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bs luglio/agosto 2007 - Bollettino Salesiano - Don Bosco nel Mondo

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Raggio <strong>nel</strong>la sua casetta assieme al signor Roberto Panetto, don Battista<br />

Personeni e una volontaria che segue la ragazza. Sulla soglia di casa la mamma.<br />

carreggiata. Riemerse poco dopo per<br />

non affogare. Non c’era più nessuno.<br />

Nemmeno la sua moto. Disperato<br />

tornò in collegio a raccontare la sventura.<br />

Un salesiano lo accompagnò<br />

dalla polizia per la denuncia. – Hai<br />

visto il ladro? – Sì, certo! – L’hai visto<br />

bene? – Benissimo! – Descrivilo!<br />

– Un omone alto così, i capelli così, i<br />

baffoni così, le scarpe così, la faccia…<br />

– Non vorrai mica dire che sono<br />

io? interloquisce una voce alle sue<br />

spalle. Il ragazzo si volta, riconosce<br />

l’uomo che ha parlato e ha la presenza<br />

di spirito di concludere: – No! Io<br />

sto solo descrivendo chi ho visto. –<br />

Indagheremo! Ma non hanno indagato.<br />

Si trattava del capo della polizia”.<br />

L’ACQUA DI FERRERO<br />

Poi fu la volta della scoperta dell’acqua.<br />

“Eravamo <strong>nel</strong> 1991. Nel terreno<br />

appena acquistato mancava l’acqua,<br />

nonostante la zona acquitrinosa.<br />

Pozzi non ce n’erano, tubature men<br />

che meno. Ci pensò da Roma il coadiutore<br />

Giovanni Ferrero. Al signor<br />

Panetto, di passaggio, che gli esponeva<br />

il grosso problema promise: – Te<br />

la trovo io. – Giovanni, un viaggio<br />

fin laggiù costa ed è pericoloso con<br />

la salute che ti ritrovi. – E chi ti ha<br />

detto che voglio venire in Cambogia?<br />

– Ah no? E come fai? – Tu fammi<br />

una mappa della zona, dimmi l’orientamento<br />

dei fiumi, le distanze, il<br />

tipo di terreno, le quote… Panetto,<br />

scettico, gli fece a mano la mappa e<br />

gliela consegnò. Il giorno dopo Ferrero<br />

gliela restituì dicendo: – Scava lì<br />

dove ho segnato. – Ma sei sicuro? E<br />

se non trovo nulla? – Ti pago io tutte<br />

le spese. Con lo scetticismo dipinto<br />

sul volto, Panetto, una volta tornato,<br />

organizza lo scavo e si becca pure<br />

qualche sarcasmo. Ma gli operai trovano<br />

l’acqua. E abbondante. Attoniti,<br />

essi montano subito un altarino a<br />

Budda, bruciano bastoncini d’incenso<br />

e sacrificano due polli… poveretti<br />

(i polli, intendo!). Non è finita. A<br />

completamento, ti racconto la storia<br />

dell’acquisto di quel terreno: 11 ettari<br />

e molti proprietari. Le trattative furono<br />

snervanti, fitte di accordi siglati,<br />

cancellati, rifatti, riaggiustati… Il<br />

bello arrivò quando si parlò del pagamento.<br />

Volevano tutto in banconote<br />

da 100, ma non in dollari, bensì in<br />

“riel”, la moneta locale. La somma<br />

pattuita era di 82 mila dollari che bisognava<br />

moltiplicare per 650 per ottenere<br />

i riel… Insomma un camioncino<br />

di banconote. Panetto andò in<br />

banca dove aveva depositato le offer-<br />

Il sig. Giovanni Ferrero, il “mago”<br />

dell’acqua.<br />

te dei benefattori e fece strabuzzare<br />

gli occhi agli impiegati quando chiese<br />

53 milioni e 300 mila riel in banconote<br />

da 100. Quella notte dormì<br />

sopra una montagna di soldi, sul tetto<br />

del camioncino, circondato da guardie<br />

armate. La mattina i proprietari si<br />

presentarono per ritirare la loro quota.<br />

Il portafoglio era un sacco vuoto<br />

di quelli del riso. Ognuno lo riempiva<br />

di ciò che gli spettava, se lo caricava<br />

sulle spalle e via! Roba da film!”.<br />

INFINE RAGGIO<br />

“Era una ragazzina di 17 anni, ma<br />

non gliene davi nemmeno 12: minuta,<br />

fragile, gracile; una delle 20 mila<br />

persone sfrattate dalle baracche lungo<br />

il fiume, prima che i poliziotti gli<br />

dessero fuoco (BS marzo <strong>2007</strong>), incenerendo<br />

tutto. Il governo aveva preparato<br />

come indennizzo un terreno in<br />

periferia assegnando a ciascuna famiglia<br />

715 m di terra. Nient’altro, né<br />

una canna di bambù, né uno straccio<br />

per ripararsi. Raggio, a dispetto del<br />

nome, era triste, non sorrideva mai, la<br />

polio le aveva devastato una gamba,<br />

il che la rendeva goffa e la riempiva<br />

di vergogna. Roberto Panetto l’aveva<br />

scovata per caso ma ne aveva perso<br />

le tracce dopo lo sfratto forzoso. La<br />

ritrovò il giorno in cui decise di fare<br />

una visita alla baraccopoli sorta in<br />

periferia sul terreno concesso agli<br />

sfollati del fuoco. Era ancor più triste<br />

e sola. Il papà faceva l’indovino davanti<br />

alla reggia, la mamma vendeva<br />

uova, acquistate dai salesiani a prezzo<br />

stracciato. Mestieri da sopravvivenza.<br />

Allora Roberto decise di fare<br />

qualcosa per Raggio. Le cercò un benefattore<br />

con la formula “adozione a<br />

distanza”. Lo trovò e lei poté andare<br />

a scuola. Il benefattore fece di più:<br />

le donò 2000 dollari, così lei, il papà<br />

e la mamma, ebbero una casa. Ora<br />

sogna di entrare al <strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong>: vuole<br />

diventare “un grafico”; ce la farà<br />

perché è bravissima, la migliore della<br />

classe. Adesso poi riesce anche a<br />

sorridere”. Raggio ha salutato anche<br />

me, quando l’abbiamo incontrata<br />

presso la sua casetta in muratura, la<br />

prima casa che mai abbia avuto, <strong>nel</strong>la<br />

baraccopoli in periferia. <br />

(Servizio fotografico dell’autore)<br />

BS LUGLIO/AGOSTO <strong>2007</strong><br />

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