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Istituto Italiano della Saldatura - Lungobisagno Istria, 15 - 16141 Genova (Italia) - Tariffa R.O.C.: "Poste Italiane SpA- Sped. A.P.-D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1 comma 1, DCB Genova" Tassa Pagata - Taxe Perçue ordinario - Contiene IP Bimestrale Gennaio-Febbraio <strong>2007</strong> ISSN:0035-6794<br />
Organo Ufficiale dell’Istituto Italiano della Saldatura - anno LIX - N. 1 * <strong>2007</strong><br />
In questo numero:<br />
Origine delle tensioni residue<br />
in saldatura, metodologie tradizionali<br />
di misura, precauzioni e rimedi<br />
Saldatura per diffusione,<br />
un esempio di rapid tooling<br />
Agenti fisici (rumore, radiazioni<br />
e microclima) e salute in saldatura<br />
Didattica<br />
Applicazione del controllo<br />
ultrasonoro ai giunti saldati<br />
Tecnologia ESAB<br />
SAW Tandem Twin<br />
per saldatura<br />
ad alta produttività<br />
<strong>Numero</strong> 1<br />
<strong>2007</strong>
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Una riflessione<br />
scomoda…<br />
F<br />
Editoriale<br />
orse non molti sono al corrente che<br />
nel nostro amato Paese, la quantità di<br />
energia necessaria al funzionamento di<br />
tutti i dispositivi elettrici, utilizzati nella<br />
nostra vita quotidiana (televisore,<br />
computer, frigorifero, illuminazione,<br />
ecc.), è per l’84% (ottantaquattro!) di<br />
importazione dall’estero: 49% in forma<br />
di petrolio e 35% di gas naturale. Va<br />
aggiunto che sia il petrolio che il gas<br />
naturale vengono approvvigionati da<br />
paesi con stabilità politica non sempre<br />
certa, ma comunque con un’industria in<br />
espansione.<br />
Ciò significa che, prima o poi, queste<br />
risorse serviranno a loro o, quanto meno,<br />
verranno gestite in modo coercitivo nei<br />
confronti degli acquirenti più deboli.<br />
L’Italia, dal punto di vista energetico, è<br />
certamente il Paese più debole nel<br />
contesto europeo. Lo abbiamo verificato<br />
l’inverno scorso, con la diatriba tra<br />
Russia ed Ucraina e le restrizioni delle<br />
quote del gas allocate al nostro Paese.<br />
L’ultimo piano energetico nazionale<br />
risale al 1988, esattamente un anno dopo<br />
il referendum - commedia (delle parti)<br />
20 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
sul nucleare, con cui una classe politica<br />
poco previdente ha consegnato un argomento<br />
così delicato, come il futuro energetico<br />
della nazione, ad una consulta<br />
popolare, presentandolo con immagini<br />
da Hiroshima e Nagasaki.<br />
Anche oggi appare assurdo che le scelte<br />
in materia energetica debbano essere<br />
condizionate dagli umori di gruppi<br />
ecologisti con idee antiche e abbastanza<br />
confuse. Come dimostrano le lotte a<br />
favore dell’istallazione di torri eoliche e<br />
le battaglie successive per la loro eliminazione,<br />
per presunta deturpazione del<br />
paesaggio!<br />
Le stime più accreditate a livello<br />
mondiale, ci informano che la diminuzione<br />
della produzione di greggio<br />
inizierà tra il 2010 ed il 2020, è da<br />
pensare, quindi, che nel nostro futuro<br />
italiano, un mestiere emergente potrà<br />
essere quello della fabbricazione di<br />
candele di cera (e non solo quelle da<br />
chiesa!).<br />
Ma noi, popolo della saldatura, perché<br />
mai dobbiamo occuparci di questi argomenti?<br />
Il 99% delle saldature vede l’energia<br />
elettrica quale protagonista indiscussa.<br />
È un uso dell’energia elettrica con<br />
bassissima efficienza, in quanto buona<br />
parte del calore non si traduce in metallo<br />
fuso, ma viene disperso nell’ambiente.<br />
Anche nei processi di saldatura, dunque,<br />
il nostro Paese si permette di “bruciare”<br />
energia acquisita a così caro prezzo<br />
dall’estero; e ciò, nel contesto di un’economia<br />
non proprio brillante, dove fisco e<br />
burocrazia restano i riferimenti principali.<br />
Quindi, saldare sarà sempre più costoso<br />
(magari si dovrà saldare di notte in modo<br />
da garantire energia nelle ore diurne, per<br />
i servizi essenziali).<br />
Cosa fare, dunque?<br />
Innanzitutto si dovrà pensare la saldatura<br />
sotto una nuova ottica, ovvero quella di<br />
“giunto minimo” indispensabile ad<br />
adempiente ai requisiti di progetto: cianfrini<br />
stretti, diluizioni ridotte, sovrammetallo<br />
nullo o quasi, messa a punto di<br />
processi di saldatura con parametri elettrici<br />
contenuti, aumento dell’efficienza<br />
delle macchine con eliminazione delle<br />
dispersioni di energia, impiego di metodologie<br />
ad apporto termico intrinsecamente<br />
basso (come, ad esempio, la<br />
saldatura plasma a polvere, la saldatura<br />
laser e la “friction stir welding”).<br />
Converge verso lo stesso proposito un<br />
uso razionale dei materiali di costruzione,<br />
ovvero, ad esempio, la scelta di<br />
materiali altoresistenziali che permettono<br />
una riduzione delle sezioni resistenti<br />
e quindi l’esecuzione di giunti di<br />
minori dimensioni.<br />
È praticamente obbligatorio inoltre<br />
rivedere tutti quegli impieghi della<br />
saldatura, comunque sostituibili con altri<br />
metodi di giunzione a minore consumo<br />
elettrico: rivettatura, graffatura, incollaggio<br />
strutturale mediante adesivi, ecc..<br />
La nostra posizione, di popolo della<br />
saldatura, può diventare, dunque, quella<br />
di pionieri in questo cambio di mentalità,<br />
suggerendo soluzioni interessanti,<br />
non solo tecniche ma anche organizzative<br />
(maggiore integrazione della saldatura<br />
nel processo globale di fabbricazione),<br />
nel confronto quotidiano con chi<br />
progetta e costruisce strutture saldate.<br />
Tutto ciò perché vorremmo che questo<br />
Paese continuasse a vivere anche di<br />
industria e non si affidasse soltanto a<br />
“mandolino e maccheroni”.<br />
Dott. L.M. Volpone (<strong>IIS</strong>)
Pubblicazione bimestrale<br />
DIRETTORE RESPONSABILE: Ing. Mauro Scasso<br />
REDATTORE CAPO: Geom. Sergio Giorgi<br />
REDAZIONE: Sig.ra Sara Fichera, P.I. Maura Rodella<br />
PUBBLICITÀ: Sig. Franco Ricciardi<br />
Organo Ufficiale<br />
dell'Istituto Italiano della Saldatura<br />
Abbonamento annuale <strong>2007</strong>:<br />
Italia: .......................................... € 90,00<br />
Estero: ........................................ € 155,00<br />
Un numero separato: ................ € 20,00<br />
La Rivista viene inviata gratuitamente ai Soci<br />
dell’Istituto Italiano della Saldatura.<br />
Direzione - Redazione - Pubblicità:<br />
Lungobisagno Istria, 15 - 16141 Genova<br />
Telefono: 010 8341333<br />
Telefax: 010 8367780<br />
e-mail: sara.fichera@iis.it<br />
web: www.iis.it<br />
Rivista associata<br />
Registrazione al ROC n° 5042 - Tariffa R.O.C.: “Poste<br />
Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale<br />
D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1<br />
comma 1, DCB Genova” - Fine Stampa Febbraio <strong>2007</strong><br />
Aut. Trib. Genova 341 - 20.4.1955<br />
Progetto grafico: Marcs & Associati srl - Rozzano (MI)<br />
Fotocomposizione e stampa:ALGRAPHY S.n.c.- Genova<br />
Tel 010 8366272, Fax 010 8358069 - www.algraphy.it<br />
L’istituto non assume responsabilità per le opinioni espresse<br />
dagli Autori. La riproduzione degli articoli pubblicati è<br />
permessa purché ne sia citata la fonte, ne sia stata concessa<br />
l’autorizzazione da parte della Direzione della Rivista, e sia<br />
trascorso un periodo non inferiore a tre mesi dalla data della<br />
pubblicazione. La collaborazione è aperta a tutti, Soci e<br />
non Soci, in Italia e all’Estero. La Direzione si riserva<br />
l’accettazione dei messaggi pubblicitari. Ai sensi dell’art. 10<br />
della Legge 675/96, i dati personali dei destinatari della<br />
Rivista saranno oggetto di trattamento nel rispetto della<br />
riservatezza, dei diritti della persona e per finalità<br />
strettamente connesse e strumentali all’invio della<br />
pubblicazione e ad eventuali comunicazioni ad esse correlate.<br />
ANNO LIX<br />
Gennaio-Febbraio <strong>2007</strong><br />
Sommario<br />
Articoli<br />
23 Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali<br />
di misura, precauzioni e rimedi - M. MURGIA<br />
43 Saldatura per diffusione, un esempio di rapid tooling - J. WILDEN et al.<br />
53 Agenti fisici (rumore, radiazioni e microclima) e salute in<br />
saldatura - F. TRAVERSA, T. VALENTE, N. DEBARBIERI<br />
65 Principali problemi nella saldatura subacquea - F. LEZZI<br />
75 Monitoraggio di emissione acustica di corpi a pressione - E. FONTANA<br />
81 Analisi sperimentale di coppie brasate 52NiCrMo6-G30 - U. NATALE et al.<br />
International Institute of Welding (IIW)<br />
91 Fracture analysis of strength undermatched welds of thin-walled<br />
aluminium structures using FITNET procedure - E. SEIB, M. KOÇAK<br />
<strong>IIS</strong> Didattica<br />
105 Applicazione del controllo ultrasonoro ai giunti saldati<br />
Rubriche<br />
113 Scienza e Tecnica<br />
Comportamento in regime di scorrimento viscoso di giunti saldati dissimili -<br />
M. SCASSO<br />
115 <strong>IIS</strong> News<br />
Comitato Direttivo<br />
Effettuato a Genova dall’<strong>IIS</strong> il primo Corso per il rilascio della certificazione<br />
a Saldatore Subacqueo<br />
117 Formazione<br />
Obblighi formativi sempre riferiti ai rischi specifici - T. LIMARDO<br />
119 Salute, Sicurezza e Ambiente<br />
Le particelle dei fumi ci appaiono sempre più piccole - T. VALENTE<br />
121 Dalle Aziende<br />
127 Notiziario<br />
Letteratura tecnica<br />
Codici e norme<br />
Corsi<br />
Mostre e convegni<br />
139 Ricerche bibliografiche da <strong>IIS</strong>-Data<br />
Resistenza a fatica di giunti saldati in leghe di alluminio<br />
145 Elenco degli Inserzionisti<br />
1<br />
In copertina<br />
Tecnologia ESAB SAW Tandem Twin per saldatura ad alta produttività<br />
Il procedimento di saldatura ad arco sommerso può depositare una considerevole quantità di<br />
metallo saldato di alta qualità ad un basso costo totale di saldatura in una vasta gamma di applicazioni.<br />
Varianti del processo con l’utilizzo di fili multipli diventano più interessanti all’aumentare dello<br />
spessore e del volume dei giunti, perché offrono un ulteriore aumento del tasso di deposito.<br />
Nella ricerca di una sempre maggiore produttività, ESAB ha sviluppato la tecnologia di saldatura<br />
Tandem Twin. Impianti di questo tipo impiegati per la saldatura di torri eoliche, con l’utilizzo di<br />
filo OK Autrod 12.22 e Flusso OK Flux 10.72, depositano oltre 35 kg/ora di metallo saldato.
Corso di qualificazione per International Welding<br />
Inspector - Comprehensive (IWI-C)<br />
Genova <strong>2007</strong><br />
L’ISTITUTO ITALIANO DELLA SALDATURA, secondo la programmazione descritta nella propria<br />
Attività Didattica <strong>2007</strong>, organizza presso la propria sede di Genova un Corso completo di Qualificazione<br />
ad International Welding Inspector (livello Comprehensive, IWI-C).<br />
A tale Corso potranno partecipare anche candidati non in possesso dei requisiti di cui al punto<br />
successivo, concordando con la Segreteria le modalità per la propria iscrizione, per il conseguimento<br />
di Diplomi al livello Standard o Basic.<br />
Requisiti di ingresso<br />
Per iscriversi al Corso non è prevista esperienza specifica, quanto il possesso di uno dei titoli di<br />
studio previsti dalle vigenti disposizioni internazionali emanate dall'Istituto Internazionale della Saldatura<br />
(IIW) e dalla Federazione Europea della Saldatura (EWF):<br />
- Laurea o Diploma di Laurea in Ingegneria; in alternativa, Laurea in Scienza dei materiali,<br />
Architettura, Fisica o Chimica, supportate da comprovata esperienza industriale in saldatura<br />
oppure<br />
- Diploma di Scuola Media Superiore ad indirizzo tecnico.<br />
Calendario e sede delle lezioni<br />
Il Corso ha una struttura modulare, basata su due corsi successivi denominati Welding Technology e<br />
Welding Inspection, di carattere teorico - pratico (chi sia in possesso di un Diploma da Welding Engineer<br />
o da Welding Technologist può accedere direttamente al secondo Modulo).<br />
Per diluire l’impegno, le lezioni saranno svolte in settimane non consecutive, secondo il seguente<br />
calendario:<br />
Modulo Welding Technology: prima settimana, dal 2 al 6 Aprile <strong>2007</strong><br />
seconda settimana, dal 7 al 11 Maggio <strong>2007</strong><br />
terza settimana, dal 4 all’ 8 Giugno <strong>2007</strong><br />
Modulo Welding Inspection: prima settimana, dal 3 al 7 Settembre <strong>2007</strong><br />
seconda settimana dal 1 al 5 Ottobre <strong>2007</strong><br />
terza settimana, dal 5 al 7 Novembre <strong>2007</strong><br />
Il Corso sarà tenuto presso la Sede dell'<strong>IIS</strong> di Genova, in Via Lungobisagno Istria, 15.<br />
Orario delle lezioni<br />
Per consentire il raggiungimento della Sede senza spostamenti in orario festivo, il Corso sarà svolto<br />
con orario 9.00 ÷ 18.00, ad eccezione delle giornate di Lunedì (orario 14.00 ÷ 18.00) e di Venerdì<br />
(orario 9.00 ÷ 13.00).<br />
Conseguimento del Diploma<br />
Chi sia risultato in possesso dei requisiti di ingresso ed abbia completato il percorso formativo può<br />
accedere agli esami previsti nelle date 19 e 20 Dicembre <strong>2007</strong>, presso la Sede di Genova (o, in<br />
alternativa, in qualunque altra sessione programmata successivamente).<br />
Le domande di iscrizione agli esami dovranno essere indirizzate all'Area Certificazione Figure<br />
Professionali (tel. 010 8341307, e-mail angela.grattarola@iis.it), con un costo di iscrizione pari a<br />
€ 410,00 (+ IVA).<br />
Iscrizione al Corso<br />
Per iscriversi al Corso è sufficiente utilizzare il modulo cartaceo fornito con l’Attività Didattica <strong>2007</strong><br />
oppure procedere on - line attraverso il sito www.formazionesaldatura.it, selezionando il Corso<br />
dall’apposito motore di ricerca.<br />
La quota di partecipazione al Corso completo è pari ad € 5.000,00 (+ IVA), comprensiva della<br />
collana delle pubblicazioni specifiche dell'<strong>IIS</strong> e del pranzo presso la mensa dell’<strong>IIS</strong>.<br />
Sono accettate iscrizioni solo se effettuate contestualmente al pagamento della relativa quota, il cui<br />
pagamento può essere effettuato tramite bonifico bancario sul CC 4500 - Banca Popolare di Milano<br />
(ABI 05584 CAB 01400 CIN I), intestato all'Istituto Italiano della Saldatura.<br />
Informazioni<br />
Per ulteriori informazioni è possibile rivolgersi all’Istituto Italiano della Saldatura (Via Lungobisagno<br />
Istria 15, 16141 Genova), Divisione Formazione, al numero 010 8341371 (fax 010 8367780),<br />
oppure all’indirizzo di posta elettronica mariapia.ramazzina@iis.it).
Origine delle tensioni residue in saldatura,<br />
metodologie tradizionali di misura,<br />
precauzioni e rimedi (°)<br />
M. Murgia *<br />
Sommario / Summary<br />
I processi di saldatura ad arco e - anche se con diverse caratteristiche<br />
- quelli allo stato solido producono nel giunto, allo<br />
stato come saldato, una complessa e multi-dimensionale<br />
distribuzione delle tensioni principalmente dovuta alle condizioni<br />
disomogenee di riscaldamento e raffreddamento ed alle<br />
trasformazioni microstrutturali.<br />
Più precisamente, le condizioni di vincolo, possono determinare<br />
nel corso della parte finale del ciclo di saldatura (raffreddamento)<br />
reazioni in grado di compensare le tensioni sopra<br />
citate; in tale situazione si può generare una distribuzione<br />
multidirezionale delle tensioni, talvolta nelle tre principali<br />
direzioni del giunto, con una possibile interazione con le<br />
azioni esterne che esistono nelle condizioni di servizio (ad<br />
esempio: fatica, tensocorrosione, bassa temperatura).<br />
Lo scopo principale di questo articolo è quello di fornire un<br />
quadro introduttivo al fenomeno, partendo dal principio<br />
fisico dello stesso, esaminando gli esempi più comuni di<br />
distribuzione delle tensioni dopo saldatura, analizzando casi<br />
importanti di interazione tra tensioni residue e condizioni di<br />
servizio e indicando le possibili soluzioni tecniche prima,<br />
durante e dopo saldatura.<br />
The arc processes and - even if with relevant differences – the<br />
solid state joining processes produce in the joint, at the “as<br />
welded” state, a complex and multi-dimensional residual<br />
(°) Memoria presentata alla Giornata di Formazione e Aggiornamento <strong>IIS</strong>:<br />
“Le tensioni residue in saldatura” - Milano, 6 Aprile 2006.<br />
* Istituto Italiano della Saldatura - Genova.<br />
stresses distribution, basically due to the dishomogeneous<br />
heating and cooling conditions and to the microstructural<br />
transformations.<br />
The restraint conditions, more in detail, can produce during<br />
the final part of the welding cycle (cooling) reactions able to<br />
compensate the stresses above mentioned; in such a way, a<br />
multi-directional stress distribution can be genereted, sometimes<br />
in the three principal directions of the joint, with the<br />
risk of a possible interaction with the external actions<br />
existing in service conditions (e.g.: fatigue loads, stress<br />
corrosion, low temperature).<br />
Main target of this article is to give an introduction based on<br />
the physical basis of the matter, the most common examples<br />
of stress distribution after welding with a final analysis of<br />
some relevant cases of interaction between residual stresses<br />
and service conditions and their possible solutions before,<br />
during and after welding.<br />
Keywords:<br />
Circumferential welds; flame straightening; fusion welding;<br />
girders; heat treatment; measurement; peening; plate; post<br />
weld heat treatment; residual stresses; stress analysis; stress<br />
distribution; tubes and pipes; vibratory stress relief.<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
23
M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />
1. Origine delle tensioni residue<br />
di saldatura<br />
1.1. Considerazioni preliminari<br />
Prima di procedere alla descrizione<br />
delle condizioni che portano allo<br />
sviluppo delle tensioni residue di saldatura<br />
è bene precisare che con tale<br />
termine, in genere, si intendono tensioni<br />
del primo ordine (o macroscopiche) che<br />
si estendono in volumi di dimensioni<br />
maggiori rispetto agli elementi costituenti<br />
la microstruttura (cristalli, grani,<br />
dendriti). Per quanto esse subiscano<br />
variazioni di natura locale, nel<br />
passaggio ad esempio da un grano<br />
all’altro, sono in realtà considerate per il<br />
loro valore medio.<br />
Le tensioni residue del secondo ordine<br />
interessano invece l’interazione tra<br />
cristalli, grani o fasi eterogenee (le<br />
dimensioni di riferimento possono<br />
variare da 0.01 ad 1 mm): un esempio<br />
possono essere gli stati tensionali legati<br />
a punti di accumulo di dislocazioni o a<br />
seconde fasi precipitate.<br />
Le tensioni residue del terzo ordine sono<br />
invece quelle che agiscono in scala<br />
ancora minore, ad esempio tra diverse<br />
regioni atomiche, come nel caso degli<br />
stati tensionali che caratterizzano una<br />
singola dislocazione.<br />
1.2 Descrizione del fenomeno<br />
In sintesi, le tensioni residue di saldatura<br />
sono il risultato di una deformazione<br />
permanente non omogenea, nella quale è<br />
possibile distinguere:<br />
• una variazione di volume, dovuta alle<br />
dilatazioni termiche, a processi di<br />
natura chimica ed alle microtrasformazioni<br />
strutturali;<br />
• una variazione di forma, legata a<br />
deformazioni di tipo plastico e viscoplastico.<br />
Eventuali tensioni di natura termica<br />
generate in campo elastico scompaiono<br />
di fatto con le cause che l’hanno<br />
prodotte e non sono pertanto neppure<br />
considerate come tensioni residue. Le<br />
cosiddette tensioni residue di saldatura<br />
24 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
sono in genere tensioni legate primariamente<br />
alle condizioni di raffreddamento<br />
cui si possono sovrapporre, in modo<br />
anche determinante, quelle dovute alle<br />
trasformazioni microstrutturali.<br />
Durante la saldatura, la regione interessata<br />
al processo è riscaldata fortemente e<br />
portata localmente a fusione (nei<br />
processi autogeni), con una forte dilatazione<br />
di natura termica come effetto del<br />
proprio riscaldamento.<br />
Le regioni circostanti, a temperatura<br />
molto più bassa, ostacolano la dilatazione<br />
del giunto comportando lo<br />
sviluppo degli stati tensionali; le<br />
tensioni residue superano in parte il<br />
limite elastico del materiale, la cui<br />
entità è ridotta per via delle elevate<br />
temperature. In termini qualitativi, la<br />
zona del giunto è caratterizzata a<br />
raffreddamento ultimato da stati prevalentemente<br />
di trazione, cui fanno equilibrio<br />
stati di compressione nelle zone<br />
adiacenti.<br />
Le variazioni microstrutturali allo stato<br />
solido, ad esempio le trasformazioni<br />
fuori equilibrio, sono accompagnate<br />
nella maggior parte dei casi da aumenti<br />
di volume: se si verificano a temperature<br />
sufficientemente basse, il limite di snervamento<br />
è sufficientemente alto a<br />
contrastarle, determinando uno stato<br />
finale di compressione nella zona interessata<br />
alle trasformazioni e di trazione,<br />
in quelle circostanti.<br />
È chiaro quindi che lo stato tensionale<br />
finale sarà dovuto all’entità delle<br />
tensioni prevalenti tra le due sopra<br />
descritte.<br />
Come noto, le tensioni residue possono<br />
essere significativamente ridotte ad<br />
elevata temperatura attraverso la riduzione<br />
del limite elastico del materiale e<br />
del suo modulo di elasticità, senza<br />
trascurare gli effetti della distensione per<br />
effetti di scorrimento viscoso (creep) che<br />
accompagnano in forma localizzata lo<br />
svolgimento dei tradizionali trattamenti<br />
di stress relieving (distensione).<br />
Il successivo raffreddamento deve essere<br />
adeguatamente controllato ed uniforme.<br />
Un secondo modo per ottenere una<br />
sostanziale riduzione delle tensioni<br />
residue di saldatura è l’applicazione di<br />
azioni esterne che determinino in forma<br />
localizzata il superamento del limite<br />
elastico del materiale, con una sostanziale<br />
ridistribuzione degli stati tensionali,<br />
a trattamento ultimato.<br />
2. Distribuzione delle tensioni<br />
residue<br />
Appare logico, una volta compreso -<br />
almeno in termini generali - il principio<br />
fisico del fenomeno, provare a conoscere<br />
nel modo più preciso possibile<br />
l’entità e la distribuzione delle tensioni<br />
residue nelle giunzioni saldate, in modo<br />
da valutarne le possibili interazioni con<br />
le prestazioni del giunto in esercizio e<br />
valutare le eventuali azioni correttive.<br />
In realtà, i fattori che influenzano l’effettiva<br />
distribuzione degli stati tensionali in<br />
un giunto sono numerosi; ad esempio:<br />
• la geometria del giunto stesso e gli<br />
spessori in gioco;<br />
• le condizioni di vincolo;<br />
• la presenza di eventuali stati tensionali<br />
dovuti a lavorazioni precedenti;<br />
• gli stati di fornitura dei semilavorati;<br />
• il processo di saldatura utilizzato e la<br />
specifica di procedura impiegata;<br />
• la natura del consumabile (se<br />
previsto).<br />
Occorre inoltre sottolineare come i<br />
metodi di misura utilizzati siano ovviamente,<br />
a loro volta, affetti da errori<br />
sperimentali e caratterizzati da ovvie<br />
limitazioni per effetto del principio<br />
fisico su cui si basano. Per gli scopi di<br />
questa relazione, dunque, può essere<br />
utile distinguere tra le distribuzioni che<br />
possono essere determinate su base<br />
sperimentale, con metodologie anche<br />
estremamente sofisticate, e quelle che<br />
invece possono essere assunte ad<br />
esempio per verifiche di stabilità di<br />
imperfezioni, che devono soddisfare un<br />
opportuno compromesso tra esigenze di<br />
conservatività e semplicità, senza necessità<br />
di ricorrere a validazioni sperimentali<br />
di caso in caso.<br />
2.1 Caratterizzazione sperimentale<br />
degli stati tensionali<br />
In genere, lo studio è condotto a partire<br />
da geometrie di giunzione semplici,<br />
come ad esempio, la saldatura testa a<br />
testa tra lamiere con giunzioni simmetriche<br />
rispetto alla loro mezzeria, considerando<br />
cicli termici rapidi per assumere<br />
condizioni di riscaldamento e raffreddamento<br />
uniformi sulla lunghezza del<br />
giunto. Ulteriori assunzioni semplificative<br />
riguardano spesso anche l’assenza<br />
di momenti agenti sul giunto o deformazioni<br />
ad essi legate, considerando in<br />
sostanza che le tensioni agiscano come
tensioni membranali. Considerando a<br />
questo punto le tre direzioni principali<br />
(longitudinale, trasversale e verticale),<br />
occorre osservare che lo sviluppo delle<br />
tensioni residue è legato a meccanismi<br />
differenti.<br />
2.1.1 Tensioni longitudinali<br />
Le tensioni longitudinali sono legate<br />
soprattutto al ritiro del giunto in quella<br />
direzione in fase di raffreddamento; le<br />
tensioni sono di trazione nella zona fusa<br />
e raggiungono in genere il loro valore<br />
maggiore in corrispondenza dell’asse<br />
longitudinale, avendo ovviamente come<br />
limite superiore il limite elastico del<br />
materiale. Nelle regioni circostanti (ZTA<br />
e materiale base) nascono stati di<br />
compressione che scendono rapidamente<br />
a zero, allontanandosi in direzione<br />
trasversale dal centro della giunzione<br />
(Fig. 1).<br />
Questa situazione è ad esempio quella<br />
degli acciai al carbonio e degli acciai<br />
inossidabili austenitici: nel caso di leghe<br />
di alluminio o di leghe di titanio, trattate<br />
termicamente, i valori massimi delle<br />
tensioni non raggiungono il limite<br />
elastico e si osservano spesso (in<br />
funzione della scelta del consumabile<br />
effettuata) fenomeni di addolcimento<br />
(softening) al centro della zona fusa<br />
(Fig. 2).<br />
Nel caso invece degli acciai bassolegati<br />
si osservano spesso comportamenti<br />
ancora differenti, poiché le trasformazioni<br />
microstrutturali che si svolgono a<br />
bassa temperatura (1) possono portare la<br />
nascita di stati di compressione al centro<br />
del giunto, con i valori massimi nel<br />
campo della trazione in zona termicamente<br />
alterata o nel materiale base<br />
immediatamente adiacente (Fig. 3).<br />
Allo stesso modo, nel caso si impieghino<br />
consumabili di tipo inossidabile austenitico<br />
è facile raggiungere il suo limite<br />
elastico nella regione centrale della zona<br />
fusa, mentre i massimi livelli di compressione<br />
si manifestano nella ZTA, con stati<br />
di tensione massimi invece in materiale<br />
base, che si annullano e si convertono in<br />
deboli stati di compressione nella parti<br />
più esterne del giunto (Fig. 4).<br />
Si può dunque concludere che:<br />
• le tensioni longitudinali, date le forti<br />
condizioni di autovincolo che caratterizzano<br />
questa direzione, tendono ad<br />
assumere valori molto elevati e su<br />
giunti abbastanza lunghi raggiungono<br />
M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />
facilmente il limite elastico del materiale,<br />
con il rischio di deformazioni<br />
plastiche;<br />
• la saldatura ad arco manuale produce<br />
tensioni massime più alte di quelle<br />
causate da procedimenti caratterizzati<br />
da maggiore apporto termico; spesso<br />
σy<br />
Figura 1 - Distribuzione tipica delle tensioni<br />
longitudinali (acciai al carbonio, inossidabili<br />
austenitici).<br />
σy<br />
Figura 2 - Distribuzione tipica delle tensioni<br />
longitudinali (leghe di Al, di Ti trattate<br />
termicamente).<br />
σy<br />
Figura 3 - Distribuzione tipica delle tensioni<br />
longitudinali (acciai bassolegati).<br />
σy<br />
Figura 4 - Distribuzione tipica delle tensioni<br />
longitudinali (acciai bassolegati,<br />
consumabile austenitico).<br />
in entrambi i casi, ma più frequentemente<br />
nel caso dell’arco manuale, si<br />
supera il limite elastico;<br />
• la zona fusa risulta tesa nella maggior<br />
parte dei casi, mentre le zone adiacenti<br />
compresse;<br />
• la tensione longitudinale, pressoché<br />
costante lungo tutto il giunto, si<br />
annulla per ragioni di equilibrio alle<br />
estremità; il tratto di caduta sembra<br />
sia dell’ordine di 100÷200 mm (pezzi<br />
molto corti hanno sollecitazioni<br />
longitudinali minori);<br />
• le condizioni di vincolo eventualmente<br />
agenti parallelamente all’asse<br />
della saldatura non hanno praticamente<br />
influenza sull’andamento e<br />
sull’entità delle tensioni longitudinali.<br />
2.1.2 Tensioni trasversali<br />
Le tensioni residue trasversali sono<br />
correlate ai fenomeni di contrazione in<br />
quella direzione del materiale, in particolare<br />
se accompagnati da severe condizioni<br />
di vincolo. A differenza di quelle<br />
longitudinali, esse tendono ad interessare<br />
ragioni più estese; una seconda<br />
differenza è inoltre data dall’effetto della<br />
velocità di saldatura, responsabile a sua<br />
volta della maggiore o minore tendenza<br />
al cosiddetto effetto di chiusura a fornice<br />
del giunto (tipico soprattutto delle velocità<br />
più ridotte). Ne risultano, come<br />
conseguenza, stati prevalentemente di<br />
tensione, nella parte centrale del giunto,<br />
che divengono di compressione in quelle<br />
iniziali e terminali (per elevate velocità<br />
di saldatura), oppure stati di compressione<br />
che divengono di trazione nella<br />
zona terminale, per maggiori velocità di<br />
avanzamento (Fig. 5). Appare evidente,<br />
a differenza del caso delle tensioni<br />
longitudinali, come sia difficile individuare<br />
distribuzioni caratteristiche, per<br />
effetto del gran numero di variabili che<br />
influenzano il fenomeno in questa direzione.<br />
Ulteriori osservazioni possono giovare<br />
alla comprensione del fenomeno:<br />
• le tensioni trasversali, nel caso degli<br />
acciai da costruzione, difficilmente<br />
superano i 100 N/mm 2 quando si<br />
salda a ritiro pressoché libero;<br />
• le tensioni trasversali massime si<br />
verificano in una fascia a cavallo<br />
(1) Si ricorda al lettore che il valore di Ms è fortemente<br />
legato all'analisi chimica dell'acciaio.<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
25
M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />
(a) (b) (c)<br />
Figura 5a, 5b e 5c - Distribuzione qualitativa delle tensioni residue trasversali (a: elevata velocità di avanzamento v w, giunto vincolato<br />
trasversalmente; b: elevata v w; c: bassa v w).<br />
dell’asse del giunto; esse sono positive<br />
(trazione) nella zona centrale e<br />
negative (compressione) alle estremità<br />
del giunto, con notevole<br />
influenza della velocità di avanzamento;<br />
• una più allargata distribuzione delle<br />
temperature in direzione trasversale,<br />
per effetto ad esempio di cicli termici<br />
blandi, produce valori massimi di<br />
tensione trasversale un poco minori<br />
di quelli generati da cicli più severi<br />
nel caso di provette libere; nel caso di<br />
provette incastrate avviene il<br />
contrario, cioè la saldatura ad arco<br />
normale tende a provocare tensioni<br />
trasversali inferiori a quelle degli altri<br />
procedimenti detti sopra. Ciò è in<br />
armonia col fatto che il ritiro trasversale<br />
tende ad aumentare con la<br />
larghezza della zona riscaldata, e<br />
quindi è logico che anche la tensione<br />
che rappresenta la conseguenza della<br />
deformazione impedita, tenda ad<br />
aumentare con essa;<br />
• le estremità del giunto risultano in<br />
genere compresse trasversalmente:<br />
ciò può rivelarsi vantaggioso, perché<br />
può rendere meno pericolosi eventuali<br />
difetti di estremità (crateri,<br />
discontinuità di forma, incompletezza<br />
ecc.), ivi assai più frequenti che nelle<br />
zone centrali.<br />
2.1.3 Tensioni agenti lungo la direzione<br />
dello spessore<br />
Le tensioni residue in direzione verticale<br />
(normale al piano della lamiera, nell’e-<br />
26 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
sempio) sono dovute alla presenza di<br />
spessori significativi; ad es., si hanno<br />
stati prevalentemente di trazione per<br />
giunti senza trasformazioni allo stato<br />
solido e di compressione nel caso<br />
contrario. Nel primo caso, è chiaro che il<br />
giunto di può trovare localmente in uno<br />
stato di trazione triassiale, estremamente<br />
critico nei confronti di eventuali fenomeni<br />
di criccabilità. Il caso delle saldature<br />
a passate multiple di forti spessori è<br />
caratterizzato da forti condizioni di<br />
vincolo in direzione longitudinale e<br />
trasversale delle ultime passate, che<br />
risultano caratterizzate da stati finali di<br />
tensione di trazione tanto nelle due<br />
suddette direzioni, mitigate dall’entità<br />
dell’eventuale preriscaldo (Fig. 6, il caso<br />
di un giunto testa a testa, preparazione<br />
ad X, spessore 25 mm, larghezza e<br />
lunghezza del giunto 500 mm).<br />
2.2 Distribuzione convenzionale degli<br />
stati tensionali<br />
Come già osservato, chi dovesse procedere<br />
ad esempio a verifiche di stabilità di<br />
un componente o di un’imperfezione<br />
attraverso la meccanica della frattura,<br />
difficilmente potrebbe basarsi su distribuzioni<br />
rilevate sperimentalmente per<br />
una serie di ragioni; gli standard o i<br />
codici di calcolo, al proposito, propongono<br />
essi stessi, almeno per i casi più<br />
significativi, modelli di distribuzione<br />
che possono essere assunti come base<br />
per il caso in esame, utili ad esempio alla<br />
caratterizzazione del dettaglio attraverso<br />
tecniche FEM. Un esempio di partico-<br />
lare rilevanza ed autorevolezza è indubbiamente<br />
quello della norma BS<br />
7910:2005 “Guide to methods for assessing<br />
the acceptability of flaws in<br />
metallic structures”.<br />
Tale norma, come peraltro si evince<br />
chiaramente dal titolo, non è di per sé<br />
finalizzata all’analisi delle tensioni<br />
residue che possano caratterizzare i<br />
giunti ma fornisce degli strumenti per<br />
tenere in considerazione la loro<br />
presenza, nella realizzazione di verifiche<br />
di stabilità, in funzione del livello di<br />
confidenza circa i dati posseduti e l’effettivo<br />
svolgimento sul manufatto di<br />
trattamenti termici dopo saldatura o<br />
prove idrauliche. In particolare, la<br />
norma prevede un primo livello (Level<br />
1) in base al quale considerare uniformi<br />
le tensioni residue che agiscono sul<br />
giunto. Qualora si voglia invece procedere<br />
ad un’analisi più dettagliata, ritenendo<br />
ad esempio eccessivamente<br />
conservativa l’assunzione di distribuzioni<br />
uniformi, è possibile fare riferimento<br />
all’Annex Q della normativa,<br />
passando di fatto ai livelli 2 e 3.<br />
L’Annex Q prevede cinque casi fondamentali:<br />
giunti testa a testa tra lamiere,<br />
giunti testa a testa tra tubi (corpi cilindrici),<br />
giunti longitudinali su tubi (corpi<br />
cilindrici), giunti a T ed a cordoni d’angolo,<br />
giunti di riparazione. Le direzioni<br />
considerate sono le direzioni longitudinale<br />
e quella trasversale.<br />
Per ognuno dei cinque casi suddetti, la<br />
norma propone distribuzioni delle<br />
tensioni variabili con lo spessore di
Figura 6 - Esempio di distribuzione delle<br />
tensioni agenti in direzione dello spessore.<br />
parete, considerando come limite superiore<br />
il carico di snervamento σ y del<br />
materiale (o il suo Rp 0,2), come illustrato<br />
nella Figura 7.<br />
3. Casi tipici di distribuzione<br />
delle tensioni<br />
Dopo l’analisi sull’origine e la distribuzione<br />
degli stati tensionali condotta al<br />
punto precedente può risultare di interesse<br />
considerare alcuni esempi tipici di<br />
distribuzione delle tensioni residue<br />
Tensioni<br />
longitudinali<br />
Tensioni<br />
trasversali<br />
M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />
agenti su specifiche tipologie di dettaglio<br />
strutturale, utilizzando ovviamente<br />
gli elementi di base acquisiti.<br />
3.1 Saldatura circonferenziale di<br />
inserti su lamiere<br />
La Figura 8a mostra la saldatura fra un<br />
inserto circolare e una lamiera preparata<br />
con foro, tipico caso di saldatura impiegata<br />
in lavori di riparazione. Nella<br />
Figura 8b è indicata schematicamente la<br />
distribuzione delle tensioni radiali (σx) e<br />
tangenziali (σy), che risultano elevate<br />
soprattutto in corrispondenza del<br />
cordone, e che quindi molto spesso<br />
possono dare luogo a cricche.<br />
3.2 Travi saldate<br />
Come noto, esiste una notevole varietà<br />
di soluzioni geometriche per le travi<br />
saldate; si considerano, per gli scopi di<br />
questo articolo, le distribuzioni delle<br />
tensioni residue longitudinali in travi<br />
saldate a T, doppio T e a cassone<br />
(Fig. 9).<br />
3.3 Giunti circonferenziali di tubi<br />
La distribuzione delle tensioni residue in<br />
un giunto circonferenziale tra tubi<br />
dipende - tra l’altro - dal diametro e<br />
dallo spessore di parete del tubo, dalla<br />
preparazione e dalla sequenza di saldatura.<br />
Burdekin ha effettuato misure estensimetriche<br />
su tubi in acciaio a basso<br />
carbonio, di diametro 760 mm e spessore<br />
11 mm, ottenendo la distribuzione<br />
della Figura 10. In tali esperienze è stata<br />
usata la saldatura con procedimento<br />
automatico ad arco sommerso su passata<br />
manuale di sostegno. Girardi e Rinaldi<br />
hanno studiato l’andamento delle<br />
tensioni residue nel caso di tubi in<br />
acciaio al 3,5% Ni (diametro 250 mm,<br />
spessore 10 mm) con saldatura manuale<br />
ad arco nella posizione fissa ad asse<br />
orizzontale. I risultati ottenuti sono indicati<br />
nella Figura 11.<br />
Appare chiaro, da entrambe le esperienze,<br />
come gli stati più elevati di sollecitazione,<br />
sia per le tensioni residue<br />
longitudinali sia per le tensioni trasversali,<br />
si manifestino sulla superficie<br />
interna e siano di trazione. Una spiegazione<br />
di ciò potrebbe essere data considerando<br />
i diversi gradienti termici che<br />
durante il raffreddamento interessano la<br />
superficie interna ed esterna.<br />
Infatti con la seconda esperienza è stato<br />
verificato sperimentalmente che dopo il<br />
deposito dell’ultima passata, durante il<br />
raffreddamento, per il maggiore scambio<br />
termico verso l’esterno, la parete interna<br />
si è venuta a trovare ad una temperatura<br />
maggiore di circa 80°C rispetto a quella<br />
esterna, a partire da temperature (circa<br />
850°÷900°C) al di sotto delle quali sono<br />
rilevanti le differenze di valore dello<br />
snervamento.<br />
4. Metodi di misura delle<br />
tensioni residue<br />
La misura delle tensioni residue può<br />
certamente essere considerata un ramo<br />
di una materia di carattere più generale,<br />
la misura di stati tensionali e delle defor-<br />
Giunti testa a testa tra lamiere Giunti testa a testa tra tubi Giunti a T e fillet Giunti di riparazione<br />
Figura 7 - Esempi di distribuzione delle tensioni residue longitudinali e trasversali per verifiche di stabilità secondo BS 7910:2005 (Annex Q).<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
27
M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />
Lamiera esterna<br />
Figura 8a ed 8b - Distribuzione qualitativa delle tensioni residue per effetto della saldatura di un inserto circolare.<br />
mazioni ad esse collegate. In generale, si<br />
può distinguere tra metodi distruttivi e<br />
metodi non distruttivi; tra i primi, è<br />
possibile una seconda distinzione tra i<br />
metodi distruttivi veri e propri e quelli<br />
parzialmente distruttivi (che comportano,<br />
ad esempio, la presenza di piccoli<br />
fori sul componente, che non ne<br />
compromettono, nella maggior parte dei<br />
casi, il successivo esercizio).<br />
I principi su cui si basano i metodi<br />
distruttivi (e quelli parzialmente distruttivi)<br />
sono gli stessi utilizzati per valutare<br />
le tensioni dovute all’azione di carichi<br />
esterni: in questo caso, la misura delle<br />
tensioni risulta relativamente semplice,<br />
assumendo che il materiale abbia un<br />
comportamento di tipo elastico e di<br />
Deformazione<br />
angolare<br />
Lamiera<br />
interna<br />
28 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
A<br />
A<br />
σ x<br />
σ y<br />
Saldatura<br />
Lamiera<br />
esterna<br />
considerare le sole superfici del componente<br />
(limitazioni, in genere, considerate<br />
accettabili).<br />
È inoltre chiaro che la misura dell’allungamento<br />
di un elemento superficiale del<br />
componente, preso come riferimento, è<br />
possibile sinché lo stesso è soggetto alle<br />
condizioni di carico, noto il suo stato di<br />
riferimento (scarico) in assenza di sollecitazioni;<br />
certamente più complessa la<br />
misura di stati biassiali di tensione, per<br />
cui si rendono necessarie misurazioni in<br />
almeno tre direzioni. Le deformazioni<br />
relative agli elementi di riferimento<br />
possono essere interpretate con la legge<br />
di Hooke; estensimetri elettrici, estensimetri<br />
distaccabili e rivestimenti superficiali<br />
fotoelastici sono i metodi più<br />
Lamiera<br />
interna<br />
(a) (b)<br />
Figura 9 a, b, c - Distribuzione delle tensioni residue longitudinali per effetto della saldatura in travi composte.<br />
Lamiera<br />
esterna<br />
diffusi, con l’introduzione, in tempi<br />
recenti, di tecniche olografiche. In generale,<br />
la tecnica di misurazione e di valutazione<br />
è semplificata dalla conoscenza<br />
della direzione della tensione principale,<br />
che può essere determinata a sua volta,<br />
ad esempio, con l’impiego di speciali<br />
vernici con comportamento fragile.<br />
Come nel caso delle tensioni indotte da<br />
carichi esterni, anche quelle residue<br />
possono essere determinate scaricando il<br />
componente: date le differenze tra i due<br />
casi, ossia l’assenza - per definizione - di<br />
carichi esterni - si rende necessario<br />
scaricare una determinata porzione del<br />
componente dalle azioni indotte dal<br />
materiale circostante. A questo scopo,<br />
sono prelevate delle porzioni di mate-<br />
Distribuzione delle tensioni<br />
nella sezione A-A<br />
(a) (b) (c)<br />
σ x<br />
σ y
Tensioni (kg/mm 2 )<br />
riale dal componente in esame oppure,<br />
in altri casi, sono praticate delle aperture<br />
per consentire all’elemento di misura di<br />
deformarsi, liberandolo parzialmente da<br />
parte dei vincoli esercitati dal materiale<br />
adiacente. Questi metodi sono utilizzati<br />
talvolta nel caso di travi, di lamiere, di<br />
corpi a simmetria cilindrica; è inteso che<br />
essi possono fornire indicazioni utili<br />
solo nel caso in cui il recupero elastico<br />
del materiale, in seguito all’asportazione<br />
totale o parziale degli elementi di<br />
misura, sia analiticamente descrivibile.<br />
In tutti i metodi di misura delle tensioni<br />
residue la costanza della temperatura è<br />
un aspetto fondamentale per ottenere<br />
risultati accurati: si rendono necessari,<br />
pertanto, particolari accorgimenti<br />
durante il prelievo degli elementi. Un<br />
secondo aspetto da valutare, sempre per<br />
ottenere risultati accurati, è la necessità<br />
che il materiale non superi il proprio<br />
carico di snervamento.<br />
4.1 Metodi di misura di stati<br />
monoassiali o biassiali di tensione<br />
per scomposizione<br />
In numerosi casi può essere sufficiente<br />
valutare le tensioni residue assumendo<br />
che vi sia un andamento prevalente-<br />
M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />
Superficie esterna<br />
Superficie interna<br />
Figura 10 - Distribuzione delle tensioni<br />
residue longitudinali e trasversali nella<br />
saldatura di tubi in acciaio al carbonio<br />
(Burdekin).<br />
Distanza dall’asse della saldatura (cm)<br />
mente monoassiale, con la possibilità di<br />
una distribuzione non uniforme della<br />
tensione sulla sezione trasversale.<br />
I metodi di misura per scomposizione<br />
prevedono, in sintesi, che il componente<br />
sia suddiviso in un adeguato numero di<br />
sottili elementi (vedere il caso di una<br />
trave composta a doppio T) lungo la<br />
direzione principale (x) della tensione.<br />
In prima approssimazione, si può risalire<br />
alla tensione σ x attraverso la relazione:<br />
σ x = - E ε x<br />
Il taglio è effettuato mediante sega;<br />
la deformazione è misurata quindi con<br />
l’applicazione di estensimetri distaccabili<br />
o estensimetri elettrici: i primi<br />
consentono una misura riferita ad un<br />
elemento di maggiore lunghezza, da 100<br />
a 250 mm, cosa che rende preferibile la<br />
misura di tensioni poco variabili nella<br />
lunghezza di misura; gli estensimetri<br />
elettrici invece, più sensibili, consentono<br />
una misura riferita ad elementi di minori<br />
dimensioni, per quanto i fili di collegamento<br />
possano complicare l’esecuzione<br />
dei tagli.<br />
Sicuramente più complessa è la misura<br />
di stati biassiali di tensione. Nel caso più<br />
Figura 11 - Andamento delle tensioni residue<br />
nella saldatura testa a testa di tubi di acciaio<br />
al 3,5 Ni (Girardi e Rinaldi).<br />
semplice, le due direzioni ortogonali x<br />
ed y sono associate alle tensioni normali<br />
σ x e σ y, assumendo che esse siano<br />
costanti rispetto allo spessore (può<br />
essere il caso di piccoli spessori, ad<br />
esempio). Gli estensimetri sono in<br />
genere applicati su entrambi i lati del<br />
componente, dopo di che sono tagliati<br />
elementi quadrati di circa 30 x 30 mm.<br />
Ottenute le deformazioni ε x ed ε y, è<br />
possibile calcolare le relative tensioni e<br />
σ y in base alla legge di Hooke:<br />
σ x = - E / (1-ν 2 ) (ε x+νε y)<br />
σ y = - E / (1-ν 2 ) (ε y+νε yx)<br />
Per determinare completamente lo stato<br />
di tensione sono necessarie almeno tre<br />
direzioni di misura associate ad altrettante<br />
rosette estensimetriche a tre<br />
elementi. Il metodo descritto è stato<br />
usato con successo, nel passato, nel caso<br />
di serbatoi di stoccaggio di grandi<br />
dimensioni.<br />
4.2 Metodi di misura di stati triassiali<br />
di tensione per scomposizione<br />
Un problema comune a tutti i metodi di<br />
misura di stati triassiali di tensione è il<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
29
M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />
Figura 12 - Misura delle tensioni residue in<br />
una trave composta a doppio T.<br />
difficile accesso alla parte centrale del<br />
componente, in relazione alla misura<br />
delle tensioni normali alla superficie<br />
dell’elemento. Tuttavia, alcuni metodi<br />
possono essere applicati, assumendo<br />
note per ipotesi le direzioni delle tre<br />
tensioni principali, ad esempio corrispondenti<br />
alle direzioni principali della<br />
geometria del componente.<br />
Una sorta di metodo per scomposizione<br />
fu sviluppato da Rosenthal e Norton,<br />
relativamente a componenti rettangolari,<br />
di medio o grosso spessore, caratterizzati<br />
da una saldatura centrale. Per questo<br />
caso, può essere di interesse conoscere<br />
la variazione delle tensioni residue<br />
longitudinali e trasversali attraverso lo<br />
spessore. Allo scopo, vengono ricavati<br />
due blocchi di materiale sottili, in direzione<br />
longitudinale e trasversale rispetto<br />
al giunto, opportunamente equipaggiati<br />
di estensimetri sulle due facce (Fig. 13).<br />
Successivamente, sono ricavati due<br />
strati sottili al centro dello spessore dei<br />
Figura 13 - Metodo di Rosenthal - Norton<br />
per la misura di stati triassiali di tensione.<br />
30 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
blocchi e, via via, ulteriori strati procedendo<br />
verso le due superfici dotate di<br />
estensimetri, misurando di volta in volta<br />
le deformazioni sulle superfici stesse; il<br />
metodo per scomposizione è combinato<br />
di fatto con il metodo per rimozione di<br />
strati successivi. In questo modo, la<br />
tensione longitudinale rispetto ai blocchi<br />
può essere determinata, comprese le<br />
tensioni di taglio agenti sugli stessi: le<br />
tensioni agenti nella direzione dello<br />
spessore, infine, sono calcolate mediante<br />
le equazioni relative all’equilibrio dei<br />
solidi continui.<br />
4.3 Metodo per esecuzione di fori<br />
(metodo di base)<br />
Si tratta di un metodo alternativo al<br />
precedente, per la misura di stati di<br />
tensione triassiali, basato su esperienze<br />
condotte da Mathar: il principio prevede<br />
l’esecuzione di fori passanti nello spessore<br />
e la misura delle deformazioni in<br />
direzione radiale (Fig. 14) attraverso<br />
“measuring balls” oppure estensimetri<br />
elettrici a cavallo del foro stesso.<br />
Il metodo è stato standardizzato dalla<br />
norma ASTM E 837-85.<br />
Misurate le deformazioni in direzione X<br />
ed Y, è possibile risalire alle tensioni σx e<br />
σy attraverso la teoria dell’elasticità<br />
applicata ad un piano infinitamente<br />
sottile, al quale sia praticato un foro<br />
circolare, soggetto ad uno stato di<br />
tensione monoassiale; sostituendo i dati<br />
(diametro del foro d0 = 12 mm, base di<br />
misura d = 16 mm, ν = 0,3) si possono<br />
esprimere le tensioni in funzione delle<br />
deformazioni Δx e Δy: σ x = E [0.99 2 (Δ x/d) + 0.38 2 (Δ x/d)]<br />
σ y = E [0.99 2 (Δ y/d) + 0.38 2 (Δ x/d)]<br />
Volendo esprimere la deformazione<br />
radiale ε r in funzione delle tensioni σ x e<br />
σ y è possibile introdurre i parametri A e<br />
B, funzioni delle caratteristiche elastiche<br />
del materiale e della geometria del<br />
sistema di misura:<br />
ε r = (A + B cos 2β) σ x + (A-B cos2β) σ y<br />
essendo appunto:<br />
A = - (1-ν) / 2E (d 0/d) 2<br />
B=-(1+ν)/2E [4/(1+ν)(d 0/d) 2 -3(d 0/d) 4 ]<br />
Nel caso di stato di tensione residua<br />
biassiale di direzione sconosciuta, sono<br />
necessarie misure effettuate in almeno<br />
tre direzioni diverse (le relazioni sopra<br />
riportate non tengono conto di questo<br />
caso generale). Per questo scopo, il<br />
metodo prevede nella sua versione generale<br />
l’impiego di rosette estensimetriche<br />
(Fig. 15), aventi lo scopo di determinare,<br />
oltre alle deformazioni, anche l’angolo β<br />
tra la direzione della tensione principale<br />
σ I e la direzione di misura σ x.<br />
Come accennato, l’angolo β può essere<br />
analiticamente espresso mediante la<br />
relazione:<br />
tan(2β) = (ε 00 - 2ε 45 + ε 90) / (ε 00 - ε 90)<br />
In generale, l’accuratezza delle misure<br />
dipende, per questo metodo, dal posizionamento<br />
degli elementi di misura rispetto<br />
al foro; nel caso dei measuring balls, essi<br />
possono essere posizionati a 1 mm dal<br />
bordo, in quello degli estensimetri, a valori<br />
compresi tra 2.5 e 3.4 il rapporto d/d 0.<br />
A sua volta, il diametro del foro dipende<br />
dalle dimensioni degli elementi di<br />
misura (ad esempio, diametri d 0 pari a<br />
1.5 ÷ 3.0 mm e basi si misura pari a<br />
1.5 mm sono piuttosto comuni).<br />
Occorre ricordare che il metodo è basato<br />
su modelli di tipo elastico, per cui la<br />
presenza di stati tensionali prossimi al<br />
carico di snervamento e/o la possibilità<br />
di deformazioni di tipo plastico possono<br />
falsare i risultati, fornendo indicazioni<br />
assolutamente inattendibili.<br />
4.4 Cenni ad altre metodologie di<br />
misura<br />
4.4.1 Metodo per esecuzione di fori<br />
ciechi<br />
Il metodo descritto al paragrafo precedente<br />
può essere esteso anche a parti di
Figura 14 - Applicazione di measuring balls<br />
o di estensimetri per la misura delle<br />
deformazioni radiali.<br />
spessore finito adottando la variante con<br />
fori ciechi.<br />
Assumendo che lo stato tensionale non<br />
vari o vari in maniera trascurabile<br />
appena al di sotto della superficie del<br />
componente (quindi, in funzione<br />
della quota z), il metodo con fori<br />
ciechi può essere utilizzato introducendo<br />
solo una modifica ai<br />
parametri A e B, descritti in precedenza<br />
(indicativamente, la profondità t del foro<br />
può essere assunta pari a circa 1.2 volte<br />
il suo diametro).<br />
D’altra parte, è pure possibile tenere in<br />
considerazione la variazione delle<br />
tensioni residue in funzione della quota z<br />
applicando il metodo in modo incrementale,<br />
variando cioè gradualmente la<br />
profondità t del foro.<br />
4.4.2 Metodo per estrazione di inserti<br />
circolari<br />
Un’alternativa al metodo per esecuzione<br />
di fori è il metodo (detto di Gunnert e<br />
Kunz) che prevede la misura degli stati<br />
di deformazione sul componente dopo<br />
avere ricavato sullo stesso dei blocchi a<br />
geometria cilindrica, di opportune<br />
dimensioni, adeguatamente corredati<br />
con sistemi di misura.<br />
Il metodo può essere considerato un’alternativa<br />
al metodo con fori ciechi, nel<br />
caso di tensioni costanti o variabili in<br />
funzione della quota z.<br />
Il principio è consentire ad una superficie<br />
di riferimento, a geometria circolare<br />
appunto, di distendersi completamente<br />
eliminando i vincoli esercitati dal<br />
materiale adiacente: allo scopo è praticato<br />
appunto un foro cilindrico sino ad<br />
una profondità minima, oltre la quale<br />
non si verificano ulteriori rilassamenti<br />
superficiali.<br />
M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />
d<br />
Figura 15 - Posizionamento di rosette<br />
estensimetriche.<br />
Identificata un’idonea base di misura, è<br />
possibile risalire analiticamente alle<br />
tensioni σ I e σ II, con riferimento a<br />
modelli elastici di comportamento del<br />
materiale (legge di Hooke):<br />
σI + σII = - E / 2(1-ν) (ε00 + ε45 + ε90 + ε135) σI - σII = E / 2(1+ν) [(ε00 - ε90) 2 + (ε90 - ε135) 2 ] 1/2<br />
d 0<br />
Di fatto, è possibile successivamente<br />
applicare le stesse relazioni descritte per<br />
il metodo per esecuzione di fori, tenendo<br />
conto dei necessari aggiustamenti in<br />
funzione del numero dei punti di misura.<br />
4.4.3 Misura delle tensioni residue per<br />
diffrazione di raggi X<br />
Tra i metodi non distruttivi per la misura<br />
delle tensioni residue particolare rilievo<br />
assume quello basato sulla diffrazione di<br />
radiazioni ionizzanti, in particolare i<br />
raggi X.<br />
Il principio fisico si basa appunto sulla<br />
diffrazione originata dall’interazione tra<br />
le radiazioni ed i reticoli cristallini del<br />
materiale, la quale risulta essere<br />
funzione delle costanti reticolari del reticolo<br />
stesso e, in definitiva, degli stati<br />
tensionali applicati, per confronto con lo<br />
stato non tensionato del reticolo.<br />
In particolare, si osserva che un fascio<br />
monocromatico di radiazioni X, incidente<br />
sulla superficie in esame in modo<br />
normale, produce effetti di diffrazione<br />
che possono essere rilevati ad una data<br />
distanza dall’asse del fascio incidente<br />
con opportuni sistemi di rivelazione<br />
(pellicole radiografiche o altri metodi).<br />
Dal punto di vista analitico, se θ rappresenta<br />
l’angolo di diffrazione (angolo di<br />
Bragg), λ la lunghezza d’onda del fascio<br />
(di fatto, si possono impiegare valori<br />
pari a circa 0.05÷0.23 nm) e d la<br />
σ 2<br />
45°<br />
45°<br />
β<br />
σ 1<br />
distanza reticolare si può legare questa<br />
grandezza con una semplice relazione<br />
trigonometrica:<br />
2 d sen (θ) = n λ<br />
in cui si valutano, in genere, i fenomeni<br />
di diffrazione del primo ordine (con n=1,<br />
cioè).<br />
Sul piano sperimentale (Fig. 16), è<br />
possibile ottenere il valore dell’angolo<br />
di Bragg in funzione della distanza r di<br />
massima diffrazione rispetto all’asse del<br />
fascio incidente ed alla distanza di<br />
misura a:<br />
θ = 1 / 2 arctan (r/a)<br />
Considerando quindi la distanza reticolare<br />
d 0 in assenza di stati tensionali, è<br />
possibile stimare lo stato di deformazione<br />
dalla relazione:<br />
ε = (d - d 0) / d 0<br />
Per ottenere i valori degli stati biassiali<br />
di tensione è necessario effettuare<br />
almeno tre misure lungo diversi angoli<br />
φ (ad esempio: φ, φ+π/2, φ+π/4),<br />
impiegando in ogni caso diversi<br />
angoli di misura ψ rispetto all’asse<br />
verticale z.<br />
Con questo metodo l’area di misura<br />
varia tra 0,1 ed 1 mm 2 , la profondità di<br />
misura invece risulta intorno a 10 μm; è<br />
quindi possibile procedere a misure<br />
attraverso lo spessore, per incrementi<br />
successivi della profondità.<br />
Il principale vantaggio del metodo è<br />
certamente il fatto di essere non distruttivo<br />
e di consentire misure quasi<br />
puntuali; d’altra parte, esso può presentare<br />
forti limitazioni nel caso di materiali<br />
caratterizzati da un forte orientamento<br />
della microstruttura (ad esempio,<br />
prodotti lavorati a freddo).<br />
4.4.4 Misura delle tensioni residue per<br />
diffrazione di neutroni<br />
Il principio di questo metodo, di fatto, è<br />
lo stesso descritto al paragrafo precedente<br />
per fasci di radiazioni X monocromatiche.<br />
Una differenza significativa è data dalla<br />
diversa profondità di penetrazione (al<br />
massimo 20 μm nel caso dei raggi X), che<br />
in questo caso può arrivare sino a 50 mm<br />
nel caso degli acciai, 300 mm nel caso di<br />
leghe di alluminio e 30 mm per le leghe di<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
31
M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />
Figura 16 - Schema per la misura dell’angolo di diffrazione (angolo di Bragg) a raggi X.<br />
nichel (si deve considerare, al proposito,<br />
che i raggi X utilizzati per queste applicazioni<br />
interagiscono con la materia a<br />
livello di gusci elettronici esterni mentre<br />
fasci di neutroni riescono a penetrare la<br />
materia stessa a livello nucleare).<br />
Una conseguenza importante è quindi<br />
che i metodi a diffrazione neutronica<br />
sono in grado di fornire indicazioni su<br />
stati triassiali di tensione, a differenza<br />
della diffrazione a raggi X.<br />
Il metodo, in pratica, prevede l’impiego<br />
di un fascio di neutroni di sezione pari a<br />
circa 50 mm 2 , ottenuto con reattori<br />
nucleari o mediante sincrotroni; il fascio<br />
viene collimato con idonee maschere, ad<br />
esempio al cadmio, in modo da ridurne<br />
sensibilmente la sezione trasversale ed<br />
interessare alla misura il minore volume<br />
possibile di materiale (da 10 a 100 mm 3 );<br />
il fascio diffratto è rivolto verso un<br />
sistema di rilevazione, cui arriva opportunamente<br />
collimato.<br />
Il metodo si presta a misurazioni di interesse<br />
in settori come quello nucleare,<br />
aerospaziale, off-shore, con particolare<br />
riferimento a giunti a passate multiple<br />
(multipass).<br />
4.4.5 Misura delle tensioni residue con<br />
metodi acustici<br />
I metodi di tipo acustico, pure di tipo non<br />
distruttivo, sono basati sulla relazione<br />
esistente tra la velocità di propagazione<br />
delle onde (ultra)sonore e talune<br />
proprietà elastiche dei materiali, funzione<br />
a loro volta dello stato tensionale.<br />
Di fatto, il metodo è basato sulle variazioni<br />
delle velocità di propagazione delle<br />
onde longitudinali, trasversali e superficiali<br />
dovute agli stati tensionali; spesso,<br />
sono utilizzate onde ultrasonore superfi-<br />
32 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
ciali generate da un trasduttore montato<br />
sul pezzo (frequenze variabili tra 2 e 10<br />
MHz). La notevole entità del volume di<br />
materiale coinvolto nella misura porta,<br />
ovviamente, a misure mediate di carattere<br />
non puntuale; un aspetto da non<br />
trascurare, evidentemente, è l’influenza<br />
della microstruttura nei confronti della<br />
velocità di propagazione delle onde, che<br />
costringe ad accurate tarature preliminari<br />
con blocchi campione rappresentativi del<br />
pezzo reale.<br />
4.4.6 Misura delle tensioni residue con<br />
metodi magnetici<br />
La presenza di stati tensionali residui<br />
determina variazioni nelle proprietà<br />
magnetiche dei materiali. Questa considerazione<br />
è alla base della misura di<br />
tensioni residue con i metodi di tipo<br />
magnetico, di carattere superficiale; le<br />
proprietà magnetiche, in particolare,<br />
influenzate dagli stati tensionali sono<br />
l’effetto Barkhausen di tipo magnetoinduttivo<br />
o magnetoacustico, l’incremento<br />
della permeabilità alle correnti indotte,<br />
la magnetostrizione.<br />
Come già accennato nel caso di metodi<br />
di tipo acustico, anche queste proprietà<br />
sono fortemente legate al tipo di microstruttura<br />
ed al suo orientamento, ragione<br />
che porta, anche in questo caso, alla<br />
necessità di accurate tarature preliminari.<br />
In definitiva, si tratta di metodi di interesse<br />
nel campo del Controllo Qualità<br />
per i ridotti tempi di misura e la possibilità<br />
di automazione; si consideri infine,<br />
che attraverso opportune combinazioni<br />
di tecniche, basate su differenti proprietà<br />
magnetiche, è possibile ottenere una<br />
notevole indipendenza rispetto all’accuratezza<br />
dei metodi di taratura utilizzati.<br />
5. Precauzioni e rimedi<br />
Allo scopo di prevenire, ridurre o eliminare<br />
gli effetti dei ritiri o degli sforzi di<br />
ritiro delle saldature si possono prendere<br />
a volte utili precauzioni; oppure si può<br />
intervenire durante la saldatura con<br />
opportuni procedimenti o trattamenti,<br />
oppure, infine, si possono usare adatti<br />
rimedi a saldatura ultimata.<br />
5.1 Precauzioni prima della saldatura<br />
Le precauzioni che il tecnico di saldatura<br />
può prendere prima di eseguire un<br />
giunto saldato allo scopo di contrastare<br />
gli effetti del ritiro, senza porre d’altro<br />
canto vincoli rigidi ai pezzi da saldare,<br />
debbono rispondere al criterio fondamentale<br />
di “alimentare il ritiro”. Con<br />
questa espressione si intende la creazione<br />
di una opportuna condizione per<br />
cui il ritiro possa effettuarsi nel modo<br />
più libero possibile, portando i pezzi<br />
saldati nella esatta posizione richiesta.<br />
Citiamo di seguito alcune precauzioni<br />
comunemente usate allo scopo.<br />
5.1.1 Deformazione preventiva<br />
Si può dare ai pezzi da saldare una<br />
disposizione o una deformazione uguale<br />
ed opposta a quella che provocherebbe il<br />
ritiro. Con questo metodo molto<br />
semplice si possono eliminare gli effetti<br />
del ritiro angolare dei giunti testa a testa,<br />
a T e di spigolo.<br />
Nel caso di giunti di testa, basta disporre<br />
le lamiere leggermente angolate (verso il<br />
basso, se si deve saldare in piano, o<br />
comunque dalla parte opposta a quella<br />
del maggior apporto termico) anziché<br />
complanari (Fig. 17), l’angolo di deviazione,<br />
in genere dell’ordine di qualche<br />
grado soltanto, deve essere determinato<br />
caso per caso, a seconda del procedimento<br />
e delle condizioni operative e non<br />
vi è che la base dell’esperienza di casi<br />
identici o analoghi che può costituire un<br />
indice sicuro.<br />
Analogamente, nel caso di giunti a T,<br />
saldati con un unico cordone d’angolo,<br />
si alimenta il ritiro predisponendo i<br />
pezzi con un angolo un poco maggiore<br />
di quello richiesto (leggermente ottuso<br />
nel caso comune di giunti d’angolo,<br />
Fig.18a); per i giunti a T saldati simmetricamente<br />
con due cordoni d’angolo si<br />
dovrebbe dare una leggera pre - deformazione<br />
alla lamiera continua, come<br />
indicato nella Figura 18b.
