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la verifica e la valutazione optometrica dell'attività visiva prossimale

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di<br />

Silvio Maffioletti,<br />

optometrista,<br />

docente a contratto<br />

del Corso di <strong>la</strong>urea in<br />

Ottica e optometria -<br />

Università degli studi<br />

di Mi<strong>la</strong>no Bicocca<br />

Re<strong>la</strong>zione<br />

presentata all’XI<br />

Convegno<br />

Scientifico ISSO<br />

G. Ricco di Mi<strong>la</strong>no,<br />

novembre 2002<br />

Parole chiave:<br />

ampiezza<br />

accomodativa,<br />

presbiopia,<br />

flessibilità<br />

accomodativa,<br />

anomalie di<br />

accomodazione,<br />

accomodazione<br />

re<strong>la</strong>tiva.<br />

27<br />

Riv It Optom<br />

vol.<br />

n.1<br />

GEN-MAR 2004<br />

pagg. 26-42<br />

LA VERIFICA<br />

E LA VALUTAZIONE OPTOMETRICA<br />

DELL’ATTIVITÀ VISIVA PROSSIMALE<br />

”<br />

La visione nitida a distanza<br />

<strong>prossimale</strong> non sarebbe<br />

possibile se l’uomo non<br />

possedesse <strong>la</strong> funzione<br />

accomodativa. Fino a quando<br />

le capacità e<strong>la</strong>stiche del<br />

cristallino consentono una<br />

sua variazione di forma, <strong>la</strong><br />

funzione accomodativa è<br />

possibile. Con l’avanzare<br />

dell’età il cristallino perde <strong>la</strong><br />

propria e<strong>la</strong>sticità e decade il<br />

meccanismo automatico di<br />

focalizzazione degli oggetti<br />

posti a distanze diverse. La<br />

presbiopia raggiunge le<br />

persone nel pieno del<strong>la</strong> loro<br />

maturità ed efficienza fisica,<br />

psichica e sessuale;<br />

attraverso <strong>la</strong> prescrizione di<br />

un occhiale per vicino essi<br />

percepiscono, con disappunto,<br />

di essere entrati in una nuova<br />

fase del<strong>la</strong> loro vita.<br />

26<br />

Iproblemi visivi a distanza <strong>prossimale</strong>, in<br />

Italia e nei Paesi economicamente più<br />

avanzati, non riguardano più soltanto il<br />

ristretto mondo accademico e intellettuale<br />

e alcune professioni artigianali come<br />

avveniva in passato, ma interessano <strong>la</strong><br />

maggior parte delle persone. È uno dei<br />

segnali più espliciti dei numerosi e<br />

profondi mutamenti che, nel<strong>la</strong> seconda metà del<br />

Novecento, hanno trasformato <strong>la</strong> società italiana<br />

nel suo complesso, modificandone le caratteristiche<br />

sociali, economiche, urbanistiche, etico-morali<br />

26 .<br />

Il contesto che aveva caratterizzato per secoli<br />

<strong>la</strong> vita del popolo italiano era rego<strong>la</strong>to<br />

dai ritmi delle stagioni e dagli impegni <strong>la</strong>vo-


ativi a esse connessi; <strong>la</strong> vita si svolgeva<br />

prevalentemente all’aria aperta, impegnata<br />

in <strong>la</strong>vori espletati attraverso l’uso del<strong>la</strong> forza<br />

fisica. La maggior risorsa di sostentamento<br />

era l’agricoltura e le persone <strong>la</strong>voravano <strong>la</strong><br />

terra per produrre il necessario per vivere o,<br />

spesso, sopravvivere. Gli uomini erano destinati<br />

al <strong>la</strong>voro, fisicamente intenso e sfibrante,<br />

e al<strong>la</strong> gestione dei rapporti sociali<br />

che erano prevalentemente aspri e conflittuali;<br />

alle donne erano riservati ruoli privati<br />

e subalterni e, in partico<strong>la</strong>re, <strong>la</strong> responsabilità<br />

dell’ambiente domestico e <strong>la</strong> cura dei figli,<br />

spesso numerosi 14 .<br />

L’era industriale ha radicalmente modificato<br />

questo contesto. Dal<strong>la</strong> seconda metà del<br />

27<br />

Abstract<br />

Optometrical <strong>verifica</strong>tion<br />

and evaluation of near-vision<br />

activity<br />

Clear, sharp vision from up close would<br />

not be possible if the human eye <strong>la</strong>cked<br />

the accommodation function. This accommodation<br />

is only possible as long as<br />

the crystalline lens in the eye remains<br />

e<strong>la</strong>stic and can thus change shape. As a<br />

person gets older, the crystalline lens loses<br />

e<strong>la</strong>sticity and the eye becomes less<br />

able to automatically focus on objects located<br />

at different distances. With advancing<br />

age, mature people, although in<br />

good physical, mental and sexual<br />

health, generally become farsighted,<br />

and being prescribed reading g<strong>la</strong>sses<br />

comes as a disappointment because it<br />

marks their having entered a new phase<br />

in life.<br />

Novecento l’uomo <strong>la</strong>vora sempre meno per<br />

produrre ciò che direttamente gli serve, in<br />

quanto è l’organizzazione economica e sociale<br />

che gli garantisce <strong>la</strong> sopravvivenza in<br />

modo indiretto. La forza fisica è divenuta<br />

sempre meno importante e le mansioni <strong>la</strong>vorative<br />

più diffuse vengono effettuate in<br />

luoghi re<strong>la</strong>tivamente ristretti e in condizioni<br />

sedentarie, cosicché il notevole impegno<br />

fisico è stato sostituito da un crescente e<br />

pressante sforzo mentale, preceduto da<br />

molti anni di frequenza sco<strong>la</strong>stica e di perfezionamento<br />

professionale. Le attività prettamente<br />

cognitive effettuate a distanza<br />

<strong>prossimale</strong> hanno così <strong>la</strong>rgamente sostituito<br />

quelle di tipo fisico 20 .<br />

E. Vuil<strong>la</strong>rd:<br />

“Ritratto di André<br />

Bérac”; tempera<br />

su te<strong>la</strong>,<br />

129,5x156,2 cm<br />

1936, Collezione<br />

Rau, Fondation<br />

UNICEF Cologne.<br />

27<br />

Riv It Optom<br />

vol.<br />

n.1<br />

GEN-MAR 2004<br />

pagg. 26-42


LA VERIFICA<br />

E LA VALUTAZIONE OPTOMETRICA<br />

DELL’ATTIVITÀ VISIVA PROSSIMALE<br />

La funzione accomodativa:<br />

immagini nitide a tutte le distanze<br />

La visione nitida a distanza <strong>prossimale</strong> non sarebbe<br />

possibile se l’uomo non possedesse <strong>la</strong><br />

funzione accomodativa. L’occhio dispone essenzialmente<br />

di due lenti, <strong>la</strong> cornea e il cristallino;<br />

<strong>la</strong> cornea non è in grado di produrre una<br />

variazione del potere diottrico, mentre il cristallino<br />

<strong>la</strong> può realizzare attraverso una modificazione<br />

del<strong>la</strong> sua forma. Il complesso meccanismo<br />

accomodativo dell’uomo dipende quasi<br />

esclusivamente dal<strong>la</strong> variazione di forma del<br />

cristallino; altri meccanismi, ipotizzati in passato,<br />

non hanno trovato conferme sperimentali<br />

24 .<br />

Il cristallino si connette con il muscolo ciliare<br />

attraverso <strong>la</strong> zonu<strong>la</strong> di Zinn, un legamento anu<strong>la</strong>re<br />

posto al<strong>la</strong> sua periferia. Nel bambino il cristallino<br />

è costituito da fibre molto e<strong>la</strong>stiche,<br />

composte da un’alta percentuale di acqua e<br />

contenute in una capsu<strong>la</strong> che non ha uno spessore<br />

uniforme, ma è più sottile nelle zone centrali<br />

sia anteriormente sia posterioriormente. La<br />

capsu<strong>la</strong> è dotata di una tensione propria che<br />

contribuisce al model<strong>la</strong>mento del cristallino; tagliando<br />

le fibre del<strong>la</strong> zonu<strong>la</strong> di Zinn, il cristallino<br />

assume infatti una forma globosa.<br />

Fino a quando le capacità e<strong>la</strong>stiche del cristallino<br />

consentono una sua variazione di forma, <strong>la</strong><br />

funzione accomodativa è possibile. Con l’avanzare<br />

dell’età il cristallino indurisce sempre<br />

più <strong>la</strong> propria parte centrale fintantoché, con il<br />

trascorrere del tempo, tutte le fibre perdono <strong>la</strong><br />

propria e<strong>la</strong>sticità. A quel punto, sganciandolo<br />

dalle strutture anatomiche che lo circondano e<br />

28<br />

sorreggono, il cristallino non si modifica più,<br />

ma mantiene esattamente una forma di lente<br />

biconvessa non più estensibile; conseguentemente,<br />

senza l’e<strong>la</strong>sticità del cristallino, il meccanismo<br />

automatico di focalizzazione degli<br />

oggetti posti a distanze diverse non è più possibile<br />

2 .<br />

Il meccanismo fisiologico<br />

dell’accomodazione<br />

Il cristallino, durante l’atto accomodativo, subisce<br />

tre modificazioni: il raggio di curvatura<br />

del<strong>la</strong> sua faccia anteriore diminuisce di 4 mm,<br />

il raggio di curvatura di quel<strong>la</strong> posteriore diminuisce<br />

di 0,5 mm, l’aumento di curvatura<br />

del<strong>la</strong> faccia anteriore non è uniforme ma assume<br />

una forma conoidale nel<strong>la</strong> porzione centrale.<br />

Peraltro, il cambiamento di curvatura<br />

non è in grado di giustificare interamente <strong>la</strong><br />

variazione di potere diottrico indotta dall’accomodazione,<br />

ma vi contribuisce anche l’aumento<br />

dell’indice di refrazione conseguente<br />

allo spostamento centripeto delle micelle cristalliniche<br />

che si <strong>verifica</strong> nel corso dell’accomodazione<br />

24 .<br />

È necessario differenziare accomodazione fisica<br />

e accomodazione fisiologica. L’accomodazione<br />

fisica è quel quantitativo di accomodazione<br />

che è disponibile in re<strong>la</strong>zione all’età e<br />

che è possibile misurare <strong>optometrica</strong>mente,<br />

mentre l’accomodazione fisiologica non è misurabile<br />

con lenti e corrisponde all’intensità<br />

dell’impulso neurologico che raggiunge il muscolo<br />

ciliare 9 .<br />

Numerosi studi e ricerche hanno permesso di<br />

conoscere con sempre maggior precisione le<br />

modalità attraverso le quali un cristallino ancora<br />

e<strong>la</strong>stico modifica <strong>la</strong> propria forma e assolve<br />

al<strong>la</strong> funzione accomodativa; a seguire sono sintetizzate<br />

le teorie più autorevoli al riguardo.<br />

Helmholtz<br />

Secondo <strong>la</strong> teoria di Helmholtz il punto di partenza<br />

dell’atto visivo è lo sguardo a distanza<br />

con accomodazione a riposo e quindi <strong>la</strong> funzione<br />

accomodativa si esercita solo nel senso attivo,<br />

mentre il ritorno alle condizioni iniziali è<br />

dipendente più dall’e<strong>la</strong>sticità del cristallino che<br />

non dall’attività motoria delle fibre radiali del<br />

muscolo ciliare. Secondo il modello di Helmholtz<br />

nel corso dell’atto accomodativo le fibre<br />

circo<strong>la</strong>ri del muscolo ciliare, contraendosi,<br />

determinano un allentamento del<strong>la</strong> tensione zonu<strong>la</strong>re<br />

sul<strong>la</strong> capsu<strong>la</strong> cosicché il cristallino, che<br />

