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Tecnologia agraria e alimentare - Deutsches Museum

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Progetto “100 classi”<br />

Agricoltura e alimentazione -<br />

<strong>Tecnologia</strong> <strong>agraria</strong> e <strong>alimentare</strong><br />

• Introduzione • Industria molitoria<br />

• Attività interna • Lavorazione della birra<br />

• Attività esterna • Distillazione<br />

• Industria lattiero-casearia • Raffinazione dello zucchero<br />

Qui con l’aiuto di foto panoramiche QuickTime potete farvi un’idea generale della mostra!!<br />

Introduzione<br />

Agricoltura è il termine usato per descrivere l’uso economico del suolo attraverso la coltivazione e<br />

la piantumazione (= tecnologia <strong>agraria</strong>) e l’allevamento del bestiame allo scopo di produrre cibo e<br />

materie prime.<br />

Donna egiziana che macina grano,<br />

originale in pietra calcarea nel<br />

Museo Römer-Pelizaesus, Hildesheim<br />

(Riproduzione 1961)<br />

Le attività sussidiarie che sono emerse dall’agricoltura<br />

e che sono ad essa correlate, come l’industria casearia,<br />

molitoria, della birra, della distillazione e la<br />

raffinazione dello zucchero, fanno tutte parte della<br />

tecnologia <strong>alimentare</strong>.<br />

Secondo gli ultimi ritrovamenti archeologici nella valle<br />

del fiume Nilo, gli esseri umani fecero il primo passo<br />

verso l’agricoltura, verso una coltivazione sistematica,<br />

nell’Età Paleolitica (o della pietra antica - 16.000 a. C.).<br />

Essi passarono dalla caccia e dalla raccolta - da<br />

un’economia di sfruttamento - alla coltivazione - a<br />

un’economia di riproduzione. L’allevamento del<br />

bestiame - nel modo in cui viene praticato ancora oggi<br />

presso i popoli nomadi - è considerevolmente più<br />

antico al confronto.<br />

I.P.S.S.A.R. “A. Celletti” VA TGA, VA VB VC VD VE VF TSR , VA VB TST<br />

1


Progetto “100 classi”<br />

Lo sviluppo tecnologico in agricoltura, che è stato<br />

caratterizzato da una forte meccanizzazione e motorizzazione<br />

nel XX secolo, ha dato origine a un nuovo campo tecnologico,<br />

l’ingegneria <strong>agraria</strong>. Essa ha sostituito i pesanti lavori manuali<br />

e degli animali da tiro, in attività agrarie, forestali e orticole<br />

con gli scopi di:<br />

• trasferire il lavoro alle macchine e aiutare tutti coloro che<br />

coltivano la terra;<br />

• incrementare la produzione <strong>alimentare</strong> e assicurare che<br />

tutte le persone ricevano il loro pane quotidiano.<br />

Le tecnologie informatiche risulteranno a livelli ancora<br />

maggiori di automazione nel XXI secolo. Allo stesso tempo, la<br />

distribuzione della produzione <strong>alimentare</strong> varia notevolmente<br />

nel mondo. L’uso dell’agricoltura estensiva e intensiva porta<br />

non solo a una riduzione del lavoro e a un aumento del<br />

raccolto, ma anche a un incontrollato sfruttamento del suolo e<br />

a catastrofi naturali.<br />

I.P.S.S.A.R. “A. Celletti” VA TGA, VA VB VC VD VE VF TSR , VA VB TST<br />

Trattore da 12 c.v. HL, 1924<br />

Lanz Spa, Mannheim<br />

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Progetto “100 classi”<br />

<strong>Tecnologia</strong> <strong>agraria</strong> e <strong>alimentare</strong><br />

• Introduzione • Industria molitoria<br />

• Attività interna • Lavorazione della birra<br />

• Attività esterna • Distillazione<br />

• Industria lattiero-casearia • Raffinazione dello zucchero<br />

Attività interna<br />

Intorno al 1850 una fattoria impiegava un gran<br />

numero di braccianti. Erano tenuti cavalli da lavoro,<br />

bestiame, maiali e galline. Lo stoccaggio del fieno,<br />

la trebbiatura e la spulatura del grano erano lavori<br />

manuali molto faticosi. Circa 110 anni più tardi, le<br />

fattorie erano spesso aziende specializzate in attività<br />

di tipo agrario, caseario e di macelleria, in cui le<br />

macchine erano così integrate nel processo<br />

lavorativo che sempre meno addetti riuscivano a<br />

svolgere le mansioni emergenti. Ciò è valso ancor di<br />

più per le aziende del XXI secolo.<br />

Fattoria del distretto regionale di Traunstein,<br />

intorno al 1860 (Scala 1:25)<br />

Portone d’ingresso (Scala 1:25) Particolare: trebbiare nel granaio (Scala 1:25)<br />

Questo sviluppo dalla fattoria versatile dei tempi passati all’agricoltura moderna è stato<br />

accompagnato anche da una trasformazione nello stile della costruzione agricola. La fattoria del<br />

1960 consisteva in costruzioni funzionali che spesso si integravano meno con il paesaggio rispetto<br />

alle fattorie del XVIII e XIX secolo.<br />

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Progetto “100 classi”<br />

Stile costruttivo agricolo<br />

Fino all’inizio del XX secolo la fattoria fu uno degli elementi che caratterizzavano il paesaggio.<br />

Fino al 1800 circa l’80% della popolazione della Germania viveva in fattorie, 100 anni più tardi<br />

solo il 35%.<br />

Fattoria intorno al 1962 (Scala 1:25)<br />

La grandezza delle fattorie coltivate, il materiale da costruzione disponibile nella regione e il tipico<br />

modo di costruire della zona ebbero la massima influenza sullo stile architettonico. Così a sud della<br />

linea di Kempten – Weilheim – Rosenheim, era tipico il tetto piatto, denominato tetto tirolese,<br />

mentre più a nord era in uso il tetto spiovente.<br />

Non soltanto oggi le fattorie vengono adattate e<br />

modernizzate alle situazioni economiche. Ciò<br />

avveniva anche in una economia <strong>agraria</strong> non<br />

tecnologizzata. Di solito a quei tempi le fattorie<br />

venivano ricostruite a distanza di 100 - 150 anni.<br />

Perciò oggi esistono soltanto poche fattorie che<br />

hanno più di 200 anni.<br />

Macchine per la preparazione del foraggio<br />

Particolare: allevamento intensivo di<br />

galline: 1200 galline possono essere<br />

accudite in mezza giornata di lavoro.<br />

(Scala 1:25)<br />

Una gran parte delle piante coltivate dall’azienda agricola veniva riutilizzata come foraggio nella<br />