Figura 17 - Pre - deformazione di un giunto<br />
testa a testa in compensazione del ritiro<br />
angolare.<br />
Nel caso di giunti di spigolo, sempre<br />
secondo il medesimo criterio, si<br />
dovrebbe invece chiudere un poco l’angolo<br />
fra le due lamiere (Fig. 19).<br />
Nel dare queste pre - deformazioni<br />
bisogna sempre tenere conto della capacità<br />
di deformazione dei pezzi: gli<br />
elementi più sottili e più liberi tendono a<br />
deformarsi di più e perciò è su di essi<br />
che in linea preventiva conviene<br />
maggiormente agire.<br />
Quando si deve saldare un tubo con una<br />
lamiera (Fig.20) con un cordone d’angolo<br />
circonferenziale esterno, due ritiri<br />
intervengono a deformare il giunto: il<br />
ritiro angolare visto per i giunti a T ed il<br />
ritiro longitudinale (circonferenziale)<br />
del cordone di saldatura: questo tende in<br />
sostanza a ridurre la lunghezza della<br />
circonferenza di saldatura.<br />
Se si vogliono prevenire questi effetti di<br />
ritiro, bisogna dare alla lamiera di<br />
appoggio del tubo una leggera curvatura<br />
in senso opposto.<br />
5.1.2 Creazione di una zona elastica<br />
Si può alimentare il ritiro trasversale<br />
costituendo nell’elemento più deformabile<br />
una zona elastica, che ceda facilmente<br />
sotto l’azione del ritiro.<br />
Esempi di questa precauzione sono<br />
presentati nella Figura 21 (dove si è<br />
appositamente creata una leggera ondulazione<br />
nella lamiera più sottile) e nella<br />
Figura 22, dove l’applicazione del<br />
Figura 20 - Effetto di ritiro della saldatura<br />
di un tubo su una lamiera sottile.<br />
M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />
Figura 19 - Pre - deformazione di giunti di<br />
spigolo in compensazione del ritiro angolare.<br />
giunto d’orlo invece di quello a T,<br />
oppure la preparazione a lembi rilevati<br />
anziché di quella a lembi retti su giunti<br />
di testa, garantisce al giunto una notevole<br />
elasticità per sopportare ed alimentare<br />
il ritiro.<br />
Nella Figura 23 sono invece riportate<br />
due preparazioni utilizzate nella saldatura<br />
dei tubi alle piastre tubiere degli<br />
scambiatori di calore (il solco circolare<br />
ha anche lo scopo di alimentare il ritiro).<br />
Nella Figura 24 è infine riportato il caso<br />
dell’innesto di un elemento da saldare<br />
lungo tutto il suo perimetro in una<br />
grande lamiera (caso frequente di<br />
rappezzo di riparazione, della chiusura<br />
di un passo d’uomo, ecc.). Per alimentare<br />
il ritiro bisogna dare alla lamiera da<br />
riportare una leggera curvatura a cupola,<br />
il ritiro della saldatura periferica ne trae<br />
alimento, e tende a spianarla.<br />
(a) (b)<br />
Figura 18a e 18b - Pre - deformazione<br />
di giunti a T in compensazione del ritiro<br />
angolare.<br />
5.1.3 Disposizione opportuna del<br />
cordone di saldatura<br />
Vi sono casi in cui un’opportuna disposizione<br />
dei cordoni di saldatura può<br />
ovviare gli inconvenienti del ritiro, ad<br />
esempio, nel collegamento a T di due<br />
tubi (Fig. 25): nel caso di spessori sottili,<br />
lo spostamento della linea di saldatura<br />
dalla posizione “a” alla posizione “b”,<br />
dopo avere opportunamente preparato i<br />
pezzi, rilevando un collarino di innesto<br />
nel tubo verticale, permette di evitare gli<br />
inconvenienti del ritiro angolare e, se si<br />
allarga leggermente il diametro di collegamento<br />
su entrambi i tubi, si evita lo<br />
strozzamento per ritiro longitudinale.<br />
5.1.4 Costruzione di pannelli di prefabbricazione<br />
Nelle costruzioni saldate complesse è<br />
bene procedere per prefabbricazione di<br />
parti più semplici, costituendo pannelli<br />
in cui è più facile controllare le deformazioni<br />
e raddrizzarli. Una volta ottenuti<br />
questi pannelli in modo corretto risulta<br />
più agevole dominare e prevedere sul<br />
complesso della costruzione i ritiri d’insieme.<br />
Tale è il caso, ad esempio, della costruzione<br />
navale che fa largo impiego di<br />
blocchi di prefabbricazione da unire poi,<br />
fra loro, sugli scali, e della costruzione<br />
di carpenteria saldata, specie quando si<br />
hanno complesse strutture a traliccio le<br />
quali vengono decomposte in vari tron-<br />
Figura 21 - Creazione di una zona elastica<br />
per alimentare il ritiro.<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
33
M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />
(a) (b)<br />
Figura 22 - Preparazioni che consentono<br />
elasticità a giunto.<br />
coni da prefabbricarsi nelle officine e da<br />
unire poi fra loro in cantiere.<br />
A suggerire la tecnica della prefabbricazione<br />
intervengono anche (e a volte in<br />
modo preponderante) altri fattori, quali<br />
la facilità e l’economia di esecuzione, la<br />
maggiore possibilità di impiego della<br />
saldatura automatica ed infine le eventuali<br />
necessità di trasporto dell’opera<br />
saldata.<br />
5.2 Precauzioni esecutive<br />
Varie precauzioni possono essere prese<br />
anche in sede esecutiva allo scopo di<br />
controllare o ridurre i ritiri e diminuire<br />
gli sforzi di ritiro; le necessità costruttive<br />
spesso impongono di fare un<br />
compromesso tra sforzi e deformazioni.<br />
5.2.1 Scelta del procedimento di saldatura<br />
e dei modi operativi<br />
Si è visto nei paragrafi precedenti come<br />
il procedimento di saldatura possa<br />
influire sia sull’entità dei ritiri che su<br />
quella delle sollecitazioni residue di<br />
ritiro di una opera saldata.<br />
Il ritiro angolare dipende alquanto dal<br />
procedimento di saldatura e dal modo<br />
operativo; la cautela più utile è quella di<br />
effettuare saldature simmetriche rispetto<br />
all’asse od al piano che si desidera non si<br />
deformi. Così le preparazioni ad X sono<br />
particolarmente indicate per i giunti di<br />
A B<br />
Figura 24 - Pre - deformazione della piastra<br />
di chiusura (inserto).<br />
34 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
(a)<br />
testa, soprattutto<br />
sugli spessori che<br />
richiedono parecchie<br />
passate.<br />
Nei giunti a T è possibile la compensazione<br />
del ritiro angolare saldando<br />
contemporaneamente nei due angoli<br />
opposti ed impedendo la deformazione<br />
angolare della lamiera continua; nel caso<br />
di giunti a croce basta saldare contemporaneamente<br />
o alternativamente nei due<br />
angoli opposti al vertice. Per quanto si<br />
riferisce ai ritiri trasversali si è visto<br />
come il procedimento ossiacetilenico dia<br />
luogo a ritiri maggiori di quello ad arco e<br />
che in ogni caso tanto minori sono i ritiri<br />
quanto minore è l’ampiezza del cianfrino.<br />
Per quanto riguarda i ritiri longitudinali<br />
valgono considerazioni analoghe; vi è<br />
però da osservare che tali ritiri, sempre<br />
molto contrastati dalle parti fredde adiacenti,<br />
tendono a generare deformazioni<br />
per compressione assiale delle parti<br />
fredde stesse e ciò risulta particolarmente<br />
evidente e fastidioso per gli spessori<br />
sottili, che hanno tendenza a ondularsi.<br />
Per quanto si riferisce alle sollecitazioni<br />
residue di saldatura bisogna distinguere<br />
il caso di pezzi liberi e quello di pezzi<br />
vincolati. In quest’ultimo caso la<br />
reazione dei vincoli è tanto maggiore<br />
quanto più ampia è la zona riscaldata,<br />
Sezione A-B<br />
(b)<br />
Figura 23a e 23b - Solcatura per alimentare<br />
il ritiro (ed eguagliare le capacità termiche<br />
dei lembi) - Saldatura eseguita con il<br />
procedimento TIG (caso a) o con elettrodi<br />
rivestiti (caso b).<br />
quanto più cioè sarebbe forte il ritiro se i<br />
pezzi fossero liberi; poco perciò è da<br />
attendersi da particolari modi operatori.<br />
Questi invece possono essere efficaci<br />
nell’attenuare gli sforzi di ritiro se i<br />
pezzi non sono esternamente vincolati,<br />
se la saldatura è cioè assoggettata solo<br />
all’autovincolo costituito dalle parti<br />
fredde o già raffreddate del pezzo stesso.<br />
Si è visto così come nella saldatura ad<br />
arco qualche lieve beneficio possa ottenersi<br />
con l’effettuazione della saldatura<br />
dal centro alle estremità anziché da una<br />
estremità all’altra, ovvero applicando il<br />
sistema a blocchi e facendo raffreddare<br />
ogni blocco fino a 60°.<br />
Dalla trattazione esposta traspare altresì<br />
la necessità di avere saldature sane ed<br />
effettuate con materiale sia di base sia<br />
d’apporto che consenta una certa deformabilità<br />
plastica sotto sforzi complessi<br />
quando si debbano effettuare giunti su<br />
pezzi vincolati e non sia quindi possibile<br />
evitare l’insorgere di sforzi di ritiro né in<br />
corso di esecuzione né a saldatura terminata.<br />
Occorre infatti in tal caso una saldatura<br />
che non solo dopo il suo completamento<br />
abbia alte caratteristiche di<br />
(a) (b)<br />
Figura 25 - Innesto di un tubo su un corpo<br />
cilindrico a parete sottile.
Figura 26 - Esempi di prefabbricazione modulare nel settore navale.<br />
plasticità, ma anche atta a non dar<br />
luogo a cricche nel corso dell’esecuzione,<br />
cricche che avvengono più facilmente<br />
quando le condizioni di vincolo<br />
sotto le quali il giunto è effettuato sono<br />
più severe.<br />
La tendenza a fessurarsi è specialmente<br />
accentuata nella prima passata che, per<br />
effetto del ritiro, è attraversata da un<br />
fascio di linee di forza che, partendo dai<br />
pezzi adiacenti, si addensano nella sua<br />
limitata sezione e che possono per di più<br />
esaltarsi facilmente in corrispondenza<br />
delle irregolarità di penetrazione spesso<br />
inevitabili; nel corso del suo raffreddamento<br />
il materiale può attraversare fasi<br />
assai poco propizie a fronteggiare sforzi<br />
complessi e può cedere di fronte a<br />
questi.<br />
5.2.2 Condizioni di vincolo ed ordine di<br />
esecuzione delle saldature<br />
Le condizioni di vincolo esterno dei<br />
pezzi devono essere quanto più possibile<br />
alleggerite, limitandosi ad introdurre<br />
vincoli atti ad impedire il ritiro angolare<br />
delle saldature che, ove non è possibile<br />
una pre - deformazione, rappresentano<br />
una necessità costruttiva se si vuole che<br />
la costruzione mantenga le forme<br />
richieste, lasciando libertà ai pezzi di<br />
muoversi nelle altre direzioni.<br />
Si deve cercare altresì di non creare<br />
mediante puntatura troppo rigida, o<br />
cavalletti applicati in sua sostituzione,<br />
vincoli locali severi a cavallo del giunto.<br />
Purtroppo, in pratica, la accennata<br />
libertà di movimenti dei pezzi non è<br />
sempre possibile ed in tali casi si ricorre<br />
a tutti quegli espedienti che consentono<br />
di avvicinarsi a quella condizione il più<br />
M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />
possibile; si cercherà cioè di alimentare<br />
il ritiro al massimo nei limiti che le<br />
circostanze permettono. Alcuni esempi<br />
serviranno meglio a far comprendere<br />
questo criterio.<br />
Nell’esempio della Figura 27 è riportato<br />
il caso della congiunzione di due tronconi<br />
di una trave composita a doppio T;<br />
la sequenza migliore sarebbe la saldatura<br />
contemporanea dei tre giunti di testa<br />
trasversali, ma essa non è più di facile<br />
esecuzione. Altra sequenza consigliata è<br />
quindi la seguente: si saldino prima i<br />
giunti di testa delle piattabande, se<br />
possibile contemporaneamente e simmetricamente,<br />
dopo aver liberato (o aver<br />
lasciato libero) un, tratto adeguato delle<br />
saldature di unione delle piattabande<br />
all’anima. Si saldi poi il giunto di testa<br />
dell’anima ed infine si completino i tratti<br />
longitudinali di saldatura che uniscono<br />
l’anima alle piattabande.<br />
Nell’esempio della Figura 28 si indica<br />
una sequenza consigliata nell’esecuzione<br />
di un grande pannello piano: si<br />
nota come non si debba in nessun caso<br />
procedere alla saldatura dei lembi lunghi<br />
longitudinali prima di aver saldato il<br />
giunto trasversale che su essi “termina”<br />
ed anzi come bisogna tenersi dietro a<br />
questo, per non meno di 300 mm onde<br />
lasciare la maggiore<br />
possibile libertà al<br />
ritiro del giunto<br />
trasversale lungo il<br />
proprio asse.<br />
Nel caso di attacco<br />
di una struttura<br />
cellulare su un<br />
fasciame (Fig. 29)<br />
si segue di<br />
solito questa sequenza; prima si preparano<br />
separatamente il pannello piano e la<br />
struttura cellulare corrispondente, quindi<br />
si iniziano le saldature di collegamento a<br />
partire dal centro ed espandendosi “a<br />
macchia d’olio" verso la periferia in<br />
modo da permettere al materiale di<br />
compiere il più liberamente possibile il<br />
suo ritiro verso la zona centrale, secondo<br />
l’ordine di esecuzione segnato nella<br />
figura.<br />
Anche il preriscaldo localizzato, nel<br />
caso di saldatura di materiali fragili, può<br />
essere sfruttato allo scopo di diminuire<br />
le tensioni di saldatura alimentando il<br />
ritiro.<br />
L’operazione del preriscaldo deve<br />
iniziare prima della saldatura in modo<br />
che la zona del giunto possa giungere al<br />
voluto regime termico, ma deve poi<br />
continuare durante tutto il tempo della<br />
saldatura.<br />
Un caso frequente di applicazione del<br />
preriscaldo localizzato è quello della<br />
riparazione di pezzi di ghisa; esso deve<br />
eliminare le tensioni residue in questo<br />
materiale fragile, poco resistente agli<br />
sforzi di trazione. Il preriscaldo deve<br />
pertanto essere applicato in modo da<br />
tendere ad aumentare il distacco dei<br />
lembi da saldare sicché, cessando poi ad<br />
Preparazione dei due tronconi Giunzione<br />
Figura 27 - Esempio di sequenza delle<br />
saldature per una trave composta a doppio T.<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
35
M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />
Figura 28 - Esempio di sequenza di saldatura<br />
nella composizione di un grande pannello<br />
piano.<br />
un tempo saldatura e preriscaldo, il<br />
pezzo possa ritirarsi in modo uniforme<br />
nel suo insieme e senza produrre<br />
tensioni.<br />
Nella Figura 30 sono riportati semplici<br />
casi di riparazione con saldatura di pezzi<br />
fusi di ghisa, indicandovi le zone di<br />
preriscaldo intorno a 500°÷600°C; si<br />
vede come il preriscaldo tende ad allontanare<br />
i lembi del giunto durante la<br />
saldatura; si può così alimentare il ritiro<br />
durante il raffreddamento e perciò diminuire<br />
od eliminare le tensioni residue a<br />
giunto ultimato.<br />
5.3 Rimedi dopo saldatura<br />
Vari mezzi, che qui esaminiamo,<br />
possono essere utilizzati allo scopo di<br />
ridurre od eliminare, a saldatura finita, le<br />
deformazioni o le sollecitazioni di ritiro.<br />
5.3.1 Calde di ritiro<br />
Il principio delle calde di ritiro prevede<br />
un riscaldamento localizzato che, grazie<br />
al ricalcamento a caldo del materiale<br />
riscaldato, permette di ridurre la<br />
lunghezza delle sue fibre a raffreddamento<br />
avvenuto. Facciamo due esempi:<br />
• la saldatura AB, eseguita nel pezzo<br />
della Figura 31, ha prodotto l’inarcamento<br />
dello stesso, come si nota nella<br />
stessa figura.<br />
Per raddrizzare il pezzo si possono<br />
applicare delle calde di ritiro lungo la<br />
superficie più allungata, ottenendo<br />
una penetrazione triangolare della<br />
zona portata alla temperatura di ricalcamento<br />
(600°÷800°C);<br />
• la saldatura di lamiere sottili spesso<br />
ne provoca l’ondulazione per carico<br />
di punta dovuto alle sollecitazioni<br />
longitudinali: si possono togliere tali<br />
36 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
deformazioni applicando<br />
una serie di<br />
calde di ritiro sulle<br />
facce delle lamiere in<br />
modo da metterle in<br />
tensione.<br />
5.3.2 Trattamento di<br />
distensione (in<br />
forno)<br />
Il suo principio è legato<br />
al fatto che, ad alta temperatura, il carico<br />
di snervamento del materiale è ridotto a<br />
valori praticamente ridotti. Ad esempio,<br />
nel caso dell’acciaio al carbonio, nell’intervallo<br />
compreso tra 600° e 650°C il<br />
suddetto valore è dell’ordine di 40 ÷ 50<br />
N/mm 2 .<br />
Pertanto, riscaldando tutto un complesso<br />
saldato alla suddetta temperatura e<br />
mantenendovelo per un tempo sufficiente,<br />
le tensioni si rilassano riducendosi<br />
al valore del carico di snervamento<br />
a questa temperatura. A seguito di questo<br />
rilassamento si sviluppano delle deformazioni<br />
plastiche per cui dopo il trattamento<br />
termico le dimensioni del<br />
complesso presentano delle variazioni<br />
più o meno sensibili.<br />
Zona da<br />
preriscaldare<br />
Giunto da saldare Giunto da saldare<br />
Figura 29 - Sequenza di saldatura<br />
nell'unione di una struttura cellulare su un<br />
fasciame (giunti d'angolo).<br />
Vengono inoltre eliminate le punte di<br />
durezza (che possono essere sensibili nel<br />
caso di grossi spessori di acciai a facile<br />
tempra, pur usando le dovute precauzioni)<br />
e questo addolcimento, con la<br />
concomitanza favorevole della distensione<br />
delle tensioni residue, previene<br />
grandemente le possibilità di rotture<br />
fragili. Il trattamento termico di distensione<br />
viene effettuato in pratica<br />
mettendo tutta la struttura saldata in<br />
forno e sottoponendola ad un riscaldamento<br />
sufficientemente lento in modo da<br />
garantire una distribuzione della temperatura<br />
ragionevolmente uniforme entro<br />
la massa metallica (per esempio, inferiore<br />
a 6000°C/h divisi per lo spessore<br />
massimo espresso in millimetri).<br />
Zona da<br />
preriscaldare<br />
Zona da<br />
preriscaldare<br />
Figura 30 - Esempi di riparazione con l'applicazione di preriscaldi compensativi.<br />
6<br />
5 5 3 3 1 1 3 3 5 5<br />
5<br />
6 4 4 1 1 1 1 6 6<br />
6 4 2 2 4<br />
5<br />
3<br />
3<br />
1<br />
6<br />
4 2 2<br />
4<br />
6 6 4 4 2 2 4 4 6 6<br />
1<br />
3<br />
3<br />
5<br />
5<br />
Frattura<br />
da riparare
A<br />
M N<br />
Calde di ritiro<br />
Figura 31 - Applicazione di calde di ritiro<br />
per il contenimento delle deformazioni di una<br />
trave composta a T.<br />
La permanenza in forno a 600°÷650°C<br />
va proporzionata in base agli spessori<br />
componenti la struttura (in genere, 2’<br />
ogni millimetro) e comunque non deve<br />
mai essere inferiore a 30 min.<br />
Anche il successivo raffreddamento va<br />
effettuato in modo da mantenere<br />
uniforme la temperatura entro la massa<br />
metallica, altrimenti verrebbero a<br />
nascere nuove tensioni interne. La velocità<br />
di raffreddamento è quindi strettamente<br />
legata allo spessore massimo del<br />
manufatto.<br />
Questo trattamento è vantaggioso e<br />
pertanto utilizzato soprattutto nei casi di:<br />
• saldatura degli acciai a maggior resistenza;<br />
• saldatura di strutture composte di<br />
elementi di grosso spessore e di<br />
giunti rigidi;<br />
• recipienti a pressione particolarmente<br />
importanti;<br />
• strutture saldate suscettibili di successive<br />
lavorazioni meccaniche.<br />
Una possibilità intermedia tra il trattamento<br />
globale in forno e quello localizzato<br />
è il trattamento ottenuto introducendo<br />
in forno una sola parte<br />
dell’elemento da trattare.<br />
L’efficacia della distensione ottenuta<br />
dipende, tra l’altro, dal gradiente di<br />
temperatura che si è prodotto sulla parte<br />
rimasta all’esterno del forno durante<br />
l’ultimo trattamento in relazione alla<br />
presenza o meno, in tale parte, di variazioni<br />
della forma costruttiva.<br />
A seguito di ciò, la distensione di tale<br />
parte potrà pertanto non essere<br />
completa; tuttavia, il trattamento è in<br />
grado di eliminare efficacemente le<br />
punte di tensione e le brusche variazioni<br />
dovute alla presenza di cordoni di saldatura.<br />
5.3.3 Trattamento termico localizzato<br />
È la soluzione cui a volte si ricorre<br />
quando non è possibile effettuare il trat-<br />
M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />
tamento integrale<br />
B<br />
della struttura in<br />
forno (caso di<br />
grossi complessi<br />
oppure di saldature<br />
eseguite in opera).<br />
Questo metodo va<br />
impiegato con<br />
molta oculatezza,<br />
limitandolo ai casi<br />
nei quali la sua<br />
adozione può apportare un reale beneficio<br />
nei confronti delle tensioni interne.<br />
Infatti, sempre riferendoci al caso<br />
dell’acciaio al carbonio, è necessario<br />
tenere presente che questo trattamento<br />
dà luogo al riscaldamento localizzato a<br />
600°÷650°C di una zona con carico di<br />
snervamento ridotto a valori trascurabili.<br />
La zona riscaldata tende a dilatarsi, ma,<br />
impedita dalla massa circostante fredda,<br />
si ricalca secondo le modalità viste. Al<br />
successivo raffreddamento è ancora la<br />
massa circostante fredda che si oppone<br />
alla contrazione, per cui in definitiva si<br />
forma uno stato di trazione nella zona<br />
riscaldata cui fa equilibrio uno stato di<br />
compressione nell’immediato intorno<br />
della massa rimasta fredda.<br />
Questo stato di sollecitazione si differenzia<br />
da quello precedente (dovuto alla<br />
saldatura) per un ampliamento della<br />
zona massima di tensione, che dal giunto<br />
saldato si allarga nelle vicinanze della<br />
zona di confine tra zona riscaldata e<br />
zona mantenuta sufficientemente fredda.<br />
In pratica, l’unico caso in cui il trattamento<br />
di ricottura localizzato può<br />
portare ad un certo beneficio è il caso di<br />
giunti circonferenziali di tubazioni o<br />
comunque di costruzioni a geometria<br />
cilindrica libere di dilatarsi longitudinalmente.<br />
In questo caso sussiste la possibilità<br />
da parte del tubo di subire dilatazioni<br />
cìrconferenziali infinitesime, che riducono<br />
la condizione di autovincolo della<br />
parte riscaldata in corso di dilatazione<br />
rendendo minimo il ricalcamento di<br />
questa zona. Per questi giunti si ha<br />
quindi la possibilità di conseguire un<br />
certo effetto di distensione.<br />
Il metodo viene impiegato, in pratica,<br />
riscaldando una fascia a cavallo del<br />
giunto saldato; è da notare che la<br />
larghezza di tale fascia può variare anche<br />
significativamente prendendo in considerazione<br />
i criteri contenuti in alcuni dei<br />
più autorevoli codici o norme applicati<br />
sul piano nazionale o internazionale.<br />
Precisiamo che le considerazioni svolte<br />
non si applicano per i giunti longitudinali<br />
dei tubi, per i quali il trattamento<br />
localizzato non presenta nessun<br />
vantaggio.<br />
Si deve quindi osservare che buona parte<br />
dei trattamenti termici di distensione<br />
localizzati agisce principalmente come<br />
trattamento di rinvenimento di strutture<br />
rese poco duttili dai cicli termici di<br />
saldatura; il loro effetto di distensione<br />
non elimina, per contro, i forti gradienti<br />
di tensione esistenti nella zona termicamente<br />
alterata dei giunti, ma lascia<br />
sussistere nei giunti stessi (in ZTA ed in<br />
due fasce di materiale immediatamente<br />
adiacenti) tensioni residue di entità non<br />
trascurabile, funzione del tipo di acciaio,<br />
della temperatura di trattamento e dalle<br />
dimensioni dell’elemento.<br />
Di conseguenza, il risultato di un trattamento<br />
localizzato eseguito con tali<br />
criteri è di certo diverso da quello di un<br />
trattamento di distensione in forno<br />
eseguito sull’intero apparecchio; manca<br />
comunque una sperimentazione mirata a<br />
mettere in luce le reali conseguenze<br />
pratiche che tale differenza può comportare,<br />
ad esempio dal punto di vista dei<br />
rischi di rottura fragile.<br />
5.3.4 Trattamento di stiramento alla<br />
fiamma<br />
Il suo concetto discende immediatamente<br />
da quanto visto a proposito<br />
dell’applicazione temporanea di un<br />
carico al telaio raffigurante il modello di<br />
un giunto saldato. Infatti l’applicazione<br />
di un carico dì trazione agente secondo<br />
l’asse del cordone provoca uno scorrimento<br />
plastico della zona tesa che porta,<br />
dopo l’eliminazione del carico, ad una<br />
nuova distribuzione delle tensioni longitudinali,<br />
con diminuzione di quelle più<br />
elevate.<br />
Nel caso di questo trattamento lo stiramento<br />
del giunto viene conseguito attraverso<br />
il riscaldamento di due strisce a<br />
cavallo del cordone: nascono così le<br />
dilatazioni termiche che portano agli<br />
scorrimenti plastici desiderati nella zona<br />
centrale tesa (Fig. 32). L’effetto termico<br />
viene quindi sfruttato unicamente per<br />
provocare un effetto meccanico di<br />
trazione sul giunto saldato.<br />
È pertanto opportuno che le due zone<br />
laterali riscaldate mantengano le proprie<br />
deformazioni non molto al di fuori del<br />
campo elastico, evitando marcati feno-<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
37
M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />
Sollecitazioni longitudinali (N/mm 2 )<br />
Sollecitazioni trasversali (N/mm 2 )<br />
N/mm 2<br />
Compressione o tensione<br />
Sollecitazione longitudinale<br />
dopo saldatura<br />
Zona riscaldata<br />
180°-200°<br />
38 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
Lamiera da m. 2x1,20<br />
Sollecitazione longitudinale<br />
dopo il trattamento di<br />
distensione a bassa<br />
temperatura<br />
Sollecitazione trasversale<br />
dopo il trattamento di distensione<br />
a bassa temperatura<br />
Zona riscaldata<br />
180°-200°<br />
Figura 32 - Effetto del trattamento di distensione a bassa temperatura sulle tensioni di ritiro.<br />
senza martellatura<br />
martellatura di tutte le passate tranne la prima, subito dopo l’esecuzione di ciascuna<br />
martellatura delle passate di superficie, dopo raffreddamento<br />
Figura 33 - Variazione delle tensioni residue longitudinali di saldatura a seguito di<br />
martellatura.<br />
senza martellatura<br />
martellatura di tutte le passate tranne la prima, subito dopo l’esecuzione di ciascuna<br />
martellatura delle passate di superficie, dopo raffreddamento<br />
Figura 34 - Variazione delle tensioni residue trasversali di saldatura a seguito di martellatura.<br />
meni di ricalcamento che altererebbero<br />
il risultato. Le deformazioni plastiche<br />
devono intervenire soprattutto nella<br />
zona centrale che si trova già sollecitata<br />
allo snervamento ed è costretta a seguire<br />
per congruenza le zone laterali. Per<br />
questo motivo la temperatura delle zone<br />
laterali non deve superare i 200°÷250°C,<br />
mentre posizione, potenza termica e<br />
velocità di avanzamento delle fiamme<br />
vanno regolate in funzione dello spessore<br />
e dimensioni degli elementi che<br />
compongono il giunto.<br />
Va precisato che questo metodo ha<br />
influenza solo sulle tensioni longitudinali;<br />
quelle trasversali rimangono inalterate,<br />
dopo il trattamento.<br />
5.3.5 Martellatura<br />
La martellatura della saldatura può<br />
assolvere il duplice scopo di raddrizzare<br />
i pezzi deformati e di eliminare o ridurre<br />
le tensioni residue di saldatura; essa<br />
infatti è in grado di produrre delle deformazioni<br />
plastiche locali che, se opportunamente<br />
provocate, possono raggiungere<br />
i due suddetti scopi.<br />
Esempi sperimentali dei risultati ottenuti<br />
con martellatura sono riportati nei<br />
diagrammi della Figura 33 (per sollecitazioni<br />
longitudinali) e della Figura 34<br />
(per sollecitazioni trasversali). Tali<br />
diagrammi, tracciati da Jonassen,<br />
Merian e De Garmo, mettono in<br />
evidenza la riduzione di sollecitazione<br />
nel caso di piastre vincolate specie dopo<br />
martellatura a freddo delle passate finali.<br />
La martellatura deve essere eseguita<br />
passata per passata in modo da allungare<br />
con gradualità le zone soggette a<br />
tensione ed effettuata con perizia da<br />
personale esperto.<br />
Essa infatti, con l’aumentare delle deformazioni<br />
plastiche, può produrre pericolose<br />
sollecitazioni di tensione nelle zone<br />
adiacenti, incrudire il materiale ed anche<br />
peggiorare le proprietà di certi acciai nei<br />
riguardi dell’invecchiamento.<br />
Di conseguenza non è consigliabile<br />
effettuare, nella pratica delle costruzioni,<br />
la martellatura sulle passate finali,<br />
mancando in questo caso l’effetto di trattamento<br />
termico delle passate successive.<br />
5.3.6 Trattamento di distensione per<br />
vibrazione - VSR<br />
Soprattutto nel caso in cui il tradizionale<br />
trattamento termico di distensione (TSR,
Figura 35 - Il trattamento VSR di un componente di grandi dimensioni.<br />
Thermal Stress Relieving) si presenti<br />
difficoltoso, critico o impossibile per i<br />
volumi e le masse in gioco può essere<br />
valutata l’effettuazione di un trattamento<br />
di distensione per vibrazione (VSR,<br />
Vibratory Stress Relieving).<br />
Il principio fisico del metodo è basato<br />
sull’induzione del pezzo di vibrazioni di<br />
frequenza inferiore o pari a quelle di<br />
risonanza del componente allo scopo di<br />
ridurre l’entità delle tensioni residue di<br />
picco, quindi anche di quelle medie,<br />
attraverso l’energia associata alle onde<br />
elastiche responsabili delle vibrazioni:<br />
tale energia può consentire micro deformazioni<br />
a livello reticolare che consen-<br />
Bibliografia<br />
M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />
tono alla struttura<br />
del manufatto di<br />
trovare condizioni<br />
di minore<br />
energia, quindi di<br />
maggiore stabilità.<br />
Nel caso di<br />
fabbricazione di<br />
strutture non<br />
soggette a pressione<br />
interna,<br />
considerando le<br />
dimensioni e le<br />
geometrie talvolta<br />
in gioco, il trattamento si può rivelare di<br />
interesse, specie alla luce di talune indicazioni<br />
riportate da norme o codici che<br />
sconsigliano per ragioni microstrutturali<br />
l’effettuazione del classico TSR (è il<br />
caso dell’americano AWS D1.1, relativamente<br />
agli acciai tipo ASTM A514,<br />
A517, A709 o grado 100).<br />
Per quanto non sia facile reperire informazioni<br />
scientificamente attendibili su<br />
prove validate con criteri industriali,<br />
sembra che l’impiego di frequenze pari a<br />
quelle di risonanza dia risultati più efficaci<br />
rispetto alle frequenze inferiori.<br />
Michele MURGIA, laureato in Ingegneria Meccanica presso la Facoltà di<br />
Ingegneria dell’Università di Genova nel 1991, è entrato all’Istituto Italiano<br />
della Saldatura nel 1992 ed ha maturato esperienza nel settore della formazione<br />
e dell’assistenza tecnica, con particolare riguardo ai controlli non<br />
distruttivi e alla saldatura di materiali termoplastici e compositi. È certificato<br />
European / International Welding Engineer, European Welding Inspection<br />
Engineer / International Welding Inspector Comprehensive, Livello 3 EN 473.<br />
Coordina i Gruppi di Lavoro “Requisiti di qualità in saldatura” ed “Incollaggio<br />
di tubazioni e raccordi di PVC ed ABS” della Sottocommissione Mista<br />
UNI “Saldature” - UNIPLAST “Saldatura delle materie plastiche” di cui è<br />
Presidente dal 2005; è membro del Comitato “Plastic welding” dell’EWF<br />
(European Welding Federation) e, dal 2001, del Group A “Education, training<br />
and qualification” dello IAB (International Authorisation Board)<br />
dell’IIW (International Institute of Welding). Responsabile dell’Area saldatura<br />
materie plastiche dell’<strong>IIS</strong> nel 1994, dell’Area corsi teorici nel 1996,<br />
attualmente ricopre il ruolo di Responsabile dell’intera Divisione Formazione<br />
ed Insegnamento dell’Istituto Italiano della Saldatura.<br />
[1] Radaj D.: «Welding residual stresses and distortion, Calculation and measurement».<br />
[2] Istituto Italiano della Saldatura: «Tensioni e deformazioni in saldatura».<br />
[3] BS 7910:2005: «Guide to methods for assessing the acceptability of flaws in metallic structures».<br />
[4] British Energy R6, Revision 4.<br />
[5] API 579: «Fitness for service evaluation of pressure vessels and equipment».<br />
[6] Withers P.J. and Bhadeshia H.K. D.H.: «Residual stress. Nature, origins and measurement».<br />
[7] Withers P.J.: «Encyclopedia of materials science and technology», (ed. K.H.J. Buschow et al.); 2001, Oxford, Pergamon.<br />
[8] Bouchard P.J.: «Encyclopedia of materials science and technology», (ed. K. H.J. Buschow et al.), 2001, Oxford, Pergamon.<br />
[9] Flavenot J.F.: «Handbook of measurement of residual stresses», (ed. J. Lu), pp. 35-48; 1996, Lilburn, GA, Society for<br />
Experimental Mechanics.<br />
(10) Franxois M., Sprauel J.M., Dehan C.F., James M.R., Convert F., Lu J., Lebrun J.L., Ji N. and Hendricks R.W.: «Handbook<br />
of measurement of residual stresses», (Ed. J. Lu), pp. 71-131; 1996, Lilburn, Ga, Society For Experimental Mechanics.<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
39
Saldatura per diffusione,<br />
un esempio di rapid tooling<br />
J. Wilden *<br />
J.P. Bergmann *<br />
S. Jahn *<br />
M. Sagrauske *<br />
Sommario / Summary<br />
La saldatura per diffusione viene spesso indicata come un<br />
metodo di giunzione poco economico e con lunghi tempi.<br />
In verità un corretto uso di questa metodologia dimostra che la<br />
saldatura per diffusione rappresenta un processo di saldatura<br />
con molteplici aspetti positivi in particolare per applicazioni,<br />
in cui debbano essere ricavate strutture interne per liquidi di<br />
processo.<br />
L’articolo vuole dare uno spunto sulle varie possibilità e sui<br />
gradi di libertà, che possono essere raggiunti con la saldatura<br />
per diffusione e concetti di rapid tooling. In questo articolo<br />
vengono presentati alcuni esempi ed alcune applicazioni.<br />
The application of diffusion welding in production of tools as<br />
well as components, which have internal channels, is a very<br />
successful way in order to increase functionality of structures<br />
for micro-application.<br />
* TU Ilmenau - Fachgebiet Fertigungstechnik - Ilmenau (Germania).<br />
Indeed the slicing of bulk-components reduces complicated<br />
3-D shapes into a molteplicity of 2-D slices, which can be<br />
easily processed and then joined to each other. Diffusion<br />
welding of tempered tools was performed and some strategies<br />
as well as the methodology are reported in this paper. Further<br />
diffusion welding of different materials to each other represents<br />
a new way in order to enhance the performance of such<br />
components.<br />
Keywords:<br />
Diffusion welding; optimisation; process procedures; solid<br />
phase welding; utilisation; welding without filler.<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
43
Wilden J. et al. - Saldatura per diffusione, un esempio di rapid tooling<br />
Introduzione<br />
Gli sviluppi degli ultimi anni hanno delineato<br />
nuovi trends nella progettazione e<br />
costruzione di componenti per l’industria<br />
ad esempio meccanica, chimica o<br />
per la lavorazione delle plastiche.<br />
In particolare la richiesta di utensili con<br />
un’elevata funzionalità e piccole dimensioni<br />
richiedono un’ulteriore strutturazione,<br />
in modo da localizzare le funzioni<br />
di processo in piccoli volumi. Si pensi,<br />
ad esempio, a scambiatori termici per<br />
sorgenti laser, oppure a microreattori o<br />
ad utensili per la lavorazione delle<br />
plastiche. In ognuno di questi componenti<br />
sono richiesti canali interni di<br />
diverse forme, direzione e geometria,<br />
che servono o per i liquidi di processo o<br />
per il raffreddamento o riscaldamento<br />
mirato dell’utensile.<br />
La lavorazione delle plastiche per pressofusione<br />
è fortemente caratterizzata da<br />
ridotti tempi di ciclo, che possono essere<br />
raggiunti con un raffreddamento del<br />
fuso. Questo, però, deve avvenire in<br />
modo tale, che anche su lunghi percorsi<br />
non avvenga una solidificazione, con<br />
otturazione degli ugelli, anche per<br />
componenti di forma complicata. L’apportare<br />
canali sia di raffreddamento che<br />
di riscaldamento nelle vicinanze delle<br />
pareti, rappresenta una soluzione per<br />
incrementare la qualità e la riproducibilità<br />
del processo, come riportato nella<br />
Figura 1.<br />
La geometria e la posizione dei canali<br />
rappresenta un fatto determinante per il<br />
ciclo termico. Si prenda l’esempio di<br />
due tipi di strutturazione come rappresentati<br />
nella Figura 2.<br />
Sebbene la sezione totale dei canali di<br />
raffreddamento sia rimasta costante tra<br />
le due soluzioni, è possibile notare che<br />
sulla superficie superiore del componente/utensile,<br />
nel caso di un elevato<br />
numero di canali di dimensioni più<br />
piccole, viene raggiunta una regione con<br />
una distribuzione della temperatura<br />
uniforme più estesa. Ed è proprio sotto<br />
questi aspetti, che a seguito della persi-<br />
44 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
Plastica fusa<br />
Figura 1 - Esempio di strutturazione interna di utensili per la lavorazione delle plastiche.<br />
stente miniaturizzazione di componenti<br />
plastici per le applicazioni medicali<br />
oppure per la meccanica di precisione,<br />
sono necessarie nuove metodologie,<br />
come quella di rapid tooling.<br />
Si pensi ad esempio al componente della<br />
Figura 3, in cui sono previsti canali con<br />
un andamento elicoidale. Questo non<br />
può essere prodotto tramite lavorazione<br />
per asportazione di truciolo, bensì con<br />
un metodo di prototipazione rapida.<br />
L’utensile viene diviso virtualmente in<br />
un numero di lamelle, che possono avere<br />
spessore da pochi micrometri fino a<br />
Sezione totale dei<br />
canali: 30 mm 2<br />
Perimetro totale<br />
120 mm<br />
Perimetro totale<br />
34 mm<br />
Plastica solidificata<br />
Canali per il raffreddamento ed il riscaldamento<br />
qualche millimetro, ma che hanno una<br />
geometria diversa. Nel caso di microstrutturazione<br />
vengono spesso richiesti<br />
canali con una sezione di 50x50 μm 2 .<br />
Dopo aver semplificato il componente in<br />
un numero di lamelle con diverse caratteristiche<br />
(“Slicing”), queste possono<br />
essere lavorate singolarmente tramite ad<br />
esempio taglio al laser. Ricompattando i<br />
singoli lamierini e congiungendoli è<br />
possibile ricreare le geometrie interne<br />
come da disegno di progetto (Fig. 4).<br />
Questa metodologia offre il vantaggio di<br />
un elevato numero di gradi libertà nella<br />
Superficie da raffreddare<br />
Figura 2 - Influenza del tipo di strutturazione sulla distribuzione della temperatura in superficie.
Riscaldamento<br />
Figura 3 - Esempio di utensile per la<br />
pressofusione.<br />
progettazione dei canali interni. La giunzione<br />
delle singole lamelle fino a<br />
formare un componente massivo, deve<br />
condurre ad una giunzione sulla<br />
completa superficie. Inoltre per alcune<br />
applicazioni in campo chimico, il<br />
componente deve avere elevate caratteristiche<br />
di resistenza alla corrosione.<br />
La saldobrasatura in forno delle singole<br />
lamelle rappresenta sicuramente un<br />
metodo di giunzione, anche se l’utilizzo<br />
di materiali di brasatura riduce spesso la<br />
temperatura di esercizio e la resistenza<br />
alla corrosione. In alcuni casi, inoltre, i<br />
canali vengono intasati da alcuni resti<br />
Raffreddamento<br />
Wilden J. et al. - Saldatura per diffusione, un esempio di rapid tooling<br />
del materiale solidificato.<br />
La saldatura per<br />
diffusione rappresenta<br />
in questo caso un’ottima<br />
soluzione per<br />
produrre utensili con<br />
elevate proprietà<br />
meccaniche.<br />
Saldatura per<br />
diffusione<br />
La saldatura per diffusione<br />
viene raggruppata<br />
tra i metodi di<br />
saldatura allo stato<br />
solido ed avviene a<br />
temperature omologhe<br />
tra 0,5-0,8. La diffusione<br />
dei singoli atomi<br />
oltre la superficie di<br />
contatto avviene<br />
secondo la legge di<br />
Fick, per la quale lo<br />
spostamento (x) è<br />
direttamente proporzionale<br />
alla temperatura<br />
(T in [K]), al<br />
tempo (t in [s]) ed<br />
inversamente proporzionale (andamento<br />
esponenziale) alla energia di attivazione<br />
[Q in kJ/mol] [1]:<br />
La diffusione può avvenire in tre modi<br />
(Fig. 5): in superficie, ai bordi di grano o<br />
nel volume.<br />
L’energia di attivazione ha un valore<br />
massimo nel volume, mentre il minimo è<br />
in superficie [2].<br />
All’atto pratico la superficie di contatto<br />
tra i componenti da saldare presenta<br />
ossidi, che possono influenzare la saldatura.<br />
Sulle due superfici in contatto<br />
agisce una pressione meccanica che può<br />
avere valori molto diversi da pochi<br />
N/mm 2 fino a 40 N/mm 2 e che dipende<br />
dai materiali utilizzati e dalla finitura<br />
superficiale.<br />
Un modello macroscopico sull’andamento<br />
del processo di saldatura per diffusione<br />
viene presentato in (Fig. 6 [3]).<br />
L’unione può essere descritta tramite uno<br />
stadio iniziale e tre stadi che si susseguono.<br />
Nella fase iniziale vengono a contatto<br />
solo pochi punti sulla superficie, che<br />
presenta una relativa rugosità. Con<br />
aumento della temperatura e grazie alla<br />
presenza di una forza, che agisce inizialmente<br />
localmente, il materiale si<br />
deforma (scorrimento plastico e viscoso)<br />
e la superficie di contatto aumenta (la<br />
deformazione totale del componente è di<br />
circa 2-3%). Proprio in questa fase viene<br />
distrutto lo strato continuo di ossido in<br />
superficie. Una nuova ossidazione della<br />
superficie non può più avvenire, visto<br />
che ci si trova in condizioni inerti. La<br />
rugosità delle superfici deve avere un<br />
valore di R a pari a 0,3-0,4 μm.<br />
In un secondo stadio in cui i due componenti<br />
sono a stretto contatto tra loro, si<br />
assiste a fenomeni diffusivi di diverso<br />
tipo. Dal punto di vista fenomenologico<br />
il volume degli spazi vuoti presenti tra le<br />
superfici viene ridotto, mentre dal punto<br />
di vista metallurgico si hanno diversi<br />
fenomeni che si sovrappongono (Fig. 7<br />
[4]):<br />
• Scorrimento plastico nelle zone con<br />
una elevata sollecitazione di pressione<br />
meccanica.<br />
• Diffusione superficiale (1-3) che<br />
parte dalla superficie degli spazi vuoti<br />
verso la zona di contatto (riduzione<br />
Disegno di<br />
progetto Slicing Taglio Giunzione Finishing Utensile<br />
Figura 4 - Metodologia per la costruzione di utensili con strutture interne.<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
45
Wilden J. et al. - Saldatura per diffusione, un esempio di rapid tooling<br />
Figura 5 - Diversi percorsi di diffusione.<br />
della superficie a volume costante)<br />
con una ridistribuzione del materiale.<br />
• Diffusione di volume, dall’interno del<br />
componente alla superficie di<br />
contatto (2).<br />
• Diffusione ai bordi di grano (4) dalla<br />
zona saldata alla zona di contatto e<br />
riduzione del volume delle zone non<br />
saldate.<br />
• Diffusione di volume dall’interfaccia<br />
alla zona di contatto (5).<br />
• Scorrimento viscoso (6).<br />
In un ultimo stadio predomina la diffusione<br />
per volume, che porta alla riduzione<br />
di zone non saldate all’interno dei<br />
singoli grani. Un esempio di giunto<br />
saldato in Ti6Al4V è riportato nella<br />
Figura 8.<br />
Per lo sviluppo del processo di saldatura<br />
vengono considerati in linea di massima<br />
tre parametri: tempo, temperatura e pressione<br />
meccanica. In particolare secondo<br />
la legge di Fick vale che, per elevate<br />
Figura 7 - Andamento microscopico della<br />
saldatura per diffusione ([4])<br />
46 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
temperature è possibile ridurre il tempo<br />
di saldatura e viceversa.<br />
Nella Figura 9 è riportato un microscambiatore<br />
di calore prodotto tramite saldatura<br />
per diffusione di lamierini di materiale<br />
austenitico 1.4301 (X4CrNi18 9).<br />
In questo caso la saldatura è avvenuta a<br />
1050°C per una durata di 60 minuti.<br />
In realtà nel caso di componenti con<br />
microcanali da 50-100 μm devono essere<br />
prese delle precauzioni a tale riguardo.<br />
In effetti per elevate pressioni meccaniche,<br />
deve essere mantenuta bassa la<br />
temperatura e quindi allungati i tempi,<br />
poiché altrimenti si assiste ad una<br />
elevata deformazione delle lamelle e dei<br />
canali. Per basse pressioni, invece, sono<br />
visibili dopo saldatura regioni in cui non<br />
è avvenuta la giunzione tra le lamiere.<br />
Nella Figura 10 è riportato un simile<br />
comportamento per la saldatura per<br />
diffusione di lamierini da 200μm di<br />
acciaio austenitico 1.4301 (X4CrNi18 9)<br />
Situazione iniziale<br />
Poche zone di contatto a basse temperature<br />
Stadio 1<br />
Aumento della superficie di contatto<br />
con scorrimento plastico<br />
Stadio 2<br />
Riduzione delle zone non saldate e crescita<br />
di grani oltre l’interfaccia<br />
Stadio 3<br />
Riduzione delle zone non saldate<br />
Figura 6 - Modello macroscopico<br />
sull’andamento della diffusione<br />
(secondo [1]).<br />
a 1050°C per una durata di 60 minuti.<br />
Nel primo caso in cui è stata esercitata<br />
una pressione molto bassa pari a 0,6<br />
N/mm 2 è possibile riconoscere zone in<br />
cui non vi è una unione tra le lamelle.<br />
Nel caso di una pressione 10 volte<br />
maggiore (6 N/mm 2 ) non risultano zone<br />
non saldate, bensì una deformazione del<br />
canale.<br />
Una soluzione a questo problema può<br />
essere presa introducendo già in fase di<br />
progetto delle superfici dedicate, che<br />
servano da compensazione e che<br />
possano essere deformate senza perdita<br />
delle funzionalità del componente.<br />
Una simulazione viene rappresentata in<br />
Figura 11 a) ed indica, che con l’apporto<br />
di superfici di compensazione, la forma<br />
del canale rimane pressochè inalterata.<br />
Il risultato sperimentale è riportato in<br />
Figura 11 b) e conferma la modellazione.<br />
Inoltre sono da considerare in maniera<br />
maggiore effetti dovuti alla lavorazione,<br />
Figura 8 - Giunto saldato per diffusione di<br />
Ti6Al4V.
Figura 9 - Esempio di rapid tooling per uno scambiatore di calore.<br />
Figura 10 - Esempio di ottimizzazione del processo di saldatura.<br />
a)<br />
b)<br />
Figura 11 - a) Modellazione della forma del<br />
canale e b) risultato sperimentale.<br />
Zone con giunzione difettosa<br />
Deformazione del canale<br />
con compensazione<br />
senza compensazione con compensazione<br />
Wilden J. et al. - Saldatura per diffusione, un esempio di rapid tooling<br />
Lamella 1<br />
Lamella 2<br />
Lamella 3<br />
Lamella 4<br />
Lamella 3<br />
Lamella 2<br />
Lamella 1<br />
al posizionamento ed alla successione<br />
delle saldature. Proprio l’influenza di<br />
quest’ultima viene descritta in modo<br />
esemplificativo per la struttura della<br />
Figura 12, in cui la trasmissione della<br />
forza (pressione) da lamella a lamella<br />
non avviene in modo uniforme per la<br />
presenza di discontinuità.<br />
Qualora venga eseguita una unica saldatura,<br />
la mancanza di una continuità di<br />
materiale tra le lamelle risulta come una<br />
“non saldatura” (Fig. 13 a). In casi come<br />
questi è consigliabile suddividere il<br />
componente in sottogruppi e, ad<br />
esempio, effettuare prima la saldatura<br />
dei gruppi 1 e 2, poi la saldatura conclusiva<br />
(Fig. 13 b).<br />
Un esempio di rapid tooling<br />
Il componente della Figura 14 è stato<br />
saldato per diffusione con una batteria di<br />
canali da 100μm che si trovano in prossimità<br />
della superficie. Un test delle<br />
proprietà è stato effettuato misurando la<br />
variazione della temperatura in superficie<br />
sia con termocoppie, che per emissione<br />
(termografia).<br />
Il diagramma della Figura 15 mostra la<br />
curva di riscaldamento (con una velocità<br />
di 3,8 K/s) e di raffreddamento (6,5 K/s)<br />
della superficie in funzione della temperatura<br />
del medium refrigerante (in<br />
Figura 12 - Struttura di prova con canali<br />
nelle lamelle 2 e 3 sfalsati.<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
A<br />
B<br />
47
Wilden J. et al. - Saldatura per diffusione, un esempio di rapid tooling<br />
Figura 13 - a) Saldatura unica e b) saldatura modulare.<br />
questo caso acqua con portata tra 5,8 e<br />
13,5 l/min).<br />
La distribuzione della temperatura in<br />
superficie conferma inoltre, che un<br />
campo di temperatura uniforme viene<br />
raggiunto dopo 13 secondi in fase di<br />
Figura 14 - Esempio di utensile con struttura<br />
integrale.<br />
Temperatur [°C]<br />
a)<br />
Temperaturverlauf Aufheizen<br />
Zeit [s]<br />
48 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
Lamella 1<br />
Lamella 3<br />
Lamella 2<br />
riscaldamento, mentre sono necessari<br />
circa 25 secondi durante il raffreddamento<br />
(Fig. 16).<br />
Aufheizen (T = 73° C, 5,8 l/min)<br />
Aufheizen (T = 68° C, 5,8 l/min)<br />
Aufheizen (T = 67° C, 13,5 l/min)<br />
Possibilità di<br />
produrre<br />
componenti<br />
fit-for pourpose<br />
La saldatura per<br />
diffusione presenta<br />
ulteriori potenzialità,<br />
che possono<br />
essere usate per la<br />
prototipazione di<br />
utensili.<br />
In particolare il fatto<br />
che la giunzione<br />
avvenga allo stato<br />
solido dà la possibilità<br />
di combinare<br />
diversi materiali tra<br />
loro, senza che si<br />
compongano fasi<br />
intermetalliche.<br />
Le proprietà del<br />
rame, che ha una elevata conducibilità<br />
termica e dell’acciaio, che porta le caratteristiche<br />
meccaniche, possono essere<br />
combinate in un unico prodotto (Fig. 17)<br />
senza dovere ricorrere ad una saldatura<br />
per fusione.<br />
Una parte della fase di ottimizzazione<br />
del processo di saldatura è riportata nella<br />
Figura 18. La temperatura ottimale è di<br />
circa 680°C ed il tempo di permanenza<br />
di circa 60 minuti.<br />
Nel caso di materiali in lega leggera<br />
come alluminio e titanio, che non<br />
possono essere saldati per fusione, la<br />
saldatura per diffusione permette di<br />
evitare la formazione di fasi intermetalliche<br />
(Fig. 19). In questo caso la diffusione<br />
dell’alluminio avviene in modo<br />
controllato nella zona di miscibilità<br />
dell’alluminio nel titanio. Il limite di<br />
miscibilità è di ca. 10-at.-% alle temperature<br />
di 500-550 °C.<br />
Nella Figura 20 sono riportati due<br />
esempi di saldatura per diffusione tra<br />
alluminio e titanio a 550°C per 15 e 45<br />
minuti. La zona di diffusione che si<br />
forma è tra 2-3 μm di spessore.<br />
Conclusione<br />
La saldatura per diffusione presenta<br />
molteplici aspetti positivi, che possono<br />
essere utilizzati per la produzione di<br />
componenti, che abbiano caratteristiche<br />
meccaniche e termiche pertinenti. Nel<br />
corso dell’ articolo sono stati descritti<br />
metodologie e strategie per la ottimizzazione<br />
del processo e per il miglioramento<br />
delle proprietà del componente.<br />
Temperaturverlauf Kühlen<br />
Figura 15 - Andamento della temperatura a) in fase di riscaldamento e b) in fase di raffreddamento in funzione della temperatura del liqudo<br />
refrigerante.<br />
Temperatur [°C]<br />
b)<br />
Zeit [s]<br />
Kühlen (T = 18° C, 10,0 l/min)<br />
Kühlen (T = 18° C, 10,0 l/min)<br />
Kühlen (T = 26° C, 13,5 l/min)
a) riscaldamento<br />
b) raffreddamento<br />
Figura 16 - Misura della distribuzione della<br />
temperatura in superficie tramite termografia.<br />
Figura 18 - Diverse prove di saldatura per diffusione di acciaio da utensili con rame.<br />
In particolare la saldatura per diffusione<br />
permette di ampliare lo spettro di materiali<br />
da utilizzare. La giunzione avviene<br />
a temperature al di sotto della temperatura<br />
di fusione e senza l’utilizzo di materiali<br />
d’apporto.<br />
Ringraziamenti<br />
Gli autori desiderano ringraziare l’Associazione<br />
per la ricerca “Deutscher<br />
Verband für Schweißen und verwandte<br />
Verfahren” (FV DVS), l’Associazione<br />
per la ricerca industriale (AiF) ed il<br />
Ministero per l’Industria della Repubblice<br />
Federale Tedesca, che hanno<br />
finanziato le ricerche nell’ambito di<br />
due progetti di ricerca: “Saldatura per<br />
diffusione di utensili per microlavorazione”<br />
(AiF-Nr.:13.772 B, 1.8.2003-<br />
31.7.2005) e “Saldatura per diffusione<br />
di giunti misti a base titanio” (AiF-<br />
Nr.:13.772 B, 1.9.2006-31.8.2008).<br />
Wilden J. et al. - Saldatura per diffusione, un esempio di rapid tooling<br />
Acciaio<br />
resistenza all’usura<br />
Rame<br />
elevata conducibilità<br />
termica<br />
Superficie di lavorazione<br />
1.2767 1.2767 1.2767<br />
Cu<br />
irregolarità irregolarità<br />
Cu Cu<br />
T = 610 °C, t = 30 min T = 680 °C, t = 30 min T = 680 °C, t = 60 min<br />
Temperature °C<br />
Weight percent aluminum<br />
Atomic percent aluminum<br />
Figura 17 - Esempio di ottimizzazione delle<br />
proprietà di utensili tramite material-Mix.<br />
Figura 19 - Diagramma di stato Ti-Al con indicazione della regione di saldatura per<br />
diffusione [5].<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
49
Wilden J. et al. - Saldatura per diffusione, un esempio di rapid tooling<br />
T 550°C<br />
t=15 min<br />
Pressione meccanica 6 N/mm 2<br />
Zona di diffusione<br />
Bibliografia<br />
[1] Günther W.D., Mehlhorn H., Wiesner P.: «Diffusionsschweißen», VEB Verlag Technik, (1978).<br />
[2] Kazakov N.F.: «Diffusion bonding of materials», Pergamon Press, (1985).<br />
[3] Lison R.: «Untersuchung der Herstellmöglichkeiten und der Eigenschaftendiffusionsgeschweißter Übergänge von den Iva, Va»,<br />
Via Metallen auf einen austenitischen oder ferritischen rost- und säurebeständigen Stahl. Diss., RWTH Aachen, (1982).<br />
[4] Mahoney W.M., Bampton C.: «Fundamentals of diffusion bonding», 156-159.<br />
[5] ASM International, Binary alloys.<br />
Johannes WILDEN, laureato in Fisica ha ottenuto il dottorato di<br />
ricerca in Ingegneria dei Materiali presso la RWTH Aachen. Dopo<br />
un’esperienza in campo industriale ha fatto ritorno alla ricerca<br />
come ingegnere capo al Lehrstuhl für Werkstofftechnologie dell’Università<br />
di Dortmund, dove ha ottenuto la venia legendi in Tecnologie<br />
Meccaniche. È già stato docente universitario presso l’Università<br />
di Chemnitz (Germania) prima di diventare ordinario di<br />
Tecnologie Meccaniche presso il Fachgebiet Fertigungstechnik<br />
della Technische Universität Ilmenau (Germania), di cui è il direttore.<br />
È autore e coautore di più di 200 pubblicazioni.<br />
Simon JAHN, laureato nel 2003 presso la Technische Universität<br />
Ilmenau, è ricercatore presso il Fachgebiet Fertigungstechnik e<br />
capogruppo lavorazioni per asportazione di truciolo. Si occupa tra<br />
l’altro di saldatura per diffusione di materiali metallici, di thermal<br />
spraying così come di aspetti di nanotecnologia nei processi di giunzione.<br />
È autore e coautore di più di 20 pubblicazioni.<br />
50 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
Al99,5<br />
Ti2<br />
T 550°C<br />
t=45 min<br />
Pressione meccanica 6 N/mm 2<br />
Zona di diffusione<br />
a) b)<br />
Al99,5<br />
Ti2<br />
Jean Pierre BERGMANN, laureato con lode in Ingegneria Meccanica<br />
presso l’Università di Ancona, dottore di ricerca presso l’Università<br />
di Bayreuth è International Welding Engineer dal 1999. Fino<br />
al 2003 ha lavorato come ricercatore e poi come capogruppo<br />
“Lavorazione di materiali” ed ingegnere capo presso il Lehrstuhl<br />
Metalliche Werkstoffe dell’Università di Bayreuth (Germania). Dal<br />
2003 è ingegnere capo e capogruppo “Saldatura/riporti superficiali”<br />
presso il Fachgebiet Fertigungstechnik della Technische<br />
Universität Ilmenau (Germania). Si occupa di idoneità alla saldatura<br />
di materiali leggeri sia con tecniche tradizionali che con tecnologie<br />
innovative, di saldatura per diffusione e di riporti superficiali<br />
macro con plasma e laser. È autore e coautore di più di 100 pubblicazioni.<br />
Marc SAGRAUSKE, laureato nel 2004 presso la Technische Universität<br />
Ilmenau con una tesi sulla costruzione e produzione di uetnsili<br />
per la pressofusione. È stato ricercatore presso il Fachgebiet Fertigungstechnik<br />
fino al 2005.
