11.05.2013 Views

leggi, scrivi e condividi le tue 10 righe dai libri

leggi, scrivi e condividi le tue 10 righe dai libri

leggi, scrivi e condividi le tue 10 righe dai libri

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

14 ANGELA CAMUSO<br />

Proprio Paolo A<strong>le</strong>andri, già appartenente alla formazione d’estrema<br />

Destra «Ordine Nuovo» e uomo di fiducia dei professori Aldo Semerari<br />

e Fabio De Felice, nonché tramite fra costoro e il Venerabi<strong>le</strong> Maestro della<br />

loggia massonica P2 , Licio Gelli, imboccata, dopo la strage del 2 agosto<br />

1980 alla Stazione ferroviaria di Bologna, la strada della collaborazione<br />

processua<strong>le</strong>, aveva del resto rivendicato immediatamente la piena consapevo<strong>le</strong>zza<br />

sia della pericolosità del famigerato sodalizio delinquentesco<br />

capitolino, sperimentata addirittura sulla sua pel<strong>le</strong>, sia della rete di connivenze<br />

di cui esso godeva, della qua<strong>le</strong> era sintomatica la sostanzia<strong>le</strong> impunità<br />

dei suoi adepti.<br />

«Quanto alla pericolosità dell’organizzazione», questo è quanto dichiarato<br />

al riguardo dall’ex terrorista, «posso dire, per aver vissuto da protagonista<br />

quegli anni, che la banda della Magliana determinò un cambio di<br />

mentalità nell’ambiente malavitoso romano facendo passare il principio<br />

che si poteva imporre il proprio potere applicando rego<strong>le</strong> semplici e feroci<br />

al fine di intimidire qualunque interlocutore che poteva, addirittura, essere<br />

fisicamente soppresso senza grossi rischi. In tal modo il sodalizio ha<br />

cambiato <strong>le</strong> precedenti rego<strong>le</strong> del gioco diventando esso stesso l’ente che<br />

<strong>le</strong> poneva, a differenza di quanto accadeva prima e cioè che tutto dovesse<br />

essere contrattato».<br />

Una lucida quanto spietata analisi, quella dell’A<strong>le</strong>andri, che trovava<br />

puntua<strong>le</strong> riscontro, innanzi tutto, nell’impiego feroce e determinato, da<br />

parte della banda, di ogni tipo di vio<strong>le</strong>nza ed intimidazione, per quanto<br />

efferata potesse essere. Basti ricordare, in proposito, sia pure in via di rapidissima<br />

sintesi, il sequestro, avvenuto il 7 novembre 1977, e la successiva<br />

uccisione del marchese Massimiliano Grazioli Lante della Rovere; l’omicidio<br />

di Franco Nicolini, detto Franchino er Crimina<strong>le</strong>, commesso il 2<br />

luglio del 1978, e quello di Sergio Carrozzi, eseguito il 28 agosto dello<br />

stesso anno; il tentato omicidio di Giovanni Piarulli, il 16 agosto 1979; l’omicidio<br />

di Am<strong>le</strong>to Fabiani, perpetrato il 15 apri<strong>le</strong> 1980; il tentato duplice<br />

omicidio in danno di Pierluigi Parente e Maria Nico<strong>le</strong>tta Marchesi, il 19<br />

settembre 1980; il tentato omicidio di Enrico Proietti il 27 ottobre 1980 e<br />

quello di Mario Proietti il 12 dicembre dello stesso anno; gli omicidi di<br />

Orazio Benedetti, commesso il 23 gennaio 1981, di Nicolino Selis e di Antonio<br />

Leccese, nella serata del 3 febbraio 1981; l’omicidio di Maurizio<br />

Proietti e il tentato omicidio di Mario Proietti, il 16 marzo 1981; l’omicidio<br />

di Giuseppe Magliolo, perpetrato il 24 novembre 1981; gli omicidi di<br />

Massimo Barbieri, eseguito il 18 gennaio 1982, di Claudio Vannicola, il 23<br />

febbraio successivo, di Fernando Proietti realizzato il 30 giugno 1982 e di<br />

Miche<strong>le</strong> D’Alto, commesso il 30 giugno dello stesso anno; l’omicidio di<br />

Raffaello Danie<strong>le</strong> Caruso, attuato il 22 gennaio 1983, e quelli di Angelo<br />

