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Giornata di studio Arti decorative e musei L'Italia ... - Palazzo Madama

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<strong>Giornata</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />

<strong>Arti</strong> <strong>decorative</strong> e <strong>musei</strong><br />

L’Italia e l’Europa


Il Museo Civico d’Arte Antica<br />

e le arti <strong>decorative</strong><br />

SIMONETTA CASTRONOVO<br />

PALAZZO MADAMA –MUSEO CIVICO DI ARTE ANTICA<br />

LA STORIA<br />

Il Museo Civico venne inaugurato il 4 giugno 1863 1 . Durante la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Pio Ago<strong>di</strong>no,<br />

fino al 1875, comprendeva materiali eterogenei: “oggetti <strong>di</strong> antichità patria”, cioè vetrate,<br />

mobili, ferri e porcellane <strong>di</strong> provenienza regionale, reperti archeologici rinvenuti<br />

nel territorio citta<strong>di</strong>no, raccolte preistoriche ed etnologiche entrate per donazione, e<br />

<strong>di</strong>versi <strong>di</strong>pinti dell' Ottocento; cui si aggiunsero, negli anni successivi, anche alcuni cimeli<br />

legati alla storia recente <strong>di</strong> Torino, memorie del Risorgimento (armi <strong>di</strong> Vittorio<br />

Emanuele II e <strong>di</strong> Giuseppe Garibal<strong>di</strong>) e memorie della <strong>di</strong>nastia sabauda, soprattutto<br />

monete. Va sottolineato che tra il 1863 e il 1865, il Museo Civico con<strong>di</strong>vise la propria sede<br />

in via Gaudenzio Ferrari con il Regio Museo Industriale: quest’ultimo, fondato nel<br />

1862 su modello del Science and Art Department del Kensington Museum <strong>di</strong> Londra, era<br />

ospitato al primo piano dello stabile <strong>di</strong> via Gaudenzio, dove venne esposta una galleria<br />

<strong>di</strong> macchine industriali e moderni utensili da lavoro acquistati all'Esposizione Universale<br />

<strong>di</strong> Londra del 1862. La fisionomia del museo andò assestandosi per gra<strong>di</strong> e tappe successive,<br />

all’incirca entro il 1895: nel 1871 venne attuata una permuta con il Regio Museo <strong>di</strong><br />

Antichità, cui si cedettero gli oggetti archeologici in cambio <strong>di</strong> opere d’arte applicata <strong>di</strong><br />

Me<strong>di</strong>oevo e Rinascimento, transitati nel Museo <strong>di</strong> Antichità ma provenienti dalle raccolte<br />

d’arte <strong>di</strong> <strong>Palazzo</strong> Reale: bronzetti, cammei, smalti <strong>di</strong>pinti, avori, peltri e strumenti<br />

scientifici, riconducibili, per buona parte, al collezionismo <strong>di</strong> primo Seicento <strong>di</strong> Carlo<br />

Emanuele I duca <strong>di</strong> Savoia. Durante la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Bartolomeo Gastal<strong>di</strong>, archeologo<br />

appassionato dell’età preistorica, le acquisizioni riguardarono soprattutto l’etnografia,<br />

le arti applicate (ferri e mobili <strong>di</strong> età gotica) e la scultura me<strong>di</strong>evale del territorio, certo<br />

anche per influsso <strong>di</strong> Vittorio Avondo, pittore, membro del comitato <strong>di</strong>rettivo del<br />

museo e grande conoscitore e collezionista <strong>di</strong> manufatti valdostani del XV secolo. Tra il<br />

1874 e il 1877, entrarono nel museo torinese due collezioni fondamentali, che contribuirono<br />

a caratterizzare ulteriormente il Museo Civico come museo d’arte e industria<br />

<strong>di</strong> livello europeo: la raccolta <strong>di</strong> maioliche e porcellane e quella <strong>di</strong> vetri a oro graffiti e <strong>di</strong>pinti<br />

del marchese Emanuele Taparelli d’Azeglio, già ministro plenipotenziario <strong>di</strong> Vittorio<br />

Emanuele II a Londra – dove visse per quasi vent’anni e formò le sue raccolte – , quin<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>rettore del Muso Civico dal 1879 al 1890. D’Azeglio era legato al modello del South<br />

VI


INTRODUZIONE<br />

Il Museo Civico d’Arte Antica e le arti <strong>decorative</strong><br />

SIMONETTA CASTRONOVO<br />

Kensington Museum, che aveva potuto conoscere in modo approfon<strong>di</strong>to negli anni<br />

lon<strong>di</strong>nesi, e portò a Torino (donandola poi al museo) anche la sua preziosa biblioteca, ricca<br />

<strong>di</strong> volumi sulla ceramica, cataloghi d’asta, repertori <strong>di</strong> arti applicate, poi ampliata da<br />

Avondo fino a contare un migliaio <strong>di</strong> testi2 .<br />

A fronte <strong>di</strong> questi assestamenti, nel 1878 una delibera del consiglio comunale stabilì<br />

<strong>di</strong> ridurre a tre le raccolte del Museo Civico:<br />

la collezione preistorica ed etnologica<br />

la collezione <strong>di</strong> “storia del lavoro dal periodo bizantino sino al principio del XIX secolo”<br />

la collezione d’opere d’arte italiana moderna;<br />

L’allestimento delle raccolte <strong>di</strong> “storia del lavoro”, documentato nella Guida del museo<br />

e<strong>di</strong>ta nel 1884 e dalle tavole del 19053 , seguiva due criteri <strong>di</strong>fferenti: da una parte, l’or<strong>di</strong>namento<br />

classificatorio, per tipologie e tecniche artistiche derivato dal modello anglosassone,<br />

con sale gremite <strong>di</strong> oggetti conservati in gran<strong>di</strong> vetrine ad arma<strong>di</strong>o (sale specifiche<br />

per le ceramiche, le stoffe, i ferri battuti e bronzi, i manoscritti miniati, i vetri<br />

dorati e <strong>di</strong>pinti, gli intagli in legno e in avorio); ed è certo significativo trovare nella Sala<br />

degli Avori (Fig.1) i frammenti del monumento funerario <strong>di</strong> Gaston de Foix del Bambaia<br />

(1515-1523), a fianco degli avori me<strong>di</strong>evali degli Embriachi, dei mobili intarsiati dell’ebanista<br />

Piffetti attivo a metà Settecento e dei lavori in microintaglio già <strong>di</strong> gusto neoclassico<br />

dei piemontesi Bonzanigo e Tanadei, tutte opere presentate insieme in quanto<br />

capolavori <strong>di</strong> maestria tecnica, esempi eccellenti della lavorazione <strong>di</strong> volta in volta del<br />

marmo, del legno e dell’avorio, in<strong>di</strong>pendentemente dalla loro cronologia. Ma era presente<br />

anche un secondo criterio allestitivo, quello delle “sale ambientate”, in questo caso<br />

in stile gotico, già realizzate nel 1877 e quin<strong>di</strong> in notevole anticipo rispetto alla <strong>di</strong>ffusione<br />

<strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> allestimento nei <strong>musei</strong> civici italiani. Una <strong>di</strong> queste è la sala 23 (Fig. 2),<br />

in cui si volle ricreare la sala <strong>di</strong> un castello piemontese/valdostano del Quattrocento;<br />

un’ambientazione che certo con<strong>di</strong>zionò – come concezione d’insieme e per i materiali<br />

in essa contenuti (le imposte <strong>di</strong> finestre, i mobili, le porte, la bussola, gli alari in ferro),<br />

l’operazione dell’arredo della Rocca nel Borgo Me<strong>di</strong>evale, inaugurata nello stesso anno<br />

in occasione dell’Esposizione Nazionale <strong>di</strong> Torino. L’altra importante sala ambientata<br />

è quella con i frammenti del coro dell’abbazia <strong>di</strong> Staffarda (1530-1540).<br />

Negli anni della <strong>di</strong>rezione Avondo (fino al 1910) 4 , vennero attuate alcune importanti<br />

risistemazioni delle collezioni: il trasferimento delle raccolte <strong>di</strong> pittura e scultura<br />

dell’Ottocento in una nuova sede (Sezione <strong>di</strong> Arte moderna del Museo Civico, embrione<br />

della Galleria d’Arte Moderna); la cessione a deposito al Regio Museo <strong>di</strong> Antichità degli<br />

oggetti preistorici ed etnografici, e la donazione dei cimeli <strong>di</strong> storia patria al nascente<br />

Museo del Risorgimento. In questi anni, come si rileva bene dai grafici (Figg. 3,4,<br />

5 e 6) 5 , le acquisizioni del museo riguardarono i seguenti settori: al primo posto i tessuti<br />

(136 ingressi, <strong>di</strong> cui 84 furono acquisti), quin<strong>di</strong> i mobili (142, spesso provenienti dalla<br />

Valle d’Aosta), l’oreficeria (93), i ferri (67), i cuoi (45), i co<strong>di</strong>ci miniati (23); significativo<br />

anche l’arrivo <strong>di</strong> 137 cammei e pietre incise (dono Ricar<strong>di</strong> <strong>di</strong> Netro, 1903), mentre l’ingresso<br />

<strong>di</strong> 133 <strong>di</strong>pinti (i primitivi piemontesi della collezione Fontana nel 1909 e i <strong>di</strong>pinti<br />

<strong>di</strong> Sei e Settecento del legato Sismonda nel 1895), non mo<strong>di</strong>ficò in un primo momento<br />

la fisionomia del museo (la maggior parte delle opere Sismonda venne data a<br />

deposito fuori dal museo). Accanto alle arti applicate, è consistente il numero <strong>di</strong> scul-<br />

VII


INTRODUZIONE<br />

Il Museo Civico d’Arte Antica e le arti <strong>decorative</strong><br />

SIMONETTA CASTRONOVO<br />

ture, soprattutto lapidee (76), tutte <strong>di</strong> provenienza locale (Piemonte, Valle d’Aosta, valle<br />

<strong>di</strong> Susa): acquisizioni che spesso significarono il recupero e la salvaguar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> sculture<br />

me<strong>di</strong>evali e rinascimentali del territorio, messe in ven<strong>di</strong>ta da privati e religiosi, altrimenti<br />

a forte rischio <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione.<br />

Nel periodo considerato, il Museo Civico non aveva al suo interno né una scuola <strong>di</strong> <strong>di</strong>segno,<br />

né laboratori de<strong>di</strong>cati all’insegnamento delle tecniche, come in altri <strong>musei</strong> artistico-industriali<br />

in Italia (MAI <strong>di</strong> Roma, Filangeri a Napoli). Si tratta tuttavia <strong>di</strong> servizi –<br />

“biblioteca artistica, scuola <strong>di</strong> <strong>di</strong>segno e <strong>di</strong> plastica, sale per conferenze” – , che il <strong>di</strong>rettore<br />

Taparelli d’Azeglia avrebbe voluto attivare anche a Torino, come emerge in una lettera<br />

al sindaco del 1882, in cui si insiste sulla necessità <strong>di</strong> trovare una nuova sede, più grande,<br />

per il Museo Civico, in grado <strong>di</strong> ospitare le accresciute collezioni civiche e le scuole<br />

in questione. C’era però a Torino, in quegli stessi anni, qualcosa <strong>di</strong> assai vicino al<br />

Department of Practical Art del Kensington Museum <strong>di</strong> Londra, e cioè il corso do “composizione<br />

ornamentale applicata alle opere <strong>decorative</strong> in <strong>di</strong>segno e in rilievo” (ornamentazione<br />

industriale), tenuto presso la scuola del Regio Museo Industriale dallo<br />

scultore Pietro Giusti (dal 1867 al 1881), peraltro affiancato da corsi pratici <strong>di</strong> intaglio<br />

del legno e dell’avorio. La scuola del Museo Industriale <strong>di</strong>sponeva <strong>di</strong> una ricca collezione<br />

<strong>di</strong> modelli per gli allievi, costituita da oggetti artistici moderni : lavori in mosaico, intagli<br />

in legno, vetri, ferri, ceramiche, campioni <strong>di</strong> tessuti e merletti (1072 l), tutti acquistati<br />

alle Esposizioni nazionali e internazionali6 .<br />

Per quanto riguarda il rapporto con le Esposizioni Universali, non risulta che il museo<br />

abbia mai acquistato <strong>di</strong>rettamente alle Esposizioni opere moderne in ceramica, vetro,<br />

tessuto o mobilio per le proprie collezioni (che si fermavano – da Regolamento – al<br />

principio del XIX secolo). A <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong> si conservano alcune opere <strong>di</strong> arte decorativa<br />

del secondo Ottocento, ma sono tutte entrate per vie in<strong>di</strong>rette, mai frutto <strong>di</strong> acquisti<br />

deliberati da parte del comitato <strong>di</strong>rettivo (che anzi, in una seduta del 1902, si<br />

espresse chiaramente per bocca <strong>di</strong> Avondo contro l’eventualità <strong>di</strong> acquisire oggetti<br />

contemporanei). Il nucleo <strong>di</strong> ceramiche ottocentesche, per esempio (tra cui il vaso Ginori<br />

in stile ispano-moresco e il Piatto con autoritratto in veste <strong>di</strong> pescatore della Fabbrica<br />

Achille Mollica Figg .7 e 8 ), arrivò come deposito da parte della città <strong>di</strong> Torino, cui gli artisti<br />

e le manifatture italiane che avevano partecipato all’Esposizione <strong>di</strong> Torino del 1884,<br />

avevano offerto in omaggio alcuni esemplari della loro produzione, tra quelli rimasti invenduti7<br />

