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CAVALLAREZZO

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(krfr,<br />

<strong>CAVALLAREZZO</strong><br />

DI M. CLAVDIO CORTE<br />

D I P A V I A .<br />

NEL Q_VAL SI TRATTA DELLA NATVRA<br />

de* Caualli, del modo di domarli, & frenarli;<br />

ET DI T VTTO QUELLO, CHE A' CAVALLI,<br />


ALVILLVSTRISS. ET REVER.<br />

G R A N C A R D I N A L E<br />

ALLESSA NDRO FARNESE.<br />

? Jl O £ M t 0.<br />

Nco R che ne' fecali paflati(Magnanìmo<br />

F ARMES E ) alcuni di eleuatisfîmo ingegno,<br />

Scaltri ne' tempi prefenti habbino<br />

(critto della natura de' caualli, del farne<br />

fcelta, del gouefno , delle infirmiti, delle<br />

cure, rimedij, e della disciplina loro ; tut<br />

tauia à me pare, che nefluno fin à queft'ho<br />

ra, ne antico, nè moderno babbi trattato<br />

quefta materia compitamente. Perche fe ben ne fcriffero , fu<br />

sì poco, che non molto a' pofteri ha pofluto recare & utile & di<br />

letto , hauendo un (bîo, fol d una,ò di due cofeMtritto ; & l'ifteffà<br />

breuemente. Come fi uede hauer fatto Aj^S)tile ne&fiio libro<br />

della natura de gl'animali. Plinio nell'hiftoria naturale, & altri an<br />

tichi. Tra li quali giudico che Xenofonte ne habbi trattato più<br />

diffufamente ,& meglio di tutti gl'altri nelfuo Hippico, & Hipparco.<br />

Mane anc'eflb con quell'ordine, che fi defidéra in tutte<br />

le fopradette cofè ,• & che à ciafcuno, & masfime à caualliero ,<br />

molto aflai posfi giouare. Vegetio, & molt'altri antichi ragionando<br />

copiofamente delle infirmiti, e delle cure de' caualli, po»<br />

co,ò nulla, di dire altro ficurorno. Ilmedefìmo hanno fatto<br />

alcuni a' tempi men remoti ; li quali mentre furono intenti à fer<br />

uire d'una cola, lafciorno l'altra. Oltra che quelli, cTianno Scritto<br />

a' tempi nouH à me non pare, che habbino fcritto il tutto, nè<br />

con quell'ordine, & chiarezza, che fi defidera . Eflendo non dimeno<br />

la colà in fe molto degna, & neceflaria. Come pienamena<br />

te dall'ufo d'effa fi pò uedere,- & uedrasfi nel fu c ce fio del parlar<br />

mio. Da qui uiene ( Prencipe Illuftrisfimo ) ch'io ho prefo ardire<br />

à (criuere di tutto quello infieme, con ordine difhnto,& chia*<br />

ro,quals à materia di caualli, & à buon cauallarizzo s'àpartiene.<br />

E non già perch'io giudichi le mie forze Superiori i quelle di così<br />

* a tele bra-


P R O E M I O<br />

ee'ebratisfîmi hoihini, & honora« cauallieri ,ma, perche efletidomi<br />

affaticato molto non folo nell'arte del caualcare, madelle<br />

lettere ancora, & trouato moke cofe da farne ftima ; m'è parlo<br />

di notare il ritratto d'alcuni miei ftudij, & fatiche in quello libro<br />

nella lingua noftra commune Italiana, accio che ciafcuno medio<br />

cremente inftrutto posfì intendere ageuolmente con quefta lettione<br />

molte cofe belle, & utili fcritte, & fparfe in diuerfiauttori<br />

Latini, Gr eri Italiani di fìmil fuggetto. Non curandomi di<br />

TofcanizzarIo,per elfer'io Lombardo^ per fapere che à Theo -<br />

frafto auenne, che per uoler parlar troppo Atheniefe, fu (coperto<br />

da una (emplice uecchiarella per non Atheniefe. Et ben*<br />

che il pefb fia ( per uero ) 2(lai maggiore di quello, che le mie<br />

forze posfino tolerare ; & ch'io mi conofchi effere molto dirimile<br />

dal caual Sofocleo, ancorché uecchio hormai : anzi mi ueda<br />

picciol manno, al quale s'apartiene affai minor maggio, non di<br />

manco mi confido , che per lo più, fogliono i piccioli ronzini<br />

hauer animo grande ;& far di fe maggior pro ue di quelle, che<br />

l'afpettation de gfhomini nó penfà. Hor l'ordine che reneremo<br />

nel prelente libro, il qual piacemi d'intitolare il Cauallarizzo, fa^<br />

ri tale che diuifb in tre capi principali, nel primo fi ragionerà del<br />

la natura de' c^ualli, del modo di tener razza,deiraleuar poledri,<br />

del farne fcelta y^^^ouernoloro, e di molt'altre colè utili, &<br />

neceflarie circa quefto : Nel fecondo ragionaremo del modo<br />

del caualcare, e di frenare, e d'altro à quefto, & alcaualliere ap~<br />

partinente : Nel terzo, & ultimo diremo quello, che à bon cauallarizzo<br />

fi conuiene ; lafciando à dietro quella parte del medicare,<br />

e di ferrare, com'è propria (fecondo il miogiuditio)<br />

del marefcalco , e del ferrare. Ma perche fo che come è fempre<br />

Ûato,non mancheranno molti,li quali uolendofi dimofìrare<br />

più giuditiofì nel riprendere le colè altrui, che nelle operation!<br />

loro, biafineranno quefta mia fatica, uoglio che fappino , che<br />

poco importano ilorbiafimi,confiderato che i ciechi non hanno<br />

à giudicare dei colori. Oltra che ben fb io che non fi pò frollare<br />

alcuno; che habbi uoluto giouare al mondo con i fùoi ferie<br />

ti, che non fia flato fottopofto alle calonnie de* Momi, & che<br />

habbi pofluto fuggire le acute punture de' pofterLe de prefènti.<br />

Il che ci dimoftrano gli fcritori elegantisfìmi.-li quali fè ben han<br />

no feritto in modo da non edere incolpati in parte alcuna, non<br />

dimanco in molti luoghi dalle liture (per cosi dire ) & taffatioci<br />

de gl'Amìarchi fono biafîmati, & guadi. Riprendendo que-


P R O E M I O<br />

Ai per troppo digiuno, & fecco, l'oratione di quell' altro per<br />

hauer più pelle che carne ; quelli per efiere nel dire troppo ofcu<br />

ro, & affettato, & queBXtltro troppo humile, & baffo, â n(petto<br />

di quell'altro pieno d ampolle, e di uefiche di uocaboh efqui<br />

fiti, troppo gonfio, tumido, &eleuato ,così come anco in que<br />

fti lo itile troppo languido, & lenza neruo. Non ntrouandofi m<br />

fommaneffuno che dai denti dell'mmdia nonfiamorfo,&lace<br />

rato .• & quel eh'è peggio non folo quefto è prerogatiua d huomini<br />

eruditi, ma de gl' ignoranti ancora,e di quelli che mancano<br />

di giuditio, & arte. Di modo, che fi pò dire , che i cani, che fi<br />

chiamano Guzzi, & mattini, ancor esfi uogliono con quelli da<br />

caccia nafàr la fiera. Et le capre uogliono hauer il nafo del rinocerotte,<br />

Et che^ofà pò eflèr peggiore ? Peggio anco è che mol<br />

te uolte non.poffendo, nè fapendo taflare gli fetitti, bafimano<br />

gl'autton ftesfi,nella uita, & fama loro. Ma in uero s'ingannano<br />

perche all'ultimo più ferite, & punture riceueno esfi, & fi dan*<br />

no da fe ftesfi, che lor diano à gl'altri. Ma per uenire ai particula<br />

re, & parlando di me proprio, s'alcuno troppo nafuto mi fi op*<br />

poneflè, dicendo ch'io uoglio dar precetti del caualcare, e di<br />

tant'altre colè infieme, non hauendoperò mai fatto cauallo al<br />

cuno di fama grande , come hanno fatto, per il tempo andato,<br />

& fanno al prefente tanti caualcatori, &


P fc o E M I O<br />

ma fecondo iluan uolere de gVhomini . Anzi della nirtiì uien<br />

detto, Pouefa&nudauaiFilofofia. Come che da per fè fola fia<br />

abondante, fia ricchisfîma, fia foi quella, che feliciti l'homo<br />

lamrtù. Mauorrei, che mi dicesfino quefti miei calonniatori<br />

fe fi perfuadeno, ch'io non fappia ; ò fe pur lor fanno ch'io fo ,<br />

che doue è meno d'intelletto è più di fortuna? Echeperquefto<br />

ha più giouato > & gioua la forte, che'l làpere ? E più la credenza<br />

de gl'homini goffi > fondata fopra una certa lor fai (a opinione,<br />

che fopra alcuna uera ragione C Guidate però ambe le<br />

parti dal deftino. II quale quanto importi ne* beni di fortuna lo<br />

lafcio giudicare à chi fa'; & à chi ne ha fatto ifperienza per quaranta<br />

& otto anni ch'io fon al mondo,& trauagliato com'ho fat<br />

t'io. Et certo è uero, che la fortuna in ogni cefa fignoreggia.<br />

Ne pòprudentiahumana iquella opporfi. Rifpondo ancora,<br />

che molti caualli han'famad'eflèr boni, che poi per uero poco<br />

uagliono .Come di molti per e (Tempio io potrei dire > fènza par<br />

tirmi di Roma, fè non fu (Te mio coftume di non uoler macchia<br />

re la fama d'alcuni gran comperatori, & maeftri del caualcare .<br />

S'io non ho fatto dunque così famofi caualli, dirò prima che po<br />

co importa d'intorno al calo ; e che fè così fuffe farebbe flato<br />

per non hauer hauto (oggetto atto à quefto, Che come fi dice la<br />

forma non s'introduce già mai fi; non in materia ben diipofta^.<br />

Ne mi fi opponga Peffer'io ftato cauallarizzo uoftro ; che haue=<br />

te fempre hauto razza bona, & caualli eccellentisfimi, ch'io rijponderei<br />

che la mia forte in quel breuisfimo tempo, che dimo<br />

Arò uolermi felicitare al mondo, col farmi degno che un sì gran<br />

de , e compito Prencipefi degnafl'e del mio feruitio, nell'iAeflb<br />

miruino in un fubito, col non darmi pur ipatio d'andare, & ri<br />

tornare di Francia in fuo feruitio . Cofa notisfimaà ciafcuno,<br />

che mi conofce, fènza ch'io dimori pur tannilo à ragionarne.<br />

Oltra che e fi fa pure di che maniera habbi hauto i caualli, in che<br />

guifa, & in che breue tempo i gVhabbi fatti. Ma io defidero più<br />

oltra di Capere da quefti t^li, fè l'Architettore è quello, che fa la<br />

fabrica,oil muratore ? Se'l Fifico compone le medicine di man<br />

propria per gl'infermi, ò lo jpetiale f Ouero fè chi ha fcritto ottimamente<br />

dell'arte militare, ftratagemi, & di duelli, come il<br />

Mutio, 1 Alciato, & altri, fu neceflano per quefto, che in effet<br />

tofoffero fòldati duellanti, & capitani i Et è florcredeno,<br />

che<br />

fia meglio il faper fare,del fàperben commandare? Certamente<br />

nò,ch'io creda, fàpendofi pur troppo chiaro, che Vitruuio non<br />

im brattò


P R O E M I O<br />

imbrattò gii mai iemani nella calcina per murare, ne Gioua*<br />

Damàiceno, ò Mefue che (e li dica figlio, ouer nipote di Re Medico<br />

celebratisfimo giamai compote di man propria le medicine<br />

per gl'inferrnLNe il Garimberto con gl'altri,ch'io u'ho detto<br />

fu giamai non che general capitano, ma fempiice foldato, che<br />

fi fappia, Sd ha nondimeno dimoftrato pur hoggi alla militia pru<br />

dentemente qual debbia e fiere l'Imperatore, de gl'eserciti. Cd<br />

sì quegl'aitt i lafeiorno à noi gl'ottimi ordini ne' fuoi fcritti del fa<br />

bricare, & del medicare. Il perche di tanto fi lanciano di fama à<br />

dietro quefti, che hanno dato al mondo così bellisfimi precetti<br />

quei muratori, /penali, & gl'altri, quanto di più eccellentia fono<br />

gl'homini ueri dei pitti, i dotti delli ignoranti, i Signori de<br />

i ferui, & i prudeatisfimi capitani de i lor femplici foldati. Per il<br />

che di aflai più fama fu Giuliocefare per i Commentari] (poi, che<br />

non fu forfè perle uittorie acquila te,& pi ù per il fapere, che per<br />

il fare,da chequeftoda quello deriuòfèmpre. llchedimoftrò<br />

ben Marco Tullio, che non uoleua, che s'imparaflèno l'armi,<br />

douetaceuano le dottrine, perche dalla cognitione delle lette*<br />

re,& dalle.hiftorie siccome da fonte abondätisfimo procede il faper<br />

ben militare. Et credo che anco perii fapere più acquißafle,<br />

& dipiùfatnafufle il Magno Alleflandro che per l'armi, {olendo<br />

dire uòler più tofto auanzar gl'altri con le


P R O E M I O<br />

Mefàpo mcdefìmamente. AtMefTàpus equum domitor. Et con<br />

epiteto bellisfimo uolehdo Virgilio lodare il famofb Achilìe nel<br />

fecondo pur dell'Eneidadifle, Equorum Agitator Achillis. Famoli<br />

furono molto nel c'aualcare Glauco, & lado apprefio il me<br />

defimo Virgilio nel duodecimo deirEneida,& famo/ìsfimi furono<br />

li dui Masfìmi Imperatori Aleflandro Magno , & Giulioce<br />

fare . Ambi liquali furono di tanta eecellentia nel caualcare, &<br />

di quefì'arte fi dilettorono tanto che in efla ferno opere miracolone,<br />

& fopra humane :& oltre i quefto uedete quello , che<br />

difle Tito Imperatore delitiedel mondo, quand'Hebbe liberata<br />

la Grecia, comefcriue Plutarco,attaccando li fcudi:,& la fua rotella<br />

in Delfo ; uolendo lodar molto co tal arte, & per effa quelli<br />

che fe ne dilettano : li fece fcriuere in fententia quelli verfi.<br />

Stirpe chiara di G ime<br />

Di Tinduro figlioli, ò I{e Spartani.<br />

'cui dal Cid tuen dato<br />

il regger, & domar carni feroci.<br />

Malegganfi pur Hiftorici,Poeti,& FiîofofîA uedrasf! Ce glie più<br />

che uero quel, ch'io dico : Ne è Prencipe hoggi al mondo, che<br />

non fi diletti di farne particolar profesfione. Per il che fe i maeftri,<br />

che infègnano a' fanciulli, & à gl'hucmini le lettere, & le ai<br />

tre arti,fono da efler iftimati molto,deuriano ancoimaeftri<br />

d'efla, che con uocabolo più proprio, & fcelto fi chiamano Cauallarizzii<br />

eflère certo in gran credito appreflTo i ciafcuno, quan<br />

do queftia caualli fero ci sfimi infègnano edere manfneti, & i<br />

manfueti fanno audacisfimi, & gli audaci, & incitati in nn fiibito<br />

al corfo, & a i fàlti infègnano con bellisfimo modo in con ti*<br />

nentc di ritenerfi,&di fare tante, & tante altre cote, chelnngo<br />

farebbe hora, & di fbuercliioil raccontarle, & tutte però fatte<br />

per l'utile diletto, & honore dell'homo. Acquale tanto di più<br />

dell'altre arti recano fama, honore, & riputatione ; quanto più<br />

fi uede chiaramente, che fono honorati i cauaüieri de i plebei,8c<br />

di quelli,che titolo di cauallieri non hâno. Et ueramente di mag<br />

gior lode al mio parer fono degni i profefforidi queft'arte di<br />

quelli,che infègnano Valtr'arti al mondo,quanto che gl'homini,<br />

che imparano hanno intelletto con la ragione in ecceHentia, &<br />

hanno lingua da imprimerli loro concetti, che i caualli non Than<br />

no, li quali fe pure intendono, & hanno ragione in (e, come uo<br />

gliono molti, che habbino, & io mi sforzerò di dimoftrare al<br />

luogo proprio, come ,posfîno nondimeno eommnnicarJa,3c<br />

farla


P R O E M I O .<br />

farla paîefè à noi,che gl'ammaeflriamo in tante guife fenza loque<br />

la? Et noi come postiamo far intender loro i concetti no Ari, &<br />

ciò che da loro desideriamo con l'efficacia del parlare? 1 Grand'ar<br />

tee quefta adunque, la quale s'infegnacon gran fatica, maggior<br />

pericolo , & molto più intelletto . Et perciò è degna ueramente<br />

da edere iftimata mol to , fe non uoglian dire, da antcpor<br />

fi all'altre. Dell'utile della quale grandisfìmo, che ne deriua, non<br />

foloà Prencjpi,& Caual)ieri,ma à ciafcuno, mi riferbo à parlarne<br />

in un'altro luogo più al proposto. Ma del giouamento<br />

grande, che reca a' maeftri d'efla; masfime quando uiene accom<br />

pagliata da tutte quell; parti, ò dalia maggiore, che dirò poi nei<br />

terzo libro quando trattaremo di quello,che à buon Cauallarizzo<br />

s'apartiene ; farebbe fuor d'ordine uolerne hora ragionare ;<br />

uedendofì manifeftamente i che fublime grado, & di ricchezze,<br />

& d'honori afcefeno a' tempi nofìxi Celare Ferramofca, & Don<br />

Ciarles dalla Noia col fauor d'efla appreffo Carlo Quinto Imperatore.<br />

Lafcio ftare infiniti altri eflempi più moderniser non<br />

difondermi tanto ,&perche già fi fa, chi era prima il cauallier<br />

Tomaflb Mantuano,&iI Commendador fra Profpero Ricco<br />

Milanefe, & chi dipoi fumo per quefì'arte, & uoi il fapete libcralisfimo<br />

Farnese che hauete fporto à tutti due largamente,<br />

al Tomaflb, perche nella corte di FrancefcoRe di Francia infe^<br />

gnaua al Duca Horatio uoilro fratello; & al Commendador fra<br />

Profpero per effer flato uoftro cauallarizzo ,&maeftro delcaual<br />

care. Il quale non fòlo conia commenda, & con tant'altre ren<br />

dite hauete, non che arricchito, &honorato , ma infìgnorito<br />

ancora . Queft'arte adunque utilisfima pare , & efiere fi comprende,<br />

quanto a' beni di fortuna. Ma non conofco meno trap -<br />

paffando al rimanente, che fia fé non gioueuole, & di gran pros<br />

fitto quanto al corpo ,come l'ifperienza maeftra delle cofè ci dimoerà<br />

per quelli, che l'hanno effercitata come fi deue, & chi l'ef.<br />

fèrcita, & io confeflò dal canto mio, che hauendolaprima per<br />

1/ ftudij tralafciata, & poi per quelli hauendo guaita la compleCfione,<br />

riafTumendola me l'ho in parte racconcia. Et confeflò an<br />

cora come ogni fiata, ch'io perpochi giorni tralafcio il caualca<br />

re, fentirmene infermo, & malenconico . Aetio dice, che l'ufo<br />

di cotalarte fopra tutti gl'altri efTercitij fortificalo spirito , &<br />

tutto il corpo, & masfime lo flomaco,purga i fènfi & li rende affai<br />

più acuti, & allegri. Nè meno fb comprendere che queft'arte<br />

nobilisfimaJ& honeftisfìma facci danno alcuno all'anima,<br />

A ufata


P R O E M I O .<br />

ufàta perd come fî richiede, non effcndo 'ufetata, & tffencfo nel<br />

numero dell'arti buone, piena tutta di deftrezza, bellezza, mi»<br />

flira, & ingegno , & che reca utilità grande, non folo in particolare<br />

à ciafcuno,ma in generale alle città,à gli itati,alle Republi<br />

che > a i Regni, & à gl'Imperi;, fin della quale è,&c deue efièr quefto<br />

J&perciò annouerata da quelli, che neramente uogliono<br />

teologizare, &noncauilare, traleattioni buone, ò come dico<br />

no indiferenti. Quanto al comporre poi di quell'opera dico ,<br />

ch'io non l'ho compoftapinto da forza di uanagìoria, & da eie<br />

ca opinione di me ftefiò, ne meno per acquiitarne oro & argento<br />

, hauendo io fempre dispenfato il mio largamente , & rifiuta<br />

to anco gi'honori, & le rendite, come il ritratto de Ila uita mia<br />

& gl'amici miei ne poflbno far fede, & ho pregato Iddio fempre<br />

che al uiuer mio non dia, ne richezze, nè pouertà, ma foio le co<br />

fe neceffarie, citrale quali mail'animo mio è trapalato, né tra><br />

pafia riputando nelle ricchezze effere diflicil molto ichmar la fuperbia&<br />

altri uitij,& nella pouertà molto incommoda, & malageuole,!a<br />

uita , oltra che ben fb io , che nè con quefta io nè acquiitarei,iiè<br />

col fumo dei grido de gl'homini io uiuerei, ma ibloTho<br />

comporta perdiiïderio digiouarai mondo nel miglior<br />

modo, che la Iddio mercè mi ha fatto gratia di poffer giovare ,<br />

& /è non giouo, a Hai è hauer uoluto, considerato nella peregri<br />

natione di quefta uita humana, noi non fiam nati folo à noi me<br />

deümi, ma alla commune utilità de gl'altriccnjìderato oltra<br />

dì quello, che nella gran caGt del Magno Iddio non (blamente<br />

s'offerifee l'oro, & l'argento, ma il rame ancora. Il che non è<br />

da deprezzare, che la pouera uedoua non pofs'altro nel gazoiìlaccio,<br />

cheunapicciola monetina di total metallo, la quale fu<br />

nondimeno molto accetta, & per auuentura più dell'oro, & de<br />

gl'incenfì, che offeriuano gl'altri, sì perche diede quel che potè<br />

, come perche l'offerta uenne dal core . Et col talento che Iddio<br />

per (ua gratia m'ha donato, ho cercato di far ufura, & non<br />

di fepelirlo, come fece il fèruo pufilanimo, & dapoco. Et fe ben<br />

pare, che alcuni altri talenti, & doni io habbi afeofti, & fepelliti<br />

non è però, che così fia quando per ragioneuoii caule io per cer<br />

to non gFhabbi pofluco ufare . Et quello balli, attefo che l'hoc<br />

mo non è obh'gato à dire tutte le colè lue, & quells, che lui fa,<br />

ma fi bene à celarne, & tacerne molte . Oltra che io credo lenza<br />

dubbio alcuno che la più parte delle mie ragioni fia nota hormai<br />

& chiara, & fe non à tutti à una gran parte almeno d'homin finceri,


P R O È M I O<br />

ceri, & (àpienti. Non mi fono curato ancora m partorirla à gtii<br />

fa d'orfa, che leccando riduce il parto i perfetta forma, ne mi<br />

fono affaticato in tritarla cosi pel minuto , & temerla cosi per lo<br />

fottile come fanno molti, fapend'io bene, che Paladc fu fempre<br />

nemica di chi teflè di fila si fottiii la fin tela, come di arragne.<br />

Nè ho fatto molta ièima del configlio di Platone nelle fue leggi,<br />

benche diuine ; né di Quintiliano, nè di Horatio circa quel che<br />

uogliano da chi uuol metterfi al firuiicato coi dar fuora i frutti<br />

dell'intelìetto. Ma iftimando poco il biafimo , che per quello<br />

d'ignorantia me ne haurehbe poflùto auenire, à rifpetto dell'uti<br />

le, ch'io pofTeuo fare, & del reito che pur hora da noi è iìato det<br />

to, fenza appettar,chefiano più maturii frutti di queftomio<br />

giardino, fenzapiù dico uoìer limare que Aa mia opera, m'è par<br />

fo di darla fuora. Volendo anco in quefto efier piùtofto biasimato<br />

da molti dotti, per poco accorto, & confiderato, che da<br />

molti amici, che i ciò fare m'hanno ipinto , & pregato, e fier te<br />

nuto malamoreuole.tenendo io per fermo, che fè li miei ripren<br />

fori hauranno punto di gufto mal fano, non gli dispiacerà Vacer<br />

bo d'efla, ma s'eglino hauranno qualche poco di ftimolo di gio<br />

uaral publico, daran'anc'esfi fuor alcun'opera del medefimo<br />

foggetto, la quale poffa, & debbi maturare, & emendare il fallo<br />

di quefta mia. Per la qua! cofa io uerrô in ogni guifa ad ottenerne<br />

l'intento mio,che è di giouar al publico,- hauetfHoli io inci<br />

tati ; far quello, che per auentura fatto non haurebbono, quai»<br />

do quefFopra ftata non fufle. Et da qui uedrasfi poi e Cle<br />

lor lin<br />

gue faranno migliori a i fatti che alle parole, & color che ripren<br />

dano,de i riprefi. Refta ch'io hora rifpondai quelli che non per<br />

detraete à quel ch'io forino, ma perche fanno, & defiderano di<br />

fèpere, diranno me hauer ueftito il libro di uefìe altrui, & dico<br />

che non è male facendofi commoda, & attamente. Anzi di ciò<br />

mi lodo, & ciò che fàppino per efler grato à chi fi deue, che nel<br />

lo fcriuere di queft'operami fono fèruito d'Ariitotile,di Plinio,<br />

di Senofonte, di Lorenzo Rofcio, anzi d'un originale, dal quale<br />

ciò che di buono fcriiTe, tolfe foe. Ho cauato ancora da Pie»<br />

tro Crefcentio,da Alberto Magno, da Columella, da Varrò ne,<br />

da Palladio, da Nemifiano ,da Plutarco, da Horatio, da Virgi<br />

lio, & da molt'altri, che lungo farebbe il raccontarli, & nel foc<br />

ceffo del libro chiaramente fi potrà uedere» Nè perch'io mi fia<br />

fornito di sì preclari auttori ,deggio eflere riprefo ,fe prima ir i<br />

prenfori non riprendino? > & Senofonte,che quel di Simone Ate-<br />

A s niefè


P R O E M I O .<br />

niefe trafbofe nel fuo Hippico , & Hipparco, il quale fu il primo<br />

fecondo alcuni à fcriuer dell'arte equeiìre, benche Plinio dichi<br />

efiér flato un cert'homo Harmeno. Deuefi anco riprendere Vir<br />

gilio, che non (blamente rubbò Theocrito fcriuendo la Bucoli»<br />

ca,maEfìodo nella Georgica,& Ho mero nell'Eneida. Perii che<br />

così ben per quello gli conuerrebbe il dittico che lui fece in mor<br />

te di Ballifta, come anco ad infiniti altri, & antichi & moderni<br />

fcrittori. Il diitico è quello.<br />

Monte fub hoc hpìdmi tegitur Ballifta fepuUus<br />

cte dieci; tutum carpe uiator iter.<br />

Li quai uerfi dicano quello.<br />

S otto il monte di pietra, che qui aedi<br />

Sta fepolto Ballifia ; H or uà fecuro<br />

Giorno & notte nia tore doue uwoi.<br />

Et cosi ancora deurebbono eifere riprefi molt'altri grauisfìmi<br />

fcrittori, che il fìmile hanno fatto,ma perche han fatto bene non<br />

meritano riprenfione, ma lode grandisfìma, & io perciò ; & art<br />

co perche non confidato nel mio proprio làpere, ne uergognan<br />

domi di dire in un fol libro quel, che in infiniti, tanti bellisfimi<br />

intelletti hanno fparfo, & detto; ho fatto che ciafcuno posfiage<br />

uolmente leggere quel che di bono lor dicono in fimile foggetto,<br />

meritarò biafimo)& non più tofto lode ? Non fia nero, &<br />

masfime confeflando il furto, fe furto fi pò dire quel ch'io porto<br />

in mano, confefiò apertamente, di chi egli fi fia, ne tacerò di<br />

confeflare, che non folo nello fcriuere mi fono feruito d'alcuni<br />

auttori moderni ancora, ma etiandio del bongiudicio d'alcuni<br />

miei predeceffori cauallieri, che turno ueramente nell'arte del<br />

canal care eccellentisfimi, & lènza pari. Et quelli riduco in pochi,in<br />

Meflèr Euangelifta de i miei di Corte, del quale la fama è<br />

così grande ancora, & così frefca per l'infinita uirtù fùa, ch'io<br />

non credo , che fia mai in alcun fecolo per fcemarfi, benche di<br />

quello io non ne habbi altra notitia che per alcuni Ibi pochi ferir<br />

ti, che mi lalciò mio padre, per eflèr lui morto poco auanti al<br />

nafeer mio. In Meffer Gionanangelo da Carcano gentilhomo<br />

Milanefe, & in M. Giouanmaria della Girola, così detto , ma<br />

de i nobili di Corte di Pania ; il quale fu mio padre, & maeftro,<br />

ma difcepolo, er nipote del fuddetto Euangelilla. Fu Causilarizzo<br />

il padre mio in quell'età felice, nella quale i caualli erano<br />

ueramente boni,Sci boni Caiiallarizzi erano in grande ftima, &<br />

beniisimo remunerati, di quella regalifsima, & non mai baile<br />

uolmente


P R O E M I O<br />

uolmente lodata Donna Ifabella d'Aragona, figlia che fu d'Ah<br />

fonfo il guercio ile di Napoli, & Ducheifa di Niilano . Della cui<br />

diuinisfima Signora eflend'io paggio nel numero di bea rrentacinque<br />

altri tutti nobili, apprefi i principi;, & la maggior parte<br />

di quel ch'io io, & fermo . A queito aggiungo nauermi giouato<br />

ancora il buon giudicio d'alcuni Cauaìheri amici miei,& masfì •<br />

me quello del molto magnifico Mefler Horatio figlio del Capitan<br />

Mudo Muti, il qu al'H oratio nelle bone lettere, & altre uirtù<br />

è molto raroi & quello ancora del Commendador fra Pro(pe<br />

ro cauaìher certamente degno di molte uirtù, & con pochi pari<br />

al mondo nel caualcare, il quale fu paggio anc'eflò in quel bel<br />

numero de i trentacinque, che habbian detro,& hebbe per zio,<br />

& maeiìro il fuddetto Mefler Giouangelo , & aaco il padre mio,<br />

& come disfi fu molto bene riconofciuto da uoi magnanimo Si<br />

gnore. Et perche quello? iè non perche intendendoui tanto ben<br />

uoi di cauallaria,&per ifpericntia, & come dicano, per teorica<br />

quanto altro Prencipeò ecdefiaftico ò feculare uiui al mondo,<br />

ui deiettate di ben premiare & iftimare i ualorofi in queft'ar<br />

te . Reftahora fòlo, ch'io rendiconto perche piùtoftohabbi<br />

uoluto intitolare à uoi quello mio libro, che ad altro Prencipe ><br />

che fia, ò ad altr'homo uiuente. Maprima anco, eh' io uengtii<br />

à queito m'occorre dire un coftume di gente,antichisfimo. Era<br />

appreflò ad alcunç nationi coftume molto ofleruato, che mai al<br />

cuno non lodauail uiuo con pigliatele lodi, gii elfordij&narrationi<br />

n .1 lodarlo dal fangue, & fatti de gl'antichi foi,ina dalle<br />

uirtù & uita di colui > che uoleuano lodare, coftume ueramente<br />

bello & ben confiderato,dachenon la nobiltà de'noiì ri maggio<br />

ri, & le lor lodi fono quelle che ci faccino ueramente nobili & ci<br />

rendino meritamente lodeuqli, ma le uirtù proprie, & la inoltra<br />

propria uita.Seguendo adunque quello fandsfimo coftume non<br />

ilarò à dire ch'io perciò ue lo intitoli; perche s'io rifguardo alla<br />

grandezza degraui,& maggioriuoftri,non trouo Prencipe,che<br />

m auanzi, eflèndo del ceppo iliuïlri/simo di caia Farne fë u (citi,<br />

&c Gonfalonieri di Santa Chiefa, Capitani generali, Duci, & Signori<br />

eccellentifsimi, come fu il Signor Rainuccio ,zio dell'A uo<br />

uoflro, Si il padre uoltro, ilquaie militò gran tempo da caualk'er<br />

uaiorofißimoper Capitano di gente d'armi di Celare, lotto la<br />

difciplina del gran Profpero Colonna, alihora Generale in Italia<br />

di Carlo V. & dipoi uenne i quel grado di elfer Duca non lolo<br />

di Caltro, Stato antichifsimo di cala uoltra, ma di Parma, &<br />

A j di


P R O E M I O<br />

ai Piacenza ; eflendo anco prima fatto dal detto Carlo Marche«<br />

fe di Nouara . Ma queftifono beni di fortuna 3al cui arbitrio ftà<br />

di darli, & torli, laquai anco fece ogni sforzo di torgli quelli dell'animo<br />

si generofo , cosi inuitto, & così bello ; ma non potè ,<br />

le bene fi troncò lo ftame, perche oiue ,& uiuerà al difpetto di<br />

morte, eternamente immortale . Ma chi potrebbe dire i fatti illulìxi<br />

d'un'altro Signor Rainuccio uoftro zio? llquale gioninetto<br />

di diciottenni fu Capitan dicaualleria di Clemente VII. & militò<br />

fi ftrenuamente, & con tanto giudici», che ben larebbeafcefo<br />

al grado fupremo della militia, fe le parche non gli foiTero Hate<br />

inuidio(è . Succelîe à quefti il Duca Ottauio uoftro fratelloje<br />

cui uirtù preclare, & fatti illuftri non hanno meftieri di poema,<br />

né di fèoria ,:che da (è fono chiari al mondo, alquale per più; pri=<br />

ma s'aggiunie in matrimonio la grau Margherita d'Auftria figlia<br />

di Celare. Che più fi pò dire ? Non pon freno ella, & dà leggi<br />

hoggi alla Fiandra f Non è ellaforella di Filippo Redi Spagnai<br />

Non baila quello? Non ha ella l'animo di fàntifsima religion pie<br />

no?di giaititia, & di prudeutia ? Ben l'hanno fentito gl'infedeli à<br />

Chrifto,& al fuo Re, Fiandrefi, & fentano. Saria gran cofa , che<br />

quello,le peruia de'uoftri io ui uole/si lodare;aggiungendo<br />

ui il gran ualor & fapere della felice memoria del Duca Horatio,<br />

pur uoftro fratello ,giouine inuitto,&'Capitano ualorofifsimo<br />

; &tanto per le diu ine uirtù fue, accetto, primai Francelco»<br />

& poi ad Henrico Re di Francia , che gli diede per Ipola un'altra<br />

Margherita. Oh lecreti mifterij della difpofition di Dio. Il Ducai<br />

Ottauio ha Margherita, & il Duca Horatio hauea Margherita ;<br />

quella figlia di Carlo V. Imperatore, & quella di Henrico IH.<br />

Re di Francia; forellaTuna del Re diSpagna, forella l'altra del<br />

Re di Francia, Ottauio uiue gloriofo.Ma che, non fi potrebbe,<br />

sì come anco fpcrarne del Prencipe Paolo figliuolo dell'uno ,&.<br />

nipote dell'altro, & d'ambidue infieme uero immitatore,& here<br />

de delle loro uirtù? Troppo farebbe ueramente,fe nell'encomio<br />

delle fue lodi uolefsimo entrare,& più predo ci mancarebbe rem<br />

po per dirle, che materia da raccontarle, & Horatio morto uiue<br />

eternamente Che più f le peruia di nobiltà di fangue fi andafle,<br />

che direi del Cardinal uoftro fratello ? non potrebb'egli folo ho<br />

norar tutto il mondo con le predarilsime uirtù fue ? per lequali<br />

al fermo non è homo di giudicio che non Falpetti al colmo de gii<br />

honori. Ma farebbe anco nulla tutto quello che fin qui fi è detto,<br />

& che fi potefle dire,quanto à quella parte, fe gl'aggiungesfimo<br />

la


P R O E M I O .<br />

la grandezza di tutte le grandezze, & la maefti di tutte le maeftadi<br />

; & l'honore de gli honori. La uirtù dico d'AIclìandro Earnefe<br />

uofèro auo, ilqualefalendoperhonoratißimigradi>afcefealfupremo<br />

de i fupremi, & meritò quel diadema in tefta, alqual ogni"<br />

corona cede ,& quel-manto/otto iìquale/ì ricogiie tutto li gre g<br />

ge Chrilèiano ; gouernando sì bene la barca di Chrifto, & l'uno,<br />

& l'altro fiato per tre luftri,che bene il mondo l'adorò,non folo<br />

come Sommo Pontefice ottimo mafsimo,ma come Prencipe fa<br />

pientisfimo & diuino. Nelle cui lodi s'io mi uoles/î eitendereôc<br />

dire, che per ciò io fon flato non che inclinato, ma sforzato ad<br />

iatitolarui illibro,oon bafiarebbef baftarebbono certo le uirtù,<br />

& nobiltà eccelle fue fole ,le quali fono, & faranno fempre riueri<br />

te, & adorate. Ma quelle non fono ; non fon quefìe quelle, che à<br />

ciò farem'häno inclinato,&le quali trapaflb per fcguir ilcoftume<br />

ch'io ui disfi: le uoftre proprie fono quelle, quelle fono che m'han<br />

no coiìretto i nonpoter far altrimenti. Perche s'io riguardo alla<br />

nobilti, che dal langue illuftre deriua già fi uede che il langue no<br />

Aro al par d'ogn'altro è illuftrisfìmo; le allo ftato,& grado, uoi le<br />

te à grado tale, che un'altro folo ue ne refta ; & di ricchezze non<br />

lète uoi un Rei Ma quefto è niente in uero all'animo pien di uirtù<br />

che tenete? & quefto è quello, che fopratutti gl'altri Prencipi<br />

ha fatto ch'io ue lo intitoli. Et fé non folle che la ragion del Proe<br />

mio noi camporta,che fi rifoluerebbe in troppo gran lìolume, &<br />

io pur una uolta defidero nenire affme,& la diuinisfima ueftra na<br />

tura dalèaborrifce le fue lodi,come quelle, che per lo più appor<br />

ta.no fèco fumo di adulatione, & à lei batta, che la uirtù fua nuda<br />

da per fe parli, io ardirei contarne tante, & tali, ch'io non fo lei<br />

mondo hoggi le fcorgelfe ne gl'altri Principi tutti infieme. O 1 s'io<br />

pur potesfi reggere fotto sì gran falma di raconrarne la parte mil<br />

lefima, da che per uero non reggerei, lland'io fempre ßupido, &<br />

confuto qualunche fiata ne confiderò fol due fole, ne lò nfoìuer«<br />

mi, che più uaglia in uoi, ò la religione, la quale leropreaccom<br />

pagnate con infinite uirtù, & masfime con le bone lettere, ò pur<br />

lacaualleria laquai così bene eflercitafte nel fior de gl'anni uaftri,<br />

&masfime nella non men crudele,che pericoloia guerra per Cri«<br />

ftiani, di Germania contra l'Angrauio, & Luterani, con ardir de<br />

gno uerameate di uoi nouo Aleflàndro Magno , con quella prodentia,<br />

che ui fa non che parere, ma certo efière un Quinto Fabio<br />

,& con tutte quelle parti eccellentisfime, che hebbe, & che<br />

roancorno à Giulio celare. Perii che rimanendo tutto attonito.,<br />

&


P R O E M I O<br />

& pien di flupore, non fo pigliar altro partito nel ri{bluermi,ri<br />

torno à dire, fe non FiftefTo , ch'aggrada à uoi, che è lafciar par<br />

lar da per fe fole alle infinite uirtù uoftre, & io con gl'altri a mirarle<br />

, & ftupendo tacere, & adorami. Et cosi facendo in fègno<br />

di uero filentio, marauiglia, ftupore , & adoratione ui confacro<br />

quefta mia lingua, le mani, & l'intelletto con quelle mie uigilie<br />

itifieme, le quali più uolte fono fiato in dubbio di donarui, come<br />

indegno di tanto nume, pur al fin confederato, che il picciol dono<br />

della uedoua pouerellanon fu fprezzato,8£che il grande Arta<br />

fèrfe con lieto uolto, & fincero animo accettò il don dell'acqua<br />

da un pouer fante, & che Antonino Imperatore non folo accettò<br />

il poema, mariuocò dall'efilio il padre del poeta, donandogli<br />

ancoperogui uerfo una moneta d'oro, li quai uerfi furno, s'io<br />

non m'inganno quattro milia & ottocento,& che Aleflandro Magno,<br />

non folo di doppio premio rimeritauai fedeli feruitori, ma<br />

à chi gPapprefentaua cofa alcuna, facena conofcer chiaro „ che<br />

non meno egli fuperaua il mondo per il ualore & prudentia d'inuittifiuno<br />

Capitano,che per liberalità di Re magnanimo.il che fi<br />

conobbe chiaro quando , che ad Ariftotile per hauergli prefentä<br />

to il libro della natura de gl'animali, in co ntracambio diede tan<br />

ti talenti, che afcendeuano alla fbmma di cinquantamilia ducati.<br />

Confiderato adunque tutto quefto, & conofcendo , che uoi non<br />

fiate di mane animo, ne di minor uirtù di quefti tali, ho prefo ar<br />

dire chente ellefi fiano donarle à uoi. Egli è ben uero, che in que<br />

ilo io ho ardito molto più di quello, che forfè alcun'altro haureb<br />

be fatto,a$fïcurandomi di uenire al giudicio dell'ingegno uoftro,<br />

masfimamenteprouocand'io quello,del quale potrebbono teme<br />

re i più fauij del mondo. Et non ho fatto come molti, che fènza<br />

intitolar li lorlibri à sì grandi Heroi lilafciano al commun giudicio<br />

de gl'homini basfi, ancorché feientiati molto. Per il che non<br />

hanno ad hauere il timore, che ho ad hauer io , che li miei confà<br />

ero à uoi, imperoche fe ioli publicasfi,&non li dedìcasfi i uoi,<br />

potrei dire, perche leggete uoi quelle cofe ò dottisfìmo Cardina<br />

le, le quali fono fcrite ai baffo uplgo,& alla moltitudine de' caual<br />

catori fMa dedicandoli, come io dedico, & facendone uoi giù<br />

dice, ho da temer molto, & tanto più quanto, che fempre è fiato<br />

, & fempre fia temere del giudicio de' dotti. Et neramente fé<br />

io fusfi un'altro Demofttne onero inuentore del nafo dello itile,<br />

ho grandemente da temere, hauendo uoi per giudice, ma un fol<br />

conforto trouo, che gran differentia è in eleggerfz il giudice,& in<br />

hauer'o


R O E M I O<br />

hauerlo à forte, Ancor che altro apparato fi richieda , quando fi<br />

inuita uno, & altro quando da fé uien egîi ì te non inuitato. Ma<br />

mi confido, che hauendoui io inuitato,& eietto giudice, & protettore<br />

, tanto più mi farete benigno , ftand'io dunque con que*<br />

ita coftantisfimafedeui fupplico quanto piùhnmile,& caldamen<br />

te pofìò,che ui degnate accettarlo con quell'animo che folete ac<br />

cettare le cofe che con gran core ui fi donano da' uoftri fèrui fedeli<br />

, & degnateui di leggerlo per ifpaflb alcuna uolta per donarli<br />

spirito uitale con la uofìra lettione, si come gii defìe à me con in .<br />

uocâre il nome uofìro,m ifcriuerlojaqual lettione in quel tempo<br />

farà piti commoda, nel quale ui farà concedo alquanto il ritirarui<br />

da tante cure, & importantissimi maneggi, qnanti ui abondanoper<br />

le mani. Sono certissimo chefotto l'ombra de'bei Gigli ui<br />

rimarrà Tempre uerde, Tempre florido & fi curo, ancor che<br />

lacerato, & da contrari, & inuidiofì uenti combattu*<br />

to. Il perche potrò ben dire quel che diflè Dare?<br />

te Frigio al fuo libro , à quefìo mio . O Iddio<br />

uogilia, che tu fij d'inuidia degno,<br />

& lacerato, per hauer poiadhatiere<br />

un si grandifenfore ,<br />

che à malgrado del<br />

tempo ti farà uiuere<br />

Tempre<br />

florido,<br />

& fere<br />

no<br />

Vale "<br />

B


TAVOLA DE' CAPÌTOLI<br />

della presente opera.<br />

L I B li 0 V M 0 .<br />

EL L^Ä origine del Cauallo, & de gi'inuentori del Cu<br />

. ualcare. Cap. i<br />

Quanto nel feruire, & giouar alfhomo, il Cauallo ecceda<br />

tutti gli animali brutti. Cap. 2<br />

Deli'ultile j che fa il cauallo. Cap. 3<br />

Dell , honore}& ornamento, che il cauallo dà all'homo. 4<br />

Del diletto, eòe il cauallo.<br />

Cap. î<br />

DeWintelletto, onero intelligenza del cauallo.<br />

Cap. s<br />

D'alcuni caualli famofi amati, & comprati gran presgo Cap. 7<br />

D ella natura, nome ,& età del cauallo.<br />

Cap. 8<br />

Della natura de' caualli fecondo ipaefi.<br />

Cap. 9<br />

D el pelo, & come fi generi.<br />

Cap. 10<br />

Be' pelami, & fue fyetie in genere.<br />

Cap.îI<br />

De/ color baio} & fue diferen^e '<br />

CZ/7. 13<br />

Del pel leardo.<br />

Cap. 13. -<br />

Del pelo feuro.<br />

Cap.14<br />

Del pel morello.<br />

Gz/?. 15<br />

Del color mrio, & miBo.<br />

C


T r o I<br />

Cornedeueno eßerelecaualledi . ' cap. 29<br />

fow fi deuem tenere le caualle l'inuerno , & ftfiate con alcuni auertìmenti,.<br />

- 'Cap.^o<br />

Che cofii gio ui ad eccitar al coito i candii, e-r le causile , oltra lefuddette.<br />

Cap. 31<br />

Che le caualle gene*ofe non deueno effere coperte ogn'anno dallo stallone.<br />

, e : .1 cap. 32<br />

Che non fi deueno ufarele caualle fu le ca ccie, ne meno alle imbofeate.<br />

Capitolo<br />

1<br />

De i poledri mentre Hanno in campagna, ridotti in iHalla. cap. 54<br />

JDeZ ffzorfo fcape^ar ilpoledro, 0" di domarlo . cap. 3 j<br />

Dellaßalla ,&fue partinentie. : cap. 3 6<br />

Dell'officio de'gar-^oni di ftaüa. - ' cap. 3 j<br />

Delgouerno de' caualli in ijìaUa cap. 38<br />

Delgouerno particolare de' poledri, eWe-' caualli. "<br />

D'alcuni altri auuertimenti utili, & apparti nenti pur al gouerno del calia<br />

Ho. cap. 40<br />

Cowîe df*e effere la farraina, & in che modo, 0» fOMpo jì jcM «/are. -<br />

Capitolo . ^.1<br />

Quante mite l'anno fi deue cauar fangue al cauaüo . capJjfz<br />

Del numero delle uene, & dell'oßa del eauallo. - cap. ^j<br />

Delgouerno de' caualli, di poi la farrainct. ; - c- . , • • • cap.-q.^ -<br />

Del ferrar l poledri, & altri caualli. • ' cap. Af '<br />

Del modo di fczgUonare i poledri •,& ogni cauaUo. • " cap. 46<br />

Del raettere in ordine ogni eauallo per caualcare. cap. 47<br />

Dell'officio del rr^idìro di Gialla, e de i caualcato'M, & baccalari. cap. 48<br />

Epilogo di tutto quello,cbe fi è de tto,ton alcune fcufie dell' Tutore.cap.<br />

L I B Px.0 S E C 0 T^D 0 .<br />

C Ome fi ha da catta 1 care il poledro dipoi la farraina. cap. 1<br />

Della largherà delle rote, &cbe il roteggiare è ufoantichijfmo, &<br />

util iß imo. cap. 2<br />

Del modo deli'insegnare il earagolo, ouer lumaca al poledro, ò ad altro co.<br />

uallo ,& che effetti faccia . cap. 3<br />

Del modo d'infegnare al po!êdro,& ad ogni eauallo per uia di S ferrato, &<br />

lungo dell' utilità fa a . cap. 4<br />

Dei Arpeggiare, la fua figura , dr ^ cap. 5<br />

Come fi dtHefeguitare aeiielettioni ordinarie ilpokdro. - cap. 6


./fro<br />

Del modo di far* intendere la balbetta al poledro , & l'aiuto de calcagni,<br />

& di noce. cap. 7<br />

Deli nule, & modo da. ritirar indietro il causilo, cap. 8<br />

Che dopo due meß, che jar à uualcato il poledro fi dette ga!Ioppare,& correre<br />

m bard ti: a. cap. 9<br />

DeWutile, & del modo di ritirar il poledro con la fella , & d'alcuni auer-,<br />

tìmenti. cap. 10<br />

Di ciò, che fi ha à feguire per quindeà altre lettioni. cap. 11<br />

D'alcuni au er tini e n t z particolari al cavalcatore, che dene if are nel primo<br />

' rneje, che caualca il poledro con la fella . cap. iz<br />

Cbefi deue feruir molto del caragolo il caualcatore da qui iman^i.cap. 13<br />

Del modo d'infegnar il radoppiare al cauallo, terra, terra. cap. 14<br />

Dellepe fate, & cornette perche così fi chiamano , & dell'utile , &<br />

del danno, che recano. cap. 15<br />

Delmodo di finir di far iUàuaUo terragnolo ,& del maneggio di contratempo..<br />

. • cap. 16<br />

Del maneggio ì me^o tempo, & à tutto tempo. cap. 17<br />

Delle capriole. • cap. 18<br />

Del galoppo gagliardo dei fahi da fermo à fermo. cap. 19<br />

Del modo di aiutarli cauallo di noce. • cap. 20<br />

Dell'aiuto della bacchetta. cap. 27<br />

Deli'aiuto di man di briglia. '• cap. 2 %<br />

Dell'aiuto di polpa di gamba 3 & di flaffe. cap. 2 3<br />

Dell'aiuto delle acque. cap. 24<br />

Dell'aiuto de' terreni. cap. ^5<br />

De!?aiuto di per fona. cap. 26<br />

Dell'aiuto y& caHigo de gli (proni, come, & quando ß deaeno dare al<br />

-cauallo. cap. 27<br />

Dei morfiingenerale, cap. 28<br />

Deik guardie de' morfi . cap. 29<br />

Dell'occhio del mm fol cap. 50<br />

Della mi fur a dell'inhoccatura de' morfi. cap. 31<br />

Del canallo, che beue il morfo, cap. 3 2<br />

M or fi per caualloeh e babbi gli fcaglioni pofii in alto più del deuere.<br />

iCapitolo 33<br />

Itforfo perxauallo, che haùeffe I'm fcaglione pofio in alto più dell'altro ,<br />

onero il sfejjò della bocca fofje più da una banda che chWahra, ouer ha<br />

iteffe alcuna durera }ò morbide^a perpià in ma barra, che nell'altra.<br />

cap.34


7 V 0 L<br />

Pxime.îiï per cuiiïïi, che uanr.o con la tefìa, & il collo più fuma banda,<br />

che fu l'altra mino .<br />

Itforfo per cauallo, che m molto fatto , & incapucciaio.<br />

cap. 3$<br />

cap. 36<br />

Del cauallo duro di bocca molto , &• del/no fieno. cap. 37<br />

7>lorfo per cauallo, che cam la lìngua . cap. 38<br />

De i M or/2 da prona., e degli Spagnoli. cap. 39<br />

De i barb oc ci, delle gar^e, & colli de' canalli. cap. 40<br />

Quando s'ha da leuare il cannone al cauallo, & metterli un'altro morjo .<br />

Capitolo 41<br />

Del modo d'aiutar il cauallo alle rote ,&alparare. cap. 42<br />

Che le flaffe deueno e/fere uguali, & non più lunga runa deli'altra,<br />

Capitolo 43<br />

Del modo d'aiutar il cauallo ad ogni forte di maneggia ir epeloni. c. 44.<br />

Del modo d'aiutar il caua'lo alle cornettepefate, & radoppiate. cap. 45<br />

Del modo d*aiutar il cauallo à i[alti con calci, &Jen%a. cap. 46<br />

Di tutto quello , che fi deue oßeruare nella carriera, e in ogni farte di maneggio.<br />

cap. 47<br />

Che i caua Ili dipo i, che fono fatti fi deueno correre armati, &romperai<br />

lande almeno una uolta il mefe. cap. 48 .<br />

Come fi debbino ame^jare, & agittari caualli, che fiuogliono per la<br />

guerra. cap. 49<br />

De i caualli da duello, e del lor maneggio . • cap. jo<br />

De i caualli da pompe, fesle &giuocbi. cap. 51<br />

De i caualli per correr pa'ij, &dei barbari majfime. cap. 5 z<br />

Del cafligo per cauallo rcftio, che s'inalbar a, & fia calcìtrofo. cap. s 3<br />

Della camarra,


T uf r o I<br />

Del mode, del maneggiare il cauallo à cornette> à uolte ingannate ferpeg<br />

giando, &- con una noi ta e . cat. 61<br />

Del nodo di maneggiar il cauallofai^a aiuto di redine, & fin^a barbz^alc.<br />

cap. 63<br />

Del modo d'infegnare al caualloil coruettare, & il aiamggiarfi da per, e<br />

alla terra. cap. 64<br />

Di diuerfì notandi. cap.óf<br />

IL F I E.


LIB ^.O T ^ M I 0<br />

DEL CAVALLARIZZO<br />

D I C L A V D I O C O R T E<br />

D I P A V I A .<br />

CAP. PRIMO DELL'ORIGINE DEL CAVALLO,<br />

& de gl'inuentori del cauakare.<br />

E NO I uogliamo credere a' Poeti, non é dubbio alcu*<br />

no,cks i Causili fono michißimi fin dai tempo, che leux<br />

ta U confufions de gli elementi, detta Caos, CT riduttU<br />

in ordine, cominciò d Soie A far li fuo tdagg io -QII quale<br />

non lo potè fare fenz'eßi, efjendo ii fuo carro guidato<br />

da quattro cauallì. A pportando adunque i cauaùi il gl'or<br />

no yg? la luce, fanno fede , cbeßano Miicbißimi, er perfettißimi. Ma. per<br />

dire della loro orìgine più disiintamente fanoleggi^ioi Greci, che Ketturno<br />

in Th sfaglia fee e nafeere il C au allo , battendo il lido col tridente, co-.<br />

me dimostra Virgilio nel primo deüa.Georgica , dicendo.<br />

. Tuq; ô cui prima frementem fudit eqiram<br />

Magno telius percufla tridente Neptun ne<br />

Che nella lingua no ft r a non uien à dir'altro, che<br />

E tu Nettunno, à cui la terra prima<br />

Dal gran tridente tuo percofla diede<br />

Deftrier fremente.<br />

Volendo forfè fotta il uelo della fauola dtnoßrare > che dilettandofi natii*,<br />

ralmsnte il cauaüo dell'acqua, er hau en do bifogno di molti frutti della terra<br />

per uhisre, più che.altro animale, che ferne all''ufo deglkomini, che dal;<br />

D/o dell'acque ..qt della terra nafcefje . Sìa lafcidndo le fauoleaddietro,cr-<br />

Criftianamente parlando. L'origine fua fu , come di ciafcuno altro animale<br />

, dal noliro Signore Iddio creata ; uoiendo proued^re alle tu cefi tà huma*<br />

ne ; er con questo animale dare infieme utile, honore, er diletto ali homo ;<br />

come di foito fi dirà pienamente. Hor chi prima troiia\fei modo del caual*<br />

care : uarie fono le.opinioni ; perciocbe molti dicono , che Beiiorofonte, aiquale<br />

fu da Nettunno donato ?egafo cauaUo alato .cominciò à cauaIcarlc,(T<br />

coneffo addeürandoß ninfe poi ia Chimera mentirò in,fuperabile à quei tem~<br />

pi, che infettaua la Litia. Dd qual ?egafo più di fatto ne parleremo altrimenti<br />

. Ef alcuni uogliono , chefojfe N ettunno isìejfo; CT per qaeflo ia chidliiomo.<br />

Hippio . Molti à Ferfeo lo attribuifeono, e?" m ola à ïtjencofin Re<br />

C del-<br />

S


DEL CÂVALLARIZZO<br />

dsïïEgittOiO 1 altri ad Oro,eh e douenio contra Tifone fuo fratello far guev<br />

va , giudicò più opportuno di ammaeftrar il cauallo , che il leone. Altri di<br />

cono,eh e fono slati inuentrici del caualcare le Amazone dome di Scithia,fe •<br />

roeißime guerrier e. Alcuni affermano li Centauri populo di Thefaglia effere<br />

fiati i primi, che domaffero i cauatii, er quelli, che poi gli ufajfeno nelleguer<br />

re; er effendofiato così uijli à cauaUo in quei principi ] da i populi /or uicini,<br />

ejjèr fiato ersfo, che haueffeno membra parte humane, er parte cauaüine.<br />

Virgilio nondimanco dà il p regio,çr uanto dell'ufo d'eßi à Lapiti Veletronijy<br />

pur populo di Thefaglia in questi uerfi, dicendo .<br />

Frena Pelzethronij Lapitae girofq; dedere,<br />

Impoiïti dorfo, atq,- equicem docuere fub armis %<br />

la falcare Colo, & greßizs glomerare fuperbos.<br />

Che nella lingua nostra fona.<br />

Diero i Lapiti ànoipoft 5 à cauallo<br />

L'ufo de' freni, & giri, è il caualliere<br />

Sotto l'armi infegnorno i far fuperbo ,<br />

Andar fciolto, & altier il bon deftriero .<br />

Etßiialriiente diuerfl,Muerfecofehanno detto circiquefio.Manoi dettemo<br />

credereche Noè fin dal tempo del diluuio;cT U moltitudine de' padri an<br />

cor più antichi ,fì feruijfeno di questo animale, er l'ufaßeno per loro, commodità;ZT<br />

cos'i come prouideno per infyiratione diuina à tutte le cofe, che fi<br />

dpar tengono al bene, cr beato uiuere de gl'homini; così anco trouaffeno,<br />

Ç? mettejfeno in ufo il caualcare ; crmaßime ejfendoui opinione,eh e ì^oèfaceffe<br />

colonnie per tutto il mondo, eri/i Italia fyecialmente ; Do«e fi crede ,<br />

che foße chiamato lano ; er dipoi crefcendo la politia de gl'homini, er del'<br />

le città, è stato fempre quell'ufo del caualcare hauuto in gran conto, er<br />

pregio ; er tanto più fumato, quanto la grandezza de i Regni, delle Republiche,<br />

er de i gousrni più ne ha riceuuto utilitati euidenti, honori, er reputatione.<br />

Et però hanno hauuto cagione di più pregiarlo, er defiderarlo.<br />

Onde quanto le richezze fono piìfcrefciute, er più fi é trouato modo di po*<br />

ter nutrire caualU, er feruirfene, tanto più l'ufo loro è Baio Stimato.<br />

Si che, er ne' tempi pajfati, er ne prefenti fatto nome di caualliero, furono<br />

tuttauia fono chiamati i nobili. Il che approuano i Frencipi, che fi<br />

gloriano del nome del cauaUiero,fe ne inuaghifeano, er [e ne honorano;l'approua<br />

anco la religion noitra, er il commune confenfo di tutto il mondo,<br />

come più appieno fi dirà di fotta.<br />

Cap.2.


L I B R O P R I M O .<br />

Cap. 2. Qy&nto nel (èruire, & giovare airhomo,il cauallo ecceda<br />

tutti gl'animali brutti.<br />

I O creio,checidfcunohabbidpercoß chiard, er in niffutta parte dub*<br />

bid, che quelli ctnimdi fono migliori, che più. feruotio all'ufo deU homo ,<br />

Cr pùljbuengano alle neceßiü humane : per doch e kauendo no fir o Signore<br />

Iddio non ad altro fine procreati tanti animali nella terra.neUe acqite}cr nell'aria<br />

, che per feruitio dell'homo, alquale tutti gli ha fottopoûi, quelli che<br />

più gli recano di aiuto, çr di fouenimento, più degni fono dieffer hauuti in<br />

pregio . Pero hauende riguardo à quejìo alcuni uaghi deli' agricoltura loda<br />

no [opra ogn'altro animale il bouejl quale-mentre uiueci procura il uiuere<br />

con l'arar continuo, er dopo morte ci pafee, er nutrifee con la fua carne ,<br />

laquai per tutto è in ufo di man giarfi. Et molti amatori della uitapaûor4<br />

le3cûuie fr,rio i Scithi,hanno detto,che la pecora non fola pò nutrire l'homo,<br />

er con la carne propria, er de' figlioli, er col latte ; ma la pò anco ueftire<br />

con la fua lana, er lo ùe&e, er lo difende dalla ingiuria, er maluagia ftagio<br />

ne del Uernoyde'' usati, er delle pioggie. Et finalmente chi ha lodato «fio,er<br />

chi un altro animale, zmWj, i»vrze opinioni tenendo . Ma io confiderando bene<br />

quante forti di uita fiano quelle de gl h omini, accodandomi ail'authority<br />

d'Arifiotile nella Colitica, dico che alle cinque uite dette da efjò : cioè Id<br />

Vafiorale, U Venatoria, ò Predatoria, che le dica. Aucupatoria, Pefcato -<br />

ria,er l Agricoltura, neffuno animale pò più feruire, er fouenire all'homo<br />

che ilcauaÜo. Tercioche fe gl'homini poffo no uiuere di Latte, er carne, ò<br />

£ armenti, òdi grege nella uita pastorale,&quelli fegitire come una uiuen<br />

tè agricoltura, er fucceßiua , che fempre rinoua, er rinuerdifee ; che ragion<br />

aie ta, che quejìo non fi poffafare negli armenti delle caualle, come ne<br />

gl'altri ? Il l atte delle quali è ottimo, non che bono. Et fi da noi non è<br />

ufato per la moltitudine de' cibi, che hauemo, er per non hauere quel nume<br />

To, er copia delle caualle, che habbiamo de gl'altri armenti ; non però è<br />

che non fia bono. Il che ben conofcono i Tartari, ouer Scithi, che uoglian<br />

dire, li quali l hanno in tant'ufo, che nel dì del natal Regio dalor celebrato<br />

ogn anno , non è lecito ad altri, che al Re prima er dipoi fob à i più propinquifoi,<br />

mangiare il fuddetto latte di caualle. Et perche la Scithia è dittifa<br />

in piiì populi : più à dentro ui fono i Geloni .che beueno fangue di cauallo<br />

1 er latte di cauaüa mifchiati injìeme^come dimostra anco Virgilio nel ter<br />

Zo della Georgica.<br />

Bi/altequo more /blent, acerq; Gelo nus<br />

Cum fugit in Rodopen, atq; in deferta Getarum;<br />

Et lac coiicretum cum (anguine potat equinum.<br />

Ca I quai


del cavallarizzo<br />

I dit li us,'fi dicono in nofbrd Hngm.<br />

• Cornei bei iaiti far fogliono ,& come '<br />

Sol il fiero Gelon fuggendo al monte<br />

Di Rodopen, e a boichi de iì Gethi.<br />

Et che col late miito del cauallo<br />

li iangue bene,<br />

"Et bcuaio qmfio UtU^quejlo fatigue mifchidti ìnfime per poter mèglio refpirurcjCr<br />

ruccorre ilfixto^ da questo beuere.z


L I B R- O P R I M O; tt<br />

nàti feriti che non uoglìsn feruire, qudaltro animale ci pò recare qùeU'aiu<br />

to, che pò il cauaUo ? 1/ quale, che non jìano quafi poßibili ad effer fole, cr fiano remo<br />

te quafi dalla terra,per effer l'uccellare tuttofò per la maggior parte neWaere,<br />

er contra animali aerei ; er il pefeare neÜ'acqua, er che poco, ò quafi<br />

nulla g?animdi terreftri peßino reccargli aiuto, tttttauia non ui è animale ,<br />

dal quale più che dal cauaUo pofino queüe uite riceuere féruitio, conducendo<br />

l h omo con molta commodità, non affaticato, ancor che in luoghi molto<br />

lontani alla uccellagione , er pefcag iene, ^portando da i luoghi lenta<br />

ni, dentro alle Città ciò che ß piglia: Oitra àie nelle parti'Settentrionali<br />

uifono populi, che pefeano con cauaUi, come fi pò uedere nellibro, che Olao<br />

Gotha ha canato fuora 4' dì ncjlri. Ma nell'Agricoltura l'opera del caual -<br />

10 è maraui gliofa, perche egli in molti luoghi, doue ce ne copia,pre(ia l'of<br />

jìcio del boue arando ; er questo fa. p iù. p resto, con più ardire, er meglio ;<br />

trita porta, ç?fa quantoj necejfario. Hor ristringendomi dico 3 che tutti<br />

gl'animali danno cinque, ouerjei cofe à gl'homini, er queste, jono l'opera<br />

loro, la carne, il l'atte, la lana, il coro , er la pelle, ne altro da loro fipò<br />

cavare. Sedai cauaUo adunque delle fèi cofe dette, fe ne cauano cinque3ouev.<br />

daUe cinque je ne cauano altre cinque ; non è egli tale, che fouen ghi nell&<br />

maggior parte, alla neeeßita della uita h umana ? Ma mentre fi parla delta ne<br />

cefità, io non uorrei pajfare a dire della utilità, detta quale fi ha da ragionare<br />

più diftintamente.<br />

Cap. 3. Dell'utile., che fa il cauallo.<br />

LE utilità, che porgeatl'huomo il cauallo,fono quafi infinite : er chi uoleffe<br />

in quefio estender fi d'intorno atti indiuidui, er atta moltitudine del-<br />

11 effempi farebbe di quelle fola un libro. Et io perche intendo di e (fere b reue<br />

, le andarò rejìrir.gendo più che mi jarà poßibile . Et intendo di parlare<br />

hor a dell'utile cos'i apparente come nero : sì per fuggire ogni dubbia,er uana<br />

dijl utatione: « perche l'imperfettione hwnana.nonla fuajntieramente cono<br />

fiere il «ero. Di modo, che l'apparente non ui babbiagran parte ancora, er<br />

ben jbt ffo la maggiore. Dico adunque., che l'utile è quello , chegioua ò all'animo<br />

j ò al corpo, ò all'uno ,er l'altro infieme. Le quai tutte tre parti<br />

adempie il cauallo . Ferciochs fe bene potrà parer ûrano à molti, che il cauatto<br />

poßi giouare all'animo, non potendo darne p recetti, ne documenti,<br />

ne


DE L C A VA LLARÏZZO<br />

infegttdrfcientie alcune, d'intorno atte quali U forzi deU'dnmo, CT de/<br />

Tintelletto nofiro uerfi,non è però che il cdujllo non induca l'homo neüd contemplatione<br />

del fiomino Iddio ; /è uorremo riuoltar l'animo alle fue nobili<br />

partii à i tanti femigi&utiluche ci reca in que&a uita, li qudi altro non<br />

vi moflrano er [gridano,fe non che fi come il cauaUo noi feme fi iene,er in ti<br />

teguife, creo» tanto piacere, honore, er utile : doueriamo ancor noi fer-<br />

Mire al fommo Signor nofiro Iddio, che ci ha creati, er egli, er «oi cosi /10,-<br />

Bili, er rendergli grane infinite, er immortali di tanto dono. C'induce ancora<br />

il cauaUo neüd cognitione della natura degl'altri animali, domeflichi,<br />

er fieri 1çrfeluaggi, più che altro animale ; participand'ejjò della natura<br />

domestica, er manjueta, er deßa fiera ancora ; come di fotta fi dirà dijfufamente.<br />

Ci fa fimilmente filofofare, penetrando nella natura, er c ampleffìone<br />

fua con tante ragioniquante fi diramo di fatto à i luoghi foifa etiandio<br />

l'homo molto patiente, er accorto nel reggerlo > er maneggiarlo , bifo*<br />

gnando à ben reggerlo, er maneggiarlo, accortezza, er temperanza ><br />

Crpatientia quajì infinita. Et chi altramente crede ,crpenfa con laforz*<br />

poter fare quanto bifogna ad ammaeßrare adornar e ardito cauaUo,çr non<br />

«ole adoprarui più prejìo la patientia&la piaceuokzzä;di quanto fi troni<br />

ingannato ciafcun gentilhomo^z? caudUiero lopògk0care} er Vefyerienza<br />

ûeffa lo-dime&raìcr io ne i libri difotto mi sforz&è difarldchiaro à tutti,<br />

Dandoci dunque il cauaUo dafyeculare per mezzo fuo nella bontà di Bio,<br />

er nella natura fua,cr de gl'altri ammalirparmi che chiaramente d tutti gli<br />

homini rechi utile non poco,quanto aWanimo, er intelletto. Ma glutili,cbe<br />

dà al mondo circa le cofe del corpo,fono quafi infiniti. Yer cicche l'ufo del<br />

cauaUo gioua molto atta fanità del corpo ; effmdo in effo un eßercitio molto<br />

nobile,er temperato, er di tutti i membri quafi ugualmente, bijogmndo<br />

neWagitar candii adoprarui ogni membro diflintamente, fcr tutto il corpo<br />

infieme con ma proportions di moto incredibile^ impof.ibile ad iß: rimerla<br />

con parole. Il quafeßercitio per efjère uniuerfale di tutto il corpo, er per<br />

effò lograndofì ugualméte gl humori^he poteßeno alterare la complejjione,<br />

neceffariamente gioua à tutto il corpo. Genera anco nel c au ale are humor<br />

dUegro ,çrdà bando aUa maninconia humor peßimo, ergrauißimo nel corpo<br />

humano. Et queiïo fi pò facilmente uedere, che da qualunque gran dolore<br />

fia oppreßb alcuno col caualcare cauaUo, che fat isfacci, fe ne fente attegerire<br />

affai : Et fecondo che dicono alcuni grani auttori ; er maßime Aedo<br />

il caualcarefopra tuttigl'eßercitij fortifica lofyiritojuttojl corpo,


LIBRO PRIMO. Ii<br />

piti nobile ; cùfciw pò «edere, che il cduuUo reca utilità infimtd [opra, tutte<br />

le cofe,aüi fiati ,fdceniofi con elfo tutte le fattioni importanti, er più neceffurie<br />

nella militia . Percioche l'aßicurar le firade per gli efferati, cr utttou&glie,<br />

il romper quelle alli nemici, lefcaramuccie, il tentar l'efferito aduerfario,<br />

il riconofcere, O" dar cognitione delli paefi de • nemici ; er in fontina<br />

i muri delli eserciti con l'ordinanze de glhomini d'arme in campagna<br />

aperta , er nelle giornate ; in che altro cofìjieno, che ne i cauaUi l eggieri,<br />

er homini d'arme. Et $'alcuno die effe, che fi di ue tener più conto della militia<br />

à piede, che della militia à cauaüo: çr fopra que&o m allegale tutte le<br />

ragioni, effempi, er auttorità, che adduce un certo auttore nel d ifeorfo ><br />

che jopra à questo fa ;gli ridondo, che l'ifperienza ci dimofira il contrario<br />

. Ferciocke fe bene alcuna mit a i Romani [montarono da cauaüo : ç?<br />

hebbeno à piede quella mttoria, che à cauaüo haurebbono perduta al lago<br />

KegiUo contra i Latini, er à Sora : corn egli nel fuo dife orfo allega ; fi pò<br />

credere, che queftofuffe per altra cagione, ch'ejfo non i/prime, Et chi du*<br />

bica, che al tempo de Komani, almeno della RepubUca, non ci era ufo bono<br />

del caualcare, ne felle da poter ftar bene à cauaüo, ne freni atti à reg?<br />

gerlo, come fi deue, ne arme da armare, ne l'homo à cauaüo, ne effo cauallo<br />

i Ne fi legge-, che alcuno de' Romani in quei tempi fi eßercitajfe à cauaïïo<br />

in Campo marzo ; ma fi bene à piede. Et pò beo ejjer anco che aWhora non<br />

fuffe così ben cono f data rutiliti grande della militia equeüre, come dipoi<br />

di tempo in tempo è (tata ognhora conofciuta meglio .Etfi pò credere, che<br />

ufaffero i caualli folamente in quanto la nectfiità delle guerre,e non corne ht<br />

utdicà richiedeua ; er in quei cafi, che effoaMegaJecondo Liuio ,i Romani<br />

fmontaffero à piede : ò per la qualità de feiti afpri, ò per la ûrettezz* de'<br />

luoghi ; ò per la debol ezz* de i caualìi, ó per altro accidente non efprefjo.<br />

Et ; e Liuio non haferitto quefie particolarità, è degno di fcufa,parlando di<br />

cofemolto antiche Je quali noneffendo ß>eciftcate netti an nali, che fecctt*<br />

mente foloi fatti raccontano, jenza renderne ragione, èneeeßario,che<br />

feguendo quelli,racconti ancor eßo feccamente le co/è, che troua fcritte. Ne<br />

gl'effempi di Sguizzai à ì&ouara, er contra il Re ïrancefco, er del Tarmoglia,<br />

prouano cofa alcuna ; efjendoui infiniti altri eßempi, er cento per<br />

uno in contrario, che i cauaUi han rotto i fanti : Et quello di Carmagnu oU<br />

fi uede ejfere per le armi, non per la forte della militia. Ne fi deue dar orecchio<br />

à quede ragioni, che eßo allega. Delle quali la prima è, che l'huomo 4<br />

piede pò andare in molti luoghi, doue non pò andare lo à cauaüo, perche il<br />

cauaüo ancora pò fare molte fattieni, erpt» utili ,che fion pò far l'homo 4<br />

piede .Et che riceua più ordine la militia à piede, che la militia à cauaüo,<br />

in bona parte éfalfa, perche i caualli boni pojfono tener ogni ordine, era'<br />

tempi nofiri fe ne fono mduti infiniti effempi. Et fmilmente le altre ragioni<br />

da lui


D E L C A V A L X A R I Z Z O ^<br />

id lui addotte ft uedeno eßer dette più d per fu J ère à Frenati à tener maggior<br />

eßerciti di k piede , che è loro più facile, er di affli mxn o fvefa, che<br />

di à cauaÜo Refendo di troppa fjpefa. ; er molto affai piààijpculto;j. Ma chi<br />

dubita, che la militia pedestre fia inferiore alla eque; Ire, riguardigratia<br />

k fat t ioni, che l'una, er l'altra fa, er ueda, che la pedestre appena feme<br />

alle fcaramuccie, alle giornate, al guardar le terre, er luoghi forti, doue<br />

i cauxtti non folo fanno queìiecofe medefime , ma molt'altre dtfcpra dette,<br />

cr infinite, che non è di bifogno à raccontarle. Et ben confiden di chi fi tistt<br />

più conto di uno che babbi una compagnia di pedoni, ò di uno che I kabbi di<br />

caualli. Et pur h oggi fono le medefime coni, der ationi della tniiitia, & He uet<br />

tanaglie j er de'gouerni, che prima fu(feno,ancor che la caualleria nonfofife<br />

così ben conofciuta come s'è detto ;ey fe bene in alcuna cofa-,diuerfe y con le<br />

medefime ragioni però necceßariamente fi gouerna. Et facciafi prouafe ci è<br />

alcun faldato tanto ardito , che fi offenfca à piede parimente armato contrafiar<br />

à corpo, à corpo con un altro à cauaüo fimilmente armato .Et in<br />

fammi infieme con Annibale Capitan fingolarißimo diremo à quefio, fe pur fi<br />

trouajfe, quello che diße nel fatto d'arme di Canne; quando uidde, che i Ce tifali<br />

haueanofatto fmontare àpiedegl' h omini à cauaìlo. QVAM malem um-,<br />

£ios michi traderent équités : beffandofi di cosi grandi errore. Mit lafciando<br />

quefla diff>uta, er digreßione ; dico che è molto utile anco il cauaüo nelle coi<br />

fe de'gouer ni 4 far fubito fapere ogni occorrenza per poterui dipoi fi bitë,<br />

prouedere per uia delle pofte. Et gl'antichi, er i tempi moderni ne pof cM><br />

rènder teflimonianza. Et ui fono papuli Settentrionali, che hanno talmen<br />

te accomodate lepore per ognifyaccio di uenticinqueó trenta miglia, che<br />

pùffono con quefio modo , er coricauaUi auszzi al corfo far tra dì, er notte<br />

trecento miglia. Et i domanifapeuano in due giorni le noue di tutta Italia<br />

col mezzo anco de'' caualli.Claudio Nerone quando da Calabria andò in Tofcana<br />

fegretamente à congiungerficoni'effercito di Ludo à Siena per cprittiere<br />

Afdrubale, er in fei giorni fece duel maggio fi uelocemente che di<br />

lui di fife il Petrarca X'hebbs occhi al uedere, al uolar penne. E /orfe da ere<br />

der e, che altramente hau effe paffuto farlo, che per uia di poPie, mezze po -<br />

fie, er carri ' Hauendo facto per tutte le terre commandar caualli 4 chi ne<br />

hauea, per condur in frettai faldati. Probo Imperatore, come haurebbe<br />

potuto far battaglie cosi fecure, crj correre tanto cr così prefto fenza lo<br />

aiuto del fino cauaüo alamco ì II quale fu di tanta uelocità, cr gagliardezza<br />

, che corretta d'improuifo in un fol giorno cento miglia, durando in quefio<br />

fenza mai manc.-tre per dieci dì continui. Uà lafciando l a moltitudine<br />

detti efjèmpi. Chi negherà il cauaüo non effere efiremamente utile per la fecurezza<br />

dell'homo ? I/ quale ejjendofottopoûo à tante irfidie d'homini ma<br />

Ugnixhe co fa lo pò più aßicurare d'ufdr d'ogni gran periculo^che la uirtà<br />

d'un '


L I B R O P R I M O . 1 3<br />

d'un Bono forte, er ardito CAMUO ? Nsffumt per certo ^poi che né le anni,<br />

ne U forz.'. dsgVhuo.niai y m maligniti de luoghi paßono impedire un uaiorofj<br />

CÌUJUO che à col corfo, ò con Furto, ò coi ßlto, cr calci,CT morfl,<br />

percoffe de' piedi anteriori non ifeampi, çrfeco nemenifduo il juooatron~.<br />

Co-nefi nidi- in Dxrio Re di Per fix, che fconßtto nel fatto & urini .1 l.if •<br />

fo per nix d'una uelocißimaforte er atiimofa cauiüa, chefeco hauea ccr.dut<br />

ta À quello fine di feruirfene ne i bifogni maggiori, fapendo il ualorfuo fi fai<br />

uo la uita. Et com b >ggi di molte ijperientie nepotrebbon far fede, fe noi<br />

uoleßimo prolungarci.<br />

Cap. 4. Deirhonore,& ornamento,c!ie il Causilo di al'homo.<br />

BYT O LT I ornamenti riceue l'homo daT ufo del cauallo , li quali per brey<br />

uità, io andrò più tatto adombrando, che narrandoli à pieno. Grande<br />

ornamento , er quafi accrefcimento è quello, che fa all'homo, recandolo fu<br />

periore aUi altri homini ; &• riguardeuole tanto più , quanto più beai, er<br />

migliori cauaüi caualca. Kecafimilmente honor grande aWhornofy.pplendo<br />

dUi debilità, fud ; cr per mezzo del cauallo facendojche uno benchedipochif<br />

fime forze fia di grande ardimento .et per quejto non tema difcrza^fßi mag<br />

giare. Rende honor anco non fob nel combattere-juUe guerre Ajfaiii>d : .'elli,<br />

er altre cofe flmili, ma etiandio nelle fette pompe, er giochi publici, er pri<br />

itati; come fono gioßr e, torniamenti, correre,*? rompere Unze di piùguife,<br />

correr palij, all'anello, er alla quintana, carofeUi, giochi di canne , am<br />

mazzar tori, contra leoni, orfi, er pardi, nette caccie, ne i manegg ' di tante<br />

guife , che fi fanno innanzi à Signori, eri moltitudine di populo }ò in mafchera<br />

0 Jsnza ; er cofe altre flmili. Et perche non pan che altro fa i'honore,<br />

che opinione,ò ijti:na:io;ie bona appreffo à gf homini ; ii bon cauallo fa<br />

molto iftimare un gentirhomo,che caualchi bene, er che hall : bon c au alio ;<br />

mostrando che ancor habbia bon giudicio in ftperlo e/eg^re-ö" tnanccnere<br />

cosi bono ; er ff ender honoratarnente le fuefacuità in co fa utile, ö* nccej'kria,<br />

er affai honoreuole. Anzinonfolofalefuddetteccfs.ma di più fa ripa<br />

tar felice l'homo, che ha, o-caualca boni caualii. Il che forfè pò parer in<br />

prima faccia di ftrano à molti,che l'udiranno; ma e pur uero/e uolemo ben<br />

conjìderare, che la felicità di questo m ondo è pozza n ei beni dei corpo,<br />

della fortuna, er dell'animo ; er che poßiede boni cauaHiymcjtra di pojj; ae*<br />

re tutti tre qtieft 1 beni. Vere;oche moftra i'hauer bon giudicio, er poi'. -C.ere<br />

i beni deW aniiiio in far fcelta de' boni ca uaili, in ben tenerli crjdperfene<br />

ftruire, domarli, maneggiarli ; cr con quel modo ,e patientia, anzi temperantia,ch'io<br />

uidißi ; er maeßria, che fi richiede araniae-irarli. Tai:ne;Ue<br />

che fono riguardeuoh à tutti. Fanno anco crederebbe pcßuda i beni dei cor<br />

D po.


