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Paolo Ciulla, l'Artista Falsario - Provincia Regionale di Catania

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Cultura<br />

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<strong>Paolo</strong> <strong>Ciulla</strong>, l’Artista <strong>Falsario</strong><br />

Le sue impeccabili<br />

banconote<br />

da 500 lire<br />

stupirono<br />

persino gli<br />

esperti della<br />

Banca d’Italia<br />

che non<br />

riuscivano a<br />

<strong>di</strong>stinguerle da<br />

quelle vere.<br />

Morì povero e<br />

solo come<br />

tanti altri<br />

geni maledetti<br />

Paolino <strong>Ciulla</strong>, o Pablo Ciula come lo<br />

chiamavano gli argentini, sembrò anticipare<br />

la rivoluzione culturale <strong>di</strong> un altro<br />

mau<strong>di</strong>t <strong>di</strong> provincia, quell’Antonio<br />

Bruno da Biancavilla che morirà appena<br />

un anno dopo la scomparsa del grande<br />

falsario <strong>di</strong> Caltagirone. Due dandy maledetti<br />

che finiranno i loro giorni in solitu<strong>di</strong>ne<br />

e in povertà. Ma mentre Bruno<br />

sarebbe <strong>di</strong>ventato l’esponente più importante<br />

della poesia futurista catanese, <strong>Paolo</strong><br />

<strong>Ciulla</strong> buttò alle ortiche il talento<br />

artistico per <strong>di</strong>ventare un appassionato<br />

rivoluzionario, che usò la sua arte come<br />

un’arma impropria, decidendo che i colori<br />

e le alchimie dei suoi esperimenti<br />

potevano essere usati per il più originale<br />

“colpo <strong>di</strong> stato” mai perpetrato nei confronti<br />

<strong>di</strong> una nazione civile: realizzare<br />

sol<strong>di</strong> falsi. E che sol<strong>di</strong>! Banconote raffinate,<br />

leggermente migliori <strong>di</strong> quelle realizzate<br />

dalla zecca della Banca d’Italia.<br />

<strong>Ciulla</strong> <strong>di</strong>ventò un mito, il protagonista<br />

in<strong>di</strong>scusso delle <strong>di</strong>cerie popolari catanesi,<br />

chiddu de sod<strong>di</strong> fausi, e per anni il suo<br />

processo verrà raccontato <strong>di</strong> bocca in<br />

bocca, da un palazzo barocco all’altro,<br />

dal Duomo alla Villa Bellini, in una via<br />

Etnea piena <strong>di</strong> umori brancatiani. Ma il<br />

grande falsario, prima <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare tale,<br />

le aveva tentate tutte per emergere da una<br />

Caltagirone in fermento, viva, ma pur<br />

sempre provinciale.<br />

Frequentò la scuola d’arte e si appassionò<br />

all’ideologia socialista, fino a <strong>di</strong>ventare<br />

un esponente <strong>di</strong> spicco del<br />

neopartito del circolo operaio, che nel<br />

1899 vincerà le elezioni in molti comuni<br />

siciliani. Un esperimento politico che<br />

durò 100 giorni, e riportò lo stato <strong>di</strong> cose<br />

ad un’inevitabile immobilismo gattopar<strong>di</strong>ano,<br />

e che fece maturare al giovane artista<br />

calatino l’idea <strong>di</strong> lasciare la Sicilia<br />

per seguire <strong>di</strong>rettamente i movimenti<br />

dell’avanguar<strong>di</strong>a parigina, animata dalla<br />

rivalità <strong>di</strong> due giganti come Mo<strong>di</strong>gliani<br />

e Picasso. Basterebbe questa prima fase<br />

delle vita <strong>di</strong> <strong>Ciulla</strong> per accendere le fantasie<br />

<strong>di</strong> un qualunque narratore <strong>di</strong> razza.<br />

Ci aveva provato nel 1984 Pietro<br />

Nicolosi, ex cronista de “La Sicilia” con<br />

il suo “<strong>Paolo</strong> <strong>Ciulla</strong>, il falsario” e<strong>di</strong>to dalla<br />

