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F.Traversa et al. - Agenti fisici (rumore, radiazioni e microclima) e salute in saldatura<br />
1. Rumore<br />
I fenomeni acustici appartengono alla<br />
famiglia dei fenomeni oscillatori meccanici<br />
ed i parametri che li caratterizzano<br />
sono la frequenza e l’ampiezza<br />
dell’onda.<br />
Le onde di compressione si traducono,<br />
in funzione del tempo t, in una variazione<br />
di pressione, Δp(t), all’interno<br />
della pressione ambiente: l’orecchio,<br />
considerato come un sensore differenziale<br />
di pressione, capta il termine Δp(t)<br />
come un microfono.<br />
Le oscillazioni di frequenza compresa fra<br />
20 Hz e 16.000 Hz sono percepibili<br />
dall’orecchio umano come suoni: al di<br />
fuori di questo intervallo si hanno rispettivamente<br />
gli infrasuoni e gli ultrasuoni.<br />
I suoni possono essere caratterizzati da<br />
oscillazioni di una singola frequenza<br />
(tono puro), o da una mescolanza di<br />
oscillazioni di varia frequenza e intensità.<br />
L’intensità del suono è una grandezza<br />
vettoriale ed equivale alla potenza<br />
sonora P (in Watt), trasportata da<br />
un’onda di superficie S (in m 2 ), pertanto<br />
si misura in Watt/m 2 . L’intensità è<br />
proporzionale al quadrato della variazione<br />
della pressione atmosferica che<br />
accompagna l’onda sonora.<br />
La differenza di intensità fra un suono<br />
fortissimo ed un suono debolissimo è<br />
molto elevata (un suono fortissimo ha<br />
un’intensità pari a milioni di volte quella<br />
di un suono debolissimo, a parità di<br />
frequenza), perciò si è ritenuto più<br />
conveniente esprimere l’intensità dei<br />
suoni con una scala logaritmica, anziché<br />
con una scala aritmetica. Si ha la<br />
seguente equazione:<br />
Livello di intensità L = 10 log 10 (J/J 0)<br />
ove J/J 0 rappresenta la variazione di<br />
intensità dal minimo livello percepibile<br />
J 0 (pari a 10 -12 W/m 2 ) a quello del suono<br />
in questione J, che accompagna la<br />
trasmissione dell’onda sonora. Il livello<br />
di intensità del suono (L) si esprime in<br />
decibel (dB).<br />
54 Riv. Ital. Saldatura - n. 1 - Gennaio / Febbraio <strong>2007</strong><br />
I suoni si possono inoltre distinguere in<br />
suoni puri e suoni misti a seconda che<br />
siano o no caratterizzati da una singola<br />
frequenza.<br />
Negli ambienti di lavoro la rumorosità<br />
prodotta dalle varie macchine ed attività<br />
muta le proprie caratteristiche nello<br />
spazio e nel tempo.<br />
1.1 La valutazione del rischio<br />
Il metodo di misurazione deve consentire<br />
l’elaborazione del segnale acustico<br />
prodotto dal fenomeno fisico in modo<br />
tale da riprodurre, quanto più fedelmente<br />
possibile, il comportamento dell’organo<br />
dell’udito: in pratica si deve attribuire<br />
maggiore peso ai suoni con frequenze<br />
medie piuttosto che a quelle basse o alte<br />
(nel campo dell’udibile). Pertanto sono<br />
state adottate curve di ponderazione del<br />
segnale corrispondenti alle curve di<br />
isosensazione sonora per i diversi livelli<br />
di intensità e sono state indicate con le<br />
prime lettere dell’alfabeto. Da ricerche<br />
effettuate risulta che, nella maggior<br />
parte delle misure di rumore industriale,<br />
gli indici di rischio coincidano con<br />
quelli ricavati dalla sola misura del<br />
livello in dB(A).<br />
Gli effetti della intensità e della durata<br />