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raffreddamento integrata, interfaccia semplice<br />
e intuitiva sono solo alcune delle caratteristiche<br />
uniche che questo prodotto offre.
Agenti fisici (rumore, radiazioni e<br />
microclima) e salute in saldatura (°)<br />
F. Traversa *<br />
T. Valente *<br />
N. Debarbieri *<br />
Sommario / Summary<br />
Le attività di saldatura comportano l’esposizione a diversi<br />
agenti fisici che possono avere effetti anche rilevanti sulla<br />
salute dei lavoratori.<br />
Ai fini della prevenzione dei danni alla salute, gli agenti di<br />
maggiore importanza sono il rumore e gli ultrasuoni, le vibrazioni,<br />
le radiazioni elettromagnetiche (in particolare tutto lo<br />
spettro delle radiazioni non ionizzanti, ed ancora più in particolare<br />
le radiazioni ottiche) ed i fattori microclimatici.<br />
Nel presente lavoro vengono sommariamente trattati gli<br />
effetti biologici degli agenti in questione e le concrete possibilità<br />
di esposizione a questi fattori di rischio da parte dei<br />
lavoratori addetti alla saldatura e tecniche collegate.<br />
The welding tasks involve the exposure to various physical<br />
agents who can have important effects on the health of the<br />
workers.<br />
(°) Memoria presentata alla Giornata di Formazione e Aggiornamento <strong>IIS</strong>:<br />
“La salute in saldatura” - Genova, 26 Ottobre 2006.<br />
* DIMEL, Sezione di Medicina del Lavoro, Università di Genova.<br />
The most important factors to take into account are: noise,<br />
ultrasounds, electromagnetic fields (in particular the whole<br />
spectrum of the not ionizing radiation and above all the<br />
optical radiation), vibrations, and microclima.<br />
In the present job, the biological effects of such agents and<br />
the concrete possibilities of exposure to these risk factors for<br />
the welders and other related workers are briefly analyzed.<br />
Keywords:<br />
Electromagnetic fields; environment; health and safety;<br />
noise; operators; radiation hazards; risk evaluation; vibration;<br />
welding.<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
53
F.Traversa et al. - Agenti fisici (rumore, radiazioni e microclima) e salute in saldatura<br />
1. Rumore<br />
I fenomeni acustici appartengono alla<br />
famiglia dei fenomeni oscillatori meccanici<br />
ed i parametri che li caratterizzano<br />
sono la frequenza e l’ampiezza<br />
dell’onda.<br />
Le onde di compressione si traducono,<br />
in funzione del tempo t, in una variazione<br />
di pressione, Δp(t), all’interno<br />
della pressione ambiente: l’orecchio,<br />
considerato come un sensore differenziale<br />
di pressione, capta il termine Δp(t)<br />
come un microfono.<br />
Le oscillazioni di frequenza compresa fra<br />
20 Hz e 16.000 Hz sono percepibili<br />
dall’orecchio umano come suoni: al di<br />
fuori di questo intervallo si hanno rispettivamente<br />
gli infrasuoni e gli ultrasuoni.<br />
I suoni possono essere caratterizzati da<br />
oscillazioni di una singola frequenza<br />
(tono puro), o da una mescolanza di<br />
oscillazioni di varia frequenza e intensità.<br />
L’intensità del suono è una grandezza<br />
vettoriale ed equivale alla potenza<br />
sonora P (in Watt), trasportata da<br />
un’onda di superficie S (in m 2 ), pertanto<br />
si misura in Watt/m 2 . L’intensità è<br />
proporzionale al quadrato della variazione<br />
della pressione atmosferica che<br />
accompagna l’onda sonora.<br />
La differenza di intensità fra un suono<br />
fortissimo ed un suono debolissimo è<br />
molto elevata (un suono fortissimo ha<br />
un’intensità pari a milioni di volte quella<br />
di un suono debolissimo, a parità di<br />
frequenza), perciò si è ritenuto più<br />
conveniente esprimere l’intensità dei<br />
suoni con una scala logaritmica, anziché<br />
con una scala aritmetica. Si ha la<br />
seguente equazione:<br />
Livello di intensità L = 10 log 10 (J/J 0)<br />
ove J/J 0 rappresenta la variazione di<br />
intensità dal minimo livello percepibile<br />
J 0 (pari a 10 -12 W/m 2 ) a quello del suono<br />
in questione J, che accompagna la<br />
trasmissione dell’onda sonora. Il livello<br />
di intensità del suono (L) si esprime in<br />
decibel (dB).<br />
54 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
I suoni si possono inoltre distinguere in<br />
suoni puri e suoni misti a seconda che<br />
siano o no caratterizzati da una singola<br />
frequenza.<br />
Negli ambienti di lavoro la rumorosità<br />
prodotta dalle varie macchine ed attività<br />
muta le proprie caratteristiche nello<br />
spazio e nel tempo.<br />
1.1 La valutazione del rischio<br />
Il metodo di misurazione deve consentire<br />
l’elaborazione del segnale acustico<br />
prodotto dal fenomeno fisico in modo<br />
tale da riprodurre, quanto più fedelmente<br />
possibile, il comportamento dell’organo<br />
dell’udito: in pratica si deve attribuire<br />
maggiore peso ai suoni con frequenze<br />
medie piuttosto che a quelle basse o alte<br />
(nel campo dell’udibile). Pertanto sono<br />
state adottate curve di ponderazione del<br />
segnale corrispondenti alle curve di<br />
isosensazione sonora per i diversi livelli<br />
di intensità e sono state indicate con le<br />
prime lettere dell’alfabeto. Da ricerche<br />
effettuate risulta che, nella maggior<br />
parte delle misure di rumore industriale,<br />
gli indici di rischio coincidano con<br />
quelli ricavati dalla sola misura del<br />
livello in dB(A).<br />
Gli effetti della intensità e della durata<br />
della stimolazione sonora sulla fatica<br />
uditiva e sulla sordità sono interdipendenti.<br />
Si ammette che l’entità del deficit<br />
uditivo sia legata al prodotto fra intensità<br />
e durata, cioè all’energia sonora.<br />
Quantità uguali di energia dovrebbero<br />
produrre perdite uditive uguali. In<br />
termini di valutazione del rischio è<br />
dunque utile valutare l’energia sonora<br />
totale ricevuta in un tempo T, che può<br />
essere uguale alle 8 ore di una giornata<br />
di lavoro. L’energia totale, rapportata al<br />
tempo T, fornisce il cosiddetto livello<br />
acustico equivalente (LAeq,Te), che<br />
rappresenta il livello globale della pressione<br />
acustica ponderata A di un rumore<br />
continuo che darebbe la stessa energia<br />
acustica del rumore a carattere fluttuante,<br />
tipico dell’esposizione professionale.<br />
Vale la seguente equazione approssimata:<br />
L Aeq,Te = 10 log (1/T) Σ 10 Li/10 t i<br />
in cui T = durata totale della misura = Σ t i,<br />
L i= livello i-esimo in dB(A),<br />
t i = durata di esposizione al livello<br />
i-esimo.<br />
Il livello acustico equivalente è un primo<br />
importante descrittore dell’esposizione a<br />
rumore, ma l’indicatore che stabilisce il<br />
rischio è il “livello di esposizione giornaliera<br />
al rumore” (L EX,8h), che è definito<br />
dal d. lgs. 195/06 (che ha modificato<br />
il d. lgs. 626/94) come il valore medio,<br />
ponderato in funzione del tempo, dei<br />
livelli di esposizione al rumore per una<br />
giornata lavorativa nominale di otto ore,<br />
definito dalla norma internazionale ISO<br />
1999: 1990 punto 3.6. Si riferisce a tutti i<br />
rumori sul lavoro, incluso il rumore<br />
impulsivo. È espresso con la seguente<br />
formula:<br />
L EX,8h = L Aeq,Te + 10 log (T e/8)<br />
in cui T e è la durata quotidiana dell’esposizione<br />
personale del lavoratore al<br />
rumore in ore.<br />
Per esposizioni variabili anche nei<br />
diversi giorni della settimana, si può<br />
utilizzare l’esposizione settimanale.<br />
Il livello di esposizione giornaliera<br />
corregge il livello acustico equivalente<br />
tenendo conto del tempo di esposizione<br />
giornaliero di ciascun operatore.<br />
Un riferimento generale per la strategia<br />
di misurazione può essere la norma<br />
UNI 9432, che identifica tre possibili<br />
situazioni.<br />
Se il rumore è variabile per tutto il<br />
tempo di esposizione, il tempo di misurazione<br />
non può essere inferiore a<br />
quello dell’effettiva esposizione. Se<br />
durante le lavorazioni si possono identificare<br />
intervalli di tempo, T p, con rumorosità<br />
omogenea, si potranno misurare i<br />
livelli equivalenti per intervalli di tempo<br />
T m < T p, tali da consentire la stabilizzazione<br />
del dato; il livello di esposizione<br />
giornaliero può essere quindi calcolato<br />
con la media dei singoli livelli equivalenti<br />
per i rispettivi tempi di esposizione,<br />
rispetto al tempo totale di esposizione.<br />
Nella valutazione del rischio il d. lgs.<br />
195/06 considera anche la pressione<br />
acustica di picco (p peak), definita come è<br />
il valore massimo della pressione<br />
acustica istantanea ponderata in<br />
frequenza «C».<br />
Nella Tabella I sono riportati i valori<br />
limite per esposizione al rumore previsti<br />
dal d. lgs. 195/06 e gli adempimenti<br />
richiesti al datore di lavoro per il superamento<br />
di determinati livelli di esposizione<br />
del personale.
TABELLA I - Esposizione professionale al rumore ed interventi richiesti.<br />
Esposizione<br />
L EX,8h<br />
p peak<br />
> 80 dB(A) 135 dB(C)<br />
≥ 85 dB(A) 137 dB(C)<br />
≥ 87 dB(A) 140 dB(C)<br />
Il datore di lavoro sceglie dispositivi di<br />
protezione individuale dell’udito che<br />
consentono di eliminare il rischio per<br />
l’udito o di ridurlo al minimo, previa<br />
consultazione dei lavoratori o dei loro<br />
rappresentanti. Egli è tenuto alla verifica<br />
dell’efficacia dei dispositivi di protezione<br />
individuale dell’udito.<br />
Il datore di lavoro tiene conto dell’attenuazione<br />
prodotta dai dispositivi di<br />
protezione individuale dell’udito indossati<br />
dal lavoratore solo ai fini di valutare<br />
il rispetto dei valori limite di esposizione.<br />
La determinazione dei L EX,8h può essere<br />
tutt’altro che semplice: se l’attività del<br />
lavoratore non è legata ad un ciclo lavorativo<br />
ben definito e sempre uguale<br />
(caso, ad esempio, dei manutentori, dei<br />
falegnami, dei lavoratori dell’edilizia o<br />
in generale della cantieristica), non sarà<br />
facile o possibile trovare giornate (o<br />
settimane) di lavoro standard. Il fatto<br />
che le prescrizioni di legge siano legate<br />
più a fasce di rischio che non allo specifico<br />
L EX,8h, può essere di aiuto nella<br />
valutazione, ma diventa arduo ottenere<br />
quella precisione di determinazione che<br />
sembra essere il principio ispiratore<br />
della legge stessa.<br />
1.2 Effetti biologici del rumore<br />
L’esposizione ad onde acustiche deve<br />
essere differenziata, per l’esame degli<br />
effetti biologici, in due categorie caratterizzate<br />
da diversi ambiti di frequenza: il<br />
rumore udibile e gli ultrasuoni.<br />
1.2.1 Rumori e suoni di frequenza<br />
udibile<br />
Le onde sonore che raggiungono il<br />
F.Traversa et al. - Agenti fisici (rumore, radiazioni e microclima) e salute in saldatura<br />
Intervento<br />
Valore inferiore di azione. Il datore di lavoro mette a disposizione dei lavoratori dispositivi di<br />
protezione individuale dell'udito.<br />
Informazione dei lavoratori sui rischi e la sua valutazione, sulle misure adottate, sui mezzi individuali<br />
di protezione, sul controllo sanitario (che non è obbligatorio, ma su richiesta).<br />
Valore superiore di azione. Elabora ed applica un programma di misure tecniche e organizzative<br />
volte a ridurre l'esposizione al rumore. I luoghi di lavoro sono indicati da appositi segnali e le<br />
aree sono delimitate e l'accesso alle stesse è limitato (se tecnicamente possibile e giustificato). Il<br />
datore di lavoro fa tutto il possibile per assicurare che vengano indossati i dispositivi di protezione<br />
individuale dell'udito. Sorveglianza sanitaria.<br />
Valore limite. Il datore di lavoro adotta misure immediate per riportare l'esposizione al di sotto<br />
dei valori limite di esposizione e modifica le misure di protezione e di prevenzione.<br />
nostro orecchio vengono successivamente<br />
inviate attraverso vie nervose<br />
particolari al cervello, che le elabora in<br />
percezioni uditive.<br />
Possono raggiungere il nostro cervello<br />
solo frequenze comprese tra 20 Hz e<br />
16.000 Hz.<br />
Suoni e rumore di elevata intensità<br />
possono provocare due tipi di danni:<br />
danni all’orecchio e quindi alla funzione<br />
uditiva, e danni cosiddetti extrauditivi.<br />
Gli effetti dannosi più evidenti sono a<br />
carico dell’orecchio. A seconda dell’intensità<br />
e della durata del rumore possono<br />
verificarsi due diverse situazioni:<br />
• un rumore molto forte, come un’esplosione,<br />
provoca un’onda d’urto<br />
che dà luogo a dolore e talvolta addirittura<br />
ad una lacerazione del<br />
timpano; inoltre può danneggiare le<br />
cellule sensoriali con riduzione anche<br />
grave dell’udito;<br />
• un rumore meno forte, ma superiore a<br />
80-85 dB(A), protratto per molto<br />
tempo può determinare una riduzione<br />
dell’udito. Questa inizialmente si<br />
manifesta con una ridotta capacità<br />
uditiva temporanea dopo l’esposizione<br />
a rumore, che regredisce dopo<br />
alcune ore; dopo mesi od anni di<br />
esposizione, la riduzione della capacità<br />
uditiva, diventa permanente e<br />
non regredisce neppure se si cessa del<br />
tutto l’esposizione. Soggettivamente<br />
compare inizialmente una difficoltà<br />
alla percezione dei toni acuti, con<br />
difficoltà a comprendere la conversazione<br />
soprattutto in presenza di<br />
rumore di fondo, che progressivamente<br />
si trasforma in una ridotta<br />
sensibilità uditiva più globale; si<br />
parla in questi casi di “ipoacusia da<br />
rumore”.<br />
Il nostro orecchio tollera meglio: i<br />
rumori continui (ad esempio il rumore<br />
emesso da una pompa) rispetto a quelli<br />
impulsivi (ad esempio il rumore emesso<br />
da un martello che batte su una lamiera);<br />
i rumori gravi rispetto a quelli acuti; i<br />
rumori meno intensi.<br />
La riduzione dell’udito può trovare<br />
molte altre cause. Essa è influenzata in<br />
particolare da malattie dell’orecchio<br />
(otiti, otosclerosi, traumi, ecc.), dall’età<br />
del soggetto (con l’aumentare dell’età si<br />
ha una riduzione dell’udito detta<br />
presbiacusia), dall’uso di farmaci (streptomicina,<br />
alcuni antibiotici, ecc.).<br />
La capacità uditiva di un soggetto può<br />
essere indagata in modo relativamente<br />
semplice mediante esami diagnostici tra<br />
i quali il più comune è l’audiometria<br />
tonale liminare.<br />
Il rumore può inoltre determinare altri<br />
effetti, detti extrauditivi, tra cui in particolare:<br />
alterazioni della frequenza<br />
cardiaca e circolatoria; modificazioni<br />
della pressione arteriosa; aumento delle<br />
resistenze vascolari periferiche; modificazioni<br />
funzionali del sistema nervoso e<br />
neurovegetativo; alterazioni a carico<br />
dell’apparato digerente. Questi effetti<br />
sono difficilmente dimostrabili e quantificabili,<br />
e non si ritrovano in tutti i<br />
soggetti esposti; inoltre sono quasi<br />
sempre transitori, cioè regrediscono con<br />
il cessare dell’esposizione.<br />
Infine, il rumore può contribuire all’aumento<br />
degli infortuni sul lavoro facendo<br />
diminuire l’attenzione e la concentrazione<br />
degli operatori e la percettibilità<br />
dei segnali acustici.<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
55
F.Traversa et al. - Agenti fisici (rumore, radiazioni e microclima) e salute in saldatura<br />
Indipendentemente dall’esposizione a<br />
rumore, danni all’orecchio possono derivare<br />
da eventi di tipo infortunistico quali<br />
la penetrazione di schegge nel condotto<br />
uditivo, che in casi rari possono avere<br />
sequele anche gravi, quali la perforazione<br />
timpanica, un’otorrea cronica o la<br />
paralisi del nervo facciale. Spesso eventi<br />
di questo tipo possono determinare<br />
anche una perdita uditiva.<br />
1.2.2 Ultrasuoni<br />
Gli ultrasuoni sono onde sonore caratterizzate<br />
da frequenze comprese tra i<br />
18-20 ed i 500 kHz. Esse non sono<br />
udibili all’orecchio umano poiché<br />
mancano nell’organo del Corti (orecchio<br />
interno) i recettori idonei ad essere<br />
stimolati da frequenze così elevate.<br />
Gli ultrasuoni si distinguono in:<br />
• ultrasuoni a bassa frequenza (tra 20 e<br />
100 kHz) usati per scopi industriali;<br />
• ultrasuoni a media frequenza (tra 100<br />
kHz e 1 MHz) usati in applicazioni<br />
terapeutiche;<br />
• ultrasuoni ad alta frequenza (tra 1 e<br />
10 MHz) impiegati in applicazioni<br />
mediche diagnostiche (ecografia e<br />
velocimetria).<br />
In termini generali, si può affermare che<br />
gli ultrasuoni possono essere responsabili<br />
di danni uditivi, anche se questi sono<br />
di entità minore rispetto a quelli dovuti<br />
al rumore percepibile. Tali danni sono<br />
determinati, più che dagli ultrasuoni<br />
stessi, dalle componenti subarmoniche<br />
le cui frequenze cadono nel campo<br />
dell’udibile.<br />
Gli effetti extra-uditivi sono, invece,<br />
superiori rispetto a quelli associati al<br />
rumore udibile. È stato osservato che<br />
lavoratori esposti con continuità ad<br />
ultrasuoni di livello pari o superiore a<br />
100-110 dB possono subire alterazioni<br />
del sistema nervoso centrale e periferico,<br />
del sistema cardiovascolare e degli<br />
apparati uditivo e vestibolare. Queste<br />
alterazioni sono analoghe a quelle osservate<br />
in lavoratori esposti a rumore<br />
udibile di alta frequenza anche se gli<br />
ultrasuoni hanno un effetto sensibilmente<br />
più ridotto sull’apparato uditivo,<br />
mentre causano effetti più pronunciati<br />
sull’apparato vestibolare, sulla sensazione<br />
del dolore e sulla regolazione della<br />
temperatura corporea. Tali effetti sono<br />
peraltro generalmente transitori e regrediscono<br />
dopo un certo tempo dalla fine<br />
dell’esposizione.<br />
56 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
Gli indicatori più significativi dei potenziali<br />
danni provocati da ultrasuoni<br />
rimangono gli effetti soggettivi denunciati<br />
dai lavoratori esposti: affaticamento,<br />
cefalea, nausea, sensazione di<br />
oppressione, deambulazione incerta,<br />
vertigini e disturbi del sonno. Tali<br />
sintomi sono, a volte, accompagnati da<br />
una moderata sindrome neurovascolare<br />
alle mani ed alle dita (torpore, cianosi<br />
alle dita).<br />
1.3 Esposizione a rumore nelle attività<br />
di saldatura<br />
Tra i rischi connessi con le operazioni di<br />
saldatura, sono stati indagati i livelli di<br />
emissione sonora prodotti dai diversi<br />
sistemi per la saldatura.<br />
L’origine del rumore prodotto durante le<br />
operazioni di saldatura è riconducibile:<br />
• alla combustione della miscela<br />
gassosa emessa ad alta pressione dal<br />
cannello nella saldatura a fiamma<br />
ossiacetilenica;<br />
• allo scoccare dell’arco elettrico per le<br />
altre tipologie (saldatura elettrica);<br />
• alla fuoriuscita del plasma dall’ugello,<br />
che produce un caratteristico<br />
sibilo, nelle operazioni di saldatura al<br />
plasma.<br />
Anche superiori possono essere le esposizioni<br />
derivanti dalle operazioni successive<br />
quali scriccatura, molatura, smerigliatura<br />
ecc.<br />
I dati desunti dalle indagini fonometriche<br />
suggeriscono che tra le tecniche<br />
tradizionali la saldatura a filo continuo<br />
presenta valori di emissione sonora più<br />
elevati rispetto alle altre.<br />
Elevati livelli di emissione sonora sono<br />
stati rilevati anche quando si ricorre alla<br />
saldatura con fiamma ossacetilenica. Tra<br />
le tecniche più recenti, la saldatura al<br />
plasma è caratterizzata da livelli di<br />
rumorosità piuttosto elevati (intensità<br />
110 dBA, frequenza 24-48 kHz).<br />
Per quanto riguarda l’emissione di ultrasuoni,<br />
nelle tecniche tradizionali di<br />
saldatura essa raggiunge livelli solitamente<br />
modesti, non tali da poter causare<br />
danni alla salute.<br />
Nella saldatura ad ultrasuoni vi sono un<br />
generatore che crea una serie di impulsi<br />
regolari e perfetti fra loro ed un gruppo<br />
vibrante che li trasforma in vibrazioni.<br />
L’utensile che effettua la saldatura<br />
trasmette questa velocissima ed intensa<br />
vibrazione al pezzo in materiale plastico<br />
il quale fonde. Il tempo di saldatura è<br />
brevissimo e non vi è produzione di<br />
calore. In normali condizioni operative<br />
l’esposizione dell’operatore agli ultrasuoni<br />
è, anche in questo caso, trascurabile.<br />
Gli ultrasuoni sono utilizzati anche nelle<br />
attività di verifica delle saldature (ultrasonografia);<br />
i livelli di esposizione<br />
dell’operatore sono molto contenuti.<br />
2. Vibrazioni<br />
L’esposizione a vibrazioni meccaniche<br />
può rappresentare un fattore di rischio<br />
rilevante per i lavoratori esposti. Da un<br />
punto di vista igienistico, si differenzia<br />
in:<br />
• esposizione del sistema manobraccio,<br />
indicata con acronimo<br />
inglese HAV (Hand-Arm Vibration).<br />
Si riscontra in lavorazioni in cui si<br />
impugnino utensili vibranti o materiali<br />
sottoposti a vibrazioni o impatti.<br />
L’esposizione a vibrazioni al sistema<br />
mano-braccio è generalmente causata<br />
dal contatto delle mani con l’impugnatura<br />
di utensili manuali o di<br />
macchinari condotti a mano;<br />
• esposizione del corpo intero, indicata<br />
con acronimo inglese WBV (Whole<br />
Body Vibration). Si riscontra in lavorazioni<br />
a bordo di mezzi di movimentazione<br />
usati in industria ed agricoltura,<br />
mezzi di trasporto e in generale<br />
macchinari industriali vibranti che<br />
trasmettano vibrazioni al corpo intero.<br />
Tale esposizione può comportare<br />
rischi di lombalgie e microtraumi del<br />
rachide per i lavoratori esposti.<br />
Le misure quindi dovranno essere svolte<br />
in modo diverso nei due casi ed i valori<br />
limite vengono stabiliti per entrambe le<br />
tipologie. In tutti i casi la misurazione<br />
deve avvenire lungo tre assi ortogonali,<br />
poiché la vibrazione è una quantità<br />
vettoriale. Nel caso di esposizioni variabili<br />
nel tempo, dovrà essere effettuata<br />
una integrazione lineare (come abbiamo<br />
già visto per il rumore).<br />
L’indicatore di esposizione imposto<br />
dal Decreto Legislativo 19 Agosto 2005,<br />
n. 187, fa riferimento agli standard<br />
ISO 5349-1 ed è rappresentato dall’accelerazione<br />
equivalente ponderata in<br />
frequenza di vibrazioni riferita a 8 ore di<br />
lavoro, A(8), calcolato come radice<br />
quadrata della somma dei quadrati dei<br />
valori medi delle accelerazioni ponde-
ate in frequenza, ed espresso in m/s 2 .<br />
Nella Tabella II sono riportate le soglie<br />
giornaliere indicate dal citato decreto, il<br />
cui superamento comporta la predisposizione<br />
di interventi preventivi (azione) ed<br />
i valori limite giornalieri di esposizione.<br />
2.1 Effetti biologici delle vibrazioni<br />
Le vibrazioni condotte al sistema manobraccio<br />
possono indurre un insieme di<br />
disturbi neurologici e circolatori alle dita<br />
delle mani e lesioni osteoarticolari a<br />
carico degli arti superiori, oggi definito<br />
con termine unitario “Sindrome da<br />
vibrazioni mano-braccio”.<br />
Il fenomeno patologico più tipico delle<br />
esposizioni importanti del passato è la<br />
cosiddetta angioneurosi da strumenti<br />
vibranti, che è una forma di sindrome di<br />
Raynaud, caratterizzata da un blocco<br />
temporaneo della circolazione periferica<br />
dopo esposizione a vibrazioni od al<br />
freddo.<br />
Le vibrazioni al corpo intero possono<br />
comportare rischi di lombalgie e microtraumi<br />
del rachide per i lavoratori<br />
esposti, fino a manifestazioni quali la<br />
spondiloartrosi, le discopatie e l’ernia<br />
del disco.<br />
2.2 Esposizione a vibrazioni nelle<br />
attività di saldatura<br />
Nelle attività di saldatura l’esposizione<br />
a vibrazioni al corpo intero è generalmente<br />
trascurabile, e comunque<br />
non dipendente dall’attività di saldatura<br />
in sé.<br />
Vibrazioni al sistema mano-braccio<br />
possono essere presenti invece soprattutto<br />
nelle attività complementari alla<br />
saldatura: scriccatura, molatura e simili.<br />
3. Radiazioni<br />
Lo spettro delle radiazioni è molto<br />
ampio e devono essere prese in considerazione<br />
tutte le radiazioni elettromagnetiche,<br />
compresi i campi statici. I campi<br />
elettromagnetici (CEM; nella sigla<br />
inglese EMF, electro-magnetic fields)<br />
possono facilmente essere distinti, in<br />
termini qualitativi, in base alla frequenza<br />
di oscillazione dell’onda elettromagnetica,<br />
misurata in Hertz (Hz).<br />
Dal punto di vista della protezione della<br />
salute, i campi elettromagnetici di<br />
frequenza inferiore ai 300 GHz,<br />
compresi i campi statici, sono definiti<br />
F.Traversa et al. - Agenti fisici (rumore, radiazioni e microclima) e salute in saldatura<br />
TABELLA II - Livelli di azione giornalieri e valori limite per l'esposizione a<br />
vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio ed al corpo intero.<br />
Vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio<br />
Livello d’azione giornaliero di esposizione<br />
A(8) = 2,5 m/s 2<br />
Livello d’azione giornaliero di esposizione<br />
A(8) = 0,5 m/s 2<br />
complessivamente come radiazioni non<br />
ionizzanti (NIR, Non Ionizing Radiation)<br />
in quanto, a differenza dei campi a<br />
più elevata frequenza ed energia (raggi<br />
X, raggi gamma ecc.), non sono in grado<br />
di produrre ionizzazioni primarie negli<br />
organismi viventi. Pertanto gli effetti<br />
sulla salute che devono attendersi da<br />
questi agenti fisici sono complessivamente<br />
di minore gravità.<br />
Nelle attività di saldatura, mentre<br />
possono essere presenti esposizioni a<br />
campi elettromagnetici NIR di vario<br />
tipo, non sono dimostrabili esposizioni a<br />
radiazioni ionizzanti diverse da quelle<br />
Vibrazioni trasmesse al corpo intero<br />
Valore limite giornaliero di esposizione<br />
A(8) = 5 m/s 2<br />
Valore limite giornaliero di esposizione<br />
A(8) = 1,15 m/s 2<br />
della popolazione generale (che è<br />
comunque esposta al cosiddetto “fondo<br />
naturale”), con la sola eccezione di<br />
alcune tecniche particolari (ad es. la<br />
saldatura a fascio elettronico, che può<br />
esporre il lavoratore a raggi X).<br />
Pertanto gli effetti delle radiazioni ionizzanti<br />
non verranno ulteriormente considerati.<br />
In relazione ai diversi tipi di effetto sui<br />
tessuti biologici, le NIR sono grossolanamente<br />
suddivise in gruppi caratterizzati<br />
da intervalli di frequenza (o di<br />
lunghezza d’onda) come riportati di<br />
seguito:<br />
Campi elettrici e magnetici statici e quasi statici 0-1 Hz<br />
Frequenze estremamente basse (Extremely Low Frequency, ELF) fino a 300 Hz<br />
Frequenze molto basse (Very Low Frequency,VLF) 300 Hz-30kHz<br />
Basse frequenze (Low Frequency, LF) 30 kHz-300 kHz<br />
Radio frequenze (Radio Frequency, RF) 300 kHz-300MHz (0,3 GHz)<br />
Microonde (Micro Waves, MW) 0,3-300 GHz<br />
Infrarosso (Infrared, IR) 300 GHz -375 THz<br />
Visibile (Visibile, VIS) 375-750 THz<br />
Ultravioletto (Ultraviolet, UV) 750-3104 THz<br />
Ne descriveremo brevemente gli effetti<br />
biologici.<br />
3.1 Effetti biologici delle radiazioni<br />
non ionizzanti<br />
3.1.1 Campi elettrici statici<br />
I campi elettrici e magnetici statici sono<br />
presenti in applicazioni industriali e<br />
mediche speciali. In generale l’effetto<br />
prevalente sull’organismo è l’induzione<br />
di cariche e correnti elettriche; gli effetti<br />
nocivi si manifestano solo ad intensità<br />
molto elevate. Tra questi, i campi elettrici<br />
sono di scarsa rilevanza sanitaria.<br />
Sono generati da una distribuzione fissa<br />
di cariche elettriche, e vengono impiegati<br />
nei sistemi di trasmissione di<br />
energia elettrica e di alimentazione di<br />
treni in corrente continua. Non hanno<br />
applicazioni che risultino significative ai<br />
fini dell’esposizione: infatti non<br />
vengono assorbiti dal corpo umano,<br />
sono schermabili facilmente da materiali<br />
quali legno, metallo, edifici, ecc.<br />
In presenza di campi elettrici statici si<br />
possono manifestare vibrazioni nei peli<br />
cutanei e, per campi elevati in vicinanza<br />
delle sorgenti, si possono creare scariche<br />
elettriche. Esistono pochi studi in<br />
materia, con scarsa evidenza di nocività<br />
tranne che per le scariche elettriche<br />
dovute a forti campi. Non sono ipotizzati<br />
effetti a lungo termine.<br />
3.1.2 Campi magnetici statici<br />
Sono generati da una distribuzione di<br />
cariche in movimento (corrente). Si<br />
trovano presso i potenti magneti utilizzati<br />
ad esempio in medicina (risonanza<br />
magnetica), presso impianti elettrochimici,<br />
nei trasporti elettrificati in corrente<br />
continua (treni, tram, veicoli della<br />
metropolitana). Si possono realizzare<br />
esposizioni anche di alta intensità.<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
57
F.Traversa et al. - Agenti fisici (rumore, radiazioni e microclima) e salute in saldatura<br />
I campi attraversano il corpo umano di<br />
fatto senza essere attenuati; sono difficilmente<br />
schermabili. Ad intensità elevate,<br />
superiori ai valori ambientali tipici, si<br />
manifestano alterazioni del flusso<br />
ematico o modificazioni dei normali<br />
impulsi nervosi. Molti studi sono<br />
presenti in letteratura sulle esposizioni<br />
acute, pochi o nulli sono quelli da esposizioni<br />
prolungate.<br />
Gli effetti biologici sono riconducibili a<br />
tre gruppi principali:<br />
a) Effetti definiti “sensory group”,<br />
correlabili ad una magnetorecezione<br />
sensoriale, anche per campi con<br />
intensità dell’ordine di quello geomagnetico<br />
(regolano la navigazione<br />
degli uccelli migratori, il senso direzionale<br />
degli insetti, e anche la reattività<br />
di tipo radioestesico).<br />
b) Effetti definiti “stress group”, suddivisibili<br />
in effetti ematologici (leucopenia,<br />
orientamento macromolecolare<br />
su emazie falciformi per campi<br />
verticali di 350-420 mT), effetti sul<br />
sistema nervoso centrale (fenomeno<br />
dei magnetofosfeni, da stimolazione<br />
della retina da parte di correnti<br />
indotte, e da alterazioni dell’attività<br />
bioelettrica cerebrale per campi di<br />
alte intensità), ritardo nella guarigione<br />
delle ferite e nella rigenerazione<br />
dei tessuti, abbassamento della<br />
temperatura corporea, ritardo dell’accrescimento,<br />
scomparsa del ciclo<br />
estrale, riassorbimento dell’embrione<br />
nell’utero, riduzione della respirazione<br />
tissutale, alterazioni epatiche<br />
(sempre per campi di intensità di<br />
decine di Tesla).<br />
c) Effetti di tipo “genetic code group”,<br />
ipotizzati come meccanismi perturbativi<br />
del tunneling dei protoni durante<br />
la duplicazione del DNA, con possi-<br />
TABELLA III<br />
58 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
bili errori del codice genetico. Tali<br />
effetti peraltro non hanno avuto sufficienti<br />
conferme sperimentali.<br />
Non sono dimostrati danni al feto per<br />
esposizioni a campi di induzione magnetica<br />
fino ad 1 T, e nell’animale da esperimento<br />
non sono evidenziabili effetti<br />
significativi su molti parametri fisiologici,<br />
comportamentali e di sviluppo,<br />
valutati a densità di flusso magnetico<br />
statico fino a 2 T.<br />
Alcuni dati della letteratura riguardanti<br />
gli effetti di tipo graduato riferiti da<br />
lavoratori esposti a campi magnetici<br />
statici sono: malessere soggettivo, bradicardia,<br />
tachicardia, prurito, senso di<br />
scottatura, sensazione gustativa con i<br />
movimenti della testa, sensazione dolorosa<br />
in denti con otturazione con i movimenti<br />
della testa, breve freddo intenso,<br />
dolori ossei e formicolio a carico delle<br />
mani.<br />
3.1.3 Campi elettrici e magnetici a<br />
frequenze estremamente basse e<br />
molto basse (ELF e VLF fino a<br />
30 kHz)<br />
Gli effetti sono simili a quelli dei campi<br />
statici.<br />
In questo intervallo si colloca la<br />
frequenza industriale di 50 Hz (60 Hz<br />
solo in USA) a cui funziona la rete elettrica<br />
nazionale. Particolare attenzione va<br />
posta alle esposizioni degli addetti alle<br />
attività manutentive di linee elettriche ad<br />
alta tensione (intensi campi elettrici) e di<br />
linee elettriche attive (intensi campi<br />
magnetici); inoltre le sorgenti più numerose<br />
si trovano nell’ambiente domestico,<br />
industriale, artigianale, nei cantieri edili,<br />
negli ambienti commerciale, scolastico,<br />
ospedaliero, nel comparto dei trasporti,<br />
negli impianti di produzione, trasmissione<br />
e distribuzione dell’energia elettrica.<br />
Nell’intervallo 3-30 kHz si collocano le<br />
trasmissioni marittime e i videoterminali<br />
(VDT) (Tab. III).<br />
Gli effetti biologici a breve termine<br />
inducibili dalle ELF sono correlabili alla<br />
induzione di correnti elettriche nell’organismo<br />
ed in particolare al trasferimento<br />
di ioni potassio, sodio e calcio<br />
attraverso le membrane cellulari, che si<br />
manifestano per esposizioni elevate.<br />
Studi epidemiologici ben controllati<br />
sullo stato di salute in generale dei lavoratori<br />
addetti a linee e sottostazioni elettriche<br />
non hanno rilevato alcuna differenza<br />
statisticamente significativa tra<br />
gruppi di esposti e gruppi di controllo.<br />
Gli studi epidemiologici sui potenziali<br />
effetti oncogeni forniscono risultati<br />
contrastanti che non consentono valutazioni<br />
definitive. Da un esame dei dati<br />
sperimentali e dagli studi sull’uomo non<br />
è emerso alcun danno sanitario conseguente<br />
a esposizioni di breve durata a<br />
campi di intensità fino a 20 kV/m.<br />
3.1.4 Campi elettrici e magnetici a<br />
bassa frequenza (LF 30-300 kHz)<br />
Tra 10 e 80 kHz troviamo le frequenze<br />
di televisori, di forni ad induzione con<br />
potenze medie di circa 500 kW; si generano<br />
intense correnti indotte e quindi le<br />
esposizioni possono essere significative.<br />
Funzionano intorno a qualche centinaio<br />
di kHz i dispositivi per il controllo di<br />
presenza di persone all’interno di uffici<br />
per rilevazione degli orari di lavoro o per<br />
sistemi antiintrusione e rapina mediante<br />
varchi magnetici (nelle banche, nei<br />
supermercati). Questi campi hanno<br />
rilievo per le persone esposte in quanto<br />
determinano nei tessuti biologici induzione<br />
di cariche e correnti elettriche. Il<br />
corpo umano presenta buona schermatura<br />
rispetto al campo elettrico esterno.<br />
Sorgente Livelli di esposizione Note<br />
Fondo ELF in aree urbane 1-100 V/m 0,1 μT permanente<br />
Linee elettriche di trasmissione 1-10 kV/m 1-30 μT al di sotto della linea<br />
Fondo ELF indoor (imp. elettrici) 1-30 V/m ~0,1 μT permanente<br />
Elettrodomestici 10-250 V/m50-150 V/m 0,01-5 mT 0,1-1 μT a 30 cm di distanza<br />
Coperte elettriche 250-1000 V/m 1-5 μT<br />
Televisori 1-10 V/m 0,01-0,2 μT<br />
Altiforni e fonderie 100 μT-10 mT permanente<br />
Videoterminali 1-10 V/m 0,01-0,1 μT posizione operatore
Ad intensità elevate si possono avere<br />
vibrazioni dei peli cutanei. Riguardo al<br />
campo magnetico, che è l’agente inquinante<br />
prevalente, questo penetra facilmente<br />
nei tessuti senza ridursi e può<br />
determinare correnti elettriche circolanti<br />
anche intense.<br />
3.1.5 Radiofrequenze (RF) e<br />
microonde (MW)<br />
Sono di particolare interesse per l’esposizione<br />
delle persone: possono produrre<br />
nei tessuti correnti indotte e riscaldamento<br />
secondo varie modalità, in relazione<br />
alla frequenza.<br />
a) Campi RF a frequenza inferiore a<br />
3 MHz: le sorgenti radianti sono<br />
sfruttate nel settore industriale per<br />
saldatura, fusione con riscaldamento<br />
di tipo induttivo, sterilizzazione,<br />
tempera e nel settore delle telecomunicazioni<br />
come emissioni radio AM e<br />
amatoriali, radionavigazione. Inducono<br />
cariche e correnti elettriche che<br />
possono stimolare nervi e muscoli.<br />
b) Campi RF e MW a frequenza superiore<br />
a 3 MHz: tra 3 e 30 MHz sono<br />
impiegati per riscaldamento, essiccamento,<br />
saldatura, polimerizzazione,<br />
sterilizzazione di sostanze dielettriche,<br />
per impieghi medici, emissioni<br />
radio internazionali e amatoriali cittadine<br />
come “citizen band” e “walkietalkie”<br />
con potenze massime di 5 W,<br />
emissioni in radio-astronomia; tra 30<br />
e 300 MHz troviamo applicazioni<br />
industriali quali riscaldamento capacitivo<br />
o dielettrico per incollare legno<br />
o plastiche, essiccare, vulcanizzare,<br />
con potenze fino a 200 kW, emissioni<br />
radio FM e TV-VHF, controllo del<br />
traffico aereo, radar; tra 300 Mhz e<br />
3 GHz troviamo radar meteorologici,<br />
ponti radio fissi e mobili con potenze<br />
della decina di watt, radar per<br />
controllo del traffico stradale, telefoni<br />
cellulari con frequenze di 900-1800<br />
MHz, emissioni televisive, processi<br />
sfruttati nell’industria alimentare,<br />
forni a microonde da 900 a 2450<br />
MHz con potenze fino a 600 kW,<br />
applicazioni in medicina; tra 3 e 30<br />
GHz si incontrano altimetri, radar per<br />
navigazione marittima e aerea, comunicazioni<br />
via satellite, telefonia<br />
pubblica con ponti radio a<br />
microonde, telerilevamento per verifica<br />
del rispetto dei limiti di velocità<br />
sulle strade per mezzo di radar<br />
F.Traversa et al. - Agenti fisici (rumore, radiazioni e microclima) e salute in saldatura<br />
doppler e per controllo automatico<br />
del passaggio di veicoli in<br />
ingresso e uscita dai caselli autostradali;<br />
tra 30 e 300 GHz gli impieghi<br />
riguardano la radiometeorologia, la<br />
radioastronomia, la spettroscopia a<br />
microonde. Infine in campo sanitario<br />
i campi elettromagnetici sono impiegati<br />
a scopi diagnostici, con scarso<br />
utilizzo, e terapeutici sia alle<br />
frequenze più basse che a quelle alte<br />
(20 kHz- 2450 MHz, 10 GHz) per<br />
ipertermia, marconiterapia e radarterapia.<br />
Tali applicazioni sfruttano le<br />
proprietà dei campi elettromagnetici<br />
di produrre riscaldamento nei tessuti.<br />
Inoltre le microonde sono utilizzate<br />
in chirurgia per la sterilizzazione e<br />
per il trattamento del sangue.<br />
L’interazione tra radiofrequenze o<br />
microonde e materia vivente può<br />
comportare alterazioni della struttura<br />
biologica delle cellule e nei diversi<br />
organi e apparati in funzione del tipo di<br />
radiazione incidente, della esposizione<br />
(modalità e durata) e delle caratteristiche<br />
delle diverse matrici biologiche. Essenzialmente<br />
si possono verificare induzioni<br />
di dipoli, rotazioni di molecole<br />
polari, oscillazioni di cariche libere, in<br />
funzione del contenuto di liquidi intra ed<br />
extracellulare, di molecole polari, di<br />
acqua e di cariche elettriche con variabile<br />
distribuzione spaziale.<br />
In tali intervalli di frequenze la penetrazione<br />
nel tessuto si riduce con l’aumento<br />
della frequenza: sopra 10 GHz il corpo<br />
umano presenta buone proprietà isolanti<br />
e l’assorbimento riguarda prevalentemente<br />
la superficie della pelle. Si manifesta<br />
per lo più riscaldamento nei tessuti<br />
esposti dovuto all’energia trasportata<br />
dall’onda che viene depositata nei<br />
tessuti e ne aumenta la temperatura.<br />
Gli studi epidemiologici sull’uomo<br />
hanno rilevato effetti che possono essere<br />
schematicamente divisi in:<br />
a) effetti acuti di natura termica. Sono<br />
dovuti ad un innalzamento misurabile<br />
della temperatura all’interno dell’organismo<br />
umano. Per bassi livelli di<br />
esposizione le capacità di termoregolazione<br />
riportano il sistema nella<br />
condizione termica iniziale. Ad esposizioni<br />
intense e durature, con associato<br />
aumento di temperatura superiore<br />
a 1 °C. si possono manifestare<br />
effetti anche molto gravi soprattutto a<br />
carico degli organi poco vascolariz-<br />
zati (cristallino dell’occhio, testicoli)<br />
ove la dispersione del calore è più<br />
difficile essendo scarso il contenuto<br />
d’acqua (che favorirebbe la dispersione<br />
del calore). Per il verificarsi di<br />
danni di questo genere sono necessarie<br />
esposizioni e dosi rilevanti agli<br />
organi bersaglio (densità di potenza<br />
di almeno 500-600 W/m 2 ) per tempi<br />
di esposizione piuttosto prolungati;<br />
b) effetti cronici per bassi livelli di esposizione,<br />
definiti anche non termici.<br />
Sarebbero attribuibili ad alterazioni<br />
biologiche, a modificazioni transitorie<br />
di proprietà elettriche e magnetiche<br />
delle molecole e delle cellule<br />
senza una chiara e dimostrabile manifestazione<br />
di effetti sul piano biologico.<br />
Questi effetti sono stati descritti<br />
per il passato da autori dell’area<br />
europea orientale in alcune categorie<br />
di lavoratori addetti ai radar e alle<br />
radio e telecomunicazioni, e riguarderebbero,<br />
per esposizioni prolungate<br />
nel tempo (molti anni) ad intensità di<br />
campo elettrico di qualche decina di<br />
volt per metro, il sistema nervoso<br />
centrale, il sistema neurovegetativo e<br />
il sistema cardiocircolatorio. Gli studi<br />
riportano danni quali astenia, affaticamento<br />
e perdita di memoria fino<br />
all’induzione di tumori per campi<br />
troppo bassi per produrre riscaldamento<br />
(
F.Traversa et al. - Agenti fisici (rumore, radiazioni e microclima) e salute in saldatura<br />
lino, legata all’innalzamento della<br />
temperatura. L’esposizione della cute<br />
alle radiazioni nella regione dell’infrarosso<br />
può produrre lesioni cutanee<br />
(ustioni), superficiali o profonde, la cui<br />
gravità sarà in rapporto, oltre che all’energia<br />
calorica incidente, al grado di<br />
pigmentazione e all’efficienza dei fenomeni<br />
locali di termoregolazione.<br />
3.1.7 Visibile (VIS)<br />
Secondo la teoria ondulatoria, l’energia<br />
radiante si propaga sotto forma di onde<br />
elettromagnetiche che si caratterizzano<br />
per la loro frequenza. Secondo la teoria<br />
corpuscolare la luce, sotto forma di<br />
piccoli pacchetti di energia chiamati<br />
fotoni, colpisce la retina e provoca una<br />
sensazione luminosa se viene assorbita<br />
in quantità sufficiente. La sensazione<br />
luminosa è proporzionale al numero di<br />
fotoni che sono assorbiti dalla retina e<br />
dalla selettività dei recettori retinici che<br />
mostrano diverse sensibilità alle diverse<br />
lunghezze d’onda.<br />
Il danno retinico derivante dalla visione<br />
di una sorgente intensa di luce può<br />
essere indotto da un meccanismo<br />
termico o fotochimico: il primo prevale<br />
nelle esposizioni di breve durata, il<br />
secondo predomina nelle esposizioni più<br />
lunghe. Le radiazioni ottiche appartenenti<br />
alla porzione blu della regione del<br />
visibile risultano essere le più efficaci<br />
per i disturbi retinici di natura fotochimica<br />
(fotoretinite con piccoli addensamenti<br />
di pigmento o melanomata,<br />
discromie a carico della macula).<br />
Per quanto riguarda l’esposizione della<br />
cute alle radiazioni nella regione del<br />
visibile, non sono descritte alterazioni<br />
patologiche di rilievo.<br />
Notevoli rischi possono essere associati<br />
all’uso di apparecchiature laser con<br />
possibili danni alla retina, dei quali sarà<br />
detto poco oltre.<br />
3.1.8 Radiazione ultravioletta (UV)<br />
Interessa ancora prevalentemente le<br />
strutture dell’occhio e può produrre alterazioni<br />
della pelle ai lavoratori impiegati<br />
ad esempio in attività di saldatura.<br />
Come per le radiazioni ionizzanti, anche<br />
per l’ultravioletto possiamo distinguere<br />
danni di tipo deterministico, acuti e<br />
cronici, e di tipo stocastico (tumori). Gli<br />
organi bersaglio sono rappresentati dalla<br />
cute e dagli occhi.<br />
Per quanto riguarda l’occhio gli effetti<br />
60 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
più rilevanti che si possono manifestare<br />
sono la fotocheratocongiuntivite, l’opacità<br />
del cristallino fino alla cataratta e il<br />
danno retinico.<br />
Relativamente alla cute possono presentarsi<br />
il fotoinvecchiamento, l’eritema, le<br />
reazioni fototossiche e fotoallergiche, la<br />
pigmentazione e i tumori cutanei.<br />
Per quanto riguarda questi ultimi va<br />
infatti ricordato che alla radiazione UV<br />
viene riconosciuta la capacità di produrre<br />
direttamente lesioni al DNA e quindi il<br />
ruolo di agente induttore della cancerogenesi.<br />
Basaliomi e spinaliomi si manifestano<br />
nelle zone cutanee più esposte e<br />
sono stati sperimentalmente prodotti<br />
sugli animali; ma è soprattutto il melanoma<br />
cutaneo che per la sua gravità va<br />
tenuto particolarmente presente nella<br />
sorveglianza medica. Ricerche condotte<br />
in Australia ed in Israele mostrano infatti<br />
correlazioni tra incidenza di melanoma<br />
ed esposizione a radiazioni UV, specialmente<br />
in conseguenza di esposizioni<br />
intense cui conseguano eritema e flittene.<br />
3.1.9 Luce laser<br />
La durata dell’impulso condiziona gli<br />
effetti fotobiologici indotti. Per esposizioni<br />
alla luce laser dell’ordine dei nanosecondi<br />
sarà prevalente l’effetto termoacustico,<br />
mentre per esposizioni intermedie<br />
(da 100 millisecondi ad alcuni secondi) o<br />
prolungate (oltre i 100 secondi) saranno<br />
prevalenti rispettivamente l’effetto<br />
termico e quello fotochimico.<br />
L’effetto termoacustico è prodotto<br />
quando l’energia laser incidente di tipo<br />
pulsato produce, attraverso l’espansione<br />
termica, onde di pressione (transienti<br />
acustici) che possono dislocare e<br />
danneggiare a distanza i tessuti. L’effetto<br />
termico determina principalmente una<br />
denaturazione delle proteine attraverso<br />
l’assorbimento del calore. L’effetto fotochimico<br />
produce attivazione molecolare<br />
mediante la cattura di quanti di energia.<br />
Anche per i laser gli organi bersaglio<br />
sono l’occhio e la cute. Nel primo caso il<br />
tipo di effetto dipende dalla lunghezza<br />
d’onda. Le radiazioni di tipo visibile e<br />
infrarosso raggiungono e ledono retina e<br />
coroide; quelle della regione ultravioletta<br />
e del lontano infrarosso vengono<br />
assorbite dalla cornea, dall’iride e dal<br />
cristallino, e determinano fotocheratiti e<br />
opacità del cristallino. Gli effetti sulla<br />
pelle variano dalla lieve iperemia a vari<br />
livelli di ustione.<br />
Accanto ai rischi propri della luce laser,<br />
definibili come primari, debbono essere<br />
considerati ulteriori rischi di vario tipo,<br />
definibili come associati, e più precisamente:<br />
a) contaminazione ambientale da materiale<br />
bersaglio vaporizzato da operazioni<br />
di taglio e perforatura, da<br />
dispersione in aria di frammenti di<br />
tessuti biologici, da gas di sistemi<br />
laser flussati, da vapori di criogenici,<br />
da coloranti, da policlorodifenili;<br />
b) radiazioni ottiche collaterali (U.V. o<br />
I.R. emessi da tubi del flash, da tubi<br />
di scarica dei laser in continua, da<br />
sorgenti di pompaggio ottico);<br />
c) elettricità (specie dai laser ad alto<br />
voltaggio);<br />
d) radiazioni ionizzanti (emissioni di<br />
raggi X da tubi elettronici con<br />
voltaggi maggiori di 5 kV);<br />
e) refrigeranti criogenici (ustioni da<br />
freddo, esplosione, incendio, asfissia,<br />
intossicazioni);<br />
f) rumore (condensatori di laser pulsati<br />
di potenza elevata).<br />
3.2 Normativa sulle radiazioni non<br />
ionizzanti<br />
L’Italia non ha ancora recepito le direttive<br />
emanate dall’Unione Europea sulle<br />
radiazioni non ionizzanti, in quanto sono<br />
molto recenti ed il nostro Paese si deve<br />
adeguare nei prossimi due anni.<br />
La Direttiva 29 Aprile 2004 n. 40<br />
(2004/40/CE) detta le prescrizioni minime<br />
di protezione dei lavoratori contro i rischi<br />
per la salute e la sicurezza che possono<br />
derivare dall’esposizione ai campi elettromagnetici<br />
da 0 Hz a 300 GHz.<br />
Tralasciando tutte le disposizioni particolari<br />
(per le quali è opportuno attendere<br />
il testo di legge) esaminiamo solo i<br />
valori limite di esposizione ed i valori di<br />
azione, per i quali riteniamo che il nostro<br />
legislatore non apporterà significative<br />
variazioni al testo della direttiva.<br />
Per specificare i valori limite di esposizione<br />
relativi ai campi elettromagnetici,<br />
a seconda della frequenza, sono utilizzate<br />
le seguenti grandezze fisiche:<br />
• sono definiti valori limite di esposizione<br />
per la densità di corrente per i<br />
campi variabili nel tempo fino a 1 Hz,<br />
al fine di prevenire effetti sul sistema<br />
cardiovascolare e sul sistema nervoso<br />
centrale,<br />
• fra 1 Hz e 10 MHz sono definiti<br />
valori limite di esposizione per la
densità di corrente, in modo da prevenire<br />
effetti sulle funzioni del sistema<br />
nervoso,<br />
• fra 100 kHz e 10 GHz sono definiti<br />
valori limite di esposizione per il SAR<br />
(tasso di assorbimento specifico di<br />
energia), in modo da prevenire stress<br />
termico sul corpo intero ed eccessivo<br />
riscaldamento localizzato dei tessuti.<br />
Nell’intervallo di frequenza compreso<br />
fra 100 kHz e 10 MHz, i valori limite<br />
di esposizione previsti si riferiscono<br />
sia alla densità di corrente che al SAR,<br />
• fra 10 GHz e 300 GHz sono definiti<br />
valori limite di esposizione per la<br />
densità di potenza al fine di prevenire<br />
l’eccessivo riscaldamento dei tessuti<br />
della superficie del corpo o in prossimità<br />
di essa.<br />
F.Traversa et al. - Agenti fisici (rumore, radiazioni e microclima) e salute in saldatura<br />
TABELLA IV - Valori limite di esposizione. Tutte le condizioni sono da rispettare (f = frequenza in Hz).<br />
Intervallo di<br />
frequenza<br />
Densità di corrente<br />
per capo e tronco J<br />
(mA/m 2 ) (rms)<br />
SAR mediato<br />
sul corpo intero<br />
(W/kg)<br />
SAR localizz.<br />
(capo e tronco)<br />
(W/kg)<br />
SAR localizz.<br />
(arti)<br />
(W/kg)<br />
Densità di<br />
potenza<br />
(W/m 2 )<br />
Fino a 1 Hz 40 - - - -<br />
1-4 Hz 40/f - - - -<br />
4-1000 Hz 10 - - - -<br />
1000 Hz-100 kHz f/100 - - - -<br />
100 Hz-10 MHz f/100 0,4 10 20 -<br />
10 MHz-10 GHz - 0,4 10 20 -<br />
10-300 GHz - - - - 50<br />
TABELLA V - Valori di azione (valori efficaci r.m.s. imperturbati - f = frequenza, espressa nelle unità indicate nella colonna<br />
relativa all’intervallo di frequenza)<br />
Intervallo<br />
di<br />
frequenza<br />
Intensità<br />
di campo<br />
elettrico<br />
E (V/m)<br />
I valori di azione di cui alla Tabella IV<br />
sono ottenuti a partire dai valori limite di<br />
esposizione secondo le basi razionali<br />
utilizzate dalla Commissione internazionale<br />
per la protezione dalle radiazioni non<br />
ionizzanti nelle linee guida ICNIRP 7/99.<br />
La Direttiva 27 Aprile 2006 n. 25<br />
(2006/25/CE) detta le prescrizioni<br />
minime di sicurezza e di salute relative<br />
all’esposizione dei lavoratori ai rischi<br />
derivanti da radiazioni ottiche artificiali.<br />
In questo caso, oltre a tralasciare le<br />
disposizioni particolari, non esporremo<br />
pure i valori limite, in quanto, per le<br />
sorgenti naturali di radiazioni ottiche,<br />
sono riportati nella norma ben 15 valori<br />
limite differenti in relazione a ristretti<br />
ambiti spettrali ed una gamma ancora<br />
più vasta per l’esposizione per le radia-<br />
Intensità<br />
di campo<br />
magnetico<br />
H (A/m)<br />
Induzione<br />
magnetica<br />
B (µT)<br />
Densità di potenza<br />
di onda piana<br />
equivalente<br />
S eq (W/m 2 )<br />
zioni laser. Si tratta di un sistema valutativo<br />
complesso ed articolato che richiederà<br />
parecchia cura e dotazioni strumentali<br />
adeguate.<br />
3.3 Esposizione a radiazioni non ionizzanti<br />
nell’attività di saldatura<br />
La fiamma ossiacetilenica ed in misura<br />
ancora maggiore l’arco voltaico, oltre al<br />
calore necessario a determinare la<br />
fusione dei lembi del materiale da<br />
saldare, producono una radiazione ottica<br />
costituita da:<br />
• radiazione infrarossa;<br />
• radiazione visibile;<br />
• radiazione ultravioletta.<br />
Le radiazioni ultraviolette, le più energetiche<br />
tra le radiazioni non ionizzanti e<br />
quindi le più pericolose, sono assorbite<br />
Corrente<br />
di contatto,<br />
IC (mA)<br />
Corrente indotta<br />
attraverso<br />
gli arti,<br />
I L (mA)<br />
0 - 1 Hz - 1,63x10 5<br />
2x10 5 - 1,0 -<br />
1 - 8 Hz 20000 1,63x10 5 /f 5<br />
2x10 5 /f 2 - 1,0 -<br />
8 - 25 Hz 20000 2x10 4 /f 2,5x10 4 /f - 1,0 -<br />
0,025 - 0,82 kHz 500/f 20/f 25/f - 1,0 -<br />
0,82 - 2,5 kHz 610 24,4 30,7 - 1,0 -<br />
2,5 - 65 kHz 610 24,4 40,7 - 0,4 f -<br />
65 - 100 kHz 610 1600/f 2000/f - 0,4 f -<br />
0,1 - 1 MHz 610 1,6/f 2/f - 40 -<br />
1 - 10 MHz 610/f 1,6/f 2/f - 40 -<br />
10 - 110 MHz 61 0,16 0,2 10 40 100<br />
110 - 400 MHz 61 0,16 0,2 10 - -<br />
400 - 2000 MHz 3f 1/2<br />
0,008f 1/2<br />
0,01f 1/2 f/40 - -<br />
2 - 300 GHz 137 0,36 0,45 50 - -<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
61
F.Traversa et al. - Agenti fisici (rumore, radiazioni e microclima) e salute in saldatura<br />
quasi totalmente dagli strati protettivi<br />
superficiali della cute e solo una piccola<br />
frazione (1%) penetra e agisce sui tessuti<br />
sottostanti. Nel campo delle radiazioni<br />
ultraviolette (lunghezza d’onda 400 ÷<br />
100 nm), esiste un intervallo (320 ÷ 280<br />
nm) detto regione eritemale, per la capacità<br />
di provocare arrossamenti della<br />
cute.<br />
La produzione di calore, in particolare di<br />
elevatissime temperature localizzate in<br />
vicinanza della zona di saldatura, è<br />
caratteristica comune delle tecniche a<br />
gas, ad arco elettrico, al plasma e al<br />
laser.<br />
Come si è anticipato più sopra, le radiazioni<br />
emesse dall’arco voltaico interagiscono<br />
con la pelle e con l’occhio del<br />
lavoratore esposto, dando luogo ad una<br />
serie di possibili disturbi, quali:<br />
• bruciori alla pelle e danni alla cornea<br />
(radiazione infrarossa);<br />
• iriti e blefariti dell’occhio (radiazione<br />
visibile);<br />
• bruciori alla pelle, danni alla cornea<br />
ed incremento del rischio di tumori<br />
alla pelle, con effetti a breve e lungo<br />
termine (radiazione ultravioletta).<br />
L’entità del danno può dipendere dalla<br />
sensibilità individuale del singolo lavoratore<br />
a questo tipo di radiazione.<br />
Più in particolare, gli effetti biologici<br />
delle radiazioni infrarosse sull’occhio<br />
derivano dall’assorbimento di tutte le<br />
radiazioni incidenti sulla cornea e<br />
nell’umor acqueo aventi lunghezza<br />
d’onda compresa tra i 1400 e 1900 nm.<br />
L’energia assorbita è trasmessa a strutture<br />
più interne dell’occhio determinandone<br />
un riscaldamento. Si ritiene che il<br />
riscaldamento dell’iride, trasmesso poi<br />
al cristallino, sia il fattore principale<br />
dell’insorgenza della cataratta di origine<br />
professionale.<br />
Le radiazioni visibili inducono sulla cute<br />
in particolare eritemi cutanei e desquamazioni.<br />
Sull’occhio possono provocare<br />
ustioni della retina, dolore oculare,<br />
sensazione d’abbagliamento, diminuzione<br />
dell’acuità visiva, restringimento<br />
del campo visivo e alterazione della<br />
visione dei colori.<br />
Gli effetti acuti associati ad un’esposizione<br />
a radiazione ultravioletta possono<br />
essere così descritti: comparsa di eritemi<br />
cutanei, desquamazione, dolore agli<br />
occhi, fotofobia e infiammazioni alla<br />
cornea. L’esposizione cronica a radiazioni<br />
ultraviolette può provocare<br />
62 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
pigmentazione cutanea, zone di atrofia,<br />
accelerazione dell’invecchiamento<br />
cutaneo ed è possibile riscontrare un<br />
aumento della quantità di colesterolo<br />
nelle cellule basali dell’epidermide.<br />
Questi fattori rappresentano probabilmente<br />
delle condizioni che favorirebbero<br />
lo sviluppo del cancro cutaneo.<br />
Un’esposizione cronica a raggi UV è<br />
anche responsabile di infiammazioni<br />
alla cornea e danni al cristallino; il<br />
cristallino è, infatti, un forte assorbitore<br />
di lunghezze d’onda comprese tra 400 e<br />
350 nm. Questo fenomeno suggerisce<br />
che gli UVA possano contribuire alla<br />
formazione di certi tipi di cataratta.<br />
4. Microclima<br />
4.1 Benessere termico e stress termico<br />
Il benessere termico è rappresentato da<br />
quelle condizioni in cui l’organismo<br />
riesce a mantenere l’equilibrio termico<br />
senza l’intervento del sistema di termoregolazione<br />
propria.<br />
Lo stress termico è definito dalle condizioni<br />
microclimatiche che richiedono<br />
l’intervento del sistema di termoregolazione<br />
al fine di mantenere l’equilibrio<br />
termico del corpo.<br />
Per valutare se i lavoratori sono sottoposti<br />
a stress termico ed in via subordinata<br />
se operano in uno stato di benessere<br />
termico, è possibile caratterizzare e<br />
misurare i parametri che costituiscono il<br />
microclima di un ambiente di lavoro.<br />
Lo stress termico al quale è sottoposto<br />
un lavoratore, che opera in ambiente<br />
caldo, è funzione della produzione di<br />
energia termica all’interno del corpo,<br />
delle caratteristiche microclimatiche<br />
dell’ambiente circostante e dell’abbigliamento.<br />
Il carico termico interno è il<br />
risultato del metabolismo collegato<br />
all’attività fisica.<br />
Quanto sopra detto è espresso matematicamente<br />
dalla seguente equazione di<br />
bilancio termico:<br />
B=M±C±R-E<br />
dove:<br />
M = calore metabolico prodotto<br />
dall’organismo<br />
C = calore scambiato per convezione<br />
R = calore scambiato per irraggiamento<br />
E = calore scambiato per evaporazione<br />
Nel caso in cui il risultato dell’equazione<br />
sia B = 0, si avrà una condizione<br />
di omeotermia, ovvero di stabilità<br />
nell’equilibrio termico ambiente-uomo e<br />
quindi una situazione di benessere<br />
termico e di gradevolezza per quest’ultimo.<br />
Al contrario, se B > 0 si avrà un apporto<br />
termico dall’ ambiente verso l’uomo,<br />
mentre se B < 0 si avrà un dispendio<br />
termico dall’uomo verso l’ambiente.<br />
In tutti e due questi casi, si avrà una<br />
condizione termica tale da creare una<br />
situazione di disagio se non addirittura<br />
di malessere per l’uomo.<br />
Nella formulazione del bilancio termico<br />
intervengono numerosi fattori distinguibili<br />
in due gruppi:<br />
A) Fattori fisici ambientali quali:<br />
- Temperatura dell’aria o di bulbo<br />
secco a ventilazione forzata TA.<br />
- Temperatura del bulbo umido a<br />
ventilazione forzata TW.<br />
- Temperatura del bulbo umido a<br />
ventilazione naturale TN .<br />
- Temperatura globotermometrica<br />
TG.<br />
- Velocità dell’aria VA.<br />
- Temperatura media radiante TR.<br />
- Umidità relativa RH.<br />
Tutti questi fattori sono misurabili direttamente<br />
con opportuna strumentazione.<br />
B)Fattori soggettivi strettamente legati<br />
all’individuo quali:<br />
- Temperatura cutanea<br />
- Temperatura corporea interna<br />
- Vestiario indossato<br />
- Superficie corporea vestita<br />
- Superficie corporea svestita<br />
- Capacità sudorativa<br />
- Attività metabolica di base<br />
- Attività fisica svolta<br />
- Età<br />
- Peso<br />
- Acclimatazione<br />
- Stato di salute<br />
Essi sono valutabili tramite l’introduzione<br />
di un modello umano standard con<br />
caratteristiche prestabilite quali, ad<br />
esempio, Temperatura corporea = 37°C,<br />
Peso = 70 Kg, Attività metabolica<br />
di base = 35 W/m 2 , Altezza 1.70 m,<br />
Età = 35 anni, in buono stato di salute.<br />
Esistono al momento numerose norme<br />
tecniche che descrivono metodi di valutazione<br />
del sovraccarico carico, anche in<br />
accoppiamento al dispendio energetico<br />
lavorativo; queste norme fanno riferi-
mento a vari studi portati avanti fin dai<br />
primi decenni del secolo scorso e si<br />
basano sui principi teorici precedentemente<br />
descritti. Tuttavia la normativa<br />
vigente in Italia non prevede alcun<br />
metodo ufficiale di valutazione, limitandosi<br />
ad affermare che “la temperatura<br />
nei locali di lavoro deve essere adeguata<br />
all’organismo umano durante il tempo di<br />
lavoro, tenuto conto dei metodi di lavoro<br />
applicati e degli sforzi fisici imposti ai<br />
lavoratori.<br />
Nel giudizio sulla temperatura adeguata<br />
per i lavoratori si deve tener conto della<br />
influenza che possono esercitare sopra<br />
di essi il grado di umidità e il movimento<br />
dell’aria concomitanti”. (art. 11 del<br />
D.P.R. 547/55, così come modificato dal<br />
D. Lgs. 626/94).<br />
4.2 Effetti biologici del microclima<br />
Per un funzionamento ottimale l’organismo<br />
umano deve mantenere la sua<br />
temperatura sui 37°C: nel caso di temperatura<br />
esterna sensibilmente più elevata<br />
di quella corporea (stress da calore) “il<br />
termometro interno” agisce sulla circolazione<br />
sanguigna e l’effetto più importante<br />
si manifesta sull’epidermide con<br />
l’aumento della sudorazione.<br />
Oltre certi limiti tuttavia non viene più<br />
assicurato il bilanciamento termico e la<br />
temperatura del corpo comincia a<br />
crescere.<br />
Questo è il meccanismo che, in situazioni<br />
estreme, porta alla più seria<br />
malattia causata dal calore: il colpo di<br />
Franco TRAVERSA, laureato in Medicina e<br />
Chirurgia e specialista in Medicina del Lavoro. È<br />
ricercatore universitario presso il Dipartimento di<br />
Medicina Legale e del Lavoro dell’Università di<br />
Genova, dove insegna Medicina del lavoro e<br />
Tossicologia professionale in diversi Corsi di<br />