DEL CAVALXARüZZO<br />

p9,fucendoto parere agile, er dißmolto di corpo, er di bond comphßione,<br />

fortezza ö" uiuezzd . Che fenzd queste parti non potrebbe m olto ben edit<br />

de are . Ef più apparentemente fanno chiari i beni della fortuna j non effendo<br />

poßibils di hauere,


LIBRO PRIMO. «4<br />

Cap. J. Del diletto che di il cauallo .<br />

N T OLTA dilett.it:om,Ç7 p'ucere dà il civ.iia all'homo;^ partem C<br />

1 fiato detto di [opra nelle cofe d ell'utile, C7 ddl'konore ; effe r. do quefte<br />

cofe talmente concatenate, c6e per forza partecipa dell'altra. M4 non<br />

è dubbio però, che fcaccundo il cauallo la malenconia neceffariamente reca<br />

allegrezza^ confeguentemente piacere. Reca ancora piacere conia commodité<br />

di portar l'hom fenzafare, che patifchi fatica, cr con temperato ef<br />

fercitio, er moto. Siche non affatticandofi il corpo, ne rifcaldandofifuor<br />

del douer e, fi pò andare, benche lontano ,fenzd per turbar fi da caldo ,6 da<br />

fango ) er humido, ò altra cofa, che offenda • Et che fia uerofi uede, che<br />

quel gran piacere, e allegrezza ,che'dì àgi'h omini la uisia della campagna<br />

lontano dal tumulto delle città, CT U bontà del t empo, er fermiti<br />

del cielo, malageuolment e fi potrebbe godere fenza il cauallo snon po tendouifl<br />

andare à piede fenza molta fatica, er incommodité , la quale leuarebbe<br />

il piacere,ò in tutto ò in gran parte. D4 fìmilmentegran diletto nelle caccie,<br />

nelueder uarij luoghi, uarijftti,uariegenti, uarij animali ; er col mezzo<br />

d'efjofeguir le fier e, far prona in che più UdgUd.no , ò di fortezza, ò ttelocità,<br />

ó di ardire • er ritornarfene al fine con batterle prefe parendo aü 'homo<br />

, che il cane fia fiato infirumento à pigliarle ; ma che ejfo con l'aiuto del<br />

/ito cauallo le babbi prefe, er neramente uinte. Dd piacere al populo, aüe<br />

donne, à gl'homini, benche feueri ; il ueder la maefiria, er bellezza d'un<br />

bon cauallo, ò nel c orrere ò neWincontrare ar dit at amente con la lanza<br />

un aduerfario, nel mmeggiar di più f orti, nel paleggiar fciolto, er leg*<br />

gl'ero, uiuace, er ordinamento . Et io per me non fono di parere, che tra<br />

tutti i fyett acoli, quelli, che fi fanno con i caualli, cosi come fonali più ma<br />

gnifichi, er honoreuoli, con anco fiano li più, diletteuoli ; empiendo I bomo<br />

di diletto, er marauiglia . Del quale piacere come di cofa naturale all'homo<br />

, cercandone io la caufa, mi fono indotto à credere, che per tre ragion<br />

ni gl'bomini h abbiano tanto piacere dei cauaUi ; er la prima credo, che<br />

fia l'immit adone della quale più fi dilettano gl'homi ni, che d'altra cofa. Il<br />

che fi uede chiaramente nella poefia, er pittura, che fommamente diiettano<br />

ogn'bomo benche rozzo-, er feuero ; folo perche confitteno nella ïmitatione.<br />

Aüa quale pare che Vhomo nafehi molto inclinato. Efjèndo adunque il cauallo<br />

animale molto docile, come di fotta fi dirà nel fuo luogho, er atto ai<br />

immit are ciò che li fia infegnato ; Vhomo fe ne diletta molto, crjèmpre attende<br />

ad infegnarli cofe, che li poßinofar honore, er recar diletto. Lafe*<br />

conda cagione è che gihomini fi dilettano molto deWubiduntia, effendo<br />

proprio di tutti,er molto più de' nobili, di defiderare dominio, er maggio -<br />

D z ranzd;


D E L CA V A L L A R I Z Z O<br />

ränz* & quinto più poffono ubedientió. Dd i quali defiderij fono nate le po<br />

litiche, i gouerni, er alfine le tir dimidi; er ejjèndo il cauaUo tra il fiero,cr<br />

il doinejìico molto atto aÜ'ubedientid ,fe farà beneintefo, er 4 tempo pigliato<br />

par che l'homo Je ne diletti affai per tal cagione. La terza caufa è per<br />

la fimilitudine che ha con Thorao più, che altro animale in hauer ingegno<br />

memoria, amore, er molt' altre parti fiinili all'homo . Donde fu dato luogo<br />

alla fauola del Centauro, chefingano effer nato da Centauro figliolo di<br />

ifìone , il quale libidinofamente uogliono, che ufaff e con le caualle de' Magri?<br />

fi fitto il monte Velio ; uolendofi fotto iluelo della fau ola dimostrare<br />

lafomiglianza tra il cauaUo, er ìkemo ; er per quefio infegnarci, che naturalmente<br />

fìamo inclinati ad amarlo: er lo debbiamo ama re portanicci<br />

egli uniti con effo lui qitafi un corpo isìetjo. Et però il Centauro è (tato<br />

finto dal mezzo in già cauaUo, er dal mezzo in fu homo. I/ che dimoftra<br />

anco , che la parte fuperiore del cauaUo cioè VinzeUigentia è ragio ninole<br />

cjuaß fimile à quella dell'homo, grche tienefoggetta la parte inferiore affatticandola<br />

com'effa uole . Ne é per queûo da marauigliarfi della fauola<br />

del congiungerfi thomo con la cauaüa, dalla quale fa nato il figlio dal mez A<br />

ZO in fu homo , er dzl VÌ'-ZO in già cauaUo ; attefo che ancora da una causila-fecondo<br />

che uol Plutarco , ne nacque Cena fanciulla. Ma lafciando lefauole,<br />

Arijìotils dice, che il cauaUo ha molta jìmilitudine con la natura dell'homo<br />

; er che è fottopojlo quaji aÜeifteffe paßioni dell'animo, er del cor<br />

po, aUe quali è fort topo fio l homo . Ha come che fia, non è dubbio però,<br />

che rechi piacer grande à gï"ho.ni:ii, c on i quali ha cosi gran fomiglianza.<br />

Et 'cerche questo fi tocca con mano, ne ha c i fogno di proua alcuna, io non<br />

fi aro à perderci tempoma pajjirò altra à cofe più necefjarie.<br />

Cap. 6. Deirintelletto, onero intelligentia del cauallo.<br />

Q v A N T o ingegno,er intelletto h abbi il cauaUoyCrquanto s'ingannino<br />

queUixhe penjando che poco,ò m'Ha ne babbi ; poco lo itimano mi s for<br />

Zero dì mostrare nel prefente capitolo,er in altri luoghijç? ancorché Ï intel<br />

letOyÇr u docilità del cauallo fi pofii dimofirare per molti chiari eßempi, er<br />

antichi, er moderni, li quali io non intendo di andar raccogliendo d'un<br />

per uno , nondmeno con quelli pochi-cVio ci addurrò J^ora lo fa rò chiaro.<br />

Et cominciando conleffempio di Sebaritipopuli er Cardiani,dico}che quejìi<br />

auezzauano li lor cauaili à danzare con certa mijura,ordine, er numero di<br />

falti,al fuono della tibia trcbeitd,ouer Zampogna che ucgliamo dir e,et l'introduceuano<br />

dipoi ne'diconuiti,doue con certi gesti di baüare fopra i due pie<br />

di di dietro .con gefii in aria di quelli dinanzi, che à un certo modo, in quefio<br />

cafo Jì pofio.no chiamare mani, dauano gran piacere à conuitati ; come<br />

uol Celio, er Athenio auttorì grauifiimi. llche nondimeno fu dannofo alcu-


LIBRO PRIMO. %?<br />

ne mite k cjuefli pop uh ne i fatti d'arme. Et da qui uietiejchehoggi non fi in<br />

fegnano più fMÌle cofe à cduaUi boni, er dà guerra ; er non perche non fi po<br />

tejTe,C7 fäpeße ammaeßrarli nel mede fimo moâo& infegnarli ancora alcune<br />

cofe maggiori. Come poco è che uedsmmo in Kar.a Tkedefchi che haueuano<br />

ammaefirati dui ronzini, chefaceuano tutto questo ; er di più li faceuano<br />

guidare da una fìmia, facendo tanti diuerfi giochi, er tante diuerfe cofe s<br />

che era coft di marauiglia, er di stupore. Et per uenire al particolare di<br />

dirne alcuna, dico, che conofceuano in una compagnia di gente folta un gen<br />

tiïhuomo da un uillano, il patrone dal feruitore ,un giouane ,un uecchio,<br />

un bello , un brutto, un 1 barn uirtuofo, er un uitiofo ; Conofceuano i colori,<br />

mandati da i patroni, er da' maestri à trouare^che hauejfe calze bianche, à<br />

d'altro colore lo fapeuano trouare ; fi coicauano dif e fi in terra come, che<br />

dormiffeno , crfuffeno morti, er poi fi leuauano, er faltauano in qua, er<br />

in là con gran defirezz* ; Cr finalmentefaceuano cofe quafi ù npofiibiii, er<br />

da non credere. Poco e ch'io uidi pur in Koma un cauaUo, il quale non fi<br />

lafciaua caualcare da altri, che dal patrone, il qual difcauaicato, non fi<br />

lafciaua prender da niffuno , ma come uedeua il fu o p atrone, er ne fendila<br />

la uoce fubito fegli accoftaua da fe medefimo , mansueto, er tutto allegro.<br />

Per il qual ejfempio poßiamo anco credere quel, che fi legge del Bucefalo<br />

C Alefjandro Magno ; er détTA&orcone di Giulio Cefare . Si che, per me<br />

io credo, che filano docili À tutte le cofe poßibile, che da lor fi poßino fare.<br />

Ma che maggior argomento della dociUità loro fi pò ueders, che U moltitudine<br />

de i maneggi che fe gl'impara ? La quale è cofa tanto marauigliofa,<br />

^rdiletteuole.cVio non poßo penfare che ui fia ne cosi jeuero-^tfauio home;<br />

ne così ro^^o-er feluaggio^che, er non fe ne marauigli, er non fi diletti in<br />

finitamente di «edere caualli manegianti. Ha no ancora grade piacer e,et alle<br />

grezza per rintelUgeniia,che hàno. Et che fia aero i et tacoli C ir cefi lo di<br />

mojtrauano,per cloche in quelli fecondo Solino, alcuni caualli col fuono delle<br />

trombette-,alcuni per alcun'altri fuoni, et canti-alcuni per la uentk del colo<br />

re,et alcuni ancora per le faci accefe erano prouocati, et chi à i fai ti, et chi<br />

al cor forchi ad una, er chi ad unaltra cofa, er tutti in feme affai mae-<br />

(ireuolmcnte, er con bel modo le faceuano . Hanno òltra di queiio inteUigentia<br />

fyeffo diuinxfecondo che uol Horner 0,(3- alcuni altri. Fercioche fono<br />

prefaghi ben ffejjo delle battaglie,et delle difauéture proprie,et de patroni;<br />

etfimilmente delle bone fortune. Et s'attrijìano molto della morte di queli,<br />

liquali amano fopra modo . Come fi uidde ne i caualli d'Achille, er in A fiorcone<br />

cauallo di Giulio cefare. llquale alcuni uegiiono, che iacrimajle tre<br />

dì innanzi della morte del ßo Cefare, benche altri tengano, che morifie prima<br />

, er che da Cefare foffe honaratißimamente fepehto. Poco innanzi ancora<br />

della morte di Cefare,furono trouati i caualli ; che egli hauea la ja at i<br />

D 3 liberi


DEL CAVALLARIZZO<br />

Uh eri, & confecrati à Mir te ml jpdfftr del R ubicone, come dice Suetonio<br />

A^merfi dal cibo , er Ugrimare. Et del cuuallo dì Falunte. Vergilio ne<br />

ferine nell'undecima dell'Eneide in queilo modo.<br />

Poti: bellator equus, pofitis infignibus xthon<br />

It îachrimans gutifq,- humedat grandibus ora.<br />

Li quai uerft in lingua nofira uogliono dire.<br />

Poi (ègué Etton caual atto alla guerra<br />

Che lènza infègne lagrimando forte<br />

Di gran lagrime il mufo, e'il terreo bagna.<br />

A Dario il fuo cauallo prediffèj er diede con l'annitrire V Imperio; come<br />

piti diffufamente racconterò nel terzo libro. Si rallegrano ancora affai delti<br />

honori, er della uittoria ò ne i palij al corfo , ò altro pregio,pur che uincano;<br />

er uinti fi dogliono; come affermano Lattantio, er Ouidio. er fopra<br />

tutti Virgilio nel terzo della fua A gricoltura, quando dice in molti uerfi<br />

quejlo^cWio raccaglio in poche parole.<br />

Et qual prema dolore, e attrifta il uinto<br />

Et come fi rallegri il uincitore<br />

De Pacquiftata, & gloriola palma<br />

Ben poi ueder nel corfo ; & poi c'han corfo<br />

I bon deftrieri. A cui difio d'honore<br />

- In gombra loro i petti, & di uitoria.<br />

Ef'P/mzo mie, che per defiderio d'alcuna co fa molto s'attriflano, non<br />

potendola confeguire, er in modo tale, che molte mito ne piangono . Et<br />

io ne ho uifto la proua ne' barberi, che ho tenuti per il correr de' palij , er<br />

in altri caualli, che alle mite lagrimauano fenza caufa alcuna.Fer ilche potrebbe<br />

e fer e, che la dijfinitione delPhom non foffe così propria com' altri fi<br />

crede, che Vhomo è animale rationale rifibile ; conuenendofi anche il ri*<br />

der e, er il piangere ad altro animale fuor dell'homo, er forfè anco fecondo<br />

'Lattantio Tirmiano la ragione. Hor cerca Vamore^che portano a' patron i.ol<br />

tra le cafe [opra allegate ci fono chiari effempi del cauallo d'Artibio Terfiano,<br />

come recita Kerodoto, che eßendo Arthibio occifo da Onefìlo,il fuo ca<br />

Hallo contra Onefilo fece ogni sforzo per opprimere One filo, gr ammazzarlo<br />

. Et l'hauer ebbe fatto ,fe dalla moltitudine de' foi.armati non foffejìa<br />

to difefo.Sock Athenieje gioitene beUisfimo fu tanto amato da un fuo cauallo,<br />

che eljèndo uenduto da quello ,fi antenne in modo dal cibo, che di malenconia<br />

fi m orfe. Come fece anco il cauallo di Nicomede Re di Bitìnia.<br />

Ne fole ha le partifuddette, ma anco ha religione in fe, er offeruantiauerfo<br />

iparenti,come racconta Varrone d'un cauallo,che non uo'endo coprire la<br />

maire}uifu indotto dal Fasore della razza con gli occhi u ciati : ma difccfo<br />

ér feop erti quelli, fatto certo del fatto, con si gran rabbia ajfalì il cauaUaro


LIBRO PRIMO. l


DEL CAVALLARI ZZO<br />

Cap. 7. D'alcuni Caualli famoiï amati, & comprati p;r gran<br />

prezzo.<br />

Z - IH I uole fjè ncccntdreld moltitudine As cdualii fxmcfi Appreßo aîli dn*<br />

tichi, er honorati du loro dopo la morte, pigliarckbe per uero moltx<br />

fatica, cy à me bafta di raccontarne pochi ,folo per non paf]ar queßa mate<br />

ria troppo fece umznte, Et prima io lafcierò da parte, come noter io 4 tutti,<br />

quelli, che ne i più celebri Romanzi fono contati,er dirà cominciando daUe<br />

cofe più antiche, chef amof, molto fono i cauaìii del Soie, li quali fono H&os<br />

greco che uol dir Oriente da Hìoì , che noi dire mattino er aurora, Eoo,<br />

che uolgarmsnte dice Lucifero, er orientale. Onde dijje Virgilio nel primo<br />

della Geòrgie a .<br />

• At cum Sole nouo terras irrorar eous<br />

Che uol dire.<br />

Col Sol nouo il deftrier Eoo la terra<br />

Bagna di noue luce.<br />

Ma i caualli, che apportano il giorno più propriamente fono chiam ati<br />

l'un Lampon dalfpiendore ; Pa'tro Fegajo, cr l'altro Fetonte. 1 caualli di<br />

Marte fono D imos,^-Thobos cioè terrore, e spausnto. Vaino fi cauaUefur<br />

so Peloro, er Ferenico. Famofi quei d'AchiUs delli quali dui ne dicono immortali<br />

cioè Balio j er *ZLanio per la bontà , er uelocità loro, er l'altro fu<br />

Tegafo ; quefii gli partorì Harpica cauaüa famoßßima^ di tutte ecceUen<br />

tißima, er ueloce . Et però dicono che gii partorì di uento. I cdualli d'tiet<br />

tore furono cekbratißimi, i nomi deUi quali fono Ethon, Lampo, Podagra<br />

er Salito come uol Hemer 0 .'Borifieno cauaUo d'Adriano.Celiar e di Cajiore.<br />

Allaûore. Ethon, Nif co , çr Orneo cauaìii di Fiutone. Etha fu cavalla<br />

eccsllentißima di Agamennone. Todarco fu cauaUa molto eccellente,<br />

t? cos'i detto dal ualor de i piedi, è delle gambe . Et famofi ancora furono.<br />

Sipho, er Ariane cattaUi di Nettunno . Et pegafo fu famofißimo, quel dico<br />

che fu generato du Nettunno medefimo, et da Medufa fecondo che uclHi<br />

gino, er molti altri; gr altri ancora uogliono chef offe nato dal fangue di<br />

Me du fa occifa da verfeo , er effer fiato detto Vegafo daU'ejfer nato apcrefi<br />

fo à TT-Âyj.i fonti dell'Oceano doue habitauano le Gorgone, il qual fonte<br />

da que fio fu adiimandato Hippocrene, cioè fonte cauaUino. Et come fauoleggiano<br />

i poeti alludendo forfè à quello , che deüi Onigri cioè Afini feluaggifi<br />

dffcriue, che fono inuentori per la lor ficcità grande di trouar tac<br />

que de i fonti ns i luoghi deferti ; er inculti; così Fegafo forfè aperfe il fonte<br />

col batter fob de i piedi in terra . Al quale attnbuifcoro come s'è detto<br />

l'ale er molt altre cofe più per la brauura, &-faltar alto che per a ltro for<br />

J e


LIBRO PRIMO. ' 17<br />

fé così ttmmde&rdto di BeUorofonte dipoi che l'hebfce prefo beuenio al fonte<br />

Pireno Coritbio.quddofe apparecchiduä per gir cotra la Chimera monjìro<br />

infuper abile fecondo che uol Strabene. Et tra molte cofe chefcriueno di quefio<br />

caual Pegafo, dicono che fu tra/portato nella sfera ottaua, che addimandano<br />

il firmamento,er il cid jleüato,^ tiene il luogo appreffb aUi As trologi<br />

della pgura die ima ottaua delle quarant'otto che lor cauano da mille, cr<br />

uentidue fteUe elette. Et questo caitaUo alato, forfè non dimoflra folo Veccellentid<br />

di perfeo, cr Cajiopea, ma infiuifee ancora nellefyetie de' caualli ;<br />

CT inclina per auentura la mente degVhomini à delettarft dell'ufo d'eßi, fono<br />

celebri molt'altri caualli, che lefauole de' poeti antichi raccontano,li quali<br />

io lafcierò 4 dietro perbreuità. Ma digrat&eUezZd', ZT ualore, er fopr*<br />

tutto gl'altri debb'effere Bucefalo cauaUo £ Alefjàndro Magnatosi detto ò<br />

dallo sguardo toruo, er terribile, che h auea, ò dalla tejla fimi le 4 queliti<br />

d'un toro , ouer dai marco, çrfegno fecondo alcuni fcrittori ,che hauea in<br />

una fa alla d'una testa di toro : Quefto famofißimo cauaUo fu d'un occhio folo<br />

per natura fecondo peUag onio ; er però dicano che fu detto Arcinoto,<br />

che in Lingua Schitica uol dir con un'occhio folo. Della bellezza , Cr ualor<br />

del qualefol kafta dire, che non lafciandofi caualcare da nejfuno efendo pò*<br />

leiro ,fu compro nondimeno da Filippo Re di Macedonia per fedeci talenti,<br />

che di nofira moneta fono fettemiüia ducati d'oro. Ne mai da altro fi Lfció<br />

caualcare dapoledro,ne quando era in habito regale,che dal fuo Aleffandro.<br />

Ef fenza habito regale fi lafciaua caualcare dal cauaUarizZo /0/0. Etnei<br />

fatto d'arme c'hebbe Aleffandro contra Poro Re, mor e di moltefer it e Mon<br />

patendo però mai che per le ferite Aleffandro ne difm ont affé per rimontar<br />

[opra altro cauaUo,fin che faluo non l hebbe condotto fuor del pericolo gran<br />

de Al perche in fegno della bontà, ualore, er merito fuo lo fece fepelire nel<br />

medefmo luogo, doue morfe, honoratißimamente ; er in fua. memoria nell'ijleffo<br />

luogo fece edificare una fuperbißima città', dal nome del quale Bucefalo<br />

la dinominò Bucefalia ; er hora chiamafi Alexandria. Il caual Leiano<br />

fu famofißimo .çrfu recato in prouerbio per infortunatißimo. Si come l'oro<br />

di Tolofa ; er/« femprepiiì uolte compro à prezzo grandifiimo per la rara,<br />

beÜezzdfua.Eamofißmofu Ajtorcone cauaUo di Giulio Cefare così detto<br />

non già perche foffe nato in Afiuria di Spagna, ma per iecceUentia fua cosi<br />

nel correre come nell'altre uirtà che s'appartengono à ualorofo, er nobilif<br />

fimo cauaUo. Et perche l'Àfluria è folit a generare fimi li caualli, per questo<br />

pò.effer e ancora, che Attorcane fufle addimandato. Questo slupendißimo<br />

cauaUo, hauea i piedi quafi humani, er in modo di diti fejfe l'unghie. Et effendo<br />

nato appreffo à Giulio Cefare, da questo pigliò l'augrio dell'Imperio<br />

di tutto il mondo,per effer lui ferentißimo, er per hauerlo detto anco gli au -<br />

ridici, er indomni : er però con diligentia grande lodieuò -, çr tenne, firn -<br />

E pre


D E L C A V A L L A R I Z Z O<br />

pre dppreffo di fe cdrißimo. Non patì md questo mirdcolofo cauaïïo, che aï<br />

tro che il fuo Cefkre lo caualcajfe, cr imitando Aieffandro effo fu il primo à<br />

domarlo, er l'ultimo à camicarlo, la ûatua del quai cauaüo bellißima, çy*<br />

marauigliofa, pq/ê innanzi al tempio di V eneregenetrice. Dz queûo canal<br />

lo già ui ho detto , che è opinione che Giulio Cefare lo ficefje f t-pelirc pom -<br />

pofißimaminte, ma fono ancora alcuni, c6e dicono altramente, come s'edet<br />

to . Caligola ancora cht-foffe mal iß imo Imperatore, ITI quefto nondimeno<br />

fipò lodar molto, perche portauagrand'amore dßoicauaM, che teneua per<br />

•eßi una stalla tutta di marmar e fimßimo, con le mangiatore d'auorio; er iauitaua<br />

fbsßo à mangiar feco à tauola il fuo cauaüo pià fauorito , facendolo<br />

anco bere nella fua tazza d'oi%; er foleua giurare per la uita di tal cauaüo,<br />

come per la più cara co fa, chehauefje al mondo. Nerone,y Poppea fua moglie<br />

in talguifa amaua.no ì foi cauaUi, che li faceuano ferrar d'argento er<br />

d'oro : olt 'rd À molt'altre delitie, neUe quali gli teneuaao. Adriano Impera •<br />

tore bebbe un r au allo ecceUentißimo,e nella guerra ,e neRe caccie,detto Abo<br />

risteno il quale fepeli honoratißmamente come fcriuono Dione, er Celio.<br />

Ma quel bon Chriftianoyfeben gentile, Traiano Imperatore nel m ezzo del<br />

juo stupendo edificio, fece collocare la ftatua del fuo fauoritißimo cauaüo.<br />

Del quai edificio er ûatua marduigliandofì Constantino, di (je non poterlo<br />

immitare altroché forfè nella (tatua del cauatto, Al qual rifyofe con gran<br />

gratia il regale Ormi} eh a, prima ò Imperatore edifica uh prefepio tale, fe<br />

tu poi ,• er pofeia gli potrai collocare und tal jlatua . Vero Imperatore heb -<br />

be un ecceüentißimo cauaüo chiamato uolucro , credo daüd uelocità fua incomparabile<br />

, al quale in uita fece il fimulacro grande d'oro pur iß imo, er in<br />

morte con molta pompalo fepeli in Vaticano . notte è hora il palazzo del<br />

fuccejfor di Pietro ; çrfu di tanta ecceüentiasche i prafeani più uolte lo aoleßeno<br />

comprare per prezzo incredibile à dire. M


LIBRO PRIMO. ^ IS<br />

bdtlemo detti, er perche fumo tenuti fempre fotto, CT in neceßitd dalle guer<br />

re, er di for dine come fi uede per proud, non hanno hauuto mai ricchezze da<br />

pater tali demoftrationi fare. Il che ciafcheduno potrà- uedere chi aramente,<br />

chi li principij , er incrementi de' noßri Regni de criftianiti uorrkmU<br />

nut amante riguardare. Tuttauia fi uede anco appreffo de' noflri vrencipi ,<br />

CT di molti Signori, er cauaUieri effere in gran ftima i cauaUi,^' effere mol<br />

to amati, er pregiati ; er per questo effere fuperbamente guarniti, er dea •<br />

rezziti er comprati à prezzo grandifiimo. DeUi quali io non dirò altro da<br />

che mamfeftamentefi uede da ciafcuno: Et queito baili circa il ualore.çr no<br />

me de' cauaUifamofl, er il prezzo loro, er l'amore , che gl hanno portato<br />

H loro patroni.<br />

Cap. 8. Della natura, nome, & età del canallo.<br />

L A natura, er compleßione del cauaUo è calda, e temperata. Il che fi pò<br />

uederein molte cofe chiaramente, ma fopra tutto celo fa manifefto la<br />

lunghezza, della uita fua, l'agilità, leggierezza, et ardire che ha . Si pò<br />

conofeer anco dalla fua d ocilità, e dai), amore che porta al patrone, er *<br />

chi lo gouerna amoreuolmente, come hauemo di fopra detto, a i quali ji mo<br />

âra molto grato in ogni ccfa, lofa chiaro ancora l effere cupido di gloria ;<br />

f effere molto ad ardenti defiderij fottopofto-, per li qualifpefjo fi dole,or lacrima<br />

fenz* hauer altro dolore, ò male. Il che da altro che da calda compleßione<br />

non uiene. Et la uiuezza^ er preïtezza-che ha , che fono qualità<br />

del caldo, ce lo fanno apertamente conofcere. Ef per queìta ragù ne è animale<br />

molto atto al coito, er all'amore inclinatißimo . Per ilchs con'oi riua<br />

li, fa battaglie grandi. L'animale galiardißimo , er dì natura fra molto co<br />

ragiofo, er uaiorofo . La cui forza fe bene è compartita per tutta la perfona,<br />

tuttauia è più, er maggiore ne' calci che altroue. Si dile tta molto de'<br />

prati, er pafcoli copiofi di ritti d'acque, delle quali è fi uago , che i Greci<br />

chiamano animale philoiutron philidron . Sente gran diletto dei bagni ,er<br />

gran profitto er tanto più, quanto che fono più conditi, er migliori faranno<br />

dicofe appropriate al bagno, er alla natura fua. Freude piacer grande ,<br />

er giouamento ancora dalli odori per li quali fole manjuefarfi aß ai. Tiene<br />

un'offa nel core, fecondo che dice A riflotile , er altri, benche tal offo Vm=<br />

cenzo nel Specchio naturale «o/e, che fia à gui fa di cartilagine. Isen ha peli<br />

fattole palpebre de gl'occhi. IZ perc he Apelle fu riprejo d hauer ne di-pinto<br />

uno con peli in sì fatto luogo . Perbenche alcuni attribuìfcav.o qu cfto<br />

errore à Nicone, pittore ecceüentißimo . il quale nei retìo lo dtpinje ji diuinamente<br />

che non li mancaua altro che lo jbirito. E' animale molto fiero, ma<br />

non tanto però, che non fi dimeftichi facilmente, er che non fia amoreuolif '<br />

fimo,ß perche ha la conplejlone temperata, come ancora perche non ha f eie<br />

E 1 ne


DEL CAVALLARIZZO<br />

•nelcorpCfComz p/mio,o" dltrifonntfiqiuniodorme,cairn l'homo. È'flutet<br />

opinione di molti che troumiofi de'cauaiii ßlueflri^corne molti G regi err m<br />

ti fe ne uedeno neüa Siria, er dl troue, che il caiuüo fu naturalmente animai<br />

fiero, er che coni'arte er induftria de gFhomini, poz ft fia dimeßicato. Ef<br />

altri uedendone tanta copia di ~dime>licki dicano , che naturalmente è animai<br />

domestico. Et li primi allegano,che 4 weder fierezza balìa à ueder l'in<br />

{tinto deÜa natura, che hanno; che come tono pofli in libertà uolentierifi ritirano<br />

aüa campagna, cercando per questo la libertàtcome cofa lor propria,<br />

& naturale. Er li fecondi rilegano chefe FULFTNO ß!ice&>'i,??fieri non COSÌ fa ­<br />

cilmente fi lafciarìano prendere da gl'homini,ne patir ebbono il freno,la fel =<br />

la, i ferri, er tant'altre co/e. Et che il cercar la libertà , er la campagna<br />

= «ora cbc<br />

lo chiama the ual .1 Latini lo chiamar ano ancora equus chc uol dir giufto<br />

uguale er4 fe ftéffo corrifyoridente. E ueramente il cauaüo non foloha equa<br />

liti , er temperamento di compießione, er natura ; ma etiaridio ha gran giù<br />

ftezza, er corriß>oridenza, & equalità nelle fits at doni, er maneggi. er<br />

- neÜa uolontà,zT intelletto, come fi uédeajfai chiaramentefenza ch'io mi affatichi<br />

in prouarlo; er come fi è uiìlo difopra. Chiama;] anco dcjiriero dal-<br />

Ja deftrezZ4>cke tiene neUeationi fue&corfiero quafi corfiero mutata la let<br />

Jera


L I B R O P R I M O . i s<br />

terd S. in F . corfìer fi pò dir anco dd correr forte, er fiero che fa . Ma<br />

quanto alla lunghezza àcûa fax uita, Alberto Magno ferine hauer conofc luto<br />

un faldato che in battaglia caualcaua cauaUo difettant'annidi era ancor<br />

ualorofo . Il Encefalo fer iti Alejfandro eßremamente bene, trentanni, er<br />

molto più l'hauer ia fruito, qmniojionfoffe fiato occifo nel fatto.d'arme,<br />

ch'io raccontai difopra. A risìot.grVlinio U danno uita;chi fina Ut 70.cr chi<br />

fin'alli 4.0.anni.Ddii 40.Aristotile ne allega l'ejjèmpio del canal opuntiojl<br />

quale fin à tale etàfufiaHone ecceüentißimo .Et è da credere che fe non fi<br />

haueffe lograto la uita-, C~ ccmplesfione nel coito, che molto più farebbe uè*<br />

mto : Agoflin di SejJa Filofcfo, c medico confumatißimo a tempi no ft ri,<br />

il quale conobbe ejjendio paggio in corte della felice memoria della Signora<br />

Duchejfa di Milano Donna ifabeüa d'Aragona. Dipoi la morte della quale<br />

effendo io pur paggio deWlUufirifimo , cr non mai bafteuolmente lodato.<br />

Signor Velpafiano padre di quefia rarißima&ecceüentißima signora 13ab<br />

na Ifabeüa Principerà di selmona, la quale hoggidì uiue non men fantamen<br />

te j che uirtuofamente,conobb'io pure, e dall'ifteffo A go fino intejì dire che<br />

Ferdinando R e di Napoli, hebbe un corfier in üaUa molto bono, cr ualoro<br />

fo di fettant'anni. Et Paolo Giouio che fu bellißimoBistorico in questi tempi<br />

, dice, che Carlo Ottauo Re di Francia hebbe un caual uecchißimo, cr feti<br />

za un occhio di pel morello uiüan di spagna, ilqual caual a ltri uogliono,<br />

chefujfe d'anni uintiquattro ; fopra il quale uolfe effere nella giornata c heh<br />

be con quel gran Marchefe di Mantoa aü'hora Capitano della lega, er Hercole<br />

padre del pre fente Duca di Ferrara, nhebbe uno in fiaUa di razzi Romana<br />

di Capranica di trait'anni, ancora bono er ualorofo. Et io ho hauuto<br />

fono ilgouerno cr difciplina mia il Cinquino cauallo, che fu molto fama<br />

fo per il ualor fio, pur di razza Romanajl quale effendo di uent'anni dipoi<br />

di hauer montato alcuni anni prima feru i benißimo nella guerra di Siena al<br />

prudentißimo, er italorofißimogran Capitano Camillo Colonna, cr all in -<br />

uittißimo fuo figlio Pompeo ; er maßime il di della giornata, nella quale fu<br />

feonfitto il strozza dal gran Marchefe di Marignano . Vijfe queûo cauallo<br />

dipoi ancora non foche anni ; er più farebbe uiuuto, fe non fujfe fiato il mal<br />

goiierno chcbbe . Non mancano di molt'altri effempi della lu nghezza della<br />

uita de' cauaüi, de' quali per non effere più lungo lafció à dietro, p.-.ffando à<br />

cofe di più utile, cr curiofe. Balìa bene che la complefiione , cr natura fui<br />

bona poffono far fede coni'altre parti, che hauemo detto, che egli pò uiuere<br />

molto più lungamente di quello, che hoggidì communemente jerue.no ;<br />

merce de i trifligoverni, e della poca diligentia che ui ufano i pati oni ,£r<br />

miniàri loro .<br />

; E Cap-


DEL CAVALLARI ZZO<br />

Cap. s. Della naturade'caualîifecondo i paefi.<br />

ANCOR che molti fìano d'opinione, ehe ognipdefe generi boni cäUdiii,<br />

•Xigy. clKia bontà, loro più preftoficttufi dall'eflercitio er mdeüria di bon<br />

cAîiaUarizZo, G" cauattiero , che del pdefe. Io però credo eon molti boni<br />

duttori, che tutte le regioni hdbbino certe cofe, O" qualità proprie, cr ne<br />

gl'homini, er ne'cctunUi, z? in ogni altra cofa . Le quali fon fi proprie 4<br />

regione, cÈe ;'/? modo uerunofi conueniranno , ne à quella, nei quell'altra<br />

: O" credo che la temperatura diuerfa di paefi, & luòghi, &T ambito<br />

cUÜ'aere uariamente dal sole er pia, gr mene rifcaldató, er freddo<br />

, er rd/do, humido, er /ècco alterato -, faccino non folo diuerfa pojìura,<br />

pYoportione, pelame, er corpo dZ cauaUo, er all'homo jn^, fecondo queûi<br />

inftrumenti diuerfe attitudini ancora e pen fieri ,fantaße, er coftumi cof»efi<br />

uede per dar eßempio^he gli A lanipopuli di scbitia non mangiano pane<br />

, ma ft nodrifcano di carne fempre, er fono pugnacißimi. GZz Androgin i<br />

in Affrica fono dell'una er taltra natura uicìbus inter fe cocuntibus, liqualihanno<br />

la mammella defira uirile , cr id franca di femina. Gli Antrcpofagi<br />

populi di schitid mangiano car ne hum ana, er beueno nell'offa delle tefle<br />

de gl'homini morti. G/i Ar in fei, che h a bit ano dprejjo à i monti Rifei fono<br />

populi digiußitia, er di equità offeruatifmi, er uiueno tra loro con marauighofa<br />

tranquiüita d'animo ; per cdfe hanno arbori, zzr per aUimento<br />

bacche-, fono di nafofciemo , er di gran mento. Gli 'Egittij furono peritiffimi<br />

nelle cofe diuine . da'quali i Greci ingegnofißimi cauorno tutte ledifcipline,<br />

le lorfemine alcuna uolta partoriuano fetti figlioli ,fementano ogni<br />

mefe non hauendo paura d'imbri, ne di grandini neìl'eiidte per hauer fempre<br />

primauer a. Siche per non ftar più fu ejueüo, che farebbe troppo lunga<br />

materi faria cofa molto bona parlare della qualità de' paefi , er de' cauaUi-,<br />

che efcono da quelli. Md perche que ft o e quafì imp oßi bile, euer di ff cil mol<br />

to , poi che la deuerfità della religione, cr il poco comertio ira le nationi<br />

ehe è, h oggi non lo comporta ,nèfi pòfaper in quefti tempi neramente il pro<br />

prie pdefe di molti cauatii ìiranieri, anzi della più parte per chiamar fi fotta<br />

naine di Tureo quafi ogni cauaUo, che uenghi da luoghi (otto pofti à Tur<br />

chi, i quali della maggior parte del mondo fono patroni; er in Italia per i fegni<br />

er marche, er per la efyerienza, er la fpejfa mutatione delle razze, che<br />

mut an patroni ó minijtri, che le gouernano ò peggio ó meglio fanno più di'<br />

UerfttÀ, che la qualità de'luoghi ,er per molt'altre ragioni, che farebbe<br />

lungo à dirle tutte. Io no dirò fe non generalmente de'pdefi,c? nomi de'canal<br />

li, che ko»gi fono in ufo, er in pregio ,|er Ifecidlsnente nella noftra Italia.<br />

Mrf prima non vogli o mancar di dire d'alcune forti che appreffo à gl'antichi<br />

erano


L I B R O P R i m o . 2 0<br />

erdno molto famofì, lafciandoneper breuìtà molt'altre k dietro. Et fe ten<br />

purr À forfè À molti, che fia fupcrfluo-, non temo pe rò, che k coloro che delle<br />

antichità, c~ del uolerfapsre jono curio];, piaceranno aßai. Dico adunque<br />

che gl'antichi cauauano dalla Grecia bonißimi cauaUi per la guerra da gli<br />

Achim , da i Tefjìici,cr dalli Arcadici. Et icaualli Greci lemrxhicn hart<br />

no boni piedi fono di grande, er bona ft atura, di bella tefta, o~ rilettati<br />

dalle parte dinanzi, CT benfatti di tutto il corpo ; eccetto che nelle parti<br />

di dietrojequali non corrifyonieno alle anteriori, perche uanno à perderfi<br />

alquanto, er à calare nella groppa, er nelle anche-.fono però canali: vxicci,<br />

.O" animo fi. Ma i caualli Tefalici (otio di tutti gl'altri afjàimighori. I Funi<br />

i Capadoci.cr i Xifei fono caualli ancora molto eccellenti ma tra quejci pe<br />

ròi-Capadoci tengono il primo luogo . Et pero dijje Saiufiano Capadocwnque<br />

notas referai genere fa prop ago. ìlqual ucrfo infume con mole altri<br />

foi dichiarerò più fotta. Et Oppiano dice, che fono caualli pre.li., cr degni,liquah<br />

mentre che fono gioueni poledri, hanno il pelo bianco, fono fixe<br />

chi, er mal jani, ma di poi quanto più uengono neWetk > crefcono in itelo •<br />

cita,efforcez^a-Sono ancora animofi, er audaci, er atti ails guerre, cr<br />


DEL, CAVALLARIZZO<br />

cau.tUì come V Aquila, tra li uccelli, e? il delfino tri pefce, Sì cdtìd ttneard<br />

diW Afria gran copia, di boni caudlli,come du i popoli Maßilij è da Numidi,<br />

di quali fi regeno feitza freno,come uogliono alcuni, er maßime Martiale.<br />

Et Maßileum uerga gubernat equum, er il canal Maßileogouerna con Id,<br />

Uèrga, er non col freno ; come uol anco Lucano quando dice. Ut gens qu£<br />

mdorefiidms maßylia dorfo. Ora leid fieäit frenorum nefeia uirgauche<br />

Uol d ire.<br />

r.Màsfilij caualcan cauai nudi.<br />

Et fenza fren gouernan con la uerga.<br />

Qucfto cidcmoüran anco diurnamente le pitture ecceUentißinie di molti<br />

Celebrati pittori,çr maßime quelle del più che homo Michelangelo Fiorenti<br />

no,fatte nella captila di Paolo Terzo jbmmo Vontefìce.Et lo dimofcranan*<br />

co le Statue molto antiche de i più famofi fcultori. I caualli Libici ancor eßi<br />

per la qualità de' paefi,come i fopradettifono caualcati affai , er mal trattati<br />

per negligentia de' patroni loro,er però fono magri ,& piccoli, ma aU<br />

lènativiolto-, crattifimi a fupportar con patientia la di fior te fia, che gli<br />

ufana i'pàtroni fono uelocißimi, efjèndo nel còrfo molto esercitati . Et dit<br />

qui fi catta il prouerbio,quando fi uede un bello,çr bon cauallo, ma magro,<br />

Cantal trattato Ai dir scegli ha il patron lìtico.Dal Settentrione,come è à di<br />

ré datti Eluetij, haueuano boni caualli molto forti, cranitnofi, er atti aUd<br />

guerra.&fimilmente dalli popoli A Igoici li quali durano lungo tempo, fecondo<br />

Camerario . DaUa'Scitià ancora ufeiuano boni caualli arditi er affai<br />

ueloci > md piccoli difubidienti, calcitro fi, er ribelli ; ef perquefio gli cditrauano<br />

dice Str abone.Da i Sarmatici ufeiuano boni caualli ancora-z? atti<br />

affai per Ja guerra, er per lo più cadrati nell'età tenera. Ter che i Sarmati<br />

credenó,che di poi la caftratura i denti non piagli cafchinOyÇ? che i nerui fi<br />

fortificano.it io affermarci con iautorità di Alberto magno xhe i cavalli<br />

gran corridori,er ueloci,fideuejfeno cabrare; accioche inerui non fe gli<br />

indurino: &"rit ir ano dal calar del corfo. E certo è, chela cafiratura a cauaUi<br />

gioua molto in molti modi. Ma non però fi deueno cas trare i caualli<br />

atti alla guerra,cr betticofi."Perciò che fe bene gli fa quièti, er li libera da<br />

molte infirmitd,z? uitipnon per queSto reßa che non gli faccia ancora timi<br />

di,deboli,cr fpauentofi. Il che fi deue filmare fopra ogni co fa ne' cauaUt da<br />

guerra. "Da ¥rancefi ufeiuano pochi boni caualli, er per quejio credo che<br />

Plauto gli riprendefje in quel prouerbio,che dice flint ueliores Gaüicis cantherijs.Che<br />

uol dire dileggiando, fiano più uili de i caualli F rame fi, t quali<br />

per lauiltàiCr poltroneria loro gli domanda caualli cafirati\ Non dimeno<br />

io houifiò in molti luoghi della F rancia di'molti boni er ualorofi caualli,<br />

& fe ne uidono tutta u ia da per tutto, ò nella più parte di quel paefe. Etere<br />

db che il md nome, che hanno quei caualli gli auenghi per careüu d'homini,.


LIBRO PRIMO. 21<br />

tiixhe Ben gouernino le rcizze&i cdUttïïi et tempi debiti, O" che gli dum1 creinzd CT difciplinu che fi richiede. Dulia Germunia fono ufeiti, &<br />

efeono cdualligrandi,zrgroßi,mct molto feona neWandare^crgraui, perà<br />

molt'dtti allafatica. Et finalmente gl'antichi cauiuano da diuerfi uoghi ca*<br />

uaUi i quali io trappallo per non pìrder più tempo in cofa, che bora pò reti<br />

der e poco frutto, efßndouene pochi,ò fe ue ne fono pur affai, effendo in luoghi<br />

molto remoti, ç? doue in Italia non paßano ,/ê nondiraro, er in pocx<br />

quantità,^con molta difficoltà.Bla a tempinoflri in Italia communemente<br />

tutti i Principi Signori fifer ueno per caualli boni& generofi, di que •<br />

He fei forti di caualli,cioè di Corfieri^rigionißinettlyTUrchi,Barbari,^<br />

caualli da due felle: perche poffòno feruire atta leggier a, er per armare. Di.<br />

quelle forti ue ne fono er nati in Italia, cruenuti di fuori da uarie-parti..<br />

Percioche di Spagna uengono alcuni Ghettier in Italia ancora da molte •<br />

räzze, ue ne nafeono molti. Il fitnile accade de'Frigioni, Barbari,Tùrchi,<br />

&altri .Horiginstti di Spagna fono di beüißimo corpo, er di beUißim gratia;cr<br />

bonißima natura er uokre,pretti,dgili,ueloci, ©" inimici delle batti<br />

ture,?? però con eßi bifogna andare con le bone, er con defirezz* ; er per<br />

la loro genero fit à, er per effer molto cor aggio fi fono at tifimi alla guerra,<br />

ma fono molto sdegnofl er foggetti À patire nette unghie de'piedi fe non fe le •<br />

h aura bona cur x fin dal principio, er auertenza. Et netta uecchiezza diuentaw<br />

mordaci, er calcitroß. Va i CMOUÌ di Spagna li Villani fono di<br />

maggior corpo'ipik uenuft'i gagliardiier di raagg or bontà ; ancor che dico1 nò bordale uni cauallieri ilcontrario ; nondimeno V opinione mia, er conta<br />

mUnè étale. Queîïi ancora fi ammaeflrano più con la piaceuolezzd, erpa*<br />

tientia, che con le battiture,er'd!prezza-In Portogallo ancora hanno bel -<br />

lißimi caua li er molto allenati al cor/o,er quei cauaUieri di là fanno .gran *<br />

profeßione d'bauerli Uslocisz? de&ri.Scriue Romero netta Iliade uigefima,<br />

che Bòrea Mento amò -alcune cauatte, che pafceuano , er sringrauidorno di •<br />

tal ultOjQr partorir no i figli ueloaßi-ni.E fcriueno ancora FiinioyVarone,<br />

Solino, e altri,che'appreffo ad Ofifippo; er apprejfo al T ago fiume famo*<br />

ßßimode cauatte mentre che /pira Fauonio fi riuolt ino, con la groppa uerfo<br />

tal uento,cr 'cosi s'impregnano, li caualli che nafeono in queïto modoydicono,<br />

che fono tutti uelocißimi. Da qui pò effere, che rAriosto fingeffe il<br />

fuo Rabicano/ma non auertì fecod finfe, che i caualli nati di uento non cam<br />

pano pii che per tre anni, e^'eglìil fuo fa immortale. Bench e io credo, che<br />

pia tofto fi pofaferiuer quefto tal nafeiménto psr fauolaxhe per nero. Sotto<br />

il uelo della quale fi fignißchi la udocità grande di tai caualli, percioche<br />

Lujìiania regno ài Vortugalo, er nußime Olifippo,che bora fi dice Olisbona<br />

-Metropoli di Portugaiio , ha cauaüi di tutti gli altri uelocißimi, m


D E L C A V Â L L Â R Î Z Z O<br />

éhe fono molto docili^ drdiró dire più anco, che li Spagnoli,er più udghi.<br />

•AUI quxli il medjfuno modo in aßuefurli al maneggio fi richiede yche aììi uil<br />

. ìani, cr gin etti di Spagna,che hauemo detto.Dalla Sardegna ancora, er dal<br />

la C o rfica, Ifole, co e riguardano la nostra Italia, uengano bonißimi cauaüi,<br />

mi meno che mezzani, er tendsno più prejio al r onzino, che al cauaüo di<br />

due feüs,cr bastardo ; fono piccoli,ma animofì getter oft > ueloci destri pre*<br />

ûî, leggieri,zr fciolti,zr di bone forze,çr lena,ma hanno l'andar inquieto-,<br />

fono ardenti, disdegnofi, mordaci, er cdcitrofi. Vegetio afferma, che in<br />

Sardegna ccmmunemente taglianoJl filo della lingua a'cauaüi giouani,acciò<br />

che non amitrifcano. I faldati pratichi che fanno, quando uoglionofar im -<br />

bo feat e, è andar quieti, lega noia lingua del canal lo ,0" cosi non pò nitrire.<br />

E' un promontorio molto famofoneìla Cicilia chiamato AgragaMquale hi<br />

un cakeüo Agraga anch'effò detto anticamente, ma hoggi fi chiama Agri*<br />

, genio, apprejfa aJquxlefurno confueti i uecchi aümar ottimi cauaüi, com<br />

accenna Virgilio nel terzo dell'Eneiia.<br />

Magnanimam quo dam generator eqnorum.<br />

Agragas.Vegetio uole che i cauaüi Siciliani non fiano mm boni de gli Spagnoli.Ma<br />

quello poteua forfè ejjèr al tempo fuo-.al nojtro non è cosi. E ben<br />

nero, che le mule Siciliane fono molte bone. I cauaüi fri foni per lo più H engono<br />

di riandrai d'Alemagna : er alcuni di Bertagna , li quali fono affai<br />

leggieri,^- boni, ancor che habbino un poco il ; capo carnuto or graffo, ma •<br />

ne! retto fono benfatti 1 , er molto deìtri : fono i frifoni di natura non come<br />

molti credeno,uili,Ç7 poltroni,ma.più pretto timidi,er disdegnofij&fuper<br />

hi. Perilcbe non bifogna né con lo forons,nè con la bachetta,ZT baione,dar<br />

gli molta molestia ; ne immorfarli con morfi troppo afpri,anzh con briglie<br />

più tosto dolci, che altrammte, er feiiza molto battergli, er [gridare, er<br />

fenza dargli molto trauaglio cercar d'ammaeßrargli, er di farli pigliar<br />

a ninio, cr à poco à poco lena,cr imparargli quello, che altri uole, che con<br />

qvcßo modo impxreràno più uolontieri ciò che l'homo defidera-da loro,Ver<br />

che hanno bono intelletto,er bona uolontà, er fono molti amoreuoli d patrone<br />

er 4 chi ligouerna, er caualca quando fono accarezzati ; er hanno<br />

bona for za.ZT neüe gambe maßime.Sono nel trotto generalmente leggieri,<br />

er naturalmente difciolti,z? gran corridori.Et- in quefio modo fatti riefeo -<br />

no bene,


LIBRO PRIMO. 22<br />

& dktó um forte di lettione dì fuofrigionc^cVeglì glie ne da, un''altra cimi<br />

dì medeßmo,cT ben fpeffocan altra briglia,fe Je ne uà di bocca poi fuo danna<br />

adunque,?? danno diciaftuno che così faccia, er non biafimo del cauallariz.<br />

ZO.alquale come è peritonei arte fua deurìano crederei non perfuaderfi<br />

di far e quel che non fanno, er che da caualcatori ignoranti fono configliati *<br />

Hor i cauatti barbari fono queüi,che d'Affrica nengano.delli quali non accade<br />

ch'iohora nidi chi altro,hauendone di fopra detto affai,ne icduaUi N«midi,MafiHj<br />

Libici,or Africani,tra quali-ancora fi rascogliono i morefchk<br />

E' ben «ero che in Italia ue ne fono alcune razze,tra lequali quella de'barba<br />

ri di Mantua è la più eccellente, che fia. er da effa efcono barbari molto ec~<br />

ceUentiiCr belli,li quali fono alquanto maggiori di quelli di T unifi, er deUi<br />

Africani.,fono di bono,ex raro in teilet to,leggieri prefii, atti al maneggio,di<br />

bon animodi uelocitàgrandißima.Bt ancora che paiano deUcati,fono di<br />

bonefieforze,& refìfteno alle fatiche. De' cauaUi Turchi che uengono da'lld<br />

Grecia, er Turchiaà baftanzd fe ne è parlato difopra, quando fi è detto de?<br />

caudüi Greci.Et à quello, che iti fopraè detto fi p ò aggiungere .che fono generalmente<br />

di più corpo,cr men uaghi de' barbarico' morefebi, ma di maggior<br />

forze,?? più nerbofi affai.Verilche fono molto atti dUe fatiche, er alle<br />

guerre ancor che nón fiano di bona bocca. Ma jariano molto docili di maneggi<br />

di Italia ,fe non fuße la lunga confuetudine della libertà apprefa in<br />

quei paefi,do!te non curano de' maneggine di fermezza,ne di trattargli<br />

feioglier li nelle spalle,zr goinbe. Onde perlopiù alzano poco i piedi dater*<br />

ra,ne hanno fpaUeggiar che uagiia, ne fanno parare er rattenerfi nel corfofa<br />

le anche,come fi deue,ma fe ne uanno più di quello, che il douer e comporta<br />

à parare alti di tefia,col mufo in for a, er fuUe fpalle, er à ridurle ci mi del<br />

bono » del tempo, er della fatica affai, ma fi riducono però bene , fe fi gli ha<br />

patùntia, er che fe gli infegnano tutti gli ordini condejìrezza piaceuol*<br />

mente,er piano. In Italia principalmente fonoftimati molto i cauaili delr egno<br />

di Napoli. Doue nafcono corfieri bellißimi, er bonißimi ginetti, er infiniti<br />

cauaili da due felle,li quali tutti fono affai belli, er boni per l'ufo della<br />

guerra,er deimaneggi,et d'ogniferuitio,che à caualìiexo eomenga. E tra<br />

questi di Regno migliori fono i Calaurefi, benche i Fugliefì fiano anch''eßi<br />

•boni. Ambi di bona,er digranftatura,di bone for z^animofudi hon int eilet'<br />

to, er attißimi alla guerra , maßime per homini d'armi ,er refifteno<br />

molto die fatiche,?? à gli ine ammodi crdifaggi.-É ben «ero che più tempo fi<br />

gli richiede à:fargli, che non fi richiede à gV altri dltalia.Et qucfti meglio fi<br />

conoj chino à i marchi,che ad altro fignale, quìi do però i marchi nò fiano fai<br />

fificatij quali,e le differ étit delle tate razz^del Regno,farebbc ìtwg'opra,<br />

CT difficile à difer .«ere h ora,?? l'ufo cotinuo ,& cognitione,che fe n'ha, pò<br />

fare che fi prelupp t onga quejìa co fa per notoria. Etfmilraente diftinguer le<br />

? 2 razze


D E L C A V A L T A R I Z Z O<br />

Tdzze bone dalk triite.O" le più eccellenti dalie mediocri,per la m( Itìtudine<br />

infinitd-cht u$ ne è ài molti Principi.Signori,et cauaüierrfartbbe cofa tróp<br />

po lunga c~ molto difficile .L'Abruzzo però anch'effo ha di bonißitneraz<br />

Ze ,er di tutte F Aquilane fono le migliori ;er tra que ft e quella di Meßer<br />

' Horatio, er Mejjèr Nanni de Kofisgcntilhuomini ueramente cortefu & uir<br />

tuofi, fono delli migliori, er principali ; Ne/ paefe di Komamcora ui fono<br />

affai belle, er bone razze •> er nefcano molti boni, cr belli. cdualii d'ogni<br />

forte; cr migliori ne ufcin bkono ,fe le razze fujfeno tenute, conte fi dcue,<br />

er che i poledri fi caiuffeno più tardi dalle razze - fi che fujfeno'fortificati<br />

id'offe, cr nerbi, che cattandoli così teneri cr cominciandoli à caualcar cosi<br />

- tofìo s'indebolifcono molto, er mancano ajjai più prest o. JM


LIBRO PRIMO. -2}<br />

tUillgVdltri. Et quefio bistì in generale huuer detto de i cMdUi, che h oggi<br />

fono in prezzo in Italia, er dei paefiloro, che nel proceffo del lib ro pià<br />

diüintamsnte fe ne ragionerà ;per bora paßaremo à dire de' pelami cominciando<br />

da quefla qualità per uenire ajcendendo 4Üa perfetta cognitions di tut<br />

. tó il refto del cauailo..<br />

Cap. io. Del pelo, & come fi generi.<br />

JX parlar de ' pelami, fi come è molto neceffario, così ancora è molto difficile<br />

ad inueftigare la nera ragione, per la quale ficonofce^or chiaramente<br />

fi uede la natura de 1 cauaili, à chi ne ha bona, ö" itera cognitione, la<br />

quale à mio giudicionon fi pòhauere da chi non ft bene i principij, er come<br />

fi generi, er pigli il colore, er ft muti, er fialteri er efchi fuori. Esperò<br />

io intendo fotto breuità di ragionarne. Feròcie chine uoleffe parlar diffìtfamente<br />

farebbe entrare in troppo gran pelago. si deue adunque fapere, er<br />

prefupporre che nel corpo.de gl'animali mentre il calar naturale.attende à<br />

digerire, cr fare V off: ao fuo confumando gl'humori ; da ef.i cattai genera<br />

uaporifuliginofi ,:i quali cticciatLdaüa forza del caldo all'in sii -, come è<br />

propria natura del calore j&fyìnti li primi datti fecondi, er quesii da i ter<br />

zi ) er li terzi da ifeguenti ,.bifogna ch^efchino dal corpo ; er trapaffando<br />

perle nie de' pori cioè per quella carne, che trottano più atta, er aperta A<br />

darli uia, atta pelle dond'efcano, er fi formano,?? fi conglutinano ; è forza<br />

poi che forando detta pelle efcano .all'aere, er in pelofi conuertino, tanto<br />

più graffo, er fiottile, quanto da maggior, ò minor calore cacciato, e fee il<br />

uaporefuddettojn più, óin minor copia, er dall'aere, er fole è più ripercoffo<br />

. Ef tanto pikchiaro,Ç7 of curo, quinto piàgr msnodatt'humore predominante<br />

è tinto e colorato. E tanto piu-difiefo, er crefpo quanto più Jecche<br />

ó humide,diritte à storte fono le uie de'pori di donde è ufeito . La denfità<br />

adunque, lagroffezza ò fottigliezzajl calore, orla forma de peli daranno<br />

chiaro argometo delle complejßoni de' cauatti, e della loro più caliditi<br />

è freddezza, ficcità, er humidezza .Et per quefio anco di più ardire ji-<br />

. more prestezza ; er altre qualità che dirò poi al luogo fuo.<br />

.Cap. 11 .De'pelami &Tue fpetiein genere,<br />

ESSEND OS I 'dimostrato'di fopr a, come nafea YER/ì color a più erme-,<br />

no il pelo ; mi pare hora neceffario di parlar de' pelami, quali fiano , er<br />

quanti, migliori, er peggiori. Et ricercando curiofamsnte gl'autori antichi<br />

, cr maxime i Latini, trovo ; che fanno mentions di molte fora di pel fa<br />

..er colorii come fono radio jouer balio, aurato, fpadice3albineo^ ruffeo, miir-<br />

-f 3 itto


DEL C A VA LLÄ R TZ Z O<br />

feo , è mureo, cornino gilbo ,fcuteilato albeguttato, rofio, cäft dido, tie*<br />

gro, prejfo , uario , cdno, fpumeo, maculojo, fturneo, murino ? ceneraccio<br />

; color proprio de causili feluaggi, ben che dicono alcuni che de' cauaüi<br />

fcluucicki fe ne tr ouino de' bianchi Ancora., dppreffo ad Hippamene fiume<br />

nella Scitia, ui ancora il color mirteo, il ceruleo, ouer celuleo & glauco,<br />

er altri, che farebbe lunga imprefa à raccontarli tutti. D'alcuni de' quali J<br />

pò fapere la uera proprietà cr nome col quale hoggi nella lìngua nostra jt<br />

chiamano: ma della maggior parte non fi potrebbe fapere cosi bene fe non per<br />

congietture-, çrforfè anco dubbie, per molti rifyetti, er mdjjìme per effer<br />

la lingua Latina quafi m orta ; non jì parUndo più in gran parte, come<br />

prima,Et per questa caufd non uieffendo l'ujo cotinuo da efla.il qualeecfer<br />

ua cr mutdjÇr altera la qualità de' nomi;non fi pò fapere in bona parte la ue<br />

ra proprietà et i nomi de" fuddetti colori,con qual nome hoggi fi chiamano.<br />

Et no epedo anco di molta importazaji lafcieró^et pdfferò à dire de pelami<br />

che hoggi fi trouatio, çr fi ueieno in cauaüi boni, er da fcruire à gentiU<br />

h omini f.ignori, cr cauallieri per l'ufo deUa guerra,er per ogn altra attiene<br />

magnifica . Deììi quali caudUiJar à fempre l intention mia, & il mio ragionare<br />

, er nenie gl'altri si come credo haucrui detto un'altra uolta . C/co<br />

adunque che hoggi tra pelami boni ui fono cinque forte & non più ; cioè baio<br />

, leardo ,fauro , morello, et uario . Li quali colori hanno principio dalli<br />

quattro humori, che nel corpo del cauattc ft ritroudno ; er hanno conuenicntia<br />

con i quattro elementi do è fuoco, aere, acqua-, er terra ; cr in Mere<br />

di quelli ui fono quattro qua!itàscolera,fangue, flemma, cr malinconia :<br />

La colera adunque ne'corpi de'cauatli genera il color fauro,che al fuoco fimiglia,<br />

il fangue che con l[aere ha conuenientia genera il bdio, la flemma,<br />

che cor rifonde all'acqua genera il leardo ,crla malinconia che, fi attribuìfee<br />

aUa terra genera il morello . Et le miûure poi di tutti quefli humori infiemepiù<br />

er meno, fecondo che più, cr meno fono alterate da alcuni di quefti<br />

humori predominanti, fanno il color uario .Et da che non fi pò trottar<br />

in terra alcun corpo totalmetef mplice, ò per dir meglio di femplice qualia<br />

ti-, diremo ancora che non ft trouer à fuoco che non fia caldo, cr fecco ; ae­<br />

re, che non fia c alido cr humido,ac qua che non fia humida , e fredda, terra<br />

che non fia fredda, cr feeed. Per il che diremo dncora, che non fid c au allo<br />

alcuno, che fiafanguigno femplice, ne colerico fola, ma fi-bene colerico,<br />

fanguigno,colerico addufto , colerico melanconico, flemmatico fanguigno<br />

flemmatico malenconico, malenconico ierreo , cr agghiacciato, er malen<br />

conico colerico ; CF cosi dico delle altre qualità,lequali ben fi comprendeno<br />

dai geli, cr mantelli. Et però paßiamo adeßi.<br />

Cap.13.


X I BR O PRIMO. *4<br />

Cap .1.2; Del color baio, & fue differenze,<br />

"C V dppreffo de gVantichi Ldtini; er mdßime de Fosti, il pel ba io dei-<br />

^ to ttdio, or uìiio,ciot ueloce ; fu anco detto balio, er credo chef offe det<br />

to ancora quando trae al cavagna ; bench e alcuni uogliono che quando trae<br />

aU'eilremità del rainufcel di palma col dattolo infieme mai maturo, il pelante<br />

fuffe dettofyadice,colorfauoritißimo di Vi gilio ne' cauaìli. Il qual colore,<br />

sì come é primo nell'ordine, cosi anco è riputato perii miglior mantello, che<br />

fia comKiinemente tra cauxlli, per dmoftrargli più u igorofi, er arditi di<br />

tutti gl'altri, or attuimi alla guerra, or à duelli, perche non temeno co -<br />

sì facilmente le ferite ; il [angue delle q uali non pò mettergli ß>auento ; si<br />

perche ti abondano affai, come anco perche fono ueftiti del medefimo colo -<br />

re con quello. Etil color baio fi diuede infette specie,&differenze : Che /0no<br />

in baio cafiagno, dorato, lamio ,fauro, rotado , opomellato, rabicano<br />

, er Cd wo . Tra quali il cafiagno èt emtio, ere il migliore, er RZa/?t'-=<br />

me quando pende allo fcuro, er jopra tutto fe hak caftagnefydrfe, per fopra<br />

la croppa , er anco per tutto il corpo. Et i peggiori chefìano fono il la -<br />

nato, er il zàino ; gl'altri tutti fono boni apprejfo al cafiagno, che più , er<br />

chi meno,fecondo la migliore, er men bona temperatura. Dai zaini adun<br />

ef%e in-fuori, che fono quelli, che altra che non hanno alcun fegnale nebalzA<br />

nà; hanno anco dèi lanata ne'fianchi, 'dietro dWanche ,nelmufo, er giri de<br />

gl'occhi, er ne' detti luoghi rojfsggiano.anco alle mite. Per benchs questo<br />

non risfce nelle cauallegeneralmente ; er da i lauati medefìmamente infuori^<br />

che fono triiiißimi mantelli fra bai ; perche fignifica no fiacchezza grande<br />

l'uno ; eri altro malignità d'animo ; tutti gli altri fono boni per lo più, comi<br />

fi è detto , di bone forçe ,di bon uokre,ardire,çr.fpirito. Et per quefio<br />

alcuni dicono, che baio uol dir e bain in non foche lingua, er baiet ^he nel<br />

la nofirafigûificanocore, er animo . Secasi è, mi piace m olto.. Her baste<br />

che baifono coraggiofi, & hanno di molt'altre parti bone infieme . Et quefio<br />

aniens ; perche predominando, in eßi I humor fatyguigno ; che e Ai co lor<br />

rcjjb, di fapor dolce, er di hunùda, er calda qualità ( humor più abondante<br />

diciafcutì altro nel corpo dell'animale con colera, conuenknte infieme) fo<br />

m più temperati de gl'altri jCr per quefio più docili s allegri, agili, er di,<br />

boa inteUetto. Il baio dorato è quello, che pendevi colar, delle rofe. Il che<br />

fe cosi fuffe fi deurebbona 1 bai. do rati dire più to : M, ccme.dicono i Latini,<br />

rofei er rofati dorati. Et il bah affai fcuro fono, ambi bonißimi manteUi,<br />

quando però non ftano accompagnatidaxauatezzeyouer non fieno zàini<br />

; er fono affai u doro fi cauaUi, er boni. Il rabi cano ancora, che è quan<br />

do il mntsUo è4h h A de peMbkm'Afywfi per k perfori^ o~ imßinie jopra


DEL C A Y A L LA RIZZO<br />

della coda, e udlorofo cMallo. Il baio rotado, e anc'effo di bonißimd quali<br />

td , er udore; CT tanto pià quanto più tende allo [curo. Md del pel baio^çr<br />

dette fue fyeciefu detto affai: uegnattto'al leardo.<br />

Cap. 13 . Del pel leardo .<br />

IO per me non /mo di quella opinione, che fono alcuni, che hanno fcrittoi<br />

che il leardo rotado J impaftato di humor mal cotto, er di ftngue, perche<br />

tutte k impttfidgioniyper così dire, nel corpo deU'animale-,fono d'altri humo<br />

ri,


LIBRO PRIMO. 25<br />

di uigore fommiiliandofi al fuoco ieUd paglia ,f cr


D E L C A V A L L A R I Z Z O<br />

tatare era candidißimo, il quale fu anco di fomma ecceüentia çrualore. ' 1<br />

Serine Virgilio nel duo decimo detl'Eneida, che Turno hauea cduaüi ualoro<br />

fißmi fuoifauoriti, che di bianchezza auanzauano la neue, er di uelocità<br />

i uenti, di acutißimo annitrire, cr fyeflò; con un di quelli uolfe combattere 4<br />

corpo à corpo con Enea. Et ben che il carro d'Amore fi dichi ejjer tirato da<br />

quattro deflrieri bianchi più della neue, er che Giouanni Euangeliûa uedef<br />

fe federe il signore de'signori, er Re de : Regt fopra un cauaUo bianco ; non.<br />

dimeno lafciando da parte quello, che per queflo uogliono fìgnificare ; io farei<br />

d'opinione parlando con filofofi, che per il gran dominio del flemma, che<br />

lor hanno, ebefoffeno di comptesftone freddi, er per confeguente pigri, frac<br />

chi, er di poco animo, er che hauejjeno poca uijla ; masfime quando hanno<br />

tocchio er d'intorno aW occh io bianco, er quando caminano per le neui, e<br />

di notte, er cfoe fono fenza quelle parti , che difopra hauemo dette, çrmaf<br />

fime non effendo fulgenti, che fefono,faranno anco perfettisfimi. Queûi<br />

cduaüi fono di cattine unghie ancora communemente, er tanto più quanto fa,<br />

ranno bianche ouer pezzate, er fe dipinte cioè uarie fjpeßo zopicheranno,<br />

er haueranno ilumbi deboli, er infermi. Dal cattiuo piede chegeneralmen<br />

tè hanno fono detti da' Greci ATaAomhs, cioè fenza piedi. Et per contra<br />

rio quelli, che hanno boni piedi, cioè unghie nere, lifeie, grande ,folide,<br />

Cr dure, eupedi. Fatifcono quefii cauaUi così candidi jpeße uolte dolor colici<br />

, er fono fogetti molto à molte putrefattioni, er à debolezza di nerui.<br />

Ferilche credo, che à Virgilio non piaeeße medefmamente il cau allo di pel<br />

bianco, er perà diße deterrimus albis, come di fatto cloneremo, quando<br />

fi parlerà delle fattezze del cauallo. Del {tornello io me ne paßer 6 con que •<br />

fio folo dirui, che non fenza cagione forti tal nome dalftorno. Quefti ancor<br />

chefiano communemente ueloci nel correre&in ogni altra anione netta lor<br />

giouentu 5 /Jrto nondimeno fallaci, er quanto più fagliene in età con gl'anni<br />

, tanto più de gValtri diuengmo freddi, rimesfi, er lenti ; er benefyeßo<br />

anco neUa gìouenezz* f e non Je gli ha bona cura ,fe ne uanno di bocca. Ma i<br />

niellati, che non hanno altra miftura che di colera flaua3er pallida Ja quale<br />

non da bona addufiione er temperatura procede ; ma più toko da maninconia<br />

; fono per lo più reputati fracchi, di poche forze, er animo, ancor che<br />

fianofauijiCrdi bono intelletto. Etauertite che quafi tuttii cauaUi, che<br />

haueranno del malenconico haueranno anco del fauio ; er quel che impare*<br />

ranno, difficilmente gli ujcirà di mente .<br />

Cap. 14. Del pel/auro.<br />

l 'C AVALLI fauri riceueno il colore daÙ'humore della colera prédominait<br />

te, U^de amore per eßere


LIBRO PRIMO. 2


DEL CAVALLARIZZO<br />

feto giudicare À chi sì: io per me non trono fcritto di nefjìmo duttore dppro<br />

unto, che cauäilo alcuno del Sole fi churaaße Eutho , ma fi bene il primo Pireo<br />

. Il fecondo Eoo, del quale iifjemo di [opra.. Il terzo Ethon-,zr il quarto<br />

F legante, benebe l&arciale uogli che ^antbofujjè in questo numero, quando<br />

diffe \am ~K.anthus, er A thon frena uolunt. Quefii quattro cauaUifìa co<br />

me fi uoglia, non hanno nel numero E«fo , Et quantunque fuffeno di color<br />

aureo tutti quattro, nondimeno à Piroo s'attribuijce il color rofjo, ad Eoo<br />

il candido, ad Ethon il cor ufc ante, er à Elea onte i! caloriche negreggid;cr<br />

latinamente Flegontefl interpetra infiammato j Et h one ardente. Vhiroo igni<br />

to ) er Eoo lucifero ; er quefto bajli.<br />

Cap. 15 . De!pel morello.<br />

TL cauMo morello effendo composto di humor melanconico, piglia ancVeffo<br />

tutte le qualità , che fol recare flmile humor e. Et però hauendo queéo<br />

humor e corrijbondentia coni elemento della terra . fa i caudUi melanconici,<br />

graui, terragnoli, uili, er di mala natura per lo pi ù. cosi come fa in tutti<br />

i peüineüi quali quefto humore predom ina molto : onero è r/iiito con altri<br />

humori cat dui ; come quando ft mefcola con U colera fìaua, et p allida. Tra<br />

li quali pelami ui fono anco gl'andrini, cioè morelli mal tinti, è lauati i cer<br />

uattii forcigni, ernltri pelamiimperfettißimi, de i quali farebbe lun go4<br />

ragionarne: er io mi fono più uolte proteftato di non uolerne parlare, così<br />

come ne anco de'cauaUi indegni di Prencipi, er Cauaüieri. De' Konzini »<br />

Chinee, er altri. er però non ne parlerò . Ma perche l'ejperientia maeftra<br />

delle cofepur ci dimoftra, che tra morelliß'eßo ui efeano di ualorofi de ùrie<br />

ri ; er il prouerbio che è parola, ouer parlar approuato, non fenzd caufa<br />

dice MoreiZo tutto bono, ò tutto fello . il che ft deue intendere di quei morelli<br />

negri per tutto, come il corno ; doue anco fortifeano il nome de corui<br />

appreßi à molti ; er appo molti ancora ft dicono morelli daUa mora che è ne -<br />

gra. Et per aero di queûitdli, «e ne fono flati di molti eccellenti , CT hauti<br />

ti in gran étima, er pregio per il ualor fuo . Et bcncke d me bajlaf fe dire ,<br />

che lefailentie non fi dtueno mifurare con quefto pefo, ne indurre in confequentia,<br />

er che una rondine, er un fiore non fanno Primaner a. ; uoglio pe<br />

rò di quefto ancora dare quella ragione, ch'io mi fono faputa imaginare migliore<br />

; o e questa. Deuete adunque fapere, che traili humori mdlenconì~<br />

ci quello, che ttiene daUa colera molto adduita, che i latini chiamano atrabì<br />

le ; è il più potente humore malenconico, che fìa . Qsrìèo adunane procedendo<br />

da colera , er hauendo fempre congi nto feco 1'humor colerico, di<br />

Agilità, prestezza » er uiuezzd , er benjpeßb uolontì d andar alto ; er dà<br />

anco nobilita,, cr fuperbia al cauaäo ; er maßime che è ben pojiibile, chsfe<br />

bene


LIBRO PRIMO. 27<br />

Bene il color negro dinota grande adduzione, che quella ancordfla tempera.<br />

ta da bon temperamento di altro humor e, er notifia trappaßata totalmente<br />

in profonda melanconia. La quale quando à quefto colmo arriua ,fa quel<br />

li bruttami effetti della p azzia diuifa in tanti rami, cr guije •> che fareb*<br />

he quafi imponibile à raccontarli ; ö" ui dono l'eßsmpio del carbone accefo<br />

il quale ancor che-h cfiinto per hamr confumata la materia à lui contraria<br />

resta negro, cr ancor caldo . Cosi il calor naturale fopr abbondante, er co<br />

lerìco, confumando aßai l'umor pituitofo,flemmatico , er humido, refta<br />

negro, er ancor calido per hauer confumato quafi del tutto il fuo contrario<br />

che come materia al fuoco gli feruiua. Et per quejlo io mi credo, che questi<br />

tai caiwli fiano migliori deUi altri, di cattiua comptes[ione. Ma per l'or<br />

dinar io., er per lo pik , i morelli fono, come difopra t'e detto. Et qu.ejìo pò<br />

bafiare quanto al morello coruo fenzafegnale, al quale più che à tutti gl'al<br />

tri coloriftrei di parere, che fi richiedeffeno çrfegnali, er balzane ; acciò<br />

che dinota feno, che il flemma ancora in loroha parte conueneuole. Fer che<br />

quando le haurà in luogo bono farà perfetto ; er anco quando farà rotaia<br />

farà di bono .nil t io ; er mo : top ù quando farà mofcato. Et anco [e hauer à<br />

alcune pezzette bianche piccole per il corpo farà perfettißimo Vn turco ca<br />

ual morello defcriue. Virgilio nel nono de:ia Eneida hauer caualcato il Re<br />

Turno, quando andò ad a'faüire i Troiani, er disfidarli. Et benché alcuni,<br />

habbino detto, che i cauaüi di Plutone fujfeno morelli, cioè di color negri ;<br />

Claudiana non dimeno noie, che O meo uno di quefti tai cauattifujfe dì color<br />

fylendente. Et per auentura così mtteo, y alatore. Hor tempo è di pujjà •<br />

re al color uario.<br />

Cap. i s. Del color uario, & m ifto.<br />

I<br />

Velami uarij , er msïi fono quelli, che fono componi de i quattro coL<br />

ri fuidetti tgrio gli chiamo mi;îi ó uarii perciochc hanno i peli talmente<br />

m:rtz,er potìi infiems, er colorati, che imposfibil quafi farebbe, ouer diffidi<br />

molto, il bianco dal nero , ò dal rojfo fapere con l'occhio diuidere ò di [cernere<br />

, er dire. La qual mifiura non più di bianco, ó di nero ò di roffb terrà ,<br />

nome, ma di una terza Jpetie di colori; ; benche da i fopradetti colori nafcd,<br />

er h abbia II fuo principio, déuenuta perà in particolar colore fetiza effer nef<br />

fino de i fopr adetti. Et così come l'armonia che nafce dal baffo, alto , cr<br />

tenore, che fono parti diuerfe, er tutte tre infieme fanno un foaue concento^<br />

er dolce fuono er perfetto. il quale auanza ciafcuna deUe fue parte da per jc<br />

cosi Meo non è dubbio, che auengxdi queûa mislliru de'peti. Et io fona<br />

della opinione d alcuni autori antichi, er moderni eccellenti, che quando que<br />

fii peil mijìi fiano composti di bons par ci} meeßariamente deueno efere ec-<br />

G 3 ctüenii.


DEL CÂVAL-TARIZZO<br />

retient i, cauaüi chetai iiidtitelli hanno. Quefli adunque dall'V ber o infuó"<br />

ra , fi comprendono fotta il nome di faginato ; il quale fe f arà, mi fio bianco,<br />

mr negro, er masfime, che babbi teka, crini, coda, er gamfe nere ; ermo/<br />

fp più fe hauerk alcuni fegni lunghetti un mezzo dito ó poco più,6 meno fpar<br />

fi. p er tutto il corpo, ancor esfi neri ; farà cauezza ouer capo di moro perfettisfimo<br />

, er naturale - Di tutti gli altri manteUi al mio giudicio ecceUett<br />

tisfimo. Et fe jar à mefc ciato il bianco col baio, ó col fauro farà roano,<br />

così detto forfè per eßer roß ano, che fincopato refi a il nome roano ;crmafftme<br />

peccando più nel roßo che nel bianco; er fe hauerà la teiia, z crini la co<br />

da er le gambe roße, farà anco migliore. Ma Je peccherà più nel chiaro,<br />

ouer lauaio, non jar à così bom, er/? potrà chiamare faginato chiaro. Et<br />

anche, che i roani, ouer faginati fiano generalmente focofi, er foperbi per<br />

predominare in esfi affai la colera, èr che alcuni maestri eccedenti del canal<br />

care non gli habbino tenuti fe non per cattiui ; io però fono di opinione contraria,<br />

tengo che fiano molto perfetti. Ma con esfi bifogna andare con<br />

molta modestia , er auertimento Della bontà de' quali fi leuò quel prouerbio<br />

, che gli fa uguali in ualore a i bai, che dice la ua da baio à ferrante intentendofi<br />

per ferrante il caual roano, ouer faginato, il quale fu fauorìtiffimo<br />

mantello del Re Ferrante diAragona, Re di Napoli ecceüentisfimo mae<br />

fir a} er cono fei tor e de' cauaüi. Benche io creda che il prouerbio ufeiffe da<br />

fi grande autorità, non di manco pò dire ancora, che uà da uno, che parli<br />

molto , ad uno che afferri, er facci de'fatti aßai .Kor gl'uberi fono quelli,<br />

che hanno il pelo baio. ò fauro , er aüe uolte negro mefcolato col bianco in<br />

fieme, er hanno la tefia, il mufo. ouer sfacciature bian che, i crini, er la<br />

coda ; er le gambe anco calzate bianche . EtUe ne fono ancora d'altra forte<br />

, ma non accade in quejto prolungar fi. Qveüi cauaüi uberi ordinaria*<br />

mente fono molto uaghi, er belli, er la loro bellezza deue dar fegno della<br />

bontà, ejfendola bontà fempre ò quafi congiunta infieme con la bellezza ,fe<br />

condo Tlatone. La qual bellezza fempre fia fegno euidente della bontà, er<br />

dell'animo jìncero, potendofi dire che la bellezza è il circolo la bontà è<br />

il fuo centro . Ma oltra la bellezza delle fattezze con la uarietà de'colori<br />

fopradetti, er misìure fi uede un'altra beltà, che dalle due de tte rindonda;<br />

Cr la dimandano gratia, la quale è, quafi ineß- licabile, er fommamente di<br />

fetta gl'occhi de 'riguardanti. Come fi uede anco per dar eßempio del co lor<br />

cangiante, er masfime ne gl'or me fini, che diletta molto, er à fe tira Vocchiodeü'huomo<br />

con merauigliofo piacere. T ra quali colori mi fili, er uarif<br />

più di udgo -, er di bello , ergratiofo h anno gli uberi .Et benche a i fegni,<br />

fi ueda, che non hanno molta forza ; fono però cauaUi nobili, di bono , er<br />

di grandir ito , lieh e li dà co.re, çr forza à non renderfi cosi facilmente nei<br />

maneggi tO" nelle altre imprefe loro .Sono docili, di bon «o/ere, er credo<br />

fermamente ,


L I B R O P R I M O . tg<br />

fe mùmente, chefìano di bona compleßione per effere mdto'temperati. Et<br />

di queüi caudïïi fi pò dire, come di [opra de gl'altri peli, che miglior, er<br />

peggior mißura di humore li delie far migliori, men bone, er peggiori. Si<br />

dette duertire, che i cauaUipezzati non entrano nel ragionare, che habiamo<br />

fatto bora ; er d'eßi non intendo di parlare altramente ; rimettendomi<br />

dlgiudicio del camUiere ; che dalle cofefopr adette facci argomento. de i co -<br />

lori, delle pezze maggiori, er minori, er doue flano poste. Così ancora d'o<br />

gn altra cofa, che d'intorno à queflo accada. Oltra che generalmente io gli<br />

ho in cattino concetto, come ft uede ,che per la più parte fono cauaUi da car<br />

retta, er da cocchio. Et fe bene ne riefce alcun bono, non è, marauiglia ;<br />

er io già ui ho detto, che una rondine, un parpaglione, er un fiore non fan<br />

no "Primaner a. Ma tempo è hormai da pdffar più oltra. Per il che faremo fi<br />

ne al ragionare de' pel i, er entr aremo ì dir degl'altri fegni > che dimoft rana<br />

bontà er uitio bellezza > bruttezza nel cduaUo. Nelli quali primiera«<br />

mente mi fcufo uoler effere più breue ch'io poffa, per non hauerne dmoitra,tione<br />

ferma in mano ; anco che altri moderni, ne habbino f ritto afertiun—<br />

mente ; cr copio famente.<br />

Cap. 17. Delle balzane remolini, Scaltri fegnali.<br />

A NCORCHÉ le balzane, QeUe, Ufte, beue in bianco er altre fitnili<br />

co/c, chiaramente ft ueda, per le co/è fopr adette, che da humor flemma - •<br />

tico dalla natura in quei luoghi trafmsffoftano poftej tuttauia conftderando<br />

io la ragione, er con homini di gran giudicio , letteratura, er prattica in'ueftigando<br />

fopr a, di quefta materia ogni cofa poßibüe, ò fritta dalli antichi<br />

Greci, Latini, er moderni ancora; non hofaputo mai trouare alcuna ragia<br />

ne necejfaria, ma ne poßibil anco , ò in alcun modo uenfimile, ò conducente<br />

, con la quale s'acquieti F intelletto mio;cr cosìtra me ftejfo rijoluendomi,<br />

che dette cofe fegrete, er occulte della natura, nonfe ne pò rendere ragion&<br />

alcuna certa , er nera ; er maßima di certi particolari, er minutie, giudi-cauo<br />

effer molto bono à paßar que fia materia fotta filent io; er tante più quit<br />

to non fob da ogni mediocre cauattarizzo, ma da tutto il populo è faputa<br />

hor mai ; er ancora con molti prouerbij è affai dichiarata. Perei oche, chi<br />

faprà mai trottar la cauft, perche il canal balzano del più deßrodi dietro,<br />

che con proprio uocabulo chiamiamo arzeglio fia difanrofo, infortunato,<br />

di mala natura, come diano ; er tanto peggiore quanto è migliore il canal*<br />

balzano dal pie dalla ûaffa ? effe'ndo però, er per il manhüo, er temperata<br />

ra di humore, er per forzi > prestezza, cr agilità uguale ? Et per auentit<br />

ra fe pure alcuno di quejìi duinz* Ï altro in que fio l'arzeglio è d'effo. Et fi'<br />

milmente, che ragion pò p er/tt^derc # mÂctio ,cbeic(UMlli balzani de


DEL C A V A L L A R. IZ Z O<br />

dui piedi iinl"Z'-: c7' «« di dietro , pano medefimamente difaftrofi,er di poco<br />

udore ? Et all'incontro che icdüdUbdzani da dui piedi di dietro*.ßano bo~<br />

ni, cr perfetti ? Et fimilmente che le balzane debbiano e fière pi;} prefto di<br />

distro, che dinantik far bono, è manco bono il cauaUo f Che ragion anco<br />

uxie j che la sfaciatura, quante più fi uìene à perdere uerfo il mufo del caual<br />

lo-, tanto più lo facci migliore, er maßimo feendendo di mezzo il fronte per<br />

cdritto ? Et parmi che quando noi non habbiamo ragione da rendere in quelli<br />

hs uogliamo dimoßrare, che nano fia il parlar nostro : fe almeno con l autotorità<br />

3 er ejfsmpij de gVantichi, er peritihornini non lo prouiamo. I quali<br />

fe ben efiinon le refero; fi pò prefupporrehondimeno quaft per ragion ma -<br />

nifefta : da che F auttor iti, er faper loro è tale, che fi de credere, che non<br />

haurebbom detto cofa fenza fondaztsnto di ragione.. T>a qui uìene, che Pitagora<br />

fapientißimo s acquifto quel gran credito nel dire, chefol baftaua al<br />

legando r auttorita fuadire, egli la detto. Perii che uenendo io dunque al<br />

l'auttorità de gV antichi, lafciando da partealcune ragione, che adducono<br />

alcuni moderni, come quelle che dgenolmente fi poßono ributtare . Ter che<br />

chi negherà mai, per gratia di îfpmpio, che più fana non fia queüa te&a, nel<br />

la quale non abondi hunìdità., er freddezza, che quell'altra che abonder à<br />

di cotali hiimori ancor che bramiifèeffo f fegno della qual humidezza e effo<br />

sir am to ( çr la comìtie ancora. Che meglio non fia al non hauer humor<br />

falfo , er pituitafo nel corpo, che hauerlo (ancor che la gagliardezza,, del<br />

la natura di quello, lo trafiletti fuori in alcun membro , cr luogo più atto<br />

k lei 4 que fio fare ? Hor chi pò capir que fio f capifca, er facci la de dut t ione<br />

conueniente infimili sfaciature, & feg nah di flemma. Et ritornando doue ci<br />

fiam partiti dico con l'auttorità degf antichi, ch'io trono in benißimi astori<br />

; er maßime in Aßirto, il qual «o/e che il cauaüo il quale ha la bocca ,<br />

Cr il mufo tutto bianco ; dia inditio di perfettionegrande, er molto piufe ha<br />

uurà tutta la faccia, er anco tutta la tefta. bianca ejfer fegno di bontà grande<br />

, er douer fi più tardamente inuecchiare. Mafe pure alcuno uolefie dire,<br />

che ancor delle cofe fuddette si per render ragione, er che i fegni fopradetti<br />

meritamente fono fchiuati,ò prezzati affai, per ejfer il flemma di che è fegno<br />

la bianchezza, humor freddo, er humido ; er però atto à far quella<br />

parte , doue quefio humore abonda più tarda, er debole ; il che fopr a tutte<br />

le parti fi deus fuggir e nelle parti desire, er dauanti come quelle, delle qua<br />

lì il cauaüo più fi preuali, er però è fiato neceffario che fiano più agili, er<br />

forti i balzani dalla fiaffa , che gl'arzegli, cr più i balzani di dietro, che<br />

quelli dinanti ; percioche dinanti deue hauer e più forza il cauaüo, che di die<br />

tra. Ridondo breuemente, che queiia ragione ha più dell'apparente, che<br />

del «ero : percioche comefi potrà ugualmente il cauailiero ualerfi del cauaüo<br />

che h abbia la parte dcjìra fermalafinijìra debole f Et fe mi diccjfs che


L I B R O P R I M O . 2 7<br />

piìì detta isflrd la ragion dell'ufo d'hoggi uole, che fi preudglì che della /ini<br />

{tra : ridonderei con Senofonte, che l'ufo antichißimo , dal quale hauemo<br />

ciocie dibono hauemo in quefi'arte, er^ altrimenti, per cicche l'agitatio •<br />

rie de'cauaUi fatte da cauaüieri erano molto più jpeffo fatte fuüa man finiftr*<br />

chefuttade&ra. Ma lafciamo queflo, come potrà mai il cauaüiero ridurre<br />

il juo c au allo con difciplina bona à fermezza Mera, er al combattere Ufognando<br />

pìàfu Ua finisìra, chefuda deftrx ? li che pò accadere; er j^ejjò accade<br />

in guerra, in duelli ; er nella folta di tornei, fe hauerà il fuo cauaUo più<br />

quefia che queWaltra gambafor te ouer debole. Etfimilmente fe il flemma iti'<br />

debolifce negli ejìremi-, come fi uedriano tanti cauaUi con balzane alle gant"<br />

be dinanzi leggierißimi, er fciolti ; er per contrario anco de'grauoß er k<br />

gati f f ejferienza delle cofe maefira, moftra per fortificare l'opinion mia.<br />

che la debolezza > fortezza, preliezza, CT tardezza daUe temperie di<br />

tutto il corpo, er && difyofitione, ZT proportione fua, non da piccole bai<br />

Zane y y poco forza di poco humore najce, er depende. Et pero hauendole<br />

io in queûo conto, er jiima ; no» ne (tirò «z/fro, md mi rimetto chi uole faper<br />

ne, all'ufo di quefia età, non uolendo in questo ne anco parere più fauio de<br />

gV altri. Ma auertrte per oche non per queûo io biafimo i fegni, er le balzA<br />

ne ; hauendoui difopra biafimato i zaini, er i morelli con gl'altri cauaUi feti<br />

za fegnali. Ne accade allegarmi che il canal Scuso pur fi conobbe da i Romani<br />

a i fegni, che era d'infelice augurio, er confieUatione, eh io refenderei<br />

, che ben lo conobbero,fi a i fegni, ma à quali ? fe non à quelli della mor<br />

tede' foi patroni, er aü'ultimo iaW anegar fi anch'egli infime con l'ultimo<br />

fuo fignore. Leggete AuoloGelio, er altri, che n'hanno feritto; er «eirete<br />

ch'egli è, come dico io. De i remolini, ouer cerchietti, penne, ouer Jpade<br />

Romane, direi il medefimo, e?forfè peggio per hauer uifto cauaUi così fegnd<br />

ti nel più effer gran rozzoni>çr uitiofi,fe forfè alcuno più giudi ciofo non uo<br />

leffe dire, che i cauaUi che hanno fimilifegnali dinotano effer nati nel tempoche<br />

il fole è nel fegno del leone per effer proprietà del calore accidentale,<br />

come fi uede generalmente nelli Etiopi, in quetti però che non fono Terfiani,<br />

ma Africani, li quali tutti per quefio hanno il pelo riccio, er del calore M<br />

tur ale ancora, è proprio, er de i meati, cruie torte neUa carne di far e, si,<br />

come diffemo il pelo torto, er riccio . Et però dal uolgo potriauo facilmente<br />

effer detti cauaUi agoflini, come fi dicano, er dal colocarfi anco ben ß>ef<br />

fo neUe acque per laficcità, er calore intrinfeco, er etlrinfeco , che hanno<br />

ßrtito in quel tempo. Benchefin à fei annifi pò conofcer chiaro da i denti ,fe<br />

il cauatto è nato nel tnefe che il Sole è nel fegno del leone, ouer quando ,i<br />

in quello del Tauro.<br />

H Cap*


DEL CAVA LLARI ZZO<br />

Cap. 18 . Delle orecchie, & de gli occhi del cauallo.<br />

TT AVENDOVI io fin qui dimostrato, qualiftano i boni cauaüi per i man<br />

stelli, er de i fegni emendamene paffuto nel capitolo precedente, come ha<br />

uete uiHo ; bora mi pare conueneuole iirui degl'occhi neri minti} dell'animo<br />

del caua tto, ancorché alcuni uogliono, che si come la coda nel honey cosi le<br />

orecchie nel cduaUo[uno quelle, che dimostrino euidentemente l'animo , CT<br />

ualorfuo. Ferchs fe le hauerd lunghe altra quello, che fegli conuiene, er<br />

pendenti, er come fi dice appannate ,farà fintile all'afino. Se cur te, er acu<br />

te in punta far à dekro, er uolonterofo. Se tra una orecchia, er l'altra farà<br />

pochißimo [patio, tanto più farà animofo, et migliore ; et tanto miglio -<br />

re, quanto più nel fopr adetto ffiatio la pelle farà unita, et afjßjfa all'ufo. Et<br />

finalmente fecondo, che le andar à mouendo, er piegando imanzh ò indietro<br />

ouer piùl'una •> che l'altra ; così dimostrerà l'animo j che tiene falfo, ò bono<br />

. Vercioche fe le punte delle orecchie nello andare, er ßare, riguarderan<br />

no insù, ouero innanzi ,l'animo farà fincero ; eraZZe uolte molto intento à<br />

fentircofa, che non Jenti amo noi. Se le piegherà indietro uerfo il collo, er<br />

maßime l'una più che l'altra, farà fegno di malitia grande, er maßime fe à<br />

tal fegno aggiungere il fcroUar del capo >er fele piegaffe in dietro, ancorché<br />

fia fegno di uitio, pò però effere, er maßime nel corfo , che ciò facci per<br />

natura., er costume . Et finalmente fecondo, che lemouerà, cosìhauerà Vanitao<br />

mobile, er falfo, er 6ow . Hor quanto à gl'occhi dico, cüe non jz tro •<br />

ua il più uero fegn.de, «// migliore da far cono! cere V animo er qualità del<br />

cauaüo-, del fegno de gl'occhi. Virgilio addimandato da cefare Augusto,<br />

che Holejfe dirgli di chi era figliolo, dubitando di eiferjpurio ; risguardando<br />

lo m gl'occhifi.fj, rijpofe, che più jtgeuohnente un bon filofofo, er matemati<br />

copi conofcere, er giudicare negl'occhi le qualità degl'altri animali, er<br />

dichefisno nati, che deWbomo . Per il che uoglìo inferire, che uerammtc -<br />

gran cognitions ci danno questi della natura del caualloer mi merauiglio<br />

affli ^he così leggiermente je ne fianopafjati que ft i modernische hanno fcnt<br />

to de'cauaUi, che pur non h abbino tocco cofa alcuna fi pò dire ; ejjendo nondimeno<br />

questi quelli, che al cauaüo recano uaghezza decoro, er maeâà in<br />

finita, er lo fanno parere terribile, animofo, er fignorile tra. gl'altri caual<br />

li. Et ali'incontro gli occhi anco lo rendono mie, er abietto trijlo er uitiofo,<br />

er jé di paren ti gioueni, ouer uecchi fu nato ,fe da malenconici, ouer<br />

dliegri, er infetti.. Et da eßifi conofce l'affetto di tutto il corpo, ç? dell'anhno.<br />

Et che fia uero, per dar ejfempio in quelli, neüi quali l'anima manca ,<br />

CT le forze fe ne nanna, non è alcuno che principalmente miri le braccia,<br />

le gambe, ò l altre p :rn dellafaccia, er del corp o iodati gracchi, chefe<br />

2%


L I B R O P R I M O . 1 8<br />

gli Ufcid non potrà kauere alcuna certa cognitione, che gli dicht il itero ,<br />

perche le forze fiano deboli, er ranima fi pa rta, onero perche appaiano m<br />

tide y er uigorofe . Ma fe costui risguarderà gV occhi ,haurà per mani fetta<br />

ogni cofd ; percioche in eßichiaramente riluce la fanitì , çr Tinfìrmiù,14<br />

gagliardezza •> CT debolezza > l'allegria, er milenconii-la morte-cr la ui<br />

ta. Htfenzd dubbio alcuno noi uediamo, che alcuni acutamente us dem con<br />

le palpebre aperte ; er molti che non le poffono aprire perfettamente .Et da.<br />

che uiene qusûo f fe non che gl'occhi ueri nuntij, ©" mejfaggieri dell'anima,<br />

ci fanno intenderfubito la qualità fua. Come uediamo ancora, che il color<br />

di quelli} fe gli è à questa ò à quella gui fa dimoerà à quejìa er à quella gute<br />

fa fi arie forze, er l'animo. Imperoche gl'occhi concaui, squallidi, er difccloriti<br />

non uogliono dir altro, che forze deboli, er inferme . Ma pelcontrario<br />

d chi è robusto, er animofo, uiueno, gl'occhi in tefta d'un color ui<br />

uo, florido, erfytendente . Et ancor che qutfle cofe ,ft uedano manifeûe'y<br />

nondimeno la caufa perche fi faccino, er donde proceda è incognita, er ni<br />

fcofla à quelli, che non fanno la natura dell'occhio effer un certo fyirito animabile<br />

luminofori quale per lo più uiene dal ceruetlo nell'occhio. Questo<br />

adunque quando è debole nell'occhio-, ouer poco ; aUhora auuengcno gl'accidenti<br />

, che fono detti di fopra. Et fa il colore nell'occhio migliore, ouer<br />

peggiore. LÀ onde fe fono ben coloriti gl'occhi, er eßi, er tutto it corpo<br />

ci dimostrano ftar bene er di più V animo ancora. Màgi'occhi che fono mac<br />

chiatidi alcun brutto colore, fubito.dimagrano tutto il corpo, er Ïanimo<br />

ejjèr offefo. Adunque più ne gl'occhi, che in tutte le altre parti del corpo la<br />

mutations del corpo, er dell'anmo da i colori per la mondezza crjplendidezza<br />

loro fi cono fee. Far endo anco, che per questo, & così ejfendo al fer<br />

mo j che Iddio ci habbia dato una nera luce, er deli animo er del corpo, ha<br />

uendoci dato le luci de gl'occhi nostri, liquali à gui fa di luce riluceno, uedeno<br />

»era dimofirano ogni cofd .Et però degnamente da molti fono chiamati<br />

con tante belle uarietà di nomi, er epitetti quante fi trouano tra i più<br />

celebri poeti. Degna co fa adunque, er utilifsima farà parlarne. Et però<br />

ne parlaremo diftintamente con quella più breuità, che farà poßibile, er<br />

chiarezza. Et prima quanto alla qualità çr temperatura loro, dico-, che<br />

fe l'occhio del cauaUo farà caldo, tanto farà L'abondunza del calore, quanto<br />

è la natura, che fia dentro in quella parte da chi tocca con mano fi fente.<br />

Se non farà però mutata da altra qualità fopragiunta capualmente. Impe<br />

roche pò ben effere,che manco calda quejìa parte dell'occhio fia fentita.quan<br />

do fi tocca conmano,che la natura dell'occhio non è per e [ter immutata -,<br />

er alterata da alcuna cofa fredda > che li fia fopra giunta ; ouer pài calda fe<br />

materia pia calda del fuo naturale li farà aggiunta. Quando adunque gl'oc<br />

chi non haueranno alcun calore, ò freddo accidentale, er nel toccar con ma<br />

H 2 no


DEI/', CAVALI/' ARIZZO<br />

«o fi fintano pt:< caldi del douer, per natura loro faranno caldi, ^.t ft fimo<br />

uer.mno infisms ß>sßb , maggior certezza baarete del lor calore, del<br />

quale è ufficio proprio di mouere, circondare, &• effagitare. Magli occhi<br />

non da per fe effentialmente fi moueno, ma accidentalmen te. Ter che i<br />

ìttujcoli fono queUi-i che moueno fcpra ,crjotto, dentro ,cr fori. ttfeha<br />

ueranno le tiene più larghe, ç? große deli'ordinario de gUaltri occhi; daran<br />

no ancora fegno di maggior calore, dono del quale è in oltre à quello fi è<br />

detto d'allargare, er ridurre la materia atta alla dhìenfione. I caualli adun<br />

que c'hauranno gl'occhi di qualità tali, hauramo fimilmente ilceruello di<br />

fua natura caldo, dal quale ne gl'occhi prouiene er la caldezza, & l* frei<br />

dezzd. Ma ch'effetti faccia il ceruel caldo ,freddo, er temperato, dirò di<br />

fotta nel capitolo fequente. Gl'occhi freddi fono contrarij afuddetti ; perciò<br />

che fe fi toccano con mano fi fentonofreddi, er fono tardi, er difficilmente<br />

fi moueno, CT hanno le tiene firette. Terche effetti del freddo fono, il ri*<br />

firingere, render pigro di moto, er in dur forno Gl'occhi humidi fono<br />

moìli, er pieni d'humore. Ma quelli che fono fecchi fono squallidi er duri;<br />

quelli molto atti alle lagrime, er quefti al lagrimar molto difficili, er que*<br />

fri er quelli atti à patire infermità più che quelli, che tengano il luo go di<br />

mezzo. Hör queüo non fola pò giouare, conofceridofi bene, à faper lana<br />

tura del cauallo, di che temperatura, di ceruello fia ; ma etiandio à rime*<br />

. diario: Vrrcioche fefarà troppo caldo l'occhio fuor del fuo ordinario, ouef<br />

troppo freddo, troppo humido, ouer troppo fec.co,fempre haue te ad aiutai"<br />

lo col fuo contrario . perche le cofe contrarie con le contrarie fi c urano.<br />

Se l'occhio farà grande, er di benfatta, er conueniente figura, er l'anioni<br />

' partinenti all'occhio, che fono il uedere er mouerfi, faranno bone ; farà fe=<br />

gno di temperamento bono, non folamente de gl'occhi, ma etiandio di tutto<br />

ti corpo, er dell'animo ancora. Ma gl'occhi piccoli er di malfattalo' non<br />

conueniente figura ^dimostrano il contrario di quello fi è detto de gl'occhi<br />

grandi. Mafe la forma loro ,fe ben piccola, farà però bella er conuenien<br />

te, er le attionifaranno bone ; dimoüraranno la materia del ceruello effèr<br />

•poca,ma ben temperata. Se il color dell'occhio farà glauco, çr.cefio, er ß<br />

rà di honesta grandezza poflo in fuor a, farà dì bono inditio. Percioche il<br />

cauallo che haurà tal occhio haurà etiandio molto del fignorile , er tanto<br />

più er meno quanto più er meno farà accompagnato dall'altre parti corre<br />

fondenti belle, er bone del corpo ,0* de' mantelli, er haurà bon animo,<br />

er bona uifia. Gl'occhi de'caualli fauoriti del diuo Auguro furono glauchi<br />

ò cefi, cioè felinei, er, come dice Celio, d'un certo fjplendore ornati<br />

er mifla er dicefi color glauco, quando ha admifto col color uerde un certo<br />

bianco ; che nonfi pò dire uer amente bianco. Et dall'homo infuora folamente<br />

ü cauallo ha il color uario negl'occhi, fee ondo V opinione d'Arinotele,<br />

Quefri


L I B R O P R I M O . 2 5<br />

Questi occhi gUuci cefìi celulei.ouer cerulei. Oppiano uole che [uno attiffìmi<br />

nella caccia contra, i cerni. I caualli con un fol occhio da natura., come<br />

Telagonio dice, chetubucefa lo cauaüo if Alcßandro Magno, fono fcritte<br />

per beUißimi, crbonißimi. Li cduaUi che hanno gl'occhi itârij cioè uno d'u<br />

no. forte, er F altro delF altra, non uedeno fempre la medefima. co fa ad un mo<br />

10 medefimo. Perche per tal uarietà d'occhi il ueder manca, er fi confcndt<br />

CT per ciò fono di poca ftuna cattiui, er paurofi. Et nondimanco ancorché<br />

quefto lo dicono auttori grani, io però n'ho uiito più uolte il contrario ; è<br />

ben aero che per lo più fono fallaci. I Vartì nondimeno hanno fimili cauall i<br />

in grande sìima ; er li hanno per generofißimi. Gl'occhi quando hau ranno<br />

11 color di fuoco, à che faranno ftnguigni, danno inditio cheH cauaUo fa fu<br />

rib ondo jfuperbo, di gran fentimento, agile, er deflro. Cot ali occhi piaceno<br />

