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Anno LVIII - n. 3/2012<br />
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Anno LIX<br />
N. 3/2012<br />
Sped. in abb. post.<br />
Distribuzione gratuita.<br />
La rivista non ha quota di abbonamento<br />
ma è sostenuta dalle offerte dei lettori.<br />
Direttore responsabile<br />
Don Giuseppe Tuninetti<br />
Redattori<br />
Galbusera Sr. M. Gaetana<br />
Sahondravololona Sr. M. Angéline<br />
Riva Gabriele e Paola<br />
Visconti Maria Carla<br />
Viale Catone, 29 - 10131 TORINO<br />
Tel 011/6608968 – Fax 011/6608969<br />
E-mail: redazione@piccoleserve.it<br />
Con approvazione ecclesiastica.<br />
Autorizzazione Tribunale di Torino<br />
n. 865 - 9/12/1953.<br />
Stampa ALZANI Tipografia s.a.s<br />
Pinerolo – Tel 0121.322657<br />
E-mail: info@alzanitipografia.com<br />
C/C Postale n. 14441109<br />
specificare la causale del versamento<br />
Nota Bene<br />
Il modulo del CONTO CORRENTE POSTALE perviene<br />
indistintamente a tutti i benefattori e amici della<br />
Congregazione, così pure a coloro che ricevono<br />
“Fiamma che arde” a titolo di collaborazione o di<br />
scambio editoriale. Chi non intendesse farne uso<br />
non ne tenga conto. Chi lo utilizza per inviare offerte<br />
è pregato di SPECIFICARE SEMPRE LA CAUSALE.<br />
Il presente <strong>numero</strong> è stato consegnato alle<br />
Poste Italiane di Torino il 18 settembre 2012.<br />
Fiamma che arde<br />
Rivista trimestrale della Congregazione delle <strong>Piccole</strong> <strong>Serve</strong><br />
del Sacro Cuore di Gesù per gli ammalati poveri<br />
Sommario<br />
Cari amici<br />
(La Redazione) pag. 3<br />
Diario di un incontro di festa<br />
(Prof.ssa Paola e dott. Gabriele Riva) » 4<br />
Di Speranza fontana vivace<br />
(Don Fabio Giovenzana) » 9<br />
La libertà religiosa<br />
secondo l’Islam e i musulmani<br />
(Don Giuseppe Tuninetti) » 11<br />
Madagascar<br />
Il grazie è per voi, amici!<br />
(Sr. M. Angiola Rota) » 13<br />
3/Le vocazioni dono<br />
della carità di Dio<br />
(Sr. M. Gaetana Galbusera) » 15<br />
Comunione, condivisione<br />
e carità tra Chiese<br />
(Benedetto XVI) » 23<br />
Psicologia:<br />
Ruolo della famiglia<br />
(Dott.ssa Maria Carla Visconti) » 24<br />
Sanità e salute:<br />
Ossiuriasi<br />
(Dott.ssa Giovanna Gavazzeni) » 26<br />
Fiori di cielo<br />
(Madre Carmelina Lanfredini) » 28<br />
Sostegno a distanza per amare da vicino » 29<br />
Solidarietà » 31<br />
Sostegno bambini a distanza » 32<br />
GARANZIA DI RISERVATEZZA: l’Editore garantisce, ai sensi dell’art. 13 del d.lgs. 196/2003 in materia di protezione dati personali, che i<br />
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arde ed avverrà nel pieno rispetto dei principi di riservatezza, correttezza, liceità e trasparenza, anche mediante l’ausilio di mezzi elettronici<br />
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Viale Catone, 29 - 10131 TORINO.
Cari<br />
Amici<br />
la parola di Benedetto XVI rivolta alle famiglie in occasione<br />
del VII Incontro Mondiale a Milano si fa non solo riflessione,<br />
ma anche meditazione; infatti, il suo pensiero, morale e<br />
teologico, ci riporta ai valori biblici della famiglia dell’antico e<br />
nuovo Testamento, soprattutto del Vangelo. L’evento, importante per il<br />
mondo cattolico e non solo, ha avuto come tema Famiglia, Lavoro, Festa: tre doni di<br />
Dio, tre dimensioni della nostra esistenza che devono trovare un armonico equilibrio.<br />
Apriamo quindi il nostro trimestrale con Diario di un incontro di festa e di riflessione a<br />
cura dei coniugi Paola e Gabriele Riva.<br />
È tradizione che ogni anno, con il terzo <strong>numero</strong> di Fiamma che arde, pubblichiamo<br />
un contributo dedicato a Maria; a offrircelo è Don Fabio Giovenzana: Di Speranza<br />
fontana vivace, titolo con cui Dante stesso definisce la Madonna. Il contributo ci aiuta<br />
a leggere la contrapposizione dell’uomo di oggi a Maria nel rapporto con Dio. Infatti,<br />
mentre Maria ha posto con fede la speranza nel suo Salvatore, l’uomo la pone in se<br />
stesso brancolando sempre più in ombre tenebrose: In un mondo dove l’uomo ha riposto<br />
le sue speranze nelle utopie propugnate da ideologie ingannevoli, abbiamo più che<br />
mai bisogno di un inizio di certezza sperimentabile ora. La speranza, per rinascere nel<br />
cuore dell’uomo, ha bisogno di Maria.<br />
La persecuzione dei cristiani nel mondo sembra divenire sempre più cruenta e<br />
inarrestabile. Ma perché tanto odio a una religione che fonda le sue radici in Gesù,<br />
impegnata nell’attuazione della sua parola e dei suoi esempi di amore e di misericordia,<br />
soprattutto del suo testamento pronunciato nell’ultima cena con gli apostoli? È Gesù<br />
stesso a darci risposta nell’avvertimento ai suoi discepoli: Se il mondo vi odia, sappiate<br />
che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo;<br />
poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelto dal mondo, per questo il mondo vi<br />
odia (Gv 15,18-20). Tuttavia non dobbiamo chiudere gli occhi su quanto sta avvenendo<br />
soprattutto nei Paesi Islamici dove è oggi in corso una vera e propria caccia ai cristiani.<br />
In proposito, don Giuseppe Tuninetti ci informa circa La libertà religiosa secondo<br />
l’Islam e i musulmani.<br />
Sr. M. Angiola Rota dal Madagascar titola il suo articolo: Il grazie è per voi, amici!<br />
La carità umile e operosa, sostenuta da aiuti concreti si fa grazia e rende feconda<br />
l’opera di Dio, che nel corso della storia sempre si manifesta sull’esempio di Gesù.<br />
Le testimonianze, come quella della nostra consorella, se fossero tutte conservate,<br />
davvero il mondo non basterebbe per contenerle. Già il discepolo di Gesù scrisse:<br />
Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per<br />
una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero<br />
scrivere (Gv 21,24-25). Un patrimonio così stupendo che Dio ci ha donato in Gesù e<br />
che continua a essere tramandato nei secoli attraverso i suoi testimoni; noi, purtroppo,<br />
a fatica ne prendiamo atto.<br />
Chiamati a far risplendere la Parola di verità (Lett. ap. Porta fidei, 6), è il tema<br />
per la Giornata Mondiale Missionaria, in calendario per il 23 ottobre 2012. Lo scopo<br />
di questo annuale appuntamento è quello di sottolineare che la missione della Chiesa è<br />
soprattutto quella di annunciare il Vangelo del Signore a tutti i popoli. Quindi, coloro<br />
che sono inviati in terra di missione devono dare priorità a questo specifico compito.<br />
Tuttavia, in questa terza domenica di ottobre, le offerte raccolte nelle parrocchie sono<br />
destinate alle Chiese dei Paesi poveri, dove si stenta a vivere.<br />
Ora, cari amici, che l’estate sta per essere lasciata alle nostre spalle e nella speranza<br />
che voi tutti abbiate potuto usufruire di qualche periodo di distensione fisica e spirituale,<br />
vi auguriamo un buon rientro nella normale quotidianità.<br />
La Redazione<br />
3
4<br />
VII INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE<br />
LE PAROLE DI BENEDETTO XVI<br />
Diario di un incontro di festa e di riflessione<br />
1 giugno 2012 – venerdì pomeriggio<br />
Al suo arrivo in Piazza Duomo Benedetto<br />
XVI saluta così la Diocesi Ambrosiana e le<br />
famiglie lì convenute per accoglierlo:<br />
Cari amici, la vostra storia è ricchissima<br />
di cultura e di fede. […] Spetta ora<br />
a voi, eredi di un glorioso passato e di un<br />
patrimonio spirituale di inestimabile valore,<br />
impegnarvi per trasmettere alle future<br />
generazioni la fiaccola di una così luminosa<br />
tradizione. Voi ben sapete quanto sia urgente<br />
immettere nell’attuale contesto culturale<br />
il lievito evangelico. La fede in Gesù Cristo<br />
[…] deve animare tutto il tessuto della vita,<br />
personale e comunitaria, pubblica e privata,<br />
così da consentire uno stabile e autentico<br />
“ben essere”, a partire dalla famiglia, che<br />
va riscoperta quale patrimonio principale<br />
dell’umanità. […] Nella chiara distinzione<br />
dei ruoli e delle finalità, la Milano positivamente<br />
“laica” e la Milano della fede sono<br />
chiamate a concorrere al bene comune. […]<br />
Prof.ssa Paola e dott Gabriele RIVA<br />
Tra tutti i frutti spirituali particolarmente<br />
significativi per il nostro tempo, voglio oggi<br />
ricordare, proprio pensando alle famiglie,<br />
santa Gianna Beretta Molla, sposa e madre,<br />
donna impegnata nell’ambito ecclesiale<br />
e civile, che fece splendere la bellezza e<br />
la gioia della fede, della speranza e della<br />
carità.<br />
2 giugno 2012 - sabato<br />
La giornata di sabato è segnata da due appuntamenti<br />
importanti. Nella tarda mattinata<br />
i cresimandi, genitori, madrine, padrini<br />
e catechisti incontrano allo stadio di San<br />
Siro il Papa, che rivolge loro forti parole di<br />
incoraggiamento:<br />
Non siate pigri, ma ragazzi e giovani impegnati,<br />
in particolare nello studio, in vista<br />
della vita futura: è il vostro dovere quotidiano<br />
e una grande opportunità che avete per<br />
crescere e per preparare il futuro. Siate disponibili<br />
e generosi verso gli altri, vincendo<br />
la tentazione di mettere al centro voi stessi,<br />
perché l’egoismo è nemico della vera gioia.