catanese Tringale, a metà tra il saggio e il<br />

<strong>Catania</strong> PROVINCIA Eurome<strong>di</strong>terranea<br />

plot poliziesco, ma è la scrittrice calatina<br />

Maria Attanasio ad ultimare un percorso<br />

creativo e coraggioso con “Il falsario<br />

<strong>di</strong> Caltagirone”, pubblicato dalla Sellerio.<br />

L’autrice parte dai movimenti culturali<br />

che animarono il conterraneo <strong>Paolo</strong>, per<br />

imbastire una trama narrativa, che a ritroso,<br />

ripercorre gli ultimi giorni del geniale<br />

falsario.<br />

La rivoluzione che compie <strong>Ciulla</strong> non è<br />

solo legata al misfatto delle banconote<br />

false, ma è anche caratterizzata da una<br />

<strong>di</strong>versità sessuale ed esistenziale che lo<br />

porteranno ad un graduale isolamento.<br />

Così la Parigi <strong>di</strong> inizio secolo sarà un pretesto<br />

per raccontare non solo le vicende<br />

artistiche del copista siciliano al Louvre,<br />

ma anche il suo furore <strong>di</strong> artista <strong>di</strong>verso<br />

che non riuscirà mai a placare i suoi ardori<br />

sentimentali, a <strong>di</strong>scapito delle sue<br />

opere che verranno sistematicamente<br />

<strong>di</strong>strutte ed ignorate. La Attanasio in una<br />

escalation progressiva del suo protagonista,<br />

ci fa ritrovare <strong>Paolo</strong> <strong>Ciulla</strong> in una<br />

Buenos Aires minata da sommovimenti<br />

politici. Rinchiuso in manicomio per<br />

violenza, lì avrà la forza <strong>di</strong> <strong>di</strong>pingere “Il<br />

trionfo dell’Argentina” che raffigurava<br />

una donna alata simile all’amata Anna<br />

Kulischoff, ma qualche mese prima aveva<br />

collaudato la sua maestria <strong>di</strong> falsario<br />

con la realizzazione delle banconote da<br />

500 pesos. Ma fu quando tornò in Sicilia<br />

che l’artista ribelle compì il suo capolavoro:<br />

“Una pioggia <strong>di</strong> benefiche e anonime<br />

banconote da 500 lire entrò tra la<br />

primavera del 1920 e l’autunno del 1922<br />

nelle case <strong>di</strong> molti bisognosi <strong>di</strong> <strong>Catania</strong><br />

e della provincia…si posarono su tram<br />

carrozze treni carretti piroscafi, percorrendo,<br />

nelle consapevoli mani <strong>di</strong> spacciatori<br />

e in quelle inconsapevoli <strong>di</strong> commercianti<br />

ed emigranti, il vecchio e il<br />

nuovo mondo. Nessuno ebbe mai il sospetto<br />

che fossero false”.<br />

La scoperta, l’arresto, e il processo sancirono<br />

la definitiva grandezza <strong>di</strong> <strong>Ciulla</strong>, l’originale<br />

rivoluzionario che si era permesso<br />

<strong>di</strong> sbeffeggiare il potere realizzando meravigliose,<br />

ma non vere, carte denaro.<br />

Domenico Trischitta<br />

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Cultura<br />

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La Fonte Maimonide, Scrigno <strong>di</strong> Salute<br />

Paternò, sin dai tempi più antichi, ha avuto appellativi<br />

gratificanti, tra cui “Città dalle mille fonti<br />

d’acqua”, perché nel suo territorio (un tempo assai<br />

vasto) sgorgavano tante sorgenti, che consentivano<br />

ogni tipo <strong>di</strong> coltivazione. Ciò fece attribuire<br />

l’altro appellativo <strong>di</strong> “Città fertilissima”.<br />

Il convogliamento delle acque <strong>di</strong> varie sorgive<br />

(Maimonide, Fontana Grande, Monafria, Para<strong>di</strong>so,<br />

Tirafiato, Jungo, Vana) consentiva il funzionamento<br />

<strong>di</strong> una decina <strong>di</strong> mulini <strong>di</strong>slocati tra la<br />

