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Numero 1 2007 - IIS

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Istituto Italiano della Saldatura - Lungobisagno Istria, 15 - 16141 Genova (Italia) - Tariffa R.O.C.: "Poste Italiane SpA- Sped. A.P.-D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1 comma 1, DCB Genova" Tassa Pagata - Taxe Perçue ordinario - Contiene IP Bimestrale Gennaio-Febbraio <strong>2007</strong> ISSN:0035-6794<br />

Organo Ufficiale dell’Istituto Italiano della Saldatura - anno LIX - N. 1 * <strong>2007</strong><br />

In questo numero:<br />

Origine delle tensioni residue<br />

in saldatura, metodologie tradizionali<br />

di misura, precauzioni e rimedi<br />

Saldatura per diffusione,<br />

un esempio di rapid tooling<br />

Agenti fisici (rumore, radiazioni<br />

e microclima) e salute in saldatura<br />

Didattica<br />

Applicazione del controllo<br />

ultrasonoro ai giunti saldati<br />

Tecnologia ESAB<br />

SAW Tandem Twin<br />

per saldatura<br />

ad alta produttività<br />

<strong>Numero</strong> 1<br />

<strong>2007</strong>


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Una riflessione<br />

scomoda…<br />

F<br />

Editoriale<br />

orse non molti sono al corrente che<br />

nel nostro amato Paese, la quantità di<br />

energia necessaria al funzionamento di<br />

tutti i dispositivi elettrici, utilizzati nella<br />

nostra vita quotidiana (televisore,<br />

computer, frigorifero, illuminazione,<br />

ecc.), è per l’84% (ottantaquattro!) di<br />

importazione dall’estero: 49% in forma<br />

di petrolio e 35% di gas naturale. Va<br />

aggiunto che sia il petrolio che il gas<br />

naturale vengono approvvigionati da<br />

paesi con stabilità politica non sempre<br />

certa, ma comunque con un’industria in<br />

espansione.<br />

Ciò significa che, prima o poi, queste<br />

risorse serviranno a loro o, quanto meno,<br />

verranno gestite in modo coercitivo nei<br />

confronti degli acquirenti più deboli.<br />

L’Italia, dal punto di vista energetico, è<br />

certamente il Paese più debole nel<br />

contesto europeo. Lo abbiamo verificato<br />

l’inverno scorso, con la diatriba tra<br />

Russia ed Ucraina e le restrizioni delle<br />

quote del gas allocate al nostro Paese.<br />

L’ultimo piano energetico nazionale<br />

risale al 1988, esattamente un anno dopo<br />

il referendum - commedia (delle parti)<br />

20 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

sul nucleare, con cui una classe politica<br />

poco previdente ha consegnato un argomento<br />

così delicato, come il futuro energetico<br />

della nazione, ad una consulta<br />

popolare, presentandolo con immagini<br />

da Hiroshima e Nagasaki.<br />

Anche oggi appare assurdo che le scelte<br />

in materia energetica debbano essere<br />

condizionate dagli umori di gruppi<br />

ecologisti con idee antiche e abbastanza<br />

confuse. Come dimostrano le lotte a<br />

favore dell’istallazione di torri eoliche e<br />

le battaglie successive per la loro eliminazione,<br />

per presunta deturpazione del<br />

paesaggio!<br />

Le stime più accreditate a livello<br />

mondiale, ci informano che la diminuzione<br />

della produzione di greggio<br />

inizierà tra il 2010 ed il 2020, è da<br />

pensare, quindi, che nel nostro futuro<br />

italiano, un mestiere emergente potrà<br />

essere quello della fabbricazione di<br />

candele di cera (e non solo quelle da<br />

chiesa!).<br />

Ma noi, popolo della saldatura, perché<br />

mai dobbiamo occuparci di questi argomenti?<br />

Il 99% delle saldature vede l’energia<br />

elettrica quale protagonista indiscussa.<br />

È un uso dell’energia elettrica con<br />

bassissima efficienza, in quanto buona<br />

parte del calore non si traduce in metallo<br />

fuso, ma viene disperso nell’ambiente.<br />

Anche nei processi di saldatura, dunque,<br />

il nostro Paese si permette di “bruciare”<br />

energia acquisita a così caro prezzo<br />

dall’estero; e ciò, nel contesto di un’economia<br />

non proprio brillante, dove fisco e<br />

burocrazia restano i riferimenti principali.<br />

Quindi, saldare sarà sempre più costoso<br />

(magari si dovrà saldare di notte in modo<br />

da garantire energia nelle ore diurne, per<br />

i servizi essenziali).<br />

Cosa fare, dunque?<br />

Innanzitutto si dovrà pensare la saldatura<br />

sotto una nuova ottica, ovvero quella di<br />

“giunto minimo” indispensabile ad<br />

adempiente ai requisiti di progetto: cianfrini<br />

stretti, diluizioni ridotte, sovrammetallo<br />

nullo o quasi, messa a punto di<br />

processi di saldatura con parametri elettrici<br />

contenuti, aumento dell’efficienza<br />

delle macchine con eliminazione delle<br />

dispersioni di energia, impiego di metodologie<br />

ad apporto termico intrinsecamente<br />

basso (come, ad esempio, la<br />

saldatura plasma a polvere, la saldatura<br />

laser e la “friction stir welding”).<br />

Converge verso lo stesso proposito un<br />

uso razionale dei materiali di costruzione,<br />

ovvero, ad esempio, la scelta di<br />

materiali altoresistenziali che permettono<br />

una riduzione delle sezioni resistenti<br />

e quindi l’esecuzione di giunti di<br />

minori dimensioni.<br />

È praticamente obbligatorio inoltre<br />

rivedere tutti quegli impieghi della<br />

saldatura, comunque sostituibili con altri<br />

metodi di giunzione a minore consumo<br />

elettrico: rivettatura, graffatura, incollaggio<br />

strutturale mediante adesivi, ecc..<br />

La nostra posizione, di popolo della<br />

saldatura, può diventare, dunque, quella<br />

di pionieri in questo cambio di mentalità,<br />

suggerendo soluzioni interessanti,<br />

non solo tecniche ma anche organizzative<br />

(maggiore integrazione della saldatura<br />

nel processo globale di fabbricazione),<br />

nel confronto quotidiano con chi<br />

progetta e costruisce strutture saldate.<br />

Tutto ciò perché vorremmo che questo<br />

Paese continuasse a vivere anche di<br />

industria e non si affidasse soltanto a<br />

“mandolino e maccheroni”.<br />

Dott. L.M. Volpone (<strong>IIS</strong>)


Pubblicazione bimestrale<br />

DIRETTORE RESPONSABILE: Ing. Mauro Scasso<br />

REDATTORE CAPO: Geom. Sergio Giorgi<br />

REDAZIONE: Sig.ra Sara Fichera, P.I. Maura Rodella<br />

PUBBLICITÀ: Sig. Franco Ricciardi<br />

Organo Ufficiale<br />

dell'Istituto Italiano della Saldatura<br />

Abbonamento annuale <strong>2007</strong>:<br />

Italia: .......................................... € 90,00<br />

Estero: ........................................ € 155,00<br />

Un numero separato: ................ € 20,00<br />

La Rivista viene inviata gratuitamente ai Soci<br />

dell’Istituto Italiano della Saldatura.<br />

Direzione - Redazione - Pubblicità:<br />

Lungobisagno Istria, 15 - 16141 Genova<br />

Telefono: 010 8341333<br />

Telefax: 010 8367780<br />

e-mail: sara.fichera@iis.it<br />

web: www.iis.it<br />

Rivista associata<br />

Registrazione al ROC n° 5042 - Tariffa R.O.C.: “Poste<br />

Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale<br />

D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1<br />

comma 1, DCB Genova” - Fine Stampa Febbraio <strong>2007</strong><br />

Aut. Trib. Genova 341 - 20.4.1955<br />

Progetto grafico: Marcs & Associati srl - Rozzano (MI)<br />

Fotocomposizione e stampa:ALGRAPHY S.n.c.- Genova<br />

Tel 010 8366272, Fax 010 8358069 - www.algraphy.it<br />

L’istituto non assume responsabilità per le opinioni espresse<br />

dagli Autori. La riproduzione degli articoli pubblicati è<br />

permessa purché ne sia citata la fonte, ne sia stata concessa<br />

l’autorizzazione da parte della Direzione della Rivista, e sia<br />

trascorso un periodo non inferiore a tre mesi dalla data della<br />

pubblicazione. La collaborazione è aperta a tutti, Soci e<br />

non Soci, in Italia e all’Estero. La Direzione si riserva<br />

l’accettazione dei messaggi pubblicitari. Ai sensi dell’art. 10<br />

della Legge 675/96, i dati personali dei destinatari della<br />

Rivista saranno oggetto di trattamento nel rispetto della<br />

riservatezza, dei diritti della persona e per finalità<br />

strettamente connesse e strumentali all’invio della<br />

pubblicazione e ad eventuali comunicazioni ad esse correlate.<br />

ANNO LIX<br />

Gennaio-Febbraio <strong>2007</strong><br />

Sommario<br />

Articoli<br />

23 Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali<br />

di misura, precauzioni e rimedi - M. MURGIA<br />

43 Saldatura per diffusione, un esempio di rapid tooling - J. WILDEN et al.<br />

53 Agenti fisici (rumore, radiazioni e microclima) e salute in<br />

saldatura - F. TRAVERSA, T. VALENTE, N. DEBARBIERI<br />

65 Principali problemi nella saldatura subacquea - F. LEZZI<br />

75 Monitoraggio di emissione acustica di corpi a pressione - E. FONTANA<br />

81 Analisi sperimentale di coppie brasate 52NiCrMo6-G30 - U. NATALE et al.<br />

International Institute of Welding (IIW)<br />

91 Fracture analysis of strength undermatched welds of thin-walled<br />

aluminium structures using FITNET procedure - E. SEIB, M. KOÇAK<br />

<strong>IIS</strong> Didattica<br />

105 Applicazione del controllo ultrasonoro ai giunti saldati<br />

Rubriche<br />

113 Scienza e Tecnica<br />

Comportamento in regime di scorrimento viscoso di giunti saldati dissimili -<br />

M. SCASSO<br />

115 <strong>IIS</strong> News<br />

Comitato Direttivo<br />

Effettuato a Genova dall’<strong>IIS</strong> il primo Corso per il rilascio della certificazione<br />

a Saldatore Subacqueo<br />

117 Formazione<br />

Obblighi formativi sempre riferiti ai rischi specifici - T. LIMARDO<br />

119 Salute, Sicurezza e Ambiente<br />

Le particelle dei fumi ci appaiono sempre più piccole - T. VALENTE<br />

121 Dalle Aziende<br />

127 Notiziario<br />

Letteratura tecnica<br />

Codici e norme<br />

Corsi<br />

Mostre e convegni<br />

139 Ricerche bibliografiche da <strong>IIS</strong>-Data<br />

Resistenza a fatica di giunti saldati in leghe di alluminio<br />

145 Elenco degli Inserzionisti<br />

1<br />

In copertina<br />

Tecnologia ESAB SAW Tandem Twin per saldatura ad alta produttività<br />

Il procedimento di saldatura ad arco sommerso può depositare una considerevole quantità di<br />

metallo saldato di alta qualità ad un basso costo totale di saldatura in una vasta gamma di applicazioni.<br />

Varianti del processo con l’utilizzo di fili multipli diventano più interessanti all’aumentare dello<br />

spessore e del volume dei giunti, perché offrono un ulteriore aumento del tasso di deposito.<br />

Nella ricerca di una sempre maggiore produttività, ESAB ha sviluppato la tecnologia di saldatura<br />

Tandem Twin. Impianti di questo tipo impiegati per la saldatura di torri eoliche, con l’utilizzo di<br />

filo OK Autrod 12.22 e Flusso OK Flux 10.72, depositano oltre 35 kg/ora di metallo saldato.


Corso di qualificazione per International Welding<br />

Inspector - Comprehensive (IWI-C)<br />

Genova <strong>2007</strong><br />

L’ISTITUTO ITALIANO DELLA SALDATURA, secondo la programmazione descritta nella propria<br />

Attività Didattica <strong>2007</strong>, organizza presso la propria sede di Genova un Corso completo di Qualificazione<br />

ad International Welding Inspector (livello Comprehensive, IWI-C).<br />

A tale Corso potranno partecipare anche candidati non in possesso dei requisiti di cui al punto<br />

successivo, concordando con la Segreteria le modalità per la propria iscrizione, per il conseguimento<br />

di Diplomi al livello Standard o Basic.<br />

Requisiti di ingresso<br />

Per iscriversi al Corso non è prevista esperienza specifica, quanto il possesso di uno dei titoli di<br />

studio previsti dalle vigenti disposizioni internazionali emanate dall'Istituto Internazionale della Saldatura<br />

(IIW) e dalla Federazione Europea della Saldatura (EWF):<br />

- Laurea o Diploma di Laurea in Ingegneria; in alternativa, Laurea in Scienza dei materiali,<br />

Architettura, Fisica o Chimica, supportate da comprovata esperienza industriale in saldatura<br />

oppure<br />

- Diploma di Scuola Media Superiore ad indirizzo tecnico.<br />

Calendario e sede delle lezioni<br />

Il Corso ha una struttura modulare, basata su due corsi successivi denominati Welding Technology e<br />

Welding Inspection, di carattere teorico - pratico (chi sia in possesso di un Diploma da Welding Engineer<br />

o da Welding Technologist può accedere direttamente al secondo Modulo).<br />

Per diluire l’impegno, le lezioni saranno svolte in settimane non consecutive, secondo il seguente<br />

calendario:<br />

Modulo Welding Technology: prima settimana, dal 2 al 6 Aprile <strong>2007</strong><br />

seconda settimana, dal 7 al 11 Maggio <strong>2007</strong><br />

terza settimana, dal 4 all’ 8 Giugno <strong>2007</strong><br />

Modulo Welding Inspection: prima settimana, dal 3 al 7 Settembre <strong>2007</strong><br />

seconda settimana dal 1 al 5 Ottobre <strong>2007</strong><br />

terza settimana, dal 5 al 7 Novembre <strong>2007</strong><br />

Il Corso sarà tenuto presso la Sede dell'<strong>IIS</strong> di Genova, in Via Lungobisagno Istria, 15.<br />

Orario delle lezioni<br />

Per consentire il raggiungimento della Sede senza spostamenti in orario festivo, il Corso sarà svolto<br />

con orario 9.00 ÷ 18.00, ad eccezione delle giornate di Lunedì (orario 14.00 ÷ 18.00) e di Venerdì<br />

(orario 9.00 ÷ 13.00).<br />

Conseguimento del Diploma<br />

Chi sia risultato in possesso dei requisiti di ingresso ed abbia completato il percorso formativo può<br />

accedere agli esami previsti nelle date 19 e 20 Dicembre <strong>2007</strong>, presso la Sede di Genova (o, in<br />

alternativa, in qualunque altra sessione programmata successivamente).<br />

Le domande di iscrizione agli esami dovranno essere indirizzate all'Area Certificazione Figure<br />

Professionali (tel. 010 8341307, e-mail angela.grattarola@iis.it), con un costo di iscrizione pari a<br />

€ 410,00 (+ IVA).<br />

Iscrizione al Corso<br />

Per iscriversi al Corso è sufficiente utilizzare il modulo cartaceo fornito con l’Attività Didattica <strong>2007</strong><br />

oppure procedere on - line attraverso il sito www.formazionesaldatura.it, selezionando il Corso<br />

dall’apposito motore di ricerca.<br />

La quota di partecipazione al Corso completo è pari ad € 5.000,00 (+ IVA), comprensiva della<br />

collana delle pubblicazioni specifiche dell'<strong>IIS</strong> e del pranzo presso la mensa dell’<strong>IIS</strong>.<br />

Sono accettate iscrizioni solo se effettuate contestualmente al pagamento della relativa quota, il cui<br />

pagamento può essere effettuato tramite bonifico bancario sul CC 4500 - Banca Popolare di Milano<br />

(ABI 05584 CAB 01400 CIN I), intestato all'Istituto Italiano della Saldatura.<br />

Informazioni<br />

Per ulteriori informazioni è possibile rivolgersi all’Istituto Italiano della Saldatura (Via Lungobisagno<br />

Istria 15, 16141 Genova), Divisione Formazione, al numero 010 8341371 (fax 010 8367780),<br />

oppure all’indirizzo di posta elettronica mariapia.ramazzina@iis.it).


Origine delle tensioni residue in saldatura,<br />

metodologie tradizionali di misura,<br />

precauzioni e rimedi (°)<br />

M. Murgia *<br />

Sommario / Summary<br />

I processi di saldatura ad arco e - anche se con diverse caratteristiche<br />

- quelli allo stato solido producono nel giunto, allo<br />

stato come saldato, una complessa e multi-dimensionale<br />

distribuzione delle tensioni principalmente dovuta alle condizioni<br />

disomogenee di riscaldamento e raffreddamento ed alle<br />

trasformazioni microstrutturali.<br />

Più precisamente, le condizioni di vincolo, possono determinare<br />

nel corso della parte finale del ciclo di saldatura (raffreddamento)<br />

reazioni in grado di compensare le tensioni sopra<br />

citate; in tale situazione si può generare una distribuzione<br />

multidirezionale delle tensioni, talvolta nelle tre principali<br />

direzioni del giunto, con una possibile interazione con le<br />

azioni esterne che esistono nelle condizioni di servizio (ad<br />

esempio: fatica, tensocorrosione, bassa temperatura).<br />

Lo scopo principale di questo articolo è quello di fornire un<br />

quadro introduttivo al fenomeno, partendo dal principio<br />

fisico dello stesso, esaminando gli esempi più comuni di<br />

distribuzione delle tensioni dopo saldatura, analizzando casi<br />

importanti di interazione tra tensioni residue e condizioni di<br />

servizio e indicando le possibili soluzioni tecniche prima,<br />

durante e dopo saldatura.<br />

The arc processes and - even if with relevant differences – the<br />

solid state joining processes produce in the joint, at the “as<br />

welded” state, a complex and multi-dimensional residual<br />

(°) Memoria presentata alla Giornata di Formazione e Aggiornamento <strong>IIS</strong>:<br />

“Le tensioni residue in saldatura” - Milano, 6 Aprile 2006.<br />

* Istituto Italiano della Saldatura - Genova.<br />

stresses distribution, basically due to the dishomogeneous<br />

heating and cooling conditions and to the microstructural<br />

transformations.<br />

The restraint conditions, more in detail, can produce during<br />

the final part of the welding cycle (cooling) reactions able to<br />

compensate the stresses above mentioned; in such a way, a<br />

multi-directional stress distribution can be genereted, sometimes<br />

in the three principal directions of the joint, with the<br />

risk of a possible interaction with the external actions<br />

existing in service conditions (e.g.: fatigue loads, stress<br />

corrosion, low temperature).<br />

Main target of this article is to give an introduction based on<br />

the physical basis of the matter, the most common examples<br />

of stress distribution after welding with a final analysis of<br />

some relevant cases of interaction between residual stresses<br />

and service conditions and their possible solutions before,<br />

during and after welding.<br />

Keywords:<br />

Circumferential welds; flame straightening; fusion welding;<br />

girders; heat treatment; measurement; peening; plate; post<br />

weld heat treatment; residual stresses; stress analysis; stress<br />

distribution; tubes and pipes; vibratory stress relief.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

23


M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />

1. Origine delle tensioni residue<br />

di saldatura<br />

1.1. Considerazioni preliminari<br />

Prima di procedere alla descrizione<br />

delle condizioni che portano allo<br />

sviluppo delle tensioni residue di saldatura<br />

è bene precisare che con tale<br />

termine, in genere, si intendono tensioni<br />

del primo ordine (o macroscopiche) che<br />

si estendono in volumi di dimensioni<br />

maggiori rispetto agli elementi costituenti<br />

la microstruttura (cristalli, grani,<br />

dendriti). Per quanto esse subiscano<br />

variazioni di natura locale, nel<br />

passaggio ad esempio da un grano<br />

all’altro, sono in realtà considerate per il<br />

loro valore medio.<br />

Le tensioni residue del secondo ordine<br />

interessano invece l’interazione tra<br />

cristalli, grani o fasi eterogenee (le<br />

dimensioni di riferimento possono<br />

variare da 0.01 ad 1 mm): un esempio<br />

possono essere gli stati tensionali legati<br />

a punti di accumulo di dislocazioni o a<br />

seconde fasi precipitate.<br />

Le tensioni residue del terzo ordine sono<br />

invece quelle che agiscono in scala<br />

ancora minore, ad esempio tra diverse<br />

regioni atomiche, come nel caso degli<br />

stati tensionali che caratterizzano una<br />

singola dislocazione.<br />

1.2 Descrizione del fenomeno<br />

In sintesi, le tensioni residue di saldatura<br />

sono il risultato di una deformazione<br />

permanente non omogenea, nella quale è<br />

possibile distinguere:<br />

• una variazione di volume, dovuta alle<br />

dilatazioni termiche, a processi di<br />

natura chimica ed alle microtrasformazioni<br />

strutturali;<br />

• una variazione di forma, legata a<br />

deformazioni di tipo plastico e viscoplastico.<br />

Eventuali tensioni di natura termica<br />

generate in campo elastico scompaiono<br />

di fatto con le cause che l’hanno<br />

prodotte e non sono pertanto neppure<br />

considerate come tensioni residue. Le<br />

cosiddette tensioni residue di saldatura<br />

24 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

sono in genere tensioni legate primariamente<br />

alle condizioni di raffreddamento<br />

cui si possono sovrapporre, in modo<br />

anche determinante, quelle dovute alle<br />

trasformazioni microstrutturali.<br />

Durante la saldatura, la regione interessata<br />

al processo è riscaldata fortemente e<br />

portata localmente a fusione (nei<br />

processi autogeni), con una forte dilatazione<br />

di natura termica come effetto del<br />

proprio riscaldamento.<br />

Le regioni circostanti, a temperatura<br />

molto più bassa, ostacolano la dilatazione<br />

del giunto comportando lo<br />

sviluppo degli stati tensionali; le<br />

tensioni residue superano in parte il<br />

limite elastico del materiale, la cui<br />

entità è ridotta per via delle elevate<br />

temperature. In termini qualitativi, la<br />

zona del giunto è caratterizzata a<br />

raffreddamento ultimato da stati prevalentemente<br />

di trazione, cui fanno equilibrio<br />

stati di compressione nelle zone<br />

adiacenti.<br />

Le variazioni microstrutturali allo stato<br />

solido, ad esempio le trasformazioni<br />

fuori equilibrio, sono accompagnate<br />

nella maggior parte dei casi da aumenti<br />

di volume: se si verificano a temperature<br />

sufficientemente basse, il limite di snervamento<br />

è sufficientemente alto a<br />

contrastarle, determinando uno stato<br />

finale di compressione nella zona interessata<br />

alle trasformazioni e di trazione,<br />

in quelle circostanti.<br />

È chiaro quindi che lo stato tensionale<br />

finale sarà dovuto all’entità delle<br />

tensioni prevalenti tra le due sopra<br />

descritte.<br />

Come noto, le tensioni residue possono<br />

essere significativamente ridotte ad<br />

elevata temperatura attraverso la riduzione<br />

del limite elastico del materiale e<br />

del suo modulo di elasticità, senza<br />

trascurare gli effetti della distensione per<br />

effetti di scorrimento viscoso (creep) che<br />

accompagnano in forma localizzata lo<br />

svolgimento dei tradizionali trattamenti<br />

di stress relieving (distensione).<br />

Il successivo raffreddamento deve essere<br />

adeguatamente controllato ed uniforme.<br />

Un secondo modo per ottenere una<br />

sostanziale riduzione delle tensioni<br />

residue di saldatura è l’applicazione di<br />

azioni esterne che determinino in forma<br />

localizzata il superamento del limite<br />

elastico del materiale, con una sostanziale<br />

ridistribuzione degli stati tensionali,<br />

a trattamento ultimato.<br />

2. Distribuzione delle tensioni<br />

residue<br />

Appare logico, una volta compreso -<br />

almeno in termini generali - il principio<br />

fisico del fenomeno, provare a conoscere<br />

nel modo più preciso possibile<br />

l’entità e la distribuzione delle tensioni<br />

residue nelle giunzioni saldate, in modo<br />

da valutarne le possibili interazioni con<br />

le prestazioni del giunto in esercizio e<br />

valutare le eventuali azioni correttive.<br />

In realtà, i fattori che influenzano l’effettiva<br />

distribuzione degli stati tensionali in<br />

un giunto sono numerosi; ad esempio:<br />

• la geometria del giunto stesso e gli<br />

spessori in gioco;<br />

• le condizioni di vincolo;<br />

• la presenza di eventuali stati tensionali<br />

dovuti a lavorazioni precedenti;<br />

• gli stati di fornitura dei semilavorati;<br />

• il processo di saldatura utilizzato e la<br />

specifica di procedura impiegata;<br />

• la natura del consumabile (se<br />

previsto).<br />

Occorre inoltre sottolineare come i<br />

metodi di misura utilizzati siano ovviamente,<br />

a loro volta, affetti da errori<br />

sperimentali e caratterizzati da ovvie<br />

limitazioni per effetto del principio<br />

fisico su cui si basano. Per gli scopi di<br />

questa relazione, dunque, può essere<br />

utile distinguere tra le distribuzioni che<br />

possono essere determinate su base<br />

sperimentale, con metodologie anche<br />

estremamente sofisticate, e quelle che<br />

invece possono essere assunte ad<br />

esempio per verifiche di stabilità di<br />

imperfezioni, che devono soddisfare un<br />

opportuno compromesso tra esigenze di<br />

conservatività e semplicità, senza necessità<br />

di ricorrere a validazioni sperimentali<br />

di caso in caso.<br />

2.1 Caratterizzazione sperimentale<br />

degli stati tensionali<br />

In genere, lo studio è condotto a partire<br />

da geometrie di giunzione semplici,<br />

come ad esempio, la saldatura testa a<br />

testa tra lamiere con giunzioni simmetriche<br />

rispetto alla loro mezzeria, considerando<br />

cicli termici rapidi per assumere<br />

condizioni di riscaldamento e raffreddamento<br />

uniformi sulla lunghezza del<br />

giunto. Ulteriori assunzioni semplificative<br />

riguardano spesso anche l’assenza<br />

di momenti agenti sul giunto o deformazioni<br />

ad essi legate, considerando in<br />

sostanza che le tensioni agiscano come


tensioni membranali. Considerando a<br />

questo punto le tre direzioni principali<br />

(longitudinale, trasversale e verticale),<br />

occorre osservare che lo sviluppo delle<br />

tensioni residue è legato a meccanismi<br />

differenti.<br />

2.1.1 Tensioni longitudinali<br />

Le tensioni longitudinali sono legate<br />

soprattutto al ritiro del giunto in quella<br />

direzione in fase di raffreddamento; le<br />

tensioni sono di trazione nella zona fusa<br />

e raggiungono in genere il loro valore<br />

maggiore in corrispondenza dell’asse<br />

longitudinale, avendo ovviamente come<br />

limite superiore il limite elastico del<br />

materiale. Nelle regioni circostanti (ZTA<br />

e materiale base) nascono stati di<br />

compressione che scendono rapidamente<br />

a zero, allontanandosi in direzione<br />

trasversale dal centro della giunzione<br />

(Fig. 1).<br />

Questa situazione è ad esempio quella<br />

degli acciai al carbonio e degli acciai<br />

inossidabili austenitici: nel caso di leghe<br />

di alluminio o di leghe di titanio, trattate<br />

termicamente, i valori massimi delle<br />

tensioni non raggiungono il limite<br />

elastico e si osservano spesso (in<br />

funzione della scelta del consumabile<br />

effettuata) fenomeni di addolcimento<br />

(softening) al centro della zona fusa<br />

(Fig. 2).<br />

Nel caso invece degli acciai bassolegati<br />

si osservano spesso comportamenti<br />

ancora differenti, poiché le trasformazioni<br />

microstrutturali che si svolgono a<br />

bassa temperatura (1) possono portare la<br />

nascita di stati di compressione al centro<br />

del giunto, con i valori massimi nel<br />

campo della trazione in zona termicamente<br />

alterata o nel materiale base<br />

immediatamente adiacente (Fig. 3).<br />

Allo stesso modo, nel caso si impieghino<br />

consumabili di tipo inossidabile austenitico<br />

è facile raggiungere il suo limite<br />

elastico nella regione centrale della zona<br />

fusa, mentre i massimi livelli di compressione<br />

si manifestano nella ZTA, con stati<br />

di tensione massimi invece in materiale<br />

base, che si annullano e si convertono in<br />

deboli stati di compressione nella parti<br />

più esterne del giunto (Fig. 4).<br />

Si può dunque concludere che:<br />

• le tensioni longitudinali, date le forti<br />

condizioni di autovincolo che caratterizzano<br />

questa direzione, tendono ad<br />

assumere valori molto elevati e su<br />

giunti abbastanza lunghi raggiungono<br />

M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />

facilmente il limite elastico del materiale,<br />

con il rischio di deformazioni<br />

plastiche;<br />

• la saldatura ad arco manuale produce<br />

tensioni massime più alte di quelle<br />

causate da procedimenti caratterizzati<br />

da maggiore apporto termico; spesso<br />

σy<br />

Figura 1 - Distribuzione tipica delle tensioni<br />

longitudinali (acciai al carbonio, inossidabili<br />

austenitici).<br />

σy<br />

Figura 2 - Distribuzione tipica delle tensioni<br />

longitudinali (leghe di Al, di Ti trattate<br />

termicamente).<br />

σy<br />

Figura 3 - Distribuzione tipica delle tensioni<br />

longitudinali (acciai bassolegati).<br />

σy<br />

Figura 4 - Distribuzione tipica delle tensioni<br />

longitudinali (acciai bassolegati,<br />

consumabile austenitico).<br />

in entrambi i casi, ma più frequentemente<br />

nel caso dell’arco manuale, si<br />

supera il limite elastico;<br />

• la zona fusa risulta tesa nella maggior<br />

parte dei casi, mentre le zone adiacenti<br />

compresse;<br />

• la tensione longitudinale, pressoché<br />

costante lungo tutto il giunto, si<br />

annulla per ragioni di equilibrio alle<br />

estremità; il tratto di caduta sembra<br />

sia dell’ordine di 100÷200 mm (pezzi<br />

molto corti hanno sollecitazioni<br />

longitudinali minori);<br />

• le condizioni di vincolo eventualmente<br />

agenti parallelamente all’asse<br />

della saldatura non hanno praticamente<br />

influenza sull’andamento e<br />

sull’entità delle tensioni longitudinali.<br />

2.1.2 Tensioni trasversali<br />

Le tensioni residue trasversali sono<br />

correlate ai fenomeni di contrazione in<br />

quella direzione del materiale, in particolare<br />

se accompagnati da severe condizioni<br />

di vincolo. A differenza di quelle<br />

longitudinali, esse tendono ad interessare<br />

ragioni più estese; una seconda<br />

differenza è inoltre data dall’effetto della<br />

velocità di saldatura, responsabile a sua<br />

volta della maggiore o minore tendenza<br />

al cosiddetto effetto di chiusura a fornice<br />

del giunto (tipico soprattutto delle velocità<br />

più ridotte). Ne risultano, come<br />

conseguenza, stati prevalentemente di<br />

tensione, nella parte centrale del giunto,<br />

che divengono di compressione in quelle<br />

iniziali e terminali (per elevate velocità<br />

di saldatura), oppure stati di compressione<br />

che divengono di trazione nella<br />

zona terminale, per maggiori velocità di<br />

avanzamento (Fig. 5). Appare evidente,<br />

a differenza del caso delle tensioni<br />

longitudinali, come sia difficile individuare<br />

distribuzioni caratteristiche, per<br />

effetto del gran numero di variabili che<br />

influenzano il fenomeno in questa direzione.<br />

Ulteriori osservazioni possono giovare<br />

alla comprensione del fenomeno:<br />

• le tensioni trasversali, nel caso degli<br />

acciai da costruzione, difficilmente<br />

superano i 100 N/mm 2 quando si<br />

salda a ritiro pressoché libero;<br />

• le tensioni trasversali massime si<br />

verificano in una fascia a cavallo<br />

(1) Si ricorda al lettore che il valore di Ms è fortemente<br />

legato all'analisi chimica dell'acciaio.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

25


M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />

(a) (b) (c)<br />

Figura 5a, 5b e 5c - Distribuzione qualitativa delle tensioni residue trasversali (a: elevata velocità di avanzamento v w, giunto vincolato<br />

trasversalmente; b: elevata v w; c: bassa v w).<br />

dell’asse del giunto; esse sono positive<br />

(trazione) nella zona centrale e<br />

negative (compressione) alle estremità<br />

del giunto, con notevole<br />

influenza della velocità di avanzamento;<br />

• una più allargata distribuzione delle<br />

temperature in direzione trasversale,<br />

per effetto ad esempio di cicli termici<br />

blandi, produce valori massimi di<br />

tensione trasversale un poco minori<br />

di quelli generati da cicli più severi<br />

nel caso di provette libere; nel caso di<br />

provette incastrate avviene il<br />

contrario, cioè la saldatura ad arco<br />

normale tende a provocare tensioni<br />

trasversali inferiori a quelle degli altri<br />

procedimenti detti sopra. Ciò è in<br />

armonia col fatto che il ritiro trasversale<br />

tende ad aumentare con la<br />

larghezza della zona riscaldata, e<br />

quindi è logico che anche la tensione<br />

che rappresenta la conseguenza della<br />

deformazione impedita, tenda ad<br />

aumentare con essa;<br />

• le estremità del giunto risultano in<br />

genere compresse trasversalmente:<br />

ciò può rivelarsi vantaggioso, perché<br />

può rendere meno pericolosi eventuali<br />

difetti di estremità (crateri,<br />

discontinuità di forma, incompletezza<br />

ecc.), ivi assai più frequenti che nelle<br />

zone centrali.<br />

2.1.3 Tensioni agenti lungo la direzione<br />

dello spessore<br />

Le tensioni residue in direzione verticale<br />

(normale al piano della lamiera, nell’e-<br />

26 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

sempio) sono dovute alla presenza di<br />

spessori significativi; ad es., si hanno<br />

stati prevalentemente di trazione per<br />

giunti senza trasformazioni allo stato<br />

solido e di compressione nel caso<br />

contrario. Nel primo caso, è chiaro che il<br />

giunto di può trovare localmente in uno<br />

stato di trazione triassiale, estremamente<br />

critico nei confronti di eventuali fenomeni<br />

di criccabilità. Il caso delle saldature<br />

a passate multiple di forti spessori è<br />

caratterizzato da forti condizioni di<br />

vincolo in direzione longitudinale e<br />

trasversale delle ultime passate, che<br />

risultano caratterizzate da stati finali di<br />

tensione di trazione tanto nelle due<br />

suddette direzioni, mitigate dall’entità<br />

dell’eventuale preriscaldo (Fig. 6, il caso<br />

di un giunto testa a testa, preparazione<br />

ad X, spessore 25 mm, larghezza e<br />

lunghezza del giunto 500 mm).<br />

2.2 Distribuzione convenzionale degli<br />

stati tensionali<br />

Come già osservato, chi dovesse procedere<br />

ad esempio a verifiche di stabilità di<br />

un componente o di un’imperfezione<br />

attraverso la meccanica della frattura,<br />

difficilmente potrebbe basarsi su distribuzioni<br />

rilevate sperimentalmente per<br />

una serie di ragioni; gli standard o i<br />

codici di calcolo, al proposito, propongono<br />

essi stessi, almeno per i casi più<br />

significativi, modelli di distribuzione<br />

che possono essere assunti come base<br />

per il caso in esame, utili ad esempio alla<br />

caratterizzazione del dettaglio attraverso<br />

tecniche FEM. Un esempio di partico-<br />

lare rilevanza ed autorevolezza è indubbiamente<br />

quello della norma BS<br />

7910:2005 “Guide to methods for assessing<br />

the acceptability of flaws in<br />

metallic structures”.<br />

Tale norma, come peraltro si evince<br />

chiaramente dal titolo, non è di per sé<br />

finalizzata all’analisi delle tensioni<br />

residue che possano caratterizzare i<br />

giunti ma fornisce degli strumenti per<br />

tenere in considerazione la loro<br />

presenza, nella realizzazione di verifiche<br />

di stabilità, in funzione del livello di<br />

confidenza circa i dati posseduti e l’effettivo<br />

svolgimento sul manufatto di<br />

trattamenti termici dopo saldatura o<br />

prove idrauliche. In particolare, la<br />

norma prevede un primo livello (Level<br />

1) in base al quale considerare uniformi<br />

le tensioni residue che agiscono sul<br />

giunto. Qualora si voglia invece procedere<br />

ad un’analisi più dettagliata, ritenendo<br />

ad esempio eccessivamente<br />

conservativa l’assunzione di distribuzioni<br />

uniformi, è possibile fare riferimento<br />

all’Annex Q della normativa,<br />

passando di fatto ai livelli 2 e 3.<br />

L’Annex Q prevede cinque casi fondamentali:<br />

giunti testa a testa tra lamiere,<br />

giunti testa a testa tra tubi (corpi cilindrici),<br />

giunti longitudinali su tubi (corpi<br />

cilindrici), giunti a T ed a cordoni d’angolo,<br />

giunti di riparazione. Le direzioni<br />

considerate sono le direzioni longitudinale<br />

e quella trasversale.<br />

Per ognuno dei cinque casi suddetti, la<br />

norma propone distribuzioni delle<br />

tensioni variabili con lo spessore di


Figura 6 - Esempio di distribuzione delle<br />

tensioni agenti in direzione dello spessore.<br />

parete, considerando come limite superiore<br />

il carico di snervamento σ y del<br />

materiale (o il suo Rp 0,2), come illustrato<br />

nella Figura 7.<br />

3. Casi tipici di distribuzione<br />

delle tensioni<br />

Dopo l’analisi sull’origine e la distribuzione<br />

degli stati tensionali condotta al<br />

punto precedente può risultare di interesse<br />

considerare alcuni esempi tipici di<br />

distribuzione delle tensioni residue<br />

Tensioni<br />

longitudinali<br />

Tensioni<br />

trasversali<br />

M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />

agenti su specifiche tipologie di dettaglio<br />

strutturale, utilizzando ovviamente<br />

gli elementi di base acquisiti.<br />

3.1 Saldatura circonferenziale di<br />

inserti su lamiere<br />

La Figura 8a mostra la saldatura fra un<br />

inserto circolare e una lamiera preparata<br />

con foro, tipico caso di saldatura impiegata<br />

in lavori di riparazione. Nella<br />

Figura 8b è indicata schematicamente la<br />

distribuzione delle tensioni radiali (σx) e<br />

tangenziali (σy), che risultano elevate<br />

soprattutto in corrispondenza del<br />

cordone, e che quindi molto spesso<br />

possono dare luogo a cricche.<br />

3.2 Travi saldate<br />

Come noto, esiste una notevole varietà<br />

di soluzioni geometriche per le travi<br />

saldate; si considerano, per gli scopi di<br />

questo articolo, le distribuzioni delle<br />

tensioni residue longitudinali in travi<br />

saldate a T, doppio T e a cassone<br />

(Fig. 9).<br />

3.3 Giunti circonferenziali di tubi<br />

La distribuzione delle tensioni residue in<br />

un giunto circonferenziale tra tubi<br />

dipende - tra l’altro - dal diametro e<br />

dallo spessore di parete del tubo, dalla<br />

preparazione e dalla sequenza di saldatura.<br />

Burdekin ha effettuato misure estensimetriche<br />

su tubi in acciaio a basso<br />

carbonio, di diametro 760 mm e spessore<br />

11 mm, ottenendo la distribuzione<br />

della Figura 10. In tali esperienze è stata<br />

usata la saldatura con procedimento<br />

automatico ad arco sommerso su passata<br />

manuale di sostegno. Girardi e Rinaldi<br />

hanno studiato l’andamento delle<br />

tensioni residue nel caso di tubi in<br />

acciaio al 3,5% Ni (diametro 250 mm,<br />

spessore 10 mm) con saldatura manuale<br />

ad arco nella posizione fissa ad asse<br />

orizzontale. I risultati ottenuti sono indicati<br />

nella Figura 11.<br />

Appare chiaro, da entrambe le esperienze,<br />

come gli stati più elevati di sollecitazione,<br />

sia per le tensioni residue<br />

longitudinali sia per le tensioni trasversali,<br />

si manifestino sulla superficie<br />

interna e siano di trazione. Una spiegazione<br />

di ciò potrebbe essere data considerando<br />

i diversi gradienti termici che<br />

durante il raffreddamento interessano la<br />

superficie interna ed esterna.<br />

Infatti con la seconda esperienza è stato<br />

verificato sperimentalmente che dopo il<br />

deposito dell’ultima passata, durante il<br />

raffreddamento, per il maggiore scambio<br />

termico verso l’esterno, la parete interna<br />

si è venuta a trovare ad una temperatura<br />

maggiore di circa 80°C rispetto a quella<br />

esterna, a partire da temperature (circa<br />

850°÷900°C) al di sotto delle quali sono<br />

rilevanti le differenze di valore dello<br />

snervamento.<br />

4. Metodi di misura delle<br />

tensioni residue<br />

La misura delle tensioni residue può<br />

certamente essere considerata un ramo<br />

di una materia di carattere più generale,<br />

la misura di stati tensionali e delle defor-<br />

Giunti testa a testa tra lamiere Giunti testa a testa tra tubi Giunti a T e fillet Giunti di riparazione<br />

Figura 7 - Esempi di distribuzione delle tensioni residue longitudinali e trasversali per verifiche di stabilità secondo BS 7910:2005 (Annex Q).<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

27


M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />

Lamiera esterna<br />

Figura 8a ed 8b - Distribuzione qualitativa delle tensioni residue per effetto della saldatura di un inserto circolare.<br />

mazioni ad esse collegate. In generale, si<br />

può distinguere tra metodi distruttivi e<br />

metodi non distruttivi; tra i primi, è<br />

possibile una seconda distinzione tra i<br />

metodi distruttivi veri e propri e quelli<br />

parzialmente distruttivi (che comportano,<br />

ad esempio, la presenza di piccoli<br />

fori sul componente, che non ne<br />

compromettono, nella maggior parte dei<br />

casi, il successivo esercizio).<br />

I principi su cui si basano i metodi<br />

distruttivi (e quelli parzialmente distruttivi)<br />

sono gli stessi utilizzati per valutare<br />

le tensioni dovute all’azione di carichi<br />

esterni: in questo caso, la misura delle<br />

tensioni risulta relativamente semplice,<br />

assumendo che il materiale abbia un<br />

comportamento di tipo elastico e di<br />

Deformazione<br />

angolare<br />

Lamiera<br />

interna<br />

28 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

A<br />

A<br />

σ x<br />

σ y<br />

Saldatura<br />

Lamiera<br />

esterna<br />

considerare le sole superfici del componente<br />

(limitazioni, in genere, considerate<br />

accettabili).<br />

È inoltre chiaro che la misura dell’allungamento<br />

di un elemento superficiale del<br />

componente, preso come riferimento, è<br />

possibile sinché lo stesso è soggetto alle<br />

condizioni di carico, noto il suo stato di<br />

riferimento (scarico) in assenza di sollecitazioni;<br />

certamente più complessa la<br />

misura di stati biassiali di tensione, per<br />

cui si rendono necessarie misurazioni in<br />

almeno tre direzioni. Le deformazioni<br />

relative agli elementi di riferimento<br />

possono essere interpretate con la legge<br />

di Hooke; estensimetri elettrici, estensimetri<br />

distaccabili e rivestimenti superficiali<br />

fotoelastici sono i metodi più<br />

Lamiera<br />

interna<br />

(a) (b)<br />

Figura 9 a, b, c - Distribuzione delle tensioni residue longitudinali per effetto della saldatura in travi composte.<br />

Lamiera<br />

esterna<br />

diffusi, con l’introduzione, in tempi<br />

recenti, di tecniche olografiche. In generale,<br />

la tecnica di misurazione e di valutazione<br />

è semplificata dalla conoscenza<br />

della direzione della tensione principale,<br />

che può essere determinata a sua volta,<br />

ad esempio, con l’impiego di speciali<br />

vernici con comportamento fragile.<br />

Come nel caso delle tensioni indotte da<br />

carichi esterni, anche quelle residue<br />

possono essere determinate scaricando il<br />

componente: date le differenze tra i due<br />

casi, ossia l’assenza - per definizione - di<br />

carichi esterni - si rende necessario<br />

scaricare una determinata porzione del<br />

componente dalle azioni indotte dal<br />

materiale circostante. A questo scopo,<br />

sono prelevate delle porzioni di mate-<br />

Distribuzione delle tensioni<br />

nella sezione A-A<br />

(a) (b) (c)<br />

σ x<br />

σ y


Tensioni (kg/mm 2 )<br />

riale dal componente in esame oppure,<br />

in altri casi, sono praticate delle aperture<br />

per consentire all’elemento di misura di<br />

deformarsi, liberandolo parzialmente da<br />

parte dei vincoli esercitati dal materiale<br />

adiacente. Questi metodi sono utilizzati<br />

talvolta nel caso di travi, di lamiere, di<br />

corpi a simmetria cilindrica; è inteso che<br />

essi possono fornire indicazioni utili<br />

solo nel caso in cui il recupero elastico<br />

del materiale, in seguito all’asportazione<br />

totale o parziale degli elementi di<br />

misura, sia analiticamente descrivibile.<br />

In tutti i metodi di misura delle tensioni<br />

residue la costanza della temperatura è<br />

un aspetto fondamentale per ottenere<br />

risultati accurati: si rendono necessari,<br />

pertanto, particolari accorgimenti<br />

durante il prelievo degli elementi. Un<br />

secondo aspetto da valutare, sempre per<br />

ottenere risultati accurati, è la necessità<br />

che il materiale non superi il proprio<br />

carico di snervamento.<br />

4.1 Metodi di misura di stati<br />

monoassiali o biassiali di tensione<br />

per scomposizione<br />

In numerosi casi può essere sufficiente<br />

valutare le tensioni residue assumendo<br />

che vi sia un andamento prevalente-<br />

M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />

Superficie esterna<br />

Superficie interna<br />

Figura 10 - Distribuzione delle tensioni<br />

residue longitudinali e trasversali nella<br />

saldatura di tubi in acciaio al carbonio<br />

(Burdekin).<br />

Distanza dall’asse della saldatura (cm)<br />

mente monoassiale, con la possibilità di<br />

una distribuzione non uniforme della<br />

tensione sulla sezione trasversale.<br />

I metodi di misura per scomposizione<br />

prevedono, in sintesi, che il componente<br />

sia suddiviso in un adeguato numero di<br />

sottili elementi (vedere il caso di una<br />

trave composta a doppio T) lungo la<br />

direzione principale (x) della tensione.<br />

In prima approssimazione, si può risalire<br />

alla tensione σ x attraverso la relazione:<br />

σ x = - E ε x<br />

Il taglio è effettuato mediante sega;<br />

la deformazione è misurata quindi con<br />

l’applicazione di estensimetri distaccabili<br />

o estensimetri elettrici: i primi<br />

consentono una misura riferita ad un<br />

elemento di maggiore lunghezza, da 100<br />

a 250 mm, cosa che rende preferibile la<br />

misura di tensioni poco variabili nella<br />

lunghezza di misura; gli estensimetri<br />

elettrici invece, più sensibili, consentono<br />

una misura riferita ad elementi di minori<br />

dimensioni, per quanto i fili di collegamento<br />

possano complicare l’esecuzione<br />

dei tagli.<br />

Sicuramente più complessa è la misura<br />

di stati biassiali di tensione. Nel caso più<br />

Figura 11 - Andamento delle tensioni residue<br />

nella saldatura testa a testa di tubi di acciaio<br />

al 3,5 Ni (Girardi e Rinaldi).<br />

semplice, le due direzioni ortogonali x<br />

ed y sono associate alle tensioni normali<br />

σ x e σ y, assumendo che esse siano<br />

costanti rispetto allo spessore (può<br />

essere il caso di piccoli spessori, ad<br />

esempio). Gli estensimetri sono in<br />

genere applicati su entrambi i lati del<br />

componente, dopo di che sono tagliati<br />

elementi quadrati di circa 30 x 30 mm.<br />

Ottenute le deformazioni ε x ed ε y, è<br />

possibile calcolare le relative tensioni e<br />

σ y in base alla legge di Hooke:<br />

σ x = - E / (1-ν 2 ) (ε x+νε y)<br />

σ y = - E / (1-ν 2 ) (ε y+νε yx)<br />

Per determinare completamente lo stato<br />

di tensione sono necessarie almeno tre<br />

direzioni di misura associate ad altrettante<br />

rosette estensimetriche a tre<br />

elementi. Il metodo descritto è stato<br />

usato con successo, nel passato, nel caso<br />

di serbatoi di stoccaggio di grandi<br />

dimensioni.<br />

4.2 Metodi di misura di stati triassiali<br />

di tensione per scomposizione<br />

Un problema comune a tutti i metodi di<br />

misura di stati triassiali di tensione è il<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

29


M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />

Figura 12 - Misura delle tensioni residue in<br />

una trave composta a doppio T.<br />

difficile accesso alla parte centrale del<br />

componente, in relazione alla misura<br />

delle tensioni normali alla superficie<br />

dell’elemento. Tuttavia, alcuni metodi<br />

possono essere applicati, assumendo<br />

note per ipotesi le direzioni delle tre<br />

tensioni principali, ad esempio corrispondenti<br />

alle direzioni principali della<br />

geometria del componente.<br />

Una sorta di metodo per scomposizione<br />

fu sviluppato da Rosenthal e Norton,<br />

relativamente a componenti rettangolari,<br />

di medio o grosso spessore, caratterizzati<br />

da una saldatura centrale. Per questo<br />

caso, può essere di interesse conoscere<br />

la variazione delle tensioni residue<br />

longitudinali e trasversali attraverso lo<br />

spessore. Allo scopo, vengono ricavati<br />

due blocchi di materiale sottili, in direzione<br />

longitudinale e trasversale rispetto<br />

al giunto, opportunamente equipaggiati<br />

di estensimetri sulle due facce (Fig. 13).<br />

Successivamente, sono ricavati due<br />

strati sottili al centro dello spessore dei<br />

Figura 13 - Metodo di Rosenthal - Norton<br />

per la misura di stati triassiali di tensione.<br />

30 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

blocchi e, via via, ulteriori strati procedendo<br />

verso le due superfici dotate di<br />

estensimetri, misurando di volta in volta<br />

le deformazioni sulle superfici stesse; il<br />

metodo per scomposizione è combinato<br />

di fatto con il metodo per rimozione di<br />

strati successivi. In questo modo, la<br />

tensione longitudinale rispetto ai blocchi<br />

può essere determinata, comprese le<br />

tensioni di taglio agenti sugli stessi: le<br />

tensioni agenti nella direzione dello<br />

spessore, infine, sono calcolate mediante<br />

le equazioni relative all’equilibrio dei<br />

solidi continui.<br />

4.3 Metodo per esecuzione di fori<br />

(metodo di base)<br />

Si tratta di un metodo alternativo al<br />

precedente, per la misura di stati di<br />

tensione triassiali, basato su esperienze<br />

condotte da Mathar: il principio prevede<br />

l’esecuzione di fori passanti nello spessore<br />

e la misura delle deformazioni in<br />

direzione radiale (Fig. 14) attraverso<br />

“measuring balls” oppure estensimetri<br />

elettrici a cavallo del foro stesso.<br />

Il metodo è stato standardizzato dalla<br />

norma ASTM E 837-85.<br />

Misurate le deformazioni in direzione X<br />

ed Y, è possibile risalire alle tensioni σx e<br />

σy attraverso la teoria dell’elasticità<br />

applicata ad un piano infinitamente<br />

sottile, al quale sia praticato un foro<br />

circolare, soggetto ad uno stato di<br />

tensione monoassiale; sostituendo i dati<br />

(diametro del foro d0 = 12 mm, base di<br />

misura d = 16 mm, ν = 0,3) si possono<br />

esprimere le tensioni in funzione delle<br />

deformazioni Δx e Δy: σ x = E [0.99 2 (Δ x/d) + 0.38 2 (Δ x/d)]<br />

σ y = E [0.99 2 (Δ y/d) + 0.38 2 (Δ x/d)]<br />

Volendo esprimere la deformazione<br />

radiale ε r in funzione delle tensioni σ x e<br />

σ y è possibile introdurre i parametri A e<br />

B, funzioni delle caratteristiche elastiche<br />

del materiale e della geometria del<br />

sistema di misura:<br />

ε r = (A + B cos 2β) σ x + (A-B cos2β) σ y<br />

essendo appunto:<br />

A = - (1-ν) / 2E (d 0/d) 2<br />

B=-(1+ν)/2E [4/(1+ν)(d 0/d) 2 -3(d 0/d) 4 ]<br />

Nel caso di stato di tensione residua<br />

biassiale di direzione sconosciuta, sono<br />

necessarie misure effettuate in almeno<br />

tre direzioni diverse (le relazioni sopra<br />

riportate non tengono conto di questo<br />

caso generale). Per questo scopo, il<br />

metodo prevede nella sua versione generale<br />

l’impiego di rosette estensimetriche<br />

(Fig. 15), aventi lo scopo di determinare,<br />

oltre alle deformazioni, anche l’angolo β<br />

tra la direzione della tensione principale<br />

σ I e la direzione di misura σ x.<br />

Come accennato, l’angolo β può essere<br />

analiticamente espresso mediante la<br />

relazione:<br />

tan(2β) = (ε 00 - 2ε 45 + ε 90) / (ε 00 - ε 90)<br />

In generale, l’accuratezza delle misure<br />

dipende, per questo metodo, dal posizionamento<br />

degli elementi di misura rispetto<br />

al foro; nel caso dei measuring balls, essi<br />

possono essere posizionati a 1 mm dal<br />

bordo, in quello degli estensimetri, a valori<br />

compresi tra 2.5 e 3.4 il rapporto d/d 0.<br />

A sua volta, il diametro del foro dipende<br />

dalle dimensioni degli elementi di<br />

misura (ad esempio, diametri d 0 pari a<br />

1.5 ÷ 3.0 mm e basi si misura pari a<br />

1.5 mm sono piuttosto comuni).<br />

Occorre ricordare che il metodo è basato<br />

su modelli di tipo elastico, per cui la<br />

presenza di stati tensionali prossimi al<br />

carico di snervamento e/o la possibilità<br />

di deformazioni di tipo plastico possono<br />

falsare i risultati, fornendo indicazioni<br />

assolutamente inattendibili.<br />

4.4 Cenni ad altre metodologie di<br />

misura<br />

4.4.1 Metodo per esecuzione di fori<br />

ciechi<br />

Il metodo descritto al paragrafo precedente<br />

può essere esteso anche a parti di


Figura 14 - Applicazione di measuring balls<br />

o di estensimetri per la misura delle<br />

deformazioni radiali.<br />

spessore finito adottando la variante con<br />

fori ciechi.<br />

Assumendo che lo stato tensionale non<br />

vari o vari in maniera trascurabile<br />

appena al di sotto della superficie del<br />

componente (quindi, in funzione<br />

della quota z), il metodo con fori<br />

ciechi può essere utilizzato introducendo<br />

solo una modifica ai<br />

parametri A e B, descritti in precedenza<br />

(indicativamente, la profondità t del foro<br />

può essere assunta pari a circa 1.2 volte<br />

il suo diametro).<br />

D’altra parte, è pure possibile tenere in<br />

considerazione la variazione delle<br />

tensioni residue in funzione della quota z<br />

applicando il metodo in modo incrementale,<br />

variando cioè gradualmente la<br />

profondità t del foro.<br />

4.4.2 Metodo per estrazione di inserti<br />

circolari<br />

Un’alternativa al metodo per esecuzione<br />

di fori è il metodo (detto di Gunnert e<br />

Kunz) che prevede la misura degli stati<br />

di deformazione sul componente dopo<br />

avere ricavato sullo stesso dei blocchi a<br />

geometria cilindrica, di opportune<br />

dimensioni, adeguatamente corredati<br />

con sistemi di misura.<br />

Il metodo può essere considerato un’alternativa<br />

al metodo con fori ciechi, nel<br />

caso di tensioni costanti o variabili in<br />

funzione della quota z.<br />

Il principio è consentire ad una superficie<br />

di riferimento, a geometria circolare<br />

appunto, di distendersi completamente<br />

eliminando i vincoli esercitati dal<br />

materiale adiacente: allo scopo è praticato<br />

appunto un foro cilindrico sino ad<br />

una profondità minima, oltre la quale<br />

non si verificano ulteriori rilassamenti<br />

superficiali.<br />

M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />

d<br />

Figura 15 - Posizionamento di rosette<br />

estensimetriche.<br />

Identificata un’idonea base di misura, è<br />

possibile risalire analiticamente alle<br />

tensioni σ I e σ II, con riferimento a<br />

modelli elastici di comportamento del<br />

materiale (legge di Hooke):<br />

σI + σII = - E / 2(1-ν) (ε00 + ε45 + ε90 + ε135) σI - σII = E / 2(1+ν) [(ε00 - ε90) 2 + (ε90 - ε135) 2 ] 1/2<br />

d 0<br />

Di fatto, è possibile successivamente<br />

applicare le stesse relazioni descritte per<br />

il metodo per esecuzione di fori, tenendo<br />

conto dei necessari aggiustamenti in<br />

funzione del numero dei punti di misura.<br />

4.4.3 Misura delle tensioni residue per<br />

diffrazione di raggi X<br />

Tra i metodi non distruttivi per la misura<br />

delle tensioni residue particolare rilievo<br />

assume quello basato sulla diffrazione di<br />

radiazioni ionizzanti, in particolare i<br />

raggi X.<br />

Il principio fisico si basa appunto sulla<br />

diffrazione originata dall’interazione tra<br />

le radiazioni ed i reticoli cristallini del<br />

materiale, la quale risulta essere<br />

funzione delle costanti reticolari del reticolo<br />

stesso e, in definitiva, degli stati<br />

tensionali applicati, per confronto con lo<br />

stato non tensionato del reticolo.<br />

In particolare, si osserva che un fascio<br />

monocromatico di radiazioni X, incidente<br />

sulla superficie in esame in modo<br />

normale, produce effetti di diffrazione<br />

che possono essere rilevati ad una data<br />

distanza dall’asse del fascio incidente<br />

con opportuni sistemi di rivelazione<br />

(pellicole radiografiche o altri metodi).<br />

Dal punto di vista analitico, se θ rappresenta<br />

l’angolo di diffrazione (angolo di<br />

Bragg), λ la lunghezza d’onda del fascio<br />

(di fatto, si possono impiegare valori<br />

pari a circa 0.05÷0.23 nm) e d la<br />

σ 2<br />

45°<br />

45°<br />

β<br />

σ 1<br />

distanza reticolare si può legare questa<br />

grandezza con una semplice relazione<br />

trigonometrica:<br />

2 d sen (θ) = n λ<br />

in cui si valutano, in genere, i fenomeni<br />

di diffrazione del primo ordine (con n=1,<br />

cioè).<br />

Sul piano sperimentale (Fig. 16), è<br />

possibile ottenere il valore dell’angolo<br />

di Bragg in funzione della distanza r di<br />

massima diffrazione rispetto all’asse del<br />

fascio incidente ed alla distanza di<br />

misura a:<br />

θ = 1 / 2 arctan (r/a)<br />

Considerando quindi la distanza reticolare<br />

d 0 in assenza di stati tensionali, è<br />

possibile stimare lo stato di deformazione<br />

dalla relazione:<br />

ε = (d - d 0) / d 0<br />

Per ottenere i valori degli stati biassiali<br />

di tensione è necessario effettuare<br />

almeno tre misure lungo diversi angoli<br />

φ (ad esempio: φ, φ+π/2, φ+π/4),<br />

impiegando in ogni caso diversi<br />

angoli di misura ψ rispetto all’asse<br />

verticale z.<br />

Con questo metodo l’area di misura<br />

varia tra 0,1 ed 1 mm 2 , la profondità di<br />

misura invece risulta intorno a 10 μm; è<br />

quindi possibile procedere a misure<br />

attraverso lo spessore, per incrementi<br />

successivi della profondità.<br />

Il principale vantaggio del metodo è<br />

certamente il fatto di essere non distruttivo<br />

e di consentire misure quasi<br />

puntuali; d’altra parte, esso può presentare<br />

forti limitazioni nel caso di materiali<br />

caratterizzati da un forte orientamento<br />

della microstruttura (ad esempio,<br />

prodotti lavorati a freddo).<br />

4.4.4 Misura delle tensioni residue per<br />

diffrazione di neutroni<br />

Il principio di questo metodo, di fatto, è<br />

lo stesso descritto al paragrafo precedente<br />

per fasci di radiazioni X monocromatiche.<br />

Una differenza significativa è data dalla<br />

diversa profondità di penetrazione (al<br />

massimo 20 μm nel caso dei raggi X), che<br />

in questo caso può arrivare sino a 50 mm<br />

nel caso degli acciai, 300 mm nel caso di<br />

leghe di alluminio e 30 mm per le leghe di<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

31


M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />

Figura 16 - Schema per la misura dell’angolo di diffrazione (angolo di Bragg) a raggi X.<br />

nichel (si deve considerare, al proposito,<br />

che i raggi X utilizzati per queste applicazioni<br />

interagiscono con la materia a<br />

livello di gusci elettronici esterni mentre<br />

fasci di neutroni riescono a penetrare la<br />

materia stessa a livello nucleare).<br />

Una conseguenza importante è quindi<br />

che i metodi a diffrazione neutronica<br />

sono in grado di fornire indicazioni su<br />

stati triassiali di tensione, a differenza<br />

della diffrazione a raggi X.<br />

Il metodo, in pratica, prevede l’impiego<br />

di un fascio di neutroni di sezione pari a<br />

circa 50 mm 2 , ottenuto con reattori<br />

nucleari o mediante sincrotroni; il fascio<br />

viene collimato con idonee maschere, ad<br />

esempio al cadmio, in modo da ridurne<br />

sensibilmente la sezione trasversale ed<br />

interessare alla misura il minore volume<br />

possibile di materiale (da 10 a 100 mm 3 );<br />

il fascio diffratto è rivolto verso un<br />

sistema di rilevazione, cui arriva opportunamente<br />

collimato.<br />

Il metodo si presta a misurazioni di interesse<br />

in settori come quello nucleare,<br />

aerospaziale, off-shore, con particolare<br />

riferimento a giunti a passate multiple<br />

(multipass).<br />

4.4.5 Misura delle tensioni residue con<br />

metodi acustici<br />

I metodi di tipo acustico, pure di tipo non<br />

distruttivo, sono basati sulla relazione<br />

esistente tra la velocità di propagazione<br />

delle onde (ultra)sonore e talune<br />

proprietà elastiche dei materiali, funzione<br />

a loro volta dello stato tensionale.<br />

Di fatto, il metodo è basato sulle variazioni<br />

delle velocità di propagazione delle<br />

onde longitudinali, trasversali e superficiali<br />

dovute agli stati tensionali; spesso,<br />

sono utilizzate onde ultrasonore superfi-<br />

32 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

ciali generate da un trasduttore montato<br />

sul pezzo (frequenze variabili tra 2 e 10<br />

MHz). La notevole entità del volume di<br />

materiale coinvolto nella misura porta,<br />

ovviamente, a misure mediate di carattere<br />

non puntuale; un aspetto da non<br />

trascurare, evidentemente, è l’influenza<br />

della microstruttura nei confronti della<br />

velocità di propagazione delle onde, che<br />

costringe ad accurate tarature preliminari<br />

con blocchi campione rappresentativi del<br />

pezzo reale.<br />

4.4.6 Misura delle tensioni residue con<br />

metodi magnetici<br />

La presenza di stati tensionali residui<br />

determina variazioni nelle proprietà<br />

magnetiche dei materiali. Questa considerazione<br />

è alla base della misura di<br />

tensioni residue con i metodi di tipo<br />

magnetico, di carattere superficiale; le<br />

proprietà magnetiche, in particolare,<br />

influenzate dagli stati tensionali sono<br />

l’effetto Barkhausen di tipo magnetoinduttivo<br />

o magnetoacustico, l’incremento<br />

della permeabilità alle correnti indotte,<br />

la magnetostrizione.<br />

Come già accennato nel caso di metodi<br />

di tipo acustico, anche queste proprietà<br />

sono fortemente legate al tipo di microstruttura<br />

ed al suo orientamento, ragione<br />

che porta, anche in questo caso, alla<br />

necessità di accurate tarature preliminari.<br />

In definitiva, si tratta di metodi di interesse<br />

nel campo del Controllo Qualità<br />

per i ridotti tempi di misura e la possibilità<br />

di automazione; si consideri infine,<br />

che attraverso opportune combinazioni<br />

di tecniche, basate su differenti proprietà<br />

magnetiche, è possibile ottenere una<br />

notevole indipendenza rispetto all’accuratezza<br />

dei metodi di taratura utilizzati.<br />

5. Precauzioni e rimedi<br />

Allo scopo di prevenire, ridurre o eliminare<br />

gli effetti dei ritiri o degli sforzi di<br />

ritiro delle saldature si possono prendere<br />

a volte utili precauzioni; oppure si può<br />

intervenire durante la saldatura con<br />

opportuni procedimenti o trattamenti,<br />

oppure, infine, si possono usare adatti<br />

rimedi a saldatura ultimata.<br />

5.1 Precauzioni prima della saldatura<br />

Le precauzioni che il tecnico di saldatura<br />

può prendere prima di eseguire un<br />

giunto saldato allo scopo di contrastare<br />

gli effetti del ritiro, senza porre d’altro<br />

canto vincoli rigidi ai pezzi da saldare,<br />

debbono rispondere al criterio fondamentale<br />

di “alimentare il ritiro”. Con<br />

questa espressione si intende la creazione<br />

di una opportuna condizione per<br />

cui il ritiro possa effettuarsi nel modo<br />

più libero possibile, portando i pezzi<br />

saldati nella esatta posizione richiesta.<br />

Citiamo di seguito alcune precauzioni<br />

comunemente usate allo scopo.<br />

5.1.1 Deformazione preventiva<br />

Si può dare ai pezzi da saldare una<br />

disposizione o una deformazione uguale<br />

ed opposta a quella che provocherebbe il<br />

ritiro. Con questo metodo molto<br />

semplice si possono eliminare gli effetti<br />

del ritiro angolare dei giunti testa a testa,<br />

a T e di spigolo.<br />

Nel caso di giunti di testa, basta disporre<br />

le lamiere leggermente angolate (verso il<br />

basso, se si deve saldare in piano, o<br />

comunque dalla parte opposta a quella<br />

del maggior apporto termico) anziché<br />

complanari (Fig. 17), l’angolo di deviazione,<br />

in genere dell’ordine di qualche<br />

grado soltanto, deve essere determinato<br />

caso per caso, a seconda del procedimento<br />

e delle condizioni operative e non<br />

vi è che la base dell’esperienza di casi<br />

identici o analoghi che può costituire un<br />

indice sicuro.<br />

Analogamente, nel caso di giunti a T,<br />

saldati con un unico cordone d’angolo,<br />

si alimenta il ritiro predisponendo i<br />

pezzi con un angolo un poco maggiore<br />

di quello richiesto (leggermente ottuso<br />

nel caso comune di giunti d’angolo,<br />

Fig.18a); per i giunti a T saldati simmetricamente<br />

con due cordoni d’angolo si<br />

dovrebbe dare una leggera pre - deformazione<br />

alla lamiera continua, come<br />

indicato nella Figura 18b.


