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Camillo Guerra e i “Quaderni di Architettura e di Urbanistica ... - AISI

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<strong>Camillo</strong> <strong>Guerra</strong> e i <strong>“Quaderni</strong> <strong>di</strong> <strong>Architettura</strong> e <strong>di</strong> <strong>Urbanistica</strong>”:<br />

<strong>di</strong>dattica e costruzione nella Napoli degli anni Trenta<br />

FRANCESCO VIOLA<br />

<strong>Camillo</strong> <strong>Guerra</strong> e i <strong>“Quaderni</strong> <strong>di</strong> <strong>Architettura</strong> e <strong>di</strong> <strong>Urbanistica</strong>”:<br />

<strong>di</strong>dattica e costruzione nella Napoli degli anni Trenta<br />

<strong>Camillo</strong> <strong>Guerra</strong>, ingegnere e docente<br />

della Scuola <strong>di</strong> Ingegneria <strong>di</strong> Napoli,<br />

è stato tra i protagonisti della cultura<br />

tecnica della città nella prima metà del<br />

Novecento, pur se l’incerta e poco originale<br />

cifra stilistica delle sue opere, fra<br />

eclettismo storicistico e modernismo, ha<br />

sminuito la sua fama <strong>di</strong> architetto<br />

progettista 1 . Modesti sono apparsi, in<br />

particolare, gli esiti delle opere giovanili<br />

- come il Palazzo dell’Arte (1923), il<br />

Palazzo dei Telefoni al rione Amedeo<br />

(1920-24), il Palazzo <strong>di</strong> Città <strong>di</strong> Salerno<br />

(1928-29) - e del più tardo Palazzo dei<br />

Telefoni <strong>di</strong> Napoli (1945-46), opere nelle<br />

quali gli elementi del repertorio classico,<br />

barocco in particolare, sono presenti<br />

con un’eccessiva ridondanza. Maggiormente<br />

interessanti sono stati giu<strong>di</strong>cati i<br />

progetti elaborati nel corso degli anni<br />

’30, più vicini ad una sensibilità moderna,<br />

come la nuova Stazione Marittima<br />

(1933) e la sistemazione del Monte<br />

Echia a Napoli (1932-33), esplicitamente<br />

ispirati alle architetture <strong>di</strong> Erich<br />

Mendelsohn, la casa del Mutilato in via<br />

Diaz (1938-40) e la sede dell’Istituto<br />

Nazionale dei Motori a Fuorigrotta<br />

(1939). In questi ultimi e<strong>di</strong>fici, unanimemente<br />

riconosciuti come gli esiti più<br />

convincenti ed originali della sua produzione,<br />

è evidente il tentativo <strong>di</strong> superare<br />

gli stilemi dell’architettura classica,<br />

trasfigurandoli con un linguaggio<br />

921<br />

asciutto ed astratto, in una composizione<br />

tutta giocata sugli effetti generati dall’alternanza<br />

<strong>di</strong> vuoti e pieni, sulla contrapposizione<br />

<strong>di</strong> volumi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferente peso<br />

percettivo, sull’ accostamento <strong>di</strong> materiali<br />

lapidei <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferente consistenza.<br />

Gli anni ’30 rappresentano, peraltro,<br />

la stagione più feconda dell’attività <strong>di</strong><br />

<strong>Camillo</strong> <strong>Guerra</strong>, nella quale egli non ha<br />

solo maturato con maggiore convinzione<br />

una propria identità professionale, ma<br />

ha anche contributo in misura significativa<br />

al rinnovamento dell’architettura e<br />

della città, in una fase <strong>di</strong> grande fervore<br />

urbanistico grazie all’impulso impresso<br />

dall’Alto Commissariato per la Città<br />

e la Provincia <strong>di</strong> Napoli. Il Commissariato,<br />

istituito nel 1925 ed attivo sino al<br />

1936, affiancò le amministrazioni locali<br />

proponendosi come l’organo <strong>di</strong> gestione<br />

<strong>di</strong>retta del regime fascista, con ampi<br />

poteri operativi e <strong>di</strong>screzionali nel settore<br />

delle opere pubbliche. Dando attuazione<br />

alle in<strong>di</strong>cazioni del Regime, ben<br />

espresse nel noto <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> Mussolini<br />

