Apitalia 10_2023
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Apitalia - Corso Vittorio Emanuele II, 101- 00186 - Roma - ITALY - UE - ISSN: 0391 - 5522 - ANNO XXXXVII • n. 10 • Ottobre 2023 •- 733 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1 Comma 1 – Roma Aut. C/RM/18/2016
| Testata giornalistica fondata nel 1974 | Direttore Raffaele Cirone |
APE ITALIANA
Progetto “Filiera dell’Ape Italiana”
Partner di progetto
ANCHE LA GENETICA
DELLE API È
UNA COSA SERIA:
l’ape italiana è patrimonio
di interesse nazionale
Il CRT4 - Centro di Referenza Tecnica “Ape Italiana” è una attività finanziata
dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, ai
sensi della Legge 24 dicembre 2004, n. 313 recante “Disciplina dell’Apicoltura”.
Nell’ambito dei propri programmi di attività, il CRT4 ha sviluppato il Progetto “Filiera
dell’Ape Italiana” che promuove interventi di salvaguardia, selezione in purezza e impiego
di api regine italiane, definisce buone pratiche apistiche che preservino le popolazioni di api
autoctone tipiche o adattate nelle zone di confine, con l’obiettivo comune di favorire un modello di
apicoltura resiliente, rigenerativa e sostenibile.
Chi sceglie questo modello di apicoltura, che prevede l’utilizzo esclusivo di api italiane, privilegia il
territorio, la qualità, il benessere animale e si dissocia dall’utilizzo di ibridi interrazziali di api, dalla loro
manipolazione genetica, dall’utilizzo di regine provenienti dall’estero.
L’ape italiana ha doti di rusticità che si adattano ad un modello di apicoltura alternativo a quello
che ancora oggi si basa sullo sfruttamento intensivo delle colonie di api costrette agli eccessi del
nomadismo, delle nutrizioni stimolanti, delle selezioni di ibridi.
La “Filiera dell’Ape Italiana” si costituisce come soggetto capace di tenere in vita, invece, un modello
di apicoltura teso in primo luogo a salvaguardare il patrimonio apistico nazionale come un’eccellenza
biologica capace di offrire produzioni di elevatissima qualità.
Siamo contrari ai divieti, ma desideriamo affermare il principio che la “Genetica delle Api” è una cosa
seria, fatta di competenze tecniche e scientifiche, di etica professionale, di rispetto per l’ape italiana
come risorsa della biodiversità, principale insetto impollinatore e animale selvatico allevato a fini di
produzioni di qualità.
Se sei d’accordo con questi principi, aderisci alla “Filiera dell’Ape Italiana”.
CRT4-Ape Italiana
Centro di Referenza Tecnica finanziato dal MASAF
Coordinamento FAI-Federazione Apicoltori Italiani e MIC-Miele in Cooperativa
www.crt4.it - info@crt4.it
PREFAZIONE
L’APE ITALIANA
UN BENE COLLETTIVO
CHE VA SEMPRE TUTELATO
LE LINEE GUIDA
CHE SIAMO IMPEGNATI
A RISPETTARE
© RIPRODUZIONE RISERVATA
N
el proseguire l’azione avviata con il Progetto
Genapis.IT, per mappare le diverse popolazioni
di api presenti in Italia, il nuovo progetto
del CRT4 (Centro di Referenza Nazionale) per la Tutela
dell’Ape Italiana, ha scelto di impegnarsi sul coordinamento
di quei soggetti che storicamente hanno manifestato
attenzione e impegno alle politiche di salvaguardia
di questo patrimonio.
È in tale contesto che nasce il Progetto CRT4 “Filiera
dell’Ape Italiana”, promosso dalla FAI-Federazione Apicoltori
Italiani in collaborazione con MiC-Miele in Cooperativa,
il CREA-AA Agricoltura e Ambiente del Consiglio
Nazionale per la Ricerca e l’Analisi dell’Economia
Agraria, l’AIAAR-Associazione Italiana Allevatori Api
Regine. Progetto finanziato dal Ministero dell’Agricoltura,
delle Risorse Alimentari e delle Foreste.
Grazie a questa ulteriore collaborazione intendiamo consolidare
buone pratiche e criteri uniformi di intervento
nella delicata materia dell’impiego e della selezione del
materiale genetico delle api allevate in Italia. A partire
da popolazioni di sottospecie autoctone che, nelle aree di
incontro con altre sottospecie, hanno selezionato popolazioni
di api ambientate e adattate ai nostri territori.
Le schede informative che riportiamo in questo inserto
sono il frutto di una collaborazione - sia tecnica sia
scientifica - tra chi ogni giorno si confronta con i temi
della selezione e dell’allevamento delle migliori api regine
da introdurre nei nostri apiari. Un percorso che, con
la costituzione di una Filiera dell’Ape Italiana, si prefigge
di tutelare e consolidare quei caratteri che in migliaia
di anni hanno dato al patrimonio apistico il valore di un
bene di interesse collettivo.
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Foto mondoapi.it
Foto Franco Patrizia
SOMMARIO
Apitalia N. 733 | 10/2023
sommario
9
14
30
3 PREFAZIONE L’ape italiana
9 PRESENTAZIONE
10 IDENTIFICAZIONE DI STANDARD SOTTOSPECIE
Apis mellifera ligustica (Spinola, 1806)
Apis mellifera siciliana (Dalla Torre, 1896)
12 Metodi di analisi per la classificazione delle sottospecie
Metodi morfometrici
13 DNA mitocondriale
14 SNP
SPECIFICA TECNICA DI SELEZIONE APE ITALIANA
17 Produzione miele
Sviluppo della popolazione
18 Inclinazione della sciamatura
Docilità
20 Comportamento igienico
Procedura operativa
Verifica del risultato
21 Dinamica della popolazione della varroa
22 Stima della caduta naturale
Tasso di infestazione delle api adulte
Capacità di invernamento
23 SPECIFICA TECNICA DI MOLTIPLICAZIONE DELL’APE ITALIANA
27 SPECIFICA TECNICA DI PRODUZIONE CON APE ITALIANA
Condizioni climatiche
Importazione
Fuchi
29 Temperature e importazione
30 Presenza di fuchi
32 AUTOCONTROLLO
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Registro Stampa
Autorizzazione del Tribunale di Roma
n. 15447 del 01.04.1974
ISSN: 0391-5522 - Iscrizione R.O.C.: 26230
Editore
FAI Apicoltura S.r.l.
Corso Vittorio Emanuele II, 101 - 00186 Roma - Italia - UE
Telefono +39. 06. 6852556
info@faiapicoltura.biz
Direttore Responsabile
Raffaele Cirone
redazione@apitalia.net
Redazione e Segreteria
Corso Vittorio Emanuele II, 101
00186 Roma - Italia - UE
Telefono +39. 06. 6852556
redazione@apitalia.net
Grafica e Impaginazione
Alberto Nardi
redazione@apitalia.net
Stampa Tipografica
Grafica & Stampa di Malgarini Maria Carla
Via Pola, 197 int. 2 - Pomezia (Roma)
hanno collaborato a questo inserto
Parte progettuale
CREA-AA, FAI-Federazione Apicoltori Italiani, MIC-Miele in Cooperativa,
AIAAR-Associazione Italiana Allevatori Api regine.
Coordinamento tecnico scientifico
Cecilia Costa, Raffaele Cirone, Riccardo Terriaca
Consulenze e collaborazioni
Sedi territoriali e Associazioni aderenti FAI e Mic, Silvia Alesi, Nicola Caputo,
Giovanni Cilia, Raffaele Dall’Olio, Antonio De Cristofaro, Tiziano
Gardi, Vincenzo Lenucci, Daniele Mezzogori, Patrizia Milione, Alberto
Nardi, Alessandro Patierno, Sonia Petrarca, Fabrizio Piacentini, Silvia Piconcelli,
Lorella Ponzoni, Donato Rotundo, Chiara Sgarella.
Apitalia è opera protetta
Il periodico Apitalia è depositato con il n. 123854 del 17.12.2019 presso il Registro Pubblico Generale delle Opere Protette ai sensi della L. n.
633/1941, come certificato dalla Direzione Generale Biblioteche e Istituti culturali (Servizio II - Patrimonio bibliografico e Diritto d’Autore) del
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Copyright © 2023 “Apitalia” - Editrice FAI Apicoltura S.r.l. - Proprietà Letteraria, Artistica e Scientifica riservata ai sensi dell’art. 105 e per gli effetti dell’art. 103 della legge 22.04.1941, n. 633 sulla protezione del diritto d’Autore e
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marcatura dell’ape regina
Secondo un codice
standardizzato,
bianco giallo rosso verde azzurro
le regine sono marcate
con un colore (tabella a lato)
per permettere all’apicoltore
1 o 6 2 o 7 3 o 8 4 o 9 0 o 5
di riconoscerne l’anno di nascita (ultimo numero dell’anno di allevamento, esempio “2023”)
i nostri VALORI
Massimiliano Spinola:
nel 1806, a soli 23 anni, scoprì
e descrisse l’ape ligustica italiana.
Apitalia è impegnata
a tenerne viva la memoria.
“Il mio non sol, ma l’altrui
ben procuro” è il motto che
accompagna le firme storiche
dell’editoria apistica italiana
da cui Apitalia trae origine.
Una Giuria internazionale
ci ha premiati come miglior
rivista di apicoltura, per i
contenuti tecnico-scientifici
e la qualità fotografica.
