Ama il prossimo tuo come te stesso - Suore Gerardine

Lo Spirito di San Gerardo Maiella
- in mezzo al popolo -
Bollettino trimestrale - Luglio 2011 - Anno LXIV n. 2 - Sped. abb. postale art. 2 comma 20 c legge 662/96 - Na CMP
Reg. trib. Torre Annunziata (Na) n. 44 dei 29/09/1997 - Direttore: Sac. Giovanni D'Auria - Dir. resp.: Prof. Antonio ZIINO
“Ama il prossimo tuo
come te stesso”

Lo Spirito di S. Gerardo Maiella
- in mezzo al popolo -
Anno Fondazione 1937
Anno LXIV n. 2
Luglio 2011
Già registrato nel tribunale
di Napoli n°105
Reg. Tribunale di Torre
Annunziata n°44
del 29/9/97
Editore:
Congregazione delle Suore
Gerardine
~
Santuario di San Gerardo
Maiella
Direttore:
Sacerdote Giovanni D'Auria
Direttore responsabile:
Prof. Antonio Ziino
Segretaria responsabile:
Suor Maria Santa Sparaco
Componenti redazione:
Afeltra Mariateresa
Afeltra Michele
Afeltra Rita
Cuomo Antonio
D'Auria Francesco
D'Auria Matteo
D'Auria Paolo
De Martino Liliana
Galasso Gaspare
Galasso Nunzia
Pannone Romina
Suor Nicolina Tridente
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2011 anno del volontariato
I Cristiani: tolleranti, ma anche strenui difensori della Verità
L’uomo post-moderno tra egoismo e solitudine
Riconoscimento Pontificio, gli auguri di Mons. Cece
Dalla Valle del Sarno la diffusione della Buona Novella
Parrocchia di S. Biagio: conforto agli ammalati
Nella natura incontaminata, al Santuario dell’Addolorata
Festa degli anziani 2011 - Musical “I dieci comandamenti”
25 anni di Scoutismo a Sant’Antonio Abate
Buona Strada!
In copertina:
Il 2011 è l’anno europeo del volontariato;
numerosi i progetti e le attività
per testimoniare il desiderio
di donarsi ai più bisognosi
Foto di
International Volunteer Day
Il Papa che abbatté i muri - La figura di Don Mosè Mascolo oggi
Preghiera per la preparazione alla GMG
L'editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità
di richiedere gratuitamente la rettifica o la cancellazione ai sensi dell’Art. 7 del Decreto
Legislativo N. 196/2003 scrivendo alla redazione di “Lo Spirito di San Gerardo Maiella
in mezzo al popolo” via Don Mosè Mascolo, 80057 - Sant’Antonio Abate (NA)
Informativa ai sensi dell' Art. 13 Decreto Legislativo N.196/2003

L’
2011 anno del volontariato
Editoriale
UE ha voluto questo 2011 “Anno europeo del volontariato”. Per dare l’avvio alle celebrazioni
in Italia, il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha organizzato una Conferenza
tenutasi a Venezia dal 31 marzo al 1° aprile, alla quale hanno preso parte oltre 200 rappresentanti
di associazioni italiane.
I dati e i numeri presentati sono a dir poco impressionanti: 140 milioni di persone dedicate al
volontariato in Europa, circa 6 milioni in Italia dove, oltre a garantire molti dei servizi fondamentali
alla persona, contribuiscono al Pil nazionale producendo un valore economico pari a 7,8 milioni
di euro. Una vera e propria fabbrica della solidarietà che, come affermato da Giorgio Vittadini
nell’intervento introduttivo alla Conferenza, sa trarre valore da ciò che gli altri disprezzano.
Essenziali per una maggior giustizia sociale e per valorizzare ciò che l’egoismo produttivistico
considera pesi inutili, le oltre 21 mila associazioni di volontariato attive nel nostro paese sono un
corpo socialmente e politicamente rilevante. Lo dimostrano le richieste che dalla Conferenza sono
state rivolte al Governo, con le quali si è ribadita l’esigenza di poter partecipare ai processi decisionali
della politica, di contare su incentivi, a partire da una costante educazione al volontariato in
particolare indirizzata ai più giovani e di una urgente riforma del Codice Civile al fine di una dovuta
considerazione dell’apporto dei volontari.
Richieste che stridono con i tagli applicati negli ultimi due anni dal Governo, che ha ridotto di due
terzi gli stanziamenti alle politiche sociali e al servizio civile, del 71,3 per cento quelli alle politiche
per la famiglia, e azzerato i fondi per i non autosufficienti e l’inclusione sociale degli immigrati.
La speranza è che oltre alle celebrazioni questo Anno sia l’occasione per correggere la miopia e
ridare slancio al volontariato anche in Italia.
Sergio Marelli – Direttore Generale volontari nel mondo Focsiv
(da Famiglia Cristiana del 10 aprile 2011)
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Spiritualità
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I Cristiani
Tolleranti e strenui difensori della Verità
H o letto l’articolo di presentazione che
Piergiorgio Oddifreddi ha scritto su
“Repubblica” il 10/05/2011, come lancio
pubblicitario del suo recentissimo libro edito
da Mondadori “Caro Papa ti scrivo”. Mi hanno
colpito fin dalle prime battute, anzi, dallo stesso
titolo che inizia con l’aggettivo “caro” travisato
ironicamente, l’impudenza e l’arroganza di
questo matematico “scientista” che certo mastica
poco di Filosofia e ancor meno di Teologia. Mi
riferisco logicamente a quella “Filosofia” e
“Teologia” con la lettera maiuscola, partorite
nei secoli da menti eccelse e non certo
ridicolizzabili in due battute che vorrebbero
essere intelligenti, ma sono pretenziose e banali.
Vecchie come il tempo o meglio come disse
qualcuno “cavoli già fritti, più volte rifritti”. I
matematici facciano i matematici e lascino stare
i filosofi e i papi ! Perché una matematica che
pretenda di interpretare universalmente quelle
verità metafisiche ed ontologiche che per sua
natura non può certo possedere o comprendere,
banalizzandole in formule matematiche o
assiomi geometrici, diventa essa stessa arrogante
dogmatismo e rinnovato scientismo. Del resto,
come disse il saggio Vico, la storia è piena di
corsi e ricorsi storici! Un tempo ci fu
l’Illuminismo ateo e materialista che convinto
di possedere la ricetta della felicità, ridusse tutta
la realtà a “spiegazioni e pianificazioni” logicomatematiche,
rinnegando con un colpo di
spugna il passato “oscurantista” per trasformare
la ragione umana in una sorta di dio degli atei.
Così il Positivismo detto anche neo-Illuminismo,
divinizzò la scienza, rinnegando paradossalmente
lo stesso metodo scientifico galileiano
per trasformarla in scientismo delirante. Le
risposte migliori le ebbero dal tempo : furono
rinnegate dal bagno di violenza e di sangue
prodotto dalla fallita Rivoluzione francese, dalla
follia robespierriana, dall’insorgenza dei “bisogni
del cuore” che gli spiriti romantici non poterono
ammortizzare e dalla riscoperta della
complicatissima realtà dell’uomo: “microcosmo”
nel “macrocosmo”, unità inscindibile non certo
di formule matematico-geometriche, ma di
corpo, mente, sentimenti, inconscio freudiano.