al Campidoglio del 31 <strong>di</strong>cembre 1925,<br />

si fece promotore <strong>di</strong> un ambizioso programma<br />

<strong>di</strong> sviluppo della città agendo<br />

su due settori: le abitazioni e le comunicazioni.<br />

Nel primo caso si <strong>di</strong>ede impulso<br />

alla costruzione <strong>di</strong> nuovi quartieri<br />

nell’imme<strong>di</strong>ata periferia ed al completamento<br />

delle lottizzazioni iniziate nel<br />

secolo precedente e non ancora com-


pletate. In questo ambito rientrano il piano<br />

<strong>di</strong> bonifica del Rione Carità,<br />

l’ultimazione del quartiere Vomero, all’interno<br />

del triangolo piazza Vanvitelli -<br />

piazza Medaglie d’Oro - sta<strong>di</strong>o Collana,<br />

le lottizzazioni del nuovo rione<br />

Sannazzaro - Posillipo, il completamento<br />

del rione S. Pasquale a Chiaia, la costruzione<br />

del nuovo quartiere <strong>di</strong> Fuorigrotta.<br />

Il potenziamento della rete <strong>di</strong> trasporto<br />

urbano si attuò con la costruzione<br />

<strong>di</strong> nuove linee su ferro (la Funicolare<br />

Centrale, 1928, e la Funicolare <strong>di</strong><br />

Mergellina, 1931, la linea Direttissima<br />

e la Metropolitana, 1925-27), l’apertura<br />

<strong>di</strong> due nuovi trafori stradali (la Galleria<br />

Laziale, 1925, e la Galleria della Vittoria,<br />

1926-28) e l’inaugurazione dell’Autostrada<br />

Napoli-Pompei (1927-28),<br />

la prima arteria a scorrimento veloce<br />

realizzata in Italia.<br />

<strong>Camillo</strong> <strong>Guerra</strong> partecipò attivamente<br />

a questa fortunata stagione, assumendo<br />

più ruoli <strong>di</strong> responsabilità:<br />

come ingegnere-architetto, progettò e<br />

realizzò alcuni tra i più importanti e<strong>di</strong>fici<br />

pubblici e partecipò con riconoscimenti<br />

ai concorsi d’idee ban<strong>di</strong>ti dal Regime;<br />

come urbanista avanzò <strong>di</strong>verse<br />

ipotesi <strong>di</strong> riassetto della rete <strong>di</strong> trasporto<br />

e collaborò alla stesura del nuovo<br />

Piano Regolatore; come docente della<br />

facoltà <strong>di</strong> Ingegneria, fu per molti anni<br />

titolare dei corsi <strong>di</strong> <strong>Architettura</strong> Tecnica<br />

e <strong>di</strong> Composizione Architettonica;<br />

come autore, infine, pubblicò numerosi<br />

scritti, tra i quali gli “Opuscoli <strong>di</strong> <strong>Architettura</strong><br />

Tecnica” (1910-1933) 2 ed i<br />

<strong>“Quaderni</strong> <strong>di</strong> <strong>Architettura</strong> e <strong>di</strong> <strong>Urbanistica</strong><br />