La moneta di Efeso,
con l’ape come simbolo
riconosciuto a livello
internazionale già 500 anni
prima di Cristo.
Abbiamo sottoscritto
“Il Manifesto di Assisi”,
per un’economia a misura
d’uomo. Come apicoltori
ci riconosciamo nel Tau.
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Foto mondoapi.it
FILIERA DELL’APE ITALIANA
DISCIPLINARE DI PRODUZIONE
E UNIFORMAZIONE DELLE BUONE
PRATICHE DI ALLEVAMENTO
PRESENTAZIONE
Nel campo della genetica delle api ciò che conta è la fondatezza tecnica e scientifica di una modalità
di allevamento, come pure un metodo di lavoro che oltre ad essere una buona pratica apistica garantisca
la sistematica raccolta di dati. Elementi che nel tempo debbono essere valutati e confrontati al fine
di poter verificare e garantire il raggiungimento di risultati stabili e riproducibili (i caratteri delle linee
genetiche selezionate).
Dunque il mantenimento della qualità genetica del patrimonio apistico che intendiamo
tutelare e salvaguardare - anche in accordo con l’Albo Nazionale Allevatori Api Italiane -
passa da comportamenti uniformi che tutti gli allevatori e gli apicoltori sono chiamati
ad assumere, come pure dalla confrontabilità dei dati raccolti e dei risultati conseguiti.
La Filiera dell’Ape Italiana ha elaborato queste linee guida che
nell’insieme costituiscono il Disciplinare di riferimento collettivo,
cui guardare con il preciso intento di giungere al consolidamento dei
caratteri di conformità dell’ape italiana, ancora diffusamente presenti
nei nostri allevamenti.
La costituzione di un Consorzio a tutela del patrimonio apistico allevato
e dei capi così selezionati e riprodotti, mira inoltre a riportare nelle
mani degli allevatori italiani, il valore aggiunto che i caratteri dominanti
delle nostre sottospecie e delle popolazioni tra esse adattate hanno
preservato nei nostri variegati ambienti naturali.
Foto xiSerge
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SPECIALE PROGETTO
FILIERA DELL’APE ITALIANA
AZIONE 1 (WP 1.1)
IDENTIFICAZIONE DI STANDARD
SOTTOSPECIE APIS MELLIFERA
LIGUSTICA (SPINOLA, 1806)
APIS MELLIFERA SICILIANA
(DALLA TORRE, 1896)
APIS MELLIFERA LIGUSTICA
(SPINOLA, 1806)
A. m. ligustica è presente in tutta la penisola ed
in Sardegna; in quest’ultima isola sono presenti
anche popolazioni ibride con A. m. mellifera.
Nelle zone dell’arco alpino si rinvengono ibridi
con le sottospecie confinanti: A. m. mellifera
nella parte occidentale e centrale e A. m. carnica
nella parte centrale e orientale. A causa di
continue e massicce importazioni, l’ape ligustica
è presente anche in Sicilia dove però abbondano
popolazioni ibride dovute alla locale A.
m. siciliana. Di tutte le sottospecie dell’Europa
continentale, la ligustica è quella che ha avuto
la più piccola area originaria di distribuzione
a causa delle barriere montuose e marittime
entro le quali si è trovata confinata al termine
dell’ultima glaciazione. Tuttavia, la sua adattabilità
ad un ampio spettro di condizioni climatiche
ne ha permesso la colonizzazione in tutti
i continenti ove sia praticata l’apicoltura, tanto
che oggi è una delle sottospecie più diffuse nel
mondo.
Caratteristiche biologiche
e di comportamento
Le api della sottospecie A. m. ligustica sono
particolarmente attive, docili e con una spiccata
attitudine all’allevamento della covata, grazie
anche all’elevata prolificità dell’ape regina.
Nonostante l’eccezionale quantità di covata
deposta e allevata, è poco incline alla sciamatura.
Le colonie iniziano ad allevare covata sin
dalla fine dell’inverno e mantengono una area
di allevamento variabile a seconda dell’entità
del flusso nettarifero e pollinifero, sino ad autunno
inoltrato.
Caratteristiche morfologiche
All’aspetto, A. m. ligustica si distingue soprattutto
per il colore giallo-arancio dei primi urotergiti.
La Tabella 1 riporta i valori morfometrici (media
e deviazione standard) utilizzati per il riconoscimento
della sottospecie A. m. ligustica.
APIS MELLIFERA SICILIANA
(DALLA TORRE, 1896)
Le api della sottospecie siciliana sono diffuse
esclusivamente in Sicilia. La posizione
sistematica di A. m. siciliana rispetto alle altre
sottospecie mediterranee appare incerta;
tuttavia la caratterizzazione morfologica,
operata attraverso indagini biometriche sulle
popolazioni presenti sull’isola in epoca precedente
alla massiccia importazione di A. m. ligustica
dal continente, depone a favore dell’individualità
tassonomica dell’ape siciliana.
Ad oggi sono in atto importanti iniziative di
recupero, salvaguardia e mantenimento della siciliana
in purezza nelle isole minori e nelle zone
interne della Sicilia occidentale.
Caratteristiche biologiche
e di comportamento
Le caratteristiche biologiche di A. m. siciliana
riflettono, in parte, un adattamento a condizioni
ambientali di tipo mediterraneo e subtropicale,
con riferimento particolare ai fattori climatici
(estate calda e secca) e al comportamento di difesa
da alcuni predatori.
È una sottospecie abbastanza docile e dotata
di buona tenuta del favo. Utilizza abbondantemente
la propoli nella tarda estate e in autunno.
Le colonie allevano covata e mantengono fuchi
per quasi tutto l’anno, eccetto per un breve
periodo invernale. Alcuni studi riportano che al
momento della sciamatura vengono prodotte
un numero molto elevato di celle reali (Ruttner,
1988; Tiemann, 1993), ma rimane da valutare se
questo carattere sia ancora presente nella popolazione
attuale.
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SPECIALE PROGETTO
FILIERA DELL’APE ITALIANA
Tabella 1 - A. m. ligustica: valori medi e relativa deviazione standard di 17 caratteri morfometrici.
Caratteristiche morfologiche
A. m. siciliana si distingue a prima vista per il
colore scuro. Infatti i primi tergiti addominali
sono completamente bruni oppure presentano
solo macchie gialle, ma non bande. I peli del torace
e dell’addome sono giallastri e non grigi o
bruni come nelle altre razze scure. Rispetto alla
ligustica, inoltre, pur avendo dimensioni corporee
simili, presenta ali nettamente più piccole.
La Tabella 2 riporta i valori morfometrici (media
e deviazione standard) dei caratteri utilizzati
per il riconoscimento della sottospecie A. m.
siciliana.
METODI DI ANALISI
PER LA CLASSIFICAZIONE
DELLE SOTTOSPECIE
I campioni sono classificati come appartenenti
o meno alle sottospecie secondo il metodo
morfometrico. In casi dubbi, o per maggiore
definizione, possono essere affiancati i metodi
molecolari.
METODI MORFOMETRICI
Da ogni campione consegnato al laboratorio,
sono prelevate 18 api, dalle quali viene dissezionata
l’ala anteriore destra. Le ali sono montate
su pellicole da diapositive in modo da poterne
acquisire l’immagine mediante uno scanner.
Successivamente l’immagine, inviata ad un PC,
viene visualizzata sul monitor e sottoposta a misurazione
per mezzo di un software specifico,
ottenendo i parametri alari riportati nella tabella.
I risultati dei caratteri alari così ottenuti
vengono sottoposti ad analisi statistica multivariata
discriminante, utilizzando un data base di
riferimento, fino ad ottenere la classificazione
del campione.
In aggiunta ai dati relativi all’ala e all’elaborazione
statistica conseguente, viene effettuata la
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Tabella 2 - A. m. siciliana: valori medi e relativa deviazione standard di 17 caratteri morfometrici.
valutazione della pigmentazione del terzo tergite
addominale seguendo la scala empirica di
Goetze (Ruttner e coll., 1978).
Elaborazione dati ed espressione dei risultati:
• per ogni campione la media dei valori dei
parametri alari misurati su 18 individui viene
sottoposta ad analisi multivariata discriminante
e la classificazione avviene secondo le
probabilità a posteriori. Il risultato di conformità
alare si assegna quando la probabilità a
posteriori dell’analisi discriminante è superiore
o uguale a 90%.
• per ogni campione la pigmentazione del terzo
tergite di 18 individui viene valutata secondo
le classi di Goetze. La conformità si assegna
quando la media ha valore compresi tra la media
e due volte la deviazione standard riportata
in Tabella 1 (A. m. ligustica) o in Tabella 2
(A. m. siciliana).
DNA MITOCONDRIALE
Usato in studi di genetica di popolazione, soprattutto
considerando la regione intergenica
tRNAleu-COX2 (precedentemente nota
come COI - COII) (Garnery et al. 1993).
Sulla base della variabilità in questa regione
sono state confermate le linee evolutive determinate
da studi morfometrici, corrispondenti
ai diversi areali di origine e distribuzione
delle popolazioni di Apis mellifera (Cornuet
and Garnery 1991). La regione COI - COII
è composta da alcune sequenze che possono
essere o meno presenti, oppure ripetersi. Sulla
base della composizione di queste sequenze e
delle loro variazioni sono individuati i cosiddetti
“aplotipi”, denominati secondo le linee
filogenetiche individuate con la morfometria
di Ruttner, con cui in gran parte si sovrappongono,
ovvero A (linea Africana), M (linea
Europa centrale), C (linea Europa Sud-Est),
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SPECIALE PROGETTO
FILIERA DELL’APE ITALIANA
O (linea Europa medio-orientale, in seguito
distinta come Y e Z trovate essere più presenti
in Africa). All’interno di ogni raggruppamento
si trovano variazioni minori, con
aplotipi che mantengono la stessa lettera ma
a cui viene aggiunto un numero. Sono stati
descritti una cinquantina di aplotipi.