periferia ovest della città e la riva sinistra del Simeto.<br />

La sorgente più magnificata era la “Maimonide”<br />

(detta “acqua grassa”), sita alla periferia ovest dell’abitato<br />

e classificata tra le acque minerali con caratteristiche<br />

“acidulo – alcalino e magnesiaco ferruginosa”,<br />

assai gra<strong>di</strong>ta al palato e denominata anche<br />

“Tesoro della salute” per la cura <strong>di</strong> varie malattie.<br />

Dal ‘500 alla prima metà del ‘900 parecchi stu<strong>di</strong>osi<br />

hanno lasciato opere per elogiare l’acqua<br />

grassa, terapeutica, ad uso potabile e nei bagni<br />

nonché esportata a <strong>Catania</strong> ed in altri città e comuni<br />

siciliani.<br />

Da oltre mezzo secolo quest’acqua non è più potabile<br />

per la presenza <strong>di</strong> sostanze chimiche usate<br />

nella coltivazione dei terreni circostanti e per gli<br />

scarichi dei rifiuti liqui<strong>di</strong> delle nuove abitazioni e<br />

opifici costruiti a monte. La letteratura su questa<br />

fonte lascia a desiderare in or<strong>di</strong>ne all’origine del<br />

nome “Maimonide”, che, secondo alcuni, deriva<br />

dalla presenza a Paternò del condottiero spagnolo<br />

Gaito Maimone e, secondo altri, dalla presunta<br />

presenza nella fonte <strong>di</strong> una scimmia favolistica<br />

“gattomammone”.<br />

Il prof. Santi Correnti, già docente <strong>di</strong> Storia della<br />

Sicilia nell’Università <strong>di</strong> <strong>Catania</strong>, ha dato alle stampe<br />

oltre cento opere interessanti, tra cui una storia<br />

<strong>di</strong> Paternò (“Paternò” – ed. Tringale – 1983), nella<br />

quale fa derivare il nome “Maimonide” dalla<br />

favola, scartando il celebre me<strong>di</strong>co arabo<br />

Maimonide, pur ammettendo che questi “si occupò<br />

<strong>di</strong> acque terapeutiche, come quelle <strong>di</strong> Fiuggi”.<br />

Lo scrivente sostiene che la fonte <strong>di</strong> quest’acqua<br />

tanto portentosa, in grado <strong>di</strong> guarire varie malattie,<br />

ben poteva essere intitolata ad un famoso<br />

me<strong>di</strong>co del basso me<strong>di</strong>oevo Maimonide, rimasto<br />

celebre, fino ad oggi per aver curato tante malattie,<br />

<strong>di</strong>venendo un pioniere della me<strong>di</strong>cina moderna:<br />

sconsigliando l’abuso <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cine e consigliando<br />

norme <strong>di</strong> prevenzione, principalmente col<br />

rispetto dell’igiene.<br />

Di recente la fonte Maimonide è stata ristrutturata<br />

con la realizzazione <strong>di</strong> un progetto moderno, che<br />

assomma in sé eleganza e funzionalità, però l’ac-<br />

qua non è potabile perché sprovvista <strong>di</strong> depuratore.<br />

Mosè Maimonide è la traduzione latinizzata <strong>di</strong><br />

Mosheh ben Maymon, ebreo <strong>di</strong> origine spagnola,<br />

nato a Cordova il 30 marzo 1138 (1135, secondo<br />

stu<strong>di</strong> più recenti), figlio <strong>di</strong> un giu<strong>di</strong>ce del tribunale<br />

rabbinico, noto come buon conoscitore della<br />

matematica e dell’astronomia. Dal padre apprese<br />

molte nozioni scientifiche, i fondamenti della Torah<br />

(dottrina rivelata da Dio a Mosè), del Talmud (dottrine<br />

ed insegnamenti ebraici). Inoltre da maestri<br />

arabi apprese la me<strong>di</strong>cina e la filosofia.<br />

Motivi <strong>di</strong> settarismo religioso costrinsero<br />

Maimonide e la sua famiglia all’esilio in altra provincia<br />

della Spagna (1148), a Fez nel Marocco<br />

(1160). Qui egli approfondì lo stu<strong>di</strong>o della me<strong>di</strong>cina<br />

araba, nota come la più evoluta dell’epoca.<br />

Poi si trovò nel quartiere Fustat de Il Cairo. In<br />

questo periodo egli perse il padre e il fratello (quest’ultimo<br />

commerciante <strong>di</strong> preziosi) e venne a trovare<br />

sulle spalle il peso del mantenimento della<br />

famiglia. Intraprese la professione <strong>di</strong> me<strong>di</strong>co,<br />

<strong>di</strong>ventando così famoso da essere chiamato anche<br />

come me<strong>di</strong>co alla corte <strong>di</strong> Sala<strong>di</strong>no (Al Malik<br />