fattoria.<br />

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Progetto “100 classi”<br />

Macchina per la preparazione del foraggio,<br />

1900 J. G. Fahr, Gottmadingen<br />

Tuttavia per il foraggiamento il materiale<br />

disponibile doveva essere preparato in modi<br />

diversi. A partire dalla seconda metà del XIX<br />

secolo, il contadino ebbe a disposizione una<br />

scelta sempre crescente di macchine per la<br />

preparazione del foraggio, come le macchine<br />

tritapaglia (macchine tritaforaggio), frantoi e<br />

mulini da granaglie, macchine lava-patate,<br />

bollitori per patate, affetta-rape e così via, che<br />

alleggerirono e accelerarono questi lavori.<br />

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Progetto “100 classi”<br />

Attività esterna<br />

• Introduzione<br />

• Arare, erpicare, zappare<br />

• Seminare<br />

• Mietere<br />

Introduzione<br />

Se lasciamo le fattorie per dedicarci al lavoro nei<br />

campi, il nostro giro ci porta in una sala espositiva<br />

realizzata come un granaio, in cui si può seguire la<br />

storia evolutiva degli arnesi agricoli e delle macchine<br />

per la lavorazione del suolo, per la semina e il<br />

raccolto.<br />

Una storia di seimila anni ci conduce nello sviluppo<br />

dal più antico arnese agricolo dell’uomo – il bastone<br />

da scavo – passando per le zappe e i primitivi aratri<br />

assolcatori e dissodatori fino agli aratri a motore,<br />

coltivatori e a rotazione angolata. Chiarimenti sulle<br />

forme di aratro e sugli sforzi di tutti i tempi e di<br />

diversi paesi sono dati dalle vive rappresentazioni dei<br />

modelli. I più diversi estirpatori, erpici e rulli<br />

concludono la serie di modelli degli arnesi per la<br />

lavorazione del terreno.<br />

Considerevolmente più breve, ma non privo di<br />

interesse è lo sviluppo degli attrezzi da semina e delle<br />

macchine da semina. La seminatrice cinese è, accanto<br />

a una seminatrice indiana di Bambusrohr, la più antica<br />

attrezzatura per la semina conosciuta. La seminatrice<br />

di Locatelli del 1663 conduce alle macchine<br />

seminatrici in linea e a righe. Un pezzo da collezione<br />

particolarmente importante è la seminatrice finnica<br />

vecchia di oltre 100 anni.<br />

Un modello di una seminatrice a righe con 72 marce conclude il ciclo.<br />

Dalla serie dei modelli di “aratri”: aratro<br />

etrusco trainato da bufali indiani,700 a. C.<br />

circa (Scala 1:5)<br />

Aratro d’acciaio a doppio orecchio<br />

autofrenante, in uso dall’inizio del XX secolo<br />

(Scala 1:3)<br />

Dalla falce da pietra focaia fino alla mietitrebbiatrice viene rappresentato in modo visibile come il<br />

raccolto del grano sia stato meccanizzato, dunque il pesante dispendioso e costoso lavoro manuale<br />

sia stato poco a poco trasferito a dispositivi meccanici. Di notevole effetto è qui anche il confronto<br />

tra una riproduzione fedele di una delle prime mietitrici al mondo datata 1831 e una mietitrebbiatrice<br />

a propulsione autonoma. A un veicolo porta-attrezzi equipaggiato come un raccogli-rape automatico<br />

è contrapposto il modello di una macchina raccogli-rape automatica con comando a cavo flessibile<br />

costruita negli anni ’20.<br />

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Progetto “100 classi”<br />

Attività esterna<br />

• Introduzione<br />

• Arare, erpicare, zappare<br />

• Seminare<br />

• Mietere<br />

Aratri, erpici, zappe<br />

Arare, erpicare e zappare sono forme di preparazione del suolo che servono principalmente per<br />

allentare il terreno. L’aratro rompe il suolo meccanicamente e, allo stesso tempo, rivolta la maggior<br />

parte delle zolle della terra.<br />

Il periodo migliore per arare è sicuramente dopo il<br />

raccolto, in autunno. La lama dell’aratro, o vomere,<br />

taglia una striscia (“fetta di solco”) dal terreno, tale da<br />

creare un solco. Il solco stesso viene poi fatto<br />

avanzare e quindi spinto ad arco sul versoio<br />

dell’aratro. Questo rompe, rivolta e sbriciola il terreno<br />

e poi lo rovescia su un lato.<br />

L’aratura rende il terreno più capace di assorbire<br />

l’acqua, introduce resti di pianta all’interno del suolo<br />

e, inoltre, migliora l’aerazione della terra. L’aratura<br />

non dovrebbe essere eseguita molto in profondità<br />

perché gli strati meno adatti del terreno potrebbero<br />

essere riportati in superficie e potrebbero avere come<br />

conseguenza un raccolto ridotto.<br />

L’aratro curvo di legno trainato a mano<br />

fu la forma originaria dell’aratro (Scala 1:4)<br />

Gli erpici sono congegni per una preparazione leggera del<br />

terreno. Essi servono a livellare la superficie del campo e<br />

a romperlo in pezzi finissimi, a introdurre i fertilizzanti o<br />

i semi che sono già stati sparsi sulla terra, e a estirpare le<br />

erbacce più piccole. Alcuni erpici sono fatti di grate<br />

metalliche fornite di denti mentre in altri i denti si<br />

trovano su rulli rotanti (erpici rotanti). Gli erpici a disco<br />

sono costituiti da circa due dozzine di dischi metallici<br />

rotondi. Di solito gli erpici sono spinti<br />

passivamente dietro l’aratro. Una delle più antiche rappresentazioni<br />

di un aratro: aratro a ruote con giogo<br />

di buoi, intorno al 1180<br />

Le zappe possono essere congegni manuali o trainati.<br />

Entrambi allentano il terreno e lo liberano dalle erbacce.<br />

Le zappatrici a traino possono lavorare il terreno anche tra file di piante.<br />

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Progetto “100 classi”<br />

Dal cavallo da tiro al trattore<br />

Lo sviluppo dell’aratro è una componente essenziale dell’evoluzione culturale della specie umana.<br />

L’agricoltura controllata non era possibile prima dell’uso dell’aratro. Le prime illustrazioni di aratri<br />

sono state trovate nei più antichi centri di Babilonia e d’Egitto.<br />

I primi aratri, i cosiddetti aratri a uncino, erano costituiti<br />

da un pezzo di legno appuntito che lacerava solo il terreno.<br />

L’effetto dell’aratro fu migliorato enormemente dalla<br />

combinazione di un versoio, un vomere e un vomere a<br />

coltello: la striscia di terra è tagliata dal vomere e da arnesi<br />

taglienti del vomere e rivoltata dal versoio.<br />

La “rivoluzione agricola” dell’alto Medioevo<br />

è paragonabile alla rivoluzione industriale che avvenne<br />

nei secoli XVIII e XIX. Caratteristico è lo sviluppo dell’aratro<br />

pesante a ruote con coltello verticale, vomere orizzontale,<br />

e un versoio per rivoltare il suolo allentato. Questa evoluzione<br />

richiese nuovi procedimenti per la produzione del metallo, che<br />

si era sviluppata nell’età carolingia intorno all’800.<br />

Una nuova forma di imbracatura, il “collare”, permise un uso più efficace degli animali da tiro.<br />

