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Numero 1 2007 - IIS

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Figura 14 - Applicazione di measuring balls<br />

o di estensimetri per la misura delle<br />

deformazioni radiali.<br />

spessore finito adottando la variante con<br />

fori ciechi.<br />

Assumendo che lo stato tensionale non<br />

vari o vari in maniera trascurabile<br />

appena al di sotto della superficie del<br />

componente (quindi, in funzione<br />

della quota z), il metodo con fori<br />

ciechi può essere utilizzato introducendo<br />

solo una modifica ai<br />

parametri A e B, descritti in precedenza<br />

(indicativamente, la profondità t del foro<br />

può essere assunta pari a circa 1.2 volte<br />

il suo diametro).<br />

D’altra parte, è pure possibile tenere in<br />

considerazione la variazione delle<br />

tensioni residue in funzione della quota z<br />

applicando il metodo in modo incrementale,<br />

variando cioè gradualmente la<br />

profondità t del foro.<br />

4.4.2 Metodo per estrazione di inserti<br />

circolari<br />

Un’alternativa al metodo per esecuzione<br />

di fori è il metodo (detto di Gunnert e<br />

Kunz) che prevede la misura degli stati<br />

di deformazione sul componente dopo<br />

avere ricavato sullo stesso dei blocchi a<br />

geometria cilindrica, di opportune<br />

dimensioni, adeguatamente corredati<br />

con sistemi di misura.<br />

Il metodo può essere considerato un’alternativa<br />

al metodo con fori ciechi, nel<br />

caso di tensioni costanti o variabili in<br />

funzione della quota z.<br />

Il principio è consentire ad una superficie<br />

di riferimento, a geometria circolare<br />

appunto, di distendersi completamente<br />

eliminando i vincoli esercitati dal<br />

materiale adiacente: allo scopo è praticato<br />

appunto un foro cilindrico sino ad<br />

una profondità minima, oltre la quale<br />

non si verificano ulteriori rilassamenti<br />

superficiali.<br />

M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />

d<br />

Figura 15 - Posizionamento di rosette<br />

estensimetriche.<br />

Identificata un’idonea base di misura, è<br />

possibile risalire analiticamente alle<br />

tensioni σ I e σ II, con riferimento a<br />

modelli elastici di comportamento del<br />

materiale (legge di Hooke):<br />

σI + σII = - E / 2(1-ν) (ε00 + ε45 + ε90 + ε135) σI - σII = E / 2(1+ν) [(ε00 - ε90) 2 + (ε90 - ε135) 2 ] 1/2<br />

d 0<br />

Di fatto, è possibile successivamente<br />

applicare le stesse relazioni descritte per<br />

il metodo per esecuzione di fori, tenendo<br />

conto dei necessari aggiustamenti in<br />

funzione del numero dei punti di misura.<br />

4.4.3 Misura delle tensioni residue per<br />

diffrazione di raggi X<br />

Tra i metodi non distruttivi per la misura<br />

delle tensioni residue particolare rilievo<br />

assume quello basato sulla diffrazione di<br />

radiazioni ionizzanti, in particolare i<br />

raggi X.<br />

Il principio fisico si basa appunto sulla<br />

diffrazione originata dall’interazione tra<br />

le radiazioni ed i reticoli cristallini del<br />

materiale, la quale risulta essere<br />

funzione delle costanti reticolari del reticolo<br />

stesso e, in definitiva, degli stati<br />

tensionali applicati, per confronto con lo<br />

stato non tensionato del reticolo.<br />

In particolare, si osserva che un fascio<br />

monocromatico di radiazioni X, incidente<br />

sulla superficie in esame in modo<br />

normale, produce effetti di diffrazione<br />

che possono essere rilevati ad una data<br />

distanza dall’asse del fascio incidente<br />

con opportuni sistemi di rivelazione<br />

(pellicole radiografiche o altri metodi).<br />

Dal punto di vista analitico, se θ rappresenta<br />

l’angolo di diffrazione (angolo di<br />

Bragg), λ la lunghezza d’onda del fascio<br />

(di fatto, si possono impiegare valori<br />

pari a circa 0.05÷0.23 nm) e d la<br />

σ 2<br />

45°<br />

45°<br />

β<br />

σ 1<br />

distanza reticolare si può legare questa<br />

grandezza con una semplice relazione<br />

trigonometrica:<br />

2 d sen (θ) = n λ<br />

in cui si valutano, in genere, i fenomeni<br />

di diffrazione del primo ordine (con n=1,<br />

cioè).<br />

Sul piano sperimentale (Fig. 16), è<br />

possibile ottenere il valore dell’angolo<br />

di Bragg in funzione della distanza r di<br />

massima diffrazione rispetto all’asse del<br />

fascio incidente ed alla distanza di<br />

misura a:<br />

θ = 1 / 2 arctan (r/a)<br />

Considerando quindi la distanza reticolare<br />

d 0 in assenza di stati tensionali, è<br />

possibile stimare lo stato di deformazione<br />

dalla relazione:<br />

ε = (d - d 0) / d 0<br />

Per ottenere i valori degli stati biassiali<br />

di tensione è necessario effettuare<br />

almeno tre misure lungo diversi angoli<br />

φ (ad esempio: φ, φ+π/2, φ+π/4),<br />

impiegando in ogni caso diversi<br />

angoli di misura ψ rispetto all’asse<br />

verticale z.<br />

Con questo metodo l’area di misura<br />

varia tra 0,1 ed 1 mm 2 , la profondità di<br />

misura invece risulta intorno a 10 μm; è<br />

quindi possibile procedere a misure<br />

attraverso lo spessore, per incrementi<br />

successivi della profondità.<br />

Il principale vantaggio del metodo è<br />

certamente il fatto di essere non distruttivo<br />

e di consentire misure quasi<br />

puntuali; d’altra parte, esso può presentare<br />

forti limitazioni nel caso di materiali<br />

caratterizzati da un forte orientamento<br />

della microstruttura (ad esempio,<br />

prodotti lavorati a freddo).<br />

4.4.4 Misura delle tensioni residue per<br />

diffrazione di neutroni<br />

Il principio di questo metodo, di fatto, è<br />

lo stesso descritto al paragrafo precedente<br />

per fasci di radiazioni X monocromatiche.<br />

Una differenza significativa è data dalla<br />

diversa profondità di penetrazione (al<br />

massimo 20 μm nel caso dei raggi X), che<br />

in questo caso può arrivare sino a 50 mm<br />

nel caso degli acciai, 300 mm nel caso di<br />

leghe di alluminio e 30 mm per le leghe di<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

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