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VOLANDO SUL GARDA E LE COLLINE MORENICHE

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<strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong>E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>Mostra aerofotograficaComitato Promotoredel Parco delle Colline Moreniche del GardaBAMSphoto Rodella


Comitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>Comitato Promotore del Parco delle Colline Moreniche del GardaBAMSphoto Rodella<strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>pubblicato da BAMS® Edizioni;via Cesare Battisti, 60 - 25018 Montichiari (BS)Tel. 030964107 www.bamsphoto.itISBN 978-88-902909-7-8In copertina: Torre di S. Martino della Battaglia,sullo sfondo la penisola di Sirmione con il lago di GardaPerchè questa mostra fotograficaIl lago di GardaIl Monte BaldoIl fiume MincioL’anfiteatro morenico del GardaPaesaggi vegetali moreniciLa presenza dell’uomo: dal Neolitico all’Età romanaIl Medioevo: castelli e pieviLe ville circumlacuali gardesaneI luoghi della memoriaLe colture pregiateArcheologia industrialeLo sviluppo turistico del lago di GardaIl consumo del territorioImmagini storicheLe mostreRassegna stampaCommenti dei visitatoriIndicepag. 6pag. 10pag. 14pag. 18pag. 22pag. 26pag. 34pag. 38pag. 42pag. 46pag. 50pag. 54pag. 58pag. 62pag. 82pag. 92pag. 104pag. 106Comitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>


MOSTRA PROMOSSA DA:Comitato Promotore del Parco Colline Moreniche del GardaMOSTRA IDEATA DA:BAMSphoto – Rodella – MontichiariSPONSORRegione LombardiaRegione VenetoProvincia di Mantova (Assessorato Ambiente)Provincia di Brescia (Assessorato alla Cultura-Assessorato al Territorio-Assessoratoai Trasporti e Cartografia-Assessorato Ambiente)Provincia TrentoProvincia VeronaParco del MincioI.G.M. (Istituto Geografico Militare)Aerofototeca NazionaleSocietà Solferino e San MartinoFondazione “Ugo da Como”FOTOGRAFIEBAMSphoto – Basilio e Matteo RodellaI.G.M. (Istituto Geografico Militare)Aerofototeca NazionaleTESTIPaola Crepaldi, Alberto Crosato, Emilio Crosato, Gabriella Felcilcher, Giorgio Grossi, GuidoFranz, Alberto Angelo Lini, Gabriele Lovisetto, Costanza Lunardi, Gaetano Panigalli, AnnaPederzani, Basilio Rodella, Sira Savoldi, Daniela ZumianiRICERCA ICONOGRAFICAEmilio CrosatoAL<strong>LE</strong>STIMENTOAlberto Angelo LiniPOST PRODUZIONE DIGITA<strong>LE</strong>Stefano RodellaSi ringraziano tutti coloro che hanno, in qualche modo, contribuito alla realizzazione della mostra.Comitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>4


Alto Garda: l’abitato di Riva del Garda e TorbolePerché questa mostra fotograficaSentiamo tutti un amore profondo per il territorio in cui viviamo, molti di noi ci sono nati e quindilo amano come terra materna, ma non è questo il solo motivo che ci ha spinto ad impegnarci in questainiziativa dal titolo “Volando sul Garda e le colline moreniche”. Qualcuno, parlando di questo territorio,lo definì un luogo benedetto da Dio e non si può non essere d’accordo, specie quando, percorrendo isaliscendi delle colline disseminate di specchi d’acqua, ti si apre all’improvviso la vista del lago, nitido,azzurro e vedi dietro il Baldo, maestoso ed innevato a fargli da cornice. Oggi molti elementi del paesaggiosono fortemente alterati dallo sviluppo edilizio e i borghi, le pievi, i castelli rischiano di perderela loro funzione connotativa ed il loro ruolo di segni della memoria. Ma ci sono ancora tanti luoghi diuna bellezza incantata; ci sono gli ambiti naturalistici: le zone umide, i prati aridi, i boschi, i canneti; cisono le limonaie, le colture pregiate degli uliveti e dei vigneti; c’è l’archeologia industriale delle cartiere,dei mulini, delle fornaci, a volte recuperati ed inseriti nell’ambiente in modo pregevole. E poi, c’è anchel’industria del turismo che ha portato il benessere in questi luoghi, ma li ha spesso trasformati e ha generatocome conseguenza un inarrestabile consumo di suolo. Le seconde case sono sorte come funghisulle rive del lago e poi via via nell’entroterra, con la promessa della “vista lago”; sono comparsi i centricommerciali e i campi da golf, frutto di investimenti alternativi alla speculazione di borsa; si sono dovuteampliare le infrastrutture per facilitare questa invasione pacifica di turisti festanti, chiassosi, forse attrattipiù dai tanti parchi divertimento che dal panorama gardesano. E’ il mercato che detta le leggi e la pubblicità,abile manipolatrice di cervelli, condiziona le scelte delle persone e richiama le folle verso metespesso effimere.Ma noi, fiduciosi nella capacità dell’uomo di ragionare con la propria testa, ci sentiamodi lanciare una sfida: questi luoghi hanno bisogno di essere difesi per poterli trasmettere alle generazionifuture. Ma come? Le parole non servono, non servono più, se ne sono spese tante: i politici fannodella tutela ambientale uno dei cavalli di battaglia delle campagne elettorali, salvo poi ricorrere all’edificazioneper rimpinguare, con gli oneri di urbanizzazione, le casse sempre più vuote degli enti locali ei cosiddetti “ambientalisti” vengono considerati come insetti fastidiosi che disturbano. Ecco allora l’ideadi affidarci alle immagini, alla fotografia aerea con le immagini di oggi fornite da BAMSphoto, ma anchecon quelle di ieri fornite dall’IGM e dall’Aerofototeca nazionale, senza commenti, senza troppe spiegazioni:la visione della nostra terra, del nostro mondo è lasciata allo sguardo del visitatore. Ognuno, difronte alle fotografie di questa mostra itinerante, potrà vedere quello che vuol vedere, ne trarrà emozionipersonali, ma queste emozioni non potranno non arrivare al cuore…o al cervello per elaborareun’idea, una considerazione, una presa di coscienza. Questa mostra fotografica vuole essere un messaggiodi democrazia, di libertà, di consapevolezza e di libero pensiero. Siamo presuntuosi, lo sappiamo, masiamo convinti che dopo aver visitato la mostra, che toccherà i tanti comuni del lago e dell’entroterra,più di una persona sentirà il desiderio, la voglia di dire o forse di fare qualcosa ancor di più, di parteciparenei luoghi e nei momenti in cui la salvaguardia di questo patrimonio sia parte fondamentale.Il Comitato OrganizzatoreComitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>7


Lonato: “comune monastico” di MaguzzanoComitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>89