Sono considerati conformi alla sottospecie
A. m. ligustica campioni il cui aplotipo, per
la regione intergenica tRNAleu-COX2, corrisponda
a C1 e M7 (ulteriori riferimenti in
Meixner et al., 2013, Magnus et al. 2014, Techer
et al., 2017), mentre per la sottospecie
A. m. siciliana sono considerati conformi gli
aplotipi A.
Il DNA mitocondriale è ereditato per via materna,
quindi nel caso di analisi di api di una
colonia fornisce informazioni relative alla regina,
ma non ai fuchi con cui si è accoppiata.
SNP
Gli SNP (single nucleotide polymorphism) sono
differenze puntiformi tra i genomi di due o
più campioni, ovvero cambiamenti in un’unica
base in una data posizione di una sequenza
di DNA. Gli SNP sono presenti in tutto il
genoma, e le attuali tecniche di sequenziamento
di genoma intero e di bioinformatica
permettono di individuare SNPs che possono
fungere da marcatori. Analisi basate su SNP
sono già applicate in diversi campi (medico,
selettivo, filogenetico) per specie animali e
vegetali, tuttavia i costi per la messa a punto
di pannelli di marcatori informativi sono alti.
Nelle api alcuni pannelli di SNP sono già stati
sviluppati, sia a fini di ricerca che commerciali.
In particolare, nell’ambito di un progetto
UE (SMARTBEES), utilizzando un vasto
campionamento a livello europeo, e usando
come base la classificazione morfometrica, è
stato prodotto un pannello di 4094 SNP per
l’identificazione di 14 sottospecie (Momeni et
al, 2021), disponibile commercialmente (EU-
ROFINS).
AZIONE 2 (WP 1.2)
SPECIFICA TECNICA DI SELEZIONE
APE ITALIANA
Gli allevamenti da reddito, e la stessa apicoltura,
spesso richiedono prestazioni performanti: prevale
così l’interesse per le maggiori produzioni e per
alcune caratteristiche comportamentali che in natura
non sempre si esprimono agli alti livelli attesi
da un’impresa a esclusivo indirizzo economico.
C’è quindi bisogno di accelerare il processo di selezione
naturale e, contestualmente, di migliorare
anche le risorse genetiche offerte dal territorio.
Tale processo di miglioramento, tuttavia, dovrebbe
essere prevalentemente indirizzato alla
correzione di anomalie e forzature introdotte
dall’uomo, come pure orientato ad un graduale
adattamento ai caratteri delle popolazioni di api
che meglio rispondono ai mutamenti climaticoambientali.
La rapidità di tali fenomeni, infatti,
rispetto alla capacità di reazione e selezione naturale
delle api, va comunque raccordata con la necessità
di mantenimento del patrimonio genetico
dell’ape italiana al fine di preservare la straordinaria
sintesi biologica e l’equilibrio che le popolazioni
di api presenti sul nostro territorio hanno
saputo tra loro realizzare, custodendo ciascuna le
caratteristiche funzionali tipiche di un’apicoltura
moderna e specifiche del patrimonio genetico
che l’Italia intende preservare e valorizzare.
Gli apicoltori, pertanto, pur traendo vantaggio
nell’utilizzare regine che riescono ad esprimere
caratteristiche fenotipiche sopra la media e che
abbiano comportamenti omogenei, in modo
da poter ottimizzare una gestione “cadenzata” e
“calendarizzata” degli apiari, dovrebbero sempre
tenere presenti gli orientamenti di carattere generale
e di interesse collettivo, insieme a quelli di
interesse aziendale.
Quindi, oltre ad essere in grado di produrre eccellente
qualità biologica, è necessario mettere in
aIo un programma di selezione permanente sul
materiale che tutti siamo impegnati a riprodurre.
Questi sono esattamente gli obiettivi della selezione:
individuati i “confini” della popolazione su
cui lavorare (nel caso specifico tali confini sono
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rappresentati dalla conformità all’ape italiana), è
necessario misurare i caratteri di diverse colonie
al fine di individuare il riproduttore che meglio
esprime le caratteristiche desiderate; è necessario
poi evidenziare le diversità tra i vari riproduttori,
al fine di differenziare il prodotto da immettere
sul mercato. Come ultimo punto è indispensabile
mettere in atto strategie di controllo dell’accoppiamento
dei riproduttori scelti, al fine di consentire
un rapido progresso del percorso di selezione.
In ogni programma di selezione va considerato che
• la diversità è alla base della vitalità, e la selezione
opera nella direzione opposta;
• la selezione per linee serve a concentrare il carattere
desiderato;
• la diversità delle linee è utile a mantenere la
vitalità della popolazione;
• la selezione per incrocio di più linee è utile
per generare una combinazione delle caratteristiche,
sfruttando il vigore dovuto al massimo
effetto di eterosi.
I principi generali a cui attenersi sono da ricondurre
ad uno schema di selezione generale che
si basa sull’individuazione di individui riproduttivi,
in linea femminile e maschile, attraverso
il sistema di valutazione delle performance.
Uno schema sintetico di riferimento può essere
il seguente.
Il primo anno verranno formati nuclei (cercando
di garantire le stesse dimensioni in termini
di popolazione, covata e condizioni igieniche/
sanitarie) nei quali verranno inseriti uno o più
gruppi di regine sorelle (8-10 regine per linea)
appartenenti alla stessa linea genetica, accop-
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SPECIALE PROGETTO
FILIERA DELL’APE ITALIANA
piatesi nello stesso giorno e medesimo apiario.
Qualora non sia adottato un sistema di tracciabilità
genetica, è necessario adottarne uno in
quanto fondamentale per la gestione e l’impostazione
dei piani di selezione.
Queste colonie, nella stagione successiva (secondo
anno), saranno sottoposte a valutazione (secondo
il modello europeo di valutazione) delle
performance per la stima dei valori genetici.
Sulla base di quest’ultimi, verranno individuati i
migliori individui che andranno a costituire le madri,
le quali verranno poi riprodotte nel terzo anno.
È bene mettere in valutazione diversi gruppi di
sorelle in modo da ottenere più madri appartenenti
a linee genetiche distanti e non incorrere
in problematiche dovute a consanguineità tra
riproduttori.
Nel terzo anno, la regina identificata come capostipite
della linea maschile, verrà riprodotta e
le regine figlie ricavate saranno inserite in appositi
alveari per la produzione dei fuchi.
Il rapporto di alveari a fuchi/regine da fecondare
è di 1 alveare per ogni 10 regine vergini, ove
il metodo di produzione di fuchi sia incentivato
tramite apposito favo a cella maschile.
Il controllo del momento dell’accoppiamento e
quindi il controllo delle genetiche a cui appartengono
fuchi e regine, è fondamentale per il
miglioramento delle performance delle future
generazioni.
La regina identificata invece come capostipite
materna, verrà utilizzata per la produzione di
vergini, le quali si andranno ad accoppiare con i
fuchi prodotti.
16 | Apitalia |10/2023
A tal fine è fondamentale l’individuazione di un
areale di fecondazione idoneo, a bassa densità
apistica, da saturare con la propria popolazione
maschile.
Già dal terzo anno o dal successivo, verranno
costituiti nuovamente nuclei per la valutazione
delle performance come sopra descritto.
Questo permetterà la valutazione dei progressi
ottenuti dal controllo degli accoppiamenti e
l’individuazione delle future madri.
È comunque necessario e fatto obbligo sottoporre
ad esame morfometrico le regine che verranno
individuate come riproduttori prima che
queste vengano utilizzate.
In ogni programma di selezione la “valutazione”
svolge un ruolo centrale.
Il modello di valutazione delle performance
delle colonie di api è basato sulla misurazione
più o meno oggettiva dei caratteri manifestati.
I caratteri genetici di una regina sono espressi
attraverso il comportamento della prole, pertanto
attraverso l’osservazione e la valutazione della
colonia, è possibile stimare e dare un valore per i
diversi caratteri osservati.
Il modello di valutazione conta diversi caratteri
come oggetto di valutazione; può tuttavia variare
e ampliarsi a seconda dell’obiettivo del piano
di selezione.
È buona prassi considerare almeno i seguenti
tratti:
• Produzione di Miele;
• Sviluppo popolazione;
• Inclinazione alla Sciamatura;
• Docilità;
• Comportamento Igienico;
• Controllo dell’infestazione da Varroa;
• Capacità di invernamento
Questi caratteri vengo misurati con un valore
compreso in una scala da 1 a 4, dove 1 è insufficiente
e 4 ottimo.
La valutazione inizia generalmente in autunno,
o comunque dal momento in cui si è certi che
il ricambio genetico di api sia completato negli
alveari oggetto di valutazione.
Le indicazioni su appartenenza genetica e ambiente
di valutazione, sono la base per l’elaborazione
dei valori genetici.
I valori genetici possono essere elaborati, nel
sistema BeeBreed, da un algoritmo (BLUP)
capace di scorporare l’influenza dell’ambiente e
della tecnica apistica sulle performance misurate,
a patto che le colonie di ogni apiario abbiano
goduto dello stesso trattamento (tecnica apistica)
e del medesimo ambiente.