Lo dice anche sant’Ambrogio, grande Santo<br />
della vostra Città, in una sua opera, dove<br />
scrive: «Ogni età è matura per Cristo». E<br />
soprattutto lo dimostra la testimonianza di<br />
tanti Santi vostri coetanei, come Domenico<br />
Savio, o Maria Goretti. La santità è la via<br />
normale del cristiano: non è riservata a pochi<br />
eletti, ma è aperta a tutti. Naturalmente,<br />
con la luce e la forza dello Spirito Santo. E<br />
con la guida di nostra Madre. Chi è nostra<br />
Madre? È la Madre di Gesù, Maria.<br />
In serata al Parco Nord, Sua Santità<br />
fa festa con le famiglie del mondo, che gli<br />
presentano le varie situazioni che la famiglia<br />
incontra quotidianamente. Benedetto XVI<br />
risponde a braccio, con affetto, come un<br />
padre che rivolge ai propri figli parole che<br />
entrano nel cuore di ognuno dei presenti.<br />
Il capitano dell’Inter Zanetti con la famiglia<br />
dal Papa.<br />
Una bambina con la propria famiglia<br />
proveniente dal Vietnam, gli chiede della<br />
Sua famiglia. Il Papa con il sorriso negli<br />
occhi ricorda:<br />
Il punto essenziale per la famiglia era<br />
per noi sempre la domenica, ma la domenica<br />
cominciava già il sabato pomeriggio.<br />
Il padre ci diceva le letture della domenica.<br />
Così cominciava la domenica: entravamo<br />
già nella liturgia, in atmosfera di gioia. Il<br />
giorno dopo andavamo a Messa. […] E poi<br />
a casa era importante il grande pranzo insieme.<br />
E poi abbiamo cantato molto: mio<br />
fratello è un grande musicista, ha fatto delle<br />
composizioni già da ragazzo per noi tutti,<br />
così tutta la famiglia cantava. Il papà suonava<br />
la cetra e cantava; sono momenti indimenticabili.<br />
Poi, naturalmente, abbiamo<br />
fatto insieme viaggi, camminate nei boschi,<br />
avventure, giochi eccetera. In una parola,<br />
eravamo un cuore e un’anima sola, con tante<br />
esperienze comuni, anche in tempi molto<br />
difficili, perché era il tempo della guerra,<br />
prima della dittatura, poi della povertà.<br />
Una coppia di fidanzati provenienti<br />
dal Madagascar e attualmente in Italia per<br />
laurearsi, prima di ritornare nel loro Paese,<br />
vogliono sposarsi e costruire una famiglia<br />
orientata ai valori del Vangelo, ma il «per<br />
sempre» li spaventa. Il Papa li esorta dicendo:<br />
L’innamoramento è bello, ma forse non<br />
sempre perpetuo, così come è il sentimento:<br />
non rimane per sempre. Quindi, si vede che<br />
il passaggio dall’innamoramento al fidanzamento<br />
e poi al matrimonio esige diverse<br />
decisioni, esperienze interiori. È bello questo<br />
sentimento dell’amore, ma deve essere<br />
purificato, deve andare in un cammino di<br />
discernimento, cioè devono entrare anche<br />
la ragione e la volontà; devono unirsi ragione,<br />
sentimento e volontà. Nel Rito del<br />
Matrimonio, la Chiesa non dice: «Sei innamorato?»,<br />
ma «Vuoi», «Sei deciso». Cioè:<br />
l’innamoramento deve divenire vero amore<br />
coinvolgendo la volontà e la ragione in un<br />
cammino, che è quello del fidanzamento,<br />
di purificazione, di più grande profondità,<br />
così che realmente tutto l’uomo, con tutte<br />
le sue capacità, con il discernimento della<br />
ragione, la forza di volontà, dice: «Sì,<br />
questa è la mia vita». Io penso spesso alle<br />
nozze di Cana. Il primo vino è bellissimo:<br />
è l’innamoramento. Ma non dura fino alla<br />
fine: deve venire un secondo vino, cioè deve<br />
fermentare e crescere, maturare. Un amore<br />
definitivo che diventi realmente «secondo<br />
5
6<br />
vino» è più bello, migliore del primo vino. E<br />
questo dobbiamo cercare.<br />
Una famiglia che vive in Grecia, parla<br />
della difficile situazione economica che<br />
sta provando, della mancanza di fiducia e<br />
di speranza nel futuro. Benedetto XVI è<br />
profondamente toccato da questa testimonianza:<br />
Che cosa possiamo rispondere? Le<br />
parole sono insufficienti. Dovremmo fare<br />
qualcosa di concreto e tutti soffriamo del<br />
fatto che siamo incapaci di fare qualcosa di<br />
concreto. Parliamo prima della politica: mi<br />
sembra che dovrebbe crescere il senso della<br />
responsabilità in tutti i partiti, che non promettano<br />
cose che non possono realizzare,<br />
che non cerchino solo voti per sé, ma siano<br />
responsabili per il bene di tutti e che si capisca<br />
che politica è sempre anche responsabilità<br />
umana, morale davanti a Dio e agli<br />
uomini. […] Che cosa possiamo fare noi? Io<br />
penso che forse gemellaggi tra città, tra famiglie,<br />
tra parrocchie, potrebbero aiutare.<br />
Noi abbiamo in Europa, adesso, una rete di<br />
gemellaggi, ma sono scambi culturali, certo<br />
molto buoni e molto utili, ma forse ci vogliono<br />
gemellaggi in altro senso: che realmente<br />
una famiglia dell’Occidente, dell’Italia,<br />
della Germania, della Francia… assuma la<br />
responsabilità di aiutare un’altra famiglia.<br />
[…] E siate sicuri: io e tanti altri preghiamo<br />
per voi, e questo pregare non è solo dire<br />
parole, ma apre il cuore a Dio e così crea<br />
anche creatività nel trovare soluzioni.<br />
Una famiglia di New York con 6 figli<br />
esprime la propria difficoltà a conciliare i<br />
tempi del lavoro con quelli della famiglia,<br />
gli impegni con il riposo. Il Papa va subito<br />
al cuore del problema:<br />
Grande questione, e penso di capire<br />
questo dilemma tra due priorità: la priorità<br />
del posto di lavoro è fondamentale, e la<br />
priorità della famiglia. E come riconciliare<br />
le due priorità. Ci sono imprese che permettono<br />
quasi qualche extra per le famiglie – il<br />
giorno del compleanno, eccetera – e vedono<br />
che concedere un po’ di libertà, alla fine va<br />
bene anche per l’impresa, perché rafforza<br />
l’amore per il lavoro, per il posto di lavoro.<br />
Quindi, vorrei qui invitare i datori di lavoro<br />
a pensare alla famiglia. Secondo punto: mi<br />
sembra che si debba naturalmente cercare<br />
una certa creatività, e questo non è sempre<br />
facile. Ma almeno, ogni giorno portare<br />
qualche elemento di gioia nella famiglia, di<br />
attenzione, qualche rinuncia alla propria<br />
volontà per essere insieme famiglia. […] E<br />
finalmente, c’è la domenica, la festa, giorno<br />
del Signore e, proprio in quanto tale, anche<br />
“giorno dell’uomo”, perché siamo liberi.<br />
Questa era, nel racconto della Creazione,<br />
l’intenzione originale del Creatore: che un<br />
giorno tutti siano liberi.<br />
Una coppia brasiliana, sposi da 34<br />
anni e già nonni, segue le coppie in difficoltà<br />
che, incapaci di perdonarsi, divorziano<br />
e si risposano, ma si vedono rifiutare i<br />
Sacramenti, sentendosi marchiati in modo<br />
inappellabile proprio quando tentano di costruire<br />
un qualcosa di duraturo. Benedetto<br />
XVI comprende la sofferenza di queste situazioni<br />
di vita:<br />
Non abbiamo semplici ricette. La sofferenza<br />
è grande e possiamo solo aiutare
le parrocchie, i singoli ad aiutare queste<br />
persone a sopportare la sofferenza di questo<br />
divorzio. Io direi che molto importante<br />
sarebbe, naturalmente, la prevenzione, cioè<br />
approfondire fin dall’inizio l’innamoramento<br />
in una decisione profonda, maturata;<br />
inoltre, l’accompagnamento durante il matrimonio,<br />
affinché le famiglie non siano mai<br />
sole, ma siano realmente accompagnate nel<br />
loro cammino. E poi, quanto a queste persone,<br />
la Chiesa le ama. Mi sembra un grande<br />
compito di una parrocchia, di una comunità<br />
cattolica, di fare realmente il possibile perché<br />
esse sentano di essere amate, accettate,<br />
che non sono «fuori» anche se non possono<br />
ricevere l’assoluzione e l’Eucaristia: devono<br />
vedere che anche così vivono pienamente<br />
nella Chiesa. Forse, se non è possibile<br />
l’assoluzione nella Confessione, tuttavia un<br />
contatto permanente con un sacerdote, con<br />
una guida dell’anima, è molto importante.<br />
[…] Anche senza la ricezione «corporale»<br />
del Sacramento, possiamo essere spiritual-<br />
mente uniti a Cristo nel suo Corpo. Che realmente<br />
trovino la possibilità di vivere una<br />
vita di fede, con la Parola di Dio, con la comunione<br />
della Chiesa.<br />
3 giugno 2012 – domenica mattina<br />
Alla Santa Messa le parole del Papa ci<br />
fanno penetrare il mistero della Trinità, a<br />
cui le letture di questa domenica sono dedicate,<br />
riflesso nell’amore famigliare:<br />
Chiamata ad essere immagine del Dio<br />
Unico in Tre Persone non è solo la Chiesa,<br />
ma anche la famiglia, fondata sul matrimonio<br />
tra l’uomo e la donna. Dio ha creato<br />
l’essere umano maschio e femmina, con<br />
pari dignità, ma anche con proprie e complementari<br />
caratteristiche, perché i due fossero<br />
dono l’uno per l’altro, si valorizzassero<br />
reciprocamente e realizzassero una comunità<br />
di amore e di vita (Gen 1,27-28). L’amore<br />
è ciò che fa della persona umana l’auten-<br />
7
8<br />
tica immagine della Trinità, immagine di<br />
Dio. Cari sposi, nel vivere il matrimonio voi<br />
non vi donate qualche cosa o qualche attività,<br />
ma la vita intera. E il vostro amore è<br />
fecondo innanzitutto per voi stessi, perché<br />
desiderate e realizzate il bene l’uno dell’altro,<br />
sperimentando la gioia del ricevere e<br />
del dare. È fecondo poi nella procreazione,<br />
generosa e responsabile, dei figli, nella<br />
cura premurosa per essi e nell’educazione<br />
attenta e sapiente. È fecondo infine per la<br />
società, perché il vissuto familiare è la prima<br />
e insostituibile scuola delle virtù sociali,<br />
come il rispetto delle persone, la gratuità, la<br />
fiducia, la responsabilità, la solidarietà, la<br />
cooperazione. Cari sposi, abbiate cura dei<br />
vostri figli e, in un mondo dominato dalla<br />
tecnica, trasmettete loro, con serenità e fiducia,<br />
le ragioni del vivere, la forza della<br />
fede, prospettando loro mete alte e sostenendoli<br />
nella fragilità. Ma anche voi figli,<br />
sappiate mantenere sempre un rapporto di<br />
profondo affetto e di premurosa cura verso i<br />
vostri genitori, e anche le relazioni tra fratelli<br />
e sorelle siano opportunità per crescere<br />
nell’amore. […] Davanti a voi avete la testimonianza<br />
di tante famiglie, che indicano<br />
le vie per crescere nell’amore: mantenere<br />
un costante rapporto con Dio e partecipare<br />
alla vita ecclesiale, coltivare il dialogo,<br />
rispettare il punto di vista dell’altro, essere<br />
pronti al servizio, essere pazienti<br />
con i difetti altrui, saper perdonare<br />
e chiedere perdono, superare<br />
con intelligenza e umiltà gli<br />
eventuali conflitti, concordare<br />
gli orientamenti educativi, essere<br />
aperti alle altre famiglie, attenti<br />
ai poveri, responsabili nella<br />
società civile. Sono tutti elementi<br />
che costruiscono la famiglia. Viveteli<br />
con coraggio. […] Non è<br />
la logica unilaterale dell’utile<br />
proprio e del massimo profitto<br />
quella che può concorrere al<br />
bene della famiglia e ad edificare<br />
una società giusta, perché porta<br />
con sé concorrenza esasperata, forti disuguaglianze,<br />
degrado dell’ambiente, corsa ai<br />
consumi, disagio nelle famiglie. […] Un ultimo<br />
elemento. L’uomo, in quanto immagine<br />
di Dio, è chiamato anche al riposo e alla<br />
festa. «Dio, nel settimo giorno, portò a compimento<br />
il lavoro che aveva fatto e cessò nel<br />
settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva<br />
fatto. Dio benedisse il settimo giorno e lo<br />
consacrò» (Gen 2,2-3). Per noi cristiani, il<br />
giorno di festa è la Domenica, giorno del Signore,<br />
Pasqua settimanale, è il giorno della<br />
Chiesa. […] È il giorno dell’uomo e dei suoi<br />
valori: convivialità, amicizia, solidarietà,<br />
cultura, contatto con la natura, gioco, sport.<br />
È il giorno della famiglia, dell’incontro, della<br />
condivisione, anche nella partecipazione<br />
alla Santa Messa. Care famiglie, pur nei ritmi<br />
serrati della nostra epoca, non perdete il<br />
senso del giorno del Signore!<br />
Famiglia, lavoro, festa: tre doni di<br />
Dio, tre dimensioni della nostra esistenza<br />
che devono trovare un armonico equilibrio.<br />
Armonizzare i tempi del lavoro e le<br />
esigenze della famiglia, la professione e la<br />
paternità e la maternità, il lavoro e la festa,<br />
è importante per costruire società dal volto<br />
umano. In questo privilegiate sempre la logica<br />
dell’essere rispetto a quella dell’avere:<br />
la prima costruisce, la seconda finisce per<br />
distruggere.