è e<strong>la</strong>stico, assume una forma sferica e produce


un aumento del proprio potere diottrico.<br />

La teoria di Helmholtz ha individuato e spiegato<br />

correttamente il ri<strong>la</strong>sciamento del<strong>la</strong> zonu<strong>la</strong>,<br />

ma ha ipotizzato l’aumento di potere diottrico<br />

del cristallino in re<strong>la</strong>zione soltanto a una sua<br />

deformazione sferica, mentre ricerche successive<br />

hanno evidenziato che <strong>la</strong> deformazione del<strong>la</strong><br />

sua superficie anteriore è conoidale.<br />

Tscherning<br />

Al momento dell’accomodazione, secondo <strong>la</strong><br />

teoria di Tscherning, si verificherebbe un aumento<br />

di tensione del<strong>la</strong> zonu<strong>la</strong> e conseguentemente<br />

<strong>la</strong> pressione del vitreo rimodellerebbe gli<br />

strati corticali del cristallino attorno al nucleo.<br />

È una teoria superata perché basata sul<strong>la</strong> supposizione,<br />

rive<strong>la</strong>tasi errata, che l’atto accomodativo<br />

induca un aumento di tensione zonu<strong>la</strong>re,<br />

mentre in realtà <strong>la</strong> zonu<strong>la</strong> si ri<strong>la</strong>scia. Lo prova<br />

sia <strong>la</strong> scomparsa delle dentel<strong>la</strong>ture equatoriali<br />

nel corso dell’accomodazione, sia il fatto che il<br />

cristallino accomodato subisce l’azione del<strong>la</strong><br />

gravità: si avvicina infatti di 0,2 mm al<strong>la</strong> cornea<br />

quando il soggetto si corica sul ventre.<br />

Gullstrand<br />

Gullstrand ha messo in evidenza il fenomeno<br />

dell’accomodazione intracapsu<strong>la</strong>re; l’atto accomodativo<br />

induce un movimento centripeto delle<br />

micelle cristalliniche e ciò provoca un aumento<br />

dell’indice di refrazione che rappresenta<br />

circa un terzo del valore dell’ampiezza accomodativa.<br />

Fincham<br />

Fincham ha dimostrato che <strong>la</strong> deformazione conoidale<br />

del<strong>la</strong> faccia anteriore del cristallino è<br />

conseguente all’e<strong>la</strong>sticità del<strong>la</strong> capsu<strong>la</strong> e al suo<br />

spessore, maggiore in periferia e minore nel<strong>la</strong><br />

regione assiale. La zona centrale, proprio per <strong>la</strong><br />

sottigliezza del<strong>la</strong> capsu<strong>la</strong>, permette al contenuto<br />

di provocare una convessità in avanti e giustifica<br />

<strong>la</strong> forma conoidale del<strong>la</strong> faccia anteriore<br />

del cristallino durante l’accomodazione.<br />

Coleman<br />

La deformazione conoidale del<strong>la</strong> faccia anteriore<br />

del cristallino durante l’accomodazione sarebbe<br />

dovuta, secondo Coleman, al<strong>la</strong> spinta in<br />

avanti del<strong>la</strong> pressione del vitreo anteriore sul<strong>la</strong><br />

porzione assiale del cristallino.<br />

Il modello visivo tradizionale<br />

In passato il modello visivo tradizionale spiegava<br />

il meccanismo accomodativo equiparan-<br />

29<br />

do l’occhio a una macchina fotografica, con un<br />

accostamento grosso<strong>la</strong>no e imperfetto che avviliva<br />

<strong>la</strong> complessa funzione dinamica e <strong>la</strong> raffinata<br />

binocu<strong>la</strong>rità del sistema visivo. Oggi il<br />

progresso tecnologico, attraverso <strong>la</strong> realizzazione<br />

di sofisticate macchine fotografiche, ha reso<br />

più attendibile tale equiparazione; esse infatti<br />

non solo sanno autorego<strong>la</strong>re <strong>la</strong> quantità di luce<br />

in entrata al fine di ottenere il miglior risultato<br />

in re<strong>la</strong>zione al tipo di pellico<strong>la</strong> utilizzata, ma<br />

sono altresì dotate di un meccanismo autofocus<br />

capace di variare opportunamente il potere<br />

diottrico complessivo fornito dalle lenti<br />

dell’obiettivo in maniera che le immagini giungano<br />

perfettamente nitide al<strong>la</strong> pellico<strong>la</strong> sensibile.<br />

Le macchine fotografiche con tali caratteristiche<br />

riproducono, in maniera semplificata, il<br />

complesso meccanismo che l’occhio utilizza<br />

per produrre immagini sempre nitide di oggetti<br />

che si trovano a differenti distanze 2 .<br />

Posta in questi termini, ovvero secondo il modello<br />

visivo tradizionale, <strong>la</strong> funzione accomodativa<br />

si eserciterebbe soltanto nel senso di rendere<br />

maggiore il potere complessivo ocu<strong>la</strong>re,<br />

dal momento che l’occhio emmetrope o emmetropizzato<br />

sarebbe adattato all’infinito e l’accomodazione<br />

sarebbe necessaria soltanto per<br />

mettere a fuoco oggetti che sono più vicini. Il<br />

modello visivo tradizionale prevede quindi<br />

uno sforzo accomodativo tanto maggiore<br />

quanto minore è <strong>la</strong> distanza di osservazione.<br />

Il modello visivo<br />

a equilibrio intermedio<br />

Altri Autori, in tempi più recenti, hanno invece<br />

sostenuto che il meccanismo accomodativo<br />

appare maggiormente complesso e raffinato<br />

dal momento che il muscolo ciliare è composto<br />

da fibre orientate sia circo<strong>la</strong>rmente sia<br />

radialmente e che le stesse sono collegate a<br />

innervazioni differenti: le fibre circo<strong>la</strong>ri, o<br />

muscolo di Rouget-Muller, ricevono innervazione<br />

dal sistema parasimpatico attraverso il<br />

nervo oculomotore comune; quelle radiali sono<br />

invece innervate dal sistema simpatico.<br />

L’equilibrio che rego<strong>la</strong> il complesso sistema<br />

simpatico-parasimpatico sembra quindi avere<br />

una parte nel processo accomodativo, anche<br />

se le sue reali implicazioni sono tutt’altro che<br />

definite 9 .<br />

In effetti, affermano i sostenitori del modello<br />

a equilibrio intermedio, se si realizza uno stato<br />

passivo dell’occhio in totale assenza di stimo<strong>la</strong>zione,<br />

cioè al buio assoluto o in campo<br />

vuoto e omogeneo senza stimo<strong>la</strong>zioni, l’acco-<br />

27<br />

Riv It Optom<br />

vol.<br />

n.1<br />

GEN-MAR 2004<br />

pagg. 26-42


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vol.<br />

n.1<br />

GEN-MAR 2004<br />

pagg. 26-42<br />

LA VERIFICA<br />

E LA VALUTAZIONE OPTOMETRICA<br />

DELL’ATTIVITÀ VISIVA PROSSIMALE<br />

modazione tende a essere attiva per valori<br />

oscil<strong>la</strong>nti tra 1 e 1,5 diottrie, coniugando<br />

quindi <strong>la</strong> retina con distanze prossimali oscil<strong>la</strong>nti<br />

tra 66 cm e 1 metro. Ciò sembra dovuto a<br />

un bi<strong>la</strong>nciamento tra l’innervazione simpatica<br />

delle fibre longitudinali e l’innervazione parasimpatica<br />

delle fibre circo<strong>la</strong>ri del muscolo ciliare<br />

24 . Questa focalizzazione intermedia, definita<br />

dark focus, corrisponderebbe a una posizione<br />

di equilibrio tra i due sistemi antagonisti<br />

e comporterebbe <strong>la</strong> stimo<strong>la</strong>zione di quello<br />

simpatico per <strong>la</strong> visione a distanza e <strong>la</strong> stimo<strong>la</strong>zione<br />

di quello parasimpatico per un impegno<br />

più <strong>prossimale</strong>. In questo caso <strong>la</strong> funzione<br />

accomodativa sarebbe realizzata da una componente<br />

simpatica per l’osservazione a grande<br />

distanza (oltre il dark focus) e da una componente<br />

parasimpatica per l’osservazione <strong>prossimale</strong><br />

(più vicino del dark focus); il punto di<br />

equilibrio in posizione intermedia, che consentirebbe<br />

un notevole risparmio dello sforzo<br />

necessario al<strong>la</strong> risposta accomodativa, è inteso<br />

come “punto di riposo dell’accomodazione” o<br />

“accomodazione tonica”.<br />

Vi sono peraltro svariati aspetti oscuri riguardanti<br />

questo modo di concepire il controllo innervativo<br />

dell’accomodazione; per esempio,<br />

nel<strong>la</strong> sindrome di Horner, nel<strong>la</strong> quale esiste<br />

una denervazione simpatica, non si <strong>verifica</strong> alcun<br />

mutamento del comportamento accomodativo.<br />

Viceversa un argomento a favore del<br />

modello a equilibrio intermedio risiede nel<strong>la</strong><br />

sua capacità di giustificare sia il fenomeno del<br />

<strong>la</strong>g accomodativo <strong>prossimale</strong> (focalizzazione<br />