à Foluce, er ad Oppiano, Viatorie nondimanco nel Vedrò fa il cau.ilio<br />

che ha tali occhi peggior de gl'altri ,cr mal coturnato ma bonißimo, er<br />

molto fauio >fa quello che gl'ha negri . Gl'occhi negri adunque che (tanno<br />

infuori fono di bono inditio : perche dimoflrano il cauaUo effir fauio ,fiiicero,e?<br />

di bona uifta, quando però fono come s'è detto posìi in fuor a er ben<br />

formati : Ver che fe faranno in cajjati. er concaui dinotano il cauaUo effer<br />

lento, rimefìb, er molle, er non di bona uiüa , er figlio di caual uecchio af<br />

fai. Benche dalla uifta alcuni uogliono il contrario , ma non è da difputarla<br />

adejfo. per hora io uogUo effer con piatone. Gl'occhigroßi ma non in caffo,<br />

ti j dinotano medefimamente audacia nel cauaUo, ualore, er forza, e? fono<br />

in tutto il refto anco di bono inditio . Gl'occhi che fi dicono uolgarmente<br />

gasoli per raffomigliarfi à quelli di una gazz*, fono fempre cattiui, er<br />

fallaci, ma fanno il cauaUo pronto, e*" pre fto. Così quelli che mostrano<br />

affai il bianco fono fallacißimi, er di cattino animo ; perche così come ne<br />

gl'homini quelli che fono ftrabi dimostrano hauer debole il c er nello, er per<br />

confeguente peccar in uitij, così anco quefli tal caualli, che hauer anno del<br />

bianco affai d'intorno al negro degl'occhi, er che risguarderamo quafì ì.<br />

guifa dijlrabi hauer anno il cernei debole, er poco, er confeguentemente<br />

falfo, zrfalfo l'animo , uenendo dal cerueüo lo fyirito luminofo, fecondo<br />

cheuol Galeno, er altri ancora, er, fecondo che di fopra houemo detto,<br />

ne gl'occhi dell'animale , Trißißimifono anco gl'occhi che dicono porcini<br />

per le ragioni fuddette, er anco i caprini, li quali fono difdegnofi pur affai<br />

er per la colera


DELCAVALLARIZZO<br />

Cap. 19. Del cerueHo :<br />

QVESTO capitolo del cerueUo farebbe ancor efjb un gran uohme ,<br />

quando noi uoleßimo ragionarne difufamente; ma perche la intentione<br />

mia è di reftringermi quanto più pojjb , lajciaremo da parte molte cofe di di<br />

re, le quali ancor chefuffeno molto curiofe, er non fuor di propofì'.o, co •<br />

me farebbe d dire ielle parti, principali del cerueUo, che fono tre; inteìligen<br />

tie^ouer apprenjìonì, giudicio, er memoria ; Et le tre cofe che dalle tre Suddette<br />

parti fono apprefe cioè preibezz* CT tardezza, che appartengono alla<br />

inteìligentia apprenftua ; facilità er difficoltà parimenti al giudicio ;fta<br />

bilità y er mobilità, che aUa memoria ft attribuifcono ; come farebbe anco i<br />

dire doue ft cauji la durezza^ la morbidezza del c er usilo ja calidità er/d<br />

freddezza:fud; er slami à dire anco dipintamente gl'effetti di quefte er di<br />

quelle, lequai cofe ancor che parano neceffarie, nondimeno ft pò far e fenz


L I B R O P R I M O . 3 0<br />

Veti del cdtMÜo ,fe rìfgudrierd l'utile grande che ne feguitd ; conciofìn cofa<br />

che quellet tale cognition huuta, fa che fi fappiafar differentia in tutti gl'ef<br />

fettidsl cauaUo;tra il carni giouine 0* uecchio. Fercioche non fi comenghi<br />

altro gouerno,zrriß>etto al caual uecchio,çraltro al giouune fì nella infirmi<br />

ti come nel refto deluiuere, or dell'effercitiofuo ìche corneigl'homini così<br />

a'cauaUi altri fegli conuiene quando per la giouinezz* fonoferuidi erro<br />

busti, er altro quando per la uecchiezza fono già freddi er deboli. EgZz'é<br />

cofa certo mini ft ft a le doti çrqualiti del corpo con Veti de gl anni mutarfl,<br />

er mutate qne&e ß mutano anco l'ajfettioni erpaßioni dell'animo. Hor quan<br />

to a i denti del c au alio adunque deuete fa pere, che molti molte cofe ne han -<br />

no detto, er uariamente, le quali fe noi uolesflmo recitar tutte fariano trop<br />

po lunghejolamente quelle adduremo de i più preclari autori;zrprma Ari -<br />

fiatile dice, che il c audio netti trenta meß muta li primi quattro denti di nan<br />

ti. Dui di fopra, er dieci di fotta : er finito quattro anni nel medefimo modo<br />

ne mut a quattro altri dui di fopra er dui di j otto apprefjo olii mutati di<br />

mezzodi poi un'altro anno con modofìmile muta li quattr altri ultimi;<br />

di maniera che pacato i cinque anni er fei meß non muta pik alcun dente.<br />

Ma Flinio mie, che di trenta meß muti i quattro denti primi, nel feguentè<br />

anno altri tanti proifimi i quefti, uel quinto li rimanenti con modo er ordì -<br />

ne di fopra detto. Li quali ultimi denti caduti uol che rinafehino circa il<br />

principio del feft'amo ; er che nel fettimo gVbibbia tutti immutabili. Varom<br />

dice che di trenta meß il cauatto lafcia li primi quattro denti chiamati<br />

mcd'.j per cioche jìanno nel mizzo de gl'altri,® 1 addimandati ancora Ut tan<br />

ti ; er nel principio del quart'anno muta nel medeßmo modo, detto di fopra<br />

li quattro altri appreffo ; nel qual tempo cominciano i nafeer quei denti,<br />

che fi aidimandino da i Latini columUarij, er cominciando il quinto anno;<br />

nel msiejhio modo muta gl'altri. Ne/ feit'anno gF agguaglia tutti ; nel fettimo<br />

gl'ha tutti uguali. Et per quefio non fi pò chiaramente più cono/cere<br />

per i denti> di che anno er età fia. Rondimanco nel decim hanno le tempie co<br />

mine ia no ad ejjèr caue, gr le ßopra ciglia alcuna fiata à far fi bianche, er i<br />

denti, ch'erano uguali i foprauanzare. Nell'anno duodecimo fi uede nel mez<br />

zo de' denti alcuna negrezza non folita, er quanto ua più in età più lunghi<br />

fe gli fanno ; da i columettarij infuori, li quali con uocabulo uolgare er co<br />

mune fi aiiim andino fafioli & fcaglioniji quali per caufa del freno di poi il<br />

quint'anno s'impicciai! jeano fempre, O'fii cjnfumano . Li denti del c au allo<br />

fono fecondo Ari fiatile dodici quei dinanti chiamati da lui uoraci, er questi<br />

fono quelli deili quxlifi è parlato, che fanno conofcereVeti del caua'do. Ap -<br />

prejfo ce m fono quattro canini così detti per Ï acutezza c^ hanno d gui fa di<br />

quei de'cani, er fono quelli che poco è, dißemo favoli & fcagli oni ; er apref<br />

j'o i quzìti ce ne fono uenti quattro molari fecondo l'opinione del fuddeUo Fi<br />

lofofo,-


D E L C A V A L L A R I Z Z O<br />

hfofo. Il quale fecondo quefio numero uol che fìano in tutto ùudrdntd. Tonondimeno<br />

gl'ho trouati di treni a fei er di trentotto molte uol te : er pò ben<br />

ft Are che alcuni caudlli n'h abbino più, er alcuni meno ,fi come fi uede anco<br />

m gì'h omini ,0" che nel cader de i denti molari alcuni caualli non li rimetten<br />

o poi più tutti j co si come anco pò ftare che alcuni caualli mutino, er ugua<br />

glìno i denti uoraci più tardo, er più prefio di molt'altri, er medefmamente<br />

che i fcaglioni ad un cauaUo nafchino poco prima er più. tardo fi confumino<br />

che ad alcuni altri. S! a oltra che Vetà del cauaUo fi conofchi perfettamente<br />

fin 4 un certo numero d'anni per i denti^come habbian uifto, fi pò conofeere<br />

anco per altri fegni di poi, come fono quelli detti di fopra , er come farebbe<br />

à dire con Vegetio er altri degni fcrittori , per le rughe^ouer crefpe del labro<br />

di fopra,quando però il cauaUo feraaffuefatto al freno in queûo modo co<br />

minciando à contar le rughe del labro di fopra da quel?angolo, er luogo do<br />

ve fia attaccato il morfo con la teüiera, er uenendo in giù aWefiremità del<br />

detto labro, perche il numero de gl'anni uogliono cofioro che dimofiri il nu<br />

mero delle rughe, bench e di quefio generalmente fe ne uede il contrario. Ol<br />

tradi questo la moltitudine d-;üe creß>efuddette, la triftezz* > er mahneonia<br />

della fronte, l'abbaiamento del collo, la pigrezza di tutto il corpo, lo<br />

ûupor de gl'occhi, cr ia caluitie delle palpebre, dimostra chiaro la uecchiez<br />

Z


L I B R O P R I M O . ? t<br />

"Et da me furi trattata con l'autorità de'piàgraui,zr eccellenti autori, che<br />

n'hubbino ferino. tra' quali prima aUegaró quel c he Virgilio ne diffè nel<br />

terzo d


DEL CAVALLARIZZO<br />

Perche il poledro generofo,& bono<br />

Altamente camina, & le &e gambe<br />

Piegando nel leiurle in terra pone<br />

Deftre, e leggiere. Et è primo in la via,<br />

Primo inarcari fiumiminacciofi.<br />

Altresì i ponti/che già non conofce :<br />

Ne ha timore alcun di uan romore<br />

Porta d col rileuato, ha fcttil capo,<br />

Piccioì'ha il uentre, e le (palle camole.<br />

Va Scherzando tranquillo, & animo fo ;<br />

Il petto ha largo, e tutto mufcolofó<br />

Cosi la carne. Et è più honeïto il baio<br />

Et dipoi tal color il glauco apprefib..<br />

Ma di tutti i mantelli il bianco è il peggio<br />

Mellato infieme. Ets'ode di lontano<br />

Suon d'arme, non fa ftar fermo in un luogo-<br />

Moue l'orecchie (pefib, & batte ilpetto.<br />

Al bellicoso fìion fcotéla pèlle<br />

D'animofo defìr, co i membri ancora .<br />

-Et sbuffando via , fpargon fiato ardente<br />

L'ampie.narici. E i crini folti & belli<br />

1 Stan däüa.defhra ïpâîla ..Et lafuafchena<br />

E' "larga in guifa di due fpin:tralombi<br />

Caua.la terra il duro pie ,-che fuona,.<br />

Così Cillaro fu cauàldaLfreno<br />

Del amicleo pdluce domoy&quelli<br />

Che al fuo carroTuperbo Marte aggiunfe;<br />

Et quelli, che portorno il grande Achille<br />

Dal bon Homero celebrati al mondo..<br />

Tal anco per io collo i crini iparfì<br />

Fuggendo da la moglie fè ne gio<br />

Saturno, empiendo l'altro Päio monte<br />

De' l'annitrir acutisfìmo, & ben fpefïb<br />

H o R questo è quanto all'openion del PoeU. Per il che non fo come tengd<br />

; così boni ; alcun Mttor moderno, i cduaUì, che hanno i crini jbdrti, per ufar<br />

il fuo propriouocxbolo ; uolerido Virgilio che gï babbi folti, çr non rari)<br />

come molf altri uogliono, non niego però che i crini rari non fiano anco di<br />

boit inditio, er che medeßmamente i lunghi er disteß er molli, non diano fegno<br />

di bona, er piaceuole natura ; perche fl caufx no da natura humida, er<br />

stemperata j medico bene chefe ifyartijÇrcrefphdinouno uigore&forzt<br />

.PM"


L I B R O P R I M O . * 2<br />

per U calidiù naturale, che dimoftrano nel CMAUO-, er igrcfsifolti,cr ere<br />

ß>i maggior robuftezza, crfortezza dicompleßione, ch'ioJempre m'attenerci<br />

à'quefti con Vergilo, Columella, er Varane. Il qual noie, che la forma<br />

del corpo del camilo fia di capo piccolo,& fattile,d'occhi negri, di nari<br />

ci aperte, d'orecchie piccole er dritte, er quafi congiunte infìeme,le quali ri<br />

guardino in fu. Voi anco che il collo fia fattile uerfo la tefla, ma non lungo<br />

; li crini fpefsi, erfofchi, er quafi crefpi,er che dalla natura fiano pefli<br />

nella parte destra . Il pe tto uol che fia largo, pieno, er numerofo di mufeoli,<br />

er che babbi lefyaüe larghe. Vuol oltra queflo hauer le gambe uguali,<br />

di honesta altezza, er dritte, iginocchi tondi, ma non grandi, necarnofì,<br />

ne che rifguardino in dentro ; le anche ritonde, le giunture cur te, le unghie<br />

dure, concaue, nere, ritonde, aperte, er alte nel calcagno; er tutto il cor<br />

po deu'ejfer di tal forte : che le uene fi ueggiano. Terche farà più bello , più<br />

animofo, crfi potrà più facilmente, effendo infermo, fanguinare, er medi*<br />

care. Ma non uol però eßer, come dicono i Latini, uaricojo , cioè troppo -<br />

pieno di uene große er gonfie, er maßime in quei luoghi, che non li richiedeno,perche<br />

queko faria male, erfìgnificheria effer troppo affaticato . Et<br />

finalmente deue effere grande, proportionato, agile, er lungo quanto la fui<br />

figura er propordone richiede. Tin qua Varane er Columella . L'openion<br />

di "Platone,ancor che paia effere in gran parte contraria à quella di Virgilio<br />

er d'alcun altri non è però cosi, come io hora ut farò chiaro. Ferche noie<br />

che il corpo del cauaïïo fia. di mantel bianco, che babbi gnocchi neri g randi.<br />

er ufeiti in fuor a, il capo adunco, cr'montonino, le coste e i lati, che fiano<br />

larghi, er lunghi, rileuatifopra al mntre, er fianchi . Pèrche• dimoftrano<br />

che il.cauaUo è più atto nel caualc arfi, più robuibo -, er dimigUor p.yìo.<br />

Quanto al colore, io direi, che Virgilio intende de gl'armelini, quando ri<br />

uolti i peli , hanno anco bianca la pelle(Telatone uole, che Phabbino nera,<br />

il checfegno d'adduzione, la quale pòbsn mitigare; çrfar nera la fiera<br />

ma, chetiti bianchezza dirmibréttieûamilo fi. pò dire ancora, che i bianchi<br />

, pallidi -, ouer meUati, cr non i candidi -, er fulgenti intenda il poeta ;<br />

perche in altro luogo laudati color candido, facendo à gran capitani canal<br />

car defiriero difimil pelo nell e imprefe di maggior importanza. Et però<br />

quel uerfo fi pò, cosi deue intender e fecondo Servio cr altri così: deter ri"<br />

mus albogiluo cioè bianco niellato coni io ejpofi. Hor i lombi quanto faranno<br />

più larghi, tondi, er cur ti, faranno anco megliori er più ageuc Intente<br />

il cauaUo alzar à i piedifciolti da terra ,cr liberi, per quefto anco rx cono<br />

feerete, che i budellifaranno piccioli, li qualifefujjino grandi oltra il dine<br />

re, in parte deform ariano il cauaÜo, er v- parte lo aggrauariano, & debi<br />

Ut ariano. Et non fo come anco in queiio^tenga il contrario al s un me derno,<br />

che uole, che il budello fia groffo ,fe non uoleffeper queßadire chtinttnde<br />

I 2 del


D E L C A V Â L L A R I Z Z O<br />

4d S-i&Hs cari'pc'ìde dietro alfeceffo, il quale anco io non/o perche fe Io<br />

ucgu jro'Jo : u ragion uolsndo, cr 1/commun conjenjo de gì'bomini, che<br />

fu. non grafia ucjotìiism.1 mezzano, er no« ufcito infuori, cr jbiccto qui<br />

fi per ;.'2oao aï dire-.dul Fond~nunto, ma con quello unito crfaìdo, d^ndo in<br />

ciòfcgnodi carne pi-) foda,o-di più robujU ccmplefitone . Deueno e tfcrls<br />

cofcelarghe, cr carnofe, c~ chchabbmo proportions col petto crlßanchi.<br />

Le fi? die deueno ejfe/Ltrgbe lunghe ,&-pien-' di carne, ma mofcolofe come<br />

anco il petto c de?


- L I B R O P R I M O . 3 . 5<br />

Cornipedesigimr ledos det Grecia nobis<br />

Armata, & palmas nuper grex omnis auorura<br />

Le uerjì con mch'dltri chefcgueno dicano qiiefio .<br />

L'armata Grecia & ualorofa in guerra<br />

Ne dia (celti causili, & tutto il gregge<br />

D« gi'aui iliiütri foi diane le paline .<br />

Ancor di quei di Capadocia i marchi<br />

Moftri la beila, & genérofa prole.<br />

Quai han'ampio io doifo, lifcio, e piano<br />

• J fianchi, & colte larghe , piccol uentre ;<br />

Et fono poi nei refìo aßäi ben grandi<br />

F rote aita & fpaciofa, acute orecchie<br />

In piccioltefta beila degna. Acni<br />

Faccian'honor gl'occhi fplendenti, & grandi.<br />

Laughetto il collo,uigorofo arcato;<br />

Facci! à riguardare petto & (palle<br />

Le quaifian forti mofcolofe, & ampie,<br />

Et sbuffano ielor ampie narici<br />

Il fumo de iuapor, c'humidi fono.<br />

Ne i piedi ftsan mai fermi fa la terra<br />

Male dur unghie ipeffo le dian noia.:<br />

Et la m'rtù dei petto & di giimturs<br />

Animofi fatichi» .<br />

Curiurdrio perà uoknio form.irs un bono et generofo cditsttto per U caccia,<br />

che babbi conformità conia guerra; lo defcriue in quefia forma, rubbanio<br />

ad alcuni animali alcune uirtk particolari,et parti più conuencuoli al<br />

c au allo ; inmitando in quefzo Romero, et non facendo com altri fanno, che<br />

fi creieno dar ad intendere che lor fia no ìmentori di questo ritrouato. Dal<br />

lupo adunque piglia gl'occhi la uoracitl, er le forze dinanziDalla uolpe<br />

l'orecchie picciole, la coda lunga-,Gr folta, er l'andar graue er fo&ue ; Halla<br />

doma caua ilpe':to lafuperbia CT le chiome . 'Benché alcuni gli potrebbo<br />

no aggiungere il piacere,or patientù eh eh a di ejjère caualcata. Et altri gli<br />

attribuifcono di pili due altre uirtà ; del. lepore cioè la uelocità^O" l'agilità;<br />

CT del leone Ugenerojìtàfortezz^CT Mimo. Più oltra dicono aleuti che<br />

il cauaUo, farabono er perfetto per lax Accia ; quando farà del pelû3çr color<br />

celuleo, er hauerà i piediuarii, er dmmacchiati ; tal cauailo dicono,effer<br />

attißimo alla caccia de* cerni. Li caua 'li che hauranno il color glauco,<br />

bencheil color glauco er celuleo fia tutt'uno, fecondo V opinion di molti, co<br />

me io ui dißi di fopra. Variando de' pelami » nondimeno alcuni altri facendo<br />

•ci dijjerenti


DEL CAVALLARIZZO<br />

ni contra or fi, er contra pardi ifulv.i. I morelli contra pereifeludggi,


L I B R O P R I M O . 3 4<br />

renin dette itene da per tutto, eccetto che nelle gambe. Voi hdttere oltrd di<br />

questo i lati lunghi, cri lombi rottonii, er conuenienti; V anche çr le na.-<br />

Hche uogliono ejfere anch'effe rottonie piene di carne dentro crfuzri, er<br />

che flano grandi. Ma rifguardandoß più mimiaìnente alla fu a bellszza. Sono r itornato à<br />

dire tutto queììo, accioche meglio mandiate aUa memoria le parti non folo,<br />

chef, richisgono ad un îtaûon perfetto; ma ad ogni: bello er bon cauaUo.<br />

Hor poi che lo haue te eletto in queüo modo, dsuete au ertire che fia giouine,<br />

ma non pole irò ; pere loche fefojfe ueechio farebbe i figli deboli & malene<br />

onici , fi com'egli per la uccchiezzi e fatto debole, er ma'enconico;cr<br />

lo itaÏÏonemoltoghìiìnsper non hauer le fue forze compite farebbe effetto<br />

qudfi firàils : er je bens non facejfe i figli così malenc onici g li farebbe però<br />

mal creati, instabili , er di poche forze-, atti facilmente à patire molte inpr<br />

mita,grmißmendlegambe, ne ì lombi, er anco negl'occhi. Che il caual<br />

Ueccbionan jìabonopsr stallone,Virgilio ne fa fede quando dice che deuemo<br />

perdonare aUafita uecchiezz* > ma non però tenerlo, in cafa per queffoffi -<br />

. ciò ; er [aggiunge la ragioue con quefti uerfi.<br />

Frigidus in Venerem (erior fruftraq; laborem<br />

ilngratum trahit ; & fi quando ad prçlia uentu n éfl:.<br />

Vt quondam in ftipulis magnus fine uiribus ignis<br />

JncdTum fuecit,<br />

tChsfj&fédire.<br />

^^pTVenere ne gl'atti è freddo "il uecchio,<br />

^inutilmente s'affatica in quelli.<br />

Et fe in guerra'amorofa enrra tal'hora,.<br />

Come gran fuoco fa in le ftoppie ardente .<br />

Per mancar di uigor,di nuddmento<br />

Mena furor in darno .<br />

Ef à questi îlaUoni uecchi,à cauaUi, che fi tcoglixno per siaUoni.,fi potrebbe<br />

dire quel che fi fuol dir di certi h omini uecchi arditUancor. innamorati, che<br />

tengon le falas quebradas el pico fano,che non uol dir in italiano fe non che<br />

tali bomini, er cotali cauaUi hanno la uolontà fana, er accefa, ma le forze<br />

- deboli er inferme. Bene adunque effete lojlaìlone di. età non minore, difet-<br />

. t'ami


» E L C A~V A L L A R I Z Z O<br />

t dnni, accroche babbi tutte le fue forze compite, ne maggior di dodici, Ac-<br />

• cicche non cafchi ne gl'errorifudetti, er in molt'altri mancamenti er diffet<br />

ti ,• che [eco porta la uecchiezzd • Ho r poi, che lo bauerete eletto in quejìo<br />

modo , tre farete ejherienza per certificami fe gli farà utile çr bono à pro<br />

creare er a montare : auicinandolo prima A una cauaUa, çr uedendo che fac<br />

ci quei moiiui che deue; che fono F annitrir fyeßo, il batter de piedi in terrà,<br />

-ilnon poter star fermo, c ì'ar.narfi di fotta ; lo lafciarete montare, er nel<br />

fin del fatto farete raccogliere in panno di lana ò di limo un poco del fuo feme<br />

, il quale fi vedrete che fi Jparga er «on fia uifirofo farà fegno che talea-<br />

«allo nor, e bono per ijìaììone ; ma per il contrario fe è ni fco'o • er resta in<br />

• fi ur.ito di modo, che non patifea iiìtrdttione, nefbargimento alcuno, dimojira<br />

chiaramente egii ejßre fiaÜcne uiüißirso . Et notate cheli feme hmi<br />

do acqmfo affai CT freddo non ingenera ; er fe p ur genera, genera femina<br />

più prefto, che mafehio, debole, cr languida . Il feme troppo caldo-, çr den<br />

fo, anc'ejfo no-n genera per lo più : il feme temperato er ba&euolmente uifeo<br />

fo , quafìfsmpre genera, er genera mafehio ;fi però la caitalla à cuiè dato<br />

farà di comenientc temperatura in riceuerlo, er non eccederà in effer troppo<br />

fredda di compleßione, ne troppo calda H or il üallcne altra quefto dette<br />

eifere fenza uiti o alcuno dei?animo, er jenza diffetto di gambe, di piedi,<br />

d'occhi, di lombi, er difehena . Etmaßime dette effer forte nelle parti di die<br />

' tro , [opra le quali ha à fare il fuo sforzo nella monta, luitij deïï atìimo*,<br />

Cr iiìoitifimi dìffetti del corpo fi tr affondino ne gl'eredi ; et perà et quefli


L I B R O P R I M O . 3 7<br />

Hu to unco iti guerra, er che ß uanti di hauer più mite rotto gP inimici, gr<br />

pofto in fugapercheron è dubbio alcuno, che cosi efjendo, fari uncord di<br />

più ardito iG" fer animo & più for te al correre, et atto à procreare i figlio<br />

li fimili à fe, i quali poi far anno ancVeßi attißimi à tutto quefco,^ à tolerare<br />

ogni fatica. Alcuni uogliono che il cauaUo pofsi generare di tre anni, et<br />

anco di due,, er effer bono à tal ufficio fin a' uenti, Ufemina di due anni pò<br />

impregnar fi ,ma dipoi li dieci ,gU heredi non faranno, diconocoûoro, cosi<br />

robufti deßri , er coraggiofi, ma più deboli innetti er pegri. Nondimeno<br />

io direi che la cauaüa anco per fin alli dodici compiti generatle, er partorif<br />

je gVheredi bmißimi.Genera il mafchio fin'aUi trenta tre anni,quando però<br />

fia gouernato comefideue, fecondo che mie Columella . Et Aristotile uole,<br />

che generi fin alli quaranta, adducendo i'ejfempio del catialìo Opuntio , che<br />

generò fin à tal tempo gagliardamente. Lafciarò di addurre altre ejjtmpio<br />

moderno yche già potrei di molti dire, ma quejìo basii.<br />

Cap. 24. Dei difretti che fi deuenoichiuare nello flul'on e.<br />

ANCOR che nel capitolo fuperiore, io ui h abbi detto, che debbiate fchiuare<br />

nel uoftro cauaüo, che uolete per raxz^> '• uitïj dell animo ,0- i dif<br />

feti dd corpo, cr la Uecchiezza fopra tutto ; nondimeno bora in particoìav.<br />

uLdico, che Hi debbiate.guar dare principalmente da tutti qutui difjertt, che<br />

porta feco il caituUp naturalmente, er da molti anco che gii accaggiono ac- :<br />

cidentahnente ,• come farebbe à dire falfi quarti ,fili morti, fecole, fichi<br />

cUuardi, corgniformelle Serpentine, riccioli, reüe, rappe ; Guardateui<br />

da humor i da giarioni, da fparagagni, da corbe , da capelietti, da tran er fe,..<br />

er dit cauaüi chefiana molto corbi. Guardateuida bolji,cr da quelli che ban<br />

nò hauute il malferruto. Gardateui da lunatichi, er da ine amor at 1, cr da.<br />

fciatici . Et finalmente guardateui da quelli che fono deboli, er m aß ime fu le<br />

partidvdietro ; Da refiiui, er uitiofuor da quelli che fono mali mangiatori,<br />

& qiteüo bafìi. - - - '<br />

Cap. 2 5. Del goiierno & eflercitio dello ftallone.<br />

E ^eceffario ch'ioti: dìchihora dipoi chehaurete eletto il cattaUo per<br />

iti alio ne in che gufa / hauete à gouernare , 1 jfercitare O-wantenerlo fa<br />

no . Però è da faperere,che fe(fercitia fuo dette effer fempre moderato, e fett<br />

za faticha ima non. per queâo lo Ujcùrtte sìare à marcir nellotio, fulUflalla<br />

à ben mangiare er ben bere : perei oche da questo fe ne gli cmfarebbe..<br />

inertia, pigritia , er humor pituitojo grande. Sarà dunque bene ogni mattina<br />

auanti chebeuapaleggiarlo er ejjerci:arlo alquanto, più per rurtar ,<br />

lo che per lo ejercich afiaiicarlo-.&qtteìto farete fuor dd tempo della mon<br />

K ta.


DEL C AVA LLARI ZZO<br />

td. Il fuo ntängniare dette efjer babundante çr copiofo ; er masfime quando<br />

fi appropinqua il tempo di darlo cMe cauaìle. Apprejjb -al qual tempo due me<br />

fi almeno deue eßere pafciuto er ingraffato di bonißimo orzo . Alcuni lau*<br />

dxno dargli un poco di grano, ouer eruo brofcolato infieme con Forzo nie-<br />

/colato ; accioche fi facci pi ù gagliardo per la monta, çr il fuo feme fia. più<br />

fermo, unito,& più uifcofo. Ne/ tempo che comincia coprire le ca.ua.lle<br />

mattino e fera, io gli darei beueroni ben mefcolati con far ina & un poco dì<br />

fale. Et queflo anco farei per diece giorni di poi la monta; acciochefe risto -<br />

rajjepiìifacilmente, più pretto, ç? meglio. NeZ detto tempo ancora fegli deueno<br />

fare fpejfo de' bagni confort dtiui, cr fyeffo lauarli tutto il mufo, le narici,<br />

è igenitali di nino odorifero cr buono . Et queflo dico fi dee far e à ûal<br />

Ioni capati, fcelti, er ecceüsntißimi, dsUi quali fete ingrandißima ejfettatio<br />

ne per gli beredi:chs agl'altri che fi däno alle cauaìle fcapoli no fi deuehauer<br />

tanto riguardo, ZT che non fono in tanta ftìma. Ma come babbi ad. effere lo<br />

fuo letto,cr il re fio del fuo gouerno in iitaUa dirà poUquando ragionerò del<br />

gouerno de gl'altri cauaüi. In quefto luogo fol uoglio che no tat e,che lo Bai<br />

hits non fi deue fanguinare. Contra l'opinione d'alcuni moderni,che uoglio<br />

m che lifia canato fanguefubito dipoi la monta da una banda,e dall'altra del<br />

collo, çrchs fegli meitino certe brache,er nouelle. Il che forfè fi potrebbe<br />

concedere quando il üaüone baueffe rileuato alcuni calci, o glifoffe occorfo<br />

qualche granfiniitro alla monta fcapolo. Ma del non cauarfeglifangue dipoi<br />

la monta, la ragione è que fia »perche la natura nel coito, ouer monta li toglie<br />

una gran parte delle forze^ del fangue infieme ; fi come uogliono molti<br />

grauißimi auttori antichi. Deuete auertire fimilmente, che fel Stallone non<br />

mont offe quell'anno al folito, deu effere purgato,cr euacuato con purganom<br />

conueniente aVeffere fuoperche fe non farà purgato facilmente potreb<br />

be diuenir cieco : conàofia che quello che foleua digerire, er eudcuare nel<br />

coito difcorrerà facilmentejecondo Ab fir to,er anderà ne gli occhi più che<br />

in altra parte del corpo . Et in tal cafo potrebbeft anco fanguinare, ma con<br />

grdd'ausrten^a perà fi del bifogno.come anco del no montare,é dell'etàfua.-<br />

Cap. ze. Del tempo di darlo ftallone alle caualle,& altra<br />

à quefto pertinente.<br />

NT o N mi pare che quel preambulo d'un auttor moderno quadri, quando<br />

dice. Se per regola tritio, ex approuata dellafpeculatione ere. Nondimeno<br />

il faggio lettore confideri ben lui ch'iome ne rimetto. Dico benche il<br />

uero tempo er più appropriato di dar lo ftallone alle caualle ,farà circa À<br />

«enfi di di Marzo ntìi' equinotio, accioche nel medefimo tempo, nel quale fi<br />

faranno ingrauidate,gU listi er herbofii prati, con poca fatica pof.ino mtrirz


L I B R O P R I M O . 3 $<br />

trìre il feto, er herede nel usntre, er partorirlo, bnperoche nel mefe duode<br />

cimo , er forfè ancor x compito, partorifcano. Si delie adunque auertire che<br />

così aUe canate, come atti ftaüoni, defiderofi del coito più in cotdl stagione<br />

dì prima uera, che in neffun altra, fia dato il modo di poter coire. perche Je<br />

noi uietarete quesbojaramo Stimolati molto dalle furie deüa. libidine & potrebbeno<br />

fare di gran pazzie, er auenirnegli molto male. Et quelli cauaüi<br />

che fono concetti dipoi Veftiuo folfiitio fono infelicemente partoriti er aUeuati.<br />

Per la qual cofa iungd.no anco ad effet e inutili, fecondo Abfrto.Il qua<br />

le medefìmamente mole che uenendo quefto tempo dell'anno.,due «o/te il gl'or<br />

no, cioè mattino zr ferd,auanti il bere fia dato lo stallone aUecauaUe, le qua<br />

li non deueno ejjere più di diect per iftaüone ; er questo s'intenda qua ndo il<br />

Stallone farà giouane, di buone forze, er grande. Ma à gV altrife ne potran<br />

no dar tante, quante la qualità delle lorforze, e dell'età richiede. Verben<br />

che alcuni ne danno dodeci, çrpiu : ma io non gli laudo. Hero doto ferine<br />

che il Re di Babilonia haue a ottocento flaUcni, con li quali haueano a fare<br />

undeci mila cauaUe. Al quale numero riescano qua fi quatcrdeci cavalle, per<br />

iflaUone. Hor fe la c au alia coperta che farà fiata una uolta dallo slali one ,<br />

di poi lo rifiuterà, mi non deus te darcelo più per dieci giorni apprefjb. Et<br />

fe all 'hora medefìmamente noluuole , la deuete feparare dalle altre comegra<br />

uida . Et notate che come ui accorgete che le cauaÜt fiano grau ide,0"Uene<br />

potete accorgere faciline te alla dijfenfìone che fanno in non uoler più che lo<br />

JlaUone le coprifca le lafciareteflare ; er farete che ftiano in luoghi manco<br />

fieidi, che fapoßibile. Tùeuete anco auertire che dipoi il tempo che hauemo<br />

detto della monta, fi rimuoua lo jiallone chefi dà libero notte e giorno al<br />

montare, dalle giumente. Fercha noi feparando, Jbttecitato er ftimolato<br />

dalla libidine fi confumar ebbe in poco tempo. Notate ancora che fc lo fi aliane<br />

non farà cosi uolenterofo alla monta come fi richiede, e quefto dico non<br />

fol di quelli che fi danno à mano er legati, ma de i liberi ancora ,feli deueno<br />

lauare molto bene un pezzo prima che uadi à montarci genitali grid borfa<br />

di buon uino,nel quale babbi bolito la coda del cerno abbruciata, CT fatta<br />

in poluere. "Perche quefto loftimolerà molto al coito. Ma quando non miete<br />

che più babbi coiai ftimolo, ontateli le [addette parti d'olio perfettißmo.<br />

L,'Oc imo (fecondo Tlinio) che è come farebbe a dire una farraine, er mi •<br />

fiura di più biade, incita molto al coito , er molto più ancora la poluere de<br />

i tefiicoli d'un cauaüo che fia ftato affai libidinofo, data in nino à bere. Gio<br />

Uer à parimente à queâo fe con una Ifonga ben netta, er nuona farà fegato.<br />

er flroppicciata la natura della caualh er dipoi ürcppicciatone anco il mu<br />

fo er le narici del cauaüo .Et per il contrario l'odore de i genitali, è mein*<br />

bro del caualh gì ou a molto in quefto alla cavalla. Ma nelle cauaUe incita il<br />

coito ancora mirabilmente fe con la cipolla rotta - er quafi pifta , euer con<br />

K 2 Forticx


D E E C A V Ä L L A R I Z Z O<br />

Por tic a pur cosi fatta, fe fregar à la fua natura. E tanto ne i cauaìli quanto<br />

nelle camUe fa grande effetto à innamorarli incitarli al coito d'ornarli<br />

con tutte quele delicatezze CT politezze aWkora conuenienti, che potete<br />

. Et. auertits che quando uolete dare ilftaUone à mano, accioche uadi meglio<br />

in ordine à tr oliar la cauaüa, gliela farete ueder prima >c? dipoi anno. •<br />

fare, er fenz altro ritornarete nella stalla : cb&cosìfacendo , come il ricacciar<br />

ete fuori,andar à come ft deue in ordine: er la cauaüa âarà anco in afyeé<br />

tarlo più foggetta, y deftdsrofa di efjère coperta . Perche le cofe che ci jonò<br />

n :^~ìe, ci accmimo di maggior defiderio molte uolte : er ci sforziamo per<br />

quzjto d'hausrle,^ pojjèdere. Sono flati alcuni cur io fi che hanno detto che<br />

fe'l cauaUo farà coperto er ueßito di quel colore che più fe defiano che nafcd<br />

no gli heredi, di quel pelame nafceranno. Credendo per quefto che la cauaUi<br />

mirando in quel color del uefrito primi che fa coperta , er bene imagin andò<br />

lo concepifcadipoi, gy partorifca l'heredejdital colore : deducendo forfè<br />

l'argomento da quel detto, che la forte imaginatione fa l'effetto : come<br />

fi uidde nelle pecore di Lab an, e di Giacob,cr in quella Regina che fece ilfigli<br />

uol negro, er in molt'altri eßempij. Et Oppiano auttor degno medtfìmamente<br />

uuòhche ,fe loflattone dipinto di quel colore cke'fe dejidera che nafchi<br />

il ßglio ft arò. per alcuni giorni aitanti alla cauaüa prima che fia copèrta<br />

dd ftallone, O" che ardendo di libidine ,farà montata, concependo, generi<br />

il ßglio di'quel colore che standogli dinante à gl'occhi fiè imaginato, cr deft<br />

•derato. E ben coft marauiglioßt questa sì,ma molto più piena di Rupore<br />

quel'u.'tra che dice un'altro, che tta in nojiro arbitrio di far nafcere gli<br />

heredi mafchi, of emine, fecondo che à noi piace . vercioche fe noi legarevto<br />

il tejìicolo deìlro al cauaUo generar à femina; fe il finiftro mafchio . Et<br />

il mede fimo quafi in tutti gP altri animali quadrupedi, er domestici afferma<br />

chê fia, Columella. Et alcuni han detto che fe noi uogliamo conofcere fe la ed<br />

mila partorirà mafchio,òfemina, che rifguardiamo quando lo staUont la.<br />

cuop re, perche fe dalla parte dsâra dopo il fatto fi lafcierà cadere, è manifelio,che<br />

ha feminato il mafchio ,fe dalla finif ira. difende, non è dubbio deuer<br />

nafeer femina. Alcuniuogliono che la caua Ua partorifca mafchio, fe<br />

tre dì innanzi che fia il plenilunio éfottopoPva allo ftaUone : er femina fe tre<br />

giorni dipoi la quinta decima, er pienezza della luna. Et benche di quefto<br />

fi ne poießino aüegare alcune ragioni, pur per non perderci più te mpo, le<br />

lafcuremo, baftandoci le atutorità, cr quel che hauemo detto .<br />

Cap. 27. Della proprietà, & natura delie caualle.<br />

HA R M I cofa conueniente dir'h or a alcune proprietà delle cauatte di raz<br />

**• Z*J e ddh natura loro infirme ; h pendio ragionato allungo dello Stall o<br />

ne


L I B R O P R I M O . 3 9<br />

»e e d'altri cduxUi la nut uva e proprktì,deUe quali è conte quetlä del cauaüo<br />

eccetto che non è così uigora fa cr forte, ne animofa tanto ; per non eijere di<br />

compießione così calda : ma è generalmente piti gentile,delicata er piaceuole;per<br />

benché ancora fix più dis degnofa. Sono communemente le cauaUe gran<br />

corritrici, O" mißime le Arabeje quali, dicono che , correno cento migiia<br />

in uh jol giorno . Et noi uediamo uniuerfabnente che le cauaìle correno ajfii<br />

neloci, er durano nei corfo più deÜicauaüi. Hanno le cauaUc quefio di più<br />

deÜi cauaüi, che nel tempo della monta fi raddunano infieme . fi rallegrano,<br />

CTgìoifcano più della compagnia , e deäa campagna che di prima : n:enar,o<br />

ta coda più fyeßo, mutano la uoce, mandano fuor dalla natura un humor jimile<br />

alla geniìttra, er però pili fiottile molto del ferne de' cauaüi. I/ qual'hu<br />

more alcuni addomaniano hipjpomane. Ma non è perà quel itero hippomane<br />

, del quale io ue ragionaró più fotto. Orinano anco nel predetto tempo<br />

piïifyeffo dell'ordinario ; er tra loro giocano, er fanno fefia. quando defiiderano<br />

il coito . Et à guifa delle donne fogliono molto infuperbire delle eh to<br />

me, e della coda. Di modo che per niente per queüo rifyetto patifeano che<br />

Vafino le falifca er cuopra, ma gl'accorti perorighi, er capicauaUarifu*<br />

bito le tagliano i crini, er la coda, er poi le menano al fonte à bere; accio<br />

che in quello come in fbecchio, uedano la /or deformità er bruttezza • er<br />

uiito che hanno perdutto il decoro, che i crini, er la crinatura della co da,<br />

le recavano : non ricufano di poi l'afino : dal quale con la cauaUa fi fa il rate<br />

10 : (icome anco dai , e iaüa cdualla fi fanno quei cauaUipiccolini che<br />

latinamente fi dicano Inni, manni, er pumili, ben che Paolo manuccio er<br />

altri dicano che dall' a fina, e dal cauallo nafeano fi fatti ronzini, le cauaUe<br />

per tutta la uita loro, er in ogni stagione uanno in amore, er appetivano<br />

11 coito. Cr e fut o per fin al principio del fest'anno > come fa ancora il cauallo.<br />

Alcuni affermano che le cauaUe, de* Cr et enfi amano tanto li lorftallmi<br />

che fe gli fono tolti d'appreffò , aibrette dal grande amore libidinofo-, hfcùttt<br />

do la campagna, ne fi lafciandó approßinure alcuno, correno uerfo lAqui<br />

Ione-, omr Austro, tanto che è co fa da non credere, fenza fermarjî mai ; o<br />

fin che nonfiano del tutto stracche ; onero giunte al mare ; doue encrano er<br />

fi bagnano molto bene. Per il che credo che fia benfatto che le caualle che fi<br />

tengano in inaila per cavalcar e, quando uanno così in amore ,/i debbiano<br />

cavalcare, er affaticar re ; er bagnargle anco aßai beiîe,ç?jfeffo la natura<br />

di acqua fredda . Ma lo andare in amore conofcerete à molti fegni, tra li<br />

quali prineipalißimo e quello dell humor che gettano fuori dal lor tufo ; da<br />

uedergli la naturapiù gonfia del ordinario, er nel toccarla fjitirla più cai<br />

da dèi confueto ; del qual to cc amento uedrete che più fe ne diiettano aühora,<br />

che quando no fon calde.Vedrete anco che qua do uanno in amore lajciano il<br />

magnare, è fe non id tutto da jud che folcano, in parìe, çrfi colano er


D E L C A VA L L A R I Z Z O<br />

Imxm in piede îpeljà. Dicano ale uniche fe una cduaïïa grauiid farà tocca dd<br />

dona che habbia lifuo tempo,fi di fperderà.Et aggiunge che non fola effendo<br />

tocca, mi itsduta ; fe però farà quel men&ruo il prim o , che habbi la donna<br />

h-'.uuto. Similmente dicono che fa aborto la c au atta fe toccherà ueûigij et le<br />

pedate dei lupo . Varà il medijimo j'en tendo l'odore d'una lucerna ß'inta all'.bora<br />

,cke facci fumo, lì che accade ancora ad alcune do nne-, Secondo<br />

A Yijiotile er altri auttori. Dicano ancora che la gentiana her ha, er la faut<br />

na fanno ii medefìnto effetto . ^.taltri han detto che le cofche, ©" ferole ca<br />

uaüiney er altre herbe t riè e fanno morir il pole tra in anzi che la madrefac<br />

ci aborto . Porta la cauaìli un'anno, ma l berede che nafee dopo queìio tem<br />

po c uitiofo, & inutile. Et quando par tori fee sia in piede,ftando tutti gl'ai<br />

' tri animali quadrupedi à giacere, fecondo Ar ilio tils . Ben che in Imola io<br />

uiii il contrario in una beilißima e buona cauaUa la quale partorì ftando à<br />

giaccre. La Caualla di poi il parto ha poco purgamento, gr poco profumo<br />

CT ßn jfo di fangue dalia natura . Il che le auiene per hauer corpo grande.<br />

Et partorito che ha fibito deuora le feconde, cioè le pellicole nelle quali s in<br />

uolto il parto, er che efeano dopo quello . così anco Vh ippomane le cauaUe<br />

diuentano magre fe le fono tolti troppo prefio da lato gl'heredi;no per altro<br />

che per il defiderio er amore che hanno de'fuoifigliuoli abfenti. Però uuol<br />

Columella che femprefl lafciano andare con le madri infieme ; er che pajchino<br />

in un msdeßmo pafcolo ,fin chefìano in età da leuarli ; metterli alle fatiche<br />

. Ma io fono di altro par er e ; come dirò al fio luogo. E tanta amoreuo-<br />

Iczz-i è tra loro, per la compagnia che hanno infieme per la campagna, che<br />

felina caualla uenijjè à morte, l'altra aUeuarebbe il fuo poledro . Godeno<br />

molto del fuono, e del canto. Io non uoglio nel fine pretermettere quefio,<br />

che ho trouato in auttori degni difede, che fe la caluaria d'una caualla, che<br />

habbia fatto heredi farà poäa in un orto , lo farà fecondo er abondante.<br />

Cap . 28 .Dell'Hippomane .<br />

XL E L capito<br />

'o precedente diffemo che proprietà della cauaUa era d'ingio<br />

•i- ^ tir fi fubito dopo il parto le feconde, er Vhippomane ; er promeßi dfdire<br />

che co r a era. Hor parendomi che quello fia il luogo, tie ne par laro con<br />

quella più breuità che mi farà poßibile. Hippomane adunque quanto al no«<br />

me, uien da Hippos, che uuol dir cauaUo er , che uuol dir furore,<br />

aUienatione di mente, er pazzi* ; dal qual nome l'Ariofio ne cauò il uerbo<br />

in quel uerfo. Et fe ben come Orlando ognun nonfmanìa. Quefio Hippoma<br />

ne così interpretato, quando le cavalle lo patifeono che è quando nanne in<br />

amore; er mandano fuori dalla natura per defiderio grande di coire, un cer<br />

to h umor e affai pià liquido del feme del cauaUo . Il qual'bumore propria*<br />

mente


L I B R O P R I M O . 4 °<br />

mente id moltiß aidiimndx Hippomane.Per il che fe k cotdli cdtixUe nonß<br />

d ora comodità dì poterfi sfogare, le fa alienar dì mente, fmanure, er far<br />

delle pazzie • Md queäo però non è quel aero Hfppomane che Ulto dir io .<br />

Hor qua nto al nome ancora diremo altrimenti, ciocche Hippomane uien da<br />

rnnrif Greco , che u uoldir cauaUo T er manes, che fono giriti, Genij,<br />

CT buoni Dstnonij che fono posti preful i außilidton, cujiodi, er difenfori<br />

de corpi hmmni fecondo i Latini antichi : er per queflo credo che fi dicano<br />

mani quafi che flano humani ; atti quali corpi humani fon o cosi ordinati dal<br />

nafeimento loro, accio che gli cufiodifcano, aiutino, er li giouino fin aUa<br />

morte ; z? anco dopo morte li metteno in cuìiodìa de' corpi ne Ue fepolture;<br />

come fluide che in quelle molto antiche è ifcritto. Dijs manihus, à i Dij Ma<br />

ni, cioè humani e dmsftici. Et benche queflo fia cofa poetica, fabula fa,<br />

er piena di menzogne, nondimeno la uerita è che gl' Angeli fono poftì in cu<br />

ftodia er guardia diciafcun'huomo uiuente, di ciafcma Città , di eiafcuna<br />

Prouintia, er Reg,io. Hor quefii mani fi dicono nafeers dal feme de' parenti<br />

è da questo pò effere che fi caufi l'amore che gli portano. Si compone adunque<br />

il nome d'Hippomane da hippos, cauatto, er manes, cioè quafi humani<br />

oner manes quafiftirito, er genio del cauatto e detta cauatta.laquale per ha-<br />

Kerne più certa cognitione del cauatto così come anco le donne mairi amano<br />

più li lor figliuoli per la medefima ragione, fecondo A rislotile, che non fan<br />

no i padri, però cercad 1 ingiottirfelo fubito ; parendole che stando fenz'effo<br />

nel corpo ffiia anco fenz* il fuo genio, er cufiode, er fenz il quale la cauatta compio uno detto, cerca di fubito ingiotirfelo di poi<br />

che ha partorito. Onde s'auiene che non poßi diuorarlo, perche li fia siato<br />

tolto da cauattari, ouer da altri, non amerà, ne allatterà piò il fuo poledro:<br />

CT di quelto io ne ho ueduto iß? er lentia. Et neramente marauigliofa cofa è<br />

questa, che Iddio babbi pollo co tal uirtà infimil cofa . Di queflo Hippomane<br />

Virgilio nel quarto del Eneida, facendo apparecchiar le cofe per la mor<br />

tedi Bidone s dicer


DEL CAVALLARI^ ÄZO<br />

Quxrituì' & nafcentis equi de fronte reuuiïus ,<br />

Etmatri priEreptus amor.<br />

Che uien à dire, in Italiano .<br />

Cercafi ancor Vamor tolto dal fronte<br />

Del nafcente cauallo.&preftamente<br />

Con inganni inuolato alla fua matre.<br />

Del qud Hippomane il mede fimo To et a-, e r altri duttori ctnticbißmi, e r<br />

moderni ancora, di auttoritk grande 3 mille cofe indegne, O" uane ne hanno<br />

detto : le quali io tralafcio per non appxrtenerß al c au allier chriftiano,<br />

ne à neffuno che uiuer uoglia chrisìianamente. Ma non lafc icrò gii di<br />

' dire che con ciitefto Hippcmane icapicaualiari periti eccitano il aito , gr<br />

la libìdine molto alìi stalloni, ç? alle cduaüe. veraoche ha tanta uirtùin<br />

que fri animali, che fecondo Eli ano, nafcoßo da un certo artefice in ima fratua<br />

di metallo >fat ta in fìmiltudine d'una cauaUa, inv.it aua in tal modo lica<br />

Halli à fesche je ne innamorauano gr andemente. Neera però di tal forte<br />

bella, che i cauaüi-, er le cauaUe.rie àeucffer.o diuenireamafij, er che per que.<br />

fio deueffenofar le pazzie,ccmefdceuar.o quando erano au an ti k cu eia-coi<br />

non uolere paffar più olir a, zappa r la terra, er annitrire fortemente, er<br />

fpejjfo. Ma quefio accadeua forfè perche e ra l'Uippcmane nella sìa tua nä<br />

fcoflo, er gli FAC su a innamorare. Il quale uogliano ancora alcuni che ncn<br />

folamen'e fi truoui nel fronte del cauaüo quando nafce, ma etiandio attacca<br />

to à i lombi»er aïïi genitali am c-r a . E dicano ehe per benignità di B/p la<br />

cauaïla è costretta k diuorario fubiio che ha partorito.per nafcondcrlo neüd<br />

flette de' cauaüij cr per conferuatione di detta ßetie.<br />

Cap. 29. Comedeiieno efiere le cauaiîe di razza.<br />

D ice un'auttor moderno che altro nonfì dsue confìderar nelle cauatle<br />

dì razz«-ß non che fiano di corpo grandi, cr habbino il neutre, lungo,<br />

er fi con que fio haue fimo cattmi piedi er gambe, coUo fyrcporcicnato, er<br />

teftd cr altre parti cattiue er [proportionate nel c orpo, er haueßino anco<br />

uitij neWanimo chef ariamo ? Lafciando dunque k lui que fi a confìderatione,<br />

C7 che in un luogo dichi qucfto ajfertiuamente, er duri 1 altre gli aggiunga,<br />

poi alcun altre parti; Io per me u aglio con autieri gramfiimì .che le can alle,<br />

dalle quali fi de fiderà bona razza,fiano ben compatte & di grandezza cm<br />

ueniente,jfettabili zxgratiofe, degne di marauiglia. ditientre grande, cr.<br />

inteftini. Ne/ refto deueno e fiere con tutte quelle prrti.che habbutn ietto di<br />

fopra appartenerli atto fta1lone;o-che fe defilier ano in beìlocr buon cauaüo.<br />

Er tanto più belle deueno effere cr grado je de gFhomini. No?! deueno effe*<br />

re di meno età 1 he di tre annijie di piti che dì dodeci quando uolete che lo dal<br />

Ione


LIBRO P R' I M O. 4t<br />

Ione le cuoprd,per camme buona razza. Se le cauaUe haueramo men di tre<br />

anni, o più di dodici, faranno inutili fecondo quefti, er fecondo che uolete<br />

cauar cauaüi da Prencipe da loro, cr la ragion e che si come fono di compi ef<br />

/ionepiù fredda de i cauaüi, er per quefto anco uanno alla perfettion dell'età<br />

loro più prefto che non uanno i cauaüi : così ancora più tosto mancano . Il<br />

chefi tocca con mani ne ha bifogno di dsmoftratione alcuna, ne di effempij.<br />

Cap. jo . Come fi deueno tenere le caualie l'inuerno,<br />

& la ftate, & alcuni auertimenti.<br />

V orrei che Copra tutto s'haueffegrande auertenza di tener le caualie<br />

la ftate in luoghi frefchi, ombro fi er pieni di buon'herbe^O" fopra tut<br />

to doue fiano acque correnti, cr buone . L'inuerno uorrei che fi tenejfeno<br />

in luoghi che fuffsno manco freddi che fi po tere, non combattuti da ue .ti tri<br />

ûi ; ne che fitffeno paduüofi.ne penuriojì di buoni pafcoli. Tercioche non de<br />

ue la cauaüa grauida, ouer da in^rauidarfi effe re magra per carejìia di pafcoli<br />

ne d'acque buone-,ne per altro ne meno deu'cffer graßa per troppo man<br />

giare, ne per otio , ouer peraltro . Pero che er Vuno er i'altro nocerebbe<br />

affai aüi heredi. Deuefi adunque procurare che ftia di mezzo,cioè che non<br />

ßa graßa, er non fia magra . Hon deueno ejfer affaticate, er m aß ime le<br />

grauiie . Et notate che à ms non p iaceno, che i luoghi doue fi tengano fi ano<br />

tane'erti er afyricome uogliono mclti;sì per r fletto che difpciimemefì pof<br />

fa ÌO pa feere in quelli, si ancora perche le cauaUs grauide durano grandißima<br />

fatica nel falire, er fc ender e. er/? pojjono dijperder e facilmente per la<br />

fatica di tai mouimenti ; li quali hanno del uiolento. I audo bene i colli, er<br />

anco i monti ma non troppo uff ri. faffofi er erti : ne biafmo i piani,pur che<br />

non fiano paduloji La razza del Duca di Mantoa sìa ne' piani non padulofi,<br />

ma copio fi di pafcoli bon iß imi, er irrigati d'acque chiare er buone, er non<br />

dimeno è la migliore,fecondo me, er fecondo il parere di molti cauaUarizzi<br />

giudi: io fi, che fia hoggidi in Italia. Si come dijfemo di fopra, ne s'ha tan-to<br />

riguardo à ferole caualline, né 4 cofche, che ben fifa, che non fi può fare<br />

che tra il grano non fia mefcolato ancora la uezza e loglio ; e diffidi co fit<br />

fia che in una gran campagna er pafcolo , non fiano con l e buone mefcolate<br />

anco delle trijì'herbe. Ma gl'animali quadrupedi quando fi pajcono ben fan<br />

no fcegliere la buona dalla rea, per iujtinto di natura, cr guidati da inteüi<br />

genti a non errante; er quelle che fanno per loro dalle mortifere er uencnofe<br />

. Nora nisgoper quefto che non ui fi debbia porre gran diligentia er cura,<br />

in trouar pafcoli perfetti per le razze, er al più che fia poßibile fenza uenenos'herbez?<br />

cattiue. Anzi io uoglio che in queslo fi ufi ogni diligenza<br />

poßibile ancora, er fi auertijca di non inciamparci. Ma uogho ben anco ,<br />

.L che


D E L C A V A L L A R ! Z Z O<br />

che foprd tutto, i pufcoli fiano irrigati di acque correnti, chiare placide<br />

CT buone, si come ho detto, e dico, che di tali ft dilettano molto fìntiti anima<br />

li, er per tal dilettatione effere ilati detti animali amatori deüe acque. Reüa<br />

à dire alcuni auertimenti crnotandi. Deuete fapere che una cauaUa fterile<br />

fi pò ingrauidare fecondo alcuni, mettendo in bocca al cauaUo che la co<br />

prirà Vortica alquanto pefla, e fe Ìingiottiràfarà più effetto. E' buono mè<br />

defimamente il nitro, cr lo Serro del paffaro, un poco d i refina, ü" un poco<br />

di termentina, poluerizate le cofe da poluerizare, o* mefchiate poi ogni co<br />

fa infieme, er poße nelle parti naturali del cauaUo, er della cauaUa . Ef per<br />

che accade benß>eßo aUe cauatte una certa infermità molto damofa, la quale<br />

procede da fouerchia pituita cr reuma nel capo raddunata, per la quale<br />

tra pochißimi giorni diuentano molto magre e?" malenconic he,z? anco fe ne<br />

morena, fe prefio non fono foccorfe y fi deuenofoccorrere con questo rimedio<br />

. Figliate cinque feftarij di gar o, chi noti intende quefti termini, ne aidimandi<br />

4' medici, o frettali periti, perche io non ui potrei dichiarare che<br />

cofa fuffe queita mifura fefiario, C2r questo medicamento garo ,/e non con<br />

lunga circonfcrittione ; Pigliate adunque cinque feflari di garo , er per aU<br />

arni giorni continui infondetelo per le narici aUe czuatte che patifcano Vin -<br />

fermità fuddetta . Perche queflo tutta la pituita Cr reuma ne far À ufcire,<br />

Cr purgherà benißimo la tefia.<br />

Cap. 3». Che cofa giouì ad eccitar al coito i caualli,& ìc<br />

caualle citrale fuddette.<br />

BECCHE molte cofe fiano quelle che poffan o incitare al coito fintili ani<br />

mali, dalle quali di /opra fe n'è ragionato in parte, er potrianoperauen<br />

tura bditare, nondimeno io nonuogliolafciar di dirui ancoraché tra gl'an<br />

tichi auttoriio trono che alcuni popoli, conte furono i Mysij, er Libij à gui<br />

fa di un certo himeneo cantauano erfonauano negli armenti delle caualle,1e<br />

quali infieme con li lor fiaUoni dal canto, e dal fuono allettate grandemente,<br />

ufauano infieme, nel tempo della monta molto più uolentieri. Et non e dub -<br />

bio che la. foauità del fuono,e del canto non g?inciti affai al coito »er che per<br />

tal foauità più facilmente le caualle non s'ingrauidano, fi come dicano Eliatto,<br />

Euripsde, or Plutarco ; er che per quejlo anco dipoi non partorifcano<br />

gli heredi più belli, er più allegri. Et non folo dal canto, er dal fuono fono<br />

imitate al coito le cauaUe,Mifie er le Libice, ma oda mmfuetudine ancora ;<br />

in modo tale che lafciata ogni fduatichezza, ferocità er paura ,feguitano<br />

il pa&ore douunqucuaii fonando la zampogna. Et fermando il fuono il paftore,<br />

fi fermano ancor eße ; e fe al fuono s'aggiunge il canto, fono prefe da<br />

tanto diletto er piacere, che non pojfono contener fi dalle lagrime. I past ori<br />

di queste


L I B R O P R I M O . 4 2<br />

di queftc ddW arbore roiodafhe cdmno Ufintola paftoreccid > col fiato fonar<br />

0 della quale andando innanzi all'armento lo allettano, aUegraiìo,manf te<br />

fanno, er* incitano al coito, er fi fanno feguire da quelle dcuunque uoglia.<br />

no. Crederei dunque che fuffe ben fatto tenerfl modo fintile ancor da noi. Si<br />

come fi tiene da molti pafiori di pecore in Puglia, er nello Abruzzo, er in<br />

altre parti ancora. Fercioche li nofiri partorì de gFarmenti cauaüini cantando<br />

dolcemente, er fonando la zampogna, con fi dolci canti, er fuoni, *<br />

guifa d'Himenei incitarebbeno le cauaUe, er i cauaUi all'atto di Venere;man<br />

fuefarebbeno molto meglio er quefle, er queUe.cT aüegrariano ; dal che gli<br />

heredi participarebbetio poi di queste doti ancor eßifacendofi più belli affai<br />

e di natura più allegri.<br />

Cap.32 . Chele causile generofe non deueno efière co*<br />

perte ogn'anno dallo {tallone.<br />

A L L E<br />

cauaUe uolgari èfolenne partorir ogn'anno, ma io non norrei<br />

•£*-gÌ4 che cosìfoffe delle generofe. Fercioche genetariano gli heredi più<br />

forti, più grandi,er affai più belli. Et per il contrario e/fendo coperte ogni<br />

Anno glifariano men robuâi,men grandi,^ beli. Sì come fi uede per esempio<br />

d'un terreno quantunque buono, fe ogn'anno uien feminato, non produce<br />

poi cosi bene i fuoi frutti. Fero io lodarci molto che à quelle cauaUe che<br />

fono più generofe foffe ufato quefto rifletto, cioè di non darle allo ûaiïone<br />

fe non di due anni, in due anni, 0 almeno dui anni darle, çr uno nò. Fer che<br />

il latte materno farebbe più fermo ,lor più uigorofesz? defiderofe dello ftal<br />

Ione, erti poledro che nafcefje farebbe più f orte à tolerare ogni fatica ; si<br />

come uogliano Col. crpal. Et la ragion mole, perche anco ü Aaüone non<br />

effercitandofi tanto nel coito, haurebbe più forzu, haurebbe più abbondan<br />

te cruifeofo il feme, falirebbela cauàUa , con più defiderio, er per confeguente<br />

crear ebbe gli heredi più robusti arditi, er grandi. perche da copio<br />

A materia, er abondante, più corpo grande er forte fi genera, che dalla po<br />

caz? mal uifeofa. Ma fi deue auertire che anco in quefto non fi deue andare<br />

aUieftremi ; Li quali fono fentpre uitiofì. Fercioche così dal troppo feme,<br />

er troppo uifeofo, come dal poco er liquido ,fi caufarebbeno effetti contra,<br />

rij er damofi così nel padre, come ne figli. Al che ß pò prouedere ; come<br />

diffsmo difopra,che felftattone reftaua dimontare in quella Frimauera fof<br />

fe porga to, con purgatione conuenknti aü'eßer fno, er esercitato un poco<br />

più dell'ordinario. Et perche diffemo ancora con l'openione di Col. che alle<br />

rauaüefojfe dato copia di poter coire in cotal tempo di Frimauera, nel qua<br />

•le maßimamsnte fono molestate dalla libidine, percioche fe non le fuffe data<br />

tal copia patirebbeno affai, çrfarebfreno quafi le pazzie > er bora per che


D E L C Ä V A L L A R 1 Z Z O<br />

tteho detto, er Ue L'hä detto ancora Fisiejjo Col. che le generofe deurebbc/?<br />

no ft Ar deune Primeuerefenz'efjere coperte . Vi dico che quando questo uo<br />

glutefare cercate di farle ancor effe efjerciare affai in tal tempo , più dell'ordinario<br />

; er in quel modo che più ui farà ijpediente, che così le leuarete<br />

da quelli mania çr furore, che ben freßo le fuolefar aUienar di mente : ha -<br />

gmdole anco nelle acque affai,crmafiime le deuete bagnar la natura com'io<br />

ui dißi delle cauaüe che fi tengano in iäaüa per cauakare. ;<br />

Cap. 3 3. Che non fi deueno ufere le caualle filile caccie,<br />

ne meno nelle imbofeate.<br />

o m credo che fia molto neeeßario dirui altro circa il fatto delle canal<br />

Nle. vur non farà fuor di propojìto s'io gP aggiungo che nelle caccie,do<br />

tie fiano c one or fi di molti uiuaci cauaUi, non le debbiate ufare. Perche i cauatti<br />

uedendole ZT fentendole annitririano ; C forfè farebbeno de gl'altri<br />

inconuenienti maggiori ; per li quali fi diflurb ariano le fiere j facendole duertite<br />

deìli lu oghi netti quali fono pofte le infidie per perfeguitarle, prendere,cr<br />

ammazzare ; per il che non ujcirebbeno, o fepur ufeiffeno, u 'eiriano<br />

affai difficilmente. Et benebeper le medefims ragioni pare che non fi deb<br />

biano ufare nelle guerre ; nondimeno io fono dicontrario parere ; cr lavando<br />

di dire perche fiano ueloci, patientißimi ad ogni difagio, er fatica piti<br />

che'l cauaüo, er che refijtano aüo ft are più con la briglia in bocca, O" con la<br />

fella indoffo, er altre ragioni affai ; fi deueno ufare perche rendeno Torini<br />

nel corfofenza punto fermarfi. Il che di quanta utilità fia nelle fear am uccie<br />

, er nei fatti d'arme-, er nelle correrie er [campi, laffo con fiderare à chi -<br />

fa quanto importi quello nella guerra ; Z? ne gl'efftrciti . E* ben uero che nel<br />

le infidie, er nelle imbofeate, doue fi ha gran foretto, er fi deue andare<br />

flare chetamente, io non le lodarci ; per le medejme ragioni che della caccia<br />

hauemo detto ; er per altri ancora che fi potrebbeno direfe bifognofoffe,çr<br />

non uoleßimo p affare ad altro più fecondo iintentoMoftro, e di mag •<br />

giore importanza •<br />

Cap. 24.. De i poledri mentre Hanno in campagna,<br />

ridurci in Italia, & altro à quefto pertinente .<br />

TT AVENDOVI io ragionato fin qui affai diffufamente dello ftdìlone,er<br />

* *• caualle di razza bora mi pare co/a conueneuole, fecondo l'ordine, di<br />

dire alcune co/e de i poledri mentre che dimorano alla campagna ; er dipoi<br />

che fono ridutti in ftaUa, er fc apezzati. T>euete adunque confi der are il po<br />

ledro mentre dimorerà alla camoagnd di che qualità fia. Et anco che parlaa<br />

do


L I B R O P R I M O 4 5<br />

do dette fattezze dd audio, e di quel che uuol Vergiìio, io ue ne diceßi af<br />

fui, noniimxnco non fuor di propoßto ritorno k dire , che confiderete bene<br />

s'egli è allegro, s'egli è intrepido , iei per ueder co fi alcuni noua, à per<br />

Crepito er rumore di circo fa fi uogli fi fyauenta ,fe inante al grege ua cor<br />

rendo con U tejValta ,fe alcuna uolta per allegrezza ua lafciuando cr<br />

feberzando, er cercando col cor/o di fuperare gli fuoi eguali ; Se pajfa if of<br />

fi, i fiumi, e i ponti fenza timore alcuno , je per i luoghi afori trap sfa. uo*<br />

lontieri cr animofo fenza contrattione di nerui. Perche tutù questi fono fe<br />

giti euidentißimi d'animo grande cr generofo e di gran ualore ; er però dd<br />

elegerfl tra gl'altri per il migliore. E tanto mazgiormente fe con i fuddetti<br />

fegni haurà il corpo grande er bello : della forma del quale io me ne rimetto<br />

Àjuanto fe s'è detto di fopra parlando della bellezza del c au allo .Ma queflo<br />

particolarmente fi deus auertire nel poledro che h abbia il capo picciolo,<br />

CT afeiutto, gl'occhi negri, grandi, e ufeiti in fuor a , le narici aperte er<br />

gonfie, l'orecchie picciole er acute rißrette infieme ; er che i tefticoli fiano<br />

pic c iolifs imi, tondi er equali ; er che anco il membro genitale fia picciolif*<br />

fimo; Gl'altri membri deueno ejjère d- buona proportions er [aldezz* • l uti<br />

ghie deueno effere grande cr nere . Cerche con quefte parti il poledro fari<br />

più forte er gagliardo, nslcorfo più ueloce , er animofo . Et que fio fi cono<br />

fee alla campagna in ueder lo, e ali 7 andar fuo ; er nella stalla al maneggiarlo<br />

, cr toccarlo, er uederlo. Ben uogho di nuouo auertinti che fe il poledro<br />

hauerd la bocca tutta er la faccia bianca farà eccellente er inuecchidraße<br />

tardo. ntfebauerà i ginocchi facili al mousrgli nel piegarli, così ancora<br />

h aura le gambe fcio'te quando fi caualchera . Perche haurk movimento<br />

, er andare facile er p re/lo ìlei pisrgarle er alzarle . Se il poledro farà,<br />

fiato ferito dal lupo ,jarà buono ; più animofo , più forte, men foggetto ad<br />

alcune infermità de gl'altri. Non già perche l'impostura dei lupo lo facci<br />

più neloce , più forte, più animofo migliore , cr più eccdienu }uu perche<br />

fe non fuße Sato tale difua natura non faria fiato bakeuoie à fcapp irgli da<br />

i denti. accetto fe dal pacare, ó da altri non foße jìatojoccorfo, cr aitato<br />

. Et che fia uero, noi non diremo che un caualliero fia prudente , (yfor te<br />

perche fia riujcito, er fcampato da un pericolo per fortuna , ma fi bene per<br />

h auer h faputo fchiuare er fuperare col proprio ualore e fapere. Pur jiafi<br />

come fi uoglia, alcuni uogliano che nel dente del lupo fia tale uirtù. Bifo*<br />

gna che a poledri in campagna fi ufii^rä diligenza, principal,nenie che hab<br />

bino buoni pafcoli, er buon acque. Et però fe gl appartiene i p afe oli jfatio<br />

fi, rigati d'acque er che non fiano pieni di sterpi ma che abbondino di tenere<br />

herbitte er grandi. Deueno anco h auer e, er masfime di fiate, luoghi<br />

ombro fi er frejehi, doue po>fino fuggire la forza del calore del mezzo gior<br />

no. A' poledri ignobili è lecito pi, colare infieme con Lfcmme-, ma i genero fi


DEL CA VA LLARIZZO<br />

CT nobili deueno effere[sparati da quelle, nel tempo ch'io ui ho ietto dìß*<br />

pra. Bettche non farà inutile il replicare che deueno ejjèr e allattati, erftar<br />

dui anni al più , ma non pacarli ne finirli d'un mefe aprrejfo, con le madri 3<br />

Cr di poi fepararli. Si perche queûo è tempo ragioneuole, nel quale fono «e<br />

liuti à debite forze ; come anco perche in tal tempo eccitando la natura in<br />

loro molto il coito potrebbono conriuali battagliare ; O" far fi male : cran<br />

co falire le madri, er le j or elle ne riportarebbeno danno euidentißimo. Vn<br />

auttor ha detto che feparati dalle madri, er come ditegli, fmammatifin i<br />

tre anni deueno pafcolare per i piani ; nelli quali per Faere, e per il correre<br />

in qui, cr in là fi fanno migliori er più uigorofi; er nondimeno in un'altro<br />

luogo dijfe altrimente ; Allegando ragioni tutte oppofite. A Be quali io credo<br />

quxfi per ceno più fopra hauer contradetto. Il modo di fepararli nel tem<br />

po che h Memo detto, che farà quanto i poledri hauranno uenti due, oueral<br />

più uenti tre meß, farà quefto, tre di innanzi del plenilunio di Marzo li leuarete<br />

daUe madri, e dalle altre çauatte er per fyatio di uentiquattr'hore lì<br />

tenerete nafco&i, di poi il di feguente li tornarete à quelle, er impitofi il<br />

uentre di latte e d her be che s'hauranno, li rimetterete fubito da quelle ; ne<br />

più di poi li Ufciarete ne con effe, ne con altre cauaÜe pafcolare. Perche féparandoli<br />

in quefto modo fecondo che uogliono alcumfamofl au t tori, reflet<br />

ranno fempre più grafi, or fi far anno più difyoüi er belli. Deueteauerti<br />

re che i poledri nel lor nafeimento non deueno effere toccati con mano ; perche<br />

il toccarlifpeffo li fa gran dano. Et fopra tutto deueno ejjère riguarda<br />

ti dal freddo. Deuete auertire ancora che i poledri non fi deueno allacciare<br />

nel leuar dalla campagna, er ridurre in Stalla finche non fiano di tre anni ; e<br />

de poledri nobili er generofi intendo, che de gl'altri, li potrete leuar e er al<br />

lacciare di due anni er mezzo, er anco di àie, fecondo il bifogno, er corno<br />

dit à, che fi ha di tenerli er levarli ; Federico Barbaroffa non uoleua che i<br />

fuoi poledri d'ejjpettationefuffeno allacciati fin aUi quattr'anni, acciochefof<br />

fenopià perfetti per le guerre ; er per le fatiche, er anco per i maneggi.<br />

Ma prima che fiano lettati daUe campagne er ridutti in fiotta io efforto il cauattìero,<br />

Signore, er Principe à far li dare il fuoco atte gambe: ancor che<br />

non habbino bifogno. Bachem vrencipe, Signore er Caualliero, non fe<br />

n'ha a feruire per mercantia come hoggidl fanno, merce della miferia e dei<br />

uitij che habbondano in luogo dette uirtà, molti per tutta Italia. I quali io<br />

non dirò nobili, ne cauallieri per non tifar in quefto termine da cauattieri,<br />

ma da mercanti • Hor il fuoco dato come fi deue ,fa marauigliofi effetti, er<br />

mifiiuie nette gambe; si ne'cauatti che ne hanno di bifogno per qualche infirmiti<br />

, come anco in quelli che nonhanno mancamento alcuno. E gl'effetti<br />

bonißimi del fuoco fono quefii. Le carni laße, er motte er aperte, conûrin<br />

ge er indura : le inflate attenua, fottiglia er, fmagrifee. Le cofe humide<br />

difecca


L I B R O P R I M O . 4 4<br />

di feed : le raddunute, er coßrette infleme r ifolus : le mir ce , er putrefatte<br />

ritaglix, or fatta i d olori inueccbixti, guarijce le parti del corpo xlìie<br />

nate, er che hanno preßt cattiua uia, er compleßione per quai ft uoglia eau<br />

fa, ritorna alfuo ejjsredi primi ; er le cofe crefciute altra'l dauere della<br />

natura leuate uia , er adiuiiele parti, non Ufcia di poi crefcere . lo Vorrei<br />

dunque che fi dsfß il fuoco a~ poledri ; er dipoi dato, ß lafcixßeno andar<br />

liberi al pafcolo. Ferchs la ruggiada li guarirebbe affai meglio d'ogn altra,<br />

cofa ; hauendo questa uirtù grande di curarli previamente ; er far eh? le cot<br />

ture, er fegni del fuoco apparino affai manco ; crche paiano più belli ajfai<br />

che con altro rimedio neÜaßaUa ,fojfeno guariti. Però deueeffere dato il<br />

fuoco da merefcalco perito nella P rimaner a, ouer nel prhepio deW autun<br />

no nello feemare della Luna: er di poi lafciar libero andar ilpoledro perii<br />

pafcolo al beneficio della rnggiada. Che in queßo modo di poi fi potrebbe<br />

più ficuramente il Cauaüiero,ouer Prencipeferuire del fuo cauaUo in ogni<br />

imprefa. Il quale non farà di poi così fogetto al pericolo delle gale, delle<br />

fchinette, er altri mali, che fogliano «entre aile gambe nelle parti da bajfa<br />

de i caualli gioueni , à per le fatiche, ouer per altro. Dt poi che faranno<br />

guariti del fuoco, er che hausranno tre anni, ilche farà di Marzo,li farete<br />

pigliare con dehrißimo modo da cauallari periti con laccio che non gli pofftifar<br />

male,CT battendo apparecchiato iui una, ó più caualle ben dimefiiche,<br />

ouer »«0,0 più piaceuoli ronzini, li auiareted'uno in uno appreffo à quelli,<br />

alia uolta della Aalla; accioche piaceuolmente carni nano, er uolentieri com<br />

minciano ad affuefarß ad ogni cofa : er iui nella ftalla appreffo al poledro te<br />

nereteper alcuni giorni carni piaceuole er manfueto; accioche da quello ira<br />

piri à manfuefarß; er che più ficur amente poßi efere gouernato dal fame*<br />

glio. Il quale deu'effere molto difereto er diligente, a nore'Mle er animofo<br />

er intendente delgouerno de' p oledri. Er queßo dico perche P impor tanti*<br />

ita in questo principio in ben afuefarli, er non farli uitioß. Delle minutie<br />

chefì ricercano nel gouernarli,non accade ch'io dichi altro, no effendo alcu<br />

no che no fappi quafl tutto quello che in questo principio s'appartiene alga<br />

uerno loro, er à dimenticarli: er che con le carezze, er con Paßicurarli<br />

à poco à poco piaceuolmente s'acquietano. Doue che per il contrario facen<br />

dofl, non ftfarebbe giamai cofa bnona. Queßo ben dico che per alcuni gior<br />

ni non ti teniate legati alle mangiatore, ma col capeßro lungo paffato per<br />

l'anello, che Ha dauanti in quella à questo folo effetto ; er per legarli quan<br />

do farà il tempo; & paffato da questo anello in queir altro che fia dietro alla<br />

colonna à man dritta, lafciar et e il capestro cosi lungo fenza annodarlo<br />

diitefo in terra ; acciò ft poßa pigliare facilmente, er tenere ; er con effo go<br />

uernarli, er ßrigliare bifognado. Nel mideftmo dì, che li pigliate,er mette<br />

te èie lor poße in üalla^uorrä contra l'ufo comme, che per trouarßßrac-


D E L C A V A L L A R . 1 Z Z O<br />

chi li facete riconofcere Id bardella, er U ftriglia


L I B R O F R I M O . 45<br />

Cap. } $ . Del modo di fcapezzar il poledro , e di domarlo .<br />

IO ui ho detto di fopra, che per dui ò tre dì fi debbia uff. 1 , e far'il poledro £<br />

caminareapprtffo d qualche cauaUo piaceuole, per nduruià quello, che<br />

io uà dirai bora ; che dì poi li tre dì detti, deuejfer menato (s'egli è di gran<br />

forza però cr animo, che quanto nonfojfe non importarebbe tanta rr ani fat<br />

tura) in una maefa ben falcata er fenza faßi ; onero neW arrena (feue n'è<br />

copia ) er tenendolo uno, chefappia fare cotale effetto, per quella corda<br />

lunga del capeflro, hauendo posto prima le corde del capezzone di corda ,<br />

ouer di ferro, cr accommodate come fi deue al luogo proprio della bardella<br />

che è auanti aTarcion dinanzi ; Ü" un'altro con un lungo bacchettone mole<br />

itandolo, er auiandolo 4 trottare, çr galloppare intorno à quello che lo tie<br />

ne ; e tanto folecìtarlo À far quejto horafuWuna, bora full'altrs. meno, dan<br />

doli uolta per uolta ; quando farà ben auiato dei'efcapezzate forti, er d'itti<br />

prouifo con quella corda lunga che tiene in mano, che fi ftracchi; e? t'ir acca<br />

to il poledro,ieuefalir à cauatto crfacondo Vufanza de gl'altri giorni tirar<br />

felo appreffo er accarezzarlo ; cr accostando/} ad un qualche luogo fatto à<br />

posta per quefio, dejìramente fi deue dil cozzone caualcare. Doue fe non uo<br />

leff e accoitarfi, non fi deue battere per niente ne sgridare , ma piaceuolmen<br />

te il fio curatore y ò altri lo deue con le »un jfingere ne ißancht, o nelle ffal<br />

le; fecondo che più dinanzi ò di dietro farà il bijogno: ZT pian punofar the<br />

fi accosti. Accostato er aßicurato , destramente fi deue camlc are . Cai a'.ra<br />

to y it cozzone attenda folo à ftar falda à cauaUo fenza tener corde di capez<br />

zone in mano, come uogliono alcuni . li qualità prima uohauogliono che<br />

fe ne ferui ; doue non pare che fi confideri, che tenendoji à dette corde non<br />

pò effere che nel [altare che fuol far ìi poledro nelle prime no! te che fi doma<br />

non facci peggio per fentirfi tirare, er premere d'improuifo fui najo dai ca<br />

pezzone. Il che non auiene, fe le corde faranno pefie, e comandate nd luogo<br />

della bardella , ch'io ui ho detto ; in tal modo però raccomandate, che fu<br />

bito bifognando, ò perche fcapajje dalla, pre fa, ò per altro, le pof.i kauere<br />

libere ; ma fe pur le uoleffe tenere in mano , non le deue adoprare per due, ò<br />

treuolte in modo che il poledro ne fenta mo 'estia ; mafi lafciera. guidar folamente<br />

da quello che è fopra il cauaUo,e mena il poledro alla preja.Et andarà<br />

bora di puffo, h or a di trotto un pezzo aßicurandolo . Ne altro deue fare<br />

, fe ben il poledro facefje mille pazzìe ; folo attenda à starci fopra ben fai<br />

do , er fermo . Et ritornato a! fuo luogo piaceuclment- ne jcaualcki ; do- ,<br />

nandogli anco qualche cofettafaporiza da mangiare nel luogo iftefjo. vui.<br />

auertimenti dono al caualiiero in questo ; prima che auerti'chibene in queéio<br />

principio , che'l fuo poledro fia domo, er guidato alla prefa da per) one<br />

Ai accorti


D E L C A V'A CL A RI ZZO<br />

accorte, z? intendenti del meliere, er non da. famigliami conte perlopiù<br />

bo /gistislìtfa, merce detTattoritU , &'pö€o' imka&mento ; ef ahro fih che<br />

in quefto mentre che non è dfJoUto il poledro, fi uadi di pafjò , e di trotto<br />

piaceuole per il dritto , gr non con moltd f uni , come motti' caualcatori,<br />

anzi più toiìo guxìba cuuuUi h oggidi fdmw, s aùeadetrdp'à : ìioigerìo jmpre<br />

largo ; perche du questo i polsdn ne diuentermno Jempre piti piàcenoli giù<br />

ßi, er uo Irnt ero fi. Scavalcato il domatore, er fatto queUo-, ébebatiemo dei<br />

to ^ fi rimetterà il poh Aro injiaüd alfuo gommo.<br />

Cap,5 s. Dellafìalla & fuepertinentie .<br />

TT A ve Ma già introdatto il poledro in itaÏÏo, er cdualcdto ; ma d T effit<br />

nonh abbuino pero detto cofa. alcana,emendo nondimeno co fa. neccffarid<br />

a parlarne. Ne ragionaremo h ora dunque in due modi, prima quanto al no<br />

tne, poi quanto all'effere, per eifere buona, commoda, er honora a. Stallo<br />

dunque è detta dallo jìare . Et i luogo generale doueitaflno al coperto gl 7 ar<br />

menti, e i gregi , Et quafìfi pò dire jiatione d'animali. Impereche il Zhogo<br />

doue fi tengano particolarmente icauaüi, fi chiama proprio nel Latino<br />

equile, che uuol dire itaÜa, er luogo proprio doue ft anno i cauaüi, Come<br />

ancofì dice cuile, per eßer luogo proprio deüe p: core, er conile de boui.<br />

Diceji hippoßajia , er kippofìaie, donde fi der tua hippostafio ; che non uogliano<br />

dir .Atro che fiationi er il aure dt cauatti in i fi al la. Et ri wdy.r dppreToà<br />

i aconici, che appreffo di noi uuol dire il medefimo . Que fio è<br />

quanto al nome . Quanto alTejler fuo dico che gl'antichi neramente indago<br />

tori er maeftn deüe coje, er maßime Senofonte, che hajeritto molto egre•<br />

giamente de caualli, e di molte coje • che [e g? appartengano, neljuo htppi •<br />

co , er hipparco ; cioè libro pertinente à Capitano, er mdeftro di caudài.<br />

Dice chela Pialla deu'tjjere edificata in quel luogo , nel quale più ageuolmen<br />

te , erÇ' ffo pò ejfer uijlo il c Mallo dal fuo patrone .'Et à quefto allude quei<br />

lo, che dice Ariftoiele neWEconomica , di quei P erfiano,che addimandato,<br />

che cofa principalmente ìngraj]affe il cauaiio , riféofe l'occhio del patrone,<br />

com: dice anco Plutarco ne' Mord'i. Et così e ueramtnte. Et che è negligen<br />

te in edificarla m luogo fintile ( coni io stimo, e ancora poco amoreuo e a je<br />

itejfo) emendo mdnifejiocheil cduallo rictus il corpo del juo fignore , che lo<br />

caualco, in depofito, quafi er in governo. fero je'l caualiiero non forò lo<br />

fuo stalla in luogo , che presto,, er jpeffo pojii facilmente uedere i fuoi cauaüi,<br />

chilo affecurera c^k abbino il juo detterei Et je faranno magri,ben [e gli potrò<br />

dir q-id che fi legge df un caualiiero bs colorito- e grajjo^che caualcaua caual<br />

h molto magro, er dimandato che n'era in caufai rtfcofe cb 7 egii pafceua, et<br />

haueua cura di je iiejjo, ma il cauaüo era pafeiuto, er gouernato dal fruitore<br />

.


