favi, può accogliere 1 o 2 portastecche.

Pertanto la sua capacità di produzione

sarà relativa alla dimensione. Anche questo

cassone vanta un’ottima popolazione, sebbene si

possa marcare qualche difficoltà nel suo utilizzo

dovuta allo spostamento dei due corpi durante

l’ispezione.

Tutti i cassoni sono soggetti ad una tecnica,

chiamata “rimonta”, che comporta l’ispezione

e lo spostamento di favi dalla parte con regina

alla parte orfana e viceversa, ad intervalli ben

cadenzati.

Oltre alla categoria cassoni, risulta molto diffuso

l’utilizzo di famiglie orfane per l’allevamento

delle celle reali.

Questa procedura prende il nome di starter o

finisher orfani (Foto 5), a seconda se vengano

utilizzati esclusivamente per l’accettazione dei

traslarvi o se vengano utilizzati per l’accettazione

e la maturazione delle celle reali.

Foto 5

Generalmente si tratta di cassettini da 6 favi

(ma possono essere impiegata anche arnie standard),

orfani, con una grande popolazione.

Sebbene di facile gestione per l’assenza della regina,

questa peculiarità comporta uno squilibrio

all’interno della popolazione in termini di api

nutrici (l’assenza di regina comporta una mancanza

cronologica di covata e quindi un numero

proporzionale di api di diverse caste).

Se non ben gestite attraverso l’aggiunta puntuale

di favi di covata, può comportare complicazioni

nel processo di allevamento di celle reali.

Si può quindi affermare l’importanza di mantenere

elevata la popolazione e la continuità di

covata al fine di disporre costantemente del numero

necessario di api nutrici per la nutrizione

delle celle reali e una temperatura idonea allo

sviluppo.

3. utilizzo celle reali

Le celle reali permarranno all’interno dei cassoni

fino al 10°/11° giorno, momento in cui la

regina vergine al suo interno sarà pronta allo

sfarfallamento.

Il giorno esatto di sfarfallamento è relativo alla

dimensione/età della larva traslarvata (Foto 6).

Foto 6

Al termine della maturazione potranno essere

utilizzate per essere inserite nei nuclei di fecondazione.

Durante questa fase è possibile l’utilizzo

dell’incubatrice.

Questa può essere utilizzata per raddoppiare la

capacità produttiva o dimezzare le unità produttive

(cassoni).

Difatti al 5° giorno dal traslarvo, non appena le

celle sono state opercolate, è possibile far continuare

la loro maturazione all’interno dell’incubatrice

(Foto 7), dove verranno ricreate le condi-

10/2023 | Apitalia | 25


SPECIALE PROGETTO

FILIERA DELL’APE ITALIANA

zioni (temperatura e

umidità) dell’alveare.

In questo contesto, le

celle vengono private

Foto 7

della costante selezione

e ispezione da parte delle api durante la loro

permanenza negli alveari.

Altra modalità d’utilizzo prevede l’introduzione

delle celle reali nell’incubatrice a partire dal

10° giorno: ciò consente di avere la comodità

pratica nel loro utilizzo secondo le esigenze del

momento senza privare le celle della selezione

effettuata dalle api.

In termini pratici ciò ci garantisce una percentuale

di sfarfallamento molto elevata.

Dal 6° al 9° giorno è bene non movimentare

le celle in maturazione onde evitare il distacco

della larva dal fondo della cella che comporterebbe

la morte della larva.

Le celle mature infine verrano utilizzate e inserite

all’interno di nuclei orfani, dove verrà allevata

la futura regina.

I nuclei di fecondazione hanno un ruolo fondamentale

nella gestione pre e post accoppiamento

della regina, e possono influenzare positivamente

o negativamente la qualità della regina stessa.

A parità di condizioni climatiche-ambientali

favorevoli, qualsiasi tipologia di nucleo può dare

una regina di eguale qualità.

Tuttavia al variare negativamente delle condizioni

esterne, alcuni nuclei risultano fornire

garanzie migliori: l’aspetto più importante

rimane comunque la capacita di gestione dei

nuclei stessi al fine di ottenere una buona regina.