Figura 17 - Pre - deformazione di un giunto<br />

testa a testa in compensazione del ritiro<br />

angolare.<br />

Nel caso di giunti di spigolo, sempre<br />

secondo il medesimo criterio, si<br />

dovrebbe invece chiudere un poco l’angolo<br />

fra le due lamiere (Fig. 19).<br />

Nel dare queste pre - deformazioni<br />

bisogna sempre tenere conto della capacità<br />

di deformazione dei pezzi: gli<br />

elementi più sottili e più liberi tendono a<br />

deformarsi di più e perciò è su di essi<br />

che in linea preventiva conviene<br />

maggiormente agire.<br />

Quando si deve saldare un tubo con una<br />

lamiera (Fig.20) con un cordone d’angolo<br />

circonferenziale esterno, due ritiri<br />

intervengono a deformare il giunto: il<br />

ritiro angolare visto per i giunti a T ed il<br />

ritiro longitudinale (circonferenziale)<br />

del cordone di saldatura: questo tende in<br />

sostanza a ridurre la lunghezza della<br />

circonferenza di saldatura.<br />

Se si vogliono prevenire questi effetti di<br />

ritiro, bisogna dare alla lamiera di<br />

appoggio del tubo una leggera curvatura<br />

in senso opposto.<br />

5.1.2 Creazione di una zona elastica<br />

Si può alimentare il ritiro trasversale<br />

costituendo nell’elemento più deformabile<br />

una zona elastica, che ceda facilmente<br />

sotto l’azione del ritiro.<br />

Esempi di questa precauzione sono<br />

presentati nella Figura 21 (dove si è<br />

appositamente creata una leggera ondulazione<br />

nella lamiera più sottile) e nella<br />

Figura 22, dove l’applicazione del<br />

Figura 20 - Effetto di ritiro della saldatura<br />

di un tubo su una lamiera sottile.<br />

M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />

Figura 19 - Pre - deformazione di giunti di<br />

spigolo in compensazione del ritiro angolare.<br />

giunto d’orlo invece di quello a T,<br />

oppure la preparazione a lembi rilevati<br />

anziché di quella a lembi retti su giunti<br />

di testa, garantisce al giunto una notevole<br />

elasticità per sopportare ed alimentare<br />

il ritiro.<br />

Nella Figura 23 sono invece riportate<br />

due preparazioni utilizzate nella saldatura<br />

dei tubi alle piastre tubiere degli<br />

scambiatori di calore (il solco circolare<br />

ha anche lo scopo di alimentare il ritiro).<br />

Nella Figura 24 è infine riportato il caso<br />

dell’innesto di un elemento da saldare<br />

lungo tutto il suo perimetro in una<br />

grande lamiera (caso frequente di<br />

rappezzo di riparazione, della chiusura<br />

di un passo d’uomo, ecc.). Per alimentare<br />

il ritiro bisogna dare alla lamiera da<br />

riportare una leggera curvatura a cupola,<br />

il ritiro della saldatura periferica ne trae<br />

alimento, e tende a spianarla.<br />

(a) (b)<br />

Figura 18a e 18b - Pre - deformazione<br />

di giunti a T in compensazione del ritiro<br />

angolare.<br />

5.1.3 Disposizione opportuna del<br />

cordone di saldatura<br />

Vi sono casi in cui un’opportuna disposizione<br />

dei cordoni di saldatura può<br />

ovviare gli inconvenienti del ritiro, ad<br />

esempio, nel collegamento a T di due<br />

tubi (Fig. 25): nel caso di spessori sottili,<br />

lo spostamento della linea di saldatura<br />

dalla posizione “a” alla posizione “b”,<br />

dopo avere opportunamente preparato i<br />

pezzi, rilevando un collarino di innesto<br />

nel tubo verticale, permette di evitare gli<br />

inconvenienti del ritiro angolare e, se si<br />

allarga leggermente il diametro di collegamento<br />

su entrambi i tubi, si evita lo<br />

strozzamento per ritiro longitudinale.<br />

5.1.4 Costruzione di pannelli di prefabbricazione<br />

Nelle costruzioni saldate complesse è<br />

bene procedere per prefabbricazione di<br />

parti più semplici, costituendo pannelli<br />

in cui è più facile controllare le deformazioni<br />

e raddrizzarli. Una volta ottenuti<br />

questi pannelli in modo corretto risulta<br />

più agevole dominare e prevedere sul<br />

complesso della costruzione i ritiri d’insieme.<br />

Tale è il caso, ad esempio, della costruzione<br />

navale che fa largo impiego di<br />

blocchi di prefabbricazione da unire poi,<br />

fra loro, sugli scali, e della costruzione<br />

di carpenteria saldata, specie quando si<br />

hanno complesse strutture a traliccio le<br />

quali vengono decomposte in vari tron-<br />

Figura 21 - Creazione di una zona elastica<br />

per alimentare il ritiro.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

33


M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />

(a) (b)<br />

Figura 22 - Preparazioni che consentono<br />

elasticità a giunto.<br />

coni da prefabbricarsi nelle officine e da<br />

unire poi fra loro in cantiere.<br />

A suggerire la tecnica della prefabbricazione<br />

intervengono anche (e a volte in<br />

modo preponderante) altri fattori, quali<br />

la facilità e l’economia di esecuzione, la<br />

maggiore possibilità di impiego della<br />

saldatura automatica ed infine le eventuali<br />

necessità di trasporto dell’opera<br />

saldata.<br />

5.2 Precauzioni esecutive<br />

Varie precauzioni possono essere prese<br />

anche in sede esecutiva allo scopo di<br />

controllare o ridurre i ritiri e diminuire<br />

gli sforzi di ritiro; le necessità costruttive<br />

spesso impongono di fare un<br />

compromesso tra sforzi e deformazioni.<br />

5.2.1 Scelta del procedimento di saldatura<br />

e dei modi operativi<br />

Si è visto nei paragrafi precedenti come<br />

il procedimento di saldatura possa<br />

influire sia sull’entità dei ritiri che su<br />

quella delle sollecitazioni residue di<br />

ritiro di una opera saldata.<br />

Il ritiro angolare dipende alquanto dal<br />

procedimento di saldatura e dal modo<br />

operativo; la cautela più utile è quella di<br />

effettuare saldature simmetriche rispetto<br />

all’asse od al piano che si desidera non si<br />

deformi. Così le preparazioni ad X sono<br />

particolarmente indicate per i giunti di<br />

A B<br />

Figura 24 - Pre - deformazione della piastra<br />

di chiusura (inserto).<br />

34 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

(a)<br />

testa, soprattutto<br />

sugli spessori che<br />

richiedono parecchie<br />

passate.<br />

Nei giunti a T è possibile la compensazione<br />

del ritiro angolare saldando<br />

contemporaneamente nei due angoli<br />

opposti ed impedendo la deformazione<br />

angolare della lamiera continua; nel caso<br />

di giunti a croce basta saldare contemporaneamente<br />

o alternativamente nei due<br />

angoli opposti al vertice. Per quanto si<br />

riferisce ai ritiri trasversali si è visto<br />

come il procedimento ossiacetilenico dia<br />

luogo a ritiri maggiori di quello ad arco e<br />

che in ogni caso tanto minori sono i ritiri<br />

quanto minore è l’ampiezza del cianfrino.<br />

Per quanto riguarda i ritiri longitudinali<br />

valgono considerazioni analoghe; vi è<br />

però da osservare che tali ritiri, sempre<br />

molto contrastati dalle parti fredde adiacenti,<br />

tendono a generare deformazioni<br />

per compressione assiale delle parti<br />

fredde stesse e ciò risulta particolarmente<br />

evidente e fastidioso per gli spessori<br />

sottili, che hanno tendenza a ondularsi.<br />

Per quanto si riferisce alle sollecitazioni<br />

residue di saldatura bisogna distinguere<br />

il caso di pezzi liberi e quello di pezzi<br />

vincolati. In quest’ultimo caso la<br />

reazione dei vincoli è tanto maggiore<br />

quanto più ampia è la zona riscaldata,<br />

Sezione A-B<br />

(b)<br />

Figura 23a e 23b - Solcatura per alimentare<br />

il ritiro (ed eguagliare le capacità termiche<br />

dei lembi) - Saldatura eseguita con il<br />

procedimento TIG (caso a) o con elettrodi<br />

rivestiti (caso b).<br />

quanto più cioè sarebbe forte il ritiro se i<br />

pezzi fossero liberi; poco perciò è da<br />

attendersi da particolari modi operatori.<br />

Questi invece possono essere efficaci<br />

nell’attenuare gli sforzi di ritiro se i<br />

pezzi non sono esternamente vincolati,<br />

se la saldatura è cioè assoggettata solo<br />

all’autovincolo costituito dalle parti<br />

fredde o già raffreddate del pezzo stesso.<br />

Si è visto così come nella saldatura ad<br />

arco qualche lieve beneficio possa ottenersi<br />

con l’effettuazione della saldatura<br />

dal centro alle estremità anziché da una<br />

estremità all’altra, ovvero applicando il<br />

sistema a blocchi e facendo raffreddare<br />

ogni blocco fino a 60°.<br />

Dalla trattazione esposta traspare altresì<br />

la necessità di avere saldature sane ed<br />

effettuate con materiale sia di base sia<br />

d’apporto che consenta una certa deformabilità<br />

plastica sotto sforzi complessi<br />

quando si debbano effettuare giunti su<br />

pezzi vincolati e non sia quindi possibile<br />

evitare l’insorgere di sforzi di ritiro né in<br />

corso di esecuzione né a saldatura terminata.<br />

Occorre infatti in tal caso una saldatura<br />

che non solo dopo il suo completamento<br />

abbia alte caratteristiche di<br />

(a) (b)<br />

Figura 25 - Innesto di un tubo su un corpo<br />

cilindrico a parete sottile.


Figura 26 - Esempi di prefabbricazione modulare nel settore navale.<br />

plasticità, ma anche atta a non dar<br />

luogo a cricche nel corso dell’esecuzione,<br />

cricche che avvengono più facilmente<br />

quando le condizioni di vincolo<br />

sotto le quali il giunto è effettuato sono<br />

più severe.<br />

La tendenza a fessurarsi è specialmente<br />

accentuata nella prima passata che, per<br />

effetto del ritiro, è attraversata da un<br />

fascio di linee di forza che, partendo dai<br />

pezzi adiacenti, si addensano nella sua<br />

limitata sezione e che possono per di più<br />

esaltarsi facilmente in corrispondenza<br />

delle irregolarità di penetrazione spesso<br />

inevitabili; nel corso del suo raffreddamento<br />

il materiale può attraversare fasi<br />

assai poco propizie a fronteggiare sforzi<br />

complessi e può cedere di fronte a<br />

questi.<br />

5.2.2 Condizioni di vincolo ed ordine di<br />

esecuzione delle saldature<br />

Le condizioni di vincolo esterno dei<br />

pezzi devono essere quanto più possibile<br />

alleggerite, limitandosi ad introdurre<br />

vincoli atti ad impedire il ritiro angolare<br />

delle saldature che, ove non è possibile<br />

una pre - deformazione, rappresentano<br />

una necessità costruttiva se si vuole che<br />

la costruzione mantenga le forme<br />

richieste, lasciando libertà ai pezzi di<br />

muoversi nelle altre direzioni.<br />

Si deve cercare altresì di non creare<br />

mediante puntatura troppo rigida, o<br />

cavalletti applicati in sua sostituzione,<br />

vincoli locali severi a cavallo del giunto.<br />

Purtroppo, in pratica, la accennata<br />

libertà di movimenti dei pezzi non è<br />

sempre possibile ed in tali casi si ricorre<br />

a tutti quegli espedienti che consentono<br />

di avvicinarsi a quella condizione il più<br />

M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />

possibile; si cercherà cioè di alimentare<br />

il ritiro al massimo nei limiti che le<br />

circostanze permettono. Alcuni esempi<br />

serviranno meglio a far comprendere<br />

questo criterio.<br />

Nell’esempio della Figura 27 è riportato<br />

il caso della congiunzione di due tronconi<br />

di una trave composita a doppio T;<br />

la sequenza migliore sarebbe la saldatura<br />

contemporanea dei tre giunti di testa<br />

trasversali, ma essa non è più di facile<br />

esecuzione. Altra sequenza consigliata è<br />

quindi la seguente: si saldino prima i<br />

giunti di testa delle piattabande, se<br />

possibile contemporaneamente e simmetricamente,<br />

dopo aver liberato (o aver<br />

lasciato libero) un, tratto adeguato delle<br />

saldature di unione delle piattabande<br />

all’anima. Si saldi poi il giunto di testa<br />

dell’anima ed infine si completino i tratti<br />

longitudinali di saldatura che uniscono<br />

l’anima alle piattabande.<br />

Nell’esempio della Figura 28 si indica<br />

una sequenza consigliata nell’esecuzione<br />

di un grande pannello piano: si<br />

nota come non si debba in nessun caso<br />

procedere alla saldatura dei lembi lunghi<br />

longitudinali prima di aver saldato il<br />

giunto trasversale che su essi “termina”<br />

ed anzi come bisogna tenersi dietro a<br />

questo, per non meno di 300 mm onde<br />

lasciare la maggiore<br />

possibile libertà al<br />

ritiro del giunto<br />

trasversale lungo il<br />

proprio asse.<br />

Nel caso di attacco<br />

di una struttura<br />

cellulare su un<br />

fasciame (Fig. 29)<br />

si segue di<br />

solito questa sequenza; prima si preparano<br />

separatamente il pannello piano e la<br />

struttura cellulare corrispondente, quindi<br />

si iniziano le saldature di collegamento a<br />

partire dal centro ed espandendosi “a<br />

macchia d’olio" verso la periferia in<br />

modo da permettere al materiale di<br />

compiere il più liberamente possibile il<br />

suo ritiro verso la zona centrale, secondo<br />

l’ordine di esecuzione segnato nella<br />

figura.<br />

Anche il preriscaldo localizzato, nel<br />

caso di saldatura di materiali fragili, può<br />

essere sfruttato allo scopo di diminuire<br />

le tensioni di saldatura alimentando il<br />

ritiro.<br />

L’operazione del preriscaldo deve<br />

iniziare prima della saldatura in modo<br />

che la zona del giunto possa giungere al<br />

voluto regime termico, ma deve poi<br />

continuare durante tutto il tempo della<br />

saldatura.<br />

Un caso frequente di applicazione del<br />

preriscaldo localizzato è quello della<br />

riparazione di pezzi di ghisa; esso deve<br />

eliminare le tensioni residue in questo<br />

materiale fragile, poco resistente agli<br />

sforzi di trazione. Il preriscaldo deve<br />

pertanto essere applicato in modo da<br />

tendere ad aumentare il distacco dei<br />

lembi da saldare sicché, cessando poi ad<br />

Preparazione dei due tronconi Giunzione<br />

Figura 27 - Esempio di sequenza delle<br />

saldature per una trave composta a doppio T.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

35


M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />

Figura 28 - Esempio di sequenza di saldatura<br />

nella composizione di un grande pannello<br />

piano.<br />

un tempo saldatura e preriscaldo, il<br />

pezzo possa ritirarsi in modo uniforme<br />

nel suo insieme e senza produrre<br />

tensioni.<br />

Nella Figura 30 sono riportati semplici<br />

casi di riparazione con saldatura di pezzi<br />

fusi di ghisa, indicandovi le zone di<br />

preriscaldo intorno a 500°÷600°C; si<br />

vede come il preriscaldo tende ad allontanare<br />

i lembi del giunto durante la<br />

saldatura; si può così alimentare il ritiro<br />

durante il raffreddamento e perciò diminuire<br />

od eliminare le tensioni residue a<br />

giunto ultimato.<br />

5.3 Rimedi dopo saldatura<br />

Vari mezzi, che qui esaminiamo,<br />

possono essere utilizzati allo scopo di<br />

ridurre od eliminare, a saldatura finita, le<br />

deformazioni o le sollecitazioni di ritiro.<br />

5.3.1 Calde di ritiro<br />

Il principio delle calde di ritiro prevede<br />

un riscaldamento localizzato che, grazie<br />

al ricalcamento a caldo del materiale<br />

riscaldato, permette di ridurre la<br />

lunghezza delle sue fibre a raffreddamento<br />

avvenuto. Facciamo due esempi:<br />

• la saldatura AB, eseguita nel pezzo<br />

della Figura 31, ha prodotto l’inarcamento<br />

dello stesso, come si nota nella<br />

stessa figura.<br />

Per raddrizzare il pezzo si possono<br />

applicare delle calde di ritiro lungo la<br />

superficie più allungata, ottenendo<br />

una penetrazione triangolare della<br />

zona portata alla temperatura di ricalcamento<br />

(600°÷800°C);<br />

• la saldatura di lamiere sottili spesso<br />

ne provoca l’ondulazione per carico<br />

di punta dovuto alle sollecitazioni<br />

longitudinali: si possono togliere tali<br />

36 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

deformazioni applicando<br />

una serie di<br />

calde di ritiro sulle<br />

facce delle lamiere in<br />

modo da metterle in<br />

tensione.<br />

5.3.2 Trattamento di<br />

distensione (in<br />

forno)<br />

Il suo principio è legato<br />

al fatto che, ad alta temperatura, il carico<br />

di snervamento del materiale è ridotto a<br />

valori praticamente ridotti. Ad esempio,<br />

nel caso dell’acciaio al carbonio, nell’intervallo<br />

compreso tra 600° e 650°C il<br />

suddetto valore è dell’ordine di 40 ÷ 50<br />

N/mm 2 .<br />

Pertanto, riscaldando tutto un complesso<br />

saldato alla suddetta temperatura e<br />

mantenendovelo per un tempo sufficiente,<br />

le tensioni si rilassano riducendosi<br />

al valore del carico di snervamento<br />

a questa temperatura. A seguito di questo<br />

rilassamento si sviluppano delle deformazioni<br />

plastiche per cui dopo il trattamento<br />

termico le dimensioni del<br />

complesso presentano delle variazioni<br />

più o meno sensibili.<br />

Zona da<br />

preriscaldare<br />

Giunto da saldare Giunto da saldare<br />

Figura 29 - Sequenza di saldatura<br />

nell'unione di una struttura cellulare su un<br />

fasciame (giunti d'angolo).<br />

Vengono inoltre eliminate le punte di<br />

durezza (che possono essere sensibili nel<br />

caso di grossi spessori di acciai a facile<br />

tempra, pur usando le dovute precauzioni)<br />

e questo addolcimento, con la<br />

concomitanza favorevole della distensione<br />

delle tensioni residue, previene<br />

grandemente le possibilità di rotture<br />

fragili. Il trattamento termico di distensione<br />

viene effettuato in pratica<br />

mettendo tutta la struttura saldata in<br />

forno e sottoponendola ad un riscaldamento<br />

sufficientemente lento in modo da<br />

garantire una distribuzione della temperatura<br />

ragionevolmente uniforme entro<br />

la massa metallica (per esempio, inferiore<br />

a 6000°C/h divisi per lo spessore<br />

massimo espresso in millimetri).<br />

Zona da<br />

preriscaldare<br />

Zona da<br />

preriscaldare<br />

Figura 30 - Esempi di riparazione con l'applicazione di preriscaldi compensativi.<br />

6<br />

5 5 3 3 1 1 3 3 5 5<br />

5<br />

6 4 4 1 1 1 1 6 6<br />

6 4 2 2 4<br />

5<br />

3<br />

3<br />

1<br />

6<br />

4 2 2<br />

4<br />

6 6 4 4 2 2 4 4 6 6<br />

1<br />

3<br />

3<br />

5<br />

5<br />

Frattura<br />

da riparare


A<br />

M N<br />

Calde di ritiro<br />

Figura 31 - Applicazione di calde di ritiro<br />

per il contenimento delle deformazioni di una<br />

trave composta a T.<br />

La permanenza in forno a 600°÷650°C<br />

va proporzionata in base agli spessori<br />

componenti la struttura (in genere, 2’<br />

ogni millimetro) e comunque non deve<br />

mai essere inferiore a 30 min.<br />

Anche il successivo raffreddamento va<br />

effettuato in modo da mantenere<br />

uniforme la temperatura entro la massa<br />

metallica, altrimenti verrebbero a<br />

nascere nuove tensioni interne. La velocità<br />

di raffreddamento è quindi strettamente<br />

legata allo spessore massimo del<br />

manufatto.<br />

Questo trattamento è vantaggioso e<br />

pertanto utilizzato soprattutto nei casi di:<br />

• saldatura degli acciai a maggior resistenza;<br />

• saldatura di strutture composte di<br />

elementi di grosso spessore e di<br />

giunti rigidi;<br />

• recipienti a pressione particolarmente<br />

importanti;<br />

• strutture saldate suscettibili di successive<br />

lavorazioni meccaniche.<br />

Una possibilità intermedia tra il trattamento<br />

globale in forno e quello localizzato<br />

è il trattamento ottenuto introducendo<br />

in forno una sola parte<br />

dell’elemento da trattare.<br />

L’efficacia della distensione ottenuta<br />

dipende, tra l’altro, dal gradiente di<br />

temperatura che si è prodotto sulla parte<br />

rimasta all’esterno del forno durante<br />

l’ultimo trattamento in relazione alla<br />

presenza o meno, in tale parte, di variazioni<br />

della forma costruttiva.<br />

A seguito di ciò, la distensione di tale<br />

parte potrà pertanto non essere<br />

completa; tuttavia, il trattamento è in<br />

grado di eliminare efficacemente le<br />

punte di tensione e le brusche variazioni<br />

dovute alla presenza di cordoni di saldatura.<br />

5.3.3 Trattamento termico localizzato<br />

È la soluzione cui a volte si ricorre<br />

quando non è possibile effettuare il trat-<br />

M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />

tamento integrale<br />

B<br />

della struttura in<br />

forno (caso di<br />

grossi complessi<br />

oppure di saldature<br />

eseguite in opera).<br />

Questo metodo va<br />

impiegato con<br />

molta oculatezza,<br />

limitandolo ai casi<br />

nei quali la sua<br />

adozione può apportare un reale beneficio<br />

nei confronti delle tensioni interne.<br />

Infatti, sempre riferendoci al caso<br />

dell’acciaio al carbonio, è necessario<br />

tenere presente che questo trattamento<br />

dà luogo al riscaldamento localizzato a<br />

600°÷650°C di una zona con carico di<br />

snervamento ridotto a valori trascurabili.<br />

La zona riscaldata tende a dilatarsi, ma,<br />

impedita dalla massa circostante fredda,<br />

si ricalca secondo le modalità viste. Al<br />

successivo raffreddamento è ancora la<br />

massa circostante fredda che si oppone<br />

alla contrazione, per cui in definitiva si<br />

forma uno stato di trazione nella zona<br />

riscaldata cui fa equilibrio uno stato di<br />

compressione nell’immediato intorno<br />

della massa rimasta fredda.<br />

Questo stato di sollecitazione si differenzia<br />

da quello precedente (dovuto alla<br />

saldatura) per un ampliamento della<br />

zona massima di tensione, che dal giunto<br />

saldato si allarga nelle vicinanze della<br />

zona di confine tra zona riscaldata e<br />

zona mantenuta sufficientemente fredda.<br />

In pratica, l’unico caso in cui il trattamento<br />

di ricottura localizzato può<br />

portare ad un certo beneficio è il caso di<br />

giunti circonferenziali di tubazioni o<br />

comunque di costruzioni a geometria<br />

cilindrica libere di dilatarsi longitudinalmente.<br />

In questo caso sussiste la possibilità<br />

da parte del tubo di subire dilatazioni<br />

cìrconferenziali infinitesime, che riducono<br />

la condizione di autovincolo della<br />

parte riscaldata in corso di dilatazione<br />

rendendo minimo il ricalcamento di<br />

questa zona. Per questi giunti si ha<br />

quindi la possibilità di conseguire un<br />

certo effetto di distensione.<br />

Il metodo viene impiegato, in pratica,<br />

riscaldando una fascia a cavallo del<br />

giunto saldato; è da notare che la<br />

larghezza di tale fascia può variare anche<br />

significativamente prendendo in considerazione<br />

i criteri contenuti in alcuni dei<br />

più autorevoli codici o norme applicati<br />

sul piano nazionale o internazionale.<br />

Precisiamo che le considerazioni svolte<br />

non si applicano per i giunti longitudinali<br />

dei tubi, per i quali il trattamento<br />

localizzato non presenta nessun<br />

vantaggio.<br />

Si deve quindi osservare che buona parte<br />

dei trattamenti termici di distensione<br />

localizzati agisce principalmente come<br />

trattamento di rinvenimento di strutture<br />

rese poco duttili dai cicli termici di<br />

saldatura; il loro effetto di distensione<br />

non elimina, per contro, i forti gradienti<br />

di tensione esistenti nella zona termicamente<br />

alterata dei giunti, ma lascia<br />

sussistere nei giunti stessi (in ZTA ed in<br />

due fasce di materiale immediatamente<br />

adiacenti) tensioni residue di entità non<br />

trascurabile, funzione del tipo di acciaio,<br />

della temperatura di trattamento e dalle<br />

dimensioni dell’elemento.<br />

Di conseguenza, il risultato di un trattamento<br />

localizzato eseguito con tali<br />

criteri è di certo diverso da quello di un<br />

trattamento di distensione in forno<br />

eseguito sull’intero apparecchio; manca<br />

comunque una sperimentazione mirata a<br />

mettere in luce le reali conseguenze<br />

pratiche che tale differenza può comportare,<br />

ad esempio dal punto di vista dei<br />

rischi di rottura fragile.<br />

5.3.4 Trattamento di stiramento alla<br />

fiamma<br />

Il suo concetto discende immediatamente<br />

da quanto visto a proposito<br />

dell’applicazione temporanea di un<br />

carico al telaio raffigurante il modello di<br />

un giunto saldato. Infatti l’applicazione<br />

di un carico dì trazione agente secondo<br />

l’asse del cordone provoca uno scorrimento<br />

plastico della zona tesa che porta,<br />

dopo l’eliminazione del carico, ad una<br />

nuova distribuzione delle tensioni longitudinali,<br />

con diminuzione di quelle più<br />

elevate.<br />

Nel caso di questo trattamento lo stiramento<br />

del giunto viene conseguito attraverso<br />

il riscaldamento di due strisce a<br />

cavallo del cordone: nascono così le<br />

dilatazioni termiche che portano agli<br />

scorrimenti plastici desiderati nella zona<br />

centrale tesa (Fig. 32). L’effetto termico<br />

viene quindi sfruttato unicamente per<br />

provocare un effetto meccanico di<br />

trazione sul giunto saldato.<br />

È pertanto opportuno che le due zone<br />

laterali riscaldate mantengano le proprie<br />

deformazioni non molto al di fuori del<br />

campo elastico, evitando marcati feno-<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

37


M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />

Sollecitazioni longitudinali (N/mm 2 )<br />

Sollecitazioni trasversali (N/mm 2 )<br />

N/mm 2<br />

Compressione o tensione<br />

Sollecitazione longitudinale<br />

dopo saldatura<br />

Zona riscaldata<br />

180°-200°<br />

38 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

Lamiera da m. 2x1,20<br />

Sollecitazione longitudinale<br />

dopo il trattamento di<br />

distensione a bassa<br />

temperatura<br />

Sollecitazione trasversale<br />

dopo il trattamento di distensione<br />

a bassa temperatura<br />

Zona riscaldata<br />

180°-200°<br />

Figura 32 - Effetto del trattamento di distensione a bassa temperatura sulle tensioni di ritiro.<br />

senza martellatura<br />

martellatura di tutte le passate tranne la prima, subito dopo l’esecuzione di ciascuna<br />

martellatura delle passate di superficie, dopo raffreddamento<br />

Figura 33 - Variazione delle tensioni residue longitudinali di saldatura a seguito di<br />

martellatura.<br />

senza martellatura<br />

martellatura di tutte le passate tranne la prima, subito dopo l’esecuzione di ciascuna<br />

martellatura delle passate di superficie, dopo raffreddamento<br />

Figura 34 - Variazione delle tensioni residue trasversali di saldatura a seguito di martellatura.<br />

meni di ricalcamento che altererebbero<br />

il risultato. Le deformazioni plastiche<br />

devono intervenire soprattutto nella<br />

zona centrale che si trova già sollecitata<br />

allo snervamento ed è costretta a seguire<br />

per congruenza le zone laterali. Per<br />

questo motivo la temperatura delle zone<br />

laterali non deve superare i 200°÷250°C,<br />

mentre posizione, potenza termica e<br />

velocità di avanzamento delle fiamme<br />

vanno regolate in funzione dello spessore<br />

e dimensioni degli elementi che<br />

compongono il giunto.<br />

Va precisato che questo metodo ha<br />

influenza solo sulle tensioni longitudinali;<br />

quelle trasversali rimangono inalterate,<br />

dopo il trattamento.<br />

5.3.5 Martellatura<br />

La martellatura della saldatura può<br />

assolvere il duplice scopo di raddrizzare<br />

i pezzi deformati e di eliminare o ridurre<br />

le tensioni residue di saldatura; essa<br />

infatti è in grado di produrre delle deformazioni<br />

plastiche locali che, se opportunamente<br />

provocate, possono raggiungere<br />

i due suddetti scopi.<br />

Esempi sperimentali dei risultati ottenuti<br />

con martellatura sono riportati nei<br />

diagrammi della Figura 33 (per sollecitazioni<br />

longitudinali) e della Figura 34<br />

(per sollecitazioni trasversali). Tali<br />

diagrammi, tracciati da Jonassen,<br />

Merian e De Garmo, mettono in<br />

evidenza la riduzione di sollecitazione<br />

nel caso di piastre vincolate specie dopo<br />

martellatura a freddo delle passate finali.<br />

La martellatura deve essere eseguita<br />

passata per passata in modo da allungare<br />

con gradualità le zone soggette a<br />

tensione ed effettuata con perizia da<br />

personale esperto.<br />

Essa infatti, con l’aumentare delle deformazioni<br />

plastiche, può produrre pericolose<br />

sollecitazioni di tensione nelle zone<br />

adiacenti, incrudire il materiale ed anche<br />

peggiorare le proprietà di certi acciai nei<br />

riguardi dell’invecchiamento.<br />

Di conseguenza non è consigliabile<br />

effettuare, nella pratica delle costruzioni,<br />

la martellatura sulle passate finali,<br />

mancando in questo caso l’effetto di trattamento<br />

termico delle passate successive.<br />

5.3.6 Trattamento di distensione per<br />

vibrazione - VSR<br />

Soprattutto nel caso in cui il tradizionale<br />

trattamento termico di distensione (TSR,


Figura 35 - Il trattamento VSR di un componente di grandi dimensioni.<br />

Thermal Stress Relieving) si presenti<br />

difficoltoso, critico o impossibile per i<br />

volumi e le masse in gioco può essere<br />

valutata l’effettuazione di un trattamento<br />

di distensione per vibrazione (VSR,<br />

Vibratory Stress Relieving).<br />

Il principio fisico del metodo è basato<br />

sull’induzione del pezzo di vibrazioni di<br />

frequenza inferiore o pari a quelle di<br />

risonanza del componente allo scopo di<br />

ridurre l’entità delle tensioni residue di<br />

picco, quindi anche di quelle medie,<br />

attraverso l’energia associata alle onde<br />

elastiche responsabili delle vibrazioni:<br />

tale energia può consentire micro deformazioni<br />

a livello reticolare che consen-<br />

Bibliografia<br />

M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />

tono alla struttura<br />

del manufatto di<br />

trovare condizioni<br />

di minore<br />

energia, quindi di<br />

maggiore stabilità.<br />

Nel caso di<br />

fabbricazione di<br />

strutture non<br />

soggette a pressione<br />

interna,<br />

considerando le<br />

dimensioni e le<br />

geometrie talvolta<br />

in gioco, il trattamento si può rivelare di<br />

interesse, specie alla luce di talune indicazioni<br />

riportate da norme o codici che<br />

sconsigliano per ragioni microstrutturali<br />

l’effettuazione del classico TSR (è il<br />

caso dell’americano AWS D1.1, relativamente<br />

agli acciai tipo ASTM A514,<br />

A517, A709 o grado 100).<br />

Per quanto non sia facile reperire informazioni<br />

scientificamente attendibili su<br />

prove validate con criteri industriali,<br />

sembra che l’impiego di frequenze pari a<br />

quelle di risonanza dia risultati più efficaci<br />

rispetto alle frequenze inferiori.<br />

Michele MURGIA, laureato in Ingegneria Meccanica presso la Facoltà di<br />

Ingegneria dell’Università di Genova nel 1991, è entrato all’Istituto Italiano<br />

della Saldatura nel 1992 ed ha maturato esperienza nel settore della formazione<br />

e dell’assistenza tecnica, con particolare riguardo ai controlli non<br />

distruttivi e alla saldatura di materiali termoplastici e compositi. È certificato<br />

European / International Welding Engineer, European Welding Inspection<br />

Engineer / International Welding Inspector Comprehensive, Livello 3 EN 473.<br />

Coordina i Gruppi di Lavoro “Requisiti di qualità in saldatura” ed “Incollaggio<br />

di tubazioni e raccordi di PVC ed ABS” della Sottocommissione Mista<br />

UNI “Saldature” - UNIPLAST “Saldatura delle materie plastiche” di cui è<br />

Presidente dal 2005; è membro del Comitato “Plastic welding” dell’EWF<br />

(European Welding Federation) e, dal 2001, del Group A “Education, training<br />

and qualification” dello IAB (International Authorisation Board)<br />

dell’IIW (International Institute of Welding). Responsabile dell’Area saldatura<br />

materie plastiche dell’<strong>IIS</strong> nel 1994, dell’Area corsi teorici nel 1996,<br />

attualmente ricopre il ruolo di Responsabile dell’intera Divisione Formazione<br />

ed Insegnamento dell’Istituto Italiano della Saldatura.<br />

[1] Radaj D.: «Welding residual stresses and distortion, Calculation and measurement».<br />

[2] Istituto Italiano della Saldatura: «Tensioni e deformazioni in saldatura».<br />

[3] BS 7910:2005: «Guide to methods for assessing the acceptability of flaws in metallic structures».<br />

[4] British Energy R6, Revision 4.<br />

[5] API 579: «Fitness for service evaluation of pressure vessels and equipment».<br />

[6] Withers P.J. and Bhadeshia H.K. D.H.: «Residual stress. Nature, origins and measurement».<br />

[7] Withers P.J.: «Encyclopedia of materials science and technology», (ed. K.H.J. Buschow et al.); 2001, Oxford, Pergamon.<br />

[8] Bouchard P.J.: «Encyclopedia of materials science and technology», (ed. K. H.J. Buschow et al.), 2001, Oxford, Pergamon.<br />

[9] Flavenot J.F.: «Handbook of measurement of residual stresses», (ed. J. Lu), pp. 35-48; 1996, Lilburn, GA, Society for<br />

Experimental Mechanics.<br />

(10) Franxois M., Sprauel J.M., Dehan C.F., James M.R., Convert F., Lu J., Lebrun J.L., Ji N. and Hendricks R.W.: «Handbook<br />

of measurement of residual stresses», (Ed. J. Lu), pp. 71-131; 1996, Lilburn, Ga, Society For Experimental Mechanics.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

39


Saldatura per diffusione,<br />

un esempio di rapid tooling<br />

J. Wilden *<br />

J.P. Bergmann *<br />

S. Jahn *<br />

M. Sagrauske *<br />

Sommario / Summary<br />

La saldatura per diffusione viene spesso indicata come un<br />

metodo di giunzione poco economico e con lunghi tempi.<br />

In verità un corretto uso di questa metodologia dimostra che la<br />

saldatura per diffusione rappresenta un processo di saldatura<br />

con molteplici aspetti positivi in particolare per applicazioni,<br />

in cui debbano essere ricavate strutture interne per liquidi di<br />

processo.<br />

L’articolo vuole dare uno spunto sulle varie possibilità e sui<br />

gradi di libertà, che possono essere raggiunti con la saldatura<br />

per diffusione e concetti di rapid tooling. In questo articolo<br />

vengono presentati alcuni esempi ed alcune applicazioni.<br />

The application of diffusion welding in production of tools as<br />

well as components, which have internal channels, is a very<br />

successful way in order to increase functionality of structures<br />

for micro-application.<br />

* TU Ilmenau - Fachgebiet Fertigungstechnik - Ilmenau (Germania).<br />

Indeed the slicing of bulk-components reduces complicated<br />

3-D shapes into a molteplicity of 2-D slices, which can be<br />

easily processed and then joined to each other. Diffusion<br />

welding of tempered tools was performed and some strategies<br />

as well as the methodology are reported in this paper. Further<br />

diffusion welding of different materials to each other represents<br />

a new way in order to enhance the performance of such<br />

components.<br />

Keywords:<br />

Diffusion welding; optimisation; process procedures; solid<br />

phase welding; utilisation; welding without filler.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

43


Wilden J. et al. - Saldatura per diffusione, un esempio di rapid tooling<br />

Introduzione<br />

Gli sviluppi degli ultimi anni hanno delineato<br />

nuovi trends nella progettazione e<br />

costruzione di componenti per l’industria<br />

ad esempio meccanica, chimica o<br />

per la lavorazione delle plastiche.<br />

In particolare la richiesta di utensili con<br />

un’elevata funzionalità e piccole dimensioni<br />

richiedono un’ulteriore strutturazione,<br />

in modo da localizzare le funzioni<br />

di processo in piccoli volumi. Si pensi,<br />

ad esempio, a scambiatori termici per<br />

sorgenti laser, oppure a microreattori o<br />

ad utensili per la lavorazione delle<br />

plastiche. In ognuno di questi componenti<br />

sono richiesti canali interni di<br />

diverse forme, direzione e geometria,<br />

che servono o per i liquidi di processo o<br />

per il raffreddamento o riscaldamento<br />

mirato dell’utensile.<br />

La lavorazione delle plastiche per pressofusione<br />

è fortemente caratterizzata da<br />

ridotti tempi di ciclo, che possono essere<br />

raggiunti con un raffreddamento del<br />

fuso. Questo, però, deve avvenire in<br />

modo tale, che anche su lunghi percorsi<br />

non avvenga una solidificazione, con<br />

otturazione degli ugelli, anche per<br />

componenti di forma complicata. L’apportare<br />

canali sia di raffreddamento che<br />

di riscaldamento nelle vicinanze delle<br />

pareti, rappresenta una soluzione per<br />

incrementare la qualità e la riproducibilità<br />

del processo, come riportato nella<br />

Figura 1.<br />

La geometria e la posizione dei canali<br />

rappresenta un fatto determinante per il<br />

ciclo termico. Si prenda l’esempio di<br />

due tipi di strutturazione come rappresentati<br />

nella Figura 2.<br />

Sebbene la sezione totale dei canali di<br />

raffreddamento sia rimasta costante tra<br />

le due soluzioni, è possibile notare che<br />

sulla superficie superiore del componente/utensile,<br />

nel caso di un elevato<br />

numero di canali di dimensioni più<br />

piccole, viene raggiunta una regione con<br />

una distribuzione della temperatura<br />

uniforme più estesa. Ed è proprio sotto<br />

questi aspetti, che a seguito della persi-<br />

44 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

Plastica fusa<br />

Figura 1 - Esempio di strutturazione interna di utensili per la lavorazione delle plastiche.<br />

stente miniaturizzazione di componenti<br />

plastici per le applicazioni medicali<br />

oppure per la meccanica di precisione,<br />

sono necessarie nuove metodologie,<br />

come quella di rapid tooling.<br />

Si pensi ad esempio al componente della<br />

Figura 3, in cui sono previsti canali con<br />

un andamento elicoidale. Questo non<br />

può essere prodotto tramite lavorazione<br />

per asportazione di truciolo, bensì con<br />

un metodo di prototipazione rapida.<br />

L’utensile viene diviso virtualmente in<br />

un numero di lamelle, che possono avere<br />

spessore da pochi micrometri fino a<br />

Sezione totale dei<br />

canali: 30 mm 2<br />

Perimetro totale<br />

120 mm<br />

Perimetro totale<br />

34 mm<br />

Plastica solidificata<br />

Canali per il raffreddamento ed il riscaldamento<br />

qualche millimetro, ma che hanno una<br />

geometria diversa. Nel caso di microstrutturazione<br />

vengono spesso richiesti<br />

canali con una sezione di 50x50 μm 2 .<br />

Dopo aver semplificato il componente in<br />

un numero di lamelle con diverse caratteristiche<br />

(“Slicing”), queste possono<br />

essere lavorate singolarmente tramite ad<br />

esempio taglio al laser. Ricompattando i<br />

singoli lamierini e congiungendoli è<br />

possibile ricreare le geometrie interne<br />

come da disegno di progetto (Fig. 4).<br />

Questa metodologia offre il vantaggio di<br />

un elevato numero di gradi libertà nella<br />

Superficie da raffreddare<br />

Figura 2 - Influenza del tipo di strutturazione sulla distribuzione della temperatura in superficie.


Riscaldamento<br />

Figura 3 - Esempio di utensile per la<br />

pressofusione.<br />

progettazione dei canali interni. La giunzione<br />

delle singole lamelle fino a<br />

formare un componente massivo, deve<br />

condurre ad una giunzione sulla<br />

completa superficie. Inoltre per alcune<br />

applicazioni in campo chimico, il<br />

componente deve avere elevate caratteristiche<br />

di resistenza alla corrosione.<br />

La saldobrasatura in forno delle singole<br />

lamelle rappresenta sicuramente un<br />

metodo di giunzione, anche se l’utilizzo<br />

di materiali di brasatura riduce spesso la<br />

temperatura di esercizio e la resistenza<br />

alla corrosione. In alcuni casi, inoltre, i<br />

canali vengono intasati da alcuni resti<br />

Raffreddamento<br />

Wilden J. et al. - Saldatura per diffusione, un esempio di rapid tooling<br />

del materiale solidificato.<br />

La saldatura per<br />

diffusione rappresenta<br />

in questo caso un’ottima<br />

soluzione per<br />

produrre utensili con<br />

elevate proprietà<br />

meccaniche.<br />

Saldatura per<br />

diffusione<br />

La saldatura per diffusione<br />

viene raggruppata<br />

tra i metodi di<br />

saldatura allo stato<br />

solido ed avviene a<br />

temperature omologhe<br />

tra 0,5-0,8. La diffusione<br />

dei singoli atomi<br />

oltre la superficie di<br />

contatto avviene<br />

secondo la legge di<br />

Fick, per la quale lo<br />

spostamento (x) è<br />

direttamente proporzionale<br />

alla temperatura<br />

(T in [K]), al<br />

tempo (t in [s]) ed<br />

inversamente proporzionale (andamento<br />

esponenziale) alla energia di attivazione<br />

[Q in kJ/mol] [1]:<br />

La diffusione può avvenire in tre modi<br />

(Fig. 5): in superficie, ai bordi di grano o<br />

nel volume.<br />

L’energia di attivazione ha un valore<br />

massimo nel volume, mentre il minimo è<br />

in superficie [2].<br />

All’atto pratico la superficie di contatto<br />

tra i componenti da saldare presenta<br />

ossidi, che possono influenzare la saldatura.<br />

Sulle due superfici in contatto<br />

agisce una pressione meccanica che può<br />

avere valori molto diversi da pochi<br />

N/mm 2 fino a 40 N/mm 2 e che dipende<br />

dai materiali utilizzati e dalla finitura<br />

superficiale.<br />

Un modello macroscopico sull’andamento<br />

del processo di saldatura per diffusione<br />

viene presentato in (Fig. 6 [3]).<br />

L’unione può essere descritta tramite uno<br />

stadio iniziale e tre stadi che si susseguono.<br />

Nella fase iniziale vengono a contatto<br />

solo pochi punti sulla superficie, che<br />

presenta una relativa rugosità. Con<br />

aumento della temperatura e grazie alla<br />

presenza di una forza, che agisce inizialmente<br />

localmente, il materiale si<br />

deforma (scorrimento plastico e viscoso)<br />

e la superficie di contatto aumenta (la<br />

deformazione totale del componente è di<br />

circa 2-3%). Proprio in questa fase viene<br />

distrutto lo strato continuo di ossido in<br />

superficie. Una nuova ossidazione della<br />

superficie non può più avvenire, visto<br />

che ci si trova in condizioni inerti. La<br />

rugosità delle superfici deve avere un<br />

valore di R a pari a 0,3-0,4 μm.<br />

In un secondo stadio in cui i due componenti<br />

sono a stretto contatto tra loro, si<br />

assiste a fenomeni diffusivi di diverso<br />

tipo. Dal punto di vista fenomenologico<br />

il volume degli spazi vuoti presenti tra le<br />

superfici viene ridotto, mentre dal punto<br />

di vista metallurgico si hanno diversi<br />

fenomeni che si sovrappongono (Fig. 7<br />

[4]):<br />

• Scorrimento plastico nelle zone con<br />

una elevata sollecitazione di pressione<br />

meccanica.<br />

• Diffusione superficiale (1-3) che<br />

parte dalla superficie degli spazi vuoti<br />

verso la zona di contatto (riduzione<br />

Disegno di<br />

progetto Slicing Taglio Giunzione Finishing Utensile<br />

Figura 4 - Metodologia per la costruzione di utensili con strutture interne.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

45


Wilden J. et al. - Saldatura per diffusione, un esempio di rapid tooling<br />

Figura 5 - Diversi percorsi di diffusione.<br />

della superficie a volume costante)<br />

con una ridistribuzione del materiale.<br />

• Diffusione di volume, dall’interno del<br />

componente alla superficie di<br />

contatto (2).<br />

• Diffusione ai bordi di grano (4) dalla<br />

zona saldata alla zona di contatto e<br />

riduzione del volume delle zone non<br />

saldate.<br />

• Diffusione di volume dall’interfaccia<br />

alla zona di contatto (5).<br />

• Scorrimento viscoso (6).<br />

In un ultimo stadio predomina la diffusione<br />

per volume, che porta alla riduzione<br />

di zone non saldate all’interno dei<br />

singoli grani. Un esempio di giunto<br />

saldato in Ti6Al4V è riportato nella<br />

Figura 8.<br />

Per lo sviluppo del processo di saldatura<br />

vengono considerati in linea di massima<br />

tre parametri: tempo, temperatura e pressione<br />

meccanica. In particolare secondo<br />

la legge di Fick vale che, per elevate<br />

Figura 7 - Andamento microscopico della<br />

saldatura per diffusione ([4])<br />

46 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

temperature è possibile ridurre il tempo<br />

di saldatura e viceversa.<br />

Nella Figura 9 è riportato un microscambiatore<br />

di calore prodotto tramite saldatura<br />

per diffusione di lamierini di materiale<br />

austenitico 1.4301 (X4CrNi18 9).<br />

In questo caso la saldatura è avvenuta a<br />

1050°C per una durata di 60 minuti.<br />

In realtà nel caso di componenti con<br />

microcanali da 50-100 μm devono essere<br />

prese delle precauzioni a tale riguardo.<br />

In effetti per elevate pressioni meccaniche,<br />

deve essere mantenuta bassa la<br />

temperatura e quindi allungati i tempi,<br />

poiché altrimenti si assiste ad una<br />

elevata deformazione delle lamelle e dei<br />

canali. Per basse pressioni, invece, sono<br />

visibili dopo saldatura regioni in cui non<br />

è avvenuta la giunzione tra le lamiere.<br />

Nella Figura 10 è riportato un simile<br />

comportamento per la saldatura per<br />

diffusione di lamierini da 200μm di<br />

acciaio austenitico 1.4301 (X4CrNi18 9)<br />

Situazione iniziale<br />

Poche zone di contatto a basse temperature<br />

Stadio 1<br />

Aumento della superficie di contatto<br />

con scorrimento plastico<br />

Stadio 2<br />

Riduzione delle zone non saldate e crescita<br />

di grani oltre l’interfaccia<br />

Stadio 3<br />

Riduzione delle zone non saldate<br />

Figura 6 - Modello macroscopico<br />

sull’andamento della diffusione<br />

(secondo [1]).<br />

a 1050°C per una durata di 60 minuti.<br />

Nel primo caso in cui è stata esercitata<br />

una pressione molto bassa pari a 0,6<br />

N/mm 2 è possibile riconoscere zone in<br />

cui non vi è una unione tra le lamelle.<br />

Nel caso di una pressione 10 volte<br />

maggiore (6 N/mm 2 ) non risultano zone<br />

non saldate, bensì una deformazione del<br />

canale.<br />

Una soluzione a questo problema può<br />

essere presa introducendo già in fase di<br />

progetto delle superfici dedicate, che<br />

servano da compensazione e che<br />

possano essere deformate senza perdita<br />

delle funzionalità del componente.<br />

Una simulazione viene rappresentata in<br />

Figura 11 a) ed indica, che con l’apporto<br />

di superfici di compensazione, la forma<br />

del canale rimane pressochè inalterata.<br />

Il risultato sperimentale è riportato in<br />

Figura 11 b) e conferma la modellazione.<br />

Inoltre sono da considerare in maniera<br />

maggiore effetti dovuti alla lavorazione,<br />

Figura 8 - Giunto saldato per diffusione di<br />

Ti6Al4V.


Figura 9 - Esempio di rapid tooling per uno scambiatore di calore.<br />

Figura 10 - Esempio di ottimizzazione del processo di saldatura.<br />

a)<br />

b)<br />

Figura 11 - a) Modellazione della forma del<br />

canale e b) risultato sperimentale.<br />

Zone con giunzione difettosa<br />

Deformazione del canale<br />

con compensazione<br />

senza compensazione con compensazione<br />

Wilden J. et al. - Saldatura per diffusione, un esempio di rapid tooling<br />

Lamella 1<br />

Lamella 2<br />

Lamella 3<br />

Lamella 4<br />

Lamella 3<br />

Lamella 2<br />

Lamella 1<br />

al posizionamento ed alla successione<br />

delle saldature. Proprio l’influenza di<br />

quest’ultima viene descritta in modo<br />

esemplificativo per la struttura della<br />

Figura 12, in cui la trasmissione della<br />

forza (pressione) da lamella a lamella<br />

non avviene in modo uniforme per la<br />

presenza di discontinuità.<br />

Qualora venga eseguita una unica saldatura,<br />

la mancanza di una continuità di<br />

materiale tra le lamelle risulta come una<br />

“non saldatura” (Fig. 13 a). In casi come<br />

questi è consigliabile suddividere il<br />

componente in sottogruppi e, ad<br />

esempio, effettuare prima la saldatura<br />

dei gruppi 1 e 2, poi la saldatura conclusiva<br />

(Fig. 13 b).<br />

Un esempio di rapid tooling<br />

Il componente della Figura 14 è stato<br />

saldato per diffusione con una batteria di<br />

canali da 100μm che si trovano in prossimità<br />

della superficie. Un test delle<br />

proprietà è stato effettuato misurando la<br />

variazione della temperatura in superficie<br />

sia con termocoppie, che per emissione<br />

(termografia).<br />

Il diagramma della Figura 15 mostra la<br />

curva di riscaldamento (con una velocità<br />

di 3,8 K/s) e di raffreddamento (6,5 K/s)<br />

della superficie in funzione della temperatura<br />

del medium refrigerante (in<br />

Figura 12 - Struttura di prova con canali<br />

nelle lamelle 2 e 3 sfalsati.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

A<br />

B<br />

47


Wilden J. et al. - Saldatura per diffusione, un esempio di rapid tooling<br />

Figura 13 - a) Saldatura unica e b) saldatura modulare.<br />

questo caso acqua con portata tra 5,8 e<br />

13,5 l/min).<br />

La distribuzione della temperatura in<br />

superficie conferma inoltre, che un<br />

campo di temperatura uniforme viene<br />

raggiunto dopo 13 secondi in fase di<br />

Figura 14 - Esempio di utensile con struttura<br />

integrale.<br />

Temperatur [°C]<br />

a)<br />

Temperaturverlauf Aufheizen<br />

Zeit [s]<br />

48 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

Lamella 1<br />

Lamella 3<br />

Lamella 2<br />

riscaldamento, mentre sono necessari<br />

circa 25 secondi durante il raffreddamento<br />

(Fig. 16).<br />

Aufheizen (T = 73° C, 5,8 l/min)<br />

Aufheizen (T = 68° C, 5,8 l/min)<br />

Aufheizen (T = 67° C, 13,5 l/min)<br />

Possibilità di<br />

produrre<br />

componenti<br />

fit-for pourpose<br />

La saldatura per<br />

diffusione presenta<br />

ulteriori potenzialità,<br />

che possono<br />

essere usate per la<br />

prototipazione di<br />

utensili.<br />

In particolare il fatto<br />

che la giunzione<br />

avvenga allo stato<br />

solido dà la possibilità<br />

di combinare<br />

diversi materiali tra<br />

loro, senza che si<br />

compongano fasi<br />

intermetalliche.<br />

Le proprietà del<br />

rame, che ha una elevata conducibilità<br />

termica e dell’acciaio, che porta le caratteristiche<br />

meccaniche, possono essere<br />

combinate in un unico prodotto (Fig. 17)<br />

senza dovere ricorrere ad una saldatura<br />

per fusione.<br />

Una parte della fase di ottimizzazione<br />

del processo di saldatura è riportata nella<br />

Figura 18. La temperatura ottimale è di<br />

circa 680°C ed il tempo di permanenza<br />

di circa 60 minuti.<br />

Nel caso di materiali in lega leggera<br />

come alluminio e titanio, che non<br />

possono essere saldati per fusione, la<br />

saldatura per diffusione permette di<br />

evitare la formazione di fasi intermetalliche<br />

(Fig. 19). In questo caso la diffusione<br />

dell’alluminio avviene in modo<br />

controllato nella zona di miscibilità<br />

dell’alluminio nel titanio. Il limite di<br />

miscibilità è di ca. 10-at.-% alle temperature<br />

di 500-550 °C.<br />

Nella Figura 20 sono riportati due<br />

esempi di saldatura per diffusione tra<br />

alluminio e titanio a 550°C per 15 e 45<br />

minuti. La zona di diffusione che si<br />

forma è tra 2-3 μm di spessore.<br />

Conclusione<br />

La saldatura per diffusione presenta<br />

molteplici aspetti positivi, che possono<br />

essere utilizzati per la produzione di<br />

componenti, che abbiano caratteristiche<br />

meccaniche e termiche pertinenti. Nel<br />

corso dell’ articolo sono stati descritti<br />

metodologie e strategie per la ottimizzazione<br />

del processo e per il miglioramento<br />

delle proprietà del componente.<br />

Temperaturverlauf Kühlen<br />

Figura 15 - Andamento della temperatura a) in fase di riscaldamento e b) in fase di raffreddamento in funzione della temperatura del liqudo<br />

refrigerante.<br />

Temperatur [°C]<br />

b)<br />

Zeit [s]<br />

Kühlen (T = 18° C, 10,0 l/min)<br />

Kühlen (T = 18° C, 10,0 l/min)<br />

Kühlen (T = 26° C, 13,5 l/min)


a) riscaldamento<br />

b) raffreddamento<br />

Figura 16 - Misura della distribuzione della<br />

temperatura in superficie tramite termografia.<br />

Figura 18 - Diverse prove di saldatura per diffusione di acciaio da utensili con rame.<br />

In particolare la saldatura per diffusione<br />

permette di ampliare lo spettro di materiali<br />

da utilizzare. La giunzione avviene<br />

a temperature al di sotto della temperatura<br />

di fusione e senza l’utilizzo di materiali<br />

d’apporto.<br />

Ringraziamenti<br />

Gli autori desiderano ringraziare l’Associazione<br />

per la ricerca “Deutscher<br />

Verband für Schweißen und verwandte<br />

Verfahren” (FV DVS), l’Associazione<br />

per la ricerca industriale (AiF) ed il<br />

Ministero per l’Industria della Repubblice<br />

Federale Tedesca, che hanno<br />

finanziato le ricerche nell’ambito di<br />

due progetti di ricerca: “Saldatura per<br />

diffusione di utensili per microlavorazione”<br />

(AiF-Nr.:13.772 B, 1.8.2003-<br />

31.7.2005) e “Saldatura per diffusione<br />

di giunti misti a base titanio” (AiF-<br />

Nr.:13.772 B, 1.9.2006-31.8.2008).<br />

Wilden J. et al. - Saldatura per diffusione, un esempio di rapid tooling<br />

Acciaio<br />

resistenza all’usura<br />

Rame<br />

elevata conducibilità<br />

termica<br />

Superficie di lavorazione<br />

1.2767 1.2767 1.2767<br />

Cu<br />

irregolarità irregolarità<br />

Cu Cu<br />

T = 610 °C, t = 30 min T = 680 °C, t = 30 min T = 680 °C, t = 60 min<br />

Temperature °C<br />

Weight percent aluminum<br />

Atomic percent aluminum<br />

Figura 17 - Esempio di ottimizzazione delle<br />

proprietà di utensili tramite material-Mix.<br />

Figura 19 - Diagramma di stato Ti-Al con indicazione della regione di saldatura per<br />

diffusione [5].<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

49


Wilden J. et al. - Saldatura per diffusione, un esempio di rapid tooling<br />

T 550°C<br />

t=15 min<br />

Pressione meccanica 6 N/mm 2<br />

Zona di diffusione<br />

Bibliografia<br />

[1] Günther W.D., Mehlhorn H., Wiesner P.: «Diffusionsschweißen», VEB Verlag Technik, (1978).<br />

[2] Kazakov N.F.: «Diffusion bonding of materials», Pergamon Press, (1985).<br />

[3] Lison R.: «Untersuchung der Herstellmöglichkeiten und der Eigenschaftendiffusionsgeschweißter Übergänge von den Iva, Va»,<br />

Via Metallen auf einen austenitischen oder ferritischen rost- und säurebeständigen Stahl. Diss., RWTH Aachen, (1982).<br />

[4] Mahoney W.M., Bampton C.: «Fundamentals of diffusion bonding», 156-159.<br />

[5] ASM International, Binary alloys.<br />

Johannes WILDEN, laureato in Fisica ha ottenuto il dottorato di<br />

ricerca in Ingegneria dei Materiali presso la RWTH Aachen. Dopo<br />

un’esperienza in campo industriale ha fatto ritorno alla ricerca<br />

come ingegnere capo al Lehrstuhl für Werkstofftechnologie dell’Università<br />

di Dortmund, dove ha ottenuto la venia legendi in Tecnologie<br />

Meccaniche. È già stato docente universitario presso l’Università<br />

di Chemnitz (Germania) prima di diventare ordinario di<br />

Tecnologie Meccaniche presso il Fachgebiet Fertigungstechnik<br />

della Technische Universität Ilmenau (Germania), di cui è il direttore.<br />

È autore e coautore di più di 200 pubblicazioni.<br />

Simon JAHN, laureato nel 2003 presso la Technische Universität<br />

Ilmenau, è ricercatore presso il Fachgebiet Fertigungstechnik e<br />

capogruppo lavorazioni per asportazione di truciolo. Si occupa tra<br />

l’altro di saldatura per diffusione di materiali metallici, di thermal<br />

spraying così come di aspetti di nanotecnologia nei processi di giunzione.<br />

È autore e coautore di più di 20 pubblicazioni.<br />

50 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

Al99,5<br />

Ti2<br />

T 550°C<br />

t=45 min<br />

Pressione meccanica 6 N/mm 2<br />

Zona di diffusione<br />

a) b)<br />

Al99,5<br />

Ti2<br />

Jean Pierre BERGMANN, laureato con lode in Ingegneria Meccanica<br />

presso l’Università di Ancona, dottore di ricerca presso l’Università<br />

di Bayreuth è International Welding Engineer dal 1999. Fino<br />

al 2003 ha lavorato come ricercatore e poi come capogruppo<br />

“Lavorazione di materiali” ed ingegnere capo presso il Lehrstuhl<br />

Metalliche Werkstoffe dell’Università di Bayreuth (Germania). Dal<br />

2003 è ingegnere capo e capogruppo “Saldatura/riporti superficiali”<br />

presso il Fachgebiet Fertigungstechnik della Technische<br />

Universität Ilmenau (Germania). Si occupa di idoneità alla saldatura<br />

di materiali leggeri sia con tecniche tradizionali che con tecnologie<br />

innovative, di saldatura per diffusione e di riporti superficiali<br />

macro con plasma e laser. È autore e coautore di più di 100 pubblicazioni.<br />

Marc SAGRAUSKE, laureato nel 2004 presso la Technische Universität<br />

Ilmenau con una tesi sulla costruzione e produzione di uetnsili<br />

per la pressofusione. È stato ricercatore presso il Fachgebiet Fertigungstechnik<br />

fino al 2005.