PRODUZIONE MIELE
La produzione di miele viene misurata pesando
i melari ad ogni prelievo di miele, che avverrà
simultaneamente per tutte le colonie in
valutazione. Per la rilevazione è sufficiente una
bilancia con precisione di 0,1 kg. La tara si può
considerare ininfluente se si utilizzano melari
dello stesso modello. E’ conveniente tenere annotati
separatamente i valori di produzione dei
diversi raccolti, in modo da poter documentare
la capacità di una colonia di sfruttare una particolare
risorsa nettarifera o un preciso momento
della stagione. Ai fini del programma di miglioramento
è necessario rilevare il peso complessivo
della produzione di una famiglia nell’arco
dell’intera stagione. Eventuali nutrizioni,
aggiunte e/o rimozioni di favi con scorte non
dovrebbero avvenire: qualora necessarie vanno
annotate. Il miele immagazzinato nei telai da
nido non rientra nel dato sulla produttività. Nei
periodi invernali è necessario quantificare anche
il consumo delle scorte di ogni famiglia o
eventuali nutrizioni fornite, in quanto questo
valore andrà sottratto alla produzione dell’anno
precedente. Per tale misurazione, ove non sia
possibile farla con bilance pesa-alveari, è sufficiente
utilizzare il “metodo in sesti” con due
rilevazioni (una all’invernamento e una alla fuoriuscita
dell’inverno). Alcuni selezionatori sono
propensi a misurare la produzione di miele in
un intervallo di due stagioni, anziché una. E’
possibile, per chi volesse acquisire anche questo
dato, utilizzare un sistema che consente di
non dover attendere il termine della stagione
per avere comunque un dato sulla potenzialità
10/2023 | Apitalia | 17
SPECIALE PROGETTO
FILIERA DELL’APE ITALIANA
di raccolto di una famiglia: all’inizio del primo
flusso nettarifero principale (es: sulla al Centro-
Sud, acacia al Nord), si collocano i melari contemporaneamente
sulle famiglie e li si pesano
dopo 3 giorni di raccolto.
SVILUPPO DELLA POPOLAZIONE
Dipende da numerosi fattori, direttamente associati
alla regina (es: tasso di deposizione giornaliero),
dipendenti dal momento stagionale (flussi
nettariferi, infestazione da varroa), dalla gestione
dell’alveare e non ultimo da comportamenti
collettivi della colonia. A seconda dell’obiettivo
si possono scegliere dunque diverse metodologie
per valutare lo sviluppo di una colonia di api.
Tuttavia, l’incremento del numero di api adulte
e dell’area di covata sono parametri utili a diversi
scopi: sono correlati all’adattamento locale, alla
capacità di invernamento e riflettono inoltre una
potenziale capacità produttiva della colonia stessa.
Pertanto, ispezioni periodiche mirate a misurare
la quantità di api e covata presenti, sono
indispensabili. Uno dei metodi più utilizzati,
in quanto rappresenta un compromesso accettabile
tra sforzo nel rilevamento e accuratezza
del risultato, è il “controllo in sesti” della colonia.
Il metodo del “controllo in sesti” consente
di valutare contemporaneamente alla forza della
famiglia anche la qualità nella “organizzazione
del nido”: la capacità delle api di sfruttare i favi
per l’immagazzinamento di miele e polline è
profondamente diversa e una attenta ispezione
può evidenziare le famiglie che siano più precoci
nell’allontanare le scorte in primavera, consentendo
un rapido sviluppo alla famiglia, oppure
quelle più prudenti, rapide nell’immagazzinare
scorte vicino al nido al termine dell’ultimo raccolto
importante della stagione. Sempre durante
il controllo in sesti si ha la possibilità di valutare
la qualità della covata in termini di “compattezza”,
ovvero la regolarità e l’ordine nella costruzione
dei favi. Tali ulteriori rilevamenti possono
essere annotati e rivelarsi utili al momento di
prendere le decisioni su quali individui selezionare
per le future generazioni.
INCLINAZIONE DELLA SCIAMATURA
Misura l’istinto della colonia a sciamare e la
sua persistenza. Si rileva nel periodo della
sciamatura, ossia in corrispondenza del primo
flusso nettarifero importante in stagione, ispezionando
ogni telaino della colonia ad intervalli
regolari (7-9giorni). È necessario rilevare
il dato assegnando un punteggio da 1 a 4, ma
come nota ulteriore è possibile registrare anche
il numero di celle reali allevate da ogni
famiglia.
1 = elevata
Febbre sciamatoria: la colonia sciamata o che
sta per sciamare può essere controllata solo con
interventi radicali (es. divisione famiglia e formazione
nucleo).
2 = moderata
Elevata tendenza alla sciamatura, indicata da
continua costruzione di celle e manifestazione
sintomi tipici (riduzione covata, snellimento regina,
riduzione costruzione dei favi, ecc.).
3 = scarsa
Bassa tendenza alla sciamatura, con presenza di
celle reali ma senza sintomi evidenti (può essere
risolta con la distruzione delle celle e l’inserimento
di fogli cerei).
4 = assente
La colonia non manifesta tendenza a sciamare.
(non c’è presenza di celle reali).
Al fine di valutare questo parametro in modo
obiettivo, non bisogna tenere conto di eventuali
celle di sostituzione. Il punteggio associato alla
colonia a fine stagione sarà il valore più basso
rilevato nell’arco della stagione.
Un criterio di scelta di questo tratto è la “giusta
propensione alla sciamatura” tenendo ben
presente la considerazione che la vitalità di una
famiglia si misura anche dalla sua voglia di riprodursi
e, quindi, dal suo istinto a garantire la
perpetuazione della specie.
18 | Apitalia |10/2023
DOCILITÀ
È la tendenza delle api a pungere se infastidite.
Nuovamente, è necessario rilevare il dato mediante
un punteggio utilizzando una scala da 1
a 4 (volendo utilizzando anche i “mezzi punti”).
Non è necessario rilevare questo parametro
ad ogni ispezione, ma è importante valutare le
colonie tutte contemporaneamente ed avendo
cura di rilevarla durante giornate in cui le condizioni
di lavoro siano ottimali. Nelle giornate
in cui si desidera rilevare questo parametro, è
bene ridurre l’uso del fumo all’apertura delle
casse. È inoltre importante estrarre delicatamente
il primo favo di ispezione, avendo cura
di non schiacciare api per non scatenare l’aggressività.
1 = aggressive
Le api attaccano anche se non disturbate (non
rispondono all’utilizzo del fumo).
2 = poco aggressive
Visitabili, singole api attaccano e pungono durante
la visita (nonostante l’utilizzo costante di fumo).
3 = mansuete
La colonia può essere facilmente visitata senza
essere punti (utilizzando il fumo con moderazione).
4 = molto mansuete
Non sono necessari fumo e indumenti protettivi
durante la visita.
A fine stagione si farà la media dei punteggi rilevati.
Anche in questo caso, la valutazione selettiva
dovrà premiare i livelli “giustamente docili”,
ricordando che la capacità di difesa delle api è
anch’essa un istinto che va preservato perché legato
alla “vitalità”.
NOTA: negli apiari di valutazione dove più
alveari sono alloggiati sul medesimo
supporto, la rilevazione di tale dato
può essere influenzato dall’ordine di
visita; ad ogni controllo sarà dunque
utile variare l’ordine con cui si ispezionano
gli alveari, per non “avvantaggiare”
alcuni alveari rispetto ad altri.
Foto Cornelia Arbaoui
10/2023 | Apitalia | 19
SPECIALE PROGETTO
FILIERA DELL’APE ITALIANA
COMPORTAMENTO IGIENICO
Misura la capacità di una colonia di individuare
covata morta e la sua tempestività nel rimuovere
tali larve. La misurazione di questo carattere può
dunque essere di estremo interesse in programmi
di allevamento e selezione che abbiano tra
gli obiettivi la resistenza a patogeni e parassiti. È
un metodo poco invasivo ma, al fine di misurare
questo comportamento è necessario uccidere
alcune larve: le principali modalità con cui farlo
sono il “pin test”, il congelamento di una porzione
di covata mediante l’utilizzo di azoto liquido
(direttamente versato sul favo oppure con rimozione
di una porzione di favo, successivamente
ricollocata) oppure l’utilizzo di calore. A distanza
di un intervallo di tempo noto si andrà poi ad
annotare la percentuale di larve completamente
rimosse e questo dato è la stima del “comportamento
igienico” di una colonia. È necessario ripetere
il test almeno due volte nell’arco della stagione,
lasciando intercorrere almeno 40 giorni tra
un test ed il successivo. L’utilizzo del “pin test” è il
più praticabile, economico e sicuro per l’operatore.
È un metodo che si presta ad essere effettuato
anche su un numero molto elevato di colonie.
Materiale necessario:
• una pinzetta per ciglia;
• una cornice romboidale che includa circa 100
celle di covata da operaia;
• spilli entomologici “misura 2”;
• un pennarello a vernice a punta soffice o vernice
marca-regine o correttore tipografico “bianchetto”.