Esistono diverse tipologie di nuclei che possiamo

classificare in base alla loro dimensione e/o

formato di telaio:

Ciascun nucleo mostra vantaggi e svantaggi

in sede di utilizzo, così come ogni nucleo richiede

una gestione assai differente.

L’obiettivo deve essere quello di poter avere

livelli di api, covate e scorte sufficienti affinché

un nucleo sia autosufficiente durante la

stagione produttiva (salvo eventi climatici eccezionali)

e garantire le migliori condizioni di

allevamento dell’ape regina.

I punti di forza dei nuclei piccoli (Foto 8)

sono la ridotta quantità di risorse per il loro

avvio, il numero elevato degli stessi da poter

dislocare in un dato territorio e i tempi rapidi

delle fecondazioni, mentre il punto debole è

l’impossibilità di permanenze prolungate della

regina e lo spazio fisico disponibile per la

deposizione e quindi di una sua prima valutazione.

Foto 8

Per ciò che concerne nuclei di dimensioni più

grandi (Foto 9), essi mostrano caratteristiche

opposte: materiale di partenza maggiore, spazi

di dislocazione elevati, tempi di fecondazione

appena più lunghi.

Foto 9

Piccoli

• Apidea e simili

• 1/2 melario

Medi

•1/2 DB

•Melario

Grandi

Standard

Telaini DB

Tuttavia la superficie disponibile per l’ovodeposizione

sarà più ampia e sufficiente per la

prima valutazione, oltre ad offrire possibilità

di permanenze più lunghe della regina e versatilità/destinazione

d’uso del nucleo stesso a

seguito dell’accoppiamento.

26 | Apitalia |10/2023


AZIONE 4 (WP 1.4)

SPECIFICA TECNICA

DI PRODUZIONE CON APE ITALIANA

La produzione delle api regine si inserisce

all’interno della stagione produttiva apistica, nel

rispetto dei tempi naturali e fisiologici del genere

Apis mellifera e delle condizioni climatiche

territoriali; la produzione di api regine rispetto

la stagione produttiva apistica gode di un arco

temporale ridotto.

Sono diversi i fattori che incidono sull’inizio e

sulla chiusura della produzione di api regine.

L’aspetto più importante da considerare è l’andamento

climatico, sia in termini di temperature

più o meno stabili, sia di presenza di agenti

climatici negativi (piogge e venti).

Poiché l’Italia, per le sue proprietà fisiche-geografiche

risulta godere di manifestazioni climatiche

assai variabili da nord a sud, i riferimenti

tecnici-climatici sono da considerarsi relativi

alla zona di produzione, a prescindere dal mese

o dal periodo.

La stagione produttiva potrà dunque risultare anticipata

e più lunga nel versante centro-meridionale

dove generalmente si gode di condizioni favorevoli

all’allevamento ad inizio primavera. I fattori da

considerare, affinché sussistano le possibilità effettive

per la produzione di api regine sono:

1. condizioni climatiche

Gli accoppiamenti tra regine e fuchi, che notoriamente

avvengono in volo, sono favoriti da

temperature pari o maggiori ai 20 °C circa e in

assenza di venti che potrebbero ostacolare il rientro

delle regine negli alveari o rendere difficoltoso

l’accoppiamento stesso.

Pertanto è bene accertarsi che il periodo programmato

in cui avverranno i primi voli di accoppiamento,

possa godere di una stabilità climatica

favorevole.

Generalmente questa corrisponde al mese di

marzo per il Sud Italia, fine aprile/maggio per

il Nord Italia.

2. importazione

La produzione di regine e di fuchi, richiede un

ingente sforzo energetico da parte delle famiglie

che li alleveranno.

L’importazione di polline, in quantità e di qualità,

è una specifica fondamentale per poter iniziare

e sostenere l’allevamento di api regine durante

la stagione.