Napoletana” (1932-35 e 1944) 3 ,<br />

FRANCESCO VIOLA<br />

922<br />

gli unici perio<strong>di</strong>ci tecnici stampati a<br />

Napoli negli anni precedenti l’ultimo<br />

conflitto mon<strong>di</strong>ale. Grazie a queste pubblicazioni<br />

<strong>Guerra</strong> riuscì a dare visibilità<br />

alla propria ricerca progettuale, sollecitando<br />

il confronto su alcuni fra i temi <strong>di</strong><br />

più stretta attualità.<br />

Gli “Opuscoli” ed i <strong>“Quaderni</strong>”, pur<br />

con<strong>di</strong>videndo fra loro talvolta i contenuti,<br />

conservarono nel tempo una <strong>di</strong>fferente<br />

identità e<strong>di</strong>toriale: nei Quaderni<br />

erano privilegiati i temi <strong>di</strong> più ampio respiro,<br />

con particolare attenzione alla<br />

scala urbana, mentre negli Opuscoli erano<br />

trattati gli argomenti legati alla costruzione<br />

dell’architettura, con riferimento<br />

a due campi applicativi: le strutture<br />

in cemento armato e le opere<br />

provvisionali in legno. Nella Napoli degli<br />

anni Venti e Trenta l’uso del cemento<br />

armato era ancora limitato agli e<strong>di</strong>fici<br />

<strong>di</strong> maggiore importanza, ma già appariva<br />

allora evidente come la nuova<br />

tecnica avrebbe introdotto delle <strong>di</strong>fferenziazioni<br />

sempre più marcate tra le<br />

competenze professionali degli ingegneri<br />

e degli architetti. Entrambi erano stati<br />

sinora in grado <strong>di</strong> definire gli aspetti<br />

costruttivi degli e<strong>di</strong>fici, <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensionarne<br />

le strutture, sviluppando talvolta dei semplici<br />

calcoli statici, più spesso tenendo<br />

conto delle consuetu<strong>di</strong>ni e delle soluzioni<br />

sperimentate nel tempo. La progettazione<br />

dei telai in acciaio e cemento<br />

richiedeva però ora competenze più<br />

sofisticate che solo gli ingegneri avrebbero<br />

avuto l’opportunità <strong>di</strong> acquisire nel<br />

corso degli stu<strong>di</strong> universitari.<br />

La nuova tecnologia avrebbe inoltre<br />

introdotto novità nel campo delle costru-


<strong>Camillo</strong> <strong>Guerra</strong> e i <strong>“Quaderni</strong> <strong>di</strong> <strong>Architettura</strong> e <strong>di</strong> <strong>Urbanistica</strong>”:<br />

<strong>di</strong>dattica e costruzione nella Napoli degli anni Trenta<br />

zioni anche sotto il profilo formale, ma<br />

<strong>di</strong> questo <strong>Guerra</strong> non si rese imme<strong>di</strong>atamente<br />

conto, interessato piuttosto ad<br />

un uso del cemento armato che consentisse<br />

<strong>di</strong> riproporre, in <strong>di</strong>mensioni maggiori<br />

e con costi più contenuti, gli<br />

archetipi dell’architettura del passato.<br />

Così fece, ad esempio, con la grande<br />

volta a botte progettata per la Sala<br />

Ricciar<strong>di</strong> del Museo <strong>di</strong> S. Martino, con<br />

la volta cassettonata del Cinema-Teatro<br />

del Palazzo <strong>di</strong> Città a Salerno o con<br />

le capriate in calcestruzzo del tetto nella<br />

Centrale dei Telefoni a piazza Nolana<br />

che imitavano le forme delle antiche<br />

strutture in legno. Nelle architetture <strong>di</strong><br />

<strong>Guerra</strong>, peraltro, gli elementi in cemento<br />

non appaiono a vista, ma risultano<br />

sempre nascosti da uno spesso strato<br />

<strong>di</strong> intonaco, da controsoffittature in gesso<br />

o da lastre <strong>di</strong> pietra. Solo l’or<strong>di</strong>tura<br />

delle travi emergenti ed incrociate dei<br />

solai suggerisce talvolta l’esplorazione<br />

<strong>di</strong> nuove soluzioni formali, come accade<br />

ad esempio nel progetto dei nuovi<br />

“saloni delle Barche” del Museo <strong>di</strong> S.<br />

Martino o nel salone degli auto-commutatori<br />

nella Centrale dei Telefoni a piazza<br />

Nolana nei quali la struttura in calcestruzzo<br />

dei soffitti crea l’occasione<br />

per dare vita ad un articolato <strong>di</strong>segno a<br />

cassettoni.<br />

La stampa degli Opuscoli e dei Quaderni<br />

coincise anche con alcuni importanti<br />

progressi nella carriera accademica<br />

<strong>di</strong> <strong>Guerra</strong>. Sin dal 1920 egli collaborava<br />

con il professore Carlo Laneri in<br />

qualità <strong>di</strong> “assistente incaricato” ai Corsi<br />

<strong>di</strong> <strong>Architettura</strong> Tecnica e <strong>di</strong> Composizione<br />