• si forano 50 celle di covata opercolata con
lo spillo, procedendo da sinistra a destra partendo
dalla prima riga in alto; vengono saltate
nella conta eventuali celle che non contengano
covata; prestare attenzione a forare nel
centro dell’opercolo ed andando in profondità
per l’intera altezza della cella;
• viene marcata con il pennarello o il marca regina
la cella numero 51;
• viene annotato il numero di celle che sono
state saltate nella conta;
• viene annotato l’orario in cui il test è stato eseguito;
• viene inoltre marcato il favo su cui è stato
eseguito il test prima di riporlo nella sua posizione
originale, al fine di facilitarne l’individuazione
al momento della verifica del risultato.
VERIFICA DEL RISULTATO
Trascorse 6-18 ore dalla foratura si esegue la
PROCEDURA OPERATIVA
• Aiutandosi con la pinzetta per aprire gli opercoli,
si identifica una zona di covata compatta
sufficientemente ampia (10 x 10 celle) che
ospiti giovani pupe (stadio di sviluppo occhi
bianchi/occhi rosa);
• si posiziona la cornice romboidale sull’area di
covata così individuata;
• con il pennarello o la vernice si marcano gli
opercoli degli angoli in alto a sinistra e in basso
a destra;
20 | Apitalia |10/2023
lettura del risultato, vengono contate le celle
ancora opercolate; questo numero è sottratto da
50 e fornisce il numero di celle disopercolate e
rimosse; il valore così ottenuto moltiplicato per
2 corrisponde alla percentuale di celle rimosse.
Il test va ripetuto un minimo di 2 volte durante
la stagione attiva, lasciando intercorrere almeno
40 giorni dalla costituzione della colonia e almeno
un mese tra un test ed il successivo.
Il comportamento igienico della colonia sarà
ottenuto calcolando la media aritmetica dei
valori rilevati nella stagione. È utile operare in
giornate in cui le condizioni di lavoro sono ottimali,
evitando momenti di intenso raccolto.
NOTA: Il potere discriminatorio del test
aumenta quando la media del risultato
ottenuto tra tutte le colonie
ispezionate è di circa il 50% nell’intervallo
di tempo scelto. Pertanto, se
la media ottenuta è inferiore al 50%,
si può rileggere il risultato qualche
ora più tardi; diversamente, se la
media ottenuta è molto superiore al
50%, un intervallo di tempo più breve
è consigliabile alla successiva ripetizione
del test.
DINAMICA DI POPOLAZIONE
DELLA VARROA
Un parametro potenzialmente indicativo di
tolleranza alla Varroa è desumibile dalla capacità
delle api di controllare il tasso di crescita
degli acari stessi nell’arco della stagione. Questo
viene stimato misurando regolarmente il
tasso di infestazione della colonia. Collegato
a questo aspetto vi sono anche altri fattori,
non direttamente imputabili alla migliore
10/2023 | Apitalia | 21
SPECIALE PROGETTO
FILIERA DELL’APE ITALIANA
performance delle operaie (come ad esempio
una minore fertilità degli acari stessi, oppure
una non regolare attività di deposizione della
regina). Tuttavia, è nuovamente un carattere
adottato da alcuni selezionatori per riprodurre
colonie (o acari!) dalle caratteristiche desiderate.
A seconda del momento stagionale,
i metodi adottati possono utilizzare la conta
della mortalità naturale degli acari, l’infestazione
sulle api adulte oppure l’infestazione
nelle celle di covata opercolata. Tutti questi
metodi di rilevamento hanno un margine di
incertezza più o meno ampio. Pertanto, per
irrobustire il risultato, è utile ripeterli nella
stagione, anche se l’impegno richiesto può a
volte essere notevole.
Ciò premesso, si suggerisce la seguente procedura:
• stimare la caduta naturale in primavera;
• valutare il tasso di infestazione sulle api adulte
in estate/autunno.
STIMA DELLA CADUTA NATURALE
In periodo di buona importazione di polline, disporre
sul vassoio del fondo mobile precedentemente
pulito olio di vaselina o un foglio adesivo;
ogni 5-8 giorni sostituire il fondo e procedere
alla conta degli acari presenti; ripetere l’operazione
sino a coprire un intervallo di tre settimane.
La somma degli acari contati nel periodo va divisa
per il numero esatto di giorni di rilevazione del
dato: il valore ottenuto va annotato come “tasso
di mortalità giornaliera” degli acari.
TASSO DI INFESTAZIONE
DELLE API ADULTE
Può essere calcolato mediante il metodo dello
“zucchero a velo” o attraverso il “lavaggio di
api” con acqua saponata o soluzioni alcoliche.
I protocolli di questi metodi sono facilmente
reperibili e sono anche disponibili dispositivi
commerciali utili allo scopo.
La scelta del metodo è lasciata libera, raccomandando
le seguenti indicazioni generali: operare
in condizioni favorevoli in assenza di saccheggio,
utilizzare una bilancia da cucina (precisione 1
o 2 grammi) per pesare le api e di conseguenza
derivarne il numero (10 api adulte sono circa 1
grammo), utilizzare non meno di 300 api ad ogni
controllo, agitare per almeno 60 secondi prima di
procedere alla filtrazione degli acari e successiva
conta degli stessi. Il numero acari diviso per il
numero delle api (moltiplicato per 100) restituisce
il valore percentuale del tasso di infestazione.
Ripetendo la prova mensilmente nella stagione
attiva, si ha una stima del tasso di crescita della
popolazione di acari all’interno della colonia.
CAPACITÀ DI INVERNAMENTO
Una caratteristica correlata all’adattamento
alle condizioni locali. Diverse linee genetiche
si comportano in modo differente alla fine
dell’estate: alcune interrompono precocemente
la deposizione di covata, altre la protraggono;
la capacità di produrre api svernanti di buona
qualità e in numero sufficiente a passare
l’inverno è un importante parametro. Il momento
di interruzione della covata, se esiste,
è un dato rilevante. Così come la capacità di
muovere le scorte e renderle accessibile ad un
glomere compatto. Sebbene la sensibilità del
selezionatore giochi un ruolo importante in
questo genere di valutazioni, è comunque necessario
produrre degli “indici” utili a misurare
la capacità di svernamento, per tradurre le
osservazioni in numeri. La forza della colonia
viene misurata con il “metodo in sesti” precedentemente
descritto, ad un intervallo temporale
ben definito: ad esempio una misurazione
prima dell’invernamento (ottobre, novembre),
ed una misurazione all’uscita dell’inverno (in
corrispondenza del primo apporto di polline
disponibile, comunque prima della nascita di
molte api nuove). Il consumo di scorte viene
derivato dalla misura in sesti, tenendo anche
conto di eventuali nutrizioni che si fossero rese
necessarie nell’inverno. Un semplice indice di
invernamento per ciò che riguarda le api adulte
(IA) è calcolato come segue IA = (n° di api a
fine inverno) / (n° api inizio inverno). Questo
22 | Apitalia |10/2023
Foto xiSerge
indice può poi essere combinato ad un secondo,
analogo, relativo al consumo di scorte. In
generale, un alto indice di invernamento e un
basso consumo di scorte sono indicatori di una
colonia in buono stato sanitario oltre che di
interruzione prolungata della covata, capacità
di termoregolare in modo efficiente e di mantenere
un glomere stabile. Questo indice può
inoltre essere successivamente correlato alla
capacità di ripresa primaverile.
AZIONE 3 (WP 1.3)
SPECIFICA TECNICA
DI MOLTIPLICAZIONE
DELL’APE ITALIANA
La moltiplicazione delle api regine è un processo
multistrutturale che va ad emulare, quanto
più fedelmente possibile la dinamica naturale
delle api all’interno dell’alveare, la genesi di una
nuova regina durante la riproduzione dell’alveare
o sostituzione della regina.
È importante curare i dettagli durante la fasi
assicurandosi che le conduzioni di allevamento
siano ottimali e funzionali ad un prodotto finale
biologicamente qualitativo e performante.
Il modello di produzione è ovviamente successivo
alla scelta del riproduttore, ovvero della regina
da cui verrà attinto il materiale genetico di
partenza, e può essere così schematizzato:
1. traslarvi
È il primo passo del
processo di produzione
delle celle reali
ed è la fase in cui le
larve idonee saranno
Foto 1
prelevate dal favo deposto
dalla regina madre e dislocate nei cupolini
calibrati da cella reale.
Le larve ritenute idonee sono larve d’età compresa
tra le 24 e le 48 ore di sviluppo a partire
dall’ovodeposizione, spingendosi sino ad un
10/2023 | Apitalia | 23
SPECIALE PROGETTO
FILIERA DELL’APE ITALIANA
massimo di 72 ore (Foto 1).
La necessita di reperire larve a stadi di sviluppo
così precoce risponde a due esigenze: la
prima biologica, ovvero saranno larve ancora
nutrite esclusivamente con pappa reale e quindi
“lontane” dall’inversione di casta; la seconda
di natura strettamente tecnica, ovvero l’utilizzo
di larve di età compresa tra le 24 e le 48 ore
ci garantisce la maturazione della cella reale e
il suo sfarfallamento dopo l’undicesimo giorno
dal traslarvo.
Sul cupolino di destinazione è bene mettere una
goccia di pappa reale per facilitare il rilascio della
larva, evitandone il danneggiamento: tuttavia
esistono diverse tecniche di traslarvo che vengono
definite a “secco”, cioè che non prevedono
l’utilizzo di pappa reale sul fondo della cella.
In commercio oggi esistono sia cupolini in cera
d’api sia in plastica.
La principale differenza sta nella forma: la classica
forma a “ mezzo uovo” quella di cera, semicilindrica
quella in plastica.