Oltre agli asini e ai cavalli furono usati anche bufali indiani, gli elefanti e i cammelli. Le famiglie<br />

delle fattorie più povere dovevano anche bardare le loro mucche, per le quali si riduceva la resa del<br />

latte. Infine, l’agricoltura dell’Europa occidentale ottenne il più grande progresso nel Medioevo<br />

sostituendo la coltivazione a doppia rotazione delle colture con una triplice rotazione delle stesse.<br />

Dall’aratro a vapore all’aratro a motore<br />

Arare con un giogo era tra i lavori agricoli più duri sia per gli<br />

animali sia per gli uomini. Nel XIX secolo, l’aratro a vapore rese<br />

questo lavoro faticoso considerevolmente più facile da eseguire.<br />

Dopo che gli aratri a vapore furono usati su grandi appezzamenti<br />

di terreno, l’aratro a motore si rivelò essere molto più diffuso<br />

nell’aratura motorizzata, in quanto, benché fosse più debole in<br />

termini di potenza, era molto più mobile. La macchina a<br />

combustione interna, sviluppata per i veicoli a motore, ebbe<br />

successo alla fine del XIX secolo anche in agricoltura.<br />

I primi aratri a motore, pesanti spazzatrici meccaniche che<br />

trascinavano gli aratri da tiro dietro di sé, furono costruiti<br />

negli Stati Uniti. Gli aratri di supporto che apparvero in<br />

Germania avevano una struttura diversa, per cui l’aratro<br />

era attaccato al trattore in modo rigido o semi–rigido.<br />

I.P.S.S.A.R. “A. Celletti” VA TGA, VA VB VC VD VE VF TSR , VA VB TST<br />

Sistema di aratro a cavo con due<br />

locomobili a vapore (sistema a due<br />

macchine), 1907 (Scala 1:10)<br />

Primo aratro a motore, Robert<br />

Stock e Karl Gleiche, 1907<br />

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Progetto “100 classi”<br />

Trattore a 12 c.v. HL, 1924,<br />

Dato che in questo caso il telaio della macchina doveva sopportare<br />

il peso non solo del motore e della trasmissione ma anche<br />

dell’aratro, questi sono conosciuti come aratri di sostegno<br />

motorizzati. Trattore e aratro formavano un solo blocco.<br />

Gli aratri motorizzati risultavano<br />

più facili da governare e possedevano<br />

una distribuzione del peso più<br />

conveniente. Essi erano particolarmente<br />

adatti per terreni umidi e ammorbiditi.<br />

Tuttavia le pesanti ruote motrici,<br />

che comprimevano il terreno, erano<br />

svantaggiose per la crescita delle piante.<br />

Lanz Spa, Mannheim “Deutz 11HP” F1M414 Trattrice<br />

agricola, 1939<br />

Trattore Fordson F, 1927<br />

Negli anni ’20, gli aratri da tiro furono accettati in tutto il mondo.<br />

Trattori più leggeri, sui quali si potevano attaccare aratri e altre<br />

attrezzature speciali secondo la necessità, apparvero sul mercato .<br />

La Deutz Bauernschlepper diede un contributo essenziale alla<br />

motorizzazione delle piccole attività agricole a conduzione<br />

familiare. La mietitrice integrata e la carrucola per condurre i<br />

macchinari aumentarono la potenziale applicazione; fu possibile<br />

infatti montare una presa di forza. In Germania Deutz ebbe più<br />

successo con questo tipo di trattore dei suoi rivali Lanz e Hanomag.<br />

La serie dei trattori Fordson F ebbe tantissimo successo in tutto il<br />

mondo. Quasi 750.000 trattori di questo tipo furono prodotti tra il<br />

1917 e il 1928.<br />

I.P.S.S.A.R. “A. Celletti” VA TGA, VA VB VC VD VE VF TSR , VA VB TST<br />

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Progetto “100 classi”<br />

Attività esterna<br />

• Introduzione<br />

• Arare, erpicare, zappare<br />

• Seminare<br />

• Mietere<br />

Seminare<br />

La distribuzione di semi o frutti o<br />

tuberi nel terreno viene definita<br />

semina. Di solito la semina è eseguita<br />

con l’ausilio di macchine speciali per<br />

la semina, che aiutano affinché la<br />

giusta quantità di semi giunga di volta<br />

in volta alla giusta profondità del<br />

suolo.<br />

La produttività del terreno lavorato<br />

dipende fortemente dalla qualità della<br />

semenza usata. Nei reparti di controllo<br />

dei semi, si provvede a provare la<br />

qualità della semenza e a prevenire le<br />

malattie delle piante.<br />

Macchina per semina a spaglio,<br />

1830-40 (Scala 1:4)<br />

Aratro per semina indiano, una delle attrezzature più<br />

antiche per semina a righe (Scala 1:5)<br />

Durante la semina si può mettere direttamente<br />

accanto alla semenza il fertilizzante. Il più<br />

comune metodo di semina è la semina a righe,<br />

in cui i semi vengono messi in piccoli solchi in<br />

riga. Nella semina a spaglio invece il seme<br />

viene seminato su un’ampia superficie. Nella<br />

coltivazione di mais e rape si semina a seme<br />

singolo, il che permette un rendimento più<br />

alto, ma più faticoso e costoso.<br />

I.P.S.S.A.R. “A. Celletti” VA TGA, VA VB VC VD VE VF TSR , VA VB TST<br />

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Progetto “100 classi”<br />

Attività esterna<br />

• Introduzione<br />

• Arare, erpicare, zappare<br />

• Seminare<br />

• Mietere<br />

Mietitura<br />

La mietitura del grano richiede un alto livello di capacità organizzativa in agricoltura. A causa delle<br />

condizioni climatiche ci sono soltanto pochi giorni disponibili per mieterlo nel tempo ottimale.<br />

