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Numero 1 2007 - IIS

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F.Traversa et al. - Agenti fisici (rumore, radiazioni e microclima) e salute in saldatura<br />

1. Rumore<br />

I fenomeni acustici appartengono alla<br />

famiglia dei fenomeni oscillatori meccanici<br />

ed i parametri che li caratterizzano<br />

sono la frequenza e l’ampiezza<br />

dell’onda.<br />

Le onde di compressione si traducono,<br />

in funzione del tempo t, in una variazione<br />

di pressione, Δp(t), all’interno<br />

della pressione ambiente: l’orecchio,<br />

considerato come un sensore differenziale<br />

di pressione, capta il termine Δp(t)<br />

come un microfono.<br />

Le oscillazioni di frequenza compresa fra<br />

20 Hz e 16.000 Hz sono percepibili<br />

dall’orecchio umano come suoni: al di<br />

fuori di questo intervallo si hanno rispettivamente<br />

gli infrasuoni e gli ultrasuoni.<br />

I suoni possono essere caratterizzati da<br />

oscillazioni di una singola frequenza<br />

(tono puro), o da una mescolanza di<br />

oscillazioni di varia frequenza e intensità.<br />

L’intensità del suono è una grandezza<br />

vettoriale ed equivale alla potenza<br />

sonora P (in Watt), trasportata da<br />

un’onda di superficie S (in m 2 ), pertanto<br />

si misura in Watt/m 2 . L’intensità è<br />

proporzionale al quadrato della variazione<br />

della pressione atmosferica che<br />

accompagna l’onda sonora.<br />

La differenza di intensità fra un suono<br />

fortissimo ed un suono debolissimo è<br />

molto elevata (un suono fortissimo ha<br />

un’intensità pari a milioni di volte quella<br />

di un suono debolissimo, a parità di<br />

frequenza), perciò si è ritenuto più<br />

conveniente esprimere l’intensità dei<br />

suoni con una scala logaritmica, anziché<br />

con una scala aritmetica. Si ha la<br />

seguente equazione:<br />

Livello di intensità L = 10 log 10 (J/J 0)<br />

ove J/J 0 rappresenta la variazione di<br />

intensità dal minimo livello percepibile<br />

J 0 (pari a 10 -12 W/m 2 ) a quello del suono<br />

in questione J, che accompagna la<br />

trasmissione dell’onda sonora. Il livello<br />

di intensità del suono (L) si esprime in<br />

decibel (dB).<br />

54 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />

I suoni si possono inoltre distinguere in<br />

suoni puri e suoni misti a seconda che<br />

siano o no caratterizzati da una singola<br />

frequenza.<br />

Negli ambienti di lavoro la rumorosità<br />

prodotta dalle varie macchine ed attività<br />

muta le proprie caratteristiche nello<br />

spazio e nel tempo.<br />

1.1 La valutazione del rischio<br />

Il metodo di misurazione deve consentire<br />

l’elaborazione del segnale acustico<br />

prodotto dal fenomeno fisico in modo<br />

tale da riprodurre, quanto più fedelmente<br />

possibile, il comportamento dell’organo<br />

dell’udito: in pratica si deve attribuire<br />

maggiore peso ai suoni con frequenze<br />

medie piuttosto che a quelle basse o alte<br />

(nel campo dell’udibile). Pertanto sono<br />

state adottate curve di ponderazione del<br />

segnale corrispondenti alle curve di<br />

isosensazione sonora per i diversi livelli<br />

di intensità e sono state indicate con le<br />

prime lettere dell’alfabeto. Da ricerche<br />

effettuate risulta che, nella maggior<br />

parte delle misure di rumore industriale,<br />

gli indici di rischio coincidano con<br />

quelli ricavati dalla sola misura del<br />

livello in dB(A).<br />

Gli effetti della intensità e della durata<br />

della stimolazione sonora sulla fatica<br />

uditiva e sulla sordità sono interdipendenti.<br />

Si ammette che l’entità del deficit<br />

uditivo sia legata al prodotto fra intensità<br />

e durata, cioè all’energia sonora.<br />

Quantità uguali di energia dovrebbero<br />

produrre perdite uditive uguali. In<br />

termini di valutazione del rischio è<br />

dunque utile valutare l’energia sonora<br />

totale ricevuta in un tempo T, che può<br />

essere uguale alle 8 ore di una giornata<br />

di lavoro. L’energia totale, rapportata al<br />

tempo T, fornisce il cosiddetto livello<br />

acustico equivalente (LAeq,Te), che<br />

rappresenta il livello globale della pressione<br />

acustica ponderata A di un rumore<br />

continuo che darebbe la stessa energia<br />

acustica del rumore a carattere fluttuante,<br />

tipico dell’esposizione professionale.<br />

Vale la seguente equazione approssimata:<br />

L Aeq,Te = 10 log (1/T) Σ 10 Li/10 t i<br />

in cui T = durata totale della misura = Σ t i,<br />

L i= livello i-esimo in dB(A),<br />

t i = durata di esposizione al livello<br />

i-esimo.<br />

Il livello acustico equivalente è un primo<br />

importante descrittore dell’esposizione a<br />

rumore, ma l’indicatore che stabilisce il<br />

rischio è il “livello di esposizione giornaliera<br />

al rumore” (L EX,8h), che è definito<br />

dal d. lgs. 195/06 (che ha modificato<br />

il d. lgs. 626/94) come il valore medio,<br />

ponderato in funzione del tempo, dei<br />

livelli di esposizione al rumore per una<br />

giornata lavorativa nominale di otto ore,<br />

definito dalla norma internazionale ISO<br />

1999: 1990 punto 3.6. Si riferisce a tutti i<br />

rumori sul lavoro, incluso il rumore<br />

impulsivo. È espresso con la seguente<br />

formula:<br />

L EX,8h = L Aeq,Te + 10 log (T e/8)<br />

in cui T e è la durata quotidiana dell’esposizione<br />

personale del lavoratore al<br />

rumore in ore.<br />

Per esposizioni variabili anche nei<br />

diversi giorni della settimana, si può<br />

utilizzare l’esposizione settimanale.<br />

Il livello di esposizione giornaliera<br />

corregge il livello acustico equivalente<br />

tenendo conto del tempo di esposizione<br />

giornaliero di ciascun operatore.<br />

Un riferimento generale per la strategia<br />

di misurazione può essere la norma<br />

UNI 9432, che identifica tre possibili<br />

situazioni.<br />

Se il rumore è variabile per tutto il<br />

tempo di esposizione, il tempo di misurazione<br />

non può essere inferiore a<br />

quello dell’effettiva esposizione. Se<br />

durante le lavorazioni si possono identificare<br />

intervalli di tempo, T p, con rumorosità<br />

omogenea, si potranno misurare i<br />

livelli equivalenti per intervalli di tempo<br />

T m < T p, tali da consentire la stabilizzazione<br />

del dato; il livello di esposizione<br />

giornaliero può essere quindi calcolato<br />

con la media dei singoli livelli equivalenti<br />

per i rispettivi tempi di esposizione,<br />

rispetto al tempo totale di esposizione.<br />

Nella valutazione del rischio il d. lgs.<br />

195/06 considera anche la pressione<br />

acustica di picco (p peak), definita come è<br />

il valore massimo della pressione<br />

acustica istantanea ponderata in<br />

frequenza «C».<br />

Nella Tabella I sono riportati i valori<br />

limite per esposizione al rumore previsti<br />

dal d. lgs. 195/06 e gli adempimenti<br />

richiesti al datore di lavoro per il superamento<br />

di determinati livelli di esposizione<br />

del personale.

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