Desenzano, sullo sfondo SirmioneIl lago di GardaIl lago di Garda o Benaco, con una superficie di 370 km² e una profondità massima di 364 metri, il cuifondo giace molto al di sotto del livello del mare (ben 299 metri, dato che il pelo delle acque è a 65 metris.l.m.), è il più grande dei laghi prealpini italiani. Questo grande lago ha una forma caratteristica costituitada una parte valliva, superiore, che può ricordare un fiordo scandinavo, e da una parte inferiore, estesaverso la pianura Padana, che può invece richiamare un golfo mediterraneo. Cerniera tra tre regioni,la Lombardia con la provincia di Brescia, il Veneto con Verona e il Trentino Alto Adige con la provincia diTrento, è posto parallelamente alla valle dell’Adige, da cui è diviso dal massiccio del Monte Baldo. Il Gardaè un lago relativamente giovane che si è formato durante il ritiro dei ghiacciai dell’ultima glaciazione(Würm, tra 115.000 e 15.000 anni fa). Durante l’ultima grande espansione glaciale, all’incirca tra 20.000e 15.000 anni fa, il territorio montano della Lombardia era quasi interamente sepolto sotto una spessacoltre di ghiaccio. Il ghiacciaio del lago di Garda, come risulta dalle ricostruzione che ne sono state fatte,raggiungeva, in corrispondenza della metà del lago, gli 800-900 metri di spessore e si espandeva sullapianura bresciana e veronese a formare un ghiacciaio pedemontano largo una trentina di chilometri, dalcui fronte prendevano origine diversi fiumi. Ai lati di questo grande ghiacciaio si elevavano le montagneche si vedono oggigiorno, il monte Baldo a oriente e le cime delle Giudicarie a occidente. Il ghiacciaioaveva la sua fonte di alimentazione nelle Alpi Retiche e in esso confluivano i ghiacciai vallivi provenientidalla valle dell’Adige e dalla valle del Sarca. L’azione erosiva del ghiacciaio con le sue ampie colatetrasportava a valle enormi quantità di materiali morenici. Questi stessi materiali andarono a formarel’Anfiteatro morenico che ha poi sbarrato il lago verso sud. Successivamente, tra 15.000 e 10.000 anni fa,la coltre glaciale si è ritirata progressivamente e da allora come unico grande immissario del bacino dellago di Garda è rimasto il fiume Sarca mentre il Mincio, il fiume che unisce il lago al Po, è l’unico corsod’acqua a fungere da emissario. Il lago è lungo 52 km (il bacino idrografico 95) e largo 16 km. (il bacinoidrografico 42). Il nome attuale, lago di Garda, è attestato fin dal medioevo, mentre Benàco era il nomecon cui era conosciuto il lago fin dall’epoca romana. Il primo toponimo è di origine germanica, mentreil secondo addirittura celtico, precedente quindi al dominio romano. La voce latina Benacus è quasisicuramente di origine celtica, e indicherebbe un dato geografico del lago: bennacus, cioè dai moltipromontori. Il toponimo Garda, con il quale è chiamato il lago fin dall’VIII secolo, come testimonianoalcuni documenti, è l’evoluzione della voce germanica warda, ovvero guardia, luogo elevato atto adosservazioni militari o castelliere di sbarramento. Nel lago ci sono cinque isole: la più grande è l’Isola delGarda su cui sorge un bel palazzo ottocentesco , vicino a questa la seconda, l’Isola di San Biagio, anchedetta “dei Conigli”, che dista circa 200 metri dalla costa. Entrambe sono situate nei pressi di San Felicedel Benaco, verso Salò sulla costa bresciana. Un’altra isola, la terza per grandezza, è l’Isola del Trimelonefamosa per essere stata una polveriera. Le altre due, più piccole, sono l’isola del Sogno e quella degliOlivi. Esistono poi numerosi altri scogli, specie tra le isole del Garda e di San Biagio, che a seconda dellastagione sono più o meno affioranti.Comitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>1011


Peschiera del GardaComitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>1213


Monte Baldo, sullo sfondo Riva del GardaIl Monte BaldoIl monte Baldo è una catena montuosa parallela al lago di Garda che si allunga per 40 Km, tra il lagoad ovest e la val d’Adige ad est, a sud è invece delimitata dalla piana di Caprino e a nord dalla valle diLoppio. Il monte Baldo raggiunge la sua altezza massima ai 2218 m di cima Valdritta. La catena maggioreè formata da due parti, il monte Baldo ed il monte Altissimo (m. 2078), che rimane isolato. Il nome delmonte Baldo, in epoca romana mons Polninus, deriva dal tedesco Wald, ovvero bosco. Il monte Baldo èformato per lo più da rocce sedimentarie, in particolare calcaree e dolomie formate tra i 210 ed i 50 milionidi anni fa nel mar della Tetide, che allora ricopriva questa zona. L’innalzamento ci fu invece a partireda 40 milioni di anni fa, quando i monti Lessini e le Prealpi bresciane cominciarono a comprimere questazona, che lentamente si innalzò fino a creare la dorsale. Si possono trovare anche basalti provenientidalle zone profonde della crosta, ma solo in piccola parte. La notevole presenza di rocce calcaree hafavorito numerosi fenomeni carsici, sono infatti visibili molti monoliti, conche e soprattutto doline, depressioniche si aprono verso grotte. La più lunga è la grotta Tenela presso Torri del Benaco, di 362 m, ela più profonda il Bus de le Tacole, profonda 172 m. Sempre a causa del carsismo le sorgenti sono moltorare, escludendo il versante che dà sul lago di Garda, che presenta tra l’altro il fiume Aril, considerato ilfiume più corto del mondo. Il monte Baldo presenta un clima dalle diverse caratteristiche a seconda delluogo e dell’altitudine. Il versante sul lago di Garda vede temperature medie più alte rispetto al versantedella val d’Adige, nonostante l’altezza simile, grazie all’influsso del lago, la cui aria calda risale attraversole valli; sulla costa lacustre la temperatura media è di 13 °C, mentre nella val d’Adige le temperature siabbassano di qualche grado. A 1000 m la temperatura media è di 9 °C, e sui 2000 m scende a 2 °C. Ilmonte Baldo viene anche chiamato il giardino d’Europa, per il grande patrimonio floristico. Grazie allasue caratteristiche morfologiche molto varie presenta diverse zone climatiche, in particolare sono presentila fascia mediterranea (fino ai 700 m), la fascia montana (dai 700 m ai 1500 m), la fascia boreale(dai 1500 m ai 2000 m) e la fascia alpina (dai 2000 m). Ognuna di queste fasce possiede una vegetazionediversificata. Nella fascia mediterranea più bassa sono presenti soprattutto alberi ad alto fusto come illeccio, il carpino nero, l’orniello e la roverella. È molto diffusa anche la coltivazione dell’olivo, soprattuttosulle rive del lago di Garda, mentre poco più in alto (sempre nella fascia mediterranea) si possono trovarepiantagioni di castagno, avena e foraggio. Vivono in questa fascia inoltre le orchidee, il cappero, ilrosmarino, il ligustrello, la lantana, l’ilatro, l’alloro, l’albero di Giuda, la saponaria rossa, la frassinella, laprimula, il fior d’angiolo, la valeriana rossa, lo scotano e il bogolaro. La fascia montana è caratterizzatada foreste di faggio, tiglio, carpino nero e abete bianco. Sono presenti anche boschi di larice e peccio,l’acero di monte ed oltre i 1000 m vi sono molti pascoli e prati, in cui l’erba dominante è la gramigna,ma sono molto presenti anche erbe come i trifogli, l’anemone, il giglio, la dentaria e la scilla silvestre.Sono presenti anche la coralloriza, il caprifoglio, la madreselva. La fascia boreale è composta soprattuttoda pino mugo, ma è presente anche il sorbo alpino, il ginepro alpino, l’erica. La flora di questa fascia èrappresentata da fioriture molto vistose, in particolare del croco bianco, della genziana, della vulneraria,e, di grande importanza, le endemiche carice del Baldo (carex baldensis), l’anemone del Baldo (anemonebaldensis) e la rara pianella della Madonna (cypripedium calceolus). La fascia alpina è in assoluto lameno estesa, copre dai 2000 m ai 2200 m, ovvero le vette più alte, praticamente la dorsale rocciosa. Lavegetazione è di tipo rupestre, e le uniche specie visibili sono la potentilla, il raponzolo e il rododendro.Ci sono anche altre erbe, di cui la più importante il raro caglio del monte Baldo (galium baldense). Il massicciodel monte Baldo è caratterizzato da una grande varietà di fauna selvatica, a causa della presenzadell’uomo, però, la grande varietà non è supportata dalla quantità di individui per singola specie.Comitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>1415


In primo piano Tignale, in alto Malcesine con il BaldoComitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>1617