30<br />

<strong>prossimale</strong> in difetto) sia quello del lead accomodativo<br />

distale (focalizzazione a distanza in<br />

eccesso); il modello tradizionale può invece<br />

spiegare solo il <strong>la</strong>g <strong>prossimale</strong> considerandolo<br />

come tendenza fisiologica a utilizzare <strong>la</strong> minor<br />

quantità di energia necessaria all’esecuzione<br />

di un atto, ma non è in grado di giustificare<br />

il lead a distanza 22 .<br />

L’esistenza di un’accomodazione negativa<br />

realizzata per appiattimento del<strong>la</strong> convessità<br />

del cristallino conseguente all’attività del sistema<br />

simpatico è stata assai discussa negli<br />

anni scorsi, allorquando in Italia sono stati<br />

proposti a tambur battente apparecchi basati<br />

sull’utilizzo del biofeedback, una tecnica che<br />

si propone di porre sotto controllo volontario<br />

alcune funzioni involontarie rego<strong>la</strong>te dal sistema<br />

simpatico-parasimpatico. Secondo i fautori<br />

di questa tecnica, un soggetto potrebbe imparare<br />

attraverso il biofeedback a rendere volontarie<br />

alcune funzioni autonome normalmente<br />

involontarie; nel caso di un soggetto<br />

miope, egli potrebbe compensare una parte o<br />

tutta <strong>la</strong> sua ametropia mediante l’accomodazione<br />

negativa esercitata volontariamente attraverso<br />

il biofeedback. Ma, mentre in questi<br />

anni il biofeedback ha trovato valide e produttive<br />

applicazioni in vari settori del<strong>la</strong> fisiologia<br />

e del<strong>la</strong> medicina, esistono forti dubbi sul<strong>la</strong> validità<br />

delle sue applicazioni in campo optometrico<br />

2 .<br />

Una corrente di pensiero ritiene che lo spostamento<br />

dell’accomodazione verso il proprio organismo,<br />

a cui fa riferimento il modello visivo<br />

a equilibrio intermedio, sia realizzabile soltanto<br />

sperimentalmente in <strong>la</strong>boratorio. Secondo<br />

tale approccio, nel modello a equilibrio intermedio<br />

<strong>la</strong> mancanza di stimo<strong>la</strong>zioni esterne indurrebbe<br />

un rivolgimento di attenzione verso<br />

se stessi, quindi non vi sarebbero implicati<br />

soltanto fattori legati allo stato di riposo del sistema<br />

accomodativo ma anche fattori di ordine<br />

psichico 9 .<br />

L’accomodazione<br />

è una risposta riflessa<br />

L’accomodazione è un risposta riflessa, attraverso<br />

<strong>la</strong> quale il potere convergente del sistema<br />

ottico dell’occhio viene aumentato consentendo<br />

ai raggi luminosi provenienti da una sorgente<br />

<strong>prossimale</strong> di essere focalizzati sul<strong>la</strong> retina.<br />

L’innervazione dell’accomodazione è stata divisa<br />

nei seguenti tipi: tonica, riflessa, legata al<strong>la</strong><br />

convergenza, <strong>prossimale</strong> o psichica 4 .<br />

La via afferente (sensitiva) del riflesso accomo-


dativo inizia dalle fibre sensoriali retiniche e,<br />

attraverso il nervo ottico (II paio dei nervi cranici),<br />

si estende fino al<strong>la</strong> corteccia occipitale<br />

dove l’immagine viene interpretata. La via efferente<br />

(motrice) decorre attraverso il nervo<br />

oculomotore (III paio dei nervi cranici) innervato<br />

dal sistema nervoso parasimpatico, che<br />

provoca <strong>la</strong> contrazione del muscolo ciliare.<br />

L’attività accomodativa è di tipo riflesso e nasce<br />

in presenza di immagini sfuocate. Non è ancora<br />

del tutto chiaro il motivo per cui il riflesso<br />

accomodativo scaturisce soltanto quando il piano<br />

focale dell’immagine si trova dietro al<strong>la</strong> retina<br />

e non invece quando esso si trova davanti<br />

al<strong>la</strong> retina; infatti i cerchi di diffusione che si<br />

determinano in un occhio miope, nel quale il<br />

piano focale dell’immagine è davanti al<strong>la</strong> retina,<br />

non inducono attività accomodativa. Un’ipotesi<br />

spiega questo differente comportamento<br />

con l’aberrazione cromatica ocu<strong>la</strong>re: i cerchi di<br />

diffusione hanno un anello periferico azzurro<br />

nelle condizioni miopiche mentre l’anello diviene<br />

di colore rosso nelle condizioni ipermetropiche,<br />

cosicché il riconoscimento di tale<br />

differenza potrebbe spiegare <strong>la</strong> messa in azione<br />

o meno del<strong>la</strong> risposta accomodativa. Ma potrebbero<br />

agire anche altri aspetti quali <strong>la</strong> grandezza<br />

delle immagini, l’aberrazione sferica, <strong>la</strong><br />

<strong>valutazione</strong> del<strong>la</strong> distanza degli oggetti 2 .<br />

L’ampiezza accomodativa diminuisce in ambiente<br />

scotopico, dando luogo al<strong>la</strong> presbiopia<br />

notturna; in effetti l’accomodazione è un riflesso<br />

che ha come punto di partenza del tratto afferente<br />

l’area retinica macu<strong>la</strong>re, mentre in visione<br />

scotopica <strong>la</strong> fissazione è paramacu<strong>la</strong>re 24 .<br />

In un sistema visivo integro l’accomodazione è<br />

sempre binocu<strong>la</strong>re e si ha una variazione accomodativa<br />

anche nell’occhio occluso mentre l’adelfo<br />

focalizza a distanza <strong>prossimale</strong>. Affinché<br />

<strong>la</strong> visione da vicino sia nitida e singo<strong>la</strong> è necessaria<br />

<strong>la</strong> sincinesia tra l’accomodazione, <strong>la</strong> convergenza<br />

e <strong>la</strong> miosi. Le tre funzioni dipendono<br />

da una stessa innervazione parasimpatica: l’accomodazione<br />

realizza <strong>la</strong> messa a fuoco, <strong>la</strong> convergenza<br />

permette <strong>la</strong> fusione binocu<strong>la</strong>re delle<br />

immagini retiniche mentre <strong>la</strong> miosi riduce le<br />

aberrazioni conseguenti ai cambiamenti di curvatura<br />

del cristallino, aumenta <strong>la</strong> profondità di<br />

campo e ne seleziona <strong>la</strong> porzione centrale 9 .<br />

La flessibilità accomodativa<br />

Per passare dal<strong>la</strong> visione da lontano a quel<strong>la</strong> da<br />

vicino è necessario, in un sistema visivo giovane<br />

ed efficiente, un tempo di circa 0,5 secondi,<br />

poco di più è il tempo occorrente per passare<br />

31<br />

dal<strong>la</strong> visione da vicino a quel<strong>la</strong> da lontano.<br />

Questa velocità diminuisce con l’aumento dell’età<br />

24 .<br />

La capacità di cambiare <strong>la</strong> messa a fuoco da<br />

lontano a vicino e viceversa è definita flessibilità<br />

accomodativa. In un sistema visivo in buone<br />

condizioni l’accomodazione positiva (incremento<br />

dell’impegno accomodativo) e l’accomodazione<br />

negativa (decremento dell’impegno<br />

accomodativo) debbono essere esercitate rapidamente<br />

e senza sforzo.<br />

La quantificazione del<strong>la</strong> flessibilità accomodativa<br />

si effettua con flipper sferici e può essere<br />

eseguita monocu<strong>la</strong>rmente o binocu<strong>la</strong>rmente. Il<br />

test dura 60 secondi e il soggetto esaminato<br />

legge a 40 centimetri un testo portando <strong>la</strong> compensazione<br />

per lontano; viene variato in modo<br />

ciclico lo stimolo accomodativo anteponendo<br />

un flipper da +2,00/-2,00 diottrie, <strong>la</strong> cui posizione<br />

viene ribaltata soltanto quando il soggetto<br />

segna<strong>la</strong> di essere di nuovo in grado di vedere<br />

nitidamente le parole del testo. I valori medi<br />

rilevati negli studi sperimentali indicano <strong>la</strong><br />

normalità con 11-12 cicli per minuto nel test<br />

monocu<strong>la</strong>re e con 8-9 cicli per minuto nel test<br />

binocu<strong>la</strong>re; ogni ciclo sottende <strong>la</strong> messa a fuoco<br />

sia con <strong>la</strong> lente positiva che con quel<strong>la</strong> negativa<br />

4 .<br />

Punto remoto e punto prossimo<br />

Ogni occhio ha un punto più lontano (punto remoto)<br />

e un punto più vicino (punto prossimo)<br />

entro i quali <strong>la</strong> visione risulta nitida e oltre i<br />

quali diviene confusa. La precisa definizione di<br />

punto remoto e di punto prossimo è di fondamentale<br />

importanza per descrivere le ametropie<br />

(A) e i re<strong>la</strong>tivi meccanismi compensativi:<br />

• il punto remoto (PR) dell’accomodazione è<br />

<strong>la</strong> distanza da cui originano le onde luminose<br />

che si focalizzano sul<strong>la</strong> retina mentre l’occhio<br />

ha <strong>la</strong> funzione accomodativa massimamente<br />

ri<strong>la</strong>ssata;<br />

• il punto prossimo (PP) dell’accomodazione è<br />

<strong>la</strong> distanza da cui originano le onde luminose<br />

che si focalizzano sul<strong>la</strong> retina mentre l’occhio<br />

ha <strong>la</strong> funzione accomodativa massimamente<br />

impegnata.<br />

Tale definizione è riferita a un modello visivo<br />

nel quale un oggetto puntiforme è posto sull’asse<br />

visivo a una certa distanza (reale o virtuale)<br />

dal piano principale. Il punto remoto viene calco<strong>la</strong>to<br />

con <strong>la</strong> seguente formu<strong>la</strong>:<br />

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Riv It Optom<br />

vol.<br />

n.1<br />

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LA VERIFICA<br />

E LA VALUTAZIONE OPTOMETRICA<br />

DELL’ATTIVITÀ VISIVA PROSSIMALE<br />

1<br />

PR (metri) = --------------------------<br />

A (diottrie)<br />

Nell’emmetrope il PR è situato all’infinito ottico.<br />

Nell’ipermetrope il punto remoto si trova in<br />

posizione virtuale dietro all’occhio e ha segno<br />

algebrico (+). Nel miope il punto remoto si<br />

trova nello spazio reale, a una distanza finita,<br />

e ha segno algebrico (---).<br />

Il punto remoto, se non varia l’ametropia (A),<br />

non subisce spostamenti con il variare del potere<br />

accomodativo. Infatti <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione che definisce<br />