«Perché tardi? Perché temi? Credi<br />
all’opera del Signore, dà il tuo assenso<br />
ad essa, accoglila. Nella tua umiltà prendi<br />
audacia, nella tua verecondia prendi<br />
coraggio …».<br />
Dante nel XXXIII canto del Paradiso definisce<br />
la Madonna: «Di speranza fontana<br />
vivace».<br />
La speranza è proprio ciò di cui l’uomo,<br />
soprattutto oggi, ha maggiormente bisogno.<br />
L’uomo contemporaneo si colloca al termine<br />
di un lungo cammino, iniziato con l’Umanesimo,<br />
in cui ha progressivamente posto<br />
se stesso al centro di tutto, facendo della sua<br />
ragione la “misura” di tutta la realtà e illudendosi<br />
di diventare, attraverso il progresso<br />
scientifico e tecnologico, padrone assoluto<br />
del mondo, capace di risolvere da solo tutti i<br />
problemi che lo affliggono. L’esito di questo<br />
lungo cammino prometeico è sotto gli occhi<br />
di tutti: smarrimento di ogni certezza, dilagare<br />
di molteplici conflitti regionali incontrollabili,<br />
perdita del significato dell’esistere,<br />
totale disorientamento morale (sog-<br />
Di Speranza fontana vivace<br />
Don Fabio Giovenzana<br />
gettivismo e relativismo etico) conseguente<br />
all’aver reso la propria libertà un assoluto,<br />
incapacità di costruire fratellanza tra popoli<br />
e culture diverse e, infine, una crisi economica<br />
mondiale che va sempre più avvitandosi<br />
su se stessa e che genera sempre più<br />
povertà, avendo posto come fondamento<br />
di tutto unicamente il profitto egoistico.<br />
Quello che abbiamo di fronte oggi è un<br />
uomo privo di speranza, cioè senza certezze<br />
sul futuro, che, per non essere ingannevoli<br />
chimere, devono necessariamente fondarsi<br />
su un presente già sperimentabile fin d’ora,<br />
spalancato a un compimento trascendente.<br />
Afferma S. Tommaso d’Aquino nella sua<br />
Summa Theologiae: «Oggetto della speranza<br />
è un bene futuro arduo ma possibile<br />
a raggiungersi!». In un mondo dove l’uomo<br />
ha riposto le sue speranze nelle utopie propugnate<br />
da ideologie ingannevoli, abbiamo<br />
più che mai bisogno di un inizio di certezza<br />
sperimentabile ora. S. Bernardo, in una<br />
delle sue più belle omelie sulla Madonna,<br />
esprime in modo sublime l’attesa trepida<br />
dell’intero universo nel fatidico momento<br />
in cui, nella piccola e umile casa di Nazareth,<br />
Maria deve rispondere all’angelico<br />
annuncio. Sono attimi interminabili, in cui<br />
tutta la realtà sembra implorare: «Perché<br />
tardi? Perché temi? Credi all’opera del<br />
Signore, dà il tuo assenso ad essa, accoglila.<br />
Nella tua umiltà prendi audacia, nella<br />
tua verecondia prendi coraggio … Aspettiamo,<br />
o Signora, una parola di compassione<br />
anche noi, oppressi miseramente da<br />
una sentenza di dannazione. Ecco che ti<br />
viene offerto il prezzo della nostra salvezza:<br />
se tu acconsenti, saremo subito liberati …<br />
Tutto il mondo è in attesa, prostrato alle<br />
tue ginocchia: dalla tua bocca dipende la<br />
consolazione dei miseri, la redenzione dei<br />
prigionieri, la liberazione dei condannati,<br />
9
10<br />
la salvezza di tutti i figli di Adamo … O<br />
Vergine, da’ presto la risposta! Rispondi<br />
sollecitamente, attraverso l’Angelo, al<br />
Signore!». La speranza, per rinascere nel<br />
cuore dell’uomo, ha bisogno di Maria. Don<br />
Giussani ebbe a scrivere nel 2004: «Oh<br />
Madonna, tu sei la sicurezza della nostra<br />
speranza!». E la bellissima invocazione<br />
della “Salve Regina”, composta dal monaco<br />
Ermanno di Reichenau (1013-1054), nato<br />
gravemente segnato da una malformazione<br />
ossea e per questo soprannominato il “rattrappito”,<br />
ci fa invocare Maria come «vita,<br />
dolcezza, speranza nostra!». Ma perché<br />
Maria è “madre della speranza”? Perché<br />
con il suo “Sì!” è diventata la prima dimora,<br />
il primo tempio di Dio nel mondo. Il primo<br />
luogo in cui Dio è venuto a vivere tra noi!<br />
A Nazareth, in quello che resta della casagrotta<br />
in cui viveva la Madonna, gli archeologi<br />
hanno ritrovato una targa antichissima<br />
su cui è scritto: «Verbum caro HIC factum<br />
est». Il Verbo s’è fatto carne QUI! Questo è<br />
il metodo di Dio: egli ha assunto il nostro<br />
niente per entrare nella storia, in un luogo<br />
circostanziato. Il Verbo si è fatto carne<br />
nelle viscere di quella ragazza di quindici -<br />
diciassette anni, come ognuno di noi è stato<br />
embrione e feto nel grembo di sua madre.<br />
Il bellissimo inno del “Te Deum” recita,<br />
nell’originario testo latino: «Tu, o Cristo,<br />
per salvare l’uomo, non horruisti Virginis<br />
uterum», letteralmente: «Non hai avuto<br />
orrore di entrare nell’utero di una donna!».<br />
Attraverso la Madonna, dunque, Dio si è<br />
reso parte dell’esperienza umana ed è per<br />
Lei che tutto il rinnovamento del mondo ha<br />
avuto inizio. Il “fiat” di Maria, che è espressione<br />
del suo totale abbandono fiducioso al<br />
Mistero, è l’inizio del cambiamento della<br />
storia dell’universo. Nell’intimità impenetrabile<br />
di quel suo “Sì!” trova consistenza la<br />
vera libertà dell’uomo, che si realizza non<br />
contro o senza Dio, ma nell’aderire totalmente<br />
a Lui, al suo amore, al suo disegno<br />
redentore. Questa è la grandezza dell’uomo:<br />
la fede come riconoscimento della grande<br />
Presenza di Dio dentro la storia umana. Poiché<br />
la Madonna ha detto di sì alla modalità<br />
con cui il Mistero conduceva le cose, la sua<br />
vita è un’aurora di luce e di speranza per<br />
tutti noi. Ella ha detto “Sì!” e per questo il<br />
Verbo s’è fatto carne, è diventato presenza<br />
nella nostra vita e nella storia. In questo<br />
modo la Madonna ci introduce nel Mistero<br />
che fa tutte le cose e nel significato della<br />
storia e del tempo. Il suo sguardo ci guida<br />
nel cammino, il suo esempio ci educa. Da<br />
qui rinasce la certezza che la nostra vita non<br />
è un’inesorabile scivolare verso il nulla, ma<br />
piuttosto un cammino sicuro verso il compimento<br />
di quei desideri più veri che costituiscono<br />
la stoffa più profonda del nostro<br />
cuore. La vita è un cammino verso l’Eterno<br />
e nessun limite che possiamo sperimentare<br />
nella nostra vita, né la morte né il peccato,<br />
può più essere di ostacolo a questo compimento.<br />
Per questo alla Madonna chiediamo<br />
ogni giorno di farci partecipi della<br />
sua libertà, della sua disponibilità, della sua<br />
vita.<br />
Salve, Regina,<br />
Madre di misericordia;<br />
vita, dolcezza e speranza nostra, salve.<br />
A Te ricorriamo, esuli figli di Eva;<br />
a Te sospiriamo, gementi e piangenti<br />
in questa valle di lacrime.<br />
Orsù dunque, avvocata nostra,<br />
rivolgi a noi gli occhi<br />
tuoi misericordiosi.<br />
E mostraci, dopo questo esilio, Gesù,<br />
il frutto benedetto del Tuo Seno.<br />
O clemente, o pia,<br />
o dolce Vergine Maria!<br />
Ermanno di<br />
Reichenau, monaco
La libertà religiosa secondo l’Islàm e i musulmani<br />
La Croce odiata dalla mezzaluna.<br />
Odio, violenza fisica e morale dei<br />
musulmani contro i cristiani<br />
La cronaca passata e recente ci ha informato<br />
impietosamente sulle stragi di cristiani<br />
compiuti da musulmani, quasi in tutto il<br />
pianeta.<br />
Si tratta di delitti compiuti da fanatici,<br />
oppure di un fatto ancora più grave: ossia i<br />
musulmani (ma prima ancora l’Islàm come<br />
religione e come cultura) accettano, oppure<br />
no, che gli altri gruppi religiosi abbiano il<br />
diritto di praticare, di professare pubblicamente,<br />
di diffondere la loro fede con scritti<br />
e la parola, anzi di convertire e fare seguaci,<br />
addirittura che si possa cambiare religione<br />
(per es. che un musulmano possa diventare<br />
cristiano)?<br />
Nel Corano e nell’Islàm non c’è posto<br />
per la libertà religiosa come è intesa<br />
dall’articolo 18 della Dichiarazione Universale<br />
dei Diritti dell’Uomo del 1948 e dalla<br />
dichiarazione Dignitatis humanae del Vaticano<br />
II del 7 dicembre 1965: la fede è una<br />
adesione libera; nessuno, in forza della sua<br />
dignità umana, può essere costretto o impedito<br />
a professare privatamente e pubblicamente<br />
la propria fede.<br />
Don Giuseppe TunIneTTI<br />
Lo Stato islamico ritiene di avere il diritto<br />
di restringere la libertà religiosa e le<br />
pratiche religiose entro l’impalcatura del<br />
proprio sistema religioso. Per questo, per<br />
esempio, l’Arabia Saudita, sede dei luoghi<br />
sacri dell’Islàm, si ritiene luogo sacro, per<br />
cui non è permesso non solo costruirvi chiese<br />
ma neppure qualsiasi atto di culto non<br />
islamico: eppure vi sono milioni di immigrati<br />
cristiani in Arabia.<br />
Al musulmano non è permesso cambiare<br />
religione: rischia la vita<br />
Quanto alla possibilità di un musulmano<br />
di convertirsi a un’altra religione, essa<br />
non esiste nel modo più assoluto: una simile<br />
conversione è considerata un’apostasia ed<br />
è punita dalla legge islamica con la pena<br />
di morte, anche se non sempre tale pena è<br />
applicata o è sostituita con il carcere.<br />
Il Corano da una parte afferma: “Non<br />
vi sia costrizione nella religione” (sura.3,<br />
In Arabia Saudita pur essendovi milioni di<br />
immigrati cristiani non è permesso costruire<br />
chiese e neppure pregare.<br />
11
12<br />
La conversione di un mussulmano a<br />
un’altra religione fa rischiare la vita.<br />
256), e in tal modo condanna la violenza<br />
nella conversione all’Islàm; ma dall’altra dichiara:<br />
“Chi desidera una religione diversa<br />
dall’Islàm, sappia che tale religione non sarà<br />
accettazione di Dio, e che nell’altra vita egli<br />
sarà tra i perdenti. La maledizione di Dio<br />
graverà su di lui per sempre” (s.3, 85-88)»<br />
(De Rosa, L’Islàm in fermento, p. 130).<br />
Questo è il motivo per cui alcuni paesi<br />
islamici (vedi Arabia Saudita), pur chiedendo<br />
anzi esigendo che nei paesi occidentali<br />
si costruiscano moschee, non accolgono la<br />
richiesta della “reciprocità”, avanzata dai<br />
cristiani dei paesi occidentali di costruire<br />
luoghi di culto nei paesi islamici. L’Arabia<br />
Saudita ha finanziato la costruzione della più<br />
grande moschea europea, in Roma, come<br />
“sberleffo” al centro della cristianità; infatti<br />
essa spende miliardi di petrodollari, non a<br />
beneficio dei suoi cittadini poveri o dei musulmani<br />
poveri del mondo, ma per finanziare<br />
la costruzione di moschee in Europa e gli<br />
iman dei paesi occidentali: nel venale e materialista<br />
occidente si impone sempre di più<br />
la prassi “oil for Islàm!” (petrolio in cambio<br />
dell’Islàm!), a dispetto dei tanto decantati<br />
diritti civili da parte di politici e intellettuali<br />
occidentali.<br />
Dei 14 versetti del Corano che sanzionano<br />
l’apostasia uno soltanto parla di “punizione<br />
in questo mondo e nell’altro”; tuttavia,<br />
nonostante questo vago riferimento<br />
alla punizione in questo mondo, nella storia<br />
dell’islàm si è subito imposta l’interpretazione<br />
radicale in base a un famoso hadith (o<br />
detto) in cui Maometto afferma: «Chi cambia<br />
religione uccidetelo» (eiD, A morte in<br />
nome di Allah, p 21).<br />
Si aggiunga che quando un minimo gesto<br />
(o parola) è considerato (non raramente<br />
a torto) offensivo per l’Islam, il mondo musulmano<br />
nel suo insieme reagisce in modo<br />
sproporzionato e con violenza; quando sono<br />
i cristiani a essere ammazzati da loro, il<br />
mondo musulmano, nella sua quasi totalità<br />
(anche da noi!) tace: è manifestamente un<br />
silenzio complice; il che purtroppo vuol dire<br />
che nel loro cuore approvano: è l’aspetto più<br />
grave e preoccupante. È bene che ci rendiamo<br />
conto di questo. Non per vendicarci,<br />
ma per esserne consapevoli ed evitare uno<br />
stolto irenismo, rifiutando di vedere le cose<br />
come stanno.<br />
L’Arabia Saudita ha finanziato la costruzione<br />
della più grande moschea europea,<br />
in Roma, come “sberleffo” al centro della<br />
cristianità.
