Che cos’è la bellezza? Generalmente il termine è associato all’esperienza estetica e, di solito, si riferisce a una qualità essenziale di qualcosa che suscita un qualche tipo di reazione in chi osserva: per esempio emozioni come piacere, calma, serenità, gratitudine. La bellezza può riguardare sia fenomeni naturali, pensiamo a un tramonto, a un mare calmo o in tempesta, a una cima innevata, sia opere create dall’uomo, come un dipinto, una scultura, una sinfonia, solo per fare qualche esempio. Nel corso dei millenni del pensiero filosofico occidentale ci sono state numerose teorie che hanno tentato di definire la bellezza. Due gli approcci principali: il primo considera la bellezza oggettivamente, come qualcosa che esiste di per sé, intrinsecamente, nel “qualcosa”. Il secondo ha a che vedere con la soggettività, come qualcosa che accade nella mente del soggetto che percepisce la bellezza: la bellezza è negli occhi di chi guarda si dice. Se la bellezza esista nell’oggetto o puramente all’interno dell’esperienza soggettiva dell’osservatore rispetto all’osservato è una questione che è stata oggetto di una seria disputa filosofica. Decisamente oggettivisti sono, fra gli altri, Platone e Aristotele, pur con posizioni nettamente differenti. Secondo Platone la bellezza risiede nel suo dominio delle Forme. La bellezza è oggettiva, non riguarda l’esperienza dell’osservatore. Il bello è ciò che offre all’occhio e alla mente proporzione e armonia, ordine e misura, in modo che la varietà degli elementi si disponga in gradi e si componga in un tutto plasmato e ordinato dalla vita dello spirito, il quale, liberandosi gradatamente da tutto ciò che è corporeo e sensibile, può essere tratto verso il bello in sé, verso l’idea del bello, eterna, perfetta, immortale. L’arte dell’uomo non è altro che un’imitazione della natura, che a sua volta è un’imitazione dell’idea, quindi un’imitazione dell’imitazione, non un’espressione diretta del bello. La concezione di oggettività di Platone è atipica. Il mondo delle Forme è ideale più che materiale. Le forme e la bellezza sono idee non fisiche per Platone. Eppure la bellezza è oggettiva in quanto non è una caratteristica dell’esperienza dell’osservatore. Secondo Aristotele, invece, la bellezza risiede in ciò che viene osservato ed è definita dalle caratteristiche dell’oggetto artistico, come simmetria, ordine, equilibrio e proporzione. Tali criteri valgono indipendentemente dal fatto che l’oggetto sia naturale o artificiale. Benché abbiano concezioni diverse di cosa sia la bellezza, entrambi i filosofi concordano sul fatto che sia una caratteristica dell’oggetto e non qualcosa nella mente di chi guarda. Chiaramente soggettivisti sono invece, per esempio, Kant e Hume. Per il primo, bello è ciò che procura una soddisfazione di carattere universale, non esprimibile mediante concetti, libera da qualsiasi fine utilitario e morale: le cose non sono belle per la loro intima costituzione – che in sé stessa resta a noi sconosciuta – ma perché sono capaci di eccitare e tendere in maniera armoniosa le nostre forze spirituali. Allo stesso modo, Hume afferma che la bellezza non sta nelle cose ma è del tutto soggettiva ed è una questione di sentimenti ed emozioni. La bellezza è nella mente di chi guarda l’oggetto e ciò che è bello per un osservatore potrebbe non esserlo per un altro. 30
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