Come possiamo ridurre l’essere umano ad un
freddo, discutibile teorema, banalizzando la sua
sfaccettata, sfuggente realtà policromatica?!
Caricatura vera non sono quei“ poveri di spirito”
citati alla stregua di “ignoranti” o “privi di vera
spiritualità” dal pretestuoso Oddifreddi
nell’articolo, ma quell’Uomo con la U maiuscola
che il matematico ritiene (chissà come poi!) di
trasformare in dio, nonostante i suoi acclarati
limiti! Forse un uomo che soffre, che patisce la
malattia, che vive la disperazione dell’anima e
l’ebbrezza della più intensa passione, l’uomo
che muore per un ideale, l’uomo che piange per
la morte di un cagnolino allevato con cura,
l’uomo che è segnato esistenzialmente dalla
insoddisfazione e come Ulisse novello tenta
costantemente di oltrepassare le Colonne
d’Ercole , consapevole del Mistero insondabile
che l’avvolge, e che sa che ogni giorno che passa
della sua vita lo conduce inesorabilmente alla
morte perchè nessun ritrovato scientifico può
annullarla, quel’uomo sa di non essere un dio!
Ma sa pure di non essere una fredda formula
matematica… Perché non è “figlio della Natura
intelligente” che è scientificamente una macchina
dai mille ingranaggi, in cui tutto è
inevitabilmente assorbito e riprodotto. Né questa
natura (a cui, in quanto grammaticalmente
“nome comune di cosa”, restituiamo la sua
iniziale minuscola), è il Logos di stoica o biblica
memoria! Lo evidenziano i fatti, il vissuto
esperienziale di ciascuno di noi! L’imperfezione,
il caos, il limite, la distruzione….Ma ammesso
di volerlo per un attimo sostenere, Oddifreddi
ha dimenticato un passaggio importante, che
va oltre la formulazione di un “credo laico-

ateista” d’effetto, “la dimostrazione matematica”,
che dovrebbe essere legge per i matematici,
mentre non lo è affatto per i Filosofi o i Teologi!
Ma forse è opportuno notare che Oddifreddi,
che si presenta come matematico, pur di vendere
qualche copia in più del suo ultimo libro, ha
studiato “strategicamente” di attaccare la Chiesa
e questo papa, in primis; perciò smette,
anacronisticamente,
I
di vestire i panni dello “
scienziato galileiano” per ridiventare “il saccente
scienziato-filosofo di aristotelica memoria e il
“demagogo” delle folle sempre attratte dal
prurito delle contestazioni; quasi un “novello
pontefice”, fondatore di una nuova religione
atea (che poi tanto ; nuova non è…)! In verità,
Papa Benedetto XVI, come i suoi predecessori
(da Pietro in poi) e i suoi successori, non devono
dare spiegazioni scientifico-matematiche della
fede, giacchè come Oddifreddi ben sa, o
dovrebbe sapere, essa si fonda sul fatidico
“Credo in un solo Dio, Padre onnipotente….”apostolico
(Vedi concilio di Niceacostantinopolitano,
IV sec. D.C.). Il verbo
“credere” presuppone l’esistenza di un mistero
sfuggente, che si “rivela” nel duplice significato
del dispiegarsi e dello sfuggirci costantemente.
Perché in questo “credo” non è solo l’uomo che
“crede” in Dio Padre,Logos o Verbo e Spirito o
Amore e Verità, ma anche Dio che “crede”
nell’uomo, concedendogli costantemente la Sua
fiducia, lo sente “figlio”e lo ha creato “a Sua
immagine e somiglianza”, cioè lo ha destinato
all’Eternità, additandogli la strada di una “croce
gloriosa”. Essa, lungi dal diventare “il trionfo
della morte” è stato il luogo della beffa del
materialismo ateo e miscredente, con lo sfolgorio
della risurrezione. E’ su questa risurrezione che
si fonda la nostra fede, “caro” Oddifreddi ! Sulla
speranza, che è l’unica forza che rende l’uomo
felice e lo “potenzia” più che il delirio
d’onnipotenza, proprio, non “di quei poveri di
spirito” che paradossalmente sono tutt’altro che
“privi di spirito” (pensi a Galileo! Ad Einstain!
A Zichichi! A Kierkegaard ) , ma dei presuntuosi
che sono egocentrici come i bambini. Lei, da
matematico, non può dire “Credo in un solo
Dio, la Natura, Madre onnipotente….”. Il verbo
credere non le appartiene! Attendo invece che
lei scopra una formula matematica per
sconfiggere definitivamente la morte, invece di
attentare alla verità e alla vita interiore dell’uomo.
“Caro Papa- stavolta dico io,”donna povera di
spirito”, che avverte la potenza del Mistero che
l’avvolge- , grazie perché ci ricordi la Verità,
beffeggiato e deriso dall’arroganza di chi
Spiritualità
beffeggiò, derise ed uccise circa 2000 anni fa il
“Verbo di Dio”, il Logos di giovannea memoria.
Tu come una stella che ci addita il cielo, parli
agli uomini “spiegando”, per quanto è possibile
farlo in termini “razionali” (…Trasumanar per
verba non si poria!-Dante, canto I del Paradiso),
ciò che i Profeti e poi Cristo hanno rivelato. Lo
hai già fatto a Ratisbona, dove hai parlato
espressamente di Logos, e di “fede ragionevole”.