Cartina del Madagascar.<br />
Beati quelli che piangono<br />
perché saranno consolati (Mt 5,4).<br />
Qui ad Andraisoro, un piccolo quartiere<br />
alla periferia di Antananarivo, capitale del<br />
Madagascar, Jean Pierre, un papà di 52<br />
anni, povero e malato, ha vissuto questa<br />
beatitudine che Gesù 2000 anni fa ha dato<br />
all’uomo perché la viva con fede e speranza<br />
grande.<br />
21 Dicembre 2011, ore 5,30, giornata<br />
afosa con un cielo azzurro ed un sole che<br />
fa capolino spegnendo le ultime stelle della<br />
notte. Jean Pierre è lì fuori dal cancello<br />
della nostra comunità, seduto a terra con<br />
un nuvolo di mosche che ronzano attorno<br />
alla sua gamba già in cancrena, sprigio-<br />
MADAGASCAR: Il grazie è per voi, amici!<br />
Sr. M. Angiola RoTA<br />
nando un odore nauseabondo. Con le sorelle<br />
della comunità esco dirigendomi alla<br />
chiesa parrocchiale per partecipare alla<br />
S. Messa. Siamo tutte attratti dal gruppetto<br />
di persone che attornia Jean Pierre e Rasoa,<br />
sua figlia. Guardo la gamba sinistra del<br />
malcapitato, coperta da foglie di banana<br />
ormai secche, che lasciano uscire <strong>numero</strong>si<br />
insetti, tipici del marciume. “Aspetta – gli<br />
dico – appena terminata la preghiera e praticato<br />
le iniezioni ai malati ti accompagno<br />
all’ospedale”.<br />
Per incoraggiarlo e per toglierli i crampi<br />
della fame gli porgo una buona colazione.<br />
Il suo viso si rasserena un poco. Verso<br />
le 7,30 con lenzuola, coperta, piatti, posate,<br />
thermos per l’acqua, ecc ci avviamo<br />
Jean Pierre, con sr. M. Angiola, dopo l’intervento<br />
si regge con le stampelle donate<br />
dal Patriarcato Ortodosso.<br />
13
14<br />
Ora Jean Pierre sta bene, sebbene invalido per la gamba amputata, è felicemente circondato<br />
dai suoi cari.<br />
all’ospedale, dove, pur non essendo lontano,<br />
arriviamo dopo un’ora circa a causa del<br />
molto traffico.<br />
Arrivati al reparto delle urgenze e in<br />
attesa della visita medica già si vedono le<br />
facce dei dottorini non abituati a questo<br />
spettacolo poco gradito, che guardano meravigliati<br />
e si tappano il naso per l’odore.<br />
Non vogliono ricoverarlo perché non hanno<br />
l’ambiente adatto per accoglierlo, inoltre la<br />
sala operatoria è in fase di ristrutturazione.<br />
Infatti da tre mesi si fanno solo interventi<br />
per casi urgenti. L’alternativa è quella di<br />
rivolgersi alle cliniche private, ma i poveri<br />
purtroppo non possono permetterselo.<br />
Arriva il chirurgo, capo guarda la gamba<br />
e sta in silenzio; ci guarda e ancora non<br />
proferisce parola. Chiedo aiuto al Signore<br />
e inizio la conversazione. “Senti – gli dico<br />
– vedi bene che soffre, anche se non è mio<br />
fratello di sangue, lo è come figlio di Dio,<br />
come lo sei tu e come lo sono io. Per favore,<br />
noi suore siamo disposte a pagare l’operazione<br />
e tutto quanto occorre per rimetterlo<br />
in salute. Non siamo ricche perché curiamo<br />
solo i malati poveri, ma siamo sicure che<br />
il Signore vede ogni cosa e ci aiuterà”. Il<br />
dottore, sempre zitto zitto, scrive una lista<br />
di medicinali da acquistare e di esami da<br />
eseguire. “In fretta – dice – perché c’è il rischio<br />
di una setticemia”. Per mezzogiorno<br />
tutto è già pronto. Nel primo pomeriggio il<br />
chirurgo viene di nuovo e prescrive l’eco<br />
doppler, perché non sa fino a punto la cancrena<br />
ha compromesso la gamba. Eseguito<br />
anche questo esame, ritorno a casa, perché<br />
ormai si fa sera. Al mattino sono nuovamente<br />
all’ospedale sperando di trovare Jean<br />
Pierre operato, invece è ancora lì, con il suo<br />
piede avvolto in un lenzuolo, che si lamenta<br />
dal male. Spero sempre che da un momento<br />
all’altro arrivino gli infermieri a prenderlo<br />
segue a pag. 19
3/Le vocazioni dono della carità di Dio<br />
A cura di Sr. M. Gaetana GAlbuSeRA<br />
15
16<br />
L’incontro con Dio trasforma tutta l’esistenza<br />
Scheda di preghiera per gruppi o per singole persone.<br />
I canti si eseguono all’inizio con l’invocazione allo Spirito santo, alla proclamazione<br />
del Vangelo con l’Alleluia, alle invocazioni con un tema vocazionale, alla fine con un<br />
canto di ringraziamento.<br />
La parola<br />
della Chiesa<br />
(dal Messaggio<br />
del Santo<br />
Padre per la<br />
49 a Giornata<br />
Mondiale di<br />
Preghiera per<br />
le Vocazioni).<br />
Cari fratelli e sorelle, è alla perfezione<br />
dell’amore del Padre (cfr Mt 5,48) che ci<br />
chiama Gesù Cristo ogni giorno! La misura<br />
alta della vita cristiana consiste infatti<br />
nell’amare “come” Dio; si tratta di un amore<br />
che si manifesta nel dono totale di sé fedele<br />
e fecondo. Alla priora del monastero di Segovia<br />
- Spagna, in pena per la drammatica<br />
situazione di sospensione in cui egli si trovava<br />
in quegli anni (1580 circa), San Giovanni<br />
della Croce risponde invitandola ad<br />
agire secondo Dio: «Non pensi ad altro se<br />
non che tutto è disposto da Dio; e dove non<br />
c’è amore, metta amore e raccoglierà amore»<br />
(Epistolario, 26).<br />
Su questo terreno oblativo, nell’apertura<br />
all’amore di Dio e come frutto di questo<br />
amore, nascono e crescono tutte le vocazioni.<br />
Ed è attingendo a questa sorgente nella<br />
preghiera, con l’assidua frequentazione<br />
della Parola e dei Sacramenti, in particolar<br />
modo dell’Eucaristia, che è possibile vivere<br />
l’amore verso il prossimo nel quale si impara<br />
a scorgere il volto di Cristo Signore<br />
(cfr Mt 25,31-46). Per esprimere il legame<br />
inscindibile che intercorre tra questi “due<br />
amori” – l’amore verso Dio e quello verso<br />
il prossimo – scaturiti dalla medesima sorgente<br />
divina e ad essa orientati, il Papa San<br />
Gregorio Magno usa l’esempio della pianticella:<br />
«Nel terreno del nostro cuore [Dio]<br />
ha piantato prima la radice dell’amore verso<br />
di Lui e poi si è sviluppato, come chioma,<br />
l’amore fraterno» (Moralium Libri, sive expositio<br />
in Librum B. Job, Lib. VII, cap. 24,<br />
28; PL 75, 780D).<br />
Riflessione<br />
– L’uomo, come creatura e figlio di Dio,<br />
è chiamato a tendere all’amore del suo<br />
Signore e per vocazione ad amare come<br />
Lui ama.<br />
– La misura alta della vita cristiana è radicata<br />
nell’amore oblativo: terreno fecondo<br />
per il germoglio e la crescita di<br />
vocazioni.<br />
– L’amore a Dio e al prossimo hanno la<br />
stessa origine divina e ad essa sono<br />
orientati. È da questa fonte che si scorge<br />
nei fratelli il volto del Signore.<br />
Noi amiamo<br />
perché Dio ci<br />
ha amati per<br />
primo<br />
Salmo 111<br />
Beato l’uomo che teme il Signore e trova<br />
grande gioia nei suoi comandamenti.<br />
Il Signore ama chi dona con gioia.<br />
Potente sulla terra sarà la sua stirpe,<br />
la discendenza dei giusti sarà benedetta.<br />
Il Signore ama chi dona con gioia.
Onore e ricchezza nella sua casa,<br />
la sua giustizia rimane per sempre.<br />
Il Signore ama chi dona con gioia.<br />
Spunta nelle tenebre come luce per i giusti,<br />
buono, misericordioso e giusto.<br />
Il Signore ama chi dona con gioia.<br />
Felice l’uomo pietoso che dà in prestito,<br />
amministra i suoi beni con giustizia.<br />
Il Signore ama chi dona con gioia.<br />
Egli non vacillerà in eterno:<br />
Il giusto sarà sempre ricordato.<br />
Il Signore ama chi dona con gioia.<br />
Non temerà annunzio di sventura,<br />
saldo è il suo cuore, confida nel Signore.<br />
Il Signore ama chi dona con gioia.<br />
Sicuro è il suo cuore, non teme,<br />
finché trionferà dei suoi nemici.<br />
Il Signore ama chi dona con gioia.<br />
Egli dona largamente ai poveri,<br />
la sua giustizia rimane per sempre,<br />
la sua potenza s’innalza nella gloria.<br />
Il Signore ama chi dona con gioia.<br />
Matteo 25, 31 - 46<br />
L’incontro con<br />
Gesù nella sua<br />
gloria<br />
Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua<br />
gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul<br />
trono della sua gloria. E saranno riunite<br />
davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà<br />
gli uni dagli altri, come il pastore separa le<br />
pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua<br />
destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà<br />
a quelli che stanno alla sua destra: Venite,<br />
benedetti del Padre mio, ricevete in eredità<br />
il regno preparato per voi fin dalla fondazione<br />
del mondo. Perché io ho avuto fame e mi<br />
avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi<br />
avete dato da bere; ero forestiero e mi avete<br />
ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e<br />
mi avete visitato, carcerato e siete venuti a<br />
trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno:<br />
Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato<br />
e ti abbiamo dato da mangiare, assetato<br />
e ti abbiamo dato da bere?<br />
Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo<br />
ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito?<br />
E quando ti abbiamo visto ammalato o in<br />
carcere e siamo venuti a visitarti?<br />
Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi<br />
dico: ogni volta che avete fatto queste cose<br />
a uno solo di questi miei fratelli più piccoli,<br />
l’avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla sua<br />
sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel<br />
fuoco eterno, preparato per il diavolo e per<br />
i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non<br />
mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e<br />
non mi avete dato da bere; ero forestiero e<br />
non mi avete ospitato, nudo e non mi avete<br />
vestito, malato e in carcere e non mi avete<br />
visitato. Anch’essi allora risponderanno:<br />
Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato<br />
o assetato o forestiero o nudo o malato<br />
o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma<br />
egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta<br />
che non avete fatto queste cose a uno di questi<br />
miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto<br />
a me. E se ne andranno, questi al supplizio<br />
eterno, e i giusti alla vita eterna”.<br />
Rileggere il brano del vangelo con attenzione<br />
è la cosa più facile da fare, ma<br />
non scontata. Saremo infatti tentati di tralasciare<br />
la lettura e di dare il brano come<br />
noto e risaputo. Proprio nel rileggerli, con<br />
attenzione e cura, faremo delle piccole ma<br />
interessanti scoperte.<br />
OSSERVARE<br />
– Interrogare il testo per individuare:<br />
• i personaggi principali e secondari che<br />
incontriamo nel discorso di Gesù<br />
• che cosa fanno e cosa dicono<br />
– Dove viene pronunciato il discorso:<br />
• in quale posto geografico<br />
• in quale punto dello sviluppo del Vangelo.<br />
17
18<br />
INTERPRETARE<br />
– Capire qual è il messaggio del brano:<br />
• individuare il versetto o la parola chiave<br />
e dare un titolo significativo al brano<br />
• cogliere il tema principale del testo e il<br />
suo insegnamento su Dio e su di me.<br />
APPLICARE<br />
– Che cosa Dio mi vuol dire:<br />
• in che rapporto sta questa parola con la<br />
mia vita?<br />
• che cosa in concreto Dio mi invita a<br />
fare?<br />
LODARE E SUPPLICARE<br />
Rispondo a Dio che mi ha parlato:<br />
• lodo per esprimere sorpresa, ammirazione,<br />
ringraziamento<br />
• supplico umilmente per chiedere più<br />
luce e più forza.<br />
Le nostre<br />
preci<br />
al Signore<br />
Chiediamo al Signore, di amarlo in tutto e<br />