L I B R O P R I M O .<br />

tore. Riflpoftd uenmmtc indegna di ca.ujS.iero che dintesirä id molta negligentid<br />

del padrone ; che coju chc dsurU tener carißimd ccmette al fol go~<br />

uerno dc y j er ultori fenza MÙ/ riguardarlo. Benedetti fiano quei prencipi,,Signori,&<br />

Cdiuüierij quali di j: generofo animAe hanno cotalcurd.che non<br />

li baita, tenerli comodamente come ji ccnuiene, C7 ueieni ogni dì in ftdìla,<br />

ma [e li fanno anco accomodare in cantera comche fece il uaioro'o^ prit<br />

dentißtmo Capitano Signor Giulio Orlino.il quale nella guerra del PÌUHOKte,<br />

battendo un cauai turco ecceümtißimo fc lo teneua dì, e notte auanti 4<br />

gl'occhi. lljìmilehanfatto molt'altri Signori, çr CauaRieripoco tempo è ;<br />

ma non così fanno già. h oggi la più parte d efii che fcordatiji de' buoni cauaUt<br />

in tutto, e per tiutofol d'efii fi ferueno ne i bifogni, ò di giierra,ò di piaceri»<br />

ò £ altro . La quai trafen rara negligentia non uorrtifiued^jje così aperta ,<br />

come fi uede. Anzi iouorrei che circa il gouernomagn'pco at' cauaüi, edel<br />

le fixüe, i Prencipi,Signori, er Cauaüieri imùajjèro il gemrofo,cr ecccllen<br />

tißirno Alcibiade ; li quale e nel nutrire, CF far go uernare i fuoi can ali ,<br />

usò tanta diligentia, che nejfuno ne antico ne moderno, ben che Re e-' Pre»<br />

ciperi usò mai tanta. Et fein molte cofe I Imp. Ca'tig. merita biapno grande<br />

, neW edificar della beUißima,^r fuperbißima ilaÜa che fece per i juoi cauaüi<br />

jfauoriti, coni 1 io ui dißi, è degno di gran laude. Gr ai uergogna e neramente<br />

di quei Sign ri,o~ Cauaüieri che ft gloriano di twmetde, ne umanopunto,<br />

ne ueden > mai li lor cauaüi, in staüa : non fapendo benj}-tßo, ne arco<br />

c anale are, ò ragionar di cauaUi. Ma non più di questo. Deu ej er fatta U<br />

âaUa in luogo più uicino al palazzo del fuo Signore . che fa pojiibile, er al<br />

meno fe non fi pò per tutti i fuoi cauaUi per le incomodità che accadei,c,alme<br />

no per i migliori . Ma facendo fi doue fi uoglu,auertafi di farla in luogo più<br />

conrn-ido d'acqua, che fia poßibile, e di tut. o quello che ak'ujo de' cauaüi,<br />

quotidiano è neajfario. Rabbi ancora iìfuolo duro cr ajciutto, che così i<br />

piedi de cau aUi fi conferuano fodhfermi, er it resto del corpo fano. E: però<br />

io uorrei che tal fuolo nelle pojìe de cauaüi fojfe dinanzi rUeuato,z? dì dietro<br />

pendino al juanto : accioche i'humidità poteffejcorrereal baffo. Hon Lu<br />

do queiloycbeho intefo dire, che bora s'ufa nelle lìaiìed'alcui i Cauaüieri Ha<br />

polit ani y che fanno il fuolo gobbo nd mezzo -, cioè baffo dinanzi > er anco<br />

di dietro . perche altra che i canalii malamente eipoßino npo/are.er aitar<br />

fi nel leuarfi da giacere, l orina anco non pò effere che in cu alche pane non<br />

feorri 4 piedi d auante, er che non facci anco molti altri effetti cattiui . Il<br />

qud fuolo fe farà fatto in paefe affai freddo, deu'eifer fatto di tauoloni d'ol<br />

mo, quercia , ò d'altro forte legno, quanto più fi poßano hauere, che jiano<br />

conficati fopn traui, o daWun traue aU altr o dijorto fi de ueriano mettere<br />

carboni : ma she pur folto à carboni fojfe inaftrecato, er pendino coi fuo Jco<br />

ritore, accioche ogni humidità. haueffe ejìto . Et in tal modo deueno effere<br />

M z ordinati


D E L C A V A L t A R I Z Z O .<br />

ordinati i tauoloni che i cduaRi net porfi à giacere, nel îeuurfl, nelmotterfi-,<br />

e uolt^rjì, non incorrino in qualche ftmjìro, er graue pericolo. Ma je il<br />

fuolo farà fatto in çaefe temperato. non importerà che fia, ó di tau aloni. ò<br />

de mattoni, ou er difaßi uiui, li quali fiano però più tofio piccioii, che mez<br />

Zani. Et anco che il fajfo fia meglio del mattone, perche ha piti del afe lutto<br />

CT" che confermi meglio ipiedi del cduaüo , pur perche ritengano anco più<br />

il freddo, ç? fono più p ericolofi&difaftrofi nel mouerfi de cauaUiJodarei<br />

più tofio il mattone . Et molta più lodarei fe fi poteffe, in qual paefefi ticglia<br />

far il fuolo di t duolo ni, euer trauetti-,perche farebbe più ja.no er meglio per<br />

i piedi de > causili,a' quali leuandofi la lettiera di fotta,come bene fpefjb acca<br />

de la notte che da fejleßi fe la leuano, non rettariano per que fio fu c of e h unii<br />

de er fredde : che li poießino far nocumento al corpo, La sìanza, ouer poüa,cr<br />

luogo per un cauallo,deu'ej]er larga due paßi er mezzo d'h uomo ;<br />

lunga quattro dalla mangiatorafin alla coionna,accioche chi lo gomma pcf<br />

fi da ogni lato girli d attorno, er commodamente gouernarli. Sotto la man<br />

gtatora deu'ejfere il luogo da rimettere la lettiera, il quale u adi quanto<br />

più fi pò in dentro, er fia largo à bajìanzd ; Id mangiatora deu'ejfere molto<br />

bene inaslricata, e fatta in modo di barca, ouer conca,babbi più tosto del<br />

baffo che dell'alto , babbi le fue trauerfette conficate nel muro , er ben con ficaie<br />

nel traue della mangiatora, er in tal modo dijìanti una dall 'altra, che il<br />

c au allo poßifacilmente cacciarfe la tefia per mangiare : ma non già che per<br />

cuesìo poßi col mufo gettar uia lo jlrame, er biada, per la difiantia loro.<br />

Vorreij che i pre/zap/, cr cauailieri che po\fono,face fino nel capo della {tal<br />

la alcune cafette per i cauaUi loro piufauoriti, er per quelli anco,che fe ama<br />

Uno. non però di morbo contagiofo,che quefiifempre deueno del tutto e fière<br />

feqnedrati er lontani da gï altri ; accioche nonguaftino tutto il tefio de<br />

gl'altri ; che ben feguita, che da un canal infetto di morbo contagiofo tut=<br />

t'una mandra dicauaûi>çr una cauallarizza s infetticrammorbi. Cette ca<br />

fette onero appari amente fi potr ebbene far di tauole,in modo che ciafcun de'<br />

cauaUi più fauoriti haueffe il fuo . Ouer fi potrebbe far che le pofie di tai ca<br />

Ualii andaßeno un braccio più dentro al muro di tut ce le altre. Pèrche cost i<br />

caiia'dijìarebheno più fauij]Cr fenza pericolo. Hei mezzo del -muro i ncontro<br />

aUa tejla dd cauaUo den'elf er un'anello,per poterci attaccare una corda<br />

Wfógmowb. c&e fnc/ß jiß à «kfro<br />

dneKoj&Z cMjcnf«. Lewmo egère per ogiw po<br />

^dweß*' jf/èrro,f'wmo (M^rro deße mmgidforr<br />

corife i W CT iftjcoßo (b* pjfnw cme^Eo ('«n ; w*<br />

^, 4«kecorj:^c;oé^ f'akrdneß (fZfro<br />

ifnfüo ; Ef arefork /ermo CT nom<br />

i»ermo/opw/« f6e^* «werre^e gH&mfo


L I B R O P R I M O 4 7<br />

con uni corda fola ß Isgaffe. Giona anco queßa legatura à molt'altre cofe,<br />

le quali fi comprendalo chiaramente fenza ch'io m'affatichi in feruirle. EfdlT<br />

incontro della colonna, sì come in e (fa, così anco nel traue della mangiato<br />

ra detfeßere un''altro amilo per attaccare qnelleftanghe che tramezzano<br />

i cauaUi, le colonne deueno ejjere di buon legno, graffe honeàamente, ben<br />

lifçie, er alte fo'pra il fuolo una canna zr mezza ben co::, »cats in terra . Et<br />

tante poils deueno effcreda una banda deÜ.t jiaUa quanto dall'altra, che tutttfe<br />

riguardino di diretto all'incontro infìeme. La corjìa>cbe è quello jpatio<br />

di mezzo daU'un capo aWaltro deUa üaüa, deu'effer larga due canneto- pi ù<br />

CT' meno fecondo che fi pò . lo nondimeno lodarci molto chefoffe anco ire, £7<br />

più di tre . Ver che olir a che far ebbe più bel uedere , cr faria più m ignifico<br />

Cr regale, faria anco più utile affai per lo paffeggio de cauaUi ftraccki, fadati<br />

, bagnati,'cr ammalati al tempo del freddo, uenti, er pioggia, neui er<br />

gelo ,er anco ci potrebbeno paffeggiare gl altri cauaUi in jimil tempo per<br />

non lafciarli in odo. Questa corfìa deu effere mattonata dall'un capo all'altro<br />

della âaïïa, ouero ingiarata. Deue hauere dalle bande i fuoi co nduui,<br />

er feorritori ; er ne i capi le fue camere con fuoi raßelii da attaccare morß<br />

CT finimenti er altro : con i fuoi cauaüetti da metterci k j ette,e da tenerci tut<br />

to quello che fa di bifogno per l'ufo quottidiano delia jlaÙa: dal mangiare er<br />

bere in fuor a. de cauaUi. Perche lo flrame deuejl are fopra la ftaìla ; la quale<br />

farà fatta in uoltd di muro , con dui occhi però da gettar à baffo lo ilrame<br />

nella co rfu per il mangiare e dormire de'cauaUi. Distro aüi quali per mente<br />

deue ejfere cofa alcuna attaccata da i filetti in fuor a. perche fa brutto uede<br />

re, ere dannofo. Ne meno deue {bare cofa alcuna per la corjìa; la quale pof<br />

ß impedire il paffeggiare :ò de* cauaUi, ò de cauaUie? z,er che facci brutto uedere<br />

. Brutta cofa, uituperofa, e dannofa è uedere in una canal arizza henorataipettinifyongheypannatore,<br />

ftreglie,e morfi, finimenti er altro attacca<br />

ti distro à cauaUi. Et per mezzo la cor fia uedsruijì di là unfecchio, di qua<br />

nna forcina , qua una pala, er la una b.ireüa; in quetio luogo una coperta,<br />

er in queUo un pagliariccio : er le felle fatto fopra ; er i garzoni far mille<br />

difordini in un ntedefimo luogo tutti contrari; l'uuo airaltro ; i quali fono<br />

brutti,dmnofi# de nti di biajmo grande^ correttione e cafìigo. Deue adua<br />

que il patrone, er il caualxrizzoyì? r.iajh'j di itali a con c gni forte di pru-<br />

«faßwcorreggerecr ^orgf/;«'.cr faer «3.V0 fva: W<br />

ü d w : « a r : ^ l ' r k k<br />

Me crco.-w/: g & iW-<br />

CjTcro ^eZ ÇtcZee Ä a.' g: '.cr,:c r


DEL CA VALLA RIZZO<br />

Titd er chiù fa, er ncZLt sì^e aperta. Perche casi «erri d gioire, CT rzj^iger^re<br />

z caudUi. Et però io uorrei che detta âaUa h catene due gran porte fiel<br />

mezzo , che fe riguard-ijjeno infime, er Puna foffe eß>oäd al mezzo giorno,<br />

er raltra al jettentrione. Et dall'una banda, e dall'altra fcffenofeneûre<br />

cosi grandi er in tanto numero, quanto la bellezza O" utilità deüa fiaUa richiedeffe<br />

; la quale io non uorrei però y che giuntai eccedere in grandezza il<br />

numero diuenti quattro cauaìli, per parte: er quando il Principe, Re,Cr<br />

Imperatore ne tenejjè anco li migliaia, pur la uorrei in queûo modo ; ma fe<br />

ne potrebbsno far deü'altfefimili, è in altra gui fa, nelle quali fojfeno i capi,<br />

zrmasjlri di éaUa come in que fi a medefimamente. Ma il cauallarizz 0 fapremo<br />

deus però ejfereun folo ; à cui appartenghi il carico del tutto. Dette -<br />

no effere due parte grandi come lagrandzza di detta dalla richiede ; l'un*<br />

dail un capo er l'altra daß altro capo di quella, con un occhio di fopra per<br />

porta : fuor delle quali porte fiano loggie con aneüoni podi di mano in mano<br />

nel muro per attaccar cauaUi, er ftrigliarli er lauarli la state. Sopra<br />

le loggie, deueno ejfere camere per il ma&ro di jlaUa, er per li cavalcatori<br />

Fuor delle porte di mezzo deueno effere i luoghi fatti à canto al muro dà po<br />

ter caualcare commodamente etiandio ogni poledro. Et poco lontano da que<br />

ûo luogo deu ejfere dello ftabbio per pot er fi far fuoltolare i cauaUi affaticati<br />

quando bifogna. Co ft la quale neramente gli confer ifcecr gicua molto .<br />

Et aueruß che appreso alla fidila non deueno praticare uccelli dómeéichi,<br />

er doue fia lo firame tie anco feluatichi per li molti danni che per que fio ne<br />

potrebbeno «entre à cauàlli. Et però douefia lo tirarne faria bene che fi pro<br />

usieffe anco difeneßreferrate, ò di reti, o d'altro, che uietaffe tal prattica<br />

er il ntedefimo dico del luogo doue ft a l'orzo, er F altre biade. Deueno dare<br />

nella ftalla due gran lanterne la notte acce fe ftmpr e. Ne fi deue patire che<br />

per la fiallafi uadi in uolta con fuoco, ma il fuoco quando il bifogno lo rie•<br />

chieda deu'ejferfatto in quelle camere, che ui ho detto ; doue hanno à flare i<br />

finimenti. Ef qusfie camere con quell'altre fopra le loggie deueno effere fatte<br />

in uolta ancor effe : erfinalmente io uorrei che appreffo alla fi alla il ma*<br />

refcalco bauejjèla fu a fucina, crii fuo alloggiamento.<br />

Cap. 3 7 Del officio de'gar zoni di ftalla.<br />

F F i c i o delgarzon di siaUa é principalmente eßer fedele, amareno<br />

e da bene : non deue dilettar fi del giuoco , ne deue già mai per co fa al<br />

cuna bia&emare. Non deue bauer moglie ne figliuoli. Et però non deue dor<br />

mire fuor di stalla la notte. Per il che io uorrei che igarzoni hauesfino le<br />

lor commodità del dormire con pagliarecci,lenzuoli. coperte, per mezzo<br />

della cor fia ; accioche più preüamentc e miglio poteßino eßere foüeciti ad<br />

aiutare


L I B R O PR I M O . 4 8<br />

dìutdfe icdüxUi er sgridarli quando accadere, Et però io non laudo queUe<br />

cauaUanzz e c ^ e hanno i palchi per il dormire de'garzoni, i qualiju quei<br />

palchi crmUe camere puonno anco fare molti inconuenienti dannofi çrbrut<br />

tifenz'eßcr uifli da' lor fuperiori. Deueno detti garzoni tetter ben netto<br />

fempre fotto a'cauaUi O" nettisßma tutta la jìaUa. Ver che da questo [e ne can<br />

fa la fauiti er aUegrezza adoro , y anco


D E L C A V A L L A R I Z Z O<br />

. te. bico adunque, che quando uoletefar Strigliare i cauaUi,del quAl&rigìiit<br />

re ne furono inuentori i popoli Peletronij cosi anco del mettergli ih ordine<br />

fecondo che queR'età conportdua ; delete fargli uoitare con la teftd alle colonne<br />

nella üaüa, er l'efijte deueno efjèreftrig'iati di fuori fotto le loggie,<br />

ch'io disfi, legati à quelli anelli, benebe meglio farebbe ufar gli à queftofctcl<br />

ti, col meiejìm' ordine però, che nella fidila [egli conti iene. Ne/ qual tempo<br />

. in una fcaüa di quarantotto cauaüi deueriano ejfere almeno due garzo*<br />

ni principali fotto nome di baccaUarij,cbe non bauesjìno à far altro cbefyaz<br />

. zar er ordinar la fiaüa. Come à lungo fi dirà di fotto . Voltati adunque i<br />

cauaili con le tefle alle colonne, deue il garzone con una pannatora dilana,<br />

euer di peli, appannar bene tutto il capo del cauaV.o, cr di poi palmeggiarlo,<br />

cr ma firn e fopra le garze ouer mafceUe, e con (ponga bagnata in<br />

acqua frefea lauarli gl'occhi er tutto il capo [e farà graffo,çrje il cauaUo fa<br />

rà giouine gr poledro, ritornando poi ad appannarlo un'altra uclta ; ©" di<br />

poi metterli il fuo filetto ,cr legandolo da una colonna all'altra in modo che<br />

lìiagiuflo nel mezzo d'Uafua po&a, cr con la teâ'altabaûeuclmente, dene<br />

appannargli anco tutto il re&o del corpo, er di poi flrigliarlo tutto dal<br />

la te ft a, gambe, er filo della fchena infuori-, laquai deu'eßere netta , er<br />

maneggiata con mani, er con pannatore con deflrezz* • Deuefi ancora fri<br />

gliati che fcno,et appannati firoßnare ouer ttroppicciare con paglia ben ricrei<br />

ta er r imita infieme, er di poi palleggiare.. Verche il palmèggiar ti<br />

non mengioua à farli beüa il pelo, che à farli buoua compi eßicne, er carni<br />

grajfe er fode. Et queft'ufo del palmeggiare cr fregare i cauaM con la paU<br />

ma della mano era antichi s fimo, er utiiisfimo . Di' poi di hauergli palmeg*<br />

'giatifegii deue appannar tutto il corpo un'altra uolta, er le gambe mafii<br />

me ; cr in quei luoghi fpetidlmsntc delle pàftore, doue benß'ejjo per poltronari<br />

a de' fruitori, er negligenza del maûro di fiaüa fuol nafeere rogna, ©*<br />

altro male. Dipoifi deueno pe'tinare defiramente ; accioche i crini nonß_<br />

frappano er rompano ; er lauargli la codai e l'unghie. E fe anco i crini ß<br />

bagnar anno non mi curo; ma il ciuffo per niente non u or rei chefibagnaffe.<br />

Et in quefio non fono con Senofonte che uuol c hefe li laui. Perche effendo<br />

luogo tropp'atto er foggetto à riceuere le hu mi dit à del freddo,il : AU allo ne<br />

potrebbe incorrere in qualche ciamorro, er altro male. Vuole anco il fudd-tto<br />

auttore che non fe li lauino i luoghi glabri, fenza peli, troppo ffeßo,<br />

al che affento an cor io. E x ben «ero clie la bor fa , er genitali deueno effère<br />

lattate ahnen due uolte la fettimana, con nino, ouer hfeia, perche con qt-'e-<br />

&o fi uengano nonfolamente à nettare, ma à confortare er difeccare le h'utnidezze-,<br />

che in quelle parti correno . Et ben jfeßo accade che quando la<br />

bor fa del c au allo non e netta, così i genitali, diffìcilmente orina ; CT le brut<br />

te^ze in firn ili luogln generano prurito^ fanno che'l cauallo fouiteji gratti,<br />

frechi


L I B R O F R I M O . 4 9<br />


D E L C A V A L L A R I Z Z O<br />

notate che fegno euidentißimo è di cdud [ano quando mangia Bene la fuàiù<br />

da, er lo (trame, in ftaüa, er fuor di (ÌAUO. quando maftica la briglia ; er<br />

babonda dift urna biancha er feeffa, ma non uifcofa ; perche fefoffe uifcofa,<br />

er liquida farebbe fegno di flemma er indifyofìtione. Deueadunque il w<br />

ûro di üdüa ben mirareal tutto, per paterni diligentemente prouedere.<br />

Mangiato che haueranno la biada, fe gli dia lo Strame, ma non prima che un<br />

hora almeno dipoi. Il quai itrame deu'ejjère perfetto ,fenza poluere,di<br />

buon odore, er fenza alcuna cofa cattiua ; crfiafi poi quel che più è opportuno<br />

, er conueneuok, fieno ò paglia, ò mefcolato ò altro. Taglia er orzo<br />

però ft deue Jempre dare a'cauaÜi fatti, er che {tanno bene in carne ; eccet*<br />

to fe accidente alcuno incontrario non richiedeffe altrimente.L'ordine iteffoin<br />

abbeuerarli, er ddr Zd biada ,fihada tener la fera, che la mattina ; ma<br />

non con juoni : li quali ne anco uoglio che fi faccino ogni giorno ,mafar à af<br />

fai due ò tre mite la fettimana. Vorrei oltra di que&o, che igarzoni più<br />

che fuffe poßibile mangiaffèro tutti infleme, ad un'hora medefima ne0capi detta éatta, in quelle cantere de ifinimenti, le quali deueno efjere tenute ben<br />

nette, e fenza fattore. Et eßi deueno mangiare quietamente er ifyeditametl<br />

te otto di loro per camera : per e(fere dipoi più folleciti dintorno X quello,<br />

che nella ttaftafadi meftieri. Nei mangiar de'garzoni deueno i baccattarij<br />

far la guardiane deue aUi uni er aUi altri ma car il deuer loro,ne altro che<br />

di patto er ufo fe gVappartiene; Etfópra tutto io «orrez che nella Ralla fi fa<br />

c efino alcuni profumi odoriferi atte mite, perche de gl'odori fi ricreano<br />

molto i fpiriù a i cauatti er atte uolte de profumi chefuffeno di acuto odore,<br />

perche giouano molto, er difcacciano lifer pi dalleftaüe, come uuol Vergiìio<br />

nel terzo della Georgica, quando dice.<br />

Difce & odoratum ftabulis accendere cedram :<br />

Galbaneoq; agitare graues nidore chelydros.<br />

I quai due uerfi in lingua nofira dicano.<br />

Impara accender nelle ftalle cedro:<br />

Et galbano che fuol fugar lèrpenti.<br />

ET ueramente, che con i buoni etfoaui odori delettarete molto i cauaUi fugando<br />

i trifti, er con il galbano, er altro fimile che è di graue, fumofo, er<br />

acuto odore, difenderete laftatta da chelidri, cioèferpi nenenofi ; chef aleno<br />

alcune uolte habitdre er ritrouarfi nelle ftalle. Benche li ferpi fi difcdccia<br />

no anco come mol columella, con l'odore de i capetti brufciati di donna.<br />

Et meglio anco con Vodor e del corno abbrufciato del ceruo. Deue netta dalla<br />

fempre effere,ó maflro di ftaüa, ò marefcalco, ò caualcatore , li quali habbino<br />

cura ch'ogni cofa paßi per l'ordine fuo la fera di poi mangiata la biada<br />

Cr nettata la fiotta , fii deueno far le lettiere atti cauatti er impirli i piedi di<br />

fiammata, la quale d'inuerno non importa farfi più di tre uolte la fettimana


L I B R O P R I M O . s o<br />

Hi ; mi di fiate fi dee fare mattino, e fera ; di poi che hauranno haute la bidda.<br />

Ad alcuni cauaüi fi far à di fiammata uaccina ; fecondo il maggior bifogno.<br />

'Etfe gV ungeranno le unghie tfaflògna ouer d'altro fecondo, che la qua<br />

Uta (f effe ricerca. Se deueno tenere i cauaüi impafiorati er imbalzati, de i<br />

piedi dinanzi, CT un di dietro , perche queflo gli caufa utile non poco.<br />

Cap.jp.Del gouerno particolare de'poledri & de'caualli.<br />

ANCOR che ViStefio gouerno, che s'è detto di fopra s'appartenghi pari<br />

•temente a' poledri ; nondimeno io defiderarei alcune co/e in cjuefii3 che ne*<br />

caualli di età fatti non mi pareno neceffarie; er quefie fono. Vrima che man<br />

giaffeno qua fi col mufo in terra. Ter che per questo il collo è sforzato à diûenderfi<br />

er dimenarfi ; da che fifa poi più gracile ,fcarico er bello. Oltra<br />

che la tefia purga più facilmente queü'humidezza, alla quale generalmente<br />

fogliano effère fottopofii. No» deueno effere i poledri per niente battuti<br />

nel gouernarli, ne sgridati ; fin che non filano aßicurati molto ; ma ogni cofa<br />

fe gli facci intendere con piaceuolezza '• er maßime fe gl'accarezzi CT /0fetighi<br />

la te&a;çr ufinuififyeffo ad alzarli i piedi da terra ; fotto i quali prima<br />

fi deue battere con la mano, dipoi mettendoli fopra qualche sferra, ò fer<br />

ro con uii'altro ferro fi dee battere fopr'effo. Che cosi diueniranno piaceuoli<br />

à lafciarfi ferrare. Et con le carezze fi farà, che non folo ameranno il<br />

lor curatore, ma etiandio lo defideraranno . Il che medefimamente accadere<br />

fi da loro , er da ogni cauaUo fari rimojfo tutto quello, che li pò offendere,<br />

er recar noia, come è à dire la fame, la fete, li strami marci, er tristi, il<br />

freddo er altro. Nella state le mofche,^ il caldo . Et maneggiandoli anco*<br />

rafyeffo quelle parti del toccar delle qtuli s'allegrano : er dalle quali fi les<br />

uajfe, effsndoui alcuna cofa che li mole fi affé, che da fejoro non fi poffono Iettare<br />

. c ome faria nettarliß>eßb gl'occhi, le narici, fotto il codone ,• er den<br />

tro la borß.-Et fipeffe uolte toccarli tutto il co rpo lofengandoli con la uoce<br />

er con le mani, er dandoli alcuna uolta alcuna co fetta che piaccia loro non<br />

ordinaria à mangiare ..Quefie fon co/e tutte che fanno i poledri manfuetìf<br />

fimi er amoreuoli nel lor gouerno ; er non che i poledri, ma ognaltra forte<br />

di cauallo. Sopra tutto e daguardarfi di non afyregiarli con bachette filila<br />

fialla, ne con altro per credere che per queflo diuentino più defiri, animo<br />

fi cr presti ; per che è cofa molto dannofa : la quale fi pò uedere dal timore ,<br />

er da quel defiderio che hanno per queflo di fuggire : er quando non rifguar<br />

dando ad altro uanno ben fyeßb à battere delle fyalle nella mangiatora, er<br />

alle uolte le [aitano dentro ; à pericolo grandißimo diguaBarfi, er rouinar<br />

fi. Bf quando non fia tanto male queflo, almeno non mi negar eie, che non<br />

ne rifulti,che il cauallo per timore delle batiture,çrde i gridi fi fatti infial-<br />

N 2 U


D E L C<br />

A V A L L A R I Z Z O<br />

h, non Unenti ò uile, erpaurofo, onero ìnmdnfueto er pieno di furore > Et<br />

che fia mro ponete mente ancora meglio che alcuni cduulli battuti, reggiato,& maßime fulla dalla.<br />

Per la quai cofa deuriano i patroni benfyejjò, comedißhno, ueder i lor caadli<br />

füllefidile; er non far loro, ne patire che altri facciano aß>rezz e i dalle<br />

quali ne rifultano tanti Cantilli mali. Et olir a che uederiano il gouerno dé'ca<br />

mlli, non fariano ne anco incogniti À quelli. Il che importa pur affiti, per<br />

effe y e di natura tale il cauallo, che ferìccorda deibenefitijjzde i dijpiaceri;<br />

-er per elfere molto grato animale, er maßime al fuo patrone ; come già<br />

proiuffimo àiffufument e. Et parmi che il cauaUiero, che hduerà uno, ò più<br />

cauaìli li deggix non folo amare., ma ejferne non meno gelofißimo, che s'ha •<br />

uejfe una belli donna ; la qual uolejfe fempre ueder fi appreso ; çr non la la«<br />

fciaffe andare ne à coniti ne à feste;perche non ritornale dipoi à cdfa co cat<br />

tini costumi ^opinioni nuoue.Quefio precetto utiiifiimo-,e perfettißim 0 de<br />

ueno tenere molto caro i cauaüieri, er figno ri che mai fi debbiano fidare in<br />

modo ne' fer uitori, matfiri di &aUd, er c duali drizzi che anch'eßi non uedino<br />

ßpeffo l'opera loro ; raccordandofi che, come difjèmà di fcpra, l'occhio<br />

del patrone è quello jche ingra.jfa il cauallo. Procurino anco di effere pre*<br />

fenti quando fi cauaìcano à lettioni, er fi non fempre,che gli è qttafi impoßibile,<br />

almeno più fpefjò che 1er poßino.Perche è primail fronte deWoccipitio.<br />

Et più commoue er co&regne laprefentiadi Turno che d'altri. Ma ritornando<br />

al gouerno . Vorrei ancora, che-pian piano s'ufaßeno atto firepito del<br />

l'armi; accioche imparaffino 4-non firauentarfene.. Ma que ito dico quando<br />

faranno però aßicurati,zr dimesticati bene; cr che faranno attezzi dfeUa,<br />

irbriglia, cke altrimente nonfi deue far cotaifirepiti fiuüa ûatta . Perche<br />

fiìi tosto potrebbe caufar nude, che quello effetto che noi defideramo. Nondimeno<br />

quando fii face (fino con destrißimo modo, er 4 poco à poco crefcendo<br />

äd un douer conueneiiole : io lodarei anco queita. Non ficria fi non bene dn>cor<br />

a che nelpturo della magnat or a auanti à caudtti,fo[feno dipinti de gfhuo<br />

-tuini armati à piedi er a cauaUo. Et quando i poledri foffino aßecuratici fi<br />

•potrebb aio attaccare de' corfaktti, er altre armi. Et alcuna fidta fi po ­<br />

trebbe far paffeggiare per la cor fu alcuno armato d'arme bianche ; il quak<br />

le andajfe


L I B H O P R I M O , fi<br />

le dtiduffe fcoprendo 4 poco 4 poco, per ajfuefarli, er dffecurdrli 4 cotai<br />

uisb


DEL CA V A% LA RI ZZO<br />

fono entrati, otter nonpaßano li fei ami ; & nonfcno da fatica. ISeWimttP<br />

no i cMdüi fe nan hanno leftdRe calde temperatamente detiene ftar coperti<br />

di panno, CT maßime il petto ç? il uentre .Ne fi ieueno Uuar mai nella fiai<br />

U ne anco fuori Vinuerno, fe pur dipoi non fufjeno ben afeiutti con panni, ò<br />

per altra, ma comeniente prima che intrajfero aUe lor ûanzç. Le gambe çy<br />

il Uentre neV inner no non fi deueno lauare fenza necefiiù grande tnaßi<br />

me nella tlaUa aUe lor pofle : ma fe pur il bifogno lo ricchiede deuefì fare con<br />

quella diligenza che più fatto fi dirà. 1 labri del cauaüo deueno effere fattili<br />

& teneri cosi anco il bar boccio deu'effèr tenero , accioche fiano più a geuoli<br />

al freno, però fe li molißcaranno con lafregaggione delle mani fatta leggier<br />

mente er fyeffo. Et quefto fuccederà molto meglio fe con acqua tepida, er<br />

un poco (Foglio, bagnata la palma della mano fifarà . Tutte le mite che il<br />

cauaüo farà ritornato dalle iettioni er agitationi, cauateli il freno er laua-<br />

•tdo, er afeiugato, er pofioli il filetto, er leuatoli la fella, ouer bardella ,fi<br />

deue mentire à quél luogo dello ftabbio, ch'io ni dißi ; 1/ quai deuejfer luogo<br />

fecco er fodo, che il terreno h abbi uguale, er piano, er non faßofo, fenza<br />

puzza alcuna, cr coperto della lettiera, che auanza à cattaUi, la quale deu'effèr<br />

e fyarfa ugualmente fopr'effo&accrefciuta deWaltra nuaua,&~ afeiut<br />

ta. Ne/ qual luogo fe il cauaüo fi riuolterà, li farà utile grande . Fotriafi<br />

far queûo anco alcuue fiate la fettimana àgPaltri caitaUi, etiandio che non<br />

fujjèno affaticatila mattina auanti che beuefjeno. Imperò che ogni fiata che<br />

il cauaüo fi riuolterà fecondo il costume j olito fi pò giudicare che ftia bene.,<br />

er fe rie tifar à di riuoltarfi farà fegno che è fastidito da qualche male. tatto<br />

questo nel luogo medefimo fideue nettare, er coprirlo y. er .menarlo. nella<br />

slaüaaüa fua pofta. Dotte prima ilfuofameglio deue gommar benißimo la<br />

teSa, dipoi con paglia frefea, er affai fregar er ûr appicciar le gambe er ap<br />

panarle molto bene, er «w il uentre, er tutto il refto del corpo .CT nettarli<br />

l'unghie fopra er fotta al folito ; mirando bene fe il cauaüo haueffi. malenU<br />

cunOjò nelle gambe er piediyó nel refto di tutto il corpo;er maßime ne gl'oc<br />

chi : netti quali ben fpejfo auieneche per impatientia di chi lo caualca, ò inauertenza,<br />

una punta di bacchetta, ouer bacchettatali fa gran male : er lo<br />

mette à rifehio di perder l'occhio. Et perche il cauatto affatticata cr fitdato<br />

fi gouerni er afeiughi meglio er prefio deu'ejfer aitato il garzone da uno<br />

•altro che non habbia cauatto di fuor a. Ef notate che quando il cauatto e mol<br />

to fudato atta lettione ,]e con un cartello di legno, ò di ferro, ma di legno<br />

faria meglio, gli radderete il fu dor di doffogiouarà molto;çr maßime à farli<br />

bello il pelo : er più utile li farà anco fe atthor allhora li fer à ben appana*<br />

ta la tetta, e tutto il refto del corpo; gettandoli dipoi la fua coperta addoffo.<br />

Tutto quefto accader àfare più nett'imerno, che nella fiate ; er più àcaual<br />

li, di fcajfo, che di guerra ; de'quali al luogo proprio fi ragionerà. Deuefi


L I B R O P R I M O .<br />

dipoi Mefidre dUo Habbio detto,in isidUd farli il refto che fe gli conuiene. Ut -<br />

udndogli gl'occhi d'acqua frefca, er la bocca er narici di nino inacquato,<br />

riguardando fe ilfreno, ò altro gli kauc(fe offefo la bocca : flmilmente, fe li<br />

deueno lauar i teflicolì, z? di dentro al membro, con quel che diffemo di fopra,<br />

er il federe ancora, e dipoi darli il fuo strame. Auertendojì però, fefa.<br />

rà fudato dipoi dell'agitations, non fe li dia bere ne mangiare fin che non hab<br />

bi urinato. Sarà buono, er utile al cauaüo una, à due mite la fettimana la^<br />

Udrli le gambe di «ino, nel quale habbino bolito herbe odorifere buone à que<br />

fio effetto, per confortarli i nerui che hanno patito per le fatiche delle let -<br />

tioniyò d'altro : er per mantenerle afciutte, er uigorofe ; Et la fera ungerle<br />

alcuni uolta con alcune untioni più ifyedienti. Similmente fi deueno ungere<br />

l'unghie di quel unto che più ricercano, due mite almeno la fettimana. Vegetio<br />

laudache al cauaüo affaticato ftano fomentate le giunture, er le pallore<br />

di dietro maßime di buon uin caldo, er dipoi fi lauino tutte le gambe di li<br />

fcia er uino con fale mefcolati ; er il dorfo erfchena con acqua frefca caua<br />

ta. aühora er fale .Atte uolte (com io ui dißi di fopra) [aria anco bene lauar<br />

li la tefia effendo graffa, non folo £acqua frefca, ma di lifcia er aceto forte<br />

; er palmeggiarla mattino er fera à ufanza di barbaro : cosi anco il coUo<br />

CT lefyaUe fi deueno palmeggiare , er firopicciare fefono troppo piene : nel<br />

le quali pur à modo di barbaro deuete farlo gouernare, con la tefia legata<br />

molto alta. Et guardinfi tai caualli carichi dall'herbe e dal fieno: ma per lo<br />

ro rinfrefcamento er purgations fi pò ufare nel mangiare le cime di falici,<br />

mefcolate con paglia, er le cime delle cannefrefche, er anco le foglie ; er<br />

anco otto, à dieci dì al più, effendo di siate ,1a cicorea ben lauata netta, er<br />

afciutta ; er altre cofe, le quali noningrauifcano il cauaüo, ne generano hit<br />

mori cat dui ; come faria anco la latuca, er alcuna medecina fecondo che rie<br />

chiede la compleßione, qualità, er età fua, che lo pur gaffe, er infiememen<br />

te lo rifrefcajfe.M.a quefio per bora bafii;paßiamo ad altro fecondo i ordine.<br />

Cap.41. Come deu'eflere la farraina&in che modo &<br />

tempo fi dee dare.<br />

T A farraina deuria effère come anticamente s'ufaua da quelli huomini ue<br />

•^ramentefauij, er come anco fuona il nome,la quale è una misura dimoi<br />

te forti di biada infieme, come farebbe a dire di fer mento, d'orzo, di uena, e<br />

iifegala, per Vufo del mangiare de' cauatti. Terche Ufa purgare mirabile<br />

mente, er li rinfrejca affai, la qual forte difarrains fi dee dare per diece ii<br />

continui al cauaüo, non dandoli altra cofa con queüa, daWundecima fin al<br />

quartodecimo fe u deue cominciar à dare deTorzo infieme con queüa à poco<br />

à poco crefcendofin che fi psruenghi al fuo ordinario di prima, er quan -


D E L C A V A L L A R I Z Z O<br />

do fete 4 tal termine,, dolete dargli !a far raina per altri dieei dicontinui col<br />

mede firn'ordine dell'orzo ßo ordinario ; Et in tutto quefto tempofi dette effercitar<br />

il cauaüoma non affaticarlo, c~ fidando deu'effer unto d'aglio ter<br />

pido per tutto il corpo Se farà tempo freddo fi dette far del fuoco nella ftaüa-.<br />

quefto è.quanto ne uuol Varane, Ma Ab fino er alcuni altri Greci uoglio.<br />

no, che lafar raina fia di fermento, ó d'orzo febiettoja quale fera miglio„<br />

re feminata er nata appreso al mare. Perche più fa cilmente purga il uen~<br />

tre , cr manda fuor gl'humoritriûi. Non potendofi hauer queìta ,ftdeue<br />

ufar quella j, che fi ha. Vogliono anco, che feti dia l'orzo à modo di fopra,<br />

Cr dipoi darli Pherba fenzt inter mif ione alcuna ;fin tanto che fe n'h aura co<br />

pia. Ef che dipoi di cinque di, che ha cominciato à mangiar, lafar raina il C(t<br />

uaUo fi meni all'acqua, doue fi laui tatto, çr fi faccmuotare, ajciugato bene<br />

con panni er altro -fia palmeggiato al contrario del pelo, erben unto<br />

con olio rofato ER uino, che fiano tepidi per tutto il corpo dalla tejia in /HO-:<br />

ri. Et dipòi quefto fi deueno palmeggiare ancora per il dritto del pelo. 354<br />

e neceffario dicono cojìoro che mentre noi diamo la farraina al cauaUo^ che<br />

li cattiamo fangue, tagliamo le uene del petto, cr ferriamo il palato.Voglia<br />

no di più che fe gli dia del fale fopra una tau ola, appreffo doue mangia pher<br />

ha, acciò ne poßi pigliare à fua c omni edit à quando, er quanto ne uuole, ££<br />

quefia affine, che neüa bocca non ft generi putrefattione per Fkumidità del-<br />

Vherbe. Et dicono che bìfogna tenerlo chiufo fotto al coperto ; er che meglio<br />

farebbe purgarlo prima., che fi metta aïïherba . Quefio è quanto ne di-,<br />

canai Greci, Abfirto , Uierocle , er Teomne&o, li quali à me pare che ne<br />

parlino molto confufamente ,fe ben le cofe in fe fiano bu one. Però io uorrei<br />

uenendo à un ordine dijìinto, e chiaro, che quando miete mettere U uofiro<br />

cauaUo aüaferraina, prima per m di er una notte lo facente pafeer e in ter<br />

ra ; er auertite, che quefio dico in particolar de'cauatli di gran fi imager di<br />

poifoffiarli con un cannello quefte fufèrittecofe ben poluerìzzate infieme,<br />

nelle narici ; er dipoi fubito farlo ilare col capo legato in alto per mezz'bo<br />

ra . Le cofe fono quefte.<br />

Radiche di zdfrano mezz'onz* •<br />

pepe quanto Starebbe fu un carlino<br />

Hi folio p<br />

Di cofio > Di ciajcuna quanto starebbe fopra un giulio<br />

Radice di cocomero faluaticoJ<br />

'Et tutte le fuddette cofe deueno eßere ben peâe , er paffate per Baccio ; &<br />

mefcolate infieme le sbruffarne come s'è detto nelle n arici del cauaUo. Dipoi<br />

difciolto il capo dala poftura alta che staua, lo rimetterete à pafeer e in<br />

un prato


L I B R O P R I M O * f )<br />

m piato doue fia trifoglio, ò dtr'herba bona. Accioche tatto l'humor<br />

pittuitojo che ha acquietato neWinuerno, er quella humidità della teÜA<br />

per il pdfcere col capo in terra à questo modo uenghino à diftittdrfi,zr pur<br />

garß per le narici. Ef lo farete pdfcere così per tre di continui, ma non Id<br />

notte : perche aÜeuenti quattr'bore deu'efjèr ridutto in&aUaal copertoj<br />

Cr iuihauerePherba medefima di prato, mangiandola però interra medeßmamente.<br />

Il che far à che i caualli così gouernati meglio fi pur gir anno,li<br />

berèranno da molti mali. Vero èche.quando non s'hauejf copia, er com -<br />

modica difarlipafcere n?l prato corns huuano detto ,fì pò fa r mangiare in<br />

terra I hirba per li tre di , zf tre notti continui nella itaUa ; ReUa quale per<br />

quattr'altri giorni appreffo li darete la far raina di for mento,ouer d'orzo ;<br />

dipoi quali, li candrete fangue dalla uena commune del collo, e col fangue meì<br />

fchiarete aceto , oglio rofato Qr alcune chiare d'oua , ZTne u ngerete tutte<br />

il corpo del cauaüo, tenendolo al fole mentre, che tale undone ji fa er che<br />

fia afciuta. Dipoi rimettendolo in fiaUa feli darà la fua far raina per dicci ,6<br />

undsci altri dìcontinui, neìli quali non fi deue Strigliare ne fargli alerò go -<br />

uerno al corpo, ne aSegambe, ma fi bene appannare la tetta, la quale non<br />

farà untata , ne impiastrata . Se gli deue tener ben netto fono per tutto il<br />

tempo che mangier à la farraina, er altr'herba ancora ;c?fela stalla far À<br />

fredda fe le dette far d l fuoco dentro . Nel undecima di, lo menar ete aÏÏac<br />

qua lavandolo bene er afciugandolo, con panni grafi di lino ; il che farete<br />

in giorno fereno ; er fenza uento. Et non hauendo copia £ acqua corrente,<br />

buona , ò di mare> la quale à questo effetto è perfettißima ; lo farete lauare<br />

con acqua di pozzo che fia tepida, er con lifeia. Dipoi ridutto in ; ft alla,me<br />

dsfimamente fe li darà l'herba per tutto quel tempo, che ui parerà opportuno<br />

, la quale fe farà trifoglio farà ottima -, ne fi pò dar herba al cauallo meglior<br />

di questa. Si deue tenere coperto , ò di panno, ò di lino fecondo il hi fogno<br />

. Et deue effer strigliato pian piano di due in due di una uolta er poco <<br />

ma ogni dì appannato. Laudo il fale pofio à canto à caualli, ma pià laudo il<br />

darli mattino er fera un poco di femola mejcolata col fale : dal di che far an •<br />

no fanguinati fin per tutto il reâo che mangiano l'herba. Et non me piace il<br />

dargli l'orzo ; perche hauendo loro lo ftomaco debole, per la crudezza, hu.<br />

midità, & frigidezza deWherba, malamente


D E L C A V A L L A R I Z Z O<br />

g«0 non foffe ; ma lätido bene che fe gli ccLui dal palato nel mäncär deUä lumi,<br />

CT detto[Angue fe gli delie far inghiottire perche fa mirabili effetti facendo<br />

morire i lombrici,cr altri uermiche fogliano nafcere nel corporei cauaiïo,<br />

Cr molejhrlo. D eue ft lattarfyeffo la bocca de' cauaïïi in tal tempo con aceto<br />

gr fate per difgelargli i denti, çrfar anco -che mangi con più appetito. Et<br />

auertite che lafarraina nonfiafricata. "Et qnefto b a&i.<br />

Cap.42. Quante uolte l'anno fi deue cauar fangue al cavallo.<br />

CE CONDO Vegetio er altri, alcauaUo fi deue cauar fangue quattro<br />

^fiate Vanno, per conferuarlo fano ; cioè nella vrimauera, in quel tempo,<br />

che hauemo detto deUafarraina, er quando non fi dà herba, circa à uenti di<br />

Aprile, la State nel principio di Luglio, nell'Autunno da dieci fin à uenti di<br />

Settembre. Et neW imeruo circa 4 uenti, d uenti fei di Decembre . Tur à me<br />

pare che non fi debbia cauar fangue al cauaUo, fenza bifogno in neffun di que<br />

{ti tempi; eccetto che nella primauera, er anco nell'Autunno fi pò comporta<br />

re. Eg/i è ben «ero, che ogni uolta che fi uede il cauaUo abonda di fangue, fe<br />

li deue cauar fangue fubito fiafi da che tempo fi uuole ; accioche non incorra<br />

in qualche gran male ; er maßime nel mal del uerme, di rogna, er altri mali<br />

contagiofi er pericolofi. Ef in quefio auertafi alla compleßione,et etàfua.<br />

"Perche più fangue fi deue cauar al caualgiouine, ergali ardo, che ad un uec<br />

chio er debole. Et notate che ogni cauaUo nel principio più tofio deïïinfer<br />

mit à fua, ouer nel fine, che nel mezzo deu'effer fanguinato . I fegni per li<br />

quali hauete à conofcere fe il cauaUo abonda di fangue fono quefti ; nafeano<br />

per il corpo alcune uefighe tte, le uenefe gli fanno più graffe del confuetosca<br />

mina più grauofo del folito, er più impedito, ha gl'occhi più infiammati del<br />

la lor natura fi gratta ß>effo,cr no mangia ne digerifee cosi bene come di pri<br />

ma quado il fangue no era fouer chio.Dal palato del cauaUo farà utile cauar<br />

fangue ogni mefe nel jeemar détta luna ; perche gli leuarete le paßioni deütt<br />

tesla Ï er il failidio che, per la palatina, fuol hauere nel mangiare. Vhora<br />

del fanguinarlo quando uiaccader à communementefarà quefta ; nella Pnm


L I B R O P H I M O . 5 4<br />

te che dipoi Vincifione ©" cttunr del [angue dele tiene, in quel tempo fi ft a,<br />

non dettefturpmcbe mezz'bordi mangiar er Bere il cauallo. I cauaUi che<br />

generalmente non deuetto efferefanguinati ; fono i [talloni, i {tracchi dalle fa<br />

tiche, i uecchi molto, er i caßrati. Notate ancora che il cauaUo, che abon<br />

derà molto di [angue, oltra à quelli fegnali che fi fono detti di [opra ; ft do*<br />

Ieri anco di tutto il corpo,&• però [egli[ari cauato[angue da fianchi, er<br />

dalle uene che fono appreßo aW unghie de' piedi gioueri molto.<br />

Cap. 4? .Ddnumero delle uene & ofladel cauallo .<br />

O hauerei ueramente potuto fuggire di [criuer delle uene che [ono nel cor<br />

Ipo del cauallo, effèndo queüo più tosto officio, che s'appartiene al marefcalco<br />

che al cauaüarizzo ercauaüierei ma haueudoiiio parlato di [opra<br />

del cauar [angue+mipar non fuor di proposto [eguitare in questo modo, ac<br />

cioche in queìto msdeftmo libro ,ft poßi uedere ancor queftonon però del<br />

tutto aUieno dalla profeßione del cauaUarizzo. Et però ho uoluto raccoglie<br />

re quel poco che mi è parfo più conueneuole, erin breUe dirne quel the ibuo<br />

ni auttori ne[criueno copiofamente per non dar cau[a aUi lettori di andar<br />

cercando,çr ajfaticarft in leggere queftoç? queWaltro auttore . Dico aiuti<br />

que, che il numero delle uene nel corpo del cauallo è in cotalmodo dipinto .<br />

Frima nel palato [otto due itene ; [otto i gl'occhi due ; er ft dimandano [uboccularie:<br />

nel petto due ; nelle congiunture dellefyaüe due;e dette cofcie due;<br />

di [otto i cerri quattro ; ne taloni due ; nelle corone de piedi quattro ; nelle<br />

parti dì dentro delle cofcie di dietro quattro ; di [otto le gambe due. e t[ono<br />

in [omma ([econdo Vegetio)uene uenti moue. Et l'offa [ono in tutto cento<br />

[ettanta. Benche altri uogliano che ftano cento e nouant a dui. Fotrei anco<br />

dirtti del numero de'membri del cauallo, er er cosi fare anatomia, ma non<br />

uoglio più dilattarmi in queüo. Spero bene fé Dio mi darà [anitiçr aUegrez<br />

Z


; DEt CA "V Ä L IT A RIZZO<br />

rfterie ; çonte farebbe à dire ristoppia, ò altrö,pèrche non accade ,eßeudo U<br />

cauaUo già ingraffato à bafianza, er hauende aü berba pigliato anco burnì<br />

dita aßai, er per altro ricetto ancora. Ma laudò ben^queUi cbe.lLmette.-<br />

• no di fuo buonfietì uecchio ,aÜd paglia d'orzo, fe fene truoua, ouerà quella<br />

di granò, er al fuo orzo ordinano copiefo er buotto . Si deueno. Mugliare<br />

" grgouer tiare nel reflo come di [opra fudettp~. Sìéaenfi ferrare dir, nuouo ,•<br />

mu come uè lo dirò h ór hma. Heuenfifinalmenteperquaitro, òfeimattine<br />

non affatticare, ma paleggiare, er dipoi ajfuefarli pian piano } aU'ejfercU<br />

tio loro ordinario. ; : : 1 _<br />

Cap. 41. Del ferrar i poledri & altri canalii.<br />

-T) RIMA ch'io altro dica, auerto UcamUiere yche del ferr ari cduaUi,<br />

olirà à molti antichi, bora a' tempi no&ri, n'ha fcrßto affai diffufamente<br />

il signor Cefare Fiufcbi. gentilhuomo 7errar e fe, crcaudlier ueramente/de<br />

gno di gran lode. Et perche io no reputo che quefio $'apparteghi molto al ed<br />

Udlarizzò -, che noi andiamo infiiìuendo, ma che più tofto fia cofa al tutto de'<br />

tnarefcalchi, me m paffarò leggiermente ; çsr andarò folo raccogliendo al-<br />

'• cune cofe che nel generale, er nel particola re mi parelio necefjarie er degne<br />

da faperß : ancorché l intento mio foffe di non parlarne ,fi come diffenur nel<br />

proemio. Et dico, che prima che fi ferri il cauaUo, fi deue conjìderare che<br />

:unghia fia lafua ; s'eüa è durafoda er buona, ò molle er -cattiua ; s'etta e<br />

grande , ò picciola, piana,ó rileuata, baffa nel calcagno-ò pur di giusta al<br />

tezza : s'è fenza diffetto, ò pur fe patifee mancamento alcuno . Simibnenfi<br />

deue auertire a' nerui delle gambe fe fono gagliardi, ò pur deboli, ritirati<br />

ò nò , grafi er infiati, ò pur afeiutti er fatili ; er dipoi gouernarfi come fi<br />

conuiene nel fe rrare. "Perche à cauaUo s che è di buon'unghia, er buoni ner<br />

iti nette gambe ogniforte di ferro conueniente Mark bene: perche fe tal cattai<br />

lo Mar à in luogo freddo,douefilano ghiacci in terra lungamente,fopportarà<br />

i ramponi d'ogni forte, er le creile ; dinanzi, er di dietro, dentro, er di<br />

fuori, er i chiodi da ghiaccio; er: mol to meglio iferri alla turchefca ; negli<br />

bifognerà molto d'induflria, er maeßria nel ferrarlo. lAa fe hauerà cattiua<br />

l'unghia , er cattiui i nerui, altra che non fopportarà neffuna di quefte<br />

forti di ferri ; malamente anco fi potrà rimediare con altri, er maßime feha<br />

uerà L'unghia fredda er tenera, er i nerui deboli er infermi ; per effere in<br />

' paefefreddo y fajfofo, montuojo, padulofoer diffailrofo. Nondimeno io ufa<br />

'•rei que ft a forte di ferro ad ogni cauaUo, er foffe in che paefe er luogo fi uo<br />

' tejfè ; per flare pm alficuro, er non andar fantajìicando tanto , con quefta,<br />

er con quefì'altr unghia ; con questo er quel calcagno , er quefii er quelli<br />

nerui. Yfa-ei dico il ferro, che foffe leggiero, erbonißirta temper a.alto ne'


L i E R O P R I M C X f i<br />

quitti, er Me' calcagni ; neïi quali Morrei chefofje più alto, eie nel refto ;<br />

e da calcagni andaße à perder ft nel mezzo tanto che da iui m la uenifjè poi<br />

ad una conuemuoleza : er fe pur li bijognajè rampone,[e lifaceffc tanto lar<br />

go , quanto è largo il ferro da ogni parte ; cioè dentro er fuori: il qual rant<br />

pone non pero fojfs più r Usuato dal ferro, che quanto fariano tre [vaghi rijiolti<br />

infume : mettendoli anco per tutto chiodi dx ghiaccio baßi di tefea &<br />

uguali : acciò fi poteßi attaccare il can allo, più commodamente ne' luoghi<br />

ghiaccioß, er mol o lifci,e duri. E qu-B:o s'intenda de*ferri dinante, li qua<br />

li non deueno eifere piìl larghi dell unghia fe non un poco dal mezzo indietro<br />

, eccetto Je alcun mancamento non richiedeffe al contrario . Deueno ha<br />

uere i feri dinanzi del tondo , er quei di dietro del lungo ; li piedi di dietro<br />

deueno' effer ferrati con le medsftme ragioni, e di più uogliano hauere i ram<br />

poni baßi, communi er riluolti in giù : ma non alti nel calcagno, come quel<br />

li dinanzi • l ferri da barbaro quando corre il palio , mi piaceno doue jono<br />

ghiaccie, gr luoghi fdruc dolo fi, ma non tanto però : perche ci andrebbe mol<br />

to più artifitio in farli, er più pericolo nel maneggiar il cauaUo di fopra po<br />

fie, e di guadarlo. Così anco i ramponi che tendeno allo aguzzo y rikuati<br />

affai fono pericolai, er maßime ne' poledri, er anco i chiodi da ghiaccio :<br />

Caperò ß deumo fuggire quanto piàji pò. Hori ferri da barbaro ancor che<br />

fiano utili per il ghiaccio, er per meglio attaccarft il cauailo fuüe ìasire,mat<br />

tonate, terreni duri er jdrucciolofi , nondmeno per quello che ho detto ,fo<br />

no dannoß ancVeßi : er ancora perche quelle feghe aguzze per il caminare<br />

fi andar ebbsno confumando er bifognarebbe fpeffo limarli. Deueno e fiere an<br />

coro, i ferri alquanto im"" or diti, er coprire honesìamente il concauo del pie<br />

de,peccando più tofto nel più coprire che mi meno fi pur hanno à peccarci;<br />

er maßime fi deus ufar quejlo in luoghi fajfofi ; ma in luoghi piani non ghiac<br />

ciofi,ne faffofi jferri deueno effere come hauemo detto fenza chiodi da ghiac<br />

ciò, er jenza anco quei ramponi dinanzi ; le crefie gìouano tanto dinanzi<br />

come di dietro à far chs'l cauaUc afferri meglio il terreno nel correre, er fi<br />

attacchi meglio, pur io non le ufarsi fenza gran bifogno. I f erri leggieri<br />

e tondi à modo dell'unghia così dinanzi come di dietro ; er che nel circuì<br />

to dell'unghia s1 .te cofano bene da per tutto, er giujìi^iouano molto ad ogni<br />

forte di co.Hallo . Diuentando egli per qaefto più leggiero , er agile a Iettar<br />

i piedi da terra . Olir a che tal ferratura fa più grandi l'unghie, çrpiùfcr<br />

ti.ì poledri nel principio ji deueno ferrare con ferri ajfxi leggieri fenza ram<br />

poni j er che da canto nejjùno avanzino l'unghie ; ouero pochißimo • er che<br />

i ferri più prejlo pecchino in curtezza che in lunghezza ; eLcciocie il poleirò<br />

non uenghi ad aggiungerß er aggrappar fi. li poU-dro deuejfer ferrato<br />

con tutte quelle carezze , che fiano poßibili. Ma il canal fatto, che non fi<br />

lafciaferrare (teu'eßirsgridato, minacciato, sbattuto. Ma io ho Misto_<br />

ferrarli


D E L C A V A L L A R I Z Z O<br />

ferirgli g?occhi, er così farlo girare molte mite attorno : e? per queûo'dî<br />

poi UfciaT[sferrare. Se gli mette anco un fonaglio neWorecchia, e di poi<br />

fi ferra con quel Baftone, che ufano i marefcalchi à legar per?orecchiaci ca<br />

udllo. Korfinalmente i cauaUi, deueno ejfère ferrati à luna crefiente che'l<br />

ferrar di nuouo, ouer del rimettere iferri & remutar e,me ne rimetto al hi<br />

fogno. Egli è ben aero che non fi deUe Idfciar paffate il me/e che non fi rima<br />

ti il cauaMo : & t[ueûo baûi.<br />

Cap. 45'. Del modo di fcaglionare i poledri, & Ogni caualfo-<br />

ANCOR che il fcaglionar il cauaUo hoggidl non fu in ufo ; nondimeno<br />

è molto utile, e ipredeceffori no$ri l'uforano molto à cauaUi3che hon<br />

haueano quella maniera di tetta, di bocca,e di collo, che fi richiedeprin<br />

cipalmente quando i ccauaUi haueano i fcaglioni poüi più in fu del deuere.<br />

Il che caufa gran difficolta neWimbrigliare il cauaÜo, che pari, er uadi giti<br />

fio. Et però io uorrei che quest'ufo di fcaglionare fimetteffe hoggìdù ancora<br />

in ufo à fi fatti eauatti. Il modofarà tale, che uedendo, che il uojiro poledro<br />

h abbi le partifuddette lifarete cattare i fcaglioni da marefcalco peritif<br />

fimo nel tempo deUeuendemie, nel quale lì darete à mangiarci racemi del«<br />

fuua ; perche guarifeano pretto, y perfettamente le ferite che le faranno<br />

rimafle netta bocca ; er nonlajjàno naß er e in e ff a alcuna cofa cattiuayoltra<br />

che ingranano mirabilmente. Ma con detti racemi d'uua. Si deue dare anco<br />

al cauaUo dettafemofa bagnata mattino er fera > in cambio d'or za* Et per<br />

tal fcaglionare la bocca non fol diuenta più ageuole al freno, ma anco miglia<br />

re in ogni cofa : facendo anco il cauar di tai denti che it cauaUo non patifea<br />

quelle punture acute nette gieiigiue er barre, che fuol patire er nel mangia<br />

re erne/ portar del freno molte uolte,per il crefcer dyeßi troppa aitilo" trop'<br />

po acuti. Il che li toglie ben ffceffo il mangiare à baflanza ; Ufa diuenir magri,cr<br />

li fa fcroliar la tetta ; er beccheggiare,fotto la mano del cauaUiere.<br />

Ma nel cauar de fcaglioni la luna uuol ejfere nel ftemare; crfefoffe anco nei<br />

fegno di Vergine giouarebbe moltofecondo alcuni auttori.<br />

Cap . 47. Del mettere in ordine ogni cauallo per caualcare ,<br />

CONCOR RENO molti duttori grauißimt, che i peletronij furono<br />

primi inuentori à guarire i caudUiini che io intendo di parlarne, perche<br />

è di moltopiù importanza che altriforfè non credeno .Et in uero non è dub<br />

bio , che fe bene in tutte le cofe concernenti à eauatti fi deueßere piaceuolißi<br />

mo ,JIÎ quefix fi deue effere molto più pidceuole, patiente, diligente, er auer<br />

tito ; perche pili lodeuole industria è quella che conferud la fan; ta , che quel<br />

lache:


LIBRO PRIMO 5 s<br />

h clKgUirif-'e l'infermiti . La diligenza J pMceuolszz*, CT pdtientid c er<br />

to fari quesìo; er lo difenderà dal uitio. però /0 ttorei, che auanti che met<br />

teftela bardella ouerfeìla di uoflro cauaUo fempre riguardisie diligentemen<br />

te cornsfta, e di nstezza er d'altro, battendo ben cr la bardella del poledro,<br />

er quella della feüd\, accio $'immorbidifex ,cr non ui fia cofa alcuna<br />

brutta, afpra, ò dura ; che [otto il pefo deü'huomo puoßi far male al doffo<br />

del cauaUo le bardelle, er le felle deueno effsre di mi fur a conusneuole iCrat<br />

te alla qualità del cauaUo Amper oche ßfaranno maggiori ò minori,più firet<br />

te ò più larghe, ò più dure in un luogo che in un'altro grauemsnte noceranno<br />

al cauallo. Et di qui uengono le collifioni, le fopporationi, che poi fi noi<br />

tano in poterne fe prefto non fono foccorfe, er rimediate. Fur la fella io<br />

laudarei che piùtoito peccaße in abbracciar più il cauallo che nel meno. Et<br />

chefujfe altettd dinanzi> CT che incaffaffe bene nelfedere; hauen, do anco Far<br />

don di dietro più pretto alto che baffo ; er gPurti altetti er lunghi di fopra<br />

del ginocchio di chi la caualca, er quel di dentrofoffe pieno er morbido. MA<br />

i baroni uogliano eßere più lunghi de gl'urti un graffo dito ; rileuati er che<br />

uadino ad accoftarfì bene quafi aüa menatura della gamba. Ne/ rePzo la fella<br />

dette eßere come più richiede la qualità er per fona del cauaUo , e di chi la.<br />

caualca. N ella quale fi dee mirar molto bene alla eigne er fopracigne;o~ rie<br />

cordar fi che non fu protierbio uano quello che dice. Bene equitant qui bene<br />

cingurit : che uuol dire in nofira lingua. Sec ur amente c amie ano ©- bene,<br />

quelli, che ben cingano il cauallo. Deuefi anco auertire al refto di tutti gli<br />

altri finimenti come fianno , er alle ftaffe, er maßime al morfo,che funo net<br />

ti tutti giufli er fecuri : er fingolarmente i porta mar fi er porta redine; co3<br />

si anco i contraforti, er i barbazali : perche tutte quefte cofe importano<br />

molto, in quanto aUa politezza' cr nettezza,er in quanto alla falute di chi<br />

caualca. Vorrei che la fella haueffe da ogni banda quattro contraforti, er<br />

che ilfopracigno fuffe doppio col fguinzaglio : er i quattro contraforti uoglio<br />

per banda, accioche rompendofene uno ci fia l'altro da fermar la fella fa<br />

bito fui doffo del cauaUo ; al quale altramente potrebbe metre, zrfar danno<br />

anco al cauaüiero. Gl'ardiglbni dellefibbie er effefibbie, uogliano effere<br />

forti, er doppi] : er maßime gl ardiglioni delle eigne ; li quali deuriano hauer<br />

due gambe ,fuUe quali uoltafjeno, er l'una al contrario deWaltra, à modo<br />

di forcina, attaccaffe nella fibbia . "Perche in fimil modo Pardiglioue anco<br />

che per forza bifognaffe , come accade ben freffo, per non trouarfii p untar o<br />

lo da far buco nel contraforte, cacciarlo nel contraforte non fi guadar ebbe<br />

. Le bardelle per poledri deueno c oprir la cofcia alquanto er che il gi •<br />

nocchio del caualcatore quafi fe gli nafeonda dentro tutto ; ma babbi però di<br />

dentro dell'arcion dinanzi un poco di più riheuo, che facci l'officio deWur -<br />

to della feUdi perch e fe cosi fia ,farà cr più ficura, er piàforte per chi la ex<br />

mici


D E L C A V A L L A R I Z Z O<br />

tilled. Dï«e anco hausre un mezzo anello di corda atlanti dWarciondimnzi<br />

; per poter ni mettere le co rie del capezzone nel principio quando ft<br />

fcapezz* H poledro, cr dui altri mezz'anelli pur di corda, uno da una ban<br />

da, er V altro dall'altra mezzo palmo di fco ft i dal primo per poterfene uale<br />

. re il caudcatore nel bifogno .La qual bardella io lodarsi fi mettere piaceuolmente<br />

al poledro dalle prime uolte in fuor a, cclgropperino, CT pettorale<br />

chef ofe tondo, er fchietto ; Verche giouarebbe in molte cofe er maßime<br />

nel fallare, er leuarfi dinanti delpokdro, er nelle falite farebbe che la bar<br />

della fiaria più giù ft a nel fuo doffo. Dipoi fe gli dee met" ere ilfuo capezzone<br />

di corda, ou-zr di ferro : ma nel principio lo lodarci di cordaìperche sdegnerebbe<br />

affai meno il poledro, er da quattro ,6 fei uolte in fu fe li deue met -<br />

tere di ferro, fe non gli è siato posto prima. Nondimeno anco in queßo fi des<br />

procedere fecondo che fiuede la natura yÇr qualità del poledro. Et cosi la<br />

fetta come la bardella deuefjèr poftagiu&a fui doffo del cauaUo. Il quale ef<br />

fendo lunga dalla mano innanzi er curto di fchena fe li deue mettere un poco<br />

più innanzi dell'ordinario. Ne farà male, che [empre pecchi più to fto in<br />

questo, che altrimente. Sarà ben anco che à poledri fi cinga il fopracigno<br />

alquanto lento più preflo, che tiretto fuor d'ordine : che cosi lo fopporterd<br />

più uolentieri ; er affuefaraßi à quello.Inuentore della bordelli, e del capez<br />

Zone dicano alcuni che fu Nettunno Dio del mare; çr fauorifeano quefta chi<br />

mera con un'altra, maggiore di non fa che tridente per la bacchetta , er ale<br />

per le corde del capezzone, Io nondimeno fon di parere con i più eccellenti<br />

fcrittori, che così come de i freni, e del mettere ad ordine il cauaUo così anco<br />

della bardetld,0- delle barde ne foffen o im en tori i hapiti peletronij popo<br />

lo di Thefaglia : come anco furono del caualcare er domar cauaUt, per ben<br />

che non ne foffeno imenton nel modo c'hora noi ufamo, ma fole così grof<br />

famente, e come dicano atta carlona, cr neramente che gl'ufi uanno fempre,<br />

ammegliorando nette arti. Ef per quejto fi uede che hoggidr&on folamente i<br />

cauatti fi metteno meglio in ordine da guerra, e da pompe er fesìe, che anticamente<br />

non fi faceti ano • magi huomini ancora uesleno aßai meglio , er a/'<br />

fti meglio fi caualca h oggi ancora che per tanti fecali andati non fi faceua,<br />

di laude dignißimifono però i primi inuentori dette cofe : er più anco aßai di<br />

quelli che aggiungano alcuna co ja alle ritrouate. Pèrche è ageuole ueramen<br />

te atte cofe riirouate aggiungere > ma dijftcil molto à ritrouarle. Et baiti.<br />

Cap. 48. Dell'officio del maftrodiftalìa ,6 deicauaU<br />

catori,& baccalari;.<br />

T) A R M I conueniente, che prima, ch y io chiuda il primo libro parli quan<br />

* to bifogna fuccintamente dell'officio del maftro di üattd>e decaualcatori;<br />

e dette


L I B R O P R I M O . * 7<br />

e deUe toro condìtioni ; hauendouene io promeflò ,feguitundo l'ordine che<br />

fin qui hauemo tenuto, er che netti dui altri teneremo . il qud ordine parmi<br />

che uogtia, che dipoi che la ftatta è ben finita, gy piena di buon cauaìli, cr<br />

che ha i garzoni che li gouernino, ci fia ancóra un capo che li fappiafar<br />

gouernare come fi deue. Il qual gouerno è importantißimo -, er forfè il<br />

maggiore, che]neUa corte di qual fi uogtia principe, cr cauaUiero fi ritroui:<br />

Effendo ta ftalla più che altra cofa atta à far conofcere il ualore, er la nobil<br />

tà di qual fi uogli Signore. Aüa quale fi ha da prouedere diligentemente di<br />

buon mxeftro difiaUa, de' caualcatori er caualarizzo molto eccellente. Ma<br />

del cauaUarizzo già ui hopromeffo di trattarne a lungo per tutto il terzo<br />

libro ; er però questo non farà il fuo luogo. Il maestro di ft ali a adunque deue<br />

ejfere il principale netta stdüa circa al gouerno de'' cauaìli. Il nome del qu


D E L C A V A L L A R I Z Z O<br />

farli äd un bifogno di man feta, crfaper mettere ferri anco a' cavalli,qua<br />

do accorr effe. Beuefaper leggere ç? fcriuere, cr caudlcareç? imbrigliare<br />

wfeben noncempitamente almeno che non ne fia in tutto ignorante. 'Perche<br />

la perfetcione del caHdcare,e delfrenare è cofa propria,er peculiare del ca<br />

uaüarizzo. All'arte del quale quella del maftro di £taüa,de'caluatori de'ma<br />

refcjikhi,de feüari.e de' morfari è fot topo fta er ordinata. Quefto è quanto<br />

breuemeute bauemo uoluto dire dell'officio del maâro di ûaUa. Veniamo 4 cu<br />

ualcatori. Que&i deueno caualcare in bardella cri» fella queicaualli}cbea<br />

lorcoftgna il cauaUarizzo ,cr nel modo che à lui pare. Deuenoanco uederli<br />

ffieflò er efferne gelofuzr quando uedeno che lor manchi alcuna cofa auertir<br />

ne il maflro di üaüa^cbe gliproueia.llquale non prouedendogli hanno à dir<br />

10 al c auaUarizzo. Nora deueno eccedere il numero d'otto cauallì per c4c<br />

ualcatore. Beuern anch'eßi ejfreben^mpeûi, ed' animose di corpo. Soße<br />

c/ti",er difereti, Vanagloriofi jenza inuidia, 4ipoche parole,riuerenti; non<br />

bidibematori ne giocatori,maßdeli^cr[inceri. Se Japranno anch'eßi leggere<br />

Cr fcriuere farà meglio. Perche con le dtr e conditimi infime potranno<br />

afeendere d maggior grado . Et potranno più fa cilmente far fi ricettare<br />

CT amare da ciafcuno. Et così il mae&ro di üaüacome i caualcatori deueno<br />

effere ben trattati,non mancdtylofdi del fuo deuereji nel mangiare er be<br />

Te, come nelfalar io.Così anco nel lor grado deueno efjere trattati i garzoni<br />

di âaUa er baccalari!. Officio dè'qudi è andar per tutte queUecofèquottidianaimnte<br />

neceffarie nsUa fiaUa. laquale de^nofyazz^re, er tener net •<br />

td. Appicciar le lampade la fera, er ajlutarlemmattina, fupplendo à tutto<br />

quelle, che igarzoni non pono fupplire, neUdWäüa. Laquale in queSto mo<br />

•do regoUndofi i cauaUi faranno fempr ebene at te fi, er ogni cofa fi fari con<br />

•ordine amovewlmsnte. Eia fe fi far à il contrario, il contrario auenira fen-<br />

Z* dubbio. Etmaßimefei garzoni non faranno ben trattati. Liquali fono<br />

Meramente msrcenarij , d'animo naturalmente uillano. Et fogliano canta<br />

re.ben ftefja nella ftriglia.Voco pdne>er.poco uino,poco io Strigliaró il roa<br />

Zino. E dicano ancora quel prouerbio. Secondo che mi paghi cosi ti feruo.<br />

11 qual prouerbio ueane, credo, da urtaftuto,ç? fauio fer nitore, il quale addimandato<br />

dal padrone che cofa uoleua di falat io, rifjpofe quel cheuoi «o/c<br />

fe. Et addimandato di mono perche diceua quello f" perche (ditegli) fecott<br />

dolche mi pagar et e ui feruirò,fdpend' io feruire da fàlario affai, da mediocre<br />

er da poco. Trattinfi adunque bene iferuitori che meritano, er ipoltroni,<br />

pronfontuofì er ignoranti fcaccianfi uia. Perche ben fpeffo lapoltronaria<br />

,piena di profontione er ignorantia, oltra il gran damo che fa non folo nelle<br />

ftaUe, main tutta lacorte, tiene anco occupato il luogo er laJ>occa, di feria<br />

tore dabene}diligente,fauiotO" rìjfettofo,'<br />

Cap. 49'


LIBRO PRIMO. J»<br />

Cap. 49. & nîtimo del primo libro . Ne} quale fî epiloga quel<br />

ehe s'è detto, con alcune fcufè dell'anttore.<br />

ESfendo noi gii peruenuti d fine di queflo primo libro, ragtoneuoìe co ft<br />

mi pitre di epiloganti il tutto con breuiù, accioche in un fol capitolo fett<br />

Zd. affaticarui molto, in fomma poßiati leggere, er mandare alla memoria<br />

quel, che fin qua bauemo fcritto. Ma prima anco che questo io facci, mifot<br />

fononi auer detto di molte cofe che non fariano fiate fuor di propofìto per<br />

non hauer uolutofare il uolume più lungo affai di quello che à noi e fiate lecito<br />

di far e. Et molte cofe anco minime hauer fcritto .che s'haurebbono pota<br />

to tralafciare-, per hauerle giudicate utili molto à quelli, che non cosi bene<br />

•fanno ne per arte, ne per pratita, le cofe che in cotal arte s'appartengono.<br />

Et hauer u fate alctene noci-, er uocaboli meri Latini, er Greci, per non ampliarmi<br />

tanto con le circonfcritioni ; non poffindo con un jol uocabolo efpri<br />

mere il concetto in Italiano à modo mio. Ho ufato anco alcuni parlari jìretti,<br />

er Iaconi fini, per i fauij er fcientiati, er gli afiiatici^ioè parlari lunghi»<br />

con uocaboli comunißimi per queüi che non fanno. A ' quali medcflmamente<br />

fiamo obligati. Ho tocco ancora alcune hijiorie, poefie, er filofofie con più<br />

lungo parlare di quello forfè, chefar ia Siato dimeâiere, accioche ciafcuncr<br />

fappiancor meglio per queüo la uerkà detta cofa,çr più integramente; non<br />

hauendo in queüo uoluto imitare i grandi Oratori, che fol accennano il fat<br />

to delle hittorie, er le filofofie; per non eßere, ne pa rere retorico, ne facen -<br />

do dicitore, contentandomi di uejìire il libro non con tanti colori come eßi<br />

haUrebbono fatto, ma in tal modofolo ornandolo, che ancPeffo poßi effer<br />

uiâo fenza fastidio alcuno. Eßendo certo che fe così fecco,ÇT nudo com'altri<br />

baurebbeno uoluto, lo dauo fuori er non ingranatolo con le fudette cofe, er<br />

ampliatocondigreßioni, er difcorfi, niente da moWaltrimoderni farebbe<br />

differitola- per auentura farebbe ancora dift>iaeiuto,ne /e haurei fatto quello,<br />

che r intento mio è di fare, che è oltra il far profitto aÜi Lettori e dilettarli,<br />

inalzar il fuggetto er l'arte d'un uero cauallarizzOi&~ il cauaEariz-<br />

Zo infieme più ch efipuote. Et finalmente, fecondo il cefi urne peripateticor<br />

per il uero ho detto contrai queûi, & à quellifuor d'aûo,çr inuidia,e maliuolenza<br />

però imitando A rifiotele, che per la uerità non perdono ne ance ì<br />

piatone fit&ntaeûro.<br />

Hor ttenenio al rimanente. Già credo che l'intento mio in queflo libra<br />

uifid manifeflo per queüo-che pur m6 ui s'è detto, er per l'ordine, er procedere,<br />

ch'io ho fatto in eßo fin all'ultimo. Perche hauend'io eßältato,er con<br />

tanti lode inalzato la natura del cauaüo, er dejcritto l'utile piacere, er ho<br />

»ore che ci reca, er U neceßita che (f effo habbiame, che altro ho dimoüra-<br />

P 2 tofe


D E L C A V A L L A R I Z Z O .<br />

to fe notiyche il Signor,er cdtiaÜiero, il cui honoratißimo nome dal cduaUo<br />

gli auisns,fe ns deus immorure f cr farne quella gran àirna^che meritdmete<br />

cosi dsgno, er eccellente animale merita f Et che per c iò il cauallarizzo<br />

uerfit non com'altri penfa circa [oggetto ignobile, ma nobilißimo i II fin del<br />

quale ne anco qui fi ferma, ma più altr a pajfando, ua fin doue iniemèrète<br />

poi copiofcimente nel terzo libro . Ma acciocbe in maggior credito foßecen<br />

cara hauuto, gy che à eiafeunofoße pi à grato ilcaudüo, er il trattato infie<br />

me , ho dipoi ragionato più particolarmente della cognitione fua per i paefi<br />

per i peli er colori, e doue er comefi generano, er efeino fuori, delle balzane<br />

er fegni loro; de gl'occhi del ceruetlo , e della bellezza loro . Et perche<br />

da quei cauaUieri che tengano razza fifapeffe ancora meglio come bahr<br />

tino ad effere i ftattoni, er le. cauaUe.che hanno à fare beredt generq/f er bd<br />

Zi Cr nejjiino in questo fi poteffe ingannare, ho deferii to le forme loro •<br />

€7 molt'altre cofe alle razze parimenti; çr ancora di molte curiofitd utili<br />

però à faperfi, er diletteuoli. Ho fritto delgouerno, de' pafcoli, dette fiai<br />

le, e di quelle cofe che comengano à poledri atta campagna, er netta fiatta.^<br />

cosi anco quelle che k gl'altri cauatti s'apartengano; er come sgabbino à èo<br />

«o/cere i poledri buoni da i rei, er come hdbbino da effere fcapezzati prU<br />

ma che uadino attafarraina ; er detta far raina ancora. Detta ftnguigmydei<br />

numero dette uene, er offa, er del ferrar ogni caudtto delfcaglionare, e del<br />

metterlo in ordine per caualcare. Et finalmente dißi alcune cofe, che all'officio<br />

del maftro difidila .de' caualcatori, er garzoni s'appartengano. Ut anco<br />

che paia forfè ch'io mi fia in molte cofe abb affato affai più di quello che<br />

per auentura fi richiedeua tutta uia non me s'è difdetto ; da che la fiperanz*<br />

mia è che fe non in questa uitafrale, nell'altra piena di gioia e d'immortaliti<br />

farò inalzato ; s'egli è aero, com'è uerißimo, che chi fi bmnilia farà effaitato.<br />

Rendo adunque grade immort ali,^infinite à Diofdcitor deltuttoj<br />

ddl dono erfattore del quale è uenuto ciò che di buono ho fcritto . Ad egli,<br />

ancora fia fol I'honor e'o" la gloria.<br />

IL FINE DEL PRIMO LIBRO.


V " ' r-L^S E C 0\D 0 LIB HO s*<br />

D E L C A V A L<br />

L À R<br />

D I C L A V D I O CO R T E<br />

D I P A V I A .<br />

I<br />

Z<br />

Z O<br />

• '2^E L -Qj' ^i'L-J I. T\ UTT^Ì D EL- MO DO D t-L-.<br />

• cmalmre, di frenare Ve di-ntôlt-'altréeôjh : *<br />

•-i • . : " at caualliere apparïènenti. ><br />

ao - " " • •<br />

Cap. I . Come fi ha da cavalcare il poledro dipoi la farraina.<br />

 Mußcdè di tanta Ecceîlenz


D E L C A V A L L A R I . Z Z O<br />

f quelle poche uolte, er rà quel modo, ch'io ui dißi, di nttouo, c6e / di paffo pur fi deue auiare, er<br />

inanimando il poledro al trotto deue andarfene alla campagna, o uer in una<br />

ßrada lunga er larga contieneuolmente, doue per alcuni giorni non far à al*<br />

tro che trottare per il dritto, er pararlo pian piano ; accioche uetighi bene<br />

à fermafß%i teüa er indurir di collo ; er fermato, che cosi farà alquanto<br />

deue farlo caulinare atlanti un poco e? pigliandoli la uolta , girarlo largo<br />

largo, er pian piano : accioche il collo in quefto principio non fifiord er di<br />

Menti moüe : cofa che benfyeßo accade per ignoranza, er poca cura de' caualcatori<br />

di bardella. Il che fatto per alquante uolte, er per alcuni giorni,<br />

di poi fi può mettere alla maefa, ntUa jfuale fiano ftampate tre reteda altri<br />

cauaUi fatti, con il fuo luogo da parare, e da roteggiare, er entrate in quel<br />

le con un canal fatto innanzi-, accioche il poledro più aolentieri fi auij, er<br />

fe aßicuri in quefligiri, ne babbi caufa il caualcatore di torcegli il coUo nel<br />

girare, fulla man de&ra pròna farà tre uolte, er poi tre altre nella rota di<br />

fopra dalla finifira, er ritornando aWaltra rota di baffo ne farà tre altre<br />

pur fulla man diritta. Et co fi continuando quando fuü'una er quando fuU'al<br />

tra. mano ,er quando nelle rote di fatto,a? quando in quella di fopra lo efferciterà<br />

tanto che li paia comeneuole : non molestandolo molto in quefìo pria


L I B R O S E C O N D O . e o<br />

cipio.Nel quale io no uedo altri regola fe no che nel principio ogni poleiro<br />

deu'effère molefidto poco,er ntdßime nelle rote. Ma pian piano,& à poco<br />

à poco ogni dì fili iene accrefcere lena, er preftezz* fin tanto che fi uenghi<br />

ad benefte termine dell'uno, e deWaltro. Ut notate che generalmente tutti<br />

i cauatti girano uelentierì per natura più dalla man finislra, che dalla deûra<br />

• Si perche quella è lor più facile, alla quale la natura gli ha fluenti, er<br />

in fegnati sfacendoli nel lor nafcimento uenire col capo inchinato Julia fini -<br />

{tra. Si perche il mouimento da dcjlro nel finiüro è natura'ißimo, à. gl'ani<br />

mad; come anco perche con la mano ftnijira noi teniamo le redine in mano,<br />

la cerda del capezza tirata più à fegno , er igarzoni iäeßi che ligouer •<br />

nano l'inducano à qttcfto con menarli con la man dritta fmpre, er con uol~<br />

tarli inftatta nelle lor pofte con la medefima mano, più che con Paltra. Et<br />

nei anco per que&o li poßiamo agitare più facilmentefu quejla mano che fui<br />

l'altra. Kauenio dunque queflo il cauaUo dalla n atura, dal moto, e dalla<br />

mano deWhamo, farà bene, che fempre, è quafi fempre fi cominci il girare<br />

, er ft fimfchi fuUa man dritta. Et notate, che effendo il moto fempre pià<br />

uiolento nel ßne, che nel principio, er mezzo, parlando de'moti naturali,<br />

come farla à dire per dar effempio, $'zo tiro ùnftffo in giù, il quale per ef -<br />

fere coja gratte naturalmente tende al baffo, chiaro è che di più furia andari<br />

quanto più andari uerfo il fuo fine , che è andare al baffo, cosi pare anco<br />

, che il cauaUo finifchi con pià furia il uolteggiare full'una, che fu?altra<br />

mano, come à queUa, che gVè più na turale, ma quanto queßo accade ,fi<br />

deue in quel finire girfetie più trattenuto affai. Vi auerto ancora, che fe uc<br />

deteil cauaUo ó fia poleiro principiante} ò mezzo fatto, ouer fatto del<br />

tuttoy che inchini più dall'una, che daU altra mano, ouer pieghi pià il collo<br />

à quefta, che à queUa ; il che può ben jlare, er Ad molte m ite, che na -<br />

turalmente alcuni cauatti mfceno, al contrario di queli, che hauemo detti,<br />

col mufo, er collo mito fulla man dritta pià chefutta stanca y à cauaUo dico<br />

che piegherà più fuU'una che fuW altra mano .deue te ufar fempre il giro à lui<br />

contrario, fe nel cominciar de igiri, come anco nel finire . Come faria fe<br />

piega , er {torce il coUo aUa finijir a cominciar il roteggiare, er anco i maneggi<br />

fempre futta de fir a. Et al contrario ,fe piega futta deftra com nciar fui<br />

la fintar a,et in quele finire,che gli Jono pià dificili,et nelle quali hauet e co*<br />

minciato la lettione .Hor ufcendo fuori da quefie tre ruote gradi pur di trot<br />

to, er più uiuo, er determinato ancora, che in quette non hauete fatto, da<br />

dritto in drito quitto faria angiujlo ropolone,ue andatele àpararlo per il<br />

dritto nel mezzo dette due rote picciole.Tàt fermatoui al quitto,et accarezzi<br />

to il poleiro nel guidar e fco,ouer nel cotto jo auiarete di paffo per la ruota ,<br />

che ui è 4 man dritta due ó tre uolte,et mutando mano: cosi come facette dijo<br />

fra, nelle motegraniiforete in quefie piccioleXccetto, che nel finire ui deue<br />

te


D E-L C A, Y, A'.L'L A R I Z Z O<br />

fe trouäre nel mede fimo luogo doue paraste, e prinçipUûe il giräre.Etdtter<br />

tite, che tanto nelle ruote grandi di [opra, come in queste picciole di fotto,<br />

fempre il uoftro cdUdûù babbi nel fine alquanto di più fu ria. 3 e preßezza<br />

nel girare. Hol* fermato, che ui fete un poco, Ç? accarezzato , che.hduete<br />

il uoflro poledro, tagliarete per mezzo la ruota piccola, chequi fi a innanti,<br />

er ue n'andarete pur di trotto à fcaualcare al luogo foiito ; ufandoli le follie:<br />

carezze > cr prima che difmontate mouendoui alquanto, er inalzäifdoui j'o.<br />

pra la bardella accioche il poledro fi dsficun: difmontarete poi deliramente',<br />

non lo lafciando però partire dal medefimo luogo per un poco dì fa atio.Vfandoli<br />

in questo diligenza grande, accioche ftia fermo nel montar, cr dif—<br />

montare, che fate da cauaUo. Ferche importa troppo à manfuefarlo, cr<br />

ufare à queâo nel principio da poledro ricordandoui fempre di quel ueriffimo<br />

prouerbio, che dice. Quod noua tefia capii, inueterata fapit. Quello<br />

che hauerà imparato il fanciullo dalla fua f anciullezza, àncora che diuenti<br />

uecchio non lo lafcierà così di facile. Et però i cojlumi, er la creanza,che<br />

infegnarete nel principio apokdri deueno e fière ben fondate, buone, er per •<br />

fette, perche fisleßofin al fine traudrete, doue all'incontro ,fe faranno cat<br />

tiue, flmilmente cattiuefi dimostreranno quafi fempre, er à guifa di ciambel<br />

lotto , che babbi pigliato piega, mai, ouer dificilmente la lafcia. 'Et però io<br />

«orrez principalmente, che i poledri foffeno ammaestrati fin dal p rincipia<br />

pidceuolmente, er con patientia : non uolendo da sì fatto terreno cauarfrut<br />

ti nella Priimuera deUa lor giouentu.che deueno raccogliere maturi (^-buoni<br />

neW autunno al tempo juo. Et di quanto danno fia far il contrario lo proti'io<br />

hora,che caualco un cauatto dimejfer A nnibale del Giglio, er infegno il<br />

caualcare ancora ì lui, giouine in «ero in tutte lefue attioni modeüißimo<br />

CT accorto ; letterato, affabile, cortefe,edìfi>ofi:o à far bene ogn'altro effercitio<br />

; il cduaUo del quale dico, io trouo fi fattamente di]ordinato, per<br />

non hauer bauto quei principi^ s che noi defideri amo ,cr pur bora bauemo<br />

detti, che affai h auro che fare prima che lo riduca . Et certamente intrauie<br />

ne difimi li caualli quello, che de' fcoüari mufici fole a dire Timoteo Milefio<br />

da noi citato di fopra, quando gli ueniua feottar nuouo, che da altri hauefi<br />

fe apprejo i principi^ muficali, Doppia fatiga è certo questa, effer di mefiier<br />

prima difimparare il male appreffb, er dipoi infegnare. Per il che queûo<br />

ecceUentißimo IM fico da quefii tali uoleua doppia mercede. Non farebbe an<br />

co male fe così Cifaceffe da cauaUarizzi hoggi quando gli uengano fimili cu .<br />

uaUi atte mani. Et ueramente malfanno quelli, fianfi poi Signor i ò Cauattieri,ó<br />

altri che danno ilor poledri à domare ad hucrnini impatientifftmi., li<br />

quali non regolandofì, ne fapendofi per auentura regolare,come fi deuecon<br />

la ragione , er ordine del caualcare, fanno di quefii tratti, e di peggiori.<br />

Ma credo che il uoler jf ender poco, caufa questo in questi tali, er il crede<br />

re che


f L I BR O; SEC 0 STDOr <


D BX C Â V AL L Â R 1Z-Z O


L I B R : 0 S Ê t Ö N t> , 52<br />

far roteggiar îl cdunUo intanto.cbëeflèndo moûrato à Platone 'uno , che età<br />

faccuafi sjuflamente or p-'esio-che pur due diti non per deus di terreno nel girare<br />

con un camUo marausgliandofene molto ciafcunojdl Piatone fe ne ri detta<br />

: Et dimandato per che d'una cofa fi bella. cr marauegliofa ridetta ; rifìpo-<br />

* fe, fe cofiuifujjs occupato in maggior cofa faria meglio^ non metterid tanta<br />

efqmfita diligeva in qùèda: E de i giri, com io ui dißi difopra, ne furono<br />

inuehtorii LapitiPeletronij ,fì come furono ateo de i freni ,e del guarnire^<br />

firigliare i cauaUi. E tanto grande,çr efqnißufu l'arteì'&ragióne de igiri<br />

apprcjjb alliantichi, che Senofonte auttorgrduiß. ne tratta diffufamente in<br />

dui trattati. Et non è dubbio, che le utilità^che ne deriuano fianograndi ; per<br />

che danno lena al cauaUoJo fciogliono fingolarmente nellefyaûeÇ? nelle gambero<br />

aggiuflhno di collo e di bocca, lo atlcgerifcano, gliéi&làò ar inio,&appoggiofyiÈâto'feiUa<br />

briglia , &likudno le credènze<br />

er li to^Benofc creanze cattine, facendolo pik agile^preßo :


n Ê L CAVA L L AR I Z Z O<br />

touidîqtianto in quella tota piccoli, io gir trete due ò tre uolte per tiidtia ; finendo<br />

in queüu mano > che più ni pare, che babbi dibi fogno il cauailo. Et di poi<br />

iti auUrete di paflò pure nelprincipio, perla repelone .che uoi uedrete in disegno<br />

y fin dir altra rota piccola ; o* uccenando di uolerlo parare Jo cacciare^<br />

te innanzi due paßi, À pig'iar pur di pajjo la mezza uolta : er in queflo lo.<br />

trdttènzre'e un pezzo da una rota aU'altra ; & da una ad un altra, mano girandolo<br />

ne' capi del repelone; nel quale anco lo potrete trottare da ottonò die-<br />

£Ì uolte cm l'oì àirte medefimo, che hauete fatto di pafjo. Ma nel t rotto «orrez<br />

che fempre, come fete giunto aUe rote, lo fingile di parare ; er fubito rimettendolo<br />

innanzi pur di trotto li pigliale la mezza uoha,et finendo fu quel<br />

la mano, che più ai pare ; ue nandaûe à pararlo del tutto^çr di poi a difmonta<br />

re. Que&o modo di ammaestrar ogni cauailoio dimando il caragola,o uer lu<br />

tnaca,perche tiene il modo defruno, e deü altra, lafciando però difuori leufei<br />

te del parare; e i repeloni. Et che fia «ero çr acciò che meglio intendiate ogni<br />

cofa ve ne dò feffempio in difegm, ç? ê spießo.<br />

v\UCi.v<br />

-D) tuwz<br />

Jìa^tà<br />

CtWayojx) Quit<br />

T^eCcnV<br />

I'VTI i E c he da ÌJ fatto maneggio deriua ,cgrdndißimo nel «E RODER é<br />

molto m aggiore d i quello, che delle ro te h auemo detto di\ fopra. Turche<br />

fì tuttto quello, che fanno quelle ; e di più riduce il cauatto con più facilità al<br />

fegm ; er in affai mneo tempo, &con $ià grati# d.wdotfiure, er 4 wa-<br />

$ neggio


L I B E C jß N D a s,<br />

neggio çr diletto<br />

di tal maneggio? crçhe non je ne inamor in&.>U qual artificio certo, er<br />

fenz animo bua<br />

no, fortezza, Ç? obidienz


DEL CAT ALL AR I Z Z O<br />

Vero è, che quando anco lifinsfle h lettiohe distrò daü'eßi m 'deßnb in queßo ^<br />

modo .nonfdria. male ; anzi farèt più da mae&ro; cr forfè anco più utile ; cr'<br />

uagoàuedere. Il modo è y che tagliarete l'effe per mezo col rijtringerui nel<br />

capo aUa uolta, er andarete à pararlo di dritto in dritto nell'altro .capo delie[f-<br />

3 tagliandolo tutto per mezzo . Et ferma toUialquanto lo gir arête boré<br />

aïïuné, cr hor aWaltra matto due, ò treuolte ; ^férmatàìd diriuòub •conia<br />

tefta del cauaUò nel mede fimo luogo , doue para'âï-.li prenderete la meza uolta<br />

ritornando per U medeftma pifta di mezz 0 yaWaltro capcrdcü eße lo pararete<br />

, & farete di poi il mede fimo di pigliarli là mèzza uolta, & andar uia.<br />

SÌ potr ebbe anco ejfercitare così il uosiro cauallo nell'effe , O" in quello repelone,<br />

che ogni uolta, che foße in capo deli 7 effe, gy dipoi ïhauerlo pa- .<br />

rato, darle indietro trepaßi ,fe lo fapri far e, bencke dèi ritirarlo ue ne par<br />

laro di fotto à lunger, er ritornatoimianzi al fuo luogo, er fermato un pò<br />

chetto, cacciarlo innanzi due paßt per mezzo della rota -piccola 3 come<br />

Hecfetenel preferite difegno. • •<br />

(3D<br />

Et pigliarli ta uolta integra, er tagliando pur detta ruota giruene aWaltra<br />

dall'altro capo deü'effe , çrfar il medefìmo, così continuare\<br />

dontimàrefinche fia à ba<br />

(tanz* • Md nel fine di questa lettione deuetefolparare il cauallo, dUrloindietro<br />

j r itornato innanzi quei tre paßi, fermarlo un pezzo, er poi giritene 4


L VB R'ö S E C O K D O 64<br />

tii/i fenzd fargli altro . La. fortuna, di si fato maneggio è queûi, lagnale no<br />

deutßerepiu iungd d'ungiufìo repelone; ite più làrgs di quatro canne, ©" le<br />

ruote picchi e, che fiatino ne i capi de i repeloni nell'effe,er anco fuor deü'eße<br />

fe pur feguifarete il prhn ordine i ufcirne>non deueno efjere più larghe di due<br />

canne. Le utilità che da tal maneggio denudino fono m olte, le quali, perche<br />

credo , che fi uedino euidenti, non ûarè k dire. Sol cjuefto non uà tacerui che<br />

detto maneggio fi può andar ristringendo à poco à poco fin ta nto, che fiuett<br />

ghi ad una giuûa Grettezza in quel modo, che s i detto del caragolo . Et ciò<br />

fàcendofl ,fegVinfegiferà di riftringerfl anco al maneggio del repelone; di me<br />

Za uolta enfi uolta intera del contratempo afjxi più ageuclmente, er anco ezz^e ; per batter garbo, CT modo di fintile maneggio.<br />

; Cap.s . Del ferpeggiare îla fua figura-, & utile.<br />

dvtradd' eC ufcifti,<br />

T 'utile del ferpeggiareil cauaUo è grande in uero : sì per allenarlo ,er feie<br />

glierlo, come per farlo deûro, er pre fio ad ogni mano,çr à fargli inten<br />

der e anco meglio il freno, er h man uofira, anco i calcagni. Oltra che nelle<br />

fcairamuccie, doue intratténgzno [chiappi, er archibugi, gioua molto, er il<br />

cauaüo ß diletta molto di si fatti kttione : er tanto più quanto più è generefO'


Dr iE L C A V A L L A R 1 Z Z O<br />

• fo . E che fi* «ere fittedeche naturalmente i cduaüi gener ofi, e. di grand'ani­<br />

mo uunno[otto Fhuomo id. fe üeßi ttatüralmente infuperbiti di trauerfo dim<br />

fir andò fi hör da uno, erfcor dd nn altro kto ; « come duco «t dißi, che fi di-<br />

. iettano de i giri. E peraltro non fi diceferpeggidre, /e «on per tenere t7 modo<br />

er mm demandare del ferps sì coins W difegno di [opra poìto potete uede*<br />

re. Il quale anco, che non accadsjfe potière, per effere cofa affainotdßur l'ho<br />

uoluto mettere per maggior intelligenti de' principianti_ nell'arte del cattaifare,<br />

er per quelli che non fanno. Dd che ilmondo è rtdtttto à tale, che sìlfi<br />

maneggio, er utile effèrcitià per il cauaüO yCr anco, per il cdU&Üi&o, è qtfdfi<br />

bandito ddUefcmle, nelle qual i non fi attende a.d altro, che àfar-coruettedi<br />

pin for tettane, er rf peßfe. DeZZe quali al fuo hogoragionaremo<br />

Dcuefiil ferpeggiare adunque tifare in queßo modo, che entrando uoi fkïïtt<br />

mm dritta, er ferpeggiando per dritto, CZ per lungo ; |krw una picchia<br />

carriera, chiudiate la 'tolta nel capò d'effa fui/a man finiéra, er n>ornando<br />

all'altro capo pu< ferpeggiaudo tdchiudiate fuUa de{tra,feguitddo que<br />

ft'ordine fin tanto, che ui paia bafidnte. Ne/ finire di quefia lettione cometete<br />

nel capo dell'una di quefie parti della arriéra deuete rimettere il c au allo<br />

per dritto innanzi da fei canne, er pararlocon quelle ragioni, er modi, cfce<br />

4 tal cauallo s appartengono . Ei itti fermatolo alquanto darlo indietro, /or<br />

«


LIB R O S E C ON DO.<br />

Cap.s.Come fi dee fèguitare nelle lettioni ordinarie il poledro<br />

HO Fdtto cos) lunga digreßicne in que fri tre modi di ammäesrnr il cttual<br />

lo per dimoftrare, che je ben l'ufo d H oggi e di fare il cannilo in due TUO<br />

te, daUe quali ufcendofi, fiuti à parare per dritto, lontano da quelle ungiti<br />

fio repelone ; er iui in una fol ruota far quello, che noi uogl tanto, à cauaüi<br />

principianti muß ime, er che non fanno ft faccia in tre ;fi può far anco il ed<br />

uatto in altre guife, er medi. Che non fi uà à Koma . (ol per un fentiero.<br />

Ne anco à tutti è conceffo fire à Corinto. Tigli mó il lettore, er il caualiere<br />

quella uia che più gli aggrada, e che più gli px -erà migliore, più facile<br />

, er prejìa per condurre ilfuo cai/allo à perfettione . HorYi&rnando alle<br />

lettioni donde noi lafeiamo il poledro , ui dico, che di poiché lo haurete ri<br />

dutto à ficurezz* buona , e ( he intenda bene le r uote grandi, er piccole ,<br />

Cr ua in canone, lo deuete trottare, prima che nt rut e nelle ruote, per drit<br />

to in una maefa quanto far ia una piccola carriera , nel capo della quale lo de<br />

uete parare pian piano ; di modo che uenghi d fermar fi da fé afe. perche in<br />

quefto modo, er maßimefe teuerere le corde del capezzone ugualmente tira<br />

te, uerrà col collo più giuüo ; er con la testa più ferma. Et in que fio lo<br />

continuarete tanto, che ui para, che fia ben fermo . er giusto nel parare.<br />

Vfando nelle fopradette lettioni di batterlo manco, che fia poßibile. I-la fe<br />

non par affé per dritto , ç? giusto, come fi deue, uoi aU'hora jeijza girarlo<br />

all'altro capo della carriera , deuete cacciarlo innanzi mezz0 répétons , et<br />

tornare à pararlo , auitandolo , come fi deue con la mauo del capezzone più<br />

che con altro, è tirarlo cosi al fegno : che ben parerà per dritti), er fs ag -<br />

gi ufi er à ; e fe non così bene in quel luogo j neWaltro più innanzie nel'altro<br />

ui riufeir à migliore . Et lo haurete pm pre fio , CT meglio con la patientia<br />

in questo, er in ogn'altra cofa, che uorrete da lui, che con altro. Dipoi<br />

potrete andaruene alle lettioni folite nelle quali lo haurete esercitato , er<br />

iuitrauagliarlo tanto che basti. Raccordandoui però , chefempre debbiate<br />

lafciare il uefiro cavallo in buona lena, er nella fila bona uolontà . Che in<br />

quefto modo non ui fi nbuterà mai cauallo çrfempre lo mantenercre fano .<br />

nondimeno fe'l cauallo uifaceffe di'ordine fotto, deuete tanto fcV.ecitarlo ,<br />

Cr trauagliarlo ,fin che uediate, che faccia bene, quello, che da lui defiderate.<br />

Come farebbe à dire ,fe non par afjegiufto con la ti fia ferma,<br />

Cr pojìa al fuo deuere, uoi deuete tanto nel parare follecitarlo, che uenghi<br />

il farlo come fi conuiene aL'effire fuo. Il mede fimo dico di tutte l'altre lettio<br />

ni, che fe gl' appartengono. Perche altnmente facendo ,faria error grande<br />

, er incorrerefte nel contràrio di quello, che defiderate dal cauallo .<br />

R Cap.


DEL C AVAL LARÏZZO<br />

Cap. 7. Del modo di far întenderela bachetra al poledro , &<br />

lo aiuto de' calcagni & di uoce.<br />

DIPOI che bättrete dflbldto Cr rHutto il poledro 4 trottar fola per il<br />

dritto 1 fermar fi. nel parure, çr girar Urgo ,che credo debbi effere in<br />

quindeci lettioni, neUe quali non uorrei che mai lo pureüe in pendino alcuno<br />

, ne che lo battefie in uerun conto, potrete ufare la buchetta, ouer neruo<br />

ma fiumi piacela bacbetta : er quando erra nelle lettioni farcela fentireco<br />

me caftigo à tempo, e destramente, accompagnandola con la uoce : come farebbe<br />

4 dire fe non ua innanzi uolentieri, farli quel muouer de*labri fretti,<br />

i quali apparendofl quafi niente per ti fiato che gli date mandano fuori un<br />

certo fuonoygr uoce, che fi fa à poledri, er ciafcuno fx ; accompagnando<br />

con e(fa la bacbetta, er infiememente batterlo nel uentre appreffo al fopracigno<br />

de'calcagni. Perche cosi farete, che uenird ad intendere tutti tre que<br />

ftì aittti, çr castighi infieme ;CT ciafcuno da per fe. Et come ut uien bene al<br />

trotto, al parare, çr al r 'òteggiar largo, li potrete mettere il canone,il qua<br />

le deu effere auuinto,çr uecchio, portandoli il barbazzale lento, er le rdine<br />

lentißime in questo principio, ma di giorno in giorno poi andarle tir an -<br />

do al fuo deuere ; facendoli fendre il canone er il barbazzale infèeine col cu<br />

pezzòne. Et lo aßicurarlo al freno affuefarlo farà bene che lo facci ate,<br />

mmo lo déuete fare di uolta in uolta quando farà rifcaldato nelle fue lettioni<br />

ordinarie ; ritirando à poco à poco, e di uolta in uolta le redine al fuo fegno<br />

; er cosi medefimamente rifiriiigendo dipoi, che uédrete, che fopporta U<br />

foggettione del freno, il barbazzale al luogho fuo. Hor fe'l poled ro non an<br />

daffe nelle ruote , come fi comerrebbe , ma piegaffepiù da uno che dall'altro<br />

lato, er andajfe ufcendo fuor della pißa, deuete aiutarlo, er con la bachetta<br />

Cr col calcagno, er uoce infieme : la quale in queüo termine non deu'efferc<br />

nel modo detto difopra, ma fecondo che atte ruote s appartiene, er à caftigo<br />

tale. Come farebbe à dire uolendo inanimarlo, che uadi più ueloce, che<br />

non fa, dire ma uia : er quando anco miete .che uadi più pretto aßai affretta<br />

rete ancor uoi di dire uia nia uia. ; battendolo quafi per cenno futta ß>aUa con<br />

trarla doue il girate ; così anco con il c a'cagno contrario . Etante pareri4<br />

altra di queüo, che je uoi ratteggiate futta mano dritta, teneffeuo il capez-<br />

Zone tirato giufio da ogni mano, ma che però tenefte la man dritta alquan*<br />

to più alta della finiîlra,ç? da queâa poco dijcofta, per poter portare la ba •<br />

chetta calata futta fratta finiûra ; er acuendo quafi come fe uolefte fnodare<br />

il pugno'fidla mandritta,piricarlo per cosi dire, di uolta in uoltacon la pun<br />

ta della bacbetta JuBafyaJla finiftrai Vero è che quando fa di bifogno di mag<br />

gior aiuto, uoi aUbora deuete alzar k mano aßai er batterlo quafi di tutta<br />

U bacbetta


LIBRO SECONDO.