È necessario accertarsi che l’importazione di

polline sia consistente prima di iniziare i processi

di produzione, poiché questa andrà ad influire

direttamente sulla qualità biologica sia di

fuchi sia di regine, ma soprattutto anche sulle

percentuali di accettazione dei traslarvi.

3. fuchi

Individuato il periodo climaticamente vantaggioso

per le produzioni, il momento effettivo di

inizio produzione è relativo alla maturità sessuale

dei fuchi e delle vergini.

I fuchi sono sessualmente maturi dal 15° giorno

di vita circa, le vergini dal 5° giorno circa.

Il ciclo biologico del fuco è di 24 giorni, per cui i

fuchi saranno maturi e pronti all’accoppiamento

dal 40° giorno dall’ovodeposizione; mentre il

ciclo biologico delle regine è di 11-12 giorni dal

traslarvo, per cui saranno mature e pronte per

l’accoppiamento.

Pertanto i primi traslarvi stagionali, giustificati

dai tempi fisiologici di sviluppo e maturità sessuale

di fuchi e vergini sopra espressi, saranno

da effettuare nel momento i cui i favi da fuco

(utilizzati per l’allevamento indotto di fuchi)

saranno sfarfallanti.

I tempi di allevamento maschile di per sé sono

un buon indicatore climatico, sebbene sia influenzato

da diversi fattori come stato di sviluppo

e svernamento dell’alveare che alleva i fuchi.

10/2023 | Apitalia | 27


SPECIALE PROGETTO

FILIERA DELL’APE ITALIANA

Incrociare le tendenze climatiche e lo status della

covata maschile è un buon indicatore per delineare

il periodo di inizio produzione.

Il rispetto dei tempi e delle condizioni ambientali

è fondamentale per la qualità delle api regine

prodotte.

La nutrizione può essere utilizzata da sostegno

o stimolo nella prima fase, ma non deve essere

una tecnica costante durate la produzione, fatto

eccezione l’utilizzo di polline.

Ottenute le prime celle reali, queste andranno

inserite nei nuclei che saranno preventivamente

o contestualmente costituiti.

Le modalità di costituzione, nel rispetto delle

caratteristiche già espresse, assecondano le tecniche

apistiche che ciascun allevatore ritiene

più consone.

Ciò che va considerato invece è il mantenimento

dello status del nucleo e i tempi di raccolta:

le percentuali di rientri delle regine e i tempi di

raccolta più o meno precoci influiscono direttamente

sullo status del nucleo, ove per status

s’intende popolosità, presenza di covata e scorte.

Affinché un nucleo possa avere lo status sufficiente

a garantire una regina di qualità e la sopravvivenza

e autosufficienza del nucleo stesso,

è importante:

• aggiungere o asportare favi di covate o scorte,

ove necessario;

• raccogliere la regina non prima di 15 giorni

dallo sfarfallamento della vergine o comunque

dopo aver verificato uno stadio della covata

avanzato o prossimo all’opercolatura (6° giorno

dall’ovodeposizione).

In questo modo è possibile mantenere un

equilibrio tra api, scorte e covata, prevenendo

intasamento del nucleo durante i raccolti e garantendo

spazio utile alla regine per l’ovodeposizione.

Nel momento in cui la regina sarà “pronta”

verrà prelevata e attraverso specifica tecnica

potrà essere marcata (Foto 1) con un apposito

smalto sulla superficie chitinosa del dorso.

Il risultato è un bollino di vernice tondo il cui

colore utilizzato è identificativo, come a tutti

Foto 1

noto, dell’anno di nascita: azzurro, bianco, giallo,

rosso e verde sono la sequenza dei colori utilizzati

al susseguirsi degli anni.

Raccolte e marcate, le regine vengono introdotte

in gabbiette (generalmente in plastica) dove

circa 1/3 della stessa ospita un piccola quantità

di candito (pasta di zucchero) e il restante sezione

accoglie circa 8-10 api accompagnatrici

che accudiranno la regina durante la sua permanenza

all’interno della gabbietta (Foto 2).