Ad oggi non sono note differenze sostanziali
nell’utilizzo della cera piuttosto che della plastica,
benché la prima abbia un impatto ecologico
positivo e rispetti l’utilizzo di matrici naturali.
Altro fattore che incide notevolmente sulla
buona riuscita e sulla qualità del traslarvo è
l’ambiente di lavoro.
Effettuare numerosi traslarvi vuol dire mettere
la covata fresca per un tempo variabile in condizioni
differenti da quelle ideali e controllate
all’interno dell’alveare, ma soprattutto essendo
ancora disopercolata risulta essere facilmente
suscettibile alle variazioni termiche.
È pertanto fondamentale individuare un locale
chiuso a temperatura “controllata”, evitando luoghi
di fortuna e ambienti esposti a fattori climatici.
2. maturazione celle reali
Una volta effettuati i traslarvi, questi verranno
inseriti in appositi alveari (cassoni) i quali si occuperanno
dell’accettazione e della nutrizione.
Si definiscono cassoni, alveari orfani o semiorfani,
a cui viene affidata la nutrizione, l’opercolatura
e la maturazione delle celle reali.
Ad oggi esistono diversi modelli di cassoni che
differiscono l’uno dagli altri per forme e dimensioni
(in termini di covata e popolazione al suo
interno).
I principali cassoni utilizzati nel panorama italiano
ad oggi risultano esser 3:
Cassone a favo caldo (Foto 2):
è un cassone da 10 o
12 telai Dadant Blatt,
Foto 2
ruotati orizzontalmente
di modo che la
faccia del telaio risulti
parallela alla fessura
d’uscita.
La sezione anteriore, che accoglie 3 telai più il
portastecche, è orfana ed è separata tramite escludiregina
verticale dalla sezione posteriore dove
trovano alloggio i restanti telai con la regina.
È un cassone caratterizzato da un’ampia popolazione
che garantisce un’ottima nutrizione e
mantenimento delle condizioni ideali di sviluppo
delle celle reali.
Nel rispetto della qualità, il numero medio/
massimo di celle da nutrire e di 15–18 celle reali
contemporaneamente fino alla loro opercolatura.
Cassone triplo o all’italiana (Foto 3):
è un cassone che sostanzialmente
somma
in un’unica struttura
2 alveari standard da
10 favi (lateralmente)
e un nucleo da 6 favi
Foto 3
(centralmente), ciascuno
con la sua via d’uscita.
I due laterali ospitano due famiglie con regina e
sono messi in comunicazione con il nucleo centrale
mediante una feritoia interna con escludi regina.
Il nucleo centrale è orfano e accoglie 4 telai più
2 portastecche.
Pertanto la sua capacita di allevamento risulta
raddoppiata rispetto ad un cassone singolo (vedi
sopra).
24 | Apitalia |10/2023
Le peculiarità sono l’immensa popolazione
(circa 2,5 volte maggiore) che garantisce un’alta
nutrizione delle celle reali.
Cassone verticale (Foto 4):
è un cassone ad orientamento
verticale costituito
da due sezioni
una sovrapposta all’altra,
separato da esclu-
Foto 4
diregina. Generalmente
lo scomparto
superiore è quello deputato
all’allevamento
delle celle reali.
In base alla dimensione,
ovvero se costituito da due corpi da 10 favi o
da due corpi da 6 favi, può accogliere 1 o 2 portastecche.
Pertanto la sua capacità di produzione
sarà relativa alla dimensione. Anche questo
cassone vanta un’ottima popolazione, sebbene si
possa marcare qualche difficoltà nel suo utilizzo
dovuta allo spostamento dei due corpi durante
l’ispezione.
Tutti i cassoni sono soggetti ad una tecnica,
chiamata “rimonta”, che comporta l’ispezione
e lo spostamento di favi dalla parte con regina
alla parte orfana e viceversa, ad intervalli ben
cadenzati.
Oltre alla categoria cassoni, risulta molto diffuso
l’utilizzo di famiglie orfane per l’allevamento
delle celle reali.
Questa procedura prende il nome di starter o
finisher orfani (Foto 5), a seconda se vengano
utilizzati esclusivamente per l’accettazione dei
traslarvi o se vengano utilizzati per l’accettazione
e la maturazione delle celle reali.
Foto 5
Generalmente si tratta di cassettini da 6 favi
(ma possono essere impiegata anche arnie standard),
orfani, con una grande popolazione.
Sebbene di facile gestione per l’assenza della regina,
questa peculiarità comporta uno squilibrio
all’interno della popolazione in termini di api
nutrici (l’assenza di regina comporta una mancanza
cronologica di covata e quindi un numero
proporzionale di api di diverse caste).
Se non ben gestite attraverso l’aggiunta puntuale
di favi di covata, può comportare complicazioni
nel processo di allevamento di celle reali.
Si può quindi affermare l’importanza di mantenere
elevata la popolazione e la continuità di
covata al fine di disporre costantemente del numero
necessario di api nutrici per la nutrizione
delle celle reali e una temperatura idonea allo
sviluppo.
3. utilizzo celle reali
Le celle reali permarranno all’interno dei cassoni
fino al 10°/11° giorno, momento in cui la
regina vergine al suo interno sarà pronta allo
sfarfallamento.
Il giorno esatto di sfarfallamento è relativo alla
dimensione/età della larva traslarvata (Foto 6).
Foto 6
Al termine della maturazione potranno essere
utilizzate per essere inserite nei nuclei di fecondazione.
Durante questa fase è possibile l’utilizzo
dell’incubatrice.
Questa può essere utilizzata per raddoppiare la
capacità produttiva o dimezzare le unità produttive
(cassoni).
Difatti al 5° giorno dal traslarvo, non appena le
celle sono state opercolate, è possibile far continuare
la loro maturazione all’interno dell’incubatrice
(Foto 7), dove verranno ricreate le condi-
10/2023 | Apitalia | 25
SPECIALE PROGETTO
FILIERA DELL’APE ITALIANA
zioni (temperatura e
umidità) dell’alveare.
In questo contesto, le
celle vengono private
Foto 7
della costante selezione
e ispezione da parte delle api durante la loro
permanenza negli alveari.
Altra modalità d’utilizzo prevede l’introduzione
delle celle reali nell’incubatrice a partire dal
10° giorno: ciò consente di avere la comodità
pratica nel loro utilizzo secondo le esigenze del
momento senza privare le celle della selezione
effettuata dalle api.
In termini pratici ciò ci garantisce una percentuale
di sfarfallamento molto elevata.
Dal 6° al 9° giorno è bene non movimentare
le celle in maturazione onde evitare il distacco
della larva dal fondo della cella che comporterebbe
la morte della larva.
Le celle mature infine verrano utilizzate e inserite
all’interno di nuclei orfani, dove verrà allevata
la futura regina.
I nuclei di fecondazione hanno un ruolo fondamentale
nella gestione pre e post accoppiamento
della regina, e possono influenzare positivamente
o negativamente la qualità della regina stessa.
A parità di condizioni climatiche-ambientali
favorevoli, qualsiasi tipologia di nucleo può dare
una regina di eguale qualità.
Tuttavia al variare negativamente delle condizioni
esterne, alcuni nuclei risultano fornire
garanzie migliori: l’aspetto più importante
rimane comunque la capacita di gestione dei
nuclei stessi al fine di ottenere una buona regina.
Esistono diverse tipologie di nuclei che possiamo
classificare in base alla loro dimensione e/o
formato di telaio:
Ciascun nucleo mostra vantaggi e svantaggi
in sede di utilizzo, così come ogni nucleo richiede
una gestione assai differente.
L’obiettivo deve essere quello di poter avere
livelli di api, covate e scorte sufficienti affinché
un nucleo sia autosufficiente durante la
stagione produttiva (salvo eventi climatici eccezionali)
e garantire le migliori condizioni di
allevamento dell’ape regina.
I punti di forza dei nuclei piccoli (Foto 8)
sono la ridotta quantità di risorse per il loro
avvio, il numero elevato degli stessi da poter
dislocare in un dato territorio e i tempi rapidi
delle fecondazioni, mentre il punto debole è
l’impossibilità di permanenze prolungate della
regina e lo spazio fisico disponibile per la
deposizione e quindi di una sua prima valutazione.
Foto 8
Per ciò che concerne nuclei di dimensioni più
grandi (Foto 9), essi mostrano caratteristiche
opposte: materiale di partenza maggiore, spazi
di dislocazione elevati, tempi di fecondazione
appena più lunghi.
Foto 9
Piccoli
• Apidea e simili
• 1/2 melario
Medi
•1/2 DB
•Melario
Grandi
Standard
Telaini DB
Tuttavia la superficie disponibile per l’ovodeposizione
sarà più ampia e sufficiente per la
prima valutazione, oltre ad offrire possibilità
di permanenze più lunghe della regina e versatilità/destinazione
d’uso del nucleo stesso a
seguito dell’accoppiamento.
26 | Apitalia |10/2023
AZIONE 4 (WP 1.4)
SPECIFICA TECNICA
DI PRODUZIONE CON APE ITALIANA
La produzione delle api regine si inserisce
all’interno della stagione produttiva apistica, nel
rispetto dei tempi naturali e fisiologici del genere
Apis mellifera e delle condizioni climatiche
territoriali; la produzione di api regine rispetto
la stagione produttiva apistica gode di un arco
temporale ridotto.
Sono diversi i fattori che incidono sull’inizio e
sulla chiusura della produzione di api regine.