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Agenti fisici (rumore, radiazioni e<br />

microclima) e salute in saldatura (°)<br />

F. Traversa *<br />

T. Valente *<br />

N. Debarbieri *<br />

Sommario / Summary<br />

Le attività di saldatura comportano l’esposizione a diversi<br />

agenti fisici che possono avere effetti anche rilevanti sulla<br />

salute dei lavoratori.<br />

Ai fini della prevenzione dei danni alla salute, gli agenti di<br />

maggiore importanza sono il rumore e gli ultrasuoni, le vibrazioni,<br />

le radiazioni elettromagnetiche (in particolare tutto lo<br />

spettro delle radiazioni non ionizzanti, ed ancora più in particolare<br />

le radiazioni ottiche) ed i fattori microclimatici.<br />

Nel presente lavoro vengono sommariamente trattati gli<br />

effetti biologici degli agenti in questione e le concrete possibilità<br />

di esposizione a questi fattori di rischio da parte dei<br />

lavoratori addetti alla saldatura e tecniche collegate.<br />

The welding tasks involve the exposure to various physical<br />

agents who can have important effects on the health of the<br />

workers.<br />

(°) Memoria presentata alla Giornata di Formazione e Aggiornamento <strong>IIS</strong>:<br />

“La salute in saldatura” - Genova, 26 Ottobre 2006.<br />

* DIMEL, Sezione di Medicina del Lavoro, Università di Genova.<br />

The most important factors to take into account are: noise,<br />

ultrasounds, electromagnetic fields (in particular the whole<br />

spectrum of the not ionizing radiation and above all the<br />

optical radiation), vibrations, and microclima.<br />

In the present job, the biological effects of such agents and<br />

the concrete possibilities of exposure to these risk factors for<br />

the welders and other related workers are briefly analyzed.<br />

Keywords:<br />

Electromagnetic fields; environment; health and safety;<br />

noise; operators; radiation hazards; risk evaluation; vibration;<br />

welding.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

53


F.Traversa et al. - Agenti fisici (rumore, radiazioni e microclima) e salute in saldatura<br />

1. Rumore<br />

I fenomeni acustici appartengono alla<br />

famiglia dei fenomeni oscillatori meccanici<br />

ed i parametri che li caratterizzano<br />

sono la frequenza e l’ampiezza<br />

dell’onda.<br />

Le onde di compressione si traducono,<br />

in funzione del tempo t, in una variazione<br />

di pressione, Δp(t), all’interno<br />

della pressione ambiente: l’orecchio,<br />

considerato come un sensore differenziale<br />

di pressione, capta il termine Δp(t)<br />

come un microfono.<br />

Le oscillazioni di frequenza compresa fra<br />

20 Hz e 16.000 Hz sono percepibili<br />

dall’orecchio umano come suoni: al di<br />

fuori di questo intervallo si hanno rispettivamente<br />

gli infrasuoni e gli ultrasuoni.<br />

I suoni possono essere caratterizzati da<br />

oscillazioni di una singola frequenza<br />

(tono puro), o da una mescolanza di<br />

oscillazioni di varia frequenza e intensità.<br />

L’intensità del suono è una grandezza<br />

vettoriale ed equivale alla potenza<br />

sonora P (in Watt), trasportata da<br />

un’onda di superficie S (in m 2 ), pertanto<br />

si misura in Watt/m 2 . L’intensità è<br />

proporzionale al quadrato della variazione<br />

della pressione atmosferica che<br />

accompagna l’onda sonora.<br />

La differenza di intensità fra un suono<br />

fortissimo ed un suono debolissimo è<br />

molto elevata (un suono fortissimo ha<br />

un’intensità pari a milioni di volte quella<br />

di un suono debolissimo, a parità di<br />

frequenza), perciò si è ritenuto più<br />

conveniente esprimere l’intensità dei<br />

suoni con una scala logaritmica, anziché<br />

con una scala aritmetica. Si ha la<br />

seguente equazione:<br />

Livello di intensità L = 10 log 10 (J/J 0)<br />

ove J/J 0 rappresenta la variazione di<br />

intensità dal minimo livello percepibile<br />

J 0 (pari a 10 -12 W/m 2 ) a quello del suono<br />

in questione J, che accompagna la<br />

trasmissione dell’onda sonora. Il livello<br />

di intensità del suono (L) si esprime in<br />

decibel (dB).<br />

54 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

I suoni si possono inoltre distinguere in<br />

suoni puri e suoni misti a seconda che<br />

siano o no caratterizzati da una singola<br />

frequenza.<br />

Negli ambienti di lavoro la rumorosità<br />

prodotta dalle varie macchine ed attività<br />

muta le proprie caratteristiche nello<br />

spazio e nel tempo.<br />

1.1 La valutazione del rischio<br />

Il metodo di misurazione deve consentire<br />

l’elaborazione del segnale acustico<br />

prodotto dal fenomeno fisico in modo<br />

tale da riprodurre, quanto più fedelmente<br />

possibile, il comportamento dell’organo<br />

dell’udito: in pratica si deve attribuire<br />

maggiore peso ai suoni con frequenze<br />

medie piuttosto che a quelle basse o alte<br />

(nel campo dell’udibile). Pertanto sono<br />

state adottate curve di ponderazione del<br />

segnale corrispondenti alle curve di<br />

isosensazione sonora per i diversi livelli<br />

di intensità e sono state indicate con le<br />

prime lettere dell’alfabeto. Da ricerche<br />

effettuate risulta che, nella maggior<br />

parte delle misure di rumore industriale,<br />

gli indici di rischio coincidano con<br />

quelli ricavati dalla sola misura del<br />

livello in dB(A).<br />

Gli effetti della intensità e della durata<br />

della stimolazione sonora sulla fatica<br />

uditiva e sulla sordità sono interdipendenti.<br />

Si ammette che l’entità del deficit<br />

uditivo sia legata al prodotto fra intensità<br />

e durata, cioè all’energia sonora.<br />

Quantità uguali di energia dovrebbero<br />

produrre perdite uditive uguali. In<br />

termini di valutazione del rischio è<br />

dunque utile valutare l’energia sonora<br />

totale ricevuta in un tempo T, che può<br />

essere uguale alle 8 ore di una giornata<br />

di lavoro. L’energia totale, rapportata al<br />

tempo T, fornisce il cosiddetto livello<br />

acustico equivalente (LAeq,Te), che<br />

rappresenta il livello globale della pressione<br />

acustica ponderata A di un rumore<br />

continuo che darebbe la stessa energia<br />

acustica del rumore a carattere fluttuante,<br />

tipico dell’esposizione professionale.<br />

Vale la seguente equazione approssimata:<br />

L Aeq,Te = 10 log (1/T) Σ 10 Li/10 t i<br />

in cui T = durata totale della misura = Σ t i,<br />

L i= livello i-esimo in dB(A),<br />

t i = durata di esposizione al livello<br />

i-esimo.<br />

Il livello acustico equivalente è un primo<br />

importante descrittore dell’esposizione a<br />

rumore, ma l’indicatore che stabilisce il<br />

rischio è il “livello di esposizione giornaliera<br />

al rumore” (L EX,8h), che è definito<br />

dal d. lgs. 195/06 (che ha modificato<br />

il d. lgs. 626/94) come il valore medio,<br />

ponderato in funzione del tempo, dei<br />

livelli di esposizione al rumore per una<br />

giornata lavorativa nominale di otto ore,<br />

definito dalla norma internazionale ISO<br />

1999: 1990 punto 3.6. Si riferisce a tutti i<br />

rumori sul lavoro, incluso il rumore<br />

impulsivo. È espresso con la seguente<br />

formula:<br />

L EX,8h = L Aeq,Te + 10 log (T e/8)<br />

in cui T e è la durata quotidiana dell’esposizione<br />

personale del lavoratore al<br />

rumore in ore.<br />

Per esposizioni variabili anche nei<br />

diversi giorni della settimana, si può<br />

utilizzare l’esposizione settimanale.<br />

Il livello di esposizione giornaliera<br />

corregge il livello acustico equivalente<br />

tenendo conto del tempo di esposizione<br />

giornaliero di ciascun operatore.<br />

Un riferimento generale per la strategia<br />

di misurazione può essere la norma<br />

UNI 9432, che identifica tre possibili<br />

situazioni.<br />

Se il rumore è variabile per tutto il<br />

tempo di esposizione, il tempo di misurazione<br />

non può essere inferiore a<br />

quello dell’effettiva esposizione. Se<br />

durante le lavorazioni si possono identificare<br />

intervalli di tempo, T p, con rumorosità<br />

omogenea, si potranno misurare i<br />

livelli equivalenti per intervalli di tempo<br />

T m < T p, tali da consentire la stabilizzazione<br />

del dato; il livello di esposizione<br />

giornaliero può essere quindi calcolato<br />

con la media dei singoli livelli equivalenti<br />

per i rispettivi tempi di esposizione,<br />

rispetto al tempo totale di esposizione.<br />

Nella valutazione del rischio il d. lgs.<br />

195/06 considera anche la pressione<br />

acustica di picco (p peak), definita come è<br />

il valore massimo della pressione<br />

acustica istantanea ponderata in<br />

frequenza «C».<br />

Nella Tabella I sono riportati i valori<br />

limite per esposizione al rumore previsti<br />

dal d. lgs. 195/06 e gli adempimenti<br />

richiesti al datore di lavoro per il superamento<br />

di determinati livelli di esposizione<br />

del personale.


TABELLA I - Esposizione professionale al rumore ed interventi richiesti.<br />

Esposizione<br />

L EX,8h<br />

p peak<br />

> 80 dB(A) 135 dB(C)<br />

≥ 85 dB(A) 137 dB(C)<br />

≥ 87 dB(A) 140 dB(C)<br />

Il datore di lavoro sceglie dispositivi di<br />

protezione individuale dell’udito che<br />

consentono di eliminare il rischio per<br />

l’udito o di ridurlo al minimo, previa<br />

consultazione dei lavoratori o dei loro<br />

rappresentanti. Egli è tenuto alla verifica<br />

dell’efficacia dei dispositivi di protezione<br />

individuale dell’udito.<br />

Il datore di lavoro tiene conto dell’attenuazione<br />

prodotta dai dispositivi di<br />

protezione individuale dell’udito indossati<br />

dal lavoratore solo ai fini di valutare<br />

il rispetto dei valori limite di esposizione.<br />

La determinazione dei L EX,8h può essere<br />

tutt’altro che semplice: se l’attività del<br />

lavoratore non è legata ad un ciclo lavorativo<br />

ben definito e sempre uguale<br />

(caso, ad esempio, dei manutentori, dei<br />

falegnami, dei lavoratori dell’edilizia o<br />

in generale della cantieristica), non sarà<br />

facile o possibile trovare giornate (o<br />

settimane) di lavoro standard. Il fatto<br />

che le prescrizioni di legge siano legate<br />

più a fasce di rischio che non allo specifico<br />

L EX,8h, può essere di aiuto nella<br />

valutazione, ma diventa arduo ottenere<br />

quella precisione di determinazione che<br />

sembra essere il principio ispiratore<br />

della legge stessa.<br />

1.2 Effetti biologici del rumore<br />

L’esposizione ad onde acustiche deve<br />

essere differenziata, per l’esame degli<br />

effetti biologici, in due categorie caratterizzate<br />

da diversi ambiti di frequenza: il<br />

rumore udibile e gli ultrasuoni.<br />

1.2.1 Rumori e suoni di frequenza<br />

udibile<br />

Le onde sonore che raggiungono il<br />

F.Traversa et al. - Agenti fisici (rumore, radiazioni e microclima) e salute in saldatura<br />

Intervento<br />

Valore inferiore di azione. Il datore di lavoro mette a disposizione dei lavoratori dispositivi di<br />

protezione individuale dell'udito.<br />

Informazione dei lavoratori sui rischi e la sua valutazione, sulle misure adottate, sui mezzi individuali<br />

di protezione, sul controllo sanitario (che non è obbligatorio, ma su richiesta).<br />

Valore superiore di azione. Elabora ed applica un programma di misure tecniche e organizzative<br />

volte a ridurre l'esposizione al rumore. I luoghi di lavoro sono indicati da appositi segnali e le<br />

aree sono delimitate e l'accesso alle stesse è limitato (se tecnicamente possibile e giustificato). Il<br />

datore di lavoro fa tutto il possibile per assicurare che vengano indossati i dispositivi di protezione<br />

individuale dell'udito. Sorveglianza sanitaria.<br />

Valore limite. Il datore di lavoro adotta misure immediate per riportare l'esposizione al di sotto<br />

dei valori limite di esposizione e modifica le misure di protezione e di prevenzione.<br />

nostro orecchio vengono successivamente<br />

inviate attraverso vie nervose<br />

particolari al cervello, che le elabora in<br />

percezioni uditive.<br />

Possono raggiungere il nostro cervello<br />

solo frequenze comprese tra 20 Hz e<br />

16.000 Hz.<br />

Suoni e rumore di elevata intensità<br />

possono provocare due tipi di danni:<br />

danni all’orecchio e quindi alla funzione<br />

uditiva, e danni cosiddetti extrauditivi.<br />

Gli effetti dannosi più evidenti sono a<br />

carico dell’orecchio. A seconda dell’intensità<br />

e della durata del rumore possono<br />

verificarsi due diverse situazioni:<br />

• un rumore molto forte, come un’esplosione,<br />

provoca un’onda d’urto<br />

che dà luogo a dolore e talvolta addirittura<br />

ad una lacerazione del<br />

timpano; inoltre può danneggiare le<br />

cellule sensoriali con riduzione anche<br />

grave dell’udito;<br />

• un rumore meno forte, ma superiore a<br />

80-85 dB(A), protratto per molto<br />

tempo può determinare una riduzione<br />

dell’udito. Questa inizialmente si<br />

manifesta con una ridotta capacità<br />

uditiva temporanea dopo l’esposizione<br />

a rumore, che regredisce dopo<br />

alcune ore; dopo mesi od anni di<br />

esposizione, la riduzione della capacità<br />

uditiva, diventa permanente e<br />

non regredisce neppure se si cessa del<br />

tutto l’esposizione. Soggettivamente<br />

compare inizialmente una difficoltà<br />

alla percezione dei toni acuti, con<br />

difficoltà a comprendere la conversazione<br />

soprattutto in presenza di<br />

rumore di fondo, che progressivamente<br />

si trasforma in una ridotta<br />

sensibilità uditiva più globale; si<br />

parla in questi casi di “ipoacusia da<br />

rumore”.<br />

Il nostro orecchio tollera meglio: i<br />

rumori continui (ad esempio il rumore<br />

emesso da una pompa) rispetto a quelli<br />

impulsivi (ad esempio il rumore emesso<br />

da un martello che batte su una lamiera);<br />

i rumori gravi rispetto a quelli acuti; i<br />

rumori meno intensi.<br />

La riduzione dell’udito può trovare<br />

molte altre cause. Essa è influenzata in<br />

particolare da malattie dell’orecchio<br />

(otiti, otosclerosi, traumi, ecc.), dall’età<br />

del soggetto (con l’aumentare dell’età si<br />

ha una riduzione dell’udito detta<br />

presbiacusia), dall’uso di farmaci (streptomicina,<br />

alcuni antibiotici, ecc.).<br />

La capacità uditiva di un soggetto può<br />

essere indagata in modo relativamente<br />

semplice mediante esami diagnostici tra<br />

i quali il più comune è l’audiometria<br />

tonale liminare.<br />

Il rumore può inoltre determinare altri<br />

effetti, detti extrauditivi, tra cui in particolare:<br />

alterazioni della frequenza<br />

cardiaca e circolatoria; modificazioni<br />

della pressione arteriosa; aumento delle<br />

resistenze vascolari periferiche; modificazioni<br />

funzionali del sistema nervoso e<br />

neurovegetativo; alterazioni a carico<br />

dell’apparato digerente. Questi effetti<br />

sono difficilmente dimostrabili e quantificabili,<br />

e non si ritrovano in tutti i<br />

soggetti esposti; inoltre sono quasi<br />

sempre transitori, cioè regrediscono con<br />

il cessare dell’esposizione.<br />

Infine, il rumore può contribuire all’aumento<br />

degli infortuni sul lavoro facendo<br />

diminuire l’attenzione e la concentrazione<br />

degli operatori e la percettibilità<br />

dei segnali acustici.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

55


F.Traversa et al. - Agenti fisici (rumore, radiazioni e microclima) e salute in saldatura<br />

Indipendentemente dall’esposizione a<br />

rumore, danni all’orecchio possono derivare<br />

da eventi di tipo infortunistico quali<br />

la penetrazione di schegge nel condotto<br />

uditivo, che in casi rari possono avere<br />

sequele anche gravi, quali la perforazione<br />

timpanica, un’otorrea cronica o la<br />

paralisi del nervo facciale. Spesso eventi<br />

di questo tipo possono determinare<br />

anche una perdita uditiva.<br />

1.2.2 Ultrasuoni<br />

Gli ultrasuoni sono onde sonore caratterizzate<br />

da frequenze comprese tra i<br />

18-20 ed i 500 kHz. Esse non sono<br />

udibili all’orecchio umano poiché<br />

mancano nell’organo del Corti (orecchio<br />

interno) i recettori idonei ad essere<br />

stimolati da frequenze così elevate.<br />

Gli ultrasuoni si distinguono in:<br />

• ultrasuoni a bassa frequenza (tra 20 e<br />

100 kHz) usati per scopi industriali;<br />

• ultrasuoni a media frequenza (tra 100<br />

kHz e 1 MHz) usati in applicazioni<br />

terapeutiche;<br />

• ultrasuoni ad alta frequenza (tra 1 e<br />

10 MHz) impiegati in applicazioni<br />

mediche diagnostiche (ecografia e<br />

velocimetria).<br />

In termini generali, si può affermare che<br />

gli ultrasuoni possono essere responsabili<br />

di danni uditivi, anche se questi sono<br />

di entità minore rispetto a quelli dovuti<br />

al rumore percepibile. Tali danni sono<br />

determinati, più che dagli ultrasuoni<br />

stessi, dalle componenti subarmoniche<br />

le cui frequenze cadono nel campo<br />

dell’udibile.<br />

Gli effetti extra-uditivi sono, invece,<br />

superiori rispetto a quelli associati al<br />

rumore udibile. È stato osservato che<br />

lavoratori esposti con continuità ad<br />

ultrasuoni di livello pari o superiore a<br />

100-110 dB possono subire alterazioni<br />

del sistema nervoso centrale e periferico,<br />

del sistema cardiovascolare e degli<br />

apparati uditivo e vestibolare. Queste<br />

alterazioni sono analoghe a quelle osservate<br />

in lavoratori esposti a rumore<br />

udibile di alta frequenza anche se gli<br />

ultrasuoni hanno un effetto sensibilmente<br />

più ridotto sull’apparato uditivo,<br />

mentre causano effetti più pronunciati<br />

sull’apparato vestibolare, sulla sensazione<br />

del dolore e sulla regolazione della<br />

temperatura corporea. Tali effetti sono<br />

peraltro generalmente transitori e regrediscono<br />

dopo un certo tempo dalla fine<br />

dell’esposizione.<br />

56 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

Gli indicatori più significativi dei potenziali<br />

danni provocati da ultrasuoni<br />

rimangono gli effetti soggettivi denunciati<br />

dai lavoratori esposti: affaticamento,<br />

cefalea, nausea, sensazione di<br />

oppressione, deambulazione incerta,<br />

vertigini e disturbi del sonno. Tali<br />

sintomi sono, a volte, accompagnati da<br />

una moderata sindrome neurovascolare<br />

alle mani ed alle dita (torpore, cianosi<br />

alle dita).<br />

1.3 Esposizione a rumore nelle attività<br />

di saldatura<br />

Tra i rischi connessi con le operazioni di<br />

saldatura, sono stati indagati i livelli di<br />

emissione sonora prodotti dai diversi<br />

sistemi per la saldatura.<br />

L’origine del rumore prodotto durante le<br />

operazioni di saldatura è riconducibile:<br />

• alla combustione della miscela<br />

gassosa emessa ad alta pressione dal<br />

cannello nella saldatura a fiamma<br />

ossiacetilenica;<br />

• allo scoccare dell’arco elettrico per le<br />

altre tipologie (saldatura elettrica);<br />

• alla fuoriuscita del plasma dall’ugello,<br />

che produce un caratteristico<br />

sibilo, nelle operazioni di saldatura al<br />

plasma.<br />

Anche superiori possono essere le esposizioni<br />

derivanti dalle operazioni successive<br />

quali scriccatura, molatura, smerigliatura<br />

ecc.<br />

I dati desunti dalle indagini fonometriche<br />

suggeriscono che tra le tecniche<br />

tradizionali la saldatura a filo continuo<br />

presenta valori di emissione sonora più<br />

elevati rispetto alle altre.<br />

Elevati livelli di emissione sonora sono<br />

stati rilevati anche quando si ricorre alla<br />

saldatura con fiamma ossacetilenica. Tra<br />

le tecniche più recenti, la saldatura al<br />

plasma è caratterizzata da livelli di<br />

rumorosità piuttosto elevati (intensità<br />

110 dBA, frequenza 24-48 kHz).<br />

Per quanto riguarda l’emissione di ultrasuoni,<br />

nelle tecniche tradizionali di<br />

saldatura essa raggiunge livelli solitamente<br />

modesti, non tali da poter causare<br />

danni alla salute.<br />

Nella saldatura ad ultrasuoni vi sono un<br />

generatore che crea una serie di impulsi<br />

regolari e perfetti fra loro ed un gruppo<br />

vibrante che li trasforma in vibrazioni.<br />

L’utensile che effettua la saldatura<br />

trasmette questa velocissima ed intensa<br />

vibrazione al pezzo in materiale plastico<br />

il quale fonde. Il tempo di saldatura è<br />

brevissimo e non vi è produzione di<br />

calore. In normali condizioni operative<br />

l’esposizione dell’operatore agli ultrasuoni<br />

è, anche in questo caso, trascurabile.<br />

Gli ultrasuoni sono utilizzati anche nelle<br />

attività di verifica delle saldature (ultrasonografia);<br />

i livelli di esposizione<br />

dell’operatore sono molto contenuti.<br />

2. Vibrazioni<br />

L’esposizione a vibrazioni meccaniche<br />

può rappresentare un fattore di rischio<br />

rilevante per i lavoratori esposti. Da un<br />

punto di vista igienistico, si differenzia<br />

in:<br />

• esposizione del sistema manobraccio,<br />

indicata con acronimo<br />

inglese HAV (Hand-Arm Vibration).<br />

Si riscontra in lavorazioni in cui si<br />

impugnino utensili vibranti o materiali<br />

sottoposti a vibrazioni o impatti.<br />

L’esposizione a vibrazioni al sistema<br />

mano-braccio è generalmente causata<br />

dal contatto delle mani con l’impugnatura<br />

di utensili manuali o di<br />

macchinari condotti a mano;<br />

• esposizione del corpo intero, indicata<br />

con acronimo inglese WBV (Whole<br />

Body Vibration). Si riscontra in lavorazioni<br />

a bordo di mezzi di movimentazione<br />

usati in industria ed agricoltura,<br />

mezzi di trasporto e in generale<br />

macchinari industriali vibranti che<br />

trasmettano vibrazioni al corpo intero.<br />

Tale esposizione può comportare<br />

rischi di lombalgie e microtraumi del<br />

rachide per i lavoratori esposti.<br />

Le misure quindi dovranno essere svolte<br />

in modo diverso nei due casi ed i valori<br />

limite vengono stabiliti per entrambe le<br />

tipologie. In tutti i casi la misurazione<br />

deve avvenire lungo tre assi ortogonali,<br />

poiché la vibrazione è una quantità<br />

vettoriale. Nel caso di esposizioni variabili<br />

nel tempo, dovrà essere effettuata<br />

una integrazione lineare (come abbiamo<br />

già visto per il rumore).<br />

L’indicatore di esposizione imposto<br />

dal Decreto Legislativo 19 Agosto 2005,<br />

n. 187, fa riferimento agli standard<br />

ISO 5349-1 ed è rappresentato dall’accelerazione<br />

equivalente ponderata in<br />

frequenza di vibrazioni riferita a 8 ore di<br />

lavoro, A(8), calcolato come radice<br />

quadrata della somma dei quadrati dei<br />

valori medi delle accelerazioni ponde-


ate in frequenza, ed espresso in m/s 2 .<br />

Nella Tabella II sono riportate le soglie<br />

giornaliere indicate dal citato decreto, il<br />

cui superamento comporta la predisposizione<br />

di interventi preventivi (azione) ed<br />

i valori limite giornalieri di esposizione.<br />

2.1 Effetti biologici delle vibrazioni<br />

Le vibrazioni condotte al sistema manobraccio<br />

possono indurre un insieme di<br />

disturbi neurologici e circolatori alle dita<br />

delle mani e lesioni osteoarticolari a<br />

carico degli arti superiori, oggi definito<br />

con termine unitario “Sindrome da<br />

vibrazioni mano-braccio”.<br />

Il fenomeno patologico più tipico delle<br />

esposizioni importanti del passato è la<br />

cosiddetta angioneurosi da strumenti<br />

vibranti, che è una forma di sindrome di<br />

Raynaud, caratterizzata da un blocco<br />

temporaneo della circolazione periferica<br />

dopo esposizione a vibrazioni od al<br />

freddo.<br />

Le vibrazioni al corpo intero possono<br />

comportare rischi di lombalgie e microtraumi<br />

del rachide per i lavoratori<br />

esposti, fino a manifestazioni quali la<br />

spondiloartrosi, le discopatie e l’ernia<br />

del disco.<br />

2.2 Esposizione a vibrazioni nelle<br />

attività di saldatura<br />

Nelle attività di saldatura l’esposizione<br />

a vibrazioni al corpo intero è generalmente<br />

trascurabile, e comunque<br />

non dipendente dall’attività di saldatura<br />

in sé.<br />

Vibrazioni al sistema mano-braccio<br />

possono essere presenti invece soprattutto<br />

nelle attività complementari alla<br />

saldatura: scriccatura, molatura e simili.<br />

3. Radiazioni<br />

Lo spettro delle radiazioni è molto<br />

ampio e devono essere prese in considerazione<br />

tutte le radiazioni elettromagnetiche,<br />

compresi i campi statici. I campi<br />

elettromagnetici (CEM; nella sigla<br />

inglese EMF, electro-magnetic fields)<br />

possono facilmente essere distinti, in<br />

termini qualitativi, in base alla frequenza<br />

di oscillazione dell’onda elettromagnetica,<br />

misurata in Hertz (Hz).<br />

Dal punto di vista della protezione della<br />

salute, i campi elettromagnetici di<br />

frequenza inferiore ai 300 GHz,<br />

compresi i campi statici, sono definiti<br />

F.Traversa et al. - Agenti fisici (rumore, radiazioni e microclima) e salute in saldatura<br />

TABELLA II - Livelli di azione giornalieri e valori limite per l'esposizione a<br />

vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio ed al corpo intero.<br />

Vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio<br />

Livello d’azione giornaliero di esposizione<br />

A(8) = 2,5 m/s 2<br />

Livello d’azione giornaliero di esposizione<br />

A(8) = 0,5 m/s 2<br />

complessivamente come radiazioni non<br />

ionizzanti (NIR, Non Ionizing Radiation)<br />

in quanto, a differenza dei campi a<br />

più elevata frequenza ed energia (raggi<br />

X, raggi gamma ecc.), non sono in grado<br />

di produrre ionizzazioni primarie negli<br />

organismi viventi. Pertanto gli effetti<br />

sulla salute che devono attendersi da<br />

questi agenti fisici sono complessivamente<br />

di minore gravità.<br />

Nelle attività di saldatura, mentre<br />

possono essere presenti esposizioni a<br />

campi elettromagnetici NIR di vario<br />

tipo, non sono dimostrabili esposizioni a<br />

radiazioni ionizzanti diverse da quelle<br />

Vibrazioni trasmesse al corpo intero<br />

Valore limite giornaliero di esposizione<br />

A(8) = 5 m/s 2<br />

Valore limite giornaliero di esposizione<br />

A(8) = 1,15 m/s 2<br />

della popolazione generale (che è<br />

comunque esposta al cosiddetto “fondo<br />

naturale”), con la sola eccezione di<br />

alcune tecniche particolari (ad es. la<br />

saldatura a fascio elettronico, che può<br />

esporre il lavoratore a raggi X).<br />

Pertanto gli effetti delle radiazioni ionizzanti<br />

non verranno ulteriormente considerati.<br />

In relazione ai diversi tipi di effetto sui<br />

tessuti biologici, le NIR sono grossolanamente<br />

suddivise in gruppi caratterizzati<br />

da intervalli di frequenza (o di<br />

lunghezza d’onda) come riportati di<br />

seguito:<br />

Campi elettrici e magnetici statici e quasi statici 0-1 Hz<br />

Frequenze estremamente basse (Extremely Low Frequency, ELF) fino a 300 Hz<br />

Frequenze molto basse (Very Low Frequency,VLF) 300 Hz-30kHz<br />

Basse frequenze (Low Frequency, LF) 30 kHz-300 kHz<br />

Radio frequenze (Radio Frequency, RF) 300 kHz-300MHz (0,3 GHz)<br />

Microonde (Micro Waves, MW) 0,3-300 GHz<br />

Infrarosso (Infrared, IR) 300 GHz -375 THz<br />

Visibile (Visibile, VIS) 375-750 THz<br />

Ultravioletto (Ultraviolet, UV) 750-3104 THz<br />

Ne descriveremo brevemente gli effetti<br />

biologici.<br />

3.1 Effetti biologici delle radiazioni<br />

non ionizzanti<br />

3.1.1 Campi elettrici statici<br />

I campi elettrici e magnetici statici sono<br />

presenti in applicazioni industriali e<br />

mediche speciali. In generale l’effetto<br />

prevalente sull’organismo è l’induzione<br />

di cariche e correnti elettriche; gli effetti<br />

nocivi si manifestano solo ad intensità<br />

molto elevate. Tra questi, i campi elettrici<br />

sono di scarsa rilevanza sanitaria.<br />

Sono generati da una distribuzione fissa<br />

di cariche elettriche, e vengono impiegati<br />

nei sistemi di trasmissione di<br />

energia elettrica e di alimentazione di<br />

treni in corrente continua. Non hanno<br />

applicazioni che risultino significative ai<br />

fini dell’esposizione: infatti non<br />

vengono assorbiti dal corpo umano,<br />

sono schermabili facilmente da materiali<br />

quali legno, metallo, edifici, ecc.<br />

In presenza di campi elettrici statici si<br />

possono manifestare vibrazioni nei peli<br />

cutanei e, per campi elevati in vicinanza<br />

delle sorgenti, si possono creare scariche<br />

elettriche. Esistono pochi studi in<br />

materia, con scarsa evidenza di nocività<br />

tranne che per le scariche elettriche<br />

dovute a forti campi. Non sono ipotizzati<br />

effetti a lungo termine.<br />

3.1.2 Campi magnetici statici<br />

Sono generati da una distribuzione di<br />

cariche in movimento (corrente). Si<br />

trovano presso i potenti magneti utilizzati<br />

ad esempio in medicina (risonanza<br />

magnetica), presso impianti elettrochimici,<br />

nei trasporti elettrificati in corrente<br />

continua (treni, tram, veicoli della<br />

metropolitana). Si possono realizzare<br />

esposizioni anche di alta intensità.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

57


F.Traversa et al. - Agenti fisici (rumore, radiazioni e microclima) e salute in saldatura<br />

I campi attraversano il corpo umano di<br />

fatto senza essere attenuati; sono difficilmente<br />

schermabili. Ad intensità elevate,<br />

superiori ai valori ambientali tipici, si<br />

manifestano alterazioni del flusso<br />

ematico o modificazioni dei normali<br />

impulsi nervosi. Molti studi sono<br />

presenti in letteratura sulle esposizioni<br />

acute, pochi o nulli sono quelli da esposizioni<br />

prolungate.<br />

Gli effetti biologici sono riconducibili a<br />

tre gruppi principali:<br />

a) Effetti definiti “sensory group”,<br />

correlabili ad una magnetorecezione<br />

sensoriale, anche per campi con<br />

intensità dell’ordine di quello geomagnetico<br />

(regolano la navigazione<br />

degli uccelli migratori, il senso direzionale<br />

degli insetti, e anche la reattività<br />

di tipo radioestesico).<br />

b) Effetti definiti “stress group”, suddivisibili<br />

in effetti ematologici (leucopenia,<br />

orientamento macromolecolare<br />

su emazie falciformi per campi<br />

verticali di 350-420 mT), effetti sul<br />

sistema nervoso centrale (fenomeno<br />

dei magnetofosfeni, da stimolazione<br />

della retina da parte di correnti<br />

indotte, e da alterazioni dell’attività<br />

bioelettrica cerebrale per campi di<br />

alte intensità), ritardo nella guarigione<br />

delle ferite e nella rigenerazione<br />

dei tessuti, abbassamento della<br />

temperatura corporea, ritardo dell’accrescimento,<br />

scomparsa del ciclo<br />

estrale, riassorbimento dell’embrione<br />

nell’utero, riduzione della respirazione<br />

tissutale, alterazioni epatiche<br />

(sempre per campi di intensità di<br />

decine di Tesla).<br />

c) Effetti di tipo “genetic code group”,<br />

ipotizzati come meccanismi perturbativi<br />

del tunneling dei protoni durante<br />

la duplicazione del DNA, con possi-<br />

TABELLA III<br />

58 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

bili errori del codice genetico. Tali<br />

effetti peraltro non hanno avuto sufficienti<br />

conferme sperimentali.<br />

Non sono dimostrati danni al feto per<br />

esposizioni a campi di induzione magnetica<br />

fino ad 1 T, e nell’animale da esperimento<br />

non sono evidenziabili effetti<br />

significativi su molti parametri fisiologici,<br />

comportamentali e di sviluppo,<br />

valutati a densità di flusso magnetico<br />

statico fino a 2 T.<br />

Alcuni dati della letteratura riguardanti<br />

gli effetti di tipo graduato riferiti da<br />

lavoratori esposti a campi magnetici<br />

statici sono: malessere soggettivo, bradicardia,<br />

tachicardia, prurito, senso di<br />

scottatura, sensazione gustativa con i<br />

movimenti della testa, sensazione dolorosa<br />

in denti con otturazione con i movimenti<br />

della testa, breve freddo intenso,<br />

dolori ossei e formicolio a carico delle<br />

mani.<br />

3.1.3 Campi elettrici e magnetici a<br />

frequenze estremamente basse e<br />

molto basse (ELF e VLF fino a<br />

30 kHz)<br />

Gli effetti sono simili a quelli dei campi<br />

statici.<br />

In questo intervallo si colloca la<br />

frequenza industriale di 50 Hz (60 Hz<br />

solo in USA) a cui funziona la rete elettrica<br />

nazionale. Particolare attenzione va<br />

posta alle esposizioni degli addetti alle<br />

attività manutentive di linee elettriche ad<br />

alta tensione (intensi campi elettrici) e di<br />

linee elettriche attive (intensi campi<br />

magnetici); inoltre le sorgenti più numerose<br />

si trovano nell’ambiente domestico,<br />

industriale, artigianale, nei cantieri edili,<br />

negli ambienti commerciale, scolastico,<br />

ospedaliero, nel comparto dei trasporti,<br />

negli impianti di produzione, trasmissione<br />

e distribuzione dell’energia elettrica.<br />

Nell’intervallo 3-30 kHz si collocano le<br />

trasmissioni marittime e i videoterminali<br />

(VDT) (Tab. III).<br />

Gli effetti biologici a breve termine<br />

inducibili dalle ELF sono correlabili alla<br />

induzione di correnti elettriche nell’organismo<br />

ed in particolare al trasferimento<br />

di ioni potassio, sodio e calcio<br />

attraverso le membrane cellulari, che si<br />

manifestano per esposizioni elevate.<br />

Studi epidemiologici ben controllati<br />

sullo stato di salute in generale dei lavoratori<br />

addetti a linee e sottostazioni elettriche<br />

non hanno rilevato alcuna differenza<br />

statisticamente significativa tra<br />

gruppi di esposti e gruppi di controllo.<br />

Gli studi epidemiologici sui potenziali<br />

effetti oncogeni forniscono risultati<br />

contrastanti che non consentono valutazioni<br />

definitive. Da un esame dei dati<br />

sperimentali e dagli studi sull’uomo non<br />

è emerso alcun danno sanitario conseguente<br />

a esposizioni di breve durata a<br />

campi di intensità fino a 20 kV/m.<br />

3.1.4 Campi elettrici e magnetici a<br />

bassa frequenza (LF 30-300 kHz)<br />

Tra 10 e 80 kHz troviamo le frequenze<br />

di televisori, di forni ad induzione con<br />

potenze medie di circa 500 kW; si generano<br />

intense correnti indotte e quindi le<br />

esposizioni possono essere significative.<br />

Funzionano intorno a qualche centinaio<br />

di kHz i dispositivi per il controllo di<br />

presenza di persone all’interno di uffici<br />

per rilevazione degli orari di lavoro o per<br />

sistemi antiintrusione e rapina mediante<br />

varchi magnetici (nelle banche, nei<br />

supermercati). Questi campi hanno<br />

rilievo per le persone esposte in quanto<br />

determinano nei tessuti biologici induzione<br />

di cariche e correnti elettriche. Il<br />

corpo umano presenta buona schermatura<br />

rispetto al campo elettrico esterno.<br />

Sorgente Livelli di esposizione Note<br />

Fondo ELF in aree urbane 1-100 V/m 0,1 μT permanente<br />

Linee elettriche di trasmissione 1-10 kV/m 1-30 μT al di sotto della linea<br />

Fondo ELF indoor (imp. elettrici) 1-30 V/m ~0,1 μT permanente<br />

Elettrodomestici 10-250 V/m50-150 V/m 0,01-5 mT 0,1-1 μT a 30 cm di distanza<br />

Coperte elettriche 250-1000 V/m 1-5 μT<br />

Televisori 1-10 V/m 0,01-0,2 μT<br />

Altiforni e fonderie 100 μT-10 mT permanente<br />

Videoterminali 1-10 V/m 0,01-0,1 μT posizione operatore


Ad intensità elevate si possono avere<br />

vibrazioni dei peli cutanei. Riguardo al<br />

campo magnetico, che è l’agente inquinante<br />

prevalente, questo penetra facilmente<br />

nei tessuti senza ridursi e può<br />

determinare correnti elettriche circolanti<br />

anche intense.<br />

3.1.5 Radiofrequenze (RF) e<br />

microonde (MW)<br />

Sono di particolare interesse per l’esposizione<br />

delle persone: possono produrre<br />

nei tessuti correnti indotte e riscaldamento<br />

secondo varie modalità, in relazione<br />

alla frequenza.<br />

a) Campi RF a frequenza inferiore a<br />

3 MHz: le sorgenti radianti sono<br />

sfruttate nel settore industriale per<br />

saldatura, fusione con riscaldamento<br />

di tipo induttivo, sterilizzazione,<br />

tempera e nel settore delle telecomunicazioni<br />

come emissioni radio AM e<br />

amatoriali, radionavigazione. Inducono<br />

cariche e correnti elettriche che<br />

possono stimolare nervi e muscoli.<br />

b) Campi RF e MW a frequenza superiore<br />

a 3 MHz: tra 3 e 30 MHz sono<br />

impiegati per riscaldamento, essiccamento,<br />

saldatura, polimerizzazione,<br />

sterilizzazione di sostanze dielettriche,<br />

per impieghi medici, emissioni<br />

radio internazionali e amatoriali cittadine<br />

come “citizen band” e “walkietalkie”<br />

con potenze massime di 5 W,<br />

emissioni in radio-astronomia; tra 30<br />

e 300 MHz troviamo applicazioni<br />

industriali quali riscaldamento capacitivo<br />

o dielettrico per incollare legno<br />

o plastiche, essiccare, vulcanizzare,<br />

con potenze fino a 200 kW, emissioni<br />

radio FM e TV-VHF, controllo del<br />

traffico aereo, radar; tra 300 Mhz e<br />

3 GHz troviamo radar meteorologici,<br />

ponti radio fissi e mobili con potenze<br />

della decina di watt, radar per<br />

controllo del traffico stradale, telefoni<br />

cellulari con frequenze di 900-1800<br />

MHz, emissioni televisive, processi<br />

sfruttati nell’industria alimentare,<br />

forni a microonde da 900 a 2450<br />

MHz con potenze fino a 600 kW,<br />

applicazioni in medicina; tra 3 e 30<br />

GHz si incontrano altimetri, radar per<br />

navigazione marittima e aerea, comunicazioni<br />

via satellite, telefonia<br />

pubblica con ponti radio a<br />

microonde, telerilevamento per verifica<br />

del rispetto dei limiti di velocità<br />

sulle strade per mezzo di radar<br />

F.Traversa et al. - Agenti fisici (rumore, radiazioni e microclima) e salute in saldatura<br />

doppler e per controllo automatico<br />

del passaggio di veicoli in<br />

ingresso e uscita dai caselli autostradali;<br />

tra 30 e 300 GHz gli impieghi<br />

riguardano la radiometeorologia, la<br />

radioastronomia, la spettroscopia a<br />

microonde. Infine in campo sanitario<br />

i campi elettromagnetici sono impiegati<br />

a scopi diagnostici, con scarso<br />

utilizzo, e terapeutici sia alle<br />

frequenze più basse che a quelle alte<br />

(20 kHz- 2450 MHz, 10 GHz) per<br />

ipertermia, marconiterapia e radarterapia.<br />

Tali applicazioni sfruttano le<br />

proprietà dei campi elettromagnetici<br />

di produrre riscaldamento nei tessuti.<br />

Inoltre le microonde sono utilizzate<br />

in chirurgia per la sterilizzazione e<br />

per il trattamento del sangue.<br />

L’interazione tra radiofrequenze o<br />

microonde e materia vivente può<br />

comportare alterazioni della struttura<br />

biologica delle cellule e nei diversi<br />

organi e apparati in funzione del tipo di<br />

radiazione incidente, della esposizione<br />

(modalità e durata) e delle caratteristiche<br />

delle diverse matrici biologiche. Essenzialmente<br />

si possono verificare induzioni<br />

di dipoli, rotazioni di molecole<br />

polari, oscillazioni di cariche libere, in<br />

funzione del contenuto di liquidi intra ed<br />

extracellulare, di molecole polari, di<br />

acqua e di cariche elettriche con variabile<br />

distribuzione spaziale.<br />

In tali intervalli di frequenze la penetrazione<br />

nel tessuto si riduce con l’aumento<br />

della frequenza: sopra 10 GHz il corpo<br />

umano presenta buone proprietà isolanti<br />

e l’assorbimento riguarda prevalentemente<br />

la superficie della pelle. Si manifesta<br />

per lo più riscaldamento nei tessuti<br />

esposti dovuto all’energia trasportata<br />

dall’onda che viene depositata nei<br />

tessuti e ne aumenta la temperatura.<br />

Gli studi epidemiologici sull’uomo<br />

hanno rilevato effetti che possono essere<br />

schematicamente divisi in:<br />

a) effetti acuti di natura termica. Sono<br />

dovuti ad un innalzamento misurabile<br />

della temperatura all’interno dell’organismo<br />

umano. Per bassi livelli di<br />

esposizione le capacità di termoregolazione<br />

riportano il sistema nella<br />

condizione termica iniziale. Ad esposizioni<br />

intense e durature, con associato<br />

aumento di temperatura superiore<br />

a 1 °C. si possono manifestare<br />

effetti anche molto gravi soprattutto a<br />

carico degli organi poco vascolariz-<br />

zati (cristallino dell’occhio, testicoli)<br />

ove la dispersione del calore è più<br />

difficile essendo scarso il contenuto<br />

d’acqua (che favorirebbe la dispersione<br />

del calore). Per il verificarsi di<br />

danni di questo genere sono necessarie<br />

esposizioni e dosi rilevanti agli<br />

organi bersaglio (densità di potenza<br />

di almeno 500-600 W/m 2 ) per tempi<br />

di esposizione piuttosto prolungati;<br />

b) effetti cronici per bassi livelli di esposizione,<br />

definiti anche non termici.<br />

Sarebbero attribuibili ad alterazioni<br />

biologiche, a modificazioni transitorie<br />

di proprietà elettriche e magnetiche<br />

delle molecole e delle cellule<br />

senza una chiara e dimostrabile manifestazione<br />

di effetti sul piano biologico.<br />

Questi effetti sono stati descritti<br />

per il passato da autori dell’area<br />

europea orientale in alcune categorie<br />

di lavoratori addetti ai radar e alle<br />

radio e telecomunicazioni, e riguarderebbero,<br />

per esposizioni prolungate<br />

nel tempo (molti anni) ad intensità di<br />

campo elettrico di qualche decina di<br />

volt per metro, il sistema nervoso<br />

centrale, il sistema neurovegetativo e<br />

il sistema cardiocircolatorio. Gli studi<br />

riportano danni quali astenia, affaticamento<br />

e perdita di memoria fino<br />

all’induzione di tumori per campi<br />

troppo bassi per produrre riscaldamento<br />

(


F.Traversa et al. - Agenti fisici (rumore, radiazioni e microclima) e salute in saldatura<br />

lino, legata all’innalzamento della<br />

temperatura. L’esposizione della cute<br />

alle radiazioni nella regione dell’infrarosso<br />

può produrre lesioni cutanee<br />

(ustioni), superficiali o profonde, la cui<br />

gravità sarà in rapporto, oltre che all’energia<br />

calorica incidente, al grado di<br />

pigmentazione e all’efficienza dei fenomeni<br />

locali di termoregolazione.<br />

3.1.7 Visibile (VIS)<br />

Secondo la teoria ondulatoria, l’energia<br />

radiante si propaga sotto forma di onde<br />

elettromagnetiche che si caratterizzano<br />

per la loro frequenza. Secondo la teoria<br />

corpuscolare la luce, sotto forma di<br />

piccoli pacchetti di energia chiamati<br />

fotoni, colpisce la retina e provoca una<br />

sensazione luminosa se viene assorbita<br />

in quantità sufficiente. La sensazione<br />

luminosa è proporzionale al numero di<br />

fotoni che sono assorbiti dalla retina e<br />

dalla selettività dei recettori retinici che<br />

mostrano diverse sensibilità alle diverse<br />

lunghezze d’onda.<br />

Il danno retinico derivante dalla visione<br />

di una sorgente intensa di luce può<br />

essere indotto da un meccanismo<br />

termico o fotochimico: il primo prevale<br />

nelle esposizioni di breve durata, il<br />

secondo predomina nelle esposizioni più<br />

lunghe. Le radiazioni ottiche appartenenti<br />

alla porzione blu della regione del<br />

visibile risultano essere le più efficaci<br />

per i disturbi retinici di natura fotochimica<br />

(fotoretinite con piccoli addensamenti<br />

di pigmento o melanomata,<br />

discromie a carico della macula).<br />

Per quanto riguarda l’esposizione della<br />

cute alle radiazioni nella regione del<br />

visibile, non sono descritte alterazioni<br />

patologiche di rilievo.<br />

Notevoli rischi possono essere associati<br />

all’uso di apparecchiature laser con<br />

possibili danni alla retina, dei quali sarà<br />

detto poco oltre.<br />

3.1.8 Radiazione ultravioletta (UV)<br />

Interessa ancora prevalentemente le<br />

strutture dell’occhio e può produrre alterazioni<br />

della pelle ai lavoratori impiegati<br />

ad esempio in attività di saldatura.<br />

Come per le radiazioni ionizzanti, anche<br />

per l’ultravioletto possiamo distinguere<br />

danni di tipo deterministico, acuti e<br />

cronici, e di tipo stocastico (tumori). Gli<br />

organi bersaglio sono rappresentati dalla<br />

cute e dagli occhi.<br />

Per quanto riguarda l’occhio gli effetti<br />

60 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

più rilevanti che si possono manifestare<br />

sono la fotocheratocongiuntivite, l’opacità<br />

del cristallino fino alla cataratta e il<br />

danno retinico.<br />

Relativamente alla cute possono presentarsi<br />

il fotoinvecchiamento, l’eritema, le<br />

reazioni fototossiche e fotoallergiche, la<br />

pigmentazione e i tumori cutanei.<br />

Per quanto riguarda questi ultimi va<br />

infatti ricordato che alla radiazione UV<br />

viene riconosciuta la capacità di produrre<br />

direttamente lesioni al DNA e quindi il<br />

ruolo di agente induttore della cancerogenesi.<br />

Basaliomi e spinaliomi si manifestano<br />

nelle zone cutanee più esposte e<br />

sono stati sperimentalmente prodotti<br />

sugli animali; ma è soprattutto il melanoma<br />

cutaneo che per la sua gravità va<br />

tenuto particolarmente presente nella<br />

sorveglianza medica. Ricerche condotte<br />

in Australia ed in Israele mostrano infatti<br />

correlazioni tra incidenza di melanoma<br />

ed esposizione a radiazioni UV, specialmente<br />

in conseguenza di esposizioni<br />

intense cui conseguano eritema e flittene.<br />

3.1.9 Luce laser<br />

La durata dell’impulso condiziona gli<br />

effetti fotobiologici indotti. Per esposizioni<br />

alla luce laser dell’ordine dei nanosecondi<br />

sarà prevalente l’effetto termoacustico,<br />

mentre per esposizioni intermedie<br />

(da 100 millisecondi ad alcuni secondi) o<br />

prolungate (oltre i 100 secondi) saranno<br />

prevalenti rispettivamente l’effetto<br />

termico e quello fotochimico.<br />

L’effetto termoacustico è prodotto<br />

quando l’energia laser incidente di tipo<br />

pulsato produce, attraverso l’espansione<br />

termica, onde di pressione (transienti<br />

acustici) che possono dislocare e<br />

danneggiare a distanza i tessuti. L’effetto<br />

termico determina principalmente una<br />

denaturazione delle proteine attraverso<br />

l’assorbimento del calore. L’effetto fotochimico<br />

produce attivazione molecolare<br />

mediante la cattura di quanti di energia.<br />

Anche per i laser gli organi bersaglio<br />

sono l’occhio e la cute. Nel primo caso il<br />

tipo di effetto dipende dalla lunghezza<br />

d’onda. Le radiazioni di tipo visibile e<br />

infrarosso raggiungono e ledono retina e<br />

coroide; quelle della regione ultravioletta<br />

e del lontano infrarosso vengono<br />

assorbite dalla cornea, dall’iride e dal<br />

cristallino, e determinano fotocheratiti e<br />

opacità del cristallino. Gli effetti sulla<br />

pelle variano dalla lieve iperemia a vari<br />

livelli di ustione.<br />

Accanto ai rischi propri della luce laser,<br />

definibili come primari, debbono essere<br />

considerati ulteriori rischi di vario tipo,<br />

definibili come associati, e più precisamente:<br />

a) contaminazione ambientale da materiale<br />

bersaglio vaporizzato da operazioni<br />

di taglio e perforatura, da<br />

dispersione in aria di frammenti di<br />

tessuti biologici, da gas di sistemi<br />

laser flussati, da vapori di criogenici,<br />

da coloranti, da policlorodifenili;<br />

b) radiazioni ottiche collaterali (U.V. o<br />

I.R. emessi da tubi del flash, da tubi<br />

di scarica dei laser in continua, da<br />

sorgenti di pompaggio ottico);<br />

c) elettricità (specie dai laser ad alto<br />

voltaggio);<br />

d) radiazioni ionizzanti (emissioni di<br />

raggi X da tubi elettronici con<br />

voltaggi maggiori di 5 kV);<br />

e) refrigeranti criogenici (ustioni da<br />

freddo, esplosione, incendio, asfissia,<br />

intossicazioni);<br />

f) rumore (condensatori di laser pulsati<br />

di potenza elevata).<br />

3.2 Normativa sulle radiazioni non<br />

ionizzanti<br />

L’Italia non ha ancora recepito le direttive<br />

emanate dall’Unione Europea sulle<br />

radiazioni non ionizzanti, in quanto sono<br />

molto recenti ed il nostro Paese si deve<br />

adeguare nei prossimi due anni.<br />

La Direttiva 29 Aprile 2004 n. 40<br />

(2004/40/CE) detta le prescrizioni minime<br />

di protezione dei lavoratori contro i rischi<br />

per la salute e la sicurezza che possono<br />

derivare dall’esposizione ai campi elettromagnetici<br />

da 0 Hz a 300 GHz.<br />

Tralasciando tutte le disposizioni particolari<br />

(per le quali è opportuno attendere<br />

il testo di legge) esaminiamo solo i<br />

valori limite di esposizione ed i valori di<br />

azione, per i quali riteniamo che il nostro<br />

legislatore non apporterà significative<br />

variazioni al testo della direttiva.<br />

Per specificare i valori limite di esposizione<br />

relativi ai campi elettromagnetici,<br />

a seconda della frequenza, sono utilizzate<br />

le seguenti grandezze fisiche:<br />

• sono definiti valori limite di esposizione<br />

per la densità di corrente per i<br />

campi variabili nel tempo fino a 1 Hz,<br />

al fine di prevenire effetti sul sistema<br />

cardiovascolare e sul sistema nervoso<br />

centrale,<br />

• fra 1 Hz e 10 MHz sono definiti<br />

valori limite di esposizione per la


densità di corrente, in modo da prevenire<br />

effetti sulle funzioni del sistema<br />

nervoso,<br />

• fra 100 kHz e 10 GHz sono definiti<br />

valori limite di esposizione per il SAR<br />

(tasso di assorbimento specifico di<br />

energia), in modo da prevenire stress<br />

termico sul corpo intero ed eccessivo<br />

riscaldamento localizzato dei tessuti.<br />

Nell’intervallo di frequenza compreso<br />

fra 100 kHz e 10 MHz, i valori limite<br />

di esposizione previsti si riferiscono<br />

sia alla densità di corrente che al SAR,<br />

• fra 10 GHz e 300 GHz sono definiti<br />

valori limite di esposizione per la<br />

densità di potenza al fine di prevenire<br />

l’eccessivo riscaldamento dei tessuti<br />

della superficie del corpo o in prossimità<br />

di essa.<br />

F.Traversa et al. - Agenti fisici (rumore, radiazioni e microclima) e salute in saldatura<br />

TABELLA IV - Valori limite di esposizione. Tutte le condizioni sono da rispettare (f = frequenza in Hz).<br />

Intervallo di<br />

frequenza<br />

Densità di corrente<br />

per capo e tronco J<br />

(mA/m 2 ) (rms)<br />

SAR mediato<br />

sul corpo intero<br />

(W/kg)<br />

SAR localizz.<br />

(capo e tronco)<br />

(W/kg)<br />

SAR localizz.<br />

(arti)<br />

(W/kg)<br />

Densità di<br />

potenza<br />

(W/m 2 )<br />

Fino a 1 Hz 40 - - - -<br />

1-4 Hz 40/f - - - -<br />

4-1000 Hz 10 - - - -<br />

1000 Hz-100 kHz f/100 - - - -<br />

100 Hz-10 MHz f/100 0,4 10 20 -<br />

10 MHz-10 GHz - 0,4 10 20 -<br />

10-300 GHz - - - - 50<br />

TABELLA V - Valori di azione (valori efficaci r.m.s. imperturbati - f = frequenza, espressa nelle unità indicate nella colonna<br />

relativa all’intervallo di frequenza)<br />

Intervallo<br />

di<br />

frequenza<br />

Intensità<br />

di campo<br />

elettrico<br />

E (V/m)<br />

I valori di azione di cui alla Tabella IV<br />

sono ottenuti a partire dai valori limite di<br />

esposizione secondo le basi razionali<br />

utilizzate dalla Commissione internazionale<br />

per la protezione dalle radiazioni non<br />

ionizzanti nelle linee guida ICNIRP 7/99.<br />

La Direttiva 27 Aprile 2006 n. 25<br />

(2006/25/CE) detta le prescrizioni<br />

minime di sicurezza e di salute relative<br />

all’esposizione dei lavoratori ai rischi<br />

derivanti da radiazioni ottiche artificiali.<br />

In questo caso, oltre a tralasciare le<br />

disposizioni particolari, non esporremo<br />

pure i valori limite, in quanto, per le<br />

sorgenti naturali di radiazioni ottiche,<br />

sono riportati nella norma ben 15 valori<br />

limite differenti in relazione a ristretti<br />

ambiti spettrali ed una gamma ancora<br />

più vasta per l’esposizione per le radia-<br />

Intensità<br />

di campo<br />

magnetico<br />

H (A/m)<br />

Induzione<br />

magnetica<br />

B (µT)<br />

Densità di potenza<br />

di onda piana<br />

equivalente<br />

S eq (W/m 2 )<br />

zioni laser. Si tratta di un sistema valutativo<br />

complesso ed articolato che richiederà<br />

parecchia cura e dotazioni strumentali<br />

adeguate.<br />

3.3 Esposizione a radiazioni non ionizzanti<br />

nell’attività di saldatura<br />

La fiamma ossiacetilenica ed in misura<br />

ancora maggiore l’arco voltaico, oltre al<br />

calore necessario a determinare la<br />

fusione dei lembi del materiale da<br />

saldare, producono una radiazione ottica<br />

costituita da:<br />

• radiazione infrarossa;<br />

• radiazione visibile;<br />

• radiazione ultravioletta.<br />

Le radiazioni ultraviolette, le più energetiche<br />

tra le radiazioni non ionizzanti e<br />

quindi le più pericolose, sono assorbite<br />

Corrente<br />

di contatto,<br />

IC (mA)<br />

Corrente indotta<br />

attraverso<br />

gli arti,<br />

I L (mA)<br />

0 - 1 Hz - 1,63x10 5<br />

2x10 5 - 1,0 -<br />

1 - 8 Hz 20000 1,63x10 5 /f 5<br />

2x10 5 /f 2 - 1,0 -<br />

8 - 25 Hz 20000 2x10 4 /f 2,5x10 4 /f - 1,0 -<br />

0,025 - 0,82 kHz 500/f 20/f 25/f - 1,0 -<br />

0,82 - 2,5 kHz 610 24,4 30,7 - 1,0 -<br />

2,5 - 65 kHz 610 24,4 40,7 - 0,4 f -<br />

65 - 100 kHz 610 1600/f 2000/f - 0,4 f -<br />

0,1 - 1 MHz 610 1,6/f 2/f - 40 -<br />

1 - 10 MHz 610/f 1,6/f 2/f - 40 -<br />

10 - 110 MHz 61 0,16 0,2 10 40 100<br />

110 - 400 MHz 61 0,16 0,2 10 - -<br />

400 - 2000 MHz 3f 1/2<br />

0,008f 1/2<br />

0,01f 1/2 f/40 - -<br />

2 - 300 GHz 137 0,36 0,45 50 - -<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