La raccolta delle regine segue l’impostazione,

l’organizzazione e la gestione lavorativa che

ciascun allevatore ritiene più opportuna, e non

dovrebbe comportare tuttavia permanenze prolungate

delle nuove regine in gabbietta o abuso

28 | Apitalia |10/2023


Foto 2

d’utilizzo delle “banche” (specifici alveari orfani

dove vengono stoccate più regine contemporaneamente,

isolate singolarmente in specifiche

gabbiette).

Le regine vengono adagiate in gabbietta per

consentire il trasporto da un apiario all’altro o

per cessione ad altri apicoltori.

Durante lo spostamento è bene tenere le gabbiette

contenenti le regine al riparo da fonti luminose

e accertarsi che non siano esposte all’eccessivo

caldo (sole diretto) o freddo.

Queste tipologie di gabbietta agevolano l’introduzione

di una nuova regina in un alveare

rimasto orfano o un nucleo appena formato:

difatti un piccolo foro sul lato corto adiacente

al candito, permette alle api di mangiarlo lentamente

(e al contempo di abituarsi al nuovo

ferormone della regina) permettendo alla regina

di fuoriuscire.

La dimensione e consistenza del candito, se

ben tarata permetterà la fuoriuscita della regina

dopo circa 2-3 giorni dall’introduzione della

gabbietta.

È importante che la famiglia che riceve la regina

sia orfana (accertarsi che non ci siano vergini

o altre regine non deponenti) e che non abbia

presenza di celle reali.

Ragion per cui, risulta strategico dare in accettazione

una regina ad un nucleo appena formato,

con telai provenienti da altro o altri alveari,

senza aspettare che le api percepiscano l’orfanità

e comincino a creare le nuove celle reali.

I nuclei nei quali verranno raccolte regine, saranno

quindi pronti a ricevere nuove celle reali,

preventivamente prodotte (10 - 11 giorni prima

del giorno della raccolta).

Questo sistema permette di produrre ciclicamente

le regine con i medesimi nuclei finché

sussistono le condizioni climatiche e ambientali.

Così come l’apertura, anche la chiusura della

produzione è dettata da:

• Temperature e importazione

Temperature troppo elevate, alle quali equivalgono

spesso cali importanti o addirittura

assenza di importazione, sono già un indicatore

importante di sospensione o termine produzione.

Ovviamente da contestualizzare in base alla

zona geografica.

Foto Erik Karits

• Presenza di fuchi

Una delle capacità del superorganismo è quella

di percepire quando l’allevamento dei fuchi ri-

10/2023 | Apitalia | 29


SPECIALE PROGETTO

FILIERA DELL’APE ITALIANA

Foto xiSerge

sulta essere una spesa energetica eccessiva in relazione

alle condizioni ambientali, per cui la deposizione

da fuco viene interrotta e spesso i fuchi

allontanati gradualmente fuori dall’alveare.

In stagioni particolarmente secche o avverse,

l’allevamento e il mantenimento dei fuchi da

parte degli alveari può essere anche anticipatamente

interrotto.

È necessario verificare la presenza di covata

maschile (telaio da fuco) negli alveari e accertarsi

che ci sia popolazione maschile all’interno

degli stessi (solitamente popolano i telai

esterni di scorte) per poter proseguire nella

produzione. Qualora, venissero a mancare

questi presupposti, la produzione va arrestata.

• Condizioni per la produzione.

Nel versante meridionale, i raccolti e le temperature

permettono di produrre anche a fine

estate (settembre), mentre per il versante settentrionale,

il mese di agosto risulta essere l’ultimo

mese idoneo agli accoppiamenti.

Tutti i processi lavorativi e produttivi sopra descritti

sono da contestualizzare all’interno di ciò che viene

definita stazione di fecondazione (S.F. in breve).

La S.F. è un areale che per condizioni climatiche

e territoriali risulta idoneo alla produzione

e moltiplicazione delle api regine.

Questa si compone di uno o più apiari di fecondazione,

dove verranno dislocati i nuclei

contenenti le vergini, e diversi apiari circostanti

contenenti alveari, i quali mediante l’apposito

telaio da fuco, produrranno i fuchi necessari per

gli accoppiamenti.