Valeggio sul MincioIl fiume MincioIl Mincio nasce a Peschiera quale emissario del lago di Garda. Dopo aver attraversato, con andamentotortuoso, la zona collinare a confine tra la provincia di Verona e quella di Mantova, giunto nei pressi diPozzolo entra decisamente nella pianura mantovana e va a gettarsi nel Po a Governolo, dopo un percorsodi 75 chilometri. Vediamo brevemente alcuni aspetti significativi di questo percorso. Uscito dal Garda,scorre per un breve tratto, rigidamente incanalato, su suoli pianeggianti,ricevendo le acque trattate dalgrande depuratore di Peschiera. A valle di Salionze il corso del fiume è sbarrato da una diga che regolail deflusso delle acque del lago. La stessa diga ha il compito di ripartire le acque e mentre una parte proseguelungo il corso naturale del fiume, un’altra viene deviata in due canali artificiali, il canale Virgilio indestra Mincio e la Seriola in sinistra. I due canali scorrono ai lati del Mincio per tutta la zona collinare, maraggiunta l’alta pianura divergono nettamente. La valle naturale del Mincio non ha larghezza costante,a seconda della erodibilità dei depositi morenici, le acque del disgelo hanno inciso aree più o menograndi. Dalla diga di Salionze a Valeggio il Mincio scorre tra rive artificiali. All’altezza di Valeggio la vallesi stringe notevolmente e le sponde opposte sono collegate dall’antico “ponte” visconteo. A valle delponte troviamo l’abitato di Borghetto: le acque, divise in vari rami, fornivano un tempo energia alle ruotedei numerosi mulini, oggi trasformati in abitazioni. Dopo Pozzolo, il Mincio, finalmente privo di arginiartificiali, procede verso Goito e Mantova. All’altezza di Rivalta e Grazie il fiume si frammenta in più canalidi differente portata, variamente collegati tra di loro, che lasciano al loro interno numerose isole divegetazione palustre. Sono le Valli del Mincio, una zona umida di straordinaria importanza naturalistica,riconosciuta anche a livello internazionale (Ramsar,1971). E dopo le valli, i tre laghi di Mantova, superiore,di mezzo e inferiore. Via via poi che il fiume procede verso valle gli argini si avvicinano sempre più.Superata un’area di particolare pregio naturalistico e vegetazionale, la Riserva naturale della Vallazza,fino a Governolo dove si getta nel Po, il Mincio torna a perdere il valore naturalistico che aveva assuntonella sua parte centrale, a monte e a valle di Mantova e scorre tra rive di fatto prive di vegetazione. IlMincio, nel suo tratto settentrionale, attraversa una zona di confine tra Veneto e Lombardia e nelle suevicinanze sono avvenute molte grandi battaglie e sulle sue rive eventi storici risorgimentali.Comitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>19


Comitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>Rivalta sul Mincio2021


Vigneti nel basso GardaL’anfiteatro morenico del GardaA sud del lago di Garda, tra Verona, Mantova e Brescia, si sviluppa il grandioso Anfiteatro morenicodel Garda, ovvero una serie di cordoni morenici concentrici (altezza massima 230 m.), che sono il risultatodella azione del ghiacciaio pleistocenico benacense che nelle sue periodiche oscillazioni (da 800.000a 12.000 anni fa) ha abbandonato al fronte e sui lati enormi quantità di sabbie, ghiaie, ciottoli e blocchirocciosi. Il territorio è oggi caratterizzato da una topografia estremamente variabile, in esso sono rappresentatitutti gli ambienti morfologici tipici dell’area morenica, quali le aree più rilevate dei cordonimorenici con orientamento prevalente est-ovest, le aree infossate e le incisioni scavate dall’azione erosivadei torrenti glaciali (scaricatori secondari), le piane e le depressioni intermoreniche, le aree di risorgiva,le superfici terrazzate del fiume Mincio che rappresenta il massimo scaricatore del grande ghiacciaiobenacense ed attualmente asse idrologico principale. I materiali morenici di formazione sono costituiti– come è stato ricordato sopra - da un ammasso eterogeneo di ghiaie e ciottoli misti a sabbie limi eargille, di natura prevalentemente calcareo-dolomitica, per cui i suoli sono estremamente permeabili,aridi nelle zone più elevate, mentre nelle zone depresse per l’accumulo di argille e materiali fini si hannofenomeni di ristagno delle acque. All’interno della massa dei depositi incoerenti spesso sono presentigrandi blocchi di roccia, soprattutto di porfido, detti “massi erratici”, che si rinvengono in superficie unpo’ dappertutto. Tutti questi materiali accumulati gli uni sopra gli altri o gli uni dopo gli altri, formandoammassi caotici o stratificati, costituiscono oggi l’essenza delle colline; le quali perciò stesso, in quantocostituite da materiali diversi, non sempre cementati, sono facilmente disgregabili, modificabili nellaloro originaria deposizione naturale. Questo fa sì che i profili delle colline siano soggetti con estrema facilitàalle azioni modificatrici, come quelle dovute alle attività erosive meteoriche o come quelle dovutesuccessivamente all’uomo, il quale infatti ha profondamente trasformato gli assetti naturali venutisi acreare dopo il ritiro del ghiacciaio. La vicinanza con il Lago di Garda, mitigando i rigori del clima padano,ha favorito nel tempo l’insediamento nella flora locale di elementi mediterranei che si sono aggiunti adelementi montani, anche di piani altitudinali molto elevati, rimasti nell’area dopo il ritiro dei ghiacciai.Da qui il grandissimo interesse botanico degli ambienti relitti a vegetazione spontanea. Il clima mite,influenzato dalla presenza del Lago di Garda, permette la crescita di numerose specie tipiche dei climimediterranei, quali l’olivo (Olea europea) ed il mandorlo (Prunus dulcis), che è possibile vedere qua elà in fiore soprattutto vicino alle corti agricole. Un altro albero introdotto nell’area in epoca romana, èil cipresso (Cupressus sempervirens) che oggi costituisce uno degli elementi più rappresentativi delpaesaggio collinare. Scure sagome di cipressi isolati o a piccoli gruppi e filari, si notano stagliarsi controil cielo lungo linee di cresta o sulla sommità di alcune colline. Questa pianta è stata spesso utilizzata inpassato per la costruzione di particolari architetture vegetali quali i roccoli, usati per l’uccellagione.Comitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>2223


Castellaro LaguselloComitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>2425


Rocca di ManerbaPaesaggi vegetali moreniciPrati aridi e Boschi steppici collinariSulle creste collinari e a volte sui versanti soleggiati esposti a sud, su suoli molto sottili, erosi, estremamentecalcarei e siccitosi, compaiono praterie erbacee xerotermofile, i “prati aridi” e macchie arbustivee arboree molto rade, con soggetti di dimensioni ridotte, costituite da roverella, scotano, ginepro(Juniperus communis), marruca (Paliurus spina-Christi), rosa di macchia (Rosa canina), ginestra spinosa(Genista germanica) e citiso peloso (Chamaecytisus hirsutus). Un tempo sfruttati come magri pascoli peril bestiame, questi prati sono ora abbandonati ad una evoluzione spontanea. Dove il pendio è interrottoda brevi terrazzi o avvallamenti crescono a piccoli gruppi rare roverelle (Quercus pubescens), che creanoaspetti paesaggistici di notevole valore. E’ soprattutto in questi ambienti naturali, particolarmente difficiliper lo sviluppo della vegetazione sia per il clima che per i fattori edafici, che si possono rinvenire i verigioielli della flora morenica, per rarità delle specie botaniche e per la bellezza delle fioriture. Tra questesi ricordano la pulsatilla (Pulsatilla montana), il cinquefoglio primaverile (Potentilla tabernaemontani),le vedovelle (Globularia punctata), il raperonzolo e la campanula siberiana (Campanula rapunculus eC. sibirica), il lilioasfodelo maggiore (Anthericum liliago), gli eliantemi (Helianthemum canum e Helianthemumnummularium), il camedrio dai fiori rossi (Teucrium chamaedrys) e quello montano (Teucriummontanum), gli spilli d’oro (Aster linosyris); la perlina gialla (Odontites lutea); il cardo rosso (Carduusnutans), l’aglio delle bisce (Allium sphaerocephalon), l’enula ruvida (Inula hirta), l’erba regina (Artemisiaalba), il garofano selvatico (Dianthus sylvestris) e numerose orchidee quali l’orchidea piramidale (Anacamptispyramidalis), il fior di legno (Limodorum abortivum), il giglio caprino (Orchis morio), l’orchideascreziata (Orchis tridentata), il fior di ragno (Ophrys sphecodes), gli uccelletti allo specchio (Ophris bertolonii),il fiore d’ape (Ophris apifera), il rarissimo fiore dei fuchi (Ophris fuciflora), l’orchidea a farfalla (Orchispapilionacea), l’orchidea cimicina (Orchis coriophora) e la serapide maggiore (Serapias vomeracea).Comitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>2627