Ma anche allora, ben lo ricordiamo, c’era un
Oddifreddi a blaterale accuse, anche se forse
non con l’intenzione immediata di vendere
libri, sull’onda dello “scandalo”! Noi Cristiani
abbiamo imparato nei secoli la tolleranza ed il
rispetto dell’altro. Sappiamo porgere, se occorre
l’altra guancia, ma anche difendere la Verità ed
esprimere l’indignazione per chi è
“volutamente” (studiose), blasfemo.Forse
dovrebbero cominciare ad apprenderlo anche
chi scrive un libro non per dire cose nuove o
interessanti, né per scoprire formule che
allunghino la vita e sconfiggano le malattie, la
miseria e il dolore…e poi fa demagogia
presentandosi come “ un liberatore”. Del resto
la storia è piena di falsi profeti…
Olimpia Tedeschi
5

Spiritualità
6
I
L’uomo post-moderno
Tra egoismo e solitudine
l male più brutto del nostro secolo è
l’egoismo. E’ da questo sentimento
malsano a “spirale concentrica” che si originano
tutti gli altri mali sociali. Dopo la crisi delle
grandi ideologie del ‘900 ed il crollo dei
totalitarismi, la società occidentale si è per così
dire “polverizzata” in una miriade di sistemi di
pensiero e di valori, esplosi all’impazzata, quasi
come se, in nome del principio della “ritrovata
libertà” ci fosse stata un’esplosione atomica di
istinti, desideri e punti di vista diversi, che hanno
avuto come conseguenza lo smarrimento del
centro, ossia del punto d’origine e delle ragioni
stesse della ricerca. In questa frenesia di libertà
che ha significato soprattutto “rottura di argini”
e non-senso, per salvarsi dal naufragio collettivo
politico e valoriale, ciascuno, per forza di cose,
ha riscoperto il “particulare” di guicciardiana
memoria, legandosi alle sue cose, alla sua
persona, al suo orticello, al suo io interiore ed
esteriore. C’è stato cioè un graduale e continuo
inasprimento dell’individualismo collettivo che
si è tradotto nel becero trionfo di tante disperate
solitudini individuali. Ciascuno ha cominciato
a badare per sé e a sé; ciascuno si è posto al
centro dei suoi interessi, pretendendo di porsi
ed imporsi anche al centro degli interessi degli
altri. Ecco il perché di questo culto sfrenato del
corpo che porta tanti a sottoporsi ad ore ed ore
di massacrante esercizio in palestra; altri a
frequentare indefessamente i centri di benessere
ed a pagare fior di quattrini per ricostruirsi le
unghie all’ultimo grido o farsi massaggiare con
sassi caldi e cioccolato. Ecco perché tanti
inseguono il sogno di un’eterna giovinezza
assumendo viagra e sottoponendosi a ritocchi
e ritocchini estetici per annullare ogni ruga dal
volto ed ogni segno del tempo che passa. Ecco
perché le nuove generazioni pensano che valga
la pena investire denaro nelle griffe e far di tutto
pur di indossare un paio di scarpe da ginnastica
di quella marca x, dal prezzo proibitivo. “Iuvare
mortalem”, l’antico detto senecano è molto
lontano dall’orizzonte post-moderno, dove il
valore della “societas” è stato inabissato da
quello dell’ ”ego sum”. Così vaghiamo come
mine impazzite in attesa di esplodere. Annientati
dallo stress ed ammalati dell’oscuro male della
depressione che si annida dietro ogni fallimento
accumulato, dietro i chili di troppo combattuti
invano, dietro i soldi che non bastano e le
relazioni in frantumi. Com’è lontano quel mondo
d’amore proclamato dal Vangelo! Quel Cristo
povero e crocifisso ha assunto tutte le nudità
del mondo, spogliandosi delle sue ricchezze ed
ha smembrato il suo io diventando pane
spezzato sulla mensa per tutti. Lui che conosceva
e conosce la piaga dell’egoismo ed il balsamo
della carità… “Deus Charitas est” ha scritto
Benedetto XVI, parlando ad un mondo di anime
in pena, bisognose di un abbraccio paterno,
orfane dell’amore, vittime di una logica
individualista e solipsista che è “blasfemia
dell’essere”. La Chiesa o ecclesia, comunità di
credenti, famiglia di Dio, popolo in cammino
cerca di tessere i fili di questa ragnatela d’amore,
recuperando con la Liturgia ed i Sacramenti,
quel senso di appartenenza al corpo mistico di
Cristo, quella fraternità universale che è un dono
battesimale stupendo. E il Papa ancora proclama
“la Lieta Novella” a quanti hanno orecchi per
udire e stanchi di errare invano, si affacciano
dalla monade che li contiene, per sfuggire al
buio infelice della loro egoistica solitudine,
assetati di verità. Perché è la Verità ossia il “Deus
Charitas” che può liberarci davvero dalle nostre
piccole o grandi ossessioni, dando un senso al
non-senso della post-modernità.
Olimpia Tedeschi

I
Riconoscimento Pontificio
Gli auguri di Mons. Cece
l 26 marzo 2011 nel 30 anniversario
del riconoscimento pontificio della
Congregazione delle Suore Gerardine,
l'Arcivescovo Mons. Felice Cece ha
presieduto la concelebrazione eucaristica
nel Santuario di S. Gerardo.
Riportiamo una sintesi della sua omelia.
“Don Mosé Mascolo, allo scopo di assicurare
la continuità del suo messaggio e della sua
opera, pensò alla fondazione di una
Congregazione religiosa femminile cui
propose l'ideale di santità incarnato da
S.Gerardo Maiella. Di qui il nome di Suore
Gerardine, alle quali don Mosè chiedeva
grande testimonianza di carità verso i bisognosi,
particolarmente verso gli anziani e le
persone socialmente emarginate.
Alla scuola di don Mosé e sull'esempio di
S.Gerardo le Suore Gerardine sono
impegnate a vedere Gesù nell'altro,
soprattutto se povero ed umiliato. Esse
conoscono e tengono presente quello che
Gesù ha detto nel vangelo di Matteo (Mt 25,
31-45). Parlando del giudizio al termine della
storia, Gesù dice che saremo giudicati
sull'amore. Gesù, infatti, riterrà fatto a sé il
bene o il male fatto ai più poveri e bisognosi,
quali affamati, assetati, stranieri, nudi,
malati, carcerati.
Da S. Gerardo si può imparare che la forza
di amare si attinge solo alla fonte che è
Gesù, l'Amore divino incarnato.
L'Incarnazione del Figlio di Dio si spiega
con il desiderio di dissetare l'umanità con il
Celebrazioni
suo amore gratuito e misericordioso.
Ricordiamo l'incontro di Gesù con la
samaritana e il colloquio stupendo riferito
nel vangelo di Giovanni. Gesù, al pozzo di
Sichar, avvia un dialogo con una donna che
poteva sembrare perduta per sempre. E
invece con quel colloquio Gesù trasforma la
samaritana, la converte, la disseta con il
vero amore, e le consente di cambiare vita
e diventare annunciatrice del lieto
messaggio di Gesù Messia.
Siamo chiamati tutti a ricorrere al cuore di
Cristo per essere dissetati e per attingere la
forza e la gioia di amare e di fare della vita
un dono per gli altri. E' questo l'ideale che
don Mosè propose alle Suore Gerardine
all'inizio e ripropone oggi.
Auguro alle Suore di oggi di ravvivare il
fervore e l'entusiasmo che don Mosé accese
nei cuori delle Suore iniziatrici della
Congregazione.
L'augurio diventa preghiera a S.Gerardo il
santo patrono, modello di amore senza limiti,
testimoniato nel servizio, nell'obbedienza
e nella fraternità.
Tale impegno potrà anche favorire quel clima
che più si addice alla Comunità delle
Gerardine nella fase dell'auspicato inizio del
processo di beatificazione del fondatore”.
7

Cultura
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Dalla Valle del Sarno la diffusione della Buona Novella
L’ ANTICA STRADA Abate alla località (periferia di
SURRENTUM
Castellammare di Stabia). A S.
E LA COMUNITÀ DI
Antonio Abate, proprio ottanta
S. ANTONIO ABATE
anni or sono, scavandosi per
ampliare un tratto di strada
(parte prima)
prospiciente la proprietà Sullo,
vennero alla luce un pezzo
dell’antico muro di contenimento,
due tombe con iscrizioni e corredo
funebre, mentre in altre parti della
vasta campagna sono state notate
delle abitazioni costruite sulle
fondamenta di precedenti case
andate semidistrutte. E’ evidente
che migliaia di reperti
archeologici, quando per i coloni,
ma non solo, erano ritenuti oggetti
di “misteriosa” provenienza,
andavano distrutti o “dispersi”,
L’arco del Golfo di Napoli di fronte
al Vesuvio e l’agro stabiese e
nocerino che si estendono lungo
le pianure e le pendici dei Monti
Lattari, sin dall’antichità hanno
ospitato popolazioni dedite ai
lavori marittimi e all’agricoltura.
In particolare, la zona cha va dal
fiume Sarno, una volta navigabile
e che rientrava fino in Pompei e
forse raggiungeva anche Nola, era
ricca di piccoli cantieri navali che
costruivano navi e vascelli
anche per la marineria
imperiale che stazionava a
Miseno.