. I vetri Salviati e Compagnia <strong>di</strong> Venezia-Murano (la coppa con il drago e la ciotola<br />

verde e viola, presentate rispettivamente all’Esposizione <strong>di</strong> Parigi del 1878 e a quella<br />

<strong>di</strong> Torino del 1884: Figg. 9 e 10), vennero acquistati dal Regio Museo Industriale per la<br />

scuola, e solo in un secondo tempo confluirono al Museo Civico – dopo la chiusura del<br />

Museo Industriale nel 1906 e la successiva <strong>di</strong>spersione delle sue collezioni –, probabilmente<br />

tramite Giovanni Vacchetta, già insegnante <strong>di</strong> Ornato al Museo Industriale,<br />

quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>rettore del Museo Civico dopo Avondo, dal 1913 al 1920. Un altro esempio da ricordare<br />

è quello degli argenti Tiffany (New York, 1873, Figg. 11 e 12), due candelieri e una<br />

coppa da punch assolutamente in sintonia con il gusto delle gran<strong>di</strong> Esposizioni, donati<br />

nel 1873 dal governo americano al conte Federico Sclopis <strong>di</strong> Salerano per il suo ammirevole<br />

arbitrato, in qualità <strong>di</strong> delegato nominato da Vittorio Emanuele II re d’Italia, nella<br />

questione dell’Alabama; e <strong>di</strong>eci anni più tar<strong>di</strong> offerti dalla vedova Sclopis al Museo<br />

Civico, che li espose per breve tempo nella sala dei cimeli risorgimentali in via Gaudenzio<br />

VIII


INTRODUZIONE<br />

Il Museo Civico d’Arte Antica e le arti <strong>decorative</strong><br />

SIMONETTA CASTRONOVO<br />

Ferrari, per poi lasciarli a deposito per più <strong>di</strong> cento anni8 . Sempre a questo proposito, va<br />

ancora segnalato che la corrispondenza, conservata in archivio, tra il Museo Civico torinese<br />

e i comitati <strong>di</strong> alcune Esposizioni nel periodo 1860-1900, rivela che il museo torinese<br />

non partecipò mai a queste manifestazioni come acquirente, ma solo come prestatore<br />

per le sezioni cosiddette retrospettive: troviamo infatti <strong>di</strong>verse richieste <strong>di</strong><br />

prestito rivolte al museo torinese per opere d’arte applicata antiche, come il clavicembalo<br />

<strong>di</strong> Maria Clotilde <strong>di</strong> Francia (ora a Lisbona, Museu de Música), richiesto e concesso<br />

per la sezione “Musica” dell’Esposizione Internazionale d’invenzioni <strong>di</strong> Londra del<br />

18859 ; o la decina <strong>di</strong> oggetti in ferro battuto <strong>di</strong> età me<strong>di</strong>evale richiesti per l’Esposizione<br />

nazionale <strong>di</strong> metalli artistici antichi e moderni, organizzata dal MAI nel 188610 .<br />

La frattura, lo scarto rispetto alla fisionomia ottocentesca del museo fin qui descritta,<br />

si verificò nel 1909, dopo la donazione della collezione Fontana, che comprendeva molte<br />

e importanti tavole <strong>di</strong> primitivi piemontesi <strong>di</strong> Quattro e Cinquecento, da Defendente<br />

Ferrari a Gerolamo Giovenone, più la Trinità <strong>di</strong> Antoine de Lonhy11 . A partire da questa<br />

data il museo <strong>di</strong>venne anche pinacoteca (ma rivolta solo alla pittura in Piemonte dal<br />

Me<strong>di</strong>oevo al Settecento) e un po’ meno museo <strong>di</strong> arti applicate, e le acquisizioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>pinti<br />

e <strong>di</strong> <strong>di</strong>segni, quasi inesistenti nel XIX secolo, proseguirono costanti lungo tutto il<br />

Novecento, durante la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Viale e quelle successive. Per quanto riguarda il rapporto<br />

<strong>di</strong> questo <strong>di</strong>rettore nei confronti delle arti <strong>decorative</strong>12 , due sono i dati fondamentali<br />

da ricordare in questa sede. Prima <strong>di</strong> tutto il magnifico allestimento per le collezioni<br />

<strong>di</strong> ceramiche, tessuti, vetri, avori, oreficerie, armi, ferri e strumenti musicali<br />

progettato da Viale nel 1933-34 in occasione del trasferimento del museo a <strong>Palazzo</strong><br />

<strong>Madama</strong> (Fig. 13): le vetrine furono realizzate dalla <strong>di</strong>tta Fontana Arte <strong>di</strong> Milano (i vetri<br />

curvi, i ripiani in cristallo, gli specchi interni), e da artigiani torinesi (per la parte lignea,<br />

in noce impiallacciato <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>ca, una soluzione che intenzionalmente richiamava le vetrine<br />

ottocentesche). E come in un museo d’arte e industria del XIX secolo, i materiali vennero<br />

<strong>di</strong>sposti sud<strong>di</strong>videndoli per tipologie e manifatture (anche se in un primo progetto,<br />

poi abbandonato, Viale aveva ipotizzato <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre le ceramiche negli ambienti<br />

aulici del piano nobile <strong>di</strong> <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong>, ricchi <strong>di</strong> affreschi e <strong>di</strong> stucchi, creando delle<br />

sale “ambientate”, e destinando invece alle vetrine del secondo piano, le categorie più<br />

seriali dei ferri, cuoi, stoffe, ricami, più l’etnografia, rientrata nel 1932) 13 . In secondo luogo,<br />

se è vero, come evidenziato dai grafici (Fig. 14 e 15), che negli anni <strong>di</strong> Viale ci fu una forte<br />

crescita delle acquisizioni <strong>di</strong> arte figurativa (3976 <strong>di</strong>segni soprattutto architettonici,<br />

dei gran<strong>di</strong> maestri del barocco piemontese – , 1316 incisioni e 536 <strong>di</strong>pinti), è vero anche<br />

che non si verificò mai un calo negli acquisti <strong>di</strong> arte decorativa, che quantitativamente<br />

risultano alla pari con le cosiddette “arti maggiori” per il periodo 1931-1965: si pensi<br />

al numero altissimo <strong>di</strong> ceramiche (circa 3000), ai 1897 tessuti e ai 947 mobili (per queste<br />

categorie, molti pezzi provengono dalla donazione dell’antiquario Pozzi del 1932,<br />

ma gli istogrammi mostrano bene che la maggioranza degli ingressi si deve ad acquisti<br />

<strong>di</strong>retti del museo). Alcuni <strong>di</strong> questi, poi, furono particolarmente mirati e felici, e portarono<br />

al museo opere <strong>di</strong> eccezionale qualità, come le oreficerie ostrogote <strong>di</strong> Desana o<br />

il gruppo <strong>di</strong> animali <strong>di</strong> Meissen , capolavori spesso proposti o venduti al museo dall’antiquario<br />