laurea e di specializzazione, e dirige l’ambulatorio<br />
di Medicina del Lavoro ed il laboratorio di<br />
Patologia clinica e Tossicologia professionale. È<br />
capo redattore della rivista “Lavoro e Medicina”,<br />
vice presidente dell’Associazione Ligure di Medicina<br />
del Lavoro e vice coordinatore della Sezione<br />
Ligure dell’AIRM (Associazione Italiana di<br />
Radioprotezione Medica). Ha pubblicato 93 tra<br />
articoli, relazioni a convegni e volumi monografici,<br />
ed organizzato diversi eventi scientifici e di<br />
aggiornamento professionale. Svolge attività di<br />
medico competente e di medico autorizzato alla<br />
radioprotezione presso diverse aziende pubbliche<br />
e private ed attività peritale presso il tribunale di<br />
Genova.<br />
F.Traversa et al. - Agenti fisici (rumore, radiazioni e microclima) e salute in saldatura<br />
calore, che può essere una minaccia per<br />
la stessa vita o può causare un danno<br />
irreversibile.<br />
Un’altra patologia tipica è l’esaurimento<br />
da calore che, nella forma più grave,<br />
conduce a prostrazione e può causare<br />
gravi danni. Crampi da calore e debilitazione<br />
passeggera sono invece facilmente<br />
reversibili se trattati prontamente in<br />
modo adeguato.<br />
L’esposizione ad alte temperature<br />
provoca altri disturbi meno gravi:<br />
disidratazione, eruzioni cutanee, edema<br />
da calore e diminuita capacità lavorativa<br />
sia fisica che mentale (da cui deriva un<br />
possibile aumento del rischio di infortunio).<br />
Per questi disturbi meno gravi il rischio<br />
varia comunque, a parità di condizioni<br />
ambientali e di attività lavorativa, da<br />
soggetto a soggetto.<br />
4.3 Condizioni microclimatiche nelle<br />
attività di saldatura<br />
Gli ambienti moderati sono caratterizzati<br />
innanzitutto dal fatto che impongono<br />
un moderato grado di intervento<br />
alla termoregolazione corporea e che vi<br />
risulta facilmente realizzata la condizione<br />
di omeotermia (equilibrio termico<br />
tra corpo e ambiente) del soggetto.<br />
Gli ambienti caldi sono caratterizzati da<br />
un notevole intervento del sistema di<br />
termoregolazione umano al fine di diminuire<br />
l’accumulo di calore nel corpo. Le<br />
caratteristiche degli ambienti caldi negli<br />
ambienti di lavoro sono:<br />
• valori elevati di temperatura in relazione<br />
alle caratteristiche dell’attività<br />
svolta e del vestiario indossato dagli<br />
operatori;<br />
• possibili alti valori di umidità relativa<br />
dell’aria e richiedenti un considerevole<br />
scambio termico per sudorazione<br />
al fine di conservare l’omeotermia;<br />
• variabilità della temperatura e dell’umidità<br />
da postazione a postazione di<br />
lavoro;<br />
• disuniformità del livello di impegno<br />
fisico richiesto e del vestiario indossato<br />
dagli operatori.<br />
In generale, l’attività di saldatura causa<br />
un apporto termico moderato, più rilevante<br />
nel caso dell’uso di fiamma ossiacetilenica.<br />
Nella stagione calda, gli<br />
aspetti più problematici sono costituiti<br />
dall’ambiente e dai materiali di lavoro<br />
(ad es. lamiere esposte al sole) e dalla<br />
necessità di indossare indumenti protettivi<br />
sempre molto pesanti.<br />
L’esecuzione di lavorazioni su strutture<br />
metalliche preriscaldate può invece<br />
comportare un sovraccarico calorico,<br />
che ovviamente si aggrava nella<br />
stagione estiva.<br />
Un altro aspetto critico è rappresentato<br />
dall’attività svolta all’aperto e pertanto<br />
dall’esposizione a condizioni meteoclimatiche<br />
sfavorevoli, ma anche variabili<br />
nel corso della giornata.<br />
Come nella maggior parte delle attività,<br />
risulta invece molto più facile combattere<br />
il freddo.<br />
Teresio VALENTE, Professore Associato di Igiene<br />
Industriale della Scuola di Specializzazione in<br />
Medicina del Lavoro dell’Università di Genova.<br />
Ha partecipato a diversi programmi di ricerca<br />
finanziati da organismi nazionali ed internazionali.<br />
Membro del CEN TC 121/SC 9 e della<br />
Commissione “Saldature” dell’UNI. Coordinatore<br />
del Comitato Igiene del Lavoro dell’Associazione<br />
Italiana Addetti Sicurezza (AIAS).<br />
Nicoletta DEBARBIERI, laureata in Medicina e<br />
Chirurgia nel 1998 presso l’Università di Genova.<br />
Specializzata in Medicina del Lavoro nel 2002.<br />
Abilitata alla professione di medico autorizzato<br />
per la radioprotezione. Svolge attività libero<br />
professionale di medico competente presso<br />
aziende private, pubbliche amministrazioni,<br />
aziende no profit.<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
63
Principali problemi nella<br />
saldatura subacquea (°)<br />
F. Lezzi *<br />
Sommario / Summary<br />
La saldatura subacquea si è sviluppata a partire dagli anni<br />
sessanta, soprattutto in applicazioni “Dry” (in ambiente<br />
asciutto), anche ad elevate profondità, come diretta conseguenza<br />
delle crescenti esigenze dell’industria petrolifera<br />
(strutture e pipelines offshore); più recentemente, a partire<br />
dagli anni novanta, grazie ai minori costi d’impiego, è stato<br />
dato maggiore impulso alla ricerca applicata per rendere affidabile<br />
la saldatura “Wet” (in ambiente bagnato), già in precedenza<br />
utilizzata nella riparazione navale e nell’utilizzo su<br />
basso fondale nelle aree portuali, pur con limitati standard di<br />
qualità e bassa considerazione, almeno fino a metà degli anni<br />
ottanta, da parte degli addetti ai lavori.<br />
Oggi esistono, dal Mare del Nord al Golfo del Messico, oltre<br />
4000 strutture offshore e svariate decine di migliaia di chilometri<br />
di condotte sottomarine, buona parte delle quali sono in<br />
servizio da più di vent’anni, sottoposte a sollecitazioni di<br />
fatica, corrosione, danneggiamenti dovuti ad eventi naturali<br />
(uragani, maremoti), incendi, esplosioni, collisioni provocate<br />
da naviglio ecc; la saldatura subacquea rappresenta quindi il<br />
principale processo per la riparazione e il mantenimento delle<br />
strutture necessarie ad un settore strategico come quello<br />
dell’estrazione degli idrocarburi. In questa memoria si<br />
cercherà, pertanto, di fornire una sintesi delle problematiche<br />
relative alle due possibili applicazioni.<br />
Underwater welding was developed back in the sixties, especially<br />
for “Dry” applications (in a dry environment), even at<br />
(°) Memoria presentata alla Giornata di Formazione e Aggiornamento <strong>IIS</strong>:<br />
“La saldatura subacquea” - Genova, 16 Novembre 2006.<br />
* Istituto Italiano della Saldatura - Genova.<br />
considerable depths, to fulfil the needs of the oil industry (plants<br />
and offshore pipelines);since the beginning of the nineties,<br />
thanks to lower working costs, applied research has concentrated<br />
on rendering“Wet” welding truly reliable (in a wet environment)<br />
a technique previously utilized in ship repairs and in<br />
shallow waters of port areas, with however limited quality standards<br />
and little consideration by the persons involved up at<br />
least until the mid-eighties.<br />
Today, extending from the North Sea to the Gulf of Mexico, there<br />
are over 4000 offshore plants and various tens of thousand kilometres<br />
of underwater pipelines, a good portion of which have<br />
been operating for over twenty years, continuously subject to<br />
fatigue stress, corrosion, damages caused by natural events<br />
(hurricanes,submarine earthquakes), fires, explosions, ship<br />
collisions, etc.;underwater welding currently represents the<br />
primary process for the repair and maintenance of structures of<br />
what is deemed a strategic sector such as the extraction of<br />
hydrocarbons. This report shall highlight the issues and problems<br />
concerning both applications.<br />
Keywords:<br />
Consumables; electric arcs; environment; friction welding;<br />
influencing factors; MAG welding; mechanical properties;<br />
MMA welding; shielding gases; underwater environments;<br />
underwater welding; weldability; welding power sources.<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
65
F. Lezzi - Principali problemi nella saldatura subacquea<br />
L<br />
a saldatura subacquea comporta<br />
problematiche molto diversificate<br />
che coinvolgono competenze<br />
specialistiche riguardanti, sia gli aspetti<br />
tecnologici e metallurgici del processo,<br />
che quelli logistici e della sicurezza<br />
connessi all’attività di immersione; la<br />
seguente trattazione si limiterà ad esaminare<br />
solo quanto di nostra competenza, e<br />
cioè, il comportamento e la caratterizzazione<br />
in ambiente subacqueo dei possibili<br />
processi di saldatura oggi utilizzabili.<br />
1. Introduzione<br />
La saldatura subacquea può essere classificata<br />
oggi in tre tipologie fondamentali:<br />
• “Hyperbaric dry welding”, realizzata<br />
all’asciutto all’interno di una camera<br />
“habitat”, assemblata intorno ai componenti<br />
da saldare, alla pressione dipendente<br />
dalla profondità. Si fa notare che<br />
alla fine degli anni ottanta si considerava<br />
ancora impossibile ottenere risultati<br />
accettabili di “wet welding” e<br />
pertanto la terminologia usuale era<br />
semplicemente hyperbaric welding<br />
• “Wet welding”, realizzata a diretto<br />
contatto dell’acqua e a pressione<br />
dipendente dalla profondità di esecuzione.<br />
• “Coffer dam welding”, realizzata<br />
all’asciutto e a pressione atmosferica,<br />
tramite una struttura metallica, emergente,<br />
connessa con tenute stagne al<br />
componente in riparazione, al cui<br />
interno opera il saldatore.<br />
Poiché la “coffer dam welding” si<br />
realizza alle stesse condizioni ambientali<br />
di terra, saranno esposte le sole problematiche<br />
inerenti la hyperbaric dry<br />
welding e la wet welding.<br />
2. Saldatura iperbarica<br />
all’asciutto<br />
2.1 Generalità<br />
La saldatura in camera iperbarica è stata<br />
largamente impiegata negli ultimi tren-<br />
66 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
t’anni per la realizzazione di componenti<br />
strutturali di piattaforme e per la connessione<br />
di condotte sottomarine, quindi sia<br />
per l’estrazione che per il trasporto di<br />
idrocarburi gassosi e liquidi, i cui giacimenti<br />
sono localizzati, per oltre il 50%,<br />
sul fondo degli oceani. Un’intensa attività<br />
di studi e indagini sperimentali è<br />
stata costantemente sviluppata nei più<br />
importanti Istituti della Saldatura (fra<br />
cui l’<strong>IIS</strong>) e in noti Centri di ricerca, al<br />
fine di determinare le opportune soluzioni<br />
per adeguare i processi di saldatura<br />
(elettrodi rivestiti, MIG/MAG con fili<br />
pieni e animati, TIG) all’esposizione di<br />
un ambiente particolarmente umido, in<br />
atmosfere diverse dall’aria e, soprattutto,<br />
all’elevata pressione.<br />
Sono stati in particolare indagati l’influenza<br />
della pressione e delle miscele<br />
protettive sul trasferimento dei consumabili<br />
e sulla perdita di elementi trasferiti<br />
nel bagno, l’influenza della portata<br />
dei gas di protezione sulla disossidazione<br />
del bagno e sulla stabilità d’arco e,<br />
ovviamente, gli effetti sulla microstruttura<br />
di saldatura e sulle sue caratteristiche<br />
meccaniche. Poiché nuovi giacimenti,<br />
sia nel Mediterraneo che nel<br />
Golfo del Messico e sulla Costa Brasiliana,<br />
sono stati localizzati ad oltre 500<br />
metri di profondità, per limitare la<br />
permanenza di saldatori subacquei a tali<br />
profondità, è stata incrementata la<br />
ricerca per la messa a punto di sistemi di<br />
saldatura completamente automatici e a<br />
controllo remotato. Sia per il processo<br />
TIG che per il filo continuo con protezione<br />
gassosa, più produttivo, sono state<br />
qualificate procedure che garantiscono<br />
elevata qualità e ripetibilità prestazionale<br />
fino a 450 metri di profondità.<br />
2.2 Atmosfera gassosa della camera<br />
iperbarica<br />
Occorre distinguere due tipi di atmosfera:<br />
• l’atmosfera della camera di saldatura;<br />
• l’atmosfera fornita al saldatore da<br />
respirare.<br />
A causa della contaminazione dell’atmosfera<br />
dell’habitat da parte del procedimento<br />
di saldatura, il saldatore dovrebbe<br />
portare la maschera ed avere un’atmosfera<br />
di respirazione indipendente.<br />
Però, poiché vi è un lavoro di preparazione<br />
che precede la saldatura e poichè<br />
esiste il rischio che il saldatore respiri<br />
inavvertitamente l’atmosfera della<br />
camera, è necessario che questa sia<br />
respirabile.<br />
L’azoto è un gas poco costoso e sarebbe<br />
conveniente usarlo; esso è, tuttavia, un<br />
forte anestetico anche a bassa pressione;<br />
inoltre crea una notevole produzione di<br />
ossidi di azoto per contatto con le parti<br />
calde appena solidificate, al di fuori del<br />
gas di protezione.<br />
L’elio è invece molto costoso ma risulta<br />
respirabile anche al crescere della<br />
profondità e non produce ossidazione<br />
apprezzabile. L’argon non è impiegabile<br />
perché diventa, sotto pressione, un gas<br />
narcotico mortale.<br />
Per quanto riguarda l’ossigeno, esso<br />
risulta fisiologicamente accettabile per<br />
la respirazione in un ampio campo di<br />
concentrazioni; è necessario però realizzare<br />
un compromesso tra l’esigenza<br />
biologica e quella di evitare rischi d’incendio.<br />
Occorre inoltre notare che se il<br />
gas espirato dal saldatore è immesso<br />
nella camera, il tenore di ossigeno può<br />
diventare inaccettabile: il saldatore deve<br />
essere dotato di una maschera che<br />
consenta l’emissione del gas all’esterno<br />
oppure deve essere previsto un sistema<br />
di rigenerazione dell’atmosfera che<br />
tenga sotto controllo anche il tenore di<br />
ossigeno. La miscela più utilizzata fino<br />
alla profondità di 300 m è costituita da<br />
elio con ossigeno alla pressione parziale<br />
di 300÷400 mbar. La pressione totale<br />
della miscela deve essere tale da equilibrare<br />
la pressione esistente sul fondo<br />
della camera di saldatura.<br />
Oltre l’ossigeno, altre sostanze inquinanti<br />
sono prodotte in corso di saldatura:<br />
NO 2 O 3, CO, CO 2 e polveri, che devono<br />
essere tenute entro i valori limite TLV<br />
(Threshold Limit Values).<br />
Oltre la composizione dell’atmosfera di<br />
saldatura devono essere tenuti sotto<br />
controllo l’umidità e la temperatura:<br />
l’umidità, sia dal punto di vista metallurgico<br />
che per il benessere dei saldatori; la<br />
temperatura è importante per il benessere<br />
dei saldatori e deve essere regolata<br />
con sistemi elettrici di riscaldamento (e<br />
raffreddamento) in particolar modo in<br />
concomitanza all’utilizzo di miscela di<br />
elio, che conduce il calore più dell’aria e<br />
dell’azoto.<br />
2.3 Influenza delle condizioni ambientali<br />
sull’arco elettrico di saldatura<br />
La maggiore pressione e conduttività<br />
termica dell’atmosfera dell’habitat
producono una maggiore caduta di<br />
tensione d’arco ed una maggiore costrizione<br />
del fuso d’arco. Nel caso di saldatura<br />
MAG, con protezione di miscela<br />
attiva, con polarità negativa al bagno, si<br />
hanno emissioni di vapori metallici<br />
(plasma stream) dal bagno sull’arco e<br />
instabilità d’arco fino alla sua estinzione,<br />
trasferimento irregolare con<br />
produzione di spruzzi e fumo intenso.<br />
Nel caso di trasferimento short arc, a<br />
basso apporto termico, si depositano<br />
cordoni eccessivamente bombati con<br />
rischio di mancanza di penetrazione.<br />
Esperimenti condotti con procedimento<br />
TIG hanno rilevato una notevole suscettibilità<br />
al “soffio magnetico” al di sopra<br />
di 8 bar, sia per preesistenza di campi<br />
magnetici, soprattutto su strutture tubolari<br />
e pipelines, sia per magnetismo<br />
indotto durante la saldatura in corrente<br />
continua. Il problema è stato risolto<br />
sperimentalmente con l’applicazione di<br />
una bobina avvolta intorno all’elettrodo<br />
di tungsteno (500 spire da 0,6 mm con<br />
corrente continua di circa 3 A) che ha<br />
instaurato un campo magnetico di circa<br />
140 Gs permettendo il deposito regolare<br />
alla pressione di 21 bar, corrente di<br />
100A, lunghezza d’arco di 2 mm e velocità<br />
di saldatura di 20 cm/min. Ulteriori<br />
prove sperimentali hanno evidenziato un<br />
miglioramento alimentando la bobina<br />
con CA.<br />
2.4 Influenza della pressione sulla<br />
composizione chimica del metallo<br />
depositato<br />
L’elevata pressione della camera<br />
influenza l’analisi chimica del metallo<br />
depositato attraverso tre meccanismi<br />
principali:<br />
• la riduzione della macchia catodica e<br />
anodica dell’arco a causa della costrizione<br />
del fuso d’arco (la sezione si<br />
restringe all’aumentare della pressione<br />
della camera) provoca un incremento<br />
di energia (maggiore densità di<br />
ionizzazione) e temperatura con<br />
conseguente maggiore vaporizzazione<br />
del metallo d’apporto e inevitabile<br />
perdita di elementi di lega,<br />
• la maggiore concentrazione del fuso<br />
d’arco influenza la geometria del<br />
bagno liquido ed agisce sulla penetrazione<br />
(i cordoni risultano più stretti e<br />
bombati); la vaporizzazione di<br />
elementi di lega nel metallo trasferito<br />
influenza la tensione superficiale del<br />
bagno e la fluidità del deposito,<br />
• l’assorbimento dei gas nel metallo<br />
liquido depositato aumenta al<br />
crescere della pressione.<br />
Indipendentemente da un generale<br />
aumento di ossigeno, azoto e idrogeno<br />
le reazioni chimiche legate alla<br />
concentrazione di manganese e silicio<br />
nei consumabili regolano i processi di<br />
disossidazione del bagno metallico.<br />
Si ha pertanto una diminuzione di Mn<br />
e Si nel deposito ed una maggiore<br />
concentrazione di ossidi di Mn e Si<br />
nella scoria. Può anche essere rilevato<br />
un leggero incremento della concentrazione<br />
del carbonio.<br />
Shielding gas flow rate (l/min)<br />
F. Lezzi - Principali problemi nella saldatura subacquea<br />
2.5 Gas di protezione<br />
Le numerose indagini effettuate per la<br />
determinazione delle opportune portate<br />
di gas protettivo nella saldatura MAG<br />
hanno individuato la portata di 10 l/min<br />
(Fig. 1) come ottimale per evitare contaminazioni<br />
del bagno metallico dai<br />
componenti gassosi (azoto o idrogeno)<br />
provenienti dall’esterno.<br />
La turbolenza nella protezione gassosa<br />
riduce i valori di tenacità del metallo<br />
depositato (Fig. 2).<br />
Le condizioni di prova sono state le<br />
seguenti:<br />
• atmosfera della camera = Trimix<br />
(He/O2/5%N2) Figura 1 - Portata ottimale della miscela di protezione in funzione della pressione.<br />
Charpy impact value (J)<br />
1000<br />
800<br />
600<br />
400<br />
200<br />
200<br />
190<br />
180<br />
170<br />
160<br />
150<br />
140<br />
130<br />
120<br />
110<br />
100<br />
90<br />
80<br />
70<br />
60<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
LEGEND<br />
Szelagowski et al.<br />
Muleman et al.<br />
Richardson et al.<br />
Richardson et al.<br />
Muleman et al.<br />
Ar + 0,1 bar O 2<br />
Richardson and Nilson<br />
He + 0,5 bar CO 2<br />
0<br />
1 10 100<br />
Working pressure (bar)<br />
Test temperature (°C)<br />
Szelagowski et al.<br />
He based mixtures<br />
Richardson and Nilson<br />
Ar + 0,1 bar O 2<br />
-100 -90 -80 -70 -60 -50 -40 -30 -20 -10 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100<br />
Figura 2 - Valori di resilienza Charpy su saldature effettuate alla pressione corrispondente a<br />
360 m di profondità: a) flusso di gas laminare, b) flusso di gas turbolento.<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
67
F. Lezzi - Principali problemi nella saldatura subacquea<br />
• gas di protezione = He/CO 2<br />
• metallo d’apporto = filo animato al<br />
C-Mn- 1% Ni<br />
• metallo base = tubo in acciaio API 5<br />
LX 65.<br />
Il procedimento MAG con filo animato<br />
offre prestazioni superiori all’elettrodo<br />
rivestito e al MAG filo pieno: la combinazione<br />
filo flusso migliora l’efficienza<br />
termica e la ionizzazione dell’arco con<br />
trasferimento regolare.<br />
Una corretta scelta delle combinazioni<br />
filo/flusso e gas di protezione permette:<br />
• trasferimento regolare<br />
• controllo degli elementi depositati e<br />
della loro disossidazione<br />
• maggiori apporti termici che bilanciano<br />
le perdite termiche dovute alla<br />
pressione<br />
• maggiori tassi di deposito in ogni<br />
posizione<br />
• alti duty cycle<br />
• maggiore tolleranza alla variazione<br />
dei parametri.<br />
L’influenza dell’ossigeno contenuto<br />
nelle miscele attive He/CO 2 e He/O 2 è<br />
stata attentamente valutata. La Figura 3<br />
presenta relazione fra la pressione<br />
parziale di ossigeno e della CO 2 nella<br />
miscela ed il contenuto di ossigeno nel<br />
metallo depositato per fili animati al<br />
C-Mn e al C-Mn-1%Ni.<br />
Le principali differenze da considerare<br />
sono:<br />
• Le miscele con componenti attivi alla<br />
pressione parziale compresa fra 0,020<br />
e 1,5 bar per l’ossigeno e 0,015 bar e<br />
2,0 bar per la CO 2. Sia l’Ar che l’He<br />
sono stati usati come gas vettori.<br />
• I campioni prodotti manualmente<br />
sono stati saldati in differenti posizioni<br />
da un gruppo di saldatori<br />
subacquei con diverso grado di<br />
abilità ed esperienza; ciò ha allargato<br />
il campo di variabilità dei parametri e<br />
delle tecniche di saldatura<br />
(weaving).Le saldature meccanizzate<br />
sono state effettuate con maggiori<br />
apporti termici (tensione e corrente)<br />
che hanno innalzato la temperatura<br />
d’arco sul bagno con significativo<br />
effetto sull’assorbimento di ossigeno.<br />
Il controllo sulla costanza della pressione<br />
parziale di CO 2 in miscela garantisce<br />
un contenuto di ossigeno parimenti<br />
costante nel deposito, nel range delle<br />
pressioni studiate (per ppCO 2 = 1bar,<br />
0,058% - 0,064% O 2, e per ppCO 2 = 0,5<br />
68 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
CO 2 Partial pressure (bar)<br />
Weld metal oxygen content (%)<br />
Figura 3 - Relazione tra l’attività del gas e il<br />
contenuto di ossigeno nel bagno.<br />
bar, 0,053% - 0,055% O 2) per profondità<br />
comprese fra 60 e 100 m.<br />
Come previsto maggiori pressioni<br />
parziali di CO 2 fanno aumentare il<br />
contenuto di O 2 nel bagno.<br />
Le prove di resilienza a -20°C presentano<br />
maggiori valori di energia assorbita<br />
con minori livelli di ossigeno assorbito<br />
Weld metal 0 2 content (%)<br />
1<br />
0.1<br />
LEGEND<br />
Szelagowski (1). 1988<br />
Doe Santos (2). 1988<br />
Miller (3). 1988<br />
Valid for Ar-O2 mixures<br />
containing between 0.1%<br />
and 5% O2 C-Mn wire<br />
ELECTRODE POSITIVE<br />
(1) - Manual welds using C-Mn-1%Ni wire and<br />
He-CO2 shielding gases.<br />
(2) - Robotic welds using C-Mn-1%Ni wire and<br />
He-CO2 shielding gases.<br />
0.01<br />
0.01 0.1<br />
0.08<br />
0.07<br />
0.06<br />
0.05<br />
0.04<br />
He + CO 2 Shielding Gas Mixtures<br />
Producing ppCO 2 = 1.0 bar<br />
He + CO 2 Shielding Gas Mixtures<br />
Producing ppCO 2 = 0.5 bar<br />
0.03<br />
0 40<br />
(Fig. 4). Tuttavia le<br />
resilienze ottenute<br />
in un campo di<br />
pressioni variabili<br />
fra 60 e 100 bar<br />
si attestano fra i<br />
1<br />
52 J ed i 107 J, in<br />
funzione della<br />
miscela di protezione,<br />
e, comunque,<br />
conformemente agli<br />
standards richiesti<br />
per le costruzioni<br />
offshore.<br />
0.1<br />
Tutte le sperimentazioni<br />
fatte con fili<br />
animati (del tipo<br />
AWS A5.29/80T5-<br />
G) per la saldatura<br />
di acciai al C-Mn e<br />
microlegati hanno<br />
0.01<br />
dimostrato che<br />
piccole percentuali<br />
di ossigeno favoriscono<br />
la formazione<br />
di ossidi di silicio<br />
che inibiscono la crescita dei grani<br />
austenitici causando, durante il raffreddamento,<br />
la riduzione della formazione<br />
di ferrite aciculare e l’incremento di<br />
ferrite lamellare a bordo grano, con<br />
aumento del rischio di fenomeni di criccabilità.<br />
La scoria permette, grazie alla sua<br />
tensione superficiale, di effettuare saldature<br />
in tutte le posizioni.<br />
52,5 J 63.5 J<br />
Figura 4 - Contenuto di ossigeno nel metallo depositato a differenti pressioni di lavoro.<br />
O 2 Partial pressure (bar)<br />
Pressure (bar abs.)<br />
Figures inside the squares indicate the Charpy impact energy at -20 °C<br />
59.0 J<br />
LEGEND<br />
ppCO 2 = 1.0 bar<br />
ppCO 2 = 0.5 bar<br />
107.0 J<br />
52.5 J<br />
80 120
2.6 Proprietà dei materiali<br />
Acciai non legati e acciai microlegati<br />
sono normalmente utilizzati per le applicazioni<br />
offshore.<br />
Tali acciai tendono ad aumentare la<br />
durezza in ZTA, soprattutto a causa delle<br />
severe condizioni di raffreddamento<br />
nella camera iperbarica arricchita di elio.<br />
Sarebbe pertanto necessario effettuare<br />
un preriscaldo di 120°C, possibile solo<br />
in applicazioni completamente meccanizzate<br />
e non manuali, al fine di eliminare<br />
il rischio di formazione di cricche a<br />
freddo da idrogeno. Per evitare la contaminazione<br />
da idrogeno deve essere<br />
molto accurata la scelta della miscela di<br />
gas protettivo e della sua portata. Lo<br />
sviluppo dei nuovi acciai strutturali<br />
microlegati, termomeccanici e a laminazione<br />
controllata, ha sollecitato i produttori<br />
di consumabili alla messa a punto di<br />
fili animati capaci di compensare la<br />
perdita di elementi di lega per l’ossidazione<br />
provocata dall’ambiente umido e<br />
per aumentare l’effetto di deidratazione.<br />
Sono stati aggiunti nei flussi piccole<br />
concentrazioni di Al, Ti, B, con eccellenti<br />
risultati. Oggi sarebbe possibile<br />
saldare tali materiali in manuale fino a<br />
500 m e con sistemi meccanizzati fino a<br />
1000 m di profondità. Tuttavia le difficoltà<br />
dell’immersione a tali profondità e<br />
le disponibilità di miscele respirabili,<br />
hanno consentito applicazioni reali in<br />
saldatura manuale o parzialmente<br />
meccanizzata, fino a profondità di 220-<br />
250 m.<br />
Le prove effettuate hanno portato all’ottenimento<br />
di durezze non superiori a 280<br />
HV 10, prove di resistenza, di duttilità e<br />
tenacità CTOD, paragonabili ai corrispondenti<br />
materiali base, con qualità<br />
finale dei giunti allineata allo standard<br />
più severo della ANSI/AWS D3.6-93.<br />
2.7 Saldatura iperbarica manuale<br />
2.7.1 Saldatura con elettrodi rivestiti<br />
Il fuso d’arco tende a restringersi con<br />
l’aumento di pressione provocando la<br />
formazione di cordoni più bombati (con<br />
maggiore difficoltà di rimozione della<br />
scoria).<br />
Gli elettrodi basici sono gli unici utilizzabili<br />
e devono essere tenuti in forni<br />
portatili o in confezioni sottovuoto, per<br />
evitare la contaminazione da idrogeno<br />
proveniente dall’ambiente.<br />
Per evitare fenomeni di criccabilità a<br />
freddo deve essere sempre effettuato un<br />
condizionamento termico, prima del loro<br />
uso, se non sono forniti in confezioni<br />
sottovuoto e a tenuta. In genere sono<br />
utilizzati sia per prime passate che per<br />
riempimento.<br />
2.7.2 Saldatura TIG<br />
Largamente utilizzata per la grande<br />
regolarità di deposito e la buona controllabilità<br />
della fusione, in particolare in<br />
prima passata, non produce scoria e non<br />
Figura 5 - Progetto di impianto per saldatura iperbarica GMAW a controllo remotato per la<br />
riparazione di pipelines.<br />
F. Lezzi - Principali problemi nella saldatura subacquea<br />
deposita idrogeno ma ha una bassa<br />
produttività. La saldatura TIG è quindi<br />
spesso utilizzata su giunti circonferenziali<br />
per l’esecuzione della prima<br />
passata mentre il riempimento è realizzato<br />
con elettrodi rivestiti.<br />
2.7.3 Saldatura MAG a filo pieno<br />
Oltre alla buona efficienza di deposito,<br />
non produce scoria (in realtà si formano<br />
scorie generate dagli ossidi di silicio, ma<br />
sono rifuse dalle passate successive) ed è<br />
per questo usato preferibilmente con<br />
processi meccanizzati.<br />
2.7.4 Saldatura MAG con filo animato<br />
C’è maggiore difficoltà d’uso da parte<br />
del saldatore, che deve anche rimuovere<br />
la scoria.<br />
Utilizzando corretti parametri elettrici e<br />
combinazioni filo-flusso-gas di protezione<br />
si possono ottenere eccellenti<br />
risultati metallurgico-meccanici.<br />
2.8 Saldatura iperbarica meccanizzata<br />
Da almeno vent’anni sono stati fatti<br />
studi e ricerche applicativi per la realizzazione<br />
di saldature iperbariche completamente<br />
meccanizzate a controllo remotato<br />
direttamente dalla superficie del<br />
mare, con lo scopo di ridurre l’impiego<br />
di saldatori subacquei in camera iperbarica.<br />
Il processo più utilizzato, soprattutto con<br />
sistemi orbitali, è il procedimento TIG<br />
che è stato sperimentato fino a profondità<br />
di circa 230 m.<br />
Oltre al procedimento TIG sono in corso<br />
di studio impianti completamente<br />
meccanizzati anche per applicazioni più<br />
produttive di saldatura a filo sotto gas;<br />
un esempio, riportato recentemente in<br />
letteratura, è illustrato nella Figura 5.<br />
Ovviamente l’impiego dei saldatori<br />
subacquei è richiesto per la messa a<br />
punto dei giunti, la sostituzione degli<br />
elettrodi e la supervisione della saldatura.<br />
2.9 Sviluppi futuri<br />
I prodotti petroliferi ed il gas naturale<br />
contengono elevate quantità di H2S e<br />
CO2 che provocano danneggiamenti da<br />
corrosione nelle pipelines; pertanto si<br />
metteranno a punto sistemi di saldatura<br />
per la realizzazione di giunti, ad elevate<br />
profondità, di materiali dotati di resistenza<br />
alla corrosione oltre che strutturale.<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
69
F. Lezzi - Principali problemi nella saldatura subacquea<br />
In particolare si stanno facendo sperimentazioni<br />
di saldatura iperbarica all’asciutto<br />
su acciai placcati, leghe di titanio<br />
e acciai inossidabili duplex.<br />
Per quanto concerne i procedimenti sono<br />
state fatte sperimentazioni, per ora limitatamente<br />
a 30 m di profondità e nella<br />
posizione “in piano”, di un processo<br />
plasma-MIG per elevati tassi di deposito<br />
estremamente interessanti per futuri<br />
possibili depositi di placcature all’interno<br />
di condotte sottomarine.<br />
3. Saldatura subacquea in acqua<br />
3.1 Generalità<br />
I primi esperimenti di saldatura elettrica<br />
in acqua risalgono agli anni trenta e<br />
furono eseguiti presso la Lehigh University<br />
in America in piccole vasche di<br />
vetro con il saldatore fuori e all’aria, con<br />
le sole mani immerse. Da allora e fino<br />
alla fine degli anni ottanta il procedimento<br />
non è stato ritenuto affidabile ed<br />
in grado di fornire adeguati livelli di<br />
qualità a causa della intrinseca situazione<br />
ambientale che provoca rapidi<br />
raffreddamenti e quindi elevate durezze<br />
in ZTA, inclusioni gassose di idrogeno<br />
in ZF, cricche a freddo.<br />
Negli ultimi 25 anni il procedimento è<br />
stato rivalutato e positivamente caratterizzato<br />
per fornire gli adeguati standard<br />
di qualità richiesti dall’industria offshore,<br />
navale, ed in generale per le opere<br />
civili portuali.<br />
Naturalmente, nella sua applicazione<br />
prevalentemente manuale, è fondamentale<br />
il grado di addestramento e di esperienza<br />
del saldatore subacqueo.<br />
Ci limiteremo pertanto ad esaminare<br />
soprattutto gli aspetti di miglioramento<br />
tecnologico del procedimento, ed in<br />
particolare:<br />
• i generatori elettrici<br />
Existing Mat’l<br />
CE ≥ .40<br />
Figura 7 - Schema per la riparazione di un<br />
acciaio a Ceq >0,4 con “Temper Beads”.<br />
70 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
• gli elettrodi<br />
rivestiti<br />
• i metodi per<br />
limitare la<br />
durezza e la<br />
criccabilità da<br />
idrogeno<br />
• i procedimenti<br />
alternativi.<br />
Voltage (V)<br />
3.2 Generatori di<br />
saldatura<br />
20<br />
All’aumentare<br />
della pressione per<br />
mantenere stabile<br />
l’arco elett r i c o<br />
15<br />
sono richieste<br />
maggiori tensioni<br />
a parità di corrente<br />
e comunque<br />
tensioni a vuoto<br />
(per l’innesco)<br />
maggiori di quelle usuali a terra (Fig. 6).<br />
Soltanto la corrente continua permette il<br />
mantenimento stabile dell’arco.<br />
3.3 Materiali di consumo<br />
La pubblicazione della<br />
AWS D.3-6 “Specification<br />
for underwater wet<br />
welding” e successivamente<br />
della norma<br />
europea prEN ISO<br />
15614-9 “Specification<br />
and qualification of<br />
welding procedures for<br />
metallic materials -<br />
Welding procedure test<br />
- Hyperbaric wet<br />
welding” ha stimolato i<br />
produttori di consumabili<br />
per saldatura; sono<br />
oggi disponibili elettrodi<br />
in grado di realizzare<br />
giunti di qualità<br />
corrispondente alla<br />
Temper<br />
Beads<br />
Repair Mat’l<br />
CE < .40<br />
30<br />
25<br />
50 100<br />
N<br />
Brace 3B1<br />
Failure point<br />
-300<br />
30 bar<br />
15 bar<br />
-36<br />
3<br />
Current (A)<br />
1 bar<br />
Figura 6 - Campi di funzionamento dei parametri<br />
elettrici in funzione della pressione.<br />
classe B dell’AWS D3-6, a profondità di<br />
60 m, su acciai con Ceq non superiore a<br />
0,40. Altre prove eseguite a 10 m di<br />
profondità hanno soddisfatto i requisiti<br />
di qualità della classe A.<br />
Platform<br />
north<br />
2<br />
150 200 250 30<br />
B<br />
E<br />
Figura 8 - Jacket leg dalla piattaforma del<br />
Mare del Nord con l’indicazione della parte<br />
strutturale sostituita, a seguito dei danni<br />
provocati da una collisione con mezzo navale<br />
di servizio.<br />
J<br />
K<br />
2
12 o’clock position<br />
12”<br />
EL(-)36’-0”<br />
Figura 9 - Particolare dell’elemento<br />
danneggiato in corrispondenza della<br />
saldatura circonferenziale.<br />
Leg<br />
JL3E<br />
Sono state comunque realizzate saldature<br />
di classe B a 90 m.<br />
Attualmente gli elettrodi a rivestimento<br />
rutilico garantiscono le migliori prestazioni,<br />
sia per la stabilità d’arco che per la<br />
migliore geometria di deposito. In alternativa<br />
sono presi in esame, per la minore<br />
quantità di idrogeno diffusibile, gli elettrodi<br />
a rivestimento con ossidi di ferro,<br />
gli inossidabili austenitici e quelli a base<br />
di nichel. Tutti gli elettrodi suddetti<br />
devono avere un rivestimento esterno<br />
con tenuta all’acqua.<br />
3.4 Controllo della durezza e limitazione<br />
dei fenomeni di criccabilità<br />
Poiché il raffreddamento in acqua è<br />
molto rapido e siamo in presenza di<br />
notevoli quantità di idrogeno diffusibile,<br />
con normali elettrodi rivestiti si producono<br />
cricche da idrogeno su acciai con<br />
Ceq > 0,29.<br />
Tuttavia, utilizzando la tecnica di deposito<br />
passate “Temper Beads” (Fig.7)<br />
sono saldabili acciai anche con Ceq>0,4;<br />
nel 1991 è stato fatto un intervento di<br />
riparazione su una piattaforma del Mare<br />
del Nord su un simile acciaio e sono state<br />
ottenute durezze non superiori a quelle<br />
previste dalla Classe A della AWS D3.6.<br />
L’intervento fu effettuato a 36 m di<br />
profondità per riparare la struttura tubolare<br />
danneggiata dalla collisione di un<br />
mezzo navale operativo; come si può<br />
vedere dalle Figure 8, 9, 10 la riparazione<br />
è stata effettuata saldando un<br />
manicotto sagomato a cavallo del nuovo<br />
componente strutturale e del moncone<br />
residuo di quello originale.<br />
3.5 Caratteristiche meccaniche<br />
La letteratura tecnica riporta numerosi<br />
dati, spesso non omogenei perché otte-<br />
36”<br />
Member<br />
3B1<br />
nuti con elettrodi di tipo tradizionale;<br />
pur tuttavia è deducibile, come prevedibile,<br />
per il maggior assorbimento di ossigeno<br />
e idrogeno, un decremento delle<br />
caratteristiche meccaniche all’aumentare<br />
della profondità (Fig.11).<br />
3.6 Metodi alternativi per la saldatura<br />
in acqua<br />
3.6.1 Saldatura MAG con filo animato<br />
Si stanno formulando appositi flussi di<br />
tipo rutilico per permettere tale applicazione,<br />
di maggiore produttività e sono<br />
già state rese ufficiali applicazioni sperimentali<br />
a profondità di 20 m con ottenimento<br />
di risultati qualitativi eccellenti<br />
(conformi alla classe A della AWS D3.6).<br />
3.6.2 Saldatura ad attrito<br />
Sono state sviluppate esperienze a<br />
partire dal 1992 presso il TWI in Inghilterra<br />
utilizzando il processo di Friction<br />
Stir Welding (FSW)<br />
in una particolare<br />
modalità conosciuta<br />
700<br />
in seguito come<br />
Friction Hydro<br />
600<br />
Pillar Processing<br />
(FHPP).<br />
500<br />
Il processo FHPP,<br />
adatto alla ripara-<br />
400<br />
zione di strutture<br />
300<br />
“offshore”, consiste,<br />
dopo aver indivi-<br />
200<br />
duato il percorso<br />
della cricca, nell’ef-<br />
100<br />
fettuare un foro non<br />
passante ad una sua<br />
estremità, normalmente<br />
con diametro<br />
0<br />
di 9-17 mm, e<br />
60<br />
nell’introduzione di<br />
un elemento solido in<br />
acciaio, in rotazione<br />
50<br />
e sotto spinta assiale.<br />
Per attrito, il metallo<br />
40<br />
dell’elemento rotante<br />
diverrà plastico e<br />
30<br />
riempirà il foro<br />
diventando solidale<br />
20<br />
con le pareti di esso.<br />
Opportunamente<br />
10<br />
tagliata l’eccedenza<br />
esterna, l’operazione<br />
verrà ripetuta con<br />
altri fori parzialmente<br />
sovrapposti<br />
con il precedente<br />
(Fig. 12).<br />
0<br />
Ultimate tensile strength (MPa)<br />
Impact toughness @ 0 to -2 C (J)<br />
F. Lezzi - Principali problemi nella saldatura subacquea<br />
Figura 10 - Schema della riparazione<br />
effettuata con saldatura, in acqua, tramite<br />
manicotto sagomato, del nuovo elemento al<br />
moncone residuo del componente<br />
danneggiato.<br />
I vantaggi di un simile processo sono:<br />
• Processo di giunzione allo stato<br />
solido<br />
• non interviene l’arco elettrico<br />
• interamente robotizzabile e controlla-<br />
0 20 40 60 80 100<br />
Depth (m)<br />
Depth (m)<br />
24”<br />
Ref. 35<br />
Ref. 8<br />
Ref. 35<br />
Ref. 34<br />
JL3E<br />
Ref. 12<br />
Ref. 15<br />
Ref. 12<br />
Ref. 27<br />
0 20 40 60 80 100<br />
Figura 11 - Caratteristiche meccaniche in<br />
funzione della profondità.<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
71
F. Lezzi - Principali problemi nella saldatura subacquea<br />
Figura 12 - Esempio schematico di<br />
riparazione con procedimento FHPP.<br />
Bibliografia<br />
72 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
bile dalla superficie con controllo<br />
remoto<br />
• il metallo plastificato spinge verso<br />
l’esterno impurità di ogni genere<br />
• saldature esenti da porosità e cricche<br />
da idrogeno<br />
• metallo riportato a struttura molto<br />
fine<br />
• modesto effetto temprante esercitato<br />
dall’acqua (durezza HV10
F. Lezzi - Principali problemi nella saldatura subacquea<br />
[14] Draugelates U., Bouaifi B., Bartzsch J.: «Underwater welding using the plasma MIG method». Proc. of the 12th International<br />
Conference on Offshore Mechanics and Arctic Engineering, 1993. Vol. III. A. pp.175-181, ISBN 0-7918-0785-1.<br />
[15] Rougier R.: «Automatic hyperbaric welding with thor-2», Proceedings of the 10th International Offshore Mechanics and<br />
Arctic Engineering Conference, 1991, Vol. III. A. pp. 159-162, ISBN 0-7918-0119-3.<br />
[16] Malone R.B., Ralston J.M.: «Hyperbaric welding of exotic steel pipeline». Proc. of the 11th Interm. Conference on<br />
Offshore Mechanics and Arctic Engineering 1992, Vol. III. A, pp. 135-142, ISBN 0~79180912-9.<br />
[17] Hutt G., Pachniuk L.: «Progress in remotely controlled hyperbaric pipeline tie-Ins», Proc. of the 12th International Conference<br />
on Offshore Mechanics and Arctic Engineering, 1993. Vol. III. A. S 167-174, ISBN 0-7918-0785-1.<br />
[18] Dos Santos J.F., Szelagowski P., Schafstall H.G.: «Properties of hyperbaric flux cored arc welds: Weld metal chemistry»,<br />
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[19] Dick O., den Ouden G.: «The effect of pressure on the TIG welding process», Proc. of the International Conference of<br />
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[20] Allum C.J.: «Effect on pressure on arcs», Proc. of the international Conference of the International Institute of Welding<br />
(IIW) in Trondheim, 27-28, June, 1983, pp.171-178.<br />
[21] OIsen J.M., dos Santos J.F., Richardson I.M.: «Effect of process parameters on metal transfer of hyperbaric GMAW of<br />
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pp. 107-111, ISBN 1-880653-10-9 (set).<br />
[22] Jansen B., Loebel P., Schafstal, H.-G., Szelagowski P.: «Menuelles und mechanisches Verbindungsschweißen in hyperbarer<br />
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13-15.5.1987, Beijing, China, DVS. Bericht 108, 1987, pp. 207-212.<br />
[23] Y. Ogawa: «The effect of iron on electron density of hyperbaric arc plasma», Proc. of the12th International Conference on<br />
Offshore Mechanics and Arctic Engineering, 1993. Vol. III A.<br />
[24] Kluken A.O., Ibarra S., Liu S., Olsen, D.L.: «Weld metal and HAZ properties», Proc. of the 12th International Conference<br />
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[25] H.R Hansen, A. Rasmussen, I.M. Richardson: «Hyperbaric GMA-Process control and properties at pressures 1 to 60 bar».<br />
Proceedings of the10th International Offshore Mechanics and Arctic Engineering Conference, 1991,Vol. III-A.<br />
pp. 181-188, ISBN 0-7918-0719-3.<br />
[26] Richardson I.: «Deflection of a hyperbaric plasma arc in a transverse magnetic field» Proc. of the12th International Conference<br />
on Offshore Mechanics and Arctic Engineering, 1993. Vol. III.A. S 155-166, ISBN 0-7918-0785-1.<br />
[27] Dos Santos J.F., Szelagowski P., Manzenrieder H.: «Diverless pipeline welding beyond 600 msw». Proc. of the 11th Intern.<br />
Conference on Offshore Mechanics and Arctic Engineering 1992, Vol. III.A, pp.153-164, ISBN 0-79180912-9.<br />
[28] Dos Santos J.F., Szelagowski P., Schafstall H.G.: «Hyperbaric welding process behavior beyond 600 m», Proc. of the<br />
Intern. Conference “Joining/WeIding 2000” of the Intern. Institute of Welding.(IIW), 1.-2 July, 1991, The Hague, The<br />
Netherlands, pp. 445-453.<br />
[29] Kahn H.K.: «Retractable backing system permits GMAW (MAG) in open root joints», Proc. of the eight International<br />
Conference on Offshore Mechanics and Arctic Engineering., 1989, Vol. V, pp. 315-320 The American Society of Mechanical<br />
Engineers, Lib. Cat. No: 82-70515.<br />
[30] J.O. Berge, T. Harbrekke, H.O. Knagenhjelm: «Automation in underwater hyperbaric pipeline welding», Proceedings of<br />
the10th International Offshore Mechanics and Arctic Engineering Conference, 1991, Vol. III-A. pp. 163-167, ISBN 0-<br />
7918-0719-3.<br />
[31] Bailey N.: «Welding under water- a metallurgical appraisal». Proc. if the First (1991) International Offshore and Polar<br />
Engineering Conference, Edinburgh. UK:, 11-16.August 1991, pp. 331-338 (Vol. IV) ISBN 0-9626104-5-3 (set).<br />
[32] Hoffmeister H., Epler U., Ludwig J.: «Effect of electromagnetic fields on convection and penetration in hyperbaric TIG<br />
welding of X6 CrNiTi 18 10». Proceedings of the10th International Offshore Mechanics and Arctic Engineering Conference,<br />
1991, Vol. III-A. pp. 155-158, ISBN 0-7918 0-719-3.<br />
[33] Suga Y.: «The effect of magnetic field on stabilization of TIG arc welding under hyperbaric helium atmosphere», Proc. of<br />
the First (1991) International Offshore and Polar Engineering Conference, Edinburgh, UK, 11-16. August 1991, pp. 325-<br />
330 (Vol. IV) ISBN 0-9626104-5-3 (set).<br />
[34] Fulfs H., Karsaounis A.: «Heat flow in argon tungsten arcs and workpiece thermal response at pressures up to 6 MPa»,<br />
Proc. of the First (1991) International Offshore and Polar Engineering Conference, Edinburgh UK, 11-16 August 1991,<br />
pp. 31l-318 (Vol. IV) ISBN 0-9626104-5-3 (set).<br />
[35] Dos Santos J.F., Szelagowski P., Schafstall H.G.: «Hyperbaric flux cored arc welding in the depth range between 600 msw<br />
and 1100 msw», Proc. of the Intern. Conference “Welding-90”, 22-24, Oct. 1994, Geesthacht, Germany.<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
73
Monitoraggio di emissione acustica di<br />
corpi a pressione (°)<br />
E. Fontana *<br />
Sommario / Summary<br />
Questa memoria delinea le applicazioni di Emissione<br />
Acustica (EA) come metodo di controllo non distruttivo per<br />
valutare l’integrità meccanica e strutturale di una grande<br />
varietà di componenti e strutture. L’ applicazione della<br />
tecnica di EA ha raggiunto una significativa maturità e penetrazione<br />
industriale e, per specifici componenti, è richiesta in<br />
modo obbligatorio in Europa e nella comunità internazionale<br />
sia in prima prova di collaudo che per successive qualifiche.<br />
Lo sviluppo di software e hardware sempre più accurati e<br />
dedicati e l’incremento di esperienze pratiche hanno consentito<br />
un allargamento delle applicazioni di EA in tutti i settori<br />
industriali. Data la sua intima relazione con la sollecitazione<br />
l’EA consente un controllo volumetrico globale, in tempo<br />
reale, dei corpi a pressione anche durante il normale ciclo<br />
operativo. Lo sviluppo e la realizzazione di procedure<br />
europee hanno inoltre favorito una maggiore accettazione<br />
della tecnica a livello industriale.<br />
Nella memoria viene data una panoramica delle applicazioni<br />
dell’EA unitamente ad alcune considerazioni generali e<br />
commenti sulle applicazioni industriali.<br />
This paper outlines the Acoustic Emission applications as<br />
non-destructive control method to evaluate the structural and<br />
(°) Memoria presentata al Convegno: “Applicazioni di tecniche PND non<br />
convenzionali”, organizzato da AIPND e <strong>IIS</strong> - Genova, 30 Novembre 2006.<br />
* Libero professionista - Milano.<br />
mechanical integrity of a large variety of components. The<br />
application of AE technique has reached a significant maturity<br />
and industrial penetration and, for specific component, it<br />
is mandatory in Europe and in the international community<br />
during the first acceptance test and subsequent re-qualifications.<br />
The development of more accurate and dedicated software<br />
and hardware and the improvement of practical experiences<br />
have allowed an enlargement of the AE applications in<br />
all industrial sectors. Due to its close relation with the stress<br />
the AE allows a volumetric real time control of pressure<br />
components also during the normal operating conditions.<br />
The development and realisation of European codes and<br />
procedures have promoted a greater acceptance of the technique<br />
in the industrial community.<br />
The paper gives an overview of the Acoustic Emission application<br />
with some general comments and considerations on<br />
the industrial applications.<br />
Keywords:<br />
Acoustic emission; automatic control; computer programs;<br />
nondestructive testing; other NDT methods; pressure vessels;<br />
structural analysis.<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
75
E. Fontana - Monitoraggio di emissione acustica di corpi a pressione<br />
1. Introduzione<br />
Una grande varietà di applicazioni di EA<br />
sono state fatte sia in laboratorio che in<br />
campo sin dalla fine degli anni 60. La<br />
quasi quarantennale storia dell’EA è<br />
stata caratterizzata da periodi alternati di<br />
approvazione e di criticismo, oggigiorno,<br />
un atteggiamento più bilanciato<br />
e realistico sembra ormai essere stato<br />
raggiunto.<br />
Il grande vantaggio della tecnica di EA<br />
consiste nella sua capacità di monitorare<br />
in tempo reale l’intero volume di una<br />
struttura in esame con un numero ridotto<br />
di sensori, opportunamente predisposti<br />
sulla struttura. Dovuto alla natura intrinsecamente<br />
dinamica del fenomeno di<br />
EA, l’EA offre una incomparabile<br />
opportunità di ottenere informazioni<br />
sull’integrità strutturale di un dato<br />
componente d’impianto nelle differenti<br />
fasi della sua vita operativa, ad esempio<br />
alla fine del processo di fabbricazione<br />
(collaudo idraulico), durante le normali<br />
operazioni d’impianto (monitoraggio<br />
continuo e incremento di pressione) e<br />
durante fermate di manutenzione<br />
programmate (prova di riqualifica).<br />
L’impegno di personale ben addestrato e<br />
qualificato, equipaggiato con strumentazione<br />
dedicata multicanale e multiparametrica<br />
soggetto all’osservanza di requisiti<br />
minimi e procedure di prova ben<br />
definite è essenziale per mantenere un<br />
alto livello di significato diagnostico e<br />
affidabilità dei risultati ottenuti nel corso<br />
di un esame di EA. Perciò è essenziale<br />
che operatori con una consolidata esperienza<br />
di applicazione della tecnica di<br />
EA vengano utilizzati per effettuare e<br />
gestire le prove.<br />
2. Monitoraggio di EA<br />
Il monitoraggio con EA di un corpo a<br />
pressione in prova ha come obbiettivo<br />
principale la rilevazione e la localizzazione<br />
dei difetti planari eventualmente<br />
presenti nel materiale.<br />
76 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
Considerevoli progressi sono stati ottenuti<br />
nell’utilizzo dell’EA dalle prime<br />
applicazioni. Più settori industriali sono<br />
stati esplorati: offshore e trasporto di<br />
olio e gas, chimico e petrolchimico,<br />
nucleare, generazione termica e idroelettrica,<br />
aerospaziale e aeronautico, automobilistico,<br />
ferroviario, industrie<br />
cartarie ecc.<br />
L’EA è stata applicata ad una grande<br />
varietà di materiali (metallici, e non<br />
metallici) e strutture/componenti, per<br />
valutazione di integrità strutturale o<br />
rivelazione di perdite: reattori e colonne<br />
chimiche e petrolchimiche; desolforazione,<br />
hydrotreating, platforming,<br />
hydroforming, hydrosulphurization,<br />
unità di trasferimento catalitico, deareatori,<br />
cooldown reactors, nuclear vessels<br />
e componenti a pressione, boiler drums,<br />
steam headers e line di vapore, serbatoi<br />
di stoccaggio cilindrici e sferici, gas<br />
cyclinders, ponti; ferrocisterne e autocisterne,<br />
biforcazioni di condotta forzata,<br />
pompe reversibili, valvole a sfera per<br />
unità idroelettriche, tubazioni interrate,<br />
componenti automobilistici, carlinghe e<br />
ali di aerei.<br />
Studi intensivi di base di laboratorio per<br />
la caratterizzazione dei materiali, investigazione<br />
sui meccanismi di generazione<br />
dell’EA, propagazione dei segnali<br />
di EA, sono ancora oggi in atto.<br />
L’utilizzo dell’EA, oltre ad assicurare un<br />
controllo diretto dell’evoluzione del<br />
danneggiamento e una indicazione<br />
precoce di possibile rottura catastrofica<br />
durante la pressurizzazione, fornisce una<br />
mappatura iniziale della distribuzione<br />
delle sorgenti di EA attivate nel materiale<br />
del componente quando sollecitato<br />
al massimo carico ammissibile.<br />
Queste mappe di riferimento delle<br />
sorgenti di EA possono essere utilizzate<br />
durante la vita operativa del componente<br />
per confronto con i risultati di controlli<br />
successivi di EA, anche di monitoraggio,<br />
effettuati per mantenere sotto<br />
controllo le aree del componente identificate<br />
come acusticamente attive.<br />
Ulteriori sviluppi della tecnica hanno<br />
consentito di applicare l’EA per affrontare<br />
nuovi problemi di valutazione di<br />
integrità strutturale, come ad esempio:<br />
• riqualificazione di componenti strutturali<br />
dopo un periodo prestabilito di<br />
anni di servizio<br />
• prove in linea durante il normale<br />
funzionamento<br />
• monitoraggio a breve e lungo termine<br />
• monitoraggio intermittente<br />
per differenti condizioni di sollecitazione,<br />
pressione, temperatura, sollecitazione<br />
meccanica monotonica e ciclica e<br />
differenti condizioni ambientali e di<br />
fluidi di processo.<br />
L’utilizzo dell’EA per il monitoraggio<br />
di prove di riqualifica e, più criticamente,<br />
di componenti durante le normali<br />
condizioni operative, deve essere cautamente<br />
valutato in termini di affidabilità<br />
diagnostica dell’informazione ottenuta<br />
da una prova di EA.<br />
Poiché solo i difetti che evolvono a<br />
causa dello stimolo applicato possono<br />
essere identificati e localizzati, se la<br />
sollecitazione aggiuntiva applicata,<br />
rispetto alle normali condizioni di sollecitazione,<br />
è insufficiente per indurre<br />
qualche crescita del difetto (o qualsiasi<br />
forma di instabilità), o il tasso di energia<br />
elastica locale rilasciata è troppo basso, i<br />
difetti possono sfuggire alla rilevazione,<br />
salvo che meccanismi di generazione<br />
sussidiaria di EA (frizione delle superfici<br />
della cricca, rottura di ossidi, frattura<br />
dei prodotti di corrosione ecc.) possano<br />
intervenire. Questo fatto è ovviamente<br />
applicabile a tutti i meccanismi di generazione<br />
di EA.<br />
I difetti più pericolosi che possono<br />
propagarsi in un materiale di un corpo a<br />
pressione sono quelli di tipo planare,<br />
quali appunto le cricche.<br />
Nel corso di una sollecitazione, alle<br />
estremità dei difetti planari eventualmente<br />
presenti nel corpo a pressione, a<br />
causa delle rilevanti intensificazioni<br />
degli sforzi ivi esistenti si producono<br />
sollecitazioni locali elevatissime e<br />
quindi alterazioni strutturali e talora<br />
anche significative estensioni degli<br />
stessi difetti, processi tutti caratterizzati<br />
da significativa generazione di EA.<br />
Il monitoraggio on-line di componenti<br />
operativi di impianto è al tempo stesso la<br />
più attrattiva e la più vulnerabile delle<br />
applicazioni di EA. Esso può essere<br />
applicato in produzione, assicurando la<br />
copertura volumetrica al 100% del<br />
componente, può assicurare la rilevazione<br />
e la localizzazione dei difetti attivi<br />
e può essere correlato con i parametri di<br />
impianto quali la pressione, portata,<br />
temperatura, ciclo di produzione ecc.<br />
Queste applicazioni on-line devono<br />
affrontare alcuni problemi e ostacoli,<br />
quali:
• attenuazione delle onde acustiche di<br />
EA, dovuta alla complessità geometrica<br />
e alla presenza di isolamento<br />
termico;<br />
• rumore di fondo di processo;<br />
• segnali spuri di rumore provenienti<br />
dall’esterno dell’area monitorata o<br />
generati da movimenti strutturali<br />
(specialmente nel caso di avviamenti/fermate<br />
di impianto) o generati<br />
da eventi strutturali non-rilevanti,<br />
come la rottura di ossidi.<br />
L’attività di EA che può essere associata<br />
al danneggiamento occorso nell’area<br />
monitorata deve essere chiaramente discriminata<br />
dal rumore.<br />
Tuttavia, se applicato contestualmente in<br />
un programma di ispezione complessivo,<br />
dove gli obbiettivi del monitoraggio<br />
con EA sono stati chiaramente e<br />
realisticamente definiti e concordati con<br />
il personale di processo, manutenzione e<br />
ispezione, l’EA può dare informazioni<br />
diagnostiche utili e preziose.<br />
L’espansione delle applicazioni di<br />
EA, unitamente con la tremenda e<br />
rapida evoluzione delle performance<br />
dei sistemi hardware e software nell’operare<br />
calcoli complessi e nell’acquisire<br />
dati multi parametrici ad alta velocità,<br />
hanno consentito agli operatori di<br />
mantenere un controllo costante sull’attività<br />
globale delle sorgenti attive di EA<br />
e in alcuni casi, attraverso la realizzazione<br />
di database, di ottenere il<br />
gradiente di severità delle sorgenti identificate<br />
di EA.<br />
I sistemi di EA attualmente disponibili<br />
sono in grado di garantire una acquisizione<br />
e un trattamento ad elevata velocità<br />
multi-canale e multi-parametrico,<br />
così che l’estrazione e la presentazione<br />
delle caratteristiche più rilevanti dei<br />
segnali di EA, la localizzazione e la<br />
discriminazione delle sorgenti di EA e la<br />
loro presentazione possono essere fatte<br />
in tempo reale.<br />
In alcuni casi particolari nei sistemi di<br />
EA viene incorporato un database o un<br />
sistema esperto, per effettuare una valutazione<br />
o una classificazione delle<br />
sorgenti di EA assistita.<br />
Due sono i metodi largamente utilizzati<br />
per la localizzazione delle sorgenti di<br />
EA: triangolazione basata sui tempi di<br />
ritardo e localizzazione a zona o hits.<br />
Il primo metodo necessita che il segnale<br />
acustico, generato da una sorgente di<br />
EA, raggiunga tre o più sensori perché<br />
sia possibile effettuare una localizzazione<br />
accurata della posizione, l’altro è<br />
basato sul fatto che il confronto dell’attività<br />
di EA accumulata su un set di<br />
singoli sensori identifichi aree ad elevata<br />
attività del componente monitorato.<br />
Alcune considerazioni devono essere<br />
fatte per permettere una valutazione dei<br />
meriti e delle limitazioni dei due metodi.<br />
La rivelabilità di un difetto in evoluzione<br />
tramite EA dipende essenzialmente da:<br />
• tasso di energia elastica rilasciato<br />
dalla sorgente (è conosciuto essere<br />
alto, ad esempio, per crescita di<br />
cricca in materiale non duttile)<br />
• livello del rumore di fondo<br />
• energia persa lungo il percorso di propagazione<br />
tra la sorgente e il sensore.<br />
Il metodo di triangolazione, che processa<br />
stringhe di tempi di ritardo ottenute<br />
dall’attivazione di uno o più sensori<br />
all’interno di un dato intervallo temporale,<br />
previene, utilizzando filtri logici, di<br />
processare sequenze di tempi di arrivo<br />
errate, così che le sorgenti localizzate<br />
possano essere considerate valide,<br />
Questo approccio ha le sue controindicazioni<br />
quando l’attività totale del tasso di<br />
eventi di EA è troppo alta, perché gli<br />
eventi di EA si possono sovrapporre nel<br />
tempo e i filtri logici rifiutano un<br />
numero crescente di dati apparentemente<br />
inconsistenti.<br />
La localizzazione a zona o singolo<br />
colpito (hit) non richiede l’attivazione<br />
di molti sensori per registrare un<br />
evento, ma richiede l’utilizzo di una<br />
riduzione e filtraggio dei dati durante<br />
l’analisi fuori linea per eliminare dati<br />
inconsistenti.<br />
Nella localizzazione a zona la preoccupazione<br />
principale è quella di evitare<br />
ogni perdita di dati e la selezione e la<br />
localizzazione delle sorgenti vengono<br />
parzialmente ritardate. La discriminazione<br />
dei dati acquisiti per il metodo a<br />
zona è pertanto il problema più critico<br />
per l’identificazione non ambigua delle<br />
sorgenti di EA.<br />
Ognuno dei due metodi ha la sua forza e<br />
debolezza e può dare risposte ottimizzate<br />
alle specifiche esigenze o condizioni<br />
di prova.<br />
Il modo migliore di prendere dati di<br />
EA è di utilizzare l’informazione contenuta<br />
nella sequenza dei colpiti per indirizzare<br />
la triangolazione ed ottenere il<br />
maggiore vantaggio possibile dall’uso<br />
delle due metodologie.<br />
E. Fontana - Monitoraggio di emissione acustica di corpi a pressione<br />
3. Qualificazione del personale<br />
L’EA è una tecnica complessa che<br />
richiede una preparazione specifica ed<br />
estesa del personale. In aggiunta ad una<br />
minima conoscenza teorica di base,<br />
l’operatore necessita di un addestramento<br />
in campo per affrontare una<br />
grande varietà di problemi reali, sorgenti<br />
di rumore, rumore di processo, tipo e<br />
metodo di sollecitazione, conoscenza<br />
delle proprietà del materiale ecc., per<br />
incrementare e consolidare la sua capacità<br />
operativa ed esperienza diagnostica.<br />
La qualificazione e la certificazione del<br />
personale è altamente raccomandata<br />
congiuntamente con le linee guida e le<br />
procedure di applicazione della tecnica<br />
di EA.<br />
La preparazione e successiva pubblicazione<br />
in ambito Unione Europea (UE)<br />
delle seguenti norme:<br />
UNI EN 1330-9: Terminologia -<br />
Termini utilizzati nel controllo con emissioni<br />
acustiche,<br />
EN 13477-1: C a r a t t e r i zzazione<br />
dell’apparecchiatura - Descrizione<br />
dell’apparecchiatura<br />
EN 13477-2: C a r a t t e r i zzazione<br />
dell’apparecchiatura - Verifica delle<br />
caratteristiche funzionali<br />
EN 13554: Emissione acustica - Principi<br />
generali<br />
EN 14584: Acoustic emission - Examination<br />
of metallic pressure equipment<br />
during proof testing - Planar location of<br />
AE sources<br />
EN 473: Qualifica e certificazione del<br />
personale addetto alle prove non distruttive.<br />
Principi generali<br />
ha sicuramente dato un contributo significativo<br />
al consolidamento della tecnica<br />
di EA in campo industriale.<br />
4. Conclusioni<br />
Il controllo con EA è applicato regolarmente<br />
ad una grande varietà di corpi a<br />
pressione in molteplici settori industriali.<br />
La tecnica di EA è di grande interesse<br />
per la possibilità che offre di effettuare,<br />
con l’impiego di un numero<br />
limitato di sensori, un controllo volumetrico<br />
su tutto il materiale del corpo in<br />
pressione, specialmente nel caso di<br />
grandi strutture, e di fornire la mappa<br />
con le posizioni dei punti sospetti identificati<br />
nel corso della prova.<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
77
E. Fontana - Monitoraggio di emissione acustica di corpi a pressione<br />
Una importante peculiarità dell’EA è<br />