La rete viaria a quei tempi
(a tener conto della Tabula
Peutingeriana, che è la più
antica
per uso militare che
conosciamo), seguiva un
percorso che si iniziava a
meridione da Capuae e a
settentrione da Puteoli, e
convergeva nella vasta area
metropolitana di Neapolis;
da questa città, partiva una strada
che, attraversando Herculanum,
giungeva ad Oplontis, Pompeis e
Nuceria; da questa città, di grande
importanza, partiva una strada
litoranea che raggiungeva Stabia,
col suo importantissimo porto che
apriva le strade del Mediterraneo
e dell’Oriente ai grandi traffici
commerciali e di comunicazione,
e Sorrento. Un’altra strada si
staccava da Pompei e
raggiungeva Stabia e ancora un
altro ramo viario si sviluppava
da Nuceria e, attraverso l’attuale
Comune di S. Antonio Abate (già
frazione di Lettere), allora, come
ancora oggi, raggiungeva
anch’esso Stabia, distante appena
tre miglia. E’ questo il tracciato
che interessa di più, anche in
considerazione dei numerosi
reperti archeologici di età
preromana e romana venuti alla
luce in tutti i tempi lungo il suo
percorso, specie da S. Antonio
mentre in età più vicina a noi altri
reperti sono finiti sotto i cingoli
delle pale meccaniche o
“opportunamente” occultati per
evitare requisizioni di aree
utilizzate per edilizia certamente
più proficua rispetto alle
piantagioni di pomodori e ortaggi
vari. A dimostrazione che l’area
dell’odierno Comune di S.
Antonio Abate, era anche ricercata
località di riposo per i proprietari
di terreni residenti altrove, vi è la
villa rustica romana dissepolta
nel 1974, con ammirevole senso
civico, dal dott. Carlo Cuomo. Si
tratta di un insieme di vani
razionalmente disposti, non
scampati all’eruzione del Vesuvio
del 79 d.C., con alcuni muri che
conservano ancora dipinti
parietali di notevole interesse
storico e artistico, rientranti, per
fattura, composizione e stile, nel
grande filone della pittura
pompeiana e stabiana.
All’altezza del ponte di S. Marco,
come già accennato, la strada si
biforcava: un ramo, alla profondità
di due-cinque metri rispetto
all’attuale piano stradale,
proseguiva, lungo un tracciato non
sempre individuabile, verso il
centro della moderna
Castellammare di Stabia, e l’area,
dove ora sorge il duomo, una volta
era invasa dalle acque del mare.
Accanto a questa strada, forse ne
correva un’altra a mezza costa. Era
il prolungamento dell’altro ramo
che dal Ponte S. Marco,
raggiungeva il poggio di Varano,
dove si trova l’area archeologica,
poi, attraversando Scanzano
(Scandianum) proseguiva per
Pozzano (Putianum), e si inoltrava
verso la Penisola
Sorrentina.
Detto che Stabia costituiva
lo sbocco a mare di un
immenso retroterra, va
aggiunto che, come si sa,
insieme alle merci
“viaggiano anche notizie e
messaggi”.
Non a caso, è stato
ripetutamente ricordato,
che la diffusione della
, nel
vasto arco del Golfo di
Napoli e del comprensorio
stabiese-sorrentino-pompeiano,
autentica culla del Cristianesimo
in Occidente, risale all’età
apostolica (per approfondimento
v. anche A. Ziino, articoli su
L’Osservatore Romano, dal 1960).
Infatti, le più antiche notizie scritte
e testimonianze di
cristiana, in senso generico, cioè
la parte prospiciente il mare, sono
state rivenute a Pompei e a
Castellammare di Stabia nel corso
degli scavi eseguiti nell’Ottocento
soprattutto per l’ampliamento
della Cattedrale. Si tratta di
sarcofagi, tegole, suppellettili di
ceramica, monete, utensili di
metalli e oggettistica varia. Sono
già ordinati nella Sala
Capitolare della medesima
Cattedrale e poi, nel 1963,
trasportati prima
nell’Antiquarium Stabiano, poi nel
Museo diocesano.
Antonio Ziino

Attività
Parrocchia S. Biagio
Gruppo Conforto Ammalati – Oratorio S. Domenico Savio
I
l gruppo Conforto Ammalati quest'anno
in collaborazione con l'oratorio
“S.Domenico Savio” operante in parrocchia
con il presidente Sac. Don Giovanni Iaquinandi
e con la vicepresidenza di Ciro Cosenza,
nell'ambito delle varie attività parrocchiali: (
recitazione, musical, concerti di Natale, Una
Voce per S.Biagio, teatro, corso di chitarra ) e
in atto “Una canzone per te” , “Torneo di
calcetto con i ministranti” , ha programmato
momenti di animazione. Domenica 23 Gennaio
2011, la corale dell'oratorio “ S.Domenico
Savio”, costituita da ragazzi dai 3 ai 12 anni si
è recata presso la casa di riposo delle suore
Gerardine di S.Antonio Abate. Ha eseguito
canti natalizi accompagnati da chitarre e violini
coinvolgendo le nonne in un'atmosfera di gioia
e di allegria. Le attività hanno l'obiettivo di
coinvolgere attraverso i ragazzi le famiglie per
svolgere insieme un'opera educativa per una
crescita umana, religiosa e sociale.
Testimonianza di una ragazza di prima media
Invitata, sono andata a far visita alle nonnine.
Ero molto agitata, in quanto non sapevo se la
mia presenza sarebbe riuscita a recare gioia. Al
nostro arrivo, i visi si sono illuminati con sorrisi
e applausi. Questa per me è stata un'emozione
molto intensa, importante, significativa. Non
mi era mai capitato di vedere tante persone
anziane riunite insieme che solo con la presenza
di ragazzi, anche se estranei, si rallegravano,
gioivano. È stato ancora più bello vedere la
carezza di quella nonnina a quel ragazzo che,
cantando alcune canzoni, le rievocava ricordi
della sua giovinezza. Devo dire che, anche se
un pò anziane, le nonnine avevano molta
energia: ballavano e si “scatenavano” a ritmo
di musica, come se non avessero perso mai lo
spirito della gioventù. Forse la cosa che le fa
sentire “anziane dentro” è la solitudine, la
mancanza di affetto, l'assenza di un pezzo
fondamentale nella vita di ogni persona : la
famiglia. I loro occhi brillavano alla nostra vista
perché, secondo il mio parere, noi
rappresentavamo un punto di riferimento,
qualcuno su cui contare, persone che
infondevano loro gioia, la cosa che più mancava
nelle loro vite. Fare un'esperienza del genere è
meraviglioso, ed è una delle cose che ripeterei
mille volte ancora perché infondere gioia, essere
d'aiuto per qualcuno è la cosa che più mi fa
stare bene.
Il gruppo conforto ammalati opera nella
parrocchia S.Biagio di San Marzano sul Sarno
sotto la guida del parroco Sac. Don Giovanni
Iaquinandi. Le attività all'inizio erano limitate
alle visite agli ammalati della nostra comunità
parrocchiale, di nostra conoscenza,
estendendola a coloro che ci venivano segnalati.
Si andava nelle famiglie una volta a settimana
portando sollievo e conforto, amore e sorriso.
