Giornata di studio Arti decorative e musei L'Italia ... - Palazzo Madama
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INTRODUZIONE<br />
Il Museo Civico d’Arte Antica e le arti <strong>decorative</strong><br />
SIMONETTA CASTRONOVO<br />
ture, soprattutto lapidee (76), tutte <strong>di</strong> provenienza locale (Piemonte, Valle d’Aosta, valle<br />
<strong>di</strong> Susa): acquisizioni che spesso significarono il recupero e la salvaguar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> sculture<br />
me<strong>di</strong>evali e rinascimentali del territorio, messe in ven<strong>di</strong>ta da privati e religiosi, altrimenti<br />
a forte rischio <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione.<br />
Nel periodo considerato, il Museo Civico non aveva al suo interno né una scuola <strong>di</strong> <strong>di</strong>segno,<br />
né laboratori de<strong>di</strong>cati all’insegnamento delle tecniche, come in altri <strong>musei</strong> artistico-industriali<br />
in Italia (MAI <strong>di</strong> Roma, Filangeri a Napoli). Si tratta tuttavia <strong>di</strong> servizi –<br />
“biblioteca artistica, scuola <strong>di</strong> <strong>di</strong>segno e <strong>di</strong> plastica, sale per conferenze” – , che il <strong>di</strong>rettore<br />
Taparelli d’Azeglia avrebbe voluto attivare anche a Torino, come emerge in una lettera<br />
al sindaco del 1882, in cui si insiste sulla necessità <strong>di</strong> trovare una nuova sede, più grande,<br />
per il Museo Civico, in grado <strong>di</strong> ospitare le accresciute collezioni civiche e le scuole<br />
in questione. C’era però a Torino, in quegli stessi anni, qualcosa <strong>di</strong> assai vicino al<br />
Department of Practical Art del Kensington Museum <strong>di</strong> Londra, e cioè il corso do “composizione<br />
ornamentale applicata alle opere <strong>decorative</strong> in <strong>di</strong>segno e in rilievo” (ornamentazione<br />
industriale), tenuto presso la scuola del Regio Museo Industriale dallo<br />
scultore Pietro Giusti (dal 1867 al 1881), peraltro affiancato da corsi pratici <strong>di</strong> intaglio<br />
del legno e dell’avorio. La scuola del Museo Industriale <strong>di</strong>sponeva <strong>di</strong> una ricca collezione<br />
<strong>di</strong> modelli per gli allievi, costituita da oggetti artistici moderni : lavori in mosaico, intagli<br />
in legno, vetri, ferri, ceramiche, campioni <strong>di</strong> tessuti e merletti (1072 l), tutti acquistati<br />
alle Esposizioni nazionali e internazionali6 .<br />
Per quanto riguarda il rapporto con le Esposizioni Universali, non risulta che il museo<br />
abbia mai acquistato <strong>di</strong>rettamente alle Esposizioni opere moderne in ceramica, vetro,<br />
tessuto o mobilio per le proprie collezioni (che si fermavano – da Regolamento – al<br />
principio del XIX secolo). A <strong>Palazzo</strong> <strong>Madama</strong> si conservano alcune opere <strong>di</strong> arte decorativa<br />
del secondo Ottocento, ma sono tutte entrate per vie in<strong>di</strong>rette, mai frutto <strong>di</strong> acquisti<br />
deliberati da parte del comitato <strong>di</strong>rettivo (che anzi, in una seduta del 1902, si<br />
espresse chiaramente per bocca <strong>di</strong> Avondo contro l’eventualità <strong>di</strong> acquisire oggetti<br />
contemporanei). Il nucleo <strong>di</strong> ceramiche ottocentesche, per esempio (tra cui il vaso Ginori<br />
in stile ispano-moresco e il Piatto con autoritratto in veste <strong>di</strong> pescatore della Fabbrica<br />
Achille Mollica Figg .7 e 8 ), arrivò come deposito da parte della città <strong>di</strong> Torino, cui gli artisti<br />
e le manifatture italiane che avevano partecipato all’Esposizione <strong>di</strong> Torino del 1884,<br />
avevano offerto in omaggio alcuni esemplari della loro produzione, tra quelli rimasti invenduti7<br />
. I vetri Salviati e Compagnia <strong>di</strong> Venezia-Murano (la coppa con il drago e la ciotola<br />
verde e viola, presentate rispettivamente all’Esposizione <strong>di</strong> Parigi del 1878 e a quella<br />
<strong>di</strong> Torino del 1884: Figg. 9 e 10), vennero acquistati dal Regio Museo Industriale per la<br />
scuola, e solo in un secondo tempo confluirono al Museo Civico – dopo la chiusura del<br />
Museo Industriale nel 1906 e la successiva <strong>di</strong>spersione delle sue collezioni –, probabilmente<br />
tramite Giovanni Vacchetta, già insegnante <strong>di</strong> Ornato al Museo Industriale,<br />
quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>rettore del Museo Civico dopo Avondo, dal 1913 al 1920. Un altro esempio da ricordare<br />
è quello degli argenti Tiffany (New York, 1873, Figg. 11 e 12), due candelieri e una<br />
coppa da punch assolutamente in sintonia con il gusto delle gran<strong>di</strong> Esposizioni, donati<br />
nel 1873 dal governo americano al conte Federico Sclopis <strong>di</strong> Salerano per il suo ammirevole<br />
arbitrato, in qualità <strong>di</strong> delegato nominato da Vittorio Emanuele II re d’Italia, nella<br />
questione dell’Alabama; e <strong>di</strong>eci anni più tar<strong>di</strong> offerti dalla vedova Sclopis al Museo<br />
Civico, che li espose per breve tempo nella sala dei cimeli risorgimentali in via Gaudenzio<br />
VIII