sopra tutto, di riconoscerlo nei fratelli e di rispondere<br />
generosamente alla sua chiamata.<br />
Gesù, Signore di misericordia, ascoltaci.<br />
Per la Chiesa, luce delle nazioni, perché in<br />
ogni tempo annunci ai poveri il Vangelo della<br />
salvezza, ai prigionieri la liberazione, ai<br />
peccatori il perdono, agli afflitti la gioia.<br />
Gesù, Signore di misericordia, ascoltaci.<br />
Per il Santo padre Benedetto XVI e per tutti<br />
i pastori della Chiesa, perché compiano il<br />
servizio della parola, dei sacramenti e della<br />
carità, con gli stessi sentimenti della misericordia<br />
di Dio.<br />
Gesù, Signore di misericordia, ascoltaci.<br />
Per coloro che hanno consacrato a Dio la<br />
propria vita, affinché tendano verso di lui<br />
con tutto il cuore nel servizio sereno dei fratelli<br />
più poveri.<br />
Gesù, Signore di misericordia, ascoltaci.<br />
Per i poveri, gli oppressi, i malati e per tutti<br />
coloro che soffrono, perché trovino in<br />
noi dei fratelli e delle sorelle che sappiano<br />
amarli e aiutarli nei loro bisogni.<br />
Gesù, Signore di misericordia, ascoltaci.<br />
Per i giovani, perché colgono la bellezza<br />
dell’impegno gratuito nelle opere di misericordia,<br />
come manifestazione di amore a Dio<br />
e al prossimo.<br />
Gesù, Signore di misericordia, ascoltaci.<br />
(seguono le intenzioni libere)<br />
Orazione<br />
Dio nostro Padre, perché l’incontro con te<br />
trasformi la nostra esistenza, aiutaci a tendere<br />
quotidianamente, con fedeltà e amore, a<br />
questo tuo appuntamento di grazia, affinché<br />
nella manifestazione della gloria di Gesù Signore,<br />
possiamo udire: venite, benedetti del<br />
Padre mio, vostro è il regno dei cieli. Amen<br />
Accumulare<br />
i tesori<br />
in cielo come<br />
il bimbo i soldi<br />
nel salvadanaio<br />
Vedi quel fanciullo che ogni giorno mette<br />
un soldo nel salvadanaio? Quante volte penserà:<br />
ho soltanto un soldo da mettere; ma<br />
mettendo un soldo oggi, un soldo domani,<br />
quando poi romperà il salvadanaio, si troverà<br />
una bella somma.<br />
Fatti dunque animo , mia cara figlia,<br />
poiché le tue opere quotidiane crescono di<br />
giorno in giorno in meriti e si trasformeranno<br />
in tante rose con le quali Gesù formerà la<br />
tua corona in Paradiso.<br />
Beata Anna Michelotti
per portarlo in sala operatoria, ma il tempo<br />
passa e di nuovo è quasi sera. Finalmente<br />
arriva il medico chirurgo e ci informa che<br />
nella notte sarà operato, così ritorno a casa<br />
rassicurata.<br />
Al mattino ritorno all’ospedale e Jean<br />
Pierre non si trova più al reparto delle urgenze,<br />
ma in traumatologia. Entro in camera<br />
sua e mi accoglie con un sorriso che lascia<br />
vedere una fila di denti bianchi. Anch’io gli<br />
sorrido contenta per lo scampato pericolo<br />
della setticemia. Necessitano altri farmaci,<br />
in fretta vado alla farmacia per l’acquisto.<br />
Di ritorno gli faccio fare la colazione che<br />
ho portato da casa, una scodella di crema<br />
ancora tiepida, che mangia con piacere. In<br />
camera con lui ci sono tre malati anche loro<br />
amputati ed altri ingessati; tutti impossibilitati<br />
a muoversi. Uno chiede da bere, l’altro<br />
vuole la coperta, un altro ha necessità di<br />
telefonare a casa perché non ha soldi per il<br />
pranzo. Anche una sala di degenza diventa<br />
una casa e nella sofferenza tutti diventano<br />
amici e si aiutano.<br />
Dopo il quinto giorno dall’intervento a<br />
Jean Pierre viene tolta la flebo e le medici-<br />
ne somministrate per via orale. Al medico<br />
chiedo se posso continuare le medicazioni a<br />
casa. Lui acconsente e in giornata il nostro<br />
ammalato viene dimesso dall’ospedale per<br />
far ritorno a casa sua. Ma lui già pensa al<br />
suo futuro e mi dice: “Suora, quando sarò<br />
guarito avrò bisogno delle stampelle per<br />
poter camminare, qui c’è Rakoto – un compagno<br />
di camera – che sa dove si possono<br />
trovare”. “Bene bene – gli dico – incominciamo<br />
ad andare a casa, poi vedremo il da<br />
farsi. Sai, le stampelle costano care, per ora<br />
noi non possiamo acquistartele”. “Se tu vai<br />
dagli Ortodossi te le danno gratis – ripete<br />
Rakoto – senza pagare”. Ringraziamo e reciprocamente<br />
ci si augura una buona guarigione.<br />
Finalmente usciamo dall’ospedale.<br />
Fuori dalla sua casetta ci sono tutti i suoi,<br />
figlie e nipotini, pronti ad accoglierlo e appena<br />
lo vedono portato a spalle da una figlia<br />
è un battimani e un “Tonga soa” (ben tornato),<br />
ripetuto a voce alta con gioia. A tempo<br />
debito vengono rimossi i punti della sutura,<br />
mentre continuano le medicazioni fino alla<br />
completa guarigione della ferita. Jean Pierre<br />
con perseveranza mi chiede di tanto in tanto<br />
Andraisoro, quartiere di Jean Pierre, alla periferia di Antananarivo.<br />
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20<br />
le stampelle. Appena mi è stato possibile, un<br />
mattino ho preso due pullman per recarmi<br />
a Lahasora, che è abbastanza distante dalla<br />
capitale. Sono andata alla ricerca del Patriarcato<br />
Ortodosso e ricevuta da un sacerdote<br />
inglese, a cui ho parlato di Jean Pierre,<br />
quindi della sua necessità di avere un paio<br />
di stampelle. “Aspetta – mi dice – verrà un<br />
diacono a portartele, ma non le paghi perché<br />
noi le doniamo”. Rispondo: “Grazie, grazie<br />
di cuore anche a nome del mio ammalato<br />
che senz’altro sarà felice di averle per poter<br />
così camminare”.<br />
Jean Pierre quando mi ha visto arrivare<br />
con le stampelle si è commosso e dalla gioia<br />
le ha baciate e ha detto: queste sono la mia<br />
vita.<br />
Ogni settimana vado a trovarlo e gli insegno<br />
a cucire perché deve avere un piccolo<br />
lavoro che lo gratifichi e lo aiuti a sentirsi un<br />
papà che può aiutare la sua famiglia.<br />
Come tanti altri che vivono nella fede pura<br />
e semplice e si abbandonano alla volontà del<br />
Signore, così Jean Pierre può dire con gioia:<br />
“Beati quelli che piangono perché saranno<br />
consolati”.<br />
Per me è stata un’esperienza positiva<br />
l’aver chiesto aiuto a un’altra confessione<br />
cristiana, che prontamente si è resa disponibile<br />
nel soddisfare il bisogno di un ammalato<br />
povero.<br />
La nostra Madre Fondatrice ancora oggi<br />
ci dice: “Siate buone e abbiate fede, tutto<br />
quello che chiederete il Signore ve lo darà”.<br />
A noi rimane solo di pregare con fede e di<br />
essere veramente delle buone suore <strong>Piccole</strong><br />
<strong>Serve</strong>.<br />
Ora Jean Pierre sta bene, sebbene invalido<br />
per la gamba amputata. Ogni qual volta<br />
lo incontro mi riserva una grande riconoscenza,<br />
ma il suo grazie spetta più a voi, cari<br />
amici benefattori italiani, poiché senza la<br />
vostra concreta solidarietà non avrei potuto<br />
far fronte ai costi della sanità, che ha comportato<br />
per rimettere in salute questo nostro<br />
fratello.<br />
Misaotra anareo namana!<br />
Traduzione di Sr M Angéline Sahondravololona<br />
Sambatra izay mitomany<br />
fa halàna alahelo (Mt 5,4).<br />
Eto Andraisoro, tanàna kely iray ivelan’<br />
Antananarivo, renivohitr’i Madagascar i Jean<br />
Pierre raim-pianakaviana, 52 taona, marary<br />
mahantra, no niaina io fahasambarana izay<br />
nomen’i Jesoa ny olona 2000 taona lasa izay,<br />
mba hiainany am-pinoana sy fanantenana<br />
lehibe.<br />
21 Desambra 2011, amin’ny 5 ora<br />
sy sasany, migaingaina ny andro, manga<br />
ny lanitra ary ny masoandro miposaka<br />
no mamono ireo kintana faran’ny alina.<br />
Eo ivelan’ny vavahadinay i Jean Pierre,<br />
mitorovoka amin’ny tany, itangoronan’ny<br />
lalitra mimonomonona manodidina ny<br />
ranjony izay mamoaka fofona mankaloiloy<br />
vokatry ny fery.<br />
Miaraka amin’ireo masera mpiray<br />
kominote amiko aho no mivoaka ny trano<br />
mihazo ny paroasy mba handeha hamonjy<br />
lamesa. Samy voasarika hijery ilay<br />
andian’olona manodidina an’i Jean Pierre<br />
sy Rasoa zanany avy izahay. Nojereko ny<br />
ranjony havia izay mifono ravin’akondro efa<br />
saika maina fa mamoaka olitra karazan’ireny<br />
amin’ny zavatra lo ireny. “Andraso-hoy aho<br />
taminy- fa rehefa avy mivavaka sy mamita<br />
ny tsindron’ny marary aho dia ateriko any<br />
amin’ny hopitaly ianao”.<br />
Mba hankahery azy sy ho ody am-bava<br />
fo kely dia norosoako sakafo maraina izy:<br />
mofo, dite sy ronono ary akondro. Niha<br />
tony kely ny endriny. Tokony ho tamin’ny<br />
7 ora sy sasany dia nizotra nankany amin’ny<br />
hopitaly miaraka amin’ny lamba firakotra,<br />
vilia sy sotro, fitoeran-drano mafana izahay,<br />
ka na dia tsy lavitra loatra aza ny hopitaly<br />
dia afaka adiny iray mahery vao tonga tany<br />
noho ny hamaroan’ny fifamoivoizana.<br />
Tonga tao amin’ny vonjy taitra, eo ampiandrasana<br />
ny fizahan’ny dokotera dia<br />
efa tazana ny endrik’ ireo mpitsabo tanora
tsy mbola zatra loatra ny mahita tranganjavatra<br />
toy itony, mijery sady migaga no<br />
manampin’orona noho ny fofona. Tsy te<br />
hampiditra hopitaly azy izy ireo satria<br />
tsy misy toerana azo handraisana azy,<br />
ankoatr’izay koa moa, mbola eo an-dalam-<br />
panamboarana ny trano fandidiana ry zareo<br />
Efa telo volana izay no tsy manao afa tsy<br />
izay fandidiana maika ihany raha tsy izany<br />
dia mankany amin’ny tobim-pitsaboana tsy<br />
miankina, nefa ny mahantra tsy mba manana<br />
fahafahana hanao izany.<br />
Tonga ny lehiben’ny mpandidy dia<br />
mijery ilay ranjo ary mangina, mijery anay<br />
sady mbola tsy mahateny ihany. Nangataka<br />
fanampiana tamin’ny Tompo aho ary<br />
nanomboka ny resaka. “Henoy - hoy aho<br />
– hitanao tsara fa mijaly izy, na dia tsy<br />
anadahiko iray tampo amiko aza izy, dia<br />
anadahiko satria zanak’Andriamanitra toa<br />
ahy sy toa anao. Azafady indrindra, vonona<br />
izahay masera hiantoka ny lany momba ny<br />
fandididana sy hanao izay hiverenan’ny<br />
fahasalamany amin’ny laoniny. Tsy manankarena<br />
izahay satria mpitsabo ny marary<br />
mahantra fotsiny, nefa mino izahay fa<br />
hanampy anay Andriamanitra mahita ny<br />
zavatra rehetra.” Mangina ary mangina<br />
hatrany i dokotera, manoratra ny lisitry ny<br />
fanafody hovidiana sy ny fitiliana hatao.<br />
“Haingankaingana – hoy izy – satria misy<br />
risika ny fihanaky ny otrik’aretina any<br />
amin’ny ra”. Miitatao vovonana ny andro,<br />
vita ny zavatra rehetra. Niverina indray<br />
ilay mpandidy tamin’ny tolak’andro ary<br />
manoratra fizahana echo doppler, satria<br />
tsy fantatra hoe hatraiza no efa tratran’ny<br />
aretina mikiky ny ranjony. Rehefa vita io<br />
fizahana io dia nody tany an-trano aho satria<br />
efa hariva sahady ny andro. Niverina tany<br />
amin’ny hopitaly indray aho rehefa maraina<br />
ny andro sady nanantena ny hahita an’i Jean<br />
Pierre efa voadidy, kanjo mbola teo ihany<br />
izy miaraka amin’ny tongony voafono<br />
lamba sady mbola velon-taraina noho ny<br />
fanaintainana. Manantena mandrakariva<br />
aho fa ho avy haka azy ny mpitsabo<br />
mpanampy mba hitondra azy any amin’ny<br />
Il segno della cattolicità di Andraisoro.<br />
trano fandidiana, nefa nandroso ny fotoana<br />
ary efa hariva indray ny andro.<br />
Farany, tonga ny dokotera mpandidy<br />
nilaza taminay fa ho didiana amin’ny alina<br />
izy, nahazo toky aho nody tany an- trano.<br />
Maraina ny andro, niverina any amin’ny<br />
hopitaly indray aho ka efa tsy tao amin’ny<br />
vonjy taitra intsony i Jean Pierre fa efa<br />
lasa any amin’ireo efa voadidy. Miditra ny<br />
efitrano misy azy aho, ka indro izy mitsiky<br />