61


F.Traversa et al. - Agenti fisici (rumore, radiazioni e microclima) e salute in saldatura<br />

quasi totalmente dagli strati protettivi<br />

superficiali della cute e solo una piccola<br />

frazione (1%) penetra e agisce sui tessuti<br />

sottostanti. Nel campo delle radiazioni<br />

ultraviolette (lunghezza d’onda 400 ÷<br />

100 nm), esiste un intervallo (320 ÷ 280<br />

nm) detto regione eritemale, per la capacità<br />

di provocare arrossamenti della<br />

cute.<br />

La produzione di calore, in particolare di<br />

elevatissime temperature localizzate in<br />

vicinanza della zona di saldatura, è<br />

caratteristica comune delle tecniche a<br />

gas, ad arco elettrico, al plasma e al<br />

laser.<br />

Come si è anticipato più sopra, le radiazioni<br />

emesse dall’arco voltaico interagiscono<br />

con la pelle e con l’occhio del<br />

lavoratore esposto, dando luogo ad una<br />

serie di possibili disturbi, quali:<br />

• bruciori alla pelle e danni alla cornea<br />

(radiazione infrarossa);<br />

• iriti e blefariti dell’occhio (radiazione<br />

visibile);<br />

• bruciori alla pelle, danni alla cornea<br />

ed incremento del rischio di tumori<br />

alla pelle, con effetti a breve e lungo<br />

termine (radiazione ultravioletta).<br />

L’entità del danno può dipendere dalla<br />

sensibilità individuale del singolo lavoratore<br />

a questo tipo di radiazione.<br />

Più in particolare, gli effetti biologici<br />

delle radiazioni infrarosse sull’occhio<br />

derivano dall’assorbimento di tutte le<br />

radiazioni incidenti sulla cornea e<br />

nell’umor acqueo aventi lunghezza<br />

d’onda compresa tra i 1400 e 1900 nm.<br />

L’energia assorbita è trasmessa a strutture<br />

più interne dell’occhio determinandone<br />

un riscaldamento. Si ritiene che il<br />

riscaldamento dell’iride, trasmesso poi<br />

al cristallino, sia il fattore principale<br />

dell’insorgenza della cataratta di origine<br />

professionale.<br />

Le radiazioni visibili inducono sulla cute<br />

in particolare eritemi cutanei e desquamazioni.<br />

Sull’occhio possono provocare<br />

ustioni della retina, dolore oculare,<br />

sensazione d’abbagliamento, diminuzione<br />

dell’acuità visiva, restringimento<br />

del campo visivo e alterazione della<br />

visione dei colori.<br />

Gli effetti acuti associati ad un’esposizione<br />

a radiazione ultravioletta possono<br />

essere così descritti: comparsa di eritemi<br />

cutanei, desquamazione, dolore agli<br />

occhi, fotofobia e infiammazioni alla<br />

cornea. L’esposizione cronica a radiazioni<br />

ultraviolette può provocare<br />

62 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

pigmentazione cutanea, zone di atrofia,<br />

accelerazione dell’invecchiamento<br />

cutaneo ed è possibile riscontrare un<br />

aumento della quantità di colesterolo<br />

nelle cellule basali dell’epidermide.<br />

Questi fattori rappresentano probabilmente<br />

delle condizioni che favorirebbero<br />

lo sviluppo del cancro cutaneo.<br />

Un’esposizione cronica a raggi UV è<br />

anche responsabile di infiammazioni<br />

alla cornea e danni al cristallino; il<br />

cristallino è, infatti, un forte assorbitore<br />

di lunghezze d’onda comprese tra 400 e<br />

350 nm. Questo fenomeno suggerisce<br />

che gli UVA possano contribuire alla<br />

formazione di certi tipi di cataratta.<br />

4. Microclima<br />

4.1 Benessere termico e stress termico<br />

Il benessere termico è rappresentato da<br />

quelle condizioni in cui l’organismo<br />

riesce a mantenere l’equilibrio termico<br />

senza l’intervento del sistema di termoregolazione<br />

propria.<br />

Lo stress termico è definito dalle condizioni<br />

microclimatiche che richiedono<br />

l’intervento del sistema di termoregolazione<br />

al fine di mantenere l’equilibrio<br />

termico del corpo.<br />

Per valutare se i lavoratori sono sottoposti<br />

a stress termico ed in via subordinata<br />

se operano in uno stato di benessere<br />

termico, è possibile caratterizzare e<br />

misurare i parametri che costituiscono il<br />

microclima di un ambiente di lavoro.<br />

Lo stress termico al quale è sottoposto<br />

un lavoratore, che opera in ambiente<br />

caldo, è funzione della produzione di<br />

energia termica all’interno del corpo,<br />

delle caratteristiche microclimatiche<br />

dell’ambiente circostante e dell’abbigliamento.<br />

Il carico termico interno è il<br />

risultato del metabolismo collegato<br />

all’attività fisica.<br />

Quanto sopra detto è espresso matematicamente<br />

dalla seguente equazione di<br />

bilancio termico:<br />

B=M±C±R-E<br />

dove:<br />

M = calore metabolico prodotto<br />

dall’organismo<br />

C = calore scambiato per convezione<br />

R = calore scambiato per irraggiamento<br />

E = calore scambiato per evaporazione<br />

Nel caso in cui il risultato dell’equazione<br />

sia B = 0, si avrà una condizione<br />

di omeotermia, ovvero di stabilità<br />

nell’equilibrio termico ambiente-uomo e<br />

quindi una situazione di benessere<br />

termico e di gradevolezza per quest’ultimo.<br />

Al contrario, se B > 0 si avrà un apporto<br />

termico dall’ ambiente verso l’uomo,<br />

mentre se B < 0 si avrà un dispendio<br />

termico dall’uomo verso l’ambiente.<br />

In tutti e due questi casi, si avrà una<br />

condizione termica tale da creare una<br />

situazione di disagio se non addirittura<br />

di malessere per l’uomo.<br />

Nella formulazione del bilancio termico<br />

intervengono numerosi fattori distinguibili<br />

in due gruppi:<br />

A) Fattori fisici ambientali quali:<br />

- Temperatura dell’aria o di bulbo<br />

secco a ventilazione forzata TA.<br />

- Temperatura del bulbo umido a<br />

ventilazione forzata TW.<br />

- Temperatura del bulbo umido a<br />

ventilazione naturale TN .<br />

- Temperatura globotermometrica<br />

TG.<br />

- Velocità dell’aria VA.<br />

- Temperatura media radiante TR.<br />

- Umidità relativa RH.<br />

Tutti questi fattori sono misurabili direttamente<br />

con opportuna strumentazione.<br />

B)Fattori soggettivi strettamente legati<br />

all’individuo quali:<br />

- Temperatura cutanea<br />

- Temperatura corporea interna<br />

- Vestiario indossato<br />

- Superficie corporea vestita<br />

- Superficie corporea svestita<br />

- Capacità sudorativa<br />

- Attività metabolica di base<br />

- Attività fisica svolta<br />

- Età<br />

- Peso<br />

- Acclimatazione<br />

- Stato di salute<br />

Essi sono valutabili tramite l’introduzione<br />

di un modello umano standard con<br />

caratteristiche prestabilite quali, ad<br />

esempio, Temperatura corporea = 37°C,<br />

Peso = 70 Kg, Attività metabolica<br />

di base = 35 W/m 2 , Altezza 1.70 m,<br />

Età = 35 anni, in buono stato di salute.<br />

Esistono al momento numerose norme<br />

tecniche che descrivono metodi di valutazione<br />

del sovraccarico carico, anche in<br />

accoppiamento al dispendio energetico<br />

lavorativo; queste norme fanno riferi-


mento a vari studi portati avanti fin dai<br />

primi decenni del secolo scorso e si<br />

basano sui principi teorici precedentemente<br />

descritti. Tuttavia la normativa<br />

vigente in Italia non prevede alcun<br />

metodo ufficiale di valutazione, limitandosi<br />

ad affermare che “la temperatura<br />

nei locali di lavoro deve essere adeguata<br />

all’organismo umano durante il tempo di<br />

lavoro, tenuto conto dei metodi di lavoro<br />

applicati e degli sforzi fisici imposti ai<br />

lavoratori.<br />

Nel giudizio sulla temperatura adeguata<br />

per i lavoratori si deve tener conto della<br />

influenza che possono esercitare sopra<br />

di essi il grado di umidità e il movimento<br />

dell’aria concomitanti”. (art. 11 del<br />

D.P.R. 547/55, così come modificato dal<br />

D. Lgs. 626/94).<br />

4.2 Effetti biologici del microclima<br />

Per un funzionamento ottimale l’organismo<br />

umano deve mantenere la sua<br />

temperatura sui 37°C: nel caso di temperatura<br />

esterna sensibilmente più elevata<br />

di quella corporea (stress da calore) “il<br />

termometro interno” agisce sulla circolazione<br />

sanguigna e l’effetto più importante<br />

si manifesta sull’epidermide con<br />

l’aumento della sudorazione.<br />

Oltre certi limiti tuttavia non viene più<br />

assicurato il bilanciamento termico e la<br />

temperatura del corpo comincia a<br />

crescere.<br />

Questo è il meccanismo che, in situazioni<br />

estreme, porta alla più seria<br />

malattia causata dal calore: il colpo di<br />

Franco TRAVERSA, laureato in Medicina e<br />

Chirurgia e specialista in Medicina del Lavoro. È<br />

ricercatore universitario presso il Dipartimento di<br />

Medicina Legale e del Lavoro dell’Università di<br />

Genova, dove insegna Medicina del lavoro e<br />

Tossicologia professionale in diversi Corsi di<br />

laurea e di specializzazione, e dirige l’ambulatorio<br />

di Medicina del Lavoro ed il laboratorio di<br />

Patologia clinica e Tossicologia professionale. È<br />

capo redattore della rivista “Lavoro e Medicina”,<br />

vice presidente dell’Associazione Ligure di Medicina<br />

del Lavoro e vice coordinatore della Sezione<br />

Ligure dell’AIRM (Associazione Italiana di<br />

Radioprotezione Medica). Ha pubblicato 93 tra<br />

articoli, relazioni a convegni e volumi monografici,<br />

ed organizzato diversi eventi scientifici e di<br />

aggiornamento professionale. Svolge attività di<br />

medico competente e di medico autorizzato alla<br />

radioprotezione presso diverse aziende pubbliche<br />

e private ed attività peritale presso il tribunale di<br />

Genova.<br />

F.Traversa et al. - Agenti fisici (rumore, radiazioni e microclima) e salute in saldatura<br />

calore, che può essere una minaccia per<br />

la stessa vita o può causare un danno<br />

irreversibile.<br />

Un’altra patologia tipica è l’esaurimento<br />

da calore che, nella forma più grave,<br />

conduce a prostrazione e può causare<br />

gravi danni. Crampi da calore e debilitazione<br />

passeggera sono invece facilmente<br />

reversibili se trattati prontamente in<br />

modo adeguato.<br />

L’esposizione ad alte temperature<br />

provoca altri disturbi meno gravi:<br />

disidratazione, eruzioni cutanee, edema<br />

da calore e diminuita capacità lavorativa<br />

sia fisica che mentale (da cui deriva un<br />

possibile aumento del rischio di infortunio).<br />

Per questi disturbi meno gravi il rischio<br />

varia comunque, a parità di condizioni<br />

ambientali e di attività lavorativa, da<br />

soggetto a soggetto.<br />

4.3 Condizioni microclimatiche nelle<br />

attività di saldatura<br />

Gli ambienti moderati sono caratterizzati<br />

innanzitutto dal fatto che impongono<br />

un moderato grado di intervento<br />

alla termoregolazione corporea e che vi<br />

risulta facilmente realizzata la condizione<br />

di omeotermia (equilibrio termico<br />

tra corpo e ambiente) del soggetto.<br />

Gli ambienti caldi sono caratterizzati da<br />

un notevole intervento del sistema di<br />

termoregolazione umano al fine di diminuire<br />

l’accumulo di calore nel corpo. Le<br />

caratteristiche degli ambienti caldi negli<br />

ambienti di lavoro sono:<br />

• valori elevati di temperatura in relazione<br />

alle caratteristiche dell’attività<br />

svolta e del vestiario indossato dagli<br />

operatori;<br />

• possibili alti valori di umidità relativa<br />

dell’aria e richiedenti un considerevole<br />

scambio termico per sudorazione<br />

al fine di conservare l’omeotermia;<br />

• variabilità della temperatura e dell’umidità<br />

da postazione a postazione di<br />

lavoro;<br />

• disuniformità del livello di impegno<br />

fisico richiesto e del vestiario indossato<br />

dagli operatori.<br />

In generale, l’attività di saldatura causa<br />

un apporto termico moderato, più rilevante<br />

nel caso dell’uso di fiamma ossiacetilenica.<br />

Nella stagione calda, gli<br />

aspetti più problematici sono costituiti<br />

dall’ambiente e dai materiali di lavoro<br />

(ad es. lamiere esposte al sole) e dalla<br />

necessità di indossare indumenti protettivi<br />

sempre molto pesanti.<br />

L’esecuzione di lavorazioni su strutture<br />

metalliche preriscaldate può invece<br />

comportare un sovraccarico calorico,<br />

che ovviamente si aggrava nella<br />

stagione estiva.<br />

Un altro aspetto critico è rappresentato<br />

dall’attività svolta all’aperto e pertanto<br />

dall’esposizione a condizioni meteoclimatiche<br />

sfavorevoli, ma anche variabili<br />

nel corso della giornata.<br />

Come nella maggior parte delle attività,<br />

risulta invece molto più facile combattere<br />

il freddo.<br />

Teresio VALENTE, Professore Associato di Igiene<br />

Industriale della Scuola di Specializzazione in<br />

Medicina del Lavoro dell’Università di Genova.<br />

Ha partecipato a diversi programmi di ricerca<br />

finanziati da organismi nazionali ed internazionali.<br />

Membro del CEN TC 121/SC 9 e della<br />

Commissione “Saldature” dell’UNI. Coordinatore<br />

del Comitato Igiene del Lavoro dell’Associazione<br />

Italiana Addetti Sicurezza (AIAS).<br />

Nicoletta DEBARBIERI, laureata in Medicina e<br />

Chirurgia nel 1998 presso l’Università di Genova.<br />

Specializzata in Medicina del Lavoro nel 2002.<br />

Abilitata alla professione di medico autorizzato<br />

per la radioprotezione. Svolge attività libero<br />

professionale di medico competente presso<br />

aziende private, pubbliche amministrazioni,<br />

aziende no profit.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

63


Principali problemi nella<br />

saldatura subacquea (°)<br />

F. Lezzi *<br />

Sommario / Summary<br />

La saldatura subacquea si è sviluppata a partire dagli anni<br />

sessanta, soprattutto in applicazioni “Dry” (in ambiente<br />

asciutto), anche ad elevate profondità, come diretta conseguenza<br />

delle crescenti esigenze dell’industria petrolifera<br />

(strutture e pipelines offshore); più recentemente, a partire<br />

dagli anni novanta, grazie ai minori costi d’impiego, è stato<br />

dato maggiore impulso alla ricerca applicata per rendere affidabile<br />

la saldatura “Wet” (in ambiente bagnato), già in precedenza<br />

utilizzata nella riparazione navale e nell’utilizzo su<br />

basso fondale nelle aree portuali, pur con limitati standard di<br />

qualità e bassa considerazione, almeno fino a metà degli anni<br />

ottanta, da parte degli addetti ai lavori.<br />

Oggi esistono, dal Mare del Nord al Golfo del Messico, oltre<br />

4000 strutture offshore e svariate decine di migliaia di chilometri<br />

di condotte sottomarine, buona parte delle quali sono in<br />

servizio da più di vent’anni, sottoposte a sollecitazioni di<br />

fatica, corrosione, danneggiamenti dovuti ad eventi naturali<br />

(uragani, maremoti), incendi, esplosioni, collisioni provocate<br />

da naviglio ecc; la saldatura subacquea rappresenta quindi il<br />

principale processo per la riparazione e il mantenimento delle<br />

strutture necessarie ad un settore strategico come quello<br />

dell’estrazione degli idrocarburi. In questa memoria si<br />

cercherà, pertanto, di fornire una sintesi delle problematiche<br />

relative alle due possibili applicazioni.<br />

Underwater welding was developed back in the sixties, especially<br />

for “Dry” applications (in a dry environment), even at<br />

(°) Memoria presentata alla Giornata di Formazione e Aggiornamento <strong>IIS</strong>:<br />

“La saldatura subacquea” - Genova, 16 Novembre 2006.<br />

* Istituto Italiano della Saldatura - Genova.<br />

considerable depths, to fulfil the needs of the oil industry (plants<br />

and offshore pipelines);since the beginning of the nineties,<br />

thanks to lower working costs, applied research has concentrated<br />

on rendering“Wet” welding truly reliable (in a wet environment)<br />

a technique previously utilized in ship repairs and in<br />

shallow waters of port areas, with however limited quality standards<br />

and little consideration by the persons involved up at<br />

least until the mid-eighties.<br />

Today, extending from the North Sea to the Gulf of Mexico, there<br />

are over 4000 offshore plants and various tens of thousand kilometres<br />

of underwater pipelines, a good portion of which have<br />

been operating for over twenty years, continuously subject to<br />

fatigue stress, corrosion, damages caused by natural events<br />

(hurricanes,submarine earthquakes), fires, explosions, ship<br />

collisions, etc.;underwater welding currently represents the<br />

primary process for the repair and maintenance of structures of<br />

what is deemed a strategic sector such as the extraction of<br />

hydrocarbons. This report shall highlight the issues and problems<br />

concerning both applications.<br />

Keywords:<br />

Consumables; electric arcs; environment; friction welding;<br />

influencing factors; MAG welding; mechanical properties;<br />

MMA welding; shielding gases; underwater environments;<br />

underwater welding; weldability; welding power sources.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

65


F. Lezzi - Principali problemi nella saldatura subacquea<br />

L<br />

a saldatura subacquea comporta<br />

problematiche molto diversificate<br />

che coinvolgono competenze<br />

specialistiche riguardanti, sia gli aspetti<br />

tecnologici e metallurgici del processo,<br />

che quelli logistici e della sicurezza<br />

connessi all’attività di immersione; la<br />

seguente trattazione si limiterà ad esaminare<br />

solo quanto di nostra competenza, e<br />

cioè, il comportamento e la caratterizzazione<br />

in ambiente subacqueo dei possibili<br />

processi di saldatura oggi utilizzabili.<br />

1. Introduzione<br />

La saldatura subacquea può essere classificata<br />

oggi in tre tipologie fondamentali:<br />

• “Hyperbaric dry welding”, realizzata<br />

all’asciutto all’interno di una camera<br />

“habitat”, assemblata intorno ai componenti<br />

da saldare, alla pressione dipendente<br />

dalla profondità. Si fa notare che<br />

alla fine degli anni ottanta si considerava<br />

ancora impossibile ottenere risultati<br />

accettabili di “wet welding” e<br />

pertanto la terminologia usuale era<br />

semplicemente hyperbaric welding<br />

• “Wet welding”, realizzata a diretto<br />

contatto dell’acqua e a pressione<br />

dipendente dalla profondità di esecuzione.<br />

• “Coffer dam welding”, realizzata<br />

all’asciutto e a pressione atmosferica,<br />

tramite una struttura metallica, emergente,<br />

connessa con tenute stagne al<br />

componente in riparazione, al cui<br />

interno opera il saldatore.<br />

Poiché la “coffer dam welding” si<br />

realizza alle stesse condizioni ambientali<br />

di terra, saranno esposte le sole problematiche<br />

inerenti la hyperbaric dry<br />

welding e la wet welding.<br />

2. Saldatura iperbarica<br />

all’asciutto<br />

2.1 Generalità<br />

La saldatura in camera iperbarica è stata<br />

largamente impiegata negli ultimi tren-<br />

66 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

t’anni per la realizzazione di componenti<br />

strutturali di piattaforme e per la connessione<br />

di condotte sottomarine, quindi sia<br />

per l’estrazione che per il trasporto di<br />

idrocarburi gassosi e liquidi, i cui giacimenti<br />

sono localizzati, per oltre il 50%,<br />

sul fondo degli oceani. Un’intensa attività<br />

di studi e indagini sperimentali è<br />

stata costantemente sviluppata nei più<br />

importanti Istituti della Saldatura (fra<br />

cui l’<strong>IIS</strong>) e in noti Centri di ricerca, al<br />

fine di determinare le opportune soluzioni<br />

per adeguare i processi di saldatura<br />

(elettrodi rivestiti, MIG/MAG con fili<br />

pieni e animati, TIG) all’esposizione di<br />

un ambiente particolarmente umido, in<br />

atmosfere diverse dall’aria e, soprattutto,<br />

all’elevata pressione.<br />

Sono stati in particolare indagati l’influenza<br />

della pressione e delle miscele<br />

protettive sul trasferimento dei consumabili<br />

e sulla perdita di elementi trasferiti<br />

nel bagno, l’influenza della portata<br />

dei gas di protezione sulla disossidazione<br />

del bagno e sulla stabilità d’arco e,<br />

ovviamente, gli effetti sulla microstruttura<br />

di saldatura e sulle sue caratteristiche<br />

meccaniche. Poiché nuovi giacimenti,<br />

sia nel Mediterraneo che nel<br />

Golfo del Messico e sulla Costa Brasiliana,<br />

sono stati localizzati ad oltre 500<br />

metri di profondità, per limitare la<br />

permanenza di saldatori subacquei a tali<br />

profondità, è stata incrementata la<br />

ricerca per la messa a punto di sistemi di<br />

saldatura completamente automatici e a<br />

controllo remotato. Sia per il processo<br />

TIG che per il filo continuo con protezione<br />

gassosa, più produttivo, sono state<br />

qualificate procedure che garantiscono<br />

elevata qualità e ripetibilità prestazionale<br />

fino a 450 metri di profondità.<br />

2.2 Atmosfera gassosa della camera<br />

iperbarica<br />

Occorre distinguere due tipi di atmosfera:<br />

• l’atmosfera della camera di saldatura;<br />

• l’atmosfera fornita al saldatore da<br />

respirare.<br />

A causa della contaminazione dell’atmosfera<br />

dell’habitat da parte del procedimento<br />

di saldatura, il saldatore dovrebbe<br />

portare la maschera ed avere un’atmosfera<br />

di respirazione indipendente.<br />

Però, poiché vi è un lavoro di preparazione<br />

che precede la saldatura e poichè<br />

esiste il rischio che il saldatore respiri<br />

inavvertitamente l’atmosfera della<br />

camera, è necessario che questa sia<br />

respirabile.<br />

L’azoto è un gas poco costoso e sarebbe<br />

conveniente usarlo; esso è, tuttavia, un<br />

forte anestetico anche a bassa pressione;<br />

inoltre crea una notevole produzione di<br />

ossidi di azoto per contatto con le parti<br />

calde appena solidificate, al di fuori del<br />

gas di protezione.<br />

L’elio è invece molto costoso ma risulta<br />

respirabile anche al crescere della<br />

profondità e non produce ossidazione<br />

apprezzabile. L’argon non è impiegabile<br />

perché diventa, sotto pressione, un gas<br />

narcotico mortale.<br />

Per quanto riguarda l’ossigeno, esso<br />

risulta fisiologicamente accettabile per<br />

la respirazione in un ampio campo di<br />

concentrazioni; è necessario però realizzare<br />

un compromesso tra l’esigenza<br />

biologica e quella di evitare rischi d’incendio.<br />

Occorre inoltre notare che se il<br />

gas espirato dal saldatore è immesso<br />

nella camera, il tenore di ossigeno può<br />

diventare inaccettabile: il saldatore deve<br />

essere dotato di una maschera che<br />

consenta l’emissione del gas all’esterno<br />

oppure deve essere previsto un sistema<br />

di rigenerazione dell’atmosfera che<br />

tenga sotto controllo anche il tenore di<br />

ossigeno. La miscela più utilizzata fino<br />

alla profondità di 300 m è costituita da<br />

elio con ossigeno alla pressione parziale<br />

di 300÷400 mbar. La pressione totale<br />

della miscela deve essere tale da equilibrare<br />

la pressione esistente sul fondo<br />

della camera di saldatura.<br />

Oltre l’ossigeno, altre sostanze inquinanti<br />

sono prodotte in corso di saldatura:<br />

NO 2 O 3, CO, CO 2 e polveri, che devono<br />

essere tenute entro i valori limite TLV<br />

(Threshold Limit Values).<br />

Oltre la composizione dell’atmosfera di<br />

saldatura devono essere tenuti sotto<br />

controllo l’umidità e la temperatura:<br />

l’umidità, sia dal punto di vista metallurgico<br />

che per il benessere dei saldatori; la<br />

temperatura è importante per il benessere<br />

dei saldatori e deve essere regolata<br />

con sistemi elettrici di riscaldamento (e<br />

raffreddamento) in particolar modo in<br />

concomitanza all’utilizzo di miscela di<br />

elio, che conduce il calore più dell’aria e<br />

dell’azoto.<br />

2.3 Influenza delle condizioni ambientali<br />

sull’arco elettrico di saldatura<br />

La maggiore pressione e conduttività<br />

termica dell’atmosfera dell’habitat


producono una maggiore caduta di<br />

tensione d’arco ed una maggiore costrizione<br />

del fuso d’arco. Nel caso di saldatura<br />

MAG, con protezione di miscela<br />

attiva, con polarità negativa al bagno, si<br />

hanno emissioni di vapori metallici<br />

(plasma stream) dal bagno sull’arco e<br />

instabilità d’arco fino alla sua estinzione,<br />

trasferimento irregolare con<br />

produzione di spruzzi e fumo intenso.<br />

Nel caso di trasferimento short arc, a<br />

basso apporto termico, si depositano<br />

cordoni eccessivamente bombati con<br />

rischio di mancanza di penetrazione.<br />

Esperimenti condotti con procedimento<br />

TIG hanno rilevato una notevole suscettibilità<br />

al “soffio magnetico” al di sopra<br />

di 8 bar, sia per preesistenza di campi<br />

magnetici, soprattutto su strutture tubolari<br />

e pipelines, sia per magnetismo<br />

indotto durante la saldatura in corrente<br />

continua. Il problema è stato risolto<br />

sperimentalmente con l’applicazione di<br />

una bobina avvolta intorno all’elettrodo<br />

di tungsteno (500 spire da 0,6 mm con<br />

corrente continua di circa 3 A) che ha<br />

instaurato un campo magnetico di circa<br />

140 Gs permettendo il deposito regolare<br />

alla pressione di 21 bar, corrente di<br />

100A, lunghezza d’arco di 2 mm e velocità<br />

di saldatura di 20 cm/min. Ulteriori<br />

prove sperimentali hanno evidenziato un<br />

miglioramento alimentando la bobina<br />

con CA.<br />

2.4 Influenza della pressione sulla<br />

composizione chimica del metallo<br />

depositato<br />

L’elevata pressione della camera<br />

influenza l’analisi chimica del metallo<br />

depositato attraverso tre meccanismi<br />

principali:<br />

• la riduzione della macchia catodica e<br />

anodica dell’arco a causa della costrizione<br />

del fuso d’arco (la sezione si<br />

restringe all’aumentare della pressione<br />

della camera) provoca un incremento<br />

di energia (maggiore densità di<br />

ionizzazione) e temperatura con<br />

conseguente maggiore vaporizzazione<br />

del metallo d’apporto e inevitabile<br />

perdita di elementi di lega,<br />

• la maggiore concentrazione del fuso<br />

d’arco influenza la geometria del<br />

bagno liquido ed agisce sulla penetrazione<br />

(i cordoni risultano più stretti e<br />

bombati); la vaporizzazione di<br />

elementi di lega nel metallo trasferito<br />

influenza la tensione superficiale del<br />

bagno e la fluidità del deposito,<br />

• l’assorbimento dei gas nel metallo<br />

liquido depositato aumenta al<br />

crescere della pressione.<br />

Indipendentemente da un generale<br />

aumento di ossigeno, azoto e idrogeno<br />

le reazioni chimiche legate alla<br />

concentrazione di manganese e silicio<br />

nei consumabili regolano i processi di<br />

disossidazione del bagno metallico.<br />

Si ha pertanto una diminuzione di Mn<br />

e Si nel deposito ed una maggiore<br />

concentrazione di ossidi di Mn e Si<br />

nella scoria. Può anche essere rilevato<br />

un leggero incremento della concentrazione<br />

del carbonio.<br />

Shielding gas flow rate (l/min)<br />

F. Lezzi - Principali problemi nella saldatura subacquea<br />

2.5 Gas di protezione<br />

Le numerose indagini effettuate per la<br />

determinazione delle opportune portate<br />

di gas protettivo nella saldatura MAG<br />

hanno individuato la portata di 10 l/min<br />

(Fig. 1) come ottimale per evitare contaminazioni<br />

del bagno metallico dai<br />

componenti gassosi (azoto o idrogeno)<br />

provenienti dall’esterno.<br />

La turbolenza nella protezione gassosa<br />

riduce i valori di tenacità del metallo<br />

depositato (Fig. 2).<br />

Le condizioni di prova sono state le<br />

seguenti:<br />

• atmosfera della camera = Trimix<br />

(He/O2/5%N2) Figura 1 - Portata ottimale della miscela di protezione in funzione della pressione.<br />

Charpy impact value (J)<br />

1000<br />

800<br />

600<br />

400<br />

200<br />

200<br />

190<br />

180<br />

170<br />

160<br />

150<br />

140<br />

130<br />

120<br />

110<br />

100<br />

90<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

LEGEND<br />

Szelagowski et al.<br />

Muleman et al.<br />

Richardson et al.<br />

Richardson et al.<br />

Muleman et al.<br />

Ar + 0,1 bar O 2<br />

Richardson and Nilson<br />

He + 0,5 bar CO 2<br />

0<br />

1 10 100<br />

Working pressure (bar)<br />

Test temperature (°C)<br />

Szelagowski et al.<br />

He based mixtures<br />

Richardson and Nilson<br />

Ar + 0,1 bar O 2<br />

-100 -90 -80 -70 -60 -50 -40 -30 -20 -10 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100<br />

Figura 2 - Valori di resilienza Charpy su saldature effettuate alla pressione corrispondente a<br />

360 m di profondità: a) flusso di gas laminare, b) flusso di gas turbolento.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

67


F. Lezzi - Principali problemi nella saldatura subacquea<br />

• gas di protezione = He/CO 2<br />

• metallo d’apporto = filo animato al<br />

C-Mn- 1% Ni<br />

• metallo base = tubo in acciaio API 5<br />

LX 65.<br />

Il procedimento MAG con filo animato<br />

offre prestazioni superiori all’elettrodo<br />

rivestito e al MAG filo pieno: la combinazione<br />

filo flusso migliora l’efficienza<br />

termica e la ionizzazione dell’arco con<br />

trasferimento regolare.<br />

Una corretta scelta delle combinazioni<br />

filo/flusso e gas di protezione permette:<br />

• trasferimento regolare<br />

• controllo degli elementi depositati e<br />

della loro disossidazione<br />

• maggiori apporti termici che bilanciano<br />

le perdite termiche dovute alla<br />

pressione<br />

• maggiori tassi di deposito in ogni<br />

posizione<br />

• alti duty cycle<br />

• maggiore tolleranza alla variazione<br />

dei parametri.<br />

L’influenza dell’ossigeno contenuto<br />

nelle miscele attive He/CO 2 e He/O 2 è<br />

stata attentamente valutata. La Figura 3<br />

presenta relazione fra la pressione<br />

parziale di ossigeno e della CO 2 nella<br />

miscela ed il contenuto di ossigeno nel<br />

metallo depositato per fili animati al<br />

C-Mn e al C-Mn-1%Ni.<br />

Le principali differenze da considerare<br />

sono:<br />

• Le miscele con componenti attivi alla<br />

pressione parziale compresa fra 0,020<br />

e 1,5 bar per l’ossigeno e 0,015 bar e<br />

2,0 bar per la CO 2. Sia l’Ar che l’He<br />

sono stati usati come gas vettori.<br />

• I campioni prodotti manualmente<br />

sono stati saldati in differenti posizioni<br />

da un gruppo di saldatori<br />

subacquei con diverso grado di<br />

abilità ed esperienza; ciò ha allargato<br />

il campo di variabilità dei parametri e<br />

delle tecniche di saldatura<br />

(weaving).Le saldature meccanizzate<br />

sono state effettuate con maggiori<br />

apporti termici (tensione e corrente)<br />

che hanno innalzato la temperatura<br />

d’arco sul bagno con significativo<br />

effetto sull’assorbimento di ossigeno.<br />

Il controllo sulla costanza della pressione<br />

parziale di CO 2 in miscela garantisce<br />

un contenuto di ossigeno parimenti<br />

costante nel deposito, nel range delle<br />

pressioni studiate (per ppCO 2 = 1bar,<br />

0,058% - 0,064% O 2, e per ppCO 2 = 0,5<br />

68 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

CO 2 Partial pressure (bar)<br />

Weld metal oxygen content (%)<br />

Figura 3 - Relazione tra l’attività del gas e il<br />

contenuto di ossigeno nel bagno.<br />

bar, 0,053% - 0,055% O 2) per profondità<br />

comprese fra 60 e 100 m.<br />

Come previsto maggiori pressioni<br />

parziali di CO 2 fanno aumentare il<br />

contenuto di O 2 nel bagno.<br />

Le prove di resilienza a -20°C presentano<br />

maggiori valori di energia assorbita<br />

con minori livelli di ossigeno assorbito<br />

Weld metal 0 2 content (%)<br />

1<br />

0.1<br />

LEGEND<br />

Szelagowski (1). 1988<br />

Doe Santos (2). 1988<br />

Miller (3). 1988<br />

Valid for Ar-O2 mixures<br />

containing between 0.1%<br />

and 5% O2 C-Mn wire<br />

ELECTRODE POSITIVE<br />

(1) - Manual welds using C-Mn-1%Ni wire and<br />

He-CO2 shielding gases.<br />

(2) - Robotic welds using C-Mn-1%Ni wire and<br />

He-CO2 shielding gases.<br />

0.01<br />

0.01 0.1<br />

0.08<br />

0.07<br />

0.06<br />

0.05<br />

0.04<br />

He + CO 2 Shielding Gas Mixtures<br />

Producing ppCO 2 = 1.0 bar<br />

He + CO 2 Shielding Gas Mixtures<br />

Producing ppCO 2 = 0.5 bar<br />

0.03<br />

0 40<br />

(Fig. 4). Tuttavia le<br />

resilienze ottenute<br />

in un campo di<br />

pressioni variabili<br />

fra 60 e 100 bar<br />

si attestano fra i<br />

1<br />

52 J ed i 107 J, in<br />

funzione della<br />

miscela di protezione,<br />

e, comunque,<br />

conformemente agli<br />

standards richiesti<br />

per le costruzioni<br />

offshore.<br />

0.1<br />

Tutte le sperimentazioni<br />

fatte con fili<br />

animati (del tipo<br />

AWS A5.29/80T5-<br />

G) per la saldatura<br />

di acciai al C-Mn e<br />

microlegati hanno<br />

0.01<br />

dimostrato che<br />

piccole percentuali<br />

di ossigeno favoriscono<br />

la formazione<br />

di ossidi di silicio<br />

che inibiscono la crescita dei grani<br />

austenitici causando, durante il raffreddamento,<br />

la riduzione della formazione<br />

di ferrite aciculare e l’incremento di<br />

ferrite lamellare a bordo grano, con<br />

aumento del rischio di fenomeni di criccabilità.<br />

La scoria permette, grazie alla sua<br />

tensione superficiale, di effettuare saldature<br />

in tutte le posizioni.<br />

52,5 J 63.5 J<br />

Figura 4 - Contenuto di ossigeno nel metallo depositato a differenti pressioni di lavoro.<br />

O 2 Partial pressure (bar)<br />

Pressure (bar abs.)<br />

Figures inside the squares indicate the Charpy impact energy at -20 °C<br />

59.0 J<br />

LEGEND<br />

ppCO 2 = 1.0 bar<br />

ppCO 2 = 0.5 bar<br />

107.0 J<br />

52.5 J<br />

80 120


2.6 Proprietà dei materiali<br />

Acciai non legati e acciai microlegati<br />

sono normalmente utilizzati per le applicazioni<br />

offshore.<br />

Tali acciai tendono ad aumentare la<br />

durezza in ZTA, soprattutto a causa delle<br />

severe condizioni di raffreddamento<br />

nella camera iperbarica arricchita di elio.<br />

Sarebbe pertanto necessario effettuare<br />

un preriscaldo di 120°C, possibile solo<br />

in applicazioni completamente meccanizzate<br />

e non manuali, al fine di eliminare<br />

il rischio di formazione di cricche a<br />

freddo da idrogeno. Per evitare la contaminazione<br />

da idrogeno deve essere<br />

molto accurata la scelta della miscela di<br />

gas protettivo e della sua portata. Lo<br />

sviluppo dei nuovi acciai strutturali<br />

microlegati, termomeccanici e a laminazione<br />

controllata, ha sollecitato i produttori<br />

di consumabili alla messa a punto di<br />

fili animati capaci di compensare la<br />

perdita di elementi di lega per l’ossidazione<br />

provocata dall’ambiente umido e<br />

per aumentare l’effetto di deidratazione.<br />

Sono stati aggiunti nei flussi piccole<br />

concentrazioni di Al, Ti, B, con eccellenti<br />

risultati. Oggi sarebbe possibile<br />

saldare tali materiali in manuale fino a<br />

500 m e con sistemi meccanizzati fino a<br />

1000 m di profondità. Tuttavia le difficoltà<br />

dell’immersione a tali profondità e<br />

le disponibilità di miscele respirabili,<br />

hanno consentito applicazioni reali in<br />

saldatura manuale o parzialmente<br />

meccanizzata, fino a profondità di 220-<br />

250 m.<br />

Le prove effettuate hanno portato all’ottenimento<br />

di durezze non superiori a 280<br />

HV 10, prove di resistenza, di duttilità e<br />

tenacità CTOD, paragonabili ai corrispondenti<br />

materiali base, con qualità<br />

finale dei giunti allineata allo standard<br />

più severo della ANSI/AWS D3.6-93.<br />

2.7 Saldatura iperbarica manuale<br />

2.7.1 Saldatura con elettrodi rivestiti<br />

Il fuso d’arco tende a restringersi con<br />

l’aumento di pressione provocando la<br />

formazione di cordoni più bombati (con<br />

maggiore difficoltà di rimozione della<br />

scoria).<br />

Gli elettrodi basici sono gli unici utilizzabili<br />

e devono essere tenuti in forni<br />

portatili o in confezioni sottovuoto, per<br />

evitare la contaminazione da idrogeno<br />

proveniente dall’ambiente.<br />

Per evitare fenomeni di criccabilità a<br />

freddo deve essere sempre effettuato un<br />

condizionamento termico, prima del loro<br />

uso, se non sono forniti in confezioni<br />

sottovuoto e a tenuta. In genere sono<br />

utilizzati sia per prime passate che per<br />

riempimento.<br />

2.7.2 Saldatura TIG<br />

Largamente utilizzata per la grande<br />

regolarità di deposito e la buona controllabilità<br />

della fusione, in particolare in<br />

prima passata, non produce scoria e non<br />

Figura 5 - Progetto di impianto per saldatura iperbarica GMAW a controllo remotato per la<br />

riparazione di pipelines.<br />

F. Lezzi - Principali problemi nella saldatura subacquea<br />

deposita idrogeno ma ha una bassa<br />

produttività. La saldatura TIG è quindi<br />

spesso utilizzata su giunti circonferenziali<br />

per l’esecuzione della prima<br />

passata mentre il riempimento è realizzato<br />

con elettrodi rivestiti.<br />

2.7.3 Saldatura MAG a filo pieno<br />

Oltre alla buona efficienza di deposito,<br />

non produce scoria (in realtà si formano<br />

scorie generate dagli ossidi di silicio, ma<br />

sono rifuse dalle passate successive) ed è<br />

per questo usato preferibilmente con<br />

processi meccanizzati.<br />

2.7.4 Saldatura MAG con filo animato<br />

C’è maggiore difficoltà d’uso da parte<br />

del saldatore, che deve anche rimuovere<br />

la scoria.<br />

Utilizzando corretti parametri elettrici e<br />

combinazioni filo-flusso-gas di protezione<br />

si possono ottenere eccellenti<br />

risultati metallurgico-meccanici.<br />

2.8 Saldatura iperbarica meccanizzata<br />

Da almeno vent’anni sono stati fatti<br />

studi e ricerche applicativi per la realizzazione<br />

di saldature iperbariche completamente<br />

meccanizzate a controllo remotato<br />

direttamente dalla superficie del<br />

mare, con lo scopo di ridurre l’impiego<br />

di saldatori subacquei in camera iperbarica.<br />

Il processo più utilizzato, soprattutto con<br />

sistemi orbitali, è il procedimento TIG<br />

che è stato sperimentato fino a profondità<br />

di circa 230 m.<br />

Oltre al procedimento TIG sono in corso<br />

di studio impianti completamente<br />

meccanizzati anche per applicazioni più<br />

produttive di saldatura a filo sotto gas;<br />

un esempio, riportato recentemente in<br />

letteratura, è illustrato nella Figura 5.<br />

Ovviamente l’impiego dei saldatori<br />

subacquei è richiesto per la messa a<br />

punto dei giunti, la sostituzione degli<br />

elettrodi e la supervisione della saldatura.<br />

2.9 Sviluppi futuri<br />

I prodotti petroliferi ed il gas naturale<br />

contengono elevate quantità di H2S e<br />

CO2 che provocano danneggiamenti da<br />

corrosione nelle pipelines; pertanto si<br />

metteranno a punto sistemi di saldatura<br />

per la realizzazione di giunti, ad elevate<br />

profondità, di materiali dotati di resistenza<br />

alla corrosione oltre che strutturale.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

69


F. Lezzi - Principali problemi nella saldatura subacquea<br />

In particolare si stanno facendo sperimentazioni<br />

di saldatura iperbarica all’asciutto<br />

su acciai placcati, leghe di titanio<br />

e acciai inossidabili duplex.<br />

Per quanto concerne i procedimenti sono<br />

state fatte sperimentazioni, per ora limitatamente<br />

a 30 m di profondità e nella<br />

posizione “in piano”, di un processo<br />

plasma-MIG per elevati tassi di deposito<br />

estremamente interessanti per futuri<br />

possibili depositi di placcature all’interno<br />

di condotte sottomarine.<br />

3. Saldatura subacquea in acqua<br />

3.1 Generalità<br />

I primi esperimenti di saldatura elettrica<br />

in acqua risalgono agli anni trenta e<br />

furono eseguiti presso la Lehigh University<br />

in America in piccole vasche di<br />

vetro con il saldatore fuori e all’aria, con<br />

le sole mani immerse. Da allora e fino<br />

alla fine degli anni ottanta il procedimento<br />

non è stato ritenuto affidabile ed<br />

in grado di fornire adeguati livelli di<br />

qualità a causa della intrinseca situazione<br />

ambientale che provoca rapidi<br />

raffreddamenti e quindi elevate durezze<br />

in ZTA, inclusioni gassose di idrogeno<br />

in ZF, cricche a freddo.<br />

Negli ultimi 25 anni il procedimento è<br />

stato rivalutato e positivamente caratterizzato<br />

per fornire gli adeguati standard<br />

di qualità richiesti dall’industria offshore,<br />

navale, ed in generale per le opere<br />

civili portuali.<br />

Naturalmente, nella sua applicazione<br />

prevalentemente manuale, è fondamentale<br />

il grado di addestramento e di esperienza<br />

del saldatore subacqueo.<br />

Ci limiteremo pertanto ad esaminare<br />

soprattutto gli aspetti di miglioramento<br />

tecnologico del procedimento, ed in<br />

particolare:<br />

• i generatori elettrici<br />

Existing Mat’l<br />

CE ≥ .40<br />

Figura 7 - Schema per la riparazione di un<br />

acciaio a Ceq >0,4 con “Temper Beads”.<br />

70 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

• gli elettrodi<br />

rivestiti<br />

• i metodi per<br />

limitare la<br />

durezza e la<br />

criccabilità da<br />

idrogeno<br />

• i procedimenti<br />

alternativi.<br />

Voltage (V)<br />

3.2 Generatori di<br />

saldatura<br />

20<br />

All’aumentare<br />

della pressione per<br />

mantenere stabile<br />

l’arco elett r i c o<br />

15<br />

sono richieste<br />

maggiori tensioni<br />

a parità di corrente<br />

e comunque<br />

tensioni a vuoto<br />

(per l’innesco)<br />

maggiori di quelle usuali a terra (Fig. 6).<br />

Soltanto la corrente continua permette il<br />

mantenimento stabile dell’arco.<br />

3.3 Materiali di consumo<br />

La pubblicazione della<br />

AWS D.3-6 “Specification<br />

for underwater wet<br />

welding” e successivamente<br />

della norma<br />

europea prEN ISO<br />

15614-9 “Specification<br />

and qualification of<br />

welding procedures for<br />

metallic materials -<br />

Welding procedure test<br />

- Hyperbaric wet<br />

welding” ha stimolato i<br />

produttori di consumabili<br />

per saldatura; sono<br />

oggi disponibili elettrodi<br />

in grado di realizzare<br />

giunti di qualità<br />

corrispondente alla<br />

Temper<br />

Beads<br />

Repair Mat’l<br />

CE < .40<br />

30<br />

25<br />

50 100<br />

N<br />

Brace 3B1<br />

Failure point<br />

-300<br />

30 bar<br />

15 bar<br />

-36<br />

3<br />

Current (A)<br />

1 bar<br />

Figura 6 - Campi di funzionamento dei parametri<br />

elettrici in funzione della pressione.<br />

classe B dell’AWS D3-6, a profondità di<br />

60 m, su acciai con Ceq non superiore a<br />

0,40. Altre prove eseguite a 10 m di<br />

profondità hanno soddisfatto i requisiti<br />

di qualità della classe A.<br />

Platform<br />

north<br />

2<br />

150 200 250 30<br />

B<br />

E<br />

Figura 8 - Jacket leg dalla piattaforma del<br />

Mare del Nord con l’indicazione della parte<br />

strutturale sostituita, a seguito dei danni<br />

provocati da una collisione con mezzo navale<br />

di servizio.<br />

J<br />

K<br />

2


12 o’clock position<br />

12”<br />

EL(-)36’-0”<br />

Figura 9 - Particolare dell’elemento<br />

danneggiato in corrispondenza della<br />

saldatura circonferenziale.<br />

Leg<br />

JL3E<br />

Sono state comunque realizzate saldature<br />

di classe B a 90 m.<br />

Attualmente gli elettrodi a rivestimento<br />

rutilico garantiscono le migliori prestazioni,<br />

sia per la stabilità d’arco che per la<br />

migliore geometria di deposito. In alternativa<br />

sono presi in esame, per la minore<br />

quantità di idrogeno diffusibile, gli elettrodi<br />

a rivestimento con ossidi di ferro,<br />

gli inossidabili austenitici e quelli a base<br />

di nichel. Tutti gli elettrodi suddetti<br />

devono avere un rivestimento esterno<br />

con tenuta all’acqua.<br />

3.4 Controllo della durezza e limitazione<br />

dei fenomeni di criccabilità<br />

Poiché il raffreddamento in acqua è<br />

molto rapido e siamo in presenza di<br />

notevoli quantità di idrogeno diffusibile,<br />

con normali elettrodi rivestiti si producono<br />

cricche da idrogeno su acciai con<br />

Ceq > 0,29.<br />

Tuttavia, utilizzando la tecnica di deposito<br />

passate “Temper Beads” (Fig.7)<br />

sono saldabili acciai anche con Ceq>0,4;<br />

nel 1991 è stato fatto un intervento di<br />

riparazione su una piattaforma del Mare<br />

del Nord su un simile acciaio e sono state<br />

ottenute durezze non superiori a quelle<br />

previste dalla Classe A della AWS D3.6.<br />

L’intervento fu effettuato a 36 m di<br />

profondità per riparare la struttura tubolare<br />

danneggiata dalla collisione di un<br />

mezzo navale operativo; come si può<br />

vedere dalle Figure 8, 9, 10 la riparazione<br />

è stata effettuata saldando un<br />

manicotto sagomato a cavallo del nuovo<br />

componente strutturale e del moncone<br />

residuo di quello originale.<br />

3.5 Caratteristiche meccaniche<br />

La letteratura tecnica riporta numerosi<br />

dati, spesso non omogenei perché otte-<br />

36”<br />

Member<br />

3B1<br />

nuti con elettrodi di tipo tradizionale;<br />

pur tuttavia è deducibile, come prevedibile,<br />

per il maggior assorbimento di ossigeno<br />

e idrogeno, un decremento delle<br />

caratteristiche meccaniche all’aumentare<br />

della profondità (Fig.11).<br />

3.6 Metodi alternativi per la saldatura<br />

in acqua<br />

3.6.1 Saldatura MAG con filo animato<br />

Si stanno formulando appositi flussi di<br />

tipo rutilico per permettere tale applicazione,<br />

di maggiore produttività e sono<br />

già state rese ufficiali applicazioni sperimentali<br />

a profondità di 20 m con ottenimento<br />

di risultati qualitativi eccellenti<br />

(conformi alla classe A della AWS D3.6).<br />

3.6.2 Saldatura ad attrito<br />

Sono state sviluppate esperienze a<br />

partire dal 1992 presso il TWI in Inghilterra<br />

utilizzando il processo di Friction<br />

Stir Welding (FSW)<br />

in una particolare<br />

modalità conosciuta<br />

700<br />

in seguito come<br />

Friction Hydro<br />

600<br />

Pillar Processing<br />

(FHPP).<br />

500<br />

Il processo FHPP,<br />

adatto alla ripara-<br />

400<br />

zione di strutture<br />

300<br />

“offshore”, consiste,<br />

dopo aver indivi-<br />

200<br />

duato il percorso<br />

della cricca, nell’ef-<br />

100<br />

fettuare un foro non<br />

passante ad una sua<br />

estremità, normalmente<br />

con diametro<br />

0<br />

di 9-17 mm, e<br />

60<br />

nell’introduzione di<br />

un elemento solido in<br />

acciaio, in rotazione<br />

50<br />

e sotto spinta assiale.<br />

Per attrito, il metallo<br />

40<br />

dell’elemento rotante<br />

diverrà plastico e<br />

30<br />

riempirà il foro<br />

diventando solidale<br />

20<br />

con le pareti di esso.<br />

Opportunamente<br />

10<br />

tagliata l’eccedenza<br />

esterna, l’operazione<br />

verrà ripetuta con<br />

altri fori parzialmente<br />

sovrapposti<br />

con il precedente<br />

(Fig. 12).<br />

0<br />

Ultimate tensile strength (MPa)<br />

Impact toughness @ 0 to -2 C (J)<br />

F. Lezzi - Principali problemi nella saldatura subacquea<br />

Figura 10 - Schema della riparazione<br />

effettuata con saldatura, in acqua, tramite<br />

manicotto sagomato, del nuovo elemento al<br />

moncone residuo del componente<br />

danneggiato.<br />

I vantaggi di un simile processo sono:<br />

• Processo di giunzione allo stato<br />

solido<br />

• non interviene l’arco elettrico<br />

• interamente robotizzabile e controlla-<br />

0 20 40 60 80 100<br />

Depth (m)<br />

Depth (m)<br />

24”<br />

Ref. 35<br />

Ref. 8<br />

Ref. 35<br />

Ref. 34<br />

JL3E<br />

Ref. 12<br />

Ref. 15<br />

Ref. 12<br />

Ref. 27<br />

0 20 40 60 80 100<br />

Figura 11 - Caratteristiche meccaniche in<br />

funzione della profondità.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

71


F. Lezzi - Principali problemi nella saldatura subacquea<br />

Figura 12 - Esempio schematico di<br />

riparazione con procedimento FHPP.<br />

Bibliografia<br />

72 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

bile dalla superficie con controllo<br />

remoto<br />

• il metallo plastificato spinge verso<br />

l’esterno impurità di ogni genere<br />

• saldature esenti da porosità e cricche<br />

da idrogeno<br />

• metallo riportato a struttura molto<br />

fine<br />

• modesto effetto temprante esercitato<br />

dall’acqua (durezza HV10


F. Lezzi - Principali problemi nella saldatura subacquea<br />

[14] Draugelates U., Bouaifi B., Bartzsch J.: «Underwater welding using the plasma MIG method». Proc. of the 12th International<br />

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[28] Dos Santos J.F., Szelagowski P., Schafstall H.G.: «Hyperbaric welding process behavior beyond 600 m», Proc. of the<br />

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Netherlands, pp. 445-453.<br />

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Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

73


Monitoraggio di emissione acustica di<br />

corpi a pressione (°)<br />

E. Fontana *<br />

Sommario / Summary<br />

Questa memoria delinea le applicazioni di Emissione<br />

Acustica (EA) come metodo di controllo non distruttivo per<br />

valutare l’integrità meccanica e strutturale di una grande<br />

varietà di componenti e strutture. L’ applicazione della<br />

tecnica di EA ha raggiunto una significativa maturità e penetrazione<br />

industriale e, per specifici componenti, è richiesta in<br />

modo obbligatorio in Europa e nella comunità internazionale<br />

sia in prima prova di collaudo che per successive qualifiche.<br />

Lo sviluppo di software e hardware sempre più accurati e<br />

dedicati e l’incremento di esperienze pratiche hanno consentito<br />

un allargamento delle applicazioni di EA in tutti i settori<br />

industriali. Data la sua intima relazione con la sollecitazione<br />

l’EA consente un controllo volumetrico globale, in tempo<br />

reale, dei corpi a pressione anche durante il normale ciclo<br />

operativo. Lo sviluppo e la realizzazione di procedure<br />

europee hanno inoltre favorito una maggiore accettazione<br />

della tecnica a livello industriale.<br />

Nella memoria viene data una panoramica delle applicazioni<br />

dell’EA unitamente ad alcune considerazioni generali e<br />

commenti sulle applicazioni industriali.<br />

This paper outlines the Acoustic Emission applications as<br />

non-destructive control method to evaluate the structural and<br />

(°) Memoria presentata al Convegno: “Applicazioni di tecniche PND non<br />

convenzionali”, organizzato da AIPND e <strong>IIS</strong> - Genova, 30 Novembre 2006.<br />

* Libero professionista - Milano.<br />

mechanical integrity of a large variety of components. The<br />

application of AE technique has reached a significant maturity<br />

and industrial penetration and, for specific component, it<br />

is mandatory in Europe and in the international community<br />

during the first acceptance test and subsequent re-qualifications.<br />

The development of more accurate and dedicated software<br />

and hardware and the improvement of practical experiences<br />

have allowed an enlargement of the AE applications in<br />

all industrial sectors. Due to its close relation with the stress<br />

the AE allows a volumetric real time control of pressure<br />

components also during the normal operating conditions.<br />

The development and realisation of European codes and<br />

procedures have promoted a greater acceptance of the technique<br />

in the industrial community.<br />

The paper gives an overview of the Acoustic Emission application<br />

with some general comments and considerations on<br />

the industrial applications.<br />

Keywords:<br />

Acoustic emission; automatic control; computer programs;<br />

nondestructive testing; other NDT methods; pressure vessels;<br />

structural analysis.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

75


E. Fontana - Monitoraggio di emissione acustica di corpi a pressione<br />

1. Introduzione<br />

Una grande varietà di applicazioni di EA<br />

sono state fatte sia in laboratorio che in<br />

campo sin dalla fine degli anni 60. La<br />

quasi quarantennale storia dell’EA è<br />

stata caratterizzata da periodi alternati di<br />

approvazione e di criticismo, oggigiorno,<br />

un atteggiamento più bilanciato<br />

e realistico sembra ormai essere stato<br />

raggiunto.<br />

Il grande vantaggio della tecnica di EA<br />

consiste nella sua capacità di monitorare<br />

in tempo reale l’intero volume di una<br />

struttura in esame con un numero ridotto<br />

di sensori, opportunamente predisposti<br />

sulla struttura. Dovuto alla natura intrinsecamente<br />

dinamica del fenomeno di<br />

EA, l’EA offre una incomparabile<br />

opportunità di ottenere informazioni<br />

sull’integrità strutturale di un dato<br />

componente d’impianto nelle differenti<br />

fasi della sua vita operativa, ad esempio<br />

alla fine del processo di fabbricazione<br />

(collaudo idraulico), durante le normali<br />

operazioni d’impianto (monitoraggio<br />

continuo e incremento di pressione) e<br />

durante fermate di manutenzione<br />

programmate (prova di riqualifica).<br />

L’impegno di personale ben addestrato e<br />

qualificato, equipaggiato con strumentazione<br />

dedicata multicanale e multiparametrica<br />

soggetto all’osservanza di requisiti<br />

minimi e procedure di prova ben<br />

definite è essenziale per mantenere un<br />

alto livello di significato diagnostico e<br />

affidabilità dei risultati ottenuti nel corso<br />

di un esame di EA. Perciò è essenziale<br />

che operatori con una consolidata esperienza<br />

di applicazione della tecnica di<br />

EA vengano utilizzati per effettuare e<br />

gestire le prove.<br />

2. Monitoraggio di EA<br />

Il monitoraggio con EA di un corpo a<br />

pressione in prova ha come obbiettivo<br />

principale la rilevazione e la localizzazione<br />

dei difetti planari eventualmente<br />

presenti nel materiale.<br />

76 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

Considerevoli progressi sono stati ottenuti<br />

nell’utilizzo dell’EA dalle prime<br />

applicazioni. Più settori industriali sono<br />

stati esplorati: offshore e trasporto di<br />

olio e gas, chimico e petrolchimico,<br />

nucleare, generazione termica e idroelettrica,<br />

aerospaziale e aeronautico, automobilistico,<br />

ferroviario, industrie<br />

cartarie ecc.<br />

L’EA è stata applicata ad una grande<br />

varietà di materiali (metallici, e non<br />

metallici) e strutture/componenti, per<br />

valutazione di integrità strutturale o<br />

rivelazione di perdite: reattori e colonne<br />

chimiche e petrolchimiche; desolforazione,<br />

hydrotreating, platforming,<br />

hydroforming, hydrosulphurization,<br />

unità di trasferimento catalitico, deareatori,<br />

cooldown reactors, nuclear vessels<br />

e componenti a pressione, boiler drums,<br />

steam headers e line di vapore, serbatoi<br />

di stoccaggio cilindrici e sferici, gas<br />

cyclinders, ponti; ferrocisterne e autocisterne,<br />

biforcazioni di condotta forzata,<br />

pompe reversibili, valvole a sfera per<br />

unità idroelettriche, tubazioni interrate,<br />

componenti automobilistici, carlinghe e<br />

ali di aerei.<br />

Studi intensivi di base di laboratorio per<br />

la caratterizzazione dei materiali, investigazione<br />

sui meccanismi di generazione<br />

dell’EA, propagazione dei segnali<br />

di EA, sono ancora oggi in atto.<br />

L’utilizzo dell’EA, oltre ad assicurare un<br />

controllo diretto dell’evoluzione del<br />

danneggiamento e una indicazione<br />

precoce di possibile rottura catastrofica<br />

durante la pressurizzazione, fornisce una<br />

mappatura iniziale della distribuzione<br />

delle sorgenti di EA attivate nel materiale<br />

del componente quando sollecitato<br />

al massimo carico ammissibile.<br />

Queste mappe di riferimento delle<br />

sorgenti di EA possono essere utilizzate<br />

durante la vita operativa del componente<br />

per confronto con i risultati di controlli<br />

successivi di EA, anche di monitoraggio,<br />

effettuati per mantenere sotto<br />

controllo le aree del componente identificate<br />

come acusticamente attive.<br />

Ulteriori sviluppi della tecnica hanno<br />

consentito di applicare l’EA per affrontare<br />

nuovi problemi di valutazione di<br />

integrità strutturale, come ad esempio:<br />

• riqualificazione di componenti strutturali<br />

dopo un periodo prestabilito di<br />

anni di servizio<br />

• prove in linea durante il normale<br />

funzionamento<br />

• monitoraggio a breve e lungo termine<br />

• monitoraggio intermittente<br />

per differenti condizioni di sollecitazione,<br />

pressione, temperatura, sollecitazione<br />

meccanica monotonica e ciclica e<br />

differenti condizioni ambientali e di<br />

fluidi di processo.<br />

L’utilizzo dell’EA per il monitoraggio<br />

di prove di riqualifica e, più criticamente,<br />

di componenti durante le normali<br />

condizioni operative, deve essere cautamente<br />

valutato in termini di affidabilità<br />

diagnostica dell’informazione ottenuta<br />

da una prova di EA.<br />

Poiché solo i difetti che evolvono a<br />

causa dello stimolo applicato possono<br />

essere identificati e localizzati, se la<br />

sollecitazione aggiuntiva applicata,<br />

rispetto alle normali condizioni di sollecitazione,<br />

è insufficiente per indurre<br />

qualche crescita del difetto (o qualsiasi<br />

forma di instabilità), o il tasso di energia<br />

elastica locale rilasciata è troppo basso, i<br />

difetti possono sfuggire alla rilevazione,<br />

salvo che meccanismi di generazione<br />

sussidiaria di EA (frizione delle superfici<br />

della cricca, rottura di ossidi, frattura<br />

dei prodotti di corrosione ecc.) possano<br />

intervenire. Questo fatto è ovviamente<br />

applicabile a tutti i meccanismi di generazione<br />

di EA.<br />

I difetti più pericolosi che possono<br />

propagarsi in un materiale di un corpo a<br />

pressione sono quelli di tipo planare,<br />

quali appunto le cricche.<br />

Nel corso di una sollecitazione, alle<br />

estremità dei difetti planari eventualmente<br />

presenti nel corpo a pressione, a<br />

causa delle rilevanti intensificazioni<br />

degli sforzi ivi esistenti si producono<br />

sollecitazioni locali elevatissime e<br />

quindi alterazioni strutturali e talora<br />

anche significative estensioni degli<br />

stessi difetti, processi tutti caratterizzati<br />

da significativa generazione di EA.<br />

Il monitoraggio on-line di componenti<br />

operativi di impianto è al tempo stesso la<br />

più attrattiva e la più vulnerabile delle<br />

applicazioni di EA. Esso può essere<br />

applicato in produzione, assicurando la<br />

copertura volumetrica al 100% del<br />

componente, può assicurare la rilevazione<br />

e la localizzazione dei difetti attivi<br />

e può essere correlato con i parametri di<br />

impianto quali la pressione, portata,<br />

temperatura, ciclo di produzione ecc.<br />

Queste applicazioni on-line devono<br />

affrontare alcuni problemi e ostacoli,<br />

quali:


• attenuazione delle onde acustiche di<br />

EA, dovuta alla complessità geometrica<br />

e alla presenza di isolamento<br />

termico;<br />

• rumore di fondo di processo;<br />

• segnali spuri di rumore provenienti<br />

dall’esterno dell’area monitorata o<br />

generati da movimenti strutturali<br />

(specialmente nel caso di avviamenti/fermate<br />

di impianto) o generati<br />

da eventi strutturali non-rilevanti,<br />

come la rottura di ossidi.<br />

L’attività di EA che può essere associata<br />

al danneggiamento occorso nell’area<br />

monitorata deve essere chiaramente discriminata<br />

dal rumore.<br />

Tuttavia, se applicato contestualmente in<br />

un programma di ispezione complessivo,<br />

dove gli obbiettivi del monitoraggio<br />

con EA sono stati chiaramente e<br />

realisticamente definiti e concordati con<br />

il personale di processo, manutenzione e<br />

ispezione, l’EA può dare informazioni<br />

diagnostiche utili e preziose.<br />

L’espansione delle applicazioni di<br />

EA, unitamente con la tremenda e<br />

rapida evoluzione delle performance<br />

dei sistemi hardware e software nell’operare<br />

calcoli complessi e nell’acquisire<br />

dati multi parametrici ad alta velocità,<br />

hanno consentito agli operatori di<br />

mantenere un controllo costante sull’attività<br />

globale delle sorgenti attive di EA<br />

e in alcuni casi, attraverso la realizzazione<br />

di database, di ottenere il<br />

gradiente di severità delle sorgenti identificate<br />

di EA.<br />

I sistemi di EA attualmente disponibili<br />

sono in grado di garantire una acquisizione<br />

e un trattamento ad elevata velocità<br />

multi-canale e multi-parametrico,<br />

così che l’estrazione e la presentazione<br />

delle caratteristiche più rilevanti dei<br />

segnali di EA, la localizzazione e la<br />

discriminazione delle sorgenti di EA e la<br />

loro presentazione possono essere fatte<br />

in tempo reale.<br />

In alcuni casi particolari nei sistemi di<br />

EA viene incorporato un database o un<br />

sistema esperto, per effettuare una valutazione<br />

o una classificazione delle<br />

sorgenti di EA assistita.<br />

Due sono i metodi largamente utilizzati<br />

per la localizzazione delle sorgenti di<br />

EA: triangolazione basata sui tempi di<br />

ritardo e localizzazione a zona o hits.<br />

Il primo metodo necessita che il segnale<br />

acustico, generato da una sorgente di<br />

EA, raggiunga tre o più sensori perché<br />

sia possibile effettuare una localizzazione<br />

accurata della posizione, l’altro è<br />

basato sul fatto che il confronto dell’attività<br />

di EA accumulata su un set di<br />

singoli sensori identifichi aree ad elevata<br />

attività del componente monitorato.<br />

Alcune considerazioni devono essere<br />

fatte per permettere una valutazione dei<br />

meriti e delle limitazioni dei due metodi.<br />

La rivelabilità di un difetto in evoluzione<br />

tramite EA dipende essenzialmente da:<br />

• tasso di energia elastica rilasciato<br />

dalla sorgente (è conosciuto essere<br />

alto, ad esempio, per crescita di<br />

cricca in materiale non duttile)<br />

• livello del rumore di fondo<br />

• energia persa lungo il percorso di propagazione<br />

tra la sorgente e il sensore.<br />

Il metodo di triangolazione, che processa<br />

stringhe di tempi di ritardo ottenute<br />

dall’attivazione di uno o più sensori<br />

all’interno di un dato intervallo temporale,<br />

previene, utilizzando filtri logici, di<br />

processare sequenze di tempi di arrivo<br />

errate, così che le sorgenti localizzate<br />

possano essere considerate valide,<br />

Questo approccio ha le sue controindicazioni<br />

quando l’attività totale del tasso di<br />

eventi di EA è troppo alta, perché gli<br />

eventi di EA si possono sovrapporre nel<br />

tempo e i filtri logici rifiutano un<br />

numero crescente di dati apparentemente<br />

inconsistenti.<br />

La localizzazione a zona o singolo<br />

colpito (hit) non richiede l’attivazione<br />

di molti sensori per registrare un<br />

evento, ma richiede l’utilizzo di una<br />

riduzione e filtraggio dei dati durante<br />

l’analisi fuori linea per eliminare dati<br />

inconsistenti.<br />

Nella localizzazione a zona la preoccupazione<br />

principale è quella di evitare<br />

ogni perdita di dati e la selezione e la<br />

localizzazione delle sorgenti vengono<br />

parzialmente ritardate. La discriminazione<br />

dei dati acquisiti per il metodo a<br />

zona è pertanto il problema più critico<br />

per l’identificazione non ambigua delle<br />

sorgenti di EA.<br />

Ognuno dei due metodi ha la sua forza e<br />

debolezza e può dare risposte ottimizzate<br />

alle specifiche esigenze o condizioni<br />

di prova.<br />

Il modo migliore di prendere dati di<br />

EA è di utilizzare l’informazione contenuta<br />

nella sequenza dei colpiti per indirizzare<br />

la triangolazione ed ottenere il<br />

maggiore vantaggio possibile dall’uso<br />

delle due metodologie.<br />

E. Fontana - Monitoraggio di emissione acustica di corpi a pressione<br />

3. Qualificazione del personale<br />

L’EA è una tecnica complessa che<br />

richiede una preparazione specifica ed<br />

estesa del personale. In aggiunta ad una<br />

minima conoscenza teorica di base,<br />

l’operatore necessita di un addestramento<br />

in campo per affrontare una<br />

grande varietà di problemi reali, sorgenti<br />

di rumore, rumore di processo, tipo e<br />

metodo di sollecitazione, conoscenza<br />

delle proprietà del materiale ecc., per<br />

incrementare e consolidare la sua capacità<br />

operativa ed esperienza diagnostica.<br />

La qualificazione e la certificazione del<br />

personale è altamente raccomandata<br />

congiuntamente con le linee guida e le<br />

procedure di applicazione della tecnica<br />

di EA.<br />

La preparazione e successiva pubblicazione<br />

in ambito Unione Europea (UE)<br />

delle seguenti norme:<br />

UNI EN 1330-9: Terminologia -<br />

Termini utilizzati nel controllo con emissioni<br />

acustiche,<br />

EN 13477-1: C a r a t t e r i zzazione<br />

dell’apparecchiatura - Descrizione<br />

dell’apparecchiatura<br />

EN 13477-2: C a r a t t e r i zzazione<br />

dell’apparecchiatura - Verifica delle<br />

caratteristiche funzionali<br />

EN 13554: Emissione acustica - Principi<br />

generali<br />

EN 14584: Acoustic emission - Examination<br />

of metallic pressure equipment<br />

during proof testing - Planar location of<br />

AE sources<br />

EN 473: Qualifica e certificazione del<br />

personale addetto alle prove non distruttive.<br />

Principi generali<br />

ha sicuramente dato un contributo significativo<br />

al consolidamento della tecnica<br />

di EA in campo industriale.<br />

4. Conclusioni<br />

Il controllo con EA è applicato regolarmente<br />

ad una grande varietà di corpi a<br />

pressione in molteplici settori industriali.<br />

La tecnica di EA è di grande interesse<br />

per la possibilità che offre di effettuare,<br />

con l’impiego di un numero<br />

limitato di sensori, un controllo volumetrico<br />

su tutto il materiale del corpo in<br />

pressione, specialmente nel caso di<br />

grandi strutture, e di fornire la mappa<br />

con le posizioni dei punti sospetti identificati<br />

nel corso della prova.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

77


E. Fontana - Monitoraggio di emissione acustica di corpi a pressione<br />

Una importante peculiarità dell’EA è<br />

quella di assicurare un riscontro costante<br />

sulle condizioni di criticità a cui è sottoposta<br />

una struttura permettendo di<br />

controllare la sollecitazione applicata ed<br />

eventualmente di fermarla prima del<br />

raggiungimento di situazioni critiche.<br />

Strutture complesse possono essere<br />

monitorate con l’EA studiando opportunamente<br />

la disposizione dei sensori per<br />

garantire che il monitoraggio rilevi<br />

segnali di EA provenienti da zone anche<br />

geometricamente complicate come nel<br />

caso delle biforcazioni di condotta<br />

forzata.<br />

Questa tecnica, inserita in un programma<br />

di manutenzione predittiva, con altri<br />

metodi di CND, permette di determinare<br />

con maggiore precisione lo stato delle<br />

condizioni effettive della struttura<br />

esaminata.<br />

Lo sviluppo e la pubblicazione di standard<br />

di formazione e applicazione a<br />

livello europeo hanno fornito una vera e<br />

propria guida operativa di riferimento<br />

per gli utilizzatori della tecnica di EA,<br />

ed hanno consentito una maggiore penetrazione<br />

in più settori industriali.<br />

Emerge chiaramente la tendenza, per<br />

applicazioni specifiche, di sviluppare<br />

standard di applicazione differenziati<br />

78 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

che forniscano criteri per la valutazione,<br />

anche automatica, dell’importanza delle<br />

sorgenti di EA individuate.<br />

Il grande sviluppo di componenti hardware<br />

e software consentono di migliorare<br />

l’affidabilità delle tecniche di<br />

discriminazione e di determinare con<br />

più precisione la localizzazione delle<br />

sorgenti di EA, aiutando l’operatore<br />

nell’analisi delle sorgenti di EA per la<br />

loro classificazione. L’EA è essenzialmente<br />

una tecnica sintomatica, capace<br />

di evidenziare la presenza di processi di<br />

danneggiamento in atto, la loro posizione<br />

sulla struttura e il loro andamento<br />

dinamico in funzione di un dato<br />

stimolo.<br />

L’EA non può essere rimpiazzata e non<br />

può rimpiazzare altre tecniche di<br />

controllo non distruttivo, essa è complementare<br />

a sinergica con tecniche di<br />

CND convenzionali e deve essere utilizzata<br />

all’interno di un programma ispettivo<br />

per contribuire all’ottenimento di<br />

una informazione diagnostica perfezionata<br />

del componente in esame.<br />

Emilio FONTANA, diplomato in Elettronica Nucleare nel 1967. Attualmente<br />

svolge attività di formazione e di consulente nel settore applicativo della<br />

tecnica di controllo non distruttivo Emissione Acustica della quale è un<br />

Livello 3 certificato dal CICPND ed è un esperto di ricerca perdite in tubazioni<br />

interrate. Collabora con UNI, AIPnD e CICPND, è stato per 12 anni il<br />

chairman del gruppo europeo del CEN7TC 138 WG7 “Acoustic emission”.<br />

Il background culturale nel settore di diagnostica industriale si è formato in<br />

oltre 36 anni di attività di ricerca e sviluppo e applicazioni in campo delle<br />

tecniche sopra citate presso il CISE (Centro Informazione Studi ed Esperienze)<br />

di Segrate - MI. Ulteriori esperienze professionali sono state fatte<br />

presso la Società STA (Servizi Tecnologici Avanzati) e la Società EMAC.<br />

Molteplici sono state le missioni all’estero per trasferimento tecnologico e<br />

addestramento di personale. Tra le più significative quelle svolte per conto<br />

dell’IAEA (International Atomic Energy Agency) nal 1992 presso i laboratori<br />

Indonesiani di BATAN vicino a Jakarta. Nel 2004 osservatore indipendente<br />

per conto della Comunità Europea per la valutazione di progetto di sviluppo<br />

di applicazione dell’EA alla corrosione dei serbatoi delle navi cargo. Molteplici<br />

i corsi di formazione per la tecnica di Emissione Acustica svolti.<br />

TThhee II IIW<br />

aanndd EEWFF EEdduuccaat ti ioonn, , TTrraai inni inngg & Quuaal li if fi iccaat ti ioonn SSyysst teem foorr f Weel lddi inngg PPeerrssoonnnneel l<br />

iss i thhee t ONLLYY SSyysst teem thhaat t t iss i rreeccooggnni isseedd woorrl lddwi iddee aanndd aal lssoo bbyy ISSO I aanndd CEEN bbooddi ieess


Bando per l’ammissione agli esami da livello 3<br />

secondo EN 473 / ISO 9712<br />

Prima sessione d’esame <strong>2007</strong><br />

SINCERT<br />

ACCREDITAMENTO ORGANISMI DI CERTIFICAZIONE E ISPEZIONE<br />

SGQ N° 021A<br />

PRD N° 021B<br />

PERS N° 021C<br />

L’ISTITUTO ITALIANO DELLA SALDATURA organizza a Genova una sessione d’esami da livello 3 secondo<br />

la normativa EN 473 / ISO 9712 nel mese di Marzo <strong>2007</strong>.<br />

Metodi di controllo<br />

Oltre all’esame di base, se non già superato in precedenza, nell’ambito della sessione sarà possibile sostenere<br />

esami e prove di recupero nei metodi di controllo:<br />

- con particelle magnetiche (MT);<br />

- con liquidi penetranti (PT);<br />

- radiografico (RT);<br />

- rivelazione di fughe (LT);<br />

- ultrasonoro (UT);<br />

- visivo (VT).<br />

A seguito del superamento degli esami l’<strong>IIS</strong> emetterà certificati secondo EN 473 / ISO 9712 con accreditamento<br />

Sincert e pertanto con la più ampia validità.<br />

Sede di svolgimento<br />

Gli esami si svolgeranno presso la Sede Centrale <strong>IIS</strong>, Via Lungobisagno Istria, 15 - 16141 Genova, con<br />

disponibilità di parcheggio interno.<br />

Requisiti di ammissione alle prove<br />

I requisiti di ammissione alle prove sono quelli previsti dalle norme EN 473 / ISO 9712, di cui si riporta<br />

il dettaglio nella domanda di ammissione agli esami.<br />

Si ricorda ai candidati non in possesso della certificazione al livello 2 nel metodo di interesse, che per l’accesso<br />

diretto al livello 3 è necessario sostenere preliminarmente la prova pratica al livello 2, presso i<br />

Centri d’Esame dell’<strong>IIS</strong> di Legnano o Mogliano Veneto entro Venerdì 16 Marzo o contestualmente alle prove<br />

di livello 3 presso la sede <strong>IIS</strong> a Genova.<br />

Calendario degli esami<br />

Per contenere al minimo l’impegno degli interessati è previsto un programma d’esami flessibile e<br />

personalizzato per ogni candidato, in funzione del numero di metodi richiesti.<br />

L’esame di base è previsto Lunedì 26 Marzo; successivamente inizieranno gli esami di metodo, che richiedono<br />

circa una giornata di impegno per ogni singolo metodo, e le prove di recupero.<br />

Mattino ---------------<br />

Pomeriggio<br />

Lu 26.03.07 Ma 27.03.07 Me 28.03.07 Gi 29.03.07 Ve 30.03.07<br />

Esame di base<br />

a quiz<br />

Prova di metodo<br />

a quiz<br />

Prova di metodo<br />

a quiz<br />

Prova di metodo<br />

a quiz<br />

Le prove programmate al mattino inizieranno alle ore 8.30, quelle pomeridiane alle 14.00.<br />

Iscrizione<br />

L’iscrizione agli esami può essere formalizzata attraverso la specifica domanda scaricabile in formato pdf dal<br />

sito dell’Istituto all’indirizzo www.iis.it, così come copia del Regolamento <strong>IIS</strong> per la certificazione degli operatori<br />

di controlli non distruttivi.<br />

Contestualmente alla domanda dovrà essere versata la quota di iscrizione, nella misura di € 170,00<br />

(+IVA) per l’esame di base e di € 380,00 (+ IVA) per ogni esame di metodo, mediante bonifico bancario sulla<br />

Banca Popolare di Milano, C/C 4500 ABI 05584 CAB 01400, specificando la causale “Quota partecipazione<br />

esami livello 3 - Commessa CERTND07”. La quota è comprensiva del pranzo presso la mensa dell’<strong>IIS</strong>.<br />

La domanda, compilata in ogni sua parte e completa di tutti gli allegati previsti, dovrà essere inviata presso la<br />

Sede di Genova dell’<strong>IIS</strong>, all’attenzione della Sig.ra Angela Grattarola (Tel. 010 8341307, Fax 010 8367780,<br />

E-mail angela.grattarola@iis.it), entro Venerdì 16 Marzo.<br />

Informazioni<br />

Per qualsiasi informazione è possibile contattare la Sig.ra Angela Grattarola.<br />

Può essere fornito supporto per la sistemazione in alberghi convenzionati con l’<strong>IIS</strong>.<br />

La successiva sessione d’esame è prevista nell’autunno <strong>2007</strong>.<br />

Prova di metodo<br />

a quiz<br />

Stesura procedura Stesura procedura Stesura procedura Stesura procedura


Analisi sperimentale di coppie brasate<br />

52NiCrMo6-G30<br />

U. Natale *<br />

V. Rosiello *<br />

R. Paradiso *<br />

M. Capaccio *<br />

Sommario / Summary<br />

Con riferimento alle anime cilindriche bimetalliche impiegate<br />

nella calibratura di fori passanti in componenti sinterizzati, si<br />

illustra la procedura teorico-sperimentale mediante la quale<br />

sono stati individuati i parametri del processo di brasatura<br />

utilizzato per realizzarle mediante giunzione di un elemento<br />

cilindrico in carburo di tungsteno sinterizzato con uno<br />

analogo in acciaio da bonifica 52NiCrMo6.<br />

Dopo un’analisi numerica dello stato tensionale nel metallo<br />

brasato in presenza di carichi assiali, successivamente si<br />

procede, sotto le stesse condizioni statiche, alla determinazione<br />

sperimentale del valore ottimale della conicità del cianfrino<br />

secondo la quale vanno preparate le estremità dei due<br />

diversi tronchi cilindrici dell’anima al fine di assicurarne la<br />

massima capacità portante.<br />

At the opening the brazing main parameters of a cylindrical<br />

jointing of two different metallic materials, 52NiCrMo6 steel<br />

* Dipartimento di Progettazione e Gestione Industriale -<br />

Università di Napoli Federico II - Napoli.<br />

alloy and sintered tungsten carbide G30, are analyzed and<br />

selected by experimental tests.<br />

Successively, for five different models of edges shaping, the<br />

authors carry out a numerical stress analysis of the silver alloy<br />

layer employed to brazing the two metallic materials.<br />

At last, the same models are tested to define the good tensile<br />

performance resulting by a more experimental procedure to<br />

identify the optimum value of the edges conicity of the cylindrical<br />

specimens employed.<br />

Keywords:<br />

Brazing; brazing fillers; cylinders; dissimilar materials;<br />

mathematical models; QT steels; sintered materials; stress<br />

analysis; tungsten carbide.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

81


U. Natale et al. - Analisi sperimentale di coppie brasate 52NiCrMo6-G30<br />

Nel ciclo produttivo dei componenti<br />

sinterizzati è, di solito,<br />

prevista una particolare operazione di<br />

stampaggio, denominata calibratura, che<br />

ha lo scopo (Fig. 1), di conferire ad una<br />

dimensione del componente già sinterizzato<br />

un prefissato intervallo di tolleranza.<br />

In particolare, quando debbono essere<br />

calibrati fori passanti, ad es., negli ingranaggi<br />

dei cambi, vengono impiegate<br />

anime cilindriche solidali al punzone<br />

mobile dello stampo, costituite (Fig. 2),<br />

da due tronchi cilindrici di materiali<br />

dissimili giuntati mediante una brasatura.<br />

La parte superiore dell’anima impegnata<br />

con il punzone è costituita in<br />

acciaio legato mentre quella inferiore,<br />

che interferisce con il componente sinterizzato<br />

da calibrare, è fabbricata in<br />

carburo di tungsteno sinterizzato: questa<br />

soluzione è dettata dall’esigenza di assicurare<br />

all’anima una resistenza all’usura<br />

notevolmente superiore, di circa il<br />

300%, a quella che presenterebbe se essa<br />

fosse tutta realizzata, ad es., in acciaio<br />

legato.<br />

Durante la successiva fase di estrazione<br />

del punzone, l’anima bimetallica deve<br />

sfilarsi dal foro del sinterizzato in cui<br />

risulta forzata a seguito del conseguimento,<br />

nello stampaggio di calibratura,<br />

dell’imposto campo di tolleranza del<br />

foro del componente sinterizzato: essa<br />

risulta, perciò, sottoposta a notevoli<br />

sforzi assiali che ne possono compromettere<br />

la resistenza in corrispondenza<br />

del collegamento brasato con inevitabili<br />

ed indesiderate interruzioni del ciclo<br />

produttivo.<br />

È pertanto su questo delicato collegamento<br />

che abbiamo soffermato, in quanto<br />

segue, la nostra attenzione con l’intento<br />

di individuare, in primo luogo, la tecnica<br />

di brasatura più adeguata allo scopo e,<br />

successivamente, di definire la preparazione<br />

ottimale dei cianfrini dei lembi dei<br />

due tronchi cilindrici da giuntare.<br />

I valori ottimali dei parametri fondamentali<br />

della brasatura (processo -<br />

flusso-materiale di apporto-gas combu-<br />

82 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

Figura 1 - Collocazione della calibratura nel<br />

ciclo di sinterizzazione.<br />

stibile – tecnica esecutiva, ecc.) vengono<br />

determinati, con l’ausilio di analoghe<br />

analisi disponibili in letteratura [1-10],<br />

attraverso una serie di ispezioni visive<br />

dell’effettiva superficie brasata portata<br />

alla luce asportando al tornio il cono<br />

Componente<br />

da calibrare<br />

Punzone inferiore<br />

Punzone superiore<br />

Testa G30<br />

52NiCrMo6<br />

Matrice<br />

Figura 2 - Stampo di calibratura con anima<br />

bimetallica.<br />

esterno (in acciaio<br />

legato) del materiale<br />

base (Fig. 3), dei<br />

provini.<br />

Dopo un’analisi<br />

numerica agli<br />

elementi finiti, volta<br />

ad evidenziare la<br />

distribuzione in esercizio<br />

dello stato<br />

tensionale lungo le<br />

generatrici di accoppiamento<br />

dei coni dei<br />

materiali base dell’anima<br />

(che delimitano<br />

il volume di materiale<br />

di apporto allorquando<br />

la bagnatura<br />

si ipotizza completa<br />

e la brasatura di<br />

spessore uniforme)<br />

si procede a testare<br />

sperimentalmente una<br />

serie di provini<br />

brasati, differenziati<br />

da una diversa conicità<br />

di attestatura dei<br />

lembi cianfrinati.<br />

Attraverso le prove di<br />

trazione viene analizzata l’influenza,<br />

sulla resistenza statica, di una variazione<br />

della geometria della cianfrinatura<br />

conica dei due tronchi cilindrici al fine<br />

di ricercare, per un’imposta estensione<br />

assiale della brasatura, l’esistenza di un<br />

eventuale valore ottimale della conicità<br />

del cianfrino cui possa cioè corrispondere<br />

un valore massimo della capacità<br />

portante del collegamento brasato.<br />

Figura 3 - Aspetto della brasatura dopo<br />

tornitura del cono esterno.


Scelta dei parametri di brasatura<br />

I due materiali da brasare per la fabbricazione<br />

delle anime oggetto dello studio,<br />

sono costituiti, per il tratto superiore<br />

(stelo), da acciaio da bonifica<br />

52NiCrMo6 avente carico di scostamento<br />

dalla proporzionalità di 810<br />

N/mm 2 ed allungamento a rottura<br />

dell’11%, mentre quello inferiore (testa),<br />

che lavora a contatto con il componente<br />

sinterizzato in lavorazione, è costituito<br />

in carburo di tungsteno sinterizzato G30,<br />

le cui caratteristiche fisiche sono indicate<br />

nella Tabella I, sul quale viene praticato<br />

il cianfrino conico maschio necessario<br />

per eseguire la brasatura stessa.<br />

Quest’ultima non interessa le superfici<br />

minori di base dei due coni che, a brasatura<br />

effettuata, sono qui considerati solo<br />

in battuta; la giunzione interessa,<br />

pertanto, solo le superfici laterali dei due<br />

coni dei cianfrini le cui modalità di preparazione<br />

sono mostrate nella Figura 4.<br />

È appena il caso di precisare che per le<br />

prove distruttive effettuate per definire i<br />

parametri di brasatura sono stati utilizzati<br />

provini diversi da quelli impiegati<br />

per le prove di resistenza statica in<br />

quanto sono state recuperate alcune<br />

(a)<br />

(b)<br />

Figura 4 - Cianfrinatura dello stelo (a)<br />

e della testa (b).<br />

Composizione %<br />

brocce scanalate in G30 già disponibili<br />

in officina.<br />

Per quanto attiene al metodo di brasatura<br />

si è preliminarmente convenuto di<br />

impiegare, in alternativa a quello in<br />

forno, una brasatura forte al cannello<br />

(torch brazing) sulla base delle seguenti<br />

considerazioni:<br />

• dovendo realizzare piccole produzioni<br />

di anime (3-4 pezzi) per ognuna<br />

delle 5-6 tipologie di cianfrini da<br />

testare, risulta possibile utilizzare in<br />

questo caso un unico cannello a più<br />

punte;<br />

• l’ossidazione del flusso di protezione<br />

risulta praticamente trascurabile;<br />

• la rimozione della scoria di flusso<br />

solidificata sull’esterno delle anime<br />

non comporta una specifica lavorazione<br />

meccanica in quanto viene<br />

effettuata durante la prevista rettifica<br />

postbrasatura dei provini;<br />

• le modeste dimensioni dei provini<br />

(~ 20mm) scongiurano ogni rischio di<br />

surriscaldamento dei materiali base<br />

tipico della brasatura al cannello;<br />

• contrariamente a quanto comporta la<br />

brasatura in forno, con la tecnica<br />

torch brazing non necessitano particolari<br />

attrezzature per il posizionamento<br />

dei provini durante il loro<br />

riscaldamento.<br />

Dopo la pulizia dei lembi cianfrinati,<br />

effettuata con sgrassante, spazzolatura<br />

ed alcol etilico, è stato spalmato con<br />

pennello il decapante (flusso) in pasta<br />

Castolin 1802 PF che, presentando una<br />

temperatura di fusione nettamente inferiore<br />

a quella del solidus del materiale di<br />

apporto ed un’elevata viscosità alla<br />

temperatura di brasatura, favorisce in<br />

maniera soddisfacente la bagnatura dei<br />

materiali base da parte della lega di<br />

apporto utilizzata nella brasatura.<br />

U. Natale et al. - Analisi sperimentale di coppie brasate 52NiCrMo6-G30<br />

TABELLA I - Caratteristiche fisiche della testa in G30.<br />

WC Co<br />

Densità<br />

g/cm 3<br />

Durezza<br />

Rockwell<br />

R A<br />

Durezza<br />

Vickers<br />

kg/mm 2<br />

Resistenza a<br />

flessione<br />

N/mm 2<br />

85 15 13,8 ÷ 14,0 86 ÷ 88 1150 ÷ 1250 180 ÷ 220<br />

Resistenza a<br />

rottura<br />

N/mm 2<br />

Modulo E<br />

N/mm 2<br />

Conducibilità<br />

termica<br />

cal/cm sec °C<br />

Coefficiente di<br />

dilatazione<br />

β*10 6<br />

Resistenza<br />

elettrica<br />

∝≥·cm<br />

390 54000 - 6 -<br />

A questo proposito si è convenuto di<br />

impiegare, con le modalità mostrate<br />

nella Figura 5, la lega di argento<br />

Castolin 1802F/XFC in bacchette che,<br />

oltre a notevoli proprietà meccaniche<br />

(che però possono risentire, a brasatura<br />

avvenuta, di un decadimento dell’ordine<br />

del 25-30% imputabile alla presenza di<br />

gradienti termici che si instaurano lungo<br />

le generatrici dei coni di accoppiamento<br />

allorquando si raggiunge la temperatura<br />

di brasatura), presenta un intervallo di<br />

fusione molto stretto: è questa una<br />

caratteristica essenziale per la tipologia<br />

di brasatura in esame in quanto consente<br />

di realizzare brasature con meati sottili e<br />

processi di riscaldamento abbastanza<br />

lenti come quello al cannello ossiacetilenico<br />

quì impiegato. Detta lega non<br />

sviluppa gas tossici durante la fusione<br />

che, a sua volta, non richiede un riscaldamento<br />

diretto in quanto è in grado di<br />

fondere soltanto quando il metallo base,<br />

interessato invece a riscaldamento<br />

diretto, raggiunge la temperatura di<br />

bagnatura; essa, inoltre, presenta una<br />

Figura 5 - Disposizione della lega di apporto<br />

nel cono femmina.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

83


U. Natale et al. - Analisi sperimentale di coppie brasate 52NiCrMo6-G30<br />

Figura 6 - Difetti di adesione del metallo di<br />

apporto.<br />

notevole capacità di bagnare il metallo<br />

base, rifluisce agevolmente nel meato<br />

per attrazione capillare e non presenta<br />

fenomeni di liquazione durante tutta la<br />

brasatura.<br />

Le principali proprietà fisiche della lega<br />

di apporto prescelta per realizzare le<br />

brasature in esame sono riportate nella<br />

Tabella II.<br />

Le prime brasature così effettuate hanno<br />

presentato, però, alle prove distruttive<br />

del cono esterno, una serie di difetti<br />

costituiti essenzialmente da parziale<br />

riempimento del meato, di spessore<br />

variabile tra 0,02-0,04 mm, con<br />

mancanza di adesione della lega di<br />

apporto alla testa in carburo di tungsteno<br />

(Fig. 6); non è stato possibile<br />

eliminare questo tipo di difettosità attraverso<br />

alcuni accorgimenti tecnici<br />

convenzionali quali, ad es., l’adozione di<br />

un cannello doppio per il riscaldamento<br />

o la realizzazione di un foro di sfiato<br />

Figura 8 - Eliminazione dei difetti di<br />

adesione.<br />

84 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

TABELLA II - Proprietà fisiche della lega di apporto.<br />

Intervallo di fusione: .......................................... 595 - 600 °C<br />

Temperatura di esercizio: ................................. 610 °C<br />

Forno: ................................................................... ~ 700 °C<br />

Densità: ................................................................ ~ 9,3 g/cm 3<br />

Resistenza alla trazione: ....................................400 - 500 N/mm 2<br />

Allungamento (l=5d): ......................................... 25 - 35 %<br />

Durezza: ............................................................... ~ 100 HB 30<br />

Resistività ρ: ........................................................ 0,06 ∝Wm<br />

Figura 7 - Foro di sfiato nel cono femmina.<br />

(Fig. 7), nel cono femmina. Ci è riuscito<br />

di eliminarle, però, facendo ruotare, al<br />

raggiungimento della temperatura di<br />

brasatura, di due giri completi il cono<br />

maschio (Fig. 8), con l’ausilio di una<br />

pinza: quest’azione meccanica ha<br />

evidentemente favorito una distribuzione<br />

pressocchè uniforme della lega<br />

fusa nel meato contribuendo a realizzare,<br />

assieme alle scelte già discusse, le<br />

condizioni ottimali dell’intero processo<br />

di brasatura secondo il<br />

quale sono state realizzate,<br />

perciò, le giunzioni<br />

brasate nelle successive<br />

fasi dello studio.<br />

Analisi numericosperimentale<br />

Individuate così le<br />

condizioni ottimali per<br />

brasare i due materiali di<br />

cui è costituita l’anima<br />

di calibratura, prima di<br />

procedere alle prove di<br />

trazione volte ad individuare<br />

la geometria della<br />

conicità di cianfrinatura<br />

dei lembi in grado di<br />

assicurare la massima<br />

capacità di resistenza a<br />

0,02 a 0,04<br />

trazione della<br />

brasatura, si è<br />

ritenuto utile<br />

individuare per<br />

via teorica il<br />

livello di sollecitazione<br />

cui sono<br />

sottoposte in<br />

esercizio le<br />

diverse brasature<br />

da testare.<br />

A questo proposito<br />

si è provveduto<br />

a condurre un’analisi numerica agli<br />

elementi finiti per valutare lo stato<br />

tensionale in corrispondenza del cono<br />

medio della lega di apporto il cui spessore<br />

normale (meato) è stato sempre<br />

assunto pari a 0,04mm.<br />

Con riferimento alla Figura 9, una volta<br />

fissati per tutti i modelli analizzati in<br />

25 mm la lunghezza assiale l del cono<br />

maschio ed in 6 mm il suo diametro<br />

minore d, si è fatto variare il diametro<br />

maggiore D dello stesso cono secondo i<br />

valori 16-18-20-22-24 mm a cui è stato<br />

sempre ricondotto anche il diametro D’<br />

del cono femmina con una rettifica postbrasatura.<br />

I cinque modelli, di cui nella Figura 10<br />

sono riportati alcuni esemplari, caratterizzati<br />

dai rapporti<br />

δ = D/d = 2.66 - 3.00 - 3.33 - 3,66-4.00,<br />

sono stati individuati, nell’ordine, con le<br />

lettere A-B-C-D-E.<br />

Portare in battuta<br />

3m ni<br />

Diametro iniziale<br />

Diametro rettificato<br />

Figura 9 - Parametri geometrici dei modelli<br />

di provini.


Figura 10 - Vista d’insieme di alcuni provini.<br />

Figura 11 - Modellazione<br />

dell’accoppiamento brasato.<br />

Lo stato tensionale lungo la generatrice<br />

del cono medio della brasatura è stato<br />

valutato con metodo agli elementi finiti<br />

mediante codice Ansys assumendo i<br />

seguenti valori del modulo Young e del<br />

coefficiente di Poisson<br />

208 Gpa....... 0,30............................. 52NiCr Mo6<br />

E = 70 Gpa ....... ν = 0,37............................. 1802 XP<br />

540 Gpa....... 0,28............................. G30<br />

Utilizzando la modellazione mostrata<br />

nella Figura 11 sono state ricavate,<br />

per carico assiale di 1GN applicato<br />

alla porzione di anima mostrata nella<br />

Figura 11, le distribuzioni lungo l’asse<br />

del cono delle sollecitazioni (radiali,<br />

tangenziali, assiali ed equivalenti di Von<br />

Mises) riportate nella Figura 12.<br />

Da questi diagrammi si evidenzia immediatamente<br />

una notevole disuniformità<br />

nella distribuzione delle suddette sollecitazioni<br />

con valori massimi che, pur<br />

riducendosi al crescere della conicità<br />

del cianfrino,<br />

si registrano<br />

sempre in corrispondenza<br />

della<br />

sezione minima<br />

del cono in prossimità<br />

della quale si<br />

innesca, evidentemente, la rottura del<br />

collegamento brasato con conseguente<br />

“sfilamento” del cono maschio dalla<br />

sede femmina.<br />

Le prove di trazione sono state condotte<br />

su tre esemplari di ognuno dei cinque<br />

modelli precedentemente definiti in<br />

U. Natale et al. - Analisi sperimentale di coppie brasate 52NiCrMo6-G30<br />

Figura 12 - Distribuzioni delle tensioni sul<br />

cono medio del metallo di apporto.<br />

maniera da poterne valutare il carico di<br />

rottura attraverso la media dei tre valori<br />

ottenuti per ciascun modello.<br />

Le testine dei provini sono state ricavate<br />

di pezzo sul tronco in 52 Ni Cr Mo6 e<br />

mediante cannotto scorrevole a foro<br />

conico ed a perimetro quadrato sul<br />

tronco in G30 che presenta, ovviamente,<br />

il tratto terminale conico.<br />

Nella Figura 13 sono evidenziate le<br />

modalità costruttive delle estremità delle<br />

teste in G30 mentre nella Figura 14 è<br />

mostrata anche l’attrezzatura che si è<br />

dovuto predisporre per l’ammorsaggio<br />

dei provini sulla macchina di prova.<br />

Alcuni provini che hanno ceduto in<br />

corrispondenza del tratto conico della<br />

testina (Fig. 15), non sono stati presi in<br />

considerazione per la valutazione del<br />

carico medio di rottura che è stato, per<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

85


U. Natale et al. - Analisi sperimentale di coppie brasate 52NiCrMo6-G30<br />

Figura 13 - Particolare costruttivo delle teste<br />

in G30.<br />

ciascun modello, calcolato solo per i casi<br />

in cui le rotture dei provini sono avvenute<br />

(Fig. 16), per “sfilamento” dei due<br />

coni brasati e con una caratteristica<br />

statica come quella evidenziata nella<br />

Figura 17.<br />

Nella Tabella III e nella Figura 18 sono<br />

riportati i risultati delle prove effettuate<br />

che evidenziano come la capacità<br />

portante delle brasature eseguite risulti<br />

funzione del rapporto δ ed, in particolare,<br />

presenti un massimo in corrispondenza<br />

del valore δ = 3.<br />

Conclusioni<br />

Dovendo procedere alla brasatura di<br />

un’anima di calibratura utilizzando due<br />

materiali dissimili (acciaio da bonifica<br />

52NiCrMo6 e carburo di tungsteno G30)<br />

si è preliminarmente individuata nella<br />

brasatura forte al cannello la tecnica di<br />

Figura 15 - Tipologia di rottura non valida.<br />

Figura 16 - Rottura per “sfilamento”<br />

stelo-testa.<br />

86 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

Figura 14 - Modalità di ammorsaggio dei provini.<br />

brasatura più conveniente allo scopo.<br />

Successivamente, dopo aver motivato le<br />

scelte del decapante in pasta Castolin<br />

1802PF per proteggere la brasatura e del<br />

materiale di apporto, lega di argento,<br />

Castolin 1802F/XFC per eseguirla, si è<br />

individuato in una torsione del cianfrino<br />

conico maschio, da effettuare al raggiungimento<br />

della temperatura di brasatura,<br />

nella corrispondente sede femmina<br />

dell’acciaio da bonifica, l’accorgimento<br />

essenziale per eliminare ogni difetto di<br />

adesione della lega di apporto al cono in<br />

carburo di tungsteno.<br />

Dopo un’analisi agli elementi finiti che<br />

ha consentito di determinare, in via<br />

puramente teorica, la distribuzione dello<br />

stato tensionale in corrispondenza del<br />

cono medio della lega di argento e di<br />

TABELLA III - Risultati delle prove effettuate.<br />

Modello<br />

d<br />

[mm]<br />

l<br />

[mm]<br />

d<br />

[mm]<br />

δ<br />

evidenziarne le variazioni con la conicità<br />

di preparazione dei lembi, si è<br />

proceduto a testare sperimentalmente 5<br />

tipologie di preparazione dei lembi<br />

corrispondenti ad altrettanti valori del<br />

rapporto δ tra i diametri delle sezioni<br />

estreme del cono di cianfrinatura.<br />

Queste prove hanno consentito di<br />

evidenziare l’esistenza di un valore ottimale<br />

δ = 3 del suddetto rapporto in corrispondenza<br />

del quale le brasature realizzate<br />

presentano la massima capacità a<br />

resistere a carichi assiali.<br />

Tale comportamento trova spiegazione<br />

nel fatto che ad un aumento del rapporto<br />

δ corrisponde, ovviamente, non solo un<br />

incremento della superficie di brasatura<br />

ma anche una riduzione della tensione di<br />

rottura della lega di argento attribuibile<br />

Al<br />

[mm 2 ]<br />

Rm<br />

[kN]<br />

A 6 25 16 2,6 863,50 135,66<br />

B 6 25 18 3 942,00 142,50<br />

C 6 25 20 3,33 1020,50 137,30<br />

D 6 25 22 3,66 1099,00 127,00<br />

E 6 25 24 4 1177,50 121,00<br />

Ri<br />

[kN]<br />

A1 125<br />

A2 142<br />

A3 140<br />

B1 137<br />

B2 148<br />

B3 -<br />

C1 143<br />

C2 130<br />

C3 138<br />

D1 130<br />

D2 127<br />

D3 124<br />

E1 132<br />

E2 -<br />

E3 110


Figura 17 - Caratteristica statica di rotture<br />

per “sfilamento”.<br />

ad un maggiore grado di disuniformità<br />

nella distribuzione delle temperature<br />

lungo le generatrici dei cianfrini conici<br />

di accoppiamento: il risultato complessivo<br />

di questi due effetti contrapposti è<br />

tale da comportare l’individuazione di<br />

un valore ottimale del rapporto δ cui<br />

corrisponde un massimo della capacità<br />

portante delle brasature in esame.<br />

Ringraziamenti<br />

Si ringraziano il Prof. Ing. Antonio De<br />

Iorio, Direttore del Dipartimento di<br />

Progettazione e Gestione Industriale<br />

dell’Università di Napoli Federico II, e<br />

le Officine Meccaniche Pontillo srl di<br />

Scafati (SA) per aver messo a disposizione<br />

degli Autori parte del materiale<br />

utilizzato per le prove di laboratorio.<br />

Bibliografia<br />

Umberto NATALE è Docente nella Facoltà di<br />

Ingegneria dell’Università di Napoli Federico II,<br />

presso la quale è titolare dei corsi di Costruzioni<br />

Saldate e di Progettazione Meccanica. È viceDirettore<br />

del Dipartimento di Progettazione e<br />

Gestione Industriale dove svolge attività di<br />

ricerca scientifica e consulenza industriale<br />

nell’ambito, prevalentemente, della resistenza<br />

statica ed a fatica delle strutture saldate. Coordina<br />

il gruppo di ricerca interdipartimentale sullo<br />

sviluppo dei processi di saldatura ad elevato tasso<br />

di deposizione in controllo adattativo.<br />

Marco CAPACCIO, laureato in Ingegneria<br />

Meccanica, svolge attività professionale di consulente<br />

industriale nell’ambito della progettazione<br />

di impianti meccanici.<br />

U. Natale et al. - Analisi sperimentale di coppie brasate 52NiCrMo6-G30<br />

Figura 18 - Variazione della resistenza media<br />

con la conicità di cianfrinatura.<br />

[1] Sabadasc O.M., Khorunov V.F.: «Materials and technology for flux brazing<br />

and soldering of aluminium and aluminium to steel», Paton Welding Journal,<br />

Oct. 2005.<br />

[2] Kang S.K, Sarkhel A.K.: «Lead-free solders for electronic packaging»,<br />

Journal of Electronic Materials, Vol. 23, n. 8, 1994.<br />

[3] Moon K.W. et al.: «Experimental and thermodynamic assessment of Sn-Ag-<br />

Cu solder alloy», Journal of Electronic Materials, Vol. 29, n. 10, 2000.<br />

[4] Dittes M., Walter H.: «Advanced alloy for lead-free solder balls», Soldering,<br />

n. 1, 2003.<br />

[5] Maxsimova S.V. et al.: «Vacuum brazing of dispersion-strengthened copper<br />

alloy Glidcop Al-25», Paton Welding Journal, Oct. 2002.<br />

[6] Kruzmin N.G., Sevostyanov V.P.: «Fluxless soldering of liquid crystal indicators»,<br />

Welding International, Aug. 2005.<br />

[7] Sievert T.A. et al.: «Zeroing in on lead-free solder database», Welding<br />

Journal, Oct. 2005.<br />

[8] Holmström M.S. et al.: «Brazing an iron based ODS alloy and joint performance<br />

and structure», Welding in the World, Sept.-Oct. 2000.<br />

[9] Kempf B. et al.: «Neue lote zum fügen von chrom-nickel-stählen»,<br />

Schweissen und Schneiden, n. 1, 2001.<br />

[10] American Society for Metals: «Welding, brazing, and soldering handbook»,<br />

ASM International, Materials Park, Ohio, 1992.<br />

Vincenzo ROSIELLO è ricercatore confermato<br />

presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di<br />

Napoli Federico II, e svolge la propria attività<br />

didattica e scientifica presso il Dipartimento di<br />

Progettazione e Gestione Industriale. Insegna<br />

Macchine di Sollevamento e Trasporto e Costruzioni<br />

Saldate e collabora con il gruppo di ricerca<br />

interdipartimentale sulla saldatura.<br />

Roberto PARADISO , laureato in Ingegneria<br />

Meccanica, è stato titolare di un contratto di<br />

collaborazione continuativa con il Dipartimento<br />

di Progettazione e Gestione Industriale dell’Università<br />

di Napoli Federico II ed è, attualmente,<br />

tutor del corso teleimpartito di Affidabilità e Sicurezza<br />

delle Costruzioni Meccaniche.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

87


International Institute of Welding<br />

Fracture analysis of<br />

strength undermatched<br />

welds of thin-walled<br />

aluminium structures<br />

using FITNET procedure (°)<br />

1. Introduction<br />

Driven by the demand for lighter and<br />

cost-effective airframes as well as by the<br />

close competition with the non-metallic<br />

composite materials, the design of<br />

metallic structures in the airframe fabrication<br />

has experienced revolutionary<br />

changes during the last decade. The well<br />

established joining technique by rivets is<br />

currently being replaced for some<br />

airframe applications by welding using<br />

novel welding technologies like laser<br />

beam welding (LBW) and friction stir<br />

welding (FSW). The adoption of these<br />

welding processes provides savings in<br />

structural weight and fabrication cost up<br />

to about 15% [1]. The most widely used<br />

metallic material in aircraft structures is<br />

aluminium and was deemed to be<br />

unweldable [2]. However, newly developed<br />

aluminium alloys with silicon (Si)<br />

and magnesium (Mg) as the main<br />

alloying elements facilitate the use of<br />

low heat input welding technologies to<br />

manufacture crack and porosity free<br />

welds with good mechanical properties<br />

compared to the properties of the<br />

conventional base material alloys.<br />

(°) Doc. IIW-1709-05 (ex-doc. X-1577-05) recommended<br />

for publication by Commission X<br />

“Structural performances of welded joints -<br />

Fracture avoidance”.<br />

* GKSS Research Center, Institute for Materials<br />

Research (Germany).<br />

Summary<br />

Stringer-to-skin joints in advanced<br />

airframes of some airplanes are already<br />

being produced using LBW with the use<br />

of 12% Si containing wire, whereas for<br />

the skin-to-skin joints, LBW and FSW<br />

techniques are currently under consideration<br />

in order to replace conventional<br />

E. Seib *<br />

M. Koçak *<br />

The paper presents a methodology for the residual strength prediction<br />

for the load carrying thin-walled components with highly strength undermatched<br />

welds containing cracks. The analysis is based on the strength<br />

Mismatch Option of the Fracture Module, being a part of the newly<br />

developed fitness-for service (FFS) procedure FITNET. The Mismatch<br />

Option of the FITNET Fracture Module allows for the account of weld<br />

features like the weld tensile properties and weld geometry in the fracture<br />

analysis of cracked welded components. The methodology described<br />

was verified with the generated experimental results within this investigation.<br />

The material used is an age-hardening aluminium alloy 6013 in<br />

T6 temper condition used in recent airframe components. The welds in<br />

the form of butt joints were produced using the CO 2 laser beam and friction<br />

stir welding processes. The deformation and fracture behaviour as<br />

well as the special features with respect to the FITNET FFS Procedure<br />

were analyzed. The results have shown that using the presented methodology<br />

along with newly proposed recommendations for the input data<br />

selection, conservative predictions of the maximum load carrying<br />

capacity of the large welded panels under tensile loading containing a<br />

long crack in the weld can be obtained.<br />

KEYWORDS: Aerospace; Aluminium alloys; Butt joints; Cracking;<br />

Defects; Deformation; Elongation; Fractures; Friction stir welding; Friction<br />

welding; Laser welding; Light metals; Mechanical properties; Mismatch;<br />

Plastic deformation; Photon beam welding; Radiation welding; Reference<br />

lists; Strength;Thermomechanically affected zone; Thin; Ultimate tensile<br />

strength;Weld zone;Yield strength.<br />

riveted lap joints. Current metallic<br />

airframes of airplanes are designed to<br />

satisfy the damage tolerance requirements<br />

in terms of fatigue and residual<br />

strength. The residual strength of a<br />

structure is defined as the remaining<br />

load carrying capacity in presence of one<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

91


E. Seib e M. Koçak - Fracture analysis of strength undermatched welds of thin-walled aluminium structures using FITNET procedure<br />

or multiple cracks. Conventional<br />

analysis tools for the residual strength<br />

prediction of riveted thin-walled structures<br />

are well established. However, the<br />

move from the differential (riveted) to<br />

integral (welded) design of the airframe<br />

components introduces new aspects,<br />

which potentially need to be considered<br />

in the analysis route for cracked welded<br />

components made of thin sheets. The<br />

material is no longer homogeneous since<br />

joining of aluminium alloys by LBW<br />

and FSW usually produces a weld joint<br />

area having lower strength (undermatching)<br />

than the base material. In<br />

such welded structures, a lower strength<br />

weld zone leads to a localization of the<br />

plastic strain if the component experiences<br />

a high level of external loads. In<br />

particular, for cracks located in the weld<br />

material, the plastic zone at the crack tip<br />

is entirely confined to the softer weld<br />

material leading to an increase of the<br />

crack tip constraint, which in turn may<br />

influence the fracture performance of<br />

the welded component. Therefore, it is<br />

essential to take into account of the<br />

material heterogeneity when structural<br />

integrity assessment needs to be<br />

conducted for cracks in the vicinity of<br />

such welds.<br />

The identification of adequate input<br />

parameters based on the experimental<br />

observation of the deformation and<br />

damage process in the weld area is<br />

essential to describe the critical condition<br />

of strength undermatched structures.<br />

The selection of the strength and<br />

fracture toughness properties to be used<br />

in the FFS analysis of welded thinwalled<br />

structures has significant implications<br />

on the results. Currently,<br />

FITNET FFS procedure [3] is considering<br />

an analysis route for the assess-<br />

LBW butt joints<br />

a) LBW butt joints<br />

Figure 1 - Macro-sections.<br />

92 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

ment of welds in<br />

thin-walled structures.<br />

Therefore, this<br />

paper aims at<br />

providing a validated<br />

procedure to assess<br />

the structural significance<br />

of flaws in<br />

strength undermatched<br />

LBW and<br />

FSW welds in thin<br />

Al-alloy sheets.<br />

2. Deformation<br />

characteristics<br />

of highly<br />

strength<br />

undermatched<br />

welds<br />

The material investigated<br />

within this<br />

work is an age-hardening<br />

Al-alloy 6013<br />

in T6 temper condition.<br />

The thickness of<br />

the sheets was varied<br />

between 2.2 mm to<br />

2.6 mm. The laser<br />

beam welding has<br />

been carried out<br />

using a single CO 2<br />

laser source with a<br />

AlSi12 filler wire.<br />

The optical macrosections<br />

of both<br />

LBW and FSW butt joints are shown in<br />

Figure 1. No post weld heat treatment<br />

has been applied to the welds. Both<br />

welding processes produced, as<br />

expected, strength undermatched welds<br />

(i.e. weld having lower yield strength<br />

than base metal). The Vickers micro-<br />

FSW butt joints<br />

b) FSW butt joints<br />

a) LBW butt joints<br />

b) FSW butt joints<br />

Figure 2 - Micro-hardness profiles.<br />

hardness profiles for both LBW and<br />

FSW butt joints are shown in Figure 2<br />

which clearly demonstrates the loss of<br />

strength in the weld area. The LBW joint<br />

exhibits the lowest hardness in the<br />

fusion zone whereas the FSW joint<br />

shows two distinguished hardness


E. Seib e M. Koçak - Fracture analysis of strength undermatched welds of thin-walled aluminium structures using FITNET procedure<br />

minima in the thermo-mechanically<br />

affected zone (TMAZ) on each side of<br />

the nugget area.<br />

A detailed knowledge on the evolution<br />

of the plastic deformation at the crack tip<br />

in mismatched structures is essential to<br />

develop a methodology to assess its<br />

structural significance. For this purpose,<br />

a detailed investigation was conducted<br />

by using the experimental image<br />

analysis of the ARAMIS system [4].<br />

ARAMIS is a correlation based image<br />

evaluation technique to capture the<br />

deformation distribution of a sample<br />

under load. The sample (large welded<br />

panel in this study) is viewed by a CCD<br />

camera, which records the surface deformation<br />

in the form of digital images.<br />

The system then enables the calculation<br />

of the surface displacement and surface<br />

strain fields at each deformation step.<br />

The measurement area captured by the<br />

CCD camera was about 70 mm wide so<br />

that the welds of this maximum length,<br />

ahead of the crack tip, could be monitored.<br />

The plastic zone evolution in<br />

LBW M(T)760, FSW nugget M(T)750<br />

and FSW TMAZ M(T)750 panels is<br />

qualitatively shown in Figures 3-5,<br />

respectively. In all three cases the plastic<br />

deformation is entirely confined to the<br />

lower yield strength weld material and<br />

does not penetrate into the base material.<br />

3. Weld strength mismatch<br />

phenomenon<br />

The yield load of a cracked component<br />

is defined as the load level at which the<br />

uncracked ligament starts yielding. For<br />

the simple case of a homogeneous<br />

middle cracked M(T) panel with a total<br />

width 2W, thickness B and the crack<br />

length 2a, the yield load solution, F YB,<br />

under plane stress condition is [5]:<br />

(1)<br />

where<br />

σYB is the yield strength of the material.<br />

For a weld strength mismatched configuration<br />

the yield load also depends on<br />

the yield strength of the weld material<br />

and the parameter which defines the ratio of the uncracked<br />

(2)<br />

Figure 3 - Evolution of the plastic zone ahead of the crack tip in the M(T)760 LBW plate.<br />

Figure 4 - Evolution of the plastic zone ahead of the crack tip in the M(T)750 FSW plate with a<br />

crack in the nugget area along the weld centreline.<br />

ligament length, W-a, and the weld<br />

width, 2H. The mismatched yield load<br />

solution, F YM, for a butt welded M(T)<br />

panel with strength undermatched weld,<br />

i.e. the plastic deformation at the crack<br />

tip is entirely confined to the weld material,<br />

is given by [6]:<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

93


E. Seib e M. Koçak - Fracture analysis of strength undermatched welds of thin-walled aluminium structures using FITNET procedure<br />

Figure 5 - Evolution of the plastic zone ahead of the crack tip in the M(T)750 FSW plate with a<br />

crack in TMAZ.<br />

where<br />

is the mismatch factor defining the ratio<br />

between the weld (σ YW) and the base<br />

(σ YB) material yield strengths. The<br />

mismatch yield load solution is graphically<br />

depicted in Figure 6, which also<br />

shows the yield load solution for an<br />

overmatched case [6].<br />

The description of the weld strength<br />

mismatch as given above clearly indicates<br />

that an assessment of flaws in the<br />

vicinity of welds requires a particular<br />

assessment procedure. This situation has<br />

been well practiced for strength overmatched<br />

steel or Ti-alloy welds. Flaws<br />

within the strength overmatched welds<br />

are principally protected. However, Alalloy<br />

weldments generally show<br />

strength undermatching in varying<br />

degree depending on the alloy type and<br />

94 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

(3)<br />

(4)<br />

welding technology used. Contrary to<br />

the overmatched welds, flaws within the<br />

lower strength weld deposit will not<br />

protected from applied strain by using<br />

inherent strength properties of the weld<br />

metal. Therefore, it is essential to<br />

provide additional shielding mechanisms<br />

for such flaws to promote damage<br />

tolerant behaviour. Development of efficient<br />

joint design and “local engineering”<br />

methods (e.g. strengthening of<br />

the weld area) are required to overcome<br />

the loss of the load carrying capacity of<br />

such welds almost in all geometries.<br />

4. Methodology and approach<br />

The residual strength analysis of LBW<br />

and FSW wide plates is based on the<br />

Fracture Module of the FITNET FFS<br />

Procedure which has been newly developed<br />

within a European thematic<br />

network FITNET [3, 7]. The procedure<br />

covers the failure (in four major areas:<br />

fracture, fatigue, creep, corrosion)<br />

analysis of metallic structures with and<br />

without welds giving clear guidelines for<br />

the evaluation of the structural significance<br />

of defects. The Fracture Module<br />

provides an engineering methodology<br />

for a prediction of critical conditions in<br />

terms of the maximum load or critical<br />

crack length in a cracked component.<br />

For the analysis of detected of postulated<br />

weld defects, the FITNET FFS Procedure<br />

provides a special analysis option.<br />

Figure 6 - Mismatch yield load solution of a M(T) panel with a crack in the weld centre [6].


E. Seib e M. Koçak - Fracture analysis of strength undermatched welds of thin-walled aluminium structures using FITNET procedure<br />

The FITNET FFS approach uses the<br />

methodology formerly known as the<br />

SINTAP procedure [8] and extends it<br />

with fully validated strength undermatched<br />

welded thin-walled structures.<br />

If the yield strength difference between<br />

the base and weld materials is more than<br />

10%, the FITNETT FFS Mismatch<br />

Option provides an assessment route<br />

accounting for the special features of<br />

welds, as it was established within the<br />

SINTAP procedure.<br />

In the following, only the set of equations<br />

for the Mismatch Option of the<br />

Fracture Module will be given. For the<br />

complete information on the different<br />

analysis options within the FITNET FFS<br />

Procedure, the reader is referred to [3].<br />

The required input information, as<br />

schematically illustrated in Figure 7, for<br />

the application of the Fracture Module<br />

to cracked welded structures will be<br />

given subsequently, including the determination<br />

of the weld metal tensile and<br />

fracture properties.<br />

4.1 FITNET FFS Procedure - Fracture<br />

Module: Option 2: Weld strength<br />

mismatch<br />

The Fracture Module provides two<br />

Material related input:<br />

- tensile properties<br />

of base and weld materials<br />

- fracture resistance<br />

complementary analysis routes: Failure<br />

Assessment Diagram (FAD) and Crack<br />

Driving Force (CDF). Since both routes<br />

are based on the same set of equations,<br />

their predictions are also the same.<br />

Therefore, only the CDF route will be<br />

presented in this paper. The CDF<br />

expression in terms of the crack tip<br />

opening displacement (CTOD), δ, is<br />

given as:<br />

with the elastic part of CTOD, δ e:<br />

K denotes the elastic stress intensity<br />

factor,<br />

the parameter m (m = 1 for plane stress<br />

and m = 2 for plane strain) is considered<br />

a constraint parameter,<br />

E’ = E for place stress and<br />

E’ = E/(1-v 2 ) for plane strain (E =<br />

Young’s modulus, v = Poisson’s ration),<br />

and<br />

FITNET Procedure<br />

Fracture Module<br />

Prediction of critical conditions:<br />

- critical crack size<br />

- maximum load level<br />

Figure 7 - Required input information for the application of the FITNET FFS Procedure - Fracture Module.<br />

(5)<br />

(6)<br />

is the ratio of externally applied load, F,<br />

and the yield load, F Y, of the cracked<br />

component which is a function of the<br />

material’s yield strength, σ Y, of the<br />

crack location and component/weld<br />

geometry. Regarding the selection of E’,<br />

the plane stress condition has been<br />

chosen due to the fact of the thin sheet<br />

material. It should be pointed out that<br />

for v = 0.3, E’ for the plane strain case<br />

differs only by a factor of 1.1<br />

from the plane stress case, whereas the<br />

variation of m between 1 and 2 is much<br />

more pronounced. The plasticity correction<br />

function, ƒ/(L r) is subdivided into<br />

different options within the FITNET<br />

FFS Procedure and is dependent on the<br />

extent of the material data input and on<br />

the case analyzed (homogeneous or<br />

heterogeneous with strength mismatch).<br />

For a strength mismatched configuration<br />

(FITNET FFS Fracture Module Option<br />

2), the plasticity correction function is<br />

defined as:<br />

Component or structure<br />

related input:<br />

- K-factor solution<br />

- Yield load solution<br />

(7)<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

95


E. Seib e M. Koçak - Fracture analysis of strength undermatched welds of thin-walled aluminium structures using FITNET procedure<br />

Strain hardening exponents for mismatch, N M, base, N B, and weld materials, N W, are<br />

defined as follows:<br />

σUTS denotes the ultimate tensile<br />

strengths of base (subscript B) and weld<br />

(subscript W) materials. FYM and FYB are<br />

the yield load solutions for the mismatch<br />

and base material plates, respectively.<br />

By the use of Eq. (14), the FITNET FFS<br />

procedure takes account of the interaction<br />

between base and weld metals in<br />

terms of post-yield properties of the<br />

weld joint constituents. The described<br />

procedure aims at reducing the excessive<br />

conservatism<br />

(in case of overmatching)<br />

and<br />

non-conservatism<br />

(in case of undermatching)<br />

in<br />

prediction of critical<br />

conditions for<br />

weld flaws. The<br />

present paper<br />

focuses on the<br />

validation for the<br />

safe applicability<br />

of this procedure<br />

to thin-walled<br />

highly strength<br />

undermatched Al-<br />

96 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

alloy welds. Contrary to the overmatched<br />

cases, there is a need for a fully<br />

validated procedure for undermatched<br />

welds.<br />

4.2 Material related input<br />

information<br />

4.2.1 Tensile properties<br />

One of the major input parameters in the<br />

FITNET FFS analysis is the yield load<br />

of the mismatched configuration.<br />

Figure 8 - Schematics of the micro-flat tensile specimen extraction from the LBW and FSW welds.<br />

(8)<br />

(9)<br />

(10)<br />

(11)<br />

(12)<br />

(13)<br />

(14)<br />

(15)<br />

(16)<br />

The yield load solution presented above<br />

contains the mismatch factor M, which<br />

in turn depends on the yield strength of<br />

the weld material. An important task is<br />

therefore the determination of the weld<br />

metal tensile properties. Two approaches<br />

will be presented in the following:<br />

tensile tests using standard flat specimens<br />

containing transverse welds and<br />

micro-flat tensile specimens.<br />

It is known that the standard flat tensile<br />

specimens produce tensile properties of<br />

the whole joint covering the interaction<br />

between base and weld areas. However,<br />

micro-flat tensile specimens enable the<br />

determination of local tensile properties.<br />

These 0.5 mm thick and 1.5 mm wide<br />

small specimens, see Figure 8, were<br />

extracted using electrical discharge<br />

machining (EDM) from different locations<br />

of the LBW and FSW joints.<br />

Figure 8 also shows the extraction technique<br />

for sheet thicknesses up to about<br />

3.0 mm. For thicker plates, specimens<br />

can also be extracted across the weld<br />

joint. This technique yields full stressstrain<br />

curves obtained from the bulk<br />

material of the region of interest. The<br />

elongation was measured at a gauge<br />

length of L 0 = 7 mm. It should be noted<br />

that micro-flat tensile specimens are<br />

made of all-weld material and thus<br />

provide the intrinsic (local) material<br />

tensile properties.<br />

The stress-strain curves are shown in<br />

Figure 9 a) along with the base material<br />

curve. The undermatching nature of the<br />

LBW and FSW joints is clearly visible.<br />

Since the TMAZ region is narrower than<br />

the width of the micro-flat tensile specimen,<br />

tensile specimens from that region<br />

also contained material of HAZ. This


E. Seib e M. Koçak - Fracture analysis of strength undermatched welds of thin-walled aluminium structures using FITNET procedure<br />

a) from the micro-flat tensile specimens<br />

b) from standard transverse flat<br />

Figure 9 - Stress-strain curves of LBW, FSW,<br />

and base materials obtained.<br />

has led to a higher<br />

stress-strain curve<br />

although the hardness<br />

is found to be<br />

the lowest in the<br />

TMAZ region. In the<br />

defect assessment the<br />

lowest stress-strain<br />

curve of the FSW<br />

joint will be used to<br />

be on the conservative<br />

side.<br />

Global tensile properties<br />

of LBW and<br />

FSW joints were<br />

determined by<br />

tensting standard flat<br />

tensile specimens<br />

according to the standard<br />

DIN EN 895<br />

with transverse<br />

welds. In order to<br />

make a comparison<br />

of the tensile properties<br />

between welded<br />

joints and the base<br />

material excluding<br />

any geometry and<br />

size effects, specimens<br />

of the same<br />

geometry were<br />

prepared from the<br />

base material. The<br />

elongation was<br />

measured at a gauge<br />

length of 50 mm.<br />

Since the plastic<br />

strain entirely localized within the softer<br />

weld material, the elongation at fracture<br />

is obviously much smaller than that in<br />

the base material specimen, Figure 9 b).<br />

Table 1 summarizes the tensile strength<br />

and elongation values for all materials.<br />

For the LBW material, the standard<br />

specimens yielded much higher yield<br />

and ultimate tensile strength than the<br />

micro-flat tensile specimens. The higher<br />

strength values should be expected due<br />

to the constrained plastic deformation<br />

within the welds (both LBW and FSW)<br />

which leads to a higher stress triaxiality.<br />

However, the (apparent) yield strength<br />

increase is primarily attributed to the<br />

relatively large gauge length for the<br />

strain measurement in the standard specimens.<br />

Since the yield strength is determined<br />

in terms of the 0.2% proof stress,<br />

it is dependent on the gauge length.<br />

A reduction of a gauge length will<br />

increase the strain and decrease the 0.2%<br />

proof stress [9]. The sensitivity of the<br />

FITNET FFS residual strength prediction<br />

to the weld metal yield strength will be<br />

demonstrated in a later section including<br />

the recommendation for the suitable<br />

determination of the weld metal tensile<br />

properties. The differences in LBW and<br />

FSW tensile properties are due to their<br />

weld metal microstructures and weld<br />

geometries (FSW has a much larger<br />

width, 2H, than the LBW joint, see Figure<br />

1). The large differences in weld widths<br />

strongly influences the deformation<br />

behaviour of the undermatched joints.<br />

Table 1 - Material properties of the weld and base materials obtained from micro-flat and standard transverse flat tensile (gauge<br />

length 50 mm) specimens.<br />

Material<br />

Yield strength<br />

σ γ = R p0.2<br />

MPa<br />

Tensile strength<br />

σ UTS<br />

MPa<br />

Micro-flat tensile specimens<br />

Elongation<br />

at fracture, A<br />

%<br />

Base (LT) 330 365 11.5<br />

Mismatch factor,<br />

M =σ YW/σ YB<br />

–<br />

LBW (FZ) 145 165 2.0 0.44<br />

FSW (nugget) 185 295 28.5 0.56<br />

FSW (TMAZ) 200 285 13.0 0.61<br />

Standard flat tensile specimens<br />

Base (LT) 360 395 12.6<br />

LBW 240 290 0.9<br />

FSW 210 285 2.6<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

97


E. Seib e M. Koçak - Fracture analysis of strength undermatched welds of thin-walled aluminium structures using FITNET procedure<br />

4.2.2 Fracture resistance<br />

The widely used standard for the Rcurve<br />

determination of the thin sheet<br />

material is ASTM E 561 [10] and is well<br />

established for the aerospace applications.<br />

However, the methodology given<br />

in this standard is only valid for homogeneous<br />

(unwelded) materials. The<br />

determination of the plasticity corrected<br />

effective crack length (Δa eff), as required<br />

within this standard, is not transferable<br />

to welded configurations in a straightforward<br />

manner. The plastic zone development<br />

at the tip of the crack within the<br />

weld deposit is not similar to those of the<br />

homogeneous base metal crack. The<br />

Figure 10<br />

a) CTOD δ 5 R-curves for LBW (crack in<br />

fusion zone) and FSW (nugget and<br />

TMAZ cracks) welds obtained from the<br />

respective C(T)50 specimens<br />

b) Critical events of LBW and FSW M(T)<br />

panels where the panels experienced<br />

unstable fracture<br />

98 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

ARAMIS method has demonstrated the<br />

confined and elongated plasticity development<br />

ahead of the undermatched weld<br />

cracks in Figures 3-5. Therefore, the<br />

standard methodology for the plastic<br />

zone size determination and hence the<br />

calculation of the effective crack extension<br />

for the cracks in strength<br />

mismatched welds needs to consider the<br />

mismatch factor (M) and the size of the<br />

weld (2H). Moreover, the current<br />

FITNET FFS Procedure needs an Rcurve<br />

in terms of a physical crack length<br />

(Δa phy). The CTOD δ 5 approach [11]<br />

offers a method for the determination of<br />

the fracture resistance curves, which is<br />

particularly suited<br />

for thin-walled structures.<br />

A specially<br />

designed clip is<br />

attached across (5.0<br />

mm gauge length)<br />

the fatigue crack tip<br />

to measure the crack<br />

tip opening displacement<br />

as the crack<br />

advances during<br />

loading.<br />

Figure 10 a) shows<br />

the fracture resistance<br />

curves in terms<br />

of CTOD δ 5 obtained<br />

for the LBW and<br />

FSW joints from the<br />

respective C (T) 50<br />

specimens with a/W<br />

= 0.5 using the<br />

multiple specimen<br />

technique. Antibuckling<br />

guides were<br />

used to ensure the<br />

Mode I type loading<br />

during the testing of<br />

the C(T)50 specimens.<br />

The R-curve<br />

for the LBW weld<br />

exhibited the lowest,<br />

whereas for the FSW<br />

joint with a crack in<br />

the nugget area the<br />

highest R-curve.<br />

Figure 10 b) depicts<br />

the critical CTOD δ 5<br />

values at the final<br />

failure, being also the<br />

maximum load, of<br />

corresponding stable<br />

crack extension. It<br />

can be seen that these<br />

values lie on the curve fits of the respective<br />

C(T)50 specimens indicating the<br />

geometry independence of these fracture<br />

resistance curves.<br />

4.3 Component related input data<br />

4.3.1 K-factor solution<br />

The K-factor for a middle cracked M(T)<br />

panel is available in a closed form solution<br />

[12]:<br />

where<br />

(17)<br />

F is the applied load,<br />

2W is the total panel width,<br />

a is the half crack length, and<br />

B is the panel thickness (B = 2.6 mm<br />

for LBW and B = 2.2 mm for FSW).<br />

Since K is a purely geometrical function,<br />

it is also valid for heterogeneous configurations<br />

like welded panels.<br />

4.3.2 Yield load solution<br />

The second component related input<br />

parameter of the FITNEY FFS flaw<br />

assessment procedure is the mismatch<br />

corrected yield load solution, F YM,<br />

which has already been presented in the<br />

previous section and given according to<br />

[6] as:<br />

[see (3)]<br />

Note that this solution is only valid for<br />

highly undermatched welds where the<br />

plastic deformation at the crack tip<br />

located in the weld does not penetrate<br />

into the base material. This consideration<br />

is specifically applicable to both<br />

LBW and FSW butt joints of 6xxx series<br />

Al-alloys.<br />

5. FITNET prediction of the load<br />

carrying capacities of the<br />

welded M(T) panels<br />

The input information needed for the<br />

application of the FITNET FFS Procedure<br />

- Fracture Module (see Figure 7) is<br />

presented in previous sections.