tArchitettonica nella facoltà <strong>di</strong><br />

923<br />

Ingegneria <strong>di</strong> Napoli e nel 1925 aveva<br />

ottenuto la libera docenza in <strong>Architettura</strong><br />

Tecnica. Nel corso degli anni ’30<br />

concorse come professore straor<strong>di</strong>nario,<br />

prima nella Facoltà <strong>di</strong> Ingegneria <strong>di</strong><br />

Pisa (1935) e Torino (1936) 4 , poi a Bologna<br />

(1938) dove ottenne finalmente<br />

l’idoneità 5 .<br />

Come testimoniano gli scritti comparsi<br />

sulle due riviste 6 e, ancor più, il<br />

volume su le “Esercitazioni e composizioni<br />

<strong>di</strong> <strong>Architettura</strong> eseguite dagli allievi<br />

dei tre corsi <strong>di</strong> Ingegneria Civile”<br />

(1935), <strong>Guerra</strong>, richiamandosi alla tra<strong>di</strong>zione<br />

dell’antica scuola <strong>di</strong> Ponti e Strade,<br />

<strong>di</strong>fendeva con vigore la specificità<br />

dell’insegnamento dell’architettura nelle<br />

facoltà d’Ingegneria e la necessità <strong>di</strong><br />

privilegiare nella formazione degli allievi<br />

più l’acquisizione dei principi dell’economia,<br />

della sobrietà espressiva e<br />

della correttezza tecnica che non la ricerca<br />

a tutti i costi dell’eccellenza formale.<br />

Solo una rinnovata “architettura<br />

burocratica” avrebbe potuto garantire<br />

a suo giu<strong>di</strong>zio, come già avvenuto in<br />

passato, una qualità <strong>di</strong>ffusa nella costruzione<br />

dell’ambiente urbano 7 . E seguendo<br />

tali principi, rinnovò ra<strong>di</strong>calmente<br />

l’organizzazione degli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> architettura,<br />

privilegiando il lavoro degli studenti<br />

in aula, nella convinzione che “in <strong>Architettura</strong><br />

solo quello che si fa e si produce<br />

in iscuola sotto la guida del maestro riesce<br />

proficuo per ogni allievo e ben fatto<br />

e rappresenta la sua produzione genuina”.<br />

Inoltre, sud<strong>di</strong>vise “il complesso<br />

delle esercitazioni grafiche […] in due<br />

parti <strong>di</strong>stinte, concentrando nel primo<br />

anno la conoscenza storica e costruttiva


delle architetture del passato...[nella<br />

convinzione] che non si può comporre<br />

bene il presente ignorando del tutto il<br />

passato…Agli allievi del secondo e terzo<br />

anno, dopo un breve corso riassuntivo<br />

sugli elementi strutturali [proponeva]<br />

tutta la parte che riguarda le opere<br />

<strong>di</strong> completamento degli e<strong>di</strong>fici ed il carattere<br />

che gli e<strong>di</strong>fici stessi debbono<br />

avere per rispondere allo scopo a cui<br />

sono destinati ed all’ambiente; e ad essi<br />

FRANCESCO VIOLA<br />

924<br />

[faceva] iniziare le esercitazioni <strong>di</strong> composizione<br />

architettonica con il progetto<br />

<strong>di</strong> piccoli e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> abitazione o <strong>di</strong> uso<br />

pubblico… A completamento del concetto<br />

inventivo [richiedeva] agli allievi<br />

lo sviluppo dei particolari costruttivi del<br />

progetto da essi ideato e ciò perché incominciassero<br />

ad allenarsi nel <strong>di</strong>segnare<br />

un e<strong>di</strong>ficio a fare sempre opera completa<br />

<strong>di</strong> Ingegnere ideatore e non <strong>di</strong> semplice<br />

<strong>di</strong>segnatore” 8 .<br />

Fig. 1 – C. <strong>Guerra</strong>, Progetto della Casa del Mutilato a Napoli (1938-40). Prospettiva<br />