Poi il gruppo ha voluto fare esperienza esterna
ed eccoci qui da otto anni ad avere incontri di
solidarietà, di animazione, di preghiera per
servire con umiltà e carità i nostri fratelli più
deboli. Ci auguriamo con l'aiuto di Gesù e della
Madonna, Madre degli infermi, di operare con
serenità per un conforto non solo materiale ma
soprattutto spirituale. Il nostro gruppo si
riunisce ogni primo mercoledì del mese per il
corso di formazione sotto la guida del parroco
Sac.Don Giovanni Iaquinandi.
Desideriamo farvi conoscere le nostre regole,
il nostro decalogo.
“Ero malato e sei venuto a trovarmi”.
Visita all'ammalato - Decalogo
Dimentica te stesso Riunirsi in presenza di Gesù
Dono di te all'altro Usare carità fra noi
Dona conforto Respirare aria di accoglienza
Dona aiuto Dire sempre la verità
Dona gioia Fare parte l'uno dell'altro
Dona speranza Donarsi un sorriso
Dona un sorriso Ascoltare e rispettare le idee altrui
Dona la tua mano Avere spirito di discernimento
Dona il tuo silenzio Amore e rispetto dell'ammalato
Dona il tuo servizio Rispettare la regola: il silenzio è d'oro
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Pellegrinaggi
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E ra una domenica
d’inverno fredda e
piovosa, quando un gruppo di
persone di Sant’Antonio Abate,
bisognosi di ritrovarsi insieme e
soprattutto per trovare lo Spirito
Santo nei loro cuori, decisero di
trascorrere una giornata di
preghiera nel Convento delle
Suore Francescane Immacolatine
a S. Agata di Sorrento.
Quello stesso giorno il suddetto
gruppo di amici fece conoscenza
di Padre Giuseppe Maria Persico,
sacerdote della parrocchia di
Indiprete, un piccolo paese della
provincia di Isernia, il quale, per
problemi di salute, era venuto a
trascorrere qualche giorno di
riposo nel Convento di S. Agata.
Da quel momento fra Padre
Giuseppe e il gruppo Abatesi si
instaurò subito un rapporto di
forte amicizia e comunione di
preghiera, tanto che a quel lieto e
inaspettato incontro ne sono
susseguiti altri, nei quali il Padre
spesso ha parlato loro di un
bellissimo Santuario dedicato alla
Madonna Addolorata e che si
trova a Castelpetroso, sempre in
provincia di Isernia. Egli racconta
che il Santuario è stato eretto dopo
le apparizioni di Maria Santissima
Addolorata a due pastorelle del
posto, la prima volta il 22 marzo
del 1888, in una grotta sulle
montagne dove portavano le
pecore al pascolo. Apparizioni che
si sono susseguite altre volte
sempre nello stesso
atteggiamento: la Vergine
Santissima in ginocchio e Cristo
morto coperto di piaghe disteso
ai suoi piedi.
In seguito gli amici di
Sant’Antonio Abate hanno
regalato a Padre Giuseppe un libro
dedicato al nostro illustre e
venerabile fondatore delle Opere
Gerardine, Don Mosè Mascolo.
Dopo tale lettura Padre Giuseppe
ha espresso il desiderio di venire
a Sant’Antonio Abate per visitare
il santuario di S. Gerardo e le
Opere Gerardine.
Al suo arrivo è stato accolto da
molte persone e da Don Giovanni
D’Auria, con il quale ha visitato,
l’Ospizio, ha salutato le suore ed
infine ha celebrato la santa Messa
nel nostro santuario. Prima di
ripartire il nostro ospite ha dato
Nella natura incontaminata
al Santuario dell’Addolorata
appuntamento, a chi lo
desiderasse, a Castelpetroso.
A tale invito molti presenti hanno
risposto con affetto ed entusiasmo
e altri se ne sono aggiunti, fino a
decidere di organizzare un vero
pellegrinaggio.
Così la mattina del 4 Giugno, dalla
piazza di Sant’Antonio Abate,
sono partiti due pulman con 100
persone e qui, sotto la guida
spirituale del nostro “Don
Giovannino”, è iniziato il
gemellaggio tra la Comunità di S.
Gerardo Maiella e quella di
Castelpetroso.
Il viaggio verso le montagne del
Molise è stato sereno e piacevole,
perché circondato dalla natura
incontaminata e quasi
d’improvviso si è visto spuntare,
come un fiore gigante, sulla verde
pendice di un monte, la sagoma
del maestoso tempio mariano in
stile gotico, le cui guglie svettano
in alto quasi volessero toccare il
cielo: il Santuario dell’Addolorata.
Al loro arrivo i pellegrini abatesi
sono stati accolti con tanto amore
sia dalle suore del Santuario, sia
dal seminarista Donato Colacicco
e dal francescano Fra Luigi Di
Fiore, mandato da Padre
Giuseppe perché lui era
impossibilitato da seri motivi di
salute.
Dopo le presentazioni ed i saluti
è iniziata la celebrazione della
Santa Messa presieduta dal
vescovo della Diocesi di Isernia,
Padre Giancarlo Maria Bregantini.
Alla Santa Messa ha concelebrato
anche Don Giovanni D’Auria che
ha vissuto un particolare
momento di grazia, visto la sua
grande stima ed il desiderio di
rincontrare il Vescovo Bregantini,
conosciuto anni addietro. Dopo
la celebrazione eucaristica Fra
Luigi Di Fiore ha guidato i
pellegrini abatesi nella Via Matris,
il cammino di prova e di dolore
vissuto da Maria Santissima,
modellata sulla Via Crucis e fiorita
dalla devozione ai “sette dolori”.
Dopo aver pregato e contemplato
insieme sulla Via Matris, i
pellegrini abatesi hanno dato un
ultimo saluto al bel Santuario e si
sono diretti verso un locale
agriturismo per consumare il
pranzo.
In seguito il pellegrinaggio ha
ripreso il cammino verso un’altra
meta importante per la nostra
spiritualità: Pietralcina , i luoghi
dove ha vissuto il nostro San Pio.
Il tempo della visita qui è stato
più breve, ma comunque molto
intenso.
Il ritorno a casa è stato sereno e
con il cuore pieno di grazia e
felicità.
Adele Abagnale
Maria Rosaria Giordano

A nche quest'anno la
Comunità Gerardina ha
voluto festeggiare insieme
agli anziani secondo la volontà e lo
spirito di Don Mosè.
Anziani, non vecchi, perchè vecchio
è qualcosa che non serve più e si getta,
mentre l'anziano è una persona da
tutelare ed amare, perchè in lei c'è un
bagaglio di esperienze e di vita
vissuta.
Ma molte volte non è così perchè,
dopo aver trascorso una lunga vita
dedicata alla famiglia e alla casa con
mille sacrifici, vengono spesso messi
da parte. Le Suore Gerardine colmano
questo disagio accogliendoli con
amore nella loro casa e dedicandosi
a loro con generosità. Quest'anno la
festa si è tenuta il 12 giugno, giorno
in cui si celebrava anche la Pentecoste,
la festa dell'amore di Dio verso tutti
“C hi canta prega due volte!”
Sant’Agostino così scriveva.
