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Numero 1 2007 - IIS

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M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />

(a) (b) (c)<br />

Figura 5a, 5b e 5c - Distribuzione qualitativa delle tensioni residue trasversali (a: elevata velocità di avanzamento v w, giunto vincolato<br />

trasversalmente; b: elevata v w; c: bassa v w).<br />

dell’asse del giunto; esse sono positive<br />

(trazione) nella zona centrale e<br />

negative (compressione) alle estremità<br />

del giunto, con notevole<br />

influenza della velocità di avanzamento;<br />

• una più allargata distribuzione delle<br />

temperature in direzione trasversale,<br />

per effetto ad esempio di cicli termici<br />

blandi, produce valori massimi di<br />

tensione trasversale un poco minori<br />

di quelli generati da cicli più severi<br />

nel caso di provette libere; nel caso di<br />

provette incastrate avviene il<br />

contrario, cioè la saldatura ad arco<br />

normale tende a provocare tensioni<br />

trasversali inferiori a quelle degli altri<br />

procedimenti detti sopra. Ciò è in<br />

armonia col fatto che il ritiro trasversale<br />

tende ad aumentare con la<br />

larghezza della zona riscaldata, e<br />

quindi è logico che anche la tensione<br />

che rappresenta la conseguenza della<br />

deformazione impedita, tenda ad<br />

aumentare con essa;<br />

• le estremità del giunto risultano in<br />

genere compresse trasversalmente:<br />

ciò può rivelarsi vantaggioso, perché<br />

può rendere meno pericolosi eventuali<br />

difetti di estremità (crateri,<br />

discontinuità di forma, incompletezza<br />

ecc.), ivi assai più frequenti che nelle<br />

zone centrali.<br />

2.1.3 Tensioni agenti lungo la direzione<br />

dello spessore<br />

Le tensioni residue in direzione verticale<br />

(normale al piano della lamiera, nell’e-<br />

26 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

sempio) sono dovute alla presenza di<br />

spessori significativi; ad es., si hanno<br />

stati prevalentemente di trazione per<br />

giunti senza trasformazioni allo stato<br />

solido e di compressione nel caso<br />

contrario. Nel primo caso, è chiaro che il<br />

giunto di può trovare localmente in uno<br />

stato di trazione triassiale, estremamente<br />

critico nei confronti di eventuali fenomeni<br />

di criccabilità. Il caso delle saldature<br />

a passate multiple di forti spessori è<br />

caratterizzato da forti condizioni di<br />

vincolo in direzione longitudinale e<br />

trasversale delle ultime passate, che<br />

risultano caratterizzate da stati finali di<br />

tensione di trazione tanto nelle due<br />

suddette direzioni, mitigate dall’entità<br />

dell’eventuale preriscaldo (Fig. 6, il caso<br />

di un giunto testa a testa, preparazione<br />

ad X, spessore 25 mm, larghezza e<br />

lunghezza del giunto 500 mm).<br />

2.2 Distribuzione convenzionale degli<br />

stati tensionali<br />

Come già osservato, chi dovesse procedere<br />

ad esempio a verifiche di stabilità di<br />

un componente o di un’imperfezione<br />

attraverso la meccanica della frattura,<br />

difficilmente potrebbe basarsi su distribuzioni<br />

rilevate sperimentalmente per<br />

una serie di ragioni; gli standard o i<br />

codici di calcolo, al proposito, propongono<br />

essi stessi, almeno per i casi più<br />

significativi, modelli di distribuzione<br />

che possono essere assunti come base<br />

per il caso in esame, utili ad esempio alla<br />

caratterizzazione del dettaglio attraverso<br />

tecniche FEM. Un esempio di partico-<br />

lare rilevanza ed autorevolezza è indubbiamente<br />

quello della norma BS<br />

7910:2005 “Guide to methods for assessing<br />

the acceptability of flaws in<br />

metallic structures”.<br />

Tale norma, come peraltro si evince<br />

chiaramente dal titolo, non è di per sé<br />

finalizzata all’analisi delle tensioni<br />

residue che possano caratterizzare i<br />

giunti ma fornisce degli strumenti per<br />

tenere in considerazione la loro<br />

presenza, nella realizzazione di verifiche<br />

di stabilità, in funzione del livello di<br />

confidenza circa i dati posseduti e l’effettivo<br />

svolgimento sul manufatto di<br />

trattamenti termici dopo saldatura o<br />

prove idrauliche. In particolare, la<br />

norma prevede un primo livello (Level<br />

1) in base al quale considerare uniformi<br />

le tensioni residue che agiscono sul<br />

giunto. Qualora si voglia invece procedere<br />

ad un’analisi più dettagliata, ritenendo<br />

ad esempio eccessivamente<br />

conservativa l’assunzione di distribuzioni<br />

uniformi, è possibile fare riferimento<br />

all’Annex Q della normativa,<br />

passando di fatto ai livelli 2 e 3.<br />

L’Annex Q prevede cinque casi fondamentali:<br />

giunti testa a testa tra lamiere,<br />

giunti testa a testa tra tubi (corpi cilindrici),<br />

giunti longitudinali su tubi (corpi<br />

cilindrici), giunti a T ed a cordoni d’angolo,<br />

giunti di riparazione. Le direzioni<br />

considerate sono le direzioni longitudinale<br />

e quella trasversale.<br />

Per ognuno dei cinque casi suddetti, la<br />

norma propone distribuzioni delle<br />

tensioni variabili con lo spessore di

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