De Angelis e di Mario Loria, consumati, rispettivamente il <strong>10</strong> febbraio e<br />

il 18 settembre dello stesso anno.<br />

MAI CI FU PIETÀ 15<br />

Nonostante l’abnorme crescita della criminalità; nonostante il cruento riesplodere<br />

della faida interna alla banda della Magliana; nonostante il «preoccupato<br />

allarme» della Commissione parlamentare antimafia, che «richiama[va]<br />

l’attenzione del Parlamento e del Governo su una situazione certamente<br />

pericolosa», gli ambienti polizieschi romani, inspiegabilmente, continuavano<br />

a ispirare una vulgata tesa alla programmatica sottovalutazione della<br />

pericolosità della banda della Magliana e, più in genera<strong>le</strong>, del<strong>le</strong> infiltrazioni<br />

mafiose nel tessuto socia<strong>le</strong> e nei rapporti con gli apparati amministrativi<br />

della Capita<strong>le</strong>. Ancora nell’ottobre del 1991, il Prefetto di Roma Carmelo<br />

Caruso, discutendo in Campidoglio i prob<strong>le</strong>mi <strong>le</strong>gati alla criminalità organizzata<br />

con il sindaco, i capigruppo consiliari, il questore e i comandanti dei<br />

carabinieri e della guardia di finanza, dichiara che «se la mafia è intesa come<br />

una foresta che soffoca <strong>le</strong> città, a Roma ci sono soltanto alcuni alberi».<br />

Quanto ricordava Macbeth, il prefetto Caruso, col suo sprezzante rifiuto<br />

di farsi intimidire dal<strong>le</strong> notizie riferitegli: Till Birnam wood remove<br />

to Dusinane / I cannot Taint with fear. Un orgoglioso gesto di sfida, il suo,<br />

o non, piuttosto, il discorso di un uomo «roso dal terrore»?<br />

Occorre pur dire, comunque, che con due memorabili interventi, il Tribuna<strong>le</strong><br />

della libertà di Roma, il 28 marzo e il primo apri<strong>le</strong> 1987, aveva revocato<br />

gli ordini di cattura, emessi il 12 febbraio precedente, da un pool<br />

di pubblici ministeri, sulla scorta di devastanti chiamate in correità di<br />

Claudio Sicilia, nei confronti di numerosissime persone, accusate di appartenere,<br />

a vario titolo, alla banda.<br />

Le indagini sulla banda, da quel momento, languirono per anni, mentre<br />

il sangue continuava a scorrere per <strong>le</strong> strade romane. Nel frattempo,<br />

infatti, era riesplosa la faida interna all’organizzazione, che, nel corso degli<br />

anni Ottanta, per dirla col poeta, «spinse anzi tempo al morto regno»<br />

<strong>le</strong> anime, «E a’ cani e augei <strong>le</strong> salme [...] abbandonò» di numerosissimi<br />

esponenti della criminalità organizzata capitolina.<br />

Le vicissitudini giudiziarie che tra il 1981 e il 1987 avevano investito<br />

quell’universo, con strascichi variamente durevoli, avevano costretto gli<br />

e<strong>le</strong>menti di maggior spicco a più o meno lunghi periodi di detenzione, nel<br />

corso dei quali – vuoi per <strong>le</strong> esigenze di sostegno ai detenuti e al<strong>le</strong> loro famiglie,<br />

vuoi per <strong>le</strong> oggettive difficoltà di gestione del<strong>le</strong> lucrose attività criminali,<br />

appannaggio della consorteria – <strong>le</strong> rivalità che già serpeggiavano<br />

fra i sodali non soltanto avevano provocato inevitabili frammentazioni del<br />

sodalizio, ma avevano anche reso concreta la possibilità, per e<strong>le</strong>menti di<br />

secondo piano, di affrancarsi con autonome iniziative, sottratte al controllo<br />

degli esponenti di primo piano in vinculis: in conseguenza di tali accadimenti,<br />

proprio nello stesso momento in cui alcuni di costoro erano<br />

tornati in libertà, si erano anche spezzati i delicati equi<strong>libri</strong> in atto e, in rapida<br />

successione, erano rimasti sul terreno, fra il 1989 e il 1990, Edoardo<br />

Toscano, Giovanni Girlando ed Enrico De Pedis.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!