amiko mampiseho ireo nifiny fotsy botsiaka.<br />
Nitsiky taminy koa aho sady faly fa nierendoza<br />
izy. Mila mividy fanafody hafa indray<br />
ka lasa haingana aho nankany amin’ny<br />
farmasia. Nomeko sakafo maraina efa<br />
nentiko avy any an-trano izy dia krema iray<br />
baolina mbola mafanafana izay nankafiziny<br />
tokoa. Misy marary hafa telo koa miray<br />
efitra aminy, izay samy notapahina tongotra<br />
sy voaisy platra avokoa ka samy tsy misy<br />
afa-mihetsika. Mangataka ho hosotroina ny<br />
iray, ny iray lamba firakotra ary ny farany<br />
mila miantso an-tariby any an-trano satria<br />
efa lany ny vatsy antoandro. Lasa tokantrano<br />
ifanampiana sy ifanomezan-tanana ao<br />
anatin’ny fijaliana ny toeram-pitsaboana.<br />
Dimy andro taorian’ny fandidiana<br />
an’i Jean Pierre no nalana ny serum ka<br />
nosoloina fanafofy hohanina. Nanontaniako<br />
21
22<br />
Il ravinala, palma con foglie a ventaglio, è<br />
il simbolo Madagascar.<br />
ny dokotera raha azo tohizana any an-trano<br />
ny fitsaboana ny fery. Nanaiky izy ka afaka<br />
nivoaka ny hopitaly tamin’io andro io<br />
ihany ny marary mba hody any an-tranony.<br />
Efa mihevitra ny ampitsony sahady izy<br />
ka nilaza tamiko hoe: “Masera o, rehefa<br />
sitrana aho izao, dia mila tehina mba ho afamamindra,<br />
i Rakoto – mpiray efitra aminy-<br />
mahafantatra hoe aiza no ahitana izany”.<br />
“Tsara izany - hoy aho taminy – andao aloha<br />
ho any an-trano, avy eo ho hita eo ihany izay<br />
azo atao. Fantatrao moa fa lafo be anie ny<br />
tehina e, mbola tsy afa-mividy izany isika<br />
izao”. “Raha mankany amin’ny ortodoksa<br />
anie ianao omeny maimaim-poana e –hoy<br />
indray Rakoto”. Nisaotra azy izahay ary<br />
nifampirary soa. Izay vao mivoaka tanteraka<br />
ny hopitaly.<br />
Eo ivelan’ny tranokeliny ireo<br />
fianakaviany, zanaka aman-jafy, samy<br />
vonona ny handray azy ary raha vao nahita<br />
azy nobaben’ny zanany vavy izy ireo dia<br />
niara-nitehatehaka nanao hoe “Tonga soa”<br />
naverimberiny mafy tamin-kafaliana.<br />
Nalàna tsikelikely ny zaitra ary notohizana<br />
ny fitsaboana ny fery mandra-pahasitrany<br />
tanteraka. Manontany ahy amim-paharetana<br />
i Jean Pierre momba ilay tehina.<br />
Sendra afaka aho, ka indray maraina<br />
nandray bus mba ho any Lahasora, izay<br />
lavidavitry ny kapitaly. Nitady ilay<br />
patriarka ortodoksa aho ka indro pretra<br />
iray anglisy no niresahako ny momba an’i<br />
Jean Pierre, indrindra ny filàny ilay tehina.<br />
“Andraso- hoy izy tamiko - ho avy eo ny<br />
diakra iray hitondra azy, tsy mandoa vola<br />
ianao fa omenay mimaim-poana”. Hoy aho<br />
namaly: “Misaotra e mankasitraka amin’ny<br />
anaran’ilay marary izay azo antoka fa ho<br />
faly satria ho afa mamindra indray ”.<br />
Rehefa nahita ahy tonga nitondra<br />
ilay tehina i Jean Pierre dia nihetsi-po sy<br />
dibokafaliana nanoroka ilay tehina sy nilaza<br />
hoe: ireto no fiainako.<br />
Mitsidika azy isan-kerin’andro aho ary<br />
mampianatra azy manjaitra satria tokony<br />
hanana asa kely mba hanampy azy hahatsapa<br />
ny maha raim-pianakaviana azy ka afaka<br />
manampy ny fianakaviany.<br />
Toy ny hafa rehetra izay miaina amimpinoana<br />
marina sy tsotra ary miankina<br />
amin’ny sitra-pon’Andriamanitra, dia<br />
afaka miteny an-kafaliana koa i Jean Pierre<br />
hoe: “Sambatra izay mitomany fa halana<br />
alahelo”.<br />
Ho ahy dia tena andram-piainana tsara<br />
ny fangatahana fanampiana tamin’ireo<br />
hafa finoana, izay tonga dia vonona<br />
hanome fahafaham-po izay ilain’ny marary<br />
mahantra.<br />
Mbola miteny amintsika ihany i Mamera<br />
mpanorina ankehitriny hoe “Manaova tsara<br />
fanahy dia omen’ny Tompo anareo izay<br />
rehetra angatahinareo”. Ny anjaranay dia ny<br />
mivavaka am-pinoana mba ho mpanompo<br />
vavikely tsara fanahy.<br />
Salama tsara i Jean Pierre ankehitriny,<br />
na dia kilemaina noho ny tongotra ila<br />
notapahina aza. Isaky ny mihaona amiko izy<br />
dia tsy mitsahatra ny mankasitraka, saingy ny<br />
fisaorany dia miantefa aminareo ry namana<br />
mpanao soa italiana malala, satria raha tsy<br />
misy ny fiaraha-miasanareo dia tsy afaka<br />
niatrika izany sara-pitsaboana izay namerina<br />
amin’ny laoniny ny toe-pahasalaman’ny<br />
anadahintsika izany izahay.
Comunione, condivisione e carità tra Chiese<br />
Dal messaggio di Benedetto XVI per<br />
la giornata Missionaria Mondiale<br />
2012, che si celebra il 21 ottobre,<br />
terza domenica del mese.<br />
La celebrazione della Giornata Missionaria<br />
Mondiale si carica quest’anno di un significato<br />
tutto particolare. La ricorrenza del 50°<br />
anniversario dell’inizio del Concilio Vati-<br />
cano II, l’apertura dell’Anno della fede e<br />
il Sinodo dei Vescovi sul tema della nuova<br />
evangelizzazione concorrono a riaffermare<br />
la volontà della Chiesa di impegnarsi con<br />
maggiore coraggio e ardore nella missio ad<br />
gentes, perché il Vangelo giunga fino agli<br />
estremi confini della terra.<br />
L’annuncio si fa carità<br />
“Guai a me se non annuncio il Vangelo!”, diceva<br />
l’apostolo Paolo (1 Cor 9,16). Questa<br />
parola risuona con forza per ogni cristiano<br />
e per ogni comunità cristiana in tutti i Continenti.<br />
Anche per le Chiese nei territori di<br />
missione, Chiese per lo più giovani, spesso di<br />
recente fondazione, la missionarietà è diventata<br />
una dimensione connaturale, anche se<br />
esse stesse hanno ancora bisogno di missionari.<br />
Tanti sacerdoti, religiosi e religiose, da<br />
ogni parte del mondo, <strong>numero</strong>si laici e addirittura<br />
intere famiglie lasciano i propri Paesi,<br />
le proprie comunità locali e si recano presso<br />
altre Chiese per testimoniare e annunciare il<br />
Nome di Cristo, nel quale l’umanità trova la<br />
salvezza. Si tratta di un’espressione di profonda<br />
comunione, condivisione e carità tra le<br />
Chiese, perché ogni uomo possa ascoltare o<br />
riascoltare l’annuncio che risana e accostarsi<br />
ai Sacramenti, fonte della vera vita.<br />
Cari fratelli e sorelle, invoco sull’opera di<br />
evangelizzazione ad gentes, ed in particolare<br />
sui suoi operai, l’effusione dello Spirito<br />
Santo, perché la Grazia di Dio la faccia<br />
camminare più decisamente nella storia del<br />
mondo. Con il beato John Henry Newman<br />
vorrei pregare: “Accompagna, o Signore, i<br />
tuoi missionari nelle terre da evangelizzare,<br />
metti le parole giuste sulle loro labbra, rendi<br />
fruttuosa la loro fatica”. La Vergine Maria,<br />
Madre della Chiesa e Stella dell’evangelizzazione,<br />
accompagni tutti i missionari del<br />
Vangelo.<br />
23
24<br />
PSICOLOGIA: Ruolo della famiglia Dott.ssa Carla VISConTI<br />
La trasformazione di una coppia di adulti in<br />
una di genitori non è né semplice né facile: il<br />
rapporto di coppia può rinsaldarsi grazie alla<br />
presenza dei figli, ma si modifica profondamente<br />
per la necessità di combinare insieme<br />
vari settori della vita dei due coniugi, di trovare<br />
il giusto equilibrio tra l’amore e lo spazio<br />
di cui la coppia ha bisogno e la responsabilità<br />
verso i figli.<br />
Fare il genitore è un compito impegnativo:<br />
non si impara, non è nemmeno possibile<br />
fare un periodo di apprendistato, si è chiamati<br />
subito a fare sul serio; forse si poteva imparare<br />
osservando i propri genitori, ma di solito<br />
quando si è figli si è più occupati a contestare<br />
che a osservare: è tipico dell’età evolutiva.<br />
Le difficoltà di oggi sono in parte legate<br />
ai cambiamenti a cui è stata sottoposta la famiglia<br />
nel corso degli anni. La privatizzazione<br />
della famiglia è stato un guadagno perché l’ha<br />
liberata da una serie di compiti non propri:<br />
produttivi, assistenziali, culturali, politici che<br />
essa aveva dovuto svolgere in presenza di una<br />
società non sufficientemente articolata e della<br />
quale la famiglia aveva rappresentato a lungo<br />
la struttura portante e la cellula di base. Alleggerita<br />
di compiti non suoi e non essenziali può<br />
essere sé stessa dedicandosi all’assolvimento<br />
del compito che le è peculiare, cioè la crescita<br />
delle persone che la compongono ed in modo<br />
particolare dei figli, ma può anche diventare<br />
più fragile perché la privatizzazione portata<br />
agli estremi, assolutizza gli egoismi personali,<br />
il venir meno della solidarietà reciproca (nella<br />
buona e nella cattiva sorte, nella salute e nella<br />
malattia) e fra genitori e figli (sani e handicappati,<br />
portatori di soddisfazioni o, al contrario,<br />
di preoccupazioni).<br />
La famiglia è una comunità di amore, un<br />
luogo in cui ciascuno si impegna a costruire e<br />
rafforzare il bene comune ed i genitori a svolgere<br />
i due compiti essenziali del processo educativo:<br />
la funzione affettiva e normativa.<br />
Attraverso la funzione affettiva i genitori<br />
devono garantire ai figli un’esperienza unica<br />
nella vita, quella di un amore gratuito e incondizionato:<br />
“Ti amo perché sei tu, non per quello<br />
che mi fai o mi dai”.<br />
Questo tipo di amore è possibile solo nel<br />
rapporto tra genitori e figli ed è indispensabi-
le alla formazione del senso di appartenenza<br />
sin dai primi anni di vita. Appartenere significa<br />
essere convinti di avere il posto che ci spetta,<br />
di essere stati desiderati.<br />
Il bambino che nella relazione con i genitori<br />
non riesce a cogliere il senso dell’appartenenza<br />
non potrà formarsi quella fiducia di<br />
base mediante la quale potrà affrontare le difficoltà<br />
della vita “sento di avere un senso, di<br />
poter dare un significato positivo al mio essere<br />
al mondo”.<br />
Questa carica positiva di amore, di accettazione,<br />
di gioia intensa e continuativa nel<br />
tempo serve al bambino per costruirsi quella<br />
fiducia di base indispensabile per poter raggiungere<br />
una sana autonomia ed esprimere le<br />
proprie capacità attraverso l’iniziativa e l’industriosità<br />
(Erickson).<br />
Altra funzione genitoriale è quella normativa<br />
legata all’esercizio dell’autorità come<br />
autorevolezza. Il bambino non è capace di<br />
prendersi cura di sé stesso perché non sa di<br />
cosa ha bisogno o come soddisfare i suoi bisogni.<br />
In questo apprendimento la guida necessaria<br />
è quella di un’altra persona (genitore)<br />
la quale, con il suo intervento (controllo) permette<br />
– non permette, concede – non concede,<br />
seleziona i bisogni da soddisfare ed aiuta a<br />
controllare e ad educare l’impulsività e l’aggressività.<br />
Sono i genitori che insegnano al bambino<br />
la priorità dei bisogni cui dare risposta e<br />
lo aiutano a prendersi cura di sé. Un bambino<br />
ha bisogno di un chiaro sistema di norme e<br />
divieti. La politica del lasciar fare non è una<br />
scelta di amore ma di comodo. Il bambino<br />
cerca il limite, ha bisogno di contenimenti<br />
fisici e psichici per cui i genitori devono saper<br />
dire dei sani NO motivati ma inflessibili.<br />
L’esercizio dell’autorità fa parte del rapporto<br />
educativo. Ciò che discrimina è il motivo del<br />
suo esercizio:<br />
– l’autoritarismo è il potere usato a vantaggio<br />
di chi lo esercita;<br />
– l’autorevolezza è il potere usato a vantaggio<br />
di chi è educato;<br />
– la complicità è il potere usato per accattivarsi<br />
in modo subdolo chi è educato.<br />
L’autorevolezza chiede ai genitori di<br />
confrontarsi su ciò che vale veramente nella<br />
vita, di conoscere i ritmi di crescita dei figli<br />
per evitare di leggere le loro reazioni secondo<br />