Al Afdal Sala<strong>di</strong>n), Vier d’Egitto e riuscendo ad<br />

armonizzare tra loro me<strong>di</strong>cina, religione e filosofia.<br />

Si spense il 13 <strong>di</strong>cembre 1204.<br />

Maimonide lasciò molte opere <strong>di</strong> rilievo, tra le quali<br />

“Guida dei perplessi” del 1190, “Tre<strong>di</strong>ci articoli<br />

<strong>di</strong> fede”, “Trattatelli me<strong>di</strong>ci su asma, emorroi<strong>di</strong>,<br />

veleni, rapporti sessuali, …..”, “Guida della buona<br />

salute”, “Libro dei veleni e degli antipo<strong>di</strong>”.<br />

Nel Duemila (13 e 14 giugno) a Milano il Convegno<br />

“Maimonide e il suo tempo” ha testimoniato<br />

l’attualità del Nostro.<br />

Angelino Cunsolo<br />

Un ritratto <strong>di</strong> Mosheh ben<br />

Maymon, meglio conosciuto<br />

come Mosè Maimonide<br />

Sotto una veduta storica della<br />

Fonte Maimoide <strong>di</strong> Paternò<br />

<strong>Catania</strong> PROVINCIA Eurome<strong>di</strong>terranea<br />

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Cultura<br />

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Fioriscono le Note <strong>di</strong> Zagara<br />

C’è tutta la filosofia del nuovo corso della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Catania</strong> e del suo presidente Raffaele Lombardo in tema<br />

<strong>di</strong> rivalutazione e apprezzamento della cultura popolare<br />

siciliana ed etnea: “Le piccole note <strong>di</strong> zagara”, allora, il<br />

colorato festival della canzone per bambini, ha rappresentato<br />

un ulteriore apprezzato tassello in questo percorso virtuoso<br />

tutto imperniato nella riscoperta della “sicilianità”.<br />

“Abbiamo assistito – ha sottolineato il presidente Raffaele<br />

Lombardo - a una delle manifestazioni più belle che questa<br />

Amministrazione abbia organizzato, assieme alla rassegna<br />

del teatro <strong>di</strong>alettale, dei mesi scorsi. I veri protagonisti<br />

sono stati gli alunni delle scuole <strong>di</strong> <strong>Catania</strong> e provincia,<br />

che hanno <strong>di</strong>mostrato <strong>di</strong> amare e <strong>di</strong> voler conoscere la<br />

lingua siciliana, una lingua degna <strong>di</strong> essere riscoperta e tramandata.<br />

Questo festival canoro, ha <strong>di</strong>mostrato il forte<br />

interesse culturale che esiste nei confronti della lingua siciliana<br />

e ci auguriamo che proprio dalla scuola e dai docenti<br />

partano esempi concreti <strong>di</strong> riscoperta e <strong>di</strong> insegnamento<br />

<strong>di</strong> quello che non deve essere considerato un semplice<br />

<strong>di</strong>aletto”.<br />

E dunque, dopo il teatro in lingua siciliana, che ha contrassegnato<br />

recentemente le attività culturali dell’Ente, con<br />

convincenti apprezzamenti da parte <strong>di</strong> critica e pubblico,<br />

l’assessorato provinciale alle Politiche culturali, guidato da<br />

Serafina Perra, ha ideato e realizzato un evento <strong>di</strong> grande<br />

valenza al quale hanno aderito, con entusiasmo, <strong>di</strong>verse scuole<br />

del territorio.<br />

“Le piccole note <strong>di</strong> zagara”, nella semplicità dei suoi protagonisti<br />

assoluti, ossia i bambini, è stato un successo pieno,<br />

nell’azione <strong>di</strong> recupero e costante rivalutazione della<br />

lingua e dei costumi siciliani, agendo da collante per le<br />

variegate realtà culturali della provincia. La famiglia, il gioco<br />

e l’infanzia, il lavoro, il tempo libero; e ancora, la campagna<br />

e i suoi riti ancestrali, l’incedere delle stagioni, la tra<strong>di</strong>zione<br />

dei cunti antichi. A legare tutto, come sottile filo<br />

d’Arianna, una lingua viva, attuale, proprio quel siciliano,<br />

vera icona <strong>di</strong> un popolo indomito.<br />

Venti le scuole che sono salite sul palco, alle Ciminiere <strong>di</strong><br />

<strong>Catania</strong>, con un totale <strong>di</strong> 1.350 bambini iscritti: la manifestazione<br />

canora, non competitiva, è stata de<strong>di</strong>cata principalmente<br />

ai motivi siciliani collegati alle tra<strong>di</strong>zioni agricole<br />

e ai temi popolari, nella riscoperta delle ra<strong>di</strong>ci della<br />

nostra Isola. La prima e<strong>di</strong>zione si è svolta in quattro giornate,<br />

dal 21 al 25 maggio e vi hanno partecipato le scuole:<br />

XX Settembre, Coppola, G. Verga, Battisti, Santi Giuffrida<br />

<strong>di</strong> <strong>Catania</strong>, Rossi <strong>di</strong> Aci Catena, Rodari <strong>di</strong> Acireale, Circolo<br />

