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A Valle Giulia, ieri, si è cosi avuto un frammento<br />

di lotta di classe: e voi, amici (benché dalla parte<br />

della ragione) eravate i ricchi,<br />

mentre i poliziotti (che erano dalla parte<br />

del torto) erano i poveri.<br />

[...]<br />

Siete paurosi, <strong>in</strong>certi, disperati<br />

(benissimo!) ma sapete anche come essere<br />

prepotenti, ricattatori e sicuri:<br />

prerogative piccolo-borghesi, amici.<br />

[…]<br />

"Inoltre i giovani di oggi (che si sbrigh<strong>in</strong>o poi ad abbandonare l'orrenda denom<strong>in</strong>azione<br />

classista di studenti, e a diventare dei giovani <strong>in</strong>tellettuali) non si rendono conto di quanto sia<br />

repellente un piccolo-borghese […]"<br />

[dall'Apologo]<br />

ma nei confronti dei quali, probabilmente, dovevano essere evitate le generalizzazioni. Il Sessantotto è<br />

senza dubbio un avvenimento storico complesso e, come tale, "<strong>in</strong>cappa <strong>in</strong> due griglie <strong>in</strong>terpretative<br />

divergenti, se non opposte. Ci sono i sostenitori della pal<strong>in</strong>genesi e gli assertori del tutto negativo, tutto<br />

sbagliato", scrive Mario Capanna (Formidabili quegli anni) che di quelle lotte fu tra i protagonisti. E<br />

cont<strong>in</strong>ua dicendo che una delle chiavi per giubilare il Sessantotto è stata la sua idealizzazione.<br />

Ciò che <strong>in</strong>vece scrisse allora Pasol<strong>in</strong>i sollevò, come si è già ricordato, una marea di critiche e di<br />

polemiche. Per la destra, fautrice di "ord<strong>in</strong>e" fu facile la strumentalizzazione e l'utilizzo dei concetti<br />

espressi da Pasol<strong>in</strong>i contro gli studenti, def<strong>in</strong>iti "figli di papà".<br />

Nell'ottobre del 1968, Pasol<strong>in</strong>i scrisse nella rubrica "Il Caos": "Non è stato, questo, un anno glorioso<br />

per la nostra vita nazionale, e neanche <strong>in</strong>ternazionale. Per un viaggio sulla luna, quanti regressi<br />

sulla terra. È stato un anno di restaurazione. Ciò che è più doloroso constatare è stata la f<strong>in</strong>e del<br />

Movimento Studentesco, se di f<strong>in</strong>e si può parlare (ma spero di no). In realtà la novità che gli studenti<br />

hanno portato nel mondo l'anno scorso (i nuovi aspetti del potere e la sostanziale e drammatica<br />

attualità della lotta di classe) ha cont<strong>in</strong>uato a operare dentro di noi, uom<strong>in</strong>i maturi, non solo per<br />

quest'anno, ma, credo, ormai, per tutto il resto della nostra vita. Le <strong>in</strong>giuste e fanatiche accuse di<br />

<strong>in</strong>tegrazione rivolte a noi dagli studenti, <strong>in</strong> fondo, erano giuste e oggettive. E - male, naturalmente con<br />

tutto il peso dei vecchi peccati - cercheremo di non dimenticarcelo più".<br />

Nel 1968, a Pasol<strong>in</strong>i viene affidata una rubrica <strong>in</strong>titolata "Il Caos" sul settimanale "Tempo illustrato".<br />

Davide Lajolo, dirigente del Pci, gli scrive: "Un colloquio nessuno lo può tenere meglio di te proprio<br />

perché sono <strong>in</strong> molti da ogni parte che ce l'hanno con te". La rubrica deve costituire "un fronte di<br />

piccole battaglie quotidiane" da impegnare contro i terrorismi di destra e di s<strong>in</strong>istra e contro la<br />

borghesia, <strong>in</strong>tesa da Pasol<strong>in</strong>i "come una vera e propria malattia".<br />

Sul Pci ai giovani!<br />

"[...] Sia dunque chiaro che questi brutti versi io li ho scritti su più registri<br />

contemporaneamente: e qu<strong>in</strong>di sono tutti 'sdoppiati' cioè ironici e autoironici. Tutto è detto tra<br />

virgolette. Il pezzo sui poliziotti è un pezzo di ars retorica, che un notaio bolognese impazzito<br />

potrebbe def<strong>in</strong>ire, nella fattispecie, una 'captatio malevolentiae': le virgolette sono perciò<br />

quelle della provocazione. [...]". Questo scrisse nell'Apologo della sua poesia (Il Pci ai giovani!)<br />

Pasol<strong>in</strong>i stesso.<br />

Ecco il punto: la provocazione. Provocando gli studenti ("<strong>in</strong> che altro modo mettermi <strong>in</strong> rapporto<br />

con loro, se non così?") Pasol<strong>in</strong>i <strong>in</strong>tendeva stimolarli ad analizzare, "al di fuori così della sociologia<br />

come dei classici del marxismo", la loro condizione di piccolo-borghesi; a togliersi di dosso tale loro<br />

condizione utilizzando la loro <strong>in</strong>telligenza <strong>in</strong> senso critico ("abbandonando la propria autodef<strong>in</strong>izione<br />

ontologica e tautologica di 'studenti' e accettando di essere semplicemente degli '<strong>in</strong>tellettuali'") e<br />

"operando l'ultima scelta ancora possibile [...] <strong>in</strong> favore di ciò che non è borghese".<br />

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