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Riflessioni dei ragazzi

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L I C E O S C I E N T I F I C O C A R L O A L B E R T O

"Mi

mancano

gli sguardi"

A . S 2 0 / 2 1


“IncaDADenati”

Italiano:

Dopo essere passati (letteralmente)di tutti i colori:gialli,arancioni e rossi,

purtroppo lo stato ha ritenuto consueto tornare a rintanarci nelle nostre

abitazioni ascoltando la lezione davanti al computer o al tablet,tutta la

mattinata.

Tutto ció lascia scalpore perchè ci sentiamo vincolati a casa e soprattutto

costretti a fissare uno schermo,invece che avere un contatto umano e parlare

faccia a faccia con una persona.

Nell’immagine dimostrata:le catene rappresentano la quarantena e di quanto

sia forzata,mentre il telefono rappresenta la Dad e di come gli schermi siano

ormai tempestati di news,rovinate dall’allarmismo.

Tutti questi fattori ci lasciano amareggiati,dal fatto di non poterci più rialzare e

soprattutto di non poterci liberare da queste catene così strette,che da lungo

(circa due anni) ci hanno tormentato.

Riguardo alle nostre riflessioni personali:a parer nostro bisognerebbe tornare

al più presto e riprendere la scuola in modo da finire l’anno scolastico

correttamente.Inoltre bisognerebbe darci l’occasione di rivederci,perchè all’età

adolescenziale parlare di fronte ad un amico o conoscente è importantissimo.

Anche nei confronti dei professori sarebbe giusto tornare,dal fatto che

lavorano il doppio del dovuto e che stanno cercando di aiutarci il più possibile.

Quindi bisognerebbe lasciar spazio anche a questi valori oltre alla

sicurezza,per riuscire a superare sto momento,almeno con un sorriso sul

volto.

Inglese:

After having passed (literally) all colors: yellow, orange and red, unfortunately

the state has considered it customary to go back to hole up in our homes

listening to the lesson in front of the computer or tablet, all morning.

All this leaves a sensation because we feel bound at home and above all

forced to stare at a screen, instead of having human contact and talking face

to face with a person.

In the image shown: the chains represent quarantine and how forced it is,

while the phone represents Dad and how the screens are now studded with

news, ruined by alarmism.


All these factors leave us embittered, by the fact of not being able to get up

again and above all of not being able to free ourselves from these tight chains,

which have tormented us for a long time (about two years).

Regarding our personal reflections: in our opinion we should return as soon

as possible and resume school in order to finish the school year correctly. it is

very important.

Even with the professors it would be right to go back, from the fact that they

work twice as much and that they are trying to help us as much as possible.

So we should leave room for these values as well as safety, to be able to

overcome this moment, at least with a smile on his face.

Fatto da:

○ Paola Cutrona:illustrazione e disegno

○ Martina Petra Commodo:ricerca di informazioni e idee

○ Lapo Baruffaldi:testo in italiano e traduzione in inglese



Poesia “Mi mancano gli sguardi”

Quarantena in un paesino

La quarantena in un paesino

mi ha fatto sentire solo solino

anche avendo un grande giardino.

La quarantena è iniziata di colpo

spaventando il mio piccolo corpo

facendo un’enorme salto nel vuoto.

Nessuno si aspettava una chiusura

così lunga e così dura.

Non abbiamo fatto scuola per molto tempo

finché è arrivata la didattica a distanza

l’unica soluzione in quella circostanza,

prendendoci molto in controtempo


Pagina di diario

Caro diario,

sono passati ormai molti giorni da quando andavo a scuola. La noia è tanta, ma ci si abitua.

Dopo tanto tempo, ieri è arrivata una bella notizia: finalmente saremmo tornati a scuola.

Questa mattina è ricominciata la mia solita routine: alzarsi, prepararsi e andare a scuola.

Nonostante sia una routine noiosa che implica lo svegliarsi presto al mattino, devo

ammettere che mi è mancata molto; non vedevo l’ora di fare qualcosa di diverso.

Stare a casa ti rende apatico, non provi più emozioni ed è come rimanere immerso in una

bolla, tutto il resto del mondo è fuori, mentre tu rimani da solo con la tua solitudine.

I giorni si susseguono tutti uguali, scanditi dagli stessi ritmi e senza mai nulla di diverso.

Anche al mattino quando ti svegli sai già che il giorno che verrà sarà precisamente uguale a

quello precedente.