Se a ciò che sia ha nel cuore
e alle parole si aggiunge il suono
melodioso del canto si arriva con
maggior facilità al cuore dell’altro. Ed
è tutto più gioioso, tutto più
coinvolgente! E con questa convinzione
il nostro sogno nel cassetto cresceva…e
qualche anno fa alcuni di noi aprimmo
quel cassetto e ci impegnammo perché
quel sogno si realizzasse: volevamo
attraverso il canto raccontare,
condividere, coinvolgere, trasmettere
agli altri non solo emozioni ma
messaggi concreti di vita!e il musical
era lo strumento migliore per farlo. La
scelta dello spettacolo è ricaduta su”I
DIECI COMANDAMENTI” (musical
in due atti) dal momento che nel nostro
cammino spirituale abbiamo affrontato
la lettura e la meditazione del libro
dell’Esodo. Di qui la voglia di
trasmettere il messaggio di liberazione
e di dignità che scaturisce dagli episodi
biblici trattati e in particolare
coinvolgere chiunque fosse interessato.
All’inizio, essendo pochi e inesperti non
riuscivamo a “carburare”. Eravamo
pieni di entusiasmo, di voglia di fare,
di idee ma non sapevamo da dove
iniziare, dove incanalare tutto questo.
Momenti di disorganizzazione ci sono
stati, sembrava tutto così aleatorio e
impossibile da realizzare. ma la
speranza di riuscirci quella non ci è mai
mancata, era così tanta da riuscire nel
giro di poco tempo a coinvolgere
numerosi giovani di diversa età,
provenienza e aspettative.
Ci siamo trovati a condividere la stessa
Cronache Gerardine
Festa degli anziani 2011
noi, e quella sera il suo Spirito si
toccava con mano.
Molti gli anziani che hanno
partecipato alla festa che le Suore e i
gruppi gerardini hanno allietato con
balli e canti. Sono trascorse diverse
ore in allegria e sui loro volti
traspariva tanta gioia perchè, anche
se per poco tempo, hanno
dimenticato la loro tristezza e i loro
malanni. Questo soprattutto perchè
Gesù si ama anche così, e tutto è
preghiera in suo nome.
Il vero cristiano deve essere allegro,
deve far trasparire sul suo volto la
gioia che ha nel cuore. La serata è
terminata con alcune frasi dedicate
agli anziani da Don Giovanni, il
rettore del Santuario, che ha saputo
proseguire da buon discepolo i
progetti di Don Mosè e così, in un
piccolo paese come Sant'Antonio
Abate si è creata una grande
comunità: gruppi ecclesiali, schola
cantorum, gruppo Scout e i tanti
fedeli che sono spinti dalla sua
spiritualità. Il tempo è trascorso
veloce e in cielo sono comparse le
prime stelle e da lassù la stella più
luminosa, quella di Don Mosè, ha
gioito nel vedere i frutti della sua
imponente opera.
Chi canta prega due volte
fede e passione per la musica e l’arte in
genere. Abbiamo lavorato sodo tutti,
con una sinergia miracolosa per un
gruppo formato”quasi per caso”, ci
conoscevamo in pochi, eppure rispetto,
condivisione, impegno sono state subito
la base del bel rapporto che si è istaurato
tra di noi. Sembra tutto così
semplice…ci si incontra, si mette in
scena un racconto, si provano a
canticchiare due canzoncine e invece
oltre al lavoro per rendere lo spettacolo
degno di chiamarsi tale, c’è un impegno
nel rispettare le esigenze di ogni persona
che fa parte del gruppo…un impegno
nel capire il modo più adatto per
ottenere il miglior risultato mixando le
qualità e le doti di ognuno… un
impegno per conciliare il tutto! L’amore,
la passione e il credere fortemente in
un “progetto” rendono tutto questo
possibile. Lessi una volta che “il bello
di un viaggio non è l’arrivo ma il
percorso” e niente è più vero… in questi
tanti mesi tra sorrisi, abbracci,
condivisioni di esperienze e pensieri,
ognuno di noi ha aperto all’altro il
mondo che nasconde. All’arrivo siamo
Nonna abatese
giunti il 29 maggio quando alle 20 al
teatro Deohn abbiamo messo in scena
lo spettacolo…nella platea c’erano i
genitori che ci hanno sostenuto e
“sopportato”quando a tarda sera ci
ritiravamo dalle prove, quando a un
certo punto i nostri discorsi ricadevano
sempre sul musical e poi c’erano i
parenti e gli amici che ci hanno spronato
con incitamenti e critiche a non buttare
mai la spugna!
Quella sera abbiamo dato il meglio di
noi…o meglio abbiamo cantato, recitato
esprimendo quanto di più bello
avevamo da regalare a chi era venuto
a condividere con noi quest’esperienza.
Forse il pubblico era di parte, forse …ma
alla fine le emozioni sono arrivate al
loro cuore… il nostro vi assicuro stava
per scoppiare di gioia! La sera dello
spettacolo in realtà non è stato un
arrivo…la nostra associazione culturale
“La Rosa D’Eventi” di cui il musical è
stato il primo lavoro ha in cantiere molte
idee, non solo teatrali. L’associazione
nasce, infatti, dall’esigenza di risvegliare
la consapevolezza che da soli non si
cresce, da soli non si matura, non ci si
confronta ma insieme si! Nasce dal
desiderio di proporre attività culturali,
musicali, ludico-ricreative su un
territorio che necessita di essere
stimolato…infatti Sant’Agostino
continuava così: “Non sia soltanto la
tua voce a cantare le lodi divine ma alla
tua voce s'accordino anche le opere. Se,
infatti, canterai [solo] con la voce, a un
certo momento dovrai tacere: canta
invece con la vita, affinché mai debba
tacere”.
Romina Pannone
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Scout
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G
25 anni di Scoutismo
a Sant’Antonio Abate
iovedì 2 giugno 2011, è stata l’occasione
dei festeggiamenti per il 25 anniversario
della fondazione del gruppo Scout AGESCI
Sant’Antonio Abate 1. E’ dal 1985, infatti, che il
gruppo Scout opera attivamente e concretamente
sul territorio di Sant’Antonio Abate, applicando
il metodo Scout per svolgere il servizio educativo
nei confronti dei ragazzi e dei giovani. Proponendo
loro e educandoli ai valori che sono cari agli Scout:
il gioco, la fratellanza, la lealtà, l’avventura, il
vivere la natura, lo stare insieme, il servizio al
prossimo, l’autoeducazione. Proponendosi e
rinnovandosi anno dopo anno nonostante le varie
difficoltà incontrate.
Ormai già da qualche tempo gli Scout di
Sant’Antonio Abate hanno una rappresentanza,
“ambasciatori” del nostro gruppo e quindi della
nostra cittadina,
all’interno del
contingente italiano
al Jamboree Internazionale.
Evento
organizzato ogni
quattro anni dal
WOSM (World
Organization of the
Scout Movement),
cui partecipano
rappresentanze di
esploratori e guide
provenienti da tutto
il mondo.
Quest’anno il
Jamboree si svolgerà
in Svezia, con
la partecipazione di
due nostre ambasciatrici
Annachiara
Afeltra e Clelia
Calabrese. Nell’anno 2003 partecipò Mariangela
D’Antuono al jamboree che si svolse in Tailandia
e, nell’anno 2007, partecipò Antonella D’Antuono
in Gran Bretagna in occasione dei 100 anni della
fondazione dello Scoutismo.
L’entusiasmo, la gioia, il servizio educativo svolto
in questi anni nell’aiutare i genitori con i loro figli
spinge gli associati a guardare di là dai nostri
confini per aiutare i bisognosi con il metodo Scout.