L’aspetto più importante da considerare è l’andamento
climatico, sia in termini di temperature
più o meno stabili, sia di presenza di agenti
climatici negativi (piogge e venti).
Poiché l’Italia, per le sue proprietà fisiche-geografiche
risulta godere di manifestazioni climatiche
assai variabili da nord a sud, i riferimenti
tecnici-climatici sono da considerarsi relativi
alla zona di produzione, a prescindere dal mese
o dal periodo.
La stagione produttiva potrà dunque risultare anticipata
e più lunga nel versante centro-meridionale
dove generalmente si gode di condizioni favorevoli
all’allevamento ad inizio primavera. I fattori da
considerare, affinché sussistano le possibilità effettive
per la produzione di api regine sono:
1. condizioni climatiche
Gli accoppiamenti tra regine e fuchi, che notoriamente
avvengono in volo, sono favoriti da
temperature pari o maggiori ai 20 °C circa e in
assenza di venti che potrebbero ostacolare il rientro
delle regine negli alveari o rendere difficoltoso
l’accoppiamento stesso.
Pertanto è bene accertarsi che il periodo programmato
in cui avverranno i primi voli di accoppiamento,
possa godere di una stabilità climatica
favorevole.
Generalmente questa corrisponde al mese di
marzo per il Sud Italia, fine aprile/maggio per
il Nord Italia.
2. importazione
La produzione di regine e di fuchi, richiede un
ingente sforzo energetico da parte delle famiglie
che li alleveranno.
L’importazione di polline, in quantità e di qualità,
è una specifica fondamentale per poter iniziare
e sostenere l’allevamento di api regine durante
la stagione.
È necessario accertarsi che l’importazione di
polline sia consistente prima di iniziare i processi
di produzione, poiché questa andrà ad influire
direttamente sulla qualità biologica sia di
fuchi sia di regine, ma soprattutto anche sulle
percentuali di accettazione dei traslarvi.
3. fuchi
Individuato il periodo climaticamente vantaggioso
per le produzioni, il momento effettivo di
inizio produzione è relativo alla maturità sessuale
dei fuchi e delle vergini.
I fuchi sono sessualmente maturi dal 15° giorno
di vita circa, le vergini dal 5° giorno circa.
Il ciclo biologico del fuco è di 24 giorni, per cui i
fuchi saranno maturi e pronti all’accoppiamento
dal 40° giorno dall’ovodeposizione; mentre il
ciclo biologico delle regine è di 11-12 giorni dal
traslarvo, per cui saranno mature e pronte per
l’accoppiamento.
Pertanto i primi traslarvi stagionali, giustificati
dai tempi fisiologici di sviluppo e maturità sessuale
di fuchi e vergini sopra espressi, saranno
da effettuare nel momento i cui i favi da fuco
(utilizzati per l’allevamento indotto di fuchi)
saranno sfarfallanti.
I tempi di allevamento maschile di per sé sono
un buon indicatore climatico, sebbene sia influenzato
da diversi fattori come stato di sviluppo
e svernamento dell’alveare che alleva i fuchi.
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Incrociare le tendenze climatiche e lo status della
covata maschile è un buon indicatore per delineare
il periodo di inizio produzione.
Il rispetto dei tempi e delle condizioni ambientali
è fondamentale per la qualità delle api regine
prodotte.
La nutrizione può essere utilizzata da sostegno
o stimolo nella prima fase, ma non deve essere
una tecnica costante durate la produzione, fatto
eccezione l’utilizzo di polline.
Ottenute le prime celle reali, queste andranno
inserite nei nuclei che saranno preventivamente
o contestualmente costituiti.
Le modalità di costituzione, nel rispetto delle
caratteristiche già espresse, assecondano le tecniche
apistiche che ciascun allevatore ritiene
più consone.
Ciò che va considerato invece è il mantenimento
dello status del nucleo e i tempi di raccolta:
le percentuali di rientri delle regine e i tempi di
raccolta più o meno precoci influiscono direttamente
sullo status del nucleo, ove per status
s’intende popolosità, presenza di covata e scorte.
Affinché un nucleo possa avere lo status sufficiente
a garantire una regina di qualità e la sopravvivenza
e autosufficienza del nucleo stesso,
è importante:
• aggiungere o asportare favi di covate o scorte,
ove necessario;
• raccogliere la regina non prima di 15 giorni
dallo sfarfallamento della vergine o comunque
dopo aver verificato uno stadio della covata
avanzato o prossimo all’opercolatura (6° giorno
dall’ovodeposizione).
In questo modo è possibile mantenere un
equilibrio tra api, scorte e covata, prevenendo
intasamento del nucleo durante i raccolti e garantendo
spazio utile alla regine per l’ovodeposizione.
Nel momento in cui la regina sarà “pronta”
verrà prelevata e attraverso specifica tecnica
potrà essere marcata (Foto 1) con un apposito
smalto sulla superficie chitinosa del dorso.
Il risultato è un bollino di vernice tondo il cui
colore utilizzato è identificativo, come a tutti
Foto 1
noto, dell’anno di nascita: azzurro, bianco, giallo,
rosso e verde sono la sequenza dei colori utilizzati
al susseguirsi degli anni.
Raccolte e marcate, le regine vengono introdotte
in gabbiette (generalmente in plastica) dove
circa 1/3 della stessa ospita un piccola quantità
di candito (pasta di zucchero) e il restante sezione
accoglie circa 8-10 api accompagnatrici
che accudiranno la regina durante la sua permanenza
all’interno della gabbietta (Foto 2).
La raccolta delle regine segue l’impostazione,
l’organizzazione e la gestione lavorativa che
ciascun allevatore ritiene più opportuna, e non
dovrebbe comportare tuttavia permanenze prolungate
delle nuove regine in gabbietta o abuso
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Foto 2
d’utilizzo delle “banche” (specifici alveari orfani
dove vengono stoccate più regine contemporaneamente,
isolate singolarmente in specifiche
gabbiette).
Le regine vengono adagiate in gabbietta per
consentire il trasporto da un apiario all’altro o
per cessione ad altri apicoltori.
Durante lo spostamento è bene tenere le gabbiette
contenenti le regine al riparo da fonti luminose
e accertarsi che non siano esposte all’eccessivo
caldo (sole diretto) o freddo.
Queste tipologie di gabbietta agevolano l’introduzione
di una nuova regina in un alveare
rimasto orfano o un nucleo appena formato:
difatti un piccolo foro sul lato corto adiacente
al candito, permette alle api di mangiarlo lentamente
(e al contempo di abituarsi al nuovo
ferormone della regina) permettendo alla regina
di fuoriuscire.
La dimensione e consistenza del candito, se
ben tarata permetterà la fuoriuscita della regina
dopo circa 2-3 giorni dall’introduzione della
gabbietta.
È importante che la famiglia che riceve la regina
sia orfana (accertarsi che non ci siano vergini
o altre regine non deponenti) e che non abbia
presenza di celle reali.
Ragion per cui, risulta strategico dare in accettazione
una regina ad un nucleo appena formato,
con telai provenienti da altro o altri alveari,
senza aspettare che le api percepiscano l’orfanità
e comincino a creare le nuove celle reali.
I nuclei nei quali verranno raccolte regine, saranno
quindi pronti a ricevere nuove celle reali,
preventivamente prodotte (10 - 11 giorni prima
del giorno della raccolta).
Questo sistema permette di produrre ciclicamente
le regine con i medesimi nuclei finché
sussistono le condizioni climatiche e ambientali.
Così come l’apertura, anche la chiusura della
produzione è dettata da:
• Temperature e importazione
Temperature troppo elevate, alle quali equivalgono
spesso cali importanti o addirittura
assenza di importazione, sono già un indicatore
importante di sospensione o termine produzione.
Ovviamente da contestualizzare in base alla
zona geografica.
Foto Erik Karits
• Presenza di fuchi
Una delle capacità del superorganismo è quella
di percepire quando l’allevamento dei fuchi ri-
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Foto xiSerge
sulta essere una spesa energetica eccessiva in relazione
alle condizioni ambientali, per cui la deposizione
da fuco viene interrotta e spesso i fuchi
allontanati gradualmente fuori dall’alveare.
In stagioni particolarmente secche o avverse,
l’allevamento e il mantenimento dei fuchi da
parte degli alveari può essere anche anticipatamente
interrotto.
È necessario verificare la presenza di covata
maschile (telaio da fuco) negli alveari e accertarsi
che ci sia popolazione maschile all’interno
degli stessi (solitamente popolano i telai
esterni di scorte) per poter proseguire nella
produzione. Qualora, venissero a mancare
questi presupposti, la produzione va arrestata.
• Condizioni per la produzione.
Nel versante meridionale, i raccolti e le temperature
permettono di produrre anche a fine
estate (settembre), mentre per il versante settentrionale,
il mese di agosto risulta essere l’ultimo
mese idoneo agli accoppiamenti.
Tutti i processi lavorativi e produttivi sopra descritti
sono da contestualizzare all’interno di ciò che viene
definita stazione di fecondazione (S.F. in breve).
La S.F. è un areale che per condizioni climatiche
e territoriali risulta idoneo alla produzione
e moltiplicazione delle api regine.
Questa si compone di uno o più apiari di fecondazione,
dove verranno dislocati i nuclei
contenenti le vergini, e diversi apiari circostanti
contenenti alveari, i quali mediante l’apposito
telaio da fuco, produrranno i fuchi necessari per
gli accoppiamenti.