: D E I ; OA V AL L A R I Z Z O<br />

CT mettendoli le bdchette fu iginocchi, erbittendolo inco fe bifogna lo fpin<br />

gerete indietro pidceuolinente, er acconpignando U spinta con lu uoce con<br />

mneuoìe.&t fepur anco fi poneße in dìfordine,uoi lo deuete fermar giftuo nel<br />

midefinlQ-luùgo , erritornare piac-euolmcneecol medejì no órdine à darlo in<br />

dietro) &yitir-and-ofì lo ritorna fete trowW


L I B R O S E C O N D O . f ?<br />

della, uorrei mettere di più dui naß. Et che continuifte di giorno in giorno<br />

nelle lettioni or din .vie , accrefceniolì d poco j poco leni, CT tutto anello,<br />

•ch'io ho detto de' p.trare, e rfi dirlo indietro •' non curandomi troppo, che<br />

in tal tempo lo parafle-nepend ni, perche fpauentano, e diflonano t poledri<br />

mo'to, per il pxtir che fanno in q felli-, dei nerui, CT giunture , ed-- lombi.<br />

Ef dipoi che hauràbeHe intefo il parare , e'/ dare iadierro deaets ujarjem.<br />

pre dip n pxrato di retirarlo due ò tre pa$i, ritornandolo perà altro ramo<br />

i :na izi CT ini. fermarlo un poco. Et perch; psnfo che in quefii dai mefiji ft<br />

ri fermato . er aßiciiraco affai fui canone, uorrei, che trouante una carrera<br />

honeîla di buon terreno . e c'haueßefyaUera di m'aro dalle bande, c d'aU<br />

fro, furia meglio , er più al propoßto ancora, fe con queflo haueffe i pendi=<br />

ni daffuno capo, e 4/fro : fieZZ* quale trottato che l o haueie due, à tre<br />

fiate ( dipoi delle fue lettioni ordinarie, fin al luogi del parare farete tutto<br />

quello, che ai è ?iato detto del p arere, ritirarlo, cr accarezzarlo : cr poi<br />

riuolgendolo dipaffo,mafopra di feperó rifentito, il che farete jiando njen<br />

tito uoi, er come fi deue fopr'effo, iti auiarete di trotto pure, er accrefcen<br />

doli k poco à poco f uria, lo farete galoppare fin al capo , crfine della carre<br />

raer parato, e dato i idi etra alfolito, ritornarete pur di trotto minuto ,<br />

CT r'ifuegliatofin all'altro capo : doue fermatoui con i medejimi or dini, cr<br />

u aitato, uiauiarete di 'galoppo, uerfo il fine del quale uorrei, che io rinforzane<br />

un poco di pi -ifuria : er così uorrei ,-che feguitaîle due,à tre fiate,per<br />

due, d tre mattine condn-iafie così, accrescendoli però ogni mattina due, ò<br />

tregaUoppate di più. E p:rche potrebb ejfere che da je À feprefa, che gl hauete<br />

la mezza uolta per galopparlo,fi me treffe in qualche poco di fuga per<br />

duiarfe ai galoppo più prejto di quello , che non fi deue non afpettandoui, che<br />

àqueUo lo Aitiate uoi,lo d^uéte fermar alquanto fopra di fe rifentito , itoltdto<br />

che l'hauete , er dipoi con un cerco ardire jiando fopra di uoi, conia<br />

mano ferma della briglia, e del capezzone . l'ubico auixrlo dipoi al galloppo<br />

il qual deuete rinforzare à poco à poco femprefin al fine, er luogo del pa<br />

rare . li quale farete [correndo à poco à poco, jiando con la perfona alquan<br />

to indietro , con le gambe dislefe, er con le mani della briglia , e dei capez-<br />

Zone ritirandolo leggiermente, er pian piano , fin che giuliamente pari er<br />

parato ,0" fatto tutto quello , che s e detto, ritornarete nell'altro capo del<br />

la carriera con il msdefimo ordine, er uoltato, er frrmato fopra di je, lofa<br />

rete partire ancora più prefio che non facejie l'altra uolta algalloppo, il<br />

quale rinforzarle in tal modo che prima , che fiate nel mezzo della carrie<br />

rafia del tutto auiato al co Wo : al quale lo andar ete inanimando, come fi con<br />

uienefin al fine, aiutandolo à quejio più con la uoce, che con altro. Deuete<br />

poi un'altra mattina con gl'ordini fießi farcela correre tutta. M'éparfo<br />

dirai quejio, noi perche debbiate ufar'd poledro 4 correre, ne perche à me<br />

piacciaÌ


DEL C A V A L L A RI Z Z O<br />

pidccid, che s'ufi 4


LIBRO SECONDO. ff.8<br />

go fuo[olito, er con le felice carezze, CT ti/ mUrete 4 i tto&r'ortfnie?<br />

lettioni, le quali continuarete tutte per quindici dì ancora, lafciando però<br />

folamente il correre da parte. Ma perche il caudcar in feUa è molto più<br />

degno , ©" bello , che non è il caualcar in bardella., er è di molto più ingegno<br />

, er artificio , ui ricordo , che'n fella debbiate slare con pin gratia affai<br />

CT maggior auert^nza , er con più fcioltezz* di tutto il corpo, che in bardella<br />

non battetefacto; guardandoui da ogni affettinone per minima che fia.<br />

Il che farete fe prima, che partiate da! luogo doue fete montato à cauallo ui -<br />

dccomodarete giujio mi mezzo della fella ; er lafciando calare le gambe al<br />

fuo deuere, che non uadino troppo innanzi ne troppo indietro, ne che fid.no<br />

troppo difeofie dal uentre del cauallo ne meno accofiate a quello , con i pie -<br />

di nellefl: affé al fuo deuere ; uoltate le punte di quelli alquanto uerfo le fi'aBe<br />

del cauallo fermandoui in tal modo fülle ftdffe, che non paia però, che et h ab<br />

biatefatto le ridici. Et non deuete caualcar lungo ne cur to, ma con left affé<br />

ad one',la mi fur a, er uguali, ma di quefto ne ragion aremo più À lungo un<br />

altra uolta . Deuete ben far le radici, per così dire, non ncüe il affé , ma ne<br />

ginocchi, e neUe cofcie, liquali deueno fempre efere in chiodati non che fer<br />

rati in fella ; dal ginocchio in giù la uo fira gamba fia fcioltijhma , c~ lauori<br />

come fi deue, al bifogno ; ritornando però jempre al portam nto di primacioè<br />

che àia difiefa, non ritirata in dietro, ne meno troppo cacciata innan<br />

zi, «e troppo difeoiia ne troppo accofiata al uentre del cauallo col piede in<br />

ftdffa nonfiiial collo, ne meno con le punte dc'diti, fopr'ejfe ; perche neü'un<br />

ha


DEL CAVALLARIZZO<br />

&o .Ho trifcorfo più forfè ch'io non deueuo fit qu eâe minutie ; prima perche<br />

noii cafcate in fimih errori, er poi per non hdueruene k ragionar più<br />

nelfauenire. Aßicurato adunque il c audio con la fella , er uoi accommoda<br />

to bene à cauallo ui auiarete alle folite lettioni. Nelle quali compio ho det -<br />

to, lo effèrcitarete per quindici altre fiate ,fenza però correrlo, nelle qua -<br />

li lettioni.defidero,che nel finire delle ruote grandi lo au La te al galoppo edqua,<br />

to piùfuriofo, per potere nel parare meglio raccoglierlo, full'anche, fcor<br />

rendo . Helle uolte piccole defidero anco nel finire, che li diate più furia,<br />

che non hauete data fin qua . Ef in quefte quindeci lettioni, non h deuete.<br />

corrrere più che una ò due fiate, in una mattina rnedefma , er nella folita<br />

carrera. Ma fe nel ritorno a caja uoi trouaste alcun luogo buono, che nel<br />

capo haueffe qualche poco di pendino , o uer calata , noi celo potete rimette<br />

redi galoppo sforzato , andandqlo'à parare pian piano nella calata, acciò<br />

che uenghi fermo di tefia à parare fülle anche. Sforzai eui però di riddar-,<br />

re il cauallo fempre à cafa con buona lena, er non fndato .<br />

Cap. I r.Di ciò , che fi haà feguireper quindeci altre lettioni.<br />

CIÒ M È uedete, che il uoslro cauallo fia ridutto bene al galoppo in quel<br />

finire delle ruote, er che nelle ruote piccole da fe à fe ua uolentieri, er<br />

preûo, er che corre, er para bene . Il che farà in queûi dui mefi, er mezzo<br />

che lo baurete effercitato-, ùorrei, che Iettandoli ogni dì del trottargli ag.<br />

giungeste un poco più di galoppo in uolta ; er per il dritto : ç? che nel galopparlo<br />

andasie fempre inanimandolo ; er che celo factfie far curto, raccolto,<br />

er rifentito ; aiutandolo affai di uoce conueniente . Vorrei anco che<br />

lo mettere al galoppo nelle ruote piccole, non infuriandolo coni gridi, ne<br />

con le battiture, ma con uocefommeffa er conueniente à quefio : ma ueden-.<br />

do che in tal galoppo fi raffreddajfejofoäicita&e fubi to con gli aiuti, che fe ;<br />

lì conuengano ; ma fe infuriale più del deuere, aUhora fubito con le piaceuo<br />

lezze, er con metterli la buchetta fui trauerfo del collo, CT con rattener le<br />

redine , er corde del capezzonepiù tirate, er 'ancora con alcuna fcapezza<br />

tela lo andaretemoderando . Et in quefte lettioni lo effercitarete continuando<br />

quindeci altre fiate, che faranno in tutto tre mefi compiti er grafi ; non<br />

aftringendolo à far altro per niente, che ben fapiamo, epe fi potrebbe 'aûrignere,çr<br />

ci Uerrebbe,ma'non così bene, er fermo com'io defidero ; er come<br />

ci uerrà quando fappia benfare, er facci uolentieri tutto quello che fin qui<br />

s é detto.<br />

Cap.


LIBRO SECONDO. €9<br />

Cap. i». D'alcuni auertimenti particolari al cavalcatore, che<br />

deue uiàre nel primo mefe,che cauaicail<br />

poledro con la fella.<br />

C OME il cdudcdtore uede,cbel fuo poledr o comincia à far le fue lettio<br />

ni gii affli accomodämente, er che comincia ad intendere gli aiuti, che<br />

bauemo detto, deue caualcato che è, fermâtofi, çr acconcio andar tre paf.i<br />

innanzi) Cr fermato il cauaüo darlo indietro unpoco& ritornato innanzi<br />

girarlo due ò tre uolte per mano . Dipoi fe ne gir a alia campagna, douefinito<br />

, che h Auer à le fue let doni,Z7 parato ii fuo cauailo deue girarlo medcfimd<br />

mente calandofi un poco per mirare fe ine anale a bene le fue gambe ; come il<br />

deuer uuole che tanto di paffo quanto di trotto,cranco di galoppo la gambi<br />

di fuor della uolta uadi fempre à coprire quella di dentro; Et nel cosi girarlo<br />

dine far , che stia fempre rifentito, er in una pizia medefima fi riuolti. Il<br />

che farà stand'egli rifentito, fuegliato^attento^ Jopra di fe aiutandolo con<br />

li aiuti 3 che fe li conuengano ; che fe diranno al luogo fuo. E dipoi fermandolo<br />

di nuouoyc? tirandolo in dietro, y rimettendolo quei tre papi innanzi<br />

Al fclito ; deus di nucuo rimirarlo da ogni banda per uedere je ft a giusìo di<br />

gambe, e di bocca ; er non slandogiufio di gambe, ma ca cciando innanzi<br />

più Vuna, che l'altra, ouer pofandofi più fuli'una, che fuirai tra, pian piano<br />

con la bacchetta lo batterà nella gamba cb'efce fiora dell'ordine, accioche<br />

la ritiri, crtenghi giù ft a al fuo lu ogo. Percioche il cauaüo deue Star<br />

giuflo fülle quattro gambe, parato eheste, er fermato . Varà anco nella<br />

(taüj. il medefìrno, quando uede, che il cauaüo mette una gamba più innati*<br />

Zi dell'altra, ouero , che fia appoggiato fopr'effa, benche questo rare uolte<br />

accadsrà ,fe s'ojferua l'ordine, che fu detto delle paftore . Ne ui crediate ,<br />

che Vabbaßarfi à mirar la giustezza delle gambe, er di tutto il resto del<br />

cauailo gioui poco ; perche in effetto non fol ferue à quello, che bauemo detto<br />

, magioua molto ad accorger fi ancora ,/e nel maneggio delle ktticni /bit<br />

ueße fatto alcun male alle gambe , che fi comiene, nel luogo doue fi caualca, lo farete partir fempre<br />

di trotto rifentito, er raccolto nella briglia , quanto più potete ; con le cor<br />

de del capezzoli: tirate à fegno, ©" più l'uno, alle uolte tirata, che l'altra,<br />

S fecondo


DEL G A VALLA RIZZO<br />

fecondo che più fuU'una, che full'altra mano lo uedrete inclinato. Gr impiegato<br />

, er andando di trotto così allegro inani mandolo fyeßo per lìrada.bór<br />

con la uoce jommejfa-, her con la punta della bachetta toccandoli Julia crcppa<br />

, hor fui collo col mezzo d'effa, CT h or battendoli leggiermente le braccia<br />

, accicche le leni, cr pieghi meglio , er più ijf edite, ue n'andarete pot<br />

aile lettioni ordinarie, di tro tto facendole cóme fu detto di fopra -, er poi<br />

anco di gaüoppo.<br />

Cap. I j. Che fi deue ferair molto delcaragolo il caualcatore<br />

da qui innanzi.<br />

HOR uedendo uoi.cheilcaudtto riefea nelgatloppo atteJue lettioni,uorrei<br />

che fe non fha net e ufato al caragolo, ce l'ufajle da qui innanzi ad ogni<br />

modo per qu indeciò uenti lettioni continue , perche ui giouerà affai per<br />

metterlo al raddoppiare terra tèrra ; cr al maneggio de i repelo 1:1 di contra<br />

tempo. Et ciò facendo, lafciarete le ruote , fol non deuete lajciare il trottar<br />

10 cr galoppare per dritto, e pararlo al modo ufato. Ke/ caragolo, ch'io<br />

ui dilii nel principio deu ete entrare di trotto piano ; cr dipoi, che lo uedete<br />

auiato, er che nel riflringerfj,£r nel aUargarfi s'accomoda, lo deuete trottare<br />

con più furia : cr tanto in cjueSlo modo eÇfer citar lo , che ui paia baße-,<br />

mie, continuando sì fatte lettioni per cinque , ò Jei mattine : er nel rejlo del<br />

le quindeci deue'e fempre nel fine del trotto fitriofo, rimetterlo al galloppo<br />

almeno una Molta per mano . In modo tale però, che ueniate à finire Ju quella<br />

mano , che ui pare più contraria al uolere del ttosìroxauaUo. Et auertite<br />

di nuouo ui dico,di finire nel mezzo del c drogalo Jim pre nello diretto. Et di<br />

poi andarlo à parare per dritto nelle rota, che hauete uifta nel difegno. Et<br />

ini parato che l hauete con i nostri ordini foli ti : lo girarete medejimamente<br />

al jbUco tenendo i modi steßi, che più noi te ui fol io fiati detti, auertendofo~<br />

pra tutto, che nel girare l'un braccio incavalchifopra l'altro ; cioè fe lo girate<br />

à man dritta, fate, che'lbraccio jiniftro iudi fetnpre. innanzi à coprir<br />

11 dritto, er uoltandolo aüa finisìra il medefimo effetto farà il dentro . DT<br />

poi, ritrouandoui con la tetta del c au. alio nel finire di girarlo, uerjo la rota<br />

piccola dell'altro caragolo . Et fermât oui alquanto prima, ue n'andarete<br />

di paffo ouer di trotto jecondo che ui parerà , che il «ostro cauaRo poßi com<br />

por: are, n:ila detta ruota parandolo per dritto lo girarete mezza uol<br />

td a liandolo à modo di repeloni all'altra ruota > cr queiìo modo lo aggitarete<br />

à bajianzï..<br />

Cap •-


LIBRO SECONDO. 70<br />

Cap. 14. Del modo d'infègnar il raddoppiare al cciullo ter»<br />

ra terra.<br />

v A N D o il c dr. Alo ui rie fee bene al parare, elle ruote Qrsttt, C<br />

Qi'effi, er xtco 4/ ciragohife pur in ç.veiri dus modi l'hM^tce-jircitX<br />

to, uorrei, che lo met ceibe à ruote pia ßrette , OKcro i arisch pi.ì fretto<br />

djTsrz che non haue te pofto per li pappteo, CT tir,io rislringcrló in qaeüo,<br />

CT in quells , eòe ,10«/î pojfi pia nàringere ne!fine . Esercitandolo in que<br />

fio modo prima di paffo, poz a'i trotto, C alfine di galoppo. Ser-andoui di<br />

tutti gl ai:i:i n ice'Jarij^o' maßime della mano dsîla b ri glu, laquale iene ritiriar<br />

le redine . empre nel ristringerlo pi 1) con mifura,


DEL C A V A L L A R I Z Z O<br />

pompe. Oltrd, che fa. beüifiimo «edere ; e cjueQo fi «iene à queV.o di tnez<br />

z'aèrèjpezzdto , çr intero , cr dü'dhro , crx on calci ; dcUi quaüi aUi lór<br />

luoghi fi parler À di fintamente.<br />

Cap . » 5. Delle pelate, & cornette ; & perche cosi fi chiama -<br />

no: deil'utileje del danno che recano.<br />

o N ho uoluto partami da qui in dietro ne di pefitte, ne di cornette ,<br />

perche jeinpr e giudicai, & giudico, che la men neceßaria cofa che pdf<br />

fi far il cauaüo fia queßa .Et à ms pare , che non fi deuriano infegnart d ca<br />

ualli gioueni nel principio del fuo dmmaeüramentö , che è fin qui, done bora<br />

fiamo. Effe ndo prima neceffario di fermarlo di tetta, indurirlo di collo *<br />

difuQeuarlo neWandare, è d'aggiuftarlo di tutta la uita cm gPordini fuddetti<br />

ì O" altri, chefi diranno neUi aiuti j caftighi yer credènze à'efjo, accio<br />

che uenghi, per queûi, aû'efjèntiale ; er à çueUo, che in sì fatto tempo fe<br />

gVappartiene propriamente ; che è il trottar feiolìo, er leggiero ; il galop<br />

par raccolto er uogliofo ; il parar per dritto fermo, er giuft o ; er il licitar<br />

pretto aggradato, er ficuro .Cofe tutte come uedete tanto ncceffarie,<br />

che più eßernon poßono. Però eßendo il cavallo riduì to nel termine che ha<br />

Memo detto , uorrei, che di poi P h au er lo esercitato nel raddoppiare, er<br />

nel parare, neUi quali iti rifonde confcrmezzai Cr lontfta oiùjtezza^ i he<br />

noi lo mcttefie alle pefate inqiìefto modo. Trouante unaftrada siretta, che<br />

babbi fbaRcra dalle bande, e che fia pendula, lunga come ui pare, ér dritta;<br />

e dal capo uenendo aü'in già ,lo auiarete di pajjò due, ò tre canne innanzi 'ì<br />

er facendo uifta di uolerlo fermare, lo inanimar et e con la uoce, come uift<br />

dirà, ad alzar fi dauanti ; aiutandolo con li aiuti, che à queiìo fare fi conuengano<br />

; tenendo la per fona alquanto indietro ;er/e redine, er corde del<br />

eapezzone non molto tirate ; ma in tal modo perògiusìe nelle mani, che il<br />

c Mallo uolendofi fare innanzi per fuggirlo,inalzar fi, è per non intendere<br />

la uolontd uoûra, non poßi farlo. Tötete anco jborger le mani innanzi un<br />

poco, mouendole, er fuUeuandole alquanto, accioche egli futieuando il capo<br />

uenghi anco più facilmente à fuUtuarfìcon le braccia, e dinanzi : tifando<br />

però in quefto gran temperamento. ztin qtiefio deuetefoUecitarlo tanto<br />

da tre in tre canne, che uenghi à leuarfii, ò almeno a far mofira di uoler al<br />

zar fi. Ma inalzando fi troppo fyengendofi innanzi più del deuere, er<br />

maßime fe inafyaße, A DÌ tantoüo con la bachetta lo deuste correggere fu i<br />

ginocchi. Etfefacejfe alcun'altro maggior difordine, come farebbe disbilan<br />

ciarfii innanzi y òdi faltar in trauerjo, non ue ne curate; ma castigandolo<br />

defiramente, ritornatelo ì foUecitare , che fi letti alle pefate ; che fon fic u<br />

ro che lo haar s te in una fol mattina, çrforfè in meno d'un terzo d bora, ai<br />

una.


LIBRO SECONDO. 71<br />

Ulli , er 4 pi':' pC jCtfe ; Hftie quali [libito, che lo hiurete, dccdrezz^telo al<br />

[olito. per h m er lo die pc/at e, c/ [ono altri medi ancorò , crfipoßono<br />

injegndre in dit ri terreni, come farebbe in un[olco dritto d'una maeft : cr<br />

d.'zro in ârade piane, tenendo gl'ordini perà medefimi : er in unfoßb cupo,<br />

a-largo una mezza canna , er lungo quanto [aria un repelcne aimer.o ; ilchegiouarebbe<br />

affai al cdualcdtorc non molto perito, or esercitato ne] cali<br />

ale are . Nelle pefate lo deuete a fu efare per alcuni giorni, non lafciando<br />

però le uoflre lettioni 0 r dinari e. Md come [apra bene accomodarji m quelle<br />

Cr che non[olo [ul pd(fo,md [ul trotto le farà uolentieri, acci oche ne:: fi fer<br />

mi in quelle , che ben jpeffo lo[ogliono fare i poledri, l'tiferete di lungo d'«<br />

na car era honesta ; doue andando di paffb i dui terzi nel re fio lo rimetterete<br />

di trotto furiofo , er come [ete uicino al fine, cominciarete, tirandoli un<br />

poco le redine, a inanimarlo con la «oce, & anco ad aiutarlo con la backet<br />

ta piai piano [u quella fyaUa, che ui [drk più commoda al battere: er che<br />

pi:) h .virò, bifogno di tale aiuto. No,*2 uorrei ,[efof[e pofibi'.e, nel darli que<br />

ft e He fa te, che iifafte molto i ffroni. Eccetto però fé'l cauallo non fo\}e pigro<br />

diro, efieddo ; al quale ui é conceffo poterlo affiancare dijieron pari ;per<br />

la [ILI gr.:nszza •> poltronaria, e durezza ; p cr [tUeuarlo à quello , che uoi<br />

uoltt;, Ila quando debbiate dare i Jproni al cauaUo io non ue l'ho detto ancora<br />

, per haueruelo à dire di luogo proprio . Hor perche i caualii giouani<br />

imparano facilmente le pe[ats, er di poi che le hanno imparate le fanno uo*<br />

lenii eri, parendoli, che come le hanno fatte , non habbino à far altro : cr<br />

che battuti per queiìo col sprone ; non habbino fe non à fermar fi er pefarfi,<br />

fi fermano ben: speffo à farle contra il uoler del caualcatoreicr in luogo do<br />

ue non fi richiede ; er le fanno anco più alte di quello non fi conuiene . Fero<br />

lafciarete jìare il sprone più che potete ; fimi Intente quelle polpe di gambe ,<br />

eh; fanno bruttißimo uedere à menarle tanto per far quejìo : cr nel coruet<br />

tare, cr pay are maßime : doue fi deue dimojlrare [aide zza er dispofitione ,<br />

çr fermezza ; er ui riufeiranno ancor meglio,cr con più gratia affai. Cerche<br />

in tutti i luoghi dou? uoi uorrcte. anco da fermo à fermo, col [do aiuto<br />

della bxchettd.e della uoce, er con ùuizctr alquanto la man delia brigliauer<br />

rà à [pefalarfi, cr à far le come uorrete. Ef anco , chela uoce, cr i sproni,<br />

fi debbiamo tifare quando nel principio [e l'imparano, tuttauia à me pare ,<br />

che l'uno, e l'altro [e li uadi togliendo più che fi può . Perche non sìa bene ,<br />

altra quello che s'è detto, in pre[entia d'ognuno ufar fempre tanti artif.tij,<br />

e tante affettationi, quante hoggidì fi tifano da molti. A uoi ba.fi er a dunque<br />

tifarci, di poi, che le [apri ben fare, un poco d'aiuto di man di briglia, ac<br />

compagnato con la désira altetta nelle redine : er con ucce [cmmejja, a cut 4<br />

cr pretta, come à quelle fi conuiene . se il cauallo fi uoleffe fermare à farle<br />

doue uoi non uolesie, il rimedio è > di cacciarlo innanzi con debito caüigo,<br />

e di


DELCAVALLARZZO<br />

e di uoce, e di buchetta ne'fianchi, e t/e' sproni ; con le mani cacciate innanzi<br />

confusa à mezzo il collo del c au allo, ex così trottarlo lungo una car rie<br />

ra, er poi pararlo _con una, ò due pefate, çr fenz altre carezze farli mitarlo<br />

al trotto per la medeßma ftrada, CT al parare richiederlo pur à quelle<br />

che flano giufte, er poche : cioè che non jiano più di tre. Perché le di più fo<br />

no vane, e inutiliE questo offer uare te J emp re nel parare ,e nei maneggi<br />

de i repeloni, che richiedeno pefate : le quali facendo il c au allo c on li brac<br />

ci piegati, nonriculando, poco alte da terra, O" che Vuna non aspetti l'altra<br />

, lo accarezzarete al [olito. Cosi anco fi può nelle lettionifeguenti delle<br />

.altre mattine galopparlo , çr nel parare aiutarlo alle medefime ; ©" riufeen<br />

doni y accrefcerli il galoppo di più furia, er maßime nel fine, doè à un terzo<br />

di. carriera deue efjère qua fi di tutto corfo, er nel parare, andarlo trattenendo<br />

pian piano, con la per fona indietro. con le gambe al fuo luogo<br />

disiefe, CT ferme ; aiutandolo di uoce, e di bachetta pian piano fu quella<br />

spalla , che più richiede aiuto ; che così uerrà à feorrere Innanzi con le anhebe<br />

alquanto calate, er falcando, à pefarfì come fi conuiene. Ma fe f ediamente<br />

co 5 bracci dijìefi, cr non uolontieri ueneffe à farle, li aiuti er c a fughi<br />

deutno efjère maggiori, er più aspri ; o - maßime nelle braccia ; ma però<br />

in tal modo che non fe ne disdegni ; ma uetighi à conojcere, che per caligo<br />

di farcele fare , come fi deue, lo caligate. Hor perche le cornette fono<br />

il parto, à modo di dire , delle pefate, di poi quefie fubito fe li deueno impd<br />

rare. Nelle quali non ufar et e altro artißtio di più, fe non che fianofatte co<br />

più preiïezza, er in maggior copia : facendo, che il cauaüo uadi fempre<br />

innanzi nel coruettare ,nd principio . Et in queflo ufarete à tempo l'aiuto<br />

de'la polpa della gamba, er alle uolte de i fpronipari, ma piano ; cr hor a<br />

più l'uno , che l'altro, fecondo il bifogno , che uedrete : come anco nelle pefate<br />

diitete offeruare ; ufando parimente tutti gl'alni aiuti, che fi richiede«<br />

no . Traili qualli uno me ne piac e affai, che è d un pezzo di canna fpaccata<br />

in pi;) parti ma non del tutto, con ia quale fi per cota fui collo del cauaüo er.<br />

così pe.Totendo fpeffegare, er con la uoce fimilmente, come uolete, er conte<br />

fi deue affrettare il cauaüo in quelle. Perete non fono aggradate le cornette<br />

,fe non fono minute, preste , baffe, er ribattute. Et ui baßer à à farce<br />

ne fare da diece ò dodeci per fiata ; er non come quelli, che lì fanno cantina<br />

re tutt'una ftrada lunga coruettando. ç? DÌO pur uolejfe, chefojfeno, quer<br />

h au e fino garbo di cornette ; er non fi accorgeno, che fempre il troppo è di<br />

fouerchio ; er noce-, er che per questo n'acquistano più tefeo biafimo di cjfere<br />

molto affettati, e di leggieri, che lode di cauaüieri faggi, er buoni canal<br />

catari. Olir a che fanno al cauaüo con tante cornette non poco du uno ; er<br />

per confeguente d annifc ano fe fteßi. Hor per dirla in poche parole à me non<br />

piaceno tante cornette innanzi > e tante indietro, e dalle bande me no, ne<br />

per


LIBRO SECONDO". • 71<br />

per dritto ì modo di rspdom, ne -dis uoke riddoppiate, netMtè Unte di<br />

fermo À fermo ; nondimeno quando nd raddoppiare fi faceßino can quefta<br />

miri diridrxr poi i: cau.iiio aiij preihzz^iC determinaticns del nero red<br />

doppiare le lodarci. Et non fu chi fipsnfi , cke'l raddoppiar à comcttefti<br />

più difficile, e di più beila uiììa , che il raddoppiar fenza -pa;:fa > prerte e de<br />

terminato, che s'ingamurebbe forte , percioche ai raddcpp:.:ra cor usi te<br />

ogni cauaUo ci uieneuokn'ieri, çr lofa bane, per pigliarci piupato , e rei#<br />

po, ma d queÜ'alerò non può uenircijs non è di pi ù forza, e d: mig.iorc de<br />

terminations, doue li bifogna ritener più il fato, er unir mclto più Liforza<br />

della fchsna Ja durezza del co'do, çr la fermezza ddia boica. Ho. una'<br />

cofa ui MO dire, e la trouarete uerißima , che come haurets il cauallo al corusteare<br />

innanzi, facilmente lo haurete al cor nettare da fermo a fermo , cr<br />

ad ogn altraguifa. Reìì^ ch'io itidichi perche s"addimandinc cornette, er<br />

perche pejate , : add'utile, e del danno che recano. E breumente dico, che<br />

cornetta fi due dal corno, quando ch'egli c in terra ,crua così d fahetei in<br />

nunzi . Vsfatedaipefarfì >xhefail cauallo in que'do-alzarfi dinanzi • E<br />

può uenire qucjlo nome di pefata dal ucrbo pefo . Perche quella coja che noi<br />

pefiamo, per conofcer di che udore fia, fi può addimatidare ccfa pejata.<br />

Cosi anco per mecafora, er fomiglianza fi può dire , che quel cosìgiufamé<br />

te leuxrfi'di terra con li bracci piegati, come fi conuiene, er non moldavo<br />

che fa il cauallo fi addimandi pefarfi , e da cui po la cofa in je chiamar fi pefata.Ter<br />

la quale uenete à conofcere futile fuo, conoscendo per queua lo-,<br />

bedienza, cr in un certo modo il italor d'effo.. Ma dice anco pofai a., dal<br />

leuarfi, che fa, er poi pofarfi in terra giufio , z? fermo, quali ripofarfi .<br />

Et anticamente ji diceua or fata, da quel leuarfi da terra, che fa i'or.o . Etèitero<br />

y che gl' antichi, cr molto rimati dai tempi nostri, ufauano molto, er.<br />

parca lor a fai bello, il far leuar i cauaìli in modo dinanzi, che s'haueße po<br />

tuta ueder da i circofianti, tutto il uenrre, e igenitali ancora. er bene fpeffo<br />

così alzati, & per dire così inaiborad, farli caminare due çrtre paßi iti<br />

nanzi À gH'fa dorfo. Ma bora, chi fi può dire, che iter ameute hauemo la<br />

usdarte del caualcare, er il nero giudido sfarebbe molto brutto, &• biafmsuole.<br />

Har Futile sì delle pefat e , come de 'lle cornette è queflo, che per effe<br />

uenete4 conofcere, come ho g ià detto , di che obedienza, di che leggierezza,<br />

er in uero aUeggitrifcano pur affai il au allo e di che ualore fia.<br />

Ma il danno certo è maggiore neüsgusrre,neglifieccati^ne'torneamenti,<br />

Canco nd giuochi di canne, e carofeüi, come fi uedde in un torneo,in Roma<br />

e nel giuoco de carofeüi che molti cavalieri prodi, er ualor off eceno pempofamente<br />

i cauaüi d'alcuni de' qualiprima sche fi uoltaffenoper effere tanto<br />

affile fatti al pefarfi, er coruettare, fi metteuam à queâo, er perdeuano un<br />

moììis a temp , e digradi, eßetidoli jnce r


D E L C A V A L L A R I Z Z O<br />

lì printä, che giraßeno per difender fi. Sono dannofe ancora a' cdüaUi üeßi ,<br />

che le fanno di fouerchio ; togliendoli pur aß ai delle forze, CT indebolendo<br />

i nerui, facendo anco male a i lombi, er calar humori aUe ga mbe, er unghie<br />

, er bene freffo crepar quarti; er maßime fe fono fatte fopra luoghi faf<br />

fofi ,G? mattonati in moltd quantità. Tutte le cofe, che fin qui hauemo<br />

difcorfe ,fi hanno er fi pofjono fare in quattro mefi al cauaUo, di poi, che fl<br />

commincia k caualcare ;erfi deuenofare col capezzone, G" canone .<br />

qui innanzi fi procederi altrimenti.<br />

Cap. % s .De/ modo di finir di fare il cauallo terragnolo, e del<br />

maneggio di contra tempo.<br />

C REDO che da che contminciaûe ad ammdeiirare il uoüro cduatlofin<br />

JL queft'hora, non fiano più di quattro mefi ; eccetto però s'alcuno accidente<br />

in contrario non ui fojji occorfo: er credo che ïhabbiate ridutto in tal<br />

fermezzd, er obedienzd, che gidfe gli pojfa leu are il capezzone, er metterli<br />

le fdlfe redine ; nel qual tempo non ho uoluto parlami mai ne di maneg<br />

gio d mezzo 5 ne à tutto tempo, ne di uolte in un pezzo, le quali ime non<br />

pi aceno, ne del raddoppiar alto con calci, er fenzd, ne di capriole, er fai<br />

ti, er gaUoppi gagliardi, dccioche per niente l'ujaûe mai d sì fatte cofe in<br />

tal tempo ; ne anco per i'duenire ; dncor che il cauaUo, dimoüraßefyirito ><br />

er uolontd di uolerui uenirefin tanto però, che del tutto non fia ben fermo<br />

in tutti i maneggi er andari che à cauaüo terragnolo s'appartengono. Ter<br />

che ( non hauendo anco le debite forze ) uoi forfè pen far eft e di fare un effetto<br />

, er ne cdufartfte un'altro tutto contrario. Hor hauendo uoi ridutto<br />

in quattro mefi al termine, che hauemo detto , il cdUdUo,non ttorrei, che fa.<br />

ceûe come fanno alcuni,che non fi fanno qua fi mai partire dal capezze ne ,<br />

e ßanno gl'anni, e i mefi, er una età d'huomo dfar il cduaUo, che pur fidette,e<br />

fi puòftr prefto, p godercelo quel poco di età chegiauanzd , che è ben<br />

poca in aero, merce de i cattiui gouerni, che ddWdudritid er pocd cura, che<br />

n'hanno i patroni, er miniftri procedeno . Deuete adunque uoi leuarli il ca<br />

pezzone, e da qui innanzi esercitarlo in tutte le Jue Unioni con le fdlfe re<br />

dine, per un'altro mefe dimeno ; er uedendo che ui riefea, lo potete aûrengere<br />

del tutto al meneggio de i repeloni di contrdtempo. Aüa giustezza ,<br />

CT preftezza del quale, lo ridurete dgeuolmente offerudndo quel che più uoi<br />

te u'è itdto detto, delTaccrefcsrlià poco d poco nelle uolte più ürettezzd »<br />

er più preßezza, er 4 ridurlo à queüo giouarà molto ,/ê farà effercitdto<br />

neÜ'eße, non molto lungo » er stretto ; il quale anco per queüa cdufa uiftt<br />

detto. NeZ maneggio'di contra tempo uà grdn fermezza di mano, e di perfona,<br />

er per auentura ui ua più tempo,e mifura ancor che fi dimandi maneggio


- : xi SR o o h no., 7?<br />

ìgioiicòntrd tempo , che non ud negl'altri di mezzò ,edi tutto tempo, Et<br />

ia fono d ? oppimone cbefu più bello, er lo giudico anco più dìjpicilealcaaxüo,<br />

che gl'altri dui,er mißime quando i repeloni fi fanno di furia er non<br />

digalloppo ; er che poi fcorrendo il cauaìlo nel parare gli drrobbdte fubito<br />

la mezzi volta con bel garbo, cacciandolo innanzi nel girare, e non rinculandolo<br />

in modo alcuno , facendocela far pezzata, preBa, crchiufa, co<br />

-3as.fideue ; ?yno:ì colcdta,?? che da ini fopra le anche partsniofifpsßolato<br />

•alquanto, fem ud pur di tutt o corfo aWdltro capoMl repelone,erfa il me<br />

•dìfimo : er cosi fegaita più uolte fmzz fermxrft. Et questo maneggio fi addiktania<br />

diconìratempo (fecondo me)ouerfenzd tempo più per ironia,cioè<br />

per contrario [silfo yche psr altro : perche e fi poco il tempo, che mi li-date<br />

nel parare à prender la uolta che btn bifogna, che il cauaüiere fappi ben fa<br />

re d farlo bene. così come nella Mafica, aßai più difficile è pigliar la nota<br />

poi d'unfojpiro, ò mezzo, che fopra una battuta , e un tempo. più facile ,<br />

ancora il cxuaìlo e cauaüieroydi poiché fa le fue pofate prender'o nell'ultima<br />

CT chiuderli la mezza uolta al repelone ,'erfeguitare. Hor in questo m Meg<br />

gio lo deuete e'i fzr citare col modo, che più uolte u è flato detto di farlo rieconofcere<br />

prima di paffo poi di trotto, e poi di galoppo, riducendolo à pò?<br />

co d poco à quelli preâezzd furia, che fi richiede ; er che pò f oportare<br />

il caudUo parandolo poi nel fine con due-, otre pefate , in bona lena. Per<br />

che s'altrimente facete, nonfarefle cofa bona ; ne lodeuole apprejfo à cauit<br />

UerigiuditiofiyCr apprejfo à chi fa , e ui sia mirando. Io fon Jìcura, che inun<br />

ntefe facendo à questo modo, noi affinarete il uoftro caualio t anto, che ;<br />

ft-lo uarrete ad altro Phauretefacilmente, lo deuete.anco effèrcitar feutpre ;<br />

in questo mefe neUe uolte raddoppiate terra terra -, le qudli anco ho uoluto ><br />

che infegnate prima di queâo maneggio al cauaUo, accioche in queâo ,ZT .<br />

negl'altri uenghi più pre &o, er più^iusìoaìle fue mezze uolte. Ma quan*<br />

do il cauaUo non ui rifeondeffefermo, er confer tato, come fi deue, ma faceffeälcun<br />

di for dine, non deuete per quello sgomentami ; anzineü'ifteffo luogo<br />

doue falìfee cafiigar'o, con tutti q'ieìli castighi, che 4 tal fallo fi conuiene.<br />

Ne deuete ceffare fin che non facci bene: CT fein una mattina non potrete,<br />

ben lo ridurete d!l'altraiouero.aU y altra.-ìuoi fol batti di non fcapitar con effo<br />

le prime fiate. Ma quesio bafti del canalterragnolo. Veniamo air etto. -<br />

Cap. 17. Del maneggio a mezzo tempo, & à tutto tempo,<br />

DR IMA ch'iopaßi più oltrd. deuete fapere , che maneggio à mezzo tent« .<br />

pouogUano c ottoro, che fui quello k i rcpeloni de > qualifui parare dU


D E L C A V AL L A K l Z Z O<br />

DIUIFL in dui; nöminaniohdicoatrdtempo er i tempo? Co TI eie fat cofaxhetqae<br />

fio mezzo, è fwWo tempo ft é una co fa msdelhna, di parer mio , non differ endo<br />

in alerò, che in uni, ouerain due foi pefute : il che dpprxffa dinienottpare,<br />

che poßi acquisldr nome da per [e . Mafia fi pure come jì uoglid^ ridutto<br />

die hdurete il caudUo à far bene le cofe, che fi fono f lette difopra , ZT de Io<br />

uolets dl mdneggio i tempo, il qual per nero é pi ù ficuro , che non è quello del<br />

contratempo, lo deuete pigliare congP ordini ßeßi • del-fopradetio accetto<br />

che nelle mezze miteni pdrdreJo piglurete alla prima * feconda •> euer terza<br />

péfxta i etenendo cosifojptfond girare jlifarete far la uoltd fpezzatd, òtti<br />

tegrd come vi pare.^Efeguirete tanto in quefio ,che uediate, che ci uénghi co<br />

me jì dene ; çr ogni mattinafin che basti. Ne credo deuer paffare diecijó doifc<br />

ci lettioni, che ui uerrà conte fi delie. Et ageùolmente ci «erri fe offeruarete<br />

i modi, er aiuti, che fi ricercano : ftpendo di già far le cornette, maneggiar<br />

contratempo, er parar feorrendo con le ptfate, er raddoppiar terra terra.<br />

Cap .18 . DeMe Capriole. , : • .<br />

C I Dimandano capriole mi pens'io dal fétdr.del caprià. Ut anco che non<br />

^ fìano molt'utili 3 fono non dimeno di affai bella utita, er hanno del jignori<br />

le. L'infegnarle al cauaìlo non fari difficile, fe di poi che farà fermo, ZFdl- •<br />

aUegento dinanzi con le cornette ,çrpefate • er con il pararfuUe anche ,fe<br />

oBegerirÀ didietro iti quefto modo, ch'é quando fa le corvette, erpefatedd<br />

fermo 4 fermo con la è ach st ta lo batterete nellatroppa youer ud uentre ap<br />

preffo aUd uoìlrd gamba-; er con la uocc medefmamàìteimwmaniclo, oué\<br />

ro facedoichc fia uno àpiede, over 4 cauaUo chedibavhetta lobdttifuBa crop<br />

pa 4 tempo nel far Mie pefate, orlo aiuti anco iiucce; ç? Njognandoj anio<br />

ru «01 lo batterete con tempo, er defirezza di sproni parine'fianchi ,nonp&<br />

rà molo apprefio alle eignerer in quefto ccntimarete tanto fin che uenght ì<br />

grvppeggiar ; o~ d intender queUoyche uolete da lui. Sul:a fiaUa anco lo potate<br />

aUeger ire dì dietro; cr infegnarli, che UT intenda quando li fete àvaudl<br />

losche cofa uolete per quel batterlo di bachetta fulia croppa ; er perquelld<br />

uoce che gli fate quandolo richiedete 4 quefto. Giona ancor a molto ad infegnarji<br />

sparare i calci ,fe lo caualcàrete per un mefejenza cropiera, er di<br />

poi ce la rimetterete alquanto tirata più del deuere. Hör aüegerito che farà,<br />

di dietro j er che uerrà coniepef&te à groppeggiare, deuete in un pendino lun<br />

go cy.nc ui pare trottar tre paßi innanzi nel principio deüa cale, ta, e tanto -<br />

jioinau! mandoloj er aiutahdolo conia u occupar arto con le pefate, er coi<br />

groppeggidi'e ; dipoi fermato un p3co:cr accarezzato lo deuete rimettereinnanzi<br />

altretafitocon lemedefime pefate gruppi ; er fermato accarez<br />

zarlo di n«ouo;zrcosì cantinuareßn alfine deüa cattata ; er per alcuni giorni.


IIB R.O SECONDO. 74<br />

ni y che così continuando certo uerrk da fe ftejjo in cambio di quei tre pcf.iin<br />

mnzi à far ,fosp£tidendcfi di dietro, i gruppi giujii, er uguali > con le pefdte<br />

infieme. Ter il che di poi andar4 di paßo in pajjò di fchcv.agrcppeggian*<br />

4o, Cattando giuftamente, ogni uolta, che d quejìo noi lo richiederete. Et co<br />

si fempre, che ui piacerà haurete U capriola ; aiutandolo però ad ognigrup<br />

p.o er JaliO, di uoce, di speron pari, e di bachetta - er forfè anco di man di<br />

briglia, che in quel tempo, che à tempo lo aiutante ue la porgerà con bona<br />

gratia ; er aita . Ma cu er ti te che la capriola fi può fare con calci. e fenza ;<br />

ma fenza è più proprio della capriola . Et auertite ancora, che con quel tempo<br />

, e mi fura che uci commino ìa ft e à farla, con fiftefo la deuetefinire. Ef che<br />

fempre i [ahi fiano maggiori, pik r accolti, er aggroppati nell' ultimo , che<br />

nel principio. Il che ui fuccederà benißimo fe oßeruarete quel, che tante fiate<br />

ui è flato detto i di lafciar fempre il cauaüo in buona lena.<br />

Cap .is . Del galoppo gagliardo , e de i Calti da fermo à fermo,<br />

TT AVENDO V' io detto nel precedente capitolo delle capriole, rdgicns-<br />

*-*uole è ch'io hora ui parli dei galoppo gagliardo, ouero à un p~fjo, e un<br />

falto ; per Vuno feguitar l'altro. Vero e che prima ui uoglio auertire, che ne<br />

le capriole, ne ti galoppo gagliardo, ne ifalti da fermo à fermo, ne le Holte<br />

raddoppiate alte, er con calci, tegliate malfar fare fe non à cauaUo di gran<br />

forza, di gran leggerezza, di buon animo, er ben diftefto . Per che facendo<br />

altrimenti, uoi ruitiarefie i cauaUì o~ t 1 he nor ucjtro infieme . E ui racco r<br />

do che questi tai cduaUi faltatori due or, che in una ft alla di gran ßgnore hab_<br />

bino à feruire per pompa e s p affo, non è però , che non pepino fruire, er be<br />

nißimo nelle gu erre, nS Steccati ^ er tornicmenù ; cu arde jc gihclbia.quel<br />

rispetto, chefe li deue lauere : che fiano in tal modo ammaeßrati ; er con<br />

eßi loro i cauaUieri infime 3 che l'hanno adoperare, chefappino anco andare<br />

terra.terra ; e che terra terra raddoppiando, er maneggiando sparino calci<br />

4 tempe j quando il cauaUisr uuole : e che fappiano urtareer inueftire con*<br />

tra. gl'altri c au ala armati, er c< ntra le spade nude er le altr'arme : crfare<br />

le altre cofe, chea cauaüi da guerra , e da duelli s'appartengano : de'quali fe<br />

paratamente fi ragionerà difotto al luogo proprio. Horil galoppo gagiardo<br />

lo darete prima /,•; questo modo-.farete tre ò quattro pezz' di tela-junga quart<br />

to ui pare,che dui huc>;;ipi per pez zo la ttngkuw tirata da capi alta da terra<br />

quanto ui pare, c/;e bafii !,farfaitare il caialìo in quefìo principio ; bin vero<br />

è che la jiconda uucl cf;cret


DEL- GAVA LLARiZ^O<br />

delTdltrd tela. Ef queäo che dico delle tele, fi può far anco con le cappe : nti<br />

fi« ficuro però per gl buomini che le tengano tirate fono le tele delle cappe ,<br />

perche per effe re più lunghe gUbuomini Hanno più difcoili dal cauaüo quandov<br />

folta. Si fa questo delle tele, ouer cappe ancora accioche il cauaUo ürtpari ptìt<br />

facilmente 4 leuarfi, er con più giu&ezz* G" meglio : or anco con aß di me£no<br />

dijficultà. di chi caualca , er più fìcurezz* • Perche urtando il cauaUo de'<br />

piedi in quelle, già fi fa che gl buomini che k tengano tirate le lafcieranno ctefe,riìor-,<br />

tiare al fuo luogo cacciate innanzi • si può infegnare il galoppo' gagliardo<br />

in que fi''altra guifa ancora è quafi tutfuna con quettadette capriole ; tró<br />

uarete um calata dritta, e lunga, che baiti, nel principio deUa quale teiièretè<br />

f iftejf > modo, che teneste nel dar le capriole .Vero è che ad ogni pajfo rò<br />

ad ogni dui, er anco à tre bifogna, che pigliate il tempo, er la mifura > er<br />

che lo auiate con tutti queUi aiuti, eh efi fono detti ; er che fanno di me&iere<br />

per leuarlo al falto ; ma più però deuete aitarlo di bachetta, che d'altro ;-bat<br />

teitdolojutta spaUafinifira, er di poi fubito con la punta della bachetta dando<br />

li fui mezzo deüa croppa, cr aiutandolo nel medefimo tempo diuoce :xbe co<br />

sì uerrà à kturfi alto, ef à'sparar li calci â-tempo à tempo. Ne ui 'ctediitfe<br />

già, che per quel che s'è detto , la capriola ,er il paffo, e un falto, ótoerga*<br />

toppo gagliardo fiano atta co fa medefima. Perche la capriola, come ui fu deb<br />

to,ua di paßo m pajfo faitaiido, e V un falto [ubito feguita l'altro, che'l galoppo<br />

gagliardo nanfa cosi-ma ua di dui in dui, ouer di tre in tre, come più pa~<br />

re meglio al cauaìlisre : er i fa Iti ancorafono con calci fémpre, che quella non<br />

li spara jempre -, poffenioli però sparare. Nel galoppo gagliardo, the così fi<br />

dee dire più prejìo eh m pajfo, e un falto, eßendo che il falto fi figlia alfé*<br />

conio er al terzo pajfo, cr non. al primo, deuete auertire fopra tutto di por<br />

tir la perfona più aggratiata, cr ferma in fella r er le gambe più al fuo luogo<br />

che fiapoßibile \ Perche in questo fi conof cs più la dispofitione , er maefiria.<br />

del cmadier o} eh e in tutti gl' altri maneggi ; er fiano pur alti,ò baßi, er di


LIBRO SECONDO. 75<br />

che forte fi uogluno : 'Eccetto però fe non faceâe il galoppo gdglUrdo in uoltd<br />

Urgd, e tìrettd, che fi puòfdre ; Ç?fd l'ifleffo bsüißimo uedere : C pi« 4«<br />

co., che non fa. quello per U dritto. Et io fui il primo che h feci in Roma prefetti<br />

molti Signori, crcdUiüieri ; trd qu-tli erano lo lliuftrißimo Signor Giù<br />

Ho.Or fino , il qude è non meno eßercitdco in quell'arte cheinuitto Capitano<br />

neüd miiitid. Ci era duco il Signor Pietro Paolo Mignareìli gioitine non men<br />

ricco de' beni deila fortuna, Cauaìlier uerdmente di beäißimo giuditio in queft'drte,<br />

mio difcepolo, cr Mecenate. Ci erano ancora due honorati er v.irtuo<br />

ßgiouani er frdteüi gentilhomini Bologneß , M effe r Annibale dei Giglio , di<br />

ìXeffer Marc' ani omo ; nipoti deü'honor atiß imo Monfignor del Giglio car iß.<br />

m lieo al {.ran Cardinal Farnefe, er à tutta la Corte de'maggiori di Roma per<br />

le pie rare uirtìuerdcianco il Signor Gicuambdttijìd Fignatello cauaüdfizzo<br />

eeceüsntißimo del grande Aleffandro Fdrnsfe, lo feci dico con un baio chiamato<br />

il caraffa fatta da me in men di fei mefì. Et molto più quéfli signori lo«<br />

domo il cdudilo delfdrlo in uoltd che per il dritto , come co fa moua credo , '<br />

er molto difficile a fare . Hor deuete auertire di non sforzare mai nel principio<br />

il cauado a i falti ; acaoche nel fine poi uenghi à crefcerli ; er farli pia<br />

alti, più aggruppati, er giufti. Et raccordatela dì non uolerne tutto quello,><br />

che fl potrebbe. Ma pojfendo il cauaUo far diece falti, contentateuene di otto,<br />

e di fd ; ma che jiano fatti à tempo, cr come deueno e/Jère. Perche cosi Ja Id -<br />

feiarete fetnpre cou maggior animo , er in buona forza : er manteneraßi piìt<br />

lungamente fimo nel buon ejfere fino ; re/tando anco per que flo fetnpre più uo=<br />

glia fa di fai tare . Si potrebbe di poi il galoppo gagliardo, da li à un poco, ai<br />

tarlo à far alcun falto da fermo à fermo. Et l'aiuto fari a di quefta forte . che<br />

tenendo noi la man della briglia ferma , gr tirata à Ugno, lo aitale di uoce<br />

fola al primo-fa lto il quale non farà troppa aito, per non h ruer altro aiuto ; al<br />

fecondo di uoce, e di fuincbio di buchetta , che farà più alto del primo ; al ter-<br />

%o,er je ui pare al quarto, ambi li quali deueno ejfere più alti de gl'altri, non<br />

fob lo aiutarete di uoce , e difuir.ch o di bachetta, ma di sperai pari appreffo<br />

aüe eigne: ZT anco , fenolets sforzar più il falto à eßere maggiore, di botta<br />

di bachetta fiiüa /paßa , cor rifondendo fubi to con l altra nel fianco. Ne ui<br />

dico deliro, ne fmisira, per lafci tre in confideration uotlra il bifogno che piìt<br />

di questo hauerì il camallo . Et [opra tutto nell'ultimo falto deuete inacuire ,<br />

er ingdglia.rdire.ld uoce ,.


D E Is C A (V- A L E A R I Z Z O<br />

ilcâuaiïo fempre porti la teftd 4 fegno givjid^ cclmufcfctto • &"!d fronte in<br />

nunzi. ìAd non però dette tanto portare il mufo fiotto , che s'impetti, er uadi<br />

accapucciata > Ver che farebbe uitio , e der ve io ; rifarebbe fi beUauiûa come<br />

fa portandola, non troppo inftivrk-i netreppo in dentro ..ma deue portarla,<br />

fiotto kene&amente. Ferche. altra che fa pit* beHa uista, rende ancouttlità gran.<br />

de ai cdUdìiiero , er alcauaÜo ijlejfo facendo che que fio ueughi à uedere ageuolmente<br />

queiio che gli è atlanti appiedi, (yebe poßi urtare un' altro cauatio<br />

con maggior forza fenza difor dinar fi ^ il che quanto fia utile al cauaUier anco<br />

nelle guerre & dueiii^confiderate mó uoi. Et anco è utüißmo quando accadef<br />

fe menar le mani, cr urtare d'ùnprouifo . Molto è da lodare il Signor Cefiare<br />

Fiajco cni'.aUier neramente hortoratifiiimo , il quale hapcfto il fuddetto galop<br />

po in muficai per far conoficere chiaramente , gr hnert fecondc ch'io m'auifio<br />

, il gran tempo ) e la grati mifiura, che fie. gli richiede-, ló non Jolamente.<br />

bauerei poìto in mufica qtftftoxmd etiandio tutti gl'otritnaneggi( cave ha fat<br />

t'ejfo ) ma fdpendo che la più parte de' caualcatori, çr proftfforidi queû'ar- •<br />

te jono ignari di mufìca, così anco la maggior parte degihuomini ,non uolfl •<br />

per non confonderli : giudicando , che una buona pratica, e tempo, appreffo.<br />

col tempo , cr ejfercitio farà l'effetto^ : Non é di lode men degno il Signer.<br />

Gì dmbditista jerraro cauallanzzo dcceüenttfimo, ntUa fina opera her h or a.<br />

uenuta fuori, nella quale non dimoftra men fiapere , che nell'arte delcMalcA.<br />

te, er neWejfercitio üeßo fi faccia. Mafopra tutti il Signorlederico Grifo- \<br />

ne io reputo felice, che prima ficxiffe., e certo diurnamente > à texpinoftri del,<br />

l'ordine del caualcare , da che attempi nofiri neffuno fia flato ardito prima di<br />

lui aßalire cotale imprefa.-ancor che molti habbino operato i medefimi ordini,<br />

le iiìeffe uie,


& I B R.O.i SECONDO.* 75<br />

prim* ntlla moßru che d'eßi lifece^nel torneare con eßo Re fu fatto cauai<br />

lùro di flhZroü d orou'bd Nigno ginettopur di dette signora e delia fua raz<br />

Za non ns parlo,m meno del Baiouiiua, ne del Nobile, e d'infiniti altri Veccel<br />

lehiia ie quali era maraiugliofa,sì come nepoßono rendere buona teütmoniun<br />

Za ïre ecceüentißimi cauaìiieri che in corte di fuidetU signora fi aîieuorno ,<br />

er imparorno il cauaicare : er queiìifono il Commendador fra Projisro ricco<br />

du Milano, il Signor Giouatuntcnio CatamuAoSignor Giouauluigi<br />

di Ruggiero . Ma che diremo del Q rfotto della razza di Mantoa ? donato da<br />

FedericoMarchèfe. aübora diMantoa à Carlo Quinto Imperatoreî deli'eccel<br />

lentia del quale in ogni maneggio stupendo Carlo dißeche mai più era per ca~<br />

ua care cduallo migliore di queäo. Lafcio di dire d'altri infiniti caualli ecce/<br />

lenäßimi fatti da uenti anni in qua, e da uint 'altri in la per non uolermi diffon<br />

der tanto Vecceüentia de'quali uorrei fapsredi donde procedeua . Non erano<br />

già ancora fuori gl'ordini del cauaicare ? Et à ebeguifa, er modo ( ditemi<br />

di grana) questi tai caualli [ariano fati cosi ben creati, er così buoni, je non<br />

baueffino bauutomaefiri ecceüentißimi,or che non bauejfeno tenutogli ordini<br />

debiti delti aiuti in^mmaesirarli. Ma mi fi potrebbe dire, che i caualli aïïbo -<br />

ra erano di pià forze, e più jpiritofi, er però à que fio ueniuano più fac il.<br />

mente. A che ridando, che non fi poteano péro aggiuflare ,fe ben haueano<br />

pià forze, efèirito, à quel, chehauemo detto ,fenza mifura , aiuto, er ordine<br />

grandi : li che banano quelli antichi maefin in fomma eccellenza. Et an<br />

co eh* non dccafchi in proujrio altro argomento, che la coja da je e chiara.<br />

Sapendofi pur troppo bene chi fu meffsr Buangehjia Corte, Giouanangelo di<br />

CaTcan3,Giouamaria della Girala,Gicuambattiftada Verena,Giouan Ratti<br />

da Mantoa,Schips pur Ma niuano, Giachetto milaneje creato del dctto Giomnmaria<br />

, camido dalla Mendoiarapur creato di mio padre • er altri infiniti<br />

che troppo farebbe lungo il raccontare, non rejiaróper questo di dire, che<br />

ejfcni'io paggio della fuddetta Ecceìlendjùma Signora Duchejfa di Milano, er<br />

imparando di cauaicare, i miei mastri mi faceuano aüe mite cauaicare con<br />

unfolfprone; er aüe u oit e con un'altro, er nonfolo à me, ma à moli'altri gen<br />

ti':huomini giouani er paggi, non uolendo, che noi aiutafsimo il caualloJe non<br />

con queäo . E di queûo nepofiono far fedeli fuddetti tre eccellentijpmi carni<br />

larizziX:iefj~er Giouanan.:onio Catamufio y-rneffèr Giouanlwigi di Ruggiero ,<br />

er il C ora mendudo r fra Projpero, che furono creati in quella [cu oia. Et per<br />

che quefta uarkti d'aiuto di jpronif Se non perche quei ottim i maefin conofeendo,<br />

che in noi troppo giouanetti non era fermezza nel cauaicare, er<br />

conojcendo i iteri aiuti che al caual lo fi pojfono dare faceuano quefio . Il che<br />

baiïi fol per cenno. Paßiamo 4/ rejlo.<br />

Cap.,


"DEL CAVALDA RIZZO<br />

Cap . 20. Del modo d'aiutar il causilo di uoce.<br />

No N me parfo dirai fin qua in cjUMtimodifipoßi aiutare il cMdUoì<br />

che facilmente uenghi 4 corrifpondere à quanto il cauiìliere de fiderà da<br />

lui ; per non cofondere l'ordine-, che ci parfe di feguitare • er per auentura an<br />

cord uoi. Ho?"a ui dico che il cauaìloftpò aiutare in molti modi ; liqualinoi<br />

ridaremo in noue. Dì uoce, dibachetta, di briglia, di polpe digamme idiftafifa<br />

, di jberonì >• di perfona, di terreni, e d'acque. Ne credo cbefiwr dìquefti<br />

.çp nsfiano altri. Quanto .aH'stiuto di uocé^r.ànadeuetefapere che èósìft hai<br />

uariare , inalzare, cr.abbaffare. ,£ome fi Mariano ,in4ÌZ4fto •> er.abbuffano<br />

i maneggi ; e come uaria difantafiail cauaüo. hnperocbe àfarui intendere<br />

bene dal cauaüo fé fempre ufitfte unauoce. medefima, non uerreìte ali intent o<br />

uostro ; çr il cauaUoper quefio fi confonderebbe, così come ancora farebbe de<br />

gl'altri aiuti.. E' nsceffario dunque ,chealtra uoce ufdte al poledronel pri»<br />

àpio quando fi.doma > altra quandacomincia ad andar bene,, altra uel para\<br />

re, altra nel galoppo ordinario, altra, nel gagliardo^altrà nelle uolte er rai<br />

doppiate terra terraer altra in quelle alte, con calci, er fenza ; altra anca<br />

neìla carriera er nt ßlti ; er finalmente nett'infegnarii l'andar dipaffo, e di<br />

trotto come fi deue,fa di mèfiieri della fua noce particolare. Come ancora fi<br />

richiede quando uè calcitrafo, infingardo, eldifobediente. £t all'incontro<br />

quando ui uiene qbediente, deftro , er animofoLa uoce dunque che deuete<br />

itfare nel principia al puledro generalmentefi è quel trufew di Uhr a sir etti,<br />

che communsmentefì fuol fare in.quei principal la quale deuete inagrire,or<br />

inalzare ptà,er meno, erfar più fpeffo fccondoj ckefiùx? manco uedete che<br />

41 poledro n'ha di bifogno. B quefia deuete accompagnare con. g l'altri aiuti<br />

per più uolte Ju quel principio, accioche impari di conno[cerla pci da perfe<br />

fola, nel para re àcauallo, che intenda le pofate, er gl'atri ordini deuete ufo.<br />

re una uoce rimeffa, er piaceuole ; la qual però uenghi à fuleuarlo, er farà,<br />

quejia ap ap; laquai uoce medefimamcnce ui feruirà nel gahppo ordinar io infieme<br />

con l'andarli parlando fotto uoce alcuna uolta. Ferçhççori quefio gli da<br />

rete non fol animo,ma piacere; leuanioloforfè anco da alcuna mala fant afta-,<br />

er farete che il galoppo far àfiìt raccolto, uoknterofo, er gratiato. Vijbf-.<br />

fa uocepotrete anco äccomwodare nel trotto minuto jer curtó ; perche fari<br />

che il camilo tanto più uerrì 4farlo rikudto,fciolto, er leggiero. Nelle noi<br />

te feempie, e di paffo,ouer di trotto, cosi anco nelle raddoppiate di trotto, ex<br />

di galoppo prefio, e difuna3deuete ufare quella uoce che fanno le donne qua»,<br />

do chiamano ilor polli, laquale nonfipòjcriuere.-, ma fi fa attaccando, la Un-',<br />

gua ài palato , er tenendo i labri aperti, fi diftacca poi in un [libito con darli<br />

fiato crfuono Ja quale cosi deue te in gagliardire, acuire, er imprecare,<br />

conte


LIBRO SECONDO. ^ 77<br />

come affrettar uolete le «o/re er inguglUrdirle. Nel parar à fait icon calci<br />

dsuete ufar quefia op op op , er ZWo pzzi ingagliardirla, CT inalzarla, quan<br />

to piìi miete che il cauaUo fi leni alto, er gagliardo. L'iüefß noce ui patri<br />

feruire nelle capriole, ne'falti da fermo à fermo , er ne/ galoppo gagliardo ,<br />

coi /


DEL C A V A L L'A R I Z Z O<br />

ui affli, e imi ardire rifuegliandoïi. lì battere diruti:a buchst:d è Minio noi<br />

per far andar innanzi il cauaUo al trotto, ò al galoppo, ò alia carriera, er<br />

anco alk uolte fcempie, CT raddoppiate tanto alla terra quanto,in aere. gagliarde<br />

con calci, ejenza ,cosi anco aüi falci lo percotete full' una delie jf a'de<br />

ne' fianchi, delle bande della c roppa, otter nelle gambe er bracci. Qr?e/ró tal.<br />

battere giouarà molto ejfendo fatto à tempo ; e tanto più quanto i'ac com pugnar<br />

ste con g?altri aiuti , ZJ maßime con quello della noce. E lo potrete an :o<br />

«/ir prima neWandar di pajjò, nei quale deuete così aUe uolte con la buchetta<br />

battere il cauaüo nelle braccia ; accioche le rileui meglio. Deuete anco batterlo<br />

bora fuä'una, borafu l'altra fjpaUa, accioche fyaïïeggi meglio , er addi<br />

più rifentito ; er con la tetta più rileuato . Il medefimo farete nel trotto,<br />

CT anco nel galoppo ordinario. Ma nella carriera lo batterete à fu Heß* alle,<br />

ou er ne" fianchi forte, ma di raro, çr anco il fuinchio alcuna Uolta fi pò nfare<br />

. Ne/ parare udendolo alle pefate, fi deue aitare di bachstta fulFuna delle<br />

ß>aUe quai meglio ui uien commoda ; er quai più aggiuüa in quejio cs.fo il ca<br />

uaUo, er battendolo lo deuete battere in questa guifa di uolta in uolta, e di<br />

psfata in pzfata : effendoui però il bifogno . A me non piace genersìmerte che<br />

fi ba :ta fuUa fpalla de ft ra quando fi richiede alle pefate ; perche facilmente po<br />

trebb'ejfere ché'l cauaUo torcejfe il mùfo er il collo fuUa finidra. Fero lo bat<br />

terete fu quella che più far à al proposto. Se lo uolete leiure à i falti nel para<br />

re, potete fubito che gVhauetedata la buchetta falla jfaüa , fecondar l'altra<br />

fui fianco. E ne gP altri falti, & galoppo gagliardo potete fare il medefimo<br />

bifognando ; er il medefimo ui giouarà anco nel raddoppiar alto . Ma auerti<br />

te, che le par coffe fia no corr ijpondenti, prefle, à tempo, çr che Funi non<br />

affretti l'altra quando il bifogno lo richiede À quefto . Et nel fins de i falti, e<br />

di raddoppiar gagliardo,fiano le botte pia gagliarde, più uiue, er aiutate<br />

da quelli uoce, che à fi fatto modo ji conuisne : che non farà in quefto cafo dif<br />

diceuole ; ancor che fofje fatta in prefenza di qual fi uoglia Principe ,er fdualliere.<br />

Ma quando il cauaUo uiuitn leggiero dinanzi al parare, er a' falti<br />

allhora fenz altro battere fuUe (palle, e ne'fianchi, lo potete richiedere à i cai<br />

ci iafeiandoui calar la punta dsUa buchetta dietro alle spalle fitta croppa del<br />

cauaUo. Col mezzo d effa lo aiutaretefui collo quando uo rrète che non partendoli<br />

da luogo,nonftia fermojqrf he con buonagratiaßia. bora rileuando<br />

piede, er bora un'altro ; çr anco quando uorrete che&iafermo. Neat mura<br />

uig iute che tal aiuto facci dui effetti co ntrarij, perche neW uno, non ß procede<br />

come nell'altro, conciofia che nel primo mi l'andate percotendo col niez-<br />

%o della buchetta trauerfuta fui collo ; er nel fecondo nói cela tetterete ferma<br />

cosi ttauerfata. Gioua fimilmente quefto in carezzar il cauallo er aßicurarlo<br />

della buchetta : della quale in quel modo intend'io col mezzo > quando la tra--<br />

Uirfate al coìlodd cattóRadijorte^ eh ed'effa, e del collo ne fate croce ; er


LIBRO SECONDO. 78<br />

cos! frdttdoj alzate il pugno un poca, er abhaflkndolo col mezzo d'eßa io per<br />

cotete À trditerfo dell'inarcdtura del collo, tante uolte quante uipaiono neceffxrie.<br />

Benche à non uoler che Stia ferino in quattro, fìpuò anco calare la buchetta<br />

, CT percoterlo pian pianò fülle braccia. Con quella parte poi, che tre<br />

diti ui deue auanzar fatto il pugno lo potete aitare nel fianco, quando fyingef<br />

fe la croppa fuQa man dritta ; er anco uigiouerà in fegno di carezze, ingratarli<br />

il guidar e fco coneffa, er parte del cordon del collo : la mostra della bachetti<br />

gioita, e da gratia al caualliero nel girar il cduali0. Perche girandolo<br />

aUißniära nei repeloni deue meter la f unta della bachetta, apprejjò ali occhio<br />

dritto poco più d'un palmo ; ouer abbaffarla alquanto uerfo la /balla drit<br />

ta ; non difcoibando però il pugno molto dal fuo luogo . Et uokndo il cauaUo<br />

ne i repsloni alla deflra deuste lafciarla calare fuUafyalla finiilra dd cauaUà<br />

non difcoflando,ne anco troppo l'un pugna daW altro. Che in nero pare che fi<br />

difdicinmolto , er babbi troppo dell'affettato quel tanto alzar di manojdi bachetta<br />

; er difcoitar tanto l'un pugno dall'altro quanto fifa hoggidì da molti<br />

aff.tiat ßiuti.<br />

Cap . 22 . Dell'aiuto di man di briglia *<br />

T"\ î man di briglia fi pò aiutare il cauallo quando andaffe ne gl'ordini più<br />

'*~^ftto col mufo di quello, che fi richiede ; ouero che andaffe più appoggia<br />

to , er graue che non deue ; dandoli per queflo con la mano della briglia delle<br />

sbrigliate, più cr meno forte come più er meno fi uedehauerne diJ>ifogno.<br />

Il fintile fipò fare, quando lo batterete parato, cr nel finire de i maneggi fe fi<br />

uede che abbaßi la te-ìa più del deuere, Vero è che quando ciò faceffe più full'una<br />

che full'altra mano, aUhora con li due diti di fotto della man dell a bachetta<br />

ciò è l'annullare, e l'auricolare, pigliando la retine contraria, li potrete<br />

dare una sbrigliata er due, cr tante, e tanto forte quanto uedrete, che<br />

baflino à caligarlo. Efeaila finistra ui accadere far que&o per piegar fi er<br />

abb iffar la teûa fula destra, mettendo i diti fuddetti tratte due retine al folito,<br />

potrete piegando il pugno dalla finijtra jferuirui di questo, lo potute aitare<br />

ancora di mandi briglia, er con li dui diti medefmi alle mezze uolte ne<br />

irepdoni ,craüe raddoppiate, er anco ili fatti, dandoli alcune sbrigliate<br />

più cr meno forti fecondo che farà il bifogno. Gioua parimente queflo caftigo<br />

nel dir indietro il cauallo ,cr in tenerlo forto rifentito, er leggiero aV.a ma.<br />

no; Ne giouarà forfè meno ài falcidi qua!forte fi fiano atte raddoppiate<br />

quanto per for gerla fnodareteii pugno, piegandolo in modo uerfoV inarcatud:l<br />

collo del cauallo che il dito pclìcare, euer dito graffo uenghi à risguardar<br />

la, er lo dito piccolo uenghi per questo à difcoPtarfi da quella, er à riguarda<br />

re uerfo uoi, cr uerfo L orcioli dinanzi > dal quale non deiteffere dijcosìo mai


DEL CAVALLARI ZZO<br />

pià che due diti ; fé non però in alcuni caßt er aiuti ; ne' quali fi po tener più<br />

alto djfai, er più difeosto ,caccUto innanzii mezzo collo, quafi del cauoMo-.<br />

Et inqtiìiio modo fno dando it pugno, di uoluin uoltd-fi di [alto lo deuete aiti<br />

•re pià y e minto forte fecondo il bifogno. Ma tale aiuto dea'ejferfatto molto<br />

i<br />

Arfritojì, er coraggioß, nelle uolte feempie, er raddoppiate. In farli anco<br />

piegare più dall'una,eòe dall'altra banda: fermando la polpa della gamba drit<br />

ta al uentre del cauaUefe uolete che fi pieghi cr ritiri alla fìniftra ; er la polpa<br />

finißra fe uolete il cauaüo alla deftra . Bencbetale aiuto er cafiigo io non<br />

Fho per importante ; come anco quello delle ftaffe. Alle quali perà quando fi<br />

facejfe quello ; che ho fatto io alcune uolte ,


LIBRO SECONDO» 7»<br />

lì qudi fenteno molto in fciogliere er alleggerire er far uenir più facilmente<br />

ile Millo da quella banda doue ua più duro,er in farlo anco andare nelle ruo<br />

te più giujlo à far li piegar e le braccia, incaualcare ,ç?à dar U gambetta.<br />

Il terreno à barca, er fatto à modo di cov.chetta , che nel mezzo nonpa kr •<br />

go più di tre palmi ò quattro, gioua molto al raddoppiare : er afar che nelle<br />

mite il cauallo pieghi le braccia , er che Vincaualchi come fi deue. La jf-aile<br />

ra del muro., ouer fratta gioua in aggiußare il cauallo, ç? farlo andare per<br />

lo dritto . Gioua ancora grandemente quando il cauallo mils uolte de i repeloni<br />

fregn e la croppa infiora. Terche feuoilo maneggiar ete apprefs appref<br />

jo al muro } ouer fiepe, er lo pigliarete alla mezzd tiolta del repel one y che noi<br />

ti con la croppa uer quello ò quella, per non darcela dentro uoltark come fi<br />

deue . C'è anco ilfößo, il qual quanto più alto farà, er piano ci fotta, porge<br />

rà più aiuto al cauallo in farlo andar giufio per il dritto, & nel parare. Ser<br />

uirà anco nel raddoppiare ejfendo largo come fi dette. E finalmente ce la car<br />

riera , la qual uuol ejfere di terren piano fenza faßi, er intoppo ; non molle ne<br />

troppo dura ; la quak hauenio i pendini da i capifarà anco migliore.<br />

Cap. i6. Dell'aiuto diperfoua.<br />

DI questo aiuto io non ue ne dirò altro per h or a hauenio à parlarne sparft<br />

mente ne i calighi de i cauaUi mal creati, er netti aiuti di quelli che fono<br />

buoni, eccetto eh'io ui fo intendere y che gioua affai, cr/d che il caualliere<br />

fia tcimato da' riguardanti gran maestro di caualcare : quando però fi faccia<br />

con i debiti modi, er à tempi conuenienti. Ter che il ueder andar alquanto pie<br />

gato innanzi f d cauallo nel trotto, ouer galoppo comuune il caiukatore,<br />

che altro fipò giudicare da quelli, che fe ne intendano,je non che lo facci per<br />

meglio aitarlo ad andar fermo di testa, er non leuarfi più del d e uer e dinanzi<br />

e sbilanciarfi, per fentirfi quel c arigo er contrapefo cosi innanzi > nel galop<br />

pare , er poi per hauerlo ancora meglio fülle anche nel parare f Nei quale<br />

dando poi con la per fona in dietro, uiene à fare che'l cauallo pari fülle anche<br />

come fi deue. Ef quando mi parare cade un poco da banda, medejvnamente fi<br />

giudica, che da quella banda uuole che il cauallo pieghi er resti ancora . Me<br />

deflmamente non fi pò dir altro quando ehe ua piegato da una banda nel paffeggiar<br />

il cauallo , e dall'altra ua ben fermo falla ftaffa, fe non che lofaper<br />

far piegar il collo} e la testa del cauallo dall'isìejfo lato. Così anco quando<br />

nel girarlo firetto alle uolte feempie, er anco alle raddoppiate piega la per<br />

fona più da un lato che dal? altroché fi pò giudicare fe non che lo facci fe non<br />

per meglio aitarlo à quella mano ?<br />

Cap.


DEL CAVAL LARIZZO<br />

Cap. * 7. Dell'aiuto, & caftigo degli (proni, & come, & quando<br />

fi deueno dare al cauallo.<br />

T O fono di pdrere, che non fi debbiano dirgli sproni à cauallo alcuno fin che<br />

-*• non fu ben fermo di tefta. Perche fe uoi gli li dette prima tanto più lo di>tor<br />

nareJìe;Qr [aria forza che più tempo andaffi 4 ridurlo afta fermezza della te<br />

ûa .Ut è cofa chiara, che'l poledro non ben fermo .fentendofì i fyroni alfidn*<br />

cefempre fi rifentirà molto pià,e fidiforditterà più di tetta, e d'altro, che non<br />

farà un cauallo y che fia fermo di tefla che alle file lettioni s'accomodi bene.<br />

Hon dico perà, che s'affretti fin atti cinque, e atti fei anni che fappi cjuefio;<br />

ma come lo uedrete ridutto à tal fermezza,cr ficurtà che farà credo in quattro<br />

meß, deuete darli i sproni, e mon per lasittà prima , perche ne potrebbe<br />

auenire alcun difordine, ma in una maefa ben falcata, ò in un luogojabiofo ,<br />

fatto che h aura le jue let t ioni ordinarie. Ef in tal modo gli li deuete dare ; che<br />

prima gli li facciate fentir pian piano daWuna e daW altra banda de'fianchijCT<br />

duuio che per questo farà con più preftezza alle ruote di paffo ouer di trotta,<br />

uoi ce farete fubito di pùngerlo ; er accarezzerete con la mano fui collo ,0"<br />

con alcune parole che habbino del piaceuole : er in questa gui fa mollandolo<br />

alcuna uolta hora da una banda, hora daV altra ben rifcaldato che farà per<br />

le lettioni hauute ,feguirete un pezzo . Et fiate pur ficuro, che non ui potrà<br />

effere calcitrojo, ne ribello , come forfè farebbe fegli li defte ejfendo frefeo .<br />

L'aiuto de Jproni, e ecceüentißimo ; ma bifogna faperli dare à tempo, er fecondo,<br />

che'i bifogno del cauallo ricerca. Vedendo fi adunque, che il cauallo fia<br />

affai corraggiojo, e di buona forzategli deueno dare come s'è detto. S'egli<br />

è molto fauio, e patiente, ancora, che fegli potefjèno dare nel modo medefimo<br />

che s'è detto, non dimeno non importar à, rifcaldato perà alquanto, che fia<br />

prima, darceli in altro modo, pur che prima comminciate col poco, er con<br />

l'uno, er poi con l'altro, crfeguitando di poi con dui, er con le folite carez<br />

Ze fem pre appreßb. AU fe il cauallo farà infingardo, poltrone, e duro , uoi<br />

ce li daretefenga tante cer emonie ; er lo affiancante di (per on parine'fianchi<br />

apprejfo alle eigne, aiutandolo anco di bach et ta , e di briglia, tutto à un<br />

tempo infìeme : dando uiuacità que&i aiuti con la noce fopra tutto uiua, er<br />

u Igor opt,er da efjere temuta. Deuete perà auertire di non batterlo ne di sgri<br />

darlo fuor di mijura ; perche potrete accorarlo, er inuilire di forte, che do<br />

ue defideraite fare un effetto, ne fareste un'altro contrario, facendolo ramin<br />

go ouer restio. E /eper cafoil cauallo ha la pelle molto dura er aspettale<br />

speronate aß ai, fenza punto rifentirfe ne : uoi alfhora per una, à due fiate<br />

ce ne darete tanto , er fifoni che gli forate la pelle z? infanguinate molto b:<br />

ne, er di poi fubito, che farete à cafa ce la farete lauare d'aceto forte nel qua<br />

le


LIBRO SECONDO. 80<br />

le bxbbibolito fuie CT pepe pifto, er dMco «efro, cr ortica, er Ufeguente m4<br />

tini lo ricaiulcìrete richiedendolo pur al sprone : al quale, credo risponderà<br />

più prefto , e meglio. Aßicurato che fia il cauaìlo al sprone per far che me<br />

giio htendi ogni fio aiuto , de net e perderci tempo una, cr pi« mattine À far<br />

celo intendere in quePco modo. Gl'accoflarete il calcagno dritto alfianco, fe<br />

pili però del dritto uedete, che babbi di bifogno, che del manco, e dandoli una<br />

spronata pi ano, non difcoßarete il calcagno da quel luogo ; tenendo il e audio<br />

fermo che non trafeorra innanzi, fin tanto, che non piega il corpo, e che non<br />

fi ritiri da banda un poco . Nix perch e forfè in quejìo fi potrebbe mettere in al<br />

cun difordine periion intendere la uolontà uo&ra, uoi deuete neWiàtffo tan -<br />

po., che li tenete il sprone alfianco torcer la mano della briglia alquanto, uer<br />

fo doue uolete, che pieghi, e che fi ritiri, perche cosi bili facilmente fi rit i<br />

rerà er piegherà. Potete anco tifare nd principio la polpa della gamba à far<br />

questo ; er farà bene, che fenza sprone prima gf infegr.xte quelle , accostandoli<br />

il calcagno al fianco ; er dandoli delle calcagnate di uolta in uolca non le<br />

uarete il calcagno del fianco fin che non pieghi, çrfi ritiri da banda . Così fa<br />

rete dal?altro lato . Et in quejìo modo feguirete di far e ,fin che connofciate<br />

chiaro , eh s il cauallo intenda cotai aiuti di polpe, di calcagni, e di sproni;<br />

ufan io li anco in quefio le foli te carezze, fecondo il merito . Gl'effetti che fa<br />

il, sp rone nel cauallo fono quafx infiniti, e furia di fotierchio à raccontarne al<br />

cuna J.x che fi usdeno mxnifefti : non dimeno i principali fono il rijuegliar infinitamente<br />

j chefunrio il cauaUo il farlo ueloce; er uogliofo in ogni fua attiotn,<br />

lo f «ano fatuo, er giusto, er lo leuano aß ai alto.<br />

Cap. 28. De' Morti in generale.<br />

TRA /e molte cofe difficili, gy principali, che fi ritrouano mU arte del cu<br />

itile a re,di tutte è difficilifii.na, C7 ecceüentißima quella del fenar il canaio<br />

. Perciochein quejìi fi conofce, cr confijle Ï utile, cr li danno, ilfape<br />

re er l'ignoranza del trijìo , er del buono cauaüarizzo. 1/ quale fa di meftieri<br />

molto ben fappia la natura, la bocci, la tefia, il coüo, la fchena, er le<br />

gaiTtbe del cauallo. Oltra la forza , er uirtù de Llorfi ,fe mole ben imbrigliarlo<br />

; er come fi deue . Ma perche i morfi, ouer freni fono quafi fenza numero<br />

, er noi hauendone à parlar hora , fecondo che richie de l'ordine, non<br />

uorrei farne un uolwne particolare, & grande, er confondere i lettori,an<br />

darò rijlringendoli ad un numero più breue, er fcelto, che farà poßibile, er<br />

nec effa no;acciochemeglio ci afe un poßi mudarli alla memoria,^adoperarli'.<br />

CT anco accioche molti ignoranti non folo nel fapere imbrigliare, ma darà<br />

cimilo ancor#, i quali come nafuciuogliono anch'eßigiudicare, fianoconofeiuti


DEL CAVALLA RIZZO<br />

fcìuti per queUi che fono .Hor prima dico , che gt inuentori dè1 freni furono<br />

i Laviti Peletronij popolo TejâgJ/d, w cerne « , cfce uuol Vergi [io<br />

Nondimeno e da credere, che nef afferò ìnuentori così alla gl'offa, fenza hit•<br />

Kerne tante confiderationi, come h oggidì k duerno all'età , d gli ammirile bocche<br />

, alle fchene , cr «île gambe, er piedi de * cauaUi . 'Et benche tuttauia fi<br />

ueda, er per gli fcrittori antichi degni di fede , erper le pitture ittuftre, er<br />

ßdfwe pttr anch'effe antichißime, i edwaß;frenati din erfam ente, pur non fi pò<br />

per questo comprendere ne congietturare, che frenafjèro con quella ragione<br />

fieramente ingiufia, che hoggidì fi frena : er che da tempo in tempo è andata<br />

fempreßnhora megliorando . Della qual ragione certamente l'Italia nolìra,<br />

fenza dubbio alcuno ottiene il principato ;er non fob dell' imbrigliare ica-<br />

UciUi con tutte quelle ragioni, efee fi richiedono, O" c6e t.i p-trfe di ROZ<br />

«o accennati ; nu del fare i morfl ancora col più bel garbo, er mi fur a, che ft<br />

poßi defiderare ; i quali per uenire 4 quello, che noi uogliamo dire, fono in<br />

due differenze, in freni chiufi, CT aperti. Briglie chiufe er ferrate ,fi doma<br />

dano quelle , lequalis'aggroppano nel mezo dell'imboccatura j ouero hanno<br />

detta imboccatura tutta d'un pezzo, come hanno q uelli, che s'addimanda •<br />

m canali, dalla canna pur co si detti, perche fono tondi ugnalmente Rimboccatura<br />

, er uacui di dentro. Et briglie aperte fono poi quelle > che fan •<br />

no montate nel mezo fenza aggroppar fi ; fianopoi fuenate, chiaponi interinò<br />

ß'ezzati, duchefchi, pie di gatti, ó altri. De i freni ferrati, il primo , er<br />

dolcißimo di tutti é il femplice canone. Il quale fi pu ò uariare inmolte guife ,<br />

come farebbe à dire, in canon commune ; fuenato, a chiapone,d pie di gatto,<br />

con profili, er fenza, er in tutto d'un pezzo, ilqualehora s'adimanda canaio<br />

, come h.xuemo detto . Gli effetti del canon femplice fono molti ; ferma la te<br />

ûa , aggiusta la bocca, dà appoggio al cauallo, er al cauallierofìcurtà di po<br />

teda cafiigare di man di briglia, più che con altro morfo. E di qui uiene,che<br />

a' poledri è il primo à porfi, er fimilmente fi mette con ragione ì caualli di<br />

gentil bocca , difdegnoji, er che boccheggiano,er che fono di picciol teâa,&<br />

à quelli, che hanno la bocca rotta çrguitta per diffetto d'altre briglie,er di<br />

chi c anale a . V ero è , che quando il cauallo haueffe, ouer faceffe fott'effo la<br />

lingua graffa , er negra , er nondimeno le gengiue er barre fafferò tener e,e<br />

f altre parti della bocca buone, allhora farete s forzato farlo aperto ; ciò è<br />

fuenato à chiapone, ouer ad altro modo pur aperto, accioche la lingua grofft<br />

babbi la libertà honeita. Il fecondo morfo è la fcaccia ; laquai tiene ilfecóndo<br />

luogo in dolcezza, CT fa quafì i medefimi effetti, che fa il canone. Ben è ue<br />

ro ch'ella è un poco più gagliarda ; er tanto più ingagliardifce quanto più ingagliardite<br />

uoi le fue maniere,er i chiaponi, er l'altre parti in effa. Il terzo<br />

è il campanello, ilquale è anco più gagliardo della fcaccia ; er fi riduce in fer<br />

rato di più modi > do è dritto alla tiuerfa, lifeioer int agliataintegro<br />

er ßezato


LIBRO SECONDO. 8t<br />

Cr Jpezzdto. Così anco in xperto di più forti. Quefto -difxrma i kbri id cduatto-tCr<br />

s'egli e aUtt riucrfiL,fid intero ouer spezzato, tagliato ó non intagliti<br />

to, empie il palato di /otto del cauaUo, 0* fa più, çr meno F effetto fuo, jc»<br />

condo che più y çr meno farà , forte ,er ardito, ©" dona anco alcuna libertà<br />

alla lingua, ancor che non fia aperto ; y t4»io più farà quefti effetti quanto<br />

più farà rileuaio. M 4 notate, cfee 1 campanelli che fono troppo taglienti, tnf<br />

tV couerchio}e'l campanello, fogliano per lo piti disdegnare la bocca del cattailo<br />

offendendo molto le barre con quel taglio agguzzo. Et così i campanelli ,<br />

pur che fiano dritti, e femplici, come i canoni, c/e fcaccie ( anceßi, er<br />

effe) pur femplici hanno forza di rileuar di tefta il cauaìlo ,fe non faranno pc<br />

rò accompagnati da guardie gagliarde. Il quarto luogo tengano le filze dt'pa<br />

terno&ri, h quali fiano intagliate, 6 lifcie, aperte, ò cfcia/e, d^nno nondimanco<br />

piacer grande al cauaUo. Queftefilzeà cauxUo c babbi la bocca infipidaj<br />

er che fia traf curato, giouano m olto, perche fanno che fila attento al<br />

freno, erfopra dife rifuegliato . Perche nonJentendoficoft ferma in bocca,<br />

ua manicando , er toccando con la lingua fempre quelle tantebaîlottine, che<br />

gli giuocano in bocca :çr però sta nfentito pigliandcfene piacer grande. E<br />

queste filze fanno i fopradetti effetti, er con maggior uirtà ancora delle briglie<br />

fopranominata : effendo però tra effe nel mezzo dalle bande un paternostro<br />

6 ballotta ] eh izza ta più rileuata, er più graffa di tutte l'altre. Il quinto<br />

luogo è del mellone lifeio , ouer delle ballotte lifcie, dalle quali ouer da qua<br />

le fi cauano le oliue, le palle fchizzate, er le rotelle. Et qvx&c fono ancora,<br />

di maggior forza de gl'altri fuddetti, er tanto più fe faranno intagliati, er<br />

aperti, ferueno à dt far mare i labri, à tormentar le barre quando fian o dure<br />

große, e larghe ; er empieno anco il palato d ifetto ; quando però bat tino in<br />

dentro, er h abbino i falli dalle bande di fuor a. Ci fono anco le rotelle, che mol<br />

to più fanno le fueforze: le quali fe faranno lifcie con i falli di fuor a, nonfarannocosì<br />

gagliarde come l'intagliate^ er quelle, che hanno i quadretti-, che<br />

non fo perche fe le dicano ferrarefi, üroppe, er agruppidi, conciofia, che<br />

Ferrara non é ftat'effa inuentric e di tai freni: nefol'effagVufa, ma stufano<br />

gran tempo fa per ogni luogo . I peri, er i peretti ,fiafchi, er fiafe betti, co<br />

sì anco le âroppe femplici, e doppie, da una, e da due prefe, à me non paiono<br />

d'importanza, parendomi, chefenz'effe fi poßi fare. Però li lafcio : er à<br />

chi piacene l'ufino à modo loro. Que/ìo é quanto io breuemente ho raccolto,<br />

er tioluto dire in generale de i morjì, riducendoli à quefto numero. Veniamo<br />

bora al particolare, er u e di amo con che ragione s'h abbino ad imbrigliare<br />

-1 cauaüi, er quali fiano te /or parti.<br />

X Cap.