Arrivi ad un certo punto dove non riesci più a distinguere la felicità dalla tristezza e tutto ti

sembra monotono. Forse perché la felicità e la tristezza non sono veramente importanti o

forse perché una persona sola, senza nessuno con cui parlare o senza qualcuno da

ascoltare, non può sentirsi davvero triste o felice.

L’unico sentimento che prevale è una grande e profonda noia, come se nulla, nemmeno il

fatto più eclatante del mondo potrebbe stupirti.

Si vive in una totale incertezza dove l’unica cosa che puoi fare è aspettare e pregare che le

cose migliorino. Hai la sensazione di non poter fare niente per aiutare, nulla di ciò che puoi

fare servirebbe a qualcosa e ti rendi conto di quanto sia inutile essere da solo, di quanto si è

forti insieme.

Per non parlare degli amici. Amici che non vedi da una vita, ai quali non vuoi telefonare, non

perché non vuoi più avere rapporti con loro, ma semplicemente perché ti rendi conto di non

avere nulla da dire.

Questa paura di perdere gli affetti è opprimente e si aggiunge alle altre preoccupazioni che

in questo periodo sono presenti in chiunque.

Ormai per la maggior parte del giorno e la notte si dorme o si guarda il telefono o il

computer. Nonostante non si faccia un gran che, si è sempre molto stanchi. La stanchezza

provoca un enorme stress, si è stanchi di essere stanchi.

Queste tensioni a volte si trasformano in rabbia, una rabbia che non si può sfogare. Rabbia

contro quello che sta succedendo, contro al fatto che non si può uscire di casa, rabbia

perché non si può incontrare nessuno.

Si cerca costantemente qualcuno da incolpare, ma poi ci si accorge che la colpa non è di

nessuno.

Il non riuscire ad esprimere le emozioni e la negatività persistente ti fanno perdere la

speranza. Vedi tutto nero e pensi che ormai arrivati a questo punto nulla tornerà come

prima, non incontrerai più i tuoi amici, non andrai più al mare dove di solito passavi le

vacanze e non mangerai più il tuo piatto preferito in quel ristorante che ti piaceva tanto.

Le sere quando si è sdraiati sul letto nel vano tentativo di addormentarsi, si cerca di sognare

e riflettere. Mentre sogno progetto ciò che farò quando si potrà uscire. Ormai le cose da fare,

che prima non avevo voluto fare o non avevo avuto il coraggio di fare, sono diventate

talmente tante che probabilmente non mi basterà una vita intera per farle tutte.

Oggi la mia vita è ripartita.

Ho assistito alle lezioni in presenza e sono tutta un’altra cosa, ho ascoltato il docente e ho

anche parlato con i miei compagni.

Spero veramente di poter continuare a frequentare la scuola in presenza.


A domani, caro diario


Morabito,Oropallo,Catinella,Mesiti

Osservazione Urlo di Munch

Abbiamo scelto questa immagine perchè a primo impatto questa

immagine ci trasmette le emozioni che stiamo vivendo in questo periodo

di lockdown. Noi l’abbiamo interpretata come la disperazione perché

molte cose che facevamo nel quotidiano adesso non le possiamo fare

più. Anche il periodo della scuola è stato un periodo pesante per noi

studenti perché dovevamo stare davanti a un computer e seguire la

lezione e non potevamo stare in classe assieme. Anche lo sport ci è

mancato a noi perché ci ritrovavamo tutti assieme e ci divertivamo, solo

che con l’arrivo del lockdown tutto è stato chiuso. Le uscite con gli amici

si sono interrotte a causa delle restrizioni e ciò ha causato tristezza e

solitudine, le emozioni che il quadro ci trasmette. Non potevamo andare

neanche dai nostri parenti più stretti per lo stesso motivo, come ad

esempio dai nonni e dagli zii, l’unico modo in cui ci possiamo vedere e

sentire è attraverso un computer o un telefono, una cosa molto triste.

Anche se triste in quel modo ci sentivamo tutti meno soli e con un sorriso


Morabito,Oropallo,Catinella,Mesiti

Osservazione Urlo di Munch

in più. Anche le minime cose ci sono mancate come ad esempio andare a

fare una passeggiata con i propri cari, che era un momento spensierato e

pieno di gioia.

Abbiamo pensato anche a dei lati positivi del lockdown, l’unico che

abbiamo trovato é stato, per esempio, svegliarci più tardi la mattina.


