Brutto ma buono: i pregi del melone Rospo bio - Ermes Agricoltura
Brutto ma buono: i pregi del melone Rospo bio - Ermes Agricoltura
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AGRICOLTURARUBRICHE<br />
<strong>Brutto</strong> <strong>ma</strong> <strong>buono</strong>: i <strong>pregi</strong><br />
<strong>del</strong> <strong>melone</strong> <strong>Rospo</strong> <strong>bio</strong><br />
A Villanova di Bagnacavallo (RA) Eugenio Mingozzi<br />
sta recuperando antiche varietà di orticole quasi <strong>del</strong> tutto<br />
scomparse e le vende direttamente ai consu<strong>ma</strong>tori.<br />
Aintravederlo tra le foglie lascia qualche dub<strong>bio</strong>:<br />
vegetale o ani<strong>ma</strong>le? La sua buccia<br />
bugnosa ha l’aspetto <strong>del</strong>la pelle <strong>del</strong>l’anfi<strong>bio</strong><br />
da cui ha mutuato il nome: rospo. Il <strong>melone</strong> “Zatta”,<br />
detto anche “<strong>Rospo</strong> di Bologna” (o di Modena),<br />
ha la buccia tutta piena di bugni, una caratteristica<br />
che, accompagnata al colore verde smeraldo,<br />
quando non è ancora <strong>ma</strong>turo, o giallo verdognolo,<br />
a <strong>ma</strong>turità raggiunta, lo rende simile all’omonimo<br />
ani<strong>ma</strong>le.<br />
La sua storia si perde nei secoli e la sua fa<strong>ma</strong> è confer<strong>ma</strong>ta<br />
dalla presenza nei dipinti <strong>del</strong>l’Arcimboldi, il<br />
pittore che nel Cinquecento realizzava figure u<strong>ma</strong>ne<br />
allegoriche composte di ortaggi e frutta. Il tecnico<br />
di <strong>bio</strong>diversità Stefano Tellarini ne ha rintracciato<br />
im<strong>ma</strong>gini anche nei quadri <strong>del</strong> pittore <strong>del</strong>la corte fiorentina<br />
dei Medici, Bartolomeo Bimbi (1648-1730).<br />
Gli esperti classificano il <strong>melone</strong> <strong>Rospo</strong> nella varietà<br />
dei “Cantalupo”, caratterizzata dalla buccia spessa<br />
e piena di protuberanze. Anticamente il suo areale<br />
di produzione era tutta l’area padana. Oggi, invece,<br />
rischia di scomparire.<br />
Il motivo, secondo Tellarini, è quello comune a molte<br />
antiche varietà, che hanno dovuto cedere il passo<br />
a varietà più facili da conservare, anche se meno<br />
buone. In pratica l’esigenza <strong>del</strong>la grande distribuzione<br />
di avere prodotti adatti alla frigoconservazione<br />
ha fatto diventare la conservabilità una <strong>del</strong>le caratteristiche<br />
più importanti per prodotti come la<br />
frutta e gli ortaggi, al di là <strong>del</strong>la loro bontà e <strong>del</strong> loro<br />
sapore.<br />
IL RITORNO AL LAVORO IN CAMPAGNA<br />
Così non è, invece, per chi vende direttamente al consu<strong>ma</strong>tore.<br />
È il caso di Eugenio Mingozzi, “ortolano”<br />
di Villanova di Bagnacavallo (RA), dove siamo andati<br />
a conoscere da vicino il <strong>melone</strong> <strong>Rospo</strong>. La sua azienda<br />
si trova sulla riva destra <strong>del</strong> fiume Lamone, appena<br />
sotto l’argine, su un terreno prevalentemente<br />
sciolto. «Questa - dice Mingozzi - è da sempre zona<br />
di frutteti, vigneti e cereali. Io sono l’unico che produce<br />
ortaggi. È una scelta che ho fatto nel 2004,<br />
quando ho deciso di lasciare il lavoro dipendente».<br />
Mingozzi, 52 anni, non è un estraneo all’agricoltura,<br />
fulminato sulla via <strong>del</strong>la riscoperta <strong>del</strong>le origine<br />
contadine, anzi. Pri<strong>ma</strong> lavorava in una importante<br />
ditta sementiera ed era continuamente in viaggio<br />
tra l’Italia e l’estero. «Un giorno mi sono stancato di<br />
viaggiare ed ho deciso di mettere a frutto<br />
un po’ <strong>del</strong>la mia esperienza». È<br />
così che ha rilevato l’azienda<br />
“Radisa” da un’amica: 3,5<br />
ettari di terreno ad ortaggi<br />
in gran parte certificati<br />
<strong>bio</strong>logici già dal 1986.<br />
Per irrigare utilizza l’acqua<br />
<strong>del</strong> vicino fiume e<br />
per conci<strong>ma</strong>re prende il<br />
letame di allevamenti di<br />
cavalli, in prevalenza<br />
a<strong>ma</strong>toriali, con tanto di<br />
certificazione di assenza di<br />
anti<strong>bio</strong>tici. Oggi produce un<br />
po’ tutti i tipi di ortaggi, in prevalenza<br />
quelli a foglia larga, come insalate<br />
e radicchi, <strong>ma</strong> anche zucchine, melanzane, peperoni,<br />
carciofi, cocomeri, meloni, fagiolini. Tutti prodotti<br />
che vende direttamente in azienda o ad alcuni negozi<br />
specializzati tra Bagnacavallo, Faenza, Lugo,<br />
Ravenna e ai negozi <strong>bio</strong>logici a <strong>ma</strong>rchio “Natura Sì”.<br />
PRODOTTI GUSTOSI, AL GIUSTO PREZZO<br />
La vendita diretta si sta rivelando una scelta azzeccata.<br />
«Ci sono molti giovani con bambini che<br />
scelgono il <strong>bio</strong>logico e preferiscono venire a comprare<br />
in azienda invece che in centri commerciali<br />
dove non conoscono l’origine di ciò che acquistano.<br />
In più i miei clienti hanno la possibilità di toccare<br />
con <strong>ma</strong>no la superiore qualità <strong>del</strong> mio prodotto,<br />
a prezzi sostanzialmente non dissimili da<br />
quelli dei supermercati».<br />
Ogni dieci giorni Mingozzi mette a dimora duemila<br />
piante di insalata. «In genere - dice - ne raccolgo<br />
attorno al 50%, perché nella produzione <strong>bio</strong>logica<br />
PIANETA<br />
BIODIVERSITÀ<br />
FRANCESCO DIOLAITI<br />
Un <strong>melone</strong><br />
<strong>Rospo</strong> <strong>ma</strong>turo.<br />
(Foto Dell’Aquila)<br />
103<br />
SETTEMBRE<br />
2009
PIANETA<br />
BIODIVERSITÀ<br />
Eugenio Mingozzi<br />
all’interno <strong>del</strong>la serra<br />
dove coltiva il <strong>melone</strong><br />
<strong>Rospo</strong>.<br />
La bella polpa<br />
<strong>del</strong> <strong>melone</strong> <strong>Rospo</strong>.<br />
104<br />
SETTEMBRE<br />
2009<br />
Foto Dell’Aquila Foto Dell’Aquila<br />
non si sa <strong>ma</strong>i quanto sarà il raccolto finale. Comunque<br />
gli ortaggi a foglia mi danno meno problemi<br />
di conservazione e sono un po’ il perno <strong>del</strong>la<br />
produzione aziendale». Con l’aiuto di tre operai<br />
avventizi, Mingozzi coltiva i suoi ortaggi parte in<br />
campo aperto e parte su settemila metri quadrati<br />
di serre. «Sono strutture di recupero, che mi sono<br />
costate più che comprarle nuove, <strong>ma</strong> non mi piace<br />
buttar via le cose. È anche per questo che invito i<br />
miei clienti a portarsi le buste da casa. Quando posso,<br />
fornisco loro una cassetta invitandoli a tenerla<br />
sempre in <strong>ma</strong>cchina».<br />
La sua passione per il recupero non si fer<strong>ma</strong> solo alle<br />
strutture. Forse anche per il suo passato nel settore<br />
sementiero, Eugenio Mingozzi è un seed saver,<br />
un salvatore di semi. È così che a fianco <strong>del</strong> <strong>melone</strong><br />
<strong>Rospo</strong>, alla Radisa si trovano il cetriolo “Spuredda<br />
Nera”, il “Cocomero di Ro<strong>ma</strong>gna”, il pomodoro a<br />
AGRICOLTURARUBRICHE<br />
pera, il “Melone d’inverno”, il peperone “Corno<br />
abruzzese”, la melanzana “Violetta di Sicilia”, il fagiolino<br />
“Burro di Rotencourt”. «I semi <strong>del</strong> <strong>melone</strong><br />
<strong>Rospo</strong> - prosegue Mingozzi - li ho recuperati da un<br />
amico genetista. Sto cercando di ricostruire la tecnica<br />
di coltivazione. Il segreto è solo uno: provare,<br />
provare, provare».<br />
ALLA RISCOPERTA<br />
DEI SAPORI DI UNA VOLTA<br />
Il <strong>melone</strong> <strong>Rospo</strong> - spiega ancora - è un prodotto tardivo,<br />
che <strong>ma</strong>tura anche con venti giorni di ritardo rispetto<br />
alle varietà oggi più diffuse. Quando è pronto,<br />
arriva a <strong>ma</strong>turazione nel giro di poche ore e il risultato<br />
finale non è sempre uniforme. In linea di <strong>ma</strong>ssi<strong>ma</strong><br />
il 70% <strong>del</strong>la produzione è ottimo, <strong>ma</strong> un 30%<br />
non sempre risponde alle aspettative. I clienti - aggiunge<br />
il titolare <strong>del</strong>la Radisa - lo comprano per curiosità,<br />
<strong>ma</strong> una volta che ne hanno gustato il sapore,<br />
tornano ad acquistarlo. Con questi prodotti la<br />
gente ritrova il buon sapore di una volta».<br />
I clienti, Eugenio Mingozzi se li cura con particolare<br />
attenzione. Soprattutto d’estate, la Radisa diventa<br />
un punto d’incontro, con serate in cui si parla di alimentazione<br />
oppure si ascolta <strong>del</strong>la buona musica<br />
popolare.<br />
Per chi non ha il tempo di recarsi sul punto vendita<br />
aziendale, Mingozzi ha adottato il siste<strong>ma</strong> <strong>del</strong>la vendita<br />
in abbonamento setti<strong>ma</strong>nale: una cassetta di<br />
verdure consegnate a domicilio o in un punto di raccolta<br />
collettivo quale può essere un negozio, un condominio,<br />
un <strong>ma</strong>gazzino. È un siste<strong>ma</strong> di vendita<br />
piuttosto diffuso nel Nord Europa, <strong>ma</strong> con applicazioni<br />
piuttosto sporadiche nel nostro Paese, anche<br />
se potrebbe essere una nuova frontiera <strong>del</strong>la vendita<br />
diretta.