DELCAVALLARIZZD<br />

Cap. 2» .Delle guardie de' morii.<br />

VJ $ S S V NO, che häbbU isperienzd delTérie, che 4 buon cdUdUd"izz&<br />

P- s'appartiene mi negherà ( creda ) t&e ìa guar did del niorfo, non fi di •<br />

mudi così dal guardare, er ritirare , che fa. iicauaüo dall'andarfene, e di<br />

altri dijfetti. E/che quello, che fa il timone inum nane, v la coda nell'uceUo<br />

t)on facci la guardia principalmente aüu bocca del cauaUo, pcjìa à fegno perà<br />

CT gouernata da maejlreuoli mani ; si come anco il timone retto da buon nocchiero<br />

. ile mi fi negherà , che quanto farà più lungha , e darà più indietro,<br />

cioè più uerfo il cauaHo . che non fu men fòrte, çrmen gagliarda ; cr ché<br />

non faccia che il camilo porga più il mufo infuora ; ufandofele però i bar- 1<br />

bazzali debiti, er conuenienti poûi al luogo fuo. Fer che fo ben io, che fe le<br />

mettefie i barbazzaletti fotto il labro, che farebbe altro effetto ; cosi anco fe<br />

le pone&e barbazzal afpro. Et aüo'ncontro quanto più la guardia farà lunga-,<br />

e darà innanziydoé fi dijcoûerà dal collo del cauallo,nel fuo fine, tanto più<br />

farà gagliarda ; çrfarà chè'i cauaUo ander à fotta. 1/ cheftando ,ccme fen -<br />

za dubbio fia, non accade ch'io altra prona ue nefitccia ; perche quello, ché;<br />

fi uede manifeStoy non è necefarià di prouar con argomenti dimäßratitiii Lit<br />

guardia dunque della briglia fi diuide in due forti, in dritta, er inuoltata, la<br />

dritta di mono fi diuids in dritta del tutto, er indritta in parte. Drittadel<br />

tutto è quella, che s'ufa à quei canoni, che particolarmente fi addima ndarto<br />

freni ; er è quando dal prim; occhio fcende fenza uolta alcuna fin al fuo fine , di<br />

modo che uien à non hauer barbetta : ne fegno alcuno i'eÇfx. La guardia dritta<br />

in par te è quando dal print occhio commincia à uoltarfi : nella qual uolta<br />

anco fe sngagliardifcano er indebolifcaao le guardie,& difcende pei fin al fuo<br />

fine fenz'altra uolta, ne pezzatura alcuna. E quesra forte di giutrdia e quel -<br />

la, che communemente s'ufa à canoni per poledri : perche è dolce ; mm- battendo<br />

però innanzi, er fa bombimi effetti in canaÙi di bona natura, di gentil<br />

Irrito , bocca. La guardia torta è qnelìa , che prende la fua uolta'dxl<br />

prim'occhio, er fcendendo al fuo fine, ne fa un altra, che batte indentro, er.<br />

chiamaji la uolta iel fioretto: la qual guardia generalmente s'ufa à cauaûi fat<br />

ti ; er è ajfn di più beila uifta, che non fono le altre due fuddette. Vero é che<br />

così queàa, come la non dritta del tutto, fi pò fpezzare nel mezzo: nu qu'àn*<br />

io così fi Ipezzh la dimanda remo guardia spezzata, falfa,CT falita; laqüdle.à<br />

me non molto piace ; perche fa brutto uedere : crii medejìmi.effetti, ché*<br />

fa lei, fanno anco le altre bene intcje ; e con più grada a fai. perche feuorre'<br />

te rileuare il cauaìlo cr fermarlo di tefìa, ufarcte la guardia dritta del freno,<br />

ouer del canone femplice ,fe uorretc che uadifotio u farete la uoltata,cr quan<br />

to piï farà gagliarda, tanto pi à far à l'effetto. E notate che in due modi fi pò<br />

ingagliardire


L I B R O S E C O N D O . - 8 1<br />

ìngdglurdire lä gmriiä : l'uno e apprcffc al primo occhiò ; er V nitro nel fine<br />

ctefld. gudràu. Appreffo d prim occhio s ingagliardifce, quando fi piglia U<br />

Uoltd un poco in s:ì, cr più uerfo il collo del catuÜo, che all'altre non fifa: e<br />

dipoi fi ritira 4fogno .che non trapajfi innanzi niente della balbetta, euer im<br />

Soccadura, nel qual luogo anco propriamente s'indiholifce dandola indietro.<br />

S'ingagliardifce accora ndfine, quando fate, che'lfine rrapaßi il fegn o della<br />

barbetta onero imboccadura, battendo innanzi: O" quanto pià batterà innati<br />

Zi •> tanto piiì fard gagliarda. La guardia del viorfo spagnuolo. ancor che fu<br />

dritta quafi fempre, non dimeno s'ingagliardifc: anccr hi ed più, cr col meno<br />

dar innanzi, cr con il pigliare la uclta dalCimboccadura.<br />

Cap .30 . Dell'occhio delmorfo .<br />

NJ on/? troni morfo alcuno da pache briglie ? pignole in fuor a, che fia feti<br />

^ z'occhio . Perche olir a À gl'akri tuoi effetti ' à queV.o s'attacca la teâie<br />

ra, er il barbazzale lonimummente. E dieeji occhio dal modo, che tiene d'oc<br />

chio aperto ; Ma la fua fem igikaz* è propriamente con quella dell'occhio,<br />

che ha nella coda ilpauom . E fono dui occii nella guardia del morfo. Quello<br />

doue fi allacciano lefalfe retine, cr che in fe ritiene l'appoggio dell'imbocca*<br />

dura , e diraandafi occhio primo. Et queìto del quale io ui parlo hard, che fi<br />

pò chiamare occhio fecondo, quanto all'ordine dello afeendere. QjieBo fe farà<br />

alto, rileuerà ,fe baffo , farà il contrario. Et perà fi deu e ben auertire<br />

quando il cauaUo ha di bifogno , ò dell'alto ò del baffo ; perpofìlrlo aiutare.<br />

~E fi deu? auertire ancora , che ogni uolta, che fifa il morfo con l'occhio più<br />

alto del de uer fuo, che non farà però mai di troppo, chef^ebbe bruito uedere<br />

C anco effetti bruttißimi ,far che fu ben incauato doue s'appoggiano i rampini<br />

del barbazzale, accioche poffì effo barbazzale battere al fuo fegno , cr<br />

fargli effetti, che fegli conuengano, cr quando ui accadeffs di uolerlo alzdre,<br />

per non heuerlo à (Iringerepiù del dsuer e, potete far mettere nel luogo,<br />

dèue appoggiano i rampini, un piccai fodo, cr più c? meno piccolo , fecondo<br />

il bifogno : e udendolo abbaffare di poi potete leuar uia detti falli. V attaccar<br />

i rampini del barbazzale quando gl'occhi fono alti affai, in buiii pofticci, co<br />

mes'uft da moki, à me non piace in conto alcuno, perche non pò efere , che<br />

non pizzichi da qualche banda ; oltra chi fanno brutto uedere; cr non giuocano,<br />

come ß deue. E ben uero , cìxs quando iett'occhio piegaße in fuor a affli<br />

,fì potnbbeno comportare, Et pero auertite, che l'occhio alto affai fempre<br />

pieghi in fuor a nn poco della tcfla del cauaUo •,& che batti fampre uer uoi<br />

alquanto, che in queflo modo tronarete fempre riufeirui bene ; ancor chefuf<br />

fe baffo : perche non parerà mai che il morfo trabocchi in bocca del cavallo .<br />

L e barbette dnc'effe fogliano pizz l 'cdïe la pelle del m;ijo3 z? labbro del caual-<br />

% % /0


DEL" CAVALLAR I1ZZO<br />

» quando non fono riuolte infuori. Si truouj.no alcune briglie Tarchefche ,<br />

C7 car manne, er altre ancora fenz'occhio primo, m ó più diretta , ò più alta del deucre, ò più baffa, òpià aper<br />

ta, ò più ferrata, ó più , ò manco piena, che la bocca non campar ta ; mai il.<br />

cauaüo ander à bene, ne con quella giu&ezz* > che ficonu iene. Però fi deus<br />

auertir molto in farla à mifura, alla bocca del cauallo, er mafjime dichelar<br />

ghezza,€r irauerfo fia, er mifurarla, er così larghafare limboccadura del<br />

morfo, quanto è larga eßa bocca. La larghezza però d'ogni imboccadura<br />

èommunemente deu efere quanto è il pugno d'un buoni, ftringendola con la<br />

palma della mano, E deue più tosto peccare in jfere dolce, che ajvra .Cosi anco<br />

le guardie del morfo uorrei fempre, chefojisno più tosto dolci, che forte<br />

CT aspre : er più tofvo un poco lunghette, che cur te. Et i barbazzali deueno<br />

eßere auc'eßi di forte, che non rampino il barboccio al cauaüo. Ma di quefta<br />

altroue ne parleremo.<br />

Cap. 3 î. Del caualîo, che beue il Morib.<br />

ANCOR che molti habbino dato prcetti dell'imbrigliare, e che fopra quefifiano<br />

disìefi molto^e bene : non dimeno a me non èparfo per queito di<br />

rejiare di dire il parer mio, infime conti loro anco in queüo. lì quale fetro<br />

aarete meglio ò peggio, potrete ageuolmente feruiruene, cr anco lajciarlo<br />

fiare: e feguire quello, che più ui pare. Ma prima ch'io entri à quefto, d'una<br />

cofa mi feufo coni benigni lettori,che imorfinon libo poftiin ritratto per<br />

non hauer hauto ne commodità ne tempo, da che spronato da alcuni amici fin -<br />

golarifon fiato sforzato à dar bora contra la uoglia mia in sìampa il libro co<br />

me uedete. Ma che? Certo fumo troppo obligati à i ueri amici. E mafjime 4<br />

quelli de' quali habbiamo fatto più d'una proua. Ma credo però iìtamparli<br />

nondimeno in sì fatto modo, con il dtfcriuerh, che molto meglio ciafcuno fe<br />

ne potrà feruire, che fefoffeno indifegno proprio fenz altro dire. Hor ue<br />

Rendo


L I B - R O S E C O N D O S?<br />

muda uWintento nojlro . 1/ cauaüo molte uolte, fiafi di che qudliù fi uoglia ,<br />

ingorgi, ingiotifce, e fi bute il morfo ; à che, quinttvique ji ritnedìj, quando<br />

egli ha il sfeßo di bocca alto aßdi^con i morfi da due, e da tre prefe, craüe uol<br />

te anco con il nutter e le jlanghette intiere dall'un ochhio ali'altro del freno,<br />

la Jotto doue appoggia il barbazzale > CT in un bifogno in metterci una cordel<br />

lx ben tirati , nondimeno tutto questo farà meglio, C7 pz.'< aggratiatamente-,<br />

CT con affai manco fajìidio del caua'do, fe conjìderato la bocca, C condition<br />

fua , gli metterete un morjo , che da bajìo ne1 fioretti delle guardie babbi una<br />

ßanghetta intera in modo , che fia una co fa medefima con le gua rdie, fenza riuolgùmnto<br />

di bolzoni: ti, che la tengano, ma che ejfa fia fermata, er inejlata<br />

nel luogo d'cf.i, in modo tale, che dune fri le guardie del morfo , er effit<br />

epere quafi d'un pezzo. Vimboccadura uorrei, che foße aperta , à modo di<br />

pie digatco, ó fuenatura, che diìl'uno, e dall'altro canto baueße i buchi per<br />

dentro , i quali paßajic una fiangbetta intiera da leuare, er mettere, con U<br />

fua mie da ccr.ianàarla di fuor daii'occhio perciò che tal morjo uo'endolo met<br />

tsre à canaio, che i ngorga, c Iettando dettaftanghetta fa rà, che non potrà<br />

far forza ~o-i la lingua mi mezzo dtU'inboccadiira, per non ha uerci appoggio<br />

alcw.z ; cr p-rciò non potrà beuerfi il morfo, come farebbe fe detta jtangbùta<br />

, ouif aizro , c r-Umrumtnte ci foße, cheferrajfe il pie di gatto, fue~ _<br />

natura, ouer quadro. NJ-, di manco il morfo da ine . e da tre prefs faria w.ilijfinio<br />

à cx'u'lo dig-an sftßo di bocca, quando nonfof e che empiendofi tanto<br />

la bocca di ferro à car.xüo di gentil natura, e di gentil bocca-, non fi difdcgnaf<br />

feno ; e che molte fiate la tanteprefe nonfoffeno caufa di far lor aprire ben affai<br />

più del dsuer e la bocca. Doue poi bijbgna rebbe adoprarui le mufirole di<br />

corame, e di ferro ; er molto flrette ben speßo. li perche poi il cauailo tenen<br />

do la bocca sforzatamente cosi fretta y fi sforza dijiorcerla .fi disdegna , e<br />

ben speffo nsfcroiia la tefia , e fi dispera. il che non a > caderà facilmente con<br />

il morfo fuddetto ; il quale f ar a in bocca del caua'do Jicurißimo, anco che in<br />

bocca fu aperto dd tutoli fognando, peruigore delia jìanghetta intera di fot<br />

to instata con le guardie. Ma ordinariamente farà bene, chea cauailo non di<br />

gran sftifo di bocca, fi metta il morfo, che fi richiede, con la jìangiyetta intiera<br />

in luogo dificiliana, un poco più alta dell'ordinario, la quale deue ejfere<br />

piena di paternoßrini, perche rende maggior diletto al cauailo ,zrfa 'ef­ l<br />

fetto ancora meglio.<br />

Cap.


D EL CA VAlL A RIZ ZO<br />

Cap. j j. Morfò per causilo, che habbi gli fcaglioni poflj in alto<br />

. piùdeldeuere. . .<br />

Ç Q N o die uni cdudUi che h inno gli fcaglioni naturalmente più in fu, che.,<br />

^ li deuere non comporta . Et perche à cauarli fi mette d pericolo ; er il limarli<br />

nonfa Peffetto , giudicar ei, che accommoda fi e k cotali bocche morfo,<br />

ebefoffe da dusprefe, di fi ardi l'uni dall'altra un poco più dell'ordinario; accioche<br />

quella di jotto b.Utdfe fotta lo fc agi one, er qusUa di [opra facefic l'effetto<br />

di fopra, che così lo fc aglio ne ueneria à ûar nel mezzo ; & ilfreno furiò<br />

m ol;o bene l'officio fio. Deuefì però confiderar molto bene la bocca del ca.<br />

ua!!o, q- l'altre parti fus ; er poi imbrigliarlo con cuefrofi altro morfo,che<br />

fia più ifyediente, con montate, òfcnzÀ J ma che fia però da due prefe.<br />

Cap. 34.. Morfo per cauallo che haueflè l'un Scaglione pofto in<br />

alto più dell'altro , onero il sfeffo delia bocca fofie<br />

più da una banda, che dall'altra, onero ha<br />

uelfe alcuna durezza, ò morbidezza<br />

più in una barra , che<br />

nell'altra.<br />

ÇE ilcauaUo haueße tai d jfetti, ò altrifimilinella bocca, deuete ufargli la<br />

v imboccatura faìfa., laquale però fi dice falfa, per non effere cosi da una<br />

banda come dalPaltra. Bjjsndo adunque lo fcaglione callo, carnofità, è altro<br />

pi:) ulto dal rileuato dalla banda dritta. che dalla fnisira, Vimbocc adura me<br />

d-jvnamsntedeue effere pih dita da quefba parte, che dall'altra, er così per il<br />

contrario , accioche non uengki à toccare,??premere l'Onboccadura in quel<br />

la pane don-è la durezza, ò morbidezza , carnofità, caÜo\ er fcaglione.<br />

Si pò procedere ancora a qaeâo con imboccadura pài piena dalla banda, doue<br />

non è il difetto ; ma non però opererà con quella uirtù, ermi fur a, che fa*<br />

rà ? altra. s.t notate > c!\- molte uolte il cauallo boccheggia hauende fimil boc<br />

CÌ\~S po riandò M or fi g iufti , ò imboccadura : perche premendogli fülle pre<br />

dette p vii, noipòfoffrire . Notate ancora, che fe dette co/e foffeno pfù Alte<br />

affi dtl deuere da una banda, che daW altra ; deuetefare Mto al contrario y<br />

CR potrete far ein qusûo modo, ciò è sfarete Vimboccadura fia pia bajfa, oue<br />

ro a-fairilcuata daU'i&effa ba nda . Ne gioua à cotale bacch e , mettere<br />

pezz- d'intorno à quella parte deWimbocc a dura, doue tali diffettifi frenano<br />

perche par andrà à toccarli. er premer gli fopra : c benuero s che manco ma<br />

i: gli farà, che fe f ìmboccadurafojfe nuda del tutto, er giusìa .<br />

Cap.


LIBRO SECONDO. 84<br />

Cap.? j.Rimedij p?rcaualli,che uanno con la teila & collo più<br />

fu ima banda, che fu Faltra mano .<br />

Ç V O L E decidere penefbcjjb , che il CXUAUO UÌ col collo , e col c4po più<br />

V fu und mano, che fu l'altru per affetto di natura , che ha Lifciico quella<br />

parte più debole, doue fi piega chef dira HeUafua creiticxe, o~ nafeimento,<br />

ouero gli auuieene dal premere che gli fa il freno in bocca più da un iato che<br />

dall'altro,così anco il barbazzale. Ouerpò effer per cattiua creanza hauuta,<br />

er ehe le guardie della briglia,*? l'imboccadura, er le redine nenfiano pari.<br />

Vedendo adunque, che dògliauuenghi per il male, che Ufa ii morfo in boc*<br />

ca più da una banda. che dall'altra, così il barbazale ; deuete rimediarui fu •<br />

bito y eh e non gli kabbi à offendere : cosi anco rimediarete alle guar die, che<br />

Jianogiuste, er pari, e d'altezza d'occhi,cr d'ogni cola. Il jvniis farete del<br />

le redine . Da quella parte poi doue per il premere del morfo, ouer del barba*<br />

Zale è guaita la gengiua, ouer barra, così il bar boccio, metterete bambagia<br />

intorno con una pezzetta legato aWimboccadura, ouer barbazZ-'-'e. Gj^efio<br />

ancora uiferuirà , quando il cauaUo per if degno di dette permetture, er<br />

male becchcggialfe , cr fcrolaffe la tefla. Sia le per natura andaße il cauaUo<br />

piegato più fu una mano, che fuiraltra, k queïto, quantunque il r .medio fio .<br />

dijftcilißimo, altra tutti gli altri, che gli ufarete, sì come deuete ufar anco 4<br />

c au allo, che ciò faccia per mala creanza, del quale al fuo luogo fi ragionerà,<br />

gli deuete aggiungere F imboccadura , che prema più fu quella banda ^doue<br />

men piega : così anco farà bene che il barbazzale faccia l'isießo efjstto . Et<br />

qitejlo ui giouera nelle credenze, delle quali parleremo altroue.<br />

Cap.? s. Morfo per caua!lo,chc ua moiro fotta,ci ùicspncdato:<br />

PE R più e auf e auiene che il c audio v.a acccapucciato, sfotto, Fw.a delle<br />

quali é quando ha il capo grò ßo più del deuere, il collo curio ouer lungo,<br />

er pieno più, che alla pro portionejua non fi conuiene, er lo ha pofto in baffo<br />

; cr anco quand'egli è contutte quefee parti in feme , baßo dinanzi afjat.<br />

Perche anco che il cauaUo debba efjere ragioneuólmenie alquanto più bajjo di<br />

nanz 't, che di dietro ,per e(fer più destro , e prefto ; al contrario del mulo, e<br />

daWaltre bejìie da foma, le quali per il fomeggiare : er fopportar meglio il pe<br />

fo fuUe spalle, deueno eifere più alte dinanzi-, nondimeno quando tal ba'fezz*<br />

e di fouerchio,fa(pltra à gl'altricattiui effetti)ancor cu':[to^di farlo andare<br />

accapucciato: al qual uitìo di natura non è rimedio che poßi rileuarlo alfegno<br />

giu&o, er à quella leggierezz* di tefta, cheß conuiene ; Lia fe hauerà tal dif<br />

fetto per cattiua creanza, ò per morfo non bene intefo, gli potete tifare Ïimboccadura


DEL CAVALLARÏZZO<br />

ioccdiurd,del morfo fecondo cduiene aUd qualità della fua bcccd ffid però con<br />

guardie drittej ouerdtnenteajfdi fiacche, alte d'occhio ; crche il morfo in je<br />

tutto fia più leggiero, che jid poßibile, er il barbazzale fid di eße, ben ~tondo,cr<br />

fonile, lo non ujarei cerchio di ferro nel fctto gold della teûiera,perche<br />

a me non pare che rileui ,feben fa porgere il mufo alquanto più in fuora :<br />

Vuftrei fi a cauaUo, che hauejfe ii collo galengo, euer troppo inarcato apprejfo<br />

al cerro, 0~ aile orecchie, ©" che fojfe di che forte di garze fi uolefje.<br />

Ho ufat io per rileuare, er far porgere il mufo in fuord, und\ palla coperta<br />

di corame; ó di ueEuto pcüa al fottogola del cauaüo^cr ho trovato che gioite<br />

affli. Perche empie il uacuo delle garze-, C" fa che il cauaUo non sfarmi dppet<br />

tandefi: laquai pdUa non è di brutta uiàa, quando é, maßimecon un fiocco<br />

lungo un palmo, che penda ingiù tra'l collo & il mujo del cauaUo . Gioua ancora<br />

molto à cauaUi, che uanno incappucciati, er appettati, il portargli la<br />

man della briglia più alta de! confueto ; er il confueto è, fin all'arcione,e di uol<br />

ta in uoltd andarlo castigando d'un poco di fuffrenata. li che gicuerà dr. co 4<br />

cauaUo, che altra tai difetti, s'dppoggiaßi, Q~ tiraßi la mano più del deuere.<br />

Cap.37. Del catiaiio duro di boca molto, e del fuo freno.<br />

Ç c g L I o K o alcuni caualli in tal modo hau er Id bocca dura, che quafi è<br />

V impoßibile poter fi-enargli. Nondimeno fe anco d queüi fe haurd diligen<br />

te conßderatioiie , in cono/cere propriamente da che proceda , uedraflì,.cheil<br />

rimedio ,ò farà fac ile, ou er non cofi difficile com'altri penjd . Et però deue<br />

il cdUdliero ejfere molto accurato , er auertito circa que&o. Ter che come co<br />

nofeera la can fa, conofcerà anco gieß etti ; er rimouendo quella , rimouerà<br />

ancor queüi. Ma perche di tutte h cagioni, che fanno efiere, ò parere il cauaUo<br />

di dura bocca , n'bauemo à ragìcndr più di fotto, per bora dico, che ancor<br />

ch'io deferiua alcuni morfi ajj'ri perfmi'e cauaUijuttd uid efior to il caud<br />

liero à non feruirfene, fe non in estrema r.eccfiitd ; lacuale appreffo d. ciafcu=<br />

no non ha legge ne termini, che la cinga , ma deue feguir quell'ordine, che fo<br />

gliono per lo più feguire i med ici periti, er pratichi : liquali nelle infermi*<br />

tì non cominciano à curar dall a/prò, e daWamaro , ma dal dolce, e dal fuaue<br />

; non dalle medicine, ma da fc ir oppi ; non dal fuoco, erferri, ma dalli im<br />

piajìri er ontioni. In que&o modo uorrei, che fi procedere con ogni cauaUo,<br />

per duro di bocca ch'egli fi foffe ; cioè prima con le briglie dolci, er conue*<br />

neuoli aUd bocca , er età fua ; er col cdpezzone, ouer camarrd, er con le lettioni<br />

ordinatamente del paffo prima, e del trotto, er poi del galoppo-, ma non<br />

bdüando l'ufo di queüe lettioni piaceuoli, er ordinate, e (fi qmne dolcezze<br />

per più mefi, fi ueniffs poi ( come dicano ) diferri caldi, di! e briglie dfyre.çr<br />

forti. Per cicche ben fi truouano cauaUi per mala creanza^he ha tino per luti<br />

go tempo


E Ò: L_ $ MM o<br />

:s e c o u d o . •<br />

' (eispp.Mppreß y-erpiereffère. ft&ipoßi in fuga con le lunghe, er Jpejp car<br />

nere # ér imkffîdmzzattïtwvk di bocca, che fe ne uanno ; e fi metteno in<br />

fuga. Ma. quando pur umgbi il difetto dalla, cattiva bocca naturale uoi anco<br />

deyete auertiveÀ tttttçque&'altreparti. Guardare i piedi che fe faranno pie<br />

•nijteneri-confumatiyCerchiaiLe trißi ; firanno,che il caudio non potrà andi<br />

re di bocca giufìo ; -çg- parerà per queiìo moke uolte che fia qua fi disboccato ;<br />

per non potsrfi fermare cosi preflo- Cf bene f uUehafe de' piedi diffettofi. Onde<br />

indarno ui. affaticaresie in uolerlo giustamente frenar effe prima non rimedia<br />

fie à piediMqitaîi deiienoefJere fenza difetto alcuno . per far leffetto,come fl<br />

ccnuiaie'dell'isibrigliare. DeUete mirarle gambe .che non fiano più fattili affai<br />

del demre.cr che non babbino mane amento,per äquale malamente il caual<br />

la fopr'cffc popi efjirckarft ; che questo ancora farà effetto contrario al defì -<br />

devio: la ich en a ancora affai debole, fa che malamente ilcauallo nel corfopoßi<br />

effercitarfi, che que fio ancora farà effetto contrario al defiderio : la fchena<br />

ancora affai de tele ./a che malamente il cauaüo nel corfo poßi par are.,non pos<br />

fendala per debolezza nel rttenerfi cosi bene, (T preßo unire ; Anzi come de<br />

boleabbandona ben fyeffo CT appoggi andò fifui morfo,è forza che fe ne uà<br />

di più di quella, che il deuer mole. Olir'à que fio, quando il cauallo farà affai<br />

lungo di collo, e di più farà càrico, ouer haurà.il collo curto , er intanai aio,<br />

apergolato. ouer molto galengo farà medefmamente molto difficile da frenare.Il<br />

fimile gl'amene hauendo le garze piene, große, er lunghe : er 'e curt e<br />

anco fono cattiue quando fön piene affai. La te fia graffa er car no fa incito, er<br />

il bar boccio piccolo tondo,e duro,e? anco fee co fenza quel canale che fe li con<br />

uiene,col labro difopra più graffo affai, e più pen dente di quel di fono ;fa il<br />

mede fimo effetto. Ma fe la bocca farà piccola affai,i labri faraino greßi^e du<br />

riypie at; molto in dentroj fcaglionipcjìi più inalto del deuere, la lingua fa<br />

rà groffajunga.cr afciuttajl palato dtfopra pieno e quello di fotto concavo<br />

molto .ouer anceffo troppo pienoni che è peggio ancora.er peßimo farà fe À<br />

tutto quefio s'aggiunge la fìrettezzd d'efja bocca : cria piccola fchiappatura<br />

ouer sfefjò ; fe la bocca del c au allo (dico j ha uerà tutte quelle parti o le maggio<br />

ri farà difficile ad imbrigliare. Nondimeno à cauallo di poco sfeffe di bocca<br />

ufarete armarlo di fuor a, con guardie più gagliarde dell'ordinario ; er alte<br />

d'occhio ; er che l'imboccadura fi perda fopra le barre, er anco fia poca di<br />

dentro. Il palato di fotto concauo affai, fi deue empire con palle,melloni campanelli<br />

riuerfixy rotelle piu7er meno rileuate.cr groffe fecondo ilbifogno : e<br />

tutte qusfie cofe deueno oprare beh dddentr o, appreffo al gruppo : à cotai palato<br />

gicua ancora la montata à riuerfo xonfiderata però Ja larghezza er ccn<br />

cauità d'ejfo ; er la lingua ; laquale effettdo più graffa, er pin lunga del deue'.<br />

rejion richiede qucfvo ; icutte anco corfiitrar la strettezza della b occa, U<br />

quale tffindo molto lìrstta.crpcca idi un sfeffo all' altro, 6 dall'un iato all'ai'<br />

X fro,no»


DEL CAVÂLL-DRIZZO<br />

tto,non patirà montata alla riuerfa ; mafièefc 'quaivh'ejcazgoiett&JUìt qttc<br />

ici cofi fatta bocca deuete ufareUmufarcia


LIB R .0 SECONDO. Ss<br />

tie nota) uiiiòddre2che unchorche riteneûe nel corfo il cduallo di modo, che<br />

de(]e detld. troppa in terra : dipoi come il cdUdUo bdurk prefla liberti, erßcurezzd<br />

foprdld briglia, er fari rifcddato nelxorfo, pur Je n'andrà ; Crfc<br />

non del tutto, dimeno ui traj^orterà affai piidel deuere, er ui calcherà.forte<br />

h mano ; Per il cbefe gli romperà in alcun luogo la boccd;çr il batboctis*<br />

onero incaUiramo - ilche non farà meno noceuole poi, che la rottura . No»<br />

uotacerui queûo, ch'io leßi già ,?flènd'io giovine molto nelle uanità delle feil<br />

Ze di Cornelio Agrippa , er nella fua occultafilofofia, lequali bora fono » ma<br />

aUhora non erano prohibiti, che fe uno fdcefje fare un morfo d'un ferro-, che<br />

haueße ammazzato un^buomo, er li fcriueffefopra non fo che caratterUoffer<br />

uando nel fïbricdrlo œrtebore determinate de pianeti, con quetto dipoi ritenerebbe,<br />

fecondo {ui , ogJii sboccatißimo'cduaUo : e di pazzo, lo farebbe di<br />

uenire fauijßimo . Ma perche'quefìe fono cofe dette uatiamente, er ribattute<br />

daUa nostra Jan ta madre Chiefa Rimana, del tutto le ributteremo, er difede<br />

daremo ancora noi.<br />

Cap. 38 . Morto per cauallo che caui la lingua.<br />

IL caudUo.fjiol portarla lingua fuori-, è per hauerne che gli rfauanzdy ò<br />

perche il morfo, che porta non fe gli conuiene. vero quando h avrete uifto,<br />

che con morfigiuûi non potete rimediar À tal diffetto, fiate ficuro, che ha Un<br />

gua d'auantaggio, cr perciò né gli farete tagliar tanta, quant'è quella, che<br />

edua fuori : z? fiatefìcuro che nongli farete male alcuno, C? che preüißimo<br />

guarirà. con morfi li rmediarete con le montate più larghe, er alte dell'ordinarioçy.<br />

intendo in queflo luogo per montata il chiapone, euer quadro in<br />

tiero di fopra , al quale accommodarete una cazzuola che difopra uengbi in '<br />

gui à trappaffare un dito fuor dell'aperto del chiapone, la quai cazzuola fi<br />

uadi allargando in tal luogo più del chiapone un graffò dito. cr fi riuolfi uerf .<br />

la lingua facendo un paco di uacuo nel riuoltoà modo diconchetta. Qj'ei ram<br />

pini che per tal cagione fe lifogliono mettere, non li laudo, perche cfftndeno:<br />

laudani bene un quadro tutto pieno di paternofirini, il qualfoße anco attrauerfato<br />

da una flanghetta nel mezzo, anceffa piena di paternoûrini fimili.<br />

Onera il cbiapon riuerfo, pur cosi pieno, cr eon la flanghetta mede (ima che •<br />

lo attrauerfaße, fe però il pdUto dì fotto , er latiatura del cauaUo lo compor •<br />

tajfe. 1 patemoPcrinifì metteno per cauallo di bocca ; er lingua infippida : er •<br />

let cazzuola per cauaUo di bocca frefea. Ma fe il cauallo la gettaffe dalie ban '<br />

dedi fopra'l morfo ufaretc i filetti pieni pur di paternofirini ataccdti dal chi a<br />

pone nel luogo delia ficiliam, cr più ahi ancora . E fi potrebbe an cora quan "<br />

do li cauallo fojfe di poco squarcio di bocca , accomodare dalle bande del chid '<br />

pone ouer quadro, alcune pontette aguzze : /e qualifarebbeno, che il caual- 5<br />

Y i lo


DEL C A V a L L A' R I ZZO<br />

jO fenteniole, non cercar ebbe polii rtmetfereidlirLgdzfiC aUhoraui feruirece del morfo c'habbiimbacoidura.<br />

più graffa, cr pi 014 di fotta da quella banda, doaexaùa la lingua ichedall'.aì<br />

tra Et quando la port affé di foprd deWimhoccadiira:medefimamentc-gi'ufarete<br />

il morfo aperta qr più er wn» altò di montafyc, è


LIBRO SECONDO. 57 t e<br />

•fermo- dfermo , eiiuunzi > indietro . Ma auertite 1 che fubito che h mere c<br />

fatto coraettärs aWindietro• fintili cdtuUi con cotai morjï deuete ri pigliar<br />

flctftdo fospejo nette coructte, cr rimetterlo innanzi di furia fin al luogo doue<br />

•ccmmincidûe à ritirarlo irdistro coruettando ; cr ini parando fi; He anche me<br />

iefimamente coruettando rispingerlo altro tanto innanzi-Il che conuìene mol<br />

té àginetti di Spagna di Pórtugallo^à morefchi er ad alcun: gimtti Italiani.<br />

Cap. 4.0. De ibarbocci, delle garze, & colli de' caual'i.<br />

T D R I M A y che de' barbocci io parlili quali fono dtUs principali cofe che fi<br />

deueno corfiderare neWimbrigliare il cauallo è di m cfziere. ch'io ui cubi<br />

che l'cpinione di cl: i ha feriti o , che il barbcccio dsuefjere piccclo, e /ecco ,<br />

non mi quadra . perche la piccolezza, O" fccchezz* d d barbcccio, non fa,<br />

come dice egli, che fi difendi meno con quel membro il cauallo. n. che il bar<br />

bazzde in quella tal parte meglio l.iuori, ma fa tutto it contra, rio, nor. pcf<br />

fendo il barbazzale per quejìo battere giulìo al luogo debito-, quando jar a ac<br />

canelìato non jecco, manco troppo carnofo, cr molle. Dr'coadunque, che il<br />

barboccio mol eßere accaneüato, e che tengki di mezzo trai rarnojo er mol<br />

/e. Cri quefto fi uferà barbazzal commune ad effe tondo . I-la fi farà duro,<br />

er Jecco fenz* quelanneUetto. che fi gli richiede doue batte il barbazzale,<br />

fegl'uferd con i rampini lunghi dalle bande, cr con gVefii quadri, ouer fu fat<br />

to à bcl^onetti accio cke meglio popi attaccar fi, non fcorrendo in fu fareVef<br />

fetta fuo. Si pó tifare ancora à barboccio, che fia molto afeiufo cr magro ,<br />

ilbarba^al ade/Jè grofiocon i rampini lunghi,er il barba^ra't spagnolo<br />

con i bottoni in estati, ouer caftagne ,fipò ufare medefimamente,fe però l'un<br />

boccadura haurà montata : nella quale babbi il juo appo gio er ricegno. Et<br />

notate, che il barbai^al spagnolo ad ogni forte di b igli.i con montata fi pò<br />

accommodare in gui fa, chejempre, che uorrete, fi potrà aliare, çr abbaf '<br />

fare, il che accader à quando farete, che il buco doue appoggia nella montata<br />

farà largho, er alto più di quello , che non è lui nel luogo doue appoggia al<br />

tro tanto ; perche à questo modo tiolendolo aliare potrete mettere nel buco<br />

fottoal barbarle una spoletta òal:ro,c^ lier r à 4 batter alto, zruolendo ab<br />

baßarh leuarete la spoletta - Ç7 farai'effetto . Queflo tal baba^ale far aßi<br />

più aspro, er forte, fecondo che più aspri cr forti farete i boi-bonetti in efo<br />

er le rotelle. De i colli de cauaìli non mi emenderò in altro, fe non che ui raccórdo<br />

, che quando il cauallo l'ha apergolato, inarcato più del deuere, erg


DEL CAVALLARI ZZO<br />

( oltrd al coUo ) li quali fe faranno trì&i, e duri ui deuete gouerndre ancora<br />

fecondo le qualità loro nett'imbrigliare. Il coUo riuerfo.cioé inarcato difetto<br />

richiede morfo, che babbi più del piaceuole, eie del forte ; si neü'imboccadura<br />

come nelle gUrdie} z? uucl montata. Il collo curto, er grpßo richiede il<br />

firn ile, eccetto che à quefio fi conuiene che tutto il morfo fia alquanto pût gagliardo,<br />

cr a' caualli di collo intauolato che fono li juidetti corti çr grafi ne<br />

colli far à bene ußrgli la c amarra per alcun mefe. Al collo lungo er graffò ufa<br />

rete guardie lunghe, ©" fiacche, or barbazzal quadro, çrgràfo. A caualli<br />

garzutidi che qualità fi fiano, più tosto ufaretefempre guardia lunga, er<br />

alquanto ardita, che altrimenti, cr imboccadura più tofto dolce . che aspra ;<br />

purhabbifi auerten^a alla bocca, ç? qualità del caualic in ogni coja. H or<br />

bafla hauerui detto fin qua,quel che m è parfo più principale, er appartenente<br />

al modo dell'imbrigliare . A uoi reûa hora ilgiudiciodi uedere quando il<br />

cauallo hai'erà di bifogno più di queüo , che di quell'altro morfo. Nei quale<br />

non laudo troppo, ne anco biafìmo fe ufarete alcuna uolta,0~ in fecreto, i bar<br />

baz^aletti falfi, che uanno difetto il labro ,er le cordelle per di far mar lo.<br />

C.41 .Quâdo s'ha à leuar il canon al caual.& metterli altro Morfo<br />

HA V E N D O io difeorfo à lungo del frenar il car allo, refta ch'io hora ui<br />

dichi breuemente, che quando il uofiro cauallo farà ridotto à fermera<br />

di teâa, er in ogni maneggio à conueniente giu&ezza, potete leuar li il cono<br />

ne, er mafiime fe in efio s'appoggiaffe più de l deuere, er imbrigliarlo à uofiro<br />

piacere Ma ui auerto ben di nuouo à non andar alla cieca;che ui bifogna<br />

rebbe mutar speßo morfi,del che non pò efere peggio, find cauallo come anco<br />

nel giuditio del cauatliere. Al quale quando questo accadeße meritamente<br />

fi potrebbe dire mal maefiro in quest'arte, er peccare nel uerbo principale.<br />

Cap. 42 Del modo d'aiutar il cauallo alle ruote, & al parare,<br />

I Sopra ui ho ragionato deUi aiuti, che fipofjono dare al cauaUo}ma non<br />

Dui ho però mai detto partitamele come li debbiate ujare à luoghi, er<br />

tempi,ç? quello feci per non confonderui, er accioche habbiate ogni cofa per<br />

ordine meglio nella memoria. Hora chefiamo inediti del frenare, li ui uo di<br />

re diflintamente ; er come li debbiate ufare, ç? quando . Et prima nelle ruote<br />

grandi ò piccole, che fi fiano, ne i caragoli er eßi, er nel ferpeggiare, si di<br />

paffo, e di trotto, come di galoppo, quando uedete che non ua giusto il uoftro<br />

cauallo, ma che getta la croppa da banda, ui dico, che da quella banda doue la<br />

getta lo debbiate castigare di bdchetta, er di calcagno, er di frrone : fe pur li<br />

portate,e tanto, fin che fi emendi. Il medefimo farete neWandar per il dritto<br />

er ne i repeloni, quando uolendolo uoi girare alla man dritta, egli getta(fe la<br />

croppa fuor d'ordinefuüafianca. Yotrefìe anco in queüo ufarliquefto ingan<br />

no


LIBRO SECOND O 88<br />

no dißrtgerh Uolerlo ad uns mano, er poi [abito ripiegarlo dt?ultra. Md /0<br />

cdjiigafete anco bene fe appreffo dd mafydüerd di muro, òuer fratta, maneg<br />

glandolo ui dpprefjarete tanto , c6e girandolo fuor del muro, uengki à urtar<br />

ci détta croppa, perche urtandoui per paura poi di non urtarci, la metterà, h<br />

figno : er quefio ancora farà meglio aiutandolo eoa gl'altri aiuti fuddetti.<br />

Nel galoppo ade ruote lo potete aiutar ancora di per fona, portando le gambe,<br />

tirate çrpofie innanzi al fuo deuere,cr notate che non è cofa,che dggiufti più<br />

il cduaìliere à cauallo, chcU galoppo, perche in quello da per fi /2 piglia il teni<br />

po, e hìrnifura da formar bene i piedi fülle staffe, tener le gambe al /uo luogo,<br />

fiar con le cofiie ç? ginocchi ben ferrato in fella,zr con la perfine dritto ,difinuolto<br />

, e ben difyoßo, er con la mano della briglia, e dt'Ua bachetta al fuo<br />

deuere. Et però io uorrei, che perftar più bello in fella, er anco per aiutar<br />

meglio ogni cauallo er uoi ejjere più ficuro ; er aitante , uoi haiufle le ftaffe<br />

fimpre uguali in piede; er non come alcuni er forfè la più parte de' cauaüieri<br />

er cauaüarizzi, e parlo de boni, uogliano che la dritta fia fimpre più curta<br />

detta finiàra laquale in tal modo più lunga la portano alle mite più dell'altra<br />

h'io fi tipi fco del giuditio loro,ma pèrche di quefio ne parlaremc più fitto per<br />

chora bafii,ch';ofon di parere che le staffe deueno effer giuste cruguali ds. ogni<br />

lato à uolsreflar meglio er più bello à cauallo.Hor nel galoppo non mouendo<br />

leg.i'nbsfi non al bifogno,andar ete m poco più con la per fina appoggiato^<br />

calcato fit- Paniche fu l'altra ttajfa,come farebbe à dire fi galoppate in giro<br />

fu la ;::ì'2 dritt a , ui fermar ete alquanto più fu la staffa finiitra , er così per<br />

il contrario farete fs galoppate futk finiitra, tenendo anco la perfona pojia<br />

più innanzi da una banda,che daâ'altra;çr questo è,figaloppateò trottate in<br />

uolta da man dritta,appoggiato fitta fiaffa fianca, fingerete un poco innante<br />

lafia'd-xfininra ; er galoppando fu quella mano fingerete innanzi la dejlra ;<br />

col fir mar ui anco Julia staffa destra più che la finiitra. Perche in quefio modo<br />

darete il fuo contrapefo ai cauallo, er uoi starete più ficuro,z? aitante.Ma nel<br />

galoppo,er trotto per il dritto,non dzuete andar in quefia guifa,perche fir.ia<br />

dtffet 10 grande. Anzi deuete andar dritto CT fciolto. Eccecto però fe per aiutar<br />

meglio il cauallo nel galoppare, uoi non andaite un poco piegato innanzi><br />

Vi fi conceds ancoraché andiate piegato alquanto dalla parte contraria,doue<br />

fi piega il caua-lo,per sforzarlo con .jueîto à pie gar fi anch' effo da quella parte<br />

doue piegate uoi : -y quando hi quejlojo andane aitando di fiat] a dandoli di<br />

q netta netta jpaila doue non ita piegato.er alcune fiauezzadette. ouer fuff rena<br />

tette difalfe redini ; ouer di redine fitta medefima banda giouarebbe molto à ri<br />

uolgerlo, che piegaffi sù quella mano . Ne/ parar poi douete alquanto ritrarni<br />

indietro,lafiiando fioriere il cauallo quafi da per fi innanzi,tirando le redi<br />

ne à poco à poco-,or fior fi al luo^o doue miete giungerei perfa quella furia,<br />

douete del tutto parare,?? fem trlOjcke non fiorrapiu innanzi c0 Ja alcuna.


DEI, C A V A LX £ R I Z 2:o<br />

Ef qucQ o dico per canxUi che intendono gli ordini de i ni a neggi [terrdgttolì :<br />

rz.f /e nel parare il exitdUo piega(Jè più fu una mano che fu l'altra, &• uoide-<br />

Uste parar piegato in dietro più fu wéU parte dou'egli non-tttiol pti&trß,&<br />

aiutarlo con tutti gii altri aiuti, cheß comtengpno à fd,rlo piegareQT tiyito<br />

g.'lopparlo cosi per il dritto çr pararlo fin che fi emet>4i O" aggiuBi . Ria<br />

notate die tal galoppo non deue(fer più d'un repelone. Nel fin del quale park<br />

to che h aus-e, fe non para per il drit'o come deue ;ìlo rimetti rete innanzi di<br />

nuouo , er tanto la castigar eteche uenghi à parare à tnodo uofiro.<br />

C2P.43 .Che !c ftafi-e deneno e fière ng!ial!,& nenpiù lunga i'una<br />

dell'altra, nei predi del caeaitiero.<br />

Q V E L I. che caualcano con ma &affa piti lunga Vuna dell'altra, a me<br />

pare, che faccino torto alla natura, che per farci più Belli , er perfetti<br />

ci ha creati con due gambe novali : però feuna ftaffa tenete in piede più curia<br />

dell'altra, come 'potrete mai parere ne c'osi hello, ne cosigiuBo 4 cattai*<br />

lo, row parete-, fi tutte due faranno gh-ftanient e uguali f come potrete anco<br />

feruirtti delle ß> er onat e ccsi-giuQe er. parr »come fiiese.i battendo il uoûro<br />

cauaRo ne'fianchi di fp er on'pari, nortle batterete più alto, ò più baffo [da<br />

ma banda ehe\daü'altra tenendo- le Haffe in piede più eurte, 6 più lunghe dalla<br />

dritta che dalla fìnifira ? ilche quanto fi d.ifconuenghi, er che effetti faccia,<br />

confiderate mauoi. Confier ate anco, che fe così caualcarete, eie meno ne i<br />

maneggi' potrete mi portare la perfona sì acconciamente, cr aitare il cali<br />

allo con efa, cotne fi conniene . Perche non haurete quella giußezza in fèlla<br />

deli A perfona , die fondata ju le üajfegiuäe, er uguainante lunghe i gui fi di<br />

giusi o contrapefo , uifa Bar dritto bello, er fermo in fella ; non piegando<br />

più fu l'una che fu l'altra mano per ogni uolta di fchiena con calci, er fenza,<br />

che facci gagliardo il cattaUo : Ne mi fi alleghi che per iff ampere delle lande<br />

- occorrere alo'ne antro è meglio hauer la staffa dritta più cur ta di due dita del<br />

la ßnißra . ch'io direi, che nonfo io'ie uè laffondate ; er direi, che sì nel correr<br />

lande all'anello ,come nel rom per lande; er all'incontro fempre fi deue<br />

correr dritto à cauaïïo, er non più da queüa fi alla che dall'altra feruirfi ; fi<br />

perche fi dimoerà maggior maestria crdifi>ofitione : come anco perche s'auan<br />

za più di due dita d'i lancia, ilche è d'importanza non poca aUo'ncontro, er<br />

in giostrar da «ero. Et fe^ben pare che quel poggiar fi più fn l'una che fu l'ai<br />

tra staffa, crii fyorger irnanzi più quejla che quellafyaUa, umfea più la uir<br />

f) , e dia maggior forza: si per incontrar l'auerfario, come per ricetteme<br />

l'incontro , non è però che non facci gli errori faddetti, er che non fia anco<br />

più atto à far Baffeggiare, oltra che non fi nnifeano più le forze in questo<br />

modo di queüo, che fi wikebbono nell'altroU Helrquaie nonpotendefi così facilmente


LIBRO SECONDO. js?<br />

cilmente girt i Porz accio<br />

che uenghi in quelfubito à ripigliar quel paßo innanzifoj^efo, er cosi caccia<br />

to robbargli la mezza uolta terra terra, aiutandolo con q uè:'a uoce, ch'io ui<br />

dijìi, che aUeuolte te rragnole ' fi richiede ; aiutaudolo anco di calcagno con<br />

trarlo, ouer di fprone, fe li portate, e queßo è fe lo uolete alla man dritta,<br />

aiutatelo con loJiniftro, fe allafiinistra con lo defiro > er allenite d'aiutarlo<br />

più, er meno quanto più, er meno vedrete il bi 'ogno . A uertite ancora che<br />

fe alla mezza uolta uenijle'duro, e qua fi piegato più fu quella mano doue non<br />

uolta, che n/tia uolta laiciarete il batterlo di jv roti al concrario , cioè di fuor<br />

della uolta, e io batterete con qucUo di dentro, da quella banda proprio doue<br />

lo girate. H imdefino ordine tener etc ance non /c/o ne/ galoppo, ma ne i repe<br />

Ioni di furia . Mafe uede:e che il caualio uadi à prender fi la mezza uolta più<br />

4i quello non fe gli conuiene ; non ponendofi giufio nel fender medefino da do-<br />

Z doue


jj C i, " C A V A L L A R I zzo<br />

tie Kenne, deuendo ( per girar giuflo ) metter h tefta doue teneä. la eroppd ,<br />

uoi allhora dsuetefubito, che gli kaue te data la fòeronata di fuori, fecondare<br />

con un'altra di dentro, le quali ambe deueno effere date appreßo attecin*<br />

ghie, eccetto fe atro bifogno non uoleße, chsfoffeno date più indietro uerfo<br />

il fianco. Il che ui accader à fare, quando il cauaüo uolterà con la crcppa più<br />

full'ma de full'altra banda. Ma quando facete la uolta rinculata, cioè trop<br />

po calcato fülle gambe di dietro, e troppo baffo con la crcppa , allbora deuete<br />

tantosto cacciarlo innanzi battendolo appreßo alle cinghie di fceron pari.<br />

Giouera ancora ? aiuto di bachetta nella uolta affai battendolo fecondo cbe'l<br />

bifogno mole fuUa faaUa contraria della uolta, ma non bifognando batterlo ,<br />

piegar et e il pugno della bachetta in modo che quella uadi à calarefuUa fyaüa fi<br />

niâra girandolo atta deiira , er fuUa deâra girandolo atta finiftra. Sarà anco<br />

di maggior aiuto, er con gratiafatto,fe feorrendo il cauaüo con le anche<br />

baffe, uoi ttarete nel prendergli la uolta à man dritta, con la per fona alquan<br />

to indietro,cacciando però un poco la punta dellafyaUa manca inanzi con bel<br />

la maniera, CT fe girate à man finiûra così farete con la deûra . Ne/ girar il<br />

cauaüo fat e,eh el pugno della briglia non fi difeofii mai di troppo daWmar catara<br />

dd cj'do del cauaüo, e dal mezzo dall'arcion dinanzi della fella . E lofa<br />

rete ,fe ammaeferato ihe fia il cauaüo girandolo fuUa man finiftra, piegar ete<br />

il pugno delle redine in modo fulla dejlra, che non mouendolo di luogo, il di<br />

to grojfo andari à guardare in già, crii dito piccolo ( che jla traile due re -<br />

dine ) quafi fuperiore ; er uerrete anco à ritirare,er uolgere le redine m que<br />

fio modo, fecondo che fi conuiene, er riuolgendolo alla man dritta, riuolge<br />

rete il pugno per contrario fulla fiuist ra ; in modo che t utti gl'altri quattro<br />

diti uenghino à riguardare in sii, er il policare non tanto come l'annullare er<br />

auricolare, ma però più er meno fecondo il bifogno , che accade, cr ancora<br />

fecondo la difinuoitura del pugno, che hauerete, che fo ben io che pochi fono<br />

che rhabbino, er forfè che m'intendino: ancor ih'io lidichi chiaro. Ma non<br />

facendo ò non udendo ufare tal artefitio ufarete quello.,che più ui par e,pur che<br />

il pugno portate fermo crai fuoluogo . Et anco che tutti gl'ordinifuddetti fi<br />

ano necejjarij al maneggio fuddetto-.nondimeno quando il cauaüo andajje in et<br />

pezzo'ie, ò con falfe redine, non ui fi disdirà fe non cofibene gfofleruarete<br />

nel girarlo . A nzi deuete ufare ogn'arteficio, accioche tenghi giudo, cr<br />

maß im e di collo alle uolte tenendo fempre tirata d fegno la falfa redina üanca<br />

più della dritta, er con la dritta ( la quale per queüo deuete tenere più lun -<br />

ga er lenta in mano, lo andarete moderando , er aiutando alle uolte, tanto<br />

da l'ima mano come dall'altra. Cerche fe lo girate alla manca, tirarete hone<br />

flamente fecondo il bifogno la falfa redina dritta ; fe lo girate alla man dritta<br />

la falfa redina (lanca starà ferma, er tirata fempre al fuo deuere ,cr/


L I B R O SE C O N D O » 4<br />

terra del mdtteggio de i repeloni di contrdtempo, vorrei chefojjènofyezzäte<br />

preüe, non rinculate, ne calcate, magiu&e, cr aggradate. Le quali fono<br />

quelle appreßo di me, Ze pia utili, er er anco alle raddoppiate pur del repe<br />

Ione detto , defle quali altro non ui dirò, per effere chiaro, che quando il cauaUo<br />

raddoppia bene terra terra, er uafermo di te&a, cfce aUhora lo potete<br />

ingannare alle mite nel repelone come uolete uoi. Et iZ modo breumente è ,<br />

che arriuando uoi in capo del repelone,er fcorrendo nel parare, dimofiraretc<br />

uolerlo ad una mano } er incontinente lo girante aü'altra. Efeui parerà di<br />

raddoppiarcelo , lo raddoppiarete in queBo modo, pojìo che l'hauerete con la<br />

tefta nel dritto del fentiero doue ieneua la croppa, fenza amarlo innanzi paffo<br />

alcuno, U p igliarete la uolta tonda col medefìmo modo, che hauete fatto in<br />

qusfta mezza uolta, di forte che in ogni capo di repelone j uerrete à fare, co<br />

si facendo, una uolta intera er mezza,/« una medefima mano. Et auertite,<br />

che nons'auij mai finito di uoltare chel'hauete,contra uolontk uofìra dWaltro<br />

capo del repelons, ma fate ch'ometti, che uoi à quello lo uogliate. Tötete an<br />

co di poi di hauerli prefa la mezzaMoita alla man dsflra, immantinente girar<br />

lo col medefìmo tempo dUa fìnifira à farne ma intera, coU'ifteßo ordine di pri<br />

ma. Ma ui ricordo bene .che in fimili maneggi non trauagli ate molto il ca -<br />

uaüo eccetto fe non foffe di gran forza, er quafi esirema. Il medefìmo modo<br />

d'aiuto deuete tenere nel matteggio à tempo; eccetto che in queflo lo ieuete pi*<br />

gliar alla uolta fu la prima > ouer t erza pefata. Queflo maneggio fi pò fare<br />

anc'effo à uolte ingannate ; à raddoppiate, er raddoppiate ingannate come<br />

l'altro , le quali tutte deueno effere a mezz'aere,er /pezzate. Ter che più<br />

uolte già ui ho detto, che à me non piaceno le intere, çr troppo alte fu li dui<br />

piedi di dietro . Non di manco quando il cauaUo andajjè alto, le uolte fono lau<br />

date alte pur che fiano fatte alte da terra con tutti quattro li piedi. Et fe nel<br />

finire della mezza uolta, ò delle uolte intere, e mezze, lo richiederete dd una<br />

ò due po fate, ouer à uno ò à dui gruppi rileuati, prima che l'hauiate all'altro<br />

capo del repelone,farà di bona gratia à uedere,e dimoûr arete in uoi maggior<br />

fapere, er maeftria, er nd cauaUo maggior obbedienza, er più giuftezza.<br />

Ma notate che in queflo maneggio à tempo fi dette aitare il cauaUo alle uolte,<br />

per lo più y di Jperon pari, ma però non for te , eccetto fe il hi fogno non richie<br />

de[fe altro in contrario.<br />

2 2 Cap.


DEL CAVA LL AR 1 Z ZO<br />

Cap. 4 s. Del modo d'aiutar il cauallo aile cornette, peiate^ &<br />

raddoppiate.<br />

ANCOR che ml capitolo qturtodecima , e quintodecimo fi fid ragionato<br />

affai dette raddoppiate.pefate çr coruitte poti per ò fu .detto pirticolar<br />

mente delli aiuti che fi le richiedettano. Dico adunque h or a, che cosi atte pefä •<br />

te,come alle cor uet tesoti debbiate mai menar tanto le gambe,che pdid che uei<br />

fatte più toflo pignataio, che cattate atore. per icóler aiutar iLcdua.Ua À farle,<br />

che ben lo potete aiutare in altro meda ( come intendere ne i capi toi iaS ega tt)<br />

CT intenderete in quefto; ma le dmete tener piùfenne ) chefiap.oß ibile,di£lcfe,<br />

epoûe inanzi al fuo deuere;tenendo laper fona dritta ye nonpiegata innanzi,<br />

come tengano alcuni affettati.ch'olirà quehofiingano anco i fempijle natiche<br />

in dietro y er fe dimenano affai più che non fa il cdUaUo,tieL cor nettare-, ou er pe<br />

far fi, facendo anco tanti gefli con la bachettacVio per me ne siupifeo , er in<br />

feruitio loro me ne confondo ; Voi adunque non immitarete quesìi^ mi fiaretf<br />

dritto à cauallo , fermo- infarle, con le gambe giù fie i fuo. luogo, & con la<br />

man delia briglia falda. : Ex ben uero,cbeje il cauaiio uà duro,e non uiene À fax<br />

le con quella :eggierezza,cheji conuiene,uai lo potete diutare althora dl jf ro<br />

ni pari ; er hor più con l'uno,che con Idltro fecandcrjcljepiu piega ddlC'uno che<br />

dak'altro lato, y anco di man di briglia con quel uoltar un poco il pugno che<br />

ui è fiato detto, cr hor ui fi replica che farete, facendo che'l dito auriculare<br />

che guarda ingin fi nuolti insù di uolta in uolta.e di coruetta, er dpolicare<br />

col me de fimo tempo uadi à calare alquanto innanzi uexfo l marcatura del col<br />

lo del cauallo. Sarà di b'ona gratia, nel cor nettar e fe pigliando coti la man del i<br />

la hachetta i\jìremo quafi delle redine andar et ecoructtando in questa guifii »<br />

con la detta mano alta,e difccfta dall'altra due palmima nòti ui feruirete al-)<br />

Ihora dell'aiuto della buchetta.ma fi bene in ueced'ejfa di abbajfar er alzar l


LIBRO SECONDO. s>$<br />

tiofìfar ànidre in que&o modo dimer.dndc-ui^cauallo.cke non intenda d ceenno<br />

le cornette ; e the nenie f^ccuqudji dd per je [do fmz'dltro diu to ,• er cosi<br />

: anco le pefdte,l'aiuto deüe


D E L C A V A L L A R I Z Z O<br />

dipoi rîuolgeniolo anco di'altra col medefimo ordine facefti il jìmile ricordando<br />

ui di quel,che più uolte ui ho detto,di fempre accrefcergli più preßezz*,<br />

nel girare, e fia di che gui fa fi fia. Lodarci che al raddoppiar alto^cr anca à<br />

quello di mezzo aere gioiidrebbe affai ; ufa&e un luogo,che haueße del montilo<br />

jo di quà,e di lì,nel mezzo delquale uoijiando,cominciafie pian piano à raddoppiare.<br />

Che uoi uedrefie che'l cauaüo per non urtar delle gambe in quei mon<br />

tetti, fi leuarebbe con buona gratia piegando le braccid^come fi deue; Cr d tem<br />

po cadendo nel mezzo d'eßi ; er (parando i calci di mezZd udita in mezza, co<br />

me uoi uorrefte-e fecondo gl'aiuti .che uoi gli deft e. Seruirebbon i medefimi mon<br />

tetti ad infegnargli la ciambetta che dicono,ouer il piegar,er leuar giufio del<br />

le braccia nelle uolte; quando però non foffeno diéanti più l'uno dall'altro ,<br />

che tre palmi,ò quatro ; come giouarebbe anco il terreno i barca,onero à con<br />

ca ; che fu detto al luogo fuo,<br />

Cap.45. Del modo d'aiutar il cauallo a i {alti<br />

con calci, & fenza.<br />

AD OGNI forte difalto uoi inanimarete affai il cauallo, fe nel principio<br />

*-poßendone far quattro ; uoi non ne u or rete più,che dui ò tre,er accarez<br />

Zandolo Io lafciarete con buone forze.çr animo ; accrefcendoli poi femprz,ty<br />

ingagliardendoli fecondo che ui parerà chefiano le forze fue-l'animo,e la leg<br />

gerezzdifin che fia ridutto à termine honefto di fatare. E lo affancarete di<br />

ß>eron pari da falto in falto, più er manco forte fecondo che più,CT manco alto<br />

uorrete,che fii leuiXaiutarete molto àfyarar calci fe futta flaUa cegl'haurt<br />

te infegnatiparare con batterlo di bachetta fuüa croppa ; çrcon la uoceconueniente<br />

à que&o. Ma fe uolete infegnarli à ßy arar calci prefto, caualcatelo<br />

fenz* croppiera per molte uolte à maneggione dipoi ritornatela,er fate cheli<br />

ftia un poco tirata,che dafeàfefyararà calci,nelß>arar de'quali uoi lo baterete<br />

di punta di bacchetta fuüa croppa fèmpre, facendoli anco la uoce deWaiu<br />

to,che fe gli richiede .che cosi «erri poi à pararli ogni uolta,che fentirà co*<br />

tali auifi. Ma perche difopra nel capitolo diciotto,e dicianoue ui ho ragionato<br />

del ammaefirarlo in quejìo affli diffufamente,non mi par neceffario diruene<br />

altro bora. Ma aggiungo ben qitefto che uolendo leuar i calci al cauallo colca<br />

ftigo diMe sufrenate,e delle Rappezzate lo leuar ete.<br />

Cap.47. Di quello che fi deue oflèraare nella carriera,& an*<br />

co in ogni forte di maneggio.<br />

jP E R c H E il cauallo deue correre determinato ,ucUoce,e deûro, rinfor-<br />

* Ztndo ogn'hora il corfoyufarete U carrierd^che pecchi più tofio nel curto<br />

che


LIBRO SECONDO. 9roni<br />

ne di bacchetta più di due uolte in eßa, fe pur ciò u accaderì nella carriera.<br />

Nel fine dsìla quale deuete raccoglierlo nel par are à poco à poco, accioche ua<br />

di feorrenio fuRe anche ; er uenghi per quejio conia testa pili fe rma, er eoa<br />

miglior gratia alle pofate,à i groppi youer à i filiti ; come dauoi fi de fiderà<br />

. Se nel raccoglierlo, non hauendo portato la destra , com io ho detto<br />

nel corfo, raccoglierete le redine con quella, cria lafc iarde andare alta fin<br />

al nodo d'effe, tenendo la man finistra ferma, e dando la perfona un poco in<br />

dietro, h.iurà deWaggradato aßai, er moitraretemaeflria. Ma non farà errore<br />

yfe non ufarete quello nel parar con folti, er calci : ne q vali forfè ui farà<br />

di mestiere aiutar il cauallo di bachetta fuüa fyaüa, er con la punta fulla<br />

croppa, er con i fperon pari à i fianchi. Deuete altra di queéo ben por<br />

mente, chi fia mirando la uofira carriera ,er/e altre uoftre agitationi, che<br />

fatte à cauaUo; er da quella parte riuolger fempre la faccia ; er ßnirle doue i<br />

perfonaggi er canottieri più degnifono.<br />

Cap.


DEL CAVAL LARIZZO<br />

Cap. 4&. Che i cavalli, dipoi che fono fatti fi depeno correre ar<br />

mari ,& rompercilancie,almeno unanoltaalmefb. -<br />

"C ATTO che fid il cdiidÏÏo , erben fermo in ogni forte di maneggio , che fe<br />

gli ippirteng.tjo ui efforto tifarlo À correr lande, non folo dû'anello, ma<br />

anco alla quintana , er armato , er aW incontro fe potete ; parche fia canaUq<br />

da far qutjìo , Perche uerrete à fuefarlo à queüo ; er à mantenerlo difeiolto,<br />

O-iìsloce in buona lena ; fe pur però non gli ne darete tante, chefìano di fotter<br />

chio : là onde in una g : oil:rj_ foicr>ne ui riufeirà affai meglio dipoi. Et noi fa =.<br />

rete perciò più ficuro, pronto, er proda cauattiero : er à q'.ufto fare fu Ja-.<br />

rete almeno una uolta il mele. . •<br />

Cap. 49. Come fi debbino auezzare, & agittare i cavalli, che fi<br />

uogiiono per la guerra.<br />

\r OLENDO noi cauaUo da guerra deuete principalmente ten erlo aUe-<br />

* nato, C7 correrlo fyeffc fiate aU'insù, er all'ingiù per luoghi montuofi,<br />

er tor tuo fi. Vfarlo anco k faltarfoßi, che fiano poco altìyer larghi nel prin<br />

apio , er dipoi a poco .ì poco à i più larghi, er cupi, finche uenghi ad una<br />

gii'fi a larghezza altra laquale farebbe pazzi* fa fatare il «ostro cauaUoy<br />

ricordandoui in quitto cafo , er m ogn altra agitations, che mi in quefto fa<br />

te del uoFcro cinailo, e di uoi éteffo, di quel beüißimo detto . Eft modus in<br />

rebus , f-nt certi denique fines . In ogni cofa è ntifura, er ancora ci<br />

fono certi d-:tcrminati. Oltra aUi quali non è lecito di trappdffare. Vuftrete<br />

anco àfalrar fi e pi, er muri alia campagna. Et lo effercitarete ne' torneamen<br />

ti, armato col â orco in mano ; er fe non contra molti armati, er à cauaUo ,<br />

almeno contra un folo. Di forte che così torneando per burla er spafo^fi affût<br />

faccia al strepito dell'arme ; er à foffiireie percoße da uero. Hauendolo<br />

però prima auezzo tanto nel trotto, quanto nel galoppo piano, er con furia<br />

à i repeloni andar contra d un altro cauaüo, ç? con la spada nuda in mano,<br />

7na di fermato ; che ne faccia altro tanto contra di uoi. Il quale però deuedimofirarfì<br />

nel principio paurofo, ancor ihé'l fuo cauaUo fia di bonißima faccia<br />

dentro, e fauio . Deuete anco ufarlo ad urtare, er inueftire un'altro cauaUo<br />

ma in quefio auertite per inanimarlo di far che'l uosìro contrario fi uadi riti<br />

randa nel principio,spingendo uoi fempre innanzi contrai fuo il uofiro canal<br />

lo, er urtandolo, non urtando però efjb mai uoi, ma ritirandofi fempre, ne<br />

percotendoui di fiocco ò dì spada ò d'altro full'arme , ne meno il uofiro caual<br />

lo j»fi ben uoi eßo. Il quale alcuna uolta dette dimefirare di fuggir l'urto,<br />

C? .e per coffe > non folo col ritirarfi indietro, ma col uoltarui le spali', c f'-'g<br />

gir


LIBRO SECONDO. »7<br />

gir uU&ttoifeguirlo percotendolo. Lodeuete anco far amico ddftccco.e del<br />

U ß>ade(Je fate ne i maneggi daUe bande , c~ à gui fa d'aia<br />

to di bdcbettd ponercela di piatto trauerfo al collo-, e traile orecchie alcuna<br />

uoltd. E* à quella tifarlo ancora quando fi caua di stalla, andando ! i aW incontro<br />

con la jpaia nuda in mano piaceiiûlmente, dimo&rarido in un fubito<br />

d'hauerne paura, tu retirartte in dietro. Ma come uedete ch'egli di ciò pigli<br />

animo, sfacci motiuo di correrai fopra, pur ritirandoui, dipcnerete la jpa<br />

da ; e? con alcuna co{a da mangiare in mano , andrete loßngatidolo darcela.<br />

Che così facendo ucdrsteche in breue fi farà molto animojo contra la fyada la<br />

quak anco potrete ufare fe farete à camUo facendo che uno ui uenghiaWincontro<br />

con queüa nuda in mano ; er uoi spingendo i il cauaüo incontra farete<br />

ch'egli fi ritiri çrfugga : er inanimato che farà per quePco, à poco à poco Ja<br />

rete, che non più fi ritiri, ma che sìia fai do, gr che anceßb dimoftri di uoler<br />

dare al uofiro cauaüo con la spada, ma non però gli dia in queiio principio,<br />

ma poi di giorno ingiornoce la facci fentire ,crhornd collo, h or nella crop<br />

pa, ö" hor nella tefìa di piatto er piano,e talor più.for te, fecondo l'animo, che<br />

Mede del cavallo fin tanto, che del tutto s'auezzià foffrirla, er 4 non hauerne<br />

paura alcuna : La spada à queßo effettodeu'effere feiiza punta, ma rilucente<br />

affai,perche cosi giocar ete al ficuro. Le per coffe nella faccia del cauaüo fono<br />

quelle che più lo disdegnano er auilifcano, enfiano di che qualità fi vogliano<br />

ò per età far che le fupporta più uolontieri, e che à quelle fi aßuefaccia lo ar<br />

marete come fi fuol armare neUefattioni di guerra, er torneamenti; gü ui dif<br />

fi che nella âaûa là deueste ufar le arme, ifuoni, er ürepici da guerra, per<br />

affusfarlo à quelli • Il che fe fatto h dur ete, non uè farà difficile ufario à quello<br />

ch'io ui die'hor a,. Et fopra tutto lo deuete ufar fuüe caccie, nelle quali intrauengano<br />

cauaUi ajfai, er firepiti, er rumori grandi, che così allenandofi fi<br />

farà anco più allegro, er corraggiofo, lo anez^arete mafiime nel mezzo de'<br />

tamburi, trombette, er archibugi, affuefacendolo anco à i fuochi,, alleacque,zr<br />

al notar e, er 4 uedere huomini armati e difarmati ancora diftefi in ter<br />

ra come morti, er pdfj'tr tra eßi ; à i cocchi, alle carrette, ai incontrar ani<br />

mali infoliti,0" ad ogn altra co fa, che ui paia ui poßi giouare nella guerra.<br />

Et non lo tener ete in tante deli tie, er auezzi fulla Ûalla, che non l'ufate anco<br />

alle uolte à patir fame, fete, freddo er caldo, er alcuni altri dif agi. R/cordandoui<br />

in questo di quel detto. Che ab affuefatìs nonfitpaßio. ztfe pur fi patifee<br />

non non fi patif ee tanto quanto fi patirebbe fe non ci foffe ufo. Et notate<br />

finalmente che il canaledrlo di notte, e di notte ufario all'arme, er à i ûrepitifuddetti,<br />

e/«ont, lo farà anco più cor aggio fo, ardito, cr ficuro.<br />

A A Cep.


D E L CA V A L L A R I Z Z O<br />

Cap ? o.De i causili da duelli,e del lor maneggio.<br />

ANCOR che icauaUi di guerra foßeno buoni unco per combattere in âec<br />

cito, per effere di ragione posh' aüa terra, maneggianti dejtri-, er prejli,<br />

forti, cor aggio fi, cr ubbidienti nondimeno io defidero, che per combdttercin<br />

ûeccato, olir a quello chehabbiam detto de i cdiiaUi da guerra kdbbino altra<br />

forte di maneggio ancora . Et queûo è,eh7 io uorrei che Japeßino maneggiar fi<br />

Cr aìli repeloni cr alle ra idoppiate al contrario del folito ; come ben dice il Si<br />

gnor Cefare Fiafchi,cioé che fecondo che lo auezzate-à girare juÜi piedijdi die<br />

trojo auezzafie à girare fu quelli dinanzi • tiche farete ageuolmente fizadóprarete<br />

il fprone,con ragion contraria à quello che neÜ'altre maneggio battete<br />

fatto. Et farete in quefio modo .che uolendolo atta mandritta,uoi nonioam<br />

farete in gui fa alcuna à fèefolarfijna girando un pòco il pugno della briglia,il<br />

qual douete tenere un poco pi&bafjoie l folito, Julia medejma mano, nella qua<br />

h lo girate lo aiutaretedel medefimo /prone ; battendoli anco di bachetta nel<br />

la cr oppa,euer nel franco dalfiüeffa mano. lacuale fe farà la dntta^uttili<br />

aiuti faranno anco daüa'parte dritta ;fe la finiûra gl'aiuti faranno dalla fniûra.<br />

Perche questa forte di maneggio, farà ilcauaUopià jicuto cr fermo ;<br />

Cr pi^ fanpre prefio uerfo il nemico ; che non faranno le altre for ti dimaneggi,che<br />

girano full'anche ; er fülle gambe di dietro : e? non farà ancora fenzd<br />

qualche poco difyefolamento in queûa parte ; dando il caual fermo fu i piedi<br />

dinanzi,er fcl girando con la croppa à tempo a tempo come uolete-, cr lo aia<br />

tate uoi . Et non farà fe non d'utile ancora fe così maneggiandolo,gl'infegmretejharare<br />

alcuna coppia di calci, liquali per offendere .er fyauencare l'ini*<br />

»ntco,er il fuo cauaüo infìeme faranno molto necejfarij.Et però io lodarei che<br />

il cauaUo fcelto, cr capato buono per tale mpreJa,non foffe effercitato in al.tro<br />

che in far bene cotal maneggio ; cr che alle uolte foffe anco effercitato nella<br />

carriera ; crffejjo ne i repeloni lunghi er curti ; cr foffe alenato fuolto .<br />

Et fopra tutto uorrei eh' intendeffe ben iß uno ? aiuto del fprone ; er maßime<br />

per quefio io uorrei,che intendeffe quando lo uolete al girar fermo fülle gambe<br />

dinanzi,cr quando (u quelle di dietro.Ma fpra Ogni co fa fi deut tifare à fu<br />

re che babbi bomjUma faccia cr animo-, er ad effere ebbeidtentißimo iO" fe fi<br />

pot effe ,4(1 effe e inamorato del padrone ; come molti fe ne fono trouati marno •<br />

ratinimi ; cr io ue ne ho racconti nel primo libro di pur affai ; cr foffe amato •<br />

re del cauailiero che l di deli'abbattimento lo ha à caualcare in ûeccato.llche<br />

Accader à facilmente fe gli farà fi-to ujato,ttfe gl' ufarete gl'ordini che più uol<br />

te ffarfamen. e furono detti, il cauaüo che jì uuoleper tale effetto,deu'eljerego<br />

uernaro con affai più cura^cr di l igenti.t di tutti gl'alt ri,che fin qui hauemo det<br />

to' Perched: maggior importanza affai e L'honore,^ la ulta che non fono tut<br />

ti gfaltri utili,


L I B R O S E C O N D O » g<br />

ti ma tdcìtdobìettione che mi fi potrebbe f are; con dir ch'io non deurei, ne<br />

m èjecito infegmre cotdi cofe. Attaquale in poche parole rìdendo,che je le<br />

guerre,er il duello fono leciti,è lecito anco, à ci afe uno di parlarne con ueritdy<br />

e con ragione fenza paßione alcuna. i.eguerrei dueli fono liciti,adunq; io<br />

nepoflo parlare ; er maßime quel tanto ch'io ne parlo. Che le guerre cri duelli<br />

fiam leciti quando fieno giù ft i, er giudi i facri libri dei Re ce le dime fir ano<br />

nelle fcritmrefacre; et luda Macabeo maßime.llqual non fole fece guerra, mi<br />

ttolfe armar fi col [ito popolo nel giorno fiero folenne.e uinfe.Et Dauid non en<br />

tra, in battaglia à corpo à corpo con Golia? oltra che ci fono miWaltre proue.<br />

Cap. 51. De i caualìi da pompe, fefte, & giuochi.<br />

IC AVALLI che fi uogliano per pompe, festster gi uochifi deuer.o mantenere<br />

ne i lor maneggi ordinarij ; di modo che fi ander anno terr a terra,<br />

Crii ttokte per giuochi de' cdrofeüi, di canne,ò d'altri fmili, li deuete man<br />

tenere alla terrai fe uanno à mezz'aere, mantenerli a queflo. Ma fe li uolete<br />

per maggior pompa, er per comparire in un tor neo 3 er gio&ra, ó in<br />

una mafeherata di liurea, oda per mi, affai meglio, er più ffdendidmentc<br />

comparirete fopra cauaüifaltatori che fopra altri : cr quefti ancora deueno<br />

e/fere ejjèrcitati, er mantenuti ne'fuoifalti, er maneggi ordinarij. Non di"<br />

co alle ruote CT caragoli, er altre si fatte lettioni, che fi danno al cauaUo ,<br />

per ridurlo a'fuoi maneggi rifoluto, er prejìo ; ma alle raddoppiate alla ter<br />

ra, a i repelone d'o?ni forte, aUe cornette, alle pefate, er aggroppate ; così<br />

unco a i falli- in tutte quelle manere cVegli fa fare.<br />

Cap. •y*. De i caualìi, per correr palij, & de' Barbari mafsime.<br />

MI<br />

pare non ufeir d'ordine s'io ui dic'hora de5 caualìi da correr palij fccn<br />

do il costume c'hoggidi s'uja per tutta Italia. Ma prima deuete anco fa*<br />

pere ; che Vero Imperatore hebbe un cauaUo chiamato Valuer0 dalla uelocit'à<br />

fuà incomparabile, di fomma eccellenza . In honore del qual cauaUo fi cominciamo<br />

prima à correre i palij; effendeß prima corfo con le carrette.Qui<br />

adunque hebbe principio , cr origine il correrfi de' palij : er la cz.ufx perche<br />

fi corr'mo credo che ui fia noto che no ; tanto per dar piacere al popolo con fi<br />

beüißimo spettacolo, quanto che per far proua chi più de' cauaRi in udocità<br />

uaglia, er chi piàrefifta al corfo. Al quale di tutti gli altri generalmente<br />

fono attißimi i 'Barbari, quelli dico, che uengono d' Affrica, er i Soriani<br />

anco fono uelocißimi, er quelli di Scithia . Ma nella noftra Italia quelli Barbari<br />

della razza del Duca di Mantoua > come io già.difi ,fono anco eccelltntißimi,<br />

er di tutti quelli d'Italia i m egli ori. Beuche li trouino alcuni cauaUi<br />

bafiardi, er uiüanotti in Italia à quefìo mtfliere perfettißimi ; er che uincano<br />

anco nel corfo ogni forte di Barbaro ; ma fono rari ; er io per me noi: h'ho<br />

A A 2 uedrti


DEL CAVÄLLARIZZO<br />

ueiutife non due in uitä. : li quéi erano di fomma perfettione mi corfo , &<br />

cictfcuno di loro ninfei pdlij in Bolognu, Froren^, er in .Koma, hauendo-fem<br />

pre al contraflo barbari er altri caualli ecceüentißimi, er J più eccellenti che<br />

foßino in Italia. Ef quefii furono un caual leardo rotado deüa razza di Ve<br />

trailo : er l'altro baio non fo di che razza fi fafferma era d'un Conteda Vtfi-<br />

«e. ìlqual cauaÜo hauea nel mezz0 deWmarcatura del collo un cerro di crini<br />

fatto à treccia, che ce lo riuolgeuano d'intorno al collo una uolta, er dipoi<br />

anco l'auanzo andana quafi à toccar terra : er era di stgrande uelociti ch'io<br />

lo uidi il gio rno di San Giouanni 'Battifta in Fiorenza nel corfo avanzar tuttigli<br />

altri caualli, er barbari, di mezza carriera, dico di quella doue cor<br />

reuano tal giorno il palio : & pur c'erano barbari di Mant'oa , quelli del Du<br />

ca di Fiorenza> er il Bonzaga barbaro famofißimo del Urna d'Vrbino. H or<br />

quanto al gouerno, çreffèrcitio di fimili caualli, deuete fdper e, che prima,<br />

CT principalmente fi deue confiderare lefatezze, er Ftßere loro, O" di che<br />

paefe ßano : er fecondo cotali conditionigouernarli, er esercitarli poi ; per<br />

ehe fe Ie faiezze foffero molto beUe e delicate deueno de licatamente, er con<br />

ogni rifletto, ejfre governati ,fe faranno .come dicono, uiUanotte- non fegli<br />

deue hauere tanto nffetto , ne in effercitarli, ne in gouernarli ; così dico an<br />

co dell'i [fer loro ; perche fe faranno, naturalmente delicati di poco spiritoso"<br />

animo, er paßo : deueno con gran riguardo effere, ç^gouernati, er ejferci<br />

tati, er per contrario quelli che di natura fono gagliardi, neruojì& corag<br />

giofi i er che mangiano bene non fe gli ha ad bauer tanto rispettai emì camene<br />

anco fi deue hauere a? cauaUi paefani, er noftrani, li quali per efere nati<br />

er aUeudii neU'den proprio dell'Italia poßon meglio neWItalia affuefarfì ad<br />

ogni co fa, che non poffono gli Affricani, i Morejchi, i Soriani, eri canotti<br />

di Scithia, er altri nati, ò in'paefl molto caldi, ò molto fréddi : fenon fi ufano<br />

però con lunghezza di tempo à queft'aere Rostro, er à i costumi de canai<br />

nostri. Hor per uenire al gouerno er effèrcitio prima particoUrmtnte dicia<br />

feunno, dico che a' càuaûi barbari naturali non accade molta dieta per tnet-:<br />

te di in ordine per il corfo, perche naturalmente da fe mangiano poco, er<br />

aïïa dieta fi metteno, ejjendo aUe uati in quei paefi doue poco mangiano, er<br />

aß ai corralo. Nondimeno l'ordine del lor gouerno al mio parere jaria que -<br />

sto , che la mattina per tempo fegli mettejje il fuofiletto in bocca, ben netto ,<br />

er untato con un poco d'aceto, er mele er legati con la tefia alta, fleffero<br />

così finche fafferò alzate loro leiettiere, er ben netto factoCT dipoi slegati<br />

dal così alto slare, gli foffe appannato bene la testa, er le orecchie, er anco<br />

âroppicciata con paglia . er palmeggiata con le mani, er lauatoligli occhi,<br />

le narici, er 'la bocca •> gli fo ffe rimejjò il lor jcapuccitw in te sla, er legati<br />

alti come di primaf offero ftrigliati leggiermente con ftrigiìa piccola , er no<br />

molto dentata, menandofi la mano nello (ingliarc dal curatore ugualmente ;<br />

er


LIBRO SECONDO. sa<br />

CT Hohin fretta :comiticiandofi dal cotto, er diftendendofi poi fin dietro aUd<br />

croppa : Grigliato che /o/Te ce» preftezz* feiiz* punto pe rditi di tempo,<br />

yì deueappannare con ilmeiefimo ordine tutto, er di' più k gambe ancora, di<br />

poiftroppicciare conjtrojjtone di paglia con l'ordine ijìefjo, uerc c, che nelle<br />

fydlt er nel petto deiteno cjjère ftroppicciati all'in fu in qxedo modo, che com<br />

minciando fenipre quafi di mezzo il petto fi fìnifca fopra del guidar efco. cr a i<br />

co più uerfo la fchena, così anco fi dette fare nel uentre tanto nel firopicaare<br />

come nel palmeggiare, cioè, comminciar jempre di fono di mezzo il uetit re,<br />

er uenireaWin fu uerfo la fchena > dipoi fegmreil reéto ,firopicciato che fìano<br />

,fi deueno palmeggiare con glifteßi ordini; er dz poi appannare con altra<br />

pannatora netta, ò di peli 6 di lana, e rimetterli ifuoi colli er coperte Je qua<br />

li deueno molto bene coprirli il petto, er il %( n- re,er fattoli figliare, er eu a<br />

cuare per il feceffo fi deueno mettere alla mangiatora. La quale deue efere<br />

baffi in terra, er itti darli un poco di bonißima paglia, poco dipoi fe li deue<br />

dare il fuo beuerone il quale baft a che non fafi-eido&poi iljuo orzo ben mon<br />

do er ritornatogli le lettiere fatto fi deueno lafciar così fin alla fera alìkora<br />

delgouerno , il quale farà nel medefimo modo che fu la mat lina, er rifattoli<br />

le lettiere fe l'impiranno i pié di fiammata, frefea, er fe il bifogno lo richiede fe<br />

Punteranno le unghie, çr fempre fe lì darà la paglia bonißima à poco à poco.<br />

Deuete auertire che quando fono troppo in came, çr pdnzuti • aühora la Uri<br />

glia cr gl'altrigouerni deueno effere gagliardi, er così ingagliardirli, er mi<br />

nutrii come uedete il bi fogno. Dell'orzo ben mondo er battuto, gli ne detteti<br />

dar* quanto neuogliano, non però gli lo deuete lafciar che gl'au an y innanti<br />

tutto il giorno, e la notte %ma fe gii ne auanz* di poi una o due bore che gli<br />

b haue te dato, togUetiglilo dinanzi • Ma guardategli ben prima in bocca che<br />

non haueffe qualche offefasch e gli lofaceffe mangiar più tardo delìufanza Jua.<br />

Il fuo bere commmementefarà à baftanza tre boccali di beuerone nel principio<br />

quando cominciate à metterli in ordine per il corfo ; ma come di quattro,<br />

ò cinque giorni ui auicinate ad effò dui boccaliper uolta farà ajjai il ftrameggiare<br />

fia Jempre di paglia perfettißima, ma poco alla uolta er ßcßo,eccetto<br />

che nella not te.La mattina deUaqualefi ha ad effercitare nenfe m gli dia fe non<br />

un pugnoydtpoi che hauera mangiato forzo; er fubito dipoi fe gii metta la fua<br />

gabbiola di ferro jn* riuedaßi però la notte almen àie uolte^ donafegli tan-,<br />

to di zuccaro rofato per uolta, quanto faria mezza noce, ouero un pcchetto<br />

d'uua paffarina . La mattina poi à bonißim'hora jiriglialiç? gouemafi al jo=<br />

lito ma con manco tempo affai dell'ordinario,cr poftoh ha jua copertina dall'effercitio<br />

er il fuo bardeü no, uorrei che un huomoprattico in tal mefiiere<br />

in que ft o principio lo effercitaffe cr anco fin appreffo al dì del corfo di fei gior<br />

ni, ne' quali poi il ragazzino deue effer ci tarlo due ò tre fiate al più. H or i'ef<br />

fercitio er il darli lem farà tale,che noi auertirete benißimo quanto fia lunga<br />

U


DEL C AVALLARIZZO<br />

U Cifrrìerd che fi hai correre il di del palio perche fe ella farà di due mia<br />

vlia , che in Italia uiene ad effere la maggiore che fi corra, CT è quella di<br />

Bologna, er quella di Fiorenza il dì di San Gicuami Battila, deueteil primo<br />

giorno farlo galoppare circa un miglio, dandogli alcune uolte un poco<br />

di fuga , battendolo con lafcoriata dall'una , er dall'altra banda della croppa<br />

.. er gridandoli quafi à un certo modo per fargli animo, er inquefto trio,<br />

do, uia uia ,bmn cauaUo, ma però, er nel galoppo, er nella fu ga deuet<br />

andare raccolto in uoi, er con redine tirate à fegno, er poi nel fine to de-f<br />

uete lafciar correre fempre quanto furia una picchia carriera, & così ancone!<br />

principio lo deuete lafciar partire arditamente , er pretto , er di poi fubito<br />

raccoglierlo al fuo galoppo ordinario . Lodarci ^che nel principio ,<br />

quando fi comincia à metter in ordine, uoi lo facefte fe rrar con ferri greui<br />

più dell'ordinario, fe però l'unghia gli fopporta. Vorrei anco , che lo ufaûe<br />

à partirfi fyeffo di compagnia con altri, ó altro cauaUo. DI' poi deuete U<br />

feconda uolta accrefcerli alquanto di più la carriera, tenendo per ò in effa<br />

fimpre i medefimi modi ; er ogni uolta dipoi tanto cccrefcerla di più , fin che<br />

giungerle al. termine di quella , che hauete à correre al palio, er/e anco eccede<br />

fie circa à un tiro d'archibugio ,faria bene. Ut auertite molto bene,<br />

che fe la carriera, che hauete à correre é montuofa, er kabbia delle calate<br />

uoi medefimamente deuete effercitare il uoûro cauaUo in luoghi fmili ; è ben<br />

Hero, che fempre farà buono eßerci tarlo per le falite,&per le difese:<br />

DI' poifiubito che lo hauete così effercitato, deuete in quel luogo, doue rat*<br />

tenete il cauaUo difmontareçr iui farlo molto bene accarezzare nella tefira j<br />

er appannare gettandoli coperta di pannofopra, & paleggiare due fiati di<br />

lungo quanto fer ebbe-un bnon repelone, er dandoli una latuca frefea, auiarlo.<br />

à cafa pian piano, rifguardando bene fe nel galoppare , er correre s hauefje<br />

fatto male alcuno, per poterui rimediare jubito. Giunto i cafa deuete fubito<br />

lauarli le gambe di life uccio er uino tepid o lattatoli farete benafeiu*<br />

gare con panni di lino ò di lana , er lafciando i peli rabbuffati all infu, lo faretepaffeggiar<br />

tanto che ui paia che del tutto fianobemßpno afeiutte , hauen<br />

do prima anco fatto nettare er lattare ben l'unghie di dentro e di fuor-a . DI<br />

poi lo rimettereteallafua pcjlaçralfuogouerno delfirigliarloer c. il qual<br />

deli effer fatto in poco tempo er con diligenza-, finito di gouernare fi farà fiai<br />

lare alfolito , er fare la fiammata : Dipoi fe gli darà fubito à bere un boccale<br />

d;acqua pettorale, er il fuo pastone. L'acqua ïbauerete dal fpetiale, er<br />

il pafions lo farete prima che il cauaüo uadi all' ejfercitio, in quello modo ;<br />

farete bolirefemola con acqua un pezzo, ma auertite che non fia troppo liqui<br />

do., ne troppo preffo , çy con un baflone lo andarete rimenando bene, (y le<br />

uaio dal fuoco ,gli metterete mezza libra d'uus pafferina ben netta, CT un<br />

poco dì mei rojuto, cr mefcolando bene ogni cofa infiem e > lo coprirete dili<br />

gcn-


L I B R O S E C O N D O . l o »<br />

gentemente, er di queflo gli ne darete di poi il bere deWdccfud pettorale tre<br />

boni pugni iCxquattro, er cinque , pur che il cauaüoH uoglia mangiare r(T<br />

dccioche gli uenghi più uoglia da mangiare ci metterete per dentro un poco<br />

di latucafrefca minuzzata in eßa . Et cosi lo lafciaretè ft are fempre riferrato<br />

) crfeparuto dagli altricauaili fin alihora digouernarlo laferafenza<br />

alrtro darli, er poi non mancarete d -andare à uedae alcuna uolta s'egli ripofa,<br />

er che cofa fa ; er poi gli donarete per accarezzarlo alcuna cofetta'y<br />

y maßime della latuca, le quale alla bocca molto gli piace, cr gli darete anco<br />

tanto di paglia quanto potete stringer enei pugno : la fera poi più à bon<br />

bora del Jolito d'un bora lo douete hauer goueraato fecondo il confueto del<br />

bere, e del mangiare , nel stre gliarlo poi, er nei refto dei gouernarlo deliete<br />

effere isedptto, er diligente fenza risparmio di fatica alcuna.<br />

Et notate, che bifogna molto bene itar auuertito , che quando ni aprtìfi mite<br />

al dì ehe fi dette fare il cor/o di otto giorni, nel paß one dtuete aggiungere<br />

due onze di loc dipino-, ouerdi locdi Silo ; CT queftohaurete dallo jhe tiale.<br />

Deuete anco metterli adojfo, er che li tocca la peBe, Partenti fi a trba ; m


DEL CA VAL L A RIZZO<br />

le iti ituUrctt dl corfo,per queUd dirada che prima gVbäuete moärätct : er /«nanzì<br />

cheuiäceoflatcättd, corda doue fi danno à causili le fmofjè, liuntaretei.<br />

iteriti delle gambe» fotto.il uentre il membroyCr i genitali di oliobonißimo. Et<br />

Kcdrete fe to potete far ftaRare ó uodare ; CT dipoi.lo auicinaretea.Ua cordi<br />

con il ragazzino foprd,ilquale prima fo baurete fatto ejfercitarefopr'effo ed<br />

uittojper fei,ò otto «o/fe,erfopra alticatiaUi.ancord,hauendoli infegnxtomol<br />

to bene la carriera dd corfo.coà anco al cauaUo^ datoli tutti quelli raccor<br />

di necefßrij che à queftofarefi cofinenganoiUquali non accade ch'io bora efi-li<br />

chi da che ogni buon imbarbarefcaioreli fa benißimo. Finito di correre de ne fi<br />

il caudio cepriré.alfolito ,.cr accarezzare-,^ tornando 4 caft gouernaxefe<br />

condii il confuetoy facendolo però prima caricare di bctiifima änofiy er paffeggiar<br />

una groß'bora, cr Ûaïïarc. Qveiïo medefimo goiter no-firickiede ad<br />

ogni forte di cauaUo da correr pali) accetto che fecondo le natu re, er qualità<br />

iaro fi deue alterare con il pia c con il mem,cr con bauerli più z? manco, ri<br />

fiotto. I gouernatori di s i fatti cxuaüijwgliom effere difc.reii,fo!eciti., amo<br />

resoli, praltichi, CR intelligent idi tal melliere. I ragazzi che gl'homo àxor<br />

rere uogliono e (fere piccioli.,afciuttì%nerHofiidejìri1cr animofi^di buon iutrüet<br />

to er memoria, er innamorati di tal mefliere. Et quefio baiti.<br />

Cap.53.Del caftigopercaualìo reftio.che fcinalbera,<br />

& Ga calcitro(b .<br />

ÇE'L CauaUo foffe ramingo,di poco animo,6perciòandaffèconduicori,CT<br />

M uolontàÀi forte che. dimollraffedi non «o/ere andareìnon hdUendo l'animo<br />

fchietto, er fincero,come fi comiene. ilche è principio»er inditio grande di<br />

re/no ; aü' uno-, er aWaltro fi delie ufare castigo gagliardo di noce iCT molto<br />

più al reilio ; il quale è quello, che ricufa del tutto il uoler andare innati<br />

zi •' er ben fyejfo fi ritira indietro ; accompagnarete però le ucci terribili,con<br />

tutti gl'altri cafiighi à que&o convenienti : cioè le gran baebettàte ttel corpo,<br />

Crfyatle del cauaUo. Ma neGa teâaà me non piace che fe li dia,cr mafiime nel<br />

procomio,che è traW un'orecchia-^e l'altra ; perciò che ini è una commiffura,<br />

iaqual percoffafacilmente fi potrebbe allargare, er far di fubito morire il cauaïïo.<br />

Ne mi piace anco, che nel refio del capo fia percojfo, perche fi potreh<br />

be facilmente affrontare V occhio, oltra che diflona aßai, er lo inuiiifee alla,<br />

bachetta, er aüa spada ; di modo » che dipoi ueggendolan'ba paura »er moue<br />

il capo. Alt'aiuto di bachettone, ouer di nemo, che in quefio cafo far io.<br />

ottimo per non romperß, er incender molto, er far gran male, aggiunto an<br />

co à quefio infieme quello degli sproni. Ma fe ciò non baftaffe ,fipàfar ilare<br />

due homini à piedi, che s intaldino del mefiiere^e con due pertiche in mano ,<br />

nelle cime delle quali fiano le groppa, 4 gui fa di quelle delle lancie.che pun<br />

gena


LIBRO SECONDO roi<br />

gern» forte ; ma non però poflòtto offendere,?? come il cauaUo ß pone in difor<br />

dine di non uoler dnddre,anzi di camimre dW indietro,tacendo il canaleatorcy<br />

CT non battendolo,glì 4 piede folo fìano quelli,che/gridandolo con mei terribili<br />

lo botino, er lo pungi ino nella croppd con quelle lande, ouer pertiche ; e<br />

tanto perftàano in queflofin che fi leui dal uitio: ma fubito chefiauia innanzi,<br />

deueno ceffare dal batter lo,e dal pungerlo, er fgridare ; er il caualcatore in<br />

qtieâo[libito accarezzarlo grandemente. Ne altro caîligo à me pare che fe<br />

gli conuengï,perche con continuare tutto un giorno queüo e l'altro,e l'altro,<br />

fe bifogndìfe,uedrete che fi leuark dal uitio fenzd fuochi di troppa,fenz* Ucci<br />

à i testicoli, fenza faßi fenzd gdtti,cdgnoli er ricci-attaccati alla coda er fen<br />