Pietro Accorsi. Negli anni imme<strong>di</strong>atamente successivi, tra il 1969 e il 1978,<br />

il museo pubblicò i suoi primi cataloghi sistematici, <strong>di</strong> cui la gran parte de<strong>di</strong>cata alle arti<br />

<strong>decorative</strong>: smalti e avori, vetri, vetrate e giade, maioliche, mobili e arazzi, tutti a cu-<br />

IX


INTRODUZIONE<br />

Il Museo Civico d’Arte Antica e le arti <strong>decorative</strong><br />

SIMONETTA CASTRONOVO<br />

ra <strong>di</strong> Luigi Mallé, prima conservatore con Viale, poi <strong>di</strong>rettore del museo; volumi seguiti,<br />

nel 1978, dal catalogo dei vetri a oro graffiti e <strong>di</strong>pinti della preziosa raccolta d’Azeglio<br />

a cura <strong>di</strong> Silvana Pettenati, nuova <strong>di</strong>rigente del Museo Civico dal 1972. Si arriva così alla<br />

storia recente del museo, che nel 1987 venne chiuso per necessari lavori <strong>di</strong> impiantistica<br />

e messa a norma dell’e<strong>di</strong>ficio sotto il profilo della sicurezza; interventi seguiti, a partire<br />

dal 1997 (con il “Progetto <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong>” coor<strong>di</strong>nato da Carlo Viano), dal restauro<br />

complessivo del palazzo, fino alla definitiva riapertura a <strong>di</strong>cembre del 2006. In questo<br />

lungo periodo, l’attività del museo non si è fermata, anche se le collezioni erano a deposito.<br />

Anzi, questa situazione ha permesso <strong>di</strong> affrontare un immane lavoro <strong>di</strong> revisione<br />

dell’intero patrimonio, attraverso la schedatura inventariale e la campagna fotografica<br />

documentaria <strong>di</strong> tutte le opere del museo. Per quanto riguarda le acquisizioni<br />

(Fig. 16 e 17), è cresciuta sensibilmente la raccolta <strong>di</strong> primitivi piemontesi (85 <strong>di</strong>pinti; acquisti<br />

e doni legati, in molti casi agli esiti dei nuovi stu<strong>di</strong>, mostre e approfon<strong>di</strong>menti<br />

critici sulla pittura in Piemonte tra Tre e Cinquecento, condotti in questi ultimi venti<br />

anni da stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> Università e Soprintendenza). Sulle arti <strong>decorative</strong> si è lavorato in modo<br />

<strong>di</strong>verso: pochi gli acquisti (ripresi negli ultimissimi anni, dal 2004, con l’acquisto del<br />

cofano <strong>di</strong> Guala Bicchieri, capolavoro dell’oreficeria <strong>di</strong> Limoges del XIII secolo, seguito<br />

dall’acquisizione <strong>di</strong> importanti oreficerie mosane e parigine)), ma – approfittando del<br />

museo chiuso – moltissime le campagne <strong>di</strong> restauro e manutenzione su smalti, avori,<br />

opere in metallo e ceramiche; e molte le ricerche e ricognizioni su fon<strong>di</strong> specifici (dalla<br />

ceramica orientale, alla raccolta <strong>di</strong> pizzi e merletti), in parte approdate nella grande<br />

mostra del 1996 de<strong>di</strong>cata alle collezioni del Museo Civico, il Tesoro della Città.<br />

Alla vigilia della riapertura, nel definire i caratteri del nuovo allestimento per le arti <strong>decorative</strong><br />

(Figg. 18,19), si è deciso <strong>di</strong> conservare l’allestimento del 1934, procedendo al restauro<br />

delle vetrine storiche e allo loro rifunzionalizzazione, soprattutto sotto il profilo<br />

luminotecnico. Attualmente, le raccolte <strong>di</strong> arte decorativa (tutte le tipologie, <strong>di</strong> tutte<br />

le epoche e tutte le provenienze) sono ospitate al secondo piano; sono invece presentate<br />

al piano terra nella sezione “Gotico e Rinascimento” del museo, de<strong>di</strong>cata alla produzione<br />

figurativa nel ducato <strong>di</strong> Savoia tra Due e Cinquecento, le oreficerie e gli oggetti<br />

preziosi documentati nel territorio ab antiquo o legate a committenti locali (Fig.<br />

20); mentre al piano nobile, che ospita le arti del Barocco, nella torre tesori, abbiamo<br />

raccolto ori, cammei, bronzetti e strumenti scientifici provenienti dalle collezioni sabaude<br />

seicentesche, nel tentativo <strong>di</strong> ricostruire un frammento della raccolta <strong>di</strong> meraviglie<br />

dei duchi <strong>di</strong> Savoia. (Fig. 21).<br />

In questi ultimi anni – conclusa l’impresa della riapertura del museo – , è ripresa la<br />

pubblicazione <strong>di</strong> cataloghi sistematici de<strong>di</strong>cati alle raccolte <strong>di</strong> arte decorativa del museo<br />

(Cammei, intagli e paste vitree nel 2009 e Legature nel 2011; in corso <strong>di</strong> pubblicazione<br />

il catalogo <strong>di</strong> Merletti) e appena sarà <strong>di</strong> nuovo possibile, il museo conta <strong>di</strong> proseguire<br />

la politica <strong>di</strong> acquisizioni rivolta alle arti preziose. L’ultimo istogramma, concentra<br />

tutte le acquisizioni <strong>di</strong> questi 150 anni, evidenziando in maniera netta l’importanza<br />

centrale <strong>di</strong> Viale nell’arricchimento delle raccolte <strong>di</strong> arte decorativa (Fig. 22).<br />

X


L’ATTUALITÀ<br />

INTRODUZIONE<br />

Il Museo Civico d’Arte Antica e le arti <strong>decorative</strong><br />

SIMONETTA CASTRONOVO<br />

Il convegno del 2008, <strong>di</strong> cui qui si presentano gli atti, è stato occasione per <strong>Palazzo</strong><br />

<strong>Madama</strong> <strong>di</strong> una riflessione sulla mission del museo in rapporto alle arti <strong>decorative</strong>. Al<br />

<strong>di</strong> là del proposito, <strong>di</strong>scusso e ratificato dal comitato scientifico della Fondazione Torino<br />

Musei, <strong>di</strong> continuare ad arricchire e valorizzare le raccolte <strong>di</strong> arte decorativa con acquisizioni<br />

mirate, campagne <strong>di</strong> schedatura e pubblicazione <strong>di</strong> cataloghi sistematici, si è<br />

fatto un passo in più, decidendo <strong>di</strong> aprire le collezioni anche ai manufatti del XIX e XX<br />

secolo. Una decisione che parte anche dalla constatazione che queste tipologie <strong>di</strong> oggetti<br />

non trovano al momento asilo in nessun museo torinese o piemontese. Dato che<br />

la Galleria d’Arte Moderna <strong>di</strong> Torino, deputata a raccogliere la produzione artistica <strong>di</strong> Otto<br />

e Novecento, acquisisce ed espone esclusivamente opere <strong>di</strong> pittura e <strong>di</strong> grafica, le arti<br />

applicate contemporanee sono <strong>di</strong> fatto prive a livello regionale <strong>di</strong> una sede espositiva.<br />