Se il raccolto è prematuro il grano può essere troppo<br />

umido e non può quindi essere immagazzinato. D’altra<br />

parte, se il raccolto è in ritardo a causa di un periodo di<br />

cattivo tempo ci si può aspettare che una grande quantità<br />

di grano vada persa.<br />

Dal XVII al XIX secolo fu possibile realizzare un<br />

raccolto veloce ingaggiando larghe squadre di mietitori.<br />

Nel campo i raccoglitori legavano insieme gli steli tagliati<br />

formando dei covoni e li mettevano ad asciugare. Fino<br />

all’inverno la trebbiatura e la spulatura del grano non<br />

venivano fatte nel granaio. Nel 1831 il fabbro C.H.Mc<br />

Cormick costruì la prima mietitrice del mondo, che ora è<br />

conservata nel <strong>Museum</strong> for Science and Industry di<br />

Chicago.<br />

Lo sviluppo della mietitrebbia riunì poi tutto l’originario<br />

lavoro della mietitura in una sola operazione. Ciò permise<br />

di lavorare più velocemente le aree più grandi, così da<br />

diminuire la forza lavoro impiegata.<br />

Trebbiatura – battere a ritmo<br />

Perfino nel XX secolo la trebbiatura era un lavoro che<br />

gli agricoltori facevano d’inverno. La gente ha sempre<br />

usato differenti sistemi per separare il grano dalla pula<br />

o dalla spiga. Tra le forme semplici di trebbiatura ci<br />

sono l’impiego di animali per sbriciolare il grano,<br />

l’espulsione del grano con rulli, slitte o dispositivi<br />

simili che sono trascinati da animali da tiro, così come<br />

il batterlo con semplici attrezzi manuali, quale il<br />

correggiato.<br />

I.P.S.S.A.R. “A. Celletti” VA TGA, VA VB VC VD VE VF TSR , VA VB TST<br />

Prima mietitrice al mondo, 1831<br />

(Copia in grandezza originale, 1900)<br />

Trebbiatrice a slitta egiziana, intorno al 1870<br />

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Progetto “100 classi”<br />

Sin dai tempi antichi il suono del correggiato da<br />

trebbiatura era anche parte integrante dell’inverno. Se<br />

diverse persone erano coinvolte nella trebbiatura, come<br />

era la pratica comune delle grandi fattorie, esse<br />

seguivano un ordine particolare. Per esempio una<br />

persona forniva il colpo e, a seconda del numero di<br />

trebbiatori, uno batteva in due–quattro, tre–quattro o<br />

quattro–quattro volte.<br />

Due metodi erano molto diffusi: nel primo, il grano<br />

asciutto era disposto in due file vicine l’una all’altra<br />

sull’aia con le spighe collocate l’una di fronte all’altra nel<br />

mezzo. I trebbiatori, battendo a ritmo, andavano giù<br />

lentamente su tutti e due i lati in una direzione, uno avanti<br />

e l’altro indietro. Questo processo veniva ripetuto dopo<br />

aver girato i covoni. Nel secondo metodo, i fasci di grano<br />

erano collocati all’esterno in circolo. Qui, comunque, i<br />

trebbiatori si raggruppavano intorno alle spighe,<br />

posizionandole nel mezzo e colpendo sempre dalla stessa<br />

posizione. Ciò eliminava il bisogno di camminare avanti<br />

e indietro. L’arduo lavoro con la trebbia a battitura era<br />

quello che richiedeva più tempo di tutti gli altri lavori<br />

agricoli nei secoli XVII e XVIII. I primi tentativi di<br />

meccanizzazione, come la battitura con il correggiato, la<br />

frantumazione e le macchine rotanti, erano ancora troppo<br />

orientati verso i metodi tradizionali. La prima vera<br />

innovazione si ebbe soltanto nel 1785, quando lo<br />

scozzese Meikle modificò la tecnica della trebbiatura in<br />

un movimento rotatorio permanente. Anziché<br />

sparpagliare il grano passandoci sopra con la macchina,<br />

egli lo faceva agitare tra i rulli con bracci battenti e un<br />

cesto fisso. Ciò creò il prerequisito per una produzione<br />

continua dove le ulteriori operazioni, come l’estrazione<br />

della paglia o la spulatura del grano, potevano essere<br />

aggiunte alla fine.<br />

Il continuo progresso della trebbiatrice fu tuttavia anche una dinamite sociale: molti lavoratori<br />

erano necessari per trebbiare d’inverno durante il periodo della trebbiatura a correggiato, ma molti<br />

di loro divennero allora superflui a causa dell’uso delle trebbiatrici. Una rivolta di contadini, che<br />

distrussero 400 macchine in Inghilterra nel 1830 e 1831, causò una battuta d’arresto negli ulteriori<br />

sviluppi. La mietitrebbiatrice rappresenta la conclusione di questo processo di meccanizzazione,<br />

con l’integrazione degli elementi essenziali della trebbiatrice. Inoltre il suo uso ha prodotto una<br />

diminuzione delle perdite di grano che avvenivano quando i covoni erano legati e poi trasportati<br />

alla trebbiatrice.<br />

Dalla mietitura manuale all’uso delle macchine<br />

lllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll<br />

Trebbiatrice, intorno al 1840<br />

Una lllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll<br />

macchina di uso ampiamente diffuso<br />

nella prima metà del XX secolo<br />

(Scala 1:10)<br />

Mietitrebbiatrice “Columbus”della ditta<br />

Claas, Harsewinkel/Westfalia, 1961<br />

La Holt Co. Stockton negli Stati Uniti usò una macchina a combustione in mietitrebbiatrici per la<br />

prima volta nel 1911. La prima mietitrebbiatrice che non doveva essere più tirata venne costruita nel<br />

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Progetto “100 classi”<br />

1938 dalla ditta Massey-Harris. Questo sviluppo non fu seguito in Germania fino all’inizio del<br />

1950.<br />

Trattore porta-attrezzi e mietitrice automatica di<br />

rape, 1961<br />

Il fatto che la Germania fosse particolarmente<br />

lenta nell’introduzione della costruzione e<br />

dello sviluppo della mietitrebbiatrice è<br />

chiaramente dimostrato dal fatto che, quando<br />

le macchine vi furono provate per la prima<br />

volta, la produzione annuale in America era<br />

già intorno alle 100.000 unità. Dopo che le<br />

quindici macchine americane, che furono<br />

provate in Germania tra il 1928 e il 1932,<br />

ebbero difficoltà nel lavorare il grano<br />

seminato in superficie e i chicchi che erano<br />

stati piantati in maniera compatta, come era<br />

in uso sia in Germania sia nel resto d’Europa,<br />

fu chiaro che era indispensabile apportare<br />

miglioramenti per assicurare un utilizzo<br />

soddisfacente. Ciò era particolarmente vero<br />

per i macchinari attrezzati con batterie a pioli.<br />

Nel 1936, la ditta Claas di Harsewinkel in<br />

Westfalia introdusse successivamente la<br />

prima mietitrebbiatrice progettata<br />

appositamente per le condizioni europee. Ci<br />

vollero altri venti anni tuttavia perché la<br />

mietitrebbiatrice diventasse comune in<br />

Germania.<br />

La ragione di ciò fu che la razionalizzazione nell’ambito dell’agricoltura non fu ricercata durante la<br />

massiccia disoccupazione tra il 1933 e il 1938; la mietilegatrice serviva perfettamente bene. Infine,<br />

la seconda guerra mondiale pose fine a un ulteriore sviluppo per circa un decennio. La<br />

mietitrebbiatrice sostituì il pesante lavoro individuale anche nella mietitura di altri raccolti.<br />