<strong>di</strong>dattico <strong>di</strong> Aci S. Antonio, Santi Giuffrida <strong>di</strong> Adrano, Nicola<br />

Spedalieri <strong>di</strong> Bronte, Rosario Livatino <strong>di</strong> Fiumefreddo,<br />

I Circolo <strong>di</strong>dattico <strong>di</strong> Giarre, Giuseppe Fava <strong>di</strong> Mascalucia,<br />

Leonardo Sciascia <strong>di</strong> Misterbianco, Gravina <strong>di</strong> Ramacca,<br />

Giovanni Verga <strong>di</strong> Riposto, De Amicis <strong>di</strong> Tremestieri, Giovanni<br />

Verga <strong>di</strong> Viagrande e il Circolo <strong>di</strong>dattico <strong>di</strong> Zafferana.<br />

<strong>Catania</strong> PROVINCIA Eurome<strong>di</strong>terranea<br />

“Abbiamo imparato tanto da questi piccoli talenti che si<br />

sono esibiti sul palco delle Ciminiere – ha sottolineato,<br />

con evidente sod<strong>di</strong>sfazione, l’assessore Serafina Perra – perché<br />

è soprattutto grazie a loro se l’Au<strong>di</strong>torium è stato ogni<br />

giorno stracolmo <strong>di</strong> pubblico, oltre che <strong>di</strong> genitori e insegnanti.<br />

L’esito è stato travolgente”.<br />

Direttore artistico del festival è stato l’apprezzato cantastorie<br />

siciliano Luigi Di Pino; presentatrice, Francesca Cuffari.<br />

Nel repertorio, i piccolissimi interpreti, alcuni in abiti tra<strong>di</strong>zionali,<br />

non hanno fatto mancare i classici isolani, quali:<br />

“Ciuri ciuri”, “Sicilia antica”, “Pampina <strong>di</strong> l’alivu”, “Arance<br />

<strong>di</strong> Sicilia”, “Vitti ‘na crozza”, “Si maritau Rosa”, “E vui<br />

durmiti ancora”.<br />

Alla premiazione, oltre al presidente Raffaele Lombardo e<br />

all’assessore Serafina Perra, sono intervenuti l’assessore provinciale<br />

allo Sviluppo economico, Gioacchino Ferlito, il<br />

consigliere provinciale Salvo Pace, la consulente per le Politiche<br />

culturali e tra gli organizzatori dell’evento, Lucia<br />

Navarria, e alcuni rappresentanti dei Comuni dell’hinterland,<br />

tra cui il sindaco e l’assessore alla Cultura <strong>di</strong><br />

Tremestieri Etneo, Salvatore Giuffrida e Carlo Maugeri.<br />

A concludere la manifestazione è stato il noto cantautore<br />

siciliano Vincenzo Spampinato, che ha cantato con i piccoli<br />

artisti il brano “Madre Terra”, inno ufficiale della Regione<br />

Siciliana.<br />

“La nostra provincia – ha concluso l’assessore Perra - assomiglia<br />

davvero a uno scrigno che custo<strong>di</strong>sce bellezze inesauribili.<br />

Il patrimonio ambientale, naturalistico e architettonico<br />

si coniuga a quello culturale e in questo unicum<br />

magico e prezioso innestiamo gli spunti per una<br />

valorizzazione, la più completa possibile, in<strong>di</strong>rizzando i<br />

ragazzi e i giovani verso un mondo <strong>di</strong> ispirata tra<strong>di</strong>zione<br />

che riceveranno in stupenda ere<strong>di</strong>tà”.<br />

Marcello Proietto <strong>di</strong> Silvestro<br />

Il presidente Lombardo e l’assessore Perra<br />

con alcuni piccoli protagonisti del festival canoro<br />

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La Voce dell’Anima Siciliana<br />