Tuttavia si parla di S.F. nel caso in cui sussistano
le condizioni per l’isolamento genetico e/o
saturazione ambientale con fuchi di origine genetica
nota; in caso contrario si parla semplicemente
di apiario di fecondazione dove le vergini
si accoppieranno con la popolazione circostante.
Quindi nello specifico l’aspetto strategico di
una stazione di fecondazione è il controllo dei
fuchi che parteciperanno all’accoppiamento.
Non potendo avere un controllo diretto sui fuchi,
il controllo va effettuato sull’appartenenza
genetica delle regine che produrranno i fuchi.
Difatti sarà compito dell’allevatore dislocare
all’interno della stazione di fecondazione (raggio
minimo 3 km) un numero proporzionato
di colonie con regine appartenenti alle linee
genetiche oggetto del piano di selezione destinate
alla produzione di fuchi.
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Studi scientifici stimano la necessità di predisporre
circa 150-200 fuchi per ogni vergine da
fecondare, sebbene le vergini si accoppieranno
con un numero di 15-20 fuchi circa.
Ogni alveare ha una produzione media di 2500
fuchi, da questo dato si evince il rapporto di una
colonia produttrice di fuchi ogni 10 vergini.
Sarà ancora più importante sincerarsi dell’assenza
di alveari estranei al programma di selezione
medesimo.
L’isolamento genetico e il controllo dei riproduttori
è alla base del:
1. mantenimento degli standard sottospecifici:
avere la certezza dell’appartenenza
alla sottospecie dei riproduttori, in assenza
di materiale genetico estraneo all’interno
della S.F. permetterà di ottenere generazioni
successive con le medesime corrispondenze
sottospecifiche;
2. miglioramento genetico: il controllo dei
dei riproduttori, provenienti da specifica variproduttori,
provenienti da specifica valutazione
delle performance, permette l’ereditabilità
e la trasmissione dei caratteri, per i
quali i riproduttori sono stati selezionati, alle
successive generazioni.
Le peculiarità biologiche e genetiche delle api
ci spiega il perché per trasmettere i caratteri di
una regina, sia necessario far produrre i fuchi
alle figlie della regina interessata e non ad essa
direttamente.
Difatti i fuchi originano da uova non fecondate
(partenogenesi), per cui il loro corredo genetico
non avrà contributo paterno, ma esclusivamente
materno.
Poiché i caratteri di una regina (P) sono ereditati
ed espressi dalla sua progenie femminile (operaia
o regina che sia), i fuchi prodotti da una regina
figlia della regina (P) saranno portatori dei caratteri
della nonna (P).
Questo principio ci dice che se voglio trasmettere
i caratteri di una data regina, dovrò far produrre
i fuchi alle figlie della regina in questione.
Il vantaggio di questo principio ci permette an-
Foto Giancarlo Martire
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che di produrre fuchi appartenenti alla sottospecie,
anche da regine non conformi, a patto
che la regina capostipite risulti conforme.
Nello specifico, partendo da una regina conforme,
possiamo produrre regine figlie (F1) delle
quali potremo ignorare la conformità in quanto
i fuchi prodotti (privi di contributo maschile)
saranno conformi.
In relazione a ciò, il principio base del controllo
dei riproduttori può essere rappresentato come
nello schema in alto in questa pagina.
AZIONE 5 (WP 1.5)
AUTOCONTROLLO
Mantenimento degli standard sottospecifici o
conservazione della sottospecie e miglioramento
genetico sono aspetti che non si escludono
reciprocamente, ma possono andare parallelamente:
ottenere un miglioramento genetico,
ovvero migliorare le performance delle colonie,
mantenendo una corrispondenza dei parametri
di appartenenza alla sottospecie, è un lavoro del
tutto attuabile.
Ciascun allevatore dovrebbe costituire e mettere
in atto, pertanto, un piano di controllo ben
codificato finalizzato alla verifica del lavoro in
corso e dei progressi ottenuti.Dal punto di vista
della corrispondenza alla sottospecie, la verifica
è abbastanza semplice e rapida.
La procedura di riferimento è l’esame morfometrico,
un esame di laboratorio attraverso il quale
(come espresso alla linea guida 1.1) si misurano caratteri
anatomici e la
cui elaborazione darà
la corrispondenza o
meno alla sottospecie
per cui è stato richiesto
l’esame.
La preparazione del
campione da analizzare
e spedire ai laboratori
di riferimento
(CREA-AA o altro
laboratorio accreditato)
è assai semplice:
sono necessari un contenitore “tipo urine” da 50
ml minimo, alcool 95° e un numero di api pari o
superiore a 30, preferibilmente giovani, con le ali
già sviluppate e non usurate (motivo per cui si
cerca di non campionare api appena sfarfallate e
api molto vecchie).
Per il campionamento basta attuare la seguente
procedura:
• individuare la colonia da campionare e preparare
l’etichetta con riferimento dell’apicoltore,
dell’apiario, dell’alveare, e la data del
campionamento (tracciabilità del campionamento);
• verificare che l’alveare abbia un identificativo,
altrimenti assegnarlo e contrassegnarlo;
• scegliere un favo con covata aperta (se presente,
altrimenti un favo interno);
• assicurarsi che la regina non sia presente
su quel favo;
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• inserire circa 30 ml di alcol in ogni provetta;
• appoggiare la provetta sulle api presenti sul
favo e “strisciare” la provetta verso il basso, le
api cadranno dentro alla provetta. Ripetere
l’operazione fino a che la provetta non è piena
circa a metà di api (l’alcol deve comunque coprire
tutte le api).
È importante apporre un etichetta (attestanti i dati
di tracciabilità) esterna e una interna al flacone,
entrambe scritte a matita, di modo che l’eventuale
fuoriuscita di alcool non cancelli i riferimenti.
Un campionamento costante e proporzionale
alle regine prodotte e alla dimensione del parco
api di ciascun allevatore, è un approccio importante
che indica l’efficacia del lavoro svolto.
Difatti, la percentuale di corrispondenza dei
campioni può intendersi come espressione
dell’efficacia della stazione di fecondazione e
dell’isolamento genetico che è stato raggiunto.
Senza controllo delle colonie che popolano l’areale
di accoppiamento, le corrispondenze analitiche
saranno del tutto casuali e variabili, senza
dare indicazione sul lavoro effettuato.
Altra procedura del piano controllo, che ha una
duplice valenza (selezione e controllo), è il sistema
di valutazione delle performance (vedi linea
guida 1.2).
La valutazione interna o presso altri enti/apicoltori
delle regine prodotte è un indicatore
importante del miglioramento genetico attuato
nel lungo periodo, mentre può essere utilizzato
nel breve periodo come indicatore di efficacia
del piano di accoppiamento: cioè se gli accoppiamenti
pianificati tra le linee selezionate e
predisposte hanno soddisfatto le aspettative e i
risultati attesi.
Si tratta ovviamente di procedure assai lunghe
dal punto di vista temporale, pertanto si richiedono
molta costanza, risorse, preparazione e
competenze.
La comparazione dei dati attuali e dati pregressi
può dare una stima del livello di miglioramento
genetico (relativo ad uno o più caratteri) raggiunto.
Alla base del piano di controllo, è importante dotarsi
di un sistema di tracciabilità interno che permetta
all’allevatore di poter reperire rapidamente
le informazioni in merito ad una data regina.
È un sistema abbastanza elaborato la cui ampiez-
Foto 7854
10/2023 | Apitalia | 33
SPECIALE PROGETTO
FILIERA DELL’APE ITALIANA
za dipende dalla quantità di dati di cui si vuol tener
traccia, ma che non può prescindere di alcuni
dati fondamentali:
• codice della regina madre (da cui sono stati
effettuati i traslarvi);
• data di accoppiamento;
• stazione di fecondazione (nel caso in cui si disponga
di più S.F con contributo maschile
differente);
• codice della linea paterna, se nota e unica;
• numero alveare in cui è introdotta la regina.
Dietro l’elaborazione del codice ultimo di identificazione
della regina, esiste poi un sistema di
tracciabilità che agevola la produzione e l’identificazione
del prodotto in corso d’opera: si intende
quindi un sistema di tracciabilità che si
estende dal momento del traslarvo, fino alla raccolta
della regina deponente, registrando tutti i
passaggi. Nello specifico:
• tracciabilità data/cella/cassone: conoscere
l’appartenenza genetica delle celle all’interno
dei diversi cassoni e il tempi di maturazione.
• tracciabilità celle/nuclei/apiario di fecondazione:
conoscere quali celle (già con precedente
tracciabilità) sono state inserite in determinati
nuclei residenti in un determinato
apiario.
Il sistema di tracciabilià diventa quindi lo strumento
specifico e basilare anche nel processo di
pianificazione degli accoppiamenti e di miglioramento
genetico: cioè viene istituito l’albero
genealogico delle regine coinvolte nel piano di
selezione, tale da conoscere le correlazione e i
gradi di parentela tra gli individui all’interno, e
non solo, ad una specifica linea genetica.
Ciò permetterà all’allevatore o al tecnico di riferimento,
di tener conto dei gradi di parentela
nella pianificazione degli accoppiamenti, tale da
poter prevenire eventuali complicazioni dovute
a fattori di consanguineità tra i riproduttori.
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AVVERTENZA
Le linee guida qui descritte concorrono alla formazione
del Disciplinare di produzione dell’ape italiana.
Laddove necessario, tali indicazioni potranno essere
integrate e/o modificate previa valutazione tecnicoscientifica.
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