1 Per un approfon<strong>di</strong>mento sull’opera <strong>di</strong> <strong>Camillo</strong> <strong>Guerra</strong> si rimanda ai seguenti testi:<br />

A. BACULO, <strong>Camillo</strong> <strong>Guerra</strong> 1889-1960. Fra tra<strong>di</strong>zione e <strong>di</strong>namica funzionale, in “ArQ”, giugno<br />

1990, n. 3, pp. 118-119;<br />

G. COPPOLA, Otto opere <strong>di</strong> <strong>Camillo</strong> <strong>Guerra</strong>, ivi, pp. 120-123;<br />

G. GUERRA, R. IOVINO, <strong>Camillo</strong> <strong>Guerra</strong> ingegnere a Napoli. Tra costruzione e progetto quattro<br />

architetture fra le due guerre, Napoli, 1993;<br />

F. FASCIA, Il catalogo informatico delle architetture <strong>di</strong> <strong>Camillo</strong> <strong>Guerra</strong>, Napoli, Luciano, 1996;<br />

O. GHIRINGHELLI, <strong>Camillo</strong> <strong>Guerra</strong> 1889-1960. Tra neoeclettismo e modernismo, Napoli, Electa,<br />

2004.


<strong>Camillo</strong> <strong>Guerra</strong> e i <strong>“Quaderni</strong> <strong>di</strong> <strong>Architettura</strong> e <strong>di</strong> <strong>Urbanistica</strong>”:<br />

<strong>di</strong>dattica e costruzione nella Napoli degli anni Trenta<br />

Fig. 2 – C. <strong>Guerra</strong>, Progetto del Palazzo dei Telefoni in via Depretis a Napoli (1949).<br />

Prospettiva<br />

Fig. 3 – Salerno, Palazzo <strong>di</strong> Città, vista delle centine della volta con i cassettonati del<br />

Cinema-Teatro, da “Opuscoli <strong>di</strong> <strong>Architettura</strong> Tecnica”, 1929-32<br />

925


FRANCESCO VIOLA<br />

Fig. 4 – Napoli, Palazzo dei Telefoni in Piazza Nolana, il grande salone degli<br />

autocommutatori con il solaio a lacunari quadrati e travi incrociate,<br />

da “Opuscoli <strong>di</strong> <strong>Architettura</strong> Tecnica”, 1920-24<br />

Fig. 5 – Napoli, Palazzo dei Telefoni in Piazza Nolana, il tetto con le capriate in cemento<br />

armato, da “Opuscoli <strong>di</strong> <strong>Architettura</strong> Tecnica”, 1920-24<br />

926


<strong>Camillo</strong> <strong>Guerra</strong> e i <strong>“Quaderni</strong> <strong>di</strong> <strong>Architettura</strong> e <strong>di</strong> <strong>Urbanistica</strong>”:<br />

<strong>di</strong>dattica e costruzione nella Napoli degli anni Trenta<br />

Fig. 6 – Albergo <strong>di</strong> montagna. Progetto dell’allievo Benedetto Versace (1934-35)<br />

Fig. 7 – Stazione ferroviaria. Progetto dell’allievo Mario Borgia (1934-35)<br />

Fig. 8 – Progetto <strong>di</strong> una Grande Autorimessa e <strong>di</strong> alloggi all’inizio delle Autostrade del<br />

Mezzogiorno. Allievo Mario Borgia (1934-35)<br />

927


FRANCESCO VIOLA<br />

Fig. 9 – Progetto <strong>di</strong> villino in collina. Allievo Ugo Carotenuto (1934-35)<br />