Tuttavia si parla di S.F. nel caso in cui sussistano

le condizioni per l’isolamento genetico e/o

saturazione ambientale con fuchi di origine genetica

nota; in caso contrario si parla semplicemente

di apiario di fecondazione dove le vergini

si accoppieranno con la popolazione circostante.

Quindi nello specifico l’aspetto strategico di

una stazione di fecondazione è il controllo dei

fuchi che parteciperanno all’accoppiamento.

Non potendo avere un controllo diretto sui fuchi,

il controllo va effettuato sull’appartenenza

genetica delle regine che produrranno i fuchi.

Difatti sarà compito dell’allevatore dislocare

all’interno della stazione di fecondazione (raggio

minimo 3 km) un numero proporzionato

di colonie con regine appartenenti alle linee

genetiche oggetto del piano di selezione destinate

alla produzione di fuchi.

30 | Apitalia |10/2023


Studi scientifici stimano la necessità di predisporre

circa 150-200 fuchi per ogni vergine da

fecondare, sebbene le vergini si accoppieranno

con un numero di 15-20 fuchi circa.

Ogni alveare ha una produzione media di 2500

fuchi, da questo dato si evince il rapporto di una

colonia produttrice di fuchi ogni 10 vergini.

Sarà ancora più importante sincerarsi dell’assenza

di alveari estranei al programma di selezione

medesimo.

L’isolamento genetico e il controllo dei riproduttori

è alla base del:

1. mantenimento degli standard sottospecifici:

avere la certezza dell’appartenenza

alla sottospecie dei riproduttori, in assenza

di materiale genetico estraneo all’interno

della S.F. permetterà di ottenere generazioni

successive con le medesime corrispondenze

sottospecifiche;

2. miglioramento genetico: il controllo dei

dei riproduttori, provenienti da specifica variproduttori,

provenienti da specifica valutazione

delle performance, permette l’ereditabilità

e la trasmissione dei caratteri, per i

quali i riproduttori sono stati selezionati, alle

successive generazioni.

Le peculiarità biologiche e genetiche delle api

ci spiega il perché per trasmettere i caratteri di

una regina, sia necessario far produrre i fuchi

alle figlie della regina interessata e non ad essa

direttamente.

Difatti i fuchi originano da uova non fecondate

(partenogenesi), per cui il loro corredo genetico

non avrà contributo paterno, ma esclusivamente

materno.

Poiché i caratteri di una regina (P) sono ereditati

ed espressi dalla sua progenie femminile (operaia

o regina che sia), i fuchi prodotti da una regina

figlia della regina (P) saranno portatori dei caratteri

della nonna (P).

Questo principio ci dice che se voglio trasmettere

i caratteri di una data regina, dovrò far produrre

i fuchi alle figlie della regina in questione.

Il vantaggio di questo principio ci permette an-

Foto Giancarlo Martire

10/2023 | Apitalia | 31


SPECIALE PROGETTO

FILIERA DELL’APE ITALIANA

che di produrre fuchi appartenenti alla sottospecie,

anche da regine non conformi, a patto

che la regina capostipite risulti conforme.

Nello specifico, partendo da una regina conforme,

possiamo produrre regine figlie (F1) delle

quali potremo ignorare la conformità in quanto

i fuchi prodotti (privi di contributo maschile)

saranno conformi.

In relazione a ciò, il principio base del controllo

dei riproduttori può essere rappresentato come

nello schema in alto in questa pagina.

AZIONE 5 (WP 1.5)

AUTOCONTROLLO

Mantenimento degli standard sottospecifici o

conservazione della sottospecie e miglioramento

genetico sono aspetti che non si escludono

reciprocamente, ma possono andare parallelamente:

ottenere un miglioramento genetico,

ovvero migliorare le performance delle colonie,

mantenendo una corrispondenza dei parametri

di appartenenza alla sottospecie, è un lavoro del

tutto attuabile.

