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Numero 1 2007 - IIS

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Una riflessione<br />

scomoda…<br />

F<br />

Editoriale<br />

orse non molti sono al corrente che<br />

nel nostro amato Paese, la quantità di<br />

energia necessaria al funzionamento di<br />

tutti i dispositivi elettrici, utilizzati nella<br />

nostra vita quotidiana (televisore,<br />

computer, frigorifero, illuminazione,<br />

ecc.), è per l’84% (ottantaquattro!) di<br />

importazione dall’estero: 49% in forma<br />

di petrolio e 35% di gas naturale. Va<br />

aggiunto che sia il petrolio che il gas<br />

naturale vengono approvvigionati da<br />

paesi con stabilità politica non sempre<br />

certa, ma comunque con un’industria in<br />

espansione.<br />

Ciò significa che, prima o poi, queste<br />

risorse serviranno a loro o, quanto meno,<br />

verranno gestite in modo coercitivo nei<br />

confronti degli acquirenti più deboli.<br />

L’Italia, dal punto di vista energetico, è<br />

certamente il Paese più debole nel<br />

contesto europeo. Lo abbiamo verificato<br />

l’inverno scorso, con la diatriba tra<br />

Russia ed Ucraina e le restrizioni delle<br />

quote del gas allocate al nostro Paese.<br />

L’ultimo piano energetico nazionale<br />

risale al 1988, esattamente un anno dopo<br />

il referendum - commedia (delle parti)<br />

20 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

sul nucleare, con cui una classe politica<br />

poco previdente ha consegnato un argomento<br />

così delicato, come il futuro energetico<br />

della nazione, ad una consulta<br />

popolare, presentandolo con immagini<br />

da Hiroshima e Nagasaki.<br />

Anche oggi appare assurdo che le scelte<br />

in materia energetica debbano essere<br />

condizionate dagli umori di gruppi<br />

ecologisti con idee antiche e abbastanza<br />

confuse. Come dimostrano le lotte a<br />

favore dell’istallazione di torri eoliche e<br />

le battaglie successive per la loro eliminazione,<br />

per presunta deturpazione del<br />

paesaggio!<br />

Le stime più accreditate a livello<br />

mondiale, ci informano che la diminuzione<br />

della produzione di greggio<br />

inizierà tra il 2010 ed il 2020, è da<br />

pensare, quindi, che nel nostro futuro<br />

italiano, un mestiere emergente potrà<br />

essere quello della fabbricazione di<br />

candele di cera (e non solo quelle da<br />

chiesa!).<br />

Ma noi, popolo della saldatura, perché<br />

mai dobbiamo occuparci di questi argomenti?<br />

Il 99% delle saldature vede l’energia<br />

elettrica quale protagonista indiscussa.<br />

È un uso dell’energia elettrica con<br />

bassissima efficienza, in quanto buona<br />

parte del calore non si traduce in metallo<br />

fuso, ma viene disperso nell’ambiente.<br />

Anche nei processi di saldatura, dunque,<br />

il nostro Paese si permette di “bruciare”<br />

energia acquisita a così caro prezzo<br />

dall’estero; e ciò, nel contesto di un’economia<br />

non proprio brillante, dove fisco e<br />

burocrazia restano i riferimenti principali.<br />

Quindi, saldare sarà sempre più costoso<br />

(magari si dovrà saldare di notte in modo<br />

da garantire energia nelle ore diurne, per<br />

i servizi essenziali).<br />

Cosa fare, dunque?<br />

Innanzitutto si dovrà pensare la saldatura<br />

sotto una nuova ottica, ovvero quella di<br />

“giunto minimo” indispensabile ad<br />

adempiente ai requisiti di progetto: cianfrini<br />

stretti, diluizioni ridotte, sovrammetallo<br />

nullo o quasi, messa a punto di<br />

processi di saldatura con parametri elettrici<br />

contenuti, aumento dell’efficienza<br />

delle macchine con eliminazione delle<br />

dispersioni di energia, impiego di metodologie<br />

ad apporto termico intrinsecamente<br />

basso (come, ad esempio, la<br />

saldatura plasma a polvere, la saldatura<br />

laser e la “friction stir welding”).<br />

Converge verso lo stesso proposito un<br />

uso razionale dei materiali di costruzione,<br />

ovvero, ad esempio, la scelta di<br />

materiali altoresistenziali che permettono<br />

una riduzione delle sezioni resistenti<br />

e quindi l’esecuzione di giunti di<br />

minori dimensioni.<br />

È praticamente obbligatorio inoltre<br />

rivedere tutti quegli impieghi della<br />

saldatura, comunque sostituibili con altri<br />

metodi di giunzione a minore consumo<br />

elettrico: rivettatura, graffatura, incollaggio<br />

strutturale mediante adesivi, ecc..<br />

La nostra posizione, di popolo della<br />

saldatura, può diventare, dunque, quella<br />

di pionieri in questo cambio di mentalità,<br />

suggerendo soluzioni interessanti,<br />

non solo tecniche ma anche organizzative<br />

(maggiore integrazione della saldatura<br />

nel processo globale di fabbricazione),<br />

nel confronto quotidiano con chi<br />

progetta e costruisce strutture saldate.<br />

Tutto ciò perché vorremmo che questo<br />

Paese continuasse a vivere anche di<br />

industria e non si affidasse soltanto a<br />

“mandolino e maccheroni”.<br />

Dott. L.M. Volpone (<strong>IIS</strong>)

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