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Numero 1 2007 - IIS

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TABELLA I - Esposizione professionale al rumore ed interventi richiesti.<br />

Esposizione<br />

L EX,8h<br />

p peak<br />

> 80 dB(A) 135 dB(C)<br />

≥ 85 dB(A) 137 dB(C)<br />

≥ 87 dB(A) 140 dB(C)<br />

Il datore di lavoro sceglie dispositivi di<br />

protezione individuale dell’udito che<br />

consentono di eliminare il rischio per<br />

l’udito o di ridurlo al minimo, previa<br />

consultazione dei lavoratori o dei loro<br />

rappresentanti. Egli è tenuto alla verifica<br />

dell’efficacia dei dispositivi di protezione<br />

individuale dell’udito.<br />

Il datore di lavoro tiene conto dell’attenuazione<br />

prodotta dai dispositivi di<br />

protezione individuale dell’udito indossati<br />

dal lavoratore solo ai fini di valutare<br />

il rispetto dei valori limite di esposizione.<br />

La determinazione dei L EX,8h può essere<br />

tutt’altro che semplice: se l’attività del<br />

lavoratore non è legata ad un ciclo lavorativo<br />

ben definito e sempre uguale<br />

(caso, ad esempio, dei manutentori, dei<br />

falegnami, dei lavoratori dell’edilizia o<br />

in generale della cantieristica), non sarà<br />

facile o possibile trovare giornate (o<br />

settimane) di lavoro standard. Il fatto<br />

che le prescrizioni di legge siano legate<br />

più a fasce di rischio che non allo specifico<br />

L EX,8h, può essere di aiuto nella<br />

valutazione, ma diventa arduo ottenere<br />

quella precisione di determinazione che<br />

sembra essere il principio ispiratore<br />

della legge stessa.<br />

1.2 Effetti biologici del rumore<br />

L’esposizione ad onde acustiche deve<br />

essere differenziata, per l’esame degli<br />

effetti biologici, in due categorie caratterizzate<br />

da diversi ambiti di frequenza: il<br />

rumore udibile e gli ultrasuoni.<br />

1.2.1 Rumori e suoni di frequenza<br />

udibile<br />

Le onde sonore che raggiungono il<br />

F.Traversa et al. - Agenti fisici (rumore, radiazioni e microclima) e salute in saldatura<br />

Intervento<br />

Valore inferiore di azione. Il datore di lavoro mette a disposizione dei lavoratori dispositivi di<br />

protezione individuale dell'udito.<br />

Informazione dei lavoratori sui rischi e la sua valutazione, sulle misure adottate, sui mezzi individuali<br />

di protezione, sul controllo sanitario (che non è obbligatorio, ma su richiesta).<br />

Valore superiore di azione. Elabora ed applica un programma di misure tecniche e organizzative<br />

volte a ridurre l'esposizione al rumore. I luoghi di lavoro sono indicati da appositi segnali e le<br />

aree sono delimitate e l'accesso alle stesse è limitato (se tecnicamente possibile e giustificato). Il<br />

datore di lavoro fa tutto il possibile per assicurare che vengano indossati i dispositivi di protezione<br />

individuale dell'udito. Sorveglianza sanitaria.<br />

Valore limite. Il datore di lavoro adotta misure immediate per riportare l'esposizione al di sotto<br />

dei valori limite di esposizione e modifica le misure di protezione e di prevenzione.<br />

nostro orecchio vengono successivamente<br />

inviate attraverso vie nervose<br />

particolari al cervello, che le elabora in<br />

percezioni uditive.<br />

Possono raggiungere il nostro cervello<br />

solo frequenze comprese tra 20 Hz e<br />

16.000 Hz.<br />

Suoni e rumore di elevata intensità<br />

possono provocare due tipi di danni:<br />

danni all’orecchio e quindi alla funzione<br />

uditiva, e danni cosiddetti extrauditivi.<br />

Gli effetti dannosi più evidenti sono a<br />

carico dell’orecchio. A seconda dell’intensità<br />

e della durata del rumore possono<br />

verificarsi due diverse situazioni:<br />

• un rumore molto forte, come un’esplosione,<br />

provoca un’onda d’urto<br />

che dà luogo a dolore e talvolta addirittura<br />

ad una lacerazione del<br />

timpano; inoltre può danneggiare le<br />

cellule sensoriali con riduzione anche<br />

grave dell’udito;<br />

• un rumore meno forte, ma superiore a<br />

80-85 dB(A), protratto per molto<br />

tempo può determinare una riduzione<br />

dell’udito. Questa inizialmente si<br />

manifesta con una ridotta capacità<br />

uditiva temporanea dopo l’esposizione<br />

a rumore, che regredisce dopo<br />

alcune ore; dopo mesi od anni di<br />

esposizione, la riduzione della capacità<br />

uditiva, diventa permanente e<br />

non regredisce neppure se si cessa del<br />

tutto l’esposizione. Soggettivamente<br />

compare inizialmente una difficoltà<br />

alla percezione dei toni acuti, con<br />

difficoltà a comprendere la conversazione<br />

soprattutto in presenza di<br />

rumore di fondo, che progressivamente<br />

si trasforma in una ridotta<br />

sensibilità uditiva più globale; si<br />

parla in questi casi di “ipoacusia da<br />

rumore”.<br />

Il nostro orecchio tollera meglio: i<br />

rumori continui (ad esempio il rumore<br />

emesso da una pompa) rispetto a quelli<br />

impulsivi (ad esempio il rumore emesso<br />

da un martello che batte su una lamiera);<br />

i rumori gravi rispetto a quelli acuti; i<br />

rumori meno intensi.<br />

La riduzione dell’udito può trovare<br />

molte altre cause. Essa è influenzata in<br />

particolare da malattie dell’orecchio<br />

(otiti, otosclerosi, traumi, ecc.), dall’età<br />

del soggetto (con l’aumentare dell’età si<br />

ha una riduzione dell’udito detta<br />

presbiacusia), dall’uso di farmaci (streptomicina,<br />

alcuni antibiotici, ecc.).<br />

La capacità uditiva di un soggetto può<br />

essere indagata in modo relativamente<br />

semplice mediante esami diagnostici tra<br />

i quali il più comune è l’audiometria<br />

tonale liminare.<br />

Il rumore può inoltre determinare altri<br />

effetti, detti extrauditivi, tra cui in particolare:<br />

alterazioni della frequenza<br />

cardiaca e circolatoria; modificazioni<br />

della pressione arteriosa; aumento delle<br />

resistenze vascolari periferiche; modificazioni<br />

funzionali del sistema nervoso e<br />

neurovegetativo; alterazioni a carico<br />

dell’apparato digerente. Questi effetti<br />

sono difficilmente dimostrabili e quantificabili,<br />

e non si ritrovano in tutti i<br />

soggetti esposti; inoltre sono quasi<br />

sempre transitori, cioè regrediscono con<br />

il cessare dell’esposizione.<br />

Infine, il rumore può contribuire all’aumento<br />

degli infortuni sul lavoro facendo<br />

diminuire l’attenzione e la concentrazione<br />

degli operatori e la percettibilità<br />

dei segnali acustici.<br />

Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

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