Boschi sulle colline veronesiI boschi termofili di roverella e carpino neroSui versanti collinari prevalentemente esposti a nord e nord-est, in forte pendenza, vegeta da sempreil bosco di roverella e carpino nero. Si tratta in prevalenza di cedui invecchiati, non più soggetti ataglio periodico, dove a volte alcuni polloni, prevalendo sugli altri, hanno assunto l’aspetto arboreo.Spesso, negli ultimi anni, tale conversione è stata favorita dall’intervento dei proprietari: si assiste cosìalla lenta trasformazione dei cedui in fustaie. Gli alberi che compongono questi boschi sono la roverella(Quercus pubescens) e il carpino nero (Ostrya carpinifolia); partecipano a queste formazioni vegetalil’orniello (Fraxinus ornus) e talvolta il cerro (Quercus cerris), ma sempre con pochi individui. Sono pianteche ben si adattano al clima della zona, con una stagione estiva particolarmente arida e piogge, a volteanche abbondanti, concentrate nei periodi primaverile ed autunnale. I quattro alberi citati concorrono,in varia misura, a formare la copertura del bosco, che si presenta, là dove i boschi non sono degradati,densa e compatta. Sotto la volta arborea troviamo uno strato arbustivo fitto ed intricato. Oltre agli arbustiveri e propri entrano a formare questo strato anche gli stadi giovanili degli alberi che costituisconola volta arborea, in particolare l’orniello, spesso estremamente invadente. Gli arbusti più tipici sono: ilciliegio canino (Prunus mahaleb), la lentaggine (Viburnum lantana), il comunissimo ligustro (Ligustrumvulgare), il ginepro (Juniperus communis), l’unica aghifoglia che cresce spontanea sulle colline moreniche,lo scotano (Cotinus coggygria), che in autunno, con le sue foglie vivacemente colorate, tinge dirosso il margine del bosco, ed il comune biancospino (Crataegus monogyna). Altri arbusti sono presentisolo in alcuni boschi dell’area collinare, ma in questi possono essere abbondanti: sono l’emero (Coronillaemerus), il nespolo (Mespilus germanica) e il corniolo (Cornus mas). Completa lo strato arbustivo, conferendoun carattere spiccatamente mediterraneo alla flora locale, il pungitopo (Ruscus aculeatus), checon i suoi rami sempreverdi e con le bacche rosso brillante porta una nota di colore nel bosco durante imesi invernali. Il piano arboreo e quello arbustivo sono intessuti di epifite e liane: l’edera (Hedera helix),la vitalba (Clematis vitalba), il caprifoglio (Lonicera caprifolium) e il tamaro (Tamus communis). Tra lespecie erbacee che popolano i boschi di roverella troviamo uno dei fiori più belli della flora italiana, ilgiglio rosso (Lilium bulbiferum subsp. croceum). Tipico del piano montano, con tutta probabilità è statospinto verso la pianura dal ghiacciaio benacense, nel momento della sua massima espansione, e qui siè acclimatato. Mentre in montagna vegeta nei prati freschi, qui ha cercato rifugio nell’ombra dei boschi.Tra le orchidee tipiche di questi boschi, la platantera comune (Platanthera bifolia), l’elleborina bianca(Cephalanthera longifolia) e l’orchidea scimmia (Orchis simia).Comitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>2829


Cavajon VeroneseI Boschi di cerroSempre sulle esposizioni nord e con maggior frequenza spostandosi verso settentrione, in relazionead un aumento della piovosità e quindi a condizioni di maggior freschezza stazionale, su suoli piùevoluti o in corrispondenza di superfici incise degli scaricatori fluvioglaciali e della piana alluvionale delMincio, comunque dove la falda freatica si avvicina alla superficie, si rinvengono formazioni boschive,anche lineari (fasce ripariali) in cui alla roverella e al carpino nero si sostituiscono il cerro e il carpinobianco (Carpinus betulus); a volte ad essi si associano la farnia (Quercus robur), l’acero campestre (Acercampestre), l’olmo (Ulmus minor), il ciliegio selvatico (Prunus avium), il nocciolo (Corylus avellana) nelpiano arbustivo, mentre il piano erbaceo è caratterizzato, agli inizi della primavera, da fioriture di anemoni(Anemone nemorosa e A. ranuncoloides) e bucaneve (Galanthus nivalis). Nel piano erbaceo ricompaionomolte specie già viste nelle formazioni a roverella, ma anche molte altre tipiche dei boschifreschi planiziali. Poche e non molto comuni sono le felci, che si concentrano nei luoghi più umidi: lafelce maschio (Dryopteris filix-mas), il polipodio comune (Polypodium vulgare), l’asplenio nero (Aspleniumadiantum-nigrum) e la felce aquilina (Pteridium aquilinum). Tra le specie nemorali: la fegatella (Hepaticanobilis), l’anemone bianco (Anemone nemorosa), il bucaneve (Galanthus nivalis), la viola bianca(Viola alba), la viola selvatica (Viola canina) e la viola silvestre (Viola reichenbachiana), e dalla primaverainoltrata, la campanula a foglie di pesco (Campanula persicifolia), l’asparago selvatico (Asparagus tenuifolius),il ciclamino (Cyclamen pupurascens), che cresce nei boschi più ombrosi di Cavriana e Monzambano,il garofano di Seguier (Dianthus seguieri), il geranio sanguigno (Geranium sanguineum), l’iris afoglie sottili (Iris graminea), il sigillo di Salomone (Polygonatum multiflorum), la scilla autunnale (Scillaautumnalis). Di notevole importanza la presenza della melica delle faggete (Melica nutans), una delletante specie spinte verso quote più basse dalle glaciazioni ed la rarissima spigarola violacea (Melampyrumvelebiticum). Vegetano nei boschi di cerro anche alcune rare orchidee: l’elleborina giallognola(Cephalanthera damasonium), l’elleborina comune (Epipactis helleborine), la listera maggiore (Listeraovata) e l’orchidea purpurea (Orchis purpurea).Comitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>3031