Zd tener chiodi in mano, er con quelli pungerlo ne'fianchi ; e tant'altre manifatture<br />

che coßor uogliano : lequali fe pur fi richieggono,a caual p erfido del<br />

tutto,e di maligna natura fi richieggono . liquale fe così fia, farà anco forfè<br />

di brutta forma,d'occhi maligni,e di cattino mantello mal fegnato ; er io già<br />

ui ho detto,che di tali non è il parlar mio .Perche in ifalla per per fona di Previ<br />

cipe,.ilqiiale ha da feruir il cauaUarizo,che noi andiamo inûituendo non delie<br />

no efjère fi fatte b eft is. Et auertite-cht fe'l caual restio haurà morfo forte in<br />

bocca.gli lo deuete leuare in quefio cafo,cr mettergli il canone, outr fcaccia.<br />

Auertite ancoraché fefacefje il reûiuo per ombrofuk,ZT poca uiìia.hauenio<br />

paura d'alcuna cofa^ühora non fi deue procedere rigorofamentene come ha<br />

uemo detto; ma aßicurandolo pian piano co le carezze, er con la mano fui col<br />

10,con uoci piaceuoli farlo fermare,accioche miri meglio la cofa non ben uè*<br />

dut a,che limette paura -, er aßicurato cai.lo farete andare innanzi pian pia<br />

no fin tanto che fi leui da tal fyauento. Che s'altramente facefii. ad ognifiata,<br />

che uedeffecofa che li porgeßi ß>auento dubitando,che non foffe qutUa cai'fa<br />

delle fue battiture in un baleno ui fi torrebbe di fatto; sbilanciandoci in qua e in<br />

là,CT ritirandofi indietro,con pericolo,er poco honor uoslro. Pero io effort a<br />

rei moho che il cauaUiero face ffe auezzar fpeffò i fuoi cauaUi da poledri di<br />

notte,e di giorno à c aminar e,er trottare per le città ; er in quei luoghi maßi~<br />

me neUiquali più Strepiti fi fanno ; er doue fono cofe che più timore gli pofjano<br />

recare : come farebbe à dire per l'armaiuoli^ uacinai,çr altri luoghi fimi<br />

11. Ma fe il cauallo s'inalbora fi dee mirar per qual cagione lo fa. "Perche fe<br />

viene dal morjo.à quello fi deue rimediare ; fe dalla mano di chi lo caualca per<br />

effere troppo afpra,e fenzd la fua debita mi fur a.e tempo, deuefi poner cura di<br />

hauerla temperata,e? giù fi a. M a fe viene da ti ilio-çr cattiua creanzd,fi deue<br />

caflignr forte con bachettone.à trotterfo le braccia, lìdie gioii a ancora infini<br />

tamente quando fa le pefate più alte del deuere-CT con le br accie diftefe. Giouerà<br />

ancora molto portarli,mentre fi letta d allo inaiborarfi, briglia dolce più<br />

del confile to,con barba zzai più dolce,e lento dell'ordinario. Sono alctmche-à<br />

qitefii cauaUi ligano una cordella inforcata nel corpo, adi dui anelli del morfo<br />

B B che


D & L C A V À L L ARI Z Z'O<br />

che tengano le redini.e la. fanno poffare di [otto il petto de! cjUdBo.cr fot toi e<br />

• cinghie, e [eia recano in mano, er quando il cauaüo s'iridbora.'la tir ano er<br />

per effere acconcia là fotta le cinzie di tnodo,chepuò fcOrrere facilmente feti<br />

" za andar da banda la Untano anco cóme ìepare.NLafe'lcauaUofuffe calcitro<br />

fo,il darli delle sbrigliate nel trar de' calcigli giouerà molto; er injìememeiite<br />

accompagnarle con le bacchettate attrauerfo del uentrejÇrfuûefyaûe., çrgfidarliforte:<br />

la crappkra à fintili catiaÜi mol eifere lenta,çr il fgunizaglio len<br />

• tißimo-.erje tat calci uem'jpno per non «o/er fentire iß>roni,aühora tanto più<br />

fe li deuenoyi tempo però, far fentire : dandoli bora con l'uno er hor. con F altro<br />

; accompagnandoli con alcuna sbrigliata, er con l'aiuto, e?" caftigo della<br />

uoce,e di bachettata nelle fjpaUe. Giouerà ancora portargli morjo-fin che fi le<br />

ui da queftoyche fia for te,er il cacciarlo innanzi pur affai di galoppo furiofo,<br />

V Straccarlo in effo glifarà necejfario.<br />

Cap.;4. Della camarra,e del cauaìIo,che ua col mufo in fuora.<br />

L 'INVENTORE deüa camarra diuifa in tre differenze, cioè in tutu<br />

di corame: in decorami col ferro fotto la mufarola, er in camarra , che<br />

babbi il barbazzale,er fer ui per camarra er capezzone.V inuentor dico del<br />

la camarra cosi diuifa,e del li gar e le code de cauaUi con quel bel modo che po -<br />

e'annifono fi folca tifare con lafetuccia er col fguinz Aglio, ufo utili fimo uera<br />

mente,ne fu inumi or e dico quel ecceüentißimo caiidlliero,cFio ui di fi nel pro<br />

hemioyttejfer Euange lifia corte ; dalla cui uirtù er fcola ufcirono più difeepo<br />

li ecce", entif imi,chc da quaV altra fia mai fiata,çr per auentura fia per effere,<br />

er je gl'antichi à gl'inuentori er ritrouatori £alcuna cofa utile er bella dedi<br />

cauano le shatue,zr premiauano.à quefto diuinißimo htiomo così morto,come è<br />

fi potrebbeno confecrare co/oj?i,er piramidi, er fi deuerebbe con le uiue mei<br />

honorarloyCT ejftltarlo ; er io per me non potend'altro,con la mia penn a mal<br />

temprata> er con la uiua uocedsl cuore fempre I honor o , er adoro ^di queüd<br />

aio rat ione che h umanamente fi deuefare à fi gran fyiriti. Hor l'ufo della camar~a<br />

é d'utile grandi fimo à moltifiimi canali i. Ne fo perche cagione alcuni<br />

la noglhno biafmare ,con dire che non fi deurebbe ujare ; e fepur ji deuejfe,fi<br />

deurebbe ufar poco ; attefo che doue fi ricerca far'un effetto con eßa, fe ne farebbe<br />

una Icro fe fi ufaife a fai ; perche u olendo il Canadier e ritirar à fegno ti<br />

fuo cauallo con quella,dipoitoglûdogliela,peruederjìin libertà,maggiormen<br />

te ritornarebbe al uitio di prima di andam col mufo in fuora ; er à dijìonarfi<br />

dilli tsiii.lichefe ttsrofvft.io ancora ar^omsntarei à defiruttione^bemeno<br />

perliuarii credenza alcuna da qud fiiuogUa meno, fs gli deue portar fgunizaglio<br />

attaccato dal morfo,o!>.er mujarola alle cinghie ; così a:icofalje redine,<br />

OUtr cape/zone per far quefto, er- altri effetti necejfarij ; perche a pei leu an -


" L I B R O S E C O N D O . 1 0 1<br />

iofeglutdnto più peruederfiin liberti ritornarebbe aüä credenzâ-çr


DEL CAVALLARÏZZO<br />

- Mfo : lo fermi di fe&t ; Zo äüeggerifce, /0/4 ànidre più raccolto dßai,e? Uni<br />

to infeéeffo con la forza C «irto jua.'Et anco che fio. utile ad ogni forte di CA<br />

UdRo à caud graue però,non ben fermo di te&d,di pocafchena,e dicattiuabóc,<br />

ca,è utilißima ; ufandofi pero comefi dette. A caualli gentili di buon mimo^r<br />

nani ditela, ufarafjè di cor amener à graui>cr malitiofi di ferro ; tirata ad ho<br />

neûofegnoyà poco à poco; çr non nel primo giorno,cbe fi mette al cauaUo,gio<br />

tu Anco à cduaUo-iCbe/è ne «4 di boccasò per natura, à per mala creanza


L I B R O S E C O N D O . I « J<br />

creinz* rimediarete, con catiigdrlo bor di calcagno, bor di fiäffa-, bor di bac<br />

ebetta., bor di jpsrons, er bor fujfrenata daüa parte contraria den'egli torca<br />

il mufoj caligandolo fempre quando più. er quando meno fecondo, che uede*<br />

te Upertinatia , cr bifognoJuo : perfiBendo in quelcaâigofin tanto, che uediate<br />

che fi leui dal uitio; dal qual li nato , lo accarezzerete al foil to . Il portargli<br />

ben tiret ta la mufarolagiouerà à que&o. Se'/ cauaüo hauerà credenza<br />

porterà il collo più fu una mano che fuTaltra ,gl'ujarete nelle lettioni il<br />

sguinzaglio attaccato dal prim'occhio del morfo die cinghie ; e tanto tirato<br />

che ui paia < t baàanz* ; foüecitandolo fempre à girare atta medsßma mano dei<br />

sguinzaglio, con l'aiuto dall'ijieffa banda del calcagno, di buchetta nel Mentre<br />

ouer croppa, e del Jerone. Ejjend'ìo giouinetto di quindeci anni, cr caual<br />

cando un cauaUo che hauea credenza grande dalla man dritta , non folo mio<br />

padre mi ci faceua portare un sguiuzaglio cosi legato, ma me nefaceua tenere<br />

un'altro in mano il quale era attaccato al prim'occhio stanco del morfo, er<br />

trappaffando per il dritto tirato al deuere faceua qua fi effetto d'un altro barbazzale<br />

, er anco ch'io tir affé il cauallo con questo fuüa man dritta non face<br />

ua che il morfo punto fi tore effe in bocca, del cauallo. I/ quale anco faceua,<br />

ch'io aiutajfi con il fol sperone dritto ch'io portaua. E da qui anco fi pò confi<br />

derare fe à quel tempo fi cono fceua l'aiuto del sprone. Ci fono altri modi di<br />

caìtigbiji quali io tralafcio per parermi che fenz'eßifi poßi fare, sì perche co<br />

me fi uieue à tante facende, è fegno di gran malignità nel cauallo come ancora<br />

perche io non uo ejfere più lungho di que'lo, che il deuere comporta. M.i tra<br />

gl'altri caftigbi non uo tacer ui, che quello è molto buono difeaualeare, e le •<br />

gar il cauallo col mufo quafi apprepo alle cinghie da quella parte doue non uol<br />

piegare, ne girare, così l afa andò io per un bora dafe fteffo, attendere ad altro<br />

, di poi foUecitarlo con una backet ta, e con la uoce confueta alle uolte.^ 4<br />

far che giri. E' ben nero che meglio farebbeno dui,che haueffeno mifura in que<br />

âo, h quali l'uno dall'una , cr l'altro dall'altra banda lo batteffero à tempo,<br />

dxnio l'uno con la bachetta fila spai • fini&ra (fe alla desìra ha da girare )<br />

Cr l'altro pur à tempo corrispond.-ndo aìla parte défera della croppa. Il che<br />

anco riufeirebbe meglio, er pia facilmente fe fiifaceßl in luogo chiufo dalle ban<br />

de: ormolto meglio fefofje d:l tutto ferrato. Ma per uia di morfo gli rimediX<br />

rete ( fe ui pare ) f '.conio il modo , ch'io ui dißi di fopra.<br />

Cap.jcr. Del gaftigo & rimedio per cauallo faperbo , & difclegaofo<br />

di bocca, che fcrolli, & abbasfì il capo di uolta in uolta.<br />

/"1 R E D o hauerui detto di fopra, cr torno a dirai che à caual fuperbo, e<br />

iifdegnofo uogliate ufare piaceuolezze affai ; ma pur quando uedeße che<br />

non btßajfenojaUhora fappiate ch'egli è di peßimi natura ; er ha bifogno<br />

d'altre


DEL CAVALLARÏZZO'<br />

d'altre y che di carezza : e di sferza ; cr però gì'tifar e te il battone , co: i grt<br />

di tsrribiii ; cr tutti gl'altri castighi, che fegli conuengano . ti £en «ero cfce<br />

/e /ofjè difdsgnofodi bocca, per batterla tenera, g/z deuete andare con più ri- 1<br />

guardo. Bla confidente chi: [e la bocca è tenera per le barre , Cr per ilrèfto<br />

CT maßims per il barboccio, di ufarli freni dolci, er barbazzali piaceuotißimi.<br />

Quel portar difetuccia à fimili caualli, ancor che babbi molto deTaffettato<br />

, laudo affai, er maßime}e per cagione del barboccio, er barbazzale bec<br />

cheggiaffe, e c/;e facilmente per tenerezza fegli rompeße . Et auertite, c6c<br />

ti caiuilo alcuna mito, beccheggia per caufa che il fcaglione,ò altro dente ma '*<br />

f -eüxro per effere più lungo er aguzzo del deuere, gli punge la gengiua , ouer<br />

di dentro al labro: e da qui uiene anco che molte uolte non mangia còsi bene co<br />

mi dsuria, e fi fmagrifee, però gli lo farete limare er fc urtar e dal marefcal<br />

co con deflrezza. I morfi dolci gi ottano molto à cauailo, che fer olii il capo ,<br />

tju'ndo però è di gentil bocca ; ma s'baucffe la bocca dura, çrfalfa, O~fojfé<br />

d'.awno perfido non li giouarebbe tal dolcezzA > ma fi bene i debiti caûighi disproni<br />

, di bachetta, di ftaffa,e di ftffrenate bora da.una-, er bor da ut?altra<br />

banda ; accompagnando questi fempre con Valuto della uoce Conner,ùnte, ercon<br />

tenerli la man delia briglia molto ferma ma temperata, er le cordé'del ca<br />

pezzone ,fe per queüo bifogno ue ne fe ruete, er ue ne deuete feruire , tirate<br />

à fegno. Il medeflmo fi deue ufare quando il cauaÜo ne'paffo, nel trotto, ga -<br />

loppa, &• parare andajfe di uolta in uolta abbacando il capa, più di-qniUo,<br />

che non f igli conuiene, er anco quando fi at tuffa. Benche aU'attnffärfipro-,<br />

pflamente più fi conuengano le fuffrenate, e lejcapezzate all'in fu, che altro.<br />

Et auertite che je calajfe il capo più da una che da un'altra banda, chele sbri<br />

gliate cr scapezzate deueno effere date con una redina fola; er con una cord*<br />

dalla parte contraria doue s'abbaßa. Così anco deueno eßergli dato gl'altri ed<br />

ftigbi. Nia attuffandofi giuPto, il caftigbo farà di redine pari ; de' calcagni,<br />

er speron park ouero ch'una botta, di speron fia data da una banda,alla quale<br />

fubito ennisponda l'altra.<br />

Cap .57 . Del caualio che fe ne ua di bocca,per cartina creanza.<br />

C A V A L L I, che faranno d 1 poledri mal creati, er col fyeffo correr po<br />

Ifti<br />

in fuga facilmente fe ne andar anno di bocca. Per queflo io ui ho detto<br />

più uolte, che di raro deuete far correre i uosiri caualli; li quali non fi ano pri<br />

ma ben fermi di tefta, e di bocca, e nonh abbino le forze mite, e f altre parti<br />

chefs li conuengano. Non dimeno di nuono io ui auertifeo, che à poledri non<br />

dibbiare dar carrft r.i fe non di raro ; ermaßime fe di natura ccncfccrete che<br />

{Uno jpimo/ì, e di caca'ua bocca ; er anco colerici, e àisdegnefi, come fogliano<br />

efjere i fauri accefi »er gi' affai roani, er quei c'h anno il m ufo che rcjfig<br />

gì*


- ' LIBRO r S E C O N ID O . » 04<br />

'gid, cucf con tnofchi roße, & anco per la tefta ; pur che non ueitghmc ddli-;lietà'che<br />

comincia d i mecchiarfi, dettete anco' aficaerc dal molco co; re, e 1 cu<br />

-' uaüigarzüti'aßai, er aßai carichi gramfi, dì peca fchena dic^tducgar,i<br />

• be, O" piedi ; M'a fe pur il cauaUò kaueffele parti che je gii conusngano , er<br />

perçait ina creanza apprefa , feße in tal modo jìa'tc pofioin fuga chfe ne an<br />

dafjè di bocca ;çrche nel pafjeggiare anco calcale mcho la }ust:o; deuete'n-<br />

- durlo al juo fegno à poco i poco ; er non in un tratto .necci: briglie fertig<br />

injcgnandol. per motti giorni lelet'tionifid pajjo er/«/ tretio, parandolo fjcf<br />

fo neüe calatele dandolo indietro affai fenza rimetterlo innanzi cosi fermar io.<br />

&hfu£ lettioni funo col canone, er capszzone, er anco con h camarra di<br />

corame, ò di ferro come il bifogno richiede, la quale fe farà di quelle da feruir<br />

anco per ca.pezzoue farà meglio, nel fine delle quali let t ioni lo deueteac •<br />

carezzar fempre, nffondendoui pero bene : er nel pararlo , deucte 'afciarlo<br />

. [correre un poco così di trotto, come di galoppo, eccetto però je nonfoffe canal<br />

grauofo , e che: molto difficilmentecalaße le anche : perche tal cavallo ji de<br />

a : parar pre ft 0, îiando noi con Uperfona presio indietro, er aßai pi:' dei Uo<br />

firo confueto ; mafe non farà' dì qusftk forte, deuete dì dì in di apprejciarlo er<br />

' affettare un deco più nel parare ; fin tanto che ci uenghi bene, e determinato<br />

nel fin del qual parare non ui fi fiordi di darlo fempre indietro tr e faßi;fenza<br />

rimetterlo innanzi • Vigiouerà anco pararlo aWincontro d'un muro. Niedefmamente<br />

farà utile aßai fe in un foßo cupo tanto che il cauaiìo fait andò non<br />

ne poteße ufeir fuòri, lungo quanto una piccola carriera farete che dall'un ci.<br />

' po fia un huomo con un bachettone in mano, e dall'altro capo del foffa un altro<br />

Ji quali à tempo nel parare (' bifognande per la malitia del cauaiìo li minacciano<br />

) er anco li diano nelle braccia. Ma à cauaïïo sboccato à fatto giouarebbe<br />

molto fe nel detto feffo da i capifcffeno le calate, efoffe largo di modo<br />

, che facilmente figli poteße girar il cauaiìo ,cr dai capi fi poteße ferra*<br />

re con rafielli, ó con altro chefaceffe l'effetto, ch'io uà dire . Gicuarebbe di<br />

caaffaiinqueêo foffofar'effercitar il cauaUo,eda icapifarftar dui kuomini<br />

cm i bachettonì. lì quali non uolendo ü cauaUo parare come fi deue,gli dejfeno<br />

fenza rimeßione alcuna nel petto, n;Ue gambe, eranco nsÜa te fi a, hauendo<br />

però riguardo à gl'occhi. Efe pur il cauallo foffe fi diabolico , che andaffe<br />

ad urtare nel raflello ouer altro riparo . tanto più fi ridurebbe al parare ; temendo<br />

un'altra uolta di urtargli. er così fi ralenerebbe affai meglio, er tan<br />

to più quanto che in quello injìante dell'urtarci, gli foffene /parate delle archibugiate<br />

aü'incontro ; ouer fit to fiamma di fuoco con fioppa, ò altro. ~E eliche<br />

come fi uìene à tante facende. fimi ti cauallifono indegni di fiaUa dì "Principe, e<br />

di cauaìiiero ; er non fono nel numero di quelli che uoglian noi, che ammaeftri<br />

ilnojiro cauaUarizzo. Eperò io non uoglìo dirne altro ancor ch'io po~<br />

teffe aggiungere alcuni altri cafiighi più gagliardi, ma in «ero con piùperico<br />

lo


D E L C A V A L L A R I Z Z O<br />

Io del cäUdlcätore. Sci reftä dire che qui ft i tat cauaUi r.cnfi detiene per qutfîo<br />

che fono sboccati tanto più correre per una campagna fyatioft come die amai<br />

cimi, perche ( fecondo il mio poco giuditio ) à me pare che tanto più imparino<br />

di andarfene . Concioßa che ognißmiledeßdera il fuofmile, CT il fintile ag<br />

giunto dfintile lo accrefce.<br />

Cap .ss . Del caftigo per caualìo poltrone, uile, & infingardo,<br />

& che non riefee bene alla carriera. -><br />

A Cavallo uile, perche per il poco animo che tiene, conicafiighì af-<br />

•**pri, lo ptorcûe far ributtare, er diuenir reüiuo, deuete ufar li calighi<br />

piaceuolmente ; e con grand'auertenzi > di poi de' (jU al non p retermetterete<br />

mai di farli le folite carezze,quando però corrijponda alla uolontà uoflra be<br />

ne. Ma à caual poltrone er infingardo icaftighideueno effere ufatigagliardi<br />

cr afèri ; deuefiiperò anc'effo accarezzare al fuo tempo, er luogo alfolito .<br />

Ma non riufeendoui bene alla carriera con i cafiighi debiti, deuetcingannarlo<br />

in questa guifit, lo trottarete un pezzo, CT galoppare te largo largo in qua, e<br />

in là fenzd tenerui ordine alcuno per una gran maefa, ouer campagna, e di poi<br />

10 auiarete per il dritto dotte determinate di andar à pararlo, er rinforzando<br />

11 galoppo a poco à poco er inanimando con quelli aiuti, che fi riebiedeno, lo<br />

fìringerete tanto, che al fine uenghi al corfo diâefo, il quale non più farà que<br />

ita p nma fiata, diun'honcjlo repelone. Et di poi d'una in un'altra uolta con<br />

le ifteffe le ttioni gli lo andarete accrefcendo, e tanto, che uenghi al corfo di<br />

giusta carriera. Hi fepur quello nonfoffe affai ad inanimarlo al corfo cr fier<br />

lo difendere come fi dette , farete che ß>eßo corra con altri cattalli in compagnia<br />

.cr che alcuno gli corra di dietro sgridandolo er battendolo di bach etto*<br />

ne futli croppa ; cr quello à cauaUo in luogo di sferza babbi unafeorriata da<br />

barbaro in mano con la quale lo cinga daWuna er dall'altra banda dietro oda<br />

croppa tutto à un tempo, aiutandolo anco con U noce conueniente. Galop -<br />

pandolci anco in uolta alle ruote larghe ,eda quelle ufeendo di furia andando<br />

fin doue lo uolete pararegiouerà molto . Ferche il cauallo per ufeir di quello<br />

impaccio preRo, fi sforzerà di correre ì parare.<br />

Cap. 59 ' Del caftigo per cauallo che non piegale gambe, come<br />

fi deue nelle fue lettioni,e del modo da farle incaualcare. .1<br />

S L'I cauallo nelle pefate, er nei maneggi non piega ffe le gambe, come fegli<br />

conuiene, tu# lo deuete battere di bachetta ne iginochi alle pefate, er maffime<br />

facendole troppo alte, er con le gambe dijiefe. Ma nelle mezze, C integre<br />

no Ite strette lo deuete battere in quel ginocchio folo dalla banda-del qua<br />

le lo


LIBRO SECONDO. 105<br />

le lo girate, er aitarlo anco di fiaffa di dentro, ouer dì punta di piede in quel<br />

la medefima gamba «er la quale lo girate. Il maneggiarlo in unfojjb fatto à<br />

barca è utile ancora afar quejto , er anco il terreno in cofta di cartello; riuolgendolo<br />

però fempre contra la cotta : er aiutandolo nel modo j uddetto.<br />

Se uokte che incauulchi bene una gamba [opra f altra, il che è di giouamento<br />

grande al cauatto nel maneggione di beUißimo uedere, trottatelo in uolta ftret<br />

to ilretto bora fuU'una er bora fuW altra mano, fenza lafciarli prender fiato,<br />

diutaniolo anco con i modi fuddecti, er calandoui ancor uoi à mirarli le brac<br />

eia, come le muoue, er piega, er uedendo , che quello douefi gira non ua fot<br />

to piegato come fi dsue à quel di fuor a, lo ca&igarete tanto più in effo ,e di<br />

itajfa , e di backet ta , er mutando mano, mutar ete anco i cafiighi, li quali effendo<br />

però l'ifteffe faranno fatti fempre fui braccio di dentro della uolta.<br />

Di paffo an co ra potrete oßeruare i medefimi ordini. Et ilfoffo fatto à barca.<br />

CT à conca ui giouerà molto : ne i quali uerrete anco, così ejfercitandolo, ì<br />

facilitarlo atta ciampetta, ouer gambetta.<br />

Cap. so. De! modo di dar la ciampetta al caiiallo,e che coß fia.<br />

T A Ciampetta, ouer gambetta, non è altro, che un piegar d'una gamba di<br />

•^—'nanzi più dell'altra, che fa il c au allo nel maneggio delle mezze uolte à i<br />

repeloni, alle cornette, era/ parare sbando fermo, la qual gamba tiene anco<br />

medeßinamente alquanto foleuata da terra er piegata tutte le uolte , che il ca<br />

uxUiero a quello lo richide. Ef il cauallo effendo in questo ben amrr.a.ùmto,<br />

uien ai ejjère anco di miglior grada nelle uolte raddoppiate alla terra, er à<br />

mezz'aere er nel maneggio de i repeloni, er in quello gettarlo in qui ,e in lì<br />

ûrettoflretto , preslo , e quafi di contratempo. La qua' ciampetta per dir co<br />

me dicono coloro, ma io per me le direi gambetta, fe Finjegna nel feffo fatto<br />

à barca , nel terreno à conca, er in quello à cattino , e tra dui terreni fatti à<br />

monteiti, nel mezzo de' quali non fia più jbatio, e distanza l'uno dall'altro<br />

che tre ò quattro palmi, e con i medefimi aiuti di dentro dalla uolta , che nel<br />

capitolo fuperiore ui ho detto. Ma meglio fe l'infegna amora fui), a ûaRa alla<br />

füa posta battendolo di bachetta dentro del ginocchio in quella gamba di nunzi<br />

y che uoi uoiete, che leui, er pieghi, ufando nel batterlo qp.ijla uocc piace<br />

uolmente, sà seleni lena Continuando tanto in queftofin che nenghi à leuar<br />

la,Grà piegarla. Alzata che l y ha,uoi incontinente leuar ete bachetta dalginoc<br />

chio ; e li darete alcuna coja da mangiare per allettarlo, come Caria un bocon<br />

dipane, ò un poco d'erba. Et continuarete tante in far di quéjì


D E L C A V A L L A R I Z Z O<br />

gä alzata un pezzo , uoi non kuarete ìa buchetta, dal ginocchio fin tantoché<br />

rcn ui paia che Ï babbi tenuta alzata C? piegata un pez zo . Ma Je pur la pòfafjè<br />

in terra più pre sto, che uoi non iwrrcfìe, uoi con la medcjma ucce, er<br />

con i'ijic jjo bittere lo douete castigare più forte -, er levandolanon leuar uoi<br />

la bichetta dal ginocchio fin tanto, che non ui paia che la tenghi à modo uoûro<br />

. Che ben di poi alla fol uoce, er al fol cenò l'alzerà ç? piegherà hor tuna<br />

jhor ialtra à ucûromodo;ela tenera cofialzata un pezzo . Nrnrat piace<br />

ufarli il ffirone full a ft alla à far quejto, ne altra uoce ; perche ne i manegg i i<br />

feroni e l'altre mei gl'h anno à /tri; ire ad altro. Et potrebbefi confondere con<br />

qutfti ; ma non già con la uoce > ch'io m ho detta ; ne coni 'aiuto della sferra,<br />

nel ginocchio in quel luogo, che s'è detto. Terche ne anco in maneggio con<br />

altro lo deuete aiutare a queûo , eccetto forfè che con la punta del p iede, ouer<br />

della sìaffa, come nell'altro capitolo uifu detto. Et con la punta del pied e in<br />

uero gioverà molto inftgnarh qttefto fuUa üaüa, in cambio di bachetta perche<br />

à CM'.a-lo p iù facilmente ui potrete fer uir del piede, et farà anco più da mae<br />

tiro, che delia sferza . Ma perà io l'ufarei all'uno. er all'altre modo.<br />

Cap. fi. Del modo d'infègnar àinginocchiar/ì, & abbafiarfial<br />

causilo & prendere vna bachetta di terra ; & far che altro non<br />

loposfi cauaìcare eccetto il patrone , ouer cauallarizzo.<br />

Z^2'I A mi pare hauerui detto, che apprejfo à Ver fi era molto ujìtato coftu<br />

il far chinare il cauatlo à terra ; co fi ui dico hora che fe ït&effo coftu<br />

mes'uftjìè da noi farebbe utile, er molto beüo, Terche in quello inchinarfi du<br />

Je âeflo dimojìrartbbe obbedienza infinita; G~ nenfultarebbe che più aggia<br />

tamenteji potrebbe cauaìcare . Oltra che parerla che il cauauo . che facejfe<br />

que ìto, hauejjè non foche quafi più deU'humano ; fapendofi cojì bene Jot to met •<br />

tere fatto la Jbim del fuo fignore^çr adorarlo inginocchiane co• mufo in terra<br />

. Hor il modo di ridurlo à questo è ; che gli farete il medefmo fuUa Italia<br />

che . lifice&i quando gì'infegntßi di fare la gambetta , ma battendolo perà<br />

din.m zi del ginocchio ; cr con ucce contraria à quella aiutandolo. Perche fe<br />

alikoradicejt i sii, su, leua , leua ; hora deuete dire giù, giù, abb affa, abbafft.<br />

Ma quando li jar et e à eau dio, er che le uorrete inginocchione con tutte<br />

dus le gambe , uoi lo deuete in quel medefmo tempo, che lo battete di bachetta<br />

fui ginocchio dritto fargli con il piede nel fm jtro ; er conia medefima ucci<br />

aitarlo ad abbaffarfi, cr ingenccckiarft. Ef quando lo h aure te ben ridutto


LIBRO SECONDO. 106<br />

bit tenia pìdti piano col mezzo d'ejjk d trauerfo deïï indraturd del coilo, gli<br />

direte sii, leua ; er quando uolefte, che nel leuarfl uenefje fubiio à i[alti con<br />

calci ,fip;ndoli fare , gl'ufarete quella uoce, che à [alti fi richiede e gl'altri<br />

aiuti. Ma [e uolete , che üando inginocchiane chini il mx fofin'in terra, e che<br />

prenda ma bachetta ò altro co fi di terra, tifar et e le guardie del freno curtif.i<br />

me,er il barbazzale lentißimo, er forfè anco dislacciato ; er fate ; che da te<br />

s'inginocchia, e uoUtechs metta il muß fia un poco d'herba-ç? iui tenendolo<br />

inginocchione Fate che uno la prendi, e ce la moiiri, er uolendoU pigliare il<br />

cauaìlo dalle fus mani, egli non glie la dia, ma uadi calando la mano inßr, in<br />

terra, çr iui la 'afà done era,che calando il cauaUo anccffo il mufo . la pigi ieri<br />

di terra ; er noi in questo mentre direte piglia , piglia ; er prefa che ì'kà,<br />

10 farete alzar fubito à i falti, ò come ui pare, accarezzandolo pur ajjai ; er<br />

11 tenerlila mano calcata fopra l'imrcatara del collo mentre magna quell'her<br />

ha in terra, gligiouerà molto i farlo flare col mulo in terra ; doue à poco à<br />

poco lo redureteà metterlo fenz'herba ò altro, che li gusti molto .Vero è,<br />

che dipoi alzatoß gli lo douete dare . lofengandolo jempre più cheßa poßibile.<br />

Mafe uolete, che prenda bachetta ò flpada di terra, ò altro, uoi alia bachetta<br />

accommodarete l'herba, o quello che più li gusta, er farete il fimile ;<br />

che per prender Vherba prenderà anco la bachetta : er prefa fate che fubito fi<br />

leui ; er leuato,fate, che uoi tantojiogliela togliete di bocca piaceuolmente,<br />

dandoli fubito altra herba à mangiare ; che in quejìo modo s'duezzara benißimo<br />

à prenderla di terra fenz'herbajquando uoi con l'herba prima leg ata an<br />

co in tal modo in effa, che non la poßi mangiare gli la moflrarete^ la lafciarete<br />

cafcare in terra calando anc'ejfo ingenocchione , quando uorrete. Ma fe<br />

uolete, che da altri non H Li fa caualcare che da uoi folo , fate che tutti quelli<br />

che lo caualcaranno gli facciano bruttifima guardatura, lo [gridino , er lo<br />

battino;cr maßitne quando lo cavalcano ; er aspreggiandolo mol to lo affatichino<br />

fenza mi fur a ; er sgridandolo, cr-ba tendalo fubito ne difmontino, do<br />

ueuoi immantinente con piaceuoüßima uiftd, hauendoui però prima fato con<br />

nofeereper molti giorni fuìla stalla et in altri luoghi per fuo amatore,in donar<br />

gli queUe cofe à mainar e,che più gli dilettano,et rimouer da effo quelle che più<br />

li dijvìaceno,et in farai (entire con bonißimi odorùet cö mill altre carezze fat<br />

tegli per più tépo.eper più uolte il giorno; all'incontro de gl'altri,che i'afpreg<br />

giano mi caualcare,e nel difmcntare.che deueno hauerli fatto anco tutto ileon<br />

trarlo ; il che deuete far e ancora, che ogn'altro faccia ; accodandola dunque<br />

uoi con guardature piace noli-, con guanti profumati in manoso parole piaceuolißims<br />

gli darete qualche coßtta 4 magnare, che gli gulii; annettandoh cö i<br />

guati m mano,ouer co unfazoietto biäco.et odorifero gl'occhi,e tutto il mufo<br />

et maß imi le narici : perche dell'odore,e dsäa nettezza et maßime in quejii luo<br />

ghi,ji diletta infinitamëte il cauaìlo Jeccdo}cke ui fu detto di fopra al fuo luogo.<br />

CC ij Et


DEL CAVALLARI Z-Z O<br />

"Et così fiegdnioïi tutta la tefid, er tirandoli due ò tre uolts il ciuffo , cr con<br />

pUc suoli parole dÜbor aübora montar,doli fopr,a, lo tener et e fermo;accarez<br />

Ztndolo affli nel collo, nel guidarej'co , e nella crcppa : er ccn carezze anco<br />

lo auurete di pafjb, e. di poi nel medefizuo luogo facendoli le medefime carezze<br />

ne dipnontarete, non comportando>che altri che uoilo accompagni alla ftalla;<br />

doue fana bene che uedutolo gouernare, ttoi ûejfo gli de fi e à mangiare ah una.<br />

cofa faporofa. Et fe tal cduaUo tenefie folo in una camera ccn tutte le fue com<br />

medita, come à dì noûri ban fatto alcuni Capitani ualorofi, çr alcuni Trencipi,<br />

or che fol noi gli facefie carezze ; e tutti gl'altri lo sgrida{fero,çr. li fu<br />

ceßin qualche difetto non però da inuilirlo ma uoi tutti nbutaste in dietro in<br />

fua prefenza, ui riufeirebbe affai meglio atta uolontà uostra. Ma notate che<br />

quel ui éfiato detto difopra del inginocchiare, e del reûo, e di qutsìo che ui<br />

die'bora del caualcarlo il fol patrone, euer maestro,nonfi deue ufare fe non<br />

à cauaUi di gran ßtrito, er intelletto ,crche fiano molto atti 4 queüo. Et<br />

ancor ch'io ne babbi uijìo alcuni e*!) abbino fatto e Fun. er l'altro effetto, non<br />

dimeno io non mi ricor do in mia mia batter uisìo mai dui eduaih più atti à<br />

far tutto quetìo di dui cht ( neWultim anno del pontificato di Faoìo quano )<br />

ne caualcai io nell'Aquila Città degna per molti degni r,fretti, r,ia /cp ra tutto<br />

per la cauaUaria, er corteßa che tifa à forafiieri, l'un cauallo de' tua'.ì era<br />

fchiauo e di pel more llo fenza fegnale, er era di Mejjer Bartolomeo Pçrci:;ai<br />

gentilhuonio Aquilano molto honorato , er cortefe, il qual morellino aljcl<br />

cenno singinoc chiana con l'un ginocchio, er poi con V altro, er dipo icon tut<br />

ti dui infieme ; stando co«,e col fuo mufìno in terra quanto da chi lo caualcaua<br />

fi uoleua, er quefio faceua anco di poi, che hauea maneggiato in tutte quelle<br />

guife, che l'h uomo uoleua, le quali così ben fapeua fare come cauaUo, che fia<br />

hoggi dì in mezz'i- talia, er di poifi alzaua in un (ubi to con uno, più folti<br />

con calci, li quai falti con calci, à un pafjb, e un falto , er in tut. e le guife<br />

faceua miracolofamente ; cr haurebbe fatto anco il retto di quello, che hauento<br />

detto, er farebbe quanto il fuddetto gentilhu-omo haueffe ucluto , ouer uo -<br />

/e,'je. Ver che io lo ueio di granftirito, er intelletto , accompagnato da gran<br />

forza, di fro fit ione, er amareuolezza. L'altro cauallo è imbaio del Signor<br />

Marino di AntoneUi pur anc'eßo gentilhuomo A quilano cortefißimo, il<br />

qual baio , è di bdlißime fattezze, di estrema forza, di frit ito , er intelletto<br />

incredibile, er anco che facci bene ogni co fa, che fi pò defiderare ne i maneggi<br />

per queüo, che l'ho caualcato io, che non più di tre me fi e fiato, hauen<br />

dolo caualcato primate ben accomodato Meßer Giouamr.aria de vafquahgentilhuomo<br />

anc'eßo Aquilano mio amieißimo, er aüa cor te fia grande del quale<br />

mi trcuo molto tenuto} per i piaceri, ejeruigi riceuu i da ini, mentre ch'io<br />

in quel tempo dimoiai nell'Aquila, il quale uerameute è degno di gran lede ;<br />

^a che non jolo in cor te fu e ugnale aüa coriefia ifiejfa, ma nei meftier deW armi


L I B R O S E C O N D O 1 0 7<br />

mi emloroßßimo, er nel cavalcare, er dggìtar candii, è ecceUentißtmo, di<br />

co che pur j^er urei tal audio dsuer fa re nelC&uenirc le antedette et fé , er d<br />

tre maggior i, quando ilfuddetto fuo patrone fi curafp d'attezz^rlo À tarde ifquifitezze<br />

•<br />

Cap. 62 . Del modo di maneggiar il cauallo à cornette, à uolte<br />

ingannate ferpeggiando, & con una uolta, & mezza.<br />

T L r.oio di maneggiar à cornette efelicißimo, perche ogni uoltd, che il<br />

cauaiio le intende bene, O" intenderli aiuti che fi richiedeno, uoi nel cor*<br />

nettare da dritto in dritto à modo di repelone, col medefirno tempo cor nettari<br />

do gli pigliar ete la fua me za uolta, cr feguirete all'altro capo ; continuando<br />

così fin che ui par che basii. Ne/ maneggio delle uolte ingannate à i re feloni<br />

il ined-.fl-.no ordine , con i medejhii aiuti che tenete ne gli altri repeloni di con<br />

tra iar; ! p -, er à tempo ; eccetto che dimojìrando di uolerlo nella mezzd uolta<br />

ad una r,ì*:io ftbito lo gir arde uU'altra. Et da qui uieue, che fi dimandano<br />

uolte inga-nitc & rubate ; perche neü'ijieffb tempo che il cauallo crede di<br />

girar da una, uoi, rebandoii la uolta lo girate fubito aWaltra mano. Il ferpeggiare<br />

è faciie.perche nel repelcne jecondo che uoi andate da dritto in drit<br />

to d prendergli la uoha in qsufto andate per obliquo, ciò è girando il cauallo<br />

hor fxirmajjor fxä'altra mano fin al capo del repelone . done poi del tutto li<br />

pigliate la fua uolta diretta come je gli comiene . Et dicefi maneggio ferpeg*<br />

giando, perche uà d modo che fa iljerp:, tlquale non ferua dritta uia neWart<br />

dare. In tal maneggio deuete andar girando con fermezza honefta la man del<br />

la briglia un poco da quella banda doue uolete, che nel ferpeggiare giri il ed<br />

ua'do con la teiìa, e> m qiteüo tempo aitarlo di speroni, fecondo il bifegro ,<br />

Q~.-;::O di bxcbeìta. Et fate che maneggiando in cuefio modo aUi repeloni non<br />

partiate il cauallo dal dritto deifentiero, che far eft i nel maneggio d'tfi ordinario<br />

più che à corpo di cauaäo ; fate anco che uadi di galoppo minuto , er<br />

raccolto - che fa beüißimo ueders. L'andar di furia ferpeggiando ancorai<br />

bello , er dimofira maggior ebedienza , er destrezza nel cauallo Al che facendo<br />

, il ferpeggiar deue e fer e pi-ì largo , er obliquo, per efferui più comi<br />

modj, e ptó d'utile falla guerra . Ma le uolte però nel capo de i repeloni de*<br />

u:no eifere giu;ìe, ©~ ftrecte fecondo quelle, ch'ejfer dtuer.o del contratempo,<br />

CT defmaneggio à tempo ordinario ; nel finir del quale deuete rimetterlo per<br />

dritto, er andare à pararlo fecondo il modo che fe gli conuiene, alto ,ò baffo<br />

, conpefate, efenza fecondo che {a fare. Mafe uolte il cauaUo ne i repelcni<br />

ad una uolta er mezzd di contra tempo .come l'haurete girato la fua mezz*<br />

uolta ordinaria con l'aiuti, che fi richiedeno, uoi fubito ne lo lafciandojcor<br />

nre manzi lo girar eie all'altra mano, pigliar una uolta integra, er fretta-,<br />

er


D E L ' C A V A L L A R î Z Z O<br />

CT co we fi conuienc : aiutandolo con quelli aiuti, che più miete li fidno d' : me •<br />

iucrt. Altro tinto ne farete all'altro cap) id repdons con uoltsperò contrarie<br />

aìli prime; e con tal ordine fecjuireie tanto fin che baiti. L'ileßbord'-i-j<br />

j 'i ien e ojiriure nel maneggio à t::i;ör>. Psrcbephjiandoli neBa fecon<br />

da ouer terza pefata alla mezza uoica , C~ mettendoli U tefta doue tene a la<br />

croppa non ìafciandolo auiare punto inanzi •> ma ripigliandolo con il medefi<br />

ino tempo , cr mi fura, lo girarete all'altra mano à prendere la uolta intera<br />

giujìa, cr stretta aiutandolo con gl'aiuti neceffarij.<br />

Cap.^3. Del modo di maneggiar i! caualio fènzaaiuto di redine,<br />

& fenza barbazzale.<br />

O Gni ßata,che haurete riiutto il caualio à tanta giuftezz* CT obbedienza,che<br />

bsmpimo m corrUbonde à tutti gl'aiuti, cr maneggi conducila<br />

gratia, preiìezza , ö - ageuokzZA> chefe gli richiede ,facil cofa iti fee indurlo<br />

ai raddoppiare terra terra, ì mez^aere, çr forfè anco alto co'calci,<br />

fenza aiuto d: barbazz^!^ di re dinega i repelonv.ZT anco al correre £ una e<br />

di pia determinate carriere,lo potrete parare fenza barbazzale fi,m a no for<br />

(e fenz aiuto di redine : fe non fojfe il cauaBo per auentura di fchiatta,e raz •<br />

za n:imida}(y mtfilea. er che fi buon ammaeüramento bai/effe bauto,che al fol<br />

ceiino,i:on che con la ue^ga lo potefte rattenere^cr gouernare. Hor il modo è<br />

qn-dìo che di poi che lo haue te ridutto à gran giustezza, fermezza,CT pre«<br />

Jt. zza in OTiìi forte di maneggio che fe g li conuiene, li aUongarete le redine<br />

più d-, ! folito un me^zo palmo, cr anco un palmo fe ui parerà cheU caualio<br />

fia di gran Ugg:re^za, fentimento, 0 - di gentil bocca, çr tenendo la m an fer<br />

ma idle redine cofi lente , lo auiarete al raddoppiar pian piano, prima con<br />

Vaiuto della ttoce fola,poi accompagnata dalla bachetta falla [palla contraria<br />

alla uolta, che uoi fate ; tenendo detta mano alta,cr appoggiata nel mez%?<br />

dd petto : cr bifognando al caualio qualche poco d aiuto di briglia nel raddìp'nare,<br />

la tonerete difeofia alquanto dal pe:to, ma ferma, er alta, CT<br />

cos! lo andar; te aiutando di uolta in uolta , fecondo che farà di bi fogno. Ma<br />

cotale aiuto lideuete andar toglienti, à poco à poco-, aiutandolo tanto più di<br />

;'o:v, e di bachetta, di fyeron poco, cr anco niente ,fe potete, ma di polpa<br />

di gamba fi , più per aue rtirlo di quello, che uolete da lui, che per altro.<br />

Che co fi continuando, cr relafciandogli le redine ogni dì più . uerrete in bretc<br />

à raidoppiarlo cr à maneggiarlo à i repeloni fenza un minimo aiu<br />

t > ii qudle ; le quali anco che ui fiano in mano, non però con effe aiutate il<br />

c-iaiio .im le tenete così per maggior foiisfattion uoïbra. Potrete anco<br />

i;;.i leggiado . er raddoppiare, er correrlo con le redine da una fol banda<br />

dd collo , tenendo nel fuddetto modo la man alta, er aiutandolo come s'è<br />

detto


LIBRO SECONDO. log<br />

detto. Come lo hdurete à queßo glipotrete difciogliere il èdrhdZZdk.ma pri<br />

mä allentare una maglia 6 àue,çr co fi maneggiare. Che certo ui riujcirà<br />

bewßimo, come anco c rmjcito à me più mite ; er ancora in caualli di gran<br />

per fona, er grauofi, cr non di bona bocca ; H quali ho anco co/i jenza bar<br />

baZZ-'-le;o- jenza redine fid collo , corfi di tutta furia quattro, ejci carriere<br />

, er rotto lande, in men di mezz hora ; er nei parare fono uenuti fülle<br />

anche alle lor pejate, o - felli con cai. i. Et questo /n fatto più uclte con<br />

molticaualii ; e mas fini: con uno dei mio Signor Capitanio ymtio Muti gtn<br />

tiikuomo Romano , al quale fono infinitamente obhgato , er per il udor fio,<br />

er per i b.-nefitij riceuuti da lui,e dalli figliuoli, il signor Capitan Giampietro<br />

, e Celare: e fopra tutti dal uirtuofo, er letterato Signor Horatio pur<br />

fuo figlio, buomo di bellisfmo ingegno, e gran giuiiiio in ogni co fa, ma non<br />

però men corte/e er officiojo.<br />

Cap. 4. Del modo d'infegnare al cauallo il coruettare, & il ma<br />

neggiar da per fe alla t.rra.<br />

« NCOR che queflo paia impofibile è però uero ; er io ho uiûo g: netti<br />

j\ìnane2giar in quejìo modo da fe sì e fi 1 fjen^huorao à cauallo. Il modo<br />

adunque farà questo, che di poi che'l cauallo faprà ben accomodar fi ne i ma<br />

neggi terragnoli e (fendo di gran jf trito , di buon animo, e quieto , lo deuete<br />

ufare in una strada stretta, murata daUe bande à coruettare m nutifiimamcn<br />

te da fermo à fermo fenza aiuto ueruno ; eccetto che ali'incontro tioür", er<br />

di dietro le Jpalls deueno flare dui huomini intendenti dell'arte, li quali deueno<br />

attendere à non lafciario pan ir di luogo , minacciandoli con la backetta<br />

in mano ,er battendolo neU> gamb e dinanzi bifognando ; er facendo quel<br />

la noce, che al coruettare fi uja ; er Ih uomo che ui iva dietr o deus h au er e<br />

una canna jchiappata in mano, lunga quattro palmi più di queüa-,ch'io ui<br />

difit di fopra, quando ui ragionai delle cornette, con la quale mi coruettaria<br />

deue andar per colendo pian piano , (jrfpeffo, ma à tempo, fidla croppa : di<br />

poi delle quali coruette coji fatte, farete che dett'huomo ji min in dietro un<br />

mezzo repelone, er uoi pajjeggiato che haurete manzi, er indietro fenza<br />

alcuno aiuto darli, ma face ndo, che quelli che si anno a i capi del ucjìro<br />

pajjèggio al pigliar della tiolta /or iaitano di uoce, e di bai betta . 0!


D E L CA V A L L A R I Z Z O<br />

girare ; CT fubito girato eh'è ilcauiUo gli dia con U bacchetta fuUd groppa<br />

[gridandogli in questo modo, uik, uià, uia, inanzi, inanzi ; Cr il medefi<br />

mo faccia quell'huoino , eie diFaltro capo del repelone, percotendoloperò<br />

ndgirare à man manca falla fpaüa dritta. Et fubi'o finito, che ha qttefto<br />

maneggio,cranco il corusttare fate chegl'ifteßi huomini, depofie le hachette<br />

ouer canne, fubito gli diano deWherba frefea, ó qualch5 altra co fa, che li<br />

diletti 4 magnare, e che li facciano carezze d(fai, con pur affai parole<br />

lußngheuoli, C7 uoi difmontato in quel iniiante ue n'andar et e nia lafciandolo<br />

in man loro con le redine fui coÜo, er col botton d'effe abbafìiato al fuo<br />

deuere. Et i:i quefto lo continuarete tanto ogni mattina per tempo, er ogni<br />

fera che iti paia che da je sìeffo f acci ogni cofa bene, cr preito ,fenza un<br />

minimo aiuto uoßro . Dipoi difmontando pure lo lafciarete li nel mezzo de<br />

i dui muri, e di i dui huomini fuddetti, con le redine abbottonate fui collo : e<br />

lafciarete che lor faccino quel medeflmo, che faceuano nel farlo coruettare,<br />

cr coruettandò fubito fe gli facci c arenze con herba fiefea in mano da<br />

l'huom cheli ft a inanzi, e quello di dietro fi rit iri al fuo luogo al capo del<br />

repelone, cr fubito dipoi deue ?ht!cin>cbe l i flà inanzi con quella uoce,chs<br />

fi fa aUe uolte baffe, battendolo con mi fur a à tempo nella ßaüa contraria al<br />

la uolta, er poi fubito u oltato, nella croppa auiarlo a fare il folito maneg<br />

gio. Et cosi fara quell'altro, aWaltro capo. Et tanto più deueno crejcere<br />

le battiture, er rinforzar le noci quanto più itogli ano, che il caualio rinfor<br />

zi il fuo maneggio. Et fatto che hauerà da quattro ó fei repeüoniin que-<br />

Sto modo tantosto li deueno fare le carezze folite, che così continuandoli due<br />

uolte il giorno fon certo che uenerà il caualio à maneggiar fi bene da fe ûef<br />

fo, fenz huomo a cauaUo, ma non però forfè fenza li dui à piedi fudd etti.<br />

Ho ccnofciw.o ungentilhuom dell'arte che fece un gentil ginetto che maneg<br />

giaua così, er coruettaua fenz'huom à cauaUo. Ne deueffer di marauiglia<br />

à crederlo fe fi crede à quello, che de i caualli fioarriti, er cardimi, er de<br />

i ronzini tedefehi hauemo di fopra detto nel primo l ibro. Et potend'effèr ue<br />

ro qui.co in quelli - come fu in uero, perche anco non crederemo, che cofi<br />

hoggi non fe ne pofjano ammaestrar de gl altri? cr ancor meglio ? É* morta<br />

l'arre fork ? O pur non pori fee più che mai ? O non ci fon caualli 4 quefto<br />

fare conueneuoli i<br />

Cap.


LIBRO SECONDO. te»<br />

Seconddrtantente dette ftdr bene, attiUto» forte, er diflnuoîto fempreà caud<br />

lo. Il chc deue offeruar sì nel cMdlcdr di pa(fo, come di trotto, di galoppo,<br />

er in tutti gl'altri maneggi ; stando talmente unito col cauaUo che ca-<br />

Udlcd,che fi poßi dircjchs'l cdUdUo fu qudfì una cofd ifiejja col cdUdÜiero;<br />

er un Centauro, per così dire. Et fopra tutto in tutte le fue attieni fuga<br />

del tutto laffettdtione per minima che fid.<br />

Terzo deue offeruar gPordini nel caudlcdre, er non maneggiar mai cauaUo<br />

i improuifo che non ßppia ben fare nel publico. Et maneggiandolo deue<br />

uolger /aspre la faccia, er fermarfi auanti aUi più nobili, er honorati<br />

cauallieri.<br />

Quarto duerta che non manchi mai cofa alcuna ne d lui, ne al fuo caudUo.che<br />

nel caualcdrlo fe gli apartenghi .<br />

Quinto Tde cor Ufi fempredi lafciar il fuo camUo con bond lend,er uolontà.<br />

E che ne i maneggi publichi aüa prefentia di catiaUieri.cr prencipi non ila<br />

bene ufare tante mdeilrie d'aiuti, qudnte fono le cite, er fi deueno ufare<br />

nel priudto, er alla campagna nel dar le let t ioni. Ma fol quelli aiuti de*<br />

ue ufare in prefenzd di tali, er moderdtdmente che più fi conuenghino, er<br />

fieno mceffdrijyCrche 4 cduaUitro s'apartenghino in luoghi fimili.<br />

Seéo er ultimo per bora, non mandi mai in oblio che poca cofa lo potrebbe<br />

dishonorare in prefentia di prencipi,?? cauallieri nel editale ar e, ç? nel<br />

parlar molto de' cauaUi e deWarte iiìeffa. Et perà lafciafi pregar molto<br />

pria che da fe üefjo scinger ifchi nidi ne à parlar di quefi'arte, ne à manegs<br />

giar cauaUi. Quefli fono quelli pochi duer t'intenti ch'io per hora houo •<br />

luto dare al caudìliero, che di tdl'drte uuol effere profeffore. Reftdno alcuni<br />

altrinotandi per caud'Ji,da non effere difprezz^ti ; li qualigiouaran<br />

no molto À chi bene li mandarà alla memoria ; er fono Ï infra feruti.<br />

I cauaUi c hanno gPocchi uarij non uedeno una medefima cofa fempre ad un<br />

modo mede fimo. Perche per tal uarietÀ d'occhi il ueder manca, er però<br />

fono cdttiui, er ombrofi, er da non effere e& mati.<br />

II cauaUo che porta naturalmente il capo più fu una^he fu un'altra mano non<br />

- fi leuara da tal difetto ne anco col freno, er difciplina.<br />

ìndici er nuntij dell'animo del cauaUo fono le orecchie, er gl'occhi, er però<br />

e quelle > er queâi deueno effere ben confederati, er conofciuti.<br />

Al cauaUo fi fanno i denti più bianchi nella uecchiezz*, 4 gl altri animali<br />

più negri. Anfi.<br />

Il Catullo farà buono, er più tardamente diuenirà uecchio quando haurà il<br />

mufo bianco, cr anco tutta la teita bianca. Ab fit.<br />

Al cauaUo cafirato in giouentà non cafcaranno i denti; farà più atto al corre<br />

re, crinerui fi m amener anno più funi; farà egli anchor a pi à fano, er<br />

manfiieto, er non fe gli deue cauar j angue dalle uene-matricane. •<br />

D D Percoter


D E L C A V A I . t A R I ^ Z O<br />

Tercotere il c mallo nel proeomio, che è tra Puna orecchia, er F altra è cdfa<br />

pericolofißimx, ma taffo<br />

uolgannente fi chiama, ma deuefi prima tratt are il luogo doue fomeaua<br />

ti i peli di mei crudo. Ouer mefcolare il mele con il graffo del taffo.<br />

Dicano che li caua.Ua par tori fee mafehio fe tre di manzi al plenilunio fari<br />

coperta dal cauallo.effemina fe tre di dipoi la pienezza della luna, fi. come<br />

nell'altro libro mi ricordo hauerui detto, '<br />

li cauaUo che haurà l'unghie di color uario,anco diforma^picarà ß>cffo;e?<br />

haurà i lombi deboli, çr infermi.<br />

Il cauaUo che haurà poco at io tra l'uriorecchia e Voterà, er nel medefìmo<br />

(patio ben congiunta, er unitala pelle con roffo,così alle fyaüe, erd'ginoc<br />

chi, farà animofo, er atto à tolerare ogni fatica, er tanto più fe hauti i<br />

teflicqli piccioli e to ndi ugualmente, con i calcagni ben aperti che<br />

quando fe gli tira la coda la.tien forte ritirata, er unita à fe.<br />

Il poledro che è alto di gambe farà grande ancora di tutto il corpo.<br />

I cauaUi di gran budello fono più brutti, er più deboli de gl'altri.<br />

II cauaUo che ha le orecchie panne,gïocchi cor,caui,e tinga lafchenaè tento,<br />

. . rimeffo, cr fiacco.<br />

Il caudllo che haurà i garetti ampij, er diftefi, ZT andar à bouino, per la più<br />

farà presìo e dejlro,agile CT ueloce. ... 1<br />

M cauaUo che ha le gionture delle gambe graffe er carnofe,çr le paûoralicur<br />

te farà forte, ma non agile comunemente.<br />

Se la luna uolta le come uerfo Iettante, nell'ifteffò di d'ogni inf ermità che occorre<br />

al cxuallo fenepò ß>erar bene :mafele uolta iter ponente é da dubitarne<br />

molto, perche faranno mortali, come dicano, ouer pericolofe. I<br />

Se'l caujllo s'infermerà nel principio del uoltar della luna farà più pericolofa<br />

l'infermità,che nel feemare.. Perche colcrefcere, er faugumento della<br />

luna,per lo piu-crefcano le infermità >& nel feemare màcano ancor effe.<br />

Se darete medicina al cauaUo infermato fi nel principio del far della luna ,lo<br />

farete (tar dui di fsnza mangiare, er nel tramontar del Sole gli porgerete<br />

il ciboyfe lo mangia naturalmente guarirà, fe non ne mangia più che<br />

quattro ò cinque bocconi per uolta, in queste due tramontate di Sole,<br />

morirà. E dal di che preje la medicina fin aUa fua morte non paffaranno<br />

noue


L I B R O S E C O N D O . I i »<br />

• no noue g iorni, er al plenilunio al più furi morto, •ma non morendo<br />

'per cdfo ,&ld Ima comincujje à fcemare è da fperarne bene. Et fe<br />

dd primo dì del fuo inde nel far detta luna ,fin aüi diecifette pur del-<br />

• l'infermità fua, il caudio non megliorajfe fappiate, che è per morir-<br />

~ ferie dWaltro fare deäa luna ;atta più lunga.<br />

Quando.uolete comprar cauaìlo ò caudla, e dubitate d'alcun male, dfyettdtè<br />

fin alla uolta della luna, un di inanzi di detta uolta ,crundì dipoi > er<br />

maßitneèlfendo la Ima di Settembre, e £ Ottobre, er fate che fi guar-',<br />

• di bene il audio per qitelii tre dì, er tre notti, perche fe hduerà à pa<br />

' tire in queWanno^dicano cojlorïjfarà talfegno, ûaïïarà quafi com acqua<br />

chiara -, per U qud cofa non è d i perderci danari per com prarlo. Ma<br />

tal Jegfto in ciualio che mangia herba non tien e. Et fe nel fair del -.<br />

; Furinare, ne i dì [addetti ,• urinafp come [angue, uogliano che all'en- - ,<br />

trar di Settembre mora ; ouer non campi per tutto Vanno.<br />

Si potìr ebbeno dire -, er raccogliere di molt'altri notandi, ma mi par tempo<br />

hormai dì chiudere il libro con quefti pochi.<br />

O'i o Peròfcondo il mio corfueto ui epilogo in breuità tutto quello che in<br />

& qitstio [econdo bauemo detto. Dijjèmo adunque dd modo di caualcar il po<br />

ledro della farraina . Della larghezza deìle ruote,eche il roteggiare era ufo<br />

antickißimo. Diffemo del caragolo, ou er lumaca, Ç? gli effetti [mi. Dell'effe<br />

[errato e lungo, e deW utile che fa. Del [erpeggiare, er l'utilità [ua, er co=<br />

me [i deue [guitare ordinariamente il poledro nelle[ue lettioni, quando [egli<br />

deuea far intendere l'aiuto della bach stta , CT quello de' calcagni e di uoce.<br />

Del ritirar indietro il camallo, er che di poi due m e fi fi deue correre er galop<br />

pare il poledro in bardella. Dißemo come fi deuea caualcar e il poUdro con la<br />

fella, e di queìta diedemo alcuni auertimenti. Dißemo anco che il caualcatore<br />

fi deuea fendre molto del caragolo da qui innanti, er come kaur ebbe fatto ad<br />

inßgnar le uolte raddoppiate terra terra al cauallo. Dijjèmo delle pefite, er<br />

coruette,del damo er dell'utile che ree au ano. Soggiunjemo del modo di finir<br />

di fare il canaUo te rragnolo, e del maneggio di contra tempo à mezzo, CT<br />

4 tutto tempo . Delle capriole. Del galoppo gagliardo ,e dei [din da fermo<br />

à fermo. Dijfmo di tutti li aiuti che fi pojjèano dare al cauallo, er parlaffemodei<br />

morji in generale jC in particolare. De' bar bocci, delle garze CT<br />

colli de caualli. Et come, er quando fi deuea leuar il canone al poledro ouer<br />

cauallo, er mettergli altro morfo . Venemo di poi à dimojirare come fi deuea<br />

aiutare fpetialmenle alle rote er al parare ilcauallo.ZT diffemo le ragioni per<br />

che leßajfe d:iieano eßere uguali, er come fi deuea aiutare il cauallo ad ogni<br />

forte di nuneggio à i repeloni. Lt come alle pe[ate, coruette, er radpoppiate.<br />

Come à ijdti con calci j cr fenz* • Diffemo di quello che fi deue offeruare<br />

D D i relia


DEL CAVALLA RI ZZO<br />

neKit carriera, er in ogni jórte di maneggio. Ef com« fi deueno correre i ca~<br />

udii dipoi che fono fatti con buomo armato fopra çj-romperci lancie almeno<br />

una uolta il mefe. Et foggiunfemo come fi deueno auezzare, cr agitare i cduaüi<br />

che fi uogliono per la guerra. Et come quelli da duelli. Et come quelli da<br />

pompe y fefte, ©"giuochi. Et difjano del modo da tener barbari er altri co»<br />

uaUi, per correr palij. Appreffo diedemo caüigbi per cauaüi raminghi, reitàliche<br />

s'inalberano crfono calcitrofh Soggiunfemo dell'ufo della camorra<br />

molto utile, e chi ne fu inuentore, er dijfemo del cauaUo, che ua col mufo in<br />

fuor a , er di queUo che torce la bocca fotto ilfreno, cr che ha credenza , &<br />

è più duro di collo da una banda che daü'altra , er diedemo i fuoi rimedij. Ri<br />

mediamo anco al cctual fuperbo > cr disdegnofo di bocca, che fcroüa il capo<br />

er lo abbaßi di uolta in uo'.ta, così anco à quello che fe ne ua di bocca per cat<br />

tiua creanza ; medefimamente al caualpoltrone, «i/e er infingardoet che<br />

non riefe e come fi dette alla carriera; er queUo che non piega le braccia ,#eZe<br />

muta, er incuualca come )ì richiede nette lettioni. Dijfemo del modo d'infegrur<br />

al c.ut allo la ciampetta, er che cofa fuße. Infegnaffemo di poi il modo<br />

di far ingenocchure, er abbacare il cauatto fin col mufo in terra, e da terra<br />

prendere una buchetta, er infegnaffemo anco à far e che altri non l'haurebbe<br />

potuto caualcare eccetto il cauaUarizzo, ouer padrone . Dijfemo del ntai&g<br />

gio à coruette, à uolce ingannate ferpeggiando , er con una uolta er mezza<br />

aggionfemo del maneggiar il cauaUo fenza aiuto di redine, erfenza barbazzale<br />

, er de', modo d'infegnar al cauatto à coruettare da per fe, er maneggiar<br />

à i repeloni terra terra. Finalmente hauemo dati al cauattiero alcuni notandi.<br />

Et con queflo chiuderemo il libro.<br />

IL FINE DEL SECONDO LIBRO.


IL TZ\ZO LIBIDO m<br />

D E L C A V A L L A R I Z Z O<br />

D I CL A V D I O C O R T E<br />

D I P A V I A .<br />

DIVISO IN TRE DIALOGHI.<br />

eo<br />

DIALOGO<br />

ITROVA NDOMI um di queste ntittined uud<br />

' lo con molti cuuaUieri, il Cotntnendador Fra Profyero Rie<br />

-—•.) co gentilbuomo MÌlanefe m olfhonorato, er nel meûiere<br />

che di ottimo cdUdUdrizzo s'appartiene molto eccellente,<br />

mi diffè: io non fo già perche noi Meßer Claudio ui habbid<br />

te intitolato il uoBro libro il cauallarizzo-, non parlando<br />

pur mai (çrfù con fopportatione detto) di quello chefegi'appartengbté per<br />

chefe in que fco titolo hauet e uoluto immitare Marco T «Zio nelfuo oratore,<br />

Plutarco nel Prencipechefa al {no Imperatore Troiano , cr altri che titoli<br />

tali conusnetioii atti lor libri hanno dati, deueuate ancor mi fcriuerne come<br />

h anno fatto loro, gr non paffaruenecosì fece amente come hauete fa tto j che<br />

per uero fe bene hauete fcritto in tutti due i libri di molte cofe bette çr utili ,<br />

non h mete però neattefo quel che promettere del terzo libro Snefcdisfatto<br />

à quello che al titolo fi richiede. Et parmi neramente che fe non (odisfarete ad<br />

amen ine le coje» er à molt'altre ancora che ui fi potranno opponere, er adimandare,<br />

che uoi mancarete affaiaÜ'eß>ettatione del debito uoüro, er à quel<br />

la che noi altri habbiamo di uoi. L4 ondio fouraprejo da altri penßeri, CT<br />

ritrouandoìni affaticato molto dale aggitationi di molti cauatti, cVio haueuo<br />

fatte, lo pregai che per alihora mi concedere il tacere, er lo andarmene<br />

à ripofare, er che nel giorno feguente di poi difìnare io lo h aurei più che uo<br />

lentieri foi: s fat to, er non jolo in queào, ma in molt'altre cofe , elf io uedeuo<br />

di già eifere apparecchiato, er dsfiderofo di adimandarmi. A che s'uiterpofero<br />

alcuni gantiibuomini cr canapieri dicendo ejfere ben fatto differire le<br />

amicheuole te nzoni per il giorno feguente neühora da me deputata ,er che<br />

ciafcuno di noi fi deusffe franare nel medefimo luogo, doue determinariamo le<br />

mitre liti amicheuolmsnte, effendo il luogo beüißimo , cr molt'atto a fi fatti<br />

ragionamenti, per ejfere aühora à cajo caualcati il Commendaior cr io nel<br />

diktteiiolegiardino d'Agofiini Ghifi, nel] quale ancora molte uoìte ueniamoà<br />

diporto,à correr lande, maneggiar cauaìli nellefue belle, diletteuole er<br />

ombrofe Strade per future la maluagità del caldo, er eßer foìamente tra noi<br />

lequeârati daüa moltitudine giudicatrice benfyefib delle operation: altrui uanißima


. Î , DEL ,C -Ar V-A I L A R I Z Z O<br />

nißim* .V'ucquï irii/ctmo qiiîiio parers-^çr così ciritir^jjèmoàcaja., CT<br />

ilfsgusnte giorno neU bora ietta tutti compdrfemo ì au.dio nel luogo ifteffò,<br />

eccetto che il cäuaBier Pro^ero,cbe tardò -.alquanto dopo gPaltri 4 uenire;<br />

pir la qual cofa parendomi d hauer per ciò campo affaionvnoio d ajfalirlo,<br />

con amico motto lo asfaltai dicendo. Ben fi pare cauaüier Profbero che di<br />

già dubitate del giuoco quanda ndcomparire fete flato Vultimo. Anzi nò,<br />

foggi linfe fubito meffer Roberto Mantoano cauaUarizzo molto eccellente^<br />

per fona molto affabile, er uoi meffèr Claudio ue n'accorgerete nelle prcpoüe,c?<br />

rij-pofie.cbe ai fxr à s'egli è, com'io ui dico . Guardate pure che non fix il con<br />

travio rifyifcil Signor Giambattifta vignatello gentilhuomo Napoletano, er<br />

Uera nente non men faceto -, er cortejé, che nel meßier del caualcaremolto<br />

raro , perche efjèndo il Comendaiore molto amico, cr feruidore di gentili ,<br />

er belle donne ,ft farà minto accomiatare' dalla fua signo ra prima che entri<br />

in quefio ballo, parendoli forfè che troppo babbi d durar per lui, che ha<br />

à ftre con uno che li ftp ri rifondere. Si per mia fendendo fogiunfe il ed -<br />

ualter Seloro, Gentilhuomo non men dolce nella comerfatione, che faggio<br />

nel gou etno di cauaUarizzä, er foaue nel dire in rima i fuoi concetti, che<br />

uoi direjieil «ero, quando noi non fapeffmo che'l Corte non pò impattarla<br />

non che uincerla col Comendaiore ^che ha iifer tifi ima lingua, cr è "Dialettico<br />

perfetto. A que&o fi rife alquanto, er furono iette più co/e, ma di poi fubito<br />

il Comendaiore prefeil parlare e diffe. Hora ui accorgerete Signori per<br />

che caufa io fia tardato più de gl'altri a uenire ^ ma di gratia cauaSier idifmontiamo,<br />

er ritirianci di là fotto la bella loggia à federe, er pofeia ue=<br />

remo alle mani con la lingua: la quale ancor che in me fia impedita alquan<br />

to ,ß>ero però di fnodare cosi bene , che per aueniura legarò quella di Meffer<br />

Claudio. Et ridendofi à quesìo ciafcuno difmontò uolencieri, parendoli<br />

ben fatto di ri tirar fi là , &• pofioci d federe , diedemo di comun confenfo<br />

l'auttorità del giudicio in quejla lite al Signor Giouan' Antonio _<br />

Catamuflo, er al Signor Gi UM Aloigi di Ruggiero ; li quali fono am*<br />

bi cauaUieri confumatißimi in queft^rte ; m.i lor feufandofi recuforono il<br />

carico, er riuolti aWlllufirißimo Signor Giuli o Or fino ch^iui 4 cafo fi ritrouaua<br />

differo, 4 uoi ftgnore t occa il pefo di queiïo giuditio ; già che di<br />

tante beUißime parti fette dottato. Ef il fimi le diffi ino tutti noi altri, cottofeendo<br />

in nero che tg# tutti i camUieri egli era fi come Capitano fegnalatißimo<br />

, catiaUire ßngularißimo, er di molto fapere, er sforzandolo à quejlo<br />

mil uo 1 entier i Vacettò ; ma dipoi fubito ifcitfandofi c~ rendendo g ratieà eia=<br />

feuno della bona opinione che di luibaueuamo diffe. Di gratia cxu/dieri fiale<br />

contenti, che cosi come per compiacer ui io ho accettato quefla imprefa, er<br />

non già.


LIBRO T E RZ , O. uà.<br />

' non gii per che cUfcuno di noi non fia più atro aimed fare qutßo givdiîio,<br />

da che ciaxuno di mi è uemta al eolmo del fapere aggitar caualii, e di<br />

molt'dkre air tu infime , cesi per cortefia uosfra poßi difgrauarmene, CT<br />

dur ilpefo A chi h Aura miglior Ppdtle die non ho io d.t for por tarlo. Piacque d<br />

ci afe uno concederli che cièfacejfe, per uedere chi aggrauar ne uoleße ; er<br />

egli riuoltoaälüu&rtßimo Signor Pompeo cotonila anc'ejjb 4 cajb trouatofi<br />

connoi quel giorno , per hancr hauto fa ito ccndu;tc dajua Santità difjèigran<br />

torto ui fi farebbe [ignore il tomi co:.ti giuditio , però accettate il pelo di<br />

gratia che, er di ragion ai uienc, er noi di comune parere ui doniamo. A che<br />

jubito s'inttrpofe il comeniador e dicendo .non f ate Signor Giulio, perche<br />

in quefio cafo io haurei il Signor Pompeo - sì come ho per Capitano Ecceiìentißimo<br />

y er eau aüier ualcrojißimo, per giudice foretto : per la qual co fa fu<br />

rifo alquanto , ma il Signor Giù io non a ffettando ahra rifbcfta , a noi dunque<br />

dijfe Canadier Projf ero tocca cotal carico. A L che confer,timmo tutti, er<br />

tutti aplaudetimo, non curandoli ch'egli fuffe giudice, er parfe . Et così no n<br />

piacendo à neffun di noi ch~'egli faceffe altr a jcufa, ne r ijfofta, gl'unpofemo<br />

che taceffe , e~ che deffe principio al dimandare. Et cos ì fu dato principio aUa<br />

tenzone, or al Dialogo tra'l Comendador Projf ero , e Claudia Corte .11<br />

Dialogo adunque in dui è queflo.


D lALOGO PRIMO DEL TERZO LIBRO<br />

DELCAVALLARIZZO DI CLAVDIO CORTE<br />

DI PAVIA. I N TERLOCVTORI.<br />

m<br />

P ^ O S P E I ^ O E T C L A V D I O .<br />

Prima ch'io diro dica «orrez fapere da uoi Meßer Claudio mfojé<br />

>uolete ch'io ui propaga tutte le propofle infame eh'io penfofarui,oue<br />

road una per una ? perche [eie uiproponerò tutte infleme ancor uoi farete<br />

ob! ig a to 4 rifoluerle per ordine tutte. C. Tate pur mò come miete CauaUier<br />

mio ; ch'io fon'apparecchiato à farla con effo uoi, come ui pare ; tur ancora<br />

ch'io non babbi così t enace memoria come hauete uoi ; pur non dimeno ho jperanz*<br />

di fdper rifondere à tutto quello che in quefta lite uoi mi faprete proponere<br />

. P. Belmodo d'argomentare è certo quello, che s'ufa in alcune Academe<br />

, che tutti gli argomenti fanno prima che far uoglino in una conclusone<br />

, er dipoi dal catedrante n'omettano tutte le rifyofie infleme ; circa che fi «e<br />

de dxu una parte, cr dall'altra ; memorie grandi, er ingegni fottüißimi ; ma,<br />

perche in «ero la cofa non è fenza qualche oflentatione, fuoco, Q" fumo di<br />

lattantia, er uanagloria, non uoglio che feguitiamo quell'ordine ; ma fi bene<br />

quell'altro più chiaro, er ageuole dell'arguire argomento per argomento ,<br />

CT rifoluert cofa per cofa. Dico adunque che quanto al Proemio pri ma non<br />

mi pare che fia «ero che il faper comandare fia meglio del fdper fare ; perche<br />

più diffidi credo che fia tifare che il dire ; così ancora Voßeruanza delle leggi,<br />

che l'ordinarle ; ejfendo che ogni «irto neli'attione confifte ;facilmente fi ordinano<br />

le leggi, ma con difficolta ce rto fi effe guifc ano ; perche per ordinarle<br />

ui fono miüe, CT chi Veffeguifca er oJferui,pochi fi trouano . C. Vi rifyondo<br />

che nelle cofe, che atta giu&itia s'apartengano egli è uerißimo quel che dite,<br />

ma non già nell'arti uiruofe ; dette quali ragionauio là in quel luogo , er che<br />

fia aero mirate gli efanpi ch'io ui diedi de i Medici, Architettori er altri.<br />

Oltra che non niego che nel cafo che noi hauemo per le mani, non fia neceffario<br />

in fatto faper ben c duale are, er altro fenoi uogliamo faper m ben ragionare,<br />

er dire que'do che à perfetto cauaUarizzo fi conuiene. Ma non però potraßi<br />

dare precetti buoni fenza ilfapere ( oltra le pratica ) la teorica. La quale io<br />

reputo che fia molto meglio, ergi oui più in generale, er habbi più dsü'ingegnofo;<br />

doue il Japer caualcar fch 'ietto in atto del fatigofo • P . fe il caualcar<br />

bene, er operare è più faticofo, deu'effer anco di ragione più faci le, er mes<br />

glio del jap trio comandare ; er ordinare con precetti, C .Vi fi potrebbe con<br />

ceda re ri panto alle fatiche del corpo, ma non 4 quelle deli'intelletto ; i'attio<br />

ni del quale quante fune migliori dette corporali, er anco piùfaticofe, l afe io<br />

mo


: L I B TVO' T E R 7. Q. «i?<br />

cônfideïdre ì uoi ; che troppo farebbe À uolerne difputare minutamente. P .<br />

Quinto df titolo poi del tic fir o libro , mi pare che uoi fiate m.ine ito affai, che<br />

doue lo dmeuateintitolare più toftoilibri delia, natura,gouerno,C7cura<br />

de' cauaUi, er dell'arte del caualcars ,.psr ragù nave di tutte qutfie cofe, uoi<br />

Gabbiate fitto tutto al contrario intitolandolo il CauaUarizZ 0 > del quale ò<br />

non ragionate pur mai, à pur fi poco, che non ftp ò addurre in confequtntia ;<br />

&"nondimeno il titolo richiederebbe altr intente ; er che fia uero mirate Mar*<br />

co Tulio fe nett Oratore parla mai d'altro, che nonfìa tutto al propcßto dell'<br />

oratore ; er Je Vergilio nel più ojferua il medejimo neWEneida parlar med e<br />

fimamèrtte nel pi;r dell e cofe che alla g randezza di Enea s'dpartengano ; or<br />

fenza pik d'altri dire , ueniteusne al Ciftiglione, che ha deferitto il Cortege<br />

giano , cr traudrete che tutto Pintento fuo è fiato di non parlar nel fuo libro<br />

d'altro che di a ne fio. C. O nonha egli atte uolte digredito aflaicon alcuni<br />

difeorfi, li quali forfè di poi fono fiati tirati al propofito di quello, come fi dice<br />

, con gl'argani, er attacati con la cera ? Ma di poi che andate argomentan<br />

do, er ingagliardendo i uoûri Silogifmi in modo tale contra il titolo del mio<br />

libro , io gli andaró difiruggendo cosi pian piano, per il contrario argomen<br />

tando contra di uoi, chefe ciò iter fofje l'Ario fio ancora deurebbe effer ripre<br />

fa , che intitolando il fuo libro Orlando furiofo non par là non folamente fempfe<br />

d'Orlando tale, ma ne anco Unto, chc non foffe poco à rifletto del parlare,<br />

che fece diRugiero&-d'altri; ma perche quefto pò flare, er ben è diffefo<br />

da galanti homini, ne accade ch'io hordue ne rendi altro ragù aglio per<br />

fdperlo ancora uoi, pò fi are anco il mio ,cr maßime che di già ui deureste<br />

effire accorto, per quello che uoimaefireuolemente ufate nella uojlra Cufica<br />

del fonare la uiola ; doue prima che uoi ueniate à quel che già hauste in animo<br />

difpofio di fonare, lo andate ancora meglio divenendo con le ricercate, er di<br />

poi fonate quello che hauete in animo di fonando cantare. Medefimamente lo<br />

deurefte-conofcere da chi fabric a, che per fare una cafa,prima ditone la matèria<br />

per fabric arid ; er l'apparecchia, O" di poi la riduce al termine, che fi<br />

Uede quando del tutioè fabric ata . P . Cosi fece il grande fabric at or e Iddio,<br />

che uolendo introdurre in quefiagran fabrica mondiale, che noiuediamo,l'ho<br />

mo come hereditaria er (ignore, prima fabricò er creò con tanto bell'ordine<br />

quanto fi itedeil Cielo e la terra, er tutte le altre cofe. C. Altro tanto ne fan<br />

no i Dipintori, che prima addattano i colori er i ineamenti fecondo la for •<br />

ma che hanno in mente della dipintura che uogliono fare, e di poi la fanno ^<br />

Cosigli Statuari fatino demarmori. li quali prima uanno difgrojfando, er di<br />

poi tirando quei loro tiri di carboni quafi pinzendohji riducano à quella perfetta<br />

forma , che lor hanno difr-gnato in :ne:ite di ridurli ; er però ben fi dice<br />

chela forma - cr il '.nodello , cr il fine è primo neW intent ione ,er ultimo<br />

in effecHtions; Così istnqae öofztt'io, ckeitoUlldo inftituirs un buon Cattai-<br />

E E U '-ZZO


DEL CAVALLARI ZZO<br />

ìdrizzo ho detto prima tutte quelle cofe che bduete itttefo he i libri fitperiorì* -,<br />

P. Adunque uoi miete così al uedere, che uno non poßi effere perfetto -caual~<br />

litrìzzo fe non fa tutto quello, che uoi battete detto di fopra ? C. Cerne fe uòglio,<br />

Anzi io m che ne fappi infinit'altre; parte deUe quali io tee ne dirò pri-,<br />

ma che finiamo il no&rodifcorfo. p. Adunque quelli che non fann o leggere,<br />

non potranno, fecondo uoi, effere perfetti cauaüarizzi ; Cr nondimmfi «ede<br />

il contrario, che molti non fanno, ó fanno à mala pena malamente legger^<br />

coitìe per no andar lontano per e(fempio fu poco è il ualentifiim&in quefpaxte<br />

meßer Ambro fio di Milano fi cauaÜifatti per mano del quale erano finitimi,<br />

Cr per questo , er per il buongousrm che hauea d'una cauaUarizza , &<br />

intender fi bene detta natura dè cauatti fu fempre cauaUarizzo iûimato di pre»<br />

dpi er fìgnor grandi. Et paremi che la maggior parte de'cauaüarizzi h oggi<br />

dì fappino non che poco à niente di filofofia , er lettere latine, ma ne anco<br />

leggere bafteuolmente, CT nondimeno fono pure ecceUentißmi, er ifiimati<br />

molto. C. Quefii^duaUier mio fono di quelli che diße zanni che fanno fcriuere<br />

ma non fanno leggere. Et io non ui «lego che uno non poßi, cavalcar bene,<br />

CT far afts.o bengouernareuna cauaUarizza col buono ingegno natur/ic, CT<br />

lunga pratica, er memoria tenace fenza fapere a malapena leggere, çranco<br />

fenzàtma ui dico ben quefio che ccfiuifarà le fue coje fenza fiabile fc;;dsr,un*<br />

to, ancor che n babbi una gran pratica : er durerà doppia fatica, per \bìJo -<br />

gnarli hauere non che tenace memoria ma temeißima; doue aüo'ncontro colui<br />

chela faprà anco meglio, er piùfacilmente, er cos maggior auttorità apprejfo<br />

à ciafcuno preualerfi delfuo offìtio, crfarfi ifiimare. Ne mi negarete<br />

che queM che non fanno leggere rìonfiano anco nel più d'ingegno obtufq ,"er<br />

per confequente di non ben compofte maniere ;le quai cofe quanto fi difdichino<br />

in un perfetto cauaìtarizzogiudicate mò uoi ; er anco che Ambrojìo, qual<br />

fu certo mio grande amico, er creato in parte del padre mio, riufeeffe, fapendo<br />

poco ò nulla di leggere, er cosìdlcuni.altri riefehino, hauea cofiui er<br />

hanno questi fi pò dire l'arte utente, er non la docente, sì come fi uede che<br />

molti anco hanno, ancor chefianortiftichi CT babitano le Ville,la logica in<br />

queila guifa infegnatali dalla natura, ma quanto fia meglio hauere er l'uno et<br />

l'altro non credo che dubitate. altra che io ui potrei, rifondere che fe Ambrofio<br />

er quefi'altrifono itati, er fono eccellenti nel meftieri,non fono aadur<br />

re in confequentia ; per che già ho detto più mite che una rondine, er un fiore<br />

non fanno primauera ; pèrche nella maggior parte trouarete. che quelli che<br />

fanno non folamente ben leggere - er fcriuere, ma hanno ancora lettere latine<br />

y er udrt folamente hanno buona Immanità, ma filofofia ancora ,fapranno<br />

anco meglio conofcere la natura de'cauaUì, CT ifprimere li loro concetti ; er<br />

conofciuta li fapranno con più ragione amaefirare, gcuernare, er renderne<br />

ferma er uera dimofiratione ; doue quegt altri ander anno fempre dtt ci echi,<br />

come


L I B R O T E R Z ' O r . I 1 4<br />

com fi dice, a tentone, non battendo mai chUrezz* ßldd, che lifacci difcernere&conojcere<br />

il «ero. Et ditemi per uoftra fede quanto è importât»<br />

quejlo à uoi d darui aiuto ,fauore , er credito ? Che fe non haueßeuo hauto<br />

lettere nonfo fe cosi facilmente fotte falito al grado honorato doue mifete ap<br />

preffo à tutti quei cauaUieri, er fignori, che fanno , nel meûieredel quale ho<br />

ra difcorremo. p . Hon dite questo di me,eh1 io fo che fapetech'io non ho filo~<br />

fofia, er ho pochißime lettere latine. C. Balta che uoi nhauete tante che intendete<br />

quel che leggete, Q" leggete affai per dikttdtione, er per faperne<br />

ogn'hora più , immitando in questo quel buon filofofo che diffe, ancor ch'io<br />

baueffè i piedi m ila foffa uorrei imparare, perche ( come ben diffe queWaltro<br />

) altro diletto che imparar non prona quel fpirito, che è ben qualificato.<br />

Hor quello adunque cauélarizzo-, il quale farà letterato haurà delle tre parti<br />

del gioco le due in mano ; er potrà dir fi neramente ca uaUarizzo •'che non<br />

mol dir altro ( al mio parere ) che cauaUo indrizzo ; er perà potraßi diffinire<br />

il cauaUarizzo perfetto effere homo che ha nera cognitione delia naturi<br />

decamUi, per la qualegf indrizza si nel maneggio, come nel go uerno ,er<br />

altrecofe, chefe gl'apar tengano . p. Di gratta andate ada gio, uoi dunque<br />

uoleteche cauaUarizzo quanto al nome uogli dire canal indrizzo, er per<br />

vero questa etimologia di uocabolo mi piace, ne mai più (ho intefafe nm bora<br />

; cosi anco fi'potrà dire in alcune corte, doue non s'ufa queûo nome, ma<br />

mastro difiaUa, che uenghi dalla peritia che ha dei gouerno della ftaUa. C.<br />

Cosicredo chefiai Fr ance fi a'mdeilri di ftaüa er caualcatori buoni dicano<br />

Jèporedichi, er feudieri, fi chiamano anco Agajonima impropriamente perche<br />

dgafo, propriamente fi pò dire il feruo che ha cura de'cauaüi, ma equifone<br />

è. fiata, detto per mod eratore & maestro de'acauaüi, così anco AgitaìtPT.e'a.<br />

p » Ottetto mi fatisfa quanto al nome., er quanto alla difjßnitione<br />

: non mi di/piace^ ma noi uolete che il uofiro cauaUarizzo ad ogni modo<br />

•.fit Jet ter ato y er che fappitutte.-queüe cófe y che hauete dette di fopra<br />

•Jteiète primi librii; G, .SegHmte\pme. P. Se cos i è bifognerà prima<br />

fdrfe* dottore , chi uo.rrÀ diuenir camUarizzo tale. Ma fe costui non le fa -<br />

-pejje- tutte miete uoi che per quxfiofia feancellato, e? caffo dalcatalogo de i<br />

\httoiii,, '& perfètti cauaUarizzi ^ C' Mi par bene che da nero uogliate la bur<br />

iaiìHM fate come uvlete chi. • formandoli) ioçl'ho a formare come, mi pare, er<br />

ipery at dicoche fe'l ca uaUarizzo non farà letterato non potrà già mai afeen<br />

dere à qttzlla perfetùonc ,alU quale è obligàto ogni cauaÜicre,cr gentilhuo<br />

tuo bennato. P, Vi.concedo ancori quefio,perchegià intendo che uoiuolér<br />

•te fa re m cauàUarizzo nçWaere, astratto, da ogni materia ; si come fecero<br />

-gVanticbi Fiatone., 'Senofonte, Marco Tullio & altri ; li quali deferiffero<br />

mna perfetta Republics _yun Re perfetto, er Un perfetto. Oratore ; or più to<br />

•fi0 dipinfero la IddsayO' (ormA, aUa quale fi deueauo afimigliare,ché mai<br />

EE i) tali


D EI;' C: A V"A L L: A R I Z Z O<br />

tdli ß rürouißcrö, o fofjeno pev ritrou.xrfi ; I/ Castiglione fece ti ßmile<br />

del jiio Cortigiano astratto , Giidiö CamiHo del fiio te atro, zi Garmberlo<br />

del Capitan getter zie*, cr queU'aìtW del Frencipe chnûiano : così dunqiie ha<br />

il vete ùoluta fare ancora mi. X?; No» àt nieg&ehe côûoro non bdbbïnô-'fâtto<br />

•rcóme uòi dite,dacbe perueronon fi trm'c Mai maRepublìca, ne è per lr^<br />

- uarfùcome laordinó Piatomene un Re come uuelXënofonte ^ne un Oratore<br />

.came deferiue Cicerone, ne il Cortegiancone il Vrencipe chnftiano ebe dipià-<br />

: gonp gl'altri rmaben ui affermo che costoro defer ißero egregiamente come<br />

z deueano effere tutti quefti per effere perfettißimi per eßere il medeüo,<br />

rejjèmplare, gril berzaglio nel quale per effere perfetti deueano mirare<br />

immitare tutti gFaltri. Ne «t nafeondo cbe queét'aftco non fia fiato rinténto<br />

mio nel deferiuere il Caitallarizzó , al quale:quanto più s'accofleranno gi'iZ<br />

' tri col fapere -, crcon Fahre uirtk, più perfetti faranno ; & fi potranno ik<br />

•ramsnte chiamare Cauäüanzzi perfetti àncora che non deffeno nelfcopöj&<br />

centro di quela per fett ione, che noi uogliamo, pur che non diano però fiìun<br />

tans che^come fi fuol dife^erraßino tutto il mondo. P, Hor io u intendo-,<br />

i'JCpserto mi pi^ccj er. credo che uogtiate ) 4nc& che fia ItUerato^S". fäpuf6,ä€-<br />

• -dache fappi rendere • conto fer ragiötie, er auìtorità di tuto queUc che d'in<br />

-tòmo al fit a meâwi^^potrebb'effère àfàmandato ;Ç? che tutti per qutüoj&tr<br />

me à perito nell'arte fua.,.ha bbino.à credere, cr riuerirlo. Et certamente-ìHi<br />

tnaraticglio di mohi Pretkipi.çr f:gnori:cbefanno profeßicne,ouer la deufia<br />

no far e,per. dbnnegliafdrjcauaûerù ^chefi feriiino dicnuaUarizzi ìgnòtan<br />

ti, cr fase* dcuweuixtà jtifr tosto uitiofi, er incompofiìiieffèni&ttékt<br />

'dimena tantaiiifferétààt'MWhuómoilekè^ato^ uirtmfcf, 4 ftfeSö cite mm<br />

ha-lett er e tdtbfa^uant>a^ißnilm4im è: trxV-huomo* dipinto i er Ihuojtìo<br />

«ero, anzi iâtggiareç pmhetnfi ttitiofo-Tfy- airiuofo tfm^fiitiilimdmM<br />

tcmajna difgua^anZdinfmittCig? piùihenmé tra'l nero el bianco^gßk<br />

• notte e'ipdrno; cri Signaruicr-fdimo^puVefy & pur fene feruem ,è^t%e<br />

iMiettsi^fazÈeuieneatte&ra%e^m&bt^'i^aUdnz'zifapmió ib&iè'iffie<br />

-rè firn Fammentdi. ^Uföfaubre. de-^huomnimne^eßitmt^ekeätl^<br />

ififoQpimipià'pi^oitftiggmoìteu&fre,\&!4£.difì&^<br />

'fgidttoliâimstttdcie cbmhcvmi&^rfahépo&^ómeate hidätwi ibfià&tòl<br />

•iBefliert del vattallicrizzk % cr/e bixfikaffe b direi quei che dijfè an grands ïçy ifkuib<br />

igrencipead. un'altro che cosiéieeuk, quétta'* uoceJtbau^.Qr nw d'httomù,<br />

però 4 «ace dilxftid ab» des^t^rediaar^ojla. -M.a. fatele èa cjremßngtp»<br />

émi\pxmadt(^"aiätßan^y rfbeccfi dieono^cbe pcfi r^m&rm&à qudfbe .<br />

•hóiietèì&tthd® èr{ém3pi^Signart)uieite.dall'ignor4iAiaisro craffki&'Jàt-<br />

•te ùiii4ç}ie ferâuéhtttirdfin daiL^fanciuUezza hannomai guidabi-,âprer er#®<br />

tedsAfare^^lorò, che gCbamoimul tìucuti, è purché toro umjjifr&moiàfeiati


• L I R O TERZ O. H5<br />

- fcidti bea educare, er mandare aüe fcole^z? uüi maestri che lor prima amae-<br />

• grafferò neibuoni cosxmni,C7 pQfcianelie_kttere;çr..in «ero d queâodeureb<br />

•: beno .ben aprir ^r,cc.chi i .pjdridi :p?picedere jm dal p rwipio alii lot piccia<br />

- Iv.figliuoildi precettori che hv infegnafferò non folle lettere ma i biconi,<br />

fandeoftumtj dille quai ccß pai jegué il bene, er. beato uiuere.di tutto U ri<br />

• manente deQamta 4èi£humo..:'Et'.crtietéttti certOiche fonò di tanta forza i<br />

primi prir.cipijch'entrana neü'iiiteüetto dell'bvonio quando c fanciullo, che<br />

diffidi cofxfia, anziJ .ardirò dire, impoßibile à lafcUrli;cr da qui uenns quel<br />

proverbio cbeuolgarmente fUufa dire quel che la testa gioitane impara ,MMèc<br />

ichiata ritkm ; perche il famitdlo che imparerà cattiua fir ada, am mache<br />

s'ùuucchi non fi partirà da. quella , lior .cosi.cofi.oro difeorrendo d anno in<br />

aune;êdi età in età,guidatid&l fepfo.fenzacaûigfoçatermiouer nonne-facen<br />

jda siima, fono uetmti poi à queBa. età.deUa giouentk tutta fot topo fta ahi erro<br />

ri di Venere,er à mÜ'Altri incvmenientLpofcia da quejìa irappafikndo qefy<br />

uirilità hcMUQ fat to fi dural a pelle non-che V offa fhe non poffono più impie-<br />