I ragazzi, desiderosi di poter testimoniare con la
fattiva collaborazione alla nascita di un nuovo
gruppo Scout in una zona depressa dell’Africa,
hanno deciso di aderire a un progetto per aiutare
la nascita di un Gruppo Scout nello slum di
Korogocho a Nairobi in Kenya.
In occasione della giornata del 2 giugno, la
Comunità Capi ha deciso, di comune accordo con
le volontà espresse dai propri associati e dai loro
genitori, di collegare i festeggiamenti della festa
della Repubblica con i venticinque anni di attività
Scout sul territorio e la raccolta fondi per realizzare
il desiderato progetto.
L’evento si è svolto presso gli spazi della sede in
via Cesano, n 58. I ragazzi hanno preparato una
serie di attività per mostrare, attraverso le
competenze acquisite e valorizzando i propri
talenti, dei piccoli momenti del cammino Scout
fatto fino ad oggi. Per l’occasione i lupetti hanno
cantato una canzone inedita realizzata
appositamente per l’anniversario “Stare insieme
non è difficile”. La festa è stata l’opportunità anche
per assaggiare gustose pietanze preparate dagli
Scout in collaborazione
con i
genitori. Sono state
raccolte al netto
delle spese circa
300,00 euro per
sostenere la
realizzazione del
progetto proposto.
Don Giovanni
D’Auria ha ripercorso
alcuni
momenti significativi
della vita del
gruppo ricordando
l’impegno di tutti i
capi che hanno
contribuito in questi
anni al servizio
educativo, ringraziandoli
della collaborazione.
Inoltre
ha rivolto l’invitato alle persone di buona volontà
a farsi avanti per contribuire al ricambio continuo
degli educatori.
La pioggia non ha distolto tutti i partecipanti
nonché il sindaco dott. Antonio Varone e il
consigliere dott. Alfonso Varone dalla proiezione
finale di una sequenza di immagini che hanno
rappresentato questi 25 anni, ogni immagine è
stata accompagnata dai cori gioiosi dei ragazzi e
degli adulti nel riconoscere e riconoscersi.
La comunità capi ringrazia a nome di tutto il gruppo
i genitori che con tanto impegno hanno contribuito
alla riuscita di questa meravigliosa festa.
La Comunità Capi

Buona Strada!
Scout
E ccomi qui… quasi non mi sembra vero, sete. Ti permette di confrontarti, crescere e di
eppure è arrivato anche il mio momento! comprendere l’importanza dell’amore, prima con
Finalmente sono pronta a portare sulle spalle il le persone che ti sono così vicine per poi aprirti
mio zaino bello carico di esperienze e partire per agli altri. È un rifugio in cui sei sempre sicuro di
un viaggio che mi accompagnerà per tutto il resto trovare ristoro.
della vita. Finalmente sono pronta ad offrire le mie Ho percorso un bel pezzo di strada per raggiungere
competenze agli altri. Finalmente sono pronta a questa consapevolezza. Inizialmente ero solo un
confermare la mia fede. Finalmente sono pronta piccolo piede tenero indifeso e non ancora cosciente
ad affermare le mie idee e i miei valori. Finalmente delle capacità che possedevo. Volevo stare nel mio
sono consapevole.
branco e giocare, in modo da divenire sempre più
Sono consapevole che in questo cammino che forti come gruppo. Ho cominciato poi a fuoriuscire
intraprendo e in quel pezzetto di strada che ho già un po’ dalla tana impegnandoami nelle famose
attraversato LUI c’è, mi accompagna e mi guida. B.A. e nell’esplorare i miei talenti, raggiungendo
Non riesco a non sentire la sua presenza le specialità.
guardandomi intorno.
Finalmente quel lupetto era pronto ad uscire dalla
I cieli narrano la gloria di Dio,
tana e a far vedere un po’ chi era. È cominciata così
l'opera delle sue mani annuncia il firmamento. la vita di reparto e di squadriglia. Ho preso le
Il giorno al giorno ne affida il racconto
prime responsabilità, ho imparato a progettarmi
e la notte alla notte ne trasmette notizia. e a non perdere tempo. Ho imparato ad ascoltare
il capo squadriglia, a collaborare con la squadriglia,
È Lui che ci ha donato la più grande delle armi che ma soprattutto ho imparato a sognare, anzi ho
un uomo possa avere: l’AMORE. È l’amore che ci imparato a raggiungere i nostri sogni. La strada è
consente di credere in ciò che facciamo, che ci stata faticosa, ma con il sorriso si va sempre avanti.
consente di aprire il nostro cuore all’ascolto Queste esperienze hanno fatto crescere in me lo
dell’altro anche semplicemente attraverso un gesto, spirito di avventura, la voglia di “inventare la
uno sguardo, senza parole. Come quando sentiamo strada quando non c’è”. Ho guardato sempre
la presenza di Dio. Non sentiamo la sua voce, ma avanti, quando sono caduta mi sono rialzata e così
percepiamo che qualcuno ci è vicino. Così accade di nuovo zaino in spalla e in marcia, più sorridente
nell’aiuto degli altri, non c’è bisogno di parole, è di prima.
l’amore che ci permette di concederci all’altro in Divenuta una scolta mi sentivo un po’ spaesata,
modo globale, senza timore e con semplicità e forse perché non avevo capito il ruolo così
umiltà. Ed è proprio in quei momenti che si sente importante che investivo. Ma ho imparato a
ancor più forte la presenza di Dio, perché Dio è conoscere i miei limiti, capendo anche che a volte
presente laddove c’è amore. Un amore vero, puro, bisogna dire basta, ad affrontare le mie paure, a
sincero e disinteressato. E come non potrei ricordare mettermi in gioco senza timore. Sono state le
l’inno che ci ha così tanto accompagnati lungo il esperienze di servizio che mi hanno fatto
nostro percorso:
interiorizzare tutti i valori che fino a quel momento
L’amore ha un cuore grande,
avevo solo appreso.
l’amore agisce con benevolenza;
Adesso ho raggiunto questo traguardo così
Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. importante. Ma lo zaino è già lì che mi aspetta per
L’Amore non avrà mai fine.
ripartire, gli scarponi sono ancora interi! La
borraccia è piena, ma soprattutto è il mio cuore ad
L’amore è allo stesso tempo la nostra “arma” e la essere carico di AMORE.
nostra “corazza” perché oltre ad essere lo strumento E’ lo Scoutismo che mi ha permesso di divenire
con cui possiamo ricevere fiducia e prestare il DONNA DI PARTENZA, donna che sceglie di
nostro servizio, ci consente di difenderci da ogni scegliere. Spesso infatti è molto più facile non
male.
scegliere, lasciando fare al destino. Ma io ho
L’amore è il cardine della mia vita, o meglio della promesso sul mio onore di fare del mio meglio e
nostra vita. Senza l’amore che ho ricevuto fino ad questa promessa la voglio portare avanti.
oggi, non sarei mai divenuta quella che sono e non
sarei mai stata sicura di me stessa. Non avrei avuto
Elisa Cascone
mai fiducia negli altri e non avrei mai preso delle
scelte.
Per questo devo ringraziare il Signore che mi ha
dato una famiglia compatta e con dei forti valori,
che mi ha seguito, ha accettato e mi ha
accompagnato nelle mie scelte pur a volte non
condividendole, ha aperto il suo cuore verso i miei
sogni, mi ha guidato, mi ha protetto.