Di qui, la l’idea <strong>di</strong> documentare a <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong>, con particolare riferimento alla<br />

situazione piemontese, le arti minori del secolo scorso, sull’esempio <strong>di</strong> quanto già fanno<br />

in questo senso altri gran<strong>di</strong> <strong>musei</strong> <strong>di</strong> arti <strong>decorative</strong> in Italia, come il Castello Sforzesco<br />

a Milano e il Museo <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>monte a Napoli.<br />

In realtà la riappropriazione <strong>di</strong> questi materiali si ricollega a iniziative volte in questa stessa<br />

<strong>di</strong>rezione, negli anni del dopoguerra, da parte dell’allora <strong>di</strong>rettore del museo Vittorio<br />

Viale. Ci furono cioè tra il 1947 e il 1953 alcune piccole esposizioni e progetti <strong>di</strong> mostre<br />

che già coinvolgevano le arti applicate del XIX e XX secolo. Una linea nuova rispetto a<br />

quella ottocentesca (chiusa al contemporaneo), inaugurata da Viale e portata avanti per<br />

un decennio circa. Forse proprio la particolare posizione <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>rettore, che ricopriva<br />

il doppio incarico <strong>di</strong> <strong>di</strong>rigente <strong>di</strong> <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong> e della Galleria d’Arte Moderna –<br />

abituato cioè a lavorare sia sul fronte dell’arte antica che su quello dell’arte del Novecento<br />

(con le famose mostre su Marc Chagall, 1953; Robert e Sonia Delaunay, 1960; Nicolas<br />

de Stäel, 1960; Francis Bacon, 1962; Franz Kline, 1963; Barbara Hepworth. 1966) –, facilitò<br />

l’ideazione <strong>di</strong> iniziative espositive che riunivano insieme arti <strong>decorative</strong> del passato<br />

e del presente. È il caso della Mostra dell’Orafo. Oreficeria e argenteria antica e moderna<br />

(Fig. 23), organizzata dal 16 al 30 ottobre del 1947 in occasione della riapertura <strong>di</strong><br />

<strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong> dopo il periodo bellico14 . Un’esposizione <strong>di</strong> 250 argenti circa, dal VI<br />

secolo a. C. ai giorni nostri, per raccontare l’evoluzione delle forme e delle tecniche.<br />

Comprendeva gli argenti <strong>di</strong> Riccardo Gualino della Galleria Sabauda, argenti barocchi<br />

<strong>di</strong> collezionisti privati torinesi e dell’antiquario Pietro Accorsi, servizi da tè e da caffé<br />

in argento cesellato appartenuti a Carlo Felice e a Carlo Alberto conservati a <strong>Palazzo</strong><br />

Reale; per arrivare infine ai preziosi creati dai principali gioiellieri torinesi <strong>di</strong> quegli anni,<br />

come Astrua, Capello, Clapero e Fasano, coinvolti dall’Associazione Piemontese Orafi,<br />

Argentieri, Gioiellieri, Orologiai e affini, che collaborò all’organizzazione della mostra insieme<br />

a Viale. L’interesse del <strong>di</strong>rettore per la produzione contemporanea si fece ancora<br />

più forte nel 1953, in occasione della grande Mostra dell’arazzeria francese antica e moderna,<br />

un’esposizione prodotta in Francia, poi trasferitasi a Roma, e che Viale avrebbe<br />

voluto portare a <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong> nel maggio o nell’ottobre del 1953. Purtroppo problemi<br />

organizzativi impe<strong>di</strong>rono la realizzazione del progetto, ma nell’Archivio Storico dei<br />

Musei Civici si conserva una ricca documentazione sulla mostra, con elenchi dei prestatori,<br />

tutta la corrispondenza con l’ambasciata francese a Roma e soprattutto le piante<br />

delle singole sale <strong>di</strong> <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong> in cui sono in<strong>di</strong>cate con esattezza misure e posi-<br />

XI


INTRODUZIONE<br />

Il Museo Civico d’Arte Antica e le arti <strong>decorative</strong><br />

SIMONETTA CASTRONOVO<br />

zionamento delle opere da esporre (Fig.24) 15 . Anche in questo caso si trattava <strong>di</strong> una<br />

rassegna che spaziava dal Me<strong>di</strong>oevo al contemporaneo: dalla tappezzeria dell’Apocalisse<br />

della cattedrale <strong>di</strong> Angers commissionata a Nicolas Bataille da Luigi d’Angiò (destinata<br />

a Sala Staffarda), alle tappezzerie gotiche francesi e fiamminghe del XV e XVI secolo<br />

(in Sala Acaia); dagli arazzi su <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Vouet, Poussin e Le Brun (Sala Senato), alla<br />

produzione della manifattura dei Gobelins e <strong>di</strong> Beauvais del XVIII secolo (Camera delle<br />

Guar<strong>di</strong>e, Sala Guidobono e Sala Feste); per arrivare infine al settore contemporaneo,<br />

con le tappezzerie dei surrealisti Jean Lurçat e Lucine Coutaud in sala Quattro Stagioni,<br />

quelle <strong>di</strong> Jean-Louis Cavailles, vicino ai fauves, in Camera <strong>di</strong> <strong>Madama</strong> Reale, e ancora le<br />

opere <strong>di</strong> Pierre Dubreuil, Maurice-Louis Savin, René Pierrot – tutti pittori/illustratori attivi<br />

tra le due guerre come “cartonniers” <strong>di</strong> tappezzerie – in Gabinetto Cinese, le creazioni<br />

dei postcubisti Marcel Gromaire e Louis Robert Latapie in Camera Nuova, e un gran<br />

finale con la tappezzeria Polynesie <strong>di</strong> Henri Matisse in Veranda sud. A due anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza,<br />

nel 1955, sempre Viale organizzava in Sala Senato a <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong>, una grande mostra<br />

sul design contemporaneo (Fig. 25).<br />

Riprendendo quin<strong>di</strong> un <strong>di</strong>scorso già avviato da Viale, <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong> ha imbastito in<br />

questi ultimi cinque anni <strong>di</strong>verse iniziative legate alle arti <strong>decorative</strong> del Novecento.<br />

In or<strong>di</strong>ne cronologico, nel 2008 la mostra su Roberto Sambonet. Designer, Grafico, <strong>Arti</strong>sta<br />

(1924-1995), Fig 26; nel 2010, Arte e Industria a Torino. L’avventura Lenci. Ceramica d’arredo<br />

