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Reflexiones de viajes - Bibliocuba

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<strong>Reflexiones</strong> <strong>de</strong> <strong>viajes</strong><br />

Serie “Cartas a Ofelia”<br />

Félix José Hernán<strong>de</strong>z Val<strong>de</strong>s<br />

finestre, aperto al centro da due portali gemelli sormontati da mascheroni<br />

e statue.<br />

Al primo piano appare più esplicito il motivo sansoviniano nell’insistito<br />

ritmo chiaroscurale <strong>de</strong>gli archi profondi e <strong>de</strong>lle colonne in evi<strong>de</strong>nza. Al<br />

secondo piano, per mano di Antonio Gaspari, la facciata si arricchisce di<br />

ornamentali nei pennacchi e nella trabeazione. Non meno regale è il<br />

vastissimo androne, ben disposto lungo l’asse di tutto l’edificio, spazioso e<br />

rigoroso nella penombra che si contrappone alla chiara luminosità<br />

<strong>de</strong>l cortile, articolato attorno alla monumentale vera da pozzo, cinto da<br />

una terrazza e percorso da un porticato a bugne, scandito da lesene<br />

doriche e piani superiori a finestre architravate.Sontuoso e imponente, ma<br />

armonico e organico nella struttura, il palazzo è arricchito costantemente,<br />

già durante i lunghi anni <strong>de</strong>lla costruzione da un altrettanto importante<br />

apparato ornamentale <strong>de</strong>gli interni. Di esso, il palazzo conserva ancora<br />

oggi alcuni <strong>de</strong>cori a fresco e a olio <strong>de</strong>i soffitti, dovuti ad artisti come<br />

Bambini, Pittoni, Crosato, Trevisani, Brusaferro; tra essi anche il soffitto di<br />

G.B. Tiepolo con Zefiro e Flora trasportato da qui al Museo di Ca’ Rezzonico<br />

nel 1935. Ma ben più cospicue risultano dai documenti d’archivio esser<br />

state le collezioni <strong>de</strong>lla famiglia Pesaro, che annoveravano numerosissime<br />

opere di artisti tra cui Vivarini, Carpaccio, Bellini, Giorgione, Tiziano,<br />

Tintoretto, oltre ai più noti artisti <strong>de</strong>l Seicento e <strong>de</strong>l Settecento veneziano.<br />

Questo ingente patrimonio risulta disperso <strong>de</strong>finitivamente entro il 1830,<br />

anno di morte <strong>de</strong>ll’ultimo <strong>de</strong>i Pesaro, che ne ha venduto all’asta a Londra la<br />

maggior parte. Dopo i Pesaro, il palazzo passa ai Gra<strong>de</strong>nigo, poi ai Padri<br />

armeni Mechitaristi, che lo utilizzano come collegio. Acquistato infine dalla<br />

famiglia Bevilacqua, diviene proprietà <strong>de</strong>lla duchessa Felicita Bevilacqua La<br />

Masa. È lei a <strong>de</strong>stinare il palazzo all’arte mo<strong>de</strong>rna, lasciandolo a questo<br />

scopo alla città.<br />

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