modelli e schemi mentali riferibili al comportamento<br />
adulto.<br />
Il silenzio dell’ascolto e le parole del dialogo<br />
dovranno sempre essere gli elementi di<br />
scambio reciproco tra genitori e figli da protrarsi<br />
nel tempo. L’amore, l’esempio e l’ascolto<br />
sono la sintesi di ogni forma educativa e<br />
l’unico mezzo per vincere giorno dopo giorno,<br />
conflitto dopo conflitto la lotta tra il bene che<br />
i figli dovranno riconoscere e capire e il male<br />
che una volta individuato dovranno imparare<br />
ad evitare.<br />
Non esistono genitori ideali o modelli da<br />
copiare; normalità è avere problemi, ma anche<br />
tensione a ricercare possibili soluzioni, a mantenere<br />
non senza sforzo, la coerenza tra principi<br />
e comportamento concreto, ad affrontare<br />
gli inevitabili cambiamenti come opportunità<br />
di sperimentare il nuovo, nonostante i rischi e<br />
le incertezze, a considerare il donare sé all’altro<br />
come arricchimento e non come impoverimento,<br />
a dare cura e amore senza fusione. È un<br />
percorso lungo e faticoso che passa attraverso<br />
la ribellione, il conflitto, la ricontrattazione,<br />
ma la posta in gioco ne vale la pena perché<br />
è importante: la graduale autonomia dei figli<br />
e degli stessi genitori verso una nuova unità<br />
di coppia.<br />
L’osservazione ha messo in evidenza<br />
che nel corso del lungo processo formativo<br />
da neonato ad adulto, la persona affronta<br />
esperienze diverse, alcune delle quali lasciano<br />
segni profondi sul mondo delle sue conoscenze<br />
e nella sfera dei suoi comportamenti<br />
pratici, ma nessuna di esse ha l’immediatezza,<br />
la continuità, la profondità dei rapporti<br />
che si realizzano nella normale sfera del<br />
quotidiano. Vi è un misterioso mondo vitale<br />
che si esprime nella concretezza del vissuto<br />
familiare che alla fine appare vincente sulle<br />
altre proposte educative forse più suggestive<br />
ed autorevoli, ma che non hanno dalla loro<br />
parte il sostegno e l’apporto della vita quotidiana.<br />
Si educa per quello che si è, assai più<br />
che per quello che si sa ed anche se in apparenza<br />
la famiglia sembra oggi relegata in una<br />
posizione marginale dal moltiplicarsi di altre<br />
agenzie educative, i genitori sono ancora<br />
“maestri che contano” la cui proposta lascia<br />
tracce profonde a livello di vissuto assai più<br />
che di appreso. Vi sono molti luoghi in cui<br />
si impara a conoscere, ma pochi in cui si<br />
apprende ad essere.<br />
25
26<br />
SANITà E SALuTE: Ossiuriasi<br />
La ossiuriasi, o infestazione da vermi ossiuri,<br />
è un argomento simile per certi aspetti a<br />
quello dei pidocchi di cui abbiamo parlato…<br />
forse mesi o anni fa. La maggior parte<br />
dei bambini e anche molti adulti ne hanno<br />
sofferto almeno una volta nella vita, ma non<br />
se ne parla molto perché si ritiene che sia<br />
una cosa legata alla sporcizia… una cosa da<br />
paesi sottosviluppati. Il che non è del tutto<br />
vero: altre malattie da vermi sono effettivamente<br />
diffusissime in paesi a scarsa igiene,<br />
ad esempio paesi subtropicali africani, dove<br />
i medici più avveduti somministrano farmaci<br />
anti-vermi a tutti i bambini indiscriminatamente<br />
una volta al mese (come si fa anche<br />
in Madagascar). Invece l’ossiuriasi è una infestazione<br />
diffusissima anche nei paesi civilizzati<br />
soprattutto nelle comunità infantili.<br />
Il verme responsabile della ossiuriasi si<br />
chiama Enterobius vermicularis, un vermiciattolo<br />
bianco lungo meno di un centimetro,<br />
molto mobile. I vermi adulti vivono nell’intestino,<br />
le femmine gravide migrano durante<br />
la notte verso il retto, superano lo sfintere<br />
anale e depositano le uova tra le pliche del<br />
margine dell’ano. Da qui le uova possono<br />
Dott.ssa Giovanna GAVAzzenI<br />
essere espulse con le feci, ma anche rimanere<br />
in sito. L’infestazione viene contratta<br />
portando alla bocca oggetti contaminati da<br />
uova, oppure portando alla bocca le mani<br />
imbrattate da uova (che sono microscopiche<br />
non visibili a occhio nudo) ed è questa<br />
la modalità più frequente nei bambini. In<br />
questo modo le uova passano nell’intestino<br />
dove divengono vermi adulti e il ciclo (che<br />
è di 28 giorni circa) ricomincia. Si definisce<br />
questa modalità autoinfestazione per via<br />
fecale-orale. Molto più raramente si verifica<br />
una retroinfestazione con passaggio diretto<br />
dall’ano all’intestino.<br />
Più casi di ossiuriasi si presentano<br />
spesso nelle stessa famiglia soprattutto nei<br />
bambini e non perché il verme passi da un<br />
individuo all’altro, ma perché attraverso oggetti<br />
inquinati o per contatti mani con mani<br />
le uova possono arrivare alla bocca.<br />
Il verme è, si può dire, un ospite innocuo<br />
dal punto di vista della salute generale<br />
in quanto non determina lesioni della mucosa<br />
intestinale, non depaupera l’organismo di<br />
nutrienti importanti. Non si hanno quindi i<br />
sintomi che si verificano in altre parassitosi<br />
intestinali come dolori, infiammazioni, anemizzazione.<br />
Il sintomo guida per questa parassitosi<br />
consiste nel prurito anale, notturno e particolarmente<br />
intenso, che si esacerba ogni 3-4<br />
giorni. Le lesioni da grattamento perianale<br />
sono comuni, come pure l’irritazione locale<br />
facilitata anche dalle secrezioni allergizzanti<br />
emesse dalle femmine nella loro migrazione<br />
notturna.<br />
L’intensità del prurito può disturbare il sonno,<br />
provocando irritabilità, risvegli notturni,<br />
incubi, soprattutto nei bambini.<br />
Il sospetto diagnostico è facile, proprio<br />
in base a questo sintomo guida : il prurito<br />
notturno.
L’accertamento non è così facile. Si<br />
tratta di dimostrare la presenza del verme o<br />
delle uova. Ma, diversamente che per altre<br />
infestazioni intestinali, la ricerca delle uova<br />
nelle feci è spesso negativa perché le uova<br />
vengono emesse fuori dal tubo intestinale. Il<br />
metodo più semplice è quello di cercare direttamente<br />
il verme ispezionando accuratamente<br />
i margini dell’ano quando il bambino<br />
si lamenta del prurito. In genere una madre<br />
attenta prima o poi i vermi li vede perché<br />
sono bianchi e mobili. Se non si riuscissero<br />
a vedere i vermi direttamente, si può ricorrere<br />
al metodo dello “scotch” che consiste<br />
nell’applicare al momento del risveglio e<br />
prima della pulizia mattutina, una striscia<br />
di nastro adesivo all’ano e tutt’intorno. Lo<br />
scotch si porta poi in laboratorio dove viene<br />
esaminato al microscopio. Un unico esame<br />
non individua invariabilmente tutti i casi per<br />
cui può essere necessario ripetere l’esame<br />
3-4 volte.<br />
La terapia in teoria è semplice: ci sono<br />
vari farmaci anti-elmintici che si assumono<br />
in dose unica, da ripetersi dopo 28 giorni<br />
(corrispondenti al ciclo di vita dei vermi,<br />
dalle uova eventualmente ancora presenti ai<br />
vermi adulti). I farmaci non sono assorbiti<br />
a livello intestinale, agiscono solo per contatto<br />
e quindi non sono tossici nemmeno nei<br />
bambini piccoli.<br />
In realtà il vero problema è l’eradicazione<br />
del verme, cioè come evitare le reinfestazioni<br />
che sono molto frequenti.<br />
Uova di ossiuri.<br />
L’intensità del prurito anale, per la presenza<br />
di ossiuri, disturba il sonno con risvegli<br />
notturni e incubi soprattutto nei bambini.<br />
Si consiglia di osservare alcune regole:<br />
- se si verifica un caso di ossiuriasi<br />
in famiglia è opportuno che tutti<br />
membri della famiglia, bambini e<br />
adulti, assumano il farmaco antivermi<br />
contemporaneamente e ripetano<br />
l’assunzione dopo 28 giorni,<br />
- in corrispondenza all’assunzione<br />
della terapia tutta la biancheria da<br />
letto, i pigiami, la biancheria personale,<br />
le salviette devono essere<br />
lavati possibilmente in lavatrice, a<br />
90° gradi e l’operazione va ripetuta<br />
dopo 28 giorni: operazione estesa<br />
possibilmente a tutta la famiglia<br />
- occorre osservare le norme igieniche:<br />
lavare scrupolosamente le mani<br />
e farle lavare ai bambini, eseguire e<br />
fare eseguire frequenti lavaggi nella<br />
zona intorno all’ano soprattutto<br />
al mattino al risveglio (senza per<br />
altro ossessionare i bambini!).<br />
Questa infestazione da vermi, anche<br />
se non grave, è molto fastidiosa. Non ci<br />
si deve scandalizzare che sia così diffusa,<br />
non è segno necessariamente di scarsa<br />
igiene in famiglia, ma, si sa… i bambini<br />
sono bambini!<br />
27
28<br />
Fiori di cielo Madre Carmelina lAnFReDInI<br />
“L’anima<br />
mia ha sete<br />
del Dio vivente”<br />
(Salmo 41)<br />
Martedì 15 maggio alle ore 8,15, Sr. M.<br />
Ettorina di S. Giuseppe, Dalmagioni Vittoria,<br />
è serenamente passata da questo<br />
mondo al Padre. È mancata a Casa Madre<br />
- Torino all’età di 89 anni e 66 di vita<br />
religiosa.<br />
Chi ha conosciuto Sr. M. Ettorina può<br />
affermare che era una religiosa con un<br />
grande cuore di madre: nei lunghi anni in<br />
cui svolse il servizio di superiora in Madagascar<br />
ha dimostrato di amare veramente<br />
le sue suore, senza alcuna preferenza, donando<br />
loro tanta fi ducia. Amava insegnare<br />
alle giovani sorelle le usanze e le tradizioni<br />
della Congregazione affi nché diventassero<br />
delle vere fi glie di Anna Michelotti.<br />
Non si risparmiava nel dedicarsi con<br />
passione ai poveri che a qualunque ora<br />
bussavano alla porta della comunità per<br />
chiedere soccorso. Con la sua semplicità<br />
si faceva sovente imbrogliare da chi chiedeva<br />
aiuto, ma a chi glielo faceva notare,<br />
non si dimostrava stizzita, perché sapeva<br />
scorgere Gesù in ogni fratello e pensava<br />
che a lei spettasse solo il ruolo di donare<br />
ciò che aveva gratuitamente ricevuto e non<br />
quello di giudicare. Anche per i missionari<br />
di passaggio dalla nostra comunità aveva<br />
sempre un’accoglienza aperta e cordiale, e<br />
tutti l’amavano e la sentivano madre!<br />
Nel 1999, dopo tanti anni di vita missionaria,<br />
percependo che le sue forze venivano<br />
meno, chiese di rientrare in Italia<br />
dove ha trascorso i suoi ultimi anni amorevolmente<br />
assistita da una sorella del Madagascar,<br />
continuando ad offrire le sue preghiere<br />
e le sue sofferenze come sacrifi cio<br />
gradito a Dio per la salvezza dell’umanità.<br />
Grazie, Sr. M. Ettorina, per la tua semplicità,<br />
per la tua grande bontà che sapeva<br />
rivestirsi di attenzioni per il prossimo e<br />
servirlo con tanto amore. Il tuo esempio<br />
sia per noi di stimolo a essere sempre disponibili<br />
e generose nell’apostolato che<br />
svolgiamo.<br />
Resterai sempre presente nei nostri<br />
cuori: ora riposa nella pace dell’abbraccio<br />
del Padre e prega intercedendo per noi.<br />
Affi diamo alla misericordia del Signore:<br />
Ada, mamma di sr. M. Ada Maretta;<br />
Hippolyte, papà di sr. M. Jacqueline<br />
Rasoarimanana; Francesco, papà di<br />
sr. M. Cristina Cajocaro; Mario, fratello<br />
di sr. M. Chiara Fumagalli; Cristina,<br />
sorella di sr. M. Emerenziana Natali;<br />
Bernardo, nipote di sr. M. Candida<br />
Martina; Desolina, zia di sr. M. Clemenza<br />
Bozzi; Filomena, mamma del<br />
dott. Gabriele Riva, nostro collaboratore<br />
redazionale.<br />
Fraternamente unite nel dolore<br />
porgiamo alle consorelle<br />
e ai parenti in lutto<br />
vive condoglianze,<br />
mentre assicuriamo<br />
per i cari defunti<br />
preghiere di suffragio.