Ciascun allevatore dovrebbe costituire e mettere

in atto, pertanto, un piano di controllo ben

codificato finalizzato alla verifica del lavoro in

corso e dei progressi ottenuti.Dal punto di vista

della corrispondenza alla sottospecie, la verifica

è abbastanza semplice e rapida.

La procedura di riferimento è l’esame morfometrico,

un esame di laboratorio attraverso il quale

(come espresso alla linea guida 1.1) si misurano caratteri

anatomici e la

cui elaborazione darà

la corrispondenza o

meno alla sottospecie

per cui è stato richiesto

l’esame.

La preparazione del

campione da analizzare

e spedire ai laboratori

di riferimento

(CREA-AA o altro

laboratorio accreditato)

è assai semplice:

sono necessari un contenitore “tipo urine” da 50

ml minimo, alcool 95° e un numero di api pari o

superiore a 30, preferibilmente giovani, con le ali

già sviluppate e non usurate (motivo per cui si

cerca di non campionare api appena sfarfallate e

api molto vecchie).

Per il campionamento basta attuare la seguente

procedura:

• individuare la colonia da campionare e preparare

l’etichetta con riferimento dell’apicoltore,

dell’apiario, dell’alveare, e la data del

campionamento (tracciabilità del campionamento);

• verificare che l’alveare abbia un identificativo,

altrimenti assegnarlo e contrassegnarlo;

• scegliere un favo con covata aperta (se presente,

altrimenti un favo interno);

• assicurarsi che la regina non sia presente

su quel favo;

32 | Apitalia |10/2023


• inserire circa 30 ml di alcol in ogni provetta;

• appoggiare la provetta sulle api presenti sul

favo e “strisciare” la provetta verso il basso, le

api cadranno dentro alla provetta. Ripetere

l’operazione fino a che la provetta non è piena

circa a metà di api (l’alcol deve comunque coprire

tutte le api).

È importante apporre un etichetta (attestanti i dati

di tracciabilità) esterna e una interna al flacone,

entrambe scritte a matita, di modo che l’eventuale

fuoriuscita di alcool non cancelli i riferimenti.

Un campionamento costante e proporzionale

alle regine prodotte e alla dimensione del parco

api di ciascun allevatore, è un approccio importante

che indica l’efficacia del lavoro svolto.

Difatti, la percentuale di corrispondenza dei

campioni può intendersi come espressione

dell’efficacia della stazione di fecondazione e

dell’isolamento genetico che è stato raggiunto.

Senza controllo delle colonie che popolano l’areale

di accoppiamento, le corrispondenze analitiche

saranno del tutto casuali e variabili, senza

dare indicazione sul lavoro effettuato.

Altra procedura del piano controllo, che ha una

duplice valenza (selezione e controllo), è il sistema

di valutazione delle performance (vedi linea

guida 1.2).

La valutazione interna o presso altri enti/apicoltori

delle regine prodotte è un indicatore

importante del miglioramento genetico attuato

nel lungo periodo, mentre può essere utilizzato

nel breve periodo come indicatore di efficacia

del piano di accoppiamento: cioè se gli accoppiamenti

pianificati tra le linee selezionate e

predisposte hanno soddisfatto le aspettative e i

risultati attesi.

Si tratta ovviamente di procedure assai lunghe

dal punto di vista temporale, pertanto si richiedono

molta costanza, risorse, preparazione e

competenze.

La comparazione dei dati attuali e dati pregressi

può dare una stima del livello di miglioramento

genetico (relativo ad uno o più caratteri) raggiunto.

Alla base del piano di controllo, è importante dotarsi

di un sistema di tracciabilità interno che permetta

all’allevatore di poter reperire rapidamente

le informazioni in merito ad una data regina.

È un sistema abbastanza elaborato la cui ampiez-

Foto 7854

10/2023 | Apitalia | 33


SPECIALE PROGETTO

FILIERA DELL’APE ITALIANA

za dipende dalla quantità di dati di cui si vuol tener

traccia, ma che non può prescindere di alcuni

dati fondamentali:

• codice della regina madre (da cui sono stati

effettuati i traslarvi);

• data di accoppiamento;

• stazione di fecondazione (nel caso in cui si disponga

di più S.F con contributo maschile

differente);

• codice della linea paterna, se nota e unica;

• numero alveare in cui è introdotta la regina.