Fig. 10 – Progetto del Palazzo dell’Assistenza Fascista per la città <strong>di</strong> Salerno.<br />

Allievo A. Fiorentino (1934-35)<br />

928


<strong>Camillo</strong> <strong>Guerra</strong> e i <strong>“Quaderni</strong> <strong>di</strong> <strong>Architettura</strong> e <strong>di</strong> <strong>Urbanistica</strong>”:<br />

<strong>di</strong>dattica e costruzione nella Napoli degli anni Trenta<br />

2 La serie degli “Opuscoli <strong>di</strong> <strong>Architettura</strong> Tecnica” comprende:<br />

- La cupola <strong>di</strong> S. Maria la Bruna in Torre del greco ed il castelletto girante per <strong>di</strong>pingerla, 1910;<br />

- Progetto <strong>di</strong> teatro con club e calcoli della cupola in ferro. tesi per la laurea <strong>di</strong> ingegnere civile,<br />

1912;<br />

- Le strutture in legno del pa<strong>di</strong>glione della Campania in Roma e del teatro del festival <strong>di</strong> Caserta,<br />

1921-1923;<br />

- Le fondazioni a palificata per la grande tomba a sifone sui Regi Lagni, 1913;<br />

- Passeggiatoi a sbalzo in cemento armato per il ponte <strong>di</strong> Amorosi sul Volturno (Via provinciale<br />

Caserta–Benevento), 1913;<br />

- Il ponte in cemento armato sul Diversivo Vicano, 1914;<br />

- Le sottofondazioni in cemento armato dell’e<strong>di</strong>ficio del Museo Artistico Industriale <strong>di</strong> Napoli, 1917;<br />

- Rafforzamento e restauro del cornicione dell’e<strong>di</strong>ficio – sede della R. Accademia <strong>di</strong> Belle Arti <strong>di</strong><br />

Napoli, 1919;<br />

- Le strutture in cemento armato delle sale del Museo <strong>di</strong> S. Martino, 1920;<br />

- Il grande muro <strong>di</strong> sostegno per la sistemazione esterna del Mausoleo <strong>di</strong> Posillipo (estratto dal I°<br />

Quaderno <strong>di</strong><br />

<strong>Architettura</strong> e <strong>di</strong> <strong>Urbanistica</strong> Napoletana), 1923;<br />

- La copertura in cemento armato del Mausoleo <strong>di</strong> Posillipo (estratto dal I° Quaderno <strong>di</strong> <strong>Architettura</strong><br />

e <strong>di</strong> <strong>Urbanistica</strong> Napoletana), 1923;<br />

- Le strutture in pietra da taglio ed in cemento armato dei palazzi dei telefoni in Napoli Posillipo<br />

(estratto dal V° Quaderno <strong>di</strong> <strong>Architettura</strong> e <strong>di</strong> <strong>Urbanistica</strong> Napoletana), 1920-1924;<br />

- Le strutture in cemento armato dell’Istituto Botanico in Napoli, 1923;<br />

- Le sottofondazioni <strong>di</strong> Palazzo Gravina in Napoli, 1924;<br />

- Lo sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Napoli alla Litoranea, 1927, Ing. Amedeo d’Albora, Ing. <strong>Camillo</strong> <strong>Guerra</strong>;<br />

- Polemiche per la specializzazione degli ingegneri in architettura, 1923-1928;<br />

- Le strutture in cemento armato del Palazzo <strong>di</strong> Città <strong>di</strong> Salerno, 1929-1932;<br />

- Le strutture in cemento armato del Campo Sportivo <strong>di</strong> Salerno, 1933;<br />

- Le strutture in cemento armato per la sede della O.N.D. in Chieti (estratto dal XIV° Quaderno <strong>di</strong><br />

<strong>Architettura</strong> e <strong>di</strong> <strong>Urbanistica</strong> Napoletana), 1933;<br />

