Giornata di studio Arti decorative e musei L'Italia ... - Palazzo Madama
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Il Museo Civico d’Arte Antica<br />
e le arti <strong>decorative</strong><br />
SIMONETTA CASTRONOVO<br />
PALAZZO MADAMA –MUSEO CIVICO DI ARTE ANTICA<br />
LA STORIA<br />
Il Museo Civico venne inaugurato il 4 giugno 1863 1 . Durante la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Pio Ago<strong>di</strong>no,<br />
fino al 1875, comprendeva materiali eterogenei: “oggetti <strong>di</strong> antichità patria”, cioè vetrate,<br />
mobili, ferri e porcellane <strong>di</strong> provenienza regionale, reperti archeologici rinvenuti<br />
nel territorio citta<strong>di</strong>no, raccolte preistoriche ed etnologiche entrate per donazione, e<br />
<strong>di</strong>versi <strong>di</strong>pinti dell' Ottocento; cui si aggiunsero, negli anni successivi, anche alcuni cimeli<br />
legati alla storia recente <strong>di</strong> Torino, memorie del Risorgimento (armi <strong>di</strong> Vittorio<br />
Emanuele II e <strong>di</strong> Giuseppe Garibal<strong>di</strong>) e memorie della <strong>di</strong>nastia sabauda, soprattutto<br />
monete. Va sottolineato che tra il 1863 e il 1865, il Museo Civico con<strong>di</strong>vise la propria sede<br />
in via Gaudenzio Ferrari con il Regio Museo Industriale: quest’ultimo, fondato nel<br />
1862 su modello del Science and Art Department del Kensington Museum <strong>di</strong> Londra, era<br />
ospitato al primo piano dello stabile <strong>di</strong> via Gaudenzio, dove venne esposta una galleria<br />
<strong>di</strong> macchine industriali e moderni utensili da lavoro acquistati all'Esposizione Universale<br />
<strong>di</strong> Londra del 1862. La fisionomia del museo andò assestandosi per gra<strong>di</strong> e tappe successive,<br />
all’incirca entro il 1895: nel 1871 venne attuata una permuta con il Regio Museo <strong>di</strong><br />
Antichità, cui si cedettero gli oggetti archeologici in cambio <strong>di</strong> opere d’arte applicata <strong>di</strong><br />
Me<strong>di</strong>oevo e Rinascimento, transitati nel Museo <strong>di</strong> Antichità ma provenienti dalle raccolte<br />
d’arte <strong>di</strong> <strong>Palazzo</strong> Reale: bronzetti, cammei, smalti <strong>di</strong>pinti, avori, peltri e strumenti<br />
scientifici, riconducibili, per buona parte, al collezionismo <strong>di</strong> primo Seicento <strong>di</strong> Carlo<br />
Emanuele I duca <strong>di</strong> Savoia. Durante la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Bartolomeo Gastal<strong>di</strong>, archeologo<br />
appassionato dell’età preistorica, le acquisizioni riguardarono soprattutto l’etnografia,<br />
le arti applicate (ferri e mobili <strong>di</strong> età gotica) e la scultura me<strong>di</strong>evale del territorio, certo<br />
anche per influsso <strong>di</strong> Vittorio Avondo, pittore, membro del comitato <strong>di</strong>rettivo del<br />
museo e grande conoscitore e collezionista <strong>di</strong> manufatti valdostani del XV secolo. Tra il<br />
1874 e il 1877, entrarono nel museo torinese due collezioni fondamentali, che contribuirono<br />
a caratterizzare ulteriormente il Museo Civico come museo d’arte e industria<br />
<strong>di</strong> livello europeo: la raccolta <strong>di</strong> maioliche e porcellane e quella <strong>di</strong> vetri a oro graffiti e <strong>di</strong>pinti<br />
del marchese Emanuele Taparelli d’Azeglio, già ministro plenipotenziario <strong>di</strong> Vittorio<br />
Emanuele II a Londra – dove visse per quasi vent’anni e formò le sue raccolte – , quin<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>rettore del Muso Civico dal 1879 al 1890. D’Azeglio era legato al modello del South<br />
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