Canneti a SirmioneLe zone umide con vegetazione igrofilaNel paesaggio morenico prevalgono le forme collinose, ma numerose sono le piane e depressioniche separano le cerchie moreniche attigue, che accolgono ancora conche lacustri con laghetti intermorenici,avvallamenti torbosi e zone umide da falda affiorante “risorgive” o da ristagno idrico, corsi d’acquaprincipali. Tali ambienti morfologici sono quelli che in passato hanno subito in modo più pesantel’impatto delle attività antropiche e pertanto la vegetazione igrofila che le caratterizza, seppur uguale aquella di tutto il territorio padano, riveste un alto valore naturalistico. In questi luoghi troviamo tutta laserie della vegetazione igrofila dai cariceti alla vegetazione acquatica sommersa procedendo dalla terrafermaall’acqua. Nelle acque dei laghetti e nei fossi, vegetano la ninfea bianca (Nymphaea alba), il nannufero(Nuphar lutea), la ranina (Lemna minor), il ranuncolo a foglie capillari (Ranunculus trichophyllus),l’erba gamberaia (Callitriche stagnalis), Veronica beccabunga, Veronica anagallis-aquatica, Polygonumamphibium, il crescione (Nasturtium officinale) e la più rara erba scopina (Hottonia palustris). Le rivedegli specchi d’acqua e le zone più depresse idromorfe sono dominate dalla presenza della cannucciadi palude (Phragmites australis). In questi ambienti con elevata capacità d’interrimento, che presentanonotevoli oscillazioni annuali del livello dell’acqua, si rinvengono la mazzasorda (Typha latifolia), il coltellaccio(Sparganium erectum), l’erba quadrella (Cyperus longus), lo zigolo nero (Cyperus fuscus), i giunchi(Schoenoplectus lacustris), il non ti scordar di me (Myosotis scorpioides), la menta acquatica (Menthaaquatica), il vilucchione (Calystegia sepium), la dulcamara (Solanum dulcamara). Nella fascia retrostantei canneti, su suoli organici a volte torbosi, sempre saturi ma raramente sommersi, si sviluppa la prateriaa carici (Carex riparia, Carex elata, Carex hirta) con presenza di campanellino maggiore (Leucojum aestivum),giaggiolo giallo (Iris pseudacorus), fior del cuculo (Lychnis flos-cuculi), salcerella (Lythrum salicaria),valeriana comune (Valeriana officinalis), consolida maggiore (Symphytum officinale), incensariacomune (Pulicaria dysenterica), cardo di palude (Cirsium palustre), Equisetum palustre, canapa acquatica(Eupatorium cannabinum), garofanino d’acqua (Epilobium hirsutum), erba strega (Stachys palustris),felce palustre (Thelypteris palustris).Comitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>3233


Sirmione: villa romanaLa presenza dell’uomo:dal Neolitico all’Eta’ romanaSin dall’età preistorica il bacino gardesano ha costituito un territorio privilegiato per l’insediamentodell’uomo. Le tracce di questa straordinaria frequentazione, progressivamente originatasi e mantenutasiperfettamente leggibile nelle sue diverse sfaccettature nel corso dei secoli, sono rimaste pressochéinalterate sino alla fine degli anni cinquanta del secolo scorso; nell’ultimo mezzo secolo l’intensissimaurbanizzazione e gli stravolgimenti intervenuti hanno invece in larga parte cancellato questi segni, alpunto da rendere spesso impossibile la ricostruzione diacronica della presenza dell’uomo nel territorio.Tra i siti sopravvissuti a tali stravolgimenti, di straordinario interesse, risulta l’insediamento neolitico situatoin località Tosina di Monzambano, la cui perfetta forma ellittica costituisce un relitto di paesaggiofossile risalente a circa 6.000 anni fa giunto intatto sino a noi. Ben più articolato è il quadro relativo all’Etàdel bronzo, periodo nel corso del quale tanto le sponde del lago quanto le conche collinari vennerooccupate da numerosissimi insediamenti palafitticoli; tra i molti siti indagati ricordiamo in particolareil villaggio scoperto al Lavagnone di Desenzano, cintato nella sua prima fase di vita, risalente al 2050a.C., con una palizzata e dotato di un sentiero di accesso realizzato con un intreccio di ramaglie e ditavole consolidato da pali verticali. Più rari tornano invece ad essere i dati relativi alla frequentazionedel territorio nel corso dell’Età del ferro, essenzialmente costituiti da sparsi ritrovamenti di sepolture,tra i quali spiccano certamente la necropoli gallica rinvenuta negli anni Ottanta a Valeggio sul Mincioe soprattutto una tomba scoperta nel 1914 a Castiglione delle Stiviere, che ha restituito il più ricco corredogallico finora scoperto a nord del Po. Nel corso del I secolo a.C. si compì, con modalità graduali enon violente, il processo di romanizzazione di queste comunità, che determinò considerevoli mutazionianche in relazione alle modalità di sfruttamento ed occupazione del territorio. Se si eccettua la presenzadi alcuni villaggi, il più importante dei quali era quello di Arilica, l’odierna Peschiera del Garda, ubicato infelicissima posizione in corrispondenza del punto di contatto tra la via Gallica ed il sistema fluvio–lacualeMincio–Garda, nell’area benacense vennero edificate numerose ville rustiche, secondo un modellodi occupazione basato, almeno inizialmente, sulla piccola e media proprietà e costituito da aziendeagricole usualmente abitate dai rispettivi proprietari ed economicamente soprattutto indirizzate versola produzione delle risorse indispensabili al proprio mantenimento; sono questi ad esempio i casi nelterritorio morenico delle ville di località Mansarine di Monzambano e di S. Cassiano di Cavriana. Talemodello presentava tuttavia una significativa variabile nella zona rivierasca, dove sono documentatialcuni splendidi esempi di lussuose ville urbano – rustiche, vere e proprie ville di otium destinate ad unutilizzo residenziale da parte dei proprietari. Oltre al celeberrimo caso della villa delle Grotte di Catullodi Sirmione, appartengono a tale categoria la villa di località S. Cassiano di Padenghe, la villa di localitàCapra a Toscolano ed il più tardo straordinario complesso di località Borgo Regio di Desenzano. Perl’edificazione di queste ville, sempre localizzate nei punti paesaggisticamente più ameni della riviera,dovettero essere effettuati interventi architettonici di notevole portata in modo da poter sfruttare edadattare la costruzione all’ambiente naturale. La portata di questi interventi, le dimensioni, la qualità e ladestinazione d’uso degli edifici inducono ragionevolmente a ricercare l’origine delle risorse che ne garantironola costruzione in personaggi di alto rango insediati a Verona e Brescia, come i veronesi Valeriied Herennii presenti a Sirmione o i bresciani Nonii testimoniati tra Toscolano ed il Sommolago.Comitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>3435


Rocca di ManerbaComitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>3637


Pieve di CisanoIl Medioevo: castelli e pieviAlla fine dell’età romana le mutate condizioni politiche, sociali ed economiche determinarono nelterritorio gardesano l’ascesa dei centri fortificati di Sirmione e Garda. Dalle prime e presumibilmenteurgenti opere difensive costruite per contenere le incursioni dei Goti di Alarico derivò infatti nell’areabenacense un complesso sistema difensivo destinato ad esercitare un ruolo significativo a partire dallaguerra tra Goti e Bizantini fino alle prolungate fasi della conquista longobarda; di tale sistema sono adoggi noti, oltre all’ampliamento del castrum di Sirmione, il sito del grande castello di Garda e le piccolefortificazioni del Monte Castello di Gaino e di S. Giovanni sopra Riva del Garda. Successivamente, conla conquista longobarda, Sirmione divenne il centro principale di un distretto, una iudiciaria, alle cuidipendenze era un ampio territorio comprendente l’area collinare a sud del Garda fin quasi a Mantovae, a nord, la piana di Riva ed Arco. La forte presenza dei sovrani e di personaggi di alto rango a Sirmione,testimoniata dai documenti e dai ritrovamenti archeologici, assicurò alla città benacense una posizionedi assoluto rilievo per quasi due secoli e di converso fu molto probabilmente anche una delle cause delsuo rapido decadimento al momento della conquista carolingia che, quasi a rompere ogni legame conla dinastia longobarda, ne sancì l’attribuzione al monastero di Tours, determinando la disgregazione primae la scomparsa poi del distretto. Tra la fine del X secolo e gli inizi dell’XI, la parte meridionale dell’anticodistretto venne assorbita nelle proprietà della città di Mantova, mentre il resto del territorio, Sirmionecompresa, andò forse a gravitare nell’orbita della città di Verona. In questo periodo anche l’area gardesanafu intensamente toccata dal fenomeno dell’incastellamento, secondo un processo che portò allanascita di numerosissime fortificazioni, sovente in materiali deperibili, cui si sostituirono soprattutto apartire dal XIII secolo possenti strutture in muratura. Questi castelli, spesso destinati al ricovero temporaneo,ma talora – come nel caso di Castellaro Lagusello – concepiti come veri e propri borghi fortificati,sorsero in ciascuno dei paesi e dei borghi gardesani, nei punti maggiormente elevati e meglio difendibili.Essi, pur recando gli inevitabili segni lasciati dal tempo e dalle vicende storiche, sono giunti sino anoi in straordinarie condizioni di conservazione e rappresentano uno dei segni antropici più qualificantidel territorio. Analogamente caratterizzante è il sorprendente rapporto di simbiosi con il paesaggiobenacense che hanno le antiche pievi, molte delle quali di origine romanica, disseminate nel territorio esovente sorte nelle aree di precedenti insediamenti di epoca romana e altomedievale. Impossibile è nonrimanere affascinati dalla suggestione di edifici quali - solo per citare alcuni esempi - le isolate pievi diS. Emiliano di Padenghe, di S. Pancrazio di Montichiari, di S. Maria di Cavriana o di S. Zeno di Castellettodi Brenzone, le cui sobrie linee architettoniche sembrano quasi manifestare anche un segno tangibiledi estremo rispetto nei confronti della naturale bellezza dei luoghi. Spesso celati da questi edifici o dachiese di più recente costruzione si nascondono tuttavia anche le tracce materiali della primitiva cristianità,che tornano alla luce grazie alla ricerca archeologica. Si tratta tanto di edifici espressione del cultodi collettività numerose, quali ad esempio la chiesa cimiteriale di S. Pietro in Mavinas di Sirmione o lachiesa castrense della Rocca di Garda, entrambe databili al VI secolo, quanto di comunità monastiche,come nei casi dei monasteri di S. Salvatore di Sirmione o di Maguzzano di Lonato, fondati in età longobarda,od ancora di piccole cappelle private, espressione del culto famigliare, come nei casi degli oratoridi S. Pietro di Tignale e S. Pietro di Limone, costruiti tra il periodo longobardo e l’età carolingia.Comitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>3839


