Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
M. Murgia - Origine delle tensioni residue in saldatura, metodologie tradizionali di misura, precauzioni e rimedi<br />
(a) (b) (c)<br />
Figura 5a, 5b e 5c - Distribuzione qualitativa delle tensioni residue trasversali (a: elevata velocità di avanzamento v w, giunto vincolato<br />
trasversalmente; b: elevata v w; c: bassa v w).<br />
dell’asse del giunto; esse sono positive<br />
(trazione) nella zona centrale e<br />
negative (compressione) alle estremità<br />
del giunto, con notevole<br />
influenza della velocità di avanzamento;<br />
• una più allargata distribuzione delle<br />
temperature in direzione trasversale,<br />
per effetto ad esempio di cicli termici<br />
blandi, produce valori massimi di<br />
tensione trasversale un poco minori<br />
di quelli generati da cicli più severi<br />
nel caso di provette libere; nel caso di<br />
provette incastrate avviene il<br />
contrario, cioè la saldatura ad arco<br />
normale tende a provocare tensioni<br />
trasversali inferiori a quelle degli altri<br />
procedimenti detti sopra. Ciò è in<br />
armonia col fatto che il ritiro trasversale<br />
tende ad aumentare con la<br />
larghezza della zona riscaldata, e<br />
quindi è logico che anche la tensione<br />
che rappresenta la conseguenza della<br />
deformazione impedita, tenda ad<br />
aumentare con essa;<br />
• le estremità del giunto risultano in<br />
genere compresse trasversalmente:<br />
ciò può rivelarsi vantaggioso, perché<br />
può rendere meno pericolosi eventuali<br />
difetti di estremità (crateri,<br />
discontinuità di forma, incompletezza<br />
ecc.), ivi assai più frequenti che nelle<br />
zone centrali.<br />
2.1.3 Tensioni agenti lungo la direzione<br />
dello spessore<br />
Le tensioni residue in direzione verticale<br />
(normale al piano della lamiera, nell’e-<br />
26 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
sempio) sono dovute alla presenza di<br />
spessori significativi; ad es., si hanno<br />
stati prevalentemente di trazione per<br />
giunti senza trasformazioni allo stato<br />
solido e di compressione nel caso<br />
contrario. Nel primo caso, è chiaro che il<br />
giunto di può trovare localmente in uno<br />
stato di trazione triassiale, estremamente<br />
critico nei confronti di eventuali fenomeni<br />
di criccabilità. Il caso delle saldature<br />
a passate multiple di forti spessori è<br />
caratterizzato da forti condizioni di<br />
vincolo in direzione longitudinale e<br />
trasversale delle ultime passate, che<br />
risultano caratterizzate da stati finali di<br />
tensione di trazione tanto nelle due<br />
suddette direzioni, mitigate dall’entità<br />
dell’eventuale preriscaldo (Fig. 6, il caso<br />
di un giunto testa a testa, preparazione<br />
ad X, spessore 25 mm, larghezza e<br />
lunghezza del giunto 500 mm).<br />
2.2 Distribuzione convenzionale degli<br />
stati tensionali<br />
Come già osservato, chi dovesse procedere<br />
ad esempio a verifiche di stabilità di<br />
un componente o di un’imperfezione<br />
attraverso la meccanica della frattura,<br />
difficilmente potrebbe basarsi su distribuzioni<br />
rilevate sperimentalmente per<br />
una serie di ragioni; gli standard o i<br />
codici di calcolo, al proposito, propongono<br />
essi stessi, almeno per i casi più<br />
significativi, modelli di distribuzione<br />
che possono essere assunti come base<br />
per il caso in esame, utili ad esempio alla<br />
caratterizzazione del dettaglio attraverso<br />
tecniche FEM. Un esempio di partico-<br />
lare rilevanza ed autorevolezza è indubbiamente<br />
quello della norma BS<br />
7910:2005 “Guide to methods for assessing<br />
the acceptability of flaws in<br />
metallic structures”.<br />
Tale norma, come peraltro si evince<br />
chiaramente dal titolo, non è di per sé<br />
finalizzata all’analisi delle tensioni<br />
residue che possano caratterizzare i<br />
giunti ma fornisce degli strumenti per<br />
tenere in considerazione la loro<br />
presenza, nella realizzazione di verifiche<br />
di stabilità, in funzione del livello di<br />
confidenza circa i dati posseduti e l’effettivo<br />
svolgimento sul manufatto di<br />
trattamenti termici dopo saldatura o<br />
prove idrauliche. In particolare, la<br />
norma prevede un primo livello (Level<br />
1) in base al quale considerare uniformi<br />
le tensioni residue che agiscono sul<br />
giunto. Qualora si voglia invece procedere<br />
ad un’analisi più dettagliata, ritenendo<br />
ad esempio eccessivamente<br />
conservativa l’assunzione di distribuzioni<br />
uniformi, è possibile fare riferimento<br />
all’Annex Q della normativa,<br />
passando di fatto ai livelli 2 e 3.<br />
L’Annex Q prevede cinque casi fondamentali:<br />
giunti testa a testa tra lamiere,<br />
giunti testa a testa tra tubi (corpi cilindrici),<br />
giunti longitudinali su tubi (corpi<br />
cilindrici), giunti a T ed a cordoni d’angolo,<br />
giunti di riparazione. Le direzioni<br />
considerate sono le direzioni longitudinale<br />
e quella trasversale.<br />
Per ognuno dei cinque casi suddetti, la<br />
norma propone distribuzioni delle<br />
tensioni variabili con lo spessore di