E. Seib e M. Koçak - Fracture analysis of strength undermatched welds of thin-walled aluminium structures using FITNET procedure<br />

Figure 11 - Sensitivity of the residual strength<br />

prediction to the yield strength of the weld<br />

material.<br />

First, the sensitivity of the residual<br />

strength predictions to the weld material<br />

yield strength will be demonstrated on<br />

the example of the LBW panel, however,<br />

the results are also valid for the FSW<br />

panels. The local (intrinsic) tensile properties<br />

of the very small laser weld metal<br />

may not always be available in many<br />

cases. Therefore, it is important to<br />

demonstrate the significance of the<br />

tensile property selection for the structural<br />

integrity assessment of flaws<br />

within the strength undermatched welds.<br />

Figure 11 shows the predicted load-<br />

CTOD curves for different yield strength<br />

values of the weld material.<br />

If the yield strength value (145 MPa, see<br />

Table 1) obtained from the micro-flat<br />

tensile specimens is used, the prediction<br />

of the maximum load as well as of the<br />

deformation behaviour closely agrees<br />

with the experimental results. However,<br />

if the yield strength value is taken from<br />

the standard transverse tensile specimen,<br />

the prediction of the residual strength of<br />

the large panels is non-conservative.<br />

In the second case, σ YW,LBW = R p0.2,LBW<br />

= 175 MPa has been used which results<br />

from a standard transverse tensile specimen<br />

with a gauge length of 8 mm, i.e.<br />

close to the LBW weld area [9]. Higher<br />

yield strength values of the weld material,<br />

as they are obtained from standard<br />

specimens with a gauge length of 50 mm<br />

(see Table 1), would result in an even<br />

higher non-conservatism.<br />

It should be noted that the predicted<br />

maximum load is close to the yield load<br />

the undermatched<br />

weld metal is an<br />

essential part of the<br />

FITNET FFS flaw<br />

assessment procedure.<br />

It is therefore<br />

recommended to use<br />

micro-flat tensile<br />

specimens to<br />

generate local tensile<br />

properties of the<br />

undermatched weld<br />

metals to prevent<br />

non-conservative<br />

predictions of the<br />

critical conditions<br />

using the FITNET<br />

FFS Procedure.<br />

It should be noted<br />

that in the case of<br />

overmatched weld<br />

metals, the use of<br />

base metal tensile<br />

properties or values<br />

obtained from standard<br />

flat tensile specimens<br />

will lead to<br />

highly conservative<br />

predictions.<br />

However, analysis of<br />

the undermatched<br />

case is much more<br />

critical for the selection<br />

of the material<br />

input data.<br />

In all three cases, the<br />

instability point was<br />

reached within the<br />

range of the R-curve<br />

that has been covered<br />

level F = F YM, which<br />

in turn is directly<br />

related to the<br />

mismatch factor M<br />

(see also Figure 6).<br />

An inaccurate determination<br />

of the weld<br />

material yield<br />

strength will significantly<br />

affect the<br />

maximum load<br />

prediction. Based on<br />

this sensitivity<br />

analysis, it becomes<br />

clear that the determination<br />

of the local<br />

tensile properties of<br />

during their determination with C(T)50<br />

specimens.<br />

That means that the R-curves generated<br />

on small scale specimens were of sufficient<br />

size to predict the fracture behaviour<br />

of large M(T) panels, see Figures 12<br />

a) - 14 a).<br />

The load-CTOD diagrams Figure 12 b) -<br />

14 b) also contain the yield load level,<br />

given by the dotted line F = F YM, and the<br />

load level F = F UTS, shown by the<br />

dashed line, at which the net section<br />

stress reaches the ultimate tensile<br />

strength of the weld joint:<br />

F UTS = 2 σ UTS B (W - a). (18)<br />

a) Prediction of the maximum load carrying<br />

capacity of the LBW M(T)760 panel<br />

b) Comparison between the predicted and<br />

experimental results including the variation<br />

of the constraint parameter m<br />

Figure 12<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

99


E. Seib e M. Koçak - Fracture analysis of strength undermatched welds of thin-walled aluminium structures using FITNET procedure<br />

Figure 13<br />

a) Prediction of the maximum load carrying<br />

capacity of the FSW M(T)750 panel with<br />

a crack in the nugget area<br />

b) Comparison between the predicted and<br />

experimental results including the variation<br />

of the constraint parameter m<br />

Note that the ultimate tensile strength of<br />

the weld joints is considered a global<br />

property and is therefore taken from the<br />

standard transverse tensile specimens as<br />

given in Table 1. In the case of the LBW<br />

joint σ UTS = 290 MPa and for the FSW<br />

joint (for both panels) σ UTS = 285 MPa.<br />

Only the FSW panel with the crack in<br />

the nugget area has reached this load<br />

level, i.e. the panel failure was governed<br />

by the plastic collapse and not by the<br />

critical crack tip loading. This fact<br />

explains the relatively high conservatism<br />

of the FITNET FFS prediction<br />

for this particular case.<br />

The variation of the constraint parameter<br />

m shows that the higher m the predicted<br />

100 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

load-CTOD response becomes stiffer.<br />

The predicted maximum load, however,<br />

is affected marginally. For m = 2.0,<br />

which represents the plane strain condition,<br />

the predicted curve describes the<br />

deformation behaviour more closely to<br />

the experimental load-CTOD curve.<br />

Indeed, due to the confined plastic<br />

deformation within the lower strength<br />

weld metal at the crack tip (the material<br />

is not free to flow) a higher constraint<br />

within the softer weld material should be<br />

expected.<br />

This is another important feature of the<br />

strength undermatched welds in thinwalled<br />

structures which needs to be<br />

taken into account during the assessment<br />

a) Prediction of the maximum load carrying<br />

capacity of the FSW M(T)750 panel with<br />

a crack in TMAZ<br />

b) Comparison between the predicted and<br />

experimental results including the variation<br />

of the constraint parameter m<br />

Figure 14<br />

of weld flaws in such structures. Therefore,<br />

it is recommended to use m = 2.0<br />

for undermatched welds even if the plate<br />

thickness may suggest that the cracked<br />

component may be under the plane<br />

stress condition.<br />

The results of the variation of the weld<br />

width, 2H, and the strain hardening<br />

exponent, N W, of the strength undermatched<br />

weld material have proven a<br />

minor influence on the FITNET FFS<br />

residual strength predictions and are<br />

reported elsewhere [13].<br />

Finally, the applicability of FITNET<br />

FFS Procedure Fracture Module to the<br />

analysis of flaws in highly strength<br />

undermatched advanced welds such as


E. Seib e M. Koçak - Fracture analysis of strength undermatched welds of thin-walled aluminium structures using FITNET procedure<br />

LBW and FSW of aerospace grade Alalloy<br />

6013 in thin-walled condition has<br />

been demonstrated. It has been shown<br />

that special care should be exercised in<br />

selecting the material input parameters<br />

and the assumption on the stress state of<br />

the panels.<br />

6. Conclusions<br />

The application of the mismatch option<br />

of the Fracture Module of the FITNET<br />

FFS Procedure to LBW and FSW panels<br />

has yielded conservative estimations of<br />

the maximum load carrying capacity.<br />

This analysis option allows for the<br />

account of weld specific features like the<br />

local tensile properties of the weld material<br />

as well as the weld geometry by<br />

including the weld width, 2H, in the<br />

yield load solution of the strength<br />

mismatched configuration.<br />

The verification of the FITNET FFS<br />

Procedure for highly strength undermatched<br />

Al-alloy welds in thin-walled<br />

structures under tension yielded the<br />

following results:<br />

• The variation of selected input<br />

parameters has shown that the<br />

residual strength predictions are less<br />

sensitive to the weld width, 2H, and<br />

the weld metal strain hardening exponent,<br />

N W.<br />

• The variation of the weld metal yield<br />

strength, σ YW, however, has significantly<br />

affected the residual strength<br />

predictions of the welded panels. It is<br />

therefore recommended to determine<br />

and use local tensile properties of the<br />

weld material with micro-flat tensile<br />

specimens.<br />

• This technique provides intrinsic<br />

(local) stress-strain curves of the<br />

material region of interest. Global<br />

tensile properties of the weld joints,<br />

as they are obtained from standard<br />

transverse flat tensile specimens, may<br />

over-estimate the weld metal yield<br />

strength, which in turn may lead to<br />

non-conservative residual strength<br />

predictions of structural components<br />

containing cracks in such strength<br />

undermatched welds.<br />

• The variation of the constraint parameter<br />

m has shown that the value of<br />

m = 2.0 is suitable for highly undermatched<br />

LBW and FSW panels to<br />

predict the maximum load and<br />

References<br />

[1] Rendings K.H.: «Aluminium structures used in aerospace - Status and<br />

Prospects», Materials Science Forum, 1997, 242, pp. 11-24.<br />

[2] Irving B.: «Why aren’t airplanes welded», Welding Journal, 1997, 76, (1),<br />

pp. 31-42.<br />

[3] FITNET, European Fitness-for-Service (FFS) Network. GIRT-CT-2001-<br />

05071, http://www.eurofitnet.org.<br />

[4] ARAMIS: «Optical deformation analysis», http://www.gom.com.<br />

[5] Miller A.G.: «Review of limit loads of structures containing defects», International<br />

Journal of Pressure Vessels and Piping, 1988, 32, pp. 197-327.<br />

[6] Schwalbe K.H., Kim Y.J., Hao S., Cornec A., Koçak M.: «EFAM ETM-MM<br />

96: The ETM method for assessing the significance of crack-like defects in<br />

joints with mechanical heterogeneity (strength mismatch)», GKSS Report<br />

97/E/9, GKSS Forschungszentrum, 1997.<br />

[7] Koçak M.: «Fitness for service analysis of structures using FITNET procedure:<br />

an overview». In: Proceedings of the 24th International Conference on<br />

Offshore Mechanics and Arctic Engineering (OMAE)», Halkidiki, Greece,<br />

12-17 June, 2005.<br />

[8] SINTAP: Structural INTegrity Assessment Procedure, final revision.<br />

EU-Project BE 95-1462 Brite Euram Programme, 1999.<br />

[9] Seib E.: «Residual strength analysis of laser beam and friction stir welded<br />

aluminium panels for aerospace applications», PhD thesis (2005), TU<br />

Hamburg-Hamburg. To be published.<br />

➠ segue<br />

Sommario<br />

Analisi della frattura di saldature di componenti sottili in alluminio<br />

significativamente undermatched utilizzando la procedura FITNET<br />

L’articolo presenta una metodologia per la predizione della resistenza residua<br />

in componenti sottili soggetti a carichi con saldature significativamente undermatched<br />

contenenti difetti bidimensionali.<br />

L’analisi è basata sulla Mismatch Option (in termini di resistenza meccanica)<br />

del Modulo Fracture, inserito nella recente procedura FITNET per il Fitness<br />

for Service (FFS) . La Mismatch Option permette di considerare, nell’analisi di<br />

meccanica della frattura di componenti saldati contenenti difetti, caratteristiche<br />

della saldatura, come la resistenza meccanica e la configurazione<br />

geometrica.<br />

La metodologia descritta è stata verificata con i dati sperimentali risultanti da<br />

questo studio.<br />

Il materiale utilizzato è la lega di alluminio 6013 T6 indurita mediante invecchiamento<br />

ultilizzata recentemente in componenti di strutture areonautiche.<br />

Le saldature, testa a testa, sono state eseguite mediante saldatura laser CO 2 e<br />

FSW.<br />

Sono stati analizzati il comportamento della deformazione e della frattura così<br />

come ulteriori particolari caratteristiche secondo i criteri della procedura FFS<br />

FITNET.<br />

I risultati hanno mostrato che usando la metodologia presentata, seguendo le<br />

recenti raccomandazioni proposte per la selezione dei dati d’ingresso, può<br />

essere ottenuta una previsione conservativa della massima capacità di sopportare<br />

il carico di grandi panelli saldati sottoposti a carico di trazione contenenti<br />

lunghe cricche nella saldatura.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

101


E. Seib e M. Koçak - Fracture analysis of strength undermatched welds of thin-walled aluminium structures using FITNET procedure<br />

capture the deformation behaviour of<br />

these panels more accurately.<br />

This obviously suggests that the stress<br />

state at the crack tip located in an undermatched<br />

weld is governed by the plane<br />

strain condition (which corresponds to<br />

m = 2.0) despite the fact that the overall<br />

thickness of the thin sheet may suggest<br />

otherwise.<br />

Finally, FITET FFS Procedure offers an<br />

advanced flaw assessment methodology<br />

to the needs of the recent technological<br />

developments in the field of the airframe<br />

fabrication using welded metallic integral<br />

structures. Although, examples are<br />

taken from welded aerospace Al-alloys,<br />

the procedure has a generic nature and is<br />

equally applicable to all welded Alalloys<br />

of 2xxx, 5xxx or 7xxx series<br />

having undermatched welds. Similarly,<br />

high strength thin-walled steel structures<br />

may contain strength undermatched<br />

weld deposits (to have sufficient fracture<br />

toughness and formability).<br />

The FITNET FFS Procedure described<br />

in this paper can also be applied to such<br />

cases.<br />

Acknowledgements<br />

This investigation was conducted within<br />

the collaborative research program with<br />

AIRBUS Hamburg. Authors wish to<br />

acknowledge the valuable contributions<br />

of Dr. H. Assler and Mr. Pacchione and<br />

provision of financial and material<br />

supports to the project.<br />

102 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

[10] ASTM E561: «Standard practice for R-curve determination», Annual book of<br />

ASTM standards, Vol. 03.01, 1994.<br />

[11] Schwalbe K.H.: «Introduction of δ5 as an operational definition of the<br />

CTOD and its practical use», Fracture Mechanics, ASTM STP 1236, 1995,<br />

pp. 763-778.<br />

[12] Tada H., Paris P.C., Irwin G.R.: «The stress analysis of crack handbook»,<br />

New York: ASME Press, 3 rd edition, 2000.<br />

[13] Koçak M., Seib E., Motarjemi A.: «Improvements to the fracture assessment<br />

of welds using FITNET fitness for service assessment procedure». In:<br />

Proceedings of the 24th International Conference on Offshore Mechanics and<br />

Arctic Engineering (OMAE), Halkidiki, Greece, 12-17 June, 2005.<br />

Seminario Europeo<br />

sulla saldatura delle rotaie ferroviarie<br />

Cambridge 24.01.<strong>2007</strong><br />

Il giorno 24 Gennaio si è svolto, presso il “The Welding<br />

Institute” di Cambridge (UK), il Seminario Europeo<br />

“Education, training, qualification and certification of railway<br />

track welders on a common European basis”. Tale<br />

Seminario si è tenuto nell’ambito delle attività sviluppate dal<br />

progetto di Formazione professionale europea Leonardo da<br />

Vinci “Railsafe”.<br />

Il Seminario è stato seguito da circa quaranta partecipanti<br />

provenienti dagli Enti ferroviari europei, Imprese operanti nel<br />

settore dell’armamento ferroviario, Società produttrici di<br />

materiali e attrezzature per la saldatura delle rotaie, nonchè<br />

dagli Istituti nazionali della Saldatura ed aveva lo scopo di<br />

informare sullo stato di esecuzione del progetto stesso,<br />

aggiustandone, se del caso, gli indirizzi. In particolare sono<br />

stati espressi utili commenti e suggerimenti da parte dei due<br />

delegati ufficialmente inviati al Seminario dal Comitato di<br />

normazione CEN TC256/SC1/WG4 che, nello specifico, si<br />

occupa dei diversi aspetti tecnici concernenti la realizzazione<br />

dei binari ferroviari.<br />

Anche in virtù di tali commenti verranno specificate meglio le<br />

differenze tra diploma e certificati, verrà ulteriormente<br />

implementata la procedura descrittiva del procedimento di<br />

saldatura alluminotermico nelle sue diverse varianti e<br />

modificato il database per la gestione dei saldatori e dei<br />

certificati a livello europeo, adattandolo meglio alle necessità<br />

delle varie Autorità (Enti) ferroviari nazionali.<br />

Per informazioni: Istituto Italiano della Saldatura<br />

Ing. Carlo Rosellini; Responsabile Settore Ricerca<br />

Tel. 010 8341 318 – carlo.rosellini @iis.it


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<strong>IIS</strong> Didattica<br />

1 - Generalità<br />

Il controllo di giunti saldati con il<br />

metodo ultrasonoro è certamente il<br />

campo di applicazione del metodo che<br />

presenta le maggiori difficoltà sia per la<br />

vastissima tipologia di giunti, sia per le<br />

numerose scelte da effettuare e sia per le<br />

condizioni pratiche logistiche che<br />

possono presentarsi.<br />

In linea di principio, come qualsiasi altra<br />

applicazione del metodo, sarà necessaria<br />

la redazione di un documento specifico<br />

dove siano inequivocabilmente indicate<br />

le modalità del controllo.<br />

Tale documento, normalmente definito<br />

“Procedura di controllo“ sarà, di regola,<br />

conforme alle normative scelte o<br />

richieste e pertanto ogni situazione di<br />

controllo è certamente un caso a se<br />

stante. Tuttavia è possibile affrontare in<br />

termini generali l’argomento rilevando<br />

gli aspetti più importanti da tenere in<br />

considerazione.<br />

2 - Informazioni generali<br />

Ovviamente ogni controllo deve<br />

condurre ad un risultato, in genere un<br />

giudizio di conformità o non conformità<br />

del manufatto in esame. Tale giudizio è<br />

funzione o di una specifica o di una<br />

normativa che sancisca un criterio di<br />

accettabilità che normalmente è<br />

funzione della caratterizzazione del<br />

difetto, sia come tipologia, sia come<br />

dimensioni.<br />

Nelle tecniche di controllo ultrasonoro<br />

con rappresentazione SCAN-A appare<br />

evidente che il giudizio passa necessariamente<br />

attraverso la valutazione<br />

* Redazione a cura della Divisione FOR - Formazione e insegnamento -<br />

dell’Istituto Italiano della Saldatura - Genova.<br />

Applicazione del controllo<br />

ultrasonoro ai giunti<br />

dell’eco o degli echi presenti sullo<br />

schermo.<br />

Tale valutazione dovrà quindi tenere<br />

conto dei seguenti fattori:<br />

• morfologia dell’eco e dinamica dello<br />

schermo;<br />

• entità dell’eco in relazione alla riflettività<br />

del difetto;<br />

• valutazione attraverso l’eco delle<br />

dimensioni del difetto.<br />

Altre considerazioni potranno poi essere<br />

fatte circa la valutazione della posizione<br />

od orientamento del difetto ed anche in<br />

questi casi dovremo rifarci a considerazioni<br />

su quanto appare sullo schermo.<br />

Il risultato non è quindi così immediato<br />

come in altri metodi di controllo dove la<br />

valutazione del difetto è certamente più<br />

immediata in quanto deducibile da una<br />

traccia e da una dimensione facilmente<br />

apprezzabili. Quindi per avere una<br />

maggiore certezza di una corretta valutazione<br />

del difetto sarà utile avere qualche<br />

dato di riferimento iniziale relativo al<br />

manufatto in esame.<br />

La conoscenza delle seguenti informazioni<br />

è pertanto fondamentale:<br />

• Materiale in esame.<br />

• Spessore.<br />

• Tipologia del giunto (preparazione<br />

dei lembi; procedimento di saldatura;<br />

posizione di saldatura).<br />

• Accessibilità.<br />

• Condizioni superficiali del giunto<br />

(materiale base adiacente; cordone<br />

saldato).<br />

2.1 Materiale in esame<br />

La conoscenza del materiale in esame ci<br />

consente di fare due considerazioni; la<br />

prima connessa ad eventuali difetti<br />

possibili o probabili, la seconda relativa<br />

saldati * saldati *<br />

a scelte di strumentazione. Limitandoci<br />

alle scelte di strumentazione si può<br />

affermare che il materiale influenza<br />

grandemente la trasparenza al fascio<br />

ultrasonoro e quindi la possibilità di<br />

avere sia una buona sensibilità (capacità<br />

di rilevare riflettori tanto più piccoli) ed<br />

un buon potere risolutivo (capacità di<br />

distinguere sia la natura del riflettore,<br />

sia di discriminare tra riflettori diversi<br />

seppure vicini, intendendo per vicini<br />

una distanza tra gli stessi, sia nella direzione<br />

di propagazione del fascio, sia<br />

adiacenti).<br />

La migliore o peggiore trasparenza e la<br />

necessità di avere buona sensibilità e<br />

potere risolutivo ci condizionano nella<br />

scelta dei trasduttori come tipologia;<br />

caratteristiche; dimensioni; frequenza;<br />

angoli; ecc….<br />

2.2 Spessore<br />

Lo spessore deve necessariamente<br />

essere noto per quanto riguarda l’impostazione<br />

dell’apparecchiatura (taratura<br />

del fondo scala) e per la valutazione<br />

della posizione del difetto.<br />

Lo spessore può anche condizionare la<br />

scelta della sonda in considerazione<br />

all’accessibilità, ad esempio la scelta<br />

dell’angolo di rifrazione, e costituisce un<br />

limite applicativo del metodo sia per<br />

piccolissimi che per grossi spessori.<br />

2.3 Tipologia del giunto<br />

La tipologia del giunto comprende i<br />

seguenti parametri:<br />

• Preparazione dei lembi.<br />

• Procedimento di saldatura; posizione<br />

di saldatura.<br />

• Accessibilità.<br />

• Condizioni superficiali del giunto.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

105


Applicazione del controllo ultrasonoro ai giunti saldati<br />

La conoscenza della preparazione dei<br />

lembi ci consente di fare delle considerazioni<br />

sia sul tipo e posizione di difetti<br />

possibili o probabili, sia sulla scelta<br />

degli angoli di rifrazione adeguati per<br />

mettere in evidenza tali difetti. Di regola<br />

sarà utile scegliere angoli di sonda che<br />

consentano di rilevare qualsiasi orientamento<br />

e giacitura del difetto.<br />

La conoscenza del procedimento<br />

di saldatura (arco manuale; arco<br />

sommerso; ecc….) e della posizione<br />

(saldatura in piano; verticale; sopratesta;<br />

frontale o combinazioni tra queste) non<br />

sono fattori essenziali per condurre delle<br />

scelte di strumentazione o di metodologia<br />

operativa ma sono certamente dati<br />

utili per la valutazione degli eventuali<br />

segnali di risposta e della correlazione di<br />

questi con le tipologie di difetto.<br />

La conoscenza, a priori, dell’accessibilità<br />

consente di fare delle valutazioni sui<br />

parametri da impostare specie in fase di<br />

taratura della strumentazione oltre che<br />

nella valutazione della scelta della sonda<br />

in relazione all’angolo di inclinazione<br />

del fascio ultrasonoro.<br />

La valutazione delle condizioni superficiali<br />

del giunto deve tenere conto delle<br />

superfici su cui fare scorrere le sonde,<br />

considerando che un buon controllo<br />

necessità di un buon accoppiamento<br />

sonda pezzo e che le norme stabiliscono<br />

dei limiti di rugosità superficiale oltre i<br />

quali il controllo non è realizzabile.<br />

Sarà comunque utile avere una valutazione<br />

delle condizioni di finitura del<br />

cordone saldato in modo da limitare gli<br />

errori di interpretazione. A questo scopo,<br />

in molte occasioni potrà essere utile<br />

affiancare al controllo ultrasonoro un<br />

controllo con un metodo superficiale<br />

(esame visivo; liquidi penetranti o particelle<br />

magnetiche).<br />

3 - Scelta della<br />

strumentazione<br />

La scelta della strumentazione è un<br />

momento fondamentale del controllo in<br />

quanto pone le condizioni di base per<br />

poterlo eseguire in modo corretto e con<br />

risultati soddisfacenti.<br />

Possiamo considerare come strumentazione<br />

quanto di seguito elencato:<br />

• Apparecchio ultrasonoro.<br />

• Sonde e cavi.<br />

106 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

• Blocchi campione per verifica strumentazione.<br />

• Blocchi campione per taratura del<br />

fondo scala dell’apparecchio ultrasonoro.<br />

• Blocchi campione per la taratura<br />

della sensibilità.<br />

3.1 Apparecchio ultrasonoro<br />

L’apparecchio ultrasonoro deve essere in<br />

grado di soddisfare ogni nostra finalità;<br />

in particolare sarà utile una valutazione<br />

delle sue principali funzioni.<br />

I moderni apparecchi non dovrebbero<br />

presentare limiti, almeno nelle applicazioni<br />

più comuni, in quanto dotati di<br />

numerosissime funzioni.<br />

Tuttavia alcune funzioni possono essere<br />

particolarmente utili per una migliore<br />

valutazione del difetto come, ad<br />

esempio, la possibilità di scegliere la<br />

forma d’onda; la banda di frequenza<br />

(larga banda o banda passante) o, per<br />

una più agevole interpretazione, ad<br />

esempio la possibilità di “gate” che<br />

consentano una lettura elettronica dei<br />

valori rilevati o la possibilità di<br />

costruire elettronicamente curve di<br />

sensibilità.<br />

Senza contare le capacità di molti apparecchi<br />

che consentono memorizzazione<br />

e ripetibilità di settaggi di taratura.<br />

Anche la logistica può richiedere scelte e<br />

quindi non sono da sottovalutare il peso,<br />

la dimensione dello schermo o la visibilità<br />

dello stesso.<br />

3.2 Sonde e cavi<br />

La scelta delle sonde è da considerarsi<br />

una tra le più importanti per ottimizzare<br />

il risultato di un esame: in particolare i<br />

seguenti parametri:<br />

Figura 1 - Tecniche di controllo con sonde angolate.<br />

a<br />

b<br />

• Frequenza.<br />

• Angolo.<br />

• Dimensioni.<br />

• Tipo di sonda e trasduttore.<br />

La scelta della frequenza è da considerarsi<br />

quella più importante in quanto<br />

influenza la sensibilità e potere risolutivo<br />

del controllo. Di regola, le norme<br />

considerano frequenze comprese tra 1 e<br />

5 MHz , ma la scelta corretta dovrebbe<br />

essere fatta a seguito sia di valutazioni<br />

sulla trasparenza del materiale, sia sulla<br />

sensibilità richiesta ossia sul difetto<br />

minimo accettabile.<br />

Considerazioni in questo senso<br />

dovranno essere riportate in una specifica<br />

di controllo.<br />

La scelta dell’angolo è determinante per<br />

un buon risultato. In linea di massima,<br />

per il controllo di un giunto saldato sarà<br />

utilizzata una sonda ad onde longitudinali<br />

(angolo 0°) per l’esame del materiale<br />

base adiacente e una o più sonde<br />

angolate per il controllo del volume di<br />

saldatura.<br />

Per queste ultime la norma UNI EN<br />

1714: Controllo non distruttivo delle<br />

saldature - Controllo mediante ultrasuoni<br />

dei giunti saldati - può fornire<br />

delle indicazioni in funzione dello spessore<br />

e delle superfici di esame anche se<br />

la determinazione degli angoli andrebbe<br />

valutata in funzione delle probabili<br />

giaciture del difetto in relazione alla<br />

preparazione del giunto; spessore e tipo<br />

di procedimento.<br />

Condiziona anche la scelta l’accessibilità<br />

o la volontà di condurre il controllo<br />

con una tecnica ben determinata ad<br />

esempio l’utilizzo del solo raggio diretto<br />

o di successivi raggi riflessi (1°RR;<br />

2° RR;……n° RR).<br />

Tecnica di controllo<br />

a raggio diretto<br />

Tecnica di controllo con<br />

primo raggio riflesso


La scelta della sonda in base alle dimensioni<br />

è determinata solamente da fattori<br />

pratici come l’accessibilità e gli spazi<br />

disponibili. Una considerazione diversa<br />

deve essere fatta per le dimensioni del<br />

trasduttore che invece influenzano sia le<br />

dimensioni del campo prossimo sia le<br />

dimensioni del fascio nello spazio e<br />

quindi la distribuzione della pressione<br />

acustica. In genere le norme impongono<br />

dei limiti alle dimensioni del trasduttore.<br />

Per quanto riguarda il tipo di sonda e<br />

trasduttore, sono in genere utilizzate<br />

sonde monocristallo rice-trasmittente;<br />

soltanto nel caso in cui la rilevabilità del<br />

difetto possa essere difficoltosa potrebbe<br />

essere necessario ricorrere a sonde a<br />

doppio cristallo con opportune focalizzazioni<br />

e addirittura con trasduttori<br />

diversificati in funzione delle loro caratteristiche<br />

(buon trasmettitore e buon<br />

ricevitore).<br />

3.3 Blocchi campione per la verifica<br />

della strumentazione<br />

I blocchi per la verifica della strumentazione<br />

saranno di volta in volta scelti in<br />

funzione delle verifiche da eseguire e<br />

delle relative metodologie previste da<br />

specifiche norme.<br />

Particolare importanza riveste la taratura<br />

del fondo scala dell’apparecchio ultrasonoro<br />

in quanto è un’impostazione che<br />

consente di valutare la posizione del<br />

difetto.<br />

Il criterio di base è quello di utilizzare un<br />

blocco avente caratteristiche acustiche<br />

uguali a quella del materiale in esame.<br />

Troppo spesso, per semplicità, si suole<br />

eseguire la taratura sul cosiddetto blocco<br />

di taratura n°1 (UNI EN 12223) e blocco<br />

di riferimento n° 2 (UNI EN 27963)<br />

o analoghi per altre normative.<br />

Si rammenta che questi blocchi consentono<br />

una corretta taratura per tutti quei<br />

materiali che hanno i seguenti valori di<br />

velocità delle onde ultrasonore:<br />

• Velocità longitudinale 5920±30 m/s<br />

• Velocità trasversale 3200±20 m/s<br />

Nel caso di velocità diverse dovranno<br />

essere utilizzati blocchi ricavati dal<br />

materiale in esame.<br />

Solo nel caso in cui la valutazione della<br />

riflettività del difetto venga fatta per<br />

paragone con un difetto campione (foro<br />

o intaglio), è necessario prevedere degli<br />

appositi blocchi per la taratura della<br />

sensibilità; essi sono normalmente ricavati<br />

dal materiale in esame e vengono di<br />

volta in volta realizzati con difetti<br />

campione di tipologia e dimensioni in<br />

funzione dell’accettabilità. Le principali<br />

normative (UNI EN 1714; ASME V<br />

art. 4 e 5; ecc…) forniscono indicazioni<br />

sulle modalità di realizzazione di questi<br />

blocchi.<br />

4 - Taratura della<br />

strumentazione<br />

La taratura dell’asse dei tempi deve<br />

essere eseguita per ogni sonda e la scelta<br />

del fondo scala deve essere tale da<br />

comprendere almeno il massimo<br />

percorso previsto in relazione allo spessore<br />

in esame; angolo della sonda e<br />

tecnica di controllo (raggio diretto o<br />

raggio riflesso).<br />

Una corretta taratura dell’asse dei tempi<br />

che tenga conto sia della velocità sia del<br />

ritardo interno alla sonda è un presupposto<br />

fondamentale per potere identificare<br />

la posizione del difetto.<br />

Come già specificato per la taratura sarà<br />

necessario un blocco di sonorità congrua<br />

al pezzo in esame. Con i moderni apparecchi<br />

digitali il problema di reperire un<br />

blocco adeguato è ampiamente superato<br />

dalla possibilità di eseguire la taratura<br />

direttamente sul pezzo in esame prendendo<br />

due echi di riferimento dalle<br />

superfici, dagli spigoli o da fori praticati<br />

nel pezzo stesso. Il paragrafo 7 riporta la<br />

procedura operativa per le sonde a fascio<br />

angolato.<br />

La taratura della sensibilità è condizione<br />

indispensabile per i seguenti motivi:<br />

• stabilire un livello di amplificazione<br />

di controllo;<br />

• stabilire un termine di paragone per<br />

valutare la riflettività del difetto.<br />

Relativamente a questa ultima condizione<br />

sarà opportuno stabilire a priori le<br />

modalità di esecuzione della taratura di<br />

sensibilità utilizzando le curve DGS<br />

(AVG) o, più comunemente, mediante la<br />

costruzione di curve distanza-ampiezza<br />

(DAC).<br />

In quest’ultimo caso, in particolare, sarà<br />

necessario stabilire sia la tipologia del<br />

difetto di riferimento (fondo piatto;<br />

superficie laterale del foro; intaglio) sia<br />

le sue dimensioni, predisponendo inoltre<br />

blocchi campione con caratteristiche di<br />

Applicazione del controllo ultrasonoro ai giunti saldati<br />

sonorità e finitura superficiale uguali a<br />

quelle del materiale in esame. Il paragrafo<br />

7 riporta una procedura operativa<br />

per la taratura della sensibilità per sonde<br />

angolate finalizzata alla ricerca di<br />

imperfezioni longitudinali.<br />

Alcune normative (ad esempio UNI EN<br />

1714), infine, consentono, per materiali<br />

di caratteristiche diverse, una comparazione<br />

delle perdite di attenuazione<br />

sonora e successiva correzione (metodo<br />

di valutazione delle perdite per trasferimento:<br />

dB/cm).<br />

5 - Tecniche e modalità di<br />

esame<br />

La determinazione delle tecniche e delle<br />

modalità di esame dipende da molti<br />

fattori quali la geometria del giunto;<br />

l’accessibilità; la preparazione, ecc… .<br />

La procedura aziendale deve definire tali<br />

tecniche e molte norme propongono<br />

esempi grafici di come procedere per le<br />

varie tipologie di giunti (ad esempio<br />

UNI EN 1714).<br />

Le tecniche d’esame, di principio,<br />

devono prevedere dapprima il controllo<br />

del materiale adiacente al giunto, e, in<br />

seguito, il controllo del giunto per la<br />

ricerca di imperfezioni longitudinali e<br />

trasversali.<br />

Il controllo del materiale adiacente al<br />

giunto è utile per potere verificare l’integrità<br />

del laminato nelle zone dove<br />

dovremo far scorrere le sonde utili per il<br />

controllo del giunto (sonde angolate):<br />

infatti, se il laminato presentasse difetti<br />

di laminazione questi potrebbero ostacolare<br />

la propagazione del fascio ultrasonoro<br />

delle sonde utilizzate per il<br />

controllo del giunto.<br />

Data la natura e giacitura dei difetti<br />

ricercati, questo controllo sarà condotto<br />

con sonde diritte (sonde piane ad onde<br />

longitudinali).<br />

Il controllo per la ricerca di imperfezioni<br />

longitudinali è invece condotto con<br />

sonde angolate utilizzando diversi angoli<br />

di inclinazione del fascio ultrasonoro.<br />

La movimentazione della sonda sarà<br />

eseguita componendo il movimento<br />

trasversale al giunto con il movimento<br />

longitudinale (Fig. 2) in modo da potere<br />

scansionare tutto il volume in esame.<br />

Importante sarà una velocità di movimentazione<br />

della sonda contenuta in<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

107


Applicazione del controllo ultrasonoro ai giunti saldati<br />

Figura 2 - Movimentazione della sonda<br />

trasversalmente al giunto<br />

modo da consentire l’immagine sullo<br />

schermo dell’apparecchiatura (1) .<br />

La ricerca di imperfezioni trasversali si<br />

esegue anch’essa con sonde angolate<br />

utilizzando diversi angoli di inclinazione<br />

del fascio, si noti tuttavia che il controllo<br />

può presentare alcune difficoltà dovute<br />

alla presenza del cordone che limita l’accoppiamento<br />

sonda - pezzo.<br />

Normalmente è possibile condurre<br />

il controllo nel caso di giunto rasato o<br />

su superfici di cordone lisciate di mola o<br />

su cordoni eseguiti con alcuni procedimenti<br />

automatici (ad esempio in arco<br />

sommerso). In questi casi la sonda potrà<br />

essere movimentata, poggiandola direttamente<br />

sul cordone, longitudinalmente<br />

lungo l’asse del cordone stesso.<br />

Nel caso ciò non sia possibile, si può<br />

movimentare la sonda a lato del cordone<br />

con un’inclinazione di circa 20-30 gradi,<br />

come mostrato nella Figura 3a. È anche<br />

possibile utilizzare una tecnica tandem<br />

(Fig. 3b); in questo caso sarà possibile<br />

rilevare la presenza del difetto senza<br />

poterne localizzare la posizione.<br />

5.1 Valutazione delle dimensioni della<br />

discontinuità e registrazione delle<br />

indicazioni<br />

Normalmente, dalle principali normative,<br />

è richiesta una valutazione delle<br />

dimensioni in lunghezza della discontinuità.<br />

Tuttavia in alcune occasioni, specie nei<br />

controlli in esercizio o in manutenzione<br />

o per procedere a considerazioni che<br />

interessano la stabilità e resistenza del<br />

manufatto, è richiesta anche la valutazione<br />

in altezza della discontinuità.<br />

Una procedura aziendale deve prevedere<br />

la tecnica di dimensionamento sia per<br />

quanto riguarda la lunghezza, sia per<br />

quanto riguarda l’altezza.<br />

108 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

Possono essere utilizzate le seguenti<br />

tecniche:<br />

• dimensionamento tramite la caduta<br />

dei 6 dB (6 dB drop);<br />

• dimensionamento tramite caduta<br />

diversa da 6 dB (12 dB drop; 18 dB<br />

drop; 20 dB drop).<br />

Una possibilità è quella di considerare la<br />

valutazione sullo schermo del dimezzamento<br />

(caduta dei 6 dB) dell’eco di<br />

risposta del riflettore quando la sonda<br />

arriva ad intercettare con il fascio<br />

l’estremità del difetto (Fig. 4). Si noti<br />

che questo metodo non prevede la caratterizzazione<br />

del fascio; infatti, il dimezzamento<br />

dell’eco avviene quando metà<br />

della pressione acustica intercetta il<br />

difetto e ritorna alla sonda<br />

In alternativa può essere richiesta la<br />

valutazione tramite una caduta diversa<br />

da 6 dB; normalmente si richiede 20 dB<br />

(20 dB drop), ma può essere possibile<br />

anche 12 o 18 dB. In ogni caso, qualsiasi<br />

valore di caduta sia prevista è necessaria<br />

la caratterizzazione del fascio (dimensioni<br />

del profilo<br />

orizzontale o<br />

verticale del<br />

fascio) su un<br />

blocco avente<br />

sonorità eguale al<br />

materiale in<br />

esame, infatti, a<br />

differenza del<br />

caso precedente,<br />

la valutazione<br />

della caduta<br />

dell’eco per il<br />

valore richiesto si<br />

ha quando l’estremità<br />

del difetto è<br />

intercettata dall’isobara<br />

trasversale<br />

all’asse del<br />

fascio, il cui<br />

a b<br />

Figura 3 - a) movimentazione della sonda a<br />

lato cordone; b) tecnica tandem.<br />

valore corrisponde al valore di valutazione<br />

richiesto.<br />

La lunghezza (o altezza) reale della<br />

discontinuità andrà calcolata sottraendo<br />

alle dimensioni ottenute la dimensione<br />

del fascio alla profondità (percorso)<br />

dell’indicazione.<br />

5.2 Valutazione della tipologia della<br />

discontinuità<br />

Poco si può dire, in termini descrittivi,<br />

sulle modalità di valutazione della tipologia<br />

del difetto in quanto ogni considerazione<br />

non può prescindere dall’esperienza<br />

dell’operatore.<br />

In ogni caso si dovranno tenere in considerazione<br />

importanti fattori quali la<br />

morfologia dell’eco e la dinamica dello<br />

schermo in relazione a movimenti e<br />

posizioni della sonda.<br />

(1) Nelle moderne apparecchiature non sussiste<br />

più il problema della velocità di posizionamento<br />

ed orientamento sia nel caso di schermo a<br />

cristalli liquidi sia nel caso di schermi<br />

Sonda<br />

Difetto<br />

Figura 4 - Dimensionamento con tecnica -<br />

6 dB.


Alcune norme (UNI EN 1713: Controllo<br />

non distruttivo delle saldature -<br />

Controllo mediante ultrasuoni - Caratterizzazione<br />

delle indicazioni nelle saldature)<br />

hanno stabilito dei criteri per poter<br />

razionalizzare la caratterizzazione del<br />

difetto, tuttavia anche in queste normative,<br />

morfologia e dinamica dello<br />

schermo, sono fattori determinanti.<br />

5.3 Registrazione delle indicazioniresoconto<br />

di prova<br />

I criteri di registrazione e mappatura<br />

delle indicazioni dipendono dalle<br />

prescrizioni contenute in specifiche,<br />

norme, procedure anche se va sottolineato<br />

che saranno da rilevare, oltre la<br />

posizione del difetto, almeno la profondità,<br />

la lunghezza o l’altezza se richiesto,<br />

l’altezza dell’eco in relazione alle curve<br />

di taratura della sensibilità e la presunta<br />

natura dell’indicazione.<br />

Il resoconto di prova e le varie voci che<br />

lo compongono devono essere indicate<br />

nella procedura aziendale anche se<br />

molte normative stabiliscono i dati<br />

minimi che devono essere riportati.<br />

6 - Taratura della distanza<br />

con sonde a fascio<br />

inclinato per indicazioni<br />

longitudinali<br />

Viene utilizzato un blocco di taratura<br />

provvisto di intagli di forma rettangolare<br />

praticati sia sulla superficie interna che<br />

esterna di uno spezzone di tubo dello<br />

stesso materiale e spessore di quello da<br />

esaminare (Fig. 5).<br />

La calibrazione della distanza viene<br />

eseguita attraverso il susseguirsi delle<br />

seguenti fasi:<br />

• la sonda è posizionata in modo da<br />

massimizzare l’eco dell’intaglio<br />

interno (“half skip”);<br />

• deve essere misurata la distanza sulla<br />

superficie di scansione tra il “frontesonda”<br />

e l’intaglio (distanza a1 nella<br />

Figura 5);<br />

• l’apparecchio è regolato in modo da<br />

portare la distanza così misurata a<br />

corrispondere alla frazione di base<br />

dei tempi prestabilita (Fig. 5);<br />

• la sonda è posizionata in modo da<br />

massimizzare l’eco dell’intaglio<br />

esterno (“full skip”);<br />

• è misurata la distanza sulla superficie<br />

Figura 5<br />

di scansione tra il “fronte-sonda” e<br />

l’intaglio (distanza a2 nella Figura 5);<br />

• l’apparecchio è regolato in modo da<br />

portare la distanza così misurata a<br />

corrispondere alla frazione di base<br />

dei tempi prestabilita (Fig. 5);<br />

• attraverso ulteriori regolazioni, come<br />

sopra descritto, si perviene alla calibrazione<br />

corretta della distanza (o<br />

campo di misura);<br />

• il fondo scala dello strumento, a<br />

seconda dello spessore dei particolari<br />

Figura 6<br />

a1<br />

a1<br />

Applicazione del controllo ultrasonoro ai giunti saldati<br />

a2<br />

a2<br />

in esame (tra 8,4 e 12,7 mm), deve<br />

essere tra 50 e 100 mm.<br />

7 - Taratura della<br />

sensibilità con sonde a<br />

fascio angolato per le<br />

indicazioni longitudinali<br />

Il blocco di riferimento può essere lo<br />

stesso utilizzato per la taratura della<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

109


Applicazione del controllo ultrasonoro ai giunti saldati<br />

distanza (Fig. 5). In ogni caso le condizioni<br />

superficiali del blocco devono<br />

essere le stesse del materiale in esame.<br />

L’identificazione del livello di sensibilità<br />

di riferimento può essere effettuata<br />

contemporaneamente alla taratura della<br />

distanza (paragrafo 6), ottenuta attraverso<br />

il susseguirsi delle seguenti fasi:<br />

• la sonda è posizionata in modo da<br />

massimizzare l’eco dell’intaglio<br />

interno (“half skip”);<br />

• la relativa eco è regolata all’80%<br />

dell’intera altezza dello schermo e,<br />

110 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

sullo stesso, si segna (con pennarello<br />

oppure attraverso opportuni pulsanti<br />

nel caso di strumentazione digitale) il<br />

punto corrispondente alla ampiezza<br />

di detta eco (Fig. 6).<br />

• senza agire ulteriormente sul<br />

guadagno (dB), la sonda viene posizionata<br />

in modo da massimizzare<br />

l’eco dell’intaglio esterno (“full<br />

skip”) (Fig. 5).<br />

• in corrispondenza della cuspide della<br />

relativa eco è marcato un altro punto<br />

sullo schermo.<br />

N. DATA LOCALITA' ARGOMENTO<br />

1 1 Febbraio<br />

2<br />

22 Febbraio<br />

23 Marzo<br />

19 Aprile<br />

24 Maggio<br />

21 Giugno<br />

Marina di Carrara<br />

(In ambito SEATEC)<br />

Milano<br />

Mogliano Veneto<br />

Cagliari<br />

Taranto<br />

Siracusa<br />

• sullo schermo è infine tracciata una<br />

linea che unisce i due punti precedentemente<br />

tracciati (Fig. 5): questa linea<br />

rappresenta il livello di riferimento.<br />

Si noti che è comunque opportuno che il<br />

controllo di produzione sia condotto al<br />

livello di sensibilità di riferimento più 6<br />

dB; tale livello è chiamato “livello di<br />

sensibilità d’esame”. La valutazione<br />

dell’ampiezza delle indicazioni deve<br />

essere tuttavia comunque effettuata ai<br />

livelli di sensibilità stabiliti dai criteri di<br />

accettabilità delle indicazioni.<br />

Evoluzione e nuove frontiere della saldatura subacquea<br />

Guida alla stesura e alla qualificazione delle WPS per riporti<br />

di saldatura e per saldature tubo-piastra tubiera, secondo<br />

PrEN ISO 15614-7 e EN ISO 15614-8<br />

3 27 Febbraio Genova La saldatura degli acciai: processi tecnologici e saldabilità<br />

4 23 Marzo<br />

5<br />

6<br />

7<br />

15 Marzo<br />

3 Aprile<br />

16 Maggio<br />

14 Giugno<br />

16 Aprile<br />

23 Maggio<br />

12 Giugno<br />

27 Giugno<br />

5 Luglio<br />

19 Luglio<br />

12 Settembre<br />

19 Settembre<br />

10 Ottobre<br />

13 Novembre<br />

27 Novembre<br />

CALENDARIO DELLE MANIFESTAZIONI TECNICHE <strong>IIS</strong> <strong>2007</strong><br />

Parma<br />

(In ambito Subfornitura)<br />

Firenze<br />

Verona<br />

Milano<br />

Risk Management nella fabbricazione mediante saldatura<br />

Il controllo del processo di fabbricazione mediante<br />

saldatura e la conformità alle Direttive europee .<br />

Lo schema EWF per la certificazione dei Costruttori per :<br />

- Railway vehicles and components<br />

- Steel Structures<br />

- Pressure Equipment<br />

Genova La criccabilità dei giunti saldati<br />

Genova<br />

Mogliano Veneto<br />

Legnano<br />

Siracusa<br />

Torino<br />

Desenzano<br />

Taranto<br />

Napoli<br />

Cagliari<br />

Modena<br />

Ancona<br />

La qualificazione e certificazione dei saldatori per le materie<br />

plastiche. La nuova norma italiana e le norme europee.<br />

8 25-26 Ottobre Genova GNS4 – Giornate Nazionali di Saldatura<br />

Per informazioni: Segreteria Manifestazioni <strong>IIS</strong> – Fax: 010 8367780 – Email: maria.didio@iis.it


Applicazione del controllo ultrasonoro ai giunti saldati<br />

distanza (Fig. 5). In ogni caso le condizioni<br />

superficiali del blocco devono<br />

essere le stesse del materiale in esame.<br />

L’identificazione del livello di sensibilità<br />

di riferimento può essere effettuata<br />

contemporaneamente alla taratura della<br />

distanza (paragrafo 6), ottenuta attraverso<br />

il susseguirsi delle seguenti fasi:<br />

• la sonda è posizionata in modo da<br />

massimizzare l’eco dell’intaglio<br />

interno (“half skip”);<br />

• la relativa eco è regolata all’80%<br />

dell’intera altezza dello schermo e,<br />

110 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

sullo stesso, si segna (con pennarello<br />

oppure attraverso opportuni pulsanti<br />

nel caso di strumentazione digitale) il<br />

punto corrispondente alla ampiezza<br />

di detta eco (Fig. 6).<br />

• senza agire ulteriormente sul<br />

guadagno (dB), la sonda viene posizionata<br />

in modo da massimizzare<br />

l’eco dell’intaglio esterno (“full<br />

skip”) (Fig. 5).<br />

• in corrispondenza della cuspide della<br />

relativa eco è marcato un altro punto<br />

sullo schermo.<br />

N. DATA LOCALITA' ARGOMENTO<br />

1 1 Febbraio<br />

2<br />

22 Febbraio<br />

23 Marzo<br />

19 Aprile<br />

24 Maggio<br />

21 Giugno<br />

Marina di Carrara<br />

(In ambito SEATEC)<br />

Milano<br />

Mogliano Veneto<br />

Cagliari<br />

Taranto<br />

Siracusa<br />

• sullo schermo è infine tracciata una<br />

linea che unisce i due punti precedentemente<br />

tracciati (Fig. 5): questa linea<br />

rappresenta il livello di riferimento.<br />

Si noti che è comunque opportuno che il<br />

controllo di produzione sia condotto al<br />

livello di sensibilità di riferimento più 6<br />

dB; tale livello è chiamato “livello di<br />

sensibilità d’esame”. La valutazione<br />

dell’ampiezza delle indicazioni deve<br />

essere tuttavia comunque effettuata ai<br />

livelli di sensibilità stabiliti dai criteri di<br />

accettabilità delle indicazioni.<br />

Evoluzione e nuove frontiere della saldatura subacquea<br />

Guida alla stesura e alla qualificazione delle WPS per riporti<br />

di saldatura e per saldature tubo-piastra tubiera, secondo<br />

PrEN ISO 15614-7 e EN ISO 15614-8<br />

3 27 Febbraio Genova La saldatura degli acciai: processi tecnologici e saldabilità<br />

4 23 Marzo<br />

5<br />

6<br />

7<br />

15 Marzo<br />

3 Aprile<br />

16 Maggio<br />

14 Giugno<br />

16 Aprile<br />

23 Maggio<br />

12 Giugno<br />

27 Giugno<br />

5 Luglio<br />

19 Luglio<br />

12 Settembre<br />

19 Settembre<br />

10 Ottobre<br />

13 Novembre<br />

27 Novembre<br />

CALENDARIO DELLE MANIFESTAZIONI TECNICHE <strong>IIS</strong> <strong>2007</strong><br />

Parma<br />

(In ambito Subfornitura)<br />

Firenze<br />

Verona<br />

Milano<br />

Risk Management nella fabbricazione mediante saldatura<br />

Il controllo del processo di fabbricazione mediante<br />

saldatura e la conformità alle Direttive europee .<br />

Lo schema EWF per la certificazione dei Costruttori per :<br />

- Railway vehicles and components<br />

- Steel Structures<br />

- Pressure Equipment<br />

Genova La criccabilità dei giunti saldati<br />

Genova<br />

Mogliano Veneto<br />

Legnano<br />

Siracusa<br />

Torino<br />

Desenzano<br />

Taranto<br />

Napoli<br />

Cagliari<br />

Modena<br />

Ancona<br />

La qualificazione e certificazione dei saldatori per le materie<br />

plastiche. La nuova norma italiana e le norme europee.<br />

8 25-26 Ottobre Genova GNS4 – Giornate Nazionali di Saldatura<br />

Per informazioni: Segreteria Manifestazioni <strong>IIS</strong> – Fax: 010 8367780 – Email: maria.didio@iis.it


Scienza e<br />

Tecnica<br />

Comportamento in regime di scorrimento viscoso<br />

di giunti saldati dissimili<br />

Giunti saldati dissimili, realizzati con<br />

procedimento TIG e filo d’apporto del<br />

tipo Er Ni-Cr3 fra lamiere di 25mm di<br />

spessore in acciaio inossidabile austenitico<br />

tipo 304 e acciaio martensitico del<br />

tipo 9Cr-1Mo-V-Nb, sono stati sottoposti<br />

a prove di rottura in regime di<br />

scorrimento viscoso (creep), dopo essere<br />

stati trattati termicamente a 730°C per<br />

circa 8 h.<br />

Prima dell’effettuazione del collegamento,<br />

il lembo relativo all’ acciaio<br />

martensitico del tipo 9Cr-1Mo-V-Nb è<br />

stato imburrato adottando lo stesso<br />

processo di saldatura e lo stesso filo<br />

d’apporto impiegati per il giunto<br />

d’unione.<br />

Le prove di creep sono state effettuate, a<br />

tre diverse temperature, con due livelli<br />

di sollecitazione ciascuna, e precisamente:<br />

• 550°C e 160 e 240 MPa;<br />

• 600°C e 80- 160 MPa;<br />

• 650°C e 40-80 MPa.<br />

I risultati ottenuti dall’indagine possono<br />

essere così riassunti:<br />

• la resistenza a rottura, in regime di<br />

creep, dei giunti saldati dissimili è<br />

stata sempre inferiore a quella dei<br />

materiali di base, a tutte le temperature<br />

e sollecitazioni;<br />

• la differenza fra i valori di resistenza<br />

in regime di creep dei giunti saldati<br />

dissimili e dei corrispondenti materiali<br />

di base aumenta con il crescere<br />

della temperatura di prova;<br />

• alle temperature più basse e sollecitazioni<br />

più elevate, la rottura tende a<br />

localizzarsi all’interfaccia fra la<br />

zona fusa (Er Ni-Cr3) e la zona<br />

termicamente alterata dell’acciaio<br />

martensitico 9Cr-1Mo-V-Nb (Type<br />

VII rupture), a seguito dell’insorgere<br />

di sollecitazioni di taglio dovute al<br />

diverso coefficiente di dilatazione<br />

termica dei materiali e della loro<br />

diversa resistenza a caldo;<br />

Figura 1 - Welding procedure of dissimilar welded joint.<br />

• alle temperature più alte e sollecitazioni<br />

più basse, la rottura tende localizzarsi<br />

nella zona termicamente alterata<br />

a grano fine dell’acciaio<br />

martensitico 9Cr-1Mo-V-Nb (Type IV<br />

rupture).<br />

I giunti saldati, sia omogenei che fra<br />

materiali dissimili, mostrano, in regime<br />

di scorrimento viscoso, comportamenti<br />

del tutto ripetitivi dal punto di vista<br />

qualitativo. Dal punto di vista quantitativo,<br />

i parametri di esecuzione dei giunti<br />

e dei trattamenti termici dopo saldatura,<br />

nonché le differenze fra le caratteristiche<br />

a caldo dei materiali, giocano un<br />

ruolo che merita una migliore definizione.<br />

Dott. Ing. Mauro Scasso<br />

Segretario Generale <strong>IIS</strong><br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

113


Giornate Nazionali di Saldatura<br />

Genova, 25-26 Ottobre <strong>2007</strong><br />

Area Porto Antico<br />

Magazzini del Cotone<br />

GLI SPONSOR<br />

(al Febbraio <strong>2007</strong>)<br />

3M Italia - AEC Technology - Böhler Thyssen - CGM Tecnology - CIA Mathey Italiana<br />

Del Vigo Commerciale - Esab – Esarc - Fiera di Essen - Gruppo SOL - ITW Miller<br />

Lansec - Lincoln Electric Italia - NDT Italiana - Orbitalum Tools - SIAD - WEC<br />

Per informazioni:<br />

ISTITUTO ITALIANO DELLA SALDATURA - Lungobisagno Istria,15 - 16141 Genova<br />

Telefono 010 8341.331 - Fax 010 8367780 - giornate.saldatura@iis.it - www.iis.it<br />

Giornate<br />

Nazionali di<br />

Saldatura<br />

Genova 25-26 Ottobre <strong>2007</strong><br />

Area del Porto Antico<br />

Magazzini del Cotone


Comitato Direttivo<br />

Il Comitato Direttivo dell’Istituto,<br />

congiuntamente al Collegio dei Revisori<br />

dei Conti, si è riunito a Genova presso la<br />

sede dell’<strong>IIS</strong> il giorno 20 Novembre<br />

2006; la riunione è stata presieduta dal<br />

Presidente dell'Istituto Dott. Ing.<br />

Ferruccio Bressani. Il Segretario Generale,<br />

Dott. Ing. Mauro Scasso ha presentando<br />

e commentato i dati sul fatturato,<br />

sui costi e sul risultato atteso per l'anno<br />

2006 dai quali emerge un andamento in<br />

linea con l‘ultima previsione del preventivo<br />

dell'anno in corso ed ha proseguito<br />

illustrando i dati relativi ai dipendenti,<br />

agli investimenti ed alla situazione dei<br />

crediti e della liquidità dell'Istituto.<br />

Il Comitato ha quindi preso in esame e<br />

discusso la proposta di istituzione della<br />

Commissione Consultiva del Comitato<br />

Direttivo "Analisi e Verifica del contesto<br />

Scientifico e Tecnologico dell'<strong>IIS</strong>" che<br />

dovrebbe svolgere i compiti di analizzare<br />

e verificare il contesto scientifico e<br />

tecnologico all'interno del quale l'<strong>IIS</strong><br />

opera, nonché la combinazione delle<br />

varie attività da questo svolte; rappresentare<br />

il punto di riferimento per i più<br />

importanti problemi di indirizzo scientifico,<br />

tecnologico e organizzativo<br />

connessi alla vita dell'<strong>IIS</strong> e di riportare<br />

quindi i risultati del proprio esame al<br />

Comitato Direttivo. Il Comitato ha<br />

approvato all’ unanimità la proposta ed<br />

ha chiamato a farne parte i membri del<br />

Comitato Direttivo: Dott.Ing. Ferruccio<br />

Bressani, Prof. Ing. Renato Ghigliazza,<br />

Dott. Ing. Giulio Costa, Dott. Ing<br />

Angelo Guerciotti, Dott Ing. Leopoldo<br />

Iaria , Dott. Teresio Valente e Dott. Ing.<br />

Mauro Scasso, in qualità di Segretario.<br />

Il Segretario Generale Ing. Scasso ha<br />

<strong>IIS</strong> News<br />

quindi presentato lo schema "Funzioni e<br />

Compiti dell'<strong>IIS</strong>” del quale ne viene data<br />

lettura. Dopo breve discussione, i<br />

Membri del Comitato Direttivo sono<br />

stati invitati ad indirizzare eventuali<br />

proposte scritte alla Segreteria Generale<br />

per le dovute considerazioni.<br />

Il Prof. Giuseppe Lo Nostro della<br />

Facoltà di Ingegneria dell'Università di<br />

Genova è stato quindi proposto dall’ Ing.<br />

Scasso, quale Rappresentante Accademico<br />

nella Commissione di Certificazione<br />

dell'<strong>IIS</strong>, in sostituzione del Prof.<br />

Alfredo Squarzoni. Il Comitato Direttivo<br />

all'unanimità ha approvato le proposte.<br />

Il Comitato ha quindi esaminato la<br />

situazione delle associazioni all’Istituto<br />

dal 7 Luglio 2006 al 20 Novembre 2006<br />

decidendo di accogliere 1 nuova<br />

richiesta di associazione (1 Socio Individuale),<br />

e le dimissioni di 5 Soci (1 Socio<br />

Collettivo e 4 Soci individuali).<br />

Effettuato a Genova dall’<strong>IIS</strong> il primo<br />

Corso per il rilascio della certificazione<br />

a Saldatore Subacqueo<br />

Effettuato a Genova dall’ <strong>IIS</strong> il primo<br />

Corso per il rilascio della certificazione<br />

a Saldatore Subacqueo in accordo alla<br />

normativa europea.<br />

Presso la sede operativa della Soc.<br />

DRAFINSUB S.R.L., al Ponte Parodi<br />

Levante del Porto di Genova, l’Istituto<br />

Italiano della Saldatura ha tenuto, dal<br />

18 al 22 Dicembre 2006, il 1° Corso di<br />

saldatura subacquea condotto dal P.I.<br />

Marco Nanni dell’<strong>IIS</strong>.<br />

Al Corso hanno preso parte 4 allievi di<br />

cui 3 privati ed 1 della Soc. HYDRA<br />

GROUP; tutti gli allievi erano in<br />

possesso del brevetto Padi Open Water<br />

Diver mentre solo due di essi erano già<br />

saldatori esperti. I due allievi che non<br />

avevano mai saldato hanno pertanto<br />

dovuto frequentare preliminarmente un<br />

Corso di saldatura in aria presso i Laboratori<br />

dell’Istituto. Il Corso, della durata<br />

di 40 ore, si è svolto secondo le modalità<br />

previste dalla norma UNI EN 15618-<br />

1:2003 “Prove di qualificazione dei<br />

saldatori per la saldatura subacquea -<br />

Saldatori subacquei per la saldatura<br />

iperbarica in ambiente bagnato”. Sono<br />

stati eseguiti saggi in posizione in piano<br />

di lamiere di spessore 12mm preparate a<br />

V con sostegno saldati con elettrodi ESAB<br />

OK 43.39 6013 e Lastek dry. I saggi<br />

saldati saranno sottoposti alle prove di<br />

frattura come previsto dalla norma di<br />

riferimento. Nel caso di esito positivo<br />

delle prove verrà rilasciato il certificato -<br />

“patentino” - di Wet Welder Diver.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

115


Corso di Specializzazione in Saldatura<br />

Utile alla qualificazione ad International Welding Engineer / Technologist<br />

L’ISTITUTO ITALIANO DELLA SALDATURA terrà a partire dal prossimo mese di Marzo tre diversi<br />

Corsi di Specializzazione in Saldatura, presso le proprie Sedi di Genova, Legnano (MI) e Mogliano<br />

Veneto (TV).<br />

Tenuto dal 1952 presso alcune delle più prestigiose Sedi scolastiche ed accademiche, con oltre<br />

12.000 tecnici qualificati, il Corso rappresenta tuttora il principale strumento per la formazione di<br />

base dei tecnici operanti nella fabbricazione mediante saldatura.<br />

Alla sua tradizionale valenza, il Corso ha aggiunto nel tempo un significato ulteriore, valido come<br />

prima parte dei percorsi di Qualificazione per Welding Engineer e Technologist.<br />

Valenza del Corso<br />

Il Corso di Specializzazione consente una prima ma completa preparazione nei più diffusi processi di<br />

saldatura e materiali utilizzati in ambito industriale.<br />

Per tale ragione, può risultare di particolare interesse per personale di recente assunzione in<br />

Azienda, che abbia bisogno di una prima formazione specifica, così come anche per personale più<br />

esperto, come momento di aggiornamento.<br />

Tra i settori industriali più interessati a questo Corso possono essere citati il chimico ed il petrolchimico,<br />

il navale, il ferroviario, la meccanica, l’off-shore.<br />

Calendario ed orario delle lezioni<br />

Il Corso è formato da una parte teorica (della durata di 80 ore) ed una pratica (60 ore), svolte con<br />

lezioni serali della durata di quattro ore ciascuna, dalle 16.30 alle 20.30, per tre giorni alla settimana.<br />

Le lezioni teoriche saranno svolte nell’arco di sette settimane lavorative, quelle pratiche in cinque,<br />

con inizio immediatamente dopo la parte teorica.<br />

- Corso di Specializzazione di Genova: inizio Lunedì 19 Marzo, conclusione Mercoledì 6 Giugno;<br />

- Corso di Specializzazione di Legnano: inizio Lunedì 12 Marzo, conclusione Mercoledì 30 Maggio;<br />

- Corso di Specializzazione di Mogliano Veneto: inizio Lunedì 19 Marzo, conclusione Mercoledì 6<br />

Giugno.<br />

Programma delle lezioni<br />

Gli argomenti trattati durante le lezioni teoriche previste saranno i seguenti:<br />

1. Tecnologia della saldatura (processi con fiamma ossiacetilenica, con elettrodo rivestito, a filo<br />

continuo in protezione gassosa MIG / MAG e FCAW, TIG, ad arco sommerso; taglio termico);<br />

2. Metallurgia e saldabilità (metallurgia applicata alla saldatura, fabbricazione e classificazione<br />

degli acciai, prove tecnologiche, struttura dei giunti saldati, difetti metallurgici ed operativi, saldabilità<br />

degli acciai al carbonio, microlegati);<br />

3. Progettazione e calcolo (resistenza dei materiali, elementi di progettazione di giunti saldati).<br />

Durante le 15 esercitazioni pratiche, saranno svolte in primo luogo dimostrazioni ed esercitazioni di<br />

saldatura a difficoltà crescente nei processi manuali o semiautomatici (fiamma, elettrodo rivestito,<br />

TIG, MIG/MAG), dimostrazioni applicative di controlli non distruttivi (metodi VT, PT, MT, RT ed UT),<br />

stesura ed interpretazione di specifiche di procedura di saldatura (WPS).<br />

Iscrizioni<br />

Le domande di iscrizione, dovranno pervenire unitamente ad un certificato comprovante il titolo di<br />

studio posseduto. In alternativa al modulo cartaceo è possibile procedere all’iscrizione on-line,<br />

attraverso il sito www.formazionesaldatura.it, selezionando il Corso dall’apposito motore di ricerca<br />

posto nella parte superiore della homepage.<br />

Chi fosse invece interessato a partecipare in forma non impegnativa ad alcune lezioni, riservandosi di<br />

regolarizzare la propria iscrizione solo in un secondo tempo, potrà farlo contattando direttamente la<br />

Segreteria.<br />

Modalità di pagamento<br />

La quota di partecipazione al Corso è di € 2.850,00 (+ IVA). La quota suddetta deve essere corrisposta<br />

prima dell’inizio del Corso, tramite bonifico bancario (Banca Popolare di Milano, CC 4500 ABI<br />

05584, CAB 01400 CIN I intestato all’Istituto Italiano della Saldatura).<br />

Informazioni<br />

Per ulteriori informazioni si prega rivolgersi all’Istituto Italiano della Saldatura, Via Lungobisagno<br />

Istria 15, 16141 Genova. Tel. 010 8341371, fax 010 8367780 (e-mail mariapia.ramazzina @iis.it).