Torri del BenacoComitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>4041


Villa Pellegrini Cipolla a CostermanoLe Ville circumlacuali gardesaneLa perdita del paesaggio agrario ( e non solo) è oggi un’emergenza nazionale che, nonostante unabuona legislazione, non sembra arrestarsi. La pianura padana, nello specifico, è segnata da una costantecrescita delle aree edificate a discapito di quelle agricole, con conseguenti ricadute negative sullavivibilità di ampie zone. Lo stesso secolare paesaggio veneto, patrimonio culturale tra i più ammirati almondo, viene sacrificato per inseguire il mito dello sviluppo industriale. Non è, comunque, scomparsal’attività agricola che, grazie al successo della viticoltura - pur con tutti i limiti delle monocolture - egrazie alla promozione dei prodotti locali, sembra offrire alternative all’opzione industriale; pure il tentativodi recupero del sistema insediativo storico per una sua intelligente fruizione turistica porta ad unamaggiore attenzione nei confronti dell’esistente. Poco, ma queste sono, oggi, le prime espressioni di unmodo diverso di governare le trasformazioni del territorio, modalità forse in grado di mettere in motoun processo virtuoso in grado di ri - umanizzare i luoghi. Si tratta di una scommessa che potrebbe ancheessere vinta, così come la vinsero i veneziani più di cinquecento anni fa, grazie alla capacità gestionaleed imprenditoriale della classe nobiliare direttamente impegnata nella valorizzazione della terra. Lacoltivazione dei campi, abbandonata durante il medioevo, venne fatta oggetto di studi, le acque furonoregolate, i terreni bonificati, gli acquitrini prosciugati e molti corsi d’acqua, che un tempo scorrevanoliberi, ricondotti all’interno dei loro alvei. Il paesaggio iniziò ad assumere quel caratteristico aspettoordinato e armonico tante volte restituito nei dipinti di sommi pittori veneti, da Bellini a Giorgione, daCima a Tiziano. Nella ubertosa campagna, punteggiata qua e là da antichi borghi, iniziarono a compariresempre più frequentemente “le ville”, complessi agricoli costituiti da edifici per conservare e lavorare iprodotti per i campi, con dimore per i contadini, per i fattori. Al centro di tali aziende spiccavano le residenzepadronali, esemplari manifestazioni architettoniche di un’organizzazione sociale e civile che èstata, giustamente, denominata “Civiltà della villa veneta”. Perché, se è vero che le ville sorsero in tuttaItalia tra i secolo XV e XVIII, fu soprattutto nel Veneto che il fenomeno assunse caratteri originali, strettamentecollegati alla positiva relazione tra la cultura e la gestione amministrativa e politica del territorio.Molte della ville storiche che ancora sopravvivono nelle aree circumlacuali gardesane sono impagabilitestimonianze di questa civiltà, ad iniziare dalla villa Maffei Sigurtà a Valeggio, circondata da unostraordinario parco, la cui realizzazione è l’espressione del profondo e secolare rapporto culturale tra iproprietari e lo spirito del luogo. L’amore per il paesaggio lacuale mosse anche Agostino Brenzoni che,verso la metà del ‘500, volle creare a San Vigilio di Garda il posto “più bello del mondo”. Nella superbacornice creata dall’incontro tra lago e montagna vive ancora oggi il “paradiso” di Agostino, spazio dovenatura e cultura hanno trovato la loro armonica congiunzione. Terreni ben coltivati e parchi circondanola villa dei Pellegrini a Castion, quella dei Becelli a Costermano, dei Mazzuchelli a Ciliverghe mentre illago si spalanca dinnanzi alla teatrale dimora dei Bettoni a Bogliaco. Tante altre sono le ville rinascimentaliche punteggiano il territorio gardesano e delle colline moreniche, alcune di queste sono divenutipoli di attrazione residenziale, come villa Carlotti a Caprino, la cui presenza ha determinato l’espansionedell’abitato antico, o come villa Arrighi Tacoli a Castellaro, armonicamente inserita nell’abitato medievaledel paese. Pure le ville del mantovano, sorte come luoghi di soggiorno per i membri della cortegonzaghesca, conservano giardini che mediano l’inserimento dell’architettura nella natura, si pensi allasuggestiva cornice di villa Gonzaga Cavriani a Volta Mantovana. A ben vedere il carattere peculiare ditutti gli edifici citati - come di tutte le ville - nasce dal loro legame con il contesto territoriale, una qualitàche si coglie perfettamente nelle fotografie aree, grazie alle quali è possibile leggere la bellezza architettonicadei complessi e, soprattutto, apprezzarne la funzione di perni territoriali, regolatori dell’armoniadel paesaggio.Comitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>4243


Garda: Punta San VigilioComitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>4445