<strong>la</strong> distanza tra il piano principale e il<br />

punto remoto è in re<strong>la</strong>zione soltanto all’ametropia.<br />

Se PR è uguale a infinito, il soggetto è<br />

emmetrope; se PR è negativo l’occhio è miope<br />

ovvero è caratterizzato da un eccesso di<br />

potere diottrico rispetto al<strong>la</strong> condizione di<br />

emmetropia; se PR è positivo l’occhio è<br />

ipermetrope ovvero è caratterizzato da carenza<br />

di potere diottrico rispetto al<strong>la</strong> condizione<br />

di emmetropia. In ogni caso, <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione<br />

descritta non include l’ampiezza accomodativa<br />

(AA) e quindi nel corso degli<br />

anni non si hanno variazioni del punto remoto<br />

legate al<strong>la</strong> diminuzione dell’ampiezza accomodativa<br />

ma soltanto conseguenti a even-<br />

32<br />

tuali variazioni dell’ametropia.<br />

Viceversa il punto prossimo si sposta con il<br />

variare dell’ampiezza accomodativa. In un<br />

soggetto emmetrope, il trascorrere degli anni<br />

porta il PP ad allontanarsi dal piano principale<br />

muovendosi verso l’infinito; allorché AA<br />

= 0 allora il PP coincide con il PR.<br />

Nel miope, con il diminuire dell’ampiezza accomodativa<br />

il punto prossimo si allontana dal<br />

piano principale dell’occhio avvicinandosi al<br />

PR fino a raggiungerlo quando AA = 0; in<br />

questo caso PR e PP sono reali e situati a distanza<br />

finita.<br />

Nell’ipermetrope, se AA > A allora il punto<br />

prossimo è a distanza finita e con il passare<br />

del tempo si sposta fino ad<br />

arrivare all’infinito allorché<br />

AA = A; successivamente,<br />

con AA < A, il punto prossimo<br />

diviene virtuale e ciò preclude<br />

al soggetto <strong>la</strong> visione<br />

nitida a qualsiasi distanza 13 .<br />

L’ampiezza accomodativa<br />

Le persone senza riferimenti<br />

visivi che ne attraggano l’attenzione,<br />

come accade nel<br />

volo o di fronte a grandi spazi<br />

vuoti, esercitano un’accomodazione<br />

che va da 1,00 a<br />

1,50 D, divenendo quindi<br />

miopi e adattandosi per una<br />

distanza compresa tra 66 centimetri<br />

e 1 metro. Si tratta comunque<br />

di situazioni partico<strong>la</strong>ri<br />

e innaturali, mentre nel<strong>la</strong><br />

realtà quotidiana ogni persona<br />

fissa in successione stimoli<br />

visivi situati in differenti<br />

posizioni cosicché l’impegno<br />

accomodativo è corre<strong>la</strong>to al<strong>la</strong> distanza degli<br />

oggetti osservati. Nel<strong>la</strong> realtà ordinaria, quindi,<br />

gli occhi compiono il minimo sforzo accomodativo<br />

guardando il punto più lontano che<br />

può essere visto nitido (stato di riposo accomodativo<br />

che corrisponde all’osservazione del<br />

punto remoto) ed effettuano il massimo sforzo<br />

accomodativo guardando il punto piu vicino<br />

che possono mettere a fuoco (stato di massimo<br />

impegno che corrisponde all’osservazione del<br />

punto prossimo di accomodazione).<br />

Si può quantificare l’ampiezza accomodativa<br />

(AA) di un soggetto calco<strong>la</strong>ndo <strong>la</strong> differenza<br />

tra il suo punto remoto e quello prossimo,


espressa in diottrie; l’ampiezza accomodativa<br />

misurata in tal modo è molto più del<strong>la</strong> semplice<br />

quantificazione dell’accomodazione esercitata<br />

dal cristallino ma è <strong>la</strong> somma dell’accomodazione<br />

lentico<strong>la</strong>re, dell’accomodazione<br />

psichica, dell’accomodazione tonica e dell’accomodazione<br />

aberrazionale 2 .<br />

L’ampiezza accomodativa aumenta con gli occhi<br />

rivolti verso il basso, diminuisce se <strong>la</strong> persona<br />

guarda verso l’alto come hanno descritto<br />

gli esperimenti di Ripple 9 .<br />

Nel bambino, quando l’e<strong>la</strong>sticità accomodativa<br />

è massima, il punto prossimo è mediamente<br />

situato a 7 centimetri. La progressiva sclerotizzazione<br />

del nucleo riduce tale e<strong>la</strong>sticità spostando<br />

il punto prossimo a 10-12 centimetri in<br />

un adulto di 20-25 anni, mentre all’età di 42<br />

anni esso si sposta a circa 25 centimetri.<br />

Oltre che in diottrie, è possibile esprimere <strong>la</strong><br />

misura del<strong>la</strong> capacità accomodativa in termini<br />

lineari e riferirsi pertanto all’intervallo di visione<br />

nitida (IVN).<br />

Il cristallino, oltre che a una riduzione di e<strong>la</strong>sticità,<br />

nel tempo va incontro a una progressiva<br />

opacizzazione. Tale complesso meccanismo<br />

patogenetico, non ancora completamente sve<strong>la</strong>to,<br />

incide anche sul<strong>la</strong> trasmissione del<strong>la</strong> luce<br />

e sull’equilibrio refrattivo totale oltre che sul<strong>la</strong><br />

capacità accomodativa 4 . L’opacizzazione del<br />

cristallino è corre<strong>la</strong>ta a una sclerosi marcata<br />

che determina un precoce invecchiamento del<strong>la</strong><br />

funzione accomodativa; tale processo è associato<br />

a una variazione dell’indice di refrazione<br />

del cristallino, che va sotto il nome di<br />

“miopia da indice”. Clinicamente <strong>la</strong> miopia da<br />

indice rende molto soddisfatti i soggetti interessati,<br />

che percepiscono come un ringiovanimento<br />

il fatto di poter fare a meno dell’occhiale<br />

per vicino; tale presunta regressione del<strong>la</strong><br />

presbiopia è, al contrario, un’esplicita manifestazione<br />

di senilità 2 .<br />

Anomalie di accomodazione<br />

Esiste un discreto numero di anomalie di accomodazione,<br />

con un diverso livello di importanza<br />

nel<strong>la</strong> condizione <strong>visiva</strong> delle persone. Esse<br />

possono essere suddivise in due gruppi principali:<br />

Anomalie per eccesso:<br />

- eccesso di accomodazione;<br />

- spasmo accomodativo.<br />

Anomalie per difetto:<br />

- insufficienza di accomodazione;<br />

33<br />

- inerzia di accomodazione;<br />

- paralisi dell’accomodazione;<br />

- fatica accomodativa.<br />

I sintomi generali e comuni alle anomalie di<br />

accomodazione comprendono una visione confusa<br />

(intermittente o costante) a distanza <strong>prossimale</strong>,<br />

mal di testa associato a compiti prolungati<br />

da vicino, sintomatologia astenopica, iper<strong>la</strong>crimazione,<br />

perdita di concentrazione.<br />

Eccesso di accomodazione<br />

L’eccesso di accomodazione si presenta generalmente<br />

in persone impegnate in un <strong>la</strong>voro intenso<br />

a distanza <strong>prossimale</strong> ed è causato da<br />

un’iperstimo<strong>la</strong>zione del muscolo ciliare; si realizza<br />

una miopizzazione e spesso una diplopia<br />

conseguenti all’eccesso di convergenza accomodativa<br />

trascinata dall’accomodazione.<br />

I sintomi più rilevanti sono di tipo astenopico;<br />

una delle prove più adatte per determinare e<br />

misurare l’eccesso di accomodazione è <strong>la</strong> <strong>valutazione</strong><br />

schiascopica dinamica monocu<strong>la</strong>re,<br />

che evidenzia oggettivamente una richiesta di<br />

lenti negative.<br />

Spasmo accomodativo<br />

Lo spasmo accomodativo è uno stimolo parasimpatico<br />

costante, che induce una contrazione<br />

del muscolo ciliare (con persistenza del<strong>la</strong> funzione<br />

accomodativa) anche quando il soggetto<br />

guarda lontano. La sindrome, che determina<br />

una miopizzazione apparente (pseudomiopia),<br />

non è infrequente ed è statisticamente più diffusa<br />

nei giovani con lievi ametropie non compensate<br />

e intenso impegno visivo <strong>prossimale</strong> 24 .<br />

Lo spasmo accomodativo può venire evidenziato<br />

dal<strong>la</strong> presenza di significative differenze<br />

tra i risultati dei test oggettivi e quelli soggettivi,<br />

variabilità dell’acuità <strong>visiva</strong>, esoforia, allontanamento<br />

del punto prossimo 23 .<br />

Insufficienza di accomodazione<br />

L’insufficienza di accomodazione si <strong>verifica</strong><br />

quando l’ampiezza accomodativa è significativamente<br />

più bassa del valore prevedibile e accettabile<br />

in re<strong>la</strong>zione all’età del soggetto. Si<br />

tratta di una condizione piuttosto diffusa, che<br />

si differenzia dal<strong>la</strong> presbiopia in quanto si manifesta<br />

in soggetti giovani. Si presenta accoppiata<br />

a ridotta flessibilità accomodativa e non<br />

deriva dall’indurimento del cristallino bensì da<br />

deficit di tipo dinamico. Può essere conseguente<br />

a fattori ocu<strong>la</strong>ri (g<strong>la</strong>ucoma, ma<strong>la</strong>ttia di Greaves,<br />

ciclite) oppure a fattori di carattere generale<br />

(anemia, diabete, endocrinopatia, arteriosclerosi,<br />

alcolismo, isteria).<br />

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LA VERIFICA<br />

E LA VALUTAZIONE OPTOMETRICA<br />

DELL’ATTIVITÀ VISIVA PROSSIMALE<br />

Viene rilevata misurando l’ampiezza accomodativa<br />

del soggetto; si tratta di insufficienza accomodativa<br />

se il valore trovato è inferiore di almeno<br />

5 D al valore previsto per l’età 4 .<br />

Inerzia dell’accomodazione<br />

L’inerzia di accomodazione si definisce anche<br />

mancanza di flessibilità accomodativa e si evidenzia<br />

attraverso <strong>la</strong> lentezza del<strong>la</strong> risposta accomodativa<br />

