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Numero 1 2007 - IIS

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M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />

Figura 16 - Schema per la misura dell’angolo di diffrazione (angolo di Bragg) a raggi X.<br />

nichel (si deve considerare, al proposito,<br />

che i raggi X utilizzati per queste applicazioni<br />

interagiscono con la materia a<br />

livello di gusci elettronici esterni mentre<br />

fasci di neutroni riescono a penetrare la<br />

materia stessa a livello nucleare).<br />

Una conseguenza importante è quindi<br />

che i metodi a diffrazione neutronica<br />

sono in grado di fornire indicazioni su<br />

stati triassiali di tensione, a differenza<br />

della diffrazione a raggi X.<br />

Il metodo, in pratica, prevede l’impiego<br />

di un fascio di neutroni di sezione pari a<br />

circa 50 mm 2 , ottenuto con reattori<br />

nucleari o mediante sincrotroni; il fascio<br />

viene collimato con idonee maschere, ad<br />

esempio al cadmio, in modo da ridurne<br />

sensibilmente la sezione trasversale ed<br />

interessare alla misura il minore volume<br />

possibile di materiale (da 10 a 100 mm 3 );<br />

il fascio diffratto è rivolto verso un<br />

sistema di rilevazione, cui arriva opportunamente<br />

collimato.<br />

Il metodo si presta a misurazioni di interesse<br />

in settori come quello nucleare,<br />

aerospaziale, off-shore, con particolare<br />

riferimento a giunti a passate multiple<br />

(multipass).<br />

4.4.5 Misura delle tensioni residue con<br />

metodi acustici<br />

I metodi di tipo acustico, pure di tipo non<br />

distruttivo, sono basati sulla relazione<br />

esistente tra la velocità di propagazione<br />

delle onde (ultra)sonore e talune<br />

proprietà elastiche dei materiali, funzione<br />

a loro volta dello stato tensionale.<br />

Di fatto, il metodo è basato sulle variazioni<br />

delle velocità di propagazione delle<br />

onde longitudinali, trasversali e superficiali<br />

dovute agli stati tensionali; spesso,<br />

sono utilizzate onde ultrasonore superfi-<br />

32 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

ciali generate da un trasduttore montato<br />

sul pezzo (frequenze variabili tra 2 e 10<br />

MHz). La notevole entità del volume di<br />

materiale coinvolto nella misura porta,<br />

ovviamente, a misure mediate di carattere<br />

non puntuale; un aspetto da non<br />

trascurare, evidentemente, è l’influenza<br />

della microstruttura nei confronti della<br />

velocità di propagazione delle onde, che<br />

costringe ad accurate tarature preliminari<br />

con blocchi campione rappresentativi del<br />

pezzo reale.<br />

4.4.6 Misura delle tensioni residue con<br />

metodi magnetici<br />

La presenza di stati tensionali residui<br />

determina variazioni nelle proprietà<br />

magnetiche dei materiali. Questa considerazione<br />

è alla base della misura di<br />

tensioni residue con i metodi di tipo<br />

magnetico, di carattere superficiale; le<br />

proprietà magnetiche, in particolare,<br />

influenzate dagli stati tensionali sono<br />

l’effetto Barkhausen di tipo magnetoinduttivo<br />

o magnetoacustico, l’incremento<br />

della permeabilità alle correnti indotte,<br />

la magnetostrizione.<br />

Come già accennato nel caso di metodi<br />

di tipo acustico, anche queste proprietà<br />

sono fortemente legate al tipo di microstruttura<br />

ed al suo orientamento, ragione<br />

che porta, anche in questo caso, alla<br />

necessità di accurate tarature preliminari.<br />

In definitiva, si tratta di metodi di interesse<br />

nel campo del Controllo Qualità<br />

per i ridotti tempi di misura e la possibilità<br />

di automazione; si consideri infine,<br />

che attraverso opportune combinazioni<br />

di tecniche, basate su differenti proprietà<br />

magnetiche, è possibile ottenere una<br />

notevole indipendenza rispetto all’accuratezza<br />

dei metodi di taratura utilizzati.<br />

5. Precauzioni e rimedi<br />

Allo scopo di prevenire, ridurre o eliminare<br />

gli effetti dei ritiri o degli sforzi di<br />

ritiro delle saldature si possono prendere<br />

a volte utili precauzioni; oppure si può<br />

intervenire durante la saldatura con<br />

opportuni procedimenti o trattamenti,<br />

oppure, infine, si possono usare adatti<br />

rimedi a saldatura ultimata.<br />

5.1 Precauzioni prima della saldatura<br />

Le precauzioni che il tecnico di saldatura<br />

può prendere prima di eseguire un<br />

giunto saldato allo scopo di contrastare<br />

gli effetti del ritiro, senza porre d’altro<br />

canto vincoli rigidi ai pezzi da saldare,<br />

debbono rispondere al criterio fondamentale<br />

di “alimentare il ritiro”. Con<br />

questa espressione si intende la creazione<br />

di una opportuna condizione per<br />

cui il ritiro possa effettuarsi nel modo<br />

più libero possibile, portando i pezzi<br />

saldati nella esatta posizione richiesta.<br />

Citiamo di seguito alcune precauzioni<br />

comunemente usate allo scopo.<br />

5.1.1 Deformazione preventiva<br />

Si può dare ai pezzi da saldare una<br />

disposizione o una deformazione uguale<br />

ed opposta a quella che provocherebbe il<br />

ritiro. Con questo metodo molto<br />

semplice si possono eliminare gli effetti<br />

del ritiro angolare dei giunti testa a testa,<br />

a T e di spigolo.<br />

Nel caso di giunti di testa, basta disporre<br />

le lamiere leggermente angolate (verso il<br />

basso, se si deve saldare in piano, o<br />

comunque dalla parte opposta a quella<br />

del maggior apporto termico) anziché<br />

complanari (Fig. 17), l’angolo di deviazione,<br />

in genere dell’ordine di qualche<br />

grado soltanto, deve essere determinato<br />

caso per caso, a seconda del procedimento<br />

e delle condizioni operative e non<br />

vi è che la base dell’esperienza di casi<br />

identici o analoghi che può costituire un<br />

indice sicuro.<br />

Analogamente, nel caso di giunti a T,<br />

saldati con un unico cordone d’angolo,<br />

si alimenta il ritiro predisponendo i<br />

pezzi con un angolo un poco maggiore<br />

di quello richiesto (leggermente ottuso<br />

nel caso comune di giunti d’angolo,<br />

Fig.18a); per i giunti a T saldati simmetricamente<br />

con due cordoni d’angolo si<br />

dovrebbe dare una leggera pre - deformazione<br />

alla lamiera continua, come<br />

indicato nella Figura 18b.

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