Pur non essendo la 626/94 il testo base<br />

della sicurezza, perché si ricollega a<br />

molte disposizioni previgenti in tema di<br />

prevenzione degli infortuni e di igiene<br />

del lavoro, vi è da tener conto che essa<br />

pone l’accento sulla considerazione dei<br />

fattori di rischio specifico, e diviene così<br />

un elemento di riferimento anche nella<br />

interpretazione delle altre leggi caratterizzate<br />

riguardo ad essa da un rapporto<br />

di “specialità”.<br />

È questa in effetti la collocazione del<br />

D.Lgs. 27 Luglio 1999, n. 272, specifico<br />

per le operazioni e per i servizi portuali,<br />

riparazione e trasformazione delle navi<br />

in ambito portuale, costruito sul modello<br />

del D.Lgs. 626/94 (norma a contenuto<br />

generale), ma su quest’ultima norma<br />

prevalente in virtù del principio giuridico<br />

della valenza della norma a carattere<br />

speciale rispetto alla norma generale.<br />

Ne deriva che allorquando viene affrontato<br />

il percorso formativo dei soggetti<br />

destinati a ricoprire nelle aziende le<br />

funzioni RSPP e ASPP (quale stabilito<br />

dall’art. 8-bis del D.Lgs 6267/94, e in<br />

successione dal D.Lgs. 195/2003, e<br />

dall’Accordo 26 Gennaio 2006 in sede<br />

di Conferenza Stato, Regioni e Province<br />

Formazione<br />

Obblighi formativi sempre riferiti ai rischi specifici<br />

Autonome); e in detto Accordo la formazione<br />

viene scandita nei Moduli A, B, C,<br />

in particolare per quanto concerne il<br />

Modulo “B” con riferimento ai rischi<br />

specifici del macrosettore di appartenenza<br />

delle lavorazioni, la disposizione<br />

che individua tabellarmente i fattori di<br />

rischio raggruppa i rischi in nove<br />

comparti (Macro-settori di attività<br />

ATECO), apoditticamente omogenei e di<br />

grossolana indicazione, costruiti intorno<br />

ai presumibili processi produttivi - a<br />

prescindere dall’ambito dell’attività<br />

produttiva.<br />

Cosicché vi è da osservare che tale<br />

genericità non soddisfa di certo il<br />

precetto generale della “nuova sicurezza”<br />

che impone invece l’analisi del<br />

rischio a fondamento della prevenzione,<br />

e considera i singoli “pericoli” in relazione<br />

all’ambito ed all’ambiente, come<br />

reali fattori di rischio.<br />

Consegue ancora che la particolare<br />

delicatezza delle lavorazioni e delle<br />

operazioni in ambito portuale considerata<br />

proprio dalla norma specifica del<br />

D.Lgs. 272/99, sarebbe alquanto vanificata<br />

ove la formazione dei soggetti<br />

preminenti nella individuazione e<br />

gestione dei rischi (RSPP e ASPP) fosse<br />

genericamente svolta con riferimento<br />

più a comparti merceologici o amministrativi,<br />

anziché condotta sui rischi effettivi<br />

dell’ambito e dell’ambiente considerato,<br />

vale a dire sulle linee guide<br />

costruite intorno alla norma generica di<br />

sicurezza (626/94) anziché nel contesto<br />

dei rischi specifici (272/99).<br />

Formazione<br />

Si impone quindi per coerenza ermeneutica<br />

in ordine all’approccio sistematico<br />

alla valutazione e al contrasto dei rischi<br />

effettivi presenti in ambienti e ambiti<br />

lavorativi governati da linee normative<br />

ad hoc, che l’attività di formazione, tutti<br />

i Moduli ma segnatamente il Modulo B,<br />

venga programmato con specificità<br />

assoluta e non con generica flessibilità<br />

di comparto. Il che si traduce nel<br />

progetto di corsi specifici per RSPP e<br />

ASPP nell’ambito del campo di applicazione<br />

della 272/99.<br />

Avv. Prof. Tommaso Limardo<br />

Consulente per la sicurezza<br />

del lavoro<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

117


ISTITUTO ITALIANO<br />

DELLA SALDATURA<br />

Divisione PRN<br />

Maura Rodella<br />

Lungobisagno Istria, 15<br />

16141 GENOVA<br />

Tel. 010 8341385<br />

Fax 010 8367780<br />

Email: maura.rodella@iis.it<br />

www.weldinglibrary.com<br />

www.iis.it<br />

Pubblicazioni <strong>IIS</strong> - Novità 2006<br />

Pubblicazioni <strong>IIS</strong> - Novità 2006<br />

Ossitaglio<br />

Gli acciai dolci e quelli basso legati possono essere<br />

tagliati con facilità, rapidamente e ottenendo superfici di<br />

taglio di qualità, con l’impiego di cannelli da taglio all’ossigeno<br />

che utilizzano diversi combustibili: acetilene,<br />

metano, propano, gas illuminante, idrogeno. Tra i<br />

vantaggi principali di questo processo di taglio ci sono<br />

l’assenza di limitazioni pratiche allo spessore tagliabile e<br />

la possibilità di lavorare anche in assenza di alimentazione<br />

elettrica, mentre il limite fondamentale è riferito<br />

ai metalli tagliabili, essendo applicabile soltanto ad acciai<br />

basso legati al carbonio o comunque avente tenore<br />

massimo di cromo del 2%.<br />

Indice<br />

1. Principi di funzionamento<br />

2. Tagliabilità dei metalli<br />

3. Parametri di funzionamento del processo<br />

4. Apparecchiature e tecniche operative<br />

5. Effetti dell’ossitaglio sugli acciai<br />

2006, 40 pagine, Codice: 101088, Prezzo: € 30,00<br />

Soci <strong>IIS</strong> - Società e Figure Professionali <strong>IIS</strong>, Prezzo: € 24,00


Abbiamo spesso sentito discutere, in<br />

termini di esposizione dei saldatori ad<br />

agenti chimici, del fatto che i fumi di<br />

saldatura sono costituiti da una componente<br />

solida rappresentata da particelle<br />

molto piccole, le quali hanno dimensioni<br />

molto piccole, essendo originate<br />

da processi di riscaldamento di metalli<br />

a temperature molto alte, con produzione<br />

di veri e propri vapori atomici.<br />

Peraltro era altrettanto chiaro che tali<br />

vapori atomici, si aggregassero in fase<br />

di condensazione e solidificazione.<br />

In generale si è sempre detto: le dimensioni<br />

dei fumi sono inferiori ad 1 micrometro.<br />

Uno (fra i tanti, purtroppo) problemi<br />

importanti sotto il profilo tossicologico<br />

e mai risolto, è sempre stato quello di<br />

conoscere, non tanto la composizione<br />

chimica elementare della massa dei<br />

fumi, che abbiamo da tempo imparato<br />

ad analizzare, quanto la natura dei<br />

reali composti che sono presenti in<br />

questi fumi. Ma per fare ciò dobbiamo<br />

scendere nell’intima composizione dei<br />

fumi, disaggregare (come probabilmente<br />

succede nei polmoni del saldatore)<br />

gli agglomerati microscopici di<br />

Salute, Sicurezza e<br />

Ambiente<br />

Le particelle dei fumi ci appaiono sempre più piccole<br />

particelle e studiarne la composizione e<br />

la struttura.<br />

Basta pensare infatti che quel vapore<br />

atomico di cui abbiamo parlato prima<br />

si trova in uno stato energetico particolarmente<br />

elevato ed ha enormi capacità<br />

reattive. La presenza di molecole<br />

dell’aria o dell’umidità, ad esempio, in<br />

prossimità degli atomi appena generati<br />

può produrre reazioni di vario tipo e<br />

può quindi condurre alla formazione di<br />

composti, alcuni dei quali non saranno<br />

necessariamente stabili, ma molti resteranno<br />

inalterati anche dopo raffreddamento,<br />

in quello che sarà il “fumo<br />

inalabile”. Ossidi, azoturi, idruri,<br />

composti intermetallici sono solo<br />

alcuni esempi. Ognuno di questi<br />

composti può avere una azione pericolosa<br />

di tipo e grado diverso a carico<br />

dell’organismo del soggetto esposto.<br />

Gli studi e le analisi sulle nanoparticelle<br />

possono dare un contributo fondamentale<br />

alla individuazione di questi<br />

composti ed all’approfondimento delle<br />

conoscenze sui rischi in questo campo.<br />

Tuttavia i mezzi attualmente disponibili<br />

sono parzialmente adeguati a completare<br />

questa conoscenza e comunque<br />

sono estremamente costosi e richiedono<br />

impegni e professionalità corrispondenti.<br />

Si devono mettere in gioco tutte le<br />

tecniche analitiche utili nel campo della<br />

micro-metallurgia: dalla microscopia<br />

elettronica SEM con EDS ed HR-TEM<br />

analitico con EDS, ma soprattutto il più<br />

recente microscopio elettronico ad emis-<br />

sione di campo FEG-FESEM (Field<br />

Emission Scanning Electron Microscopy),<br />

il cui costo rilevante di acquisto<br />

e di impianto ne limita l’impiego a centri<br />

altamente specializzati.<br />

Tutto ciò ci porta a concludere che<br />

dobbiamo continuare a rincorrere la<br />

conoscenza sulle particelle dei fumi di<br />

saldatura, in primo luogo verificando<br />

la loro reale caratterizzazione morfologica<br />

e la capacità di penetrazione<br />

nell’apparato respiratorio, ma<br />

studiando parallelamente la struttura<br />

chimica delle particelle e nanoparticelle<br />

che li costituiscono, al fine di<br />

comprendere meglio quali meccanismi<br />

tossicologici possono entrare in gioco.<br />

Se le particelle dei fumi ci mostrano la<br />

loro reale natura anche nelle più<br />

piccole dimensioni, capiremo meglio<br />

come interagire con loro per ridurne la<br />

pericolosità. Ci vorrà ancora qualche<br />

tempo, ma questa è una delle principali<br />

sfide per i prossimi anni in tema di<br />

tutela della salute dei saldatori.<br />

Prof. Teresio Valente<br />

DIMEL - Sez. Medicina del Lavoro<br />

Università di Genova<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

119


Dalle<br />

Aziende<br />

L’involucro del catalizzatore con<br />

la sicurezza di qualità CMT<br />

automatizzata<br />

Il processo di saldatura “a freddo” dà<br />

prova di sé nella saldatura dei depuratori<br />

dei gas di scarico<br />

Purem sviluppa e realizza presso il sito<br />

di Unna impianti di depurazione dei gas<br />

di scarico altamente efficaci per i motori<br />

diesel dei veicoli commerciali pesanti.<br />

I sistemi di depurazione come l’SCR<br />

(Selective Catalytic Reduction) soddisfano<br />

norme che saranno con ampia<br />

probabilità sempre più restrittive.<br />

I tecnici di saldatura specializzati realizzano<br />

involucri per catalizzatori impermeabili<br />

al gas, stabili sia meccanicamente<br />

sia chimicamente, utilizzando<br />

lamiere di acciaio legato 1.4301 resistente<br />

alla corrosione con spessori fino<br />

a 60 mm. A tal fine, puntano su tecnologie<br />

all’avanguardia e sull’automatizzazione.<br />

L’innovativo processo CMT<br />

(Cold Metal Transfer) di Fronius garantisce<br />

un apporto di calore ridotto e senza<br />

spruzzi, nonché una saldatura più<br />

rapida rispetto ai tradizionali processi<br />

ad arco voltaico. Si aggiungano inoltre i<br />

significativi vantaggi ottenibili in associazione<br />

con i robot. Gli esperti Purem,<br />

dopo un anno e mezzo di utilizzo in<br />

produzione, riferiscono di esperienze<br />

molto positive in termini di flessibilità,<br />

produttività e sicurezza di qualità.<br />

È straordinaria la qualità che contraddistingue<br />

gli involucri dei catalizzatori<br />

che Purem realizza per bus, veicoli di<br />

servizio dei vigili del fuoco e altri veicoli<br />

speciali a motore diesel, in particolare<br />

del gruppo DaimlerChrysler. Circa<br />

trenta metri è la lunghezza totale del<br />

giunto di saldatura di un involucro per<br />

catalizzatori, per esempio di un pullmann<br />

Mercedes.<br />

Circa 15.000 sono i catalizzatori SCR<br />

certificati ISO-16949 prodotti da Purem<br />

al ritmo di 50 - 60 pezzi al giorno.<br />

I volumi ridotti dei lotti nelle attuali<br />

condizioni di concorrenza commerciali<br />

dei mercati richiedono in primo luogo la<br />

massima flessibilità e apertura a livello<br />

di sistemi di saldatura e, in<br />

secondo luogo, un elevato<br />

grado di automatizzazione.<br />

Dall’estate del 2005, i tecnici<br />

di saldatura di Unna assolvono<br />

questo compito con<br />

successo utilizzando quattro<br />

celle di saldatura a robot,<br />

dotate complessivamente di 8<br />

sistemi di saldatura CMT<br />

Fronius. Ogni cella è destinata<br />

a una particolare fase di<br />

lavorazione. In questo modo,<br />

i responsabili ottengono la<br />

flessibilità necessaria. L’assenza di<br />

spruzzi e l’impermeabilità al gas sono le<br />

caratteristiche che si ottengono nel reattore<br />

chimico del modulo catalizzatore. Il<br />

Direttore dell’azienda, Dr. Wolfgang<br />

Bässler, afferma che, in Purem, le caratteristiche<br />

di qualità del risultato di<br />

saldatura sono oggetto di un sistema di<br />

controllo e di documentazione innovativo,<br />

costante e preciso. Il CMT soddisfa<br />

le elevate esigenze dell’azienda, così<br />

dimostra l’esperienza dei tecnici esperti<br />

di saldatura di Unna dopo 18 mesi di<br />

utilizzo.<br />

Per sfruttare i vantaggi specifici del<br />

processo CMT “a freddo”, come la<br />

precisione dimensionale e la qualità<br />

della superficie senza interventi di rifinitura,<br />

Purem utilizza il controllo digitale<br />

integrato tipico del CMT. Connesso in<br />

rete con un computer, questo controllo<br />

crea il collegamento ideale fra i robot e i<br />

controlli di qualità.<br />

Il processo di saldatura CMT, rispetto al<br />

processo convenzionale, si contraddistingue<br />

per tre caratteristiche principali:<br />

un movimento a inversione del filo,<br />

che viene integrato nel controllo digitale<br />

di processo, un apporto di calore notevolmente<br />

ridotto nel pezzo da lavorare,<br />

nonché il passaggio del materiale assolutamente<br />

privo di spruzzi.<br />

FRONIUS<br />

Via Monte Pasubio, 137 - 36010 Zanè (VI)<br />

Tel. 0445 8904444 - Fax 0445 804400<br />

e-mail: arroweld@arroweld.com<br />

www.arroweld.com<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

121


Dalle Aziende<br />

L’acciaio in una nuova forma:<br />

A.T.L.A. utilizza i gas tecnici Siad<br />

per la trasformazione delle lamiere<br />

A.T.L.A. opera nel settore della trasformazione<br />

delle lamiere di acciaio dal<br />

1985, inizialmente svolgeva le lavorazioni<br />

utilizzando materie prime fornite<br />

dai clienti successivamente ha iniziato a<br />

fornire un servizio completo acquistando<br />

l’acciaio direttamente dalle<br />

acciaierie produttrici.<br />

La struttura produttiva è concentrata in<br />

un ampio e moderno stabilimento di<br />

10.000 m 2 , realizzato all’interno di<br />

un’area di 30.000 m 2 situata a Leini, alle<br />

porte di Torino: pur essendo una realtà<br />

di medie dimensioni A.T.L.A. si propone<br />

sul mercato come centro di servizio<br />

dotato di eccellenti standard di lavorazione,<br />

sia in termini di qualità che quantità,<br />

caratteristiche uniche nel contesto<br />

della piccola-media impresa italiana.<br />

L’ampia disponibilità di spazio ha<br />

portato A.T.L.A. ad occuparsi di clientela<br />

operante nell’industria medio -<br />

pesante, intrecciando collaborazioni<br />

con il settore dei trasporti (in particolare<br />

in ambito ferroviario, nella produzione<br />

di autotreni e di impianti funiviari),<br />

delle macchine movimento terra,<br />

degli attrezzi portuali e delle macchine<br />

utensili in genere.<br />

Nella complessità che contraddistingue<br />

il settore, A.T.L.A. emerge e si evidenzia<br />

grazie all’impegno del personale che,<br />

attraverso quotidiane sfide, è riuscito ad<br />

implementare la crescita della società di<br />

anno in anno.<br />

La collaborazione con Siad<br />

L’inizio della collaborazione con Siad<br />

ha origini abbastanza recenti, in seguito<br />

122 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

all’acquisto di una nuova macchina per<br />

il taglio laser che permette di eseguire la<br />

lavorazione di lamiere in acciaio ed<br />

inox, anche di ampie dimensioni (fino a<br />

2000 mm di larghezza e 6000 mm di<br />

lunghezza e fino a 25 mm di spessore).<br />

Con l’utilizzo di questa nuova tecnologia<br />

di lavorazione A.T.L.A. amplia il<br />

suo raggio d’azione proponendo un<br />

taglio di alta precisione anche per particolari<br />

altrimenti ottenibili solo con lavorazioni<br />

meccaniche: la clientela ottiene<br />

pertanto un vantaggio in più ricevendo<br />

un pezzo già finito senza doverlo sottoporre<br />

ad ulteriori lavorazioni.<br />

L’impianto strategico e di grande investimento<br />

per la società, ha comportato<br />

la decisione di A.T.L.A. di affidarsi, per<br />

la fornitura di gas, ad un’azienda leader<br />

di mercato, cioè a Siad.<br />

I tecnici Siad hanno fornito la loro<br />

consulenza nella fase di rinnovamento e<br />

d’installazione dei<br />

nuovi impianti<br />

centralizzati per l’ossigeno<br />

e per l’azoto,<br />

utilizzati per il taglio<br />

laser.<br />

Visti i buoni risultati<br />

ottenuti, A.T.L.A. ha<br />

scelto Siad anche per<br />

la fornitura di gas e<br />

miscele della linea<br />

Stargas, che vengono<br />

impiegate rispettivamente<br />

per le lavorazioni<br />

di saldatura<br />

MIG/MAG e di taglio<br />

plasma,<br />

Oltre alla qualità dei gas forniti, ricopre<br />

una fondamentale importanza il sistema<br />

di “Total gas management” ideato da<br />

Siad, che tra gli altri servizi comprende<br />

il controllo a distanza dei consumi: il<br />

fornitore monitora le scorte e verifica il<br />

livello dei contenitori di ossigeno e<br />

azoto, attraverso i computer dislocati<br />

presso le diverse postazioni di lavoro.<br />

Non appena viene segnalato il bisogno<br />

di approvvigionamento, Siad interviene<br />

con tempestività ed efficienza, evitando<br />

al cliente l’onere di ordinare le forniture.<br />

Il servizio di “Total gas management”<br />

garantisce l’efficienza dell’impianto,<br />

impedendo che si verifichino blocchi<br />

alla produzione e si riscontrino ingenti<br />

perdite economiche.<br />

A.T.L.A. Srl<br />

Strada Fornacino 107<br />

10040 Leinì (TO)<br />

Tel. 011 9919211 - Fax 011 9919299<br />

www.atla.eu<br />

SIAD S.p.A.<br />

Via S. Bernardino, 82 - 24126 Bergamo<br />

Tel. 035 328357 - Fax 035 328318<br />

e-mail: siad@siad.com<br />

www.siad.com<br />

Mec-Spe <strong>2007</strong> “fiera” di fare<br />

formazione<br />

Secondo gli ultimi dati disponibili<br />

elaborati da Unioncamere (Unioncamere<br />

MLPS 2005) la distribuzione delle<br />

opportunità formative in Italia, che<br />

prevede circa 2 milioni di dipendenti<br />

(19,3% sul totale) coinvolti all’interno<br />

di corsi promossi dalle Imprese, è estremamente<br />

segmentata portando benefici<br />

per lo più ai lavoratori delle imprese di<br />

maggiori dimensioni, ubicate nelle<br />

regioni del nord ed appartenenti al<br />

settore dei servizi.<br />

Nel complesso queste evidenze mostrano<br />

come il nostro paese presenti un deficit<br />

di competenze che si ripercuote sulle<br />

capacità del sistema produttivo di essere<br />

competitivo.<br />

Per rispondere a questi evidenti deficit<br />

Senaf, la società organizzatrice di<br />

Mec-Spe, fiera internazionale della<br />

meccanica specializzata, prosegue<br />

nel produrre ed organizzare appuntamenti<br />

di formazione continua come uno<br />

degli elementi centrali anche per l’edizione<br />

<strong>2007</strong>.<br />

Giunta alla sua sesta edizione, dal 22 al<br />

24 Marzo prossimi, Mec-Spe proporrà<br />

ai visitatori convegni, miniconferenze ed<br />

unità dimostrative con l’obiettivo di<br />

rappresentare uno spunto innovativo per<br />

gli operatori dell’intera industria manifatturiera,<br />

qualsiasi sia il loro settore di<br />

provenienza.<br />

L’obiettivo è quello di coinvolgere non<br />

solo i visitatori ma anche gli espositori,<br />

che saranno impegnati in prima linea a<br />

tenere delle miniconferenze, trasferendo<br />

così la loro conoscenza ed esperienza<br />

sul campo in un confronto con visitatori<br />

qualificati. Le miniconferenze si svolgeranno<br />

direttamente tra gli stand espositivi,<br />

a stretto contatto con i prodotti,<br />

caratterizzandosi per la facile fruibilità<br />

e la breve durata. In particolare si


terranno nell’ambito di Eurostampi<br />

lungo il Viale dei materiali innovativi e<br />

nell’ambito di Mec-Spe nella Piazza<br />

della ricerca, dell’innovazione e del<br />

trasferimento tecnologico e nel<br />

Villaggio Ascomut.<br />

Inoltre, visto che per Senaf fare formazione<br />

significa abbinare il lato teorico a<br />

quello pratico, per la prossima edizione<br />

di Mec-Spe sono previste due unità<br />

dimostrative: alla storica “Dal Progetto<br />

all’Oggetto”, che vedrà la realizzazione<br />

nell’ambito di Eurostampi di due lenti<br />

ottiche con relativa custodia, si aggiungerà<br />

“Dall’acciaio al Manufatto”<br />

nell’ambito di Trattamenti & Finiture, in<br />

cui verrà realizzato un fermasoldi. Le<br />

unità dimostrative daranno quindi l’opportunità<br />

al visitatore di assistere all’intero<br />

processo produttivo, a partire dalla<br />

fase di ideazione/progettazione sino alla<br />

realizzazione del prodotto finito.<br />

Forti del principio che la pratica è<br />

importante quanto e più della grammatica,<br />

sono previste anche delle visite<br />

guidate all’unità dimostrativa “Dal<br />

Progetto all’Oggetto” e alle varie isole<br />

di lavorazione della Piazza delle lavorazioni<br />

meccaniche innovative nell’ambito<br />

di Mec-Spe. La proposta formativadivulgativa<br />

si articolerà inoltre in<br />

convegni tenuti da autorevoli riviste del<br />

settore e da Associazioni di categoria<br />

quali ADM (Associazione Disegno<br />

Macchine), Assinter (Associazione<br />

Sviluppo della Metallurgia delle<br />

Polveri), Cna Produzione, Aias (Associazione<br />

Italiana fra gli addetti alla<br />

sicurezza), Ucisap (Unione Costruttori<br />

Italiani Stampi e Attrezzature di Precisioni),<br />

AM (Associazione di Meccanica),<br />

Assogalvanica.<br />

“Se un tempo era possibile tenere separati<br />

il momento dell’apprendimento e<br />

della formazione da quello del lavoro,<br />

afferma Giorgio Verga - Direttore Senaf,<br />

oggi questo non è più possibile.<br />

Il tempo del lavoro deve diventare<br />

sempre di più anche un tempo di apprendimento<br />

di conoscenze e competenze per<br />

mantenersi aggiornati, contribuendo<br />

allo sviluppo individuale e a quello<br />

dell’azienda in cui si lavora.<br />

La formazione e la qualifica del personale<br />

sono e saranno sempre di più le<br />

armi vincenti in un mercato di competizione<br />

globale”. Tutte le informazioni<br />

sulla fiera e sul programma dei<br />

Convegni abbinati a Mec-Spe<br />

<strong>2007</strong> su www.senaf.it, tel. 02 3320391.<br />

PlastixExpo fa il suo ingresso nel<br />

team di Mec-Spe <strong>2007</strong><br />

PlastixExpo, fiera specializzata nella<br />

lavorazione delle materie plastiche<br />

entrerà a far parte del team della sesta<br />

edizione di Mec-Spe, andando a sostituire<br />

PlastikaItaly.<br />

Nuova denominazione e nuovo logo<br />

dunque per una fiera che soddisferà le<br />

specifiche esigenze di visibilità delle<br />

numerose aziende legate al settore delle<br />

materie plastiche che prenderanno parte<br />

alla fiera internazionale della meccanica<br />

specializzata, a Parma dal 22 al 24<br />

Marzo.<br />

La sinergia di sette fiere continua a<br />

rappresentare il punto di forza dell’appuntamento<br />

organizzato da Senaf, luogo<br />

di incontro, confronto e formazione per<br />

le aziende dell’intero comparto manifatturiero<br />

alla ricerca di nuovi input tecnologici<br />

che migliorino l’efficienza dei<br />

processi produttivi.<br />

Le fiere di Mec-Spe<br />

Mec-Spe: fiera internazionale della<br />

meccanica specializzata;<br />

Eurostampi: fiera internazionale dedicata<br />

al mondo degli stampi;<br />

Subfornitura: salone delle lavorazioni<br />

industriali per conto terzi;<br />

Control Italy: fiera specializzata per<br />

l’assicurazione della qualità;<br />

Trattamenti & Finiture: fiera specializzata<br />

per macchine, impianti e prodotti per<br />

il trattamento e la finitura delle superfici;<br />

PlastixExpo: fiera specializzata per la<br />

lavorazione delle materie plastiche;<br />

Motek Italy: fiera specializzata per la<br />

tecnologia di montaggio, assemblaggio<br />

e manipolazione.<br />

Tutte le informazioni sulla fiera su<br />

www.senaf.it , tel. 02 3320391<br />

PR Help Comunicazione d’Impresa<br />

Via Burlacchi, 11 - 20135 Milano<br />

Tel. 02 54123452 - Fax 02 54090230<br />

e-mail: info@prhelp.it<br />

www.prhelp.it<br />

Filo animato ESAB OK E 71-T1 per<br />

saldatura multiposizionale: nuova<br />

tecnologia NSW<br />

Il nuovo filo animato OK E 71-T1 è stato<br />

sviluppato dalla ESAB per soddisfare le<br />

esigenze di saldatura MIG/MAG in tutte<br />

le posizioni con la stessa corrente.<br />

Dalle Aziende<br />

È un filo animato flux-cored rutilico non<br />

ramato, lucido, bobinato spira-spira,<br />

dalle caratteristiche operative eccezionali,<br />

che salda con assenza di spruzzi e<br />

distacco automatico della scoria.<br />

Trova applicazione in carpenteria generica<br />

e nella saldatura di strutture meccaniche<br />

mediamente sollecitate, costruite<br />

con acciai dolci ed a media resistenza<br />

con carico di rottura di 510 N/mm 2 .<br />

È inoltre raccomandato per l’esecuzione<br />

della prima passata in verticale ascendente<br />

con l’utilizzo di supporti ceramici.<br />

Il filo animato OK E 71-T1 fa parte di una<br />

nuova famiglia di fili fabbricati con la<br />

nuova tecnologia NSW (New Standard<br />

Wire) con trattamento superficiale estremamente<br />

accurato, protezione anti-ossidazione<br />

e lubrificazione di tipo innovativo.<br />

I fili prodotti con la nuova tecnologia<br />

NSW offrono notevoli vantaggi operativi,<br />

che si possono riassumere in:<br />

• Superficie lucida, con eccellente<br />

scorrevolezza nei beccucci delle torce<br />

di saldatura e nelle guaine, che ne<br />

riduce l’usura ed elimina i problemi<br />

di intasamento.<br />

• Migliore stabilità d’arco, con<br />

drastica riduzione degli spruzzi,<br />

migliore estetica del cordone di<br />

saldatura e possibilità di utilizzo di<br />

correnti inferiori, particolarmente<br />

utile nella saldatura di spessori sottili<br />

o cordoni d’angolo ridotti.<br />

I fili animati ESAB fabbricati con la<br />

nuova tecnologia NSW sono il nuovo<br />

punto di riferimento per la qualità dei<br />

materiali di consumo per saldatura.<br />

ESAB Saldatura S.p.A.<br />

Via Mattei 24, 20010 Mesero (MI)<br />

Tel. 02 97968.1 - Fax 02 97289300<br />

e-mail: esab.saldatura@esab.se<br />

www.esab.it<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

123


Dalle Aziende<br />

Air Liquide Welding e OTC-DAIHEN<br />

annunciano il lancio di TOPWAVE<br />

una soluzione innovativa per migliorare<br />

qualità e produttività nella<br />

saldatura robotizzata<br />

Frutto della collaborazione con OTC-<br />

DAIHEN, Air Liquide Welding lancia<br />

TOPWAVE sul mercato europeo. Queste<br />

due società partner hanno condiviso il<br />

loro know-how nel settore della saldatura<br />

per sviluppare questa soluzione<br />

particolarmente innovativa.<br />

In effetti, la semplicità di programmazione<br />

e il risparmio di tempo per l’operatore<br />

sono tra i principali vantaggi di<br />

TOPWAVE garantiti da un’interfaccia di<br />

comunicazione intelligente tra il robot e<br />

la sorgente di saldatura.<br />

La qualità di saldatura e la produttività<br />

sono garantiti dalla nuova generazione<br />

di saldatrici a tecnologia inverter a<br />

regolazione numerica DIGI@WAVE e<br />

CITOWAVE, i generatori multifunzione<br />

sviluppati per rispondere alle nuove<br />

esigenze industriali per la saldatura di<br />

spessori sottili o più spessi e lanciati con<br />

grande successo commerciale durante la<br />

fiera Schweissen und Schneiden di<br />

Essen nel mese di Settembre 2005.<br />

L’affidabilità degli impianti è il principio<br />

chiave di Air Liquide Welding e<br />

OTC-DAIHEN.<br />

Una connessione “can bus” sostituisce<br />

il cablaggio classico per garantire una<br />

comunicazione ottimale tra il robot, il<br />

generatore e le altre periferiche.<br />

Nel 2006, Air Liquide Welding ha anche<br />

introdotto sul mercato con successo<br />

TOPTIG, una nuova soluzione di saldatura<br />

TIG robotizzata. Air Liquide<br />

Welding e OTC-DAIHEN puntano su<br />

TOPWAVE per proseguire la loro<br />

crescita sul mercato della saldatura<br />

robotizzata in Europa proponendo soluzioni<br />

innovative che migliorano la<br />

produttività, la qualità e la funzionalità.<br />

124 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

AIR LIQUIDE Welding Italy<br />

Via Torricelli, 15/A - 37135 Verona<br />

Tel. 045 8291557 - Fax 045 8291634<br />

e-mail: francesca.fiocco@airliquide.com<br />

www.airliquidewelding.com<br />

DuPont Personal Protection -<br />

Disponibile gratuitamente il nuovo<br />

catalogo prodotti<br />

DuPont Personal Protection è specializzata<br />

nel coniugare l’innovazione scientifica<br />

con il proprio know-how manifatturiero<br />

allo scopo di mettere a<br />

disposizione di svariati settori industriali<br />

un ventaglio completo di eccellenti<br />

indumenti protettivi.<br />

Uno dei fattori essenziali per garantire<br />

la sicurezza dei lavoratori è fornire loro<br />

l’indumento protettivo adatto. Una<br />

protezione adeguata infatti non serve<br />

solamente a prevenire gli infortuni, ma<br />

permette anche di evitare le malattie<br />

professionali a lungo termine.<br />

Per questo motivo DuPont lavora in<br />

stretta collaborazione con il mondo<br />

industriale in modo da avere la certezza<br />

che la gamma di prodotti soddisfi le<br />

specifiche esigenze degli utenti finali.<br />

Ma l’impegno in tema di sicurezza non<br />

si esaurisce qui: DuPont Personal<br />

Protection propone anche un servizio di<br />

assistenza completo sulle specifiche<br />

tecniche degli indumenti e corsi di<br />

formazione sulla corretta gestione degli<br />

indumenti protettivi per garantire che<br />

vengano indossati nelle migliori condizioni<br />

di sicurezza.<br />

In questo senso va la decisione di<br />

editare un nuovo Catalogo, completo ed<br />

esauriente, in grado di affrontare nel<br />

dettaglio i diversi aspetti della protezione<br />

personale. Sfogliando le 48 pagine<br />

si possono così trovare informazioni sui<br />

fattori da prendere in considerazione<br />

nella selezione dell’indumento protettivo<br />

adeguato; indicazioni sulla definizione<br />

della marcatura CE; definizione dei<br />

modelli di indumenti protettivi; informazioni<br />

sull’utilizzo di indumenti protettivi<br />

in zone potenzialmente esplosive;<br />

consigli pratici per individuare i capi<br />

più idonei per ciascuna esigenza;<br />

presentazione dei livelli di protezione<br />

forniti dall’intera gamma di indumenti<br />

protettivi DuPont Personal Protection;<br />

dettagliate descrizioni di ogni singolo<br />

modello dell’intera gamma di produzione:<br />

Tychem ® : la gamma Tychem ® offre<br />

leggerezza e protezione contro un ampio<br />

ventaglio di sostanze, dagli agenti<br />

chimici poco tossici ai gas altamente<br />

tossici, nonché contro i rischi biologici.<br />

Tyvek ® : la gamma Tyvek ® offre protezione<br />

da numerosi agenti chimici liquidi<br />

o solidi, ma anche dalla polvere e dalle<br />

fibre.<br />

Proshield ® : la gamma di prodotti Proshield<br />

® offre una soluzione di protezione<br />

idonea alle esposizioni di Tipo 5 e 6,<br />

meno esigenti in termini di barriera<br />

protettiva.<br />

Il catalogo contiene anche brevi informazioni<br />

riguardo:<br />

Nomex ® : il prodotto per eccellenza per<br />

lavori che presentano un rischio di esposizione<br />

alle fiamme, alle esplosioni o<br />

agli archi elettrici.<br />

Kevlar ® Armor, Kevlar ® Comfort,<br />

Kevlar ® Clean: le ultime innovazioni<br />

della gamma che offre una combinazione<br />

ideale di elevata resistenza al<br />

taglio, elasticità, leggerezza e comfort.<br />

Il Catalogo, del tutto gratuito, può<br />

essere richiesto registrandosi sul sito<br />

Internet www.dpp-europe.com o contattando<br />

direttamente il Servizio Clienti al<br />

numero verde 00800.3666.6666.<br />

DuPont Personal Protection<br />

L-2984 Luxembourg<br />

Tel. +352 36665664 - Fax +352<br />

36665071<br />

e-mail: personal.protection@lux.dupont.com<br />

www.dpp-europe.com<br />

TechFLUID, prima fiera<br />

dell’industria petrolifera,<br />

petrolchimica e dell’energia<br />

Si svolgerà dal 10 al 12 Maggio <strong>2007</strong><br />

presso il polo fieristico PiacenzaExpo, a<br />

Piacenza, la prima edizione della fiera<br />

internazionale delle soluzioni tecnologiche<br />

della subfornitura meccanica, dei<br />

metalli e materiali innovativi destinati<br />

all’industria petrolifera, petrolchimica e<br />

dell’energia, in collaborazione tra<br />

PiacenzaExpo, leader nella organizzazione<br />

di manifestazioni industriali di<br />

nicchia, ed Edimet, network multimediale<br />

del mondo dei metalli, è nata Tech-<br />

FLUID.<br />

TechFLUID, iniziativa fieristica unica in<br />

Italia, è una manifestazione ad alta<br />

specializzazione, che dedicherà particolare<br />

attenzione ai materiali innovativi e


alla subfornitura di lavorazioni qualificate,<br />

per un settore industriale - quello<br />

del petrolifero e petrolchimico - caratterizzato<br />

da forte ricerca e innovazione<br />

tecnologica.<br />

Queste le categorie di espositori a cui la<br />

mostra è destinata: produttori di componenti<br />

in alluminio, acciai speciali, acciai<br />

inossidabili, titanio, ottone, rame;<br />

produttori di tubi; produttori di getti di<br />

fonderia di metalli ferrosi e non ferrosi;<br />

produttori di elastomeri, polimeri, materiali<br />

compositi; aziende di prototipazione<br />

e progettazione; aziende che effettuano<br />

lavorazioni conto terzi.<br />

Destinatari dell’evento, in qualità di<br />

visitatori, direttori generali, direttori<br />

acquisti, direttori ricerca e sviluppo,<br />

dirigenti tecnici, responsabili qualità,<br />

progettisti strutturali, consulenti aziendali,<br />

liberi professionisti, titolari di<br />

aziende appartenenti a quattro<br />

macroaree:<br />

• perforazione e trivellazione sotterranea<br />

(applicata a qualsiasi tipo di<br />

fluido e di gas);<br />

• impiantistica per l’industria petrolifera<br />

(impianti di estrazione, piatta-<br />

forme off-shore,<br />

gasdotti, impianti<br />

di trasformazione e<br />

raffinazione);<br />

• impiantistica per<br />

l’industria petrolchimica<br />

(impianti<br />

come sopra con<br />

tutti i derivati da<br />

quella petrolifera);<br />

• produttori di<br />

veicoli operativi<br />

speciali, macchine<br />

complete, impianti completi gruppi<br />

e sottogruppi meccanici (pompe<br />

oleodimaniche, valvole assiemate,<br />

rubinetteria tecnica, componenti<br />

elettromeccanici, parti e ricambi<br />

finiti per tutte le suddette applicazioni).<br />

TechFLUID sarà un momento di<br />

confronto importante per il comparto, in<br />

cui alla parte espositiva si affiancherà<br />

una serie di sessioni tecniche specializzate.<br />

Fortemente strategica la scelta di<br />

Piacenza quale sede dell’evento, al<br />

centro dell’area italiana maggiormente<br />

industrializzata e con un bacino<br />

Fattori che influenzano l’alto costo del petrolio<br />

Espansione economica globale<br />

Scarsa capacità di produzione<br />

Fattore insicurezza (Paura)<br />

Instabilità politica nei Paesi produttori di greggio<br />

Ritardo dei progetti dovuto all’aumento del costo delle<br />

materie prime<br />

Vincoli ingegneristici<br />

Tempo atmosferico<br />

Riserve di idrocarburi al 31 Dicembre 2006<br />

Indice di vita riserve petrolio : ca. 17 anni*<br />

Indice di vita riserve gas: ca. 14 anni*<br />

Riserve<br />

Gas<br />

(GSmc)<br />

Petrolio<br />

(Mbbl)<br />

Prodotte *<br />

715 * 1050 *<br />

Rimanenti recuperabili * 154 *<br />

683 *<br />

Riserve potenziali** 120-200** 400-1000**<br />

* Rapporto MAP-UNMIG, Maggio 2006 (riserve certe+possibili+probabili)<br />

** Rapporto Enterprise ENIin “Oil Gas Investors& Energy Markets” Special<br />

Issue, July 2001<br />

Tratto da:<br />

Relazione Oil and Gas Industry <strong>2007</strong> forecast by Gulf Publishing Company<br />

Dalle Aziende<br />

SCHEDA TECHFLUID <strong>2007</strong><br />

Sede: PiacenzaExpo<br />

Data: da Giovedì 10 a Sabato 12 Maggio <strong>2007</strong><br />

Orario: 9.30-18.00<br />

Organizzatori: Edimet e PiacenzaExpo<br />

Ingresso: gratuito, previa registrazione all’ingresso<br />

o con biglietto offerto dalle ditte<br />

espositrici - possibile la preregistrazione<br />

on line su www.techfluid.it<br />

d’utenza dal forte tessuto imprenditoriale.<br />

Importante infine ricordare le sinergie<br />

di TechFLUID con GeoFluid, manifestazione<br />

biennale giunta alla 16° edizione,<br />

la principale a livello europeo nel<br />

settore delle tecnologie ed attrezzature<br />

per la ricerca, estrazione e trasporto dei<br />

fluidi sotterranei.<br />

EDIMET S.p.A.<br />

Via Corfù, 102 - 25124 Brescia<br />

Tel. 030 2421043 - Fax 030 223802<br />

e-mail: info@edimet.com<br />

www.edimet.com<br />

International Institute of Welding<br />

Future IIW Annual Assemblies<br />

Dubrovnik (Croatia) <strong>2007</strong><br />

Graz (Austria) 2008<br />

Singapore 2009<br />

Kiev (Ukraina) 2010<br />

Mumbai (India) 2011<br />

Future IIW International Congresses<br />

Sidney (Australia) <strong>2007</strong><br />

Mexico <strong>2007</strong><br />

Brazil 2008<br />

India 2008<br />

China 2008<br />

Iran 2009<br />

Israel 2010<br />

Per maggiori informazioni:<br />

www.iiw-iis.org<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

125


Letteratura Tecnica<br />

ASM Handbook, Volume 13B -<br />

Corrosion: Materials<br />

Cramer S.D. e Covino B.S. Jr., Materials<br />

Park, (OH-USA) 2005, 210x297 mm,<br />

703 pagine, ISBN: 978-0-87170-707-9,<br />

$ 229,00 (€ 176.53).<br />

Questo manuale, consacrato allo studio<br />

dei fenomeni di corrosione dei materiali,<br />

è il secondo di un’opera in tre nuova<br />

edizione, completamente rielaborata ed<br />

aggiornata, del “Corrosion - Volume 13”<br />

della nona edizione del “ASM-Metals<br />

Handook”. Il primo volume 13A:<br />

“Corrosion: Fundamentals, Testing, and<br />

Protection” pubblicato nel 2003,<br />

presenta i fenomeni di corrosione, le<br />

relative prove e le tecniche di protezione,<br />

mentre il terzo ed ultimo edito<br />

recentemente, 13C: “Corrosion: Environments<br />

and Industries” descrive la<br />

corrosione nei diversi settori industriali.<br />

Scopo principale dell’opera è quella di<br />

presentare lo stato attuale delle conoscenze<br />

e le prospettive future nell’analisi<br />

dei fenomeni di corrosione e nello studio<br />

delle tecniche di protezione e prevenzione.<br />

Nel manuale i materiali principalmente<br />

presi in esame sono i metallici, anche se<br />

la trattazione di quelli non metallici<br />

occupa una parte prominente, riflettendo<br />

il loro ormai largo ed efficace impiego<br />

per risolvere alcuni gravi problemi di<br />

corrosione ed il loro frequente utilizzo<br />

con i metallici in complessi sistemi di<br />

ingegneria. La corrosione in ambiente<br />

umido rimane l’argomento prominente<br />

della collana, ma la corrosione ad alta<br />

temperatura in ambiente gassoso è pure<br />

ampiamente considerata.<br />

Il volume 13B, organizzato in tre<br />

sezioni, include una vasta gamma di<br />

materiali, analizza il loro impiego nei<br />

diversi settori industriali ed il loro<br />

comportamento in relazione alle probabili<br />

condizioni di servizio.<br />

La prima parte illustra il comportamento<br />

alla corrosione dei metalli ferrosi,<br />

comprendendo: gli acciai al carbonio,<br />

quelli basso-legati, gli acciai resistenti<br />

agli agenti atmosferici, gli acciai rivestiti<br />

con materiali metalli ed organici, la<br />

ghisa, i getti in ghisa ed in acciai bassolegati,<br />

gli acciai inossidabili ed i getti in<br />

acciai inossidabili. La corrosione dei<br />

materiali non metallici e speciali è l’argomento<br />

della seconda parte, in cui sono<br />

trattati: l’allumino e le sue leghe, il rame<br />

e le sue leghe, il cobalto e le sue leghe, i<br />

metalli e le leghe a basso punto di<br />

fusione, il magnesio e le sue leghe, i<br />

metalli e le leghe refrattari, i metalli e le<br />

leghe preziosi, lo zinco e le sue leghe.<br />

Inoltre un unico capitolo è dedicato alla<br />

corrosione di prodotti speciali quali: le<br />

giunzioni brasate, i rivestimenti spruzzati,<br />

i metalli placcati, i metalli amorfi,<br />

quelli intermetallici, i carburi ed i materiali<br />

compositi a matrice metallica.<br />

Infine la terza ed ultima parte, è indirizzata<br />

alla descrizione del comportamento<br />

Notiziario<br />

di materiali non metallici in diverse<br />

condizioni ambientali aggressive,<br />

include i materiali refrattari, quelli ceramici,<br />

i rivestimenti protettivi, gli elastomeri,<br />

le resine termoindurenti ed i materiali<br />

compositi.<br />

ASM International, 9639 Kinsman Road.<br />

Materials Park, OH 44073-0002 (USA).<br />

Telefax +1 440 3384634.<br />

http://www.asm-intl.org/<br />

Processes and mechanisms of<br />

welding residual stress and<br />

distortion<br />

Feng Z., Cambridge (Inghilterra) 2005,<br />

234 x 156mm mm, 350 pagine, ISBN: 13:<br />

978 1 85573 771 6, £ 140.00- $ 265.00<br />

(€ 205.00).<br />

Questo testo, dedicato allo studio ed<br />

all’analisi dell’origine dei processi e dei<br />

meccanismi di formazione delle tensioni<br />

residue e delle deformazioni in saldatura,<br />

mette in evidenza la loro influenza<br />

e la loro pericolosità sull’affidabilità e<br />

sul comportamento in servizio dei<br />

componenti e delle strutture saldate.<br />

Il volume, diviso principalmente in due<br />

parti, fornisce una rassegna aggiornata e<br />

completa sugli sviluppi più recenti nel<br />

campo; in particolare descrive nella<br />

prima parte relativa ai principi: i processi<br />

ed i meccanismi di formazione, gli effetti<br />

dei cicli termici di saldatura, le interazionitermiche/metallurgiche/mecca-<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

127


Notiziario<br />

niche dovute ai processi di saldatura, la<br />

misura della distribuzione della temperatura,<br />

la costruzione di modelli riguardanti<br />

gli effetti dei processi di saldatura.<br />

La seconda parte rivolta alle applicazioni<br />

illustra: la determinazione e la<br />

misura delle deformazioni, l’applicazione<br />

pratica di modelli per la verifica<br />

delle tensioni residue e delle deformazioni,<br />

le tecniche ed i metodi per ridurre<br />

gli effetti, il controllo degli imbozzamenti<br />

e delle deformazioni nel caso di<br />

lamiere e di serbatoi saldati.<br />

CRC Press, LLC 6000 Broken Sound<br />

Parkway, NW, (Suite 300) Boca Raton,<br />

FL 33487, (USA). Woodhead Publishing<br />

Limited, Abington Hall, Abington,<br />

Cambridge, CB1 6AH, (Inghilterra).<br />

Telefax +44 1223 893694<br />

http://www.woodheadpublishing.com/en<br />

Codici e Norme<br />

Norme nazionali<br />

Italia<br />

UNI EN 1011-8 - Raccomandazioni per<br />

la saldatura di materiali metallici - Parte<br />

8: Saldatura della ghisa (2006).<br />

UNI EN 1991-1-7 - Azioni sulle strutture<br />

- Parte 1-7: Azioni in generale -<br />

Azioni eccezionali (2006).<br />

UNI EN 1993-1-4 - Progettazione delle<br />

strutture di acciaio - Parte 1-4: Regole<br />

generali - Regole supplementari per<br />

acciai inossidabili (<strong>2007</strong>).<br />

UNI EN 1993-1-5 - Progettazione delle<br />

strutture di acciaio - Parte 1-5: Elementi<br />

strutturali a lastra (<strong>2007</strong>).<br />

UNI EN 1993-3-1 - Progettazione delle<br />

strutture di acciaio - Parte 3-1: Torri, pali<br />

e ciminiere - Torri e pali (<strong>2007</strong>).<br />

UNI EN 1993-3-2 - Progettazione delle<br />

strutture di acciaio - Parte 3-2: Torri, pali<br />

e ciminiere - Ciminiere (<strong>2007</strong>).<br />

UNI EN 1998-4 - Progettazione delle<br />

strutture per la resistenza sismica - Parte<br />

4: Silos, serbatoi e condotte (2006).<br />

UNI EN ISO 3452-2 - Prove non<br />

distruttive - Esame con liquidi penetranti<br />

- Parte 2: Prove dei materiali utilizzati<br />

nell'esame con liquidi penetranti (2006).<br />

128 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

UNI EN ISO 9227 - Prove di corrosione<br />

in atmosfere artificiali - Prove di nebbia<br />

salina (2006).<br />

UNI EN 10089 - Acciai laminati a caldo<br />

per molle bonificate - Condizioni<br />

tecniche di fornitura (2006).<br />

UNI EN 10140 - Nastri stretti di acciaio<br />

laminati a freddo - Tolleranze sulle<br />

dimensioni e sulla forma (2006).<br />

UNI EN 10143 - Lamiere sottili e nastri<br />

di acciaio con rivestimento applicato per<br />

immersione a caldo in continuo - Tolleranze<br />

sulla dimensione e sulla forma<br />

(2006).<br />

UNI EN 10162 - Profilati di acciaio<br />

laminati a freddo - Condizioni tecniche<br />

di fornitura - Tolleranze dimensionali e<br />

sulla sezione trasversale (2006).<br />

UNI EN 10325 - Acciaio - Determinazione<br />

dell’aumento della resistenza allo<br />

snervamento per effetto del trattamento<br />

termico (2006).<br />

UNI EN 10341 - Nastri e lamiere<br />

magnetici di acciaio non legato e legato<br />

laminati a freddo e forniti allo stato<br />

semifinito (2006).<br />

UNI EN 12560-6 - Flange e loro giunzioni<br />

- Guarnizioni per flange designate<br />

mediante Classe - Parte 6: Guarnizioni<br />

metalliche striate rivestite da utilizzare<br />

con flange di acciaio (<strong>2007</strong>).<br />

UNI EN 13445-8 - Recipienti a pressione<br />

non esposti a fiamma - Parte 8:<br />

Requisiti aggiuntivi per i recipenti a<br />

pressione di alluminio e leghe di alluminio<br />

(<strong>2007</strong>).<br />

UNI EN 13835 - Fonderia - Ghise austenitiche<br />

(2006)<br />

UNI EN 14620-1 - Progettazione e<br />

fabbricazione di serbatoi di acciaio verticali,<br />

cilindrici, a fondo piatto, costruiti in<br />

sito, per lo stoccaggio di gas liquefatti<br />

refrigerati operanti a temperature tra 0<br />

°C e -165 °C - Parte 1: Generalità (2006).<br />

UNI EN 14620-2 - Progettazione e<br />

fabbricazione di serbatoi di acciaio<br />

verticali, cilindrici, a fondo piatto,<br />

costruiti in sito, per lo stoccaggio di gas<br />

liquefatti refrigerati operanti a temperature<br />

tra 0 °C e -165 °C - Parte 2: Componenti<br />

metallici (2006).<br />

USA<br />

AASHTO LRFDUS - Bridge design<br />

specifications (<strong>2007</strong>).<br />

ASTM A 513 - Standard specification<br />

for electric-resistance-welded carbon and<br />

alloy steel mechanical tubing (2006).<br />

AWS C5.7 - Recommended practices<br />

for electrogas welding (2006).<br />

AWS D10.11M/D10.11 - Guide for root<br />

pass welding of pipe without backing<br />

(<strong>2007</strong>).<br />

AWS D16.2M/D16.2 - Guide for<br />

components of robotic and automatic arc<br />

welding installations (<strong>2007</strong>).<br />

Norme europee<br />

EN<br />

EN ISO 7500-2 - Metallic materials -<br />

Verification of static uniaxial testing<br />

machines - Part 2: Tension creep testing<br />

machines - Verification of the applied<br />

force (2006).<br />

EN 10130 - Cold rolled low carbon steel<br />

flat products for cold forming - Technical<br />

delivery conditions (2006).<br />

CEN/TR 15481 - Welding of reinforcing<br />

steel - Tack weldability - Test methods<br />

and performance requirements (2006).<br />

CEN/TS 15379 - Building management -<br />

Terminology and scope of services (2006).<br />

Norme internazionali<br />

ISO<br />

ISO 7500-2 - Metallic materials - Verification<br />

of static uniaxial testing machines<br />

- Part 2: Tension creep testing machines -<br />

Verification of the applied force (2006).<br />

ISO 22391-2 - Plastics piping systems<br />

for hot and cold water installations -<br />

Polyethylene of raised temperature<br />

resistance (PE-RT) - Part 2: Pipes (<strong>2007</strong>).<br />

ISO 22391-3 - Plastics piping systems for<br />

hot and cold water installations - Polyethylene<br />

of raised temperature resistance<br />

(PE-RT) - Part 3: Fittings (<strong>2007</strong>).<br />

ISO 22391-5 - Plastics piping systems<br />

for hot and cold water installations -<br />

Polyethylene of raised temperature<br />

resistance (PE-RT) - Part 5: Fitness for<br />

purpose of the system (<strong>2007</strong>).


Corsi <strong>IIS</strong><br />

Luogo Data Titolo Ore Organizzatore<br />

Genova Marzo-Giugno<br />

<strong>2007</strong><br />

Legnano (MI) Marzo-Giugno<br />

<strong>2007</strong><br />

Mogliano Veneto<br />

(TV)<br />

Marzo-Giugno<br />

<strong>2007</strong><br />

Genova Marzo-Giugno<br />

<strong>2007</strong><br />

Legnano (MI) Marzo-Giugno<br />

<strong>2007</strong><br />

Mogliano Veneto<br />

(TV)<br />

Marzo-Giugno<br />

<strong>2007</strong><br />

Corso per International Welding Engineer - Parti I e II -<br />

Corso di Specializzazione 140<br />

Corso per International Welding Engineer - Parti I e II -<br />

Corso di Specializzazione<br />

Corso per International Welding Engineer - Parti I e II -<br />

Corso di Specializzazione<br />

Corso per International Welding Technologist - Parti I e II -<br />

Corso di Specializzazione<br />

Corso per International Welding Technologist - Parti I e II -<br />

Corso di Specializzazione<br />

Corso per International Welding Technologist - Parti I e II -<br />

Corso di Specializzazione<br />

Genova 19-23/3/<strong>2007</strong> Corso per International Welding Engineer - Parte II 60<br />

Genova 19-23/3/<strong>2007</strong> Corso per International Welding Technologist - Parte II 60<br />

Messina 2-5/4/<strong>2007</strong> Corso propedeutico alla certificazione dei saldatori di tubi e<br />

raccordi di PE secondo UNI 9737 per il convogliamento di gas,<br />

acqua ed altri fluidi. Processi ad elemento termico e ad<br />

elettrofusione<br />

Genova<br />

2-6/4/<strong>2007</strong><br />

7-11/5/<strong>2007</strong><br />

4-8/6/<strong>2007</strong><br />

Corso modulare per la qualificazione ad International Welding<br />

Inspector - Comprehensive - Tecnologia della saldatura<br />

Genova 11-12/4/<strong>2007</strong> Corso avanzato - Meccanica della frattura 16<br />

Genova 16-19/4/<strong>2007</strong><br />

Genova<br />

16-20/4/<strong>2007</strong><br />

18-20/6/<strong>2007</strong><br />

Genova 16-20/4/<strong>2007</strong><br />

Genova<br />

Mogliano Veneto<br />

(TV)<br />

Mogliano Veneto<br />

(TV)<br />

16-20/4/<strong>2007</strong><br />

21-25/5/<strong>2007</strong><br />

7-9/5/<strong>2007</strong><br />

7-10/5/<strong>2007</strong><br />

Legnano (MI) 8-10/5/<strong>2007</strong><br />

Corso propedeutico alla certificazione dei saldatori di tubi e<br />

raccordi di PE secondo UNI 9737 per il convogliamento di gas,<br />

acqua ed altri fluidi. Processi ad elemento termico e ad<br />

elettrofusione<br />

Corso per International Welding Engineer - Parte III -<br />

Tecnologia della saldatura<br />

Corso per International Welding Technologist - Parte III -<br />

Tecnologia della saldatura<br />

Corso modulare per la qualificazione ad International Welding<br />

Inspector - Basic - Tecnologia della saldatura<br />

Corso sull’applicazione dei sistemi di gestione per la qualità in<br />

saldatura ISO 9001<br />

Corso propedeutico alla certificazione dei saldatori di tubi e<br />

raccordi di PE secondo UNI 9737 per il convogliamento di gas,<br />

acqua ed altri fluidi. Processi ad elemento termico e ad<br />

elettrofusione<br />

Progettazione, fabbricazione e collaudo di apparecchi e sistemi<br />

di tubazioni di PRFV<br />

140<br />

140<br />

140<br />

140<br />

140<br />

28<br />

121<br />

28<br />

58<br />

43<br />

66<br />

24<br />

28<br />

24<br />

Notiziario<br />

Istituto Italiano della Saldatura - Divisione FOR<br />

Lungobisagno Istria, 15 - 16141 Genova<br />

Tel. 010 8341371 - Fax 010 8367780 - for@iis.it<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

129


Notiziario<br />

Corsi <strong>IIS</strong> (segue)<br />

Luogo Data Titolo Ore Organizzatore<br />

Mogliano Veneto<br />

(TV)<br />

Mogliano Veneto<br />

(TV)<br />

130 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

10-11/5/<strong>2007</strong> Corso sull’applicazione dei sistemi di gestione del processo<br />

speciale saldatura EN 729/ISO 3834 16<br />

14-15/5/<strong>2007</strong> Corso sull’applicazione dei sistemi di gestione ambientale ISO<br />

14001<br />

Genova 14-17/5/<strong>2007</strong> Corso propedeutico alla certificazione dei saldatori di tubi e<br />

raccordi di PE secondo UNI 9737 per il convogliamento di gas,<br />

acqua ed altri fluidi. Processi ad elemento termico e ad<br />

elettrofusione<br />

Genova 14-18/5/<strong>2007</strong> Corso per International Welding Specialist - Parte I<br />

Genova 14-18/5/<strong>2007</strong> Corso per International Welding Practitioner - Parte I<br />

Genova 16-17/5/<strong>2007</strong> Corso avanzato - Failure analysis<br />

Genova 21-23/5/<strong>2007</strong> Corso di qualificazione e certificazione nella microsaldatura in<br />

elettronica approvato dall’ESA per Ispettore per tecnologia a<br />

“foro passante” in accordo alla Specifica ECSS-Q-70-08<br />

Legnano (MI) 21-24/5/<strong>2007</strong> Corso propedeutico alla certificazione dei saldatori di tubi e<br />

raccordi di PE secondo UNI 9737 per il convogliamento di gas,<br />

acqua ed altri fluidi. Processi ad elemento termico e ad<br />

elettrofusione<br />

Genova 21-25/5/<strong>2007</strong><br />

20-22/6/<strong>2007</strong><br />

Corso per International Welding Engineer - Parte III -<br />

Metallurgia e saldabilità<br />

Genova 21-25/5/<strong>2007</strong> Corso per International Welding Technologist - Parte III -<br />

Metallurgia e saldabilità<br />

Genova 21-25/5/<strong>2007</strong> Corso di qualificazione e certificazione nella microsaldatura in<br />

elettronica approvato dall’ESA per Operatore per tecnologia a<br />

“foro passante” in accordo alla Specifica ECSS-Q-70-08<br />

Genova 22-23/5/<strong>2007</strong> Corso di ricertificazione approvato dall’ESA per<br />

Operatore/Ispettore per tecnologia a “foro passante” in accordo<br />

alla Specifica ECSS-Q-70-08<br />

Genova 28/5-1/6/<strong>2007</strong> Corso di qualificazione e certificazione nella microsaldatura in<br />

elettronica approvato dall’ESA per Operatore per tecnologia<br />

SMT in accordo alla Specifica ECSS-Q-70-38<br />

Genova 28/5-1/6/<strong>2007</strong> Corso di qualificazione e certificazione nella microsaldatura in<br />

elettronica approvato dall’ESA per Ispettore per tecnologia<br />

SMT in accordo alla Specifica ECSS-Q-70-38<br />

Genova 29-30/5/<strong>2007</strong> Corso di ricertificazione approvato dall’ESA per<br />

Operatore/Ispettore per tecnologia SMT in accordo alla<br />

Specifica ECSS-Q-70-08<br />

16<br />

28<br />

36<br />

26<br />

16<br />

24<br />

28<br />

72<br />

43<br />

40<br />

16<br />

36 (*)<br />

36 (*)<br />

16<br />

Istituto Italiano della Saldatura - Divisione FOR<br />

Lungobisagno Istria, 15 - 16141 Genova<br />

Tel. 010 8341371 - Fax 010 8367780 - for@iis.it<br />

(*) Si tratta del totale delle ore per coloro che non abbiano già frequentato il corso da Operatore e/o Ispettore per tecnologia a<br />

foro passante. Per coloro in possesso di tale certificato il corso può essere ridotto fino alla durata di 24 ore.