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Progetto “100 classi”<br />

<strong>Tecnologia</strong> <strong>agraria</strong> e <strong>alimentare</strong><br />

• Introduzione • Industria molitoria<br />

• Attività interna • Lavorazione della birra<br />

• Attività esterna • Distillazione<br />

• Industria lattiero-casearia • Raffinazione dello zucchero<br />

Industria lattiero-casearia<br />

• Produzione del latte<br />

• Lavorazione del latte<br />

Già presso i nomadi e le popolazioni dell’antichità la<br />

produzione del latte aveva raggiunto grande importanza.<br />

Il più antico documento della produzione del latte è il<br />

fregio del tempio di Al-Ubaid presso Ur del 3100 a. C.<br />

Mentre il processo naturale del prelievo del latte avviene<br />

attraverso la suzione da parte del vitello, serve la mungitura<br />

della mucca da parte dell’uomo per la produzione di latte per<br />

il consumo umano. Fino al periodo successivo alla II guerra<br />

mondiale si mungeva ancora prevalentemente a mano. La<br />

mungitura era un lavoro fisico faticoso e che richiedeva<br />

molto tempo, praticato principalmente dalle donne. Inizi di<br />

automazione della mungitura si sono manifestati già nella II<br />

metà del XIX secolo. Ma solo l’uso della pompa a vuoto ha<br />

portato all’affermazione delle macchine mungitrici.<br />

Produzione del latte<br />

Formazione del latte<br />

La mammella è una ghiandola ipersensibile che non solo<br />

forma il latte ma lo conserva e lo rilascia. Nella mammella<br />

sono contenute numerose cellule per formare il latte che<br />

producono continuamente latte. Questo si accumula nella<br />

cavità delle vescicole delle ghiandole, i cosiddetti alveoli. Se<br />

tuttavia la pressione latte diventa troppo alta, allora il<br />

processo della formazione del latte è interrotto. Per ottenere<br />

un alto rendimento di latte, le mucche vengono munte a<br />

intervalli regolari due volte al giorno, la mattina e la sera.<br />

I.P.S.S.A.R. “A. Celletti” VA TGA, VA VB VC VD VE VF TSR , VA VB TST<br />

Baita alpina “Schlagalm”dal Valepp,<br />

1830. Le attrezzature interne per la<br />

produzione del formaggio e del burro<br />

provengono da Wildshönau, Tirolo<br />

Separatore per scrematura, circa 1960<br />

14


Progetto “100 classi”<br />

Messa a riposo<br />

Se la mucca non viene munta entro due giorni, allora comincia la regressione della produzione del<br />

latte. Una mucca viene messa a riposo circa due mesi prima del parto. Così viene evitato alla mucca<br />

il doppio carico della mungitura e del crescente fabbisogno di sostanze nutritive del feto. La capacità<br />

giornaliera per lo sviluppo del vitello corrisponde a circa 10 litri di latte.<br />

Fuoruscita del latte<br />

La fuoruscita del latte è un processo controllato dagli ormoni, per il quale è necessario l’ormone<br />

ossitocina. Esso viene prodotto dall’ipofisi quando sono massaggiate le terminazioni nervose sui<br />

capezzoli (preparazione della mucca) e anche da stimoli esterni come, per esempio, il rumoreggiare<br />

delle apparecchiature per la mungitura. L’ormone raggiunge la ghiandola mammaria attraverso i<br />

vasi sanguigni e stimola la spremitura del latte dalle vescicole della ghiandola durante la mungitura<br />

e la suzione.<br />

Disturbi e stimoli inusuali come una mungitura non puntuale e non corretta, il picchiare la mucca<br />

ecc. portano a una iperproduzione di adrenalina. Questo ormone blocca la fuoruscita del latte.<br />

Lavorazione del latte<br />

Esempio di uno stabilimento per la lavorazione del latte (modello)<br />

Costruito sul modello dell’azienda cooperativa casearia Amberg,<br />

Anno di costruzione 1961. Distribuzione giornaliera: 120.000 –<br />

140.000 litri di latte (Scala 1:25)<br />

I.P.S.S.A.R. “A. Celletti” VA TGA, VA VB VC VD VE VF TSR , VA VB TST<br />

15


Progetto “100 classi”<br />

Igiene del latte<br />

Il numero dei germi contenuti per litro di latte ci dà informazioni dirette sulle condizioni igieniche<br />

del latte.<br />

Contenitore meccanico del<br />

burro: dimostrazione della<br />

fabbricazione del burro e<br />

dell’impasto<br />

Raccolta del latte<br />

I germi sono principalmente batteri, lieviti e muffe. Persino<br />

il latte da mammella sana è pieno di germi. Il numero può<br />

variare drasticamente e oscilla tra 500 e 10.000/ml di latte.<br />

Dipende dal lavoro della mungitura, dalla pulizia del sistema<br />

di mungitura e dal raffreddamento del latte, se questo<br />

numero aumenta fino a livelli di 1 milione/ml di latte. La<br />

maggior parte dei germi preferisce il calore, vale a dire che<br />

nel giro di mezz’ora alla temperatura di 30° essi<br />

raddoppiano ogni 20 minuti .<br />

Il latte viene trasportato dai centri di raccolta con autobotti e dai singoli fornitori in bidoni.<br />

Dall’autobotte il latte scorre nelle cisterne di latte grezzo, collocate in cantina.<br />

I bidoni del latte arrivano a un nastro trasportatore controllati<br />

a distanza da bilance a quadrante luminoso. Da qui il latte<br />

scorre nelle cisterne di latte grezzo. Dai bidoni del latte, i<br />

campioni vengono esaminati in laboratorio per verificarne la<br />

purezza, il contenuto in grassi, il grado di acidità e così via. I<br />

bidoni vuoti vengono lavati in una macchina automatica,<br />

puliti con una soluzione alcalina, disinfettati e asciugati con<br />

aria calda. I bidoni puliti, pieni di latte magro o intero,<br />

passano da un contatore di latte su un nastro trasportatore<br />

tornando verso le autobotti alla rampa.<br />

Lavorazione del latte<br />

Il latte pompato dalle cisterne di latte grezzo dopo tre centrifughe per la sterilizzazione e la<br />

scrematura viene infine riscaldato su piastre bollenti a 74°C e poi raffreddato a 4°C. Dopo questo<br />

processo di pastorizzazione che lascia inalterato il carattere grezzo del latte, il latte è libero da<br />

agenti patogeni e conservabile.<br />

Produzione di latte da bere<br />

La quantità di latte destinato a essere bevuto passa attraverso un omogeneizzatore che lo rende più<br />

facile da digerire e previene la separazione della panna nella bottiglia a tre contenitori di deposito.<br />