Devo ringraziare il Signore per avermi donato una
comunità così forte che mi ha appoggiato e
sopportato in tutte le circostanze. La comunità è
come il pane, che ti sazia quando hai fame di
conoscenza, e l’acqua, che ti rinfranca quando hai
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Testimonianze
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Il Papa che abbatté i muri
L a beatificazione di
Giovanni Paolo II come
momento di un’ampia
riflessione sulla sua figura e su
quanto ha rappresentato per il
mondo intero. A cogliere l’occasione
è stato il Comitato Sant’Antuono,
fattosi promotore (su idea della sua
componente Rossella Abagnale) del
convegno “Il Pontefice che abbattè
i muri”, tenutosi il 29 aprile scorso
presso la sala consiliare comunale.
Un incontro che ha visto l’alternarsi
di una serie di relazioni curate da
diversi esponenti del mondo
associativo abatese: da Raffaele
Cesarano (Presidente del Forum dei
Giovani di S. A. Abate) con “Il ruolo
di Papa Wojtyla nella politica
internazionale”, a Rosa Bozzaotre
(Comitato Sant’Antuono) con “Papa
Wojtyla e il genio femminile”,
passando poi per Roberto Galasso
(Comitato Sant’Antuono) con la
relazione “Giovanni Paolo II e
l’incontro con le religioni del
mondo), Giusy Alfano
(Associazione Art&Joy) relatrice di
“Papa Giovanni Paolo II e i giovani:
le GMG” e, per finire, Ciro Rispoli
(Presidente AFI Angri-Sant’Antonio
Abate) relatore di “La famiglia
cristiana per Giovanni Paolo II”.
Dunque, una serie di esposizioni
riguardanti ognuna un ambito
specifico in cui Giovanni Paolo II,
durante il suo pontificato, si è
contraddistinto in particolare con
prese di posizione innovative
rispetto ai canoni tradizionali della
Chiesa cattolica. Un’analisi storica
dettagliata, moderata dal giornalista
Giuseppe Abagnale ed arricchita
dalla presenza del parroco Don
Salvatore Branca, che ha molto
apprezzato i contenuti espositivi
dei diversi relatori, aggiungendo
con il suo intervento ulteriori
interessanti spunti di riflessioni su
una figura tanto ricca quale quella
di papa Wojtyla. Presente nel corso
del convegno anche il sindaco
Antonio Varone, che da parte sua
ha voluto mettere in evidenza la
capacità straordinaria di Giovanni
Paolo II di annullare le distanze tra
la più alta istituzione ecclesiastica
ed i fedeli cattolici, riuscendo di
fatto con il suo modo di comunicare
e di fare ad essere il primo papa
popolare della storia. Soddisfatto,
al termine, il commento di Antonella
Rosanova, presidente del Comitato
Sant’Antuono: “Il convegno ha
voluto rappresentare il nostro umile
contributo in un momento di
riflessione generale su papa Wojtyla
in occasione della sua beatificazione.
Un gesto doveroso verso uno dei
pontefici più amati da tutti noi”.
Giuseppe Abagnale
La figura di Don Mosè Mascolo oggi
D on Mosè Mascolo è stato
un uomo che ha celebrato
i misteri cristiani e cercato
sempre di portare l’annuncio
evangelico ai poveri, agli anziani
e ai giovani.
E’ sempre stato vicino alle persone
in tanti momenti di vita , quelli
gioiosi e quelli tristi.
Un uomo che spesso ha percorso
le strade alla ricerca degli ultimi,
che avevano bisogno di conforto
materiale e non solo. E’ stato un
prete ed un uomo presente, colui
che c’era e tutt’ora c’è attraverso la
Congregazione che ha fondato
delle suore Gerardine.
Don Mosè non si è mai stancato di
pregare per la giustizia e durante
la sua vita ha raccolto i poveri e gli
abbandonati e questo gli ha fatto
molto onore.
Per gli uomini del suo tempo è
stato una guida, un amico, un
consigliere capace di adoperarsi
per il bene comune, realizzando
con forza e perseveranza una Casa
di Riposo accogliente dove gli
anziani hanno potuto e ancora oggi
godono di serenità e delle cure delle
suore.
Don Mosè , però nella sua vita
operosa non si è interessato solo
dei bisogni materiali delle persone,
ma ha rivolto il suo sguardo
premuroso anche ai fratelli soli ed
incapaci di fare discernimento per
le scelte della loro vita; uomo
sempre disponibile per chi lo
cercava e lungimirante con l’aiuto
dei benefattori ha costruito un
tempio dedicato a S.Gerardo
Majella, dove oggigiorno si
riuniscono numerosi gruppi di
preghiera e di volontari che si
sforzano di dare un contributo
positivo alla società odierna. Grazie
alla sua opera e alla sua
sollecitudine, si può dire con
orgoglio che Don Mosè Mascolo è
stato un anticipatore dei tempi, un
precursore dell’opera sociale,
sicuramente un esempio da
seguire.
L’uomo del sì e della determinazione,
che ha reso la sua vita al
servizio degli altri , ha creato una
grande opera di carità nel desiderio
di una società nuova.
Grazie Don Mosè
Donatella Donadio

PGVG
Preghiera per la preparazione alla GMG
A
mico e Signore nostro Gesù Cristo, come sei grande! Con le tue parole e le tue opere ci hai
rivelato chi è Dio, Padre tuo e Padre di tutti noi, e chi sei Tu: il nostro Salvatore.
a rimanere con te. Vogliamo seguirti ovunque tu vada.
Ti rendiamo grazie della tua Incarnazione; sei il Figlio Eterno di Dio, ma non hai esitato a discendere
e farti uomo. Ti rendiamo grazie per la tua Morte e la tua Resurrezione; hai obbedito alla volontà
del Padre fino alla fine e per questo sei il Signore di tutti e di tutte le cose.
Ti rendiamo grazie perché sei venuto in mezzo a noi nell'Eucarestia; la tua Presenza, il tuo
Sacrificio, il tuo Banchetto ci invitano sempre a unirci a Te.
Ci chiami a lavorare con te Vogliamo andare dovunque tu ci invii, ad annunciare il tuo Nome, a
guarire nel tuo nome, ad accompagnare i nostri fratelli fino a Te. Dacci il tuo Spirito, perché ci
illumini e ci rafforzi. La Vergine Maria, la Madre che ci hai consegnato dalla croce, ci anima sempre
a fare quello che Tu ci dici.
Tu sei la Vita. che il nostro pensiero, il nostro amore e le nostre opere abbiano in Te le proprie radici!
Tu sei la nostra Roccia. Che la fede in Te sia il fondamento solido di tutta la nostra vita! Ti
preghiamo per il Papa Benedetto XVI, per i Vescovi e per tutti quelli che preparano la prossima
Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid.
Ti preghiamo per le nostre famiglie e per i nostri amici, in modo particolare per i giovani che ti
conosceranno in questo incontro attraverso la testimonianza ferma e gioiosa della fede.
a cura di Sr. Nicolina Tridente
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“La più grande ricchezza del nostro paese è il volontariato, generoso e disponibile
com’è. È una rete di solidarietà che costituisce una boccata d’ossigeno”
(Dacia Maraini)
Luglio 2011
Spedizione in abbonamento postale
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Reg. Trib. Torre Annunziata (NA) n. 44 del 29/9/97
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