You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
Figura 14 - Applicazione di measuring balls<br />
o di estensimetri per la misura delle<br />
deformazioni radiali.<br />
spessore finito adottando la variante con<br />
fori ciechi.<br />
Assumendo che lo stato tensionale non<br />
vari o vari in maniera trascurabile<br />
appena al di sotto della superficie del<br />
componente (quindi, in funzione<br />
della quota z), il metodo con fori<br />
ciechi può essere utilizzato introducendo<br />
solo una modifica ai<br />
parametri A e B, descritti in precedenza<br />
(indicativamente, la profondità t del foro<br />
può essere assunta pari a circa 1.2 volte<br />
il suo diametro).<br />
D’altra parte, è pure possibile tenere in<br />
considerazione la variazione delle<br />
tensioni residue in funzione della quota z<br />
applicando il metodo in modo incrementale,<br />
variando cioè gradualmente la<br />
profondità t del foro.<br />
4.4.2 Metodo per estrazione di inserti<br />
circolari<br />
Un’alternativa al metodo per esecuzione<br />
di fori è il metodo (detto di Gunnert e<br />
Kunz) che prevede la misura degli stati<br />
di deformazione sul componente dopo<br />
avere ricavato sullo stesso dei blocchi a<br />
geometria cilindrica, di opportune<br />
dimensioni, adeguatamente corredati<br />
con sistemi di misura.<br />
Il metodo può essere considerato un’alternativa<br />
al metodo con fori ciechi, nel<br />
caso di tensioni costanti o variabili in<br />
funzione della quota z.<br />
Il principio è consentire ad una superficie<br />
di riferimento, a geometria circolare<br />
appunto, di distendersi completamente<br />
eliminando i vincoli esercitati dal<br />
materiale adiacente: allo scopo è praticato<br />
appunto un foro cilindrico sino ad<br />
una profondità minima, oltre la quale<br />
non si verificano ulteriori rilassamenti<br />
superficiali.<br />
M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />
d<br />
Figura 15 - Posizionamento di rosette<br />
estensimetriche.<br />
Identificata un’idonea base di misura, è<br />
possibile risalire analiticamente alle<br />
tensioni σ I e σ II, con riferimento a<br />
modelli elastici di comportamento del<br />
materiale (legge di Hooke):<br />
σI + σII = - E / 2(1-ν) (ε00 + ε45 + ε90 + ε135) σI - σII = E / 2(1+ν) [(ε00 - ε90) 2 + (ε90 - ε135) 2 ] 1/2<br />
d 0<br />
Di fatto, è possibile successivamente<br />
applicare le stesse relazioni descritte per<br />
il metodo per esecuzione di fori, tenendo<br />
conto dei necessari aggiustamenti in<br />
funzione del numero dei punti di misura.<br />
4.4.3 Misura delle tensioni residue per<br />
diffrazione di raggi X<br />
Tra i metodi non distruttivi per la misura<br />
delle tensioni residue particolare rilievo<br />
assume quello basato sulla diffrazione di<br />
radiazioni ionizzanti, in particolare i<br />
raggi X.<br />
Il principio fisico si basa appunto sulla<br />
diffrazione originata dall’interazione tra<br />
le radiazioni ed i reticoli cristallini del<br />
materiale, la quale risulta essere<br />
funzione delle costanti reticolari del reticolo<br />
stesso e, in definitiva, degli stati<br />
tensionali applicati, per confronto con lo<br />
stato non tensionato del reticolo.<br />
In particolare, si osserva che un fascio<br />
monocromatico di radiazioni X, incidente<br />
sulla superficie in esame in modo<br />
normale, produce effetti di diffrazione<br />
che possono essere rilevati ad una data<br />
distanza dall’asse del fascio incidente<br />
con opportuni sistemi di rivelazione<br />
(pellicole radiografiche o altri metodi).<br />
Dal punto di vista analitico, se θ rappresenta<br />
l’angolo di diffrazione (angolo di<br />
Bragg), λ la lunghezza d’onda del fascio<br />
(di fatto, si possono impiegare valori<br />
pari a circa 0.05÷0.23 nm) e d la<br />
σ 2<br />
45°<br />
45°<br />
β<br />
σ 1<br />
distanza reticolare si può legare questa<br />
grandezza con una semplice relazione<br />
trigonometrica:<br />
2 d sen (θ) = n λ<br />
in cui si valutano, in genere, i fenomeni<br />
di diffrazione del primo ordine (con n=1,<br />
cioè).<br />
Sul piano sperimentale (Fig. 16), è<br />
possibile ottenere il valore dell’angolo<br />
di Bragg in funzione della distanza r di<br />
massima diffrazione rispetto all’asse del<br />
fascio incidente ed alla distanza di<br />
misura a:<br />
θ = 1 / 2 arctan (r/a)<br />
Considerando quindi la distanza reticolare<br />
d 0 in assenza di stati tensionali, è<br />
possibile stimare lo stato di deformazione<br />
dalla relazione:<br />
ε = (d - d 0) / d 0<br />
Per ottenere i valori degli stati biassiali<br />
di tensione è necessario effettuare<br />
almeno tre misure lungo diversi angoli<br />
φ (ad esempio: φ, φ+π/2, φ+π/4),<br />
impiegando in ogni caso diversi<br />
angoli di misura ψ rispetto all’asse<br />
verticale z.<br />
Con questo metodo l’area di misura<br />
varia tra 0,1 ed 1 mm 2 , la profondità di<br />
misura invece risulta intorno a 10 μm; è<br />
quindi possibile procedere a misure<br />
attraverso lo spessore, per incrementi<br />
successivi della profondità.<br />
Il principale vantaggio del metodo è<br />
certamente il fatto di essere non distruttivo<br />
e di consentire misure quasi<br />
puntuali; d’altra parte, esso può presentare<br />
forti limitazioni nel caso di materiali<br />
caratterizzati da un forte orientamento<br />
della microstruttura (ad esempio,<br />
prodotti lavorati a freddo).<br />
4.4.4 Misura delle tensioni residue per<br />
diffrazione di neutroni<br />
Il principio di questo metodo, di fatto, è<br />
lo stesso descritto al paragrafo precedente<br />
per fasci di radiazioni X monocromatiche.<br />
Una differenza significativa è data dalla<br />
diversa profondità di penetrazione (al<br />
massimo 20 μm nel caso dei raggi X), che<br />
in questo caso può arrivare sino a 50 mm<br />
nel caso degli acciai, 300 mm nel caso di<br />
leghe di alluminio e 30 mm per le leghe di<br />
Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
31