Da questi contenitori il latte fluisce nella macchine di riempimento. Le bottiglie, lavate<br />

I.P.S.S.A.R. “A. Celletti” VA TGA, VA VB VC VD VE VF TSR , VA VB TST<br />

Caseificio di Emmental 1962-63<br />

(Scala 1:25)<br />

16


Progetto “100 classi”<br />

precedentemente in una lavastoviglie completamente automatica, sono convogliate per mezzo di un<br />

nastro scorrevole a una macchina che le riempie e le tappa.<br />

Immediatamente dopo il riempimento, tutti i prodotti - latte da bere, panna, yogurt, latte al<br />

cioccolato - sono trasportati su un nastro trasportatore alla refrigerazione e al deposito.<br />

Per la produzione di latte condensato il latte viene addensato; una serie di modelli mostra<br />

l’apparecchiatura usata per questo scopo.<br />

Consegna del latte e produzione del<br />

latte da bere<br />

I.P.S.S.A.R. “A. Celletti” VA TGA, VA VB VC VD VE VF TSR , VA VB TST<br />

Addensatore di latte: con<br />

due livelli di sistema di<br />

condensazione(Scala 1:25)<br />

17


Progetto “100 classi”<br />

<strong>Tecnologia</strong> <strong>agraria</strong> e <strong>alimentare</strong><br />

• Introduzione • Industria molitoria<br />

• Attività interna • Lavorazione della birra<br />

• Attività esterna • Distillazione<br />

• Industria lattiero-casearia • Raffinazione dello zucchero<br />

Industria molitoria<br />

L’arte molitoria ha dato luogo a una delle industrie più antiche dell’umanità.<br />

Mulino per cereali di St. Jakob<br />

nel Tirolo occidentale, datato intorno al 1750.<br />

Il mulino è rimasto in uso fino al 1960<br />

Lo sviluppo industriale cominciò con i mulini<br />

spinti da animali, i cosiddetti mulini ad animale. Si<br />

continuò poi con l’invenzione dei mulini ad acqua<br />

intorno al 120 a. C. e, infine, con i diversi mulini a<br />

vento dalla prima metà del VII secolo.<br />

L’industrializzazione ebbe inizio in questo campo<br />

con la costruzione del primo mulino automatico di<br />

Oliver Evans nel 1795.<br />

Una importante invenzione fu anche la<br />

meccanizzazione della setacciatura. Questa<br />

mancava nei mulini medioevali. Una delle<br />

primissime citazioni della setacciatura meccanica<br />

la troviamo in una descrizione dell’abbazia di<br />

Clairvaux del 1115.<br />

Un ulteriore miglioramento della cernita della<br />

farina ci fu intorno al 1800 con l’introduzione del<br />

buratto o crivello, che furono ugualmente introdotti<br />

da O. Evans. Dopo il 1850 entrò in uso infine il<br />

setaccio a centrifuga. La sostituzione della macina<br />

con il laminatoio a cilindro nella seconda metà del<br />

XIX secolo fu sicuramente uno degli eventi più<br />

importanti nella storia dell’industria molitoria.<br />

I.P.S.S.A.R. “A. Celletti” VA TGA, VA VB VC VD VE VF TSR , VA VB TST<br />

18


Progetto “100 classi”<br />

Macina a mano: mortaio, mola a disco, mulini girevoli<br />

Il principio fondamentale dei mulini per macina fu<br />

scoperto tra l’800 e il 500 a.C.: la pietra superiore<br />

veniva non soltanto mossa avanti e indietro, ma anche<br />

fatta ruotare continuamente intorno a un asse. Era<br />

perciò chiamata mola rotante in contrasto con quella<br />

fissa di pari grandezza, ma più solida.<br />

Sviluppo dei mulini a vento<br />

Nel XII secolo in Europa, dalla ruota a vento si<br />

sviluppò il mulino a vento. L’arte molitoria si diffuse<br />

notevolmente. I mulini erano nelle mani del<br />

proprietario terriero che li trasferiva a un servo e<br />

costringeva i contadini a usare unicamente quei mulini.<br />

Anche questo uso forzato, però, poté affermarsi solo<br />

quando il mulino risultava accessibile, cioè grazie a<br />

un’appropriata rete di strade e ponti di collegamento.<br />

Frantoio di Lohrhaupten, Spessart,<br />

datato intorno al 1750<br />

Frantoio e torchio per olio<br />

I.P.S.S.A.R. “A. Celletti” VA TGA, VA VB VC VD VE VF TSR , VA VB TST<br />

Macina a mano<br />

Macina a mano<br />

I grassi sono, accanto alle proteine e ai carboidrati,<br />

una delle tre sostanze fondamentali<br />

dell’alimentazione, ma sono anche importanti per<br />

l’utilizzazione nella cura del corpo e della bellezza. I<br />

grassi, e naturalmente anche gli oli, furono perciò<br />

considerati un lusso per migliaia di anni. In questo<br />

mulino, con ruota ad acqua, si lavoravano semi da<br />

olio come colza, papavero, lino, canapa e girasole, ma<br />

anche noci e semi di faggio. Da questo mulino si<br />

potevano ricavare per esempio 24 litri di olio da 50 kg<br />

di colza.<br />

19


Progetto “100 classi”<br />

<strong>Tecnologia</strong> <strong>agraria</strong> e <strong>alimentare</strong><br />