- Le strutture in cemento armato della Stazione Marittima per passeggeri nel porto <strong>di</strong> Napoli, 1933.<br />

3 I <strong>“Quaderni</strong> <strong>di</strong> <strong>Architettura</strong> e <strong>di</strong> <strong>Urbanistica</strong> Napoletana raccolti dall’ing. <strong>Camillo</strong> <strong>Guerra</strong>”<br />

comprendono nella prima serie, dal 1932 al 1935:<br />

- Il Mausoleo <strong>di</strong> Posillipo, I, 1932;<br />

- Il Mausoleo <strong>di</strong> Posillipo. iniziative, consensi e polemiche per la sua destinazione a monumento e<br />

tomba dei napoletani caduti in guerra, II, 1932;<br />

- Il trasporto delle biblioteche nella Reggia <strong>di</strong> Napoli, III, 1933;<br />

- Il Piano regolatore integrale <strong>di</strong> Napoli. Stu<strong>di</strong>o delle comunicazioni nord – sud e della sistemazione<br />

<strong>di</strong> Monte Echia, X, 1933;<br />

- Le comunicazioni viarie e tranviarie del maggior centro urbano <strong>di</strong> Napoli. Progetti per il concorso<br />

del 1924 e stu<strong>di</strong> successivi dell’Ing. <strong>Camillo</strong> <strong>Guerra</strong>, XI, 1933;<br />

- Il nuovo grande Ospedale <strong>di</strong> Napoli. Progetto degli Ingegneri Girolamo Ippolito e <strong>Camillo</strong><br />

<strong>Guerra</strong>, XII, 1933;<br />

- La nuova Stazione Marittima per passeggeri nel Porto <strong>di</strong> Napoli. Progetto degli Ingegneri Guglielmo<br />

Melisurgo e <strong>Camillo</strong> <strong>Guerra</strong>, XIII, 1933;<br />

- Il Palazzo Littorio in Via dell’Impero. La Torre Littoria su Castel Sant’Elmo. I Progetto Ingg.<br />

D’Albora–Granturco–<strong>Guerra</strong>. II Progetto Ingg. Ferretti – Granturco – <strong>Guerra</strong>, XX, 1935.<br />

La II serie comprende un solo fascicolo:<br />

- La Città Universitaria <strong>di</strong> Napoli. Stu<strong>di</strong>o dell’Ing. Prof. <strong>Camillo</strong> <strong>Guerra</strong>, I, 1944.<br />

929


FRANCESCO VIOLA<br />

4 Nel concorso per professore straor<strong>di</strong>nario alla cattedra <strong>di</strong> Composizione Architettonica a Torino<br />

nel 1936 la Commissione, <strong>di</strong> cui faceva parte il “napoletano” Alberto Calza Bini, non riconobbe<br />

l’idoneità a <strong>Camillo</strong> <strong>Guerra</strong> e decretò vincitori Giovanni Muzio, Piero Portaluppi e Marcello<br />

Canino.<br />

Per un singolare scherzo del destino, quin<strong>di</strong>ci anni dopo, gli stessi <strong>Guerra</strong>, Muzio, Portaluppi e<br />

Canino si ritrovarono, questa volta nella veste <strong>di</strong> commissari, nel concorso per professore straor<strong>di</strong>nario<br />

<strong>di</strong> <strong>Architettura</strong> e Composizione Architettonica a Napoli, al quale partecipava Luigi Cosenza;<br />

ancora una volta prevalsero i docenti della “scuola romana” che riuscirono ad imporre come vincitori<br />

Adalberto Libera, Carlo Mollino e Mario De Renzi, già collaboratore dello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Calza Bini,<br />

nonostante che <strong>Camillo</strong> <strong>Guerra</strong>, favorevole a Cosenza, si fosse strenuamente opposto a questa<br />

soluzione, presentando una relazione <strong>di</strong> minoranza. Cfr.”Bollettino Ufficiale del Ministero della<br />