Particelle magnetiche (MT)<br />

Genova 3-6/4/<strong>2007</strong> per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712<br />

Mogliano<br />

Veneto (TV)<br />

Esame visivo (VT)<br />

Legnano (MI) 14-18/5/<strong>2007</strong> per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712<br />

Mogliano<br />

Veneto (TV)<br />

17-20/4/<strong>2007</strong> per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712<br />

Liquidi penetranti (PT)<br />

27-30/3/<strong>2007</strong> per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712<br />

Legnano (MI) 17-20/4/<strong>2007</strong> per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712<br />

Priolo (SR) 8-11/5/<strong>2007</strong> per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712<br />

Genova<br />

Mogliano<br />

Veneto (TV)<br />

Legnano (MI)<br />

7-11 e<br />

14-18/5/<strong>2007</strong><br />

2-6 e<br />

16-20/4/<strong>2007</strong><br />

21-25 e<br />

28/5-1/6/<strong>2007</strong><br />

Corsi di qualificazione al livello 2 UNI EN 473/ISO 9712<br />

Esame radiografico (RT) (La prima settimana di ogni<br />

corso è limitata alla qualifica per la sola interpretazione film)<br />

per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712<br />

Esame ultrasonoro (UT) (La prima settimana di ogni<br />

corso è limitata alla qualifica per la sola misurazione spessori)<br />

per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712<br />

per livello 2 UNI EN 473/ISO 9712<br />

Corsi di altre Società<br />

Luogo Data Titolo Organizzatore<br />

Napoli 20/3/<strong>2007</strong><br />

8/5/<strong>2007</strong><br />

Corso base sul D. Lgs.626/94 per addetti,<br />

responsabili della sicurezza e rappresentanti dei<br />

lavoratori per la sicurezza<br />

Milano 21-23/3/<strong>2007</strong> Corso di formazione per valutatori interni del<br />

sistema di Gestione per la Qualità (in accordo<br />

con la norma ISO 19011)<br />

AICQ-M (Napoli)<br />

Tel. 081 2396503; fax 081 6174615<br />

formazione@aicq-meridionale.it<br />

AICQ Centro Nord (Milano)<br />

Tel. 02 67382158; fax 02 67382177<br />

segreteria@aicqcn.it<br />

Roma 22-28/3/<strong>2007</strong> Valutatori Sistema di Gestione per la Qualità AICQ-CI (Roma)<br />

Tel. 06 4464132; fax 06 4464145<br />

infocorsi@aicqci.it<br />

Torino 26/3/<strong>2007</strong> Nuovo corso di formazione auditor Sistemi di<br />

Gestione Ambientale<br />

Milano 27/3/<strong>2007</strong> ISO 9001:2000 - La gestione per la qualità nel<br />

settore delle costruzioni<br />

Mestre (VE) 27-28/3/<strong>2007</strong> Il Sistema di Gestione Ambientale secondo le<br />

norme ISO 14000<br />

Mestre (VE) 29/3/<strong>2007</strong> L’approccio basato sui processi secondo l’ISO<br />

9000:2000<br />

AICQ Piemonte (Torino)<br />

Tel. 011 5627271; fax 011 537964<br />

info@aicqpiemonte.it<br />

Centro Formazione UNI (Milano)<br />

Tel. 02 70024379; fax 02 70024474<br />

formazione@uni.com<br />

AICQ Triveneta (Mestre – VE)<br />

Tel. 041 951795; fax 041 940648<br />

aicqtv@aicqtv.it<br />

AICQ Triveneta (Mestre – VE)<br />

Tel. 041 951795; fax 041 940648<br />

aicqtv@aicqtv.it<br />

Notiziario<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

131


Notiziario<br />

Corsi di altre Società (segue)<br />

Luogo Data Titolo Organizzatore<br />

Napoli 29-30/3/<strong>2007</strong> Misure meccaniche e termiche: strumentazione,<br />

tecniche e metodologie<br />

Milano 2-5/4/<strong>2007</strong><br />

7-10/5/<strong>2007</strong><br />

Potenza<br />

Napoli<br />

3-5/4/<strong>2007</strong><br />

15-17/5/<strong>2007</strong><br />

132 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

Corso di specializzazione per RSPP.<br />

Le competenze relazionali, gestionali e psicosociali<br />

(Modulo C)<br />

I Sistemi di Gestione Ambientale: le norme UNI<br />

EN ISO 14000<br />

Napoli 4-6/4/<strong>2007</strong> Corso Base per la conduzione delle Verifiche<br />

Ispettive Interne Ambientali secondo le norme<br />

ISO 19011 e ISO 14001<br />

AICQ-M (Napoli)<br />

Tel. 081 2396503; fax 081 6174615<br />

formazione@aicq-meridionale.it<br />

AICQ Centro Nord (Milano)<br />

Tel. 02 67382158; fax 02 67382177<br />

segreteria@aicqcn.it<br />

AICQ-M (Napoli)<br />

Tel. 081 2396503; fax 081 6174615<br />

formazione@aicq-meridionale.it<br />

AICQ-M (Napoli)<br />

Tel. 081 2396503; fax 081 6174615<br />

formazione@aicq-meridionale.it<br />

Milano 5/4/<strong>2007</strong> Esercitazioni per la stima dell’incertezza di misura AICQ Centro Nord (Milano)<br />

Tel. 02 67382158; fax 02 67382177<br />

segreteria@aicqcn.it<br />

Monopoli (BA) 10-12/4/<strong>2007</strong> Il Responsabile Qualità: gli elementi normativi e le<br />

competenze tecniche per un’efficace applicazione<br />

delle ISO 9000: 2000 alla propria realtà aziendale<br />

Milano<br />

Roma<br />

Milano<br />

Roma<br />

Milano<br />

Roma<br />

16-17/4/<strong>2007</strong><br />

10-11/5/<strong>2007</strong><br />

18/4/<strong>2007</strong><br />

7/5/<strong>2007</strong><br />

19/4/<strong>2007</strong><br />

8/5/<strong>2007</strong><br />

Redazione del manuale qualità e delle procedure<br />

secondo la norma ISO 9001:2000<br />

La comunicazione nei sistemi di gestione<br />

ambientale<br />

Roma 2-4/5/<strong>2007</strong> Le ISO 9000:2000. Introduzione ai Sistemi di<br />

Gestione per la Qualità<br />

CERMET - Ufficio Commerciale Puglia (Monopoli - BA)<br />

Tel. 080 9371458; fax 080 9379707<br />

infopuglia@cermet.it<br />

Centro Formazione UNI (Milano)<br />

Tel. 02 70024379; fax 02 70024474<br />

formazione@uni.com<br />

Centro Formazione UNI (Milano)<br />

Tel. 02 70024464; fax 02 70024474<br />

formazione2@uni.com<br />

UNI (Roma)<br />

Tel. 06 69923074; fax 06 6991604<br />

uni.roma@uni.com<br />

Risk management ambientale Centro Formazione UNI (Milano)<br />

Tel. 02 700244464; fax 02 70024474<br />

formazione2@uni.com<br />

UNI (Roma)<br />

Tel. 06 69923074; fax 06 6991604<br />

uni.roma@uni.com<br />

Torino 8/5/<strong>2007</strong> Qualificazione auditor interni Sistemi Gestione<br />

Ambiente e Sicurezza - ISO 14001. Specifica<br />

tecnica OHSAS 18001. Linee guida ISO 129011.<br />

Audit ambiente e sicurezza<br />

Milano 9/5/<strong>2007</strong> Marcatura CE per i prodotti da costruzione -<br />

Direttiva 89/106/CEE<br />

AICQ-CI (Roma)<br />

Tel. 06 4464132; fax 06 4464145<br />

infocorsi@aicqci.it<br />

AICQ Piemonte (Torino)<br />

Tel. 011 5627271; fax 011 537964<br />

info@aicqpiemonte.it<br />

Centro Formazione UNI (Milano)<br />

Tel. 02 70024379; fax 02 70024474<br />

formazione@uni.com<br />

Mestre (VE) 22/5/<strong>2007</strong> Le verifiche ispettive secondo la norma ISO19011 AICQ Triveneta (Mestre - VE)<br />

Tel. 041 951795; fax 041 940648<br />

aicqtv@aicqtv.it<br />

Napoli 23-24/5/<strong>2007</strong> Trattamenti superficiali dei metalli, prove di<br />

laboratorio e di accettazione<br />

Roma 28-30/5/<strong>2007</strong> Il processo di audit del Sistema di Gestione per la<br />

Qualità nei laboratori<br />

AICQ-M (Napoli)<br />

Tel. 081 2396503; fax 081 6174615<br />

formazione@aicq-meridionale.it<br />

AICQ-CI (Roma)<br />

Tel. 06 4464132; fax 06 4464145<br />

infocorsi@aicqci.it<br />

Milano 28-30/5/<strong>2007</strong> Auditor ambientale interno Centro Formazione UNI (Milano)<br />

Tel. 02 70024464; fax 02 70024474<br />

formazione2@uni.com


Mostre e Convegni<br />

Luogo Data Titolo Organizzatore<br />

Firenze 15/3/<strong>2007</strong> Il controllo del processo di fabbricazione mediante<br />

saldatura e la conformità alle Direttive europee.<br />

Lo schema EWF per la certificazione dei Costruttori<br />

per: Railway vehicles and components<br />

Montichiari (BS) 16-19/3/<strong>2007</strong> MU&AP - Rassegna della Produzione per l'Industria<br />

Meccanica<br />

Barcellona<br />

(Spagna)<br />

Oxford<br />

(Inghilterra)<br />

Istituto Italiano della Saldatura (Genova)<br />

Tel. 010 8341331; fax 010 8367780<br />

maria.didio@iis.it<br />

Notiziario<br />

STAFF SERVICE - Segreteria Organizzativa (Brescia)<br />

Tel. 030 226425; fax 030 226426<br />

muap@muap.it<br />

20-24/3/<strong>2007</strong> MAQUITEC <strong>2007</strong> - La Feria Industrial FIRA BARCELONA (Barcellona - E)<br />

Tel. + 34 93 233200; fax + 34 93 23321 98<br />

info@firabcn.es<br />

22-23/3/<strong>2007</strong> 6th International Conference <strong>2007</strong> “Quality, reliability<br />

and maintenance”<br />

Parma 22-24/3/2006 Fiera Mec-Spe - 5º Salone della meccanica specializzata<br />

Parma 22-24/3/<strong>2007</strong> 6^ Edizione Control Italy - Fiera specializzata per<br />

l’assicurazione della qualità<br />

Parma 22-24/3/<strong>2007</strong> Subfornitura - Salone delle lavorazioni industriali<br />

per conto terzi<br />

Parma 22-24/3/<strong>2007</strong> Eurostampi - Fiera internazionale del mondo degli<br />

stampi<br />

Parma 22-24/3/<strong>2007</strong> PlastikExpo - Fiera specializzata per la lavorazione<br />

delle materie plastiche<br />

Parma 22-24/3/<strong>2007</strong> Motek Italy - Fiera specializzata per la tecnologia<br />

di montaggio, assemblaggio e manipolazione<br />

Parma 23/3/<strong>2007</strong> Risk Management nella fabbricazione mediante<br />

saldatura<br />

Mogliano Veneto (TV)<br />

Cagliari<br />

Taranto<br />

Siracusa<br />

Cambridge<br />

(Inghilterra)<br />

Orlando<br />

(Florida - USA)<br />

Monaco<br />

(Germania)<br />

23/3/<strong>2007</strong><br />

19/4/<strong>2007</strong><br />

24/5/<strong>2007</strong><br />

21/6/<strong>2007</strong><br />

Guida alla stesura e alla qualificazione delle WPS<br />

per riporti di saldatura e per saldature tubo-piastra<br />

tubiera, secondo Pr EN ISO 15614-7 e EN ISO<br />

15614-8<br />

26-28/3/<strong>2007</strong> Fatigue <strong>2007</strong> - The 6th Engineering Integrity<br />

Society International Conference “Durability and<br />

fatigue”<br />

R A Thomas c/o QRM Ltd, (Swansea - UK)<br />

Tel./fax +44 1792 885089<br />

rad@qrmconference.co.uk<br />

SENAF (Milano)<br />

Tel. 02 3320391; fax 02 39005289<br />

mecspe@senaf.it<br />

SENAF (Milano)<br />

Tel. 02 3320391; fax 02 39005289<br />

controlitaly@senaf.it<br />

SENAF (Milano)<br />

Tel. 02 3320391; fax 02 39005289<br />

subformitura@senaf.it<br />

SENAF (Milano)<br />

Tel. 02 3320391; fax 02 39005289<br />

eurostampi@senaf.it<br />

SENAF (Milano)<br />

Tel. 02 3320391; fax 02 39005289<br />

plastikexpo@senaf.it<br />

SENAF (Milano)<br />

Tel. 02 3320391; fax 02 39005289<br />

motekitaly@senaf.it<br />

Istituto Italiano della Saldatura (Genova)<br />

Tel. 010 8341331; fax 010 8367780<br />

maria.didio@iis.it<br />

Istituto Italiano della Saldatura (Genova)<br />

Tel. 010 8341331; fax 010 8367780<br />

maria.didio@iis.it<br />

Engineering Integrity Society (Sheffield -UK)<br />

Tel. +44 114 2621155; fax +44 114 2621120<br />

fatigue@e-i-s.org.uk<br />

26-30/3/<strong>2007</strong> 16th ASNT - Annual Research Symposium Conference Department ASNT (Columbus, OH - USA)<br />

Tel. + 1 614 2746003; fax +1 614 2746899<br />

asnt@asnt.org<br />

27-29/3/<strong>2007</strong> Aerospace Testing Expo <strong>2007</strong> Europe UKIP Media & Events (Dorking, Surrey - UK)<br />

Tel. +44 1306 743744; fax +44 1306 742525<br />

aerospacetesting@ukintpress.com<br />

Ravenna 28-30/3/<strong>2007</strong> OMC <strong>2007</strong> - 8th Offshore Mediterranean Conference<br />

& Exhibition<br />

OMC (Ravenna)<br />

Tel. 0544 219418; fax 0544 39347<br />

conference@omc.it<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

135


Notiziario<br />

Mostre e Convegni (segue)<br />

Porto<br />

(Portogallo)<br />

Luogo Data Titolo Organizzatore<br />

136 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

1-4/4/<strong>2007</strong> Materials <strong>2007</strong> - Global materials for the XXI<br />

Century: Challenges to academia and industry<br />

Stuttgart (Germania) 2-4/4/<strong>2007</strong> ETNDT 4 - 4th International Conference “Emerging<br />

technologies in non-destructive testing and<br />

technology transfer and business partnership<br />

event”<br />

Verona 3/4/<strong>2007</strong> Il controllo del processo di fabbricazione mediante<br />

saldatura e la conformità alle Direttive europee.<br />

Lo schema EWF per la certificazione dei Costruttori<br />

per: Steel structures<br />

Mosca<br />

(Russia)<br />

10-12/4/<strong>2007</strong> ExpoCoating <strong>2007</strong> - 4th International Exhibition<br />

and Conference “Coatings and surface treatment”<br />

Roma 10-14/4/<strong>2007</strong> ICRA'07 - International Conference “Robotics and<br />

automation”<br />

Detroit<br />

(Michigan, USA)<br />

Dubai (Emirati Arabi<br />

Riuniti)<br />

Londra<br />

(Inghilterra)<br />

Berlino<br />

(Germania)<br />

16-19/4/<strong>2007</strong> SAE <strong>2007</strong> - World Congress - Engineering for<br />

Global Sustainable Mobility-It's Up to Us<br />

22-24/4/<strong>2007</strong> ALUMEX <strong>2007</strong> - IV Conferenza Internazionale<br />

“Tecnologie per l’alluminio”<br />

24-26/4/<strong>2007</strong> 3rd International Conference “Integrity of high<br />

temperature welds”<br />

25-27/4/<strong>2007</strong> 5th International and European Conference “Heat<br />

treatment <strong>2007</strong> - Quenching and control of distortion”<br />

Helsingor (Danimarca) 29/4-2/5/<strong>2007</strong> JOM-14 - 14th International Conference “The<br />

joining of materials & the 5th International Conference<br />

“Education in welding”<br />

Sinsheim (Germania) 8-11/5/<strong>2007</strong> CONTROL <strong>2007</strong> - 21st International Trade Fair<br />

for Quality Assurance<br />

Faculdade de Engenharia da Universidade do Porto (Porto - PT)<br />

Tel.+351 225 081716; fax +351 225 081584<br />

materiais<strong>2007</strong>@fe.up.pt<br />

ETECH-NDT (Brussels - B)<br />

Tel. +32 2 6292922 Fax +32 2 62929 28<br />

secretariat@etech-ndt.eu.org<br />

Istituto Italiano della Saldatura (Genova)<br />

Tel. 010 8341331; fax 010 8367780<br />

maria.didio@iis.it<br />

PRIMEXPO (St. Petersburg - RU)<br />

Tel. +7 812 3806017 fax +7 812 3806001<br />

coating@primexpo.ru<br />

FASI (Roma)<br />

Tel. 06 97605610; fax 06 97605650<br />

icra07@fasiweb.com<br />

SAE Automotive Headquarters (Troy, MI - USA)<br />

Tel. +1 248 2732474; fax +1 248 2732494<br />

pkreh@sae.org<br />

EDIMET (Brescia)<br />

Tel. 30 2421043; fax 030 223802<br />

alumexdubai@edimet.com<br />

IOM Communications (London - UK)<br />

Tel. +44 20 74517302; fax +44 20 78391702<br />

melanie.boyce@iom3.org<br />

AWT-Geschäftsstelle (Bremen·- D)<br />

Tel. +49 421 5229339; fax +49 421 5229041<br />

awt.ev@t-online.de<br />

JOM - INSTITUTE (Gilleleje.- DK)<br />

Tel. +45 48355458<br />

jom_aws@post10.tele.dk<br />

P.E. Schall GmbH (Frickenhausen - D)<br />

Tel. +49 7025 92060; fax: +49 7025 9206625-l<br />

erdem@schall-messen.de<br />

Venezia 9-11/5/<strong>2007</strong> MEC - XI International Utilities Forum CENACOLO (Piacenza)<br />

Tel. 0523 590372; fax 0523 570193<br />

f.chinosi@cenacolosrl.it<br />

Verona 10-12/5/<strong>2007</strong> SALDAT <strong>2007</strong> - Mostra Convegno della saldatura<br />

e taglio<br />

Piacenza 10-12/5/<strong>2007</strong> TechFLUID - Mostra Convegno delle soluzioni<br />

tecnologiche, della subfornitura, dei metalli e<br />

materiali innovativi per l’industria petrolifera,<br />

petrolchimica e dell’energia<br />

ANASTA (Milano)<br />

Tel. 02 7002534; fax 02 7002530<br />

saldat@saldat.it<br />

EDIMET (Brescia)<br />

Tel. 030 2421043; fax 030 223802<br />

info@edimet.com<br />

Bahrain 13-16/5/<strong>2007</strong> 12th World Aluminium conference CRU Events (London - UK)<br />

Tel. +44 20 79032402; fax +44 20 79032432<br />

marilyn.portner@crugroup.com<br />

Beijing (Cina) 14-16/5/<strong>2007</strong> ITSC <strong>2007</strong> - International Thermal Spray Conference<br />

and Exposition<br />

ASM Customer Service (Materials Park, Ohio - USA)<br />

Tel. +1 440 33851516; fax +1 440 3384634<br />

customerservice@asminternational.org


Mostre e Convegni (segue)<br />

Luogo Data Titolo Organizzatore<br />

Montreal<br />

(Quebec - Canada)<br />

Mosca<br />

(Russia)<br />

15-17/5/<strong>2007</strong> SOUDAGE QUÉBEC - Foire commerciale<br />

d’équipement, de machinerie, de produits et<br />

services de soudage<br />

15-18/5/<strong>2007</strong> NDT Russia <strong>2007</strong> - The 6th International Exhibition<br />

and Conference for non-destructive testing<br />

and technical diagnostics<br />

Milano 16/5/<strong>2007</strong> Il controllo del processo di fabbricazione mediante<br />

saldatura e la conformità alle Direttive europee.<br />

Lo schema EWF per la certificazione dei Costruttori<br />

per: Pressure equipment<br />

Busan<br />

(Corea)<br />

Mosca<br />

(Russia)<br />

27-31/5/<strong>2007</strong> 10th International Conference “The mechanical<br />

behavior of materials”<br />

Place Bonaventure (Montréal - Québec - CND)<br />

Tel. +1 514 3972222 ; fax+1 514 397384<br />

canada@reedexpo.com<br />

PRIMEXPO (St.Petersburg - RU)<br />

Tel. +7 812 3806017 fax +7 812 3806001<br />

ndt@primexpo.ru<br />

Istituto Italiano della Saldatura (Genova)<br />

Tel. 010 8341331; fax 010 8367780<br />

maria.didio@iis.it<br />

JC International (Seou l- Korea)<br />

Tel. +82 2 5712724; fax +82 2 5712721<br />

jcpark@jcinter.co.kr<br />

28-31/5/<strong>2007</strong> International Trade Fair Joining Cutting Surface MESSE ESSEN GmbH (Essen - D)<br />

Tel. +49 201 72440; fax +49 201 7244448<br />

info@messe-essen.de<br />

Tariffe Pubblicitarie <strong>2007</strong><br />

TIPO DI INSERZIONE Euro<br />

- Pagina a colori: 1100,00<br />

- Pagina B + N: 700,00<br />

- 1/2 pagina B + N: 450,00<br />

- 1/4 pagina B + N: 350,00<br />

- Ogni colore in più: 220,00<br />

- Copertina: 2500,00<br />

- 2a di Copertina: 1400,00<br />

- 3a di Copertina: 1400,00<br />

- 4a di Copertina: 1900,00<br />

- Risguardo 2a e 3a Cop.: 1150,00<br />

- Risguardo al Sommario: 1150,00<br />

- Inserto cucito o volante: 1400,00<br />

- Inserto di diverso formato: 1500,00<br />

- Inserto di diverso peso: 1500,00<br />

- Posizione destra o fissa: + 20%<br />

- ABBONAMENTO: 90,00<br />

- ABB.TO ESTERO: 155,00<br />

- COPIA SINGOLA: 20,00<br />

- COPIA SING. ESTERO: 30,00<br />

* Gli inserti (formato A4, già stampati fronte / retro) dovranno essere forniti alla Redazione in 3500 copie ad uscita;<br />

* Per gli inserti di più pagine il prezzo sarà concordato caso per caso;<br />

* Sulle tariffe indicate si applica lo sconto del 10% per le Società associate all’Istituto Italiano della Saldatura;<br />

* Sono previsti sconti per quantità (minimo 12 pagine annuali).<br />

Per informazioni e prenotazioni: Franco Ricciardi / Promozione <strong>IIS</strong><br />

Tel. 010 8341.389 - fax 010 8341.399 - E-mail: franco.ricciardi@iis.it<br />

Notiziario<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

137


Ricerche<br />

Bibliografiche<br />

Resistenza a fatica di giunti saldati in leghe di<br />

alluminio (2000-2006)<br />

Criteri di progettazione di strutture in leghe d’alluminio di<br />

ATZORI B. «Riv. Sald.», Gennaio-Febbraio 2000, P. 27-30, F. 3, B. 21.<br />

Giunti saldati; Leghe d’alluminio; Norme; Progettazione,<br />

concezione; Resistenza a fatica.<br />

Ultrasonic attenuation peak in steel and aluminium alloy<br />

during rotating bending fatigue di OGI H. et al. «Met. Trans.»,<br />

Aprile 2000, P. 1121-1128, F. 13, T. 1, B. 24.<br />

Controllo ultrasonoro; Cricche di fatica; Leghe Al-Mg; Leghe<br />

d’alluminio; Microstruttura; Resistenza a fatica; Vita residua.<br />

Influence of spot welding on fracture behaviour of Al-6.6Mg<br />

alloy di JIANG D.M. e et.al. «Weld. Join.», Maggio-Giugno<br />

2000, P. 183-188, F. 7, T. 1, B. 14.<br />

Frattografia; Lamierini; Leghe Al-Mg; Leghe d’alluminio;<br />

Meccanica della frattura; Microstruttura; Porosità; Proprietà<br />

meccaniche; Resistenza a fatica; Saldatura a resistenza a punti.<br />

Application des calculs aux éléments finis pour définir et<br />

valider des modéles analytiques de calcul de contrainte sur<br />

un assemblage bout à bout en alliage d’aluminium di<br />

COLCHEN D. «Soud. Tecn. Con.», Marzo-Aprile 2000, P. 3-16,<br />

F. 15, T. 15, B. 3.<br />

Analisi con elementi finiti; Leghe d’alluminio; Resistenza a<br />

fatica; Saldature testa a testa.<br />

Dimensione della zona plastica al piede dei cordoni in giunti<br />

saldati in acciaio e lega leggera di LAZZARIN P. e LIVIERI P.<br />

«Riv. Sald.», Luglio-Agosto 2000, P. 431-437, F. 6, T. 3, B. 20.<br />

Acciai da costruzione; Analisi con elementi finiti; Durata della<br />

vita; Giunti a croce; Leghe d’alluminio; Resistenza a fatica.<br />

Fatigue and damage tolerance of aging aircraft structures di<br />

NESTERENKO G. I. «Giornale PND», Luglio-Settembre 2000,<br />

P. 20-28, F. 27, B. 18.<br />

Aerei; Cricche di fatica; Durata della vita; Leghe Al-Cu; Leghe<br />

Al-Zn-Mg; Leghe d’alluminio; Propagazione delle cricche; Resistenza<br />

a fatica; Russia; Tolleranze.<br />

Dati <strong>IIS</strong>-Data<br />

Microstructure and mechanical properties of friction stir<br />

welded aluminium alloys with special reference to AA 5083<br />

and AA 6082 di SVENSSON L.E. et al. «Weld. Join.»,<br />

Settembre-Ottobre 2000, P. 285-296, F. 15, T. 3, B. 22.<br />

Durezza; Leghe Al-Mg; Leghe Al-Mg-Si; Leghe d’alluminio;<br />

Microstruttura; Proprietà meccaniche; Resistenza a fatica;<br />

Saldatura ad attrito con utensile in movimento.<br />

Amélioration du comportement en fatigue des structures<br />

mécanosoudées en alliages d’aluminium di HUTHER I. et al.<br />

«Soud. Tecn. Con.», Luglio-Agosto 2000, P. 28-38.<br />

Fusione; Leghe Al-Mg-Si; Leghe Al-Si; Leghe d’alluminio; Resistenza<br />

a fatica; Saldatura TIG; Tensioni residue.<br />

Structural integrity analysis di RAGHUPATHY V.P. et al.<br />

«WRI J.», Ottobre-Dicembre 2000, P. 62-67.<br />

Acciai basso-legati; Acciai bonificati; Alto; Analisi strutturale;<br />

COD: prove; Fattori di sicurezza; Gru; Leghe d’alluminio;<br />

Microstruttura; Resistenza a fatica; Resistenza meccanica;<br />

Saldatura ad arco sommerso; Saldatura ad elettrogas; Saldatura<br />

con piccola distanza tra i lembi; Tenacità alla rottura; Travi.<br />

Influence of casting technique and hot isostatic pressing on<br />

the fatigue of an Al-7Si-Mg alloy di NYAHUMWA C. et al.<br />

«Met. Trans.», Febbraio 2001, P. 349-358.<br />

Automobili; Cricche di fatica; Durata della vita; Lavorazione<br />

dei metalli; Leghe Al-Mg-Si; Leghe d’alluminio; Microstruttura;<br />

Pezzi fusi; Resistenza a fatica; Strutture aerospaziali.<br />

Low-cycle fatigue of welded butt joints made from alloy<br />

AMg6 in inert atmosphere di SHONIN V.A. e POKLYATSKY<br />

A.G. «Paton Weld. J.», Marzo 2001, P. 18-22.<br />

Fatica a basso numero di cicli; Giunti testa a testa; Leghe Al-<br />

Mg; Leghe d’alluminio; Resistenza a fatica; Saldatura MIG;<br />

Saldatura TIG.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

139


Ricerche Bibliografiche<br />

Valutazione della resistenza a fatica di giunti saldati in lega<br />

leggera mediante l’analisi di un intaglio equivalente di<br />

ATZORI B. et al. «Riv. Sald.», Maggio-Giugno 2001, P. 295-303.<br />

Calcolo; Cricche di fatica; Durata della vita; Effetto d’intaglio;<br />

Leghe d’alluminio; Meccanica della frattura; Previsione;<br />

Raccordi di saldatura; Resistenza a fatica.<br />

Resistenza a fatica di giunzioni incollate di QUARESIMIN M.<br />

et al. «Lamiera», Agosto 2001, P. 72-83.<br />

Acciai da costruzione; Cricche di fatica; Incollaggio; Leghe<br />

d’alluminio; Resistenza a fatica; Rotture di fatica.<br />

Application of high-frequency peening to improve the fatigue<br />

resistance of butt welded joints in aluminium alloys di TRUF-<br />

YAKOV V.I. et al. «Paton Weld. J.», Luglio 2001, P. 6-10.<br />

Alta frequenza; Giunti saldati; Giunti testa a testa; Leghe d’alluminio;<br />

Martellatura; Resistenza a fatica.<br />

Software development for the fatigue life prediction of structural<br />

components (IIW-1509-00 ex-doc. XIII-1801-99) di DE JESUS<br />

A.M.P. et al. «Weld. World», Novembre-Dicembre 2001, P. 3-7.<br />

Acciai; Calcolo; Cricche di fatica; Deformazioni; Durata della<br />

vita; Fattore KIC; Giunti saldati; Innesco delle cricche; Intaglio;<br />

Leghe d’alluminio; Meccanica della frattura; Previsione;<br />

Programma di elaboratori; Propagazione delle cricche;<br />

Proprietà meccaniche; Raccordi di saldatura; Resistenza a<br />

fatica; Rotture di fatica; Tensioni.<br />

Behaviour of oxides during friction stir welding of aluminium<br />

alloy and their effect on its mechanical properties di<br />

OKAMURA H. et al. «Weld. Int.», Aprile 2002, P. 266-275.<br />

Fattori di influenza; Leghe Al-Mg; Leghe d’alluminio; Metallografia;<br />

Microstruttura; Ossidi; Proprietà meccaniche; Resistenza<br />

a fatica; Saldatura ad attrito con utensile in movimento.<br />

Caratterizzazione di giunzioni in lega leggera 6082- T6<br />

realizzate mediante “Friction Stir Welding” di LANCIOTTI<br />

A. e VITALI P. «Riv. Sald.», Luglio-Agosto 2002, P. 467-474.<br />

Confronti; Leghe Al-Mg-Si; Leghe d’alluminio; Proprietà meccaniche;<br />

Resistenza a fatica; Saldatura ad attrito con utensile in<br />

movimento; Saldatura MIG; Tensioni residue; Tensocorrosione.<br />

Une perspective d’analyse locale de l’amorçage et de la<br />

propagation des fissures de fatigue-corrosion di OLIVE J.M.<br />

«Revue Met. CIT», Maggio 2002, P. 433-439.<br />

Corrosione; Corrosione per vaiolatura; Effetti locali; Innesco<br />

delle cricche; Leghe d’alluminio; Propagazione delle cricche;<br />

Resistenza a fatica; Simulazione; Tensocorrosione.<br />

Effect of electron beam surfacing on the structure and<br />

properties of cast aluminium alloys di BEZBORODOV V.P. et<br />

al. «Weld. Int.», Marzo 2003, P. 226-228.<br />

Componenti; Estensione della vita in servizio; Leghe d’alluminio;<br />

Motori; Pezzi fusi; Placcatura con saldatura; Resistenza<br />

a fatica; Resistenza all’usura; Saldatura a fascio elettronico.<br />

Lightweight design through optimised joining technology<br />

(IIW-1565-02 ex-doc. III-1224-02) di SINGH S. et al. «Weld.<br />

World», Settembre-Ottobre 2002, P. 10-18.<br />

Acciai; Allungamento; Carico; Carico di snervamento;<br />

Confronti; Elemento portante; Fattori di influenza; Forma<br />

geometrica; Giunti non saldati; Giunti saldati; Leghe d’alluminio;<br />

Ottimizzazione; Peso; Procedimenti combinati; Progettazione,<br />

concezione; Proprietà meccaniche; Resistenza a fatica;<br />

Resistenza a taglio; Rivetti; Saldatura a punti con adesivi;<br />

Saldatura a resistenza a punti; Scelta; Scelta dei procedimenti;<br />

Sollecitazione di taglio; Spessore; Strutture di carpenteria.<br />

140 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

Una sintesi della resistenza a fatica di giunti saldati in acciao<br />

e in lega leggera in funzione dell’energia di deformazione al<br />

piede e alla radice dei cordoni (traduzione inglese Weld. Int.,<br />

N. 9/2004, pp. 709-715) di LAZZARIN P. e LIVERI P. «Riv.<br />

Sald.», Settembre-Ottobre 2003, P. 627-634.<br />

Acciai da costruzione; Effetto d’intaglio; Fattore KIC; Giunti<br />

saldati; Leghe d’alluminio; Meccanica della frattura; Passata di<br />

fondo; Raccordi di saldatura; Resistenza a fatica.<br />

Improvement of fatigue resistance of tee welded joints in<br />

sheet aluminium alloy AMg6 di SHONIN V.A. et al. «Paton<br />

Weld. J.», Luglio 2003, P. 7-10.<br />

Giunti a T; Giunti saldati; Lamierini; Leghe Al-Mg; Leghe d’alluminio;<br />

Martellatura; Resistenza a fatica; Saldatura da un solo<br />

lato; Saldatura MIG.<br />

Application of aluminium alloys to bridges and joining technologies<br />

di OKURA I. «Weld. Int.», Ottobre 2003, P. 781-785.<br />

Confronti; Costruzioni civili; Elementi costruttivi; Leghe Al-Mg-<br />

Si; Leghe d’alluminio; Ponti; Resistenza a fatica; Saldatura ad<br />

attrito con utensile in movimento; Saldatura MIG; Saldatura<br />

TIG.<br />

Influence of the weld preparation and weld execution of the<br />

fatigue strength of high-quality aluminium structures di<br />

ZENNER H. e GRZESIUK J. «Welding and Cutting», Luglio-<br />

Agosto 2004, P. 224-227.<br />

Analisi delle tensioni; Fattori di influenza; Leghe Al-Mg-Si;<br />

Leghe Al-Mn; Leghe d’alluminio; Preparazione dei giunti; Resistenza<br />

a fatica; Saldature testa a testa.<br />

Étude expérimentale du caractère tridimensionnel des<br />

fissures courtes de fatigue dans un alliage d’aluminium de<br />

pulage di BUFFIÈRE J.-Y. «Revue Met. CIT», Settembre 2004,<br />

P. 623-635.<br />

Cricche di fatica; Innesco delle cricche; Leghe d’alluminio;<br />

Pezzi fusi; Propagazione delle cricche; Resistenza a fatica;<br />

Studi teorici.<br />

Prise en compte de la qualité et des défauts de réalisation<br />

dans les assemblage bout-à-bout en alliage d’aluminium sollicités<br />

en fatigue: étude numérique et résultats exprimentaux -<br />

1re partie di COLCHEN D. «Soud. Tecn. Con.», Settembre-<br />

Ottobre 2004, P. 27-34.<br />

Analisi con elementi finiti; Confronti; Leghe d’alluminio;<br />

Modelli di calcolo; Raccordi di saldatura; Resistenza a fatica;<br />

Saldature testa a testa.<br />

Assemblages bout-à-bout en alliage d’alluminium: quels sont<br />

les effets des defauts de soudage ou de fabrication sur leur<br />

tenue a la fatigue? (Résultants expérimentaux - 2e partie) di<br />

COLCHEN D. «Soud. Tecn. Con.», Gennaio-Febbraio 2005,<br />

P. 32-38.<br />

Analisi con elementi finiti; Difetti; Giunti testa a testa; Leghe<br />

d’alluminio; Resistenza a fatica; Saldatura ad arco ad impulsi;<br />

Saldatura MIG.<br />

Mechanical properties of aluminium die castings welded by<br />

Nd:YAG laser beams di TSUSHIMA K. et al. «Weld. Int.»,<br />

Marzo 2005, P. 193-198.<br />

Durata della vita a fatica; Durezza; Industria automobilistica;<br />

Infragilimento da idrogeno; Leghe d’alluminio; Pezzi fusi; Porosità;<br />

Proprietà meccaniche; Resistenza a fatica; Saldabilità;<br />

Saldatura laser.


Influence of the dimensions of a specimen of aluminium alloy<br />

welded joint on the residual stressed state and fatigue resistance<br />

di SHONIN V.A. et al. «Paton Weld. J.», Febbraio 2005,<br />

P. 18-28.<br />

Durata della vita a fatica; Forma geometrica; Leghe Al-Mg-Si;<br />

Leghe d’alluminio; Provini, saggi; Resistenza a fatica; Saldatura<br />

MIG; Saldatura TIG; Saldature testa a testa; Tensioni<br />

residue.<br />

On the fatigue behavior of friction stir welded AlSi 10 Mg di<br />

ALBUQUERQUE J.M.et al. «Rev. Met.», Marzo-Aprile 2005,<br />

P. 126-132.<br />

Cricche di fatica; Leghe Al-Si; Leghe d’alluminio; Microstruttura;<br />

Proprietà meccaniche; Prove di fatica; Prove di trazione;<br />

Resistenza a fatica; Saldatura ad attrito; Saldatura ad attrito<br />

con utensile in movimento; Tensioni residue.<br />

Improvement of the fatigue strength of aluminium alloy<br />

welded joints by high hardness and large specific gravity<br />

shot peening di HASEGAWA M. e SUZUKI H. «Weld. Int.»,<br />

Agosto 2005, P. 600-607.<br />

Condizioni superficiali; Durezza; Fattori di influenza; Giunti<br />

saldati; Leghe Al-Mg; Leghe d’alluminio; Martellatura; Resistenza<br />

a fatica; Rugosità; Saldatura con filo fusibile in gas<br />

protettivo; Tensioni residue.<br />

Acquisizione su strada dei carichi al tubo reggisella di telati<br />

di MTB biammortizze verifica a fatica ad ampiezza variabile<br />

di FRANCH V. e PETRONE N. «Riv. Sald.», Marzo-Aprile<br />

2006, P. 227-237.<br />

Biciclette; Carico di fatica; Cricche di fatica; Leghe Al-Zn-Mg;<br />

Leghe d’alluminio; Prove di fatica; Resistenza a fatica; Saldatura<br />

TIG; Telai.<br />

I NUMERI DEL 2006<br />

<strong>Numero</strong> Editoriali Articoli Rubriche<br />

Ricerche Bibliografiche<br />

Recommandations pour des assemblages soudés bout-à-bout<br />

en alliage d’aluminium di COLCHEN D. «Soud. Tecn. Con.»,<br />

Gennaio-Febbraio 2006, P. 34-38.<br />

Giunti saldati; Giunti testa a testa; Leghe d’alluminio; Meccanica<br />

della frattura; Resistenza a fatica; Saldatura ad arco ad<br />

impulsi; Saldatura MIG; Saldatura TIG.<br />

Laser shock peening improves fatigue life of lightweight<br />

alloys di TRAN K.N. et al. «Wdg. J.», Ottobre 2006, P. 28-31.<br />

Acciai inossidabili austenitici; Alto; Costruzioni navali; Cricche<br />

di fatica; Distensione delle tensioni; Durata della vita a fatica;<br />

Leghe d’alluminio; Leghe di titanio; Martellatura laser; Metalli<br />

leggeri; Prove di fatica; Resistenza a fatica; Resistenza meccanica;<br />

Saldatura TIG; Tensioni residue.<br />

Fatigue behaviour of 7075-T6 aluminium alloy coated with<br />

WC-12Co alloy deposited by plasma spray di PUCHI-<br />

CABRERA E.S. et al. «Surface», Luglio-Agosto 2006,<br />

P. 253-262.<br />

Aerei; Corrosione; Cromo; Durata della vita a fatica; Durezza;<br />

Leghe Al-Zn-Mg; Leghe d’alluminio; Leghe di cobalto; Meccanica<br />

della frattura; Proprietà meccaniche; Prove di corrosione;<br />

Resistenza a fatica; Rivestimenti spruzzati; Spruzzatura al<br />

plasma; Tipi di rotture.<br />

Comportamento a fatica multiassiale di unioni saldate in<br />

acciaio e lega leggera in funzione dell’energia di deformazione<br />

locale di LAZZARIN P. et al. «Riv. Sald.», Luglio-Agosto<br />

2006, P. 537-544.<br />

Acciai al C; Effetti locali; Effetto d’intaglio; Giunti saldati;<br />

Leghe d’alluminio; Metalli leggeri; Prove di fatica; Raccordi di<br />

saldatura; Resistenza a fatica; Saldatura MAG; Saldatura<br />

manuale con elettrodi rivestiti.<br />

Pagine<br />

totali<br />

1 1 8 9 142<br />

2 1 8 7 171<br />

3 1 8 8 143<br />

4 1 8 9 152<br />

5 1 8 8 151<br />

6 1 8 7 155<br />

Totale 6 48 48 914<br />

I numeri<br />

del piano editoriale<br />

2006<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

141


Titolo Abbreviaz. Titolo Abbreviaz. Titolo Abbreviaz.<br />

Acciaio Acciaio<br />

Advanced Materials Processes Mat. Processes<br />

Alluminio e Leghe AL<br />

Alluminio Magazine Alluminio<br />

Ambiente e Sicurezza sul Lavoro Sicurezza Lav.<br />

Analysis Europa Analysis<br />

Anticorrosione Anticorrosione<br />

ASTM Standardization News ASTM Std.<br />

ATA Ingegneria Automobilistica ATA<br />

Australasian Welding Journal Austr. Wdg. J.<br />

Australian Welding Research Austr. Wdg. Res.<br />

Automatic Welding Aut. Weld.<br />

Automazione Energia Informazione AEI<br />

Avtomaticheskaya Svarka Aut. Svarka<br />

Befa - Mitteilungen Befa Mitt.<br />

BID-ISIM BID-ISIM<br />

Biuletyn ISG Biuletyn<br />

Boletin Tecnico Conarco Conarco<br />

Bollettino Tecnico Finsider Finsider<br />

Bollettino Tecnico RTM RTM<br />

Brazing and Soldering Braz. Sold.<br />

Bridge Design & Engineering Bridge<br />

British Corrosion Journal Br. Corr. J.<br />

China Welding China Weld.<br />

Chromium Review Chomium<br />

Constructia De Masini Constr. Masini<br />

Costruzioni Metalliche Costr. Met.<br />

Czechoslovak Heavy Industry Czech. Heavy<br />

De Qualitate Qualitate<br />

Deformazione Deformazione<br />

Der Praktiker Praktiker<br />

Elettronica Oggi Elettronica<br />

Elin Zeitschrift Elin<br />

Energia Ambiente Innovazione Enea E.A.I.<br />

Energia e Calore Energia<br />

Energia e Materie Prime Energia<br />

EPE International EPE<br />

Esa Bulletin Esa Bulletin<br />

Eurotest Technical Bulletin Eurotest<br />

Fogli d’Informazione Ispesl ISPESL<br />

Fonderia Fonderia<br />

FWP Journal FWP J.<br />

GEP GEP<br />

Giornale del Genio Civile Giornale G.C.<br />

Heron Heron<br />

Hightech Hightech<br />

Hitsaustekniikka Hitsaust.<br />

Hybrid Circuits Hybrid<br />

Iabse Periodica IABSE<br />

Il Filo Metallico Filo Metallico<br />

Il Giornale delle Prove non Distruttive Giornale PND<br />

Il Giornale delle Scienze Applicate Scienze Applic.<br />

Il Perito Industriale Perito Ind.<br />

Il Saldatore Castolin Castolin<br />

Ilva Quaderni Ilva<br />

Industrial Laser Rewiew Ind. Laser<br />

Ingegneria Ambientale I.A.<br />

Ingegneria Ferroviaria Ing. Ferr.<br />

Inossidabile Inossidabile<br />

Insight Insight<br />

International Construction Int. Const.<br />

Interplastics Interplastics<br />

IPE International IPE<br />

ISO Bulletin ISO<br />

J. of Offshore and Polar Engineering Offshore<br />

Joining & Materials Joining<br />

Joining of Materials JOM<br />

Joining Sciences Join. Sciences<br />

Journal of Bridge Engineering Jour. Bridge<br />

Journal of the Japan Welding Society Journal JWS<br />

Kunststoffe Kunststoffe<br />

L’Acciaio Inossidabile Acc. Inoss.<br />

142 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

Fonti dei riferimenti bibliografici<br />

Riviste italiane e straniere analizzate per la Banca Dati <strong>IIS</strong>-Data<br />

L’Allestimento Allestimento<br />

L’Elettrotecnica Elettr.<br />

L’Industria Meccanica Ind. Mecc.<br />

L’Installatore Tecnico Installatore<br />

La Meccanica Italiana Mecc. Ital.<br />

La Metallurgia Italiana Met. Ital.<br />

La Termotecnica Termotecnica<br />

Lamiera Lamiera<br />

Laser Laser<br />

Lastechniek Lastech.<br />

Lavoro Sicuro Lav. Sic.<br />

Lo Stagno ed i suoi Impieghi Stagno<br />

Macchine & Giornale dell’Officina Officina<br />

Macplas Macplas<br />

Manutenzione: Tecnica e Management Manutenzione<br />

Materialprüfung Materialprüf.<br />

Material and Corrosion Mat. Cor.<br />

Materials Evaluation Mat. Eval.<br />

Materials Performance MP<br />

Meccanica & Automazione Mec. & Aut.<br />

Meccanica & Macchine di Qualità Mecc. & Macchine<br />

Meccanica Moderna Mecc. Moderna<br />

Meccanica Oggi Meccanica<br />

Mechanical Engineering Mech. Eng.<br />

Metal Construction Met. Con.<br />

Metalli Metalli<br />

Metallurgical and Materials Transactions Met. Trans.<br />

Metallurgical B Metallurgical B<br />

Metallurgical Reports CRM Met. Rep.<br />

Metallurgical Transactions Metallurgical T<br />

Metalurgia & Materiais Met. Materiais<br />

Metalurgia International Metalurgia<br />

Modern Plastics International Plastics Int.<br />

Modern Steel Construction Steel Constr.<br />

NDT & E International NDT & E Int.<br />

NDT & E International UK NDT & E Int.<br />

NDT International NDT Int.<br />

Notagil S.I. Notagil<br />

Notiziario dell’ENEA Energia e Innovazione ENEA E.I.<br />

Notiziario dell’ENEA Sic. e Prot. ENEA-DISP.<br />

Notiziario Tecnico AMMA AMMA<br />

NRIM Research Activities NRIM Research<br />

NT Tecnica e Tecnologia AMMA NT AMMA<br />

Oerlikon Schweissmitteilungen Oerlikon<br />

PCB Magazine PCB<br />

Perito Industriale Perito Ind.<br />

Petrolieri d’Italia Petrolieri I.<br />

Pianeta Inossidabili Inox<br />

Plastic Pipes Fittings Plastics<br />

Prevenzione Oggi Prevenzione<br />

Produttronica Produttronica<br />

Protective Coatings Europe PCE<br />

Przeglad Spawalnictwa Pr. Spawal.<br />

Quaderni Pignone Pignone<br />

Qualificazione Industriale Qualificazione<br />

Qualità Qualità<br />

Rame e Leghe CU<br />

Rame Notizie Rame<br />

Research in Nondestructive Evaluation Research NDE<br />

Revista de Los Trat. Ter. y de Superficie Tratersup<br />

Revista de Metalurgia Rev. Met.<br />

Revista de Soldadura Rev. Soldadura<br />

Revue de la Soudure Rev. Soud.<br />

Revue de Metallurgie CIT Revue Met. CIT<br />

Revue de Metallurgie MES Revue Met. MES<br />

Ricerca e Innovazione Ric. Inn.<br />

Riv. Infortuni e Malattie Professionali Riv. Inf.<br />

Rivista di Meccanica Riv. Mecc.<br />

Rivista di Meccanica Oggi Riv. Mecc. Oggi<br />

Rivista di Meccanica International Riv. Mecc. Inter.<br />

Rivista Finsider Riv. Finsider<br />

Rivista Italiana della Saldatura Riv. Sald.<br />

Schweissen & Pruftechnik Sch. Pruf.<br />

Schweissen und Schneiden Schw. Schn.<br />

Schweisstechnik Schweisst.<br />

Schweisstechnik Sch. Tec.<br />

Science and Technology of W and J Weld. Join.<br />

Seleplast Seleplast<br />

Sicurezza e Prevenzione Sicurezza<br />

Skoda Review Skoda<br />

Soldadura e Construcao Metalica Soldadura<br />

Soldadura y Tecnologias de Union Sold. Tec.<br />

Soldagem & Inspecao Inspecao<br />

Soldagem & Materiais Soldagem<br />

Soldering & Surface Mount Technology Soldering<br />

Soudage et Techniques Connexes Soud. Tecn. Con.<br />

Souder Souder<br />

Stahlbau Stahlhau<br />

Stainless Steel Europe Stainless Eu.<br />

Stainless Steel World Stainless World<br />

Stainless Today Stainless<br />

Steel Research Steel<br />

Structural Engineering International Engineering<br />

Sudura Sudura<br />

Surface Engineering Surface<br />

Svarochnoe Proizvodstvo Svar. Proiz.<br />

Sveiseteknikk Sveiseteknikk<br />

Svetsaren Svetsaren<br />

Svetsen Svetsen<br />

Technica/Soudure Tech. Soud.<br />

Technical Diagnostics and NDT Testing NDT Testing<br />

Technical Review Tech. Rev.<br />

Technische Uberwachung Techn. Uberw.<br />

Tecnologia Qualidade Qualidade<br />

Tecnologie e Trasporti per il Mare Tec. Tra. Mare<br />

Tecnologie per il Mare Tec. Mare<br />

Teknos Teknos<br />

The Brithis Journal of NDT Br. Nondestr.<br />

The European Journal of NDT European NDT<br />

The International Journal of PVP Journal PVP<br />

The Journal of S. and E. Corrosion Corrosion<br />

The Paton Welding Journal Paton Weld. J.<br />

The TWI Journal TWI Journal<br />

The Welding Innovation Quarterly Weld. Innovation<br />

Tin and Its Uses TIN<br />

Transactions of JWRI Trans. JWRI<br />

Transactions of JWS Trans. JWS<br />

Transactions of NRIM Trans. NRIM<br />

Ultrasonics Ultrasonics<br />

Unificazione e Certificazione Unificazione<br />

Università Ricerca Università<br />

Unsider Notizie di Normazione Unsider<br />

Varilna Tehnika Var. Teh.<br />

Westnik Maschinostroeniya –<br />

Welding & Joining Weld. Joining<br />

Welding & Joining Europe Weld. J. Europe<br />

Welding and Metal Fabrication Welding<br />

Welding Design and Fabrication Weld. Des.<br />

Welding in the World Weld. World<br />

Welding International Weld. Int.<br />

Welding Journal Wdg. J.<br />

Welding Production Weld. Prod.<br />

Welding Review International Weld. Rev.<br />

WRC Bulletin WRC Bulletin<br />

WRI Journal WRI J.<br />

Zavarivac Zavarivac<br />

Zavarivanje Zavarivanje<br />

Zavarivanje I Zavariv.<br />

Zincatura a caldo Zincatura<br />

Zis Mitteilungen ZIS<br />

Zis Report Zis<br />

Zvaracske Spravy Zvaracske<br />

Zváranie Zváranie


Elenco degli<br />

Inserzionisti<br />

13 3 M ITALIA Via S. Bovio, 3 - Località San Felice - 20090 SEGRATE (MI)<br />

-- ABB FLEXIBLE AUTOMATION Via Edison, 20 - 20099 SESTO SAN GIOVANNI (MI)<br />

-- ACCADUEO Via Calzoni, 6/d - 40128 BOLOGNA<br />

17-18 AEC TECHNOLOGY Via Leonardo Da Vinci, 17 - 26013 CAMPAGNOLA CREMASCA (CR)<br />

-- AIPND Via A. Foresti, 5 - 25127 BRESCIA<br />

-- ALUMOTIVE Via della Mercanzia, 119 Centergross - 40050 FUNO DI ARGELATO (BO)<br />

80 ANASTA Via G. Tarra, 5 - 20125 MILANO<br />

90 ANCCP Via Rombon, 11 - 20134 MILANO<br />

-- ANDIT AUTOMAZIONE Via Privata Casiraghi, 526 - 20099 SESTO S. GIOVANNI (MI)<br />

138 ASPIRMIG Via Podi, 10 - 10060 VIRLE P.TE (TO)<br />

-- ASSOCOMAPLAST Centro Direzionale Milanofiori - Palazzo F/3 - 20090 ASSAGO (MI)<br />

9 BOHLER THYSSEN SALDATURA Via Palizzi, 90 - 20157 MILANO<br />

103 CARPANETO - SATI Via Ferrero, 10 - 10090 RIVOLI/CASCINE VICA (TO)<br />

42 CEA Corso E. Filiberto, 27 - 23900 LECCO<br />

-- CEBORA Via A. Costa - 40057 CADRIANO (BO)<br />

-- COFILI Via Friuli, 5 - 20046 BIASSONO (MI)<br />

40-41 CGM TECHNOLOGY Via Adda, 21 - 20090 OPERA (MI)<br />

16 COM-MEDIA Via Serio, 16 - 20139 MILANO<br />

1 COMMERSALD Via Bottego, 245 - 41010 COGNENTO (MO)<br />

-- DI-NO Via Provinciale Francesca Nord, 44/3 - 56020 SANTA MARIA A MONTE (PI)<br />

7 DRAHTZUG STEIN 67317 Altleiningen Drahtzug - Germania<br />

6 DVC - DELVIGO COMMERCIALE Località Cerri - 19020 CEPARANA DI FOLLO (SP)<br />

14 EDIBIT Via Cà dell’Orbo, 60 - 40055 CASTENASO (BO<br />

143 EDIMET Via Corfù, 102 - 25124 BRESCIA<br />

-- Edizioni PEI Strada Naviglio Alto, 48 - 43100 PARMA<br />

19 ETC OERLIKON Via Vò di Placca, 56 - 35020 DUE CARRARE (PD)<br />

4^cop ESAB SALDATURA Via Mattei, 24 - 20010 MESERO (MI)<br />

-- ESARC Via Cadibona, 15 - 20137 MILANO<br />

-- EVEREST VIT Via Paracelso, 16 - 20041 AGRATE BRIANZA (MI)<br />

-- FIERA BIAS F & M - Fiere e Mostre - Via Caldera, 21 C - 20153 MILANO<br />

104 FIERA BIMEC c/o UCIMU - Viale Fulvio Testi, 128 - 20092 CINISELLO BALSAMO (MI)<br />

-- FIERA BI.MU-MED c/o UCIMU - Viale Fulvio Testi, 128 - 20092 CINISELLO BALSAMO (MI)<br />

12 FIERA EXPOLASER c/o Piacenza Expo - S.S. 10 Frazione Le Mose - 29100 PIACENZA<br />

-- FIERA LAMIERA c/o UCIMU - Viale Fulvio Testi, 128 - 20092 CINISELLO BALSAMO (MI)<br />

-- FIERA MAQUITEC c/o EXPO Consulting - Via Riva Reno, 56 - 40122 BOLOGNA<br />

52 FIERA MEC c/o Cenacolo - Via Coppalati, 6 - 29100 PIACENZA<br />

74 FIERA PLASTECH c/o E.R.F. - Regione Marche - Largo Fiera della Pesca, 11 - 60125 ANCONA<br />

-- FIERA SEATEC c/o CARRARAFIERE - Viale Galileo Galilei, 133 - 54036 MARINA DI CARRARA (MS)<br />

144 FIERA SUBFORNITURA c/o SENAF - Via Eritrea, 21/a - 20157 MILANO<br />

112 FIERA VENMEC c/o PadovaFiere - Via N. Tommaseo, 59 - 35131 PADOVA<br />

64 FIERA TECHFLUID c/o EDIMET - Via Corfù, 102 - 25124 BRESCIA<br />

-- FRONIUS Via Monte Pasubio, 137 - 36010 ZANE’ (VI)<br />

111 G.B.C. INDUSTRIAL TOOLS Via Artigiani, 17 - 25030 TORBIATO DI ADRO (BS)<br />

-- G.E.INSPECTION TECHNOLOGIES Via Grosio, 10/4 - 20151 MILANO<br />

-- G. FISCHER Via Sondrio, 1 - 20063 CERNUSCO S/N (MI)<br />

4 GILARDONI Via A. Gilardoni, 1 - 23826 MANDELLO DEL LARIO (LC)<br />

-- HYPERTHERM Via Torino, 2 - 20123 MILANO<br />

2 IGUS Via delle Rovedine, 4 - 23899 ROBBIATE (LC)<br />

126 INE Via Facca, 10 - 35013 CITTADELLA (PD)<br />

-- IPM Via A. Tadino, 19/A - 20124 MILANO<br />

-- ITALARGON Via S. Bernardino, 92 - 24126 BERGAMO<br />

51 ITW Via Privata Iseo, 6/E - 20098 S. GIULIANO MILANESE (MI)<br />

11 LASTEK Viale dello Sport, 22 - 21026 GAVIRATE (VA)<br />

-- LANSEC ITALIA Via Bizet, 36/N - 20092 CINISELLO BALSAMO (MI)<br />

3 LINCOLN ELECTRIC ITALIA Via Fratelli Canepa, 8 - 16010 SERRA RICCO’ (GE)<br />

-- MCM DAYS c/o EIOM - Viale Premuda, 2 - 20129 MILANO<br />

-- NDT ITALIANA Via del Lavoro, 28 - 20049 CONCOREZZO (MI)<br />

-- OBIETTIVO ENERGIA c/o NOEMA - Via Orefici, 4 - 40124 BOLOGNA<br />

2^ cop OGET Via Torino, 216 - 10040 LEINI’ (TO)<br />

5 ORBITALUM ITALIA Via degli Alghisi, 39/D - 25038 ROVATO (BS)<br />

-- OXYTURBO Via Serio, 4/6 - 25015 DESENZANO (BS)<br />

-- PARODI SALDATURA Via Delle Industrie, 228/A - 17012 ALBISSOLA MARE (SV)<br />

-- RIVISTA MECCANICA & AUTOMAZIONE Via Rosellini, 12 - 20124 MILANO<br />

133 RIVISTA U & C c/o the C’ comunicazione -Via Orti, 14 - 20122 MILANO<br />

-- RIVOIRA Via C. Massaia, 75L - 10147 TORINO<br />

-- RTM Regione Lime, 100 - 10080 VICO CANAVESE (TO)<br />

120 SACIT Via Lomellina, 16/b - 20090 BUCCINASCO (MI)<br />

3^ cop SAF - FRO Via Torricelli, 15/A - 37135 VERONA<br />

-- SALTECO Via S.P. Rivoltana, 35/b - 20090 LIMITO DI PIOLTELLO (MI)<br />

-- SANDVIK ITALIA Via Varesina, 184 - 20156 MILANO<br />

-- SELCO Via Palladio, 19 - 35010 ONARA DI TOMBOLO (PD)<br />

-- SEMAT CARPENTERIA Via Fornaci, 45/47 - 25040 ARTOGNE (BS)<br />

134 SEMAT ITALIA Via Monte Bianco, 30/3 - 20043 ARCORE (Ml)<br />

10 SIAD Via S. Bernardino, 92 - 24126 BERGAMO<br />

-- SOGES Via Rivarolo, 61 - 16161 GENOVA<br />

15+88+89 SOL WELDING Via Meucci, 26 - 36030 COSTABISSARA (VI)<br />

-- TECNEDIT Via Tortona, 74 - 20144 MILANO<br />

8 TELWIN Via della Tecnica, 3 - 36030 VILLAVERLA (VI)<br />

-- THERMIT ITALIANA Piazzale Santorre di Santarosa, 9 - 20156 MILANO

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