quella di assicurare un riscontro costante<br />
sulle condizioni di criticità a cui è sottoposta<br />
una struttura permettendo di<br />
controllare la sollecitazione applicata ed<br />
eventualmente di fermarla prima del<br />
raggiungimento di situazioni critiche.<br />
Strutture complesse possono essere<br />
monitorate con l’EA studiando opportunamente<br />
la disposizione dei sensori per<br />
garantire che il monitoraggio rilevi<br />
segnali di EA provenienti da zone anche<br />
geometricamente complicate come nel<br />
caso delle biforcazioni di condotta<br />
forzata.<br />
Questa tecnica, inserita in un programma<br />
di manutenzione predittiva, con altri<br />
metodi di CND, permette di determinare<br />
con maggiore precisione lo stato delle<br />
condizioni effettive della struttura<br />
esaminata.<br />
Lo sviluppo e la pubblicazione di standard<br />
di formazione e applicazione a<br />
livello europeo hanno fornito una vera e<br />
propria guida operativa di riferimento<br />
per gli utilizzatori della tecnica di EA,<br />
ed hanno consentito una maggiore penetrazione<br />
in più settori industriali.<br />
Emerge chiaramente la tendenza, per<br />
applicazioni specifiche, di sviluppare<br />
standard di applicazione differenziati<br />
78 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
che forniscano criteri per la valutazione,<br />
anche automatica, dell’importanza delle<br />
sorgenti di EA individuate.<br />
Il grande sviluppo di componenti hardware<br />
e software consentono di migliorare<br />
l’affidabilità delle tecniche di<br />
discriminazione e di determinare con<br />
più precisione la localizzazione delle<br />
sorgenti di EA, aiutando l’operatore<br />
nell’analisi delle sorgenti di EA per la<br />
loro classificazione. L’EA è essenzialmente<br />
una tecnica sintomatica, capace<br />
di evidenziare la presenza di processi di<br />
danneggiamento in atto, la loro posizione<br />
sulla struttura e il loro andamento<br />
dinamico in funzione di un dato<br />
stimolo.<br />
L’EA non può essere rimpiazzata e non<br />
può rimpiazzare altre tecniche di<br />
controllo non distruttivo, essa è complementare<br />
a sinergica con tecniche di<br />
CND convenzionali e deve essere utilizzata<br />
all’interno di un programma ispettivo<br />
per contribuire all’ottenimento di<br />
una informazione diagnostica perfezionata<br />
del componente in esame.<br />
Emilio FONTANA, diplomato in Elettronica Nucleare nel 1967. Attualmente<br />
svolge attività di formazione e di consulente nel settore applicativo della<br />
tecnica di controllo non distruttivo Emissione Acustica della quale è un<br />
Livello 3 certificato dal CICPND ed è un esperto di ricerca perdite in tubazioni<br />
interrate. Collabora con UNI, AIPnD e CICPND, è stato per 12 anni il<br />
chairman del gruppo europeo del CEN7TC 138 WG7 “Acoustic emission”.<br />
Il background culturale nel settore di diagnostica industriale si è formato in<br />
oltre 36 anni di attività di ricerca e sviluppo e applicazioni in campo delle<br />
tecniche sopra citate presso il CISE (Centro Informazione Studi ed Esperienze)<br />
di Segrate - MI. Ulteriori esperienze professionali sono state fatte<br />
presso la Società STA (Servizi Tecnologici Avanzati) e la Società EMAC.<br />
Molteplici sono state le missioni all’estero per trasferimento tecnologico e<br />
addestramento di personale. Tra le più significative quelle svolte per conto<br />
dell’IAEA (International Atomic Energy Agency) nal 1992 presso i laboratori<br />
Indonesiani di BATAN vicino a Jakarta. Nel 2004 osservatore indipendente<br />
per conto della Comunità Europea per la valutazione di progetto di sviluppo<br />
di applicazione dell’EA alla corrosione dei serbatoi delle navi cargo. Molteplici<br />
i corsi di formazione per la tecnica di Emissione Acustica svolti.<br />
TThhee II IIW<br />
aanndd EEWFF EEdduuccaat ti ioonn, , TTrraai inni inngg & Quuaal li if fi iccaat ti ioonn SSyysst teem foorr f Weel lddi inngg PPeerrssoonnnneel l<br />
iss i thhee t ONLLYY SSyysst teem thhaat t t iss i rreeccooggnni isseedd woorrl lddwi iddee aanndd aal lssoo bbyy ISSO I aanndd CEEN bbooddi ieess
Bando per l’ammissione agli esami da livello 3<br />
secondo EN 473 / ISO 9712<br />
Prima sessione d’esame <strong>2007</strong><br />
SINCERT<br />
ACCREDITAMENTO ORGANISMI DI CERTIFICAZIONE E ISPEZIONE<br />
SGQ N° 021A<br />
PRD N° 021B<br />
PERS N° 021C<br />
L’ISTITUTO ITALIANO DELLA SALDATURA organizza a Genova una sessione d’esami da livello 3 secondo<br />
la normativa EN 473 / ISO 9712 nel mese di Marzo <strong>2007</strong>.<br />
Metodi di controllo<br />
Oltre all’esame di base, se non già superato in precedenza, nell’ambito della sessione sarà possibile sostenere<br />
esami e prove di recupero nei metodi di controllo:<br />
- con particelle magnetiche (MT);<br />
- con liquidi penetranti (PT);<br />
- radiografico (RT);<br />
- rivelazione di fughe (LT);<br />
- ultrasonoro (UT);<br />
- visivo (VT).<br />
A seguito del superamento degli esami l’<strong>IIS</strong> emetterà certificati secondo EN 473 / ISO 9712 con accreditamento<br />
Sincert e pertanto con la più ampia validità.<br />
Sede di svolgimento<br />
Gli esami si svolgeranno presso la Sede Centrale <strong>IIS</strong>, Via Lungobisagno Istria, 15 - 16141 Genova, con<br />
disponibilità di parcheggio interno.<br />
Requisiti di ammissione alle prove<br />
I requisiti di ammissione alle prove sono quelli previsti dalle norme EN 473 / ISO 9712, di cui si riporta<br />
il dettaglio nella domanda di ammissione agli esami.<br />
Si ricorda ai candidati non in possesso della certificazione al livello 2 nel metodo di interesse, che per l’accesso<br />
diretto al livello 3 è necessario sostenere preliminarmente la prova pratica al livello 2, presso i<br />
Centri d’Esame dell’<strong>IIS</strong> di Legnano o Mogliano Veneto entro Venerdì 16 Marzo o contestualmente alle prove<br />
di livello 3 presso la sede <strong>IIS</strong> a Genova.<br />
Calendario degli esami<br />
Per contenere al minimo l’impegno degli interessati è previsto un programma d’esami flessibile e<br />
personalizzato per ogni candidato, in funzione del numero di metodi richiesti.<br />
L’esame di base è previsto Lunedì 26 Marzo; successivamente inizieranno gli esami di metodo, che richiedono<br />
circa una giornata di impegno per ogni singolo metodo, e le prove di recupero.<br />
Mattino ---------------<br />
Pomeriggio<br />
Lu 26.03.07 Ma 27.03.07 Me 28.03.07 Gi 29.03.07 Ve 30.03.07<br />
Esame di base<br />
a quiz<br />
Prova di metodo<br />
a quiz<br />
Prova di metodo<br />
a quiz<br />
Prova di metodo<br />
a quiz<br />
Le prove programmate al mattino inizieranno alle ore 8.30, quelle pomeridiane alle 14.00.<br />
Iscrizione<br />
L’iscrizione agli esami può essere formalizzata attraverso la specifica domanda scaricabile in formato pdf dal<br />
sito dell’Istituto all’indirizzo www.iis.it, così come copia del Regolamento <strong>IIS</strong> per la certificazione degli operatori<br />
di controlli non distruttivi.<br />
Contestualmente alla domanda dovrà essere versata la quota di iscrizione, nella misura di € 170,00<br />
(+IVA) per l’esame di base e di € 380,00 (+ IVA) per ogni esame di metodo, mediante bonifico bancario sulla<br />
Banca Popolare di Milano, C/C 4500 ABI 05584 CAB 01400, specificando la causale “Quota partecipazione<br />
esami livello 3 - Commessa CERTND07”. La quota è comprensiva del pranzo presso la mensa dell’<strong>IIS</strong>.<br />
La domanda, compilata in ogni sua parte e completa di tutti gli allegati previsti, dovrà essere inviata presso la<br />
Sede di Genova dell’<strong>IIS</strong>, all’attenzione della Sig.ra Angela Grattarola (Tel. 010 8341307, Fax 010 8367780,<br />
E-mail angela.grattarola@iis.it), entro Venerdì 16 Marzo.<br />
Informazioni<br />
Per qualsiasi informazione è possibile contattare la Sig.ra Angela Grattarola.<br />
Può essere fornito supporto per la sistemazione in alberghi convenzionati con l’<strong>IIS</strong>.<br />
La successiva sessione d’esame è prevista nell’autunno <strong>2007</strong>.<br />
Prova di metodo<br />
a quiz<br />
Stesura procedura Stesura procedura Stesura procedura Stesura procedura
Analisi sperimentale di coppie brasate<br />
52NiCrMo6-G30<br />
U. Natale *<br />
V. Rosiello *<br />
R. Paradiso *<br />
M. Capaccio *<br />
Sommario / Summary<br />
Con riferimento alle anime cilindriche bimetalliche impiegate<br />
nella calibratura di fori passanti in componenti sinterizzati, si<br />
illustra la procedura teorico-sperimentale mediante la quale<br />
sono stati individuati i parametri del processo di brasatura<br />
utilizzato per realizzarle mediante giunzione di un elemento<br />
cilindrico in carburo di tungsteno sinterizzato con uno<br />
analogo in acciaio da bonifica 52NiCrMo6.<br />
Dopo un’analisi numerica dello stato tensionale nel metallo<br />
brasato in presenza di carichi assiali, successivamente si<br />
procede, sotto le stesse condizioni statiche, alla determinazione<br />
sperimentale del valore ottimale della conicità del cianfrino<br />
secondo la quale vanno preparate le estremità dei due<br />
diversi tronchi cilindrici dell’anima al fine di assicurarne la<br />
massima capacità portante.<br />
At the opening the brazing main parameters of a cylindrical<br />
jointing of two different metallic materials, 52NiCrMo6 steel<br />
* Dipartimento di Progettazione e Gestione Industriale -<br />
Università di Napoli Federico II - Napoli.<br />
alloy and sintered tungsten carbide G30, are analyzed and<br />
selected by experimental tests.<br />
Successively, for five different models of edges shaping, the<br />
authors carry out a numerical stress analysis of the silver alloy<br />
layer employed to brazing the two metallic materials.<br />
At last, the same models are tested to define the good tensile<br />
performance resulting by a more experimental procedure to<br />
identify the optimum value of the edges conicity of the cylindrical<br />
specimens employed.<br />
Keywords:<br />
Brazing; brazing fillers; cylinders; dissimilar materials;<br />
mathematical models; QT steels; sintered materials; stress<br />
analysis; tungsten carbide.<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
81
U. Natale et al. - Analisi sperimentale di coppie brasate 52NiCrMo6-G30<br />
Nel ciclo produttivo dei componenti<br />
sinterizzati è, di solito,<br />
prevista una particolare operazione di<br />
stampaggio, denominata calibratura, che<br />
ha lo scopo (Fig. 1), di conferire ad una<br />
dimensione del componente già sinterizzato<br />
un prefissato intervallo di tolleranza.<br />
In particolare, quando debbono essere<br />
calibrati fori passanti, ad es., negli ingranaggi<br />
dei cambi, vengono impiegate<br />
anime cilindriche solidali al punzone<br />
mobile dello stampo, costituite (Fig. 2),<br />
da due tronchi cilindrici di materiali<br />
dissimili giuntati mediante una brasatura.<br />
La parte superiore dell’anima impegnata<br />
con il punzone è costituita in<br />
acciaio legato mentre quella inferiore,<br />
che interferisce con il componente sinterizzato<br />
da calibrare, è fabbricata in<br />
carburo di tungsteno sinterizzato: questa<br />
soluzione è dettata dall’esigenza di assicurare<br />
all’anima una resistenza all’usura<br />
notevolmente superiore, di circa il<br />
300%, a quella che presenterebbe se essa<br />
fosse tutta realizzata, ad es., in acciaio<br />
legato.<br />
Durante la successiva fase di estrazione<br />
del punzone, l’anima bimetallica deve<br />
sfilarsi dal foro del sinterizzato in cui<br />
risulta forzata a seguito del conseguimento,<br />
nello stampaggio di calibratura,<br />
dell’imposto campo di tolleranza del<br />
foro del componente sinterizzato: essa<br />
risulta, perciò, sottoposta a notevoli<br />
sforzi assiali che ne possono compromettere<br />
la resistenza in corrispondenza<br />
del collegamento brasato con inevitabili<br />
ed indesiderate interruzioni del ciclo<br />
produttivo.<br />
È pertanto su questo delicato collegamento<br />
che abbiamo soffermato, in quanto<br />
segue, la nostra attenzione con l’intento<br />
di individuare, in primo luogo, la tecnica<br />
di brasatura più adeguata allo scopo e,<br />
successivamente, di definire la preparazione<br />
ottimale dei cianfrini dei lembi dei<br />
due tronchi cilindrici da giuntare.<br />
I valori ottimali dei parametri fondamentali<br />
della brasatura (processo -<br />
flusso-materiale di apporto-gas combu-<br />
82 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
Figura 1 - Collocazione della calibratura nel<br />
ciclo di sinterizzazione.<br />
stibile – tecnica esecutiva, ecc.) vengono<br />
determinati, con l’ausilio di analoghe<br />
analisi disponibili in letteratura [1-10],<br />
attraverso una serie di ispezioni visive<br />
dell’effettiva superficie brasata portata<br />
alla luce asportando al tornio il cono<br />
Componente<br />
da calibrare<br />
Punzone inferiore<br />
Punzone superiore<br />
Testa G30<br />
52NiCrMo6<br />
Matrice<br />
Figura 2 - Stampo di calibratura con anima<br />
bimetallica.<br />
esterno (in acciaio<br />
legato) del materiale<br />
base (Fig. 3), dei<br />
provini.<br />
Dopo un’analisi<br />
numerica agli<br />
elementi finiti, volta<br />
ad evidenziare la<br />
distribuzione in esercizio<br />
dello stato<br />
tensionale lungo le<br />
generatrici di accoppiamento<br />
dei coni dei<br />
materiali base dell’anima<br />
(che delimitano<br />
il volume di materiale<br />
di apporto allorquando<br />
la bagnatura<br />
si ipotizza completa<br />
e la brasatura di<br />
spessore uniforme)<br />
si procede a testare<br />
sperimentalmente una<br />
serie di provini<br />
brasati, differenziati<br />
da una diversa conicità<br />
di attestatura dei<br />
lembi cianfrinati.<br />
Attraverso le prove di<br />
trazione viene analizzata l’influenza,<br />
sulla resistenza statica, di una variazione<br />
della geometria della cianfrinatura<br />
conica dei due tronchi cilindrici al fine<br />
di ricercare, per un’imposta estensione<br />
assiale della brasatura, l’esistenza di un<br />
eventuale valore ottimale della conicità<br />
del cianfrino cui possa cioè corrispondere<br />
un valore massimo della capacità<br />
portante del collegamento brasato.<br />
Figura 3 - Aspetto della brasatura dopo<br />
tornitura del cono esterno.
Scelta dei parametri di brasatura<br />
I due materiali da brasare per la fabbricazione<br />
delle anime oggetto dello studio,<br />
sono costituiti, per il tratto superiore<br />
(stelo), da acciaio da bonifica<br />
52NiCrMo6 avente carico di scostamento<br />
dalla proporzionalità di 810<br />
N/mm 2 ed allungamento a rottura<br />
dell’11%, mentre quello inferiore (testa),<br />
che lavora a contatto con il componente<br />
sinterizzato in lavorazione, è costituito<br />
in carburo di tungsteno sinterizzato G30,<br />
le cui caratteristiche fisiche sono indicate<br />
nella Tabella I, sul quale viene praticato<br />
il cianfrino conico maschio necessario<br />
per eseguire la brasatura stessa.<br />
Quest’ultima non interessa le superfici<br />
minori di base dei due coni che, a brasatura<br />
effettuata, sono qui considerati solo<br />
in battuta; la giunzione interessa,<br />
pertanto, solo le superfici laterali dei due<br />
coni dei cianfrini le cui modalità di preparazione<br />
sono mostrate nella Figura 4.<br />
È appena il caso di precisare che per le<br />
prove distruttive effettuate per definire i<br />
parametri di brasatura sono stati utilizzati<br />
provini diversi da quelli impiegati<br />
per le prove di resistenza statica in<br />
quanto sono state recuperate alcune<br />
(a)<br />
(b)<br />
Figura 4 - Cianfrinatura dello stelo (a)<br />
e della testa (b).<br />
Composizione %<br />
brocce scanalate in G30 già disponibili<br />
in officina.<br />
Per quanto attiene al metodo di brasatura<br />
si è preliminarmente convenuto di<br />
impiegare, in alternativa a quello in<br />
forno, una brasatura forte al cannello<br />
(torch brazing) sulla base delle seguenti<br />
considerazioni:<br />
• dovendo realizzare piccole produzioni<br />
di anime (3-4 pezzi) per ognuna<br />
delle 5-6 tipologie di cianfrini da<br />
testare, risulta possibile utilizzare in<br />
questo caso un unico cannello a più<br />
punte;<br />
• l’ossidazione del flusso di protezione<br />
risulta praticamente trascurabile;<br />
• la rimozione della scoria di flusso<br />
solidificata sull’esterno delle anime<br />
non comporta una specifica lavorazione<br />
meccanica in quanto viene<br />
effettuata durante la prevista rettifica<br />
postbrasatura dei provini;<br />
• le modeste dimensioni dei provini<br />
(~ 20mm) scongiurano ogni rischio di<br />
surriscaldamento dei materiali base<br />
tipico della brasatura al cannello;<br />
• contrariamente a quanto comporta la<br />
brasatura in forno, con la tecnica<br />
torch brazing non necessitano particolari<br />
attrezzature per il posizionamento<br />
dei provini durante il loro<br />
riscaldamento.<br />
Dopo la pulizia dei lembi cianfrinati,<br />
effettuata con sgrassante, spazzolatura<br />
ed alcol etilico, è stato spalmato con<br />
pennello il decapante (flusso) in pasta<br />
Castolin 1802 PF che, presentando una<br />
temperatura di fusione nettamente inferiore<br />
a quella del solidus del materiale di<br />
apporto ed un’elevata viscosità alla<br />
temperatura di brasatura, favorisce in<br />
maniera soddisfacente la bagnatura dei<br />
materiali base da parte della lega di<br />
apporto utilizzata nella brasatura.<br />
U. Natale et al. - Analisi sperimentale di coppie brasate 52NiCrMo6-G30<br />
TABELLA I - Caratteristiche fisiche della testa in G30.<br />
WC Co<br />
Densità<br />
g/cm 3<br />
Durezza<br />
Rockwell<br />
R A<br />
Durezza<br />
Vickers<br />
kg/mm 2<br />
Resistenza a<br />
flessione<br />
N/mm 2<br />
85 15 13,8 ÷ 14,0 86 ÷ 88 1150 ÷ 1250 180 ÷ 220<br />
Resistenza a<br />
rottura<br />
N/mm 2<br />
Modulo E<br />
N/mm 2<br />
Conducibilità<br />
termica<br />
cal/cm sec °C<br />
Coefficiente di<br />
dilatazione<br />
β*10 6<br />
Resistenza<br />
elettrica<br />
∝≥·cm<br />
390 54000 - 6 -<br />
A questo proposito si è convenuto di<br />
impiegare, con le modalità mostrate<br />
nella Figura 5, la lega di argento<br />
Castolin 1802F/XFC in bacchette che,<br />
oltre a notevoli proprietà meccaniche<br />
(che però possono risentire, a brasatura<br />
avvenuta, di un decadimento dell’ordine<br />
del 25-30% imputabile alla presenza di<br />
gradienti termici che si instaurano lungo<br />
le generatrici dei coni di accoppiamento<br />
allorquando si raggiunge la temperatura<br />
di brasatura), presenta un intervallo di<br />
fusione molto stretto: è questa una<br />
caratteristica essenziale per la tipologia<br />
di brasatura in esame in quanto consente<br />
di realizzare brasature con meati sottili e<br />
processi di riscaldamento abbastanza<br />
lenti come quello al cannello ossiacetilenico<br />
quì impiegato. Detta lega non<br />
sviluppa gas tossici durante la fusione<br />
che, a sua volta, non richiede un riscaldamento<br />
diretto in quanto è in grado di<br />
fondere soltanto quando il metallo base,<br />
interessato invece a riscaldamento<br />
diretto, raggiunge la temperatura di<br />
bagnatura; essa, inoltre, presenta una<br />
Figura 5 - Disposizione della lega di apporto<br />
nel cono femmina.<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
83
U. Natale et al. - Analisi sperimentale di coppie brasate 52NiCrMo6-G30<br />
Figura 6 - Difetti di adesione del metallo di<br />
apporto.<br />
notevole capacità di bagnare il metallo<br />
base, rifluisce agevolmente nel meato<br />
per attrazione capillare e non presenta<br />
fenomeni di liquazione durante tutta la<br />
brasatura.<br />
Le principali proprietà fisiche della lega<br />
di apporto prescelta per realizzare le<br />
brasature in esame sono riportate nella<br />
Tabella II.<br />
Le prime brasature così effettuate hanno<br />
presentato, però, alle prove distruttive<br />
del cono esterno, una serie di difetti<br />
costituiti essenzialmente da parziale<br />
riempimento del meato, di spessore<br />
variabile tra 0,02-0,04 mm, con<br />
mancanza di adesione della lega di<br />
apporto alla testa in carburo di tungsteno<br />
(Fig. 6); non è stato possibile<br />
eliminare questo tipo di difettosità attraverso<br />
alcuni accorgimenti tecnici<br />
convenzionali quali, ad es., l’adozione di<br />
un cannello doppio per il riscaldamento<br />
o la realizzazione di un foro di sfiato<br />
Figura 8 - Eliminazione dei difetti di<br />
adesione.<br />
84 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
TABELLA II - Proprietà fisiche della lega di apporto.<br />
Intervallo di fusione: .......................................... 595 - 600 °C<br />
Temperatura di esercizio: ................................. 610 °C<br />
Forno: ................................................................... ~ 700 °C<br />
Densità: ................................................................ ~ 9,3 g/cm 3<br />
Resistenza alla trazione: ....................................400 - 500 N/mm 2<br />
Allungamento (l=5d): ......................................... 25 - 35 %<br />
Durezza: ............................................................... ~ 100 HB 30<br />
Resistività ρ: ........................................................ 0,06 ∝Wm<br />
Figura 7 - Foro di sfiato nel cono femmina.<br />
(Fig. 7), nel cono femmina. Ci è riuscito<br />
di eliminarle, però, facendo ruotare, al<br />
raggiungimento della temperatura di<br />
brasatura, di due giri completi il cono<br />
maschio (Fig. 8), con l’ausilio di una<br />
pinza: quest’azione meccanica ha<br />
evidentemente favorito una distribuzione<br />
pressocchè uniforme della lega<br />
fusa nel meato contribuendo a realizzare,<br />
assieme alle scelte già discusse, le<br />
condizioni ottimali dell’intero processo<br />
di brasatura secondo il<br />
quale sono state realizzate,<br />
perciò, le giunzioni<br />
brasate nelle successive<br />
fasi dello studio.<br />
Analisi numericosperimentale<br />
Individuate così le<br />
condizioni ottimali per<br />
brasare i due materiali di<br />
cui è costituita l’anima<br />
di calibratura, prima di<br />
procedere alle prove di<br />
trazione volte ad individuare<br />
la geometria della<br />
conicità di cianfrinatura<br />
dei lembi in grado di<br />
assicurare la massima<br />
capacità di resistenza a<br />
0,02 a 0,04<br />
trazione della<br />
brasatura, si è<br />
ritenuto utile<br />
individuare per<br />
via teorica il<br />
livello di sollecitazione<br />
cui sono<br />
sottoposte in<br />
esercizio le<br />
diverse brasature<br />
da testare.<br />
A questo proposito<br />
si è provveduto<br />
a condurre un’analisi numerica agli<br />
elementi finiti per valutare lo stato<br />
tensionale in corrispondenza del cono<br />
medio della lega di apporto il cui spessore<br />
normale (meato) è stato sempre<br />
assunto pari a 0,04mm.<br />
Con riferimento alla Figura 9, una volta<br />
fissati per tutti i modelli analizzati in<br />
25 mm la lunghezza assiale l del cono<br />
maschio ed in 6 mm il suo diametro<br />
minore d, si è fatto variare il diametro<br />
maggiore D dello stesso cono secondo i<br />
valori 16-18-20-22-24 mm a cui è stato<br />
sempre ricondotto anche il diametro D’<br />
del cono femmina con una rettifica postbrasatura.<br />
I cinque modelli, di cui nella Figura 10<br />
sono riportati alcuni esemplari, caratterizzati<br />
dai rapporti<br />
δ = D/d = 2.66 - 3.00 - 3.33 - 3,66-4.00,<br />
sono stati individuati, nell’ordine, con le<br />
lettere A-B-C-D-E.<br />
Portare in battuta<br />
3m ni<br />
Diametro iniziale<br />
Diametro rettificato<br />
Figura 9 - Parametri geometrici dei modelli<br />
di provini.
Figura 10 - Vista d’insieme di alcuni provini.<br />
Figura 11 - Modellazione<br />
dell’accoppiamento brasato.<br />
Lo stato tensionale lungo la generatrice<br />
del cono medio della brasatura è stato<br />
valutato con metodo agli elementi finiti<br />
mediante codice Ansys assumendo i<br />
seguenti valori del modulo Young e del<br />
coefficiente di Poisson<br />
208 Gpa....... 0,30............................. 52NiCr Mo6<br />
E = 70 Gpa ....... ν = 0,37............................. 1802 XP<br />
540 Gpa....... 0,28............................. G30<br />
Utilizzando la modellazione mostrata<br />
nella Figura 11 sono state ricavate,<br />
per carico assiale di 1GN applicato<br />
alla porzione di anima mostrata nella<br />
Figura 11, le distribuzioni lungo l’asse<br />
del cono delle sollecitazioni (radiali,<br />
tangenziali, assiali ed equivalenti di Von<br />
Mises) riportate nella Figura 12.<br />
Da questi diagrammi si evidenzia immediatamente<br />
una notevole disuniformità<br />
nella distribuzione delle suddette sollecitazioni<br />
con valori massimi che, pur<br />
riducendosi al crescere della conicità<br />
del cianfrino,<br />
si registrano<br />
sempre in corrispondenza<br />
della<br />
sezione minima<br />
del cono in prossimità<br />
della quale si<br />
innesca, evidentemente, la rottura del<br />
collegamento brasato con conseguente<br />
“sfilamento” del cono maschio dalla<br />
sede femmina.<br />
Le prove di trazione sono state condotte<br />
su tre esemplari di ognuno dei cinque<br />
modelli precedentemente definiti in<br />
U. Natale et al. - Analisi sperimentale di coppie brasate 52NiCrMo6-G30<br />
Figura 12 - Distribuzioni delle tensioni sul<br />
cono medio del metallo di apporto.<br />
maniera da poterne valutare il carico di<br />
rottura attraverso la media dei tre valori<br />
ottenuti per ciascun modello.<br />
Le testine dei provini sono state ricavate<br />
di pezzo sul tronco in 52 Ni Cr Mo6 e<br />
mediante cannotto scorrevole a foro<br />
conico ed a perimetro quadrato sul<br />
tronco in G30 che presenta, ovviamente,<br />
il tratto terminale conico.<br />
Nella Figura 13 sono evidenziate le<br />
modalità costruttive delle estremità delle<br />
teste in G30 mentre nella Figura 14 è<br />
mostrata anche l’attrezzatura che si è<br />
dovuto predisporre per l’ammorsaggio<br />
dei provini sulla macchina di prova.<br />
Alcuni provini che hanno ceduto in<br />
corrispondenza del tratto conico della<br />
testina (Fig. 15), non sono stati presi in<br />
considerazione per la valutazione del<br />
carico medio di rottura che è stato, per<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
85
U. Natale et al. - Analisi sperimentale di coppie brasate 52NiCrMo6-G30<br />
Figura 13 - Particolare costruttivo delle teste<br />
in G30.<br />
ciascun modello, calcolato solo per i casi<br />
in cui le rotture dei provini sono avvenute<br />
(Fig. 16), per “sfilamento” dei due<br />
coni brasati e con una caratteristica<br />
statica come quella evidenziata nella<br />
Figura 17.<br />
Nella Tabella III e nella Figura 18 sono<br />
riportati i risultati delle prove effettuate<br />
che evidenziano come la capacità<br />
portante delle brasature eseguite risulti<br />
funzione del rapporto δ ed, in particolare,<br />
presenti un massimo in corrispondenza<br />
del valore δ = 3.<br />
Conclusioni<br />
Dovendo procedere alla brasatura di<br />
un’anima di calibratura utilizzando due<br />
materiali dissimili (acciaio da bonifica<br />
52NiCrMo6 e carburo di tungsteno G30)<br />
si è preliminarmente individuata nella<br />
brasatura forte al cannello la tecnica di<br />
Figura 15 - Tipologia di rottura non valida.<br />
Figura 16 - Rottura per “sfilamento”<br />
stelo-testa.<br />
86 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
Figura 14 - Modalità di ammorsaggio dei provini.<br />
brasatura più conveniente allo scopo.<br />
Successivamente, dopo aver motivato le<br />
scelte del decapante in pasta Castolin<br />
1802PF per proteggere la brasatura e del<br />
materiale di apporto, lega di argento,<br />
Castolin 1802F/XFC per eseguirla, si è<br />
individuato in una torsione del cianfrino<br />
conico maschio, da effettuare al raggiungimento<br />
della temperatura di brasatura,<br />
nella corrispondente sede femmina<br />
dell’acciaio da bonifica, l’accorgimento<br />
essenziale per eliminare ogni difetto di<br />
adesione della lega di apporto al cono in<br />
carburo di tungsteno.<br />
Dopo un’analisi agli elementi finiti che<br />
ha consentito di determinare, in via<br />
puramente teorica, la distribuzione dello<br />
stato tensionale in corrispondenza del<br />
cono medio della lega di argento e di<br />
TABELLA III - Risultati delle prove effettuate.<br />
Modello<br />
d<br />
[mm]<br />
l<br />
[mm]<br />
d<br />
[mm]<br />
δ<br />
evidenziarne le variazioni con la conicità<br />
di preparazione dei lembi, si è<br />
proceduto a testare sperimentalmente 5<br />
tipologie di preparazione dei lembi<br />
corrispondenti ad altrettanti valori del<br />
rapporto δ tra i diametri delle sezioni<br />
estreme del cono di cianfrinatura.<br />
Queste prove hanno consentito di<br />
evidenziare l’esistenza di un valore ottimale<br />
δ = 3 del suddetto rapporto in corrispondenza<br />
del quale le brasature realizzate<br />
presentano la massima capacità a<br />
resistere a carichi assiali.<br />
Tale comportamento trova spiegazione<br />
nel fatto che ad un aumento del rapporto<br />
δ corrisponde, ovviamente, non solo un<br />
incremento della superficie di brasatura<br />
ma anche una riduzione della tensione di<br />
rottura della lega di argento attribuibile<br />
Al<br />
[mm 2 ]<br />
Rm<br />
[kN]<br />
A 6 25 16 2,6 863,50 135,66<br />
B 6 25 18 3 942,00 142,50<br />
C 6 25 20 3,33 1020,50 137,30<br />
D 6 25 22 3,66 1099,00 127,00<br />
E 6 25 24 4 1177,50 121,00<br />
Ri<br />
[kN]<br />
A1 125<br />
A2 142<br />
A3 140<br />
B1 137<br />
B2 148<br />
B3 -<br />
C1 143<br />
C2 130<br />
C3 138<br />
D1 130<br />
D2 127<br />
D3 124<br />
E1 132<br />
E2 -<br />
E3 110
Figura 17 - Caratteristica statica di rotture<br />
per “sfilamento”.<br />
ad un maggiore grado di disuniformità<br />
nella distribuzione delle temperature<br />
lungo le generatrici dei cianfrini conici<br />
di accoppiamento: il risultato complessivo<br />
di questi due effetti contrapposti è<br />
tale da comportare l’individuazione di<br />
un valore ottimale del rapporto δ cui<br />
corrisponde un massimo della capacità<br />
portante delle brasature in esame.<br />
Ringraziamenti<br />
Si ringraziano il Prof. Ing. Antonio De<br />
Iorio, Direttore del Dipartimento di<br />
Progettazione e Gestione Industriale<br />
dell’Università di Napoli Federico II, e<br />
le Officine Meccaniche Pontillo srl di<br />
Scafati (SA) per aver messo a disposizione<br />
degli Autori parte del materiale<br />
utilizzato per le prove di laboratorio.<br />
Bibliografia<br />
Umberto NATALE è Docente nella Facoltà di<br />
Ingegneria dell’Università di Napoli Federico II,<br />
presso la quale è titolare dei corsi di Costruzioni<br />
Saldate e di Progettazione Meccanica. È viceDirettore<br />
del Dipartimento di Progettazione e<br />
Gestione Industriale dove svolge attività di<br />
ricerca scientifica e consulenza industriale<br />
nell’ambito, prevalentemente, della resistenza<br />
statica ed a fatica delle strutture saldate. Coordina<br />
il gruppo di ricerca interdipartimentale sullo<br />
sviluppo dei processi di saldatura ad elevato tasso<br />
di deposizione in controllo adattativo.<br />
Marco CAPACCIO, laureato in Ingegneria<br />
Meccanica, svolge attività professionale di consulente<br />
industriale nell’ambito della progettazione<br />
di impianti meccanici.<br />
U. Natale et al. - Analisi sperimentale di coppie brasate 52NiCrMo6-G30<br />
Figura 18 - Variazione della resistenza media<br />
con la conicità di cianfrinatura.<br />
[1] Sabadasc O.M., Khorunov V.F.: «Materials and technology for flux brazing<br />
and soldering of aluminium and aluminium to steel», Paton Welding Journal,<br />
Oct. 2005.<br />
[2] Kang S.K, Sarkhel A.K.: «Lead-free solders for electronic packaging»,<br />
Journal of Electronic Materials, Vol. 23, n. 8, 1994.<br />
[3] Moon K.W. et al.: «Experimental and thermodynamic assessment of Sn-Ag-<br />
Cu solder alloy», Journal of Electronic Materials, Vol. 29, n. 10, 2000.<br />
[4] Dittes M., Walter H.: «Advanced alloy for lead-free solder balls», Soldering,<br />
n. 1, 2003.<br />
[5] Maxsimova S.V. et al.: «Vacuum brazing of dispersion-strengthened copper<br />
alloy Glidcop Al-25», Paton Welding Journal, Oct. 2002.<br />
[6] Kruzmin N.G., Sevostyanov V.P.: «Fluxless soldering of liquid crystal indicators»,<br />
Welding International, Aug. 2005.<br />
[7] Sievert T.A. et al.: «Zeroing in on lead-free solder database», Welding<br />
Journal, Oct. 2005.<br />
[8] Holmström M.S. et al.: «Brazing an iron based ODS alloy and joint performance<br />
and structure», Welding in the World, Sept.-Oct. 2000.<br />
[9] Kempf B. et al.: «Neue lote zum fügen von chrom-nickel-stählen»,<br />
Schweissen und Schneiden, n. 1, 2001.<br />
[10] American Society for Metals: «Welding, brazing, and soldering handbook»,<br />
ASM International, Materials Park, Ohio, 1992.<br />
Vincenzo ROSIELLO è ricercatore confermato<br />
presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di<br />
Napoli Federico II, e svolge la propria attività<br />
didattica e scientifica presso il Dipartimento di<br />
Progettazione e Gestione Industriale. Insegna<br />
Macchine di Sollevamento e Trasporto e Costruzioni<br />
Saldate e collabora con il gruppo di ricerca<br />
interdipartimentale sulla saldatura.<br />
Roberto PARADISO , laureato in Ingegneria<br />
Meccanica, è stato titolare di un contratto di<br />
collaborazione continuativa con il Dipartimento<br />
di Progettazione e Gestione Industriale dell’Università<br />
di Napoli Federico II ed è, attualmente,<br />
tutor del corso teleimpartito di Affidabilità e Sicurezza<br />
delle Costruzioni Meccaniche.<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
87
International Institute of Welding<br />
Fracture analysis of<br />
strength undermatched<br />
welds of thin-walled<br />
aluminium structures<br />
using FITNET procedure (°)<br />
1. Introduction<br />
Driven by the demand for lighter and<br />
cost-effective airframes as well as by the<br />
close competition with the non-metallic<br />
composite materials, the design of<br />
metallic structures in the airframe fabrication<br />
has experienced revolutionary<br />
changes during the last decade. The well<br />
established joining technique by rivets is<br />
currently being replaced for some<br />
airframe applications by welding using<br />
novel welding technologies like laser<br />
beam welding (LBW) and friction stir<br />
welding (FSW). The adoption of these<br />
welding processes provides savings in<br />
structural weight and fabrication cost up<br />
to about 15% [1]. The most widely used<br />
metallic material in aircraft structures is<br />
aluminium and was deemed to be<br />
unweldable [2]. However, newly developed<br />
aluminium alloys with silicon (Si)<br />
and magnesium (Mg) as the main<br />
alloying elements facilitate the use of<br />
low heat input welding technologies to<br />
manufacture crack and porosity free<br />
welds with good mechanical properties<br />
compared to the properties of the<br />
conventional base material alloys.<br />
(°) Doc. IIW-1709-05 (ex-doc. X-1577-05) recommended<br />
for publication by Commission X<br />
“Structural performances of welded joints -<br />
Fracture avoidance”.<br />
* GKSS Research Center, Institute for Materials<br />
Research (Germany).<br />
Summary<br />
Stringer-to-skin joints in advanced<br />
airframes of some airplanes are already<br />
being produced using LBW with the use<br />
of 12% Si containing wire, whereas for<br />
the skin-to-skin joints, LBW and FSW<br />
techniques are currently under consideration<br />
in order to replace conventional<br />
E. Seib *<br />
M. Koçak *<br />
The paper presents a methodology for the residual strength prediction<br />
for the load carrying thin-walled components with highly strength undermatched<br />
welds containing cracks. The analysis is based on the strength<br />
Mismatch Option of the Fracture Module, being a part of the newly<br />
developed fitness-for service (FFS) procedure FITNET. The Mismatch<br />
Option of the FITNET Fracture Module allows for the account of weld<br />
features like the weld tensile properties and weld geometry in the fracture<br />
analysis of cracked welded components. The methodology described<br />
was verified with the generated experimental results within this investigation.<br />
The material used is an age-hardening aluminium alloy 6013 in<br />
T6 temper condition used in recent airframe components. The welds in<br />
the form of butt joints were produced using the CO 2 laser beam and friction<br />
stir welding processes. The deformation and fracture behaviour as<br />
well as the special features with respect to the FITNET FFS Procedure<br />
were analyzed. The results have shown that using the presented methodology<br />
along with newly proposed recommendations for the input data<br />
selection, conservative predictions of the maximum load carrying<br />
capacity of the large welded panels under tensile loading containing a<br />
long crack in the weld can be obtained.<br />
KEYWORDS: Aerospace; Aluminium alloys; Butt joints; Cracking;<br />
Defects; Deformation; Elongation; Fractures; Friction stir welding; Friction<br />
welding; Laser welding; Light metals; Mechanical properties; Mismatch;<br />
Plastic deformation; Photon beam welding; Radiation welding; Reference<br />
lists; Strength;Thermomechanically affected zone; Thin; Ultimate tensile<br />
strength;Weld zone;Yield strength.<br />
riveted lap joints. Current metallic<br />
airframes of airplanes are designed to<br />
satisfy the damage tolerance requirements<br />
in terms of fatigue and residual<br />
strength. The residual strength of a<br />
structure is defined as the remaining<br />
load carrying capacity in presence of one<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
91
E. Seib e M. Koçak - Fracture analysis of strength undermatched welds of thin-walled aluminium structures using FITNET procedure<br />
or multiple cracks. Conventional<br />
analysis tools for the residual strength<br />
prediction of riveted thin-walled structures<br />
are well established. However, the<br />
move from the differential (riveted) to<br />
integral (welded) design of the airframe<br />
components introduces new aspects,<br />
which potentially need to be considered<br />
in the analysis route for cracked welded<br />
components made of thin sheets. The<br />
material is no longer homogeneous since<br />
joining of aluminium alloys by LBW<br />
and FSW usually produces a weld joint<br />
area having lower strength (undermatching)<br />
than the base material. In<br />
such welded structures, a lower strength<br />
weld zone leads to a localization of the<br />
plastic strain if the component experiences<br />
a high level of external loads. In<br />
particular, for cracks located in the weld<br />
material, the plastic zone at the crack tip<br />
is entirely confined to the softer weld<br />
material leading to an increase of the<br />
crack tip constraint, which in turn may<br />
influence the fracture performance of<br />
the welded component. Therefore, it is<br />
essential to take into account of the<br />
material heterogeneity when structural<br />
integrity assessment needs to be<br />
conducted for cracks in the vicinity of<br />
such welds.<br />
The identification of adequate input<br />
parameters based on the experimental<br />
observation of the deformation and<br />
damage process in the weld area is<br />
essential to describe the critical condition<br />
of strength undermatched structures.<br />
The selection of the strength and<br />
fracture toughness properties to be used<br />
in the FFS analysis of welded thinwalled<br />
structures has significant implications<br />
on the results. Currently,<br />
FITNET FFS procedure [3] is considering<br />
an analysis route for the assess-<br />
LBW butt joints<br />
a) LBW butt joints<br />
Figure 1 - Macro-sections.<br />
92 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
ment of welds in<br />
thin-walled structures.<br />
Therefore, this<br />
paper aims at<br />
providing a validated<br />
procedure to assess<br />
the structural significance<br />
of flaws in<br />
strength undermatched<br />
LBW and<br />
FSW welds in thin<br />
Al-alloy sheets.<br />
2. Deformation<br />
characteristics<br />
of highly<br />
strength<br />
undermatched<br />
welds<br />
The material investigated<br />
within this<br />
work is an age-hardening<br />
Al-alloy 6013<br />
in T6 temper condition.<br />
The thickness of<br />
the sheets was varied<br />
between 2.2 mm to<br />
2.6 mm. The laser<br />
beam welding has<br />
been carried out<br />
using a single CO 2<br />
laser source with a<br />
AlSi12 filler wire.<br />
The optical macrosections<br />
of both<br />
LBW and FSW butt joints are shown in<br />
Figure 1. No post weld heat treatment<br />
has been applied to the welds. Both<br />
welding processes produced, as<br />
expected, strength undermatched welds<br />
(i.e. weld having lower yield strength<br />
than base metal). The Vickers micro-<br />
FSW butt joints<br />
b) FSW butt joints<br />
a) LBW butt joints<br />
b) FSW butt joints<br />
Figure 2 - Micro-hardness profiles.<br />
hardness profiles for both LBW and<br />
FSW butt joints are shown in Figure 2<br />
which clearly demonstrates the loss of<br />
strength in the weld area. The LBW joint<br />
exhibits the lowest hardness in the<br />
fusion zone whereas the FSW joint<br />
shows two distinguished hardness
E. Seib e M. Koçak - Fracture analysis of strength undermatched welds of thin-walled aluminium structures using FITNET procedure<br />
minima in the thermo-mechanically<br />
affected zone (TMAZ) on each side of<br />
the nugget area.<br />
A detailed knowledge on the evolution<br />
of the plastic deformation at the crack tip<br />
in mismatched structures is essential to<br />
develop a methodology to assess its<br />
structural significance. For this purpose,<br />
a detailed investigation was conducted<br />
by using the experimental image<br />
analysis of the ARAMIS system [4].<br />
ARAMIS is a correlation based image<br />
evaluation technique to capture the<br />
deformation distribution of a sample<br />
under load. The sample (large welded<br />
panel in this study) is viewed by a CCD<br />
camera, which records the surface deformation<br />
in the form of digital images.<br />
The system then enables the calculation<br />
of the surface displacement and surface<br />
strain fields at each deformation step.<br />
The measurement area captured by the<br />
CCD camera was about 70 mm wide so<br />
that the welds of this maximum length,<br />
ahead of the crack tip, could be monitored.<br />
The plastic zone evolution in<br />
LBW M(T)760, FSW nugget M(T)750<br />
and FSW TMAZ M(T)750 panels is<br />
qualitatively shown in Figures 3-5,<br />
respectively. In all three cases the plastic<br />
deformation is entirely confined to the<br />
lower yield strength weld material and<br />
does not penetrate into the base material.<br />
3. Weld strength mismatch<br />
phenomenon<br />
The yield load of a cracked component<br />
is defined as the load level at which the<br />
uncracked ligament starts yielding. For<br />
the simple case of a homogeneous<br />
middle cracked M(T) panel with a total<br />
width 2W, thickness B and the crack<br />
length 2a, the yield load solution, F YB,<br />
under plane stress condition is [5]:<br />
(1)<br />
where<br />
σYB is the yield strength of the material.<br />
For a weld strength mismatched configuration<br />
the yield load also depends on<br />
the yield strength of the weld material<br />
and the parameter which defines the ratio of the uncracked<br />
(2)<br />
Figure 3 - Evolution of the plastic zone ahead of the crack tip in the M(T)760 LBW plate.<br />
Figure 4 - Evolution of the plastic zone ahead of the crack tip in the M(T)750 FSW plate with a<br />
crack in the nugget area along the weld centreline.<br />
ligament length, W-a, and the weld<br />
width, 2H. The mismatched yield load<br />
solution, F YM, for a butt welded M(T)<br />
panel with strength undermatched weld,<br />
i.e. the plastic deformation at the crack<br />
tip is entirely confined to the weld material,<br />
is given by [6]:<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
93
E. Seib e M. Koçak - Fracture analysis of strength undermatched welds of thin-walled aluminium structures using FITNET procedure<br />
Figure 5 - Evolution of the plastic zone ahead of the crack tip in the M(T)750 FSW plate with a<br />
crack in TMAZ.<br />
where<br />
is the mismatch factor defining the ratio<br />
between the weld (σ YW) and the base<br />
(σ YB) material yield strengths. The<br />
mismatch yield load solution is graphically<br />
depicted in Figure 6, which also<br />
shows the yield load solution for an<br />
overmatched case [6].<br />
The description of the weld strength<br />
mismatch as given above clearly indicates<br />
that an assessment of flaws in the<br />
vicinity of welds requires a particular<br />
assessment procedure. This situation has<br />
been well practiced for strength overmatched<br />
steel or Ti-alloy welds. Flaws<br />
within the strength overmatched welds<br />
are principally protected. However, Alalloy<br />
weldments generally show<br />
strength undermatching in varying<br />
degree depending on the alloy type and<br />
94 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
(3)<br />
(4)<br />
welding technology used. Contrary to<br />
the overmatched welds, flaws within the<br />
lower strength weld deposit will not<br />
protected from applied strain by using<br />
inherent strength properties of the weld<br />
metal. Therefore, it is essential to<br />
provide additional shielding mechanisms<br />
for such flaws to promote damage<br />
tolerant behaviour. Development of efficient<br />
joint design and “local engineering”<br />
methods (e.g. strengthening of<br />
the weld area) are required to overcome<br />
the loss of the load carrying capacity of<br />
such welds almost in all geometries.<br />
4. Methodology and approach<br />
The residual strength analysis of LBW<br />
and FSW wide plates is based on the<br />
Fracture Module of the FITNET FFS<br />
Procedure which has been newly developed<br />
within a European thematic<br />
network FITNET [3, 7]. The procedure<br />
covers the failure (in four major areas:<br />
fracture, fatigue, creep, corrosion)<br />
analysis of metallic structures with and<br />
without welds giving clear guidelines for<br />
the evaluation of the structural significance<br />
of defects. The Fracture Module<br />
provides an engineering methodology<br />
for a prediction of critical conditions in<br />
terms of the maximum load or critical<br />
crack length in a cracked component.<br />
For the analysis of detected of postulated<br />
weld defects, the FITNET FFS Procedure<br />
provides a special analysis option.<br />
Figure 6 - Mismatch yield load solution of a M(T) panel with a crack in the weld centre [6].
E. Seib e M. Koçak - Fracture analysis of strength undermatched welds of thin-walled aluminium structures using FITNET procedure<br />
The FITNET FFS approach uses the<br />
methodology formerly known as the<br />
SINTAP procedure [8] and extends it<br />
with fully validated strength undermatched<br />
welded thin-walled structures.<br />
If the yield strength difference between<br />
the base and weld materials is more than<br />
10%, the FITNETT FFS Mismatch<br />
Option provides an assessment route<br />
accounting for the special features of<br />
welds, as it was established within the<br />
SINTAP procedure.<br />
In the following, only the set of equations<br />
for the Mismatch Option of the<br />
Fracture Module will be given. For the<br />
complete information on the different<br />
analysis options within the FITNET FFS<br />
Procedure, the reader is referred to [3].<br />
The required input information, as<br />
schematically illustrated in Figure 7, for<br />
the application of the Fracture Module<br />
to cracked welded structures will be<br />
given subsequently, including the determination<br />
of the weld metal tensile and<br />
fracture properties.<br />
4.1 FITNET FFS Procedure - Fracture<br />
Module: Option 2: Weld strength<br />
mismatch<br />
The Fracture Module provides two<br />
Material related input:<br />
- tensile properties<br />
of base and weld materials<br />
- fracture resistance<br />
complementary analysis routes: Failure<br />
Assessment Diagram (FAD) and Crack<br />
Driving Force (CDF). Since both routes<br />
are based on the same set of equations,<br />
their predictions are also the same.<br />
Therefore, only the CDF route will be<br />
presented in this paper. The CDF<br />
expression in terms of the crack tip<br />
opening displacement (CTOD), δ, is<br />
given as:<br />
with the elastic part of CTOD, δ e:<br />
K denotes the elastic stress intensity<br />
factor,<br />
the parameter m (m = 1 for plane stress<br />
and m = 2 for plane strain) is considered<br />
a constraint parameter,<br />
E’ = E for place stress and<br />
E’ = E/(1-v 2 ) for plane strain (E =<br />
Young’s modulus, v = Poisson’s ration),<br />
and<br />
FITNET Procedure<br />
Fracture Module<br />
Prediction of critical conditions:<br />
- critical crack size<br />
- maximum load level<br />
Figure 7 - Required input information for the application of the FITNET FFS Procedure - Fracture Module.<br />
(5)<br />
(6)<br />
is the ratio of externally applied load, F,<br />
and the yield load, F Y, of the cracked<br />
component which is a function of the<br />
material’s yield strength, σ Y, of the<br />
crack location and component/weld<br />
geometry. Regarding the selection of E’,<br />
the plane stress condition has been<br />
chosen due to the fact of the thin sheet<br />
material. It should be pointed out that<br />
for v = 0.3, E’ for the plane strain case<br />
differs only by a factor of 1.1<br />
from the plane stress case, whereas the<br />
variation of m between 1 and 2 is much<br />
more pronounced. The plasticity correction<br />
function, ƒ/(L r) is subdivided into<br />
different options within the FITNET<br />
FFS Procedure and is dependent on the<br />
extent of the material data input and on<br />
the case analyzed (homogeneous or<br />
heterogeneous with strength mismatch).<br />
For a strength mismatched configuration<br />
(FITNET FFS Fracture Module Option<br />
2), the plasticity correction function is<br />
defined as:<br />
Component or structure<br />
related input:<br />
- K-factor solution<br />
- Yield load solution<br />
(7)<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
95
E. Seib e M. Koçak - Fracture analysis of strength undermatched welds of thin-walled aluminium structures using FITNET procedure<br />
Strain hardening exponents for mismatch, N M, base, N B, and weld materials, N W, are<br />
defined as follows:<br />
σUTS denotes the ultimate tensile<br />
strengths of base (subscript B) and weld<br />
(subscript W) materials. FYM and FYB are<br />
the yield load solutions for the mismatch<br />
and base material plates, respectively.<br />
By the use of Eq. (14), the FITNET FFS<br />
procedure takes account of the interaction<br />
between base and weld metals in<br />
terms of post-yield properties of the<br />
weld joint constituents. The described<br />
procedure aims at reducing the excessive<br />
conservatism<br />
(in case of overmatching)<br />
and<br />
non-conservatism<br />
(in case of undermatching)<br />
in<br />
prediction of critical<br />
conditions for<br />
weld flaws. The<br />
present paper<br />
focuses on the<br />
validation for the<br />
safe applicability<br />
of this procedure<br />
to thin-walled<br />
highly strength<br />
undermatched Al-<br />
96 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
alloy welds. Contrary to the overmatched<br />
cases, there is a need for a fully<br />
validated procedure for undermatched<br />
welds.<br />
4.2 Material related input<br />
information<br />
4.2.1 Tensile properties<br />
One of the major input parameters in the<br />
FITNET FFS analysis is the yield load<br />
of the mismatched configuration.<br />
Figure 8 - Schematics of the micro-flat tensile specimen extraction from the LBW and FSW welds.<br />
(8)<br />
(9)<br />
(10)<br />
(11)<br />
(12)<br />
(13)<br />
(14)<br />
(15)<br />
(16)<br />
The yield load solution presented above<br />
contains the mismatch factor M, which<br />
in turn depends on the yield strength of<br />
the weld material. An important task is<br />
therefore the determination of the weld<br />
metal tensile properties. Two approaches<br />
will be presented in the following:<br />
tensile tests using standard flat specimens<br />
containing transverse welds and<br />
micro-flat tensile specimens.<br />
It is known that the standard flat tensile<br />
specimens produce tensile properties of<br />
the whole joint covering the interaction<br />
between base and weld areas. However,<br />
micro-flat tensile specimens enable the<br />
determination of local tensile properties.<br />
These 0.5 mm thick and 1.5 mm wide<br />
small specimens, see Figure 8, were<br />
extracted using electrical discharge<br />
machining (EDM) from different locations<br />
of the LBW and FSW joints.<br />
Figure 8 also shows the extraction technique<br />
for sheet thicknesses up to about<br />
3.0 mm. For thicker plates, specimens<br />
can also be extracted across the weld<br />
joint. This technique yields full stressstrain<br />
curves obtained from the bulk<br />
material of the region of interest. The<br />
elongation was measured at a gauge<br />
length of L 0 = 7 mm. It should be noted<br />
that micro-flat tensile specimens are<br />
made of all-weld material and thus<br />
provide the intrinsic (local) material<br />
tensile properties.<br />
The stress-strain curves are shown in<br />
Figure 9 a) along with the base material<br />
curve. The undermatching nature of the<br />
LBW and FSW joints is clearly visible.<br />
Since the TMAZ region is narrower than<br />
the width of the micro-flat tensile specimen,<br />
tensile specimens from that region<br />
also contained material of HAZ. This
E. Seib e M. Koçak - Fracture analysis of strength undermatched welds of thin-walled aluminium structures using FITNET procedure<br />
a) from the micro-flat tensile specimens<br />
b) from standard transverse flat<br />
Figure 9 - Stress-strain curves of LBW, FSW,<br />
and base materials obtained.<br />
has led to a higher<br />
stress-strain curve<br />
although the hardness<br />
is found to be<br />
the lowest in the<br />
TMAZ region. In the<br />
defect assessment the<br />
lowest stress-strain<br />
curve of the FSW<br />
joint will be used to<br />
be on the conservative<br />
side.<br />
Global tensile properties<br />
of LBW and<br />
FSW joints were<br />
determined by<br />
tensting standard flat<br />
tensile specimens<br />
according to the standard<br />
DIN EN 895<br />
with transverse<br />
welds. In order to<br />
make a comparison<br />
of the tensile properties<br />
between welded<br />
joints and the base<br />
material excluding<br />
any geometry and<br />
size effects, specimens<br />
of the same<br />
geometry were<br />
prepared from the<br />
base material. The<br />
elongation was<br />
measured at a gauge<br />
length of 50 mm.<br />
Since the plastic<br />
strain entirely localized within the softer<br />
weld material, the elongation at fracture<br />
is obviously much smaller than that in<br />
the base material specimen, Figure 9 b).<br />
Table 1 summarizes the tensile strength<br />
and elongation values for all materials.<br />
For the LBW material, the standard<br />
specimens yielded much higher yield<br />
and ultimate tensile strength than the<br />
micro-flat tensile specimens. The higher<br />
strength values should be expected due<br />
to the constrained plastic deformation<br />
within the welds (both LBW and FSW)<br />
which leads to a higher stress triaxiality.<br />
However, the (apparent) yield strength<br />
increase is primarily attributed to the<br />
relatively large gauge length for the<br />
strain measurement in the standard specimens.<br />
Since the yield strength is determined<br />
in terms of the 0.2% proof stress,<br />
it is dependent on the gauge length.<br />
A reduction of a gauge length will<br />
increase the strain and decrease the 0.2%<br />
proof stress [9]. The sensitivity of the<br />
FITNET FFS residual strength prediction<br />
to the weld metal yield strength will be<br />
demonstrated in a later section including<br />
the recommendation for the suitable<br />
determination of the weld metal tensile<br />
properties. The differences in LBW and<br />
FSW tensile properties are due to their<br />
weld metal microstructures and weld<br />
geometries (FSW has a much larger<br />
width, 2H, than the LBW joint, see Figure<br />
1). The large differences in weld widths<br />
strongly influences the deformation<br />
behaviour of the undermatched joints.<br />
Table 1 - Material properties of the weld and base materials obtained from micro-flat and standard transverse flat tensile (gauge<br />
length 50 mm) specimens.<br />
Material<br />
Yield strength<br />
σ γ = R p0.2<br />
MPa<br />
Tensile strength<br />
σ UTS<br />
MPa<br />
Micro-flat tensile specimens<br />
Elongation<br />
at fracture, A<br />
%<br />
Base (LT) 330 365 11.5<br />
Mismatch factor,<br />
M =σ YW/σ YB<br />
–<br />
LBW (FZ) 145 165 2.0 0.44<br />
FSW (nugget) 185 295 28.5 0.56<br />
FSW (TMAZ) 200 285 13.0 0.61<br />
Standard flat tensile specimens<br />
Base (LT) 360 395 12.6<br />
LBW 240 290 0.9<br />
FSW 210 285 2.6<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
97
E. Seib e M. Koçak - Fracture analysis of strength undermatched welds of thin-walled aluminium structures using FITNET procedure<br />
4.2.2 Fracture resistance<br />
The widely used standard for the Rcurve<br />
determination of the thin sheet<br />
material is ASTM E 561 [10] and is well<br />
established for the aerospace applications.<br />
However, the methodology given<br />
in this standard is only valid for homogeneous<br />
(unwelded) materials. The<br />
determination of the plasticity corrected<br />
effective crack length (Δa eff), as required<br />
within this standard, is not transferable<br />
to welded configurations in a straightforward<br />
manner. The plastic zone development<br />
at the tip of the crack within the<br />
weld deposit is not similar to those of the<br />
homogeneous base metal crack. The<br />
Figure 10<br />
a) CTOD δ 5 R-curves for LBW (crack in<br />
fusion zone) and FSW (nugget and<br />
TMAZ cracks) welds obtained from the<br />
respective C(T)50 specimens<br />
b) Critical events of LBW and FSW M(T)<br />
panels where the panels experienced<br />
unstable fracture<br />
98 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
ARAMIS method has demonstrated the<br />
confined and elongated plasticity development<br />
ahead of the undermatched weld<br />
cracks in Figures 3-5. Therefore, the<br />
standard methodology for the plastic<br />
zone size determination and hence the<br />
calculation of the effective crack extension<br />
for the cracks in strength<br />
mismatched welds needs to consider the<br />
mismatch factor (M) and the size of the<br />
weld (2H). Moreover, the current<br />
FITNET FFS Procedure needs an Rcurve<br />
in terms of a physical crack length<br />
(Δa phy). The CTOD δ 5 approach [11]<br />
offers a method for the determination of<br />
the fracture resistance curves, which is<br />
particularly suited<br />
for thin-walled structures.<br />
A specially<br />
designed clip is<br />
attached across (5.0<br />
mm gauge length)<br />
the fatigue crack tip<br />
to measure the crack<br />
tip opening displacement<br />
as the crack<br />
advances during<br />
loading.<br />
Figure 10 a) shows<br />
the fracture resistance<br />
curves in terms<br />
of CTOD δ 5 obtained<br />
for the LBW and<br />
FSW joints from the<br />
respective C (T) 50<br />
specimens with a/W<br />
= 0.5 using the<br />
multiple specimen<br />
technique. Antibuckling<br />
guides were<br />
used to ensure the<br />
Mode I type loading<br />
during the testing of<br />
the C(T)50 specimens.<br />
The R-curve<br />
for the LBW weld<br />
exhibited the lowest,<br />
whereas for the FSW<br />
joint with a crack in<br />
the nugget area the<br />
highest R-curve.<br />
Figure 10 b) depicts<br />
the critical CTOD δ 5<br />
values at the final<br />
failure, being also the<br />
maximum load, of<br />
corresponding stable<br />
crack extension. It<br />
can be seen that these<br />
values lie on the curve fits of the respective<br />
C(T)50 specimens indicating the<br />
geometry independence of these fracture<br />
resistance curves.<br />
4.3 Component related input data<br />
4.3.1 K-factor solution<br />
The K-factor for a middle cracked M(T)<br />
panel is available in a closed form solution<br />
[12]:<br />
where<br />
(17)<br />
F is the applied load,<br />
2W is the total panel width,<br />
a is the half crack length, and<br />
B is the panel thickness (B = 2.6 mm<br />
for LBW and B = 2.2 mm for FSW).<br />
Since K is a purely geometrical function,<br />
it is also valid for heterogeneous configurations<br />
like welded panels.<br />
4.3.2 Yield load solution<br />
The second component related input<br />
parameter of the FITNEY FFS flaw<br />
assessment procedure is the mismatch<br />
corrected yield load solution, F YM,<br />
which has already been presented in the<br />
previous section and given according to<br />
[6] as:<br />
[see (3)]<br />
Note that this solution is only valid for<br />
highly undermatched welds where the<br />
plastic deformation at the crack tip<br />
located in the weld does not penetrate<br />
into the base material. This consideration<br />
is specifically applicable to both<br />
LBW and FSW butt joints of 6xxx series<br />
Al-alloys.<br />
5. FITNET prediction of the load<br />
carrying capacities of the<br />
welded M(T) panels<br />
The input information needed for the<br />
application of the FITNET FFS Procedure<br />
- Fracture Module (see Figure 7) is<br />
presented in previous sections.