1927-1937 (Fig. 27); e tra fine 2010 e inizio 2011, Preziosi non preziosi. Gioielli fantasia da<br />

una collezione torinese (Fig. 28). Una serie <strong>di</strong> mostre che ha consentito <strong>di</strong> valorizzare<br />

importanti patrimoni piemontesi (la ceramica Lenci), <strong>di</strong> raccontare storie del territorio<br />

(Roberto Sambonet <strong>di</strong>segnò <strong>di</strong>versi oggetti in acciaio per la <strong>di</strong>tta Sambonet <strong>di</strong><br />

Vercelli); e <strong>di</strong> portare alla luce ricche collezioni torinesi, come quella <strong>di</strong> costume jewellery<br />

<strong>di</strong> Patrizia Sandretto Re Rebaudengo. In parallelo, ci sono stati singoli episo<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

nuovi allestimenti che hanno portato a <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong> le creazioni <strong>di</strong> designers contemporanei.<br />

Nel 2010, in parallelo al riallestimento <strong>di</strong> sala Tessuti con una selezione <strong>di</strong><br />

merletti antiche del museo dal XVI al XIX secolo, sono state inserite in vari ambienti<br />

del palazzo le opere <strong>di</strong> tre fiber artist, Wanda Casalis, Gina Moran<strong>di</strong>ni e Thessy<br />

Schoenholzer (Fig. 29). Nella stessa ottica sono stati esposti a varie riprese a <strong>Palazzo</strong><br />

<strong>Madama</strong> i lavori degli studenti dell’Istituto Europeo <strong>di</strong> Design. Nel 2009 abiti e accessori<br />

<strong>di</strong> moda in velluto, elaborati dagli allievi del 3°anno <strong>di</strong> Fashion and Textile Design ispirandosi<br />

alla collezione <strong>di</strong> velluti del museo (Antiche Trame – Nuovi Progetti) ed esposti<br />

nella torre romana nord (Fig.30); e nel 2011 una serie <strong>di</strong> cammei contemporanei – nati dallo<br />

stu<strong>di</strong>o dei cammei <strong>di</strong> età romana, rinascimentale e neoclassica <strong>di</strong> <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong><br />

–, realizzati con materiali alternativi, come il silicone, la carta, il plexiglas, la plastica, il<br />

rame, l’ottone e l’alpacca, dagli studenti del secondo e terzo anno del Corso triennale post<strong>di</strong>ploma<br />

in Design del Gioiello e dell’Accessorio; i nuovi gioielli sono rimasti esposti per<br />

tre mesi nelle vetrine negli ambienti barocchi <strong>di</strong> Piccola Guardaroba e Gabinetto Cinese<br />

(Cammei Contemporanei. Le creazioni IED per <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong>, Fig. 31). La collaborazione<br />

con l’Istituto Europeo <strong>di</strong> Design ha avuto anche un altro significato: la pratica <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong>are gli oggetti antichi dal vero, al fine <strong>di</strong> trarne ispirazione per nuove creazioni,<br />

permette <strong>di</strong> ricollegare il museo <strong>di</strong> oggi a quello <strong>di</strong> centocinquanta anni fa, quando gli<br />

artigiani e i giovani <strong>di</strong>segnatori venivano sollecitati ad andare nei <strong>musei</strong> d’arte e industria<br />

proprio per trovare modelli per i loro lavori, sia sotto il profilo delle tecniche che su<br />

XII


quello formale. In linea con questo <strong>di</strong>scorso, sono stati anche organizzati dei workshop,<br />

aperti a studenti e pubblico adulto, de<strong>di</strong>cati all’approfon<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> certe tecniche e<br />

materiali: corsi sulla ceramica graffita, sulle carte decorate, sui velluti, sui merletti e<br />

sul ricamo, tenuti rispettivamente da ceramisti professionisti legatori e fiber artist che<br />

hanno guidato il pubblico alla realizzazione <strong>di</strong> nuovi manufatti utilizzando le tecniche<br />

antiche, prima illustrate dai conservatori del museo (Fig. 32).<br />

NOTE<br />

INTRODUZIONE<br />

Il Museo Civico d’Arte Antica e le arti <strong>decorative</strong><br />

SIMONETTA CASTRONOVO<br />

1 Per una storia delle origini del Museo Civico d’Arte Antica, si veda l’intervento <strong>di</strong> Castelnuovo 1996, pp. 45-<br />

47; Astrua 1996, pp. 47-51; Di Macco 1996, pp. 51-54; e Spantigati 1996, pp. 33-34. Più recentemente: Pagella 2008, pp.4-<br />

15.<br />

2 Su questa figura <strong>di</strong> collezionista:Maritano, in corso <strong>di</strong> stampa. Maritano 2011, pp. 37-117.<br />

3 Il Museo Civico <strong>di</strong> Torino. Guida, 1884;<br />

Museo Civico <strong>di</strong> Torino, 1905.<br />

4 Pettenati 1997, pp.95-105.<br />

5 Tutti i grafici, torte e istogrammi, presentati in questo intervento, sono stati elaborati da Gianfranco<br />

Franceschi (Graffiti Multime<strong>di</strong>a) – che ringrazio – , acquisendo i dati contenuti nel catalogo informatizzato del<br />

museo e or<strong>di</strong>nati con programma Guarini.<br />

6 Pagella 2009, pp. 115-127.<br />

7 Pettenati 1984, pp.573-579.<br />

8 Castronovo 2011, pp.6-19.<br />

9 Torino, Archivio della Fondazione Torino Musei (Archivio Storico dei Musei Civici), CAA 12.6, 1885-pratica 3.<br />

10 Torino, Archivio della Fondazione Torino Musei (Archivio Storico dei Musei Civici), CAA 17.1, 1886-pratica 3.<br />

11 Baiocco 2009.<br />

12 Pagella 2002, pp. 145-160.<br />

13 Maritano 2010, pp.288-289.<br />

14 Torino, Archivio della Fondazione Torino Musei (Archivio Storico dei Musei Civici), CAA 560, 1947 [IX-8-<br />

Esposizioni 13].<br />

15 Torino, Archivio della Fondazione Torino Musei (Archivio Storico dei Musei Civici), SMO 489.<br />

XIII


BIBLIOGRAFIA<br />

INTRODUZIONE<br />

P. Astrua, Pio Ago<strong>di</strong>no e il <strong>di</strong>battito sui <strong>musei</strong><br />

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settembre 1996), Umberto Alleman<strong>di</strong> &C.,<br />

Torino 1996, pp, 47-51;<br />

S. Baiocco (a cura <strong>di</strong>), Defendente Ferrari a<br />

<strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong>. Stu<strong>di</strong> e restauri per il centenario<br />

della donazione Fontana, Savigliano,<br />

L’<strong>Arti</strong>stica E<strong>di</strong>trice, 2009.<br />

E. Castelnuovo, Le molte anime del museo, in<br />

Il Tesoro della città. Opere d’arte e oggetti preziosi<br />

da <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong>, a cura <strong>di</strong> S.<br />

Pettenati, G Romano, catalogo della mostra<br />

(Nichelino, Palazzina <strong>di</strong> Caccia <strong>di</strong> Stupinigi, 31<br />

marzo-8 settembre 1996), Umberto<br />

Alleman<strong>di</strong> &C., Torino 1996, pp. 45-47;<br />

S. Castronovo, Gli argenti Tiffany e Garrard <strong>di</strong><br />

Federico Sclopis ora al Museo <strong>di</strong> <strong>Palazzo</strong><br />

<strong>Madama</strong> a Torino, in F. Simonetti (a cura <strong>di</strong>),<br />

Gli argenti Tiffany donati a Federico Sclopis,<br />

Galleria Nazionale <strong>di</strong> <strong>Palazzo</strong> Spinola,<br />

Genova, Sagep E<strong>di</strong>tori, 2011, pp.6-19.<br />

M. Di Macco, Il “Museo Civico d’arte applicata<br />

alle industrie in Torino”, in Il Tesoro della città.<br />

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della mostra (Nichelino, Palazzina <strong>di</strong> Caccia<br />

<strong>di</strong> Stupinigi, 31 marzo-8 settembre 1996),<br />

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<strong>di</strong> Vittorio Viale, in E. Pagellae C. Viano (a<br />

cura <strong>di</strong>), <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong> a Torino. Dal<br />

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(Milano), Silvana E<strong>di</strong>toriale, 2010, pp.288-289.<br />

C. Maritano, Emanuele d’Azeglio, collezionista<br />

a Londra, in G. Romano (a cura <strong>di</strong>),<br />

Diplomazia, Musei, Collezionismo tra il il<br />

Piemonte e l’Europa negli anni del<br />

Risorgimento, Torino, Fondazione Cassa <strong>di</strong><br />

Il Museo Civico d’Arte Antica e le arti <strong>decorative</strong><br />

SIMONETTA CASTRONOVO<br />

Risparmio <strong>di</strong> Torino- E<strong>di</strong>tris, 2011, pp. 37-117.<br />

C. Maritano, La Direzione <strong>di</strong> Emanuele<br />

Taparelli d’Azeglio (1879- 1890), in S. Abram (a<br />

cura <strong>di</strong>), I <strong>di</strong>rettori dei Musei Civici <strong>di</strong> Torino<br />

1863-1939, atti della giornata <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> (Torino,<br />

19 aprile 2008), in corso <strong>di</strong> stampa.<br />

Museo Civico <strong>di</strong> Torino. Cento Tavole riproducenti<br />

circa 700 oggetti pubblicate per cura<br />

della Direzione del Museo, Torino, Sambuy<br />

E<strong>di</strong>tore, 1905.<br />

E. Pagella, “Uno specialista perfetto”.<br />

Sull’attività <strong>di</strong> Vittorio Viale per i <strong>musei</strong> <strong>di</strong><br />

Torino, in B. Signorelli, P. Uscello (a cura <strong>di</strong>),<br />

Torino 1863-1963. Architettura, arte, urbanistica,<br />

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gli uomini, le idee, in Il <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong>-<br />

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Alleman<strong>di</strong> &C., Torino 2008, pp.4-15.<br />

E. Pagella, Le collezioni d’arte del Regio Museo<br />

Industriale Italiano <strong>di</strong> Torino. Prime ricognizioni<br />

per un patrimonio perduto,in V.<br />

Marchis (a cura <strong>di</strong>), Disegnare, Progettare,<br />

Costruire. 150 anni <strong>di</strong> arte e scienza nelle collezioni<br />

del Politecnico <strong>di</strong> Torino, Fondazione<br />

Cassa <strong>di</strong> Risparmio <strong>di</strong> Torino-E<strong>di</strong>tris, Torino<br />

2009, pp. 115-127.<br />

S. Pettenati, La ceramica all’Esposizione Nazionale<br />

Italiana del 1884, in Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> storia dell’arte in<br />

onore <strong>di</strong> Mario Rotili, Torino 1984, pp.573-579.<br />

S. Pettenati, Vittorio Avondo e le arti applicate<br />

all’industria, in R. Maggio Serra e B.<br />

Signorelli (a cura <strong>di</strong>), Vittorio Avondo (1836-<br />

1910). Dalla pittura al collezionismo, dal<br />

museo al restauro, Società Piemontese <strong>di</strong><br />

Archeologia e Belle <strong>Arti</strong>, Nuova Serie, Atti,<br />

Volume IV, Torino 1997, pp.95-105.<br />

C. Spantigati, Le origini del museo e il <strong>di</strong>battito<br />

sulla tutela, in Il Tesoro della Città. Opere d’arte<br />

e oggetti preziosi da <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong>, a cura <strong>di</strong><br />

S. Pettenati, G. Romano, catalogo della mostra<br />

(Nichelino, Palazzina <strong>di</strong> Caccia <strong>di</strong> Stupinigi, 31<br />

marzo-8 settembre 1996), Umberto Alleman<strong>di</strong><br />

&C., Torino 1996, pp. 33-34.<br />

XIV


Fig. 1 Museo Civico d’Arte<br />

Antica, sede <strong>di</strong> via<br />

Gaudenzio Ferrari. Sala<br />

degli Avori 1905.<br />

Fig. 2 Museo Civico d’Arte<br />

Antica, sede <strong>di</strong> via<br />

Gaudenzio Ferrari. Sala<br />

Aostana, 1905.<br />

1<br />

2<br />

INTRODUZIONE<br />

Il Museo Civico d’Arte Antica e le arti <strong>decorative</strong><br />

SIMONETTA CASTRONOVO<br />

XV


3<br />

4<br />

INTRODUZIONE<br />

Il Museo Civico d’Arte Antica e le arti <strong>decorative</strong><br />

SIMONETTA CASTRONOVO<br />

Fig. 3 <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong>. Acquisizioni 1874-1890. Fig. 4 <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong>. Acquisizioni 1874-1890.<br />

XVI


5<br />

6<br />

INTRODUZIONE<br />

Il Museo Civico d’Arte Antica e le arti <strong>decorative</strong><br />

SIMONETTA CASTRONOVO<br />

Fig. 5 <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong>. Acquisizioni 1891-1910. Fig. 6 <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong>. Acquisizioni 1891-1910.<br />

XVII


Fig. 7 Doccia, manifattura<br />

Ginori. Vaso in stile<br />

ispano-moresco, decorato<br />

a lustro. 1884. Maiolica.<br />

Marca “Ginori” con corona,<br />

in blu. Torino,<br />

<strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong> - Museo<br />

Civico d’Arte Antica.<br />

Fig. 8 Napoli, Fabbrica<br />

Achille Mollica. Piatto<br />

con autoritratto in veste<br />

<strong>di</strong> pescatore. 1882.<br />

Maiolica. Iscrizione: “A.<br />

Mollica 1882”. Torino,<br />

<strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong> -Museo<br />

Civico d’Arte Antica.<br />

7<br />

8<br />

INTRODUZIONE<br />

Il Museo Civico d’Arte Antica e le arti <strong>decorative</strong><br />

SIMONETTA CASTRONOVO<br />

XVIII


Fig. 9 Compagnia Venezia<br />

e Murano, Vaso in vetro<br />

bianco decorato a<br />

filigrana con nodo a<br />

dragone aggrovigliato,<br />

1878. Torino, <strong>Palazzo</strong><br />

<strong>Madama</strong> -Museo Civico<br />

d’Arte Antica.<br />

Fig. 10 Manifattura<br />

Salviati dott. Antonio,<br />

Ciotola murrina, circa<br />

1880. Torino, <strong>Palazzo</strong><br />

<strong>Madama</strong> - Museo Civico<br />

d’Arte Antica (già Regio<br />

Museo Industriale<br />

Italiano).<br />

9<br />

10<br />

INTRODUZIONE<br />

Il Museo Civico d’Arte Antica e le arti <strong>decorative</strong><br />

SIMONETTA CASTRONOVO<br />

XIX


11<br />

Fig. 11 Eugène J. Soligny<br />

(attribuito a), Tiffany &<br />

Co., New York, Coppa per<br />

punch, 1873. <strong>Palazzo</strong><br />

<strong>Madama</strong>-Museo Civico<br />

d’Arte Antica.<br />

Fig. 12 Eugène J. Soligny<br />

(attribuito a), Tiffany &<br />

Co., New York,<br />

Candelabro a do<strong>di</strong>ci<br />

lumi, 1873. <strong>Palazzo</strong><br />

<strong>Madama</strong>-Museo Civico<br />

d’Arte Antica.<br />

Fig. 13 <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong>-<br />

Museo Civico d’Arte<br />

Antica. Sala Ceramiche.<br />

Allestimento 1934.<br />

13<br />

INTRODUZIONE<br />

Il Museo Civico d’Arte Antica e le arti <strong>decorative</strong><br />

SIMONETTA CASTRONOVO<br />

XX<br />

12


14<br />

15<br />

INTRODUZIONE<br />

Il Museo Civico d’Arte Antica e le arti <strong>decorative</strong><br />

SIMONETTA CASTRONOVO<br />

Fig. 14 <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong>. Acquisizioni 1930-1965. Fig. 15 <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong>. Acquisizioni 1930-1965.<br />

XXI


16<br />

17<br />

INTRODUZIONE<br />

Il Museo Civico d’Arte Antica e le arti <strong>decorative</strong><br />

SIMONETTA CASTRONOVO<br />

Fig. 16 <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong>. Acquisizioni 1972-2007. Fig. 17 <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong>. Acquisizioni 1972-2007.<br />

XXII


18<br />

19<br />

INTRODUZIONE<br />

Fig. 18 <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong>-Museo Civico d’Arte<br />

Antica. Sala Ceramiche. Allestimento 2006.<br />

slide 8 <strong>di</strong> power point<br />

Il Museo Civico d’Arte Antica e le arti <strong>decorative</strong><br />

SIMONETTA CASTRONOVO<br />

Fig. 19 <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong>-Museo Civico d’Arte<br />

Antica. Sala Vetri e Avori. Allestimento 2006.<br />

XXIII


Fig. 20 <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong>-<br />

Museo Civico d’Arte<br />

Antica. Cofano <strong>di</strong> Guala<br />

Bicchieri. Sala Acaia (particolare).<br />

Allestimento<br />

2006.<br />

Fig. 21 <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong>-<br />

Museo Civico d’Arte<br />

Antica. Torre Tesori<br />

Piano Nobile<br />

(particolare). Allestimento<br />

2006.<br />

20<br />

21<br />

INTRODUZIONE<br />

Il Museo Civico d’Arte Antica e le arti <strong>decorative</strong><br />

SIMONETTA CASTRONOVO<br />

XXIV


22<br />

23<br />

INTRODUZIONE<br />

Il Museo Civico d’Arte Antica e le arti <strong>decorative</strong><br />

SIMONETTA CASTRONOVO<br />

Fig. 22 <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong>. Acquisizioni 1874-2007. Fig. 23 Mostra dell’orafo a <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong>,<br />

1947, opuscolo informativo.<br />

XXV


Fig. 24 Progetto <strong>di</strong> allestimento<br />

delle tappezzerie <strong>di</strong> Jean Lurçat<br />

in Sala Quattro Stagioni a<br />

<strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong>, 1953, <strong>di</strong>segno<br />

su cartolina.<br />

Fig. 25 Mostra del design contemporaneo<br />

in Sala Senato, <strong>Palazzo</strong><br />

<strong>Madama</strong>, 1955.<br />

Fig. 26 Roberto Sambonet.<br />

Designer, Grafico, <strong>Arti</strong>sta (1924-<br />

1995), <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong>, 2008.<br />

INTRODUZIONE<br />

24<br />

25<br />

26<br />

Il Museo Civico d’Arte Antica e le arti <strong>decorative</strong><br />

SIMONETTA CASTRONOVO<br />

XXVI


27<br />

28<br />

INTRODUZIONE<br />

Fig. 27 Arte e Industria a Torino. L’avventura<br />

Lenci. Ceramica d’arredo 1927-1937, <strong>Palazzo</strong><br />

<strong>Madama</strong>, 2010.<br />

slide 8 <strong>di</strong> power point<br />

Il Museo Civico d’Arte Antica e le arti <strong>decorative</strong><br />

SIMONETTA CASTRONOVO<br />

Fig. 28 Preziosi non preziosi. Gioielli fantasia<br />

da una collezione torinese. <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong>,<br />

2010-2011.<br />

XXVII


Fig. 29 Wanda Casaril,<br />

Gina Moran<strong>di</strong>ni e Thessy<br />

Schoenholzer, Simile-<br />

Dissimile. <strong>Palazzo</strong><br />

<strong>Madama</strong>, Corte<br />

me<strong>di</strong>evale, 2010.<br />

Fig. 30 Antiche Trame -<br />

Nuovi Progetti. <strong>Palazzo</strong><br />

<strong>Madama</strong>, Torre romana<br />

nord, 2008.<br />

29<br />

30<br />

INTRODUZIONE<br />

Il Museo Civico d’Arte Antica e le arti <strong>decorative</strong><br />

SIMONETTA CASTRONOVO<br />

XXVIII


31<br />

32<br />

INTRODUZIONE<br />

Fig. 31 Cammei contemporanei. Le creazioni<br />

IED per <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong>. <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong>,<br />

Gabinetto Cinese, 2011.<br />

slide 8 <strong>di</strong> power point<br />

Il Museo Civico d’Arte Antica e le arti <strong>decorative</strong><br />

SIMONETTA CASTRONOVO<br />

Fig. 32 Conoscere è fare. Taglia e cuci,<br />

workshop sui velluti a <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong>, 2009.<br />

XXIX

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