Desenzano: torre di San MartinoI Luoghi della memoriaNella coscienza collettiva degli italiani S. Martino e Solferino rappresentano meglio di ogni altro luogoil Risorgimento, cioè le aspirazioni di un popolo a divenire Nazione, liberando il proprio territorio dalladominazione straniera. Guardandolo ora, parrebbe impossibile che un paesaggio così bello, situatoin una zona strategica posta alla confluenza di diverse vie di comunicazione, che attraversano la pianurapadana, con quelle che scendono dal Tirolo, sia stato il palcoscenico di una delle più cruente battagliedell’Ottocento, della quale ricorre proprio nel 2009 il 150° anniversario. Più di 300.000 armati si affrontaronosu un fronte di 20 km: lo spettacolo fu così sconvolgente e cruento che un ignaro spettatore, losvizzero Henry Dunant, proprio a Solferino, concepì l’idea di un’organizzazione caritatevole ed assolutamenteimparziale che portasse soccorso ai feriti ed ai moribondi di uno o dell’altro schieramento, senzadistinzione tra vincitori e vinti; più tardi, l’avrebbe chiamata “Croce Rossa”, ispirandosi alla neutralitàdella Svizzera ed invertendo semplicemente i colori del vessillo nazionale dello stato alpino. Migliaiadi soldati piemontesi con i loro ufficiali hanno combattuto, si sono sacrificati ed hanno immolato laloro vita liberando il proprio territorio dalla dominazione straniera per degli ideali che forse sembranolontani, che oggi noi non sempre riusciamo a percepire con la necessaria intensità emotiva; l’eventotrascorso, tuttavia, ritrova nei musei e nei luoghi che ne conservano la memoria un potente strumentodi comunicazione. Troviamo a Solferino “La Rocca”, “il Museo della battaglia” e “l’Ossario”, che testimonianole fasi dello scontro, conservando non solo le divise dei militari, le armi, le mappe cartografiche e imessaggi, ma anche le spoglie di alcune migliaia di sventurati combattenti, morti nel fiore della loro età.A San Martino, invece, alle spalle della Torre, vi è il Museo che conserva i cimeli, i documenti ed i ricordidello scontro tra Piemontesi e Austriaci. Se a Solferino, la Croce Rossa Internazionale ha voluto edificareun “Memoriale”, intendendo così manifestare la sua vocazione sovrannazionale ed umanitaria, a Castiglionedelle Stiviere, nel settecentesco nobile palazzo Triulzi-Longhi, ha allestito il Museo Internazionaledella Croce Rossa dove si possono osservare strumenti chirurgici, lettighe e attrezzature da campo dellevarie epoche che testimoniano l’attività passata e presente dell’organizzazione. Continuando in questoideale tour dei luoghi della memoria si giunge a Cavriana, dove fisicamente si sono scorti gli effettiimmediati della guerra, poiché a “Villa Mirra” soggiornarono uno dopo l’altro l’Imperatore FrancescoGiuseppe e Napoleone III, con una presenza a distanza di ore dei due condottieri determinata dalla vittoriasul campo. L’imperatore austriaco con la sua armata, sconfitta ma non distrutta, ebbe comunqueil tempo sufficiente per passare il Mincio a Goito e rifugiarsi a Peschiera, baluardo, con i suoi numerosiforti e strutture militari, di una delle massime “regioni fortificate” d’Europa, il famoso “Quadrilatero”, i cuialtri capisaldi erano rappresentati oltre che da Peschiera da Verona, Mantova e Legnago. Villafranca èl’ultima stazione del nostro viaggio ideale: il nome di questa città rappresentò per i piemontesi un incubo.Qui, gli interessi convergenti, anche se per motivi diversi, di Austria e Francia fecero approdare ad unarmistizio; la popolarità di Napoleone, immensa fino a Solferino, crollò di colpo dopo questo atto e uncoro di sdegnate proteste si levò da tutta l’Italia: tradimento! Alla fine, con la pace di Zurigo del 10 novembre1859, la Lombardia veniva ceduta, ma l’Austria volle farlo a Napoleone, che a sua volta la donòall’alleato piemontese. Ma non lo fece senza contropartite: oltre alla Savoia, la cui cessione era previstanei patti, l’imperatore pretese Nizza, anche se Cavour fece di tutto per salvare la città natale di Garibaldi.Non si poteva ancora parlare di “Unità d’Italia” ma le battaglie di Solferino e San Martino avevano fattoavanzare ulteriormente l’idea unitaria. I tempi erano maturi per la nascita di uno Stato nazionale: il 17marzo 1861 non era poi così lontano.Comitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>4647


Fortificazione austriaca a Peschiera del GardaComitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>4849


Colline moreniche nel basso GardaLe colture pregiateIl microclima favorevole determinato ora dal grande bacino lacustre, protetto da catene montuose edalla fascia collinare a sud, ha permesso alla vegetazione di manifestarsi in varietà e colori che fortementecaratterizzano il territorio gardesano. Gli oliveti dominano le pendici ed i terrazzamenti dell’intero bacinoin cornici spettacolari impreziosite dalla svettante presenza dei cipressi. L’uomo ha fatto dell’olivouna pianta simbolo del lago traendo dai suoi frutti un olio dalle tonalità dello smeraldo e dai profumie dai sapori forti e gentili. La presenza che più colpisce è costituita, sulla sponda occidentale del lago,dalla coltivazione dei limoni, che, protetti da particolari strutture, vegetano e producono frutti che hannodato il nome alla suggestiva Riviera dei Limoni e allo struggente paese di Limone, abbarbicato sullasponda settentrionale del lago. Il lago è però altrettanto conosciuto dalle popolazioni europee perchéun suo paese, Bardolino, ha legato il suo nome ad un altrettanto celebre vino, il Bardolino per l’appunto,che nasce dal sapiente uvaggio di varietà autoctone coltivate da millenni. I vigneti, da Garda fino a Salò,si estendono, in felice connubio con gli oliveti, su tutta la fascia collinare, dando origine a ben quattrovini riconosciuti con la D.O.C. (Denominazione di Origine Controllata): il rosso Bardolino, il bianco Lugana,strepitoso per la sua eleganza e la sua sapidità, il chiaretto, che nella Valtenesi afferma personalitàin colore ed in caratteri organolettici di grande livello, il S. Martino della Battaglia, raro ma ugualmenteprezioso.Il Custoza è prodotto nella omonima località posta sulle colline moreniche sud orientali. Semprepiù apprezzati sono anche i bianchi e i rossi DOC delle colline moreniche mantovane. La campagnache degrada dalle colline verso la pianura padana trova infine nelle coltivazioni di mais, frumento, orzo,foraggere, ma anche di colza e girasoli, forme e colori che arricchiscono i suggestivi paesaggi che fannodi questo territorio un quadro di straordinaria composizione e bellezza.Comitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>5051


Limonaia a “Pra de la Fam”Comitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>5253


Cavriana, la fornaceArcheologia industrialeL’archeologia Industriale studia tutte le testimonianze, materiali e immateriali appositamente createal fine di attuare processi industriali per approfondire le conoscenze del passato industriale, . Le testimonianzeattraverso cui l’archeologia industriale può giungere a questa conoscenza sono i luoghi deiprocessi produttivi, le tracce archeologiche causate da questi, i mezzi e i macchinari attraverso cui questiprocessi si sono attuati, i prodotti di questi processi. Il periodo studiato dall’archeologia industriale iniziae coincide con la rivoluzione industriale e termina ai nostri giorni. Dopo la seconda guerra mondiale,l’opera di ricostruzione nella quale furono coinvolte le principali città, portò alla distruzione di numerosiedifici e strutture che avevano avuto importanza nel Settecento e nell’Ottocento per l’evoluzioneeconomica, industriale e sociale e che alla fine degli anni cinquanta non avevano più nessuna utilità.Alla demolizione si opposero associazioni che vedevano in queste strutture una reale testimonianza delpassato e della cultura materiale. Ma se è vero che in certi interessanti e meritevoli casi, strutture ed opificisono stati in questi ultimi decenni riscoperti, restaurati e rivalutati in modo da divenire contenitoriper centri studi e poli museali, in tanti altri sono diventati invece luoghi di speculazione edilizia. Infattimolte delle strutture industriali che risultavano periferiche rispetto alla città, a seguito della espansionedi queste che ha dilagato nelle campagne, una volta dismesse si sono ritrovate ad occupare spessoposizioni strategiche delle città con il conseguente interessamento di immobiliaristi senza scrupoliche vedono in questa testimonianza del passato un sistema di guadagno attraverso la loro trasformazionein appartamenti, uffici, loft, alberghi ecc. Così fabbriche, cotonifici, mulini, limonaie, sono statesnaturati, trasformati e immessi nel mercato immobiliare a prezzi decisamente elevati sottraendo allacomunità una testimonianza del suo passato, con l’impoverimento delle proprie radici materiali. Perquanto riguarda il nostro territorio vengono proposte le limonaie, le cartiere di Toscolano,il cotonificiodiCampione, la fabbrica di munizioni di Castelnuovo del Garda e lo straordinario mulino a quattro ruote,funzionante dal 1300 sul Mincio, a Massimbona di Goito.Comitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>5455


Valeggio sul Mincio: Ponte Visconteo a BorghettoComitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>5657