.garfi, àguìfaÀkfiànt^.cy fiamduxAU^ fatta grande nefottiiporfiaüi^tf<br />

di delle lettereç? di quell7 altre.mrtk, che mi ualemo che [km nel.nofiro ex<br />

•nallarizzQ ; er.tinto mmquefio far poffono ß fonoidifcefineüaMccbiezzt<br />

• al tutto jredda&Àebole, effendo quelli diffciiimolto^ çr molto affai à.faminar<br />

e jion che ai acqutiìore ; li.quali però fe nell'età tenera,quando la pianta è<br />

noueRada poterfi piegare, haueßino feguiti, fenza dubbio nelle altre etàha-<br />

,urebbeno trouatipianUdolciyCTdiletteuoli, fe ben nel principio del falire 4<br />

; quelli gVkaueßino gustati amari : perche le uie delle uirtù fono fi f attele fe<br />

mi principh paiono am tre.& ajpfe, nelfne però fono dolci.cr piane ; cr li<br />

Bä cosimi fero.che colfudore, ç? fon le fatiche s'acquiìtaffero, er non con<br />

•J'.-QtiOiC? col ûarfl con ic mani à.cintola ad affettare che paßt il tempo, o col<br />

giócare,ò con altro, ; però /e lor non le hanno acquistate. i:e cerano di aequi<br />

skarejqueft'é la caufa-, con l'maritìa infieme, la quale effendo radice di tutti i<br />

...walidr. cjipidißimdihiuere, da che fi. uede premiata nell'arte fckietta del ca<br />

imläre,tMlgQu^ri)£id^-caua}li,che ueUce uoi che altro ricerchi î Et .da qui<br />

qtìafi crxfeitào in infinito il numero de7 cavalcata.<br />

iVfr &i mofài Ä && y O" che h maggior parte ancora d'eßi fono d'amino ut<br />

éfi &,effmdo-nati mlmente fonp atico aile «o/re d'incompojìi coüumi: er ben<br />

-fëeffo'ii mn troppe bm&natur a ^pertiche uengano à dishonor are que ft'arte<br />

nöbilißtmain-cosi ignébiu foggètti affaßinata. Et non pari'hör a de' boni,che<br />

anco fene trouano di quelli, ehe nati ignobilmente hanno nondim eno maniere<br />

A^huomini nobüißimi.xma parlo nelpiû di quelli, che ac,compagnai;o il mfei-<br />

•tnento loYo itile conte operadoni trifiifime, li qudi.à mio pocogiuditio, più<br />

ftofio fi deUriano adim'andare Tobioli, er maeftriguafla cauaRi, er meftiere,<br />

che mastri difiaUaicaualcatori&caualkrizzi'ÀMe aWncontro quelli cht<br />

nobilmente


DEL CAVALLARIZZO<br />

nobilmente fono nati,zr bene educati uoi uedete&r ciafcun'altro cbiaramettte<br />

pò «edere quanto difylendore per questo portano fico, er come con le «irto<br />

infieme queste dite cofe 1'honorano, çrefi'dr te per que&oeffcdta loro, er 80<br />

Undo âare ne gli ejfempi del primo libro, nonni partiateda Cef are Feramofcagentilhuomo<br />

Napoletana, er dà DotiCïarfesdalUNow; &-fequeàinon<br />

td ballano, confiderate chi.fu il Signor Galeazzo Sanfeuerino gran fcudiere<br />

di Francia, il quale, altra la nobiltà che b&uea del fangue Maitre ,er&f bona<br />

educations che hebbe infinda!l'infantia,çr nelle lettere eraingegnofißimo, er<br />

in tutti gli efferciti} del corpo,che 4 cauaäier ficomengmo, aggratiatißimo;<br />

43* chi è il conte Brocarda, per riQrirtgerci à tempo d'hoggi, geritühuo<br />

ino di Cremona, iiquatè ferm ai Re Filippo d' Austria- Non ha egli U con<br />

te, er per nafcimento.eper uirtù e mbiltigraude i'Non fa egli queâ'arte,<br />

fecondo mi itien detto,piuper Theorica,cbe per praticai ancor che nella pï4<br />

tìcadi quella fu confumatifimo-, et gratiofo. Potrei dire d'altri molti uir<br />

tuoft, et nobili, che Veflèrcìtano h oggi come fi deue, ma non noglio,che farei<br />

troppo lungo 5 pero fe : ~ ben. ht più parte de y cauaBarizzi d^oggidt fanno cèe<br />

ie httere,el?tealtre ttirtàfecano ihßnko aiuto jetfyJendWeSmeüie fioro,<br />

male hituenio aprefe di prima neUa fanciuHez za^per la faticä j etuergogm<br />

accompagnati heü'-altre emìtfdWauaritia # fi c@m ho detto jtoit fe ne ctttamo<br />

poi di apprenderle,et imparare->et forfè ancora che non poßbno per ileattiuo,<br />

et lungo babito,che hanno fattornia per non parére chelor rimanghino in una<br />

ign&rantia crajfa, etuolontària mostrano di non iftimarle, et lebiafimano 4<br />

guifa di Lecinio , il quale foleua dire, che te lettere erano la peûe publica<br />

delle città , ma non èra marmiglùt -ch'egliJhreflèxptefto ^ èffèndoin tal<br />

modo ignorante Imperatore, che non fapeua ne aiico jomferiuerfi- à ùn<br />

decreto, et ben gli farebbe comemto in fepoltura l'epitafio^ che nella<br />

fepoltura di Cahgolafufcritto. Qgi giace l'imperator Caligola vii quitte fu<br />

indignißimo deìTlmperio per ejfere ignorante,z?fupriuato deüauita peref<br />

fere uitiofo. Così à cauaüarizzi del tutto ignoranti fipotfebke anco direttiti<br />

PAdaggiootierpr0uerbioebe&ceïSono>p&igifotàœi&F$&%{4ài'tihëfn\&


-L I B.R O T R R Z O. il#<br />

tUçbeilittdwfaguaâo èqùjtfipienodißmflihuominiì cri riftmpimemo di<br />

mom come deueffere c qudfi impoßibile. poi ancora uoifapete che quefii tali<br />

fi irdtteìU). piß aUa dimeftica chsnon fifarebbeno ì nobili çr uirtuofi ; aUi<br />

quali ft dette hauere maggior ricetto in tutte le cofe. V un anco che à Pren<br />

cipi er Signori nonuim quafi mai detta la iter ita. P. O come mo uoi dite il ue<br />

ro. Io mi ricordo hatter let to in un Dubgo, chela uerita non entra mai da=<br />

ue âamo i P-rencipi, er Signori, perche é ritenuta er ributtata da quelli che<br />

gudrdaao la porta. sì che noi dite bette che queûd non peruiene quajì mai al* .'<br />

Pboreccbie del prencipe, chefono le porte, er però non ejjèndo propoito que<br />

Sto per il migliore, che neramente è il meglio, er quello non emendo [coperto<br />

per quello che è i Prencipi rimanghino feruiti il più delle uolte da peggiori. Sa<br />

rebbe queffanco in uero bonißima ragione, la quale uà dir~o, fe ben toccafje<br />

dirla à uoi, er è che i Signori tal horafono ostinati, er per uolerfar miraco<br />

li alle uolte fauorifcanouno, er d un afino ne fanno un deflriero, inalzandolo<br />

d gradi honor ad, il quale meriterebbe disfauore er di eßere abbaßato, er<br />

per contrario molte uolte diffauorifcano quello er lo abbacano che degno faria<br />

(Pognifauore, er di effere inalzato. C.Non credo che in quefto numero<br />

de' Signori comprendiate il uoûro gran Cardinal Aleffandro Farnefe . P.<br />

Ne effo per certo ne molt'altri prencipi er cardinali i qualifo ben che malia<br />

farcbbeno molti uirtuofi fenza il lor pane, à tanta miféria er triîtitia è ridai<br />

toil mondo : bor da quello inalzare er abbacare deriua bere ff efc Ix bona er<br />

c'attiud fama ancora di quefti e di quelli. Come per lo più fi uede che ciafcun<br />

fimoue À lodare ò uituperare quelli che fono più famofi er in più eredito ap -<br />

preffo 4' prencipi. C. Quefto è uerißimo iu tutti gli effere it ij uirtuefi, er ci<br />

farebbeno deWaitre ragioni à prouarlo ancora fe noi uokßemo prolungar ft,<br />

ma non ef-.ndo di meftiri trapaßiamo più oltra. P. trapaßiamo di gratia, de<br />

fiderò difipere perche caufa non hauete dato fuori il terzo libro che promette<br />

jii nel proem iof gr fe pur lo darete quando farà? perche quefto parmi che hab<br />

bi ad ejfere.la conclufione di tutto, l'intento uoftro, er per uero è quella che<br />

p ti fi defidera in ogn' opera. C. Molti auttori hanno fatto il fimile, che hanea<br />

do prorhejfo di dar fuori tutta ma lor compofitione outr opra, nehanuo poi<br />

dato parte, er parte fe ne hanno riferbata ò per uedere che apponi il grido<br />

de grhuomini fopreffa, che fefarà biafimata à torto ò con ragione, potranno<br />

nella f-guente emendarla, feufarfi, er diffonder fi dalli biafimi er calunnie che<br />

à torto le furono dati. Se la njerbanoancora bene Jpeffo o per non batterla<br />

loro così ben limata come defider ano, ò per uedere il defiderio de i lettori in<br />

affrettarla ; percioche fe la parte prima fari loro piaciuta, non è dubio alcuno<br />

ebe defideraranna anco di leggere la feguente, er così Pauttore pigliando<br />

quefto giuditio da sì fatto defiderio che lor debbi effere grata, di poi limata,<br />

la mandafuori apprejfo uUa prima ; non così però ho fati io, che bauendopu<br />

bliuti


P E L -C A V?,6LTL Ä*ì 2& 0<br />

blicdti li due primi tibri poteuo ltfeiàAitio'à ft& 4 ike è ûâtoJetite'àifa^l<br />

re come molti dégni auttori hanno fdft&pel qua?órdine^ difchrfo io non Ko'<br />

dir altro, rimsttehdómèiìs ài giuàitioùòflr&, è di chi fiiiP : lóper me non•<br />

faprei dxrejju^fto giuditio , ma credo iene che queffordìns trdfposio fia fiato<br />

da lui non fola neceßariamente,ma etiandio bellamente commutato, er però<br />

circa quejlo non dirò altro. Siami- dite di hàifet dàto fuari iltefzo libro. %<br />

C. Sì dico LPiEf quafè qaeßo'' c .-Q^e(fò chiìrsmivrattiamo bora è d'eßoi<br />

P. Che,quejìo rZgioJwnèntb chi jibi fiicêidifto tnftème aimmdate mi dunque,<br />

il terzo libro? c. sì dimxnîo. P ; me pìtrexhe altrófia iti-agionare-, tys<br />

er altro fia lo fcriuere , & dipoißritto cauar fuori tèi t&ro.'G. "Vaimi fate<br />

ridere,tanti libri che fi trottano in dialoghi che cofa fono^fono'altro che ragia<br />

namsnti tra più perfonei p. Quefio ragionamento nòfiro adunque è un bialò-,<br />

go e un libro, er queûo libro Jarà il terzo che haue te premerò .cu Sf, que<br />

fio è il terzo ch'io promeßi net proemio. p: Et quanìoip darete- uoi fuori J<br />

c.Hon uedete uoi che fecorido€bémiandatèinterrogand>0,&io.rifi>


; LIBRO TERZO.<br />

1 »7<br />

néjè fopru ii qtiefto ùoi non haurésìe bdutocàufd di dubitare hard: dico arco<br />

fa cbeper que floß connieiie che fìd in Tsiatogo.percbe difcorrend'io detta mt<br />

ur aie'' cduaUi ne gratti, del cdUdlcare,e di tant'altre cofe pertinenti al [aperè<br />

d'ogni buon cauaÛafizzoiCr noi hard effa


DEL CAVALLARI ZZO<br />

Cr Arguto Corteguno. Ma per non perdere più tempo in que&o, riftringendomi<br />

quanto pojfo , «z dico da fenno, ch'io defìdero che fid., che bauende 4 fer<br />

«ire, maßint; k Frencipe grande, éeo «dfo j alattato, CT dìfciplinato , beMo<br />

di corpo, er che fiipoßibile con quella debita mi fur a, che firichiede.-il<br />

che babbi coniinciitofin daUe tenere mghieciolette conte dicano , o* dzUa fua<br />

età tenera ; nella quale le uie che fi aprendino, maifi lafcianoanzi in quelle<br />

fi diuien fempre più perfetto . Et però uedete, che cojloro, che hfiituifeano<br />

mgentilbomo per effere come fi deus, uogliono che di fei ami impari le lette<br />

re Latine, er Greche, nelli dodeci il caualcare, er le uirtù, che richieggono<br />

pia fortezza di corpo , er faMezz* di membra ; e per faper con debiti<br />

mifura, er tempo aggittar cauaUi, uor rei che fapeße almeno tanto di Ninfea<br />

di canto che à battere ogni tempo fojfe conueniente . Vorrei.di più , che co fa.<br />

alcuna non faceffe per oBéntatione, ne per iattantia, ne fuperbiajut per- ho<br />

nort, er per amore di far cofa debita „er grata al fuo Signore; per äquale<br />

fofß pronto à mettere la uita ,fe fojfe di bifogno. Vorrei che fojfe eK<br />

fugace, er fopra tutto prudente, patiente, çrtemperato. Defìdero anco che<br />

fia non men piacèuole, affabile, er gioutale che belUccfo^çr martiale , er pe<br />

ròdeueffereforte), z?di corpo robufto, er d'animo, confiante. che così il<br />

Trencipe, che haurà. cauaUarizzo tdle,ueramente fi potrà adimandar felice;<br />

er Viftejjb cauaUarizzo far à feücißimo, amor che mai premio alamo ugua<br />

le al merito delle uirtù fue riceueffe ;feperò la uera gloria,cr felicità propria<br />

minte nelle uirtù confijte.F.Hauete mi à dir altro M.Claudiot C.Hdizrei d di<br />

ré affai più, er mi pare non hauer detto il terzo di quello ch'io defìdero nel no<br />

Uro cdUxUarizzo ; ma poi che l'hora è così tarda, non uo dir altro. P. Vói<br />

hàuete detto tanto, er fete stato fi lungo ih quejii uofiri io ttorrei, io Morrei,<br />

chi non l'hiuete quafi mai finita, er però non ui fi ha potuto opponere, ne adi<br />

mandar altro. Perche io adunque come giudice non dò fententia, ma effendo<br />

thora tarda del riddiirfi, ci ridduremo à i noftri affari, intimandoui,<br />

che émane, all'bora iûeffa d'hoggi, ui ritrouate neìi'istejfo luogo, à render<br />

conto


LIBRO T t R 2 0. I*S<br />

conto di quel chehdUetedetto ; dltrintente iti ft opponerì dieffereparlatore<br />

fenzd, fitle, & fondamento edettno ; er io per que&o ui potrò dare giuûamente<br />

h fententia contra, er fard uofiro danna. C. Io per me uolentier fuggirei<br />

queüo pefo per ogni buon riß>etto, er perciò anco m'ero riftretto nel<br />

dire come hauete uisto, er nel rimeritarmi bauetto prolungato il parlar mio<br />

più dì queüo ch'io non haurei fatto, acciocbe per queüo non mi haueftetU<br />

mokftar più in cotal conto ; ma bora ch'io uedo che non riefee come crede-<br />

»'to, per non hauer contrario un giudice così fcuero .come uoi fete> del quale<br />

non che io ma i Radamanti propriy, er i Minai hautebbeno che temere,mi rii<br />

durrò al luogo-, si come hauete detto ; or afcettarò la tremenda uoftra fententia.<br />

Rifefi à qtteßo, er ridendo fu trafeorfo alquanto fu tal ragionamento<br />

da i cauailieri,zr Signori ch'erano predenti gr fu conci ufo che il di feguente<br />

fifaceffe ciò che dal Commendador eraftato determinato. "Et così nel giorno<br />

appreffo ritrouandofi ciafcuno nel luogo isleffo fecemo, il feguente Dialogo.<br />

Et ripigliando il ragionare del giorno andato il Commendador profyero in<br />

quefldguift gli diede principio.<br />

Dialogo Secondo ,• Pro {pero, & Claudio.<br />

P ROS. Tutte le fiate che l'buomo comincia errare, ER non fe ne emendi ,<br />

ancor che l'errore nel principio fia poco,«e/ fine fi fa grande. Et però bea<br />

dicono quefti dotti che cofa hutnana è il peccare , £Angelo è l'emendar fi, e?<br />

di demonio è il perfeuerare nell'errore,Z


- - T DEL C AVA DL A R i ZZO<br />

nel parldr dS CAuaüi da guerrd ?*^- dx:dirello mi uh ue fidte paßato molto fee<br />

Ciîments-,c&siAnco ne i ftotändi,^rdlixt^oje ^nw&gihj féròzdirlelmd^c\<br />

Dì grifüd dfyettäte m poco ,fe qweUëzè'm i0tM\càitaRi jti. gp.évrd.-; & éd<br />

duellò m pétr p&co jeggete Vahßrioper, kpfirta'. Bältt^trasidtiose di Riieüiaj<br />

Z7-~Kemfönre>dncorci, viene frexxDgä-firiÜavfßi cspiofamente^ntd dei<br />

notdndi confeffo in uero effermene pdfj'dpo leggiermente , f. er bau er in ammo<br />

tcû giorno di fcriuerne tanti ,,cheforje ut ueniranno in faß idi o d leggerli. P.<br />

•DimquébaUetè mi itrmim:M fcriuere nn libro, di ooUndiì C •. :Ho in anima<br />

di fcriuereuìf ahrosì^doue faranno tante cofe da notare^ ehe forfè vi u entrali<br />

-no kfaftidio p. A' me non uenirantjo àfajhdio già ,pur che ßano conte fide<br />

«e , er partinenti d queßfarte.. SU ditemi per uoftrdfé, per cbè caufa non<br />

miete uoi, si come ui fete dichiarato nei libri di [opra, che al cauaüo ßdid<br />

ne con baßone m con altro, trA l'un orecchia er l'altra, udendo non dimeno<br />

il Signor Federico Grifone che à cattai ricalcitrofo , er che non uol porfi<br />

àfegnofi did fortemente xrn aia ft otte in co tal luogo , cr che fi sgridi conuoce<br />

terribilei C . Gm ut lo dißi, er bora ui repUco > cheìn quel luogo ticolpe è<br />

mortale > per trouarfi itti una commijjitrd, U quale fi pò ageuolmente aprire<br />

con un colpa fék.dpérJk üefeguitk Umojrte. ;Et però beri djfß Romero. Et<br />

qua b£rent capiti letaleq; uulnus pr£cipuefit equis . Et fol l'àuitoritd di fi<br />

grau Tûofofa Pa eta contrdquellddeBodllegdto.ui póbaftdre.p. Baâamrin<br />

tteï&r&Téirxitid-ui ilifcrhdi, fopra fouò ifyedito, che non uò perderci più<br />

tmpoiiif'dmojtdiirì^m^percheititggio.chegià fapetè chiùder ipaßi àeki<br />

ìroppoltrÀ uuolçaminarci, x? ritornando di commincidtouidggio di bieri,<br />

itoscrei. che mi dicefti, che. imporrirebbe fe ben il cduUarizz<br />

.<br />

0 non foffe ndto<br />

nobile ; perche June pare cbequeito non rileui> gr che la perfettjonefua pofi<br />

•fißarc, come in effetto.ßa in mabi,ç? forjèmUa maggior parte de' cdttdUa-<br />

Tizzi'-) fenzA nobiltà tale .Et.fimi uolete confeffare, de nobili fe ne uedeno<br />

pòchi eccellenti, er deUi ignobili, molti ccceÜentißimi ; adunque ò queüa nohiltd.<br />

non fegli conviene , ó molio poco . che dite à queûo? C , So ben me io<br />

che. la più par te de! cauaUdrizzi fono ignobili, er che n ond imenojra. e (fa ce<br />

rie. fono molti ualentifiimi xma non fa il fatto ;perche uolendou'io dare il c4-<br />

MaUarizzo compito degno di feruireàognigran prencipe y s'io «e/o deffe feu<br />

•Zd P efferiuto nobile, faria come ddruelo fenzd nafo, come dicefte uoi bieri,<br />

er imperfetto. Et importa in uero affaißimo la nobiltà, non dico hora.deßa<br />

n. iturale ycioè ii queüa, che iaUa natura, ò uolete. da Bio è ufeita dalli lor m*<br />

{cimenti negl'animi diqueßier di queUi altrhuomini, ma parlo di queUiche<br />

fi reca daifingue honorato de i progenitori, L4 quale è uerameute queUd cbe<br />

ßprona l'huomo fempre à non degenerare da quelli, era far cofe nobili&l;ouordte.<br />

Oltra che ci fa rifbettaré ,er kauere un certo riguardodatutti co<br />

loro con li quali comerfimo, çr checiconofcono, che eisende molto grati<br />

er


LIB R O TERZO. i<br />

is<br />

e^bonoratU'dout aU'incontrcmn così Mien e di quelli che fono rati di [angue<br />

igncbiie ;'peniiochenoìi fatptmo livsiprezzs-ti ,nt.meno pure che fieno cosi<br />

franati ifstr^ cafe nobi_tt,&:itiwtoßi non ejfendo dnco fyinti à non dtgene.<br />

raredxHor paretiti, cht fc .ßojferc iucitacid, qupßo, non fa rebbeno mai fe-,<br />

•noncole per k.quali wo&t$t.fbbeno. -in mano U làr nobiltà ;_cptnebtn freffò.<br />

mofirano al contrario ',/e ben fi sforzate) alcune Uqite, er per un tempo di oc<br />

multare con attioni buone la igncbiitÀ del jangue, d'hatterla à sdegno. P .<br />

\'ei dite liuerc, c? io ho conosciuto ( poc ami fono) un tale che in tal modo<br />

hauet! a à fchim l'efjer natoigiiobile, crin tal modo fi sforzaua di nafcondere<br />

la fua ignobiltà >,che non poteua pa dre ignobili alcuno, er tutte le fue attic-<br />

«/ componeva fi f attamente, che quaf parata che fuffe nato nobile ; ma nondimeno<br />

di poi anco daua (come fi dice) neUe fear tate: crai fine fatto col uojer,<br />

fi dmoûrare troppo gentile, Jcópriua d'eßer uiüano ; çrcon affettar tanto ;<br />

lecofe, dimoftraita uer amente quel che lui era. Si che farà fe non benfatto<br />

che'l noftro camUarizzo fa come uolete uoi nato nobile dì fangue. Manon,<br />

miete uoi perà chef a nobile ancora dì naturaf c. come s'io uoglio^anzi que ;<br />

Ho pr incipalmente. P. Er doue f hauet e lafciato dunque à direi c. Non lbo:<br />

io flettane/ bello dell'animo er del corpo ch'io difiiì P. M'era ufeito di niente<br />

, maqueUo allattato à che ferue: p.O' quanto importa ftcciar' il latte m a,<br />

term.nobile, er in quello nsdrirfi ; per cloche fa che il padre er la madre gli*<br />

nonna affai meglio, cr cosi il figlio à loro-, er i'fanciul nudrito del latte ma .<br />

terno prende le maniere ; & qualità della madre propria, doue al contrario<br />

te prenderébbe fe fuße mèrito di latte alieno, per il quale bene fpejjo ne mette<br />

nemico del padre er della madre : è? che fia uero mirate che ira tutti i<br />

prencipiBiomani, Brufio Germanico fu botiißimo, er fccleratißiino caligo<br />

la quarto Imperatoreer da che uenneì fapete da che-perche ii fcelerato ca<br />

Ugola fu minto del latte d'una balia fceleratifjima.Htjìwlffefo auenire c he<br />

un'arbore è buono, er «erefe, là doue fi leu a , che poi e tri sto e" fecco deue<br />

fi trd-jfidntci; p. O' come mi date la idea, Creonte dite il uero : lo mi ricor ;<br />

do bauer letto, che quesbt feeler atißima'balia fu di campagna, er hekb? per<br />

nome prafilla , la quäle contra natura hauea sìpelofo il petto ch'era un fti;po-.<br />

re, ermi uergogno dirlo in honor dimcliicaualìieri. C. Dite pur uiackegtà<br />

fi fa. P.Dj che'l fapete non accade dir lo.coitelo che potrebb'eßere eh io noi,<br />

fapeße. P. caualeaua com'un cauaUarizzo,cr correa lande a cdual.o da ca .<br />

uaüiero,cr tiraua di balestra benißimo,cr occife queüa crudel Tigre H ire a<br />

»a una fua figliuola'del cui fangue intingendofene le poppe le diede così inti»..<br />

te à fucciareal fceleratißmo. Imp. Adunque uolete, cheli cauaUarizzo nato<br />

nobile,debba effer allattato dalla fua madre nobile. Ma a che poi uolete che<br />

babbi labeUezza del corpo tc.l Frencipi foglion hauer appreffo huomim molto<br />

intendenti di fifionomia, er fogliano intender fi di tal pitturajmitando in.<br />

quefto


DEL CA VALLARIZZO<br />

fteSo il ricordo che tU Àriâotele ad Aleffandro Magno, per po ter, p oi<br />

fcbimre quelli che perii tiifo, er retto del corpo danno inditio di fe cattivo,<br />

er qneüi amare che dimoftrano il contrario. Ter quefto adunque iioglio<br />

che fid belio di corpo .che cosi effèndo nan fole farà amato, & defìderato -dui<br />

¥rencipi,ma da ciafcimo}cbe h ueddaggittar camlli, maneggiar armcy correr<br />

lande, er far tutti quelli ejfercìtìj che fe gl'apartengono,& che hauemo<br />

detti. Et in fommala bellezza corporale gli ferue in ogn 1 altra fua attiene<br />

publica. Dico publica y perche neüe attieni priuate non importar ebbe che<br />

fuße bello ó brutto, come nel êudiare , nel comporre, er in moit'altre co<br />

fe flmili ydouenonhaà compiacere fetten a fe meiefimo ; gr quanto difgua*<br />

gito fia da un bruttò à un bello, ehe caualchi bene non accade dire, che la<br />

co fa è troppo chiara. • Mi non penfafie già ch'io uoleße che il cauaUarizzo<br />

fìijfe bello come quello amicò che fapètè, che ft fa i ricciuoli falle tempie, fi<br />

lifeia, er krifeia il uifo, ©" fi atila er inzibetta tanto^ch'io non fo per me<br />

qual meretrice publica lo faceffe ; per cofa alcuna non uogVio quefto, ma .fi<br />

bene che fiamybofo^ for tè, ben propoTtionato, di honefia grandezza,??<br />

che fia di uifo che lo rendi antabile s degno d'ogni riuerenza infìeme ; defi*<br />

dero anco che uadi attilato come fi conukne ai honorato gentilhncmo,ma<br />

non mofehettato, er zibettato, ne meno con tanti tagliuzzi,Gr pontduzzU<br />

come aldi dthoggi portano quefti gioueniaffettati ; li quali furia ben meglio<br />

che la natura haueffe fatto nafeere' femine che buominir, da che cosi fono effeminati,çr<br />

molli,non ui niego però^he non poßi portare alcuni odorijagli,<br />

er pontali nel uefìirejna uieto il troppo ; ilqàalein tute le cofe fi dette febù<br />

uare, er fuggire, cr dico ancora , che fe non li porterà farà lodeiiok ?pter<br />

che quello che p òrta in doffo fia fatto attilatdmente,?? cojne fideue^ch'egli<br />

ogni cofa porti fenza a ff et tat ione alcuna ; dalla quale [opra tatto- fideue<br />

guardare in ogni fua anione,er maniera ; er maßime nel caualcare alla prefentia<br />

di gran maeftri, er cauaUieri. Le quai tutte cofe ageuolmente farà, fe<br />

alla bellezza, che haueiw détto, del corpo. P. fermâteui per cortefìa, accio<br />

ch'io non mi feordi d'alcuna cofa, eh' io ui ho à dire Sintorno à cofal bellezza.<br />

A ms pare che poco imp orti chel cauaUier, er qualunque altr'huomofia<br />

beilädt corpo, perche ho ui fto molti brutti caualcar ecceUentemcnte, er far<br />

l 'altre operadoni che à cauaUier honorato fi conuengono perfettamente, er<br />

mi ricordo hauer letto nelle hiftorie antiche di molti che furono deformi3 er<br />

mal compofti di corpo,che non dimeno in ogni uirtà non hebbeno pariai mon<br />

do ; come JjiGjulioCefare, il quale dicano ch'era fi mal compofio deUdperfona,che<br />

ejfendö^JmandatöMarco Tulio dipoi della uittoria che'l detto ceftre<br />

hebbe in Farfaglia,perchè caufahauea tenuto la par te Ai Po mpeo,effendo<br />

eosì fa uio corti'egli era, er nòn hauea antiueduta la Monarchia del mondo de<br />

aer cadere in Cef are ; rifyofe che il uederlodi corpo cosi mal compostogli ha<br />

uea


LIBRO TE RZO. IÎO<br />

«c4 fatto diferezztre l*/îw grandißim. riufcita. c. La conobbe bene siüa<br />

Dittatore > ä quale uedendo Cefare ancora giouinettp difadatto,&- mal com -<br />

posio di corpo Jijfe in senato guardateui da que&o giouine mal cinto ; perciò<br />

che fe non g lie troncato U. paffofopediterà il popolo Romano.Bruttißimo fu<br />

Annibale car tagine fe,forche fu chiamato moftro non tanto per i gloriofi<br />

fa tti,quanto per le fue br utte fattezze^ per la fua disforme figura.Et<br />

fu legge appo Tebani che i fanciulli che nafceuano molto belli foffèno occift.<br />

MAcbe-uolete inferire per quefto ? P. che la bellezza adunque non fa il fat<br />

to à fare che uno fu più perfetto, ò manco buono cauaUarizzo& cauallie<br />

re. c. Et io ui dico di sicché eßendo la bellezza corporale un «ero inditio di<br />

quella de u'animo, crpofcìa da ambedue rifultando la terza, che dicono gratia<br />

.fi come ere io altrout hxuer detto, è neceffario che il mio cauaHarizTp .<br />

l'habbi à uoler ejfer più perfetto che fi p otè. Et ui dico di più che effendo<br />

l'Amore unisfiderio di quefte tre beltà per fruirle-,?? che generalmente eia<br />

feuno perfu-ideadofi di ejfer bello, er gratiofo ciascuno anco ama quello che è<br />

beilo, ripur.iudo'o firaile à /e,per efere la fomiglianza cagione di dilettione,<br />

ne pò eßire odialo, cosi sflèndo, da neffuno, perche il bello, cr il buono A ciafcun<br />

puce. p. V of hauet e ragione^ ueranient e che noi uediamo che quelli<br />

difaduttiiZr malcompoiìi di corpo ancor cbecaualchino,G? faccino dell'altre<br />

cofe buie jion però hanno gratia ; ne mai fono lodati[>&• amati come gl'altri,<br />

che fono ben coinpofiijGrdgraticiti. Ma feguitate mò pure il uosìro parlare<br />

ritornando doue lafciaSe fe ui fouiene^ ch'io per me non mi ricordo, c. Di'*<br />

co adunque jipjgiidr.do-doue Lifamo,cbe ageuolmente il noflro cauaUarizzo<br />

farìjuttejs jus cofe che piaceranno al fuo sig nore ,çr à ciafcnncauattiere,<br />

fe lontano da ogni cL?f;ttatione Jbaurk anco la bellezza dell'animo, er lagra<br />

tia inficine. La. quale ancora che nel più dalie due bellezze rifulta, CX fia dono<br />

di naturaci pò non iimmo a nco acquiïiare coni industria del j r apere,çr dell'andar<br />

rubbando à ciafcunoqu e'de maniere, che più giudica belle,cr chele fo<br />

no grate. P. Ma cheimportarebbe che non fapeffe ballarcene far aBa lotta,<br />

ne uolteggure,nt giocar d'arme,à piede intendo,che di quelle che hauete detto<br />

4 cauailo, mi pare che debbia eßere ejfercitatißimo. c. Non uogl io che<br />

fappi ballare tanto per faper ballar e,ne lottare fol per faper lottare, ne uolteggiar<br />

à cauailo, che dell'à piede non mi curo che s'impacci, ne meno di<br />

quello che fi fa fuüa corda, di neffuna delle cofe che m'hauete adiman- .<br />

date mi curo che fappi fol per faperne, ma perche fapendone fi farà effer<br />

citato molto in questi honor ati e[fercitij,che oltra che gli potranno recare ho<br />

nor e , utile er diletto, lo hauer annofatto ancora molto difinuolto, cr difciol<br />

to del corpo, destro er leggiero ; cofe catte apartinentisfime alcaualcar be=<br />

ne , er leggiadramente, com io ui disfidi fopra. P. Et la Mufica à che uolete<br />

cbilijerua f C. A renderlo in quella perfete lone ch'io defidero maggiore ;<br />

perche


' D E L Ä V A I UÂ R-I Z'Z O<br />

pèrche, oltr-A che faprèbbè unettiirià ftiolt&éc€eûèntë&fëriil^tiè^ei t dîietr& <<br />

in ogni luogo , ioue fusero-Mufiüicrgeh&ilbotimHf^tätfol&m ecónèra j •<br />

fe accompagnato al cantò ie^ì-tfócéhm0e Uf^nóteUM^'


LIBRO TERZO.<br />

che non penfxte ; perche hord entriamo ncüe qualità proprie dell'animo : il<br />

quote quantofìa più difficile d conofcere delle dttionì che al corpo s'apartenga<br />

no , 1 hanno dimoflrato gl'antichi Filofofi, er bora lo chiarifcono i moderni;<br />

li qua ! i hanno perfo, er perdono il cerueUo per cono!cerio ; er chi ha uoluto,<br />

ér mole che fìa endelechia , er chi una er chi un'altra cofa facendolo chi mor<br />

tale er chi immortale,ma di queûe co/e così fonili io non uà faper altro ne da<br />

BOI ne da altri ; per che à me baSta efjèr certo di quello che ci ha manifeâato<br />

non folo con la dottrina, ma con l'opere la Verità infalibile Chrifto noftro<br />

. ferua:ore. C Ef cht cofa è queìia ? P . Che noifìamofuoi fratelli, er coheredi<br />

del Revno dd Cielo ; perche fc firmo heredi con effo infìeme di quei fupremi<br />

• benier earni, ß.uno anco immortali. Hor quanto à quello non più oltra,<br />

ma feguiti-xmo il camin noR-ro, Voi uolete di fopra , che il cauaUarizzo fid<br />

principalmente di animo bello, ciò è bono er ben qualificato ; çy particolarmente<br />

uolete che jufagace, prudente, patiente, er temperato, d me pare che<br />

più tosto ( con queste tante uirtà , uoi lo uogliate fare fratello del Cortegia*<br />

no) che defcriuerlo CauaUarizzo. C. Io non fo di chi me lo facci fratello o<br />

cugnato , ntxfo bene ch'io non faprei dire tante uir tu, quante io ne defidero<br />

in un perfetto cauaUarizzo. Il quale fe mancherà dell'antedette, mancar à anco<br />

di quella perfettione che fe gli conuiene. Et ditemi di gratia, s'egli nonfarà<br />

prudente in confìderar l'andato, er in antiuedere lo auenire, prouedendo<br />

con difcrettione al tempo che corre, come potrà mai far cofa che gli riefchi<br />

bene ; ne che grata fia al fuo Sign ore, nel fuo meftiere ? er nelle altre fue attieni?<br />

Et comefard differente egli dagl'altri f li quali fi pò dire che ogni cofa fdcino<br />

à cafo ; er che da cafo fatte guidati : aUi quali (fe pur le cofe rufe aro<br />

bene ) nonß pò dare neramente lode; da che non per uirtù,ç? prudentia loro,<br />

ma per mercè della fortuna cosigli fonojucceffe infauore. Ma fe il nostro CauaUarizzo<br />

farà le fue operationi fondate come fi deue fu questa uir tu della<br />

Trudentia , chiaro e che non potrà maifar cofa che non gli riefchi ueramente<br />

in laude,er honore ; er che non fia grata al fuo Signore . Il quale deueßere lo<br />

feopo doue lui miri, er tiri fempre ; çr fondi fempre ognifuo konore.cr ogni<br />

fuo diletto. P. A ndate piano. Adunque il fine d'ogni fua anione uirtuofa fard,<br />

non la uirtà, er l'honore , ma il compiacere al patrone ? C. Non dico così io;<br />

perche uoglio che l'honore er l'amor della uirtà fia principal fine nell'Animo<br />

fuo, cr pofeia gli fondi con prudentia per compiacere al fuo Prencipe, er patrone<br />

. Ef poßono ben ilare ( come stanno in uero , quefie due cofe infime )<br />

dd che non fon contrarie, ne come dicano contradittorie ; come farrebe à di<br />

re per dar effempio, chel bianco foffe negro , er che il negro foffe disgregatiuo<br />

del uedere, er che mtdefvnamente ne foÇfe infìeme er in un tempo Ut effo,<br />

conferuitiuo ; er far eh' io the ragion'hora con effo uoì, parli infiememente<br />

Cr taccia. Pò adunque il cauaUarizzo far ogni cofa per amore della uirtu, er<br />

G G del-


DEL CAVALLA RI ZZO<br />

dsîPhomre, er pò farlo anco fenzi c&ntraditione dcum, per compiäccmc<br />

al fuo Signore. Ne «t crédiate che i[ciocchi,er gPbtiomini che u iueno,<br />

er operano à cafo, piaceno mai à fuoi padroni. Md miete uedere àchegio<br />

ui la fugacità d'un cauaUarizzo • mirate per ejfempio qaeUo che giouò nel<br />

cauaUarizzo di Dario Re de' Terft , il quale fi pò dire che gii diede V 'imperio<br />

^col trottar modo di far annitrire il fuo cauatto ; quando i Terfiani erana<br />

intorno aU'eüettione del nouo Imperatore : percioche fece che il cauaUo eie<br />

ieuea caualcar Dario la mattina della eUettione ,fi innamorò di'una cauaIÌ43al<br />

la quale fregando la natura, con la mano ; er ponendofela in petto al caldo ,<br />

come fu al luogo desU elettione, perche fapeua che i Sauij,ouer Magi hauex<br />

no ordinato che quello fujfs Re, il cantilo del quale quella mattinafujjè primo<br />

ad anitrir eternando fuor del petto la mano. er con efla fregando il mufo<br />

del cauaUo di Dario ,fubito per quell'odore cominciò 4 nitrire, er fu fatto<br />

Re. Ma lafiando gli esempi che farebbeno infiniti fe n oi uoleffemo prolungarfly<br />

uengajì un poco ai altro. No» fapian noi che doue gl'imprudenti cera<br />

cano di piacere dijbiaceno ï çr atto'ncontro li prudenti piaceno ? perche non<br />

fanno ne dicano mai cofa più di quello che fe gii conuengbi, (yche us imo effere<br />

atta à piacere ad a tri,aiutandola con bon difeorfo, il quale é parte pe -<br />

colixrt propriamente de* prudenti, er fagaci. Et anco che le uirtà fieno talmente<br />

in fe riärette, er infime concatenate, che non troppo ägemlmente fi<br />

difeatenino, er difunifchino, er chi ne ha er poßiede una }i poßi dire, à un cer<br />

to modo, per quella concatenatione delle uirtà morali, di pojfederle tutte, ho<br />

minto non dimeno in particolare che il noflro cauaUarizzo di que fa catena<br />

ne babbi gl'anelli che uoiuedete. Li quali quanto più di fin metallo faranno,<br />

tanto migliore, er più riguardeuole lo renderanno. Et, parmi che fingolar*<br />

mente all'of fitio fuo s'apartenghil'effer prudente, per le ragioni che hauemo<br />

dette y er che fi potrebbeno dire quando non fi fapeffè manife flamente ,<br />

che fe il cauaUarizzo non farà prudente, er afluto, per cosi direßene$efjô<br />

non folo nelTaggitar cauaUijma in ogn'altra attione jna -farà danno à je^ e?<br />

per aventura agl'altri ancora. Ho detto che uuol efere patiente, perche hiuendo<br />

à far con cauaUi, er fouente conhuomini che hanno il dijcorfo peggio<br />

che beftie, er in fentir queßhcr quelli mormorare delle fue attionijì à C4<br />

uaüo come à piede, fe non farà ornato di queûa uirtà della patuntia, mal la<br />

potrà fare con cauaüi ; er peggio con gChuomini. Et certo é uerißimo,che<br />

con questa uirtà » il più delle uolte, meglio fi uince, er riduce à quel che ß<br />

mole un cauaUo di grande,& gentil'animo, ancora che fia fuperbo,^ difle<br />

gnofoyche con le battiture, er con i fgridamenti pieni d'impatientia. e aero<br />

ancora, che con gl'buomini naturalmente fuperbi, crfurioji il parlar dol -<br />

ce rompe loro l'ira ; doue il duro, er imperiofo caufa furore, er iracondia.<br />

Honniego però,che questi anco non fieno necejfarijjn molte guife, sì ne' caual<br />

Ibcome


LIBRO TERZO.<br />

liycomc congPhuominiifì come di foprx nel fecondo libro diflèmo, con cäUtdli<br />

poltronijnfingardi, er refttui, er alcitrofi e{fere nece([ärijßimi;md voglia<br />

però,che in ftmilicdftigbi fi tr oui anco fempreh patient in, er U tempera»<br />

tid : la quäle fa conofcere la equalità deWanimo, cr operare niente di ptà>ne<br />

manco di quello che fi conuiene adhuomo fauio. Ne ûa bene che con gl'huo<br />

mini anco il cauaUarizzo fut impatiente,cr intemperato,adirandofi per ogni<br />

minima parolaccia, che fenta dire in biafimc del caualcar fuo,çr de' cauaìli<br />

ch'egli ammaestra, crgouerna, che cosi bifognarebbe Jpeßb uenire aU'arme,<br />

non che atte contefe ,er alle parole : il che deue fuggire più che fia poßibile ; ec<br />

cetto però,che nelle cofe che dirittamente concerneno honore, CT uergogna.<br />

iZeüe quali deue non folamente venire à quelle,ma effere fierißimo, er per mo<br />

do di dire impatientißimo, Ç? intemperato. Con la uirtà adunque della temperantia<br />

mai eccederà nel più, er Mai farà manco di quello chefe gl'apart iene,non<br />

fob nelle aggitationi de' cauaïïi, nette quali quejìo fopra modo je gli<br />

conuiene ima ne anco nelle altre fue operationi publiche, er priuate. liehe<br />

quanto lo debbi far perfetto confidentemò da per uoi, er però ho uoluto di<br />

fopra dirui ch'io uòrrei che foffe temperato. P. Benißimo certo, perche noi<br />

uediamo che quefti impatienti, çr intemperati mai fanno cofa buona ne à ca-<br />

•ttallo, ne à piede ; er bene fpeßb uengono in Hfgratia de i /or Signori ; si come<br />

uenne quell'amico^che uoi fapete, che per darne,er uolerne tante da un caual<br />

lojo amazzò ; ma hebbe però in quefto dell'afiuto, er il patrone del gentile,<br />

che adimandandogli perche lo haue a così ucci/o, rifèofe per farlo buono, er<br />

. che fentendo che molt'altri caualcatori n'amazzauano molti,egli ancora s'hd<br />

uea uoluto prouare in qtitfco, er era il primo che hauejfe morto, hauete ben<br />

fatto foggiunfe il da ben Signore, ma per far di quede prodezze farà bene<br />

che uoi ui trouate altro padrone. Et quell'altro che per fentire ogni minima<br />

paroletta dire in poco biafimo de'caua li agitati da lui, ö in molto meno fuo,<br />

uoleua la manco cofa combattere in üecato ; er Dio (a poi quel che haureb*<br />

he fatto nel uenire alle mani,çr Vifteflà era fi intemperato in alcun altre at*<br />

Honi fue,cbeiene (beffa per il uino nonfapeua mantenerfì in nejfun termine lodemle.<br />

Si che questi non fono termini di perfetto cauaUarizzo, ma S'huomo<br />

impudentißimo, er intemperatißmo . Et però ritorno à dirui che di là da bene<br />

ci hauete fodisfatti in uolerlo patiente, er temperato. Ma queila uirtjt<br />

della pa tient ti, er temper antia h aurei à caro faperecome l'acquisterà il camlUrizzo.<br />

C. A guifa dei fanciulli deirifole Baleare,che hosgiß chiamano<br />

M.tiorica,e?Slinorica li quali per acquifiare il pane,pofto dalie madri in<br />

alto tfai,àßne che imparaßino fin da tal'età ad aßuefarß alle fatiche, çr ad<br />

acquißario coi fudors:çr con l'ingegnose lo uoleano mangiare bifognaua che<br />

fi affetti galero, er ingcgnalßro di fahre la fu à prenderlo, ouercon le fembe<br />

à farlo cadere. Y ogiic inferire che quejle uirtìt non s'acquifìano fe non con<br />

G G 2 lunghe


DEL CA VAL EARI ZZO<br />

iwigh e fatiche inßno daWetd giouenik. Lequali uirtìi non potranno così<br />

.ficiimsate bAuere coloro che fono nutriti in délit eyÇ?piaceritria fi Ben quel<br />

li ch.e fonò. aUemti in traitagli, O". fatiche:??, per quefio io farei di parere,<br />

c je'i noìiro cauaüarizzofoße ùnto prima almaio., & ammaéflratfi in queuirtàfin<br />

da fanciullo ; che ß far aitato altamente ,impoßibi!e quafi fia che<br />

r^li gli acquifii mai. Verche la pianta che ha fatto radici grandi,difficil mol •<br />

to è ad eûirpar-Ja. L'acquili arò. anco da glieffempi antichi er moderni. Md<br />

de'gliantichi ^perche de' moderni n hauemo pochi, fi potrà forfè acquistare,<br />

riguardando gli atti difomma patunz*, che uforono tanti grand'buomini 4<br />

quel tempo. Et prima mòri ü cauaüarizzo PImperator Ottauio, äqual effèn<br />

do ornato di molte uirtà j, era nondimeno calonmato, er lacerato dalle lingue<br />

de' cattimi zrkfopportaiid con diegro core-,onde effendo adimandato perche<br />

non le ijlirpaud; r-ijpofe.,chifece Koma libera da fuoi nimici fece anco libere<br />

le lingue de' maligni ; che non [aria honejìo che le pietrefoßero. libere ,çy le<br />

lingue legate, otter bandite. Vn altro Imperudore molto da bene, il nome del<br />

quale non mi uiene à mente bor a, folca dire, ZT gloriar fi che gli altri Imperatori<br />

bAusano ottenuto PImperio Komdnocbiper un fatto gioriofo, gr chi<br />

per un'altro, er chi peruna, er chi per un'altra uid,ma che egli lopoße&ea<br />

per la patientid. Ajuonin Fio fu patientißimo Prerecipe, dimodoché mi Scr<br />

natouedeua chi li uoleua bene, crfentiua chi diceua mal di lui, er tanto fu U<br />

modejlia, che gli amici ne re&auano contenti, er i. nemici con piacere. Gran<br />

de effempio di pat lentia in fomma fu quello di Catone, che effendo f lato percof<br />

fo in un bagno da un gioitine, non fi turbò , ne fece altra uendetta, che dire ì<br />

colui gli adimandaua perdono , »an ini ricordo che whabbi offefo ; er ben alta<br />

uendetta è quella neramente che giudica il nimico indegno detia fua u endetta<br />

. Ma quella di Socrate muer.onon fa minore,per non dir più d'altri, che<br />

infiniti farebbono, er è degna di;rifo ancora, perche effendo üato percoffo<br />

con un calcio da uno, & adimandato, perche non ripercoteua quello : uuoi<br />

tu rifyefe , Çe un'afino mi trahe de' calci, ch'io ricalcitri luii Acquiftaraßi an<br />

co lejude tte uirtu col confidar are gli effetti buoni, che producano, craU'w*<br />

contro : " cattitti,che partorifeano l'impatientia er intetnperantia,ò per dir me<br />

gito? iracondia > gr.la dif-olutione. Md quefio baiti col por freno 4 molti im -<br />

pet fuofidell'animo ; er alle uoglie dijfolute.cbead effere impatientii er intemperati<br />

) e dijfoluto ci conducano. P. Affai mi contento di questo ; ma quell'effe<br />

re Gi ouiale,cr Martiale che mi uolete, pare al tutto di jouerchio ,crfe non<br />

mi r endete ragione rimaremo con cattiua opinione di milAa laffando le bur<br />

le y diteci da nero di gratia À che ferue. C. Sente à questo the fe Jar à Giouid-<br />

U H cauaüarizzo, farà anco allegro , giocondo, piaceuole, er atto à farfl<br />

mitre da ciajcuno,^ maßime da grandii& molto meglio eserciterà l'officio<br />

fico


LIBRO TERZO. 127<br />

fuo&rlefue operdtionì.che fefuffe Saturnino,& mzUncanicoancorchéi me-<br />

Unconici fogliano efjère affai ingegnofì ; ma fi come fono difottìi ingegno qucc<br />

fi fmpre, cofi anco fogliano ejfere moite uolte pericola fi CT per /e jteßi, er<br />

per altrui ; perche ben jpeßo entrano in profonda atrabile ;diÜAquxle fuol<br />

txnircfouentemente il furore,ey le frenefie^c altri ìncomenienti^ difetti<br />

grandi, llcbe non accade nel giouiale, hauenào Vhumor fanguigr.o fem prc<br />

ben dtjfoâo, er qualificato. Er fejarà oltra queûo martiak^cke pò ben effere<br />

l'uno, er l'alerò injìme ,farà più atto à far fi ricettare, er d queüo che<br />

éHarme s apart iene ; er quanto fi conuenghi questo al cauallarizz 0 l afe io<br />

mò confiàerare à uoi. Oltra che Giouegh dona la giocondiù, er iaUegn z<br />

, !a quale alcuna uolta lo potrebbe leuar dal fegno, nel quale noi uogiian.o<br />

che pcrfisia,er Marte mitiga quella, çygioua à non farla trappaffaredi /4<br />

rU i termini; perche l'infiamatione di Marte mitiga pur affai la dolcezza .er*<br />

allegrezza ehe porge il fangue, er aere di G ione. Et queiïi tali huomini fono<br />

molto pia atti de gl altri ad imprefegrandi, er honorate. Volendo noi dunque<br />

che il cauaUarizzo fia perfètto>


DEL C A r A L L A K 1 "Z Z O<br />

mo tale. C. Ancorché nette guerre er nette imprefepriuate babbi effetto quel<br />

to che uoi dite, nondimeno non ha effetto in ogni coja ; che ben dettete fdper et<br />

che molti fono itati beüicoflßimi guerrieri, er ualorofi capitani, che fe bene<br />

i fatti (tarme ; er Vimprefe pericolofe non li hanno ifyauentati, ne moßi puttto<br />

da quella fierezz^Gf bramrd de gPanimi loro, la fortuna nondimeno contraria<br />

fyeffe uolte, er le infamie, er altri accidenti gl'hart fatto piangere,<br />

Cr dolere da uil feminette ; er ^fueßo cfce mifle er mille nemiche fyade non po -<br />

fero piegare, ne ifpauentare un fol cafo auuerfo ha fatto andare le quereli fin<br />

al cielo , er dubitare, er e/Jèr timidi ; er dZZe uolte morire. Come di Quinto<br />

Catullo fi legge, er di molt'altri li quali non fa di mefliere ch'io racconti,<br />

perche l'hiftorie rie fono piene.Non così uoglio che fia il cauaUarizzo del qua!<br />

parliamo ; percioche ne auuerfa fortuna, ne accidente in contrario -alcuno<br />

uà chela pqßi rimouere da quella faldezza d animo la quale fa chef homo fem<br />

pre fia il medefimo ; er lofa ueramente nominar forte, er coftante. P. Età<br />

che questo ? C. Come f Se il cauattarizXo per ogni poca cofa in contrario che<br />

gli fuccedeffe, come accade ben fruente^ che il fiato humano effendo fettopofto<br />

à i colpi di fortuna ,mai fia Habile, ò nella tobba, ò nella perfòna, ò anco nel •<br />

Vbonore ,che ardirò dire , fi turbaffe, er fgpmentato ne fai effe quei pianti,<br />

Cr queüe querele al cielo, chic fanno gli effeminati, far ebb'egli perfetto ? er<br />

neW offdo fuo fer uarebb'egli quel decoro er hone&ö, che tanto fi de fiderà in<br />

ogni attione ? fenza'l qual decorofiamo imperfettißimi non che perfetti ; fenza'l<br />

quale anco l'animo no&ro non pò effere buono tu bèllo JEt io già ui ho det<br />

to che il cauaUarizzo col corpo bello deue hauere Vànimo beUißimo. V-oglio<br />

adunque da che hord à me fia à formarlo, che fia per queâo d'animo coflante,<br />

Cr forte. P. Con mi pare che fojfe quell'infelice padri, che uedendo ilfigiiuo<br />

lo trafiffo per mezzo il core, da un dardo di cambiffe, dal quale adimandato<br />

s'egli hauea fatto bel colpo ; fenza perturbatione alcuna rijfofe, beUißimo,<br />

ueramente non l'h darebbe faputo fare Apollo cosi bello, Et Ar palo che in un<br />

conuito del Re de y perfi di poiché hebbe mangiato la carne de'fuoi figlioli,apre<br />

fentategli le tefle dal crudel Re,-er adimandato s'egli era Stato ben trattata ;<br />

fenza punto mutarfi in uifo, nein fauettari^ofe, che ogni cofa era grata in<br />

quella cena Regale. c. O fortezza d'animo /opra tutte le altre fortezze rO<br />

conftantia d'animo più di ogn' altra incredibile ; ueder uno il figlio trappaffare<br />

per mezzo il core, er non morire ; ma non pur non morire, ma non mutar<br />

fi d'animo tantillo ne di uolto.Et l'altro ueder i figli tagliati in pezzi,aroftitì,e<br />

mangiarne le carni,et di poi ueder quelle tefteje cui bocche folea udiret<br />

er baciar fi jbefjo, er non morire ima non pur non morire, ma ne ancora<br />

tur bar fi, er non pur non turbafene}darfegno alcuno di dolora ma dar rijio -<br />

tale dUegramente . Qjtefta per uerofu troppo gran ccflantia,quefiaueramente<br />

fu troppo ecceßiua fortezza d'animo, chi'l crederebbe mai ìetfu pur<br />

nero


LIBRO TERZO. * 1*4<br />

uero,fe aUihiftorici deuento preftar fede. P. Hor feguitùtmo pih oltra, U<br />

robu&ezz* però del corpo ancor che in parte aiuti molto ilcattalcare >non<br />

par però, che ne anco tanto al cauaUarizzo fi conuenga, che fenz'effa non<br />

poßi far e-, pur che non fiaiifouerchio ; çrche fia itero uoâro padre non fu<br />

egli debile, cr di poche forze? C7 chi fu mai non dimeno più aggratiato ; er<br />

bîUo nel c aitale are di lui Ï il quale /» caüaüi afarißimi, come fapete fe à quel<br />

tempo fe ne trouauano, cr ujauano, pareua piantato er inchiodato in fella,<br />

cr come ß dice, quaftun Centauro, tant'era unito er incollato à cauatto. Et<br />

chi nefcpps mai pià di quest'arte diluii No» fu egli per queào prima gratißi<br />

tno à Lo do ideo Duca di Milano per fopra nome detto il Moro gratifimo Al*<br />

Ahi.v.io irosi franco cr ualorofo capitano, generalißinto de'Venetiani, non<br />

men caro aRanofira Signora Ducbejjk di Milano, cr fopra modo accetto al<br />

gru;: Z gitano Prqfftero colonna? per non fiarui à dire che reçus ò di fendre<br />

à Fra.icefco padre di Henrico Redi Francia,^ di moW altri granii. tonfete<br />

deb He ancora uoiì er non ui mancano di molte parti ; che uoi defiderate che<br />

fieno mi u ostro cauaUarizzo ? cr non di manco non caudate però così bene<br />

com: molti buoni cauaüarizzi robusti sfarti di corpoì er in quest'arte non<br />

dì-noàraie faperne tanto quanto altri che fia= er fe non nel caualcare, il qui<br />

h lo b-.Ti'io che mai da un tempo in qua non hauete fatto fe non con granduìivio<br />

ri-fstto, per moki ricetti hmmni, al meno col comporre che hauete fatto<br />

di q-izjt'operat mila qual compofitioue fi uede chiaro non folo quel che /ape<br />

te, che bauete falco, che fate, er che hauereftepaffuto fare quando i prert-<br />

« cipi ui fojsno stati più benigni, ouer ui fujfsno, ma la grandezza, valiez<br />

Za alla quale inilzate tanto quell'arte, er con modo chri&iano, er catolico<br />

da p;r auto, che ne antico , ardirò dire, ne moderno alcuno non credo ui tra<br />

paßi insunzi, fe pur u'a riui. c. Non più di gratia cauaUier prospero che<br />

mi farete dire, ò che uoi fiate adulatore, er che ui uogiiate burlare di me, ò<br />

che i'affettione che mi portate ui abbarbaglia la uifta facendoui pa e re quello<br />

che uer amente non è, er in questo cafo intrauiene à uoi proprio quel che ì<br />

molti fuole incontrare, che peccando in qualche dijcefa calda, er difeorren do<br />

qualche poco di humor fanguigno fouerchio ne giacchi, par loro di uede re<br />

auanti à quelli andar alcune mojchette rojjè ouer luciolette. Ma molto meglio<br />

dirò s'io ui dico, che così propriamente ui auiene, come accade a quelli, che<br />

per ueder meglio la co fa fi metteno gl'occhiali, ma fe gli metteno roßi, per li<br />

quali poi anco che ogni cofa gli para più grande affai di quello che non è la uè<br />

dem però, che è molto peggio, di color roffo. Leuateui adunque gl'occhiali<br />

roßi dcWamor, che mi portate, er di poi fate giuditio, eri« uero fe così fegui<br />

rete in lodarmi, er in lodar le cofe mie, darete inditio mxnifefto à questi Signori<br />

er cauaÜieri, che u'hamofatto giudice in queßa lite > di ejjère non che<br />

foretto tutto partirfißimo . Tacete di gratia, ch'io non uò per que-


DEL CAVALLERIZZO<br />

Std t4of t4 Mit replicate parola , ma fegnendo, io vi ridonderò , cr primädimei<br />

quanto Behauet? detto , per ifbedirmene in due parole dico -che'<br />

l'eifempio non tiene, er pirdautemi,


LIBRO TERZO. ut<br />

glo homo dimenio^ che lo miri, non ne retti innamorato, cr p/eno di ft tipo*<br />

re ; er per il contrario quanti großi er grandi fon hoggì al mondo, /1 quali<br />

ancor che fieno robuflißimi nondimeno fi allontanano er danno tanto dtfccflo<br />

da quel fegno doue di il Conte , che è un fiupore ; er da che uien queûof C.<br />

Non ubo io detto che non uogliate allegami effempi, che per uno io uene pof<br />

fo in contrario addurre infiniti ? Et che fia «ero,non potrei io dirui del Signor<br />

Sforzavalauicìno cduaUierudlorofßimo, del Signor Carlo da Gazolo,del<br />

Signor Lttigt Gonzoga per fopra nome detto Kodamonte, le forze Hupende<br />

de qualhZT la maeßria nel gioftrare, er in tutte le altre guife d'cfprcitij, che<br />

À caudlìieri s'apartenghi haurebbe pieno di marauiglia, er atterito il mondo ?<br />

Ef la grand'arte^cT udore in tutto quello che à cauaüier ualorofißimo fi confitene<br />

, del mio Signor Pompeo «ero berede del gran ualore di fuo padre Camil<br />

lo Colonna, doue la lafcioì Certo che queûo fola potrebbe {tare al paragone<br />

di quaV altr o cauaüier ualorofo fi foffe fe pur non andaffe innanzi.<br />

Come ft potrebbe anco con ueritd dire, fel tempo ci ba&affè, dell' lUu s<br />

ftrißimo Signor Giulio Orfino. Al ualore er animo inuitto del quale fe ben<br />

l'inuidiofa Fortuna, netta guerra tra Paolo quarto , er Filippo d'au ft ria Re<br />

di spagna ,fu ft contraria, che tra mille er mitte mimiche f^ade eglifolo a pie<br />

de opponendoft a tutte, con animo deliberato di più toflo uoler morire glorioft<br />

mente.che uiuere fuggendo con l'amico eßercito fotta Segni, hauende già pre<br />

uifto tutto il fucceffo di quella giornata , ripianatolo egli prineipalißimo cd<br />

pù ano dlfuo Generale, dal quale fu molto bene intefo ma non già creduto, al<br />

aui ualore dico fe ben l'inimica Fortuna in tal giornata guaflò una gamba,non<br />

potè però kuare che non poßi eifere chiarißimo (pecchia er eßhnplare di canal<br />

leria à eiafeuno, er maß ime di prudentia er di uirth, così come per il tempo<br />

andato fu, er frero debbi ancor effere, del correr lande,di tutti quegl'aU<br />

tri honor ad eßercitif, che à cauaüier ualorofo er intrepido capitano s'apartengono.<br />

P. Voi mefjer Claudio farete facciata per adulatore ,fe entrate così<br />

apertamente fuUe laudi di quejt t Signori che fono qui prefenti. Et di g ià non<br />

uedete che /e ne rideno. C. Se fe ne rideno lor danno ; à me baft a dir il uero ,er<br />

j e per queflo io deggio effere tenuto adulatore da me mi proteflo, eh io mi contento<br />

che ciafcun mi tenghi per taleima tornando all'ordine noûro,perche non<br />

uoglio prolongarmi tanto , uirifpondo breuemente .v. Non paffatepiù oltra<br />

di grana.Fior non u accorgete mefllr Claudio che le lodi che meritamente date<br />

al Signor vompeo qui preferite , più tojìo le fono à fdegno ck'altrimente,come<br />

à cauaüiere che si gode che i fitv di fe parl ino, er non le lodi cantate da ah<br />

tri ; le quali ben fbeßo apportano fcco fumo diadulationegrande..quando maffimefono<br />

dette in prefentia del lodato proprio. Et à questo propofito mi ricor<br />

do hauer letto di non fo chi grande Imper adore, che effendogli letto un certo<br />

libro da un'idoneo in fua lode, gli tolfe il libro di mano, er gittoUo in mare,<br />

H H non


D EL CAVA L LAR I Z Z O<br />

non potendo fofrire le fue tdnte loir. c. certamente che uoi häurefte ragìo<br />

ne in tutto qucïto che uoi dite, quarti'io ecccdeffe i termini com'eccedexa for •<br />

je Pijtorico Ar ist obolo. con il mjtgno Aleffindro, ma io col mio signor Vom •<br />

peo uò fi riftretto nel lodarlo, fxpendo la natura fua aborir da fekfue lodi, '<br />

che più tojto pòffoeffer riprefo pereffer parco, che ccpio{ó,maßaß'pnr come -<br />

fi uogiia egli dell'afiinentia mi perdokerÀ, CT uoi farete contentò Wio fegki 1<br />

ti più olir a nel noüro ragionare trdajciato. P. Seguitatepure che ad ogni<br />

modo con uoi non fi pò impattare. C. Quanto à quèUóchedel Conte Sanfd<br />

fiore battete alegrato,rifpondo brevemente, che la difpofitione del jtio corpo, "<br />

Cri/ bel fpirito che ha, con Finduiiria grande, che ha pofto ne gl'ejfèrcitij di<br />

cduaUeria^fono quelli che lo fanno parere, er eifere così mir acolofo al mondo,<br />

er per contrario fi pò dire di quegl'altriche non battete milito ifprimer<br />

uoi, ciò è che la diffattitudme del corpo, çrforfe dell'animo, con il marcir<br />

ncWotio , er per auentura con l'effercitarfi meffercitij ìmpertinenti,banfattache<br />

reatino come fono,ZF in cattiua opinione del mondo. Ma vedete Come -<br />

dador Pro/pero che l'hora paffa,zr non potrete andare à fpaffo auanti cena j<br />

però farebbe ben fatto che metteßimo fine al noftro ragionar d'boggi. P.<br />

Non ui feufate che F bora paf>itche no importala che nejfuno di noi ha maneg<br />

gio per le mani da. fare che punto importi. Et da chefìamo entrati à parlar di<br />

quejìi così famo fi cauallierigran corridori in uero&maeftri di romper lande<br />

,(ydi tutto quello che à cauaÜeria s'apartengbi? uorrei che mi dicerie il<br />

modo chedefiderate che tenghi il uofiro cauaUarizZO, in quefti fimili honora<br />

ti effercitij. c. Quefto io lo lafeiarei dire à uoi altri cauaüierheffercitatißimi<br />

nelle ^iojire, in tornei ,ZT ne igiuochi delle canne, er carofeüi,ch'io per<br />

me confefjo non hauerci mai fatto in uita mia ,fe ben ne ho uedu?infiniti di<br />

beUißimi in molti luoghi d'Italia,er fuor d'ltalia}imanzi ä Carlo v. Imperatore,ad<br />

Renrico Re di Francia, p. Affai e quefto, cr ancor che qutfii<br />

cauaüieri ne poteffero rendere conto perfettamente, per la ifperienza che ne<br />

hanno,non dimeno fi contentano di udirne da uoi-fperando cori come nel reflo<br />

ancora in quello da uoi effere fodisfatti. C. An cor che io fia ficuro di non<br />

poterai fodisfare, perche quell'arte che non fi ha per pratica non fi pò trop<br />

po bene ifprimer e, non dimeno uoglio anco in quefto c ondefc ender e, er compiacere<br />

à i uoslri defiderìj ; li quali fo ben io, che più per farmi dire y che<br />

per altro, à qusjlo mi perfuadeno, con patto però che non cosi poi mi uogiia<br />

te afiringere à dire delle altre cofe che nel cauaüarizzo defidero. P. Così ui<br />

promettiamo, bor fu dite. C. li correr lande primieramente quanto aWanel<br />

lo direi che fojfe da far fi con grande attilatura, percioche generalmente fi<br />

corre difarmato , er fenza m afe ara ; farei dunque di parere che'l cauaUier<br />

che dò facete foffe alter tito di andar più dritto à cauaiïo con la per fona nel<br />

correre che foffe poßibilerfon le gambe dijiefe 4 fegno hone fioche non stan<br />

no manco


LIBRO TERZO- «2?<br />

no ntdttco bene tun to sìiracchiate, er fpi'Jte innanzi come alcuni fanno, che<br />

paiono bruttisjìmine uogliano effere attaccate al ucn:rc del c au dìo, ne meno<br />

troppo difcofte da. ejfo ; h or hauendo il cauaüur kuaco la. Unci a daüa cojcU<br />

nel principio del corfo, er portandola così fcjfefa in aere col braccio alquan<br />

to inarcato^ col pugno che non trapasfi innanzi ne dia in'dietro più della<br />

metà dell* coccia, er che la punta d'clfa lancia non folo riguardi per mezzo<br />

l'orecchie del cauaUo, uerfo l'anello, ma ûia più toft o alta in aere che baffi,<br />

y così correndo con la faccia ferena, er non furibonda, come fanno alcuni<br />

marti irati}come fuße preffo all'anello otto ò diece canne,pian piano la met<br />

teffe in refia ; cacciando un poebetto il pugno innanzi come feßi per acconto<br />

dirada, er pogiando il dito annulare, er lo auricolare al petto katteffe ben<br />

rocchio di ahbafciarla con fermezza à poco à poco, fin the li pare (Te che<br />

Impunta della lancia foffe diritta uerfo il mezzo dell'anello ; er così finza mo<br />

uerfi punto ne di gambe,ne d'altro.lajciaffe correndo trappajfare l'anello da l<br />

cauallo fei ò fett 7 altre canne; çr dipoi fingendo alquanto il pugno inanzi,<br />

leuando la lancia di refia, con la punta alta tanto quanto era, ó poco<br />

meno, quando la puofe in retta , fe la rimettere aUa c ofci


dei; cavalla.rizzo<br />

(galleggi, ne fi udii poggiato più fu una ftaffd che ft l'altra,è Ben Uero che non<br />

'mi dijpiace fe pofla la lancia in resìa, la qual resta uorrei che fempre pece affé<br />

in ejfere pikbaßa un dito che più alta con la punt'alta della lancia difubito ui<br />

ciao aU'auerjhrio fi calerà, mirando bene di rompercela in testa. Et in


L I B R O' t E R Z O. 127<br />

dd ogni pirts bedto ; er uoì uolcte che dui beati fimo ai mondo, il uoßro ed-<br />

U.i'hrizzo.CT il Prencipe. Se questo è USTO feguita nccefjkrkmente che quel<br />

ch'ó dett'io hor hora fin fMJifi imo , mi qaefto è aero . adunane Ix uoftrd po<br />

fìttone é fctlfißim*. Il perche laute xdunque uiu quelli feliciti , ouer beitit<br />

udì ne dd uoslro cäuiüirizZ 0 iG" Prencipe, Je non uolcte effcrc cmonizito<br />

per h uomo che poco intende,o~ ijfai è o-ìinato. C. lo ifpetuui che defjeuofine<br />

pur una uolta i quetle uoshre brauure, perle quali hiuete fatto affai- pu*<br />

lungi la conclufione che non fono Bate le promeffe,alle quali fi rifponde però<br />

breuemente,acciò non penfaiie di hauer conclufo, cr uinto, che altro è la felicità<br />

ch'io ho detta, gy altr e la beatitudine che hauete addntta ttoi, perche<br />

la uoPira s'appartiene propriamente in patria, cr quelìa che die'io ogni uiato<br />

re per cosi dire, la pò kauere; della uoìtra è uenjUmo che mffuno m cueßa ulti<br />

è da ogni parte beato, cr della mia pò ben tiare che fe bzn gli manchino<br />

quattro ò fei cofe di quelle che fi defide rana , fia non dimeno felice. cane per<br />

ejfempto di molt 1 antichi Jìpà uedere, gy maßime in Fo'icrate tiranno de' Sar.ij<br />

il quale hebbe tanta feliciti in ulta fu a, che mai argomento alcuno di trijlez-<br />

Za in lui fi potè uedere,et uolendo da fe medefimo eccitar fi dolor e,p efe unanel<br />

lo di pretio infinito, er git t olio in mare j il quii" anello di poi a cor a lo ritro<br />

uà ( fra poco ) in un pefes, donatogli da un pefeatore. G ige P-e di Lidi fu fe<br />

liaßimo, er hebbe una gioia in m anello di tanta uirtìt, che riuolt'andola uer<br />

lui uedeua tutti quelli ch'egli uoleua : Onde per benificio dell'anello tutte le co<br />

ft confe^uiua fecondo il defiderio Xenofilo Mufico uiffe cento o~ cinque anni •<br />

c fenza paßione alcuna, er fenza alcuno incomodo del corpo.Timotheo gran<br />

Capitano de gV Atheniefi in modo tale fu felice, che in ogni guerra cr i;nprs<br />

fa non follmente facile , ma certa fi prome tteua la uittoria . Alla quale pro<br />

jperità hauenio inmdia gl Emuli, dipinfero la Y or tuna, la quale nella fua naj<br />

fa er retèmetteua le città, er il tutto. Deiche accorto , diße , je dormendo<br />

io piglio tante città, er fo fatti si grandi, che penjite ch'io fia per fare quin<br />

do farò defiato? M.a pe rfinire , Quinto Metello fu sì felice, che tutto quello'<br />

che defiderògi'aiienne. Impérochefu il primo beUatore, Ottimo Oratore,<br />

for tifi imo Imper adore, col fuo A ujpitio le cofe di gr and'import anzi li ficeuano,<br />

maßimo honore gli era prestato, era di fommafapientia, fu hauto jom.<br />

mo Senatore, hebbe gran quantità di danari in bon modo acquiftati, lafciò di<br />

pò dife moki figliuoli, er fu precUrißimo fempre nella città di Roma. che,<br />

direte mo a quedo cauaüier Vrojpero i fono pur fiati felici questi,&felici^<br />

reputati fe bene gii mancarono alcune parti della felicità compita, che uolete '<br />

uoi. Nia in questa felicità humana non pare à uoi anco , che quello f a neramente<br />

felice,che aggiunto à tante parti quante noi hauem j aßignateal nofiro<br />

cauallarizzo, h aura un usro-amico al Mondo 1, cr per pia iifiefojarà He<br />

roo ? Io mi ricordo hauer letto che i&enaniro folea dire, che nonJolo (hi hauen


DEL C A V A L- L A RIZZO<br />

ned un tale amico era felice ,ma chi pure riiutiea r ombra,. Se adunque ilea<br />

tiaJhrizzo bdurà le coniitioni che fi fono dette, bauerì Anco fenza dubio di<br />

moki Amici grandi, ma quando m ; i altro non b.meßi, non gli mancar à alme<br />

no Cambra dAFamidiia delfuo vtrencips. che chiaro è the m Prencipe buono<br />

^uirtuofafempre ama., Grugni per amico, l^uomo uiruwfo da bene. Il<br />

chi hausni'io cosi fuccintetmznte detto , fu concfufo fenz'altra replied, che<br />

cenandaßimo acafa ma che nd feguentegiorno allhora folita yriritrouiffi<br />

mo nel luogo ìieflo, ad afeo'tan U rimanente-di quel che uoleua dire il Commcndadore<br />

; or fa fententia diffnitiua del Giudice feuern, cosifu fatto er<br />

md.tjfimo.<br />

: Dialogo terzo. .<br />

Ito rx a fi ilfeguente,giorno atfbora folita, nelfolitoluogQ,Kaz4<br />

-molte ceremonie-tpe molte cofe dire^ci.pbfemo à federe.Et çidjeuno afêet<br />

tagdo che'l cauaUier prp fpero deflè principio al fuo.fégionamentg., cosi preß<br />

à dire. P. N ella conclufiotie uo&ra di hieri Meßer Claudio, ci farebbe ajfaiche<br />

dilatare, in.i perche il tempo è breite ç? floiofo per il caldo grande, che è a) -<br />

Jai più hoggi di quello che fuhieri er F altro,itogli o che la fdamo le dirute ; er<br />

feguitiamo F or dinecominciato ypjer fìtte; il noftro cauatìarizzo .Ai quale son<br />

uolete uoi aggiungere altrq,,per mtterìq uiifouifia, in carne cr 00#, bello<br />

ueßit&Ja fy nel cielo emfiirepjrd beati Ì C. Voi cauaiïier Profyero burlate>et<br />

io ui dicodct aero f per fanni attcord meg^o intendere ) the il caudUàrizzo<br />

che hauerà le parti che noi hauemo racconti; haurà ancora tutte tre le cofe Je c<br />

quali fi poffono batter e, çrfi deftderano in quefio mondo comunemente; oltra<br />

le quali il nofiro defìderio non trappaffaS. Et quali fono quefte ire çofe? ch'io<br />

per me ne defidero più di quaranta cinque ; & par eriami bona c of a fi rifoluef<br />

fero tutte, in tre foìe.c. Tutto quello che pò arrichite, defiderare&felieitar<br />

l'homo-in quePra uita,cadenell'utile, nel diletto, çr neWhonore. P. piano di<br />

gratia&Vhonéio doue il lafciate mi? c. A uoilo lafciò honeüißimo Meffer<br />

Profteroichß honefiamente uiuendofiudiate Vanetio in Marco Tullio degFoßt<br />

tij ; ma utile è quello ( al parer mio ) che anco s bonetto ; fuor del quale non<br />

giudico chefìa utile itero. Hor fe il nosìro cauaüarizzo haurà queft'utile, non<br />

haur-à egli: ancor a una gran parte del gioco guadagnata? che qtteü^ utile babbi<br />

già itti fi è prcuato di fopra nel proemio del primo libro ; er ui fi è detto che<br />

qygjfèirte dignifiima che fa un itero cauaüarizzo, reed utile quanto à i beni dì<br />

Fortuna ; di che uè ne furono dati esèmpi antichi er moderni ; CT parmi di uoi<br />

ancor a.Quanto à beni del corpo dimoftraffemo quanto foffe gioueuole, confermando<br />

ciò con ragioni er au t tor ita. Et quant'utile rechi all'animo uifu ejfoûq.<br />

Perche non accade bora , ch'io m'affatichi inprouar cofa fimanifefta ; et<br />

cbs da vfe fu pr ouata prima. P. F er mat cui che qua ui uoglio, ç?che utile ha<br />

fatto


2' I B R O TE R Z O . 117<br />

fitto 4 nói ? il quäle noi ueggiamo purfmprepouero ; er del quale fi potrebbe<br />

ben dire quel uerfo, Toueraçrnudd uoifilofoßa; er ueggian anco déilucao,<br />

Cr ^ejjò infermo, c. Al uerfo che appropriatamente dite per me, ridondo,<br />

che ben ue l'attacca il Petrarca da parte mia,quando fottogiunge, Dice la turba<br />

al ttilguadagno intenta.?er che fe ben parek gl'occhi ucjln, o* di molt ah<br />

tri ch'io fia pouero de i beni di fortuna, non è però ch'io non hdbbi, er ch'io<br />

non habbi Tempre bduuto tutto quello che al uiuer bumano et moderate s'upttrtiéne.<br />

Er quejìo non con altr'arte ho aquiftatofempre che con queüa , che uoi<br />

vedete deicaualcare.Ma forfè ancora io fono più ricco affai di quello che ut<br />

penfite uoi ; er più di uoi,crdi molt'altri cauaüarizzi grandi pieni di robb* :<br />

perche io mi contento di quel poco ch'io ho, er mi guadagno con le mie fati -<br />

che ; er lo difyenfo ( credo ) comefi conuiene ; che uoi altri diuitiofi forfè non<br />

siate [aldi col defidèrio in quello ch'auete ; ma à gui fa di. uani uceüetti faitate<br />

di fr afe a in frafed, çr più o'tra defiderate fempre ; per il che non fatij mai,<br />

fempre fi pò dire che ui moriate di fame ; ér effendo nelle acque delle richezze<br />

injin al mento, à guifa di Tant alo ^ui moriate di fete ; er fiate nudi fe ben ccper<br />

ti di ricchi ueftimenti ; er per questo ui fi conuiene affai leggiadramente quel<br />

detto,che alli au ari riconi fi fuol dire , per raßimigliarfi al rofpo, cheaüi atta -<br />

ri così manca quello che hanno come quello che non hanno. Circa poi al mio effere<br />

debile di corpo,CT infermacelo, già nel luogo allegato dißi, che dalli fi. ti di<br />

era c au fato questo ; er che per li fiudi hauendo l tfeiato l'aggitar de' cavalli,<br />

m'kauea guajio U complef.ione ; doue riafumendo queûe tal 1 aggitationi,me la<br />

cfonc fenonin tutto, in bona parte racconcia .La onde fe ben fono alquante dibi<br />

le, er fogetto ad alcune infermità , er m'infermo jfcßb,non é agi on quejVarts<br />

utilißima ; la quale confumando gl humori cattiui, er allegrando t homo , er<br />

acuendo i fentimenti, nonpò cagionar nedebiltà,ne infermi a ; ma la caufi di<br />

quefto uiene in me da quella primacaufa ch'io ui ho detta degli studi : la quale<br />

nonfi hauendo potuto già mai del tutto lograre ha lafciato ancora alcuni refidui<br />

nel corpo mio, che lo rendeno debile ; er alle uolte et ffeßo infermo. Si che<br />

non uiene dal caualcare n^ffuna di queûe co/e ; come uoi forfè credete, p. Tutto<br />

quefto c'hauete nfoflo non conclude altro ,fe non dell'utile che ui ha fatto<br />

er quanto à beni di fortuna, er quanto à quelli del corpo : ma ditemi per cor*<br />

tefia.che utile fentite uoi nell'animo per q ueft'arte ? c. Grandißimo ueramtn -<br />

ie , perche me nefento ( com ho detto, alleggerire, cr acuire ) i fenfìji quali<br />

così diuengono dal ben ft are del corpo,er da queftì pofeia ueggio che Vin tel<br />

letto parte prineipalißima nell'anima, intende, er contempla meglio-, così il<br />

giuditio fai offitio fio del giudicare la memoria del conferii are ; non ui<br />

parlo della uolontà, perche quando à que/ta è proposa alcuna cofa dall intelletto<br />

come buona, fi a fi poi bona ò in apparent ta ò in effentia 3non pò fari di<br />

non accettarla-, effendo oggetto proprio della uolontà il bene apparente,ouero<br />

efiftntee


D E L C A T t A R 1 * 2 , Z O<br />

eßißrcnte er «ero. M 4 miete mi uedere ancora meglio di quant'utile mi flu ft che porteno in corpo dieci atmi^ di poi partarìfcano. C.<br />

Haurefie detto meglio due ; ma fapeteche differenza e da eßi a mei che loro<br />

partorijcano una fol uolta in uita : &r io ffero di partorirne dell'altre; che di<br />

già mi jento pregno. p. L'intermedio del burlare nel nofiro ragionamento in<br />

qusfii caldi fa certo che noi li paßiamo più leggiermente, er con men noia ma<br />

fegui tate pur ne gl'utili,che uirecafarte del caualcare ,fe pur ci hauet e al- •<br />

tra che dire. C. Vrfaltro gi&uamnto maggiore affai ancora all'anima<br />

mi porge ; cr è queììo, chejpìtofcend'io ueramente 'di faper nulla, er che<br />

ogni cofa procede di fopra dal Padre ueppdeÜa ueritc,z^ dei lumi.fon ccftret<br />

to et nei fecreto del cor mio,et nel publico apprtffo à ciafcuno ,rendernegligra- c<br />

tie immortali ; confejfando che neramente neÜ'agitar caualliio del tutto mancarci<br />

, ne faprei ciò che mi fare fe la mano del fuofauare nonfauoriße queüa<br />

mia ; er fela uirtit della fua gratia non mi donale modo di fapermi gouernare<br />

Cr non folo in quest'arte, ma in ogn altra mia attiene. Deh come fallifcano<br />

cr come s'ingannano quelli li quali altramente penfano . Da qui uien poi che<br />

battendo sì falda cr cofiante opinione, er cagni:ione di me medt fimo,mi humi<br />

Ho infino in terra, er mi pare neramente di non faper ne caualcare ne altro,cr<br />

per quefio non mi reputo, ne mi eftoglio, anzi mi auilifco con ciafeun profef<br />

fardi quest'arte : parendomi certo che eiafeun d'eßi ne fappi affai, er io poco<br />

ó niente. Da qui uien anco ,'che prima ch'io caualchi chiamo Iddio in mio fa<br />

uore, cr con ginocchi in tera gli confeffo l'ingnorantia, er impotentia mia<br />

grande Et miWaltri beni da qui procedéno, che uengono nell'anima. No» ni<br />

par dunque chefenzaffecular nella natura del cauaüo, l'anima da queâ'arte<br />

ne catti ottima filofofia, giouamento ? Et che fenza le tante ragioni ch'io<br />

addußi nel primo libro, nel capitolo deÜ'honore er ornamento che il cauaüo<br />

daa'd'huomo, quefte chHohoraui ho raccorde fieno bafiantiì P. Non paffetepiù<br />

altra di gratia » che già intendo quel che uoì anco più altra uorrejle di-


LIBRO TERZO. 119<br />

re circa Intendo ancora per concomitantia. del diletto che reca quefl'<br />

arte ; er di fopra nel primo libro ne ragionale affai bafteuolmente ; così del-<br />

Pbonore,ZTornamento, c'hauete detto. Ma circa l'effere del uofiro cauaüarizZO<br />

.ZT l'officio ftto , diteci in cortefia come fi ha à gouernare ; che ifpediti<br />

di quello, ui dò lafsnteniia in fattore : cr negirete à ripofare. C. circa l'officio^<br />

effere fuo} oltra quello che di fopra diffèmo, farei di parere che foße<br />

maritato. P.Hor quefto sì che è da ridere; che ha egli à fare la luna con i gam<br />

bari, cri'effere maritato ó no col cauaüarizz 0 ? Voz dite alcuna uolta le<br />

gran cofe. Non uedian noi quafi in tutti i boni cauaüarizzi il contrariai Anzi<br />

per me io farei di parere tutto diuerfo. Eh. C. lafciatemi dire,çr non M > interrompete,<br />

ui dico che ben dimagrate non hauer à mente,ch'io uò dipingendoui<br />

le parti che un perfetto cduattarizzo deurebbehauere ,er flanofi mà di<br />

quellifenzamoglie, comeuoifete, er altri infiniti, ch'io non niego che in<br />

quest'arte non fiate confumatißimi; nondimeno il mio cauaüarizzo uoglio che<br />

fia maritato, per fuggire molti inconuenienti, che dal non effere maritato fcguitano;<br />

er non fi ni fio à dire, che in troppo tempo fi confunurebbe il noflro<br />

difpittare,bafia che li confiderate mò da per uoi ? si come ancora credo che par<br />

te ne ifperimentate in fatto. Brutta cofaè neramente che un giouine gouerni<br />

cauattarizza d'importanza jouer che è molto peggio un maritato Jl qual bene<br />

fyeffo farà coSiretto far co fe, per quefto, che forfè à cauaÜier chriftiano non<br />

jianno bene. Ligurgo legislatore principalißjqiotra Greci, hauendo riguar<br />

fa à quefio ÀMolt*altre cofe, commandò cfcei capitani di cauaUeria er<br />

de« ejfèrciti, er i facerdoti ancorafuffero maritati. Et i Romani uoleano che<br />

quetìi cinque ufjficij, ciò è Dittatore, Pretore, Cenfore, Quefl or e, er M


"te ... ^<br />

^iiL CAVA LL A'RIZZO :<br />

à uiuere nefle montagne /4 tra le belli.:, giudicate mò ti oi. Gran dono è non effe<br />

r muio,maggior parlare come gl hernimmtfcnza comparatione è affai mag<br />

giare parlar exorne gli eloquenti. Gran lode acquili ó Filone architetto per<br />

l'architettura fua in Athenejna molto più per hauer re/o ragione facondamen<br />

te nel the atro deìl'inftitutionc fua; er più dal fauio popolo fu attribuito di lo*<br />

de aWeloquentia fua che alla fua art e.Ver il che non dubito punto che ciajcmo<br />

nell'arte fua non folamente deu'efjere bono artefice^ ma ottimo difyutatore.Yl*<br />

tone fi rife di colui che così aßignatamente er bene facetta girare intorno i ca<br />

uaüi er non per altroché per non faperne poi ottimamente dtfputare. Ma /0pra<br />

tutto,non uorreiche fuj]e lufinghiere.ne adulatore; per che cost efjendo fi<br />

aßimigliarebbe al pefee polipo,-er al Camaleonte ; li quali uariano il fuo colore<br />

; così egli mutando le parole col getto alla uolonta dell'auditore. Et quanto<br />

quejio abomineuole uìtio fia hoggidì crefciuto nelle corti di Prencipi, non è di<br />

me&iericti io dimori in dimagrarui. Deu'effere il mitro cauaUarizzo molto<br />

fiiegliato,çr fentitOyÇr maxime in feruire il fuo Prencipe, crin conofcere la<br />

fua uolonta sì neWaggitar de cduaÛi,come in ogn'altra cofa ; er fecondo quella<br />

aniirfi accommodando.Ma non crediate però per queûo-.che mi piaccia che il<br />

cauallarizzo facci cofa,che fia men che honesta, er giusta; ne eh'io uogli che<br />

flia fempre cacciato in camera del fuo Signore, C&'ÌO non ' uoglio ; perche con<br />

l una cofa fi leuarebbe dal dritto fendere, nel quale è fempre obligat 0 camini -<br />

rè;Qr con l'altra ufeirebbe (fcJjggjaaA che tiene ; il quale non richiede che corteggi<br />

tanto in camera ; ma fi feneriebiede che fèeffo riueda h cauaüarizzdx^<br />

uggiti i'cauaüi, er maßime quelli che più giudica opportuni per la perfona<br />

del prencipe. Baftarà ben à lui farfi «edere alcuna uolta il giorno dal fuo SU<br />

gnore,çr maßms la fera ; accioche fe gl'ha 4 ordinare alcuna cofa per il di<br />

feguente,gli la poßi commodamcnte ordinärerer egli con ogni diligentia effequirU.<br />

Tfeuefi trouare fempre al caualcare del prencipe prefente, er sforzifi<br />

di mai metterlo à cauaüo fe prima non ha riueduto di tutto punto il cauaüo,et<br />

ogni cofa ; er cäualcato prima anc'effo il medefimo cauaüo. p. Voi miete che<br />

que&o uoftro cauaüarizzo dormi poco così à uedere,da che Vobligate ad efferefi<br />

rifuegliato ;)e cosi miete infegnateli a tener una palla d'argento in mano,<br />

attaccata al braccio, come dicono chefaceua Aleffandro magno3et il braccio<br />

fuor del letto quando dorme,con un badi di rame fotta y accioche cafcanioli<br />

quella palla di mano facci rumore nel bacile,er lo difeedi. C. Voi fiate ancori<br />

fitüe burle ,fecosì farete non la finiremo ancora di due bore. P. Hor fequitate<br />

dunque er fitdanla pre/lo,eh'io u imprometto di non più interromperui. C.<br />

Molt'altre cofe fi potrebbeno dire par finenti tutte all'ottimo Cauaüarizzo, et<br />

di ciafcuna parlare minutamente, ma lafcio il campo ad altri, ch'io non uoglio<br />

più prolungarmi ,fol dico finalmente che il Cauaüarizzo deWeffere affabile,<br />

comandare neüa cateUar izza con amore,®- piacaudezza, per ciò che cositi


• LI FR O TERZO. *Jo<br />

lui che cóminix confupirbix.o' con minaccie uuoi'ijfir ubbidito, non pò nui<br />

ejfcrt; amity , ne feruito comi fi dsns, ne uiuerefenz* Jhjfetto. lo per me non<br />

fo confiderire per che alcuni uogliono più tosto ejfcre ferititi con timore che<br />

con nuore ifipeniofi che Iddio Kxoll'amore deirhomo,cr non il tremore; er<br />

cbei rei cr cxui'.ii ferui odano il peccare perpjura della pena , er i boni per<br />

amorediilauircù. Ne darò migliore eßempio in quesìo alca:iaìlarizzo,ckeil<br />

cercare di rajomigiUrji à Dio; perciocbesi come uorrebbe che Iddiofuffe iter<br />

fo di lui benigno z? corteje, così egli deti'ejfers uerfa ìi coloro ch'tgh fono fo t<br />

topojìi. Comniarà adunque il cauoTurizzo al Miftro di fiala, à cauakatotori,<br />

à garzoni, ì manfcakkhi morfiri,cr fi Lari, che tutti quefti fono o rdì<br />

nati fotta al fio go::erno, con quella nodeàia er dolcezza di parole,che uorreb'egli<br />

che'l f io Signore comandale à lui. Et nd fuo efsrcitio, cr officio fari<br />

diligentifiiiipo;uerdaiero,o- di poche parole ; er in-firn: col fuo p/encipe;<br />

ri: or dado fi che la lojuaciù, er il lungo parlare dijpidce i cufcuno,non che<br />

a* grandi; er che emendo lungo nel parlare g'i potrebbe incentrare quel che ad<br />

unfi.lid i/o x::ei:ne nel dire il qzalc decorrendo no.i fo che con il patrone affai<br />

più lungamente di quello che U cofa in fe non comportava, er dfcoltuto fin<br />

alfine, in rijvoSa gli fu detto ,11 princhio delle tue parole xiiho d'aienticato,<br />

il mezzo non uteji, er mi ixfiU.cs. Poirebbs anco auuer,irgli quello che<br />

ai un cuoco molto loquace internenne, il qualfu riprefo dal patrone conque*<br />

fio dettj,ho io tolto À pigione le t'.UMar.i .^rnpn la lingua . Doue pò iL ca -<br />

pillarizzo ben^onofeerefe medefmo cr regàùttfl fecondo la cor.ditione che<br />

tiene,y quanto più crefce ne gl'anni,cr infauore tanto più deue guardarfi da<br />

uitìj ; cr jpetialmente fe fariuecchio.Chc cosi come il uccchio e tenuto di ragione<br />

e.fer e uno pecchia à gl'altri, così all'incontro diuiene un mot bo quando<br />

jli uitiofo. Et così come per legge fu , er giujìam:n:e, ordinato da Ligurgo,<br />

che quando igiouini paffauano preßo i uecchi fojfero cb igati nuerirgli ; er<br />

che doue loro parlauano deneffeno tacere i giouini ; er che fe u n uecchio fojfe<br />

caduto in pouertà fojfe dell'Errano publico fouenuto.zr non /o/o di tanto che<br />

potejfe fofientare la iuta, ma agiatamente ancora uiuerci ; così per il contra<br />

rio gli furono anco ordinate le pene fe erano tristi ; er mal esemplari. Torta<br />

jeco ueramente la uecchiezz* honore er fenno: er però i uecchi deueno femore<br />

effere rifrettati ; er in questo i giouini fi deurebbeno ricordare di quel<br />

detto, chefempreèda effere nuerita la fenetà. Et in fomma jìudtafi di couuer<br />

fare tra boni,er tra gentilbomim più che puote ; fuggendo come peite la con •<br />

uerfationede cattm,zr fingolar mente fugga quella de bilingui-,^ pigli effent<br />

pio in questo dal Satiro, che ito per fcaldarfi in cafd del penero contadino,per<br />

che uidde chefaceua due contrari effetti col fiato ,fe ne fuggi,non curandofi<br />

di patir freddo. Et mandi atta memoria che Pitagora non per altro uietò le<br />

rondine ä(tntiäreinc4fa)cheper illorgarire3Qr adulare. Inf :gnila fua uirtù<br />

g'i altri


DEL CAVA LLA'RIÎKO<br />

* gVdtri uerditdera çr flacerämetüe, congrua diligentid er difcretione ; fug<br />

gendo com io ho più uolte detto, le dffetutioni, er t/gridare infestando ; er<br />

maßimefuggd del tutto le bidßemc.z? le parole menebe honefteUequali foglio<br />

no eßerepecolidrißime hoggidt d qudfi infiniti cdUdüdrizzi neWamaeûrdre i<br />

giouini in

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