• Introduzione • Industria molitoria<br />

• Attività interna • Lavorazione della birra<br />

• Attività esterna • Distillazione<br />

• Industria lattiero-casearia • Raffinazione dello zucchero<br />

Lavorazione della birra<br />

Bollitore della birreria<br />

Kropf, Kassel, 20° secolo.<br />

Vecchia fabbrica di birra fredda egiziana, 2000 a.C.<br />

Le prime civiltà avanzate come i Sumeri e i Babilonesi<br />

produssero la prima birra da pani di birra leggermente<br />

tostati. Esempi particolarmente vividi sono stati trovati tra<br />

gli oggetti della sepoltura degli antichi governatori<br />

Egiziani. C’è anche una figura di un fabbricante di birra fra<br />

gli usabiti, che sono figure di creta aventi la funzione di<br />

servitori del defunto.<br />

Dal Medioevo fino all’età moderna l’arte della<br />

fabbricazione della birra fu un’industria casalinga per<br />

singole famiglie. Poi, quando alla metà del XIX secolo<br />

apparvero i primi manuali generali, la tecnologia della birra<br />

raggiunse un incredibile, inaspettato sviluppo, sostenuto dai<br />

risultati della ricerca scientifica. Il modello della birreria<br />

Spaten di Monaco del 1812 esemplifica questi sviluppi.<br />

La birra fu inventata più o meno accidentalmente nel corso<br />

della produzione del pane. I “monumenti blu” sono considerati<br />

i più antichi documenti dell’industria della fabbricazione della<br />

birra.<br />

I caratteri su queste tavole di creta della prima età sumera (IV<br />

millennio a.C.) spiegano la lavorazione del miglio e di un<br />

grano supplementare, presumibilmente farro, per una bevanda<br />

sacrificale. La quantità di acqua e la fermentazione spontanea<br />

con fermenti selvatici determinò il prodotto finale. Il “pane<br />

liquido” di questo periodo era una bevanda nutriente con un<br />

irrilevante contenuto di alcool.<br />

I.P.S.S.A.R. “A. Celletti” VA TGA, VA VB VC VD VE VF TSR , VA VB TST<br />

Birreria di birra fredda e<br />

panetteria, 2000 a.C. (Scala 1:7)<br />

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Progetto “100 classi”<br />

Birreria Spaten, 1812 (Scala 1:25)<br />

Fabbrica di birra in pietra, Klagenfurt, datata intorno al 1900<br />

Fabbrica di birra in pietra, Weidmannsdorf,<br />

vicino Klagenfurt, intorno al 1900 (Scala 1:20)<br />

Fabbrica di birra ossetica nel Caucaso, intorno al 1900.<br />

Gli Osseti, una tribù che viveva nel Caucaso,<br />

intorno al 1900 usava i più semplici metodi di<br />

fabbricazione della birra, le cui caratteristiche<br />

essenziali sono simili ai processi comuni ancora<br />

oggi. I processi sono far germogliare il grano,<br />

preparare il mosto di malto, mescolare e<br />

purificare, e produrre la birra (raffreddamento,<br />

fermentazione e conservazione).<br />

Moderna fabbricazione della birra<br />

Birreria Spaten: stalla di cavallo in<br />

un forno di malto<br />

Questa fabbrica di birra in pietra mostra la<br />

preparazione della birra: al tempo in cui non<br />

era possibile forgiare grandi contenitori di<br />

metallo, il miscuglio, una mistura di farina di<br />

malto e acqua, veniva cucinato facendolo<br />

bollire in botti di legno, affondando pietre<br />

incandescenti nel liquido.<br />

Birreria ossetica nel Caucaso, intorno al<br />

1900 (Scala 1:10, ricostruita secondo i<br />

documenti di un viaggiatore del Caucaso,<br />

A. Dirr)<br />

Il momento centrale di una moderna fabbrica di birra - il meccanismo della fabbricazione della birra<br />

con i suoi coperchi in rame – domina la sala in cui si può anche vedere l’automazione altamente<br />

sviluppata delle cantine. L’attrezzatura per il malto, la purificazione del mosto di malto, il lievito e<br />

la fermentazione, così come l’immagazzinamento e la decantazione, sono tematiche supplementari<br />

che sono rappresentate e spiegate attraverso oggetti originali, modelli o immagini. Infine, un<br />

diagramma illuminato permette un ‘tour’ di una casa del malto e di una fabbrica di birra.<br />

I.P.S.S.A.R. “A. Celletti” VA TGA, VA VB VC VD VE VF TSR , VA VB TST<br />

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Progetto “100 classi”<br />

<strong>Tecnologia</strong> <strong>agraria</strong> e <strong>alimentare</strong><br />

• Introduzione • Industria molitoria<br />

• Attività interna • Lavorazione della birra<br />

• Attività esterna • Distillazione<br />

• Industria lattiero-casearia • Raffinazione dello zucchero<br />

Distillazione<br />

La parola ‘alcool’ deriva dall'arabo (al-kuhl) e significa “il più raffinato”. La parola latina ‘spiritus’<br />

significa spirito o fantasma. Questi nomi furono dati al liquido alcolico a causa del suo alto grado di<br />

volatilità.<br />

Distilleria del granturco e fabbrica di liquore alcolico, 1966<br />

(Scala 1: 33.3)<br />

Si dice che gli arabi abbiano estratto un distillato di vino – ‘brandy’ - approssimativamente nel 1000<br />

d.C. Originariamente esso era usato soltanto come medicinale. Verso la metà del XIV secolo il<br />

brandy era già una merce ricercata e un bene di semi-lusso spesso abusato.<br />

Nella sezione sulla distillazione i visitatori troveranno vari oggetti importanti sulla storia del brandy<br />

o sulla produzione alcolica derivante dalle patate, dal grano, dalla frutta e dalle radici, così come<br />

anche sulla manifattura del liquore e delle bevande alcoliche.<br />

Apparecchio per distillazione<br />

Metodo di funzionamento dell'apparecchio<br />

per la distillazione: il percorso della mistura<br />

che deve essere distillata, in questo caso le<br />

patate in fermentazione, conduce dal<br />

contenitore della mistura, tramite una pompa,<br />

al preriscaldatore e rettificatore, poi alla prima<br />

ampolla e finalmente all'ampolla principale.<br />

Quindi il contenuto viene condensato,<br />

in un'alta percentuale alcolica, in un contenitore<br />

per il raffreddamento. Da una mistura di<br />

contenuto alcolico approssimativamente pari<br />

al 12%, si ottengono vapori con contenuto<br />

di alcool pari all'80%.<br />

Distilleria di patate, 1846 (Scala 1:10)<br />

Nel 1817 J. L. Pistorius brevettò in Prussia<br />

una licenza per questo raggruppamento di due<br />

bollitori, uno per la condensazione e uno per la<br />

distillazione.<br />

I.P.S.S.A.R. “A. Celletti” VA TGA, VA VB VC VD VE VF TSR , VA VB TST<br />

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Progetto “100 classi”<br />

<strong>Tecnologia</strong> <strong>agraria</strong> e <strong>alimentare</strong><br />

• Introduzione • Industria molitoria<br />

• Attività interna • Lavorazione della birra<br />

• Attività esterna • Distillazione<br />

• Industria lattiero-casearia • Raffinazione dello zucchero<br />

Raffinazione dello zucchero<br />

Il miele è il più antico mezzo per dolcificare cibo e bevande. Per contro, la raffinazione dello<br />

zucchero solido dalla canna da zucchero sembra non essersi sviluppata fino al IV secolo in India.<br />

Da lì, lo zucchero raggiunse l’Impero Persiano, l’attuale Iraq, intorno al 600 d.C. e più tardi gli<br />

Arabi in Palestina.<br />

Una distilleria di canna da zucchero in India occidentale, 1730<br />

(Scala 1:25)<br />

Per centinaia di anni, lo zucchero fu raffinato solo dalla canna da zucchero, una pianta tropicale.<br />