associata a un cambiamento del<strong>la</strong><br />

distanza di fissazione. Il soggetto, spostando lo<br />

sguardo da un oggetto lontano a uno vicino o<br />

viceversa, afferma di notare un certo ritardo<br />

prima del ritorno al<strong>la</strong> visione nitida.<br />

La <strong>valutazione</strong> dell’inerzia di accomodazione<br />

viene eseguita con flipper di ±2,00 D oppure<br />

±1,50 D, valutando il numero di cicli correttamente<br />

eseguiti nel tempo di 60 secondi.<br />

Paralisi dell’accomodazione<br />

La paralisi totale dell’accomodazione implica<br />

un deficit assoluto del<strong>la</strong> capacità accomodativa,<br />

visione confusa a distanza <strong>prossimale</strong> (anche da<br />

lontano se il soggetto è ipermetrope), micropsia.<br />

Si <strong>verifica</strong> più frequentemente tra le persone<br />

ipermetropi che tra i miopi e può essere mono<strong>la</strong>terale<br />

o bi<strong>la</strong>terale 6 .<br />

L’interruzione del<strong>la</strong> conduzione del nervo oculomotore,<br />

che è una delle cause più frequenti<br />

del<strong>la</strong> paralisi accomodativa, può essere traumatica<br />

o secondaria a processi neop<strong>la</strong>stici, emorragici<br />

o ateriosclerotici di una zona cerebrale<br />

attraversata dal nervo. La presenza del<strong>la</strong> paralisi<br />

accomodativa è associata alle altre manifestazioni<br />

tipiche del<strong>la</strong> paralisi del terzo paio di<br />

nervi cranici ovvero ptosi, deviazione dell’occhio<br />

all’esterno, midriasi 5 .<br />

Fatica accomodativa<br />

L’accomodazione mostra spesso sintomi di affaticamento<br />

ed è coinvolta in una specifica sindrome<br />

astenopica ocu<strong>la</strong>re che si manifesta con<br />

bruciore, arrossamento congiuntivale e del bordo<br />

palpebrale, dolenzia bulbare, cefalea, prurito<br />

e desiderio di abbandonare <strong>la</strong> lettura. Essa può<br />

trovare origine in una compensazione ottica errata<br />

o inadeguata, in uno stato di stress fisico o<br />

psichico, nell’uso improprio o eccessivo del<strong>la</strong><br />

funzione <strong>visiva</strong>. Tale sindrome rende opportuno<br />

un completo e attento esame del<strong>la</strong> funzione<br />

<strong>visiva</strong> 12 .<br />

La presbiopia<br />

La diminuzione dell’ampiezza accomodativa<br />

pone il soggetto presbite nell’impossibilità di<br />

34<br />

mettere correttamente a fuoco gli oggetti posti a<br />

distanza <strong>prossimale</strong>. I disturbi iniziano quando<br />

il potere accomodativo residuo non è più in grado<br />

di portare il punto prossimo di accomodazione<br />

a una distanza utile 18 .<br />

Il processo di indurimento del cristallino in<br />

realtà inizia molto prima, in età giovanile, progredendo<br />

dal centro verso <strong>la</strong> periferia e divenendo<br />

assai penalizzante quando <strong>la</strong> sclerotizzazione<br />

del nucleo si annette, nel<strong>la</strong> sua progressione,<br />

una quantità tale di fibre da rendere il sistema<br />

non sufficientemente e<strong>la</strong>stico per le necessità<br />

prossimali, fino al momento in cui diviene<br />

prima difficile e poi impossibile l’attività<br />

fine per vicino (lettura, scrittura, cucito).<br />

L’ingresso nel<strong>la</strong> presbiopia determina per il<br />

soggetto <strong>la</strong> perdita di una porzione di realtà<br />

che, in precedenza, era a sua disposizione rapidamente<br />

e facilmente. È una situazione sgradevole<br />

e svantaggiosa, che rende necessario l’utilizzo<br />

di un mezzo ottico o l’aiuto di altre persone<br />

per espletare attività prossimali.<br />

Al<strong>la</strong> condizione dei presbiti ha fatto riferimento<br />

Dante Alighieri nel<strong>la</strong> Divina Commedia, dialogando<br />

con Farinata degli Uberti nel Cerchio VI<br />

dell’Inferno 3 . Il grande poeta fiorentino, con felice<br />

intuizione, ha paragonato <strong>la</strong> conoscenza dei<br />

fatti posseduta degli eresiarchi dell’Inferno al<strong>la</strong><br />

capacità <strong>visiva</strong> dei presbiti: entrambi riconoscono<br />

le cose quando sono lontane ma quando<br />

esse si appressano <strong>la</strong> loro capacità di percepirle<br />

è vana cosicché, se non interviene qualcuno o<br />

qualcosa in loro aiuto, essi non sono in grado di<br />

interpretare <strong>la</strong> realtà <strong>prossimale</strong>.<br />

“Noi veggiam, come quei c’ha ma<strong>la</strong> luce,<br />

le cose”, disse, “che son lontano;<br />

cotanto ancor ne splende il sommo duce.<br />

Quando s’appressano o son, tutto è vano<br />

nostro intelletto; e s’altri non ci apporta,<br />

nul<strong>la</strong> sapem di vostro stato umano”<br />

L’età di insorgenza del<strong>la</strong> presbiopia clinica è<br />

mediamente situata, in un soggetto emmetrope,<br />

tra i 42 e i 48 anni 24 . L’età di effettiva comparsa<br />

del<strong>la</strong> presbiopia dipende da una serie di fattori,<br />

tra i quali:<br />

• condizione refrattiva: il soggetto ipermetrope<br />

senza compensazione ottica anticipa i suoi disturbi<br />

per vicino a causa del<strong>la</strong> sommazione<br />

degli effetti ottici di presbiopia e ipermetropia.<br />

Il confronto con le proprie precedenti invidiabili<br />

condizioni visive gli procura spesso<br />

delle situazioni di apprensione che il professionista<br />

deve saper comprendere e opportu-


namente orientare. Il soggetto astigmatico invece<br />

tende ad accomodare portando sul<strong>la</strong> fovea<br />

il cerchio di minima confusione oppure <strong>la</strong><br />

focale verticale ovvero quel<strong>la</strong> che fornisce<br />

un’immagine nitida delle linee verticali che,<br />

nei caratteri di stampa occidentali, sono le più<br />

importanti 9 ;<br />

• distanza di <strong>la</strong>voro: nel<strong>la</strong> fase del<strong>la</strong> presbiopia<br />

incipiente il soggetto, se costretto a distanze<br />

di <strong>la</strong>voro ravvicinate, presenta più precocemente<br />

dei problemi visivi rispetto al soggetto<br />

le cui necessità di visione per vicino sono ridotte<br />

18 ;<br />

• fattori geografico-ambientali: essi influenzano<br />

in maniera significativa <strong>la</strong> velocità di invecchimento<br />

del cristallino e di conseguenza<br />

<strong>la</strong> sua perdita di e<strong>la</strong>sticità. Molti Autori concordano<br />

sul fatto che le popo<strong>la</strong>zioni che vivono<br />

nelle regioni equatoriali diventano precocemente<br />

presbiti; ciò è attribuito al<strong>la</strong> presenza<br />

di temperature medie annuali più elevate e a<br />

una maggiore esposizione al<strong>la</strong> radiazione UV,<br />

in partico<strong>la</strong>re alle lunghezze d’onda comprese<br />

fra 310 e 400 nm 2 ;<br />

• fattori nutrizionali: <strong>la</strong> denutrizione e le precarie<br />

condizioni di salute e di igiene generale<br />

sono al<strong>la</strong> base di molti casi di presbiopia prematura<br />

nei Paesi sottosviluppati 9 ;<br />

• sesso: c’è accordo in letteratura sul fatto che<br />

le femmine diventano presbiti più precocemente<br />

dei maschi, con un anticipo che va da 1<br />

a 3 anni. Tale aspetto viene attribuito in parte<br />

agli squilibri ormonali legati al<strong>la</strong> menopausa 2 .<br />

Quando il tempo è maturo e il soggetto presbite<br />

non può più eseguire <strong>la</strong>vori prossimali in<br />

modo confortevole, egli si rassegna al<strong>la</strong> dipendenza<br />

dall’occhiale compensativo. La re<strong>la</strong>tiva<br />

prescrizione rende necessario un esame<br />

optometrico accurato e artico<strong>la</strong>to che comprenda<br />

test in grado di fornire doviziose indicazioni<br />

circa <strong>la</strong> condizione refrattiva, l’equilibrio<br />

binocu<strong>la</strong>re, <strong>la</strong> funzionalità e l’efficienza<br />

del sistema visivo esaminato. È comunque opportuno<br />

consigliare ai soggetti presbiti di sottoporsi<br />

periodicamente a una visita medicospecialistica,<br />

ancor più indicata se coesistono<br />

altri elementi sospetti come l’eccessivo deficit<br />

accomodativo rispetto all’età biologica del<br />

soggetto oppure, al contrario, l’apparente assenza<br />

di deficit accomodativo in soggetti sopra<br />

i 45 anni, quindi già da tempo in età presbiopica<br />

5 . L’età del<strong>la</strong> presbiopia è peraltro sta-<br />

35<br />

tisticamente favorevole a patologie quali il<br />

g<strong>la</strong>ucoma o l’ipertensione arteriosa (ma<strong>la</strong>ttie<br />

dal<strong>la</strong> sintomatologia soggettiva praticamente<br />

assente); è quindi opportuno e lungimirante<br />

indirizzare a un accurato controllo oftalmologico<br />

il soggetto presbite che, pur trovando piena<br />

soddisfazione <strong>visiva</strong> dall’occhiale fornito,<br />

non vi si sottoponga da almeno tre anni.<br />

La compensazione ottica del<strong>la</strong> presbiopia induce<br />

sempre un effetto secondario sul<strong>la</strong> convergenza.<br />

Infatti l’atto accomodativo è costantemente<br />

accompagnato da altri due fenomeni<br />

fisiologici: <strong>la</strong> miosi e <strong>la</strong> convergenza. Questa<br />

triade fenomenologica permette al<strong>la</strong> persona<br />

di esercitare una più efficace visione da vicino:<br />

l’accomodazione determina <strong>la</strong> necessaria<br />

variazione di potere diottrico, <strong>la</strong> convergenza<br />

porta le immagini su punti retinici corrispondenti,<br />

<strong>la</strong> miosi aumenta <strong>la</strong> profondità di campo,<br />

ne seleziona <strong>la</strong> porzione centrale e riduce<br />

le aberrazioni indotte dal cristallino.<br />

L’impulso cerebrale che determina <strong>la</strong> triade<br />

fenomenologica non si interrompe con l’avanzare<br />

del<strong>la</strong> presbiopia, infatti tentando di legge-<br />

R. Voelkel: “Il<br />

caffé letterario<br />

Griensteidl di<br />

Michaelerp<strong>la</strong>tz;<br />

1896, Museen der<br />

Stadt, Vienna.<br />

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Riv It Optom<br />

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LA VERIFICA<br />

E LA VALUTAZIONE OPTOMETRICA<br />

DELL’ATTIVITÀ VISIVA PROSSIMALE<br />

re <strong>la</strong> persona induce ugualmente uno stimolo<br />

al<strong>la</strong> convergenza accomodativa e al<strong>la</strong> miosi;<br />

per questo <strong>la</strong> prescrizione di un’adeguata e<br />

confortevole compensazione ottica per vicino<br />

deve tener conto sia del<strong>la</strong> necessità di una<br />

precisa messa a fuoco al<strong>la</strong> distanza di <strong>la</strong>voro,<br />