della stimolazione sonora sulla fatica<br />
uditiva e sulla sordità sono interdipendenti.<br />
Si ammette che l’entità del deficit<br />
uditivo sia legata al prodotto fra intensità<br />
e durata, cioè all’energia sonora.<br />
Quantità uguali di energia dovrebbero<br />
produrre perdite uditive uguali. In<br />
termini di valutazione del rischio è<br />
dunque utile valutare l’energia sonora<br />
totale ricevuta in un tempo T, che può<br />
essere uguale alle 8 ore di una giornata<br />
di lavoro. L’energia totale, rapportata al<br />
tempo T, fornisce il cosiddetto livello<br />
acustico equivalente (LAeq,Te), che<br />
rappresenta il livello globale della pressione<br />
acustica ponderata A di un rumore<br />
continuo che darebbe la stessa energia<br />
acustica del rumore a carattere fluttuante,<br />
tipico dell’esposizione professionale.<br />
Vale la seguente equazione approssimata:<br />
L Aeq,Te = 10 log (1/T) Σ 10 Li/10 t i<br />
in cui T = durata totale della misura = Σ t i,<br />
L i= livello i-esimo in dB(A),<br />
t i = durata di esposizione al livello<br />
i-esimo.<br />
Il livello acustico equivalente è un primo<br />
importante descrittore dell’esposizione a<br />
rumore, ma l’indicatore che stabilisce il<br />
rischio è il “livello di esposizione giornaliera<br />
al rumore” (L EX,8h), che è definito<br />
dal d. lgs. 195/06 (che ha modificato<br />
il d. lgs. 626/94) come il valore medio,<br />
ponderato in funzione del tempo, dei<br />
livelli di esposizione al rumore per una<br />
giornata lavorativa nominale di otto ore,<br />
definito dalla norma internazionale ISO<br />
1999: 1990 punto 3.6. Si riferisce a tutti i<br />
rumori sul lavoro, incluso il rumore<br />
impulsivo. È espresso con la seguente<br />
formula:<br />
L EX,8h = L Aeq,Te + 10 log (T e/8)<br />
in cui T e è la durata quotidiana dell’esposizione<br />
personale del lavoratore al<br />
rumore in ore.<br />
Per esposizioni variabili anche nei<br />
diversi giorni della settimana, si può<br />
utilizzare l’esposizione settimanale.<br />
Il livello di esposizione giornaliera<br />
corregge il livello acustico equivalente<br />
tenendo conto del tempo di esposizione<br />
giornaliero di ciascun operatore.<br />
Un riferimento generale per la strategia<br />
di misurazione può essere la norma<br />
UNI 9432, che identifica tre possibili<br />
situazioni.<br />
Se il rumore è variabile per tutto il<br />
tempo di esposizione, il tempo di misurazione<br />
non può essere inferiore a<br />
quello dell’effettiva esposizione. Se<br />
durante le lavorazioni si possono identificare<br />
intervalli di tempo, T p, con rumorosità<br />
omogenea, si potranno misurare i<br />
livelli equivalenti per intervalli di tempo<br />
T m < T p, tali da consentire la stabilizzazione<br />
del dato; il livello di esposizione<br />
giornaliero può essere quindi calcolato<br />
con la media dei singoli livelli equivalenti<br />
per i rispettivi tempi di esposizione,<br />
rispetto al tempo totale di esposizione.<br />
Nella valutazione del rischio il d. lgs.<br />
195/06 considera anche la pressione<br />
acustica di picco (p peak), definita come è<br />
il valore massimo della pressione<br />
acustica istantanea ponderata in<br />
frequenza «C».<br />
Nella Tabella I sono riportati i valori<br />
limite per esposizione al rumore previsti<br />
dal d. lgs. 195/06 e gli adempimenti<br />
richiesti al datore di lavoro per il superamento<br />
di determinati livelli di esposizione<br />
del personale.