E. Seib e M. Koçak - Fracture analysis of strength undermatched welds of thin-walled aluminium structures using FITNET procedure<br />
Figure 11 - Sensitivity of the residual strength<br />
prediction to the yield strength of the weld<br />
material.<br />
First, the sensitivity of the residual<br />
strength predictions to the weld material<br />
yield strength will be demonstrated on<br />
the example of the LBW panel, however,<br />
the results are also valid for the FSW<br />
panels. The local (intrinsic) tensile properties<br />
of the very small laser weld metal<br />
may not always be available in many<br />
cases. Therefore, it is important to<br />
demonstrate the significance of the<br />
tensile property selection for the structural<br />
integrity assessment of flaws<br />
within the strength undermatched welds.<br />
Figure 11 shows the predicted load-<br />
CTOD curves for different yield strength<br />
values of the weld material.<br />
If the yield strength value (145 MPa, see<br />
Table 1) obtained from the micro-flat<br />
tensile specimens is used, the prediction<br />
of the maximum load as well as of the<br />
deformation behaviour closely agrees<br />
with the experimental results. However,<br />
if the yield strength value is taken from<br />
the standard transverse tensile specimen,<br />
the prediction of the residual strength of<br />
the large panels is non-conservative.<br />
In the second case, σ YW,LBW = R p0.2,LBW<br />
= 175 MPa has been used which results<br />
from a standard transverse tensile specimen<br />
with a gauge length of 8 mm, i.e.<br />
close to the LBW weld area [9]. Higher<br />
yield strength values of the weld material,<br />
as they are obtained from standard<br />
specimens with a gauge length of 50 mm<br />
(see Table 1), would result in an even<br />
higher non-conservatism.<br />
It should be noted that the predicted<br />
maximum load is close to the yield load<br />
the undermatched<br />
weld metal is an<br />
essential part of the<br />
FITNET FFS flaw<br />
assessment procedure.<br />
It is therefore<br />
recommended to use<br />
micro-flat tensile<br />
specimens to<br />
generate local tensile<br />
properties of the<br />
undermatched weld<br />
metals to prevent<br />
non-conservative<br />
predictions of the<br />
critical conditions<br />
using the FITNET<br />
FFS Procedure.<br />
It should be noted<br />
that in the case of<br />
overmatched weld<br />
metals, the use of<br />
base metal tensile<br />
properties or values<br />
obtained from standard<br />
flat tensile specimens<br />
will lead to<br />
highly conservative<br />
predictions.<br />
However, analysis of<br />
the undermatched<br />
case is much more<br />
critical for the selection<br />
of the material<br />
input data.<br />
In all three cases, the<br />
instability point was<br />
reached within the<br />
range of the R-curve<br />
that has been covered<br />
level F = F YM, which<br />
in turn is directly<br />
related to the<br />
mismatch factor M<br />
(see also Figure 6).<br />
An inaccurate determination<br />
of the weld<br />
material yield<br />
strength will significantly<br />
affect the<br />
maximum load<br />
prediction. Based on<br />
this sensitivity<br />
analysis, it becomes<br />
clear that the determination<br />
of the local<br />
tensile properties of<br />
during their determination with C(T)50<br />
specimens.<br />
That means that the R-curves generated<br />
on small scale specimens were of sufficient<br />
size to predict the fracture behaviour<br />
of large M(T) panels, see Figures 12<br />
a) - 14 a).<br />
The load-CTOD diagrams Figure 12 b) -<br />
14 b) also contain the yield load level,<br />
given by the dotted line F = F YM, and the<br />
load level F = F UTS, shown by the<br />
dashed line, at which the net section<br />
stress reaches the ultimate tensile<br />
strength of the weld joint:<br />
F UTS = 2 σ UTS B (W - a). (18)<br />
a) Prediction of the maximum load carrying<br />
capacity of the LBW M(T)760 panel<br />
b) Comparison between the predicted and<br />
experimental results including the variation<br />
of the constraint parameter m<br />
Figure 12<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
99
E. Seib e M. Koçak - Fracture analysis of strength undermatched welds of thin-walled aluminium structures using FITNET procedure<br />
Figure 13<br />
a) Prediction of the maximum load carrying<br />
capacity of the FSW M(T)750 panel with<br />
a crack in the nugget area<br />
b) Comparison between the predicted and<br />
experimental results including the variation<br />
of the constraint parameter m<br />
Note that the ultimate tensile strength of<br />
the weld joints is considered a global<br />
property and is therefore taken from the<br />
standard transverse tensile specimens as<br />
given in Table 1. In the case of the LBW<br />
joint σ UTS = 290 MPa and for the FSW<br />
joint (for both panels) σ UTS = 285 MPa.<br />
Only the FSW panel with the crack in<br />
the nugget area has reached this load<br />
level, i.e. the panel failure was governed<br />
by the plastic collapse and not by the<br />
critical crack tip loading. This fact<br />
explains the relatively high conservatism<br />
of the FITNET FFS prediction<br />
for this particular case.<br />
The variation of the constraint parameter<br />
m shows that the higher m the predicted<br />
100 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
load-CTOD response becomes stiffer.<br />
The predicted maximum load, however,<br />
is affected marginally. For m = 2.0,<br />
which represents the plane strain condition,<br />
the predicted curve describes the<br />
deformation behaviour more closely to<br />
the experimental load-CTOD curve.<br />
Indeed, due to the confined plastic<br />
deformation within the lower strength<br />
weld metal at the crack tip (the material<br />
is not free to flow) a higher constraint<br />
within the softer weld material should be<br />
expected.<br />
This is another important feature of the<br />
strength undermatched welds in thinwalled<br />
structures which needs to be<br />
taken into account during the assessment<br />
a) Prediction of the maximum load carrying<br />
capacity of the FSW M(T)750 panel with<br />
a crack in TMAZ<br />
b) Comparison between the predicted and<br />
experimental results including the variation<br />
of the constraint parameter m<br />
Figure 14<br />
of weld flaws in such structures. Therefore,<br />
it is recommended to use m = 2.0<br />
for undermatched welds even if the plate<br />
thickness may suggest that the cracked<br />
component may be under the plane<br />
stress condition.<br />
The results of the variation of the weld<br />
width, 2H, and the strain hardening<br />
exponent, N W, of the strength undermatched<br />
weld material have proven a<br />
minor influence on the FITNET FFS<br />
residual strength predictions and are<br />
reported elsewhere [13].<br />
Finally, the applicability of FITNET<br />
FFS Procedure Fracture Module to the<br />
analysis of flaws in highly strength<br />
undermatched advanced welds such as
E. Seib e M. Koçak - Fracture analysis of strength undermatched welds of thin-walled aluminium structures using FITNET procedure<br />
LBW and FSW of aerospace grade Alalloy<br />
6013 in thin-walled condition has<br />
been demonstrated. It has been shown<br />
that special care should be exercised in<br />
selecting the material input parameters<br />
and the assumption on the stress state of<br />
the panels.<br />
6. Conclusions<br />
The application of the mismatch option<br />
of the Fracture Module of the FITNET<br />
FFS Procedure to LBW and FSW panels<br />
has yielded conservative estimations of<br />
the maximum load carrying capacity.<br />
This analysis option allows for the<br />
account of weld specific features like the<br />
local tensile properties of the weld material<br />
as well as the weld geometry by<br />
including the weld width, 2H, in the<br />
yield load solution of the strength<br />
mismatched configuration.<br />
The verification of the FITNET FFS<br />
Procedure for highly strength undermatched<br />
Al-alloy welds in thin-walled<br />
structures under tension yielded the<br />
following results:<br />
• The variation of selected input<br />
parameters has shown that the<br />
residual strength predictions are less<br />
sensitive to the weld width, 2H, and<br />
the weld metal strain hardening exponent,<br />
N W.<br />
• The variation of the weld metal yield<br />
strength, σ YW, however, has significantly<br />
affected the residual strength<br />
predictions of the welded panels. It is<br />
therefore recommended to determine<br />
and use local tensile properties of the<br />
weld material with micro-flat tensile<br />
specimens.<br />
• This technique provides intrinsic<br />
(local) stress-strain curves of the<br />
material region of interest. Global<br />
tensile properties of the weld joints,<br />
as they are obtained from standard<br />
transverse flat tensile specimens, may<br />
over-estimate the weld metal yield<br />
strength, which in turn may lead to<br />
non-conservative residual strength<br />
predictions of structural components<br />
containing cracks in such strength<br />
undermatched welds.<br />
• The variation of the constraint parameter<br />
m has shown that the value of<br />
m = 2.0 is suitable for highly undermatched<br />
LBW and FSW panels to<br />
predict the maximum load and<br />
References<br />
[1] Rendings K.H.: «Aluminium structures used in aerospace - Status and<br />
Prospects», Materials Science Forum, 1997, 242, pp. 11-24.<br />
[2] Irving B.: «Why aren’t airplanes welded», Welding Journal, 1997, 76, (1),<br />
pp. 31-42.<br />
[3] FITNET, European Fitness-for-Service (FFS) Network. GIRT-CT-2001-<br />
05071, http://www.eurofitnet.org.<br />
[4] ARAMIS: «Optical deformation analysis», http://www.gom.com.<br />
[5] Miller A.G.: «Review of limit loads of structures containing defects», International<br />
Journal of Pressure Vessels and Piping, 1988, 32, pp. 197-327.<br />
[6] Schwalbe K.H., Kim Y.J., Hao S., Cornec A., Koçak M.: «EFAM ETM-MM<br />
96: The ETM method for assessing the significance of crack-like defects in<br />
joints with mechanical heterogeneity (strength mismatch)», GKSS Report<br />
97/E/9, GKSS Forschungszentrum, 1997.<br />
[7] Koçak M.: «Fitness for service analysis of structures using FITNET procedure:<br />
an overview». In: Proceedings of the 24th International Conference on<br />
Offshore Mechanics and Arctic Engineering (OMAE)», Halkidiki, Greece,<br />
12-17 June, 2005.<br />
[8] SINTAP: Structural INTegrity Assessment Procedure, final revision.<br />
EU-Project BE 95-1462 Brite Euram Programme, 1999.<br />
[9] Seib E.: «Residual strength analysis of laser beam and friction stir welded<br />
aluminium panels for aerospace applications», PhD thesis (2005), TU<br />
Hamburg-Hamburg. To be published.<br />
➠ segue<br />
Sommario<br />
Analisi della frattura di saldature di componenti sottili in alluminio<br />
significativamente undermatched utilizzando la procedura FITNET<br />
L’articolo presenta una metodologia per la predizione della resistenza residua<br />
in componenti sottili soggetti a carichi con saldature significativamente undermatched<br />
contenenti difetti bidimensionali.<br />
L’analisi è basata sulla Mismatch Option (in termini di resistenza meccanica)<br />
del Modulo Fracture, inserito nella recente procedura FITNET per il Fitness<br />
for Service (FFS) . La Mismatch Option permette di considerare, nell’analisi di<br />
meccanica della frattura di componenti saldati contenenti difetti, caratteristiche<br />
della saldatura, come la resistenza meccanica e la configurazione<br />
geometrica.<br />
La metodologia descritta è stata verificata con i dati sperimentali risultanti da<br />
questo studio.<br />
Il materiale utilizzato è la lega di alluminio 6013 T6 indurita mediante invecchiamento<br />
ultilizzata recentemente in componenti di strutture areonautiche.<br />
Le saldature, testa a testa, sono state eseguite mediante saldatura laser CO 2 e<br />
FSW.<br />
Sono stati analizzati il comportamento della deformazione e della frattura così<br />
come ulteriori particolari caratteristiche secondo i criteri della procedura FFS<br />
FITNET.<br />
I risultati hanno mostrato che usando la metodologia presentata, seguendo le<br />
recenti raccomandazioni proposte per la selezione dei dati d’ingresso, può<br />
essere ottenuta una previsione conservativa della massima capacità di sopportare<br />
il carico di grandi panelli saldati sottoposti a carico di trazione contenenti<br />
lunghe cricche nella saldatura.<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
101
E. Seib e M. Koçak - Fracture analysis of strength undermatched welds of thin-walled aluminium structures using FITNET procedure<br />
capture the deformation behaviour of<br />
these panels more accurately.<br />
This obviously suggests that the stress<br />
state at the crack tip located in an undermatched<br />
weld is governed by the plane<br />
strain condition (which corresponds to<br />
m = 2.0) despite the fact that the overall<br />
thickness of the thin sheet may suggest<br />
otherwise.<br />
Finally, FITET FFS Procedure offers an<br />
advanced flaw assessment methodology<br />
to the needs of the recent technological<br />
developments in the field of the airframe<br />
fabrication using welded metallic integral<br />
structures. Although, examples are<br />
taken from welded aerospace Al-alloys,<br />
the procedure has a generic nature and is<br />
equally applicable to all welded Alalloys<br />
of 2xxx, 5xxx or 7xxx series<br />
having undermatched welds. Similarly,<br />
high strength thin-walled steel structures<br />
may contain strength undermatched<br />
weld deposits (to have sufficient fracture<br />
toughness and formability).<br />
The FITNET FFS Procedure described<br />
in this paper can also be applied to such<br />
cases.<br />
Acknowledgements<br />
This investigation was conducted within<br />
the collaborative research program with<br />
AIRBUS Hamburg. Authors wish to<br />
acknowledge the valuable contributions<br />
of Dr. H. Assler and Mr. Pacchione and<br />
provision of financial and material<br />
supports to the project.<br />
102 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
[10] ASTM E561: «Standard practice for R-curve determination», Annual book of<br />
ASTM standards, Vol. 03.01, 1994.<br />
[11] Schwalbe K.H.: «Introduction of δ5 as an operational definition of the<br />
CTOD and its practical use», Fracture Mechanics, ASTM STP 1236, 1995,<br />
pp. 763-778.<br />
[12] Tada H., Paris P.C., Irwin G.R.: «The stress analysis of crack handbook»,<br />
New York: ASME Press, 3 rd edition, 2000.<br />
[13] Koçak M., Seib E., Motarjemi A.: «Improvements to the fracture assessment<br />
of welds using FITNET fitness for service assessment procedure». In:<br />
Proceedings of the 24th International Conference on Offshore Mechanics and<br />
Arctic Engineering (OMAE), Halkidiki, Greece, 12-17 June, 2005.<br />
Seminario Europeo<br />
sulla saldatura delle rotaie ferroviarie<br />
Cambridge 24.01.<strong>2007</strong><br />
Il giorno 24 Gennaio si è svolto, presso il “The Welding<br />
Institute” di Cambridge (UK), il Seminario Europeo<br />
“Education, training, qualification and certification of railway<br />
track welders on a common European basis”. Tale<br />
Seminario si è tenuto nell’ambito delle attività sviluppate dal<br />
progetto di Formazione professionale europea Leonardo da<br />
Vinci “Railsafe”.<br />
Il Seminario è stato seguito da circa quaranta partecipanti<br />
provenienti dagli Enti ferroviari europei, Imprese operanti nel<br />
settore dell’armamento ferroviario, Società produttrici di<br />
materiali e attrezzature per la saldatura delle rotaie, nonchè<br />
dagli Istituti nazionali della Saldatura ed aveva lo scopo di<br />
informare sullo stato di esecuzione del progetto stesso,<br />
aggiustandone, se del caso, gli indirizzi. In particolare sono<br />
stati espressi utili commenti e suggerimenti da parte dei due<br />
delegati ufficialmente inviati al Seminario dal Comitato di<br />
normazione CEN TC256/SC1/WG4 che, nello specifico, si<br />
occupa dei diversi aspetti tecnici concernenti la realizzazione<br />
dei binari ferroviari.<br />
Anche in virtù di tali commenti verranno specificate meglio le<br />
differenze tra diploma e certificati, verrà ulteriormente<br />
implementata la procedura descrittiva del procedimento di<br />
saldatura alluminotermico nelle sue diverse varianti e<br />
modificato il database per la gestione dei saldatori e dei<br />
certificati a livello europeo, adattandolo meglio alle necessità<br />
delle varie Autorità (Enti) ferroviari nazionali.<br />
Per informazioni: Istituto Italiano della Saldatura<br />
Ing. Carlo Rosellini; Responsabile Settore Ricerca<br />
Tel. 010 8341 318 – carlo.rosellini @iis.it
DIVISIONE SALDATURA<br />
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<strong>IIS</strong> Didattica<br />
1 - Generalità<br />
Il controllo di giunti saldati con il<br />
metodo ultrasonoro è certamente il<br />
campo di applicazione del metodo che<br />
presenta le maggiori difficoltà sia per la<br />
vastissima tipologia di giunti, sia per le<br />
numerose scelte da effettuare e sia per le<br />
condizioni pratiche logistiche che<br />
possono presentarsi.<br />
In linea di principio, come qualsiasi altra<br />
applicazione del metodo, sarà necessaria<br />
la redazione di un documento specifico<br />
dove siano inequivocabilmente indicate<br />
le modalità del controllo.<br />
Tale documento, normalmente definito<br />
“Procedura di controllo“ sarà, di regola,<br />
conforme alle normative scelte o<br />
richieste e pertanto ogni situazione di<br />
controllo è certamente un caso a se<br />
stante. Tuttavia è possibile affrontare in<br />
termini generali l’argomento rilevando<br />
gli aspetti più importanti da tenere in<br />
considerazione.<br />
2 - Informazioni generali<br />
Ovviamente ogni controllo deve<br />
condurre ad un risultato, in genere un<br />
giudizio di conformità o non conformità<br />
del manufatto in esame. Tale giudizio è<br />
funzione o di una specifica o di una<br />
normativa che sancisca un criterio di<br />
accettabilità che normalmente è<br />
funzione della caratterizzazione del<br />
difetto, sia come tipologia, sia come<br />
dimensioni.<br />
Nelle tecniche di controllo ultrasonoro<br />
con rappresentazione SCAN-A appare<br />
evidente che il giudizio passa necessariamente<br />
attraverso la valutazione<br />
* Redazione a cura della Divisione FOR - Formazione e insegnamento -<br />
dell’Istituto Italiano della Saldatura - Genova.<br />
Applicazione del controllo<br />
ultrasonoro ai giunti<br />
dell’eco o degli echi presenti sullo<br />
schermo.<br />
Tale valutazione dovrà quindi tenere<br />
conto dei seguenti fattori:<br />
• morfologia dell’eco e dinamica dello<br />
schermo;<br />
• entità dell’eco in relazione alla riflettività<br />
del difetto;<br />
• valutazione attraverso l’eco delle<br />
dimensioni del difetto.<br />
Altre considerazioni potranno poi essere<br />
fatte circa la valutazione della posizione<br />
od orientamento del difetto ed anche in<br />
questi casi dovremo rifarci a considerazioni<br />
su quanto appare sullo schermo.<br />
Il risultato non è quindi così immediato<br />
come in altri metodi di controllo dove la<br />
valutazione del difetto è certamente più<br />
immediata in quanto deducibile da una<br />
traccia e da una dimensione facilmente<br />
apprezzabili. Quindi per avere una<br />
maggiore certezza di una corretta valutazione<br />
del difetto sarà utile avere qualche<br />
dato di riferimento iniziale relativo al<br />
manufatto in esame.<br />
La conoscenza delle seguenti informazioni<br />
è pertanto fondamentale:<br />
• Materiale in esame.<br />
• Spessore.<br />
• Tipologia del giunto (preparazione<br />
dei lembi; procedimento di saldatura;<br />
posizione di saldatura).<br />
• Accessibilità.<br />
• Condizioni superficiali del giunto<br />
(materiale base adiacente; cordone<br />
saldato).<br />
2.1 Materiale in esame<br />
La conoscenza del materiale in esame ci<br />
consente di fare due considerazioni; la<br />
prima connessa ad eventuali difetti<br />
possibili o probabili, la seconda relativa<br />
saldati * saldati *<br />
a scelte di strumentazione. Limitandoci<br />
alle scelte di strumentazione si può<br />
affermare che il materiale influenza<br />
grandemente la trasparenza al fascio<br />
ultrasonoro e quindi la possibilità di<br />
avere sia una buona sensibilità (capacità<br />
di rilevare riflettori tanto più piccoli) ed<br />
un buon potere risolutivo (capacità di<br />
distinguere sia la natura del riflettore,<br />
sia di discriminare tra riflettori diversi<br />
seppure vicini, intendendo per vicini<br />
una distanza tra gli stessi, sia nella direzione<br />
di propagazione del fascio, sia<br />
adiacenti).<br />
La migliore o peggiore trasparenza e la<br />
necessità di avere buona sensibilità e<br />
potere risolutivo ci condizionano nella<br />
scelta dei trasduttori come tipologia;<br />
caratteristiche; dimensioni; frequenza;<br />
angoli; ecc….<br />
2.2 Spessore<br />
Lo spessore deve necessariamente<br />
essere noto per quanto riguarda l’impostazione<br />
dell’apparecchiatura (taratura<br />
del fondo scala) e per la valutazione<br />
della posizione del difetto.<br />
Lo spessore può anche condizionare la<br />
scelta della sonda in considerazione<br />
all’accessibilità, ad esempio la scelta<br />
dell’angolo di rifrazione, e costituisce un<br />
limite applicativo del metodo sia per<br />
piccolissimi che per grossi spessori.<br />
2.3 Tipologia del giunto<br />
La tipologia del giunto comprende i<br />
seguenti parametri:<br />
• Preparazione dei lembi.<br />
• Procedimento di saldatura; posizione<br />
di saldatura.<br />
• Accessibilità.<br />
• Condizioni superficiali del giunto.<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
105
Applicazione del controllo ultrasonoro ai giunti saldati<br />
La conoscenza della preparazione dei<br />
lembi ci consente di fare delle considerazioni<br />
sia sul tipo e posizione di difetti<br />
possibili o probabili, sia sulla scelta<br />
degli angoli di rifrazione adeguati per<br />
mettere in evidenza tali difetti. Di regola<br />
sarà utile scegliere angoli di sonda che<br />
consentano di rilevare qualsiasi orientamento<br />
e giacitura del difetto.<br />
La conoscenza del procedimento<br />
di saldatura (arco manuale; arco<br />
sommerso; ecc….) e della posizione<br />
(saldatura in piano; verticale; sopratesta;<br />
frontale o combinazioni tra queste) non<br />
sono fattori essenziali per condurre delle<br />
scelte di strumentazione o di metodologia<br />
operativa ma sono certamente dati<br />
utili per la valutazione degli eventuali<br />
segnali di risposta e della correlazione di<br />
questi con le tipologie di difetto.<br />
La conoscenza, a priori, dell’accessibilità<br />
consente di fare delle valutazioni sui<br />
parametri da impostare specie in fase di<br />
taratura della strumentazione oltre che<br />
nella valutazione della scelta della sonda<br />
in relazione all’angolo di inclinazione<br />
del fascio ultrasonoro.<br />
La valutazione delle condizioni superficiali<br />
del giunto deve tenere conto delle<br />
superfici su cui fare scorrere le sonde,<br />
considerando che un buon controllo<br />
necessità di un buon accoppiamento<br />
sonda pezzo e che le norme stabiliscono<br />
dei limiti di rugosità superficiale oltre i<br />
quali il controllo non è realizzabile.<br />
Sarà comunque utile avere una valutazione<br />
delle condizioni di finitura del<br />
cordone saldato in modo da limitare gli<br />
errori di interpretazione. A questo scopo,<br />
in molte occasioni potrà essere utile<br />
affiancare al controllo ultrasonoro un<br />
controllo con un metodo superficiale<br />
(esame visivo; liquidi penetranti o particelle<br />
magnetiche).<br />
3 - Scelta della<br />
strumentazione<br />
La scelta della strumentazione è un<br />
momento fondamentale del controllo in<br />
quanto pone le condizioni di base per<br />
poterlo eseguire in modo corretto e con<br />
risultati soddisfacenti.<br />
Possiamo considerare come strumentazione<br />
quanto di seguito elencato:<br />
• Apparecchio ultrasonoro.<br />
• Sonde e cavi.<br />
106 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
• Blocchi campione per verifica strumentazione.<br />
• Blocchi campione per taratura del<br />
fondo scala dell’apparecchio ultrasonoro.<br />
• Blocchi campione per la taratura<br />
della sensibilità.<br />
3.1 Apparecchio ultrasonoro<br />
L’apparecchio ultrasonoro deve essere in<br />
grado di soddisfare ogni nostra finalità;<br />
in particolare sarà utile una valutazione<br />
delle sue principali funzioni.<br />
I moderni apparecchi non dovrebbero<br />
presentare limiti, almeno nelle applicazioni<br />
più comuni, in quanto dotati di<br />
numerosissime funzioni.<br />
Tuttavia alcune funzioni possono essere<br />
particolarmente utili per una migliore<br />
valutazione del difetto come, ad<br />
esempio, la possibilità di scegliere la<br />
forma d’onda; la banda di frequenza<br />
(larga banda o banda passante) o, per<br />
una più agevole interpretazione, ad<br />
esempio la possibilità di “gate” che<br />
consentano una lettura elettronica dei<br />
valori rilevati o la possibilità di<br />
costruire elettronicamente curve di<br />
sensibilità.<br />
Senza contare le capacità di molti apparecchi<br />
che consentono memorizzazione<br />
e ripetibilità di settaggi di taratura.<br />
Anche la logistica può richiedere scelte e<br />
quindi non sono da sottovalutare il peso,<br />
la dimensione dello schermo o la visibilità<br />
dello stesso.<br />
3.2 Sonde e cavi<br />
La scelta delle sonde è da considerarsi<br />
una tra le più importanti per ottimizzare<br />
il risultato di un esame: in particolare i<br />
seguenti parametri:<br />
Figura 1 - Tecniche di controllo con sonde angolate.<br />
a<br />
b<br />
• Frequenza.<br />
• Angolo.<br />
• Dimensioni.<br />
• Tipo di sonda e trasduttore.<br />
La scelta della frequenza è da considerarsi<br />
quella più importante in quanto<br />
influenza la sensibilità e potere risolutivo<br />
del controllo. Di regola, le norme<br />
considerano frequenze comprese tra 1 e<br />
5 MHz , ma la scelta corretta dovrebbe<br />
essere fatta a seguito sia di valutazioni<br />
sulla trasparenza del materiale, sia sulla<br />
sensibilità richiesta ossia sul difetto<br />
minimo accettabile.<br />
Considerazioni in questo senso<br />
dovranno essere riportate in una specifica<br />
di controllo.<br />
La scelta dell’angolo è determinante per<br />
un buon risultato. In linea di massima,<br />
per il controllo di un giunto saldato sarà<br />
utilizzata una sonda ad onde longitudinali<br />
(angolo 0°) per l’esame del materiale<br />
base adiacente e una o più sonde<br />
angolate per il controllo del volume di<br />
saldatura.<br />
Per queste ultime la norma UNI EN<br />
1714: Controllo non distruttivo delle<br />
saldature - Controllo mediante ultrasuoni<br />
dei giunti saldati - può fornire<br />
delle indicazioni in funzione dello spessore<br />
e delle superfici di esame anche se<br />
la determinazione degli angoli andrebbe<br />
valutata in funzione delle probabili<br />
giaciture del difetto in relazione alla<br />
preparazione del giunto; spessore e tipo<br />
di procedimento.<br />
Condiziona anche la scelta l’accessibilità<br />
o la volontà di condurre il controllo<br />
con una tecnica ben determinata ad<br />
esempio l’utilizzo del solo raggio diretto<br />
o di successivi raggi riflessi (1°RR;<br />
2° RR;……n° RR).<br />
Tecnica di controllo<br />
a raggio diretto<br />
Tecnica di controllo con<br />
primo raggio riflesso
La scelta della sonda in base alle dimensioni<br />
è determinata solamente da fattori<br />
pratici come l’accessibilità e gli spazi<br />
disponibili. Una considerazione diversa<br />
deve essere fatta per le dimensioni del<br />
trasduttore che invece influenzano sia le<br />
dimensioni del campo prossimo sia le<br />
dimensioni del fascio nello spazio e<br />
quindi la distribuzione della pressione<br />
acustica. In genere le norme impongono<br />
dei limiti alle dimensioni del trasduttore.<br />
Per quanto riguarda il tipo di sonda e<br />
trasduttore, sono in genere utilizzate<br />
sonde monocristallo rice-trasmittente;<br />
soltanto nel caso in cui la rilevabilità del<br />
difetto possa essere difficoltosa potrebbe<br />
essere necessario ricorrere a sonde a<br />
doppio cristallo con opportune focalizzazioni<br />
e addirittura con trasduttori<br />
diversificati in funzione delle loro caratteristiche<br />
(buon trasmettitore e buon<br />
ricevitore).<br />
3.3 Blocchi campione per la verifica<br />
della strumentazione<br />
I blocchi per la verifica della strumentazione<br />
saranno di volta in volta scelti in<br />
funzione delle verifiche da eseguire e<br />
delle relative metodologie previste da<br />
specifiche norme.<br />
Particolare importanza riveste la taratura<br />
del fondo scala dell’apparecchio ultrasonoro<br />
in quanto è un’impostazione che<br />
consente di valutare la posizione del<br />
difetto.<br />
Il criterio di base è quello di utilizzare un<br />
blocco avente caratteristiche acustiche<br />
uguali a quella del materiale in esame.<br />
Troppo spesso, per semplicità, si suole<br />
eseguire la taratura sul cosiddetto blocco<br />
di taratura n°1 (UNI EN 12223) e blocco<br />
di riferimento n° 2 (UNI EN 27963)<br />
o analoghi per altre normative.<br />
Si rammenta che questi blocchi consentono<br />
una corretta taratura per tutti quei<br />
materiali che hanno i seguenti valori di<br />
velocità delle onde ultrasonore:<br />
• Velocità longitudinale 5920±30 m/s<br />
• Velocità trasversale 3200±20 m/s<br />
Nel caso di velocità diverse dovranno<br />
essere utilizzati blocchi ricavati dal<br />
materiale in esame.<br />
Solo nel caso in cui la valutazione della<br />
riflettività del difetto venga fatta per<br />
paragone con un difetto campione (foro<br />
o intaglio), è necessario prevedere degli<br />
appositi blocchi per la taratura della<br />
sensibilità; essi sono normalmente ricavati<br />
dal materiale in esame e vengono di<br />
volta in volta realizzati con difetti<br />
campione di tipologia e dimensioni in<br />
funzione dell’accettabilità. Le principali<br />
normative (UNI EN 1714; ASME V<br />
art. 4 e 5; ecc…) forniscono indicazioni<br />
sulle modalità di realizzazione di questi<br />
blocchi.<br />
4 - Taratura della<br />
strumentazione<br />
La taratura dell’asse dei tempi deve<br />
essere eseguita per ogni sonda e la scelta<br />
del fondo scala deve essere tale da<br />
comprendere almeno il massimo<br />
percorso previsto in relazione allo spessore<br />
in esame; angolo della sonda e<br />
tecnica di controllo (raggio diretto o<br />
raggio riflesso).<br />
Una corretta taratura dell’asse dei tempi<br />
che tenga conto sia della velocità sia del<br />
ritardo interno alla sonda è un presupposto<br />
fondamentale per potere identificare<br />
la posizione del difetto.<br />
Come già specificato per la taratura sarà<br />
necessario un blocco di sonorità congrua<br />
al pezzo in esame. Con i moderni apparecchi<br />
digitali il problema di reperire un<br />
blocco adeguato è ampiamente superato<br />
dalla possibilità di eseguire la taratura<br />
direttamente sul pezzo in esame prendendo<br />
due echi di riferimento dalle<br />
superfici, dagli spigoli o da fori praticati<br />
nel pezzo stesso. Il paragrafo 7 riporta la<br />
procedura operativa per le sonde a fascio<br />
angolato.<br />
La taratura della sensibilità è condizione<br />
indispensabile per i seguenti motivi:<br />
• stabilire un livello di amplificazione<br />
di controllo;<br />
• stabilire un termine di paragone per<br />
valutare la riflettività del difetto.<br />
Relativamente a questa ultima condizione<br />
sarà opportuno stabilire a priori le<br />
modalità di esecuzione della taratura di<br />
sensibilità utilizzando le curve DGS<br />
(AVG) o, più comunemente, mediante la<br />
costruzione di curve distanza-ampiezza<br />
(DAC).<br />
In quest’ultimo caso, in particolare, sarà<br />
necessario stabilire sia la tipologia del<br />
difetto di riferimento (fondo piatto;<br />
superficie laterale del foro; intaglio) sia<br />
le sue dimensioni, predisponendo inoltre<br />
blocchi campione con caratteristiche di<br />
Applicazione del controllo ultrasonoro ai giunti saldati<br />
sonorità e finitura superficiale uguali a<br />
quelle del materiale in esame. Il paragrafo<br />
7 riporta una procedura operativa<br />
per la taratura della sensibilità per sonde<br />
angolate finalizzata alla ricerca di<br />
imperfezioni longitudinali.<br />
Alcune normative (ad esempio UNI EN<br />
1714), infine, consentono, per materiali<br />
di caratteristiche diverse, una comparazione<br />
delle perdite di attenuazione<br />
sonora e successiva correzione (metodo<br />
di valutazione delle perdite per trasferimento:<br />
dB/cm).<br />
5 - Tecniche e modalità di<br />
esame<br />
La determinazione delle tecniche e delle<br />
modalità di esame dipende da molti<br />
fattori quali la geometria del giunto;<br />
l’accessibilità; la preparazione, ecc… .<br />
La procedura aziendale deve definire tali<br />
tecniche e molte norme propongono<br />
esempi grafici di come procedere per le<br />
varie tipologie di giunti (ad esempio<br />
UNI EN 1714).<br />
Le tecniche d’esame, di principio,<br />
devono prevedere dapprima il controllo<br />
del materiale adiacente al giunto, e, in<br />
seguito, il controllo del giunto per la<br />
ricerca di imperfezioni longitudinali e<br />
trasversali.<br />
Il controllo del materiale adiacente al<br />
giunto è utile per potere verificare l’integrità<br />
del laminato nelle zone dove<br />
dovremo far scorrere le sonde utili per il<br />
controllo del giunto (sonde angolate):<br />
infatti, se il laminato presentasse difetti<br />
di laminazione questi potrebbero ostacolare<br />
la propagazione del fascio ultrasonoro<br />
delle sonde utilizzate per il<br />
controllo del giunto.<br />
Data la natura e giacitura dei difetti<br />
ricercati, questo controllo sarà condotto<br />
con sonde diritte (sonde piane ad onde<br />
longitudinali).<br />
Il controllo per la ricerca di imperfezioni<br />
longitudinali è invece condotto con<br />
sonde angolate utilizzando diversi angoli<br />
di inclinazione del fascio ultrasonoro.<br />
La movimentazione della sonda sarà<br />
eseguita componendo il movimento<br />
trasversale al giunto con il movimento<br />
longitudinale (Fig. 2) in modo da potere<br />
scansionare tutto il volume in esame.<br />
Importante sarà una velocità di movimentazione<br />
della sonda contenuta in<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
107
Applicazione del controllo ultrasonoro ai giunti saldati<br />
Figura 2 - Movimentazione della sonda<br />
trasversalmente al giunto<br />
modo da consentire l’immagine sullo<br />
schermo dell’apparecchiatura (1) .<br />
La ricerca di imperfezioni trasversali si<br />
esegue anch’essa con sonde angolate<br />
utilizzando diversi angoli di inclinazione<br />
del fascio, si noti tuttavia che il controllo<br />
può presentare alcune difficoltà dovute<br />
alla presenza del cordone che limita l’accoppiamento<br />
sonda - pezzo.<br />
Normalmente è possibile condurre<br />
il controllo nel caso di giunto rasato o<br />
su superfici di cordone lisciate di mola o<br />
su cordoni eseguiti con alcuni procedimenti<br />
automatici (ad esempio in arco<br />
sommerso). In questi casi la sonda potrà<br />
essere movimentata, poggiandola direttamente<br />
sul cordone, longitudinalmente<br />
lungo l’asse del cordone stesso.<br />
Nel caso ciò non sia possibile, si può<br />
movimentare la sonda a lato del cordone<br />
con un’inclinazione di circa 20-30 gradi,<br />
come mostrato nella Figura 3a. È anche<br />
possibile utilizzare una tecnica tandem<br />
(Fig. 3b); in questo caso sarà possibile<br />
rilevare la presenza del difetto senza<br />
poterne localizzare la posizione.<br />
5.1 Valutazione delle dimensioni della<br />
discontinuità e registrazione delle<br />
indicazioni<br />
Normalmente, dalle principali normative,<br />
è richiesta una valutazione delle<br />
dimensioni in lunghezza della discontinuità.<br />
Tuttavia in alcune occasioni, specie nei<br />
controlli in esercizio o in manutenzione<br />
o per procedere a considerazioni che<br />
interessano la stabilità e resistenza del<br />
manufatto, è richiesta anche la valutazione<br />
in altezza della discontinuità.<br />
Una procedura aziendale deve prevedere<br />
la tecnica di dimensionamento sia per<br />
quanto riguarda la lunghezza, sia per<br />
quanto riguarda l’altezza.<br />
108 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
Possono essere utilizzate le seguenti<br />
tecniche:<br />
• dimensionamento tramite la caduta<br />
dei 6 dB (6 dB drop);<br />
• dimensionamento tramite caduta<br />
diversa da 6 dB (12 dB drop; 18 dB<br />
drop; 20 dB drop).<br />
Una possibilità è quella di considerare la<br />
valutazione sullo schermo del dimezzamento<br />
(caduta dei 6 dB) dell’eco di<br />
risposta del riflettore quando la sonda<br />
arriva ad intercettare con il fascio<br />
l’estremità del difetto (Fig. 4). Si noti<br />
che questo metodo non prevede la caratterizzazione<br />
del fascio; infatti, il dimezzamento<br />
dell’eco avviene quando metà<br />
della pressione acustica intercetta il<br />
difetto e ritorna alla sonda<br />
In alternativa può essere richiesta la<br />
valutazione tramite una caduta diversa<br />
da 6 dB; normalmente si richiede 20 dB<br />
(20 dB drop), ma può essere possibile<br />
anche 12 o 18 dB. In ogni caso, qualsiasi<br />
valore di caduta sia prevista è necessaria<br />
la caratterizzazione del fascio (dimensioni<br />
del profilo<br />
orizzontale o<br />
verticale del<br />
fascio) su un<br />
blocco avente<br />
sonorità eguale al<br />
materiale in<br />
esame, infatti, a<br />
differenza del<br />
caso precedente,<br />
la valutazione<br />
della caduta<br />
dell’eco per il<br />
valore richiesto si<br />
ha quando l’estremità<br />
del difetto è<br />
intercettata dall’isobara<br />
trasversale<br />
all’asse del<br />
fascio, il cui<br />
a b<br />
Figura 3 - a) movimentazione della sonda a<br />
lato cordone; b) tecnica tandem.<br />
valore corrisponde al valore di valutazione<br />
richiesto.<br />
La lunghezza (o altezza) reale della<br />
discontinuità andrà calcolata sottraendo<br />
alle dimensioni ottenute la dimensione<br />
del fascio alla profondità (percorso)<br />
dell’indicazione.<br />
5.2 Valutazione della tipologia della<br />
discontinuità<br />
Poco si può dire, in termini descrittivi,<br />
sulle modalità di valutazione della tipologia<br />
del difetto in quanto ogni considerazione<br />
non può prescindere dall’esperienza<br />
dell’operatore.<br />
In ogni caso si dovranno tenere in considerazione<br />
importanti fattori quali la<br />
morfologia dell’eco e la dinamica dello<br />
schermo in relazione a movimenti e<br />
posizioni della sonda.<br />
(1) Nelle moderne apparecchiature non sussiste<br />
più il problema della velocità di posizionamento<br />
ed orientamento sia nel caso di schermo a<br />
cristalli liquidi sia nel caso di schermi<br />
Sonda<br />
Difetto<br />
Figura 4 - Dimensionamento con tecnica -<br />
6 dB.
Alcune norme (UNI EN 1713: Controllo<br />
non distruttivo delle saldature -<br />
Controllo mediante ultrasuoni - Caratterizzazione<br />
delle indicazioni nelle saldature)<br />
hanno stabilito dei criteri per poter<br />
razionalizzare la caratterizzazione del<br />
difetto, tuttavia anche in queste normative,<br />
morfologia e dinamica dello<br />
schermo, sono fattori determinanti.<br />
5.3 Registrazione delle indicazioniresoconto<br />
di prova<br />
I criteri di registrazione e mappatura<br />
delle indicazioni dipendono dalle<br />
prescrizioni contenute in specifiche,<br />
norme, procedure anche se va sottolineato<br />
che saranno da rilevare, oltre la<br />
posizione del difetto, almeno la profondità,<br />
la lunghezza o l’altezza se richiesto,<br />
l’altezza dell’eco in relazione alle curve<br />
di taratura della sensibilità e la presunta<br />
natura dell’indicazione.<br />
Il resoconto di prova e le varie voci che<br />
lo compongono devono essere indicate<br />
nella procedura aziendale anche se<br />
molte normative stabiliscono i dati<br />
minimi che devono essere riportati.<br />
6 - Taratura della distanza<br />
con sonde a fascio<br />
inclinato per indicazioni<br />
longitudinali<br />
Viene utilizzato un blocco di taratura<br />
provvisto di intagli di forma rettangolare<br />
praticati sia sulla superficie interna che<br />
esterna di uno spezzone di tubo dello<br />
stesso materiale e spessore di quello da<br />
esaminare (Fig. 5).<br />
La calibrazione della distanza viene<br />
eseguita attraverso il susseguirsi delle<br />
seguenti fasi:<br />
• la sonda è posizionata in modo da<br />
massimizzare l’eco dell’intaglio<br />
interno (“half skip”);<br />
• deve essere misurata la distanza sulla<br />
superficie di scansione tra il “frontesonda”<br />
e l’intaglio (distanza a1 nella<br />
Figura 5);<br />
• l’apparecchio è regolato in modo da<br />
portare la distanza così misurata a<br />
corrispondere alla frazione di base<br />
dei tempi prestabilita (Fig. 5);<br />
• la sonda è posizionata in modo da<br />
massimizzare l’eco dell’intaglio<br />
esterno (“full skip”);<br />
• è misurata la distanza sulla superficie<br />
Figura 5<br />
di scansione tra il “fronte-sonda” e<br />
l’intaglio (distanza a2 nella Figura 5);<br />
• l’apparecchio è regolato in modo da<br />
portare la distanza così misurata a<br />
corrispondere alla frazione di base<br />
dei tempi prestabilita (Fig. 5);<br />
• attraverso ulteriori regolazioni, come<br />
sopra descritto, si perviene alla calibrazione<br />
corretta della distanza (o<br />
campo di misura);<br />
• il fondo scala dello strumento, a<br />
seconda dello spessore dei particolari<br />
Figura 6<br />
a1<br />
a1<br />
Applicazione del controllo ultrasonoro ai giunti saldati<br />
a2<br />
a2<br />
in esame (tra 8,4 e 12,7 mm), deve<br />
essere tra 50 e 100 mm.<br />
7 - Taratura della<br />
sensibilità con sonde a<br />
fascio angolato per le<br />
indicazioni longitudinali<br />
Il blocco di riferimento può essere lo<br />
stesso utilizzato per la taratura della<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
109
Applicazione del controllo ultrasonoro ai giunti saldati<br />
distanza (Fig. 5). In ogni caso le condizioni<br />
superficiali del blocco devono<br />
essere le stesse del materiale in esame.<br />
L’identificazione del livello di sensibilità<br />
di riferimento può essere effettuata<br />
contemporaneamente alla taratura della<br />
distanza (paragrafo 6), ottenuta attraverso<br />
il susseguirsi delle seguenti fasi:<br />
• la sonda è posizionata in modo da<br />
massimizzare l’eco dell’intaglio<br />
interno (“half skip”);<br />
• la relativa eco è regolata all’80%<br />
dell’intera altezza dello schermo e,<br />
110 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
sullo stesso, si segna (con pennarello<br />
oppure attraverso opportuni pulsanti<br />
nel caso di strumentazione digitale) il<br />
punto corrispondente alla ampiezza<br />
di detta eco (Fig. 6).<br />
• senza agire ulteriormente sul<br />
guadagno (dB), la sonda viene posizionata<br />
in modo da massimizzare<br />
l’eco dell’intaglio esterno (“full<br />
skip”) (Fig. 5).<br />
• in corrispondenza della cuspide della<br />
relativa eco è marcato un altro punto<br />
sullo schermo.<br />
N. DATA LOCALITA' ARGOMENTO<br />
1 1 Febbraio<br />
2<br />
22 Febbraio<br />
23 Marzo<br />
19 Aprile<br />
24 Maggio<br />
21 Giugno<br />
Marina di Carrara<br />
(In ambito SEATEC)<br />
Milano<br />
Mogliano Veneto<br />
Cagliari<br />
Taranto<br />
Siracusa<br />
• sullo schermo è infine tracciata una<br />
linea che unisce i due punti precedentemente<br />
tracciati (Fig. 5): questa linea<br />
rappresenta il livello di riferimento.<br />
Si noti che è comunque opportuno che il<br />
controllo di produzione sia condotto al<br />
livello di sensibilità di riferimento più 6<br />
dB; tale livello è chiamato “livello di<br />
sensibilità d’esame”. La valutazione<br />
dell’ampiezza delle indicazioni deve<br />
essere tuttavia comunque effettuata ai<br />
livelli di sensibilità stabiliti dai criteri di<br />
accettabilità delle indicazioni.<br />
Evoluzione e nuove frontiere della saldatura subacquea<br />
Guida alla stesura e alla qualificazione delle WPS per riporti<br />
di saldatura e per saldature tubo-piastra tubiera, secondo<br />
PrEN ISO 15614-7 e EN ISO 15614-8<br />
3 27 Febbraio Genova La saldatura degli acciai: processi tecnologici e saldabilità<br />
4 23 Marzo<br />
5<br />
6<br />
7<br />
15 Marzo<br />
3 Aprile<br />
16 Maggio<br />
14 Giugno<br />
16 Aprile<br />
23 Maggio<br />
12 Giugno<br />
27 Giugno<br />
5 Luglio<br />
19 Luglio<br />
12 Settembre<br />
19 Settembre<br />
10 Ottobre<br />
13 Novembre<br />
27 Novembre<br />
CALENDARIO DELLE MANIFESTAZIONI TECNICHE <strong>IIS</strong> <strong>2007</strong><br />
Parma<br />
(In ambito Subfornitura)<br />
Firenze<br />
Verona<br />
Milano<br />
Risk Management nella fabbricazione mediante saldatura<br />
Il controllo del processo di fabbricazione mediante<br />
saldatura e la conformità alle Direttive europee .<br />
Lo schema EWF per la certificazione dei Costruttori per :<br />
- Railway vehicles and components<br />
- Steel Structures<br />
- Pressure Equipment<br />
Genova La criccabilità dei giunti saldati<br />
Genova<br />
Mogliano Veneto<br />
Legnano<br />
Siracusa<br />
Torino<br />
Desenzano<br />
Taranto<br />
Napoli<br />
Cagliari<br />
Modena<br />
Ancona<br />
La qualificazione e certificazione dei saldatori per le materie<br />
plastiche. La nuova norma italiana e le norme europee.<br />
8 25-26 Ottobre Genova GNS4 – Giornate Nazionali di Saldatura<br />
Per informazioni: Segreteria Manifestazioni <strong>IIS</strong> – Fax: 010 8367780 – Email: maria.didio@iis.it
Applicazione del controllo ultrasonoro ai giunti saldati<br />
distanza (Fig. 5). In ogni caso le condizioni<br />
superficiali del blocco devono<br />
essere le stesse del materiale in esame.<br />
L’identificazione del livello di sensibilità<br />
di riferimento può essere effettuata<br />
contemporaneamente alla taratura della<br />
distanza (paragrafo 6), ottenuta attraverso<br />
il susseguirsi delle seguenti fasi:<br />
• la sonda è posizionata in modo da<br />
massimizzare l’eco dell’intaglio<br />
interno (“half skip”);<br />
• la relativa eco è regolata all’80%<br />
dell’intera altezza dello schermo e,<br />
110 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
sullo stesso, si segna (con pennarello<br />
oppure attraverso opportuni pulsanti<br />
nel caso di strumentazione digitale) il<br />
punto corrispondente alla ampiezza<br />
di detta eco (Fig. 6).<br />
• senza agire ulteriormente sul<br />
guadagno (dB), la sonda viene posizionata<br />
in modo da massimizzare<br />
l’eco dell’intaglio esterno (“full<br />
skip”) (Fig. 5).<br />
• in corrispondenza della cuspide della<br />
relativa eco è marcato un altro punto<br />
sullo schermo.<br />
N. DATA LOCALITA' ARGOMENTO<br />
1 1 Febbraio<br />
2<br />
22 Febbraio<br />
23 Marzo<br />
19 Aprile<br />
24 Maggio<br />
21 Giugno<br />
Marina di Carrara<br />
(In ambito SEATEC)<br />
Milano<br />
Mogliano Veneto<br />
Cagliari<br />
Taranto<br />
Siracusa<br />
• sullo schermo è infine tracciata una<br />
linea che unisce i due punti precedentemente<br />
tracciati (Fig. 5): questa linea<br />
rappresenta il livello di riferimento.<br />
Si noti che è comunque opportuno che il<br />
controllo di produzione sia condotto al<br />
livello di sensibilità di riferimento più 6<br />
dB; tale livello è chiamato “livello di<br />
sensibilità d’esame”. La valutazione<br />
dell’ampiezza delle indicazioni deve<br />
essere tuttavia comunque effettuata ai<br />
livelli di sensibilità stabiliti dai criteri di<br />
accettabilità delle indicazioni.<br />
Evoluzione e nuove frontiere della saldatura subacquea<br />
Guida alla stesura e alla qualificazione delle WPS per riporti<br />
di saldatura e per saldature tubo-piastra tubiera, secondo<br />
PrEN ISO 15614-7 e EN ISO 15614-8<br />
3 27 Febbraio Genova La saldatura degli acciai: processi tecnologici e saldabilità<br />
4 23 Marzo<br />
5<br />
6<br />
7<br />
15 Marzo<br />
3 Aprile<br />
16 Maggio<br />
14 Giugno<br />
16 Aprile<br />
23 Maggio<br />
12 Giugno<br />
27 Giugno<br />
5 Luglio<br />
19 Luglio<br />
12 Settembre<br />
19 Settembre<br />
10 Ottobre<br />
13 Novembre<br />
27 Novembre<br />
CALENDARIO DELLE MANIFESTAZIONI TECNICHE <strong>IIS</strong> <strong>2007</strong><br />
Parma<br />
(In ambito Subfornitura)<br />
Firenze<br />
Verona<br />
Milano<br />
Risk Management nella fabbricazione mediante saldatura<br />
Il controllo del processo di fabbricazione mediante<br />
saldatura e la conformità alle Direttive europee .<br />
Lo schema EWF per la certificazione dei Costruttori per :<br />
- Railway vehicles and components<br />
- Steel Structures<br />
- Pressure Equipment<br />
Genova La criccabilità dei giunti saldati<br />
Genova<br />
Mogliano Veneto<br />
Legnano<br />
Siracusa<br />
Torino<br />
Desenzano<br />
Taranto<br />
Napoli<br />
Cagliari<br />
Modena<br />
Ancona<br />
La qualificazione e certificazione dei saldatori per le materie<br />
plastiche. La nuova norma italiana e le norme europee.<br />
8 25-26 Ottobre Genova GNS4 – Giornate Nazionali di Saldatura<br />
Per informazioni: Segreteria Manifestazioni <strong>IIS</strong> – Fax: 010 8367780 – Email: maria.didio@iis.it
Scienza e<br />
Tecnica<br />
Comportamento in regime di scorrimento viscoso<br />
di giunti saldati dissimili<br />
Giunti saldati dissimili, realizzati con<br />
procedimento TIG e filo d’apporto del<br />
tipo Er Ni-Cr3 fra lamiere di 25mm di<br />
spessore in acciaio inossidabile austenitico<br />
tipo 304 e acciaio martensitico del<br />
tipo 9Cr-1Mo-V-Nb, sono stati sottoposti<br />
a prove di rottura in regime di<br />
scorrimento viscoso (creep), dopo essere<br />
stati trattati termicamente a 730°C per<br />
circa 8 h.<br />
Prima dell’effettuazione del collegamento,<br />
il lembo relativo all’ acciaio<br />
martensitico del tipo 9Cr-1Mo-V-Nb è<br />
stato imburrato adottando lo stesso<br />
processo di saldatura e lo stesso filo<br />
d’apporto impiegati per il giunto<br />
d’unione.<br />
Le prove di creep sono state effettuate, a<br />
tre diverse temperature, con due livelli<br />
di sollecitazione ciascuna, e precisamente:<br />
• 550°C e 160 e 240 MPa;<br />
• 600°C e 80- 160 MPa;<br />
• 650°C e 40-80 MPa.<br />
I risultati ottenuti dall’indagine possono<br />
essere così riassunti:<br />
• la resistenza a rottura, in regime di<br />
creep, dei giunti saldati dissimili è<br />
stata sempre inferiore a quella dei<br />
materiali di base, a tutte le temperature<br />
e sollecitazioni;<br />
• la differenza fra i valori di resistenza<br />
in regime di creep dei giunti saldati<br />
dissimili e dei corrispondenti materiali<br />
di base aumenta con il crescere<br />
della temperatura di prova;<br />
• alle temperature più basse e sollecitazioni<br />
più elevate, la rottura tende a<br />
localizzarsi all’interfaccia fra la<br />
zona fusa (Er Ni-Cr3) e la zona<br />
termicamente alterata dell’acciaio<br />
martensitico 9Cr-1Mo-V-Nb (Type<br />
VII rupture), a seguito dell’insorgere<br />
di sollecitazioni di taglio dovute al<br />
diverso coefficiente di dilatazione<br />
termica dei materiali e della loro<br />
diversa resistenza a caldo;<br />
Figura 1 - Welding procedure of dissimilar welded joint.<br />
• alle temperature più alte e sollecitazioni<br />
più basse, la rottura tende localizzarsi<br />
nella zona termicamente alterata<br />
a grano fine dell’acciaio<br />
martensitico 9Cr-1Mo-V-Nb (Type IV<br />
rupture).<br />
I giunti saldati, sia omogenei che fra<br />
materiali dissimili, mostrano, in regime<br />
di scorrimento viscoso, comportamenti<br />
del tutto ripetitivi dal punto di vista<br />
qualitativo. Dal punto di vista quantitativo,<br />
i parametri di esecuzione dei giunti<br />
e dei trattamenti termici dopo saldatura,<br />
nonché le differenze fra le caratteristiche<br />
a caldo dei materiali, giocano un<br />
ruolo che merita una migliore definizione.<br />
Dott. Ing. Mauro Scasso<br />
Segretario Generale <strong>IIS</strong><br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
113
Giornate Nazionali di Saldatura<br />
Genova, 25-26 Ottobre <strong>2007</strong><br />
Area Porto Antico<br />
Magazzini del Cotone<br />
GLI SPONSOR<br />
(al Febbraio <strong>2007</strong>)<br />
3M Italia - AEC Technology - Böhler Thyssen - CGM Tecnology - CIA Mathey Italiana<br />
Del Vigo Commerciale - Esab – Esarc - Fiera di Essen - Gruppo SOL - ITW Miller<br />
Lansec - Lincoln Electric Italia - NDT Italiana - Orbitalum Tools - SIAD - WEC<br />
Per informazioni:<br />
ISTITUTO ITALIANO DELLA SALDATURA - Lungobisagno Istria,15 - 16141 Genova<br />
Telefono 010 8341.331 - Fax 010 8367780 - giornate.saldatura@iis.it - www.iis.it<br />
Giornate<br />
Nazionali di<br />
Saldatura<br />
Genova 25-26 Ottobre <strong>2007</strong><br />
Area del Porto Antico<br />
Magazzini del Cotone
Comitato Direttivo<br />
Il Comitato Direttivo dell’Istituto,<br />
congiuntamente al Collegio dei Revisori<br />
dei Conti, si è riunito a Genova presso la<br />
sede dell’<strong>IIS</strong> il giorno 20 Novembre<br />
2006; la riunione è stata presieduta dal<br />
Presidente dell'Istituto Dott. Ing.<br />
Ferruccio Bressani. Il Segretario Generale,<br />
Dott. Ing. Mauro Scasso ha presentando<br />
e commentato i dati sul fatturato,<br />
sui costi e sul risultato atteso per l'anno<br />
2006 dai quali emerge un andamento in<br />
linea con l‘ultima previsione del preventivo<br />
dell'anno in corso ed ha proseguito<br />
illustrando i dati relativi ai dipendenti,<br />
agli investimenti ed alla situazione dei<br />
crediti e della liquidità dell'Istituto.<br />
Il Comitato ha quindi preso in esame e<br />
discusso la proposta di istituzione della<br />
Commissione Consultiva del Comitato<br />
Direttivo "Analisi e Verifica del contesto<br />
Scientifico e Tecnologico dell'<strong>IIS</strong>" che<br />
dovrebbe svolgere i compiti di analizzare<br />
e verificare il contesto scientifico e<br />
tecnologico all'interno del quale l'<strong>IIS</strong><br />
opera, nonché la combinazione delle<br />
varie attività da questo svolte; rappresentare<br />
il punto di riferimento per i più<br />
importanti problemi di indirizzo scientifico,<br />
tecnologico e organizzativo<br />
connessi alla vita dell'<strong>IIS</strong> e di riportare<br />
quindi i risultati del proprio esame al<br />
Comitato Direttivo. Il Comitato ha<br />
approvato all’ unanimità la proposta ed<br />
ha chiamato a farne parte i membri del<br />
Comitato Direttivo: Dott.Ing. Ferruccio<br />
Bressani, Prof. Ing. Renato Ghigliazza,<br />
Dott. Ing. Giulio Costa, Dott. Ing<br />
Angelo Guerciotti, Dott Ing. Leopoldo<br />
Iaria , Dott. Teresio Valente e Dott. Ing.<br />
Mauro Scasso, in qualità di Segretario.<br />
Il Segretario Generale Ing. Scasso ha<br />
<strong>IIS</strong> News<br />
quindi presentato lo schema "Funzioni e<br />
Compiti dell'<strong>IIS</strong>” del quale ne viene data<br />
lettura. Dopo breve discussione, i<br />
Membri del Comitato Direttivo sono<br />
stati invitati ad indirizzare eventuali<br />
proposte scritte alla Segreteria Generale<br />
per le dovute considerazioni.<br />
Il Prof. Giuseppe Lo Nostro della<br />
Facoltà di Ingegneria dell'Università di<br />
Genova è stato quindi proposto dall’ Ing.<br />
Scasso, quale Rappresentante Accademico<br />
nella Commissione di Certificazione<br />
dell'<strong>IIS</strong>, in sostituzione del Prof.<br />
Alfredo Squarzoni. Il Comitato Direttivo<br />
all'unanimità ha approvato le proposte.<br />
Il Comitato ha quindi esaminato la<br />
situazione delle associazioni all’Istituto<br />
dal 7 Luglio 2006 al 20 Novembre 2006<br />
decidendo di accogliere 1 nuova<br />
richiesta di associazione (1 Socio Individuale),<br />
e le dimissioni di 5 Soci (1 Socio<br />
Collettivo e 4 Soci individuali).<br />
Effettuato a Genova dall’<strong>IIS</strong> il primo<br />
Corso per il rilascio della certificazione<br />
a Saldatore Subacqueo<br />
Effettuato a Genova dall’ <strong>IIS</strong> il primo<br />
Corso per il rilascio della certificazione<br />
a Saldatore Subacqueo in accordo alla<br />
normativa europea.<br />
Presso la sede operativa della Soc.<br />
DRAFINSUB S.R.L., al Ponte Parodi<br />
Levante del Porto di Genova, l’Istituto<br />
Italiano della Saldatura ha tenuto, dal<br />
18 al 22 Dicembre 2006, il 1° Corso di<br />
saldatura subacquea condotto dal P.I.<br />
Marco Nanni dell’<strong>IIS</strong>.<br />
Al Corso hanno preso parte 4 allievi di<br />
cui 3 privati ed 1 della Soc. HYDRA<br />
GROUP; tutti gli allievi erano in<br />
possesso del brevetto Padi Open Water<br />
Diver mentre solo due di essi erano già<br />
saldatori esperti. I due allievi che non<br />
avevano mai saldato hanno pertanto<br />
dovuto frequentare preliminarmente un<br />
Corso di saldatura in aria presso i Laboratori<br />
dell’Istituto. Il Corso, della durata<br />
di 40 ore, si è svolto secondo le modalità<br />
previste dalla norma UNI EN 15618-<br />
1:2003 “Prove di qualificazione dei<br />
saldatori per la saldatura subacquea -<br />
Saldatori subacquei per la saldatura<br />
iperbarica in ambiente bagnato”. Sono<br />
stati eseguiti saggi in posizione in piano<br />
di lamiere di spessore 12mm preparate a<br />
V con sostegno saldati con elettrodi ESAB<br />
OK 43.39 6013 e Lastek dry. I saggi<br />
saldati saranno sottoposti alle prove di<br />
frattura come previsto dalla norma di<br />
riferimento. Nel caso di esito positivo<br />
delle prove verrà rilasciato il certificato -<br />
“patentino” - di Wet Welder Diver.<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
115
Corso di Specializzazione in Saldatura<br />
Utile alla qualificazione ad International Welding Engineer / Technologist<br />
L’ISTITUTO ITALIANO DELLA SALDATURA terrà a partire dal prossimo mese di Marzo tre diversi<br />
Corsi di Specializzazione in Saldatura, presso le proprie Sedi di Genova, Legnano (MI) e Mogliano<br />
Veneto (TV).<br />
Tenuto dal 1952 presso alcune delle più prestigiose Sedi scolastiche ed accademiche, con oltre<br />
12.000 tecnici qualificati, il Corso rappresenta tuttora il principale strumento per la formazione di<br />
base dei tecnici operanti nella fabbricazione mediante saldatura.<br />
Alla sua tradizionale valenza, il Corso ha aggiunto nel tempo un significato ulteriore, valido come<br />
prima parte dei percorsi di Qualificazione per Welding Engineer e Technologist.<br />
Valenza del Corso<br />
Il Corso di Specializzazione consente una prima ma completa preparazione nei più diffusi processi di<br />
saldatura e materiali utilizzati in ambito industriale.<br />
Per tale ragione, può risultare di particolare interesse per personale di recente assunzione in<br />
Azienda, che abbia bisogno di una prima formazione specifica, così come anche per personale più<br />
esperto, come momento di aggiornamento.<br />
Tra i settori industriali più interessati a questo Corso possono essere citati il chimico ed il petrolchimico,<br />
il navale, il ferroviario, la meccanica, l’off-shore.<br />
Calendario ed orario delle lezioni<br />
Il Corso è formato da una parte teorica (della durata di 80 ore) ed una pratica (60 ore), svolte con<br />
lezioni serali della durata di quattro ore ciascuna, dalle 16.30 alle 20.30, per tre giorni alla settimana.<br />
Le lezioni teoriche saranno svolte nell’arco di sette settimane lavorative, quelle pratiche in cinque,<br />
con inizio immediatamente dopo la parte teorica.<br />
- Corso di Specializzazione di Genova: inizio Lunedì 19 Marzo, conclusione Mercoledì 6 Giugno;<br />
- Corso di Specializzazione di Legnano: inizio Lunedì 12 Marzo, conclusione Mercoledì 30 Maggio;<br />
- Corso di Specializzazione di Mogliano Veneto: inizio Lunedì 19 Marzo, conclusione Mercoledì 6<br />
Giugno.<br />
Programma delle lezioni<br />
Gli argomenti trattati durante le lezioni teoriche previste saranno i seguenti:<br />
1. Tecnologia della saldatura (processi con fiamma ossiacetilenica, con elettrodo rivestito, a filo<br />
continuo in protezione gassosa MIG / MAG e FCAW, TIG, ad arco sommerso; taglio termico);<br />
2. Metallurgia e saldabilità (metallurgia applicata alla saldatura, fabbricazione e classificazione<br />
degli acciai, prove tecnologiche, struttura dei giunti saldati, difetti metallurgici ed operativi, saldabilità<br />
degli acciai al carbonio, microlegati);<br />
3. Progettazione e calcolo (resistenza dei materiali, elementi di progettazione di giunti saldati).<br />
Durante le 15 esercitazioni pratiche, saranno svolte in primo luogo dimostrazioni ed esercitazioni di<br />
saldatura a difficoltà crescente nei processi manuali o semiautomatici (fiamma, elettrodo rivestito,<br />
TIG, MIG/MAG), dimostrazioni applicative di controlli non distruttivi (metodi VT, PT, MT, RT ed UT),<br />
stesura ed interpretazione di specifiche di procedura di saldatura (WPS).<br />
Iscrizioni<br />
Le domande di iscrizione, dovranno pervenire unitamente ad un certificato comprovante il titolo di<br />
studio posseduto. In alternativa al modulo cartaceo è possibile procedere all’iscrizione on-line,<br />
attraverso il sito www.formazionesaldatura.it, selezionando il Corso dall’apposito motore di ricerca<br />
posto nella parte superiore della homepage.<br />
Chi fosse invece interessato a partecipare in forma non impegnativa ad alcune lezioni, riservandosi di<br />
regolarizzare la propria iscrizione solo in un secondo tempo, potrà farlo contattando direttamente la<br />
Segreteria.<br />
Modalità di pagamento<br />
La quota di partecipazione al Corso è di € 2.850,00 (+ IVA). La quota suddetta deve essere corrisposta<br />
prima dell’inizio del Corso, tramite bonifico bancario (Banca Popolare di Milano, CC 4500 ABI<br />
05584, CAB 01400 CIN I intestato all’Istituto Italiano della Saldatura).<br />
Informazioni<br />
Per ulteriori informazioni si prega rivolgersi all’Istituto Italiano della Saldatura, Via Lungobisagno<br />
Istria 15, 16141 Genova. Tel. 010 8341371, fax 010 8367780 (e-mail mariapia.ramazzina @iis.it).