LA ZATTERA DELLA MEDUSA

La zattera della medusa, di Theodore Gericault. Questo dipinto rappresenta un momento di

naufragio. Quello che doveva essere un viaggio tranquillo si è trasformato in un incubo per chi si

trovava a bordo della zattera. Numerosi morti, feriti, oppure parenti, amici, che assistono alla

sofferenza dei propri cari. Credo che questo dipinto rappresenti perfettamente la situazione in cui

cui ci troviamo tutti adesso, non tanto per i decessi, ma per quello che trasmette. Io in questo

periodo mi sento come le persone raffigurate in quest’opera. A me sembra quasi di aver intrapreso

un viaggio, o meglio il viaggio della vita, ma il mare, particolarmente agitato, non era per niente

disposto ad aiutarmi.

Nel mondo ci sono due tipi di persone: quelle estroverse e poi quelle, come me, che fanno fatica a

relazionarsi con il prossimo. Per questo motivo durante il primo lockdown ero particolarmente

contenta di non dover avere a che fare con il mondo esterno. Potevo ritagliare del tempo da

dedicare solo a me, senza dovermi preoccupare degli altri. Sola. Solo io e i miei pensieri. Solitamente

riesco a trovare la solitudine solo di notte, quando tutti dormono e non c’è cosa più bella, o

distruttiva, dipende dai punti di vista. Per me è un senso di pace. Un momento in cui posso far

viaggiare la tua mente tra i ricordi belli, o brutti che siano, senza essere disturbata da nessuno. Si, io

sto bene da sola perché le persone ti osservano, raccolgono informazioni su di te, memorizzano certi

aspetti sul tuo carattere e poi usano tutto ciò per distruggerti, nel modo che più li aggrada.

È come se avessi chiesto alla vita di regalarmi un po’ di imperfezione, e lei ha deciso di

accontentarmi. Perché questa sono io, odio l’essere perfetto, odio la luce, odio essere circondata da

troppe persone perché mi sembra che mi stiano analizzando, odio troppe cose e questa pandemia

mi ha dato modo di scoprirmi, ma allo stesso tempo mi ha distrutta, emotivamente e fisicamente.

Sembra che il mondo giri e rigiri senza mai fermarsi a guardare chi ne fa parte. La mia è una vita di

incertezze, ma sono pur sempre un essere umano anche io, e so per certo che l’incertezza è soltanto

una certezza che è stata presa in giro.


Io ci ho provato. Ho provato a mettermi in salvo, molte, forse troppe volte, ma ho fallito, e adesso

sono qui, con un disturbo del comportamento alimentare. E mi sento tremendamente in colpa

perché sono la causa del dolore dei miei genitori, e di chiunque mi stia intorno. Mi sento diversa, mi

sembra quasi di essere vista come una malattia, mi chiedono tutti come sto, se mangio e se oggi va

meglio di ieri. Ma io non sto meglio, e continuo a gridarlo al mondo, ma nessuno sembra sentirmi.

Forse perché il mio è un grido silenzioso, o forse, è perché nessuno vuole sentirlo veramente.

Continuo ad aspettare che gli altri capiscano che io non sto bene, ma non lo fanno, perché finché

sorrido e rispondo “va tutto bene” sono tutti felici, tutti tranne me. Le persone fanno le domande

giuste al momento sbagliato, perché nessuno si è mai chiesto cosa ci sia dietro a una persona. Dietro

ad ogni suo sorriso, ad ogni messaggio in cui finge di star bene, ad ogni foto in cui maschera il suo

dolore attraverso un sorriso, un sorriso che nessuno riesce a decifrare.

Per quanto il mio odio per le persone false e ipocrite superi ogni limite, vorrei essere come loro, a

costo di non provare tutto ciò. Essere se stessi è bello, è bello potersi accettare, con i propri pregi e

difetti. Anche essere normali è bello, ma io non lo sono, e mai lo sarò. Mi sento diversa, quasi

provenissi da un altro mondo, un mondo fatto di crepe, che ogni volta diventano un po’ più piccole.

Queste crepe rappresentano un piccolo spiraglio di luce, lo stesso che mi permette di vedere il

mondo reale. Ma queste crepe non si rimargineranno mai del tutto, quasi provassero piacere nel

farmi sentire sbagliata. Tra il mio mondo e il mondo reale c’è un confine fatto di incertezze,

insicurezze, paure, qualche rimpianto e molto altro ancora.

Infine, mi sono domandata “quante altre cose mi faranno star male?” non ho mai ricevuto una

risposta, e ancora oggi, la sto aspettando.

Perché sono io, ……, un cumulo di macerie. E questa è la mia storia.

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