associazione nautico leon pancaldo la voce dell' la ... - Villa Cambiaso
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4 Arte Anno XII n°65 - Giugno 2012<br />
Vil<strong>la</strong><strong>Cambiaso</strong><br />
‘L «SËRVAN»<br />
Favo<strong>la</strong> di altri tempi rivista e presentata da Remigio Bertolino<br />
Mio nonno visse in terra di Langa,<br />
in un periodo di stenti e fatiche<br />
quando mia mamma era ancora una<br />
bambina picco<strong>la</strong>. Di quel periodo il<br />
ricordo folgorante di una favo<strong>la</strong>: <strong>la</strong><br />
storia del «sërvan».<br />
Curiosa creatura, il «sërvan» era un<br />
uomo con sembianze di capro, o<br />
meglio di fauno. Inquietante figura<br />
notturna, girovagava per boschi e<br />
vigne al ca<strong>la</strong>r delle tenebre, attirato<br />
dal<strong>la</strong> bellezza di giovani donne dai<br />
capelli fluenti...<br />
Il suo piacere più grande era introdursi<br />
nelle case, di notte, per accarezzare e<br />
pettinare nel sonno le ragazze dai<br />
capelli lunghi.<br />
Veniva tenuto a distanza dalle<br />
abitazioni spargendo sulle soglie e sui<br />
davanzali del miglio, al quale era<br />
insofferente. Solo così veniva respinto<br />
nel suo regno. Allora, scorrazzava per<br />
boschi e vigne, piangendo, singhiozzando<br />
e mugo<strong>la</strong>ndo tristi nenie. Con<br />
questo suo atteggiamento seminava<br />
disgrazie e malocchio, alle famiglie e<br />
alle loro coltivazioni, che regredivano<br />
giorno dopo giorno.<br />
Si racconta di uve divorate da germi e<br />
muffe, interi fi<strong>la</strong>ri seccavano in una<br />
notte, di ma<strong>la</strong>ttie inspiegabili e<br />
addirittura di lutti nelle famiglie.<br />
Pareva non fosse possibile fermare o<br />
contrastare in alcun modo il «sërvan».<br />
Qualche cacciatore ci provò, ma<br />
furono grandi fiaschi, sconfitte<br />
brucianti: <strong>la</strong> sua velocità era<br />
sorprendente. Un vecchio contadino<br />
raccontava anche che, per non subire i<br />
suoi capricci ed annul<strong>la</strong>re <strong>la</strong> sua<br />
nefasta presenza, si doveva catturare<br />
imprigionandolo in una foglia di vite.<br />
Cosa non molto semplice, perché tutti<br />
lo sentivano girovagare di notte, ma<br />
nessuno lo aveva mai visto. E poi<br />
come era possibile accartocciarlo in<br />
un pàmpino?<br />
Un giorno un ometto piccolo piccolo,<br />
con grandi baffi e occhietti furbi,<br />
ritornò nel<strong>la</strong> vecchia casa del paese,<br />
dal<strong>la</strong> città, dove aveva <strong>la</strong>vorato come<br />
ceramista in una delle tante fabbriche<br />
nate come funghi in quegli anni, dove<br />
si facevano piatti, ma anche vassoi a<br />
forma di foglia di vite, prodotti,<br />
diventati poi di pregio nel<strong>la</strong> tradizione<br />
ceramica piemontese. Fu subito<br />
soprannominato il «maioliche». Fu lui<br />
ad escogitare un originale stratagemma.<br />
Con un impasto di argil<strong>la</strong>,<br />
model<strong>la</strong>to a foglia di vite, ancora<br />
molle, si appostò tra <strong>la</strong> vigna e <strong>la</strong> casa<br />
del<strong>la</strong> sua fidanzata, oggetto di<br />
attenzioni da parte del «sërvan».<br />
Quatto quatto stette in attesa...<br />
Finalmente lo sentì arrivare gemendo<br />
e piagnuco<strong>la</strong>ndo: si sentiva respinto<br />
dal miglio sparso attorno al<strong>la</strong> casa.<br />
Il «maioliche», dal nascondiglio, al<br />
buio, <strong>la</strong>nciò l’impasto, e colpì. Un<br />
silenzio liberatorio confermò il centro<br />
del bersaglio, ma solo al mattino vide<br />
lo stampo rimasto nel<strong>la</strong> creta.<br />
Il «maioliche» pensò bene di cuocerlo<br />
e smaltarlo per conservarne il ricordo.<br />
Sommerso da innumerevoli richieste<br />
continuò <strong>la</strong> sua caccia e raccolse molti<br />
trofei. Intanto <strong>la</strong> sua fama di<br />
cacciatore di «sërvan» crebbe. Fu così<br />
abile che in poco tempo non si sentì<br />
più par<strong>la</strong>re di quelle misteriose<br />
creature notturne, incrocio di umano e<br />
bestiale. Rimasero i trofei, volti stupiti<br />
nel momento del<strong>la</strong> cattura, ceramiche<br />
che, cotte e verniciate, venivano<br />
esposte nelle case, come scongiuri per<br />
i tempi di malocchio... Alcuni<br />
esemp<strong>la</strong>ri è possibile vederli ancora<br />
oggi, da me rivisitati ed esposti al<strong>la</strong><br />
cantina di C<strong>la</strong>vesana: volti di fauni<br />
imprigionati in una foglia di vite.<br />
Duccio