GardalandLo sviluppo turistico del lago di GardaIl lago di Garda, il più grande lago italiano, con i suoi grandiosi scenari ed una superficie che si estendesu tre regioni - Lombardia, Veneto e Trentino - ha sempre attirato un turismo di massa anche di tipobalneare e termale. La vera origine dell’ “industria del forestiero” nacque sulla Riviera bresciana nordoccidentalegià alla fine dell’Ottocento. Il pioniere del turismo moderno fu l’ing. Luigi Wimmer a GardoneRiviera: ricalcando le orme di Goethe, egli vi si stabiliì intorno al 1870 ed iniziò a progettare villeed alcuni alberghi, uno dei quali fu ampliato dopo la sua morte sino a diventare un importante edificiodel lussuoso Grand Hotel Gardone Riviera. Lentamente nacquero altri alberghi, ville liberty e giardini,attirando un’elegante clientela cosmopolita; la fama del luogo aumentò quindi ulteriormente dopo cheGabriele d’Annunzio fece edificare il Vittoriale degli italiani. Nei piccoli centri ricchi di fascino della Rivieraveronese il turismo arrivò invece intorno agli anni Trenta del secolo scorso, quando venne realizzatala strada Gardesana orientale; risalgono a quel periodo i primi lungolago pedonali. A partire dagli anniCinquanta al turismo di tipo internazionale con soggiorni lunghi, si è affiancato il turismo motorizzato,“mordi e fuggi”, caratterizzato da una sosta breve di qualche ora o per il solo fine settimana, che determinadurante la stagione estiva e le festività la congestione del traffico. Più recente è il turismo delle“seconde case”, che in pochi anni ha portato a cambiamenti radicali, spesso altamente dannosi per ilterritorio. La fascia perilacuale è infatti ormai interamente occupata da seconde case, campeggi, ville,alberghi e da altri fabbricati turistici, al punto che è già iniziata l’edificazione di strutture ricettive similinelle zone di pregio più interne, sulle Colline moreniche, dove si sta costruendo moltissimo, creandointorno ai centri rurali aree urbanizzate ed estese lottizzazioni che ben poco hanno a che fare con le peculiaritàdei luoghi. A tali modalità di frequentazione si sono infine affiancati negli ultimi anni il turismosportivo ed il turismo dei Parchi di divertimento. A proposito di questi pare più che sufficiente limitarsi aricordare che il solo parco di Gardaland, tra i primi al mondo per fatturato, si sviluppa su una superficiedi 600.000 m² ed attira oltre tre milioni di visitatori all’anno.Comitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>5859


Peschiera del GardaComitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>6061


MonigaIl consumo del territorioLa terra, intesa proprio come il terreno che calpestiamo, non è qualcosa su cui si è portati a rifletteregranché. Eppure per la formazione di un centimetro di suolo fertile è necessario un intero secolo,mentre per qualche decimetro bisogna aspettare centinaia se non migliaia di anni: come per il petrolio,bisogna cominciare a considerare che la terra, non solo per estensione, è una risorsa finita. Il consumodel territorio è dunque uno degli aspetti di maggiore rilevanza della questione ambientale in Italia eva considerato come la forma più pericolosa di inquinamento: oltre a divorare inesorabilmente tratti diterritorio integri, esso apre infatti anche la strada all’incremento del traffico su gomma e ad ogni sortadi inquinamento. Tra i più tristi primati che l’Italia può oggi vantare c’è purtroppo quello di essere tra imaggiori produttori-consumatori di cemento: circa 800 chili di cemento pro capite, più degli USA, delGiappone e della Russia. Gli esperti del settore hanno inoltre calcolato che dal 1990 al 2005, in Italia, èstata sommersa sotto una coltre di cemento una superficie di circa tre milioni di ettari, pari ad un’areache coincide con le regioni del Lazio e dell’Abruzzo. Tra tutte le regioni la Lombardia è certamente la piùsottoposta alla cementificazione ed il territorio gardesano costituisce purtroppo l’emblema di questatendenza: secondo i dati raccolti dal Collegio dei Costruttori, il Garda è diventato la prima area dellaProvincia di Brescia quanto a edificazioni, con proiezioni future tutt’altro che confortanti. I principalimeccanismi attraverso i quali si concretizza tale disastroso fenomeno dipendono in larga parte dallacostruzione di seconde e terze case, di centri commerciali e dalla realizzazione di cave e campi da golf.Comitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>6263


LaziseComitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>6465


PadengheLe seconde e terze caseMolti comuni hanno favorito l’attività edilizia per rimpinguare i loro bilanci, con lottizzazioni di ognigenere, senza pensare né alle reali necessità né tantomeno alle conseguenze di degrado e di impattoambientale. A questo riguardo ci limitiamo a sottolineare come l’ultimo censimento effettuato abbiaevidenziato che sulla sola Riviera bresciana del Garda le abitazioni non occupate risultavano essere circa17.000.Comitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>6667


DesenzanoComitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>6869


Lonato: centro commerciale “Il Leone” in costruzioneI centri commerciali: 3 x 2 del territorioSecondo i dati della FAID, la Federazione Italiana della Grande Distribuzione, negli ultimi anni il numerodegli ipermercati, ovvero i centri aventi una superficie di vendita pari ad almeno 2.500 metri quadrati,è più che triplicato. La densità di questi centri è purtroppo largamente sovradimensionata rispettoalle reali esigenze degli utenti e comporta, a cascata, una serie di conseguenze sugli assetti territorialie sull’impatto urbanistico, non ultima quella dei flussi di traffico che condizionano inevitabilmente unsistema viabilistico già congestionato.Comitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>7071


Desenzano: centro commerciale “Le Vele” a ridosso della ferroviaComitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>7273


Manerba del GardaLe cave e le discaricheIl binomio cava-discarica è una deleteria opzione cui troppo spesso fanno ricorso le Amministrazionilocali: prima si sfrutta una parte del territorio per cavare, si utilizza il materiale per costruire infrastrutturee nuovi edifici, poi, anziché recuperare i valori ambientali compromessi, si cerca di lucrare sul ripristinodestinando le cave dismesse a discariche o aree edificabili.Comitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>7475


DesenzanoComitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>7677


Campo da golf “Arzaga”I campi da golfSe all’estero vi è una tradizione sportiva golfistica consolidata, in Italia il “green” è soprattutto il pretestoper clamorose speculazioni edilizie: la tendenza è infatti quella di costruire campi da golf anchedove non vi è richiesta, trattandosi di un ottimo espediente per aggirare i vincoli urbanistici, visto chele attuali normative nazionali considerano le costruzioni annesse ai campi da golf esentate da ognivalutazione di compatibilità con gli strumenti urbanistici esistenti. Possono essere infatti costruite miriadidi strutture, quali club houses, alberghi, villette, mini appartamenti, ristoranti, piscine e discoteche.Emblematico a tale riguardo è ancora una volta il caso della Lombardia, in particolare tutta la zona delLago di Garda, dove ben otto campi da golf sono gia attivi ed ora, senza alcun pudore, si sta cercando dicostruirne altri nelle zone di maggior pregio delle Colline Moreniche.Comitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>7879


Campo da golf a PozzolengoComitato Parco delle Colline Moreniche del Garda - BAMS photo Rodella - <strong>VOLANDO</strong> <strong>SUL</strong> <strong>GARDA</strong> E <strong>LE</strong> <strong>COLLINE</strong> <strong>MORENICHE</strong>8081


1962 19861986 1998Castiglione delle Stiviere dal 1954 al 2008821954200883


196219751986C a -s t i -g l i o-nedelleS t i -v i e r eC a -s t i -g l i o-nDesenzano del Garda dal 1954 al 2007edelleS t i v841954 19442008 200785


1975Colombare Desenzano di del Sirmione Garda dal 1954 1944 al 2007 2008861944200887


19541986San Felice del Benaco dal 1954 al 2005882005 89


1986Manerba del Garda dal 1954 al 2005901954199891


Le Mostre Desenzano9293


Le Mostre Solferino9495


Le Mostre Castiglione delle Stiviere9697


Le Mostre Toscolano Maderno9899


Rassegna Stampa100101


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