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Hetty Hillesum.pdf - DIOCESI di Padova
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ETTY HILLESUM<br />
Apro a caso la Bibbia e trovo questo: «Il Signore è<br />
il mio alto ricetto». Sono seduta sul mio zaino nel<br />
mezzo di un affollato vagone merci […] abbiamo<br />
lasciato il campo cantando […]. Viaggeremo per<br />
tre giorni.<br />
Questo viaggio, intrapreso quasi settant’anni fa, verso un<br />
destino di cui era assolutamente conscia, in realtà sembra<br />
non essersi ancora concluso. Etty Hillesum è testimone della<br />
possibilità di trasformare la storia accettando di trasformare<br />
profondamente e radicalmente la propria vita, lavorando<br />
sulla propria anima per renderla sempre più odorosa e sempre<br />
più ampiamente abitata dalla presenza di un Dio-amore<br />
a cui Etty si rivolge con un unico titolo e attributo: Mio, il più<br />
pasquale dei nomi divini (cfr. Gv 20,16.28). Tutto ciò avviene<br />
proprio mentre la bufera dell’annientamento si fa più fitta<br />
e oscura. In questa caligine, non divina ma «troppo disumana»,<br />
così scriveva:<br />
Qui la nostra vita è di giorno in giorno più minacciata.<br />
[…] il nostro compito non è forse allora di<br />
mantenere ben odorosa la nostra anima, in mezzo<br />
a quelle esalazioni viziose?<br />
La duplice esperienza di umanità (la relazione con Spier)<br />
e di violenza (le misure naziste) è stata la trama, per usare<br />
ancora un’immagine di Ghislain Lafont, sulla quale si tesse<br />
la tela di questa vita. Senza la relazione con Spier (fatta<br />
di affettività e di umanità) Etty sarebbe stata senza dubbio<br />
sopraffatta dall’orrore e dal logoramento delle persecuzioni<br />
naziste. Senza queste ultime non sarebbe stata sollecitata<br />
con tanta forza ad andare avanti nel cammino di interiorità<br />
fino a scegliere di essere consapevolmente sola e sterile<br />
per essere feconda nella trasmissione di un amore più grande,<br />
sempre pronto alla morte come paradigma del dono di sé<br />
in ogni momento.<br />
Tutto il cammino umano e spirituale di questa donna, ancora<br />
così giovane, coincide con il viaggio della sua anima, assai<br />
più matura e pre-disposta a grandi passi, come lei stessa<br />
spiega tra le ultime pagine del suo Diario:<br />
L’età dell’anima è diversa da quella registrata<br />
all’anagrafe. Credo che l’anima abbia una determinata<br />
età fin dalla nascita, e che questa età non<br />
cambi più. E aggiunge: Credo che l’anima sia la<br />
parte più inconscia dell’uomo, soprattutto in Occidente<br />
[…] l’occidentale non sa bene che farsene<br />
e se ne vergogna.<br />
Si potrebbe dire che Etty ha percorso un viaggio interiore<br />
verso l’anima, dove affondano le radici di ogni possibile rapporto<br />
con Dio, con sé stessi e con il mondo, fino a essere capa-<br />
18<br />
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03/2013