Di Rosa Balistreri ama tutto: le piace la<br />

sua voce, la incuriosisce la sua vita tribolata,<br />

è attratta dal personaggio, e spesso<br />

canta le sue canzoni. Ma avverte: niente<br />

paragoni, io mi chiamo Laura De Palma.<br />

“Abbiamo due storie <strong>di</strong>fferenti – spiega<br />

la cantante popolare catanese – lei si definiva<br />

la “cantatrice” del sud, era straor<strong>di</strong>naria.<br />

Io, però, gestisco la mia voce in<br />

maniera <strong>di</strong>versa. Ho stu<strong>di</strong>ato canto, ho<br />

ottenuto il compimento inferiore <strong>di</strong> canto<br />

lirico. Ho stu<strong>di</strong>ato tecnica vocale”.<br />

Eppure proprio a lei è stato assegnato nel<br />

2002 il premio “Rosa Balistreri” come<br />

migliore interprete della nota cantante <strong>di</strong><br />

musica popolare siciliana. “Quando l’ho<br />

saputo ero davvero felice – racconta Laura<br />

De Palma – Ricevere un premio a lei<br />

de<strong>di</strong>cato è un onore grande che mi ripaga<br />

dei tanti sacrifici”.<br />

Incuriosisce il mondo in cui lo <strong>di</strong>ce. Quali<br />

sacrifici? “Purtroppo avere una bella voce<br />

spesso non basta, ci vuole un pizzico <strong>di</strong><br />

fortuna e gli incontri giusti”. Qualche<br />

rimpianto quin<strong>di</strong> c’è? “Sì, l’hanno scorso<br />

per mancanza <strong>di</strong> finanziamenti abbiamo<br />

dovuto rinunciare ad un concerto in America.<br />

E c’è in forse anche una tappa in<br />

Germania del musical “Noi tra storia e<br />

leggenda”. A quello tengo molto”.<br />

Ma, nonostante tutto, c’è qualche grazie<br />

da dare. Uno va all’assessore provinciale<br />

alle politiche culturali Serafina Perra. “Ha<br />

fatto tanto – sottolinea – Ci ha sostenuti<br />

e continua a farlo”.<br />

Non scrive canzoni da qualche mese Laura<br />

De Palma, per il momento pensa al suo<br />

musical, pronto a girare per la Sicilia. “E’<br />

il racconto <strong>di</strong> un sogno – racconta – la<br />

protagonista viaggia nel tempo, va dai<br />

tempi <strong>di</strong> Ducezio alla cavalleria<br />

rusticana”. Ambientata a Mineo la rappresentazione<br />

teatrale, per la regia <strong>di</strong> Armando<br />

Sciuto e con le coreografie <strong>di</strong><br />

Angela Marchese, si avvale <strong>di</strong> un cast <strong>di</strong><br />

venticinque tra attori e ballerini, più un<br />

“cuntastorie, Enrico Manna”. “Nel musical<br />

ho inserito canzoni prese dalla tra<strong>di</strong>zione<br />

popolare siciliana ma non solo –<br />

afferma la cantante – ci sono anche canzoni<br />

che ho composto io. I miei brani si<br />

allontanano molto dalla tra<strong>di</strong>zione, sono<br />

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musiche travolgenti suonate da strumenti<br />

tipici <strong>di</strong> un’orchestra, ci sono violini,<br />

percussioni, chitarre. Volevo creare qualcosa<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>verso, <strong>di</strong> più moderno, utilizzando<br />

tonalità maggiori mentre la musica<br />

popolare è spesso realizzata con tonalità<br />

minori”.<br />

Laura De Palma ama la Sicilia da sempre.<br />

Difficile che non contagiasse chi le<br />

vive accanto. “Partirò presto per la Germania<br />

con i miei due figli e mio marito –<br />

ci <strong>di</strong>ce – rappresenteremo <strong>Catania</strong> durante<br />

una festa popolare me<strong>di</strong>evale. Saremo<br />

in cinque: io, i miei gemelli Flaminia e<br />

Dario, mio marito Nunzio e Giuseppe<br />

Albano”.<br />

Di progetti in cantiere ne ha tanti, adesso<br />

aspetta il momento e la fortuna adeguata<br />

per poterli realizzare. E tutti sono<br />

un’ode alla sua terra natìa.<br />

Alessandra Bonaccorsi<br />

Cultura<br />

Laura De Palma,<br />

vincitrice<br />

del Premio Rosa<br />

Balistreri,<br />

interpreta<br />

al meglio la<br />

tra<strong>di</strong>zione<br />

canora popolare<br />

Laura De Palma sul palcoscenico<br />

del musical “Noi... tra<br />

storia e leggenda”.<br />

In basso il “cantastorie” Enrico<br />

Manna<br />

<strong>Catania</strong> PROVINCIA Eurome<strong>di</strong>terranea<br />

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