Dietro l’elaborazione del codice ultimo di identificazione

della regina, esiste poi un sistema di

tracciabilità che agevola la produzione e l’identificazione

del prodotto in corso d’opera: si intende

quindi un sistema di tracciabilità che si

estende dal momento del traslarvo, fino alla raccolta

della regina deponente, registrando tutti i

passaggi. Nello specifico:

• tracciabilità data/cella/cassone: conoscere

l’appartenenza genetica delle celle all’interno

dei diversi cassoni e il tempi di maturazione.

• tracciabilità celle/nuclei/apiario di fecondazione:

conoscere quali celle (già con precedente

tracciabilità) sono state inserite in determinati

nuclei residenti in un determinato

apiario.

Il sistema di tracciabilià diventa quindi lo strumento

specifico e basilare anche nel processo di

pianificazione degli accoppiamenti e di miglioramento

genetico: cioè viene istituito l’albero

genealogico delle regine coinvolte nel piano di

selezione, tale da conoscere le correlazione e i

gradi di parentela tra gli individui all’interno, e

non solo, ad una specifica linea genetica.

Ciò permetterà all’allevatore o al tecnico di riferimento,

di tener conto dei gradi di parentela

nella pianificazione degli accoppiamenti, tale da

poter prevenire eventuali complicazioni dovute

a fattori di consanguineità tra i riproduttori.

BIBLIOGRAFIA

•Cornuet and Garnery 1991 Cornuet, J. M., Garnery,

L. (1991) Mitochondrial DNA variability in honeybees

and its phylogeographic implications. Apidologie.

22(6), 627-642.

•Garnery, L., M. Solignac, G. Celebrano, And J.-M.

Cornuet. 1993. A simple test using restricted PCR-amplified

mitochondrial DNA to study the genetic structure

of Apis mellifera. Experientia 49: 1016-1021.

•Magnus, R.M., Tripodi, A.D., Szalanski, A.L. (2014)

Mitochondrial DNA diversity of honey bees (Apis mellifera)

from unmanaged colonies and swarms in the

United States. Biochemical Genetics. 52(5-6):245-57.

•Meixner, M. D., Pinto, M. A., Bouga, M., Kryger, P.,

Ivanova, E., Fuchs, S. (2013) Standard methods for characterising

subspecies and ecotypes of Apis mellifera.

J. Apic. Res. 52(4), 1-28. https://doi.org/10.3896/

IBRA.1.52.4.05.

•Momeni, J., Parejo, M., Nielsen, R.O. et al. (2021)

Authoritative subspecies diagnosis tool for European

honey bees based on ancestry informative SNPs. BMC

Genomics 22, 101.

•Ruttner, F. (1988) Biogeography and Taxonomy of

Honeybees. Springer-Verlag, Germany.

•Ruttner, F., Tassencourt, L., Louveaux, J. (1978) Biometrical-statistical

analysis of the geographic variability

of apis mellifera L. I. material and methods. Apidologie.

9(4), 363–381.

•Techer, M.A., Clémencet, J., Simiand, C., Turpin, P.,

Garnery, L., Reynaud, B., et al. (2017) Genetic diversity

and differentiation among insular honey bee populations

in the southwest Indian Ocean likely reflect old

geographical isolation and modern introductions. PLoS

ONE 12(12): e0189234.

•Tiemann, K., Brückner, D. (1993) Zum Schwarmverhalten

der Sizilianischen Honigbiene Apis mellifera

sicula (Montagano 1911). Apidologie 24:365-374

AVVERTENZA

Le linee guida qui descritte concorrono alla formazione

del Disciplinare di produzione dell’ape italiana.

Laddove necessario, tali indicazioni potranno essere

integrate e/o modificate previa valutazione tecnicoscientifica.

34 | Apitalia |10/2023


Foto mondoapi.it


Foto mondoapi.it

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!