Talee di canna raggiunsero il nuovo mondo nel 1493, portate da Cristoforo Colombo.<br />

Successivamente, aree coltivate a canna da zucchero in America Centrale e nei Caraibi divennero<br />

presto centri dell’economia mondiale. Lo “zucchero coloniale” era venduto molto bene nei mercati<br />

d’Europa.<br />

Il modello di una distilleria di zucchero dell’India Occidentale permette di vedere in che modo dalla<br />

canna si arriva allo zucchero.<br />

Le aree di coltivazione sono divise in regioni tropicali e subtropicali, dove è coltivata la canna da<br />

zucchero, e in zone a clima temperato come l’Europa, l’Asia Minore e il Nord America, dove si<br />

fanno crescere le barbabietole da zucchero. La clorofilla, il colorante delle piante verdi, forma<br />

zucchero quando è esposta agli effetti dell’energia solare. Questo zucchero è convertito in amido,<br />

una sostanza di immagazzinamento. Nel 1834 Justus von Liebig definì con successo la formula<br />

I.P.S.S.A.R. “A. Celletti” VA TGA, VA VB VC VD VE VF TSR , VA VB TST<br />

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Progetto “100 classi”<br />

totale dello zucchero di canna e di barbabietola o saccarosio: C12H22O11. Il saccarosio, zucchero<br />

comune, consiste in una molecola di glucosio e una molecola di fruttosio.<br />

Dalla barbabietola da foraggio alla barbabietola da zucchero.<br />

Il chimico Andreas Sigismund Marggraf scoprì la ricercata sostanza dolce nella barbabietola da<br />

foraggio nel 1747 .<br />

Barbabietole da zucchero. Tavola I da<br />

“Fabbricazione di zucchero europeo” di<br />

Achard, 1809<br />

La purificazione dello zucchero in pani.<br />

Il metodo di purificazione in pani fu inventato<br />

intorno al 600 d.C. dai Persiani. La sua prima<br />

applicazione non fu per produrre zucchero dalla<br />

barbabietola da zucchero, ma, per un periodo<br />

durato anche più di 1000 anni, per produrre<br />

zucchero dalla canna da zucchero.<br />

Uno sciroppo di colore scuro gocciola attraverso<br />

un foro in prossimità del contenitore a forma di<br />

imbuto, su una mistura di zucchero raffreddata e<br />

in fase di cristallizzazione. Ciò che rimane è il<br />

pane di zucchero chiaro, anche se non<br />

completamente bianco. Non diventa bianco<br />

come lo conosciamo noi oggi finché non è<br />

raffinato, per esempio, usando un attrezzo simile<br />

all’aspiratore.<br />

Franz Carl Achard coltivò la barbabietola da<br />

zucchero dalla barbabietola da foraggio. Nel<br />

1802 cominciò a produrre zucchero da<br />

barbabietole da zucchero. In questo modo, ciò<br />

che era stato un articolo di lusso, divenne una<br />

parte indispensabile dell’alimentazione nel<br />

corso del XIX secolo.<br />

Nel 1747 a Berlino, Andreas Sigismund<br />

Marggraf (1709-1782) scoprì il contenuto di<br />

zucchero delle radici di bietola bianca e<br />

barbabietole rosse. A cominciare dal 1784,<br />

Franz Carl Achard (1753-1821) coltivò<br />

barbabietola da zucchero dalla barbabietola da<br />

foraggio. Le sue radici di barbabietole da<br />

zucchero contenevano circa il 5% di<br />

saccarosio, mentre il contenuto di zucchero<br />

delle piante di oggi si aggira<br />

approssimativamente intorno al 20%.<br />

Cristallizzazione dello sciroppo di zucchero in pani<br />

di zucchero. Tavola VI da “L’arte di raffinare lo<br />

zucchero”di Duhamel di Monceau, 1764<br />

I.P.S.S.A.R. “A. Celletti” VA TGA, VA VB VC VD VE VF TSR , VA VB TST<br />

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Progetto “100 classi”<br />

Zucchero raffinato – produzione moderna dalla barbabietola da zucchero.<br />

Edward Charles Howard costruì il primo apparecchio<br />

da cucina sottovuoto nel 1813. Esso non fu comunque<br />

usato in Germania prima del 1850.<br />

Le prime due industrie al mondo di barbabietola da<br />

zucchero furono costruite sotto la direzione di Franz<br />

Carl Achard in Slesia (1801 a Cunern, 1805 a Krayn).<br />

Esse non ebbero successo dal punto di vista<br />

economico, ma la loro attività fornì la prova decisiva<br />

che lo zucchero avrebbe potuto essere prodotto su<br />

scala industriale anche su territorio europeo usando<br />

barbabietole. Le moderne fabbriche di barbabietole si<br />

sono sviluppate da queste fabbriche.<br />

Nel 1845 il motore a vapore di Watt fu utilizzato nelle<br />

fabbriche di barbabietola da zucchero per la cottura<br />

sottovuoto nei macchinari ad aspirazione sottovuoto.<br />

Mitscherlich sviluppò un metodo ottico per<br />

determinare il livello dello zucchero – il metodo della<br />

polarizzazione che utilizza un saccarimetro.<br />

Lo zucchero bianco puro di prima qualità, che risponde<br />

a particolari richieste di purezza, è prodotto con una<br />

operazione separata. In questa fase, lo zucchero sciolto<br />

è filtrato o purificato, o il colore è rimosso, per<br />

ottenere un prodotto che sia al 99% saccarosio puro;<br />

questo è oggi lo “zucchero raffinato”.<br />

Traduzione italiana<br />

La prima fabbrica al mondo di<br />

zucchero di barbabietola a Krayn in<br />

Slesia, intorno al 1805 (Scala 1:25)<br />

Fabbrica di barbabietola da zucchero<br />

con una produzione giornaliera di<br />

200 tonnellate di zucchero, intorno al<br />

1960 (Scala 1:100)<br />

Ringraziamo per aver curato la traduzione italiana dei testi della sezione “Agricoltura e<br />

alimentazione - <strong>Tecnologia</strong> <strong>agraria</strong> e <strong>alimentare</strong>” le classi:<br />

• VA TGA, VA VB VC VD VE VF TSR , VA VB TST dell’Istituto Professionale Statale per<br />

i Servizi Alberghieri e della Ristorazione “A. Celletti” di Formia (Latina), seguite dalla<br />

prof.ssa Genoveffa D’Urso<br />

L’attività è stata svolta nell’anno 2002-03 per il Progetto “100 classi”, nel quadro del<br />

programma di collaborazione tra il <strong>Deutsches</strong> <strong>Museum</strong> e l’Ufficio Scolastico Regionale per il<br />

Lazio.<br />

I.P.S.S.A.R. “A. Celletti” VA TGA, VA VB VC VD VE VF TSR , VA VB TST<br />

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