Pubblica Istruzione”, n. 16 del 22 aprile 1954.<br />

5 Due anni dopo egli risulterà vincitore nel concorso a cattedra ban<strong>di</strong>to dall’Università <strong>di</strong> Cagliari<br />

per l’insegnamento <strong>di</strong> <strong>Architettura</strong> Tecnica ed sarà incaricato come Professore Straor<strong>di</strong>nario presso<br />

la facoltà <strong>di</strong> Ingegneria <strong>di</strong> Napoli. Dal 1946 e sino al 1959, anno del collocamento fuori ruolo, <strong>Guerra</strong><br />

sarà professore or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> <strong>Architettura</strong> Tecnica e <strong>di</strong>rettore dell’omonimo Istituto.<br />

6 Cfr. C. GUERRA, Polemiche per la specializzazione degli ingegneri in architettura, 1923-1928, in<br />

“Opuscoli <strong>di</strong> <strong>Architettura</strong> Tecnica”, cit.<br />

7 “<strong>Architettura</strong> burocratica è quella del palazzo delle Finanze, della Dogana a mare, dell’Osservatorio<br />

<strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>monte, <strong>di</strong> quello del Vesuvio, dei fabbricati delle Dogane del quartiere della Maddalena,<br />

del muro Finanziero ecc. ma quanta nobile austerità, quanta <strong>di</strong>sciplinata e chiara armonia in quelle<br />

semplici linee. Gli architetti si armonizzavano ai temi; e<strong>di</strong>fici pubblici semplici e <strong>di</strong>gnitosi, che<br />

<strong>di</strong>cevano tutto lo sforzo dei governi or<strong>di</strong>natori a dotare il paese <strong>di</strong> opere degne…E questo è quello<br />

che deve conservare l’architettura della burocrazia – che certo non può avere impronta <strong>di</strong> genio –<br />

come l’architettura <strong>di</strong> stato del ‘700 e dell’ ‘800 non ebbe la doviziosa genialità delle opere <strong>di</strong> Luigi<br />

Vanvitelli o <strong>di</strong> Antonio Niccolini. L’<strong>Architettura</strong> burocratica a Napoli attualmente non solo non si<br />

pone tali limiti ma dà saggio della maggiore <strong>di</strong>fformità e quel che è peggio della maggiore incomprensione<br />

della propria opera educativa e <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo…E le opere create sono e resteranno quelle che<br />

sono, senza che abbiano neanche la <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> una impronta speciale…Correggere il mal fatto subito<br />

è impossibile; ne è possibile sostituire in tante opere statali, l’opera dei singoli artefici che non<br />

corrisponde alla necessità <strong>di</strong> una veduta d’insieme.<br />

Una architettura burocratica può esservi, e nel passato, proprio qui a Napoli si è <strong>di</strong>mostrato che ad<br />

essa può darsi <strong>di</strong>gnità, armonia, compostezza. Per raggiungere un tale intento occorre che vi sia un<br />

in<strong>di</strong>rizzo preciso <strong>di</strong> Scuola, che i singoli tecnici abbiano una preparazione culturale e <strong>di</strong> ambiente<br />

sufficiente a produrre opere consone e rispondenti ai canoni in<strong>di</strong>spensabili che l’architettura, anche<br />

burocratica e forse perché tale, deve avere.<br />

Ripristinare degnamente l’insegnamento dell’architettura è necessario perché tutti sentano la necessità<br />

<strong>di</strong> compiere severamente questi stu<strong>di</strong>, e per formare in quelli che possono essere chiamati a<br />

compiere opera <strong>di</strong> architetti una coscienza architettonica, che è conoscenza <strong>di</strong> ambiente ed educazione<br />

all’armonia…”, C. GUERRA, L’architettura burocratica a Napoli. Non pubblicato dal Mattino<br />

del 26 ottobre 1928 – VI, in Polemiche per la specializzazione degli ingegneri in architettura,<br />

“Opuscoli <strong>di</strong> <strong>Architettura</strong> Tecnica”, 1923-1928, pp. 11-14.<br />

8 Idem.<br />

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