Sostegno a distanza per amare da vicino<br />
Stiamo attraversando tempi difficili a causa<br />
della crisi economica; si presume che, da un<br />
paio di anni a questa parte, non abbia ancora<br />
toccato il fondo. Nonostante che le offerte<br />
siano sensibilmente diminuite, riusciamo<br />
a soddisfare ancora bene i bisogni primari<br />
dei nostri bimbi. E sembra che nei prossimi<br />
mesi, per non dire anni, avremo ulteriori<br />
ridimensionamenti di aiuti, poiché di ristrettezze<br />
economiche ne risentono purtroppo<br />
anche i nostri benefattori.<br />
Tuttavia, prendiamo in considerazione<br />
il presente e lasciamo il domani alla Provvidenza<br />
del Signore; a noi invece il dovere<br />
di non sciupare quanto oggi abbiamo, perché<br />
tutto è suo dono. Con questa attenzione<br />
lo scambio reciproco dei beni materiali con<br />
quelli spirituali non verrà mai meno: Noi<br />
Occidentali spiritualmente poveri, ma ancora<br />
piuttosto benestanti sebbene siamo in<br />
tempo di crisi economica, abbiamo il dovere<br />
di sostenere e di aiutare coloro che quotidianamente<br />
faticano a sopravvivere. D’altro<br />
canto, i popoli ricchi di fede nel Signore ci<br />
fanno partecipi del bene spirituale che compiono.<br />
In questo scambio di valori, ognuno<br />
secondo le proprie possibilità, si apre il<br />
cammino verso la comunione fraterna e in<br />
Dio saremo tutti uniti (Benedetto XVI).<br />
Nessuno, dunque, è tanto povero da non<br />
aver niente da dare, ma neppure tanto ricco<br />
da non aver nulla da ricevere: tutti invece<br />
abbiamo sempre qualcosa da donare e da ricevere.<br />
Le nostre suore che operano in Madagascar<br />
e in Romania ci insegnano come apprezzare<br />
quel po’ di ben di Dio che la Provvidenza<br />
invia loro, come frutto della vostra<br />
operosa carità. Non è forse un miracolo che<br />
con 250,00 euro per il Madagascar e 310,00<br />
per la Romania si possano soddisfare i bisogni<br />
primari a un bimbo per un anno intero?<br />
Infatti, con questi modesti costi si coprono<br />
le spese per:<br />
– l’integrazione alimentare (un pasto<br />
completo al giorno, più colazione al<br />
mattino);<br />
– la promozione dell’alfabetizzazione<br />
(l’inserimento, soprattutto, nella scuola<br />
primaria bambini dai 6 ai 10 anni);<br />
– l’assistenza sanitaria (copertura costi<br />
di ricovero ospedaliero ed eventuali interventi<br />
chirurgici, di medicine, di esami<br />
clinici di laboratorio e strumentali);<br />
– l’assistenza sanitaria alle madri dei<br />
bimbi (ha lo scopo di alleviare la sofferenza<br />
morale che essi portano in cuore:<br />
la salute della madre è parte di un loro<br />
bene primario).<br />
Come dare la tua offerta<br />
Il Sostegno a distanza di un bimbo, per il<br />
periodo di 12 mesi è di<br />
€ 250,00 per il Madagascar<br />
€ 310,00 per la Romania<br />
Il versamento potrà essere fatto utilizzando<br />
- il bollettino di Conto Corrente Postale<br />
n. 14441109 intestato a Congregazione<br />
29
30<br />
<strong>Piccole</strong> <strong>Serve</strong> del S. Cuore di Gesù, Viale<br />
Catone 29 – 10131 TORINO<br />
– il codice IBAN di Bancoposta<br />
n. IT07C0760101000000014441109<br />
intestato come sopra.<br />
Nella causale del versamento indicare:<br />
-<br />
Sostegno a distanza Madagascar<br />
oppure<br />
- Sostegno a distanza Romania<br />
Il versamento può essere suddiviso in più<br />
ratei nell’arco del periodo di 12 mesi.<br />
Chi non può impegnarsi per il sostegno<br />
a distanza annuo di un bambino, ma desidera<br />
comunque esprimere la sua condivisione,<br />
può inviare una “offerta di solidarietà”, che,<br />
unita ad altre, consentirà di dare vita a microprogetti<br />
integrativi indispensabili nell’età<br />
infantile. Esempio: realizzazione, manutenzione<br />
e allestimento dei locali di refettorio,<br />
delle aule per doposcuola e catechismo, delle<br />
strutture per giochi con le rispettive attrezzature.<br />
Un sostegno a gruppi di bambini<br />
La nostra scelta di aiutare il gruppo, non il<br />
singolo, è dettata da un senso di imparzialità<br />
nei confronti di più bambini dello stesso<br />
quartiere o villaggio, segnati dalla medesima<br />
condizione di povertà.<br />
Chi vi aderisce rinuncia alla gratificazione<br />
che nasce dall’unicità del nome e<br />
del viso di un bambino; avrà però il ringraziamento<br />
che scaturisce dal sorriso di<br />
un gruppo di bambini che mangiano o che<br />
giocano insieme, dalla luce che brilla nei<br />
loro occhi, quando sentono che non sono<br />
soli e che qualcuno, pur lontano, è a loro<br />
vicino, sempre.<br />
L’aspettativa è che altre persone di<br />
buona volontà aderiscano al programma di<br />
Sostegno a distanza per continuare a dare<br />
speranza al futuro di questi bambini, e nel<br />
loro avvenire sia più facile cogliere l’amore<br />
provvidente di un Padre che li ama.
SOLIDARIETà<br />
Hanno ricordato i propri defunti con richieste di preghiere e celebrazione di S. Messe: Albertini e<br />
Pizzigoni – Arioli Luisa – Cagna Carla Maria – Cattaneo Olga Boschini – Cavassori Ileana, per Osvaldo, Regina,<br />
Rolando, Romeo, e don Albino – Corsino Aminah – Costantini Anna – Dall’Angelo Maria Riboli – Dilenge Fedi<br />
Lucia – Egini e Bertolli, per Egini, Serati, Bertollo e Temporelli – Ferraris Giacomo – Gallia Marina, per Giovanni –<br />
Garavaglia Albina, per Renzo, fam. Garavaglia e Ferrario – Lupi Viviana – Maldotti Cristina, per Liliana e Giorgio<br />
– Marazzini Myriam Claudia, per Gianna – Mondino Lucetta – Monguzzi Angela – Motta Raimondi Jolanda –<br />
Pasquali Franca – Pelucchi Antonio e Menghini Silvana, per Teresa, Sr. M. Edvige, Maria, Annunciata e Giovanni<br />
– Penisi Salvatore – Povolo Jole, per Luca – Riva Angelina Colnaghi – Scaccuto Lucia – Solvini Anna Collatina, per<br />
Angelo – Tartaglino Ines – Vago Resy, per Carla e Carlo – Vallani Barbara – NN. (Verona) – Zumaglino prof. Cesare,<br />
per mamma Ernestina. Chi desidera fare celebrare S. Messe di suffragio per i propri defunti è pregato<br />
di specificare espressamente l’intenzione: Santa Messa per … Barrare la casellina “preghiere per i<br />
defunti” è insufficiente. Le offerte per Sante Messe sono trasmesse ai missionari e ai sacerdoti poveri<br />
di nostra conoscenza, del Madagascar e della Romania.<br />
Per le opere in Madagascar e Romania: Arnaudo Angelo e Lidia – Bracchi don Massimo – Bugnone Annalina<br />
– Caritas Unità Pastorale (Grantola) – Cassani Chiara – Colombini Mariuccia – Dall’Angelo Maria Riboli – De Febe<br />
Angela e Giulia – Dealessi Carla – Ferrari Franco – Garavelli Cesira – Ghiano can. Ettore – Giorda Nirina – Grazzi<br />
Natalina – Gruppo Missionario (Casatenovo) – Gruppo Alpini (Almese) – Gruppo Missionario (Ronco Briantino),<br />
per sr. M. Laura Villa – Lanfredini Renato e Mariarosa – Lanfredini Teodolinda – Licciardi Luisa – Locatelli Paolo<br />
e Vanna – Lubrano Graziella – Martina Teresa Ughetti – Naretto Mario e Leda – NN. (Vercelli) – Parenti e amici<br />
di Sr. M. Laura Villa – Pasqualon Protti Anna, in memoria del marito Luigi – Perrero Renzo e Laura – Personale<br />
Casa Riposo (Almese) – Piccoli Igenia – Pognant Gros Mariangela – Pontevia Domenico – Pozzi Ester – Quaglino<br />
Innocentina Porta – Sala Maria – Sanfelici Edo – Tabone Renza – Vimercati Maria Letizia – Volontari della Cascina<br />
(Parrocchia Monticello).<br />
Battesimi: Giovanna, Severina e Maria, da Gruppo Missionario (Inveruno) – Luigi, da Protti Pasqualon Anna.<br />
Per l’opera “Amici degli ammalati poveri” e offerte libere: Baldo geom. Lino – Bianchi Benito – Biscella<br />
Abbondanzio – Braja Eugenio e Alessandra – Carloni dott. Nicola – Cavassori Ileana – Cavedine Silvia – Ceriani<br />
Giuseppe – Chignola Rosetta – Dott. Giuliano – Ferrari Franco – Frizzi Luigi – Gallo – Gatti Gabriella – Gianolio<br />
Lorenzo – Giorda Ida – Leo Rosa – Lillia Enrico – Meneguzzo Francesca – Milesi Emilia Lo Zucchero – Mimmo<br />
Maria De Martino – Monguzzi Arturo – Motto Alberto e Paola – Oreglia Daria Bonino – Paganini Rosalba – Pasta<br />
Roberto – Perego Angela – Pochettino Paola – Rinolfi avv. Martina – Riva Annamaria Galbiati – Venturati Andreani<br />
M. Luisa – Zambini Luigi – NN. (Verona).<br />
Il bollettino di conto corrente postale è integrato dal codice IBAN. I benefattori<br />
hanno la possibilità di effettuare il versamento delle offerte anche presso gli<br />
sportelli delle loro banche. IBAN: IT 07C0760101000000014441109<br />
31
Sostegno bambini a distanza<br />
Come offrire il tuo contributo<br />
Mediante versamento su conto corrente postale<br />
n. 14441109<br />
intestato a: Congregazione <strong>Piccole</strong> <strong>Serve</strong><br />
del Sacro Cuore di Gesù<br />
Viale Catone 29 - 10131 Torino<br />
Nella causale indicare:<br />
Sostegno bambini a distanza - Madagascar<br />
oppure<br />
Sostegno bambini a distanza - Romania<br />
Con 21,00 € al mese (252,00 € l’anno)<br />
per il Madagascar.<br />
Con 26,00 € al mese (312,00 € l’anno)<br />
per la Romania.<br />
Sono ben accette e utili anche somme inferiori<br />
a quelle sopra indicate.<br />
Madagascar e Romania: Amici di Maria Luisa Sismondi, in<br />
sua memoria – Andreoli Gianna – Ares Cerrato Giulia – Baltaro<br />
prof. Paolo e Leone Isabella – Bambini Prima Comunione<br />
(Almese) – Barbetta Fiorenzo e Graziana – Biava Roberto e<br />
Anna Maria – Bottoli dott.sse Mariagrazia e Monica – Cagna<br />
Carla – Cazzaniga Ambrogio e Angela – Ceribelli Arialdo –<br />
Cornetti Pierluigi – Dattrino Mariuccia, in memoria della<br />
cognata – Dealessi Carla – Egini e Bertolli – Egini Marialuisa<br />
– Ferraris Giacomo – Formetini Maria – Franzoi Ermanno e<br />
Bianca – Galazzo Giuseppe – Garavaglia Albina – Garrone<br />
Giuseppina – Gazzoli Glauco e Zanelli Irene – Gerbaldo Irene<br />
– Grillo Paola – Landoni Anna Maria – Lanfredini Franca<br />
– Maffeis Provvidenza – Mantovani Morgana – Mazzotta<br />
Maria – Melegari Davide – Monguzzi Angela – Motto Rina<br />
– Niccolin Rudy – NN. (Bergamo) – NN. (Colleferro) – NN.<br />
(Piacenza) – NN. (Torino) – NN. (Vercelli), in memoria di<br />
Walter Fagnola – Palandri Erminia – Panzeri Cornelia –<br />
Pasqualini Silvia – Pasqualon Protti Anna – Pennati Claudia<br />
– Piccoli Igenia – Pontevia Domenico – Ramello – Ramponi<br />
Rina – Riva Imelda – Riva Rita Rocci – Rossetti Maria<br />
Antonietta – Rota Gabriella – Sorato Patrizia – Terzago<br />
dott. Paolo – Viganò Luciano e Anna – Viscardi Luciana.<br />
Ogni bimbo concepito è una carezza d’amore di Dio all’umanità; ogni nascita<br />
è un dono inestimabile di Dio alla società. Salvaguardiamo e proteggiamo la vita:<br />
è la benedizione di Dio creatore a un popolo che egli ama.<br />
La Redazione<br />
AVVISO IMPORTANTE<br />
Al personale smistamento posta e portalettere<br />
ricordiamo il dovere del recapito e in<br />
tempi ragionevole del presente periodico,<br />
poiché il servizio è stato pagato conforme al<br />
tariffario stabilito dalle Poste Italiane.<br />
In caso di MANCATO RECAPITO per giustifi -<br />
cato motivo inviare a:<br />
TORINO CMP NORD per la restituzione al<br />
mittente F.C.A. Viale Marco Porzio Catone<br />
29 – 10131 TORINO il quale si impegna a<br />
pagare la relativa tassa.<br />
Rivista trimestrale della Congregazione delle <strong>Piccole</strong> <strong>Serve</strong> del Sacro Cuore di Gesù per gli ammalati poveri<br />
Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale; DCB TO 3/2012