Pur non essendo la 626/94 il testo base<br />
della sicurezza, perché si ricollega a<br />
molte disposizioni previgenti in tema di<br />
prevenzione degli infortuni e di igiene<br />
del lavoro, vi è da tener conto che essa<br />
pone l’accento sulla considerazione dei<br />
fattori di rischio specifico, e diviene così<br />
un elemento di riferimento anche nella<br />
interpretazione delle altre leggi caratterizzate<br />
riguardo ad essa da un rapporto<br />
di “specialità”.<br />
È questa in effetti la collocazione del<br />
D.Lgs. 27 Luglio 1999, n. 272, specifico<br />
per le operazioni e per i servizi portuali,<br />
riparazione e trasformazione delle navi<br />
in ambito portuale, costruito sul modello<br />
del D.Lgs. 626/94 (norma a contenuto<br />
generale), ma su quest’ultima norma<br />
prevalente in virtù del principio giuridico<br />
della valenza della norma a carattere<br />
speciale rispetto alla norma generale.<br />
Ne deriva che allorquando viene affrontato<br />
il percorso formativo dei soggetti<br />
destinati a ricoprire nelle aziende le<br />
funzioni RSPP e ASPP (quale stabilito<br />
dall’art. 8-bis del D.Lgs 6267/94, e in<br />
successione dal D.Lgs. 195/2003, e<br />
dall’Accordo 26 Gennaio 2006 in sede<br />
di Conferenza Stato, Regioni e Province<br />
Formazione<br />
Obblighi formativi sempre riferiti ai rischi specifici<br />
Autonome); e in detto Accordo la formazione<br />
viene scandita nei Moduli A, B, C,<br />
in particolare per quanto concerne il<br />
Modulo “B” con riferimento ai rischi<br />
specifici del macrosettore di appartenenza<br />
delle lavorazioni, la disposizione<br />
che individua tabellarmente i fattori di<br />
rischio raggruppa i rischi in nove<br />
comparti (Macro-settori di attività<br />
ATECO), apoditticamente omogenei e di<br />
grossolana indicazione, costruiti intorno<br />
ai presumibili processi produttivi - a<br />
prescindere dall’ambito dell’attività<br />
produttiva.<br />
Cosicché vi è da osservare che tale<br />
genericità non soddisfa di certo il<br />
precetto generale della “nuova sicurezza”<br />
che impone invece l’analisi del<br />
rischio a fondamento della prevenzione,<br />
e considera i singoli “pericoli” in relazione<br />
all’ambito ed all’ambiente, come<br />
reali fattori di rischio.<br />
Consegue ancora che la particolare<br />
delicatezza delle lavorazioni e delle<br />
operazioni in ambito portuale considerata<br />
proprio dalla norma specifica del<br />
D.Lgs. 272/99, sarebbe alquanto vanificata<br />
ove la formazione dei soggetti<br />
preminenti nella individuazione e<br />
gestione dei rischi (RSPP e ASPP) fosse<br />
genericamente svolta con riferimento<br />
più a comparti merceologici o amministrativi,<br />
anziché condotta sui rischi effettivi<br />
dell’ambito e dell’ambiente considerato,<br />
vale a dire sulle linee guide<br />
costruite intorno alla norma generica di<br />
sicurezza (626/94) anziché nel contesto<br />
dei rischi specifici (272/99).<br />
Formazione<br />
Si impone quindi per coerenza ermeneutica<br />
in ordine all’approccio sistematico<br />
alla valutazione e al contrasto dei rischi<br />
effettivi presenti in ambienti e ambiti<br />
lavorativi governati da linee normative<br />
ad hoc, che l’attività di formazione, tutti<br />
i Moduli ma segnatamente il Modulo B,<br />
venga programmato con specificità<br />
assoluta e non con generica flessibilità<br />
di comparto. Il che si traduce nel<br />
progetto di corsi specifici per RSPP e<br />
ASPP nell’ambito del campo di applicazione<br />
della 272/99.<br />
Avv. Prof. Tommaso Limardo<br />
Consulente per la sicurezza<br />
del lavoro<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
117
ISTITUTO ITALIANO<br />
DELLA SALDATURA<br />
Divisione PRN<br />
Maura Rodella<br />
Lungobisagno Istria, 15<br />
16141 GENOVA<br />
Tel. 010 8341385<br />
Fax 010 8367780<br />
Email: maura.rodella@iis.it<br />
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Pubblicazioni <strong>IIS</strong> - Novità 2006<br />
Pubblicazioni <strong>IIS</strong> - Novità 2006<br />
Ossitaglio<br />
Gli acciai dolci e quelli basso legati possono essere<br />
tagliati con facilità, rapidamente e ottenendo superfici di<br />
taglio di qualità, con l’impiego di cannelli da taglio all’ossigeno<br />
che utilizzano diversi combustibili: acetilene,<br />
metano, propano, gas illuminante, idrogeno. Tra i<br />
vantaggi principali di questo processo di taglio ci sono<br />
l’assenza di limitazioni pratiche allo spessore tagliabile e<br />
la possibilità di lavorare anche in assenza di alimentazione<br />
elettrica, mentre il limite fondamentale è riferito<br />
ai metalli tagliabili, essendo applicabile soltanto ad acciai<br />
basso legati al carbonio o comunque avente tenore<br />
massimo di cromo del 2%.<br />
Indice<br />
1. Principi di funzionamento<br />
2. Tagliabilità dei metalli<br />
3. Parametri di funzionamento del processo<br />
4. Apparecchiature e tecniche operative<br />
5. Effetti dell’ossitaglio sugli acciai<br />
2006, 40 pagine, Codice: 101088, Prezzo: € 30,00<br />
Soci <strong>IIS</strong> - Società e Figure Professionali <strong>IIS</strong>, Prezzo: € 24,00
Abbiamo spesso sentito discutere, in<br />
termini di esposizione dei saldatori ad<br />
agenti chimici, del fatto che i fumi di<br />
saldatura sono costituiti da una componente<br />
solida rappresentata da particelle<br />
molto piccole, le quali hanno dimensioni<br />
molto piccole, essendo originate<br />
da processi di riscaldamento di metalli<br />
a temperature molto alte, con produzione<br />
di veri e propri vapori atomici.<br />
Peraltro era altrettanto chiaro che tali<br />
vapori atomici, si aggregassero in fase<br />
di condensazione e solidificazione.<br />
In generale si è sempre detto: le dimensioni<br />
dei fumi sono inferiori ad 1 micrometro.<br />
Uno (fra i tanti, purtroppo) problemi<br />
importanti sotto il profilo tossicologico<br />
e mai risolto, è sempre stato quello di<br />
conoscere, non tanto la composizione<br />
chimica elementare della massa dei<br />
fumi, che abbiamo da tempo imparato<br />
ad analizzare, quanto la natura dei<br />
reali composti che sono presenti in<br />
questi fumi. Ma per fare ciò dobbiamo<br />
scendere nell’intima composizione dei<br />
fumi, disaggregare (come probabilmente<br />
succede nei polmoni del saldatore)<br />
gli agglomerati microscopici di<br />
Salute, Sicurezza e<br />
Ambiente<br />
Le particelle dei fumi ci appaiono sempre più piccole<br />
particelle e studiarne la composizione e<br />
la struttura.<br />
Basta pensare infatti che quel vapore<br />
atomico di cui abbiamo parlato prima<br />
si trova in uno stato energetico particolarmente<br />
elevato ed ha enormi capacità<br />
reattive. La presenza di molecole<br />
dell’aria o dell’umidità, ad esempio, in<br />
prossimità degli atomi appena generati<br />
può produrre reazioni di vario tipo e<br />
può quindi condurre alla formazione di<br />
composti, alcuni dei quali non saranno<br />
necessariamente stabili, ma molti resteranno<br />
inalterati anche dopo raffreddamento,<br />
in quello che sarà il “fumo<br />
inalabile”. Ossidi, azoturi, idruri,<br />
composti intermetallici sono solo<br />
alcuni esempi. Ognuno di questi<br />
composti può avere una azione pericolosa<br />
di tipo e grado diverso a carico<br />
dell’organismo del soggetto esposto.<br />
Gli studi e le analisi sulle nanoparticelle<br />
possono dare un contributo fondamentale<br />
alla individuazione di questi<br />
composti ed all’approfondimento delle<br />
conoscenze sui rischi in questo campo.<br />
Tuttavia i mezzi attualmente disponibili<br />
sono parzialmente adeguati a completare<br />
questa conoscenza e comunque<br />
sono estremamente costosi e richiedono<br />
impegni e professionalità corrispondenti.<br />
Si devono mettere in gioco tutte le<br />
tecniche analitiche utili nel campo della<br />
micro-metallurgia: dalla microscopia<br />
elettronica SEM con EDS ed HR-TEM<br />
analitico con EDS, ma soprattutto il più<br />
recente microscopio elettronico ad emis-<br />
sione di campo FEG-FESEM (Field<br />
Emission Scanning Electron Microscopy),<br />
il cui costo rilevante di acquisto<br />
e di impianto ne limita l’impiego a centri<br />
altamente specializzati.<br />
Tutto ciò ci porta a concludere che<br />
dobbiamo continuare a rincorrere la<br />
conoscenza sulle particelle dei fumi di<br />
saldatura, in primo luogo verificando<br />
la loro reale caratterizzazione morfologica<br />
e la capacità di penetrazione<br />
nell’apparato respiratorio, ma<br />
studiando parallelamente la struttura<br />
chimica delle particelle e nanoparticelle<br />
che li costituiscono, al fine di<br />
comprendere meglio quali meccanismi<br />
tossicologici possono entrare in gioco.<br />
Se le particelle dei fumi ci mostrano la<br />
loro reale natura anche nelle più<br />
piccole dimensioni, capiremo meglio<br />
come interagire con loro per ridurne la<br />
pericolosità. Ci vorrà ancora qualche<br />
tempo, ma questa è una delle principali<br />
sfide per i prossimi anni in tema di<br />
tutela della salute dei saldatori.<br />
Prof. Teresio Valente<br />
DIMEL - Sez. Medicina del Lavoro<br />
Università di Genova<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
119
Dalle<br />
Aziende<br />
L’involucro del catalizzatore con<br />
la sicurezza di qualità CMT<br />
automatizzata<br />
Il processo di saldatura “a freddo” dà<br />
prova di sé nella saldatura dei depuratori<br />
dei gas di scarico<br />
Purem sviluppa e realizza presso il sito<br />
di Unna impianti di depurazione dei gas<br />
di scarico altamente efficaci per i motori<br />
diesel dei veicoli commerciali pesanti.<br />
I sistemi di depurazione come l’SCR<br />
(Selective Catalytic Reduction) soddisfano<br />
norme che saranno con ampia<br />
probabilità sempre più restrittive.<br />
I tecnici di saldatura specializzati realizzano<br />
involucri per catalizzatori impermeabili<br />
al gas, stabili sia meccanicamente<br />
sia chimicamente, utilizzando<br />
lamiere di acciaio legato 1.4301 resistente<br />
alla corrosione con spessori fino<br />
a 60 mm. A tal fine, puntano su tecnologie<br />
all’avanguardia e sull’automatizzazione.<br />
L’innovativo processo CMT<br />
(Cold Metal Transfer) di Fronius garantisce<br />
un apporto di calore ridotto e senza<br />
spruzzi, nonché una saldatura più<br />
rapida rispetto ai tradizionali processi<br />
ad arco voltaico. Si aggiungano inoltre i<br />
significativi vantaggi ottenibili in associazione<br />
con i robot. Gli esperti Purem,<br />
dopo un anno e mezzo di utilizzo in<br />
produzione, riferiscono di esperienze<br />
molto positive in termini di flessibilità,<br />
produttività e sicurezza di qualità.<br />
È straordinaria la qualità che contraddistingue<br />
gli involucri dei catalizzatori<br />
che Purem realizza per bus, veicoli di<br />
servizio dei vigili del fuoco e altri veicoli<br />
speciali a motore diesel, in particolare<br />
del gruppo DaimlerChrysler. Circa<br />
trenta metri è la lunghezza totale del<br />
giunto di saldatura di un involucro per<br />
catalizzatori, per esempio di un pullmann<br />
Mercedes.<br />
Circa 15.000 sono i catalizzatori SCR<br />
certificati ISO-16949 prodotti da Purem<br />
al ritmo di 50 - 60 pezzi al giorno.<br />
I volumi ridotti dei lotti nelle attuali<br />
condizioni di concorrenza commerciali<br />
dei mercati richiedono in primo luogo la<br />
massima flessibilità e apertura a livello<br />
di sistemi di saldatura e, in<br />
secondo luogo, un elevato<br />
grado di automatizzazione.<br />
Dall’estate del 2005, i tecnici<br />
di saldatura di Unna assolvono<br />
questo compito con<br />
successo utilizzando quattro<br />
celle di saldatura a robot,<br />
dotate complessivamente di 8<br />
sistemi di saldatura CMT<br />
Fronius. Ogni cella è destinata<br />
a una particolare fase di<br />
lavorazione. In questo modo,<br />
i responsabili ottengono la<br />
flessibilità necessaria. L’assenza di<br />
spruzzi e l’impermeabilità al gas sono le<br />
caratteristiche che si ottengono nel reattore<br />
chimico del modulo catalizzatore. Il<br />
Direttore dell’azienda, Dr. Wolfgang<br />
Bässler, afferma che, in Purem, le caratteristiche<br />
di qualità del risultato di<br />
saldatura sono oggetto di un sistema di<br />
controllo e di documentazione innovativo,<br />
costante e preciso. Il CMT soddisfa<br />
le elevate esigenze dell’azienda, così<br />
dimostra l’esperienza dei tecnici esperti<br />
di saldatura di Unna dopo 18 mesi di<br />
utilizzo.<br />
Per sfruttare i vantaggi specifici del<br />
processo CMT “a freddo”, come la<br />
precisione dimensionale e la qualità<br />
della superficie senza interventi di rifinitura,<br />
Purem utilizza il controllo digitale<br />
integrato tipico del CMT. Connesso in<br />
rete con un computer, questo controllo<br />
crea il collegamento ideale fra i robot e i<br />
controlli di qualità.<br />
Il processo di saldatura CMT, rispetto al<br />
processo convenzionale, si contraddistingue<br />
per tre caratteristiche principali:<br />
un movimento a inversione del filo,<br />
che viene integrato nel controllo digitale<br />
di processo, un apporto di calore notevolmente<br />
ridotto nel pezzo da lavorare,<br />
nonché il passaggio del materiale assolutamente<br />
privo di spruzzi.<br />
FRONIUS<br />
Via Monte Pasubio, 137 - 36010 Zanè (VI)<br />
Tel. 0445 8904444 - Fax 0445 804400<br />
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Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
121
Dalle Aziende<br />
L’acciaio in una nuova forma:<br />
A.T.L.A. utilizza i gas tecnici Siad<br />
per la trasformazione delle lamiere<br />
A.T.L.A. opera nel settore della trasformazione<br />
delle lamiere di acciaio dal<br />
1985, inizialmente svolgeva le lavorazioni<br />
utilizzando materie prime fornite<br />
dai clienti successivamente ha iniziato a<br />
fornire un servizio completo acquistando<br />
l’acciaio direttamente dalle<br />
acciaierie produttrici.<br />
La struttura produttiva è concentrata in<br />
un ampio e moderno stabilimento di<br />
10.000 m 2 , realizzato all’interno di<br />
un’area di 30.000 m 2 situata a Leini, alle<br />
porte di Torino: pur essendo una realtà<br />
di medie dimensioni A.T.L.A. si propone<br />
sul mercato come centro di servizio<br />
dotato di eccellenti standard di lavorazione,<br />
sia in termini di qualità che quantità,<br />
caratteristiche uniche nel contesto<br />
della piccola-media impresa italiana.<br />
L’ampia disponibilità di spazio ha<br />
portato A.T.L.A. ad occuparsi di clientela<br />
operante nell’industria medio -<br />
pesante, intrecciando collaborazioni<br />
con il settore dei trasporti (in particolare<br />
in ambito ferroviario, nella produzione<br />
di autotreni e di impianti funiviari),<br />
delle macchine movimento terra,<br />
degli attrezzi portuali e delle macchine<br />
utensili in genere.<br />
Nella complessità che contraddistingue<br />
il settore, A.T.L.A. emerge e si evidenzia<br />
grazie all’impegno del personale che,<br />
attraverso quotidiane sfide, è riuscito ad<br />
implementare la crescita della società di<br />
anno in anno.<br />
La collaborazione con Siad<br />
L’inizio della collaborazione con Siad<br />
ha origini abbastanza recenti, in seguito<br />
122 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
all’acquisto di una nuova macchina per<br />
il taglio laser che permette di eseguire la<br />
lavorazione di lamiere in acciaio ed<br />
inox, anche di ampie dimensioni (fino a<br />
2000 mm di larghezza e 6000 mm di<br />
lunghezza e fino a 25 mm di spessore).<br />
Con l’utilizzo di questa nuova tecnologia<br />
di lavorazione A.T.L.A. amplia il<br />
suo raggio d’azione proponendo un<br />
taglio di alta precisione anche per particolari<br />
altrimenti ottenibili solo con lavorazioni<br />
meccaniche: la clientela ottiene<br />
pertanto un vantaggio in più ricevendo<br />
un pezzo già finito senza doverlo sottoporre<br />
ad ulteriori lavorazioni.<br />
L’impianto strategico e di grande investimento<br />
per la società, ha comportato<br />
la decisione di A.T.L.A. di affidarsi, per<br />
la fornitura di gas, ad un’azienda leader<br />
di mercato, cioè a Siad.<br />
I tecnici Siad hanno fornito la loro<br />
consulenza nella fase di rinnovamento e<br />
d’installazione dei<br />
nuovi impianti<br />
centralizzati per l’ossigeno<br />
e per l’azoto,<br />
utilizzati per il taglio<br />
laser.<br />
Visti i buoni risultati<br />
ottenuti, A.T.L.A. ha<br />
scelto Siad anche per<br />
la fornitura di gas e<br />
miscele della linea<br />
Stargas, che vengono<br />
impiegate rispettivamente<br />
per le lavorazioni<br />
di saldatura<br />
MIG/MAG e di taglio<br />
plasma,<br />
Oltre alla qualità dei gas forniti, ricopre<br />
una fondamentale importanza il sistema<br />
di “Total gas management” ideato da<br />
Siad, che tra gli altri servizi comprende<br />
il controllo a distanza dei consumi: il<br />
fornitore monitora le scorte e verifica il<br />
livello dei contenitori di ossigeno e<br />
azoto, attraverso i computer dislocati<br />
presso le diverse postazioni di lavoro.<br />
Non appena viene segnalato il bisogno<br />
di approvvigionamento, Siad interviene<br />
con tempestività ed efficienza, evitando<br />
al cliente l’onere di ordinare le forniture.<br />
Il servizio di “Total gas management”<br />
garantisce l’efficienza dell’impianto,<br />
impedendo che si verifichino blocchi<br />
alla produzione e si riscontrino ingenti<br />
perdite economiche.<br />
A.T.L.A. Srl<br />
Strada Fornacino 107<br />
10040 Leinì (TO)<br />
Tel. 011 9919211 - Fax 011 9919299<br />
www.atla.eu<br />
SIAD S.p.A.<br />
Via S. Bernardino, 82 - 24126 Bergamo<br />
Tel. 035 328357 - Fax 035 328318<br />
e-mail: siad@siad.com<br />
www.siad.com<br />
Mec-Spe <strong>2007</strong> “fiera” di fare<br />
formazione<br />
Secondo gli ultimi dati disponibili<br />
elaborati da Unioncamere (Unioncamere<br />
MLPS 2005) la distribuzione delle<br />
opportunità formative in Italia, che<br />
prevede circa 2 milioni di dipendenti<br />
(19,3% sul totale) coinvolti all’interno<br />
di corsi promossi dalle Imprese, è estremamente<br />
segmentata portando benefici<br />
per lo più ai lavoratori delle imprese di<br />
maggiori dimensioni, ubicate nelle<br />
regioni del nord ed appartenenti al<br />
settore dei servizi.<br />
Nel complesso queste evidenze mostrano<br />
come il nostro paese presenti un deficit<br />
di competenze che si ripercuote sulle<br />
capacità del sistema produttivo di essere<br />
competitivo.<br />
Per rispondere a questi evidenti deficit<br />
Senaf, la società organizzatrice di<br />
Mec-Spe, fiera internazionale della<br />
meccanica specializzata, prosegue<br />
nel produrre ed organizzare appuntamenti<br />
di formazione continua come uno<br />
degli elementi centrali anche per l’edizione<br />
<strong>2007</strong>.<br />
Giunta alla sua sesta edizione, dal 22 al<br />
24 Marzo prossimi, Mec-Spe proporrà<br />
ai visitatori convegni, miniconferenze ed<br />
unità dimostrative con l’obiettivo di<br />
rappresentare uno spunto innovativo per<br />
gli operatori dell’intera industria manifatturiera,<br />
qualsiasi sia il loro settore di<br />
provenienza.<br />
L’obiettivo è quello di coinvolgere non<br />
solo i visitatori ma anche gli espositori,<br />
che saranno impegnati in prima linea a<br />
tenere delle miniconferenze, trasferendo<br />
così la loro conoscenza ed esperienza<br />
sul campo in un confronto con visitatori<br />
qualificati. Le miniconferenze si svolgeranno<br />
direttamente tra gli stand espositivi,<br />
a stretto contatto con i prodotti,<br />
caratterizzandosi per la facile fruibilità<br />
e la breve durata. In particolare si
terranno nell’ambito di Eurostampi<br />
lungo il Viale dei materiali innovativi e<br />
nell’ambito di Mec-Spe nella Piazza<br />
della ricerca, dell’innovazione e del<br />
trasferimento tecnologico e nel<br />
Villaggio Ascomut.<br />
Inoltre, visto che per Senaf fare formazione<br />
significa abbinare il lato teorico a<br />
quello pratico, per la prossima edizione<br />
di Mec-Spe sono previste due unità<br />
dimostrative: alla storica “Dal Progetto<br />
all’Oggetto”, che vedrà la realizzazione<br />
nell’ambito di Eurostampi di due lenti<br />
ottiche con relativa custodia, si aggiungerà<br />
“Dall’acciaio al Manufatto”<br />
nell’ambito di Trattamenti & Finiture, in<br />
cui verrà realizzato un fermasoldi. Le<br />
unità dimostrative daranno quindi l’opportunità<br />
al visitatore di assistere all’intero<br />
processo produttivo, a partire dalla<br />
fase di ideazione/progettazione sino alla<br />
realizzazione del prodotto finito.<br />
Forti del principio che la pratica è<br />
importante quanto e più della grammatica,<br />
sono previste anche delle visite<br />
guidate all’unità dimostrativa “Dal<br />
Progetto all’Oggetto” e alle varie isole<br />
di lavorazione della Piazza delle lavorazioni<br />
meccaniche innovative nell’ambito<br />
di Mec-Spe. La proposta formativadivulgativa<br />
si articolerà inoltre in<br />
convegni tenuti da autorevoli riviste del<br />
settore e da Associazioni di categoria<br />
quali ADM (Associazione Disegno<br />
Macchine), Assinter (Associazione<br />
Sviluppo della Metallurgia delle<br />
Polveri), Cna Produzione, Aias (Associazione<br />
Italiana fra gli addetti alla<br />
sicurezza), Ucisap (Unione Costruttori<br />
Italiani Stampi e Attrezzature di Precisioni),<br />
AM (Associazione di Meccanica),<br />
Assogalvanica.<br />
“Se un tempo era possibile tenere separati<br />
il momento dell’apprendimento e<br />
della formazione da quello del lavoro,<br />
afferma Giorgio Verga - Direttore Senaf,<br />
oggi questo non è più possibile.<br />
Il tempo del lavoro deve diventare<br />
sempre di più anche un tempo di apprendimento<br />
di conoscenze e competenze per<br />
mantenersi aggiornati, contribuendo<br />
allo sviluppo individuale e a quello<br />
dell’azienda in cui si lavora.<br />
La formazione e la qualifica del personale<br />
sono e saranno sempre di più le<br />
armi vincenti in un mercato di competizione<br />
globale”. Tutte le informazioni<br />
sulla fiera e sul programma dei<br />
Convegni abbinati a Mec-Spe<br />
<strong>2007</strong> su www.senaf.it, tel. 02 3320391.<br />
PlastixExpo fa il suo ingresso nel<br />
team di Mec-Spe <strong>2007</strong><br />
PlastixExpo, fiera specializzata nella<br />
lavorazione delle materie plastiche<br />
entrerà a far parte del team della sesta<br />
edizione di Mec-Spe, andando a sostituire<br />
PlastikaItaly.<br />
Nuova denominazione e nuovo logo<br />
dunque per una fiera che soddisferà le<br />
specifiche esigenze di visibilità delle<br />
numerose aziende legate al settore delle<br />
materie plastiche che prenderanno parte<br />
alla fiera internazionale della meccanica<br />
specializzata, a Parma dal 22 al 24<br />
Marzo.<br />
La sinergia di sette fiere continua a<br />
rappresentare il punto di forza dell’appuntamento<br />
organizzato da Senaf, luogo<br />
di incontro, confronto e formazione per<br />
le aziende dell’intero comparto manifatturiero<br />
alla ricerca di nuovi input tecnologici<br />
che migliorino l’efficienza dei<br />
processi produttivi.<br />
Le fiere di Mec-Spe<br />
Mec-Spe: fiera internazionale della<br />
meccanica specializzata;<br />
Eurostampi: fiera internazionale dedicata<br />
al mondo degli stampi;<br />
Subfornitura: salone delle lavorazioni<br />
industriali per conto terzi;<br />
Control Italy: fiera specializzata per<br />
l’assicurazione della qualità;<br />
Trattamenti & Finiture: fiera specializzata<br />
per macchine, impianti e prodotti per<br />
il trattamento e la finitura delle superfici;<br />
PlastixExpo: fiera specializzata per la<br />
lavorazione delle materie plastiche;<br />
Motek Italy: fiera specializzata per la<br />
tecnologia di montaggio, assemblaggio<br />
e manipolazione.<br />
Tutte le informazioni sulla fiera su<br />
www.senaf.it , tel. 02 3320391<br />
PR Help Comunicazione d’Impresa<br />
Via Burlacchi, 11 - 20135 Milano<br />
Tel. 02 54123452 - Fax 02 54090230<br />
e-mail: info@prhelp.it<br />
www.prhelp.it<br />
Filo animato ESAB OK E 71-T1 per<br />
saldatura multiposizionale: nuova<br />
tecnologia NSW<br />
Il nuovo filo animato OK E 71-T1 è stato<br />
sviluppato dalla ESAB per soddisfare le<br />
esigenze di saldatura MIG/MAG in tutte<br />
le posizioni con la stessa corrente.<br />
Dalle Aziende<br />
È un filo animato flux-cored rutilico non<br />
ramato, lucido, bobinato spira-spira,<br />
dalle caratteristiche operative eccezionali,<br />
che salda con assenza di spruzzi e<br />
distacco automatico della scoria.<br />
Trova applicazione in carpenteria generica<br />
e nella saldatura di strutture meccaniche<br />
mediamente sollecitate, costruite<br />
con acciai dolci ed a media resistenza<br />
con carico di rottura di 510 N/mm 2 .<br />
È inoltre raccomandato per l’esecuzione<br />
della prima passata in verticale ascendente<br />
con l’utilizzo di supporti ceramici.<br />
Il filo animato OK E 71-T1 fa parte di una<br />
nuova famiglia di fili fabbricati con la<br />
nuova tecnologia NSW (New Standard<br />
Wire) con trattamento superficiale estremamente<br />
accurato, protezione anti-ossidazione<br />
e lubrificazione di tipo innovativo.<br />
I fili prodotti con la nuova tecnologia<br />
NSW offrono notevoli vantaggi operativi,<br />
che si possono riassumere in:<br />
• Superficie lucida, con eccellente<br />
scorrevolezza nei beccucci delle torce<br />
di saldatura e nelle guaine, che ne<br />
riduce l’usura ed elimina i problemi<br />
di intasamento.<br />
• Migliore stabilità d’arco, con<br />
drastica riduzione degli spruzzi,<br />
migliore estetica del cordone di<br />
saldatura e possibilità di utilizzo di<br />
correnti inferiori, particolarmente<br />
utile nella saldatura di spessori sottili<br />
o cordoni d’angolo ridotti.<br />
I fili animati ESAB fabbricati con la<br />
nuova tecnologia NSW sono il nuovo<br />
punto di riferimento per la qualità dei<br />
materiali di consumo per saldatura.<br />
ESAB Saldatura S.p.A.<br />
Via Mattei 24, 20010 Mesero (MI)<br />
Tel. 02 97968.1 - Fax 02 97289300<br />
e-mail: esab.saldatura@esab.se<br />
www.esab.it<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
123
Dalle Aziende<br />
Air Liquide Welding e OTC-DAIHEN<br />
annunciano il lancio di TOPWAVE<br />
una soluzione innovativa per migliorare<br />
qualità e produttività nella<br />
saldatura robotizzata<br />
Frutto della collaborazione con OTC-<br />
DAIHEN, Air Liquide Welding lancia<br />
TOPWAVE sul mercato europeo. Queste<br />
due società partner hanno condiviso il<br />
loro know-how nel settore della saldatura<br />
per sviluppare questa soluzione<br />
particolarmente innovativa.<br />
In effetti, la semplicità di programmazione<br />
e il risparmio di tempo per l’operatore<br />
sono tra i principali vantaggi di<br />
TOPWAVE garantiti da un’interfaccia di<br />
comunicazione intelligente tra il robot e<br />
la sorgente di saldatura.<br />
La qualità di saldatura e la produttività<br />
sono garantiti dalla nuova generazione<br />
di saldatrici a tecnologia inverter a<br />
regolazione numerica DIGI@WAVE e<br />
CITOWAVE, i generatori multifunzione<br />
sviluppati per rispondere alle nuove<br />
esigenze industriali per la saldatura di<br />
spessori sottili o più spessi e lanciati con<br />
grande successo commerciale durante la<br />
fiera Schweissen und Schneiden di<br />
Essen nel mese di Settembre 2005.<br />
L’affidabilità degli impianti è il principio<br />
chiave di Air Liquide Welding e<br />
OTC-DAIHEN.<br />
Una connessione “can bus” sostituisce<br />
il cablaggio classico per garantire una<br />
comunicazione ottimale tra il robot, il<br />
generatore e le altre periferiche.<br />
Nel 2006, Air Liquide Welding ha anche<br />
introdotto sul mercato con successo<br />
TOPTIG, una nuova soluzione di saldatura<br />
TIG robotizzata. Air Liquide<br />
Welding e OTC-DAIHEN puntano su<br />
TOPWAVE per proseguire la loro<br />
crescita sul mercato della saldatura<br />
robotizzata in Europa proponendo soluzioni<br />
innovative che migliorano la<br />
produttività, la qualità e la funzionalità.<br />
124 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
AIR LIQUIDE Welding Italy<br />
Via Torricelli, 15/A - 37135 Verona<br />
Tel. 045 8291557 - Fax 045 8291634<br />
e-mail: francesca.fiocco@airliquide.com<br />
www.airliquidewelding.com<br />
DuPont Personal Protection -<br />
Disponibile gratuitamente il nuovo<br />
catalogo prodotti<br />
DuPont Personal Protection è specializzata<br />
nel coniugare l’innovazione scientifica<br />
con il proprio know-how manifatturiero<br />
allo scopo di mettere a<br />
disposizione di svariati settori industriali<br />
un ventaglio completo di eccellenti<br />
indumenti protettivi.<br />
Uno dei fattori essenziali per garantire<br />
la sicurezza dei lavoratori è fornire loro<br />
l’indumento protettivo adatto. Una<br />
protezione adeguata infatti non serve<br />
solamente a prevenire gli infortuni, ma<br />
permette anche di evitare le malattie<br />
professionali a lungo termine.<br />
Per questo motivo DuPont lavora in<br />
stretta collaborazione con il mondo<br />
industriale in modo da avere la certezza<br />
che la gamma di prodotti soddisfi le<br />
specifiche esigenze degli utenti finali.<br />
Ma l’impegno in tema di sicurezza non<br />
si esaurisce qui: DuPont Personal<br />
Protection propone anche un servizio di<br />
assistenza completo sulle specifiche<br />
tecniche degli indumenti e corsi di<br />
formazione sulla corretta gestione degli<br />
indumenti protettivi per garantire che<br />
vengano indossati nelle migliori condizioni<br />
di sicurezza.<br />
In questo senso va la decisione di<br />
editare un nuovo Catalogo, completo ed<br />
esauriente, in grado di affrontare nel<br />
dettaglio i diversi aspetti della protezione<br />
personale. Sfogliando le 48 pagine<br />
si possono così trovare informazioni sui<br />
fattori da prendere in considerazione<br />
nella selezione dell’indumento protettivo<br />
adeguato; indicazioni sulla definizione<br />
della marcatura CE; definizione dei<br />
modelli di indumenti protettivi; informazioni<br />
sull’utilizzo di indumenti protettivi<br />
in zone potenzialmente esplosive;<br />
consigli pratici per individuare i capi<br />
più idonei per ciascuna esigenza;<br />
presentazione dei livelli di protezione<br />
forniti dall’intera gamma di indumenti<br />
protettivi DuPont Personal Protection;<br />
dettagliate descrizioni di ogni singolo<br />
modello dell’intera gamma di produzione:<br />
Tychem ® : la gamma Tychem ® offre<br />
leggerezza e protezione contro un ampio<br />
ventaglio di sostanze, dagli agenti<br />
chimici poco tossici ai gas altamente<br />
tossici, nonché contro i rischi biologici.<br />
Tyvek ® : la gamma Tyvek ® offre protezione<br />
da numerosi agenti chimici liquidi<br />
o solidi, ma anche dalla polvere e dalle<br />
fibre.<br />
Proshield ® : la gamma di prodotti Proshield<br />
® offre una soluzione di protezione<br />
idonea alle esposizioni di Tipo 5 e 6,<br />
meno esigenti in termini di barriera<br />
protettiva.<br />
Il catalogo contiene anche brevi informazioni<br />
riguardo:<br />
Nomex ® : il prodotto per eccellenza per<br />
lavori che presentano un rischio di esposizione<br />
alle fiamme, alle esplosioni o<br />
agli archi elettrici.<br />
Kevlar ® Armor, Kevlar ® Comfort,<br />
Kevlar ® Clean: le ultime innovazioni<br />
della gamma che offre una combinazione<br />
ideale di elevata resistenza al<br />
taglio, elasticità, leggerezza e comfort.<br />
Il Catalogo, del tutto gratuito, può<br />
essere richiesto registrandosi sul sito<br />
Internet www.dpp-europe.com o contattando<br />
direttamente il Servizio Clienti al<br />
numero verde 00800.3666.6666.<br />
DuPont Personal Protection<br />
L-2984 Luxembourg<br />
Tel. +352 36665664 - Fax +352<br />
36665071<br />
e-mail: personal.protection@lux.dupont.com<br />
www.dpp-europe.com<br />
TechFLUID, prima fiera<br />
dell’industria petrolifera,<br />
petrolchimica e dell’energia<br />
Si svolgerà dal 10 al 12 Maggio <strong>2007</strong><br />
presso il polo fieristico PiacenzaExpo, a<br />
Piacenza, la prima edizione della fiera<br />
internazionale delle soluzioni tecnologiche<br />
della subfornitura meccanica, dei<br />
metalli e materiali innovativi destinati<br />
all’industria petrolifera, petrolchimica e<br />
dell’energia, in collaborazione tra<br />
PiacenzaExpo, leader nella organizzazione<br />
di manifestazioni industriali di<br />
nicchia, ed Edimet, network multimediale<br />
del mondo dei metalli, è nata Tech-<br />
FLUID.<br />
TechFLUID, iniziativa fieristica unica in<br />
Italia, è una manifestazione ad alta<br />
specializzazione, che dedicherà particolare<br />
attenzione ai materiali innovativi e
alla subfornitura di lavorazioni qualificate,<br />
per un settore industriale - quello<br />
del petrolifero e petrolchimico - caratterizzato<br />
da forte ricerca e innovazione<br />
tecnologica.<br />
Queste le categorie di espositori a cui la<br />
mostra è destinata: produttori di componenti<br />
in alluminio, acciai speciali, acciai<br />
inossidabili, titanio, ottone, rame;<br />
produttori di tubi; produttori di getti di<br />
fonderia di metalli ferrosi e non ferrosi;<br />
produttori di elastomeri, polimeri, materiali<br />
compositi; aziende di prototipazione<br />
e progettazione; aziende che effettuano<br />
lavorazioni conto terzi.<br />
Destinatari dell’evento, in qualità di<br />
visitatori, direttori generali, direttori<br />
acquisti, direttori ricerca e sviluppo,<br />
dirigenti tecnici, responsabili qualità,<br />
progettisti strutturali, consulenti aziendali,<br />
liberi professionisti, titolari di<br />
aziende appartenenti a quattro<br />
macroaree:<br />
• perforazione e trivellazione sotterranea<br />
(applicata a qualsiasi tipo di<br />
fluido e di gas);<br />
• impiantistica per l’industria petrolifera<br />
(impianti di estrazione, piatta-<br />
forme off-shore,<br />
gasdotti, impianti<br />
di trasformazione e<br />
raffinazione);<br />
• impiantistica per<br />
l’industria petrolchimica<br />
(impianti<br />
come sopra con<br />
tutti i derivati da<br />
quella petrolifera);<br />
• produttori di<br />
veicoli operativi<br />
speciali, macchine<br />
complete, impianti completi gruppi<br />
e sottogruppi meccanici (pompe<br />
oleodimaniche, valvole assiemate,<br />
rubinetteria tecnica, componenti<br />
elettromeccanici, parti e ricambi<br />
finiti per tutte le suddette applicazioni).<br />
TechFLUID sarà un momento di<br />
confronto importante per il comparto, in<br />
cui alla parte espositiva si affiancherà<br />
una serie di sessioni tecniche specializzate.<br />
Fortemente strategica la scelta di<br />
Piacenza quale sede dell’evento, al<br />
centro dell’area italiana maggiormente<br />
industrializzata e con un bacino<br />
Fattori che influenzano l’alto costo del petrolio<br />
Espansione economica globale<br />
Scarsa capacità di produzione<br />
Fattore insicurezza (Paura)<br />
Instabilità politica nei Paesi produttori di greggio<br />
Ritardo dei progetti dovuto all’aumento del costo delle<br />
materie prime<br />
Vincoli ingegneristici<br />
Tempo atmosferico<br />
Riserve di idrocarburi al 31 Dicembre 2006<br />
Indice di vita riserve petrolio : ca. 17 anni*<br />
Indice di vita riserve gas: ca. 14 anni*<br />
Riserve<br />
Gas<br />
(GSmc)<br />
Petrolio<br />
(Mbbl)<br />
Prodotte *<br />
715 * 1050 *<br />
Rimanenti recuperabili * 154 *<br />
683 *<br />
Riserve potenziali** 120-200** 400-1000**<br />
* Rapporto MAP-UNMIG, Maggio 2006 (riserve certe+possibili+probabili)<br />
** Rapporto Enterprise ENIin “Oil Gas Investors& Energy Markets” Special<br />
Issue, July 2001<br />
Tratto da:<br />
Relazione Oil and Gas Industry <strong>2007</strong> forecast by Gulf Publishing Company<br />
Dalle Aziende<br />
SCHEDA TECHFLUID <strong>2007</strong><br />
Sede: PiacenzaExpo<br />
Data: da Giovedì 10 a Sabato 12 Maggio <strong>2007</strong><br />
Orario: 9.30-18.00<br />
Organizzatori: Edimet e PiacenzaExpo<br />
Ingresso: gratuito, previa registrazione all’ingresso<br />
o con biglietto offerto dalle ditte<br />
espositrici - possibile la preregistrazione<br />
on line su www.techfluid.it<br />
d’utenza dal forte tessuto imprenditoriale.<br />
Importante infine ricordare le sinergie<br />
di TechFLUID con GeoFluid, manifestazione<br />
biennale giunta alla 16° edizione,<br />
la principale a livello europeo nel<br />
settore delle tecnologie ed attrezzature<br />
per la ricerca, estrazione e trasporto dei<br />
fluidi sotterranei.<br />
EDIMET S.p.A.<br />
Via Corfù, 102 - 25124 Brescia<br />
Tel. 030 2421043 - Fax 030 223802<br />
e-mail: info@edimet.com<br />
www.edimet.com<br />
International Institute of Welding<br />
Future IIW Annual Assemblies<br />
Dubrovnik (Croatia) <strong>2007</strong><br />
Graz (Austria) 2008<br />
Singapore 2009<br />
Kiev (Ukraina) 2010<br />
Mumbai (India) 2011<br />
Future IIW International Congresses<br />
Sidney (Australia) <strong>2007</strong><br />
Mexico <strong>2007</strong><br />
Brazil 2008<br />
India 2008<br />
China 2008<br />
Iran 2009<br />
Israel 2010<br />
Per maggiori informazioni:<br />
www.iiw-iis.org<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
125
Letteratura Tecnica<br />
ASM Handbook, Volume 13B -<br />
Corrosion: Materials<br />
Cramer S.D. e Covino B.S. Jr., Materials<br />
Park, (OH-USA) 2005, 210x297 mm,<br />
703 pagine, ISBN: 978-0-87170-707-9,<br />
$ 229,00 (€ 176.53).<br />
Questo manuale, consacrato allo studio<br />
dei fenomeni di corrosione dei materiali,<br />
è il secondo di un’opera in tre nuova<br />
edizione, completamente rielaborata ed<br />
aggiornata, del “Corrosion - Volume 13”<br />
della nona edizione del “ASM-Metals<br />
Handook”. Il primo volume 13A:<br />
“Corrosion: Fundamentals, Testing, and<br />
Protection” pubblicato nel 2003,<br />
presenta i fenomeni di corrosione, le<br />
relative prove e le tecniche di protezione,<br />
mentre il terzo ed ultimo edito<br />
recentemente, 13C: “Corrosion: Environments<br />
and Industries” descrive la<br />
corrosione nei diversi settori industriali.<br />
Scopo principale dell’opera è quella di<br />
presentare lo stato attuale delle conoscenze<br />
e le prospettive future nell’analisi<br />
dei fenomeni di corrosione e nello studio<br />
delle tecniche di protezione e prevenzione.<br />
Nel manuale i materiali principalmente<br />
presi in esame sono i metallici, anche se<br />
la trattazione di quelli non metallici<br />
occupa una parte prominente, riflettendo<br />
il loro ormai largo ed efficace impiego<br />
per risolvere alcuni gravi problemi di<br />
corrosione ed il loro frequente utilizzo<br />
con i metallici in complessi sistemi di<br />
ingegneria. La corrosione in ambiente<br />
umido rimane l’argomento prominente<br />
della collana, ma la corrosione ad alta<br />
temperatura in ambiente gassoso è pure<br />
ampiamente considerata.<br />
Il volume 13B, organizzato in tre<br />
sezioni, include una vasta gamma di<br />
materiali, analizza il loro impiego nei<br />
diversi settori industriali ed il loro<br />
comportamento in relazione alle probabili<br />
condizioni di servizio.<br />
La prima parte illustra il comportamento<br />
alla corrosione dei metalli ferrosi,<br />
comprendendo: gli acciai al carbonio,<br />
quelli basso-legati, gli acciai resistenti<br />
agli agenti atmosferici, gli acciai rivestiti<br />
con materiali metalli ed organici, la<br />
ghisa, i getti in ghisa ed in acciai bassolegati,<br />
gli acciai inossidabili ed i getti in<br />
acciai inossidabili. La corrosione dei<br />
materiali non metallici e speciali è l’argomento<br />
della seconda parte, in cui sono<br />
trattati: l’allumino e le sue leghe, il rame<br />
e le sue leghe, il cobalto e le sue leghe, i<br />
metalli e le leghe a basso punto di<br />
fusione, il magnesio e le sue leghe, i<br />
metalli e le leghe refrattari, i metalli e le<br />
leghe preziosi, lo zinco e le sue leghe.<br />
Inoltre un unico capitolo è dedicato alla<br />
corrosione di prodotti speciali quali: le<br />
giunzioni brasate, i rivestimenti spruzzati,<br />
i metalli placcati, i metalli amorfi,<br />
quelli intermetallici, i carburi ed i materiali<br />
compositi a matrice metallica.<br />
Infine la terza ed ultima parte, è indirizzata<br />
alla descrizione del comportamento<br />
Notiziario<br />
di materiali non metallici in diverse<br />
condizioni ambientali aggressive,<br />
include i materiali refrattari, quelli ceramici,<br />
i rivestimenti protettivi, gli elastomeri,<br />
le resine termoindurenti ed i materiali<br />
compositi.<br />
ASM International, 9639 Kinsman Road.<br />
Materials Park, OH 44073-0002 (USA).<br />
Telefax +1 440 3384634.<br />
http://www.asm-intl.org/<br />
Processes and mechanisms of<br />
welding residual stress and<br />
distortion<br />
Feng Z., Cambridge (Inghilterra) 2005,<br />
234 x 156mm mm, 350 pagine, ISBN: 13:<br />
978 1 85573 771 6, £ 140.00- $ 265.00<br />
(€ 205.00).<br />
Questo testo, dedicato allo studio ed<br />
all’analisi dell’origine dei processi e dei<br />
meccanismi di formazione delle tensioni<br />
residue e delle deformazioni in saldatura,<br />
mette in evidenza la loro influenza<br />
e la loro pericolosità sull’affidabilità e<br />
sul comportamento in servizio dei<br />
componenti e delle strutture saldate.<br />
Il volume, diviso principalmente in due<br />
parti, fornisce una rassegna aggiornata e<br />
completa sugli sviluppi più recenti nel<br />
campo; in particolare descrive nella<br />
prima parte relativa ai principi: i processi<br />
ed i meccanismi di formazione, gli effetti<br />
dei cicli termici di saldatura, le interazionitermiche/metallurgiche/mecca-<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
127
Notiziario<br />
niche dovute ai processi di saldatura, la<br />
misura della distribuzione della temperatura,<br />
la costruzione di modelli riguardanti<br />
gli effetti dei processi di saldatura.<br />
La seconda parte rivolta alle applicazioni<br />
illustra: la determinazione e la<br />
misura delle deformazioni, l’applicazione<br />
pratica di modelli per la verifica<br />
delle tensioni residue e delle deformazioni,<br />
le tecniche ed i metodi per ridurre<br />
gli effetti, il controllo degli imbozzamenti<br />
e delle deformazioni nel caso di<br />
lamiere e di serbatoi saldati.<br />
CRC Press, LLC 6000 Broken Sound<br />
Parkway, NW, (Suite 300) Boca Raton,<br />
FL 33487, (USA). Woodhead Publishing<br />
Limited, Abington Hall, Abington,<br />
Cambridge, CB1 6AH, (Inghilterra).<br />
Telefax +44 1223 893694<br />
http://www.woodheadpublishing.com/en<br />
Codici e Norme<br />
Norme nazionali<br />
Italia<br />
UNI EN 1011-8 - Raccomandazioni per<br />
la saldatura di materiali metallici - Parte<br />
8: Saldatura della ghisa (2006).<br />
UNI EN 1991-1-7 - Azioni sulle strutture<br />
- Parte 1-7: Azioni in generale -<br />
Azioni eccezionali (2006).<br />
UNI EN 1993-1-4 - Progettazione delle<br />
strutture di acciaio - Parte 1-4: Regole<br />
generali - Regole supplementari per<br />
acciai inossidabili (<strong>2007</strong>).<br />
UNI EN 1993-1-5 - Progettazione delle<br />
strutture di acciaio - Parte 1-5: Elementi<br />
strutturali a lastra (<strong>2007</strong>).<br />
UNI EN 1993-3-1 - Progettazione delle<br />
strutture di acciaio - Parte 3-1: Torri, pali<br />
e ciminiere - Torri e pali (<strong>2007</strong>).<br />
UNI EN 1993-3-2 - Progettazione delle<br />
strutture di acciaio - Parte 3-2: Torri, pali<br />
e ciminiere - Ciminiere (<strong>2007</strong>).<br />
UNI EN 1998-4 - Progettazione delle<br />
strutture per la resistenza sismica - Parte<br />
4: Silos, serbatoi e condotte (2006).<br />
UNI EN ISO 3452-2 - Prove non<br />
distruttive - Esame con liquidi penetranti<br />
- Parte 2: Prove dei materiali utilizzati<br />
nell'esame con liquidi penetranti (2006).<br />
128 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
UNI EN ISO 9227 - Prove di corrosione<br />
in atmosfere artificiali - Prove di nebbia<br />
salina (2006).<br />
UNI EN 10089 - Acciai laminati a caldo<br />
per molle bonificate - Condizioni<br />
tecniche di fornitura (2006).<br />
UNI EN 10140 - Nastri stretti di acciaio<br />
laminati a freddo - Tolleranze sulle<br />
dimensioni e sulla forma (2006).<br />
UNI EN 10143 - Lamiere sottili e nastri<br />
di acciaio con rivestimento applicato per<br />
immersione a caldo in continuo - Tolleranze<br />
sulla dimensione e sulla forma<br />
(2006).<br />
UNI EN 10162 - Profilati di acciaio<br />
laminati a freddo - Condizioni tecniche<br />
di fornitura - Tolleranze dimensionali e<br />
sulla sezione trasversale (2006).<br />
UNI EN 10325 - Acciaio - Determinazione<br />
dell’aumento della resistenza allo<br />
snervamento per effetto del trattamento<br />
termico (2006).<br />
UNI EN 10341 - Nastri e lamiere<br />
magnetici di acciaio non legato e legato<br />
laminati a freddo e forniti allo stato<br />
semifinito (2006).<br />
UNI EN 12560-6 - Flange e loro giunzioni<br />
- Guarnizioni per flange designate<br />
mediante Classe - Parte 6: Guarnizioni<br />
metalliche striate rivestite da utilizzare<br />
con flange di acciaio (<strong>2007</strong>).<br />
UNI EN 13445-8 - Recipienti a pressione<br />
non esposti a fiamma - Parte 8:<br />
Requisiti aggiuntivi per i recipenti a<br />
pressione di alluminio e leghe di alluminio<br />
(<strong>2007</strong>).<br />
UNI EN 13835 - Fonderia - Ghise austenitiche<br />
(2006)<br />
UNI EN 14620-1 - Progettazione e<br />
fabbricazione di serbatoi di acciaio verticali,<br />
cilindrici, a fondo piatto, costruiti in<br />
sito, per lo stoccaggio di gas liquefatti<br />
refrigerati operanti a temperature tra 0<br />
°C e -165 °C - Parte 1: Generalità (2006).<br />
UNI EN 14620-2 - Progettazione e<br />
fabbricazione di serbatoi di acciaio<br />
verticali, cilindrici, a fondo piatto,<br />
costruiti in sito, per lo stoccaggio di gas<br />
liquefatti refrigerati operanti a temperature<br />
tra 0 °C e -165 °C - Parte 2: Componenti<br />
metallici (2006).<br />
USA<br />
AASHTO LRFDUS - Bridge design<br />
specifications (<strong>2007</strong>).<br />
ASTM A 513 - Standard specification<br />
for electric-resistance-welded carbon and<br />
alloy steel mechanical tubing (2006).<br />
AWS C5.7 - Recommended practices<br />
for electrogas welding (2006).<br />
AWS D10.11M/D10.11 - Guide for root<br />
pass welding of pipe without backing<br />
(<strong>2007</strong>).<br />
AWS D16.2M/D16.2 - Guide for<br />
components of robotic and automatic arc<br />
welding installations (<strong>2007</strong>).<br />
Norme europee<br />
EN<br />
EN ISO 7500-2 - Metallic materials -<br />
Verification of static uniaxial testing<br />
machines - Part 2: Tension creep testing<br />
machines - Verification of the applied<br />
force (2006).<br />
EN 10130 - Cold rolled low carbon steel<br />
flat products for cold forming - Technical<br />
delivery conditions (2006).<br />
CEN/TR 15481 - Welding of reinforcing<br />
steel - Tack weldability - Test methods<br />
and performance requirements (2006).<br />
CEN/TS 15379 - Building management -<br />
Terminology and scope of services (2006).<br />
Norme internazionali<br />
ISO<br />
ISO 7500-2 - Metallic materials - Verification<br />
of static uniaxial testing machines<br />
- Part 2: Tension creep testing machines -<br />
Verification of the applied force (2006).<br />
ISO 22391-2 - Plastics piping systems<br />
for hot and cold water installations -<br />
Polyethylene of raised temperature<br />
resistance (PE-RT) - Part 2: Pipes (<strong>2007</strong>).<br />
ISO 22391-3 - Plastics piping systems for<br />
hot and cold water installations - Polyethylene<br />
of raised temperature resistance<br />
(PE-RT) - Part 3: Fittings (<strong>2007</strong>).<br />
ISO 22391-5 - Plastics piping systems<br />
for hot and cold water installations -<br />
Polyethylene of raised temperature<br />
resistance (PE-RT) - Part 5: Fitness for<br />
purpose of the system (<strong>2007</strong>).
Corsi <strong>IIS</strong><br />
Luogo Data Titolo Ore Organizzatore<br />
Genova Marzo-Giugno<br />
<strong>2007</strong><br />
Legnano (MI) Marzo-Giugno<br />
<strong>2007</strong><br />
Mogliano Veneto<br />
(TV)<br />
Marzo-Giugno<br />
<strong>2007</strong><br />
Genova Marzo-Giugno<br />
<strong>2007</strong><br />
Legnano (MI) Marzo-Giugno<br />
<strong>2007</strong><br />
Mogliano Veneto<br />
(TV)<br />
Marzo-Giugno<br />
<strong>2007</strong><br />
Corso per International Welding Engineer - Parti I e II -<br />
Corso di Specializzazione 140<br />
Corso per International Welding Engineer - Parti I e II -<br />
Corso di Specializzazione<br />
Corso per International Welding Engineer - Parti I e II -<br />
Corso di Specializzazione<br />
Corso per International Welding Technologist - Parti I e II -<br />
Corso di Specializzazione<br />
Corso per International Welding Technologist - Parti I e II -<br />
Corso di Specializzazione<br />
Corso per International Welding Technologist - Parti I e II -<br />
Corso di Specializzazione<br />
Genova 19-23/3/<strong>2007</strong> Corso per International Welding Engineer - Parte II 60<br />
Genova 19-23/3/<strong>2007</strong> Corso per International Welding Technologist - Parte II 60<br />
Messina 2-5/4/<strong>2007</strong> Corso propedeutico alla certificazione dei saldatori di tubi e<br />
raccordi di PE secondo UNI 9737 per il convogliamento di gas,<br />
acqua ed altri fluidi. Processi ad elemento termico e ad<br />
elettrofusione<br />
Genova<br />
2-6/4/<strong>2007</strong><br />
7-11/5/<strong>2007</strong><br />
4-8/6/<strong>2007</strong><br />
Corso modulare per la qualificazione ad International Welding<br />
Inspector - Comprehensive - Tecnologia della saldatura<br />
Genova 11-12/4/<strong>2007</strong> Corso avanzato - Meccanica della frattura 16<br />
Genova 16-19/4/<strong>2007</strong><br />
Genova<br />
16-20/4/<strong>2007</strong><br />
18-20/6/<strong>2007</strong><br />
Genova 16-20/4/<strong>2007</strong><br />
Genova<br />
Mogliano Veneto<br />
(TV)<br />
Mogliano Veneto<br />
(TV)<br />
16-20/4/<strong>2007</strong><br />
21-25/5/<strong>2007</strong><br />
7-9/5/<strong>2007</strong><br />
7-10/5/<strong>2007</strong><br />
Legnano (MI) 8-10/5/<strong>2007</strong><br />
Corso propedeutico alla certificazione dei saldatori di tubi e<br />
raccordi di PE secondo UNI 9737 per il convogliamento di gas,<br />
acqua ed altri fluidi. Processi ad elemento termico e ad<br />
elettrofusione<br />
Corso per International Welding Engineer - Parte III -<br />
Tecnologia della saldatura<br />
Corso per International Welding Technologist - Parte III -<br />
Tecnologia della saldatura<br />
Corso modulare per la qualificazione ad International Welding<br />
Inspector - Basic - Tecnologia della saldatura<br />
Corso sull’applicazione dei sistemi di gestione per la qualità in<br />
saldatura ISO 9001<br />
Corso propedeutico alla certificazione dei saldatori di tubi e<br />
raccordi di PE secondo UNI 9737 per il convogliamento di gas,<br />
acqua ed altri fluidi. Processi ad elemento termico e ad<br />
elettrofusione<br />
Progettazione, fabbricazione e collaudo di apparecchi e sistemi<br />
di tubazioni di PRFV<br />
140<br />
140<br />
140<br />
140<br />
140<br />
28<br />
121<br />
28<br />
58<br />
43<br />
66<br />
24<br />
28<br />
24<br />
Notiziario<br />
Istituto Italiano della Saldatura - Divisione FOR<br />
Lungobisagno Istria, 15 - 16141 Genova<br />
Tel. 010 8341371 - Fax 010 8367780 - for@iis.it<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
129
Notiziario<br />
Corsi <strong>IIS</strong> (segue)<br />
Luogo Data Titolo Ore Organizzatore<br />
Mogliano Veneto<br />
(TV)<br />
Mogliano Veneto<br />
(TV)<br />
130 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
10-11/5/<strong>2007</strong> Corso sull’applicazione dei sistemi di gestione del processo<br />
speciale saldatura EN 729/ISO 3834 16<br />
14-15/5/<strong>2007</strong> Corso sull’applicazione dei sistemi di gestione ambientale ISO<br />
14001<br />
Genova 14-17/5/<strong>2007</strong> Corso propedeutico alla certificazione dei saldatori di tubi e<br />
raccordi di PE secondo UNI 9737 per il convogliamento di gas,<br />
acqua ed altri fluidi. Processi ad elemento termico e ad<br />
elettrofusione<br />
Genova 14-18/5/<strong>2007</strong> Corso per International Welding Specialist - Parte I<br />
Genova 14-18/5/<strong>2007</strong> Corso per International Welding Practitioner - Parte I<br />
Genova 16-17/5/<strong>2007</strong> Corso avanzato - Failure analysis<br />
Genova 21-23/5/<strong>2007</strong> Corso di qualificazione e certificazione nella microsaldatura in<br />
elettronica approvato dall’ESA per Ispettore per tecnologia a<br />
“foro passante” in accordo alla Specifica ECSS-Q-70-08<br />
Legnano (MI) 21-24/5/<strong>2007</strong> Corso propedeutico alla certificazione dei saldatori di tubi e<br />
raccordi di PE secondo UNI 9737 per il convogliamento di gas,<br />
acqua ed altri fluidi. Processi ad elemento termico e ad<br />
elettrofusione<br />
Genova 21-25/5/<strong>2007</strong><br />
20-22/6/<strong>2007</strong><br />
Corso per International Welding Engineer - Parte III -<br />
Metallurgia e saldabilità<br />
Genova 21-25/5/<strong>2007</strong> Corso per International Welding Technologist - Parte III -<br />
Metallurgia e saldabilità<br />
Genova 21-25/5/<strong>2007</strong> Corso di qualificazione e certificazione nella microsaldatura in<br />
elettronica approvato dall’ESA per Operatore per tecnologia a<br />
“foro passante” in accordo alla Specifica ECSS-Q-70-08<br />
Genova 22-23/5/<strong>2007</strong> Corso di ricertificazione approvato dall’ESA per<br />
Operatore/Ispettore per tecnologia a “foro passante” in accordo<br />
alla Specifica ECSS-Q-70-08<br />
Genova 28/5-1/6/<strong>2007</strong> Corso di qualificazione e certificazione nella microsaldatura in<br />
elettronica approvato dall’ESA per Operatore per tecnologia<br />
SMT in accordo alla Specifica ECSS-Q-70-38<br />
Genova 28/5-1/6/<strong>2007</strong> Corso di qualificazione e certificazione nella microsaldatura in<br />
elettronica approvato dall’ESA per Ispettore per tecnologia<br />
SMT in accordo alla Specifica ECSS-Q-70-38<br />
Genova 29-30/5/<strong>2007</strong> Corso di ricertificazione approvato dall’ESA per<br />
Operatore/Ispettore per tecnologia SMT in accordo alla<br />
Specifica ECSS-Q-70-08<br />
16<br />
28<br />
36<br />
26<br />
16<br />
24<br />
28<br />
72<br />
43<br />
40<br />
16<br />
36 (*)<br />
36 (*)<br />
16<br />
Istituto Italiano della Saldatura - Divisione FOR<br />
Lungobisagno Istria, 15 - 16141 Genova<br />
Tel. 010 8341371 - Fax 010 8367780 - for@iis.it<br />
(*) Si tratta del totale delle ore per coloro che non abbiano già frequentato il corso da Operatore e/o Ispettore per tecnologia a<br />
foro passante. Per coloro in possesso di tale certificato il corso può essere ridotto fino alla durata di 24 ore.
Particelle magnetiche (MT)<br />
Genova 3-6/4/<strong>2007</strong> per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712<br />
Mogliano<br />
Veneto (TV)<br />
Esame visivo (VT)<br />
Legnano (MI) 14-18/5/<strong>2007</strong> per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712<br />
Mogliano<br />
Veneto (TV)<br />
17-20/4/<strong>2007</strong> per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712<br />
Liquidi penetranti (PT)<br />
27-30/3/<strong>2007</strong> per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712<br />
Legnano (MI) 17-20/4/<strong>2007</strong> per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712<br />
Priolo (SR) 8-11/5/<strong>2007</strong> per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712<br />
Genova<br />
Mogliano<br />
Veneto (TV)<br />
Legnano (MI)<br />
7-11 e<br />
14-18/5/<strong>2007</strong><br />
2-6 e<br />
16-20/4/<strong>2007</strong><br />
21-25 e<br />
28/5-1/6/<strong>2007</strong><br />
Corsi di qualificazione al livello 2 UNI EN 473/ISO 9712<br />
Esame radiografico (RT) (La prima settimana di ogni<br />
corso è limitata alla qualifica per la sola interpretazione film)<br />
per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712<br />
Esame ultrasonoro (UT) (La prima settimana di ogni<br />
corso è limitata alla qualifica per la sola misurazione spessori)<br />
per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712<br />
per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712<br />
Corsi di altre Società<br />
Luogo Data Titolo Organizzatore<br />
Napoli 20/3/<strong>2007</strong><br />
8/5/<strong>2007</strong><br />
Corso base sul D. Lgs.626/94 per addetti,<br />
responsabili della sicurezza e rappresentanti dei<br />
lavoratori per la sicurezza<br />
Milano 21-23/3/<strong>2007</strong> Corso di formazione per valutatori interni del<br />
sistema di Gestione per la Qualità (in accordo<br />
con la norma ISO 19011)<br />
AICQ-M (Napoli)<br />
Tel. 081 2396503; fax 081 6174615<br />
formazione@aicq-meridionale.it<br />
AICQ Centro Nord (Milano)<br />
Tel. 02 67382158; fax 02 67382177<br />
segreteria@aicqcn.it<br />
Roma 22-28/3/<strong>2007</strong> Valutatori Sistema di Gestione per la Qualità AICQ-CI (Roma)<br />
Tel. 06 4464132; fax 06 4464145<br />
infocorsi@aicqci.it<br />
Torino 26/3/<strong>2007</strong> Nuovo corso di formazione auditor Sistemi di<br />
Gestione Ambientale<br />
Milano 27/3/<strong>2007</strong> ISO 9001:2000 - La gestione per la qualità nel<br />
settore delle costruzioni<br />
Mestre (VE) 27-28/3/<strong>2007</strong> Il Sistema di Gestione Ambientale secondo le<br />
norme ISO 14000<br />
Mestre (VE) 29/3/<strong>2007</strong> L’approccio basato sui processi secondo l’ISO<br />
9000:2000<br />
AICQ Piemonte (Torino)<br />
Tel. 011 5627271; fax 011 537964<br />
info@aicqpiemonte.it<br />
Centro Formazione UNI (Milano)<br />
Tel. 02 70024379; fax 02 70024474<br />
formazione@uni.com<br />
AICQ Triveneta (Mestre – VE)<br />
Tel. 041 951795; fax 041 940648<br />
aicqtv@aicqtv.it<br />
AICQ Triveneta (Mestre – VE)<br />
Tel. 041 951795; fax 041 940648<br />
aicqtv@aicqtv.it<br />
Notiziario<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
131
Notiziario<br />
Corsi di altre Società (segue)<br />
Luogo Data Titolo Organizzatore<br />
Napoli 29-30/3/<strong>2007</strong> Misure meccaniche e termiche: strumentazione,<br />
tecniche e metodologie<br />
Milano 2-5/4/<strong>2007</strong><br />
7-10/5/<strong>2007</strong><br />
Potenza<br />
Napoli<br />
3-5/4/<strong>2007</strong><br />
15-17/5/<strong>2007</strong><br />
132 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
Corso di specializzazione per RSPP.<br />
Le competenze relazionali, gestionali e psicosociali<br />
(Modulo C)<br />
I Sistemi di Gestione Ambientale: le norme UNI<br />
EN ISO 14000<br />
Napoli 4-6/4/<strong>2007</strong> Corso Base per la conduzione delle Verifiche<br />
Ispettive Interne Ambientali secondo le norme<br />
ISO 19011 e ISO 14001<br />
AICQ-M (Napoli)<br />
Tel. 081 2396503; fax 081 6174615<br />
formazione@aicq-meridionale.it<br />
AICQ Centro Nord (Milano)<br />
Tel. 02 67382158; fax 02 67382177<br />
segreteria@aicqcn.it<br />
AICQ-M (Napoli)<br />
Tel. 081 2396503; fax 081 6174615<br />
formazione@aicq-meridionale.it<br />
AICQ-M (Napoli)<br />
Tel. 081 2396503; fax 081 6174615<br />
formazione@aicq-meridionale.it<br />
Milano 5/4/<strong>2007</strong> Esercitazioni per la stima dell’incertezza di misura AICQ Centro Nord (Milano)<br />
Tel. 02 67382158; fax 02 67382177<br />
segreteria@aicqcn.it<br />
Monopoli (BA) 10-12/4/<strong>2007</strong> Il Responsabile Qualità: gli elementi normativi e le<br />
competenze tecniche per un’efficace applicazione<br />
delle ISO 9000: 2000 alla propria realtà aziendale<br />
Milano<br />
Roma<br />
Milano<br />
Roma<br />
Milano<br />
Roma<br />
16-17/4/<strong>2007</strong><br />
10-11/5/<strong>2007</strong><br />
18/4/<strong>2007</strong><br />
7/5/<strong>2007</strong><br />
19/4/<strong>2007</strong><br />
8/5/<strong>2007</strong><br />
Redazione del manuale qualità e delle procedure<br />
secondo la norma ISO 9001:2000<br />
La comunicazione nei sistemi di gestione<br />
ambientale<br />
Roma 2-4/5/<strong>2007</strong> Le ISO 9000:2000. Introduzione ai Sistemi di<br />
Gestione per la Qualità<br />
CERMET - Ufficio Commerciale Puglia (Monopoli - BA)<br />
Tel. 080 9371458; fax 080 9379707<br />
infopuglia@cermet.it<br />
Centro Formazione UNI (Milano)<br />
Tel. 02 70024379; fax 02 70024474<br />
formazione@uni.com<br />
Centro Formazione UNI (Milano)<br />
Tel. 02 70024464; fax 02 70024474<br />
formazione2@uni.com<br />
UNI (Roma)<br />
Tel. 06 69923074; fax 06 6991604<br />
uni.roma@uni.com<br />
Risk management ambientale Centro Formazione UNI (Milano)<br />
Tel. 02 700244464; fax 02 70024474<br />
formazione2@uni.com<br />
UNI (Roma)<br />
Tel. 06 69923074; fax 06 6991604<br />
uni.roma@uni.com<br />
Torino 8/5/<strong>2007</strong> Qualificazione auditor interni Sistemi Gestione<br />
Ambiente e Sicurezza - ISO 14001. Specifica<br />
tecnica OHSAS 18001. Linee guida ISO 129011.<br />
Audit ambiente e sicurezza<br />
Milano 9/5/<strong>2007</strong> Marcatura CE per i prodotti da costruzione -<br />
Direttiva 89/106/CEE<br />
AICQ-CI (Roma)<br />
Tel. 06 4464132; fax 06 4464145<br />
infocorsi@aicqci.it<br />
AICQ Piemonte (Torino)<br />
Tel. 011 5627271; fax 011 537964<br />
info@aicqpiemonte.it<br />
Centro Formazione UNI (Milano)<br />
Tel. 02 70024379; fax 02 70024474<br />
formazione@uni.com<br />
Mestre (VE) 22/5/<strong>2007</strong> Le verifiche ispettive secondo la norma ISO19011 AICQ Triveneta (Mestre - VE)<br />
Tel. 041 951795; fax 041 940648<br />
aicqtv@aicqtv.it<br />
Napoli 23-24/5/<strong>2007</strong> Trattamenti superficiali dei metalli, prove di<br />
laboratorio e di accettazione<br />
Roma 28-30/5/<strong>2007</strong> Il processo di audit del Sistema di Gestione per la<br />
Qualità nei laboratori<br />
AICQ-M (Napoli)<br />
Tel. 081 2396503; fax 081 6174615<br />
formazione@aicq-meridionale.it<br />
AICQ-CI (Roma)<br />
Tel. 06 4464132; fax 06 4464145<br />
infocorsi@aicqci.it<br />
Milano 28-30/5/<strong>2007</strong> Auditor ambientale interno Centro Formazione UNI (Milano)<br />
Tel. 02 70024464; fax 02 70024474<br />
formazione2@uni.com
Mostre e Convegni<br />
Luogo Data Titolo Organizzatore<br />
Firenze 15/3/<strong>2007</strong> Il controllo del processo di fabbricazione mediante<br />
saldatura e la conformità alle Direttive europee.<br />
Lo schema EWF per la certificazione dei Costruttori<br />
per: Railway vehicles and components<br />
Montichiari (BS) 16-19/3/<strong>2007</strong> MU&AP - Rassegna della Produzione per l'Industria<br />
Meccanica<br />
Barcellona<br />
(Spagna)<br />
Oxford<br />
(Inghilterra)<br />
Istituto Italiano della Saldatura (Genova)<br />
Tel. 010 8341331; fax 010 8367780<br />
maria.didio@iis.it<br />
Notiziario<br />
STAFF SERVICE - Segreteria Organizzativa (Brescia)<br />
Tel. 030 226425; fax 030 226426<br />
muap@muap.it<br />
20-24/3/<strong>2007</strong> MAQUITEC <strong>2007</strong> - La Feria Industrial FIRA BARCELONA (Barcellona - E)<br />
Tel. + 34 93 233200; fax + 34 93 23321 98<br />
info@firabcn.es<br />
22-23/3/<strong>2007</strong> 6th International Conference <strong>2007</strong> “Quality, reliability<br />
and maintenance”<br />
Parma 22-24/3/2006 Fiera Mec-Spe - 5º Salone della meccanica specializzata<br />
Parma 22-24/3/<strong>2007</strong> 6^ Edizione Control Italy - Fiera specializzata per<br />
l’assicurazione della qualità<br />
Parma 22-24/3/<strong>2007</strong> Subfornitura - Salone delle lavorazioni industriali<br />
per conto terzi<br />
Parma 22-24/3/<strong>2007</strong> Eurostampi - Fiera internazionale del mondo degli<br />
stampi<br />
Parma 22-24/3/<strong>2007</strong> PlastikExpo - Fiera specializzata per la lavorazione<br />
delle materie plastiche<br />
Parma 22-24/3/<strong>2007</strong> Motek Italy - Fiera specializzata per la tecnologia<br />
di montaggio, assemblaggio e manipolazione<br />
Parma 23/3/<strong>2007</strong> Risk Management nella fabbricazione mediante<br />
saldatura<br />
Mogliano Veneto (TV)<br />
Cagliari<br />
Taranto<br />
Siracusa<br />
Cambridge<br />
(Inghilterra)<br />
Orlando<br />
(Florida - USA)<br />
Monaco<br />
(Germania)<br />
23/3/<strong>2007</strong><br />
19/4/<strong>2007</strong><br />
24/5/<strong>2007</strong><br />
21/6/<strong>2007</strong><br />
Guida alla stesura e alla qualificazione delle WPS<br />
per riporti di saldatura e per saldature tubo-piastra<br />
tubiera, secondo Pr EN ISO 15614-7 e EN ISO<br />
15614-8<br />
26-28/3/<strong>2007</strong> Fatigue <strong>2007</strong> - The 6th Engineering Integrity<br />
Society International Conference “Durability and<br />
fatigue”<br />
R A Thomas c/o QRM Ltd, (Swansea - UK)<br />
Tel./fax +44 1792 885089<br />
rad@qrmconference.co.uk<br />
SENAF (Milano)<br />
Tel. 02 3320391; fax 02 39005289<br />
mecspe@senaf.it<br />
SENAF (Milano)<br />
Tel. 02 3320391; fax 02 39005289<br />
controlitaly@senaf.it<br />
SENAF (Milano)<br />
Tel. 02 3320391; fax 02 39005289<br />
subformitura@senaf.it<br />
SENAF (Milano)<br />
Tel. 02 3320391; fax 02 39005289<br />
eurostampi@senaf.it<br />
SENAF (Milano)<br />
Tel. 02 3320391; fax 02 39005289<br />
plastikexpo@senaf.it<br />
SENAF (Milano)<br />
Tel. 02 3320391; fax 02 39005289<br />
motekitaly@senaf.it<br />
Istituto Italiano della Saldatura (Genova)<br />
Tel. 010 8341331; fax 010 8367780<br />
maria.didio@iis.it<br />
Istituto Italiano della Saldatura (Genova)<br />
Tel. 010 8341331; fax 010 8367780<br />
maria.didio@iis.it<br />
Engineering Integrity Society (Sheffield -UK)<br />
Tel. +44 114 2621155; fax +44 114 2621120<br />
fatigue@e-i-s.org.uk<br />
26-30/3/<strong>2007</strong> 16th ASNT - Annual Research Symposium Conference Department ASNT (Columbus, OH - USA)<br />
Tel. + 1 614 2746003; fax +1 614 2746899<br />
asnt@asnt.org<br />
27-29/3/<strong>2007</strong> Aerospace Testing Expo <strong>2007</strong> Europe UKIP Media & Events (Dorking, Surrey - UK)<br />
Tel. +44 1306 743744; fax +44 1306 742525<br />
aerospacetesting@ukintpress.com<br />
Ravenna 28-30/3/<strong>2007</strong> OMC <strong>2007</strong> - 8th Offshore Mediterranean Conference<br />
& Exhibition<br />
OMC (Ravenna)<br />
Tel. 0544 219418; fax 0544 39347<br />
conference@omc.it<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
135
Notiziario<br />
Mostre e Convegni (segue)<br />
Porto<br />
(Portogallo)<br />
Luogo Data Titolo Organizzatore<br />
136 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
1-4/4/<strong>2007</strong> Materials <strong>2007</strong> - Global materials for the XXI<br />
Century: Challenges to academia and industry<br />
Stuttgart (Germania) 2-4/4/<strong>2007</strong> ETNDT 4 - 4th International Conference “Emerging<br />
technologies in non-destructive testing and<br />
technology transfer and business partnership<br />
event”<br />
Verona 3/4/<strong>2007</strong> Il controllo del processo di fabbricazione mediante<br />
saldatura e la conformità alle Direttive europee.<br />
Lo schema EWF per la certificazione dei Costruttori<br />
per: Steel structures<br />
Mosca<br />
(Russia)<br />
10-12/4/<strong>2007</strong> ExpoCoating <strong>2007</strong> - 4th International Exhibition<br />
and Conference “Coatings and surface treatment”<br />
Roma 10-14/4/<strong>2007</strong> ICRA'07 - International Conference “Robotics and<br />
automation”<br />
Detroit<br />
(Michigan, USA)<br />
Dubai (Emirati Arabi<br />
Riuniti)<br />
Londra<br />
(Inghilterra)<br />
Berlino<br />
(Germania)<br />
16-19/4/<strong>2007</strong> SAE <strong>2007</strong> - World Congress - Engineering for<br />
Global Sustainable Mobility-It's Up to Us<br />
22-24/4/<strong>2007</strong> ALUMEX <strong>2007</strong> - IV Conferenza Internazionale<br />
“Tecnologie per l’alluminio”<br />
24-26/4/<strong>2007</strong> 3rd International Conference “Integrity of high<br />
temperature welds”<br />
25-27/4/<strong>2007</strong> 5th International and European Conference “Heat<br />
treatment <strong>2007</strong> - Quenching and control of distortion”<br />
Helsingor (Danimarca) 29/4-2/5/<strong>2007</strong> JOM-14 - 14th International Conference “The<br />
joining of materials & the 5th International Conference<br />
“Education in welding”<br />
Sinsheim (Germania) 8-11/5/<strong>2007</strong> CONTROL <strong>2007</strong> - 21st International Trade Fair<br />
for Quality Assurance<br />
Faculdade de Engenharia da Universidade do Porto (Porto - PT)<br />
Tel.+351 225 081716; fax +351 225 081584<br />
materiais<strong>2007</strong>@fe.up.pt<br />
ETECH-NDT (Brussels - B)<br />
Tel. +32 2 6292922 Fax +32 2 62929 28<br />
secretariat@etech-ndt.eu.org<br />
Istituto Italiano della Saldatura (Genova)<br />
Tel. 010 8341331; fax 010 8367780<br />
maria.didio@iis.it<br />
PRIMEXPO (St. Petersburg - RU)<br />
Tel. +7 812 3806017 fax +7 812 3806001<br />
coating@primexpo.ru<br />
FASI (Roma)<br />
Tel. 06 97605610; fax 06 97605650<br />
icra07@fasiweb.com<br />
SAE Automotive Headquarters (Troy, MI - USA)<br />
Tel. +1 248 2732474; fax +1 248 2732494<br />
pkreh@sae.org<br />
EDIMET (Brescia)<br />
Tel. 30 2421043; fax 030 223802<br />
alumexdubai@edimet.com<br />
IOM Communications (London - UK)<br />
Tel. +44 20 74517302; fax +44 20 78391702<br />
melanie.boyce@iom3.org<br />
AWT-Geschäftsstelle (Bremen·- D)<br />
Tel. +49 421 5229339; fax +49 421 5229041<br />
awt.ev@t-online.de<br />
JOM - INSTITUTE (Gilleleje.- DK)<br />
Tel. +45 48355458<br />
jom_aws@post10.tele.dk<br />
P.E. Schall GmbH (Frickenhausen - D)<br />
Tel. +49 7025 92060; fax: +49 7025 9206625-l<br />
erdem@schall-messen.de<br />
Venezia 9-11/5/<strong>2007</strong> MEC - XI International Utilities Forum CENACOLO (Piacenza)<br />
Tel. 0523 590372; fax 0523 570193<br />
f.chinosi@cenacolosrl.it<br />
Verona 10-12/5/<strong>2007</strong> SALDAT <strong>2007</strong> - Mostra Convegno della saldatura<br />
e taglio<br />
Piacenza 10-12/5/<strong>2007</strong> TechFLUID - Mostra Convegno delle soluzioni<br />
tecnologiche, della subfornitura, dei metalli e<br />
materiali innovativi per l’industria petrolifera,<br />
petrolchimica e dell’energia<br />
ANASTA (Milano)<br />
Tel. 02 7002534; fax 02 7002530<br />
saldat@saldat.it<br />
EDIMET (Brescia)<br />
Tel. 030 2421043; fax 030 223802<br />
info@edimet.com<br />
Bahrain 13-16/5/<strong>2007</strong> 12th World Aluminium conference CRU Events (London - UK)<br />
Tel. +44 20 79032402; fax +44 20 79032432<br />
marilyn.portner@crugroup.com<br />
Beijing (Cina) 14-16/5/<strong>2007</strong> ITSC <strong>2007</strong> - International Thermal Spray Conference<br />
and Exposition<br />
ASM Customer Service (Materials Park, Ohio - USA)<br />
Tel. +1 440 33851516; fax +1 440 3384634<br />
customerservice@asminternational.org
Mostre e Convegni (segue)<br />
Luogo Data Titolo Organizzatore<br />
Montreal<br />
(Quebec - Canada)<br />
Mosca<br />
(Russia)<br />
15-17/5/<strong>2007</strong> SOUDAGE QUÉBEC - Foire commerciale<br />
d’équipement, de machinerie, de produits et<br />
services de soudage<br />
15-18/5/<strong>2007</strong> NDT Russia <strong>2007</strong> - The 6th International Exhibition<br />
and Conference for non-destructive testing<br />
and technical diagnostics<br />
Milano 16/5/<strong>2007</strong> Il controllo del processo di fabbricazione mediante<br />
saldatura e la conformità alle Direttive europee.<br />
Lo schema EWF per la certificazione dei Costruttori<br />
per: Pressure equipment<br />
Busan<br />
(Corea)<br />
Mosca<br />
(Russia)<br />
27-31/5/<strong>2007</strong> 10th International Conference “The mechanical<br />
behavior of materials”<br />
Place Bonaventure (Montréal - Québec - CND)<br />
Tel. +1 514 3972222 ; fax+1 514 397384<br />
canada@reedexpo.com<br />
PRIMEXPO (St.Petersburg - RU)<br />
Tel. +7 812 3806017 fax +7 812 3806001<br />
ndt@primexpo.ru<br />
Istituto Italiano della Saldatura (Genova)<br />
Tel. 010 8341331; fax 010 8367780<br />
maria.didio@iis.it<br />
JC International (Seou l- Korea)<br />
Tel. +82 2 5712724; fax +82 2 5712721<br />
jcpark@jcinter.co.kr<br />
28-31/5/<strong>2007</strong> International Trade Fair Joining Cutting Surface MESSE ESSEN GmbH (Essen - D)<br />
Tel. +49 201 72440; fax +49 201 7244448<br />
info@messe-essen.de<br />
Tariffe Pubblicitarie <strong>2007</strong><br />
TIPO DI INSERZIONE Euro<br />
- Pagina a colori: 1100,00<br />
- Pagina B + N: 700,00<br />
- 1/2 pagina B + N: 450,00<br />
- 1/4 pagina B + N: 350,00<br />
- Ogni colore in più: 220,00<br />
- Copertina: 2500,00<br />
- 2a di Copertina: 1400,00<br />
- 3a di Copertina: 1400,00<br />
- 4a di Copertina: 1900,00<br />
- Risguardo 2a e 3a Cop.: 1150,00<br />
- Risguardo al Sommario: 1150,00<br />
- Inserto cucito o volante: 1400,00<br />
- Inserto di diverso formato: 1500,00<br />
- Inserto di diverso peso: 1500,00<br />
- Posizione destra o fissa: + 20%<br />
- ABBONAMENTO: 90,00<br />
- ABB.TO ESTERO: 155,00<br />
- COPIA SINGOLA: 20,00<br />
- COPIA SING. ESTERO: 30,00<br />
* Gli inserti (formato A4, già stampati fronte / retro) dovranno essere forniti alla Redazione in 3500 copie ad uscita;<br />
* Per gli inserti di più pagine il prezzo sarà concordato caso per caso;<br />
* Sulle tariffe indicate si applica lo sconto del 10% per le Società associate all’Istituto Italiano della Saldatura;<br />
* Sono previsti sconti per quantità (minimo 12 pagine annuali).<br />
Per informazioni e prenotazioni: Franco Ricciardi / Promozione <strong>IIS</strong><br />
Tel. 010 8341.389 - fax 010 8341.399 - E-mail: franco.ricciardi@iis.it<br />
Notiziario<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
137
Ricerche<br />
Bibliografiche<br />
Resistenza a fatica di giunti saldati in leghe di<br />
alluminio (2000-2006)<br />
Criteri di progettazione di strutture in leghe d’alluminio di<br />
ATZORI B. «Riv. Sald.», Gennaio-Febbraio 2000, P. 27-30, F. 3, B. 21.<br />
Giunti saldati; Leghe d’alluminio; Norme; Progettazione,<br />
concezione; Resistenza a fatica.<br />
Ultrasonic attenuation peak in steel and aluminium alloy<br />
during rotating bending fatigue di OGI H. et al. «Met. Trans.»,<br />
Aprile 2000, P. 1121-1128, F. 13, T. 1, B. 24.<br />
Controllo ultrasonoro; Cricche di fatica; Leghe Al-Mg; Leghe<br />
d’alluminio; Microstruttura; Resistenza a fatica; Vita residua.<br />
Influence of spot welding on fracture behaviour of Al-6.6Mg<br />
alloy di JIANG D.M. e et.al. «Weld. Join.», Maggio-Giugno<br />
2000, P. 183-188, F. 7, T. 1, B. 14.<br />
Frattografia; Lamierini; Leghe Al-Mg; Leghe d’alluminio;<br />
Meccanica della frattura; Microstruttura; Porosità; Proprietà<br />
meccaniche; Resistenza a fatica; Saldatura a resistenza a punti.<br />
Application des calculs aux éléments finis pour définir et<br />
valider des modéles analytiques de calcul de contrainte sur<br />
un assemblage bout à bout en alliage d’aluminium di<br />
COLCHEN D. «Soud. Tecn. Con.», Marzo-Aprile 2000, P. 3-16,<br />
F. 15, T. 15, B. 3.<br />
Analisi con elementi finiti; Leghe d’alluminio; Resistenza a<br />
fatica; Saldature testa a testa.<br />
Dimensione della zona plastica al piede dei cordoni in giunti<br />
saldati in acciaio e lega leggera di LAZZARIN P. e LIVIERI P.<br />
«Riv. Sald.», Luglio-Agosto 2000, P. 431-437, F. 6, T. 3, B. 20.<br />
Acciai da costruzione; Analisi con elementi finiti; Durata della<br />
vita; Giunti a croce; Leghe d’alluminio; Resistenza a fatica.<br />
Fatigue and damage tolerance of aging aircraft structures di<br />
NESTERENKO G. I. «Giornale PND», Luglio-Settembre 2000,<br />
P. 20-28, F. 27, B. 18.<br />
Aerei; Cricche di fatica; Durata della vita; Leghe Al-Cu; Leghe<br />
Al-Zn-Mg; Leghe d’alluminio; Propagazione delle cricche; Resistenza<br />
a fatica; Russia; Tolleranze.<br />
Dati <strong>IIS</strong>-Data<br />
Microstructure and mechanical properties of friction stir<br />
welded aluminium alloys with special reference to AA 5083<br />
and AA 6082 di SVENSSON L.E. et al. «Weld. Join.»,<br />
Settembre-Ottobre 2000, P. 285-296, F. 15, T. 3, B. 22.<br />
Durezza; Leghe Al-Mg; Leghe Al-Mg-Si; Leghe d’alluminio;<br />
Microstruttura; Proprietà meccaniche; Resistenza a fatica;<br />
Saldatura ad attrito con utensile in movimento.<br />
Amélioration du comportement en fatigue des structures<br />
mécanosoudées en alliages d’aluminium di HUTHER I. et al.<br />
«Soud. Tecn. Con.», Luglio-Agosto 2000, P. 28-38.<br />
Fusione; Leghe Al-Mg-Si; Leghe Al-Si; Leghe d’alluminio; Resistenza<br />
a fatica; Saldatura TIG; Tensioni residue.<br />
Structural integrity analysis di RAGHUPATHY V.P. et al.<br />
«WRI J.», Ottobre-Dicembre 2000, P. 62-67.<br />
Acciai basso-legati; Acciai bonificati; Alto; Analisi strutturale;<br />
COD: prove; Fattori di sicurezza; Gru; Leghe d’alluminio;<br />
Microstruttura; Resistenza a fatica; Resistenza meccanica;<br />
Saldatura ad arco sommerso; Saldatura ad elettrogas; Saldatura<br />
con piccola distanza tra i lembi; Tenacità alla rottura; Travi.<br />
Influence of casting technique and hot isostatic pressing on<br />
the fatigue of an Al-7Si-Mg alloy di NYAHUMWA C. et al.<br />
«Met. Trans.», Febbraio 2001, P. 349-358.<br />
Automobili; Cricche di fatica; Durata della vita; Lavorazione<br />
dei metalli; Leghe Al-Mg-Si; Leghe d’alluminio; Microstruttura;<br />
Pezzi fusi; Resistenza a fatica; Strutture aerospaziali.<br />
Low-cycle fatigue of welded butt joints made from alloy<br />
AMg6 in inert atmosphere di SHONIN V.A. e POKLYATSKY<br />
A.G. «Paton Weld. J.», Marzo 2001, P. 18-22.<br />
Fatica a basso numero di cicli; Giunti testa a testa; Leghe Al-<br />
Mg; Leghe d’alluminio; Resistenza a fatica; Saldatura MIG;<br />
Saldatura TIG.<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
139
Ricerche Bibliografiche<br />
Valutazione della resistenza a fatica di giunti saldati in lega<br />
leggera mediante l’analisi di un intaglio equivalente di<br />
ATZORI B. et al. «Riv. Sald.», Maggio-Giugno 2001, P. 295-303.<br />
Calcolo; Cricche di fatica; Durata della vita; Effetto d’intaglio;<br />
Leghe d’alluminio; Meccanica della frattura; Previsione;<br />
Raccordi di saldatura; Resistenza a fatica.<br />
Resistenza a fatica di giunzioni incollate di QUARESIMIN M.<br />
et al. «Lamiera», Agosto 2001, P. 72-83.<br />
Acciai da costruzione; Cricche di fatica; Incollaggio; Leghe<br />
d’alluminio; Resistenza a fatica; Rotture di fatica.<br />
Application of high-frequency peening to improve the fatigue<br />
resistance of butt welded joints in aluminium alloys di TRUF-<br />
YAKOV V.I. et al. «Paton Weld. J.», Luglio 2001, P. 6-10.<br />
Alta frequenza; Giunti saldati; Giunti testa a testa; Leghe d’alluminio;<br />
Martellatura; Resistenza a fatica.<br />
Software development for the fatigue life prediction of structural<br />
components (IIW-1509-00 ex-doc. XIII-1801-99) di DE JESUS<br />
A.M.P. et al. «Weld. World», Novembre-Dicembre 2001, P. 3-7.<br />
Acciai; Calcolo; Cricche di fatica; Deformazioni; Durata della<br />
vita; Fattore KIC; Giunti saldati; Innesco delle cricche; Intaglio;<br />
Leghe d’alluminio; Meccanica della frattura; Previsione;<br />
Programma di elaboratori; Propagazione delle cricche;<br />
Proprietà meccaniche; Raccordi di saldatura; Resistenza a<br />
fatica; Rotture di fatica; Tensioni.<br />
Behaviour of oxides during friction stir welding of aluminium<br />
alloy and their effect on its mechanical properties di<br />
OKAMURA H. et al. «Weld. Int.», Aprile 2002, P. 266-275.<br />
Fattori di influenza; Leghe Al-Mg; Leghe d’alluminio; Metallografia;<br />
Microstruttura; Ossidi; Proprietà meccaniche; Resistenza<br />
a fatica; Saldatura ad attrito con utensile in movimento.<br />
Caratterizzazione di giunzioni in lega leggera 6082- T6<br />
realizzate mediante “Friction Stir Welding” di LANCIOTTI<br />
A. e VITALI P. «Riv. Sald.», Luglio-Agosto 2002, P. 467-474.<br />
Confronti; Leghe Al-Mg-Si; Leghe d’alluminio; Proprietà meccaniche;<br />
Resistenza a fatica; Saldatura ad attrito con utensile in<br />
movimento; Saldatura MIG; Tensioni residue; Tensocorrosione.<br />
Une perspective d’analyse locale de l’amorçage et de la<br />
propagation des fissures de fatigue-corrosion di OLIVE J.M.<br />
«Revue Met. CIT», Maggio 2002, P. 433-439.<br />
Corrosione; Corrosione per vaiolatura; Effetti locali; Innesco<br />
delle cricche; Leghe d’alluminio; Propagazione delle cricche;<br />
Resistenza a fatica; Simulazione; Tensocorrosione.<br />
Effect of electron beam surfacing on the structure and<br />
properties of cast aluminium alloys di BEZBORODOV V.P. et<br />
al. «Weld. Int.», Marzo 2003, P. 226-228.<br />
Componenti; Estensione della vita in servizio; Leghe d’alluminio;<br />
Motori; Pezzi fusi; Placcatura con saldatura; Resistenza<br />
a fatica; Resistenza all’usura; Saldatura a fascio elettronico.<br />
Lightweight design through optimised joining technology<br />
(IIW-1565-02 ex-doc. III-1224-02) di SINGH S. et al. «Weld.<br />
World», Settembre-Ottobre 2002, P. 10-18.<br />
Acciai; Allungamento; Carico; Carico di snervamento;<br />
Confronti; Elemento portante; Fattori di influenza; Forma<br />
geometrica; Giunti non saldati; Giunti saldati; Leghe d’alluminio;<br />
Ottimizzazione; Peso; Procedimenti combinati; Progettazione,<br />
concezione; Proprietà meccaniche; Resistenza a fatica;<br />
Resistenza a taglio; Rivetti; Saldatura a punti con adesivi;<br />
Saldatura a resistenza a punti; Scelta; Scelta dei procedimenti;<br />
Sollecitazione di taglio; Spessore; Strutture di carpenteria.<br />
140 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
Una sintesi della resistenza a fatica di giunti saldati in acciao<br />
e in lega leggera in funzione dell’energia di deformazione al<br />
piede e alla radice dei cordoni (traduzione inglese Weld. Int.,<br />
N. 9/2004, pp. 709-715) di LAZZARIN P. e LIVERI P. «Riv.<br />
Sald.», Settembre-Ottobre 2003, P. 627-634.<br />
Acciai da costruzione; Effetto d’intaglio; Fattore KIC; Giunti<br />
saldati; Leghe d’alluminio; Meccanica della frattura; Passata di<br />
fondo; Raccordi di saldatura; Resistenza a fatica.<br />
Improvement of fatigue resistance of tee welded joints in<br />
sheet aluminium alloy AMg6 di SHONIN V.A. et al. «Paton<br />
Weld. J.», Luglio 2003, P. 7-10.<br />
Giunti a T; Giunti saldati; Lamierini; Leghe Al-Mg; Leghe d’alluminio;<br />
Martellatura; Resistenza a fatica; Saldatura da un solo<br />
lato; Saldatura MIG.<br />
Application of aluminium alloys to bridges and joining technologies<br />
di OKURA I. «Weld. Int.», Ottobre 2003, P. 781-785.<br />
Confronti; Costruzioni civili; Elementi costruttivi; Leghe Al-Mg-<br />
Si; Leghe d’alluminio; Ponti; Resistenza a fatica; Saldatura ad<br />
attrito con utensile in movimento; Saldatura MIG; Saldatura<br />
TIG.<br />
Influence of the weld preparation and weld execution of the<br />
fatigue strength of high-quality aluminium structures di<br />
ZENNER H. e GRZESIUK J. «Welding and Cutting», Luglio-<br />
Agosto 2004, P. 224-227.<br />
Analisi delle tensioni; Fattori di influenza; Leghe Al-Mg-Si;<br />
Leghe Al-Mn; Leghe d’alluminio; Preparazione dei giunti; Resistenza<br />
a fatica; Saldature testa a testa.<br />
Étude expérimentale du caractère tridimensionnel des<br />
fissures courtes de fatigue dans un alliage d’aluminium de<br />
pulage di BUFFIÈRE J.-Y. «Revue Met. CIT», Settembre 2004,<br />
P. 623-635.<br />
Cricche di fatica; Innesco delle cricche; Leghe d’alluminio;<br />
Pezzi fusi; Propagazione delle cricche; Resistenza a fatica;<br />
Studi teorici.<br />
Prise en compte de la qualité et des défauts de réalisation<br />
dans les assemblage bout-à-bout en alliage d’aluminium sollicités<br />
en fatigue: étude numérique et résultats exprimentaux -<br />
1re partie di COLCHEN D. «Soud. Tecn. Con.», Settembre-<br />
Ottobre 2004, P. 27-34.<br />
Analisi con elementi finiti; Confronti; Leghe d’alluminio;<br />
Modelli di calcolo; Raccordi di saldatura; Resistenza a fatica;<br />
Saldature testa a testa.<br />
Assemblages bout-à-bout en alliage d’alluminium: quels sont<br />
les effets des defauts de soudage ou de fabrication sur leur<br />
tenue a la fatigue? (Résultants expérimentaux - 2e partie) di<br />
COLCHEN D. «Soud. Tecn. Con.», Gennaio-Febbraio 2005,<br />
P. 32-38.<br />
Analisi con elementi finiti; Difetti; Giunti testa a testa; Leghe<br />
d’alluminio; Resistenza a fatica; Saldatura ad arco ad impulsi;<br />
Saldatura MIG.<br />
Mechanical properties of aluminium die castings welded by<br />
Nd:YAG laser beams di TSUSHIMA K. et al. «Weld. Int.»,<br />
Marzo 2005, P. 193-198.<br />
Durata della vita a fatica; Durezza; Industria automobilistica;<br />
Infragilimento da idrogeno; Leghe d’alluminio; Pezzi fusi; Porosità;<br />
Proprietà meccaniche; Resistenza a fatica; Saldabilità;<br />
Saldatura laser.
Influence of the dimensions of a specimen of aluminium alloy<br />
welded joint on the residual stressed state and fatigue resistance<br />
di SHONIN V.A. et al. «Paton Weld. J.», Febbraio 2005,<br />
P. 18-28.<br />
Durata della vita a fatica; Forma geometrica; Leghe Al-Mg-Si;<br />
Leghe d’alluminio; Provini, saggi; Resistenza a fatica; Saldatura<br />
MIG; Saldatura TIG; Saldature testa a testa; Tensioni<br />
residue.<br />
On the fatigue behavior of friction stir welded AlSi 10 Mg di<br />
ALBUQUERQUE J.M.et al. «Rev. Met.», Marzo-Aprile 2005,<br />
P. 126-132.<br />
Cricche di fatica; Leghe Al-Si; Leghe d’alluminio; Microstruttura;<br />
Proprietà meccaniche; Prove di fatica; Prove di trazione;<br />
Resistenza a fatica; Saldatura ad attrito; Saldatura ad attrito<br />
con utensile in movimento; Tensioni residue.<br />
Improvement of the fatigue strength of aluminium alloy<br />
welded joints by high hardness and large specific gravity<br />
shot peening di HASEGAWA M. e SUZUKI H. «Weld. Int.»,<br />
Agosto 2005, P. 600-607.<br />
Condizioni superficiali; Durezza; Fattori di influenza; Giunti<br />
saldati; Leghe Al-Mg; Leghe d’alluminio; Martellatura; Resistenza<br />
a fatica; Rugosità; Saldatura con filo fusibile in gas<br />
protettivo; Tensioni residue.<br />
Acquisizione su strada dei carichi al tubo reggisella di telati<br />
di MTB biammortizze verifica a fatica ad ampiezza variabile<br />
di FRANCH V. e PETRONE N. «Riv. Sald.», Marzo-Aprile<br />
2006, P. 227-237.<br />
Biciclette; Carico di fatica; Cricche di fatica; Leghe Al-Zn-Mg;<br />
Leghe d’alluminio; Prove di fatica; Resistenza a fatica; Saldatura<br />
TIG; Telai.<br />
I NUMERI DEL 2006<br />
<strong>Numero</strong> Editoriali Articoli Rubriche<br />
Ricerche Bibliografiche<br />
Recommandations pour des assemblages soudés bout-à-bout<br />
en alliage d’aluminium di COLCHEN D. «Soud. Tecn. Con.»,<br />
Gennaio-Febbraio 2006, P. 34-38.<br />
Giunti saldati; Giunti testa a testa; Leghe d’alluminio; Meccanica<br />
della frattura; Resistenza a fatica; Saldatura ad arco ad<br />
impulsi; Saldatura MIG; Saldatura TIG.<br />
Laser shock peening improves fatigue life of lightweight<br />
alloys di TRAN K.N. et al. «Wdg. J.», Ottobre 2006, P. 28-31.<br />
Acciai inossidabili austenitici; Alto; Costruzioni navali; Cricche<br />
di fatica; Distensione delle tensioni; Durata della vita a fatica;<br />
Leghe d’alluminio; Leghe di titanio; Martellatura laser; Metalli<br />
leggeri; Prove di fatica; Resistenza a fatica; Resistenza meccanica;<br />
Saldatura TIG; Tensioni residue.<br />
Fatigue behaviour of 7075-T6 aluminium alloy coated with<br />
WC-12Co alloy deposited by plasma spray di PUCHI-<br />
CABRERA E.S. et al. «Surface», Luglio-Agosto 2006,<br />
P. 253-262.<br />
Aerei; Corrosione; Cromo; Durata della vita a fatica; Durezza;<br />
Leghe Al-Zn-Mg; Leghe d’alluminio; Leghe di cobalto; Meccanica<br />
della frattura; Proprietà meccaniche; Prove di corrosione;<br />
Resistenza a fatica; Rivestimenti spruzzati; Spruzzatura al<br />
plasma; Tipi di rotture.<br />
Comportamento a fatica multiassiale di unioni saldate in<br />
acciaio e lega leggera in funzione dell’energia di deformazione<br />
locale di LAZZARIN P. et al. «Riv. Sald.», Luglio-Agosto<br />
2006, P. 537-544.<br />
Acciai al C; Effetti locali; Effetto d’intaglio; Giunti saldati;<br />
Leghe d’alluminio; Metalli leggeri; Prove di fatica; Raccordi di<br />
saldatura; Resistenza a fatica; Saldatura MAG; Saldatura<br />
manuale con elettrodi rivestiti.<br />
Pagine<br />
totali<br />
1 1 8 9 142<br />
2 1 8 7 171<br />
3 1 8 8 143<br />
4 1 8 9 152<br />
5 1 8 8 151<br />
6 1 8 7 155<br />
Totale 6 48 48 914<br />
I numeri<br />
del piano editoriale<br />
2006<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
141
Titolo Abbreviaz. Titolo Abbreviaz. Titolo Abbreviaz.<br />
Acciaio Acciaio<br />
Advanced Materials Processes Mat. Processes<br />
Alluminio e Leghe AL<br />
Alluminio Magazine Alluminio<br />
Ambiente e Sicurezza sul Lavoro Sicurezza Lav.<br />
Analysis Europa Analysis<br />
Anticorrosione Anticorrosione<br />
ASTM Standardization News ASTM Std.<br />
ATA Ingegneria Automobilistica ATA<br />
Australasian Welding Journal Austr. Wdg. J.<br />
Australian Welding Research Austr. Wdg. Res.<br />
Automatic Welding Aut. Weld.<br />
Automazione Energia Informazione AEI<br />
Avtomaticheskaya Svarka Aut. Svarka<br />
Befa - Mitteilungen Befa Mitt.<br />
BID-ISIM BID-ISIM<br />
Biuletyn ISG Biuletyn<br />
Boletin Tecnico Conarco Conarco<br />
Bollettino Tecnico Finsider Finsider<br />
Bollettino Tecnico RTM RTM<br />
Brazing and Soldering Braz. Sold.<br />
Bridge Design & Engineering Bridge<br />
British Corrosion Journal Br. Corr. J.<br />
China Welding China Weld.<br />
Chromium Review Chomium<br />
Constructia De Masini Constr. Masini<br />
Costruzioni Metalliche Costr. Met.<br />
Czechoslovak Heavy Industry Czech. Heavy<br />
De Qualitate Qualitate<br />
Deformazione Deformazione<br />
Der Praktiker Praktiker<br />
Elettronica Oggi Elettronica<br />
Elin Zeitschrift Elin<br />
Energia Ambiente Innovazione Enea E.A.I.<br />
Energia e Calore Energia<br />
Energia e Materie Prime Energia<br />
EPE International EPE<br />
Esa Bulletin Esa Bulletin<br />
Eurotest Technical Bulletin Eurotest<br />
Fogli d’Informazione Ispesl ISPESL<br />
Fonderia Fonderia<br />
FWP Journal FWP J.<br />
GEP GEP<br />
Giornale del Genio Civile Giornale G.C.<br />
Heron Heron<br />
Hightech Hightech<br />
Hitsaustekniikka Hitsaust.<br />
Hybrid Circuits Hybrid<br />
Iabse Periodica IABSE<br />
Il Filo Metallico Filo Metallico<br />
Il Giornale delle Prove non Distruttive Giornale PND<br />
Il Giornale delle Scienze Applicate Scienze Applic.<br />
Il Perito Industriale Perito Ind.<br />
Il Saldatore Castolin Castolin<br />
Ilva Quaderni Ilva<br />
Industrial Laser Rewiew Ind. Laser<br />
Ingegneria Ambientale I.A.<br />
Ingegneria Ferroviaria Ing. Ferr.<br />
Inossidabile Inossidabile<br />
Insight Insight<br />
International Construction Int. Const.<br />
Interplastics Interplastics<br />
IPE International IPE<br />
ISO Bulletin ISO<br />
J. of Offshore and Polar Engineering Offshore<br />
Joining & Materials Joining<br />
Joining of Materials JOM<br />
Joining Sciences Join. Sciences<br />
Journal of Bridge Engineering Jour. Bridge<br />
Journal of the Japan Welding Society Journal JWS<br />
Kunststoffe Kunststoffe<br />
L’Acciaio Inossidabile Acc. Inoss.<br />
142 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
Fonti dei riferimenti bibliografici<br />
Riviste italiane e straniere analizzate per la Banca Dati <strong>IIS</strong>-Data<br />
L’Allestimento Allestimento<br />
L’Elettrotecnica Elettr.<br />
L’Industria Meccanica Ind. Mecc.<br />
L’Installatore Tecnico Installatore<br />
La Meccanica Italiana Mecc. Ital.<br />
La Metallurgia Italiana Met. Ital.<br />
La Termotecnica Termotecnica<br />
Lamiera Lamiera<br />
Laser Laser<br />
Lastechniek Lastech.<br />
Lavoro Sicuro Lav. Sic.<br />
Lo Stagno ed i suoi Impieghi Stagno<br />
Macchine & Giornale dell’Officina Officina<br />
Macplas Macplas<br />
Manutenzione: Tecnica e Management Manutenzione<br />
Materialprüfung Materialprüf.<br />
Material and Corrosion Mat. Cor.<br />
Materials Evaluation Mat. Eval.<br />
Materials Performance MP<br />
Meccanica & Automazione Mec. & Aut.<br />
Meccanica & Macchine di Qualità Mecc. & Macchine<br />
Meccanica Moderna Mecc. Moderna<br />
Meccanica Oggi Meccanica<br />
Mechanical Engineering Mech. Eng.<br />
Metal Construction Met. Con.<br />
Metalli Metalli<br />
Metallurgical and Materials Transactions Met. Trans.<br />
Metallurgical B Metallurgical B<br />
Metallurgical Reports CRM Met. Rep.<br />
Metallurgical Transactions Metallurgical T<br />
Metalurgia & Materiais Met. Materiais<br />
Metalurgia International Metalurgia<br />
Modern Plastics International Plastics Int.<br />
Modern Steel Construction Steel Constr.<br />
NDT & E International NDT & E Int.<br />
NDT & E International UK NDT & E Int.<br />
NDT International NDT Int.<br />
Notagil S.I. Notagil<br />
Notiziario dell’ENEA Energia e Innovazione ENEA E.I.<br />
Notiziario dell’ENEA Sic. e Prot. ENEA-DISP.<br />
Notiziario Tecnico AMMA AMMA<br />
NRIM Research Activities NRIM Research<br />
NT Tecnica e Tecnologia AMMA NT AMMA<br />
Oerlikon Schweissmitteilungen Oerlikon<br />
PCB Magazine PCB<br />
Perito Industriale Perito Ind.<br />
Petrolieri d’Italia Petrolieri I.<br />
Pianeta Inossidabili Inox<br />
Plastic Pipes Fittings Plastics<br />
Prevenzione Oggi Prevenzione<br />
Produttronica Produttronica<br />
Protective Coatings Europe PCE<br />
Przeglad Spawalnictwa Pr. Spawal.<br />
Quaderni Pignone Pignone<br />
Qualificazione Industriale Qualificazione<br />
Qualità Qualità<br />
Rame e Leghe CU<br />
Rame Notizie Rame<br />
Research in Nondestructive Evaluation Research NDE<br />
Revista de Los Trat. Ter. y de Superficie Tratersup<br />
Revista de Metalurgia Rev. Met.<br />
Revista de Soldadura Rev. Soldadura<br />
Revue de la Soudure Rev. Soud.<br />
Revue de Metallurgie CIT Revue Met. CIT<br />
Revue de Metallurgie MES Revue Met. MES<br />
Ricerca e Innovazione Ric. Inn.<br />
Riv. Infortuni e Malattie Professionali Riv. Inf.<br />
Rivista di Meccanica Riv. Mecc.<br />
Rivista di Meccanica Oggi Riv. Mecc. Oggi<br />
Rivista di Meccanica International Riv. Mecc. Inter.<br />
Rivista Finsider Riv. Finsider<br />
Rivista Italiana della Saldatura Riv. Sald.<br />
Schweissen & Pruftechnik Sch. Pruf.<br />
Schweissen und Schneiden Schw. Schn.<br />
Schweisstechnik Schweisst.<br />
Schweisstechnik Sch. Tec.<br />
Science and Technology of W and J Weld. Join.<br />
Seleplast Seleplast<br />
Sicurezza e Prevenzione Sicurezza<br />
Skoda Review Skoda<br />
Soldadura e Construcao Metalica Soldadura<br />
Soldadura y Tecnologias de Union Sold. Tec.<br />
Soldagem & Inspecao Inspecao<br />
Soldagem & Materiais Soldagem<br />
Soldering & Surface Mount Technology Soldering<br />
Soudage et Techniques Connexes Soud. Tecn. Con.<br />
Souder Souder<br />
Stahlbau Stahlhau<br />
Stainless Steel Europe Stainless Eu.<br />
Stainless Steel World Stainless World<br />
Stainless Today Stainless<br />
Steel Research Steel<br />
Structural Engineering International Engineering<br />
Sudura Sudura<br />
Surface Engineering Surface<br />
Svarochnoe Proizvodstvo Svar. Proiz.<br />
Sveiseteknikk Sveiseteknikk<br />
Svetsaren Svetsaren<br />
Svetsen Svetsen<br />
Technica/Soudure Tech. Soud.<br />
Technical Diagnostics and NDT Testing NDT Testing<br />
Technical Review Tech. Rev.<br />
Technische Uberwachung Techn. Uberw.<br />
Tecnologia Qualidade Qualidade<br />
Tecnologie e Trasporti per il Mare Tec. Tra. Mare<br />
Tecnologie per il Mare Tec. Mare<br />
Teknos Teknos<br />
The Brithis Journal of NDT Br. Nondestr.<br />
The European Journal of NDT European NDT<br />
The International Journal of PVP Journal PVP<br />
The Journal of S. and E. Corrosion Corrosion<br />
The Paton Welding Journal Paton Weld. J.<br />
The TWI Journal TWI Journal<br />
The Welding Innovation Quarterly Weld. Innovation<br />
Tin and Its Uses TIN<br />
Transactions of JWRI Trans. JWRI<br />
Transactions of JWS Trans. JWS<br />
Transactions of NRIM Trans. NRIM<br />
Ultrasonics Ultrasonics<br />
Unificazione e Certificazione Unificazione<br />
Università Ricerca Università<br />
Unsider Notizie di Normazione Unsider<br />
Varilna Tehnika Var. Teh.<br />
Westnik Maschinostroeniya –<br />
Welding & Joining Weld. Joining<br />
Welding & Joining Europe Weld. J. Europe<br />
Welding and Metal Fabrication Welding<br />
Welding Design and Fabrication Weld. Des.<br />
Welding in the World Weld. World<br />
Welding International Weld. Int.<br />
Welding Journal Wdg. J.<br />
Welding Production Weld. Prod.<br />
Welding Review International Weld. Rev.<br />
WRC Bulletin WRC Bulletin<br />
WRI Journal WRI J.<br />
Zavarivac Zavarivac<br />
Zavarivanje Zavarivanje<br />
Zavarivanje I Zavariv.<br />
Zincatura a caldo Zincatura<br />
Zis Mitteilungen ZIS<br />
Zis Report Zis<br />
Zvaracske Spravy Zvaracske<br />
Zváranie Zváranie
Elenco degli<br />
Inserzionisti<br />
13 3 M ITALIA Via S. Bovio, 3 - Località San Felice - 20090 SEGRATE (MI)<br />
-- ABB FLEXIBLE AUTOMATION Via Edison, 20 - 20099 SESTO SAN GIOVANNI (MI)<br />
-- ACCADUEO Via Calzoni, 6/d - 40128 BOLOGNA<br />
17-18 AEC TECHNOLOGY Via Leonardo Da Vinci, 17 - 26013 CAMPAGNOLA CREMASCA (CR)<br />
-- AIPND Via A. Foresti, 5 - 25127 BRESCIA<br />
-- ALUMOTIVE Via della Mercanzia, 119 Centergross - 40050 FUNO DI ARGELATO (BO)<br />
80 ANASTA Via G. Tarra, 5 - 20125 MILANO<br />
90 ANCCP Via Rombon, 11 - 20134 MILANO<br />
-- ANDIT AUTOMAZIONE Via Privata Casiraghi, 526 - 20099 SESTO S. GIOVANNI (MI)<br />
138 ASPIRMIG Via Podi, 10 - 10060 VIRLE P.TE (TO)<br />
-- ASSOCOMAPLAST Centro Direzionale Milanofiori - Palazzo F/3 - 20090 ASSAGO (MI)<br />
9 BOHLER THYSSEN SALDATURA Via Palizzi, 90 - 20157 MILANO<br />
103 CARPANETO - SATI Via Ferrero, 10 - 10090 RIVOLI/CASCINE VICA (TO)<br />
42 CEA Corso E. Filiberto, 27 - 23900 LECCO<br />
-- CEBORA Via A. Costa - 40057 CADRIANO (BO)<br />
-- COFILI Via Friuli, 5 - 20046 BIASSONO (MI)<br />
40-41 CGM TECHNOLOGY Via Adda, 21 - 20090 OPERA (MI)<br />
16 COM-MEDIA Via Serio, 16 - 20139 MILANO<br />
1 COMMERSALD Via Bottego, 245 - 41010 COGNENTO (MO)<br />
-- DI-NO Via Provinciale Francesca Nord, 44/3 - 56020 SANTA MARIA A MONTE (PI)<br />
7 DRAHTZUG STEIN 67317 Altleiningen Drahtzug - Germania<br />
6 DVC - DELVIGO COMMERCIALE Località Cerri - 19020 CEPARANA DI FOLLO (SP)<br />
14 EDIBIT Via Cà dell’Orbo, 60 - 40055 CASTENASO (BO<br />
143 EDIMET Via Corfù, 102 - 25124 BRESCIA<br />
-- Edizioni PEI Strada Naviglio Alto, 48 - 43100 PARMA<br />
19 ETC OERLIKON Via Vò di Placca, 56 - 35020 DUE CARRARE (PD)<br />
4^cop ESAB SALDATURA Via Mattei, 24 - 20010 MESERO (MI)<br />
-- ESARC Via Cadibona, 15 - 20137 MILANO<br />
-- EVEREST VIT Via Paracelso, 16 - 20041 AGRATE BRIANZA (MI)<br />
-- FIERA BIAS F & M - Fiere e Mostre - Via Caldera, 21 C - 20153 MILANO<br />
104 FIERA BIMEC c/o UCIMU - Viale Fulvio Testi, 128 - 20092 CINISELLO BALSAMO (MI)<br />
-- FIERA BI.MU-MED c/o UCIMU - Viale Fulvio Testi, 128 - 20092 CINISELLO BALSAMO (MI)<br />
12 FIERA EXPOLASER c/o Piacenza Expo - S.S. 10 Frazione Le Mose - 29100 PIACENZA<br />
-- FIERA LAMIERA c/o UCIMU - Viale Fulvio Testi, 128 - 20092 CINISELLO BALSAMO (MI)<br />
-- FIERA MAQUITEC c/o EXPO Consulting - Via Riva Reno, 56 - 40122 BOLOGNA<br />
52 FIERA MEC c/o Cenacolo - Via Coppalati, 6 - 29100 PIACENZA<br />
74 FIERA PLASTECH c/o E.R.F. - Regione Marche - Largo Fiera della Pesca, 11 - 60125 ANCONA<br />
-- FIERA SEATEC c/o CARRARAFIERE - Viale Galileo Galilei, 133 - 54036 MARINA DI CARRARA (MS)<br />
144 FIERA SUBFORNITURA c/o SENAF - Via Eritrea, 21/a - 20157 MILANO<br />
112 FIERA VENMEC c/o PadovaFiere - Via N. Tommaseo, 59 - 35131 PADOVA<br />
64 FIERA TECHFLUID c/o EDIMET - Via Corfù, 102 - 25124 BRESCIA<br />
-- FRONIUS Via Monte Pasubio, 137 - 36010 ZANE’ (VI)<br />
111 G.B.C. INDUSTRIAL TOOLS Via Artigiani, 17 - 25030 TORBIATO DI ADRO (BS)<br />
-- G.E.INSPECTION TECHNOLOGIES Via Grosio, 10/4 - 20151 MILANO<br />
-- G. FISCHER Via Sondrio, 1 - 20063 CERNUSCO S/N (MI)<br />
4 GILARDONI Via A. Gilardoni, 1 - 23826 MANDELLO DEL LARIO (LC)<br />
-- HYPERTHERM Via Torino, 2 - 20123 MILANO<br />
2 IGUS Via delle Rovedine, 4 - 23899 ROBBIATE (LC)<br />
126 INE Via Facca, 10 - 35013 CITTADELLA (PD)<br />
-- IPM Via A. Tadino, 19/A - 20124 MILANO<br />
-- ITALARGON Via S. Bernardino, 92 - 24126 BERGAMO<br />
51 ITW Via Privata Iseo, 6/E - 20098 S. GIULIANO MILANESE (MI)<br />
11 LASTEK Viale dello Sport, 22 - 21026 GAVIRATE (VA)<br />
-- LANSEC ITALIA Via Bizet, 36/N - 20092 CINISELLO BALSAMO (MI)<br />
3 LINCOLN ELECTRIC ITALIA Via Fratelli Canepa, 8 - 16010 SERRA RICCO’ (GE)<br />
-- MCM DAYS c/o EIOM - Viale Premuda, 2 - 20129 MILANO<br />
-- NDT ITALIANA Via del Lavoro, 28 - 20049 CONCOREZZO (MI)<br />
-- OBIETTIVO ENERGIA c/o NOEMA - Via Orefici, 4 - 40124 BOLOGNA<br />
2^ cop OGET Via Torino, 216 - 10040 LEINI’ (TO)<br />
5 ORBITALUM ITALIA Via degli Alghisi, 39/D - 25038 ROVATO (BS)<br />
-- OXYTURBO Via Serio, 4/6 - 25015 DESENZANO (BS)<br />
-- PARODI SALDATURA Via Delle Industrie, 228/A - 17012 ALBISSOLA MARE (SV)<br />
-- RIVISTA MECCANICA & AUTOMAZIONE Via Rosellini, 12 - 20124 MILANO<br />
133 RIVISTA U & C c/o the C’ comunicazione -Via Orti, 14 - 20122 MILANO<br />
-- RIVOIRA Via C. Massaia, 75L - 10147 TORINO<br />
-- RTM Regione Lime, 100 - 10080 VICO CANAVESE (TO)<br />
120 SACIT Via Lomellina, 16/b - 20090 BUCCINASCO (MI)<br />
3^ cop SAF - FRO Via Torricelli, 15/A - 37135 VERONA<br />
-- SALTECO Via S.P. Rivoltana, 35/b - 20090 LIMITO DI PIOLTELLO (MI)<br />
-- SANDVIK ITALIA Via Varesina, 184 - 20156 MILANO<br />
-- SELCO Via Palladio, 19 - 35010 ONARA DI TOMBOLO (PD)<br />
-- SEMAT CARPENTERIA Via Fornaci, 45/47 - 25040 ARTOGNE (BS)<br />
134 SEMAT ITALIA Via Monte Bianco, 30/3 - 20043 ARCORE (Ml)<br />
10 SIAD Via S. Bernardino, 92 - 24126 BERGAMO<br />
-- SOGES Via Rivarolo, 61 - 16161 GENOVA<br />
15+88+89 SOL WELDING Via Meucci, 26 - 36030 COSTABISSARA (VI)<br />
-- TECNEDIT Via Tortona, 74 - 20144 MILANO<br />
8 TELWIN Via della Tecnica, 3 - 36030 VILLAVERLA (VI)<br />
-- THERMIT ITALIANA Piazzale Santorre di Santarosa, 9 - 20156 MILANO