sia dell’influenza del<strong>la</strong> nuova compensazione<br />

sul<strong>la</strong> convergenza che, in sede clinica,<br />

è quantificabile attraverso il rapporto<br />

AC/A 9 .<br />

Prescrivendo lenti a soggetti presbiti vengono<br />

spesso attuate metodiche empiriche, soggettive,<br />

conseguenti a una pratica clinica<br />

troppo stringata e sbrigativa che esprime<br />

una casistica ampia ma poco affidabile. La<br />

prescrizione da vicino richiede invece metodo,<br />

tempo e attenzione; il valore del<strong>la</strong> lente<br />

da prescrivere deve essere ponderato tenendo<br />

conto del<strong>la</strong> condizione refrattiva per lontano,<br />

calco<strong>la</strong>to in base al tipo di <strong>la</strong>voro per<br />

il quale l’occhiale deve essere adoperato,<br />

modificato in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> funzione del<strong>la</strong><br />

convergenza e ai valori delle riserve fusionali<br />

a disposizione, infine <strong>verifica</strong>to calzando<br />

l’occhiale di prova al soggetto e mettendolo<br />

al<strong>la</strong> prova nello spazio reale.<br />

La quantificazione<br />

dell’ampiezza accomodativa<br />

A metà del Novecento, Hofstetter aveva messo<br />

a punto una formu<strong>la</strong> generale per calco<strong>la</strong>re teoricamente<br />

l’ampiezza accomodativa (AA) conoscendo<br />

l’età del soggetto 11 :<br />

36<br />

AA (diottrie) = [15 - (0,25 x età in anni)]<br />

Oggi per calco<strong>la</strong>re l’ampiezza accomodativa<br />

nel<strong>la</strong> pratica clinica sono a disposizione dell’optometrista<br />

numerosi test e metodiche; a tute<strong>la</strong><br />

dell’accuratezza e del<strong>la</strong> precisione dei risultati<br />

è opportuno utilizzare test semplici che<br />

offrano al soggetto esaminato opzioni o risposte<br />

prive di ambiguità e che evitino di innescare<br />

o influenzare <strong>la</strong> risposta 22 . Generalmente<br />

l’ampiezza accomodativa viene misurata attraverso<br />

due metodiche:<br />

• determinando il punto prossimo di visione nitida;<br />

• utilizzando lenti negative.<br />

In entrambi i metodi <strong>la</strong> misura dell’AA deve<br />

essere eseguita dopo aver aver interamente e<br />

accuratamente compensato binocu<strong>la</strong>rmente l’eventuale<br />

ametropia; ciò si realizza anteponendo<br />

all’esaminato le lenti dell’emmetropizzazione<br />

binocu<strong>la</strong>re a distanza.<br />

Determinazione del punto prossimo<br />

di visione nitida<br />

La metodica, definita anche “push-up technique”,<br />

viene eseguita in ambiente ben illuminato<br />

facendo uso di una mira strutturata corrispondente<br />

al valore di acuità <strong>visiva</strong> massima raggiunta<br />

a distanza dal soggetto e opportunamente<br />

ricalco<strong>la</strong>ta per <strong>la</strong> distanza ravvicinata. La mira,<br />

che può essere collocata anche su un regolo<br />

graduato, viene avvicinata lentamente al soggetto<br />

partendo da una distanza di circa 50 cm.<br />

Si invita <strong>la</strong> persona esaminata a riferire quando<br />

<strong>la</strong> mira non appare più perfettamente nitida. La<br />

distanza da considerare (PP) è quel<strong>la</strong> corrispondente<br />

al<strong>la</strong> prima sensazione di annebbiamento<br />

riferita dal soggetto; l’inverso di questa distanza<br />

(espressa in metri) fornisce l’ampiezza accomodativa:<br />

1<br />

AA (diottrie) = ___________<br />

PP (metri)<br />

In caso di persona che non porta <strong>la</strong> compensazione,<br />

l’ampiezza accomodativa concorda con<br />

l’ampiezza disponibile (AD) soltanto quando il<br />

soggetto è emmetrope 13 . In caso contrario, nel<br />

calcolo dell’accomodazione a sua disposizione<br />

va inserita <strong>la</strong> variabile legata all’ametropia, attribuendo<br />

valore negativo all’ipermetropia e


Età<br />

10<br />

15<br />

20<br />

25<br />

30<br />

35<br />

40<br />

45<br />

50<br />

55<br />

60<br />

65<br />

70<br />

valore positivo al<strong>la</strong> miopia:<br />

Punto prossimo<br />

7 cm.<br />

8<br />

10<br />

12<br />

13<br />

18<br />

22<br />

28<br />

40<br />

57<br />

100<br />

200<br />

400<br />

AD (diottrie) = AA (diottrie) - A (diottrie)<br />

Utilizzo di lenti negative<br />

Si tratta di una tecnica che richiede numerose<br />

sostituzioni di lenti e viene necessariamente<br />

eseguita al forottero. Nel<strong>la</strong> procedura c<strong>la</strong>ssica<br />

proposta dall’OEP il soggetto legge binocu<strong>la</strong>rmente<br />

un testo con caratteri 0,62 M Jaeger posto<br />

sull’asta del forottero a 33 cm di distanza 25 .<br />

È altresì indicato l’utilizzo di un testo con caratteri<br />

0,4 M Jaeger posto a 40 cm di distanza 13 .<br />

Si antepongono lenti negative con un rego<strong>la</strong>re<br />

incremento progressivo di 0,25 D fino a quando<br />

il soggetto nota il primo annebbiamento dell’immagine.<br />

Al potere diottrico corrispondente<br />

al<strong>la</strong> variazione intercorsa tra <strong>la</strong> lente di partenza<br />

e <strong>la</strong> lente precedente all’annebbiamento va<br />

sommato il valore diottrico corrispondente all’inverso<br />

del<strong>la</strong> distanza (in metri) dell’ottotipo<br />

ovvero 2,50 D. Il risultato esprime il valore dell’ampiezza<br />

accomodativa.<br />

Metodi e tecniche di intervento<br />

I problemi visivi a distanza <strong>prossimale</strong> possono<br />

essere affrontati in due modalità, non necessariamente<br />

alternative tra loro:<br />

1) fornitura di un’opportuna compensazione ottica<br />

del sistema visivo;<br />

2) annul<strong>la</strong>mento o riduzione del problema attraverso<br />

un miglioramento dell’efficienza <strong>visiva</strong><br />

e/o delle condizioni ambientali.<br />

37<br />

DONDERS DUANE<br />

Ampiezza Accom.<br />

14 D.<br />

12<br />

10<br />

8,5<br />

7<br />

5,5<br />

4,5<br />

3,5<br />

2,5<br />

1,75<br />

1<br />

0,5<br />

0,25<br />

Fornitura<br />

di una compensazione ottica<br />

La modalità di prescrizione per i soggetti con<br />

difficoltà nell’attività <strong>prossimale</strong> è, tra gli argomenti<br />

a carattere optometrico, uno tra i più<br />

controversi. Va anzitutto ribadito il limite di<br />

qualsiasi prescrizione ricavata da test optometrici<br />

che valutano come statica <strong>la</strong> situazione del<br />

sistema visivo, che invece è dinamico e variabile.<br />

È un limite connesso alle tecniche optometriche<br />

attuali e che appare tuttora insuperabile;<br />

proprio per questo il buon risultato di qualsiasi<br />

prescrizione <strong>optometrica</strong> è oggi ampiamente<br />

fondato sul<strong>la</strong> tolleranza del sistema visivo esaminato,<br />

oltre che sul<strong>la</strong> precisione dei metodi<br />

optometrici utilizzati e sulle conoscenze dell’optometrista<br />

22 .<br />

I principali metodi per <strong>la</strong> determinazione dell’addizione<br />

sono di seguito elencati in maniera<br />

sintetica.<br />

Addizione calco<strong>la</strong>ta in re<strong>la</strong>zione all’età<br />

Hofstetter ha stabilito un range di valori di addizione<br />

diviso in cinque fasce di età 11 .<br />

Età (anni)<br />

40 - 44<br />

45 - 49<br />

50 - 54<br />

55 - 59<br />

oltre 60<br />

Ampiezza Accom.<br />

14 D.<br />

12<br />

11<br />

10<br />

8,5<br />

7<br />

5,5<br />

4<br />

2<br />

1,5<br />

1,25<br />

1<br />

1<br />

Ampiezza accomodativa (D)<br />

5,00 - 4,00<br />

3,75 - 2,75<br />

2,50 - 1,50<br />

1,25 - 0,25<br />

0<br />

Addizione per vicino (D)<br />

0,75 - 1,00<br />

1,00 - 1,50<br />

1,50 - 2,00<br />

2,00 - 2,25<br />

2,25 - 2,50


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Riv It Optom<br />

vol.<br />

n.1<br />

GEN-MAR 2004<br />

pagg. 26-42<br />

LA VERIFICA<br />

E LA VALUTAZIONE OPTOMETRICA<br />

DELL’ATTIVITÀ VISIVA PROSSIMALE<br />

Sebbene <strong>la</strong> so<strong>la</strong> indicazione re<strong>la</strong>tiva all’età del<br />

soggetto non possa consentire l’esatta determinazione<br />

del valore dell’addizione da prescrivere<br />

per vicino, essa può risultare utile al fine di<br />

stabilire un valore di partenza da affinare successivamente<br />

con metodi soggettivi.<br />

Addizione determinata in re<strong>la</strong>zione<br />

al<strong>la</strong> migliore acuità <strong>visiva</strong> soggettiva<br />

È un metodo veloce che richiede al soggetto<br />

esaminato accuratezza e precisione nell’indicare<br />

<strong>la</strong> distanza di <strong>la</strong>voro. Il valore dell’addizione<br />

per vicino viene aumentato gradualmente in visione<br />

binocu<strong>la</strong>re con incremento di 0,25 D, fino<br />

al<strong>la</strong> lettura agevole dei caratteri più piccoli di<br />

un testo con caratteri di opportuna dimensione<br />

tenuto al<strong>la</strong> distanza abituale di lettura o di <strong>la</strong>voro.<br />

Per ulteriore conferma, il valore trovato viene<br />

più volte aumentato e diminuito con cambiamenti<br />

di 0,25 D per cogliere le indicazioni<br />

soggettive del<strong>la</strong> persona esaminata.<br />

La procedura può essere eseguita anche monocu<strong>la</strong>rmente<br />

seguendo le medesime indicazioni.<br />

Il risultato finale del<strong>la</strong> procedura monocu<strong>la</strong>re<br />

esprime generalmente un’addizione lievemente<br />

maggiore rispetto al<strong>la</strong> procedura binocu<strong>la</strong>re; infatti<br />

in visione monocu<strong>la</strong>re l’accomodazione<br />

non è stimo<strong>la</strong>ta dal<strong>la</strong> convergenza come invece<br />

avviene in visione binocu<strong>la</strong>re per effetto del<br />

rapporto tra i due effettori.<br />

All’inizio del<strong>la</strong> procedura, se il soggetto presenta<br />

difficoltà nel<strong>la</strong> lettura dei caratteri, si inserisce<br />

un’addizione calco<strong>la</strong>ta mediante una<br />

delle numerose tabelle che ne esprimono l’entità<br />

necessaria in re<strong>la</strong>zione all’età del soggetto.<br />

Poi si provvede ad aumentare o diminuire tale<br />

valore ricercando il potere diottrico che fornisce<br />

<strong>la</strong> migliore acuità <strong>visiva</strong>, oltre che il miglior<br />

comfort al<strong>la</strong> distanza indicata dal soggetto. Con<br />

tale valore di addizione è opportuno control<strong>la</strong>re<br />

l’intervallo di visione nitida (IVN) nello spazio<br />

libero.<br />

38<br />

Addizione calco<strong>la</strong>ta in re<strong>la</strong>zione<br />

all’ampiezza accomodativa<br />

Vari Autori hanno stabilito che il potere dell’addizione<br />

per vicino dovrebbe essere tale<br />

da permettere al soggetto di esercitare soltanto<br />

una quota dell’accomodazione a sua<br />

disposizione, <strong>la</strong>sciandone una parte come riserva<br />

inutilizzata. Lawrence (1920) e<br />

Maxwell (1937) avevano stabilito che tale<br />

riserva dovesse corrispondere al<strong>la</strong> metà del<br />

potere accomodativo a disposizione del soggetto.<br />

Sheard (1918) e Giles (1965) avevano<br />

invece stabilito che il valore dell’accomodazione<br />

non utilizzata avrebbe dovuto corrispondere<br />

a un terzo del potere accomodativo<br />

e che quindi il soggetto avrebbe potuto impegnarne<br />

due terzi.<br />

Conoscendo l’ampiezza accomodativa (AA)<br />

del soggetto e <strong>la</strong> sua esatta distanza di <strong>la</strong>voro<br />

(d) espressa in metri, è possibile calco<strong>la</strong>re l’addizione<br />

per vicino.<br />

In ogni caso il valore calco<strong>la</strong>to attraverso <strong>la</strong> for-<br />

Secondo Lawrence e Maxwell:<br />

1 1<br />

Add (diottrie) = ––––––––– -- –––– AA (diottrie)<br />

d (metri) 2<br />

Secondo Sheard e Giles:<br />

1 2<br />

Add (diottrie) = ––––––––– -- –––– AA (diottrie)<br />

d (metri) 3<br />

mu<strong>la</strong> costituisce l’addizione (in diottrie) da<br />

sommare al valore dell’emmetropizzazione binocu<strong>la</strong>re<br />

a distanza.<br />

Addizione determinata attraverso<br />

l’uso del test bicromatico<br />

È una tecnica che si basa sugli stessi principi<br />

adottati per <strong>verifica</strong>re <strong>la</strong> compensazione per<br />

lontano con il test bicromatico. Presentando il<br />

test bicromatico a un soggetto presbite non<br />

compensato, sia <strong>la</strong> zona verde sia quel<strong>la</strong> rossa si<br />

troveranno dietro <strong>la</strong> retina e quindi egli vedrà<br />

meglio i caratteri in campo verde rispetto a<br />

quelli in campo rosso. Viceversa un soggetto<br />

con lenti positive di potere eccessivo per vicino<br />

oppure che usa un’eccessiva quantità di accomodazione<br />

in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> distanza del target,<br />

percepirà più nitidi i caratteri posti in campo<br />

rosso.


Anteponendo lenti sferiche binocu<strong>la</strong>rmente l’esaminatore<br />

ricerca l’egualizzazione dei caratteri<br />

situati nei due campi colorati, determinando<br />

in tal modo l’addizione.<br />

Nel<strong>la</strong> pratica clinica ordinaria il test bicromatico<br />

per vicino viene utilizzato prevalentemente<br />

per control<strong>la</strong>re i risultati raggiunti con altri metodi.<br />

Addizione determinata attraverso<br />

il metodo soggettivo dei cilindri crociati<br />

È un metodo che utilizza come mira un reticolo<br />

a croce posto a 40 cm sull’asta del forottero,<br />

nel quale sono inseriti i cilindri crociati di<br />

±0,50 D con asse negativo a 90° che inducono<br />

un astigmatismo misto secondo rego<strong>la</strong>. È importante<br />

ridurre il livello di illuminazione ambientale<br />

per contrastare l’aumento del<strong>la</strong> profondità<br />

di fuoco legato al<strong>la</strong> miosi, che può compensare<br />

lo sfuocamento indotto dal cilindro<br />

crociato impedendo al soggetto di percepire <strong>la</strong><br />

differente nitidezza fra linee verticali e linee<br />

orizzontali.<br />

Il test può essere eseguito monocu<strong>la</strong>rmente, in<br />

dissociazione e binocu<strong>la</strong>rmente. Al soggetto<br />

esaminato viene chiesto di osservare le linee<br />

orizzontali e verticali che compongono il reticolo<br />

a croce, riferendo quali appaiono più nitide<br />

e scure. Si inizia con un potere positivo in<br />

eccesso che rende più nere le linee verticali; poi<br />

il potere sferico positivo viene gradualmente<br />

diminuito fino a quando le linee appaiono tutte<br />

ugualmente nitide.<br />

Addizione determinata<br />

valutando l’accomodazione re<strong>la</strong>tiva (AR)<br />

L’accomodazione re<strong>la</strong>tiva viene quantificata al<br />

forottero partendo dal<strong>la</strong> lente del controllo, definita<br />

secondo i criteri OEP. L’AR si distingue in:<br />

• accomodazione re<strong>la</strong>tiva positiva (ARP), che si<br />

misura anteponendo al soggetto, binocu<strong>la</strong>rmente,<br />

lenti negative fino al<strong>la</strong> segna<strong>la</strong>zione di un<br />

lieve annebbiamento;<br />

• accomodazione re<strong>la</strong>tiva negativa (ARN), che<br />

si misura anteponendo al soggetto, binocu<strong>la</strong>rmente,<br />

lenti positive fino al<strong>la</strong> segna<strong>la</strong>zione di<br />

un lieve annebbiamento.<br />

Il valore delle lenti prescritte per vicino, secondo<br />

tale criterio, deve indurre un’equidistanza<br />

dai limiti costituiti dai valori di ARP e ARN.<br />

Per esempio, se un soggetto con una lente di<br />

controllo di sf +1,25 D evidenziasse 1,00 D di<br />

ARP e 0,50 D di ARN, i due valori di accomodazione<br />

re<strong>la</strong>tiva non sarebbero uguali. Per<br />

egualizzarli il valore di prescrizione dovrebbe<br />

39<br />

corrispondere a sf +1,00 D, i valori di ARP e<br />

ARN risulterebbero infatti entrambi di 0,75 D e<br />

adempirebbero alle indicazioni del criterio.<br />

Addizione determinata attraverso<br />

<strong>la</strong> schiascopia dinamica<br />

La tecnica del<strong>la</strong> schiascopia dinamica prevede<br />

che il controllo del movimento (concorde o discorde)<br />

e <strong>la</strong> ricerca del punto neutro siano effettuate<br />

mentre il soggetto osserva, in visione binocu<strong>la</strong>re,<br />

una mira posta a distanza ravvicinata.<br />

La mira si trova esattamente sul piano dello<br />

schiascopio (esistono anche strumenti con mire<br />

incorporate e autoilluminate) e il movimento rilevato<br />

viene opportunamente modificato attraverso<br />

l’uso di lenti. Mentre il soggetto osserva<br />

<strong>la</strong> mira posta proprio al<strong>la</strong> distanza per <strong>la</strong> quale è<br />

stabilita l’addizione, l’esaminatore esegue <strong>la</strong><br />

schiascopia dinamica fino al<strong>la</strong> neutralizzazione<br />

del movimento luce-ombra.<br />

Verifica dell’addizione mediante<br />

l’intervallo di visione nitida (IVN)<br />

È un metodo soggettivo di <strong>verifica</strong> dell’addizione,<br />

che si svolge nello spazio libero ed è assai<br />

utile come conferma dei risultati ottenuti<br />

con altre modalità. Il soggetto osserva i caratteri<br />

dell’ottotipo corrispondenti a un valore di<br />

acuità <strong>visiva</strong> circa 2/10 inferiori rispetto al valore<br />

massimo raggiungibile. Gli viene chiesto<br />

di avvicinare l’ottotipo fino a quando i caratteri<br />

iniziano a perdere nitidezza, quindi di allontanarlo<br />

con lo stessa finalità. Si prende nota dei<br />

due valori lineari in centimetri.<br />

L’intervallo così individuato rappresenta lo<br />

spazio entro il quale l’addizione in uso consente<br />

una visione nitida attraverso lenti monofocali.<br />

Tale intervallo va individuato in più fasi,<br />

modificando l’addizione e stabilendo quale sia<br />

<strong>la</strong> più idonea a soddisfare le esigenze visive<br />

prossimali del soggetto.<br />

Altri approcci compensativi<br />

La presbiopia rappresenta <strong>la</strong> perdita progressiva<br />

di un’importante funzione fisiologica e <strong>la</strong> finalità<br />

che deve guidare il professionista che se<br />

ne occupa è quel<strong>la</strong> di provvedere nel modo più<br />

semplice e confortevole possibile al ripristino<br />

del<strong>la</strong> visione a distanza <strong>prossimale</strong> 2 .<br />

La presbiopia si manifesta in ogni persona, sia<br />

emmetrope che ametrope. Sono oggi aperte<br />

molte strade compensative, realizzate con fondamenti<br />

di originalità ed efficienza, ma nessuna<br />

è ancora in grado di riproporre <strong>la</strong> naturale perfezione<br />

del<strong>la</strong> funzione accomodativa 1 .<br />

I molteplici tentativi in corso testimoniano l’inesauribilità<br />

del<strong>la</strong> ricerca tecnica e scientifica,<br />

27<br />

Riv It Optom<br />

vol.<br />

n.1<br />

GEN-MAR 2004<br />

pagg. 26-42


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n.1<br />

GEN-MAR 2004<br />

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LA VERIFICA<br />

E LA VALUTAZIONE OPTOMETRICA<br />

DELL’ATTIVITÀ VISIVA PROSSIMALE<br />

ma anche <strong>la</strong> forte spinta con cui i soggetti presbiti<br />

premono per veder risolto il loro problema<br />

che è anche, almeno inizialmente, di tipo psicologico.<br />

Riguarda infatti persone nel pieno del<strong>la</strong><br />

propria maturità ed efficienza fisica, psichica,<br />

sessuale; attraverso <strong>la</strong> prescrizione di un occhiale<br />

per vicino essi percepiscono, con enorme<br />

fastidio, di aver raggiunto una nuova fase del<strong>la</strong><br />

loro vita: quell’occhiale equivale all’attestato di<br />

senilità 19 .<br />

Con l’occhiale monofocale per vicino il presbite<br />

conserva un ampio campo di visione <strong>prossimale</strong><br />

ma ha l’inconveniente di doverlo togliere<br />

alzando lo sguardo. A ciò si può ovviare con<br />

l’adozione di mezzi occhiali, di lenti bifocali, di<br />

lenti multifocali. La costruzione bifocale e multifocale<br />

è stata adottata, senza trovare grande<br />

diffusione, anche dal settore delle lenti a contatto<br />

2 .<br />

Alcuni professionisti adottano <strong>la</strong> tecnica del<strong>la</strong><br />

monovisione, compensando un occhio mediante<br />

una lente a contatto del potere necessario al<strong>la</strong><br />

visione per lontano e l’altro occhio con una<br />

lente a contatto del potere adatto al<strong>la</strong> visione<br />

<strong>prossimale</strong>; vengono riprodotte così le condizioni<br />

di quei soggetti presbiti che hanno un occhio<br />

emmetrope e l’altro lievemente miope, potendo<br />

così evitare l’uso dell’occhiale.<br />

La chirurgia offre a sua volta svariate possibilità.<br />

Nel corso degli interventi di cataratta vengono<br />

inserite lenti bifocali intraocu<strong>la</strong>ri da camera<br />

posteriore per cercare di una soluzione<br />

valida al problema del<strong>la</strong> presbiopia. Sono utilizzate<br />

anche lenti intraocu<strong>la</strong>ri accomodative<br />

che, sollecitate dal muscolo ciliare, si muovono<br />

in senso antero-posteriore modificando il potere<br />

diottrico e consentendo così una migliore<br />

condizione <strong>visiva</strong> anche da vicino 16 .<br />

L’avvento dei <strong>la</strong>ser a eccimeri e a olmio ha<br />

aperto <strong>la</strong> strada a nuovi tentativi di chirurgia<br />

corneale in grado di modificare il valore refrattivo<br />

di una porzione corneale e realizzare così<br />

una bifocalità o multifocalità chirurgica.<br />

Miglioramento dell’efficienza<br />

<strong>visiva</strong> e delle condizioni<br />

ambientali<br />

Numerosi studi indicano che un’elevata percentuale<br />

di soggetti non presbiti ai quali è richiesto<br />

un impegno visivo <strong>prossimale</strong> prolungato in<br />

condizioni re<strong>la</strong>tivamente disagevoli (studenti,<br />

operatori del terziario, ricercatori...) manifesta<br />

una sintomatologia astenopica da affaticamento<br />

visivo soprattutto pomeridiana e serale con pesantezza<br />

<strong>visiva</strong>, prurito, bruciore ocu<strong>la</strong>re. Una<br />

40<br />

recente ricerca riguardante 142 <strong>la</strong>voratori non<br />

presbiti, con età media di 30 anni e impegno<br />

giornaliero e costante al videoterminale, ha evidenziato<br />

che il 49% dei soggetti presenta sintomatologia<br />

astenopica saltuaria in re<strong>la</strong>zione all’intensità<br />

del <strong>la</strong>voro, mentre il 13% presenta<br />

sintomatologia astenopica costante 7 .<br />

Nei confronti di tale categoria di problemi visivi,<br />

spesso le lenti positive di basso potere utilizzate<br />

per <strong>la</strong> visione <strong>prossimale</strong> sono in grado<br />

di produrre benefiche variazioni funzionali, fisiologiche<br />

ed elettrofisiologiche. L’uso delle<br />

lenti positive trova anzitutto applicazione clinica<br />

per modificare <strong>la</strong> postura e l’efficienza du-<br />

rante <strong>la</strong> lettura, ma sovente anche per il controllo<br />

del<strong>la</strong> progressione miopica 17 .<br />

Il significato prescrittivo delle lenti positive a<br />

basso potere per <strong>la</strong> visione <strong>prossimale</strong> si rifà ai<br />

fondamenti neuro-fisiologici che rego<strong>la</strong>no i<br />

meccanismi dello stress. Le più moderne interpretazioni<br />

inseriscono lo stress visivo all’interno<br />

del contesto del<strong>la</strong> fisiologia generale dello<br />

stress, suggerendo che <strong>la</strong> tendenza del<strong>la</strong> convergenza<br />

a localizzarsi in una posizione spaziale<br />

più ravvicinata rispetto all’accomodazione deriva<br />

dall’attivazione dei meccanismi neuroendocrini<br />

che Cannon e Selye avevano identificato<br />

come generatori dello stress generale. In questo<br />

contesto, l’attivazione del sistema nervoso simpatico<br />

deriva dall’attenzione e dallo sforzo<br />

mentale esercitato durante le attività visive cognitive<br />

prossimali 10 .<br />

L’attenzione e lo sforzo cognitivo sono impliciti<br />

in molte attività visive prossimali e caratterizzano<br />

uno stato di attivazione fisiologica simpatica<br />

(arousal) che mostra lo stesso pattern delle


condizioni di stress generale, con <strong>la</strong> differenza<br />

di essere meno intenso. L’aumento dell’arousal<br />

simpatica è stato dimostrato sperimentalmente<br />

sia durante l’attenzione <strong>visiva</strong> che durante i<br />

processi cognitivi 21 .<br />

Il sistema nervoso simpatico è organizzato per<br />

rispondere con l’attivazione di tutte le strutture<br />

innervate. Nell’occhio <strong>la</strong> risposta simpatica avviene<br />

attraverso una di<strong>la</strong>tazione dell’iride e un<br />

lieve effetto cicloplegico nei riguardi del meccanismo<br />

accomodativo. La conseguente discrepanza<br />

spaziale tra <strong>la</strong> localizzazione spaziale<br />

dell’accomodazione e quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> convergenza<br />

è risolvibile con l’uso di lenti positive<br />

per <strong>la</strong> visione <strong>prossimale</strong> che (quando opportunamente<br />

prescritte) permettono di diminuire tale<br />

discrepanza, attenuando gli effetti negativi<br />

indotti a livello visivo dallo stato di attivazione<br />

del sistema nervoso simpatico. Peraltro non<br />

sempre il problema si pone in questi termini,<br />

quindi al<strong>la</strong> presenza di sintomi di stress visivo<br />

<strong>prossimale</strong> non sempre necessariamente consegue<br />

l’indicazione di prescrivere lenti convesse:<br />

se è vero che <strong>la</strong> lente positiva prescritta per <strong>la</strong><br />

visione <strong>prossimale</strong> in soggetti non presbiti può<br />

rappresentare un utile ed efficace ausilio, è altrettanto<br />

vero che deve essere prescritta solo<br />

quando è necessario, calco<strong>la</strong>ndone il valore<br />

diottrico con attenzione ed evitando improvvisazioni<br />

e generalizzazioni 21 .<br />

I metodi più indicati per quantificare <strong>la</strong> prescrizione<br />

di lenti convesse per l’attività cognitiva<br />

<strong>prossimale</strong> sono <strong>la</strong> MEM Retinoscopy,<br />

il calcolo del<strong>la</strong> MSDA, il metodo grafico<br />

modificato.<br />

L’essere umano è attivo<br />

e consapevole<br />

Le capacità mentali dell’uomo, come ha evidenziato<br />

<strong>la</strong> psicologia cognitiva, sono ampie e<br />

complesse e le diffuse difficoltà di lettura potrebbero<br />

non essere secondarie a problemi funzionali<br />

ma essere invece conseguenti a deficit<br />

specifici settoriali, che determinano difficoltà<br />

di lettura e scrittura lievi oppure severe 15 .<br />

Il comportamento visivo dell’uomo non mette<br />

in gioco soltanto le variabili di natura riflessa<br />

ma anche quelle legate al<strong>la</strong> motivazione, alle<br />

emozioni, all’attenzione, al contesto. Ciò impone<br />

un approccio diverso ai problemi visivi, soprattutto<br />

se di natura <strong>prossimale</strong>. I tentativi di<br />

approfondirli escludendo le considerazioni riguardanti<br />

l’ambiente nel quale <strong>la</strong> persona si trova<br />

a operare sono fuorvianti; il soggetto vive<br />

infatti in un ambiente ben definito e cerca atti-<br />

41<br />

vamente informazioni significative scegliendole<br />

in quel contesto, con stimoli ed eventi dinamici<br />

e variabili 20 .<br />

L’analisi <strong>visiva</strong> <strong>optometrica</strong> dei problemi<br />

prossimali non può quindi prescindere dall’utilizzo<br />

di un opportuno studio optometrico nel<br />

quale gli spazi e gli strumenti utilizzati siano<br />

adatti a riprodurre e <strong>verifica</strong>re le condizioni<br />

ambientali consuete per il soggetto esaminato<br />

8 . È altresì auspicabile che l’optometrista<br />

possa intervenire in modo concreto e incisivo<br />

dentro i luoghi di <strong>la</strong>voro e di studio, <strong>la</strong>ddove<br />

le persone svolgono <strong>la</strong> loro attività quotidianamente,<br />

proponendo nuove modalità operazionali<br />

e idonei supporti tecnici, sia con carattere<br />

preventivo che con finalità protettive e<br />

compensative.<br />

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27<br />

Riv It Optom<br />

vol.<br />

n.1<br />

GEN-MAR 2004<br />

pagg.26-42


LA VERIFICA<br />

E LA VALUTAZIONE OPTOMETRICA<br />

DELL’ATTIVITÀ VISIVA PROSSIMALE<br />

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17) Mugnai A. Miopia, che fare? Prevenir<strong>la</strong>,<br />

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Nuove, 1999.<br />

18) Nocera M. Guida all’applicazione dei test<br />

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Acofis.<br />

19) Perris R. Aspetti psicologici alle prime sen-<br />

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20) Pocaterra R. Percezione <strong>visiva</strong>: un processo<br />

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21) Roncagli V. Valutazione e trattamento dei<br />

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22) Rossetti A. Note sull’identificazione del<br />

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23) Rossetti A, Gheller P. Manuale di Optometria<br />

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2003, Zanichelli.<br />

24) Saraux H, Biais B. Manuale di fisiologia<br />

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25) Schmitt E. Guidelines for clinical testing,<br />

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1996, Optometric Extension Program<br />

26) Venè G. Vo<strong>la</strong> colomba: vita quotidiana degli<br />

italiani negli anni del dopoguerra. Mi<